Ti amo, ti odio però intanto ...

di Ai_no_Uta
(/viewuser.php?uid=34134)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ed ora? ***
Capitolo 2: *** Sono solo un oggetto... ***
Capitolo 3: *** Quando il passato ritorna... ***
Capitolo 4: *** Meeting... ***
Capitolo 5: *** Relationship... ***
Capitolo 6: *** Decision...? ***
Capitolo 7: *** In the End ***



Capitolo 1
*** Ed ora? ***


Il silenzio calò nella stanza. "Credo di non aver capito" disse il ragazzo biondo al mio fianco. Io posai lo sguardo prima sull'uomo che sedeva davanti a noi e poi di nuovo sul puzzle che stavo facendo. L'uomo, il vecchio Roger, sembrava invecchiato di secoli dall'ultima volta che l'avevo visto, ovvero quella mattina.
"L è morto?" domandai in tono neutro. Nonostante il mio comportamento, il cervello non riusciva ad accettare questa cosa. Roger annuì lentamente e il ragazzo vicino a me cacciò un urlo. "E chi ha scelto tra noi due?" chiese con voce stridula. "Lui è morto prima di farlo" spiegò l'uomo con voce calma e pacata. "Cosa?" esclamò il biondo prendendo l'uomo per il colletto della camicia. "Mello! Cerca di calmarti!" ribatté Roger. "L è stato ucciso da Kira, non è così?" chiese ancora Mello, non ascoltando le parole dell'uomo. Roger annuì di nuovo ed io ebbi un tuffo al cuore. La reazione di Mello fu diversa dalla mia. Cominciò a dire che avrebbe vendicato L a tutti i costi. "Allora perché non unite le vostre forze per trovare Kira?" domandò Roger,  con tono calmo e guardando verso di me, probabilmente il più ragionevole dei due. "Mmm... non sarebbe una cattiva idea" osservai io, considerando il fatto che, con Mello dalla mia parte, catturare quel bastardo di Kira sarebbe stato relativamente più semplice. Lui aveva ucciso L, la persona che più amavo e ammiravo al mondo. L'avrei trovato a qualsiasi costo. "No, assolutamente no! E poi Near è sicuramente più adatto di me ad ereditare il nome di L" disse Mello, che ormai si poteva dichiarare uscito di senno. "Come preferisci" conclusi finendo il puzzle, un mille pezzi completamente bianco. "E io me ne vado" aggiunse Mello, sorprendendo sia me che Roger. Io lo guardai negli occhi. Voleva abbandonarmi anche lui? Era vero che eravamo sempre stati in competizione per quanto riguardava l'eredità di L, ma pensavo che almeno un po' fossimo amici. Lo pensavo. "Che hai da guardare?" mi chiese Mello, palesemente seccato. "Niente" risposi distogliendo lo sguardo. Alla fine lui era sempre stato così, mi odiava con tutto il suo cuore.
Passai tutto il pomeriggio ha cercare dati ed informazioni su Kira. Volevo cominciare subito a vedere se riuscivo a tirare fuori qualcosa anche solo usando internet.  Volevo inoltre sapere sin da subito cosa dovevo fare per prendere quell'uomo, perché certamente Dio non era. Avevo intenzione di andare a trovare Mello nel tardo pomeriggio dato che sarebbe partito la mattina seguente. Ero intenzionato a convincerlo che non era una buona soluzione partire.
La porta della sua camera era aperta, così mi appoggiai allo stipite della porta e, giocando con una ciocca di capelli, lo osservai mentre si faceva la valigia. "Cosa ci fai qui?" mi domandò senza neppure voltarsi. "Mi chiedevo se avevi bisogno di una mano" risposi guardando la schiena del ragazzo. "Non ne ho bisogno. Vattene" ribatté lui secco. Io sussultai leggermente dato che aveva alzato la voce, ma non mi mossi di un solo centimetro. "Ti ho detto di andartene, non lo capisci?" domando poi sempre più irritato. "Mello... io ..." cominciai avvicinandomi alla sua valigia. "Vattene e non farti vedere mai più!" esclamò lui buttandomi fuori dalla camera e richiudendosi la porta alle spalle. Cosa gli era preso? Volevo solo aiutarlo, alla fine, mica mangiarlo.
Quella notte non riuscivo a dormire a causa del temporale e continuavo a pensare alla morte di L e allo strano comportamento di Mello. Per quanto mettessi la testa sotto il cuscino, i tuoni continuavano a perseguitarmi. D'impulso e senza troppo pensarci, presi il cuscino e mi diressi nell'unico posto in cui andavo in momenti del genere: la camera di Mello. Non era la prima volta che succedeva, ma temevo che Mello m'avrebbe mandato via quella sera.
Bussai lievemente alla porta. "Chi è?" domandò la voce del ragazzo. "Sono io..." risposi in un sussurro, sussultando per l'arrivo di un nuovo tuono. "Forza, vieni dentro" disse Mello sospirando. Entrai e vidi che il ragazzo era già a letto. "Mi dispiace disturbarti" mormorai rigirandomi una ciocca di capelli fra le dita. "Ormai l'hai già fatto. Vieni" rispose lui facendomi posto sul suo letto. Mi spostai fino a  lì e, prima di salirci, vi appoggiai il cuscino e mi ranicchiai vicino al ragazzo. "Mello, mi dispiace" dissi piano, evitando di guardarlo. E mi dispiaceva davvero. Di essere il preferito di L, di essere sempre stato il migliore tra i due,  di occupargli così spesso il letto e un sacco di altre cose ancora. "Stupido, non è colpa tua" rispose lui, cercando di allontanarsi da me. "Perché te ne vai allora?" domandai giocando con i capelli. "Perché ne ho voglia" ribatté lui seccato. "Anche tu mi lasci, dunque" sospirai, senza farla però sembrare una domanda. Mi dispiaceva immensamente quella cosa. Prima L e poi Mello. Alla fine, oltre a Watari e Roger, erano le uniche persone con le quali avevo legato lì alla Wammy House. "Cosa vuoi da me, Near? Cosa vuoi che faccia?" mi chiese guardandomi negli occhi. "Niente. Non voglio assolutamente niente" ribattei, facendo per andarmene. "Non andartene" mi disse il ragazzo prendendomi la manica del pigiama. Io mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. "Come hai detto scusa?" gli domandai piano. Speravo seriamente di aver capito male. Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sono solo un oggetto... ***


NearxMello2 E così, siccome non ho nulla da fare ho deciso di scrivere un altro po' (in realtà di cose da fare ne avrei a milioni ma non ho voglia di farle... mi premeva di più continuare questa ff ^^"). Mello è un personaggio che effettivamente parlando non mi sta molto a cuore però trovo divertente immaginare e scrivere quello che lui pensa e fa ... proprio perché è completamente diverso da me! XD
Spero che anche questo capitoletto sia di vostro gradimento ^__^
Ai_no_Uta


"Ti ho chiesto di non andartene" ripeté lui attirandomi a se'. "Mello ..." mormorai piano. Non avevo idea di cosa stesse succedendo. "Rimani almeno questa notte" m'interruppe lui accarezzandomi i capelli. "Ma io..." cominciai lentamente, ma Mello mi baciò leggermente sulle labbra. Ci rimasi di sasso. "E questo?" domandai stupito. "Era un bacio. E mi pareva ovvio" rispose lui con fare saccente e senza guardarmi. "Mello, veramente..." cominciai di nuovo. Avevo intenzione di spiegargli che per me non era la stessa cosa. Ma lui mi baciò di nuovo. "Qualsiasi cosa dirai, non mi interessa. Ti voglio qui anche a costo di costringerti" mi disse prendendomi il viso tra le mani. "Anche a costo di cosa?" domandai stupito. Mello non era mai stato così tanto loquace ed esplicito nei miei confronti. "Near, qualsiasi cosa capiti io ti voglio qui fino a domani, costi quel che costi" rispose lui fin troppo paziente per gli standard del "solito Mello". Ero sempre più stupito e il mio cervello continuava a ripetermi "Mello ti odia, Near. Non ascoltare quello che ti dice"... e forse non aveva neppure tutti i torti. "Da... quando?" domandai piano, anche se non accettavo ancora la cosa. "Me ne sono reso conto da poco" rispose lui aprendosi in un sorriso candido che stonava completamente sul suo viso quasi perennemente imbronciato. "Mello, io..." cominciai a dire. Avevo intenzione di spiegargli che per lui non provavo assolutamente nulla. O meglio eravamo solo amici d'infanzia e niente di più. "Non dire niente. Semplicemente stai con me stanotte" ribatté lui, tagliandomi ogni possibile discorso esplicativo. "Okay basta che non mi molesti" risposi  in tono scherzoso. Alla fine non era ne la prima volta che dormivamo assieme e non era mai stato così folle da toccarmi. Sapeva bene che ne io ne Roger avremmo gradito. "Allora lo farò sicuramente" esordì lui spingendomi contro il materasso e mettendosi a cavalcioni sopra di me. "Mello... non scherzare, per favore. Smettila" gli dissi dopo aver provato a spostarmi anche se inutilmente. Il ragazzo al contrario mi prese i polsi e mi sussurrò "E se io non volessi smetterla?". "Ma che diamine stai dicendo?" gli chiesi piano, cercando di nuovo di spostarmi e di liberarmi i polsi. Mi stava facendo male e la sua presenza sopra di me m'incuteva un bel po' di paura. Non l'avevo mai visto così vicino, così paurosamente incombente e pervaso da un senso di perversione non troppo rassicurante. "Near, non ho intenzione di ripertertelo. Tu stanotte starai qui, volente o nolente" ribadì lui serio in viso prima di baciarmi la fronte. "Mello per favore smettila. Ti ho detto che starò qui stanotte, ma lasciami stare e non mi stringere i polsi che mi fai male!" ribattei cercando nuovamente di divincolarmi. "Near, ti amo" mi sussurrò all'orecchio facendomi trasalire. Mi dava fastidio quando mi si parlava vicino alle orecchie. "No... per favore" mormorai infastidito dal suo gesto. Non volevo che Mello andasse oltre quel gesto. Io amavo L e nessun altro. Non avrei potuto sopportare se Mello avesse fatto qualcosa di simile su di me. "Cosa vuoi da me? Lasciami per favore" lo implorai con voce soffocata, ma lui non ascoltava. Cominciò ad accarezzarmi i capelli e baciarmi il collo. "Mello, lasciami!" esclamai cominciando ad agitarmi. - Non deve succedere ora, non deve succedere con lui - continuavo a ripetermi. "Perché? Io ti voglio e tu devi essere mio" dichiarò il ragazzo guardandomi negli occhi. Io smisi di agitarmi e ricambiai lo sguardo. "Per me non è lo stesso, Mello. Sei solo un amico, un fratello ma niente di più" spiegai piano, sostenendo il suo sguardo. Non volevo che Mello fraintendesse il perché andavo a dormire da lui la notte. Non era certo perché lo amavo, ne tanto meno perché volevo avere qualche approccio di vario genere con lui. Semplicemente lo facevo perché avevo paura del temporale. "E a me non interessa, Near. Per niente" ribatté lui sbuffando. "Neanche se io non potrò mai innamorarmi di te dato che l'unica persona che amavo era L?" domandai evitando il suo sguardo. Rivelare così i proprio sentimenti era difficile, ma se non l'avessi fatto in quel momento, Mello non avrebbe mai capito. "Cosa?" domandò lui alzando la voce. Sembrava veramente arrabbiato. "Ho detto che non potrò mai amarti, Mello. Mi dispiace" ripetei lentamente. "Tu lo ami ancora non è così?" domandò il ragazzo con palese riferimento a L. Io annuii lentamente e Mello s'infuriò ancora di più di prima. "Come puoi farmi questo?" domandò allentando leggermente la presa su di me. Approffitai della cosa per liberarmi e togliermelo di dosso. Presi il cuscino e mi appostai vicino alla porta. "Anche tu lo ami ancora ed io per te sono solo un oggetto, non è così? Non ti sopporto Mello! Sono contento che te ne vai" gli urlai contro prima di tornarmene in camera mia. Mello era un idiota di prima categoria e non avevo più intenzione di vederlo, neppure per l'ultima volta, la mattina seguente.

Continua...


Volevo ringraziare, oltre ai semplici lettori, anche le persone che hanno recensito il primo capitoletto della storia. Grazie e grazie mille ancora. Sono contenta che come inizio sia piaciuto e se mai ci fossero errori o consigli, sono sempre i benvenuti!
Ontoni Arigatou! ^___^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Quando il passato ritorna... ***


Flashback e Partenza E così sono riuscita a scrivere un altro capito cici *me è abbastanza contenta di questa cosa anche se non crede stia venendo chissà che splendore come fanfic*. Vorrei ringraziare come sempre tutte le persone che leggono e che, in maggior modo, scrivono recensioni a questa storia. Sono contenta anche che piaccia. ^^ Grazie davvero, grazie a tutti.
In questo capitoletto, oltre alla partenza del pucciosissimo Near, c'è anche un flashback di proporzioni non indifferenti che racconta l'arrivo di Near alla Wammy's House e di L. Spero che vi piaccia.
Al prossimo capitolo.

La mattina seguente fui svegliato da Roger che strillava qualcosa di imprecisato nel corridoio. "Cos'è tutto questo rumore?" domandai aprendo la porta, incurante del fatto che fossi ancora nel mio bel pigiama azzurro sempre troppo grande per me. "Mello se n'è andato!" esclamò Roger, stupito nel vedermi così tranquillo. "Beh ieri ha detto che l'avrebbe fatto, no?" ribattei altrettanto stupito giocando con una ciocca di capelli. Roger mi fissò con sguardo enigmatico e poi parve tornare l'uomo di sempre. "Cosa hai intenzione di fare ora, Near?" mi domandò piano. "Voglio trovare Kira" risposi come se la cosa non fosse già ovvia. Quel qualcuno che era stato denominato "Kira" aveva ucciso L e per questo io l'avrei trovato e mandato alla forca. "Devi contare che c'è qualcuno che fa finta di essere lui. Te l'ho già detto no?" domandò Roger fissandomi mentre raccoglievo un po' delle mie cose. Mi voltai di scatto a guardarlo. "Qualcuno ha preso il posto di L?" chiesi stupito, per tutta risposta. L'uomo annuì lievemente e io mi morsi lentamente il labbro inferiore. Chi si era permesso di prendere il posto di L? Di sicuro non gli avrei fatto fare una fine migliore di Kira. "Roger, io me ne vado da qui. Ho bisogno di un posto dove lavorare tranquillo e qualcuno che mi aiuti. Qualsiasi cosa succeda, qualsiasi informazione ti venga recapitata, sai dove trovarmi, no?" domandai poi, tirando fuori una valigia dall'armadio. "Sì. E mi dispiace Near che tu debba partire" mi disse e sembrava sinceramente dispiaciuto. "Se tutto va bene, quando sarà tutto finito, tornerò" promisi. Non era da me fare promesse su fatti così incerti ma Roger, così come Watari, era una persona a cui tenevo moltissimo, nonché una di quelle persone che mi aveva allevato quando io non avevo più nessuno su cui contare. Un minimo di rispetto e rassicurazione dovevo darglielo, soprattutto ora che L era morto e Mello era sparito per non-si-sa-bene-dove. Sorrisi al pensiero di Mello che si arrangiava da solo senza nessuno che lo serviva e riveriva o comunque che lo aiutava. Nel corridoio ci fu un gran trambusto e poi arrivò una delle tante donne che ci faceva da "tutrici" dicendo che Matt era sparito. "Non si preoccupi" dissi verso la donna e capendo solo in quel momento cosa era successo. Roger e la donna mi guardarono con sguardo interrogativo. "Matt è andato via assieme a Mello" aggiunsi tornando a preparare la valigia. "Ne sei sicuro?" mi chiese Roger, non troppo convinto. "Sì. Mello è un po' un incapace. L'80% delle cose che lui fa durante una giornata, non le fa lui ma bensì gli altri per lui" spiegai chiudendo la valigia. Roger si mise a ridere, mentre la donna mi guardava con fare preoccupato. "Te ne stai andando, Near?" mi chiese sottovoce. "Sì, per forza, Mary" le dissi, giocando con una ciocca di capelli. "Beh... vieni da me quando sei pronto a partire" sospirò Roger prima di uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle. Rimasi solo. A quel punto non era più una questione di scontro fra me e Mello fra chi avrebbe vendicato prima il defunto (e tanto amato) L. Ora c'era di mezzo anche Matt. Lui era un ragazzo molto amico di Mello e che gli voleva talmente tanto bene che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa. Sospettavo lo amasse come io amavo L, ma non ne ero certo. Non parlavo molto con Matt, soprattutto perché l'unica cosa che ci legava, come tutti noi d'altronde, era L. Lui univa me e Mello perché lo amavamo, ma anche me e Matt dato che lui era legato a Mello e di conseguenza anche a L e indirettamente a me. Mi sedetti sul letto a pensare a com'era cominciata quella cosa, ossia da quanto noi quattro formavamo il gruppetto allo stesso tempo più piccolo e più compatto di tutta la Wammy's House. Non vedevo altra soluzione che non cominciare da lì, dal giorno del mio arrivo in quel posto che presto sarebbe diventato il migliore al mondo... e tutto grazie a L...


Arrivai alla Wammy's House in un bellissimo giorno di Primavera. Non amavo quella stagione in particolare, ma d'altronde non amavo nulla. Tutto per me era immerso in mille e mille sfumature di nero, grigio e bianco. Il mio mondo aveva smesso di essere colorato il giorno in cui i miei genitori mi avevano lasciato a Watari pronunciando le parole "Non sappiamo che farcene, ha quasi quattro anni e ancora non parla. Tenetelo voi". In realtà non è che non sapevo parlare, semplicemente non volevo farlo. I miei genitori, una giovane coppia inglese, non volevano avere figli e qualsiasi scusa era buona per cominciare a litigare tra loro e lanciarsi addosso qualsiasi oggetto capitasse a tiro, dai piatti ai vasi a qualsiasi altra cosa presente nella stanza in cui avevano le loro "calme discussioni". "Questa è la Wammy's House. Benvenuto" mi disse Watari sorridendomi e tenendomi la mano davanti a quel cancello e quella casa tanto imponenti da fare impressione a chiunque, in particolar modo ad un bambino di quasi quattro anni. Ad accoglierci, ricordo con molta precisione, fu Roger, un uomo di mezza età che somigliava in tutto e per tutto ad un maggiordomo provetto. "Watari bentornato" gli disse sorridendo. Poi guardò verso di me. "Ciao, come ti chiami?" mi chiese, poi, sorridendo anche verso di me. Watari stava per dire qualcosa quando io risposi "Nate River". Watari mi guardò stupitò ma poi sorrise. "Allora benvenuto, Nate" mi disse esortandomi ad entrare. La Wammy's House era il posto più grande che avessi mai visto. Era enorme, pieno di stanze meravigliose, finemente arredate ed un sacco di bambini, sia più grandi che più piccoli di me, ovunque. Quasi mi ritrovai a dire che la loro presenza, la confusione che facevano, mi dava fastidio. "Ti ci abituerai presto" mi fece presente Watari come se potesse leggermi nel pensiero. Forse sembravo davvero disorientato ed infastidito allo stesso tempo.
Mentre attendevo Watari fuori dalla cucina, dalla quale proveniva un profumino molto invitante, mi si avvicinò un ragazzino dai capelli scuri come l'ebano e gli occhi profondi e altrettanto scuri. "Mmm... sei nuovo, vero?" mi chiese piano. Il suo viso era molto pallido ed sembrava essere parecchio più grande di me. "Chi sei?" gli chiesi senza però rispondere alla sua domanda. "L!" lo chiamò Watari vedendolo vicino a me. "Lui è Nate ed è un po' timido. Spero facciate amicizia" continuò l'uomo spettinando i già disordinati capelli del bambino per poi allontanarsi. "Ti chiami davvero L?" chiesi piano. Anche per un bambino di quattro anni "L" sembrava strano come nome. Lo sarebbe stato per chiunque. "Ha importanza?" domandò lui per tutta risposta sorridendo. "No, non credo" risposi io arrossendo. Probabilmente la domanda l'aveva infastidito. "Allora Nate..." cominciò a dire. "No, non chiamarmi così!" esclamai coprendomi le orecchie. Non so cosa mi fosse preso in quel momento, forse reagivo in quella maniera perché era il nome che mi avevano dato i miei genitori o non so neanche io. L, dapprima rimase stupito, poi sorrise e mi chiese gentilmente "E Near?". Lo guardai altrettanto stupito. "Beh se non ti piace, ne puoi sempre trovare un altro" sbuffò, gonfiando leggermente le guance come facevano tutti i bambini quando si fingevano umiliati ed offesi. "No, no... Near è perfetto!" esclamai. Il bambino si aprì in un sorriso meraviglioso. "Allora Near, vieni!" mi disse prendendomi la mano e costringendomi a seguirlo. Non che fossi molto convinto del suo comportamento, ma lo seguii lo stesso. Nessuno mi aveva mai trattato in quella maniera e quel bambino sembrava estremamente familiare con lo stesso sentimento di solitudine ed abbandono che provavo io. "I tuoi genitori..." cominciò a dire mentre mi trascinava per i corridoi immensi della casa. "Non mi volevano" tagliai corto senza spiegargli tutta la storia. "E tu?" domandai poco dopo. "Mmm... io non li ho proprio i genitori" rispose il bambino grattandosi leggermente la testa con la mano. "Davvero?" chiesi stupito. Come poteva essere così allegro e felice se non aveva i genitori? Non riuscivo a spiegarmelo. "Sì, ma non sono triste. Perché qui ho Watari e alcuni bambini mi sono amici. Sono come i miei genitori e i miei fratelli. Semplicemente sono tanti" spiegò L con un sorriso meraviglioso stampato sulle labbra. L mi presentò a Mello, il cui vero nome era Mihael Keehl,  e si faceva chiamare così perché, da quello che avevo capito secondo il suo ragionamento, faceva "fico". Incontrai anche Matt, un ragazzino un po' taciturno che seguiva Mello persino in bagno (probabilmente) e che era pronto a servirlo in tutto e per tutto anche a quell'età. Sono stati gli anni migliori della mia vita, lo penso tutt'ora, quelli meravigliosi in cui la mia vita ha ripreso colore e sono proprio in quegli anni in cui mi accorsi di voler bene a L in un altro senso... non quello comune a tutti quelli che lo conoscevano. Non glielo dissi mai. Avevo troppa paura che per lui non fosse la stessa cosa, che lui potesse decidere di dichiarmi pazzo e smettesse di passare il suo tempo con me. Non volevo nulla di tutto questo, così mi limitai a passare il mio tempo con lui come suo migliore amico. L mi insegnò tutto. Io ero già molto dotato di mio, a quanto diceva, e il nostro modo di ragionare si somigliava moltissimo. Inoltre, al contrario di Mello, non mi facevo influenzare dalle emozioni e questo, a detta di L, era un bene. I tempi passavano ed io pensavo che nulla avrebbe potuto andare male in quell'ambiente pacifico che L aveva costruito per noi. Lo pensavo, certo, fino al giorno in cui L decise di andarsene. "Perché? Perché te ne vai? Non stai bene con noi?" continuava a chiedergli Mello. Avrei voluto chiederglielo anche io ma non ne avevo il coraggio. "Non è che non sto bene con voi" rispondeva serio per poi subito aggiungere "Semplicemente voglio cominciare a vivere una vita diversa e voglio diventare il più grande detective al mondo. Il migliore in circolazione. Se rimango qui non ci riuscirò mai". Sapevo che era giusto per lui, per la sua vita, per costruirsi un futuro, ma non riuscivo ad immaginare quell'ambiente senza di lui. Una delle ultime sere della sua permanenza alla Wammy's House, L venne da me. "Near, sai bene che dopodomani andrò via, vero?" mi chiese sedendosi sul mio letto vicino a me. Io annuii leggermente anche se non riuscivo a capire il perché fosse venuto a chiedermelo direttamente. "Cosa... vorrei sapere cosa ne pensi" mi disse evitando di guardarmi. Non mi era mai sembrato così strano, così insicuro, così... depresso. "Lo fai per te. Per il tuo futuro... è... giusto che sia così" lo rassicurai cercando, allo stesso tempo di rassicurare anche me stesso. Lui mi guardò negli occhi. "Non... non ti dispiace che io me ne vada?" mi chiese poi, come se mi stesse chiedendo di trattenerlo in qualunque maniera. "L, è ovvio che mi dispiace che te ne vai" risposi anche se avrei voluto aggiungere qualcosa tipo "sono la persona che ferirai di più andandotene". Non lo feci. Non sarebbe stato corretto nei suoi confronti. "Verrò a trovarvi ogni tanto" riprese poi, distogliendo lo sguardo dal mio viso. "Mmm..." feci, ma non fui capace di dire altro. In quel momento L si alzò dal mio letto e io per un momento ebbi la malsana idea di prenderlo per la manica e implorarlo di rimanere. Non feci neppure questo. Non so se fu solo per codardia o semplicemente perché non lo credevo giusto nei suoi confronti, so solo che forse L non sarebbe morto se quel giorno io l'avessi fermato. Quando se ne andò, cominciai a capire quanto mi mancava. Ogni giorno cercavo la sua presenza, il suo ricordo, nei corridoi che percorrevamo assieme, nelle stanze in cui studiavamo o parlavamo per ore interminabili, nella mensa dove tante volte avevamo dato fondo a intere torte al cioccolato assieme a Mello. Persino la sua camera, ormai chiuso ed intoccabile, mi pareva così lontana, nonostante fosse accanto alla mia. Mello cambiò radicalmente. Divenne una sorta di teppista, con sempre Matt al suo seguito, mentre io mi isolai di nuovo. Anche le visite che L ci faceva, prima assidue e costanti, divennero, con il passare del tempo, sempre più rare e saltuarie. E proprio quando sembrava che in qualche maniera fossi riuscito a diventare simile a lui, tanto da poterlo aiutare nell'enorme caso che cercava di risolvere, arrivava la notizia che era morto, ucciso da Kira, il più spregevole di tutti i malvagi mai abitati su quella Terra. Dovevo vendicarlo... anche a costo di morire... con o senza Mello.


Mi svegliai solo a causa di qualcuno che bussava alla porta. Mi ero appisolato vicino la valigia e m'ero completamente scordato di quello che dovevo fare e di Roger. "Near? Tutto bene?" chiese la voce dell'uomo da dietro la porta. "Sì, sì" risposi scivolando giù dal letto e aprendo la porta. "Sei ancora in pigiama?" domandò Roger stupito. "Mi ero... addormentato" risposi prendendo alcuni vestiti da mettermi. "Okay. Ti aspetto fuori della porta"  concluse l'uomo chiudendosi di nuovo la porta alle spalle. Mi vestii velocemente, presi la valigia e la trascinai fino alla porta. "Andiamo?" domandai all'uomo che mi guardava serio. "Sì. Ho chiamato una macchina. Ti porteranno in un ottimo posto dove avrai tutto quello che ti serve per cominciare le tue ricerche. Spero riuscirai nel tuo intento, Near" rispose lui, con un sorriso un po' troppo forzato. "Tornerò, Roger, con la testa di Kira come trofeo" lo rassicurai, quando fummo davanti al cancello. "Mi raccomando" aggiunse lui, aprendomi cortesemente la portiera della macchina. "Grazie di tutto. A presto" conclusi, chiudendo la portiera ed abbassando il finestrino. "A presto Near. Buona fortuna" sussurrò l'uomo salutandomi con la mano. La macchina partì e quando fui lontano abbastanza per Roger, lui pianse. Una sola lacrima, non di più, ma che spezzò la mia sicurezza e tutte le promesse che avevo fatto a quell'uomo.

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Meeting... ***


Periodo SPK In questo capitolo ho ripercorso, bene o male, alcuni episodi accaduti, che concorrono alla ricerca di Kira. Ho dovuto modificare alcune cose, ovviamente, perché così facendo Near e Mello avrebbero avuto l'occasione di incontrarsi ancora ... e non solo per una semplice foto! Spero che questo capitolo vi piaccia o quando meno sia leggibile. ^___^
Non l'ho ancora detto da quando ho cominciato a scrivere, ma ci tengo a precisare che questi personaggi NON sono miei, non li ho inventati io e non li sto usando a scopo di lucro.
Ringrazio ancora tutte le persone che sono tanto gentili e che commentano sempre quello che scrivo. Grazie grazie grazie e ancora grazie! Ringrazio anche chiunque legga! 
Ora vi lascio al nuovo capitolo.Buon lettura!  ^__^

Ai no Uta



Roger aveva davvero programmato tutto. Una base di ricerca operativa meravigliosa con tutto quello che necessitavo per trovare qualsiasi cosa si potesse sapere su Kira. Archivi provenienti da tutti i paesi del Mondo, computer in grado di scovare qualsiasi cosa fosse successa anche a milioni e milioni di chilometri da lì... Non riuscivo quasi a crederci.
Passai i seguenti 3 anni in quella "base" a ricavare tutto il possibile ed inimmaginabile su Kira e su quello che aveva fatto dove aveva progettato o messo in atto. Dalla prima all'ultima cosa.
Scoprii che Kira si trovava in Giappone, che per uccidere usava qualcosa di simile ad un quaderno, che gli Shinigami esistevano e che, con il 7% delle possibilità, Kira era il Secondo L. Organizzai così un incontro con il Presidente degli Stati Uniti, al quale confidai una buona parte delle cose che avevo scoperto anche se non tutto ed il quale  mi affidò il comando di un'organizzazione chiamata SPK. I guai cominciarono sin da subito. Quando contattai il Secondo L per proporre loro un'incontro ci chiesero di ridargli il loro Capo della polizia. Non sapevamo niente di tutta questa storia, ma con una leggera e semplice intuizione, capii che dietro tutto ciò c'era Mello. La contrattazione fu parecchio lunga e solo molto tempo dopo venni a sapere che l'oggetto dello scambio proposto da Mello in cambio del quaderno era una ragazzina chiamata Yagami Sayu. Lo scambio avvenne anche se la polizia Giapponese, con a capo il Secondo L, dopo lo scambio si misero in contatto con Kira per riprendere il quaderno. Tutto questo mi fece ancora pensare che il sostituto di L fosse anche Kira. Prima che questo avvenisse Mello e i suoi amici mafiosi avevano utilizzato il quaderno della morte per uccidere metà dei miei e un sacco di altre persone. Quando il Secondo L e i suoi fecero irruzione ci furono un sacco di problemi. Morirono tutti i mafiosi che erano assieme a Mello (e probabilmente anche a Matt) e morì anche Yagami Soichiro, padre dell'ex-ostaggio, Yagami Sayu, e vice-direttore della polizia Giapponese. Mello rischiò di morire quella volta. Lo ricordo molto bene perché qualche giorno dopo venne da me, minacciando uno dei miei agenti dell'FBI per poter entrare. "Near" mi disse entrando e puntandomi la pistola contro. Jevanni e Carter furono veloci quanto lui. "Per favore, riponete le armi" dissi lentamente. Non volevo ulteriori spargimenti di sangue in quel posto. "Mello, cosa sei venuto a fare qui?" domandai piano. Non capivo il motivo della sua visita. "Devo parlarti... in privato" rispose con tono fermo. Lo guardai negli occhi cercando il perché del suo volermi parlare per forza in privato. "Andiamo?" m'intimò prendendomi per un braccio. "Okay, okay. Vieni" conclusi lasciandomi dalla sua presa e accompagnandolo nel mio "alloggio". In realtà non era niente di che. Una stanza con un letto matrimoniale e qualche mobile. Non ci passavo molto tempo. Semplicemente quando andavo a dormire entravo lì dentro... e le volte in cui dormivo erano veramente poche. "Near..." cominciò lui, quando mi chiusi la porta alle spalle. "Che vuoi qui, Mello?" gli chiesi non troppo cortesemente. "Sono venuto a riprendermi una cosa che mi appartiene" rispose lui altrettanto tagliente. "E sarebbe?" domandai stupito. Non avevo nulla di suo, a quanto ricordavo. "L'unica mia foto ancora esistente" precisò lui stendendo la mano destra verso di me. "Ah ... quella" mormorai avvicinandomi al comodino vicino al letto. Non feci a tempo ad aprire il cassetto, dove tenevo quelle poche cose che non fossero vestiti che mi ero portato via dalla Wammy's House, che Mello mi spinse sul letto, cadendo sopra di me. "Near... Sei più importante di L, per me" mi disse tutto d'un fiato. Io lo fissai stupito. "Ma cosa stai...?" cominciai, ma fui bloccato da Mello che mi baciò non troppo gentilmente sulle labbra. "Mello, smettila" cercai di dire, ma non aveva intenzione di smetterla. "Ti ho detto che non m'interessa assolutamente niente di quello che vuoi tu. Io ti voglio qui e ora" esclamò intrecciando le sue mani con le mie e baciandomi il collo. "Non eri venuto qui solo per la foto vero?" cercai di dire, anche se il contatto con il suo corpo mi faceva sentire strano. "Sono venuto anche per quella. Ma prima di tutto sono venuto per te" mi disse guardandomi negli occhi. "Ma... ti ho già detto che io amerò sempre e solo L! Cosa vuoi da me?" gli domandai sempre più incerto. Mi sembrava sempre più strano. Insomma era simile alla volta precedente, ma non riuscivo ad oppormi con la stessa forza della volta precedente. Era Mello ad essere diventato più forte o io ad essermi rammolito durante la mia permanenza all'SPK? Sapevo solo che da un lato volevo che lui smettesse di fare qualsiasi cosa stesse facendo, mentre dall'altra volevo che continuasse. La prima era la mia parte razionale, la seconda quella istintiva. Mello mi piaceva a tal punto da non riuscire a rendermene conto oppure era solo una mia supposizione? "Near... per me puoi anche chiudere gli occhi e far finta che io sia L, ma per favore lasciami fare!" esclamò il ragazzo stringendomi più forte le mani nelle sue. Erano bollenti a confronto con le mie, sempre perennemente gelide. Lo guardai stupito. "Tu vaneggi!" gli risposi alzando leggermente la voce. Quel suo tono mi faceva arrabbiare. Perché doveva pensare che dovevo fare quello che voleva lui per forza? Insomma non era nessuno per dirmi cosa fare o non fare. "Mello, senti..." cominciai e mi resi conto che la mia pazienza si era esaurita. O forse era il limite fisico ad essersene andato. "No, non voglio sapere niente" ribatté lui appoggiando la fronte alla mia. "Tu... tu sei bollente" esclamai subito. Aveva la febbre! "Ma che stai dicendo?" mi chiese lui stupito tanto quanto me. "Mollami e mettiti sotto le coperte. Tu stai male... hai la febbre!" risposi cercando di fare in modo che mi lasciasse le mani. "Near... promettimi che non te ne andrai" mi disse piano. "Tu stai delirando. Levati da qui così vado a prenderti qualcosa" continuai finché Mello non decise di levarsi. "Se quando torno non sei sotto quelle dannatissime coperte, io ti uccido" gli dissi alzandomi e dirigendomi verso il bagno, dove c'era l'armadietto dei medicinali. Quell'idiota. Chissà come aveva fatto per ritrovarsi così. Sicuramente era stato in posti pericolosi (visto dove si era svolto lo scambio), aveva visto un dio della morte, si era nutrito di solo cioccolato per non so quanto tempo e chissà cos'altro ancora. Riusciva ad essere talmente stupido certe volte che mi meravigliavo del fatto che potesse concorrere con me per il ruolo di successore di L. Tornai in camera con le medicine, avvisando Jevanni che Mello si sarebbe fermato con noi per un po' dato che non era in condizioni di lasciare l'edificio. Il ragazzo s'era infilato sotto le coperte e s'era addormentato beatamente come se non avesse questioni importanti da risolvere e come se tutta quella storia non fosse mai successa. Appoggiai le medicine ed il bicchiere d'acqua al comodino vicino al letto e feci per andarmene. "Near... rimani" mi sussurrò il ragazzo prendendomi la manica della camicia. "Non dovresti dormire?" gli chiesi piano, ma comunque mi fermai. "Se dormo, so che te ne vai. Allora non voglio dormire" mormorò lui. Sembrava molto stanco. Io sospirai e presi la sedia vicino alla scrivania. "Io rimango, ma tu dormi. Hai bisogno di riposare dato che non stai per niente bene" ribattei sedendomi sulla sedia che avevo spostato vicino al letto. "Sei riuscito a sapere niente su Kira?" mi chiese piano, appoggiandosi il dorso della mano alla fronte. Sembrava stare davvero male anche se non lo diceva. "Sì, molto più di quanto non mi aspettassi. Non è ancora abbastanza per sapere tutto di lui o per poterlo accusare, però comunque sento che mi sto avvicinando alla soluzione della cosa" spiegai rigirandomi i capelli fra le dita. "Allora ti dico io una cosa..." cominciò piano. Mello mi raccontò un sacco di cose a proposito del quaderno, di una finta regola, dello shinigami ed un sacco di altre cose. "Quale regola credi sia falsa?" mi domandò, un po' ansimante. "Beh da quello che hai detto, suppongo quella dei tredici giorni" risposi riflettendoci un po'. Era la regola che sembrava "meno vera" e soprattutto mai verificata. "Lo credo anche io" concluse lui in un filo di voce. "Ora basta, Mello. Per favore cerca di riposarti. Ne hai davvero bisogno" lo pregai vedendolo in uno stato così penoso. "Va bene, ma sappi che se al mio risveglio non sarai qui, non garantisco la tua incolumità" ribatté sorridendo lievemente. "E allora prendi sta maledetta pastiglia e dormi" conclusi porgendogli il bicchiere e la medicina. Lui la prese senza fare tante storie e poi si mise a dormire. Credo che dormii anche io e quando mi svegliai, Mello dormiva ancora. Continuavo a rigirarmi i capelli tra le dita cercando di capire quella sensazione di prima. Perché qualcosa dentro di me chiedeva di lui? Perché non ero più convinto che potevo oppormi alle sue insistenze? Mello si svegliò quasi una quindicina di minuti dopo. "Near... ho bisogno di un favore" esordì subito dopo avermi salutato con un cenno di mano. Sembrava che il Mello di qualche ora prima fosse completamente sparito... e della febbre non ci fosse più traccia. Cosa voleva chiedermi? Cosa si aspettava che facessi per lui? Ed io, come avrei reagito?

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Relationship... ***


Relationship E così sono riuscita a scrivere anche un nuovo capitolo! Yay! Quasi non mi pare vero... Due capitoli in quasi due giorni... XD (sto diventando pazza ma è fattibile *cici*). Comunque come avrete notato mi sono trovata costretta a cambiare il rating della storia U___U . Mi auguro non sia un problema grave.
In questo capitolo, nel quale ho usato tutta la mia immaginazione e tutte le mie forze per descrivere certe scene, Near si troverà davvero a fronteggiare Mello e il suo rapporto con lui... Una volta per tutte.
Buona lettura ^___^

Ai no Uta



Passò un sacco di tempo prima che Mello parlasse di nuovo. "Matt verrà presto a cercarmi" esordì evitando di guardarmi negli occhi. "Dovrebbe essere un problema questo? Mi pare che tu e Matt andiate abbastanza d'accordo" risposi continuando a giocare con i capelli. Non capivo il significato delle sue parole. O meglio dove volesse andare a parare. "Non è questo il problema... Insomma... temo che lui sia innamorato di me" mormorò il ragazzo continuando ad evitare il mio sguardo. "Neppure questo mi pare un problema, Mello. Potresti anche tu chiudere gli occhi e far finta che sia io" ribattei usando le parole che mi aveva detto lui prima di addormentarsi. Lui mi fulminò con lo sguardo. "Ora capisci quello che ho provato io quando me l'hai detto tu" gli dissi smettendo di rigirarmi i capelli tra le dita e scendendo dalla sedia. "Dove vai?" mi chiese il ragazzo stupito. "Kira mi aspetta, Mello. Credo di aver perso abbastanza tempo" risposi avviandomi verso la porta. "Rimani ... per favore" esclamò il ragazzo e sembrava dovesse cominciare a piangere. Mi voltai a guardarlo. "Perché? Dammi un solo buon motivo per farlo e io rimango" dichiarai guardandolo negli occhi. Lui si fermò un momento a pensare e mi parve si fosse perso in una dimensione tutta sua. I capelli biondi erano bagnati di rosso-arancione, come i raggi del sole che penetravano all'interno della stanza. I suoi occhi scuri erano socchiusi come se si stesse sforzando di pensare a quello che voleva dire. "Fallo per me" disse poi evitando di guardarmi. Io sussultai leggermente. Perché avrei dovuto farlo per lui? Insomma... cos'era lui per me? Lo guardai di traverso. "Perché dovrei?" gli chiesi lentamente, senza però aprire la porta. "Near, vuoi dire che a me non ci tieni nemmeno un po'?" mi chiese piano, facendomi sentire estremamente in colpa. "Non volevo dire questo, Mello ... semplicemente ti voglio bene in maniera diversa. Sei un amico, ma nulla di più" spiegai piano, anche se dopo quel pomeriggio cominciavo ad avere alcuni dubbi riguardo il "solo amico". Se fosse stato davvero SOLO un amico allora non avrei dovuto provare sensazioni simili. Assolutamente no. "E questo pomeriggio allora? Non mi sembravi così convinto come la volta scorsa...!" esclamò il ragazzo come leggendomi nel pensiero. Io sussultai leggermente prima di rispondere "Tu vaneggi. Stai ancora male... tornatene a dormire" mormorai facendo per aprire la porta. "No, Near! Sei tu che non riesci a capire i tuoi sentimenti! Perché non accetti di amare, anche se meno di L, anche me?" ribatté velocemente, guardandomi negli occhi. Fui io ad abbassare lo sguardo, quella volta e a togliere la mano dalla maniglia. Che fosse davvero come diceva lui? Oppure era solo una cosa che stava architettando per usarmi e approfittarsi di me? Non sapevo cosa pensare. E la mia mente e il mio corpo ragionavano in maniera opposta. La mia parte razionale continuava a ripetere che non poteva essere vero. Mello mi odiava e voleva un'unica cosa da me. E non capivo perché la volesse da me, dato che poteva avere Matt. Forse perché io ero più piccolo di lui. O semplicemente lo trovava divertente. La mia parte "fisica" invece continuava a ricordare le emozioni che m'avevano percorso al tocco leggero delle labbra del ragazzo sul mio collo, sulle mie labbra. Cercai di dare ascolto solo alla mia parte razionale, ma ero palesemente confuso. "No, Mello, io... non è così..." mormorai cercando di dare un senso ai miei pensieri. "Near..." cominciò avvicinandosi a me. "No, non ti avvicinare!" esclamai abbassando la testa. Non volevo che Mello mi toccasse, che si avvicinasse a me, che mettesse di nuovo in crisi tutto quello che avevo detto sino a quel momento. "Ascoltami, per favore..." disse di nuovo il ragazzo, smettendo di avanzare e tenendo un comportamento diverso da quello che aveva di solito. "Che c'è da dire ancora?" domandai avvicinandomi di più alla porta, ma non per uscire, semplicemente per allontanarmi da lui. "Ci sono un sacco di cose da dire. Ad esempio... mi vuoi bene, Near?" domandò il ragazzo. "Sì, te l'ho già detto... semplicemente non è lo stesso bene che mi vuoi tu" risposi piano. "No, infatti dato che io ti amo" ribatté Mello sorridendo. Il suo sorriso mi tolse il fiato. Era meraviglioso, splendente, adorabile... sembrava quasi angelico. "Io... io non credo di amarti..." dissi piano, evitando il suo sorriso radioso. "Puoi almeno provarci, no? Non mi sembravi troppo dispiaciuto questo pomeriggio..." ribatté lui insistendo sempre sul punto che doleva tanto anche alla mia coscienza. "Non mi ero reso conto di quello che stava succedendo..." cercai di scusarmi, anche se sapevo perfettamente che risultava essere una scusa davvero penosa. "Ero io quello malato, non tu..." dichiarò Mello ridendo. Sorrideva più spesso, sembrava più aperto e persino rideva... Mello era cambiato davvero molto dall'ultima volta che c'eravamo visti. Cosa l'aveva fatto cambiare? Poi un'idea mi balenò alla mente. E se ero io a vederlo diverso solo a causa della lontananza che c'aveva separato per più di tre anni? E se ero davvero io a vederlo così allegro, così cambiato, così... bello, allora perché mi succedeva? Mi stavo davvero innamorando di lui? "Near... dammi almeno una possibilità" mormorò il ragazzo avvicinandosi un altro po'. Ero indeciso, indeciso fino all'ultimo. "Cosa ci faresti con questa possibilità?" domandai piano. Mi ero forse deciso a concedergli quella possibilità tramite questa domanda? O forse dipendeva dalla sua risposta?. "Ti dimostrerei che sei innamorato di me tanto quanto sono io" rispose lui sorridendo di nuovo. La mia parte razionale reagì alla provocazione. "Non ci riuscirai. Questo non è possibile" ribattei alzando la testa e guardandolo negli occhi. Lui mi fissò stupito. "Okay, allora proviamo" esclamò sorridendo di nuovo. Non badai troppo alle conseguenze che questa cosa avrebbe portato, mi limitai a rispondere "Sì, tanto non ci riuscirai mai".

Mi prese per mano con una delicatezza non consona alla sua persona e mi portò fino al letto. "Quando avrò finito capirai cosa voglio dire... e capirai anche che non ci sono dubbi sulla questione" mi disse prima di spingermi leggermente sul letto e appostandosi sopra di me. "Mello, qualsiasi cosa ti stai sognando di fare ti garantisco che non funzionerà" gli dissi guardandolo negli occhi. Lui mi zittì con un bacio. "Questo lo deciderai dopo che avrò finito" ribadì sorridendo. Per un momento credo ebbi paura di lui, ma quando cominciò a baciarmi il collo, la paura era uno dei pochi sentimenti che non provavo. Nonostante la febbre gli fosse passata, era esageratamente caldo a confronto con me. Le sue labbra era come se mi lasciassero una scia incandescente sulla pelle. Se lo lasciavo fare mi rendevo conto che era meglio anche per me. Non mi sforzavo inutilmente a resistergli ed in più provavo qualcosa di strano, non catalogato nelle sensazioni già provate, ma comunque piacevole. Prima che potessi accorgermene le sue mani s'infilarono sotto la mia camicia. "Mello..." cominciai. "Shhh" mi zittì lui prima di baciarmi di nuovo. Mi teneva impegnato da modo che non potessi cercare di fermarlo. Le sue mani calde armeggiarono abilmente con i bottoni della camicia fino ad aprirlmela del tutto. A quel punto i suoi baci si spostarono dalle labbra al collo e successivamente al petto. Non riuscivo più a far finta che non stesse succedendo niente. "Mello..." ansimai leggermente. "Sì?" domandò lui senza smettere di baciarmi il collo e il petto. "Tutto ciò non è abbastanza" mormorai piano con il fiato corto. Facevo persino fatica a parlare, ma per il mio cervello probabilmente non era abbastanza. O semplicemente ne voleva di più. Voleva lui.
"E così non sarebbe abbastanza?" domandò mettendo mano ai miei pantaloni. "Cosa...?" cominciai, ma lui mi fece tacere con la sua solita tecnica. Prima che potessi dire altro, l'infiltrazione era avvenuta e le sue mani s'erano messe all'opera. I gemiti cominciarono in corrispondenza con la sua entrata nei miei pantaloni. "Ah Mello ... io..." cercai di dire ma il ragazzo non mi ascoltò neppure un secondo. Mi aggrappai alle lenzuola e cercai di trattenermi come potevo... ma alla fine sentii che stavo venendo. "Mello..." ansimai di nuovo. "Shhh... tranquillo" mormorò lui baciandomi prima le guance e poi di nuovo le labbra. Quella strana sensazione di piacere che non avevo mai provato mi stava quasi soffocando. Allo stesso tempo ne avevo paura perché non la conoscevo, ma dall'altra parte volevo che continuasse per sapere fin quanto poteva durare, fino a dove il limite fisico poteva sopportare. Non ci volle poi così tanto perché venni. "Io..." cominciai a dire, diventanto più rosso in viso di quanto già non fossi. "Near... è normale" mi disse Mello baciandomi su una guancia. Avevo ancora un po' di fiatone e l'osservai mentre si puliva la mano su un fazzoletto appena estratto dalle tasche. "Per oggi basta così" dichiarò per poi subito aggiungere "Cosa ne pensi?". Io distolsi lo sguardo e, come solo un bambino dannatamente capriccioso e cocciuto poteva fare, dichiarai "Che non è abbastanza". Avevo gradito la cosa più di quando non dimostrassi, semplicemente non volevo dargli quella soddisfazione. O forse ancor più semplicemente, volevo che tornasse. Mello, contro ogni mi aspettativa, si mise a ridere. "Significa che verrò a trovarti presto" disse sorridendo verso di me. Avrei voluto ribattere qualcosa che era l'esatto contrario dei miei pensieri, ma fui interrotto dal telefono della linea interna. "Pronto qui Near" dissi prendendo la cornetta fra le mani. "Qui Jevanni. Ha appena telefonato un certo Matt chiedendo di Mello. L'ho messo in attesa. Cosa devo riferire?" mi domandò Jevanni in tono serio e molto professionale. Ammiravo molto quell'uomo. Era uno dei migliori agenti che potessi volere. Sempre carino, gentile ma allo stesso tempo serio e ligio al dovere.
Guardai verso Mello. "Vai?" gli chiesi premendo una mano contro la cornetta, da modo che Jevanni non potesse sentire quello che dicevo. "Sì. Matt sarà preoccupato" mi disse alzandosi. "Okay allora ti aspetto" mormorai prima di riportare la cornetta all'orecchio e dicendo "Dì a Matt che Mello arriverà subito. O meglio, il prima possibile" conclusi riattaccando. "Alla prossima, Near" sussurrò il biondo prima di baciarmi leggermente ed andarsene.
Rimasi seduto non so quanto tempo su quel letto, un po' sfatto, a pensare a quello che era successo... Mello... forse lui mi piaceva davvero? Era possibile oppure era una reazione sensata al contatto fisico e se l'avessi fatto con qualsiasi altra persona sarebbe stato lo stesso? Dovevo scoprirlo... a qualsiasi costo.

Continua....

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Decision...? ***


And if... E così sono riuscita a scrivere un nuovo capitolo ... dopo tanto tempo T____T Come volevasi dimostrare la scuola comincia a farsi più difficile del previsto e il tempo scarseggia.
Comunque ritornando alla fic, prima di augurarvi buona lettura, ci tengo a fare una precisazione. Purtroppo ho dovuto fare questo capitolo un po' più corto degli altri perché altrimenti mi sarei trovata a scriverne uno lunghissimo o uno solo di "riepilogo". Siccome queste due idee non mi piacevano troppo, allora ho adottato quest'altra. Spero non sia un problema (e comunque sto già scrivendo il prossimo *cici*).
Ringrazio, come sempre, tutte le persone che scrivono recensioni alla mia storia. Grazie e grazie mille ancora! Sono contenta che questa fanfic piaccia! ^___^
Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Ai no Uta



Scoprii, forse con un po' d'amarezza, che il contatto con le altre persone non mi provocava la stessa reazione di Mello. Quando Jevanni mi scompigliava i capelli oppure mi aiutava a fare cose che, a causa della mia bassa statura non riuscivo a fare, non era la stessa cosa. Non volevo che fosse così... non volevo dover dipendere da Mello per provare quel genere di sensazioni.
E invece finiva sempre alla stessa maniera. Sempre lo stesso letto. Sempre il lunedì, il mercoledì, il venerdì. Sempre e solo con Mello. Tutto ciò non  mi distraeva dal cercare Kira, fissato com'ero a dover vendicare L, però il fatto che quel ragazzo biondo e tanto diverso da quello che conoscevo tre anni addietro ci fosse sempre quando ne avevo bisogno, mi faceva piacere. Volevo che stesse con me, ma non glielo dicevo e, ogni volta che tornava, rispondevo sempre che non era abbastanza e questo lo costringeva automaticamente a tornare ancora, di nuovo, fino a quando non gl'avrei detto quello che provavo. Ma alla fine... cosa provavo? Sicuramente qualcosa date le sensazioni che solo lui riusciva a darmi... però... cos'era che mi fermava? Perché non volevo dirglielo?

Era un venerdì come tanti altri, solamente un po' più nuvoloso. La pioggia cadeva fitta dal cielo e il campanile vicino a quella che ormai potevo considerare "casa" suonò le quattro. Puntuale come un orologio, si presentò Mello, come sempre, solo. "La collaborazione con Mello sta andando bene?" mi chiese ad un certo punto Jevanni, quando m'alzai dalla mia postazione. Non mi voltai a guardarlo. Non amavo mentire alle persone e per far finta che io e Mello stessimo collaborando per trovare Kira, lavoravo anche la notte, il più possibile, per arrivare più in fretta alla conclusione del caso. "Sì" gli dissi per subito aggiungere "E mi dispiace di non potervi rendere partecipi, ma Mello ha i suoi termini perché la nostra collaborazione avvenga". Jevanni probabilmente sorrise, lo faceva sempre. "Non ti preoccupare. L'importante è che stiamo migliorando" rispose, dichiarando concluso il discorso.
Mello, che possedeva il doppione delle chiavi della stanza, mi aspettava già lì. Era seduto sul mio letto, che usavo praticamente solo con lui... neppure più per dormire, e sembrava più attraente del solito. Non capivo se era colpa dell'abbigliamento o forse era solo il mio corpo che immaginava il contatto con il suo. "Ciao" mi disse quando entrai e mi richiusi la porta alle spalle. "Come te la passi?" gli chiesi piano, senza però avanzare verso di lui. "Bene... Matt non fa neppure troppe domande sul perché vengo qui. Dichiara "importante" la nostra collaborazione... la nostra relazione" spiegò sottolineando l'ultima parola con molta più enfasi del dovuto. "La nostra cosa?" domandai piano, inarcando leggermente un sopracciglio. Mello sorrise e mi fece cenno di avvicinarmi. Mi allontanai dalla porta solo un po', fino alla sedia non lontana dal letto. "Che c'è oggi? Hai paura di me?" mi chiese stupito. Facevo così tutte le volte, non vedevo cosa ci fosse di strano. Scossi leggermente la testa. "C'è qualcosa che non va?" mi chiese ancora guardandomi negli occhi. Color del cioccolato... intensi, profondi. Distolsi velocemente lo sguardo. Non volevo che lo facesse. Avrei potuto perdermi in soli dieci secondi e dimenticare persino il mio nome, sia vero che non. E poi, in un attimo, leggera, dolce, la sua mano sulla mia guancia, sui miei capelli. "Non è che sei troppo stressato?" mi chiese con quel tono dolce che gli usciva solo quando era in quella stanza. Solo quando parlava con me. Scossi leggermente la testa e la sua mano si spostò al mio collo. "Sicuro?" domandò ancora. Ormai non ascoltavo più le sue parole, ma il modo in cui le pronunciava. Scossi di nuovo la testa solo per spirito contraddittorio. Sentii la sua mano scivolare sino alla spalla e poi attirarmi a se. Non con violenza o prepotenza, ma con abbastanza forza da farmi cadere sul letto, sopra di lui. "Io..." cominciai cercando di spostarmi da lì. Era una posizione scomoda ed era anche tutto il contrario del solito. "Rimani" mi ordinò il ragazzo con voce ferma e mettendomi le braccia attorno al collo. "Oppure preferisci che oggi non valutiamo se non è ancora abbastanza?" mi domandò attirandomi a se e baciandomi leggermente le labbra. "Mello, io..." cominciai piano. Mi seccava dirgli che lo volevo con me, ma neppure volevo dirgli che avrebbe potuto andarsene anche subito. "Near... ti sei... stufato di me?" mi chiese piano il ragazzo guardandomi negli occhi. "No! io... Questo mai!" reagii d'impulso senza pensarci. Quando mi accorsi di quello che avevo detto, mi morsi leggermente un labbro. "Questo... significa... che mi ami?" mi domandò altrettanto piano. Io arrossii violentemente ed evitai di guardarlo negli occhi. "Near, rispondimi!" esclamò prendendomi il viso fra le sue mani. "No" dissi piano. Non volevo che la considerasse come una debolezza, come qualcosa che avrebbe potuto mettermi nei guai. Qualcosa che ... avrebbe intaccatto il mio amore per L.
Mello mi spinse sul letto, al suo fianco e s'alzò di scatto. "Avresti potuto dirmelo prima" mi disse prendendo la giacca che aveva appoggiato alla poltrona vicino alla porta e senza neppure guardarmi. "Mello...per favore..." mormorai sedendomi sul letto. Non volevo che se ne andasse, non volevo che mi lasciasse di nuovo solo. "Per favore cosa?" mi domandò alzando la voce. Aveva già la mano sulla porta quando scesi dal letto e lo presi per la manica della maglia. "Non mi lasciare" gli dissi tutto d'un fiato. Probabilmente ero rosso rosso in viso e facevo fatica a mantenere il respiro costante. "Cosa hai detto scusa?" mi chiese piano il ragazzo biondo. "Ti ho chiesto di non andartene..." ripetei sottovoce evitando di guardarlo. "Ora sono io a chiedertelo, perché dovrei?" domandò togliendo la mano dalla maniglia della porta e costringendomi a guardarlo. "Perché il mio non è abbastanza era un modo per trattenerti. Volevo che tu tornassi ancora una volta dopo la tua visita. Volevo sentirti vicino, volevo ...." le parole si fermarono prima di uscire. Volevo solo lui. Non avevo il coraggio di dirglielo. Avevo paura della sua reazione, del cosiddetto "dopo". "Near... io devo saperlo ora altrimenti non posso più andare avanti così. Voglio sapere se mi ami... non posso più continuare a far finta che vada bene anche così!" mi disse appoggiandomi entrambe le mani alle spalle. "Io... Mello... insomma... con te è tutto diverso. E soprattutto quando non ci sei il tempo sembra non passare mai, sembra che manchi qualcosa... è come sentire più freddo del solito..." mormorai evitando di guardarlo. "Solo perché sei senza sangue e hai sempre freddo non ti è concesso dire queste cose" mi disse avvicinandosi a me e appoggiando la sua fronte sulla mia. "Dì che mi ami" mi sussurrò poi all'orecchio. Lo guardai negli occhi, stupito. Pensava davvero che sarei riuscito a pronunciare una tal frase davanti a lui? "O preferisci che me ne vado?" domandò, vedendomi incerto. "No, io... insomma... lo dico" risposi stringendogli istintivamente la manica. "Ho tutto il tempo che vuoi" concluse lui sorridendo verso di me per poi andare a sedersi sul mio letto. Era giusto che lo facessi? Cosa sarebbe cambiato? Cosa sarebbe successo? E Mello, come avrebbe reagito? Si aspettava davvero che lo facessi oppure no? "Io..." cominciai piano. "Tu?" domandò il ragazzo incalzandomi leggermente. "Taci Mello altrimenti non riesco a dirlo!" esclamai arrossendo ed evitando di guardarlo. Lui rise, una risata cristallina, allegra che fece sorridere anche me, nonostante la situazione in cui stavo. "Mello... io ti amo" gli dissi piano, talmente piano che forse l'avevo solo pensato. Un pensiero avrebbe fatto sicuramente più rumore delle mie stesse parole. "Anche io" rispose il ragazzo sorridendo e porgendomi la mano come ad invitarmi ad avvicinarmi a lui. La presi e lui mi tirò a se, facendomi cadere di nuovo sul letto sopra di lui. "Oggi fai tu allora" m'incitò sorridendo e il lo fissai stupito. "Cos'è che dovrei fare?" domandai non sapendo più come comportarmi. La situazione mi stava sfuggendo di mano più di quanto già non mi fosse sfuggita. "Questa volta deciderai tu cosa fare... Io farò solo quello che vorrai..." concluse prima di baciarmi una guancia e lasciarmi sconvolto.

Continua...

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** In the End ***


Action! E così... eccoci alla fine T_______T Che tristessa ç_____ç. Ho cercato di lasciare la storia il più intatta possibile... e soprattutto consona al rating che ha. Nel caso comunque ci fossero problemi, per favore fatemelo sapere. Arigatou. Inoltre desidero scusarmi nel caso in cui la fine non sia troppo "carina" ma veramente ho dovuto pensarci non so quanto tempo per scrivere una fine decente. Spero non sia troppo male. U___U
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto la mia fanfic fino a qui e soprattutto quelli che l'hanno commentata e sostenuta. Grazie grazie e mille volte grazie!
Alla prossima fanfic ^___^.

Ai no Uta


Lo fissai stupito. "Credo di non aver capito" mormorai mordendomi il labbro inferiore. Il ragazzo rise di nuovo. "Eddai, Near. Hai capito benissimo... Sono stufo di giocare io con te. Oggi facciamo al contrario" ribatté realizzando la cosa peggiore che temevo in quel momento. Io... avrei dovuto fare le stesse cose che Mello aveva fatto a me? E si aspettava che ci riuscissi, anche! "Io, Mello... non sono sicuro di poterci riuscire" sussurrai lievemente evitando di guardarlo. Lui mi accarezzò i capelli. "Non è mica così difficile, sai?" mi chiese sorridendo. "Lo dici tu... io... non so come, cosa ..." cominciai cercando di spiegarmi. Perché le mie emozioni non erano come un puzzle da risolvere? Perché non era così semplice metterle assieme e spiegarle? Mello sospirò leggermente. "Mi dispiace..." dissi senza un filo di voce. E se il mio comportamento l'avesse deluso, proprio sul momento durante il quale avrei dovuto dimostrare il mio più sincero amore nei suoi confronti? No! Non volevo che accadesse. Lui ... io lo volevo e allora dovevo anche fare qualcosa che lo facesse rimanere. Non potevo giocare a fare il passivo per tutto il resto della mia vita!  Penso che quella fu la decisione più difficile da prendere in tutta la mia vita. Neppure un caso o una pista m'aveva messo così tanto in soggezione. Prima che il ragazzo potesse fare niente, mi chinai su di lui e cominciai a baciargli leggermente il collo. "Near?" mi chiese Mello stupito. Forse non si aspettava che lo facessi davvero. "Mi hai detto tu che potevo" mormorai a mo' di scusa. Lui sorrise. "Hai ragione... scusa" ribatté poi passandomi una mano fra i capelli. "Posso?" domandai indicandogli la maglia. Non sapevo come comportarmi... ma credevo che la gentilezza fosse una cosa carina nei suoi confronti. Inoltre non sapevo fin dove gli faceva piacere che io arrivassi. "Non devi chiedere, Near. Fai quello che credi giusto" rispose il ragazzo, accarezzandomi i capelli. Aveva un tocco più leggero del solito, come se avesse paura di farmi male... quasi come se io non fossi reale. Infilai le mani nella sua maglia e il contatto tra freddo delle mani e caldo del petto, fece sussultare Mello. "Scusa" esclamai subito, cercando di togliere le mani dalla sua maglia, ma fui fermato dal ragazzo. "Continua" mi disse prima di baciarmi sulle labbra a mo' d'incoraggiamento. Mi chinai di nuovo su di lui e cominciai a baciargli il collo mentre con le mani cercavo il suo calore. Mello era sempre paragonabile ad un termosifone e la sua vicinanza mi faceva stare bene. Tutto d'un tratto si tolse la maglia e mi fece cenno di avvicinarmi ancora di più a lui. "Ti amo" mi sussurrò all'orecchio quando mi fui avvicinato come chiedeva. Arrossii e non poco. "Su continua..." mi esortò poi attirandomi ancora a se. Era sempre così carino con me... era come se, da quando si era dichiarato la prima volta, fosse diventato una persona diversa, più dolce, più gentile, più... affascinante. Strusciai leggermente la mia guancia contro la sua per poi scendere a baciargli il collo, il petto, mentre lui mi accarezzava i capelli. Presto le mie mani divennero calde quanto il suo petto. "Near..." sussurrò piano facendomi trasalire dopo il più completo silenzio. "Nh?" chiesi piano guardandolo negli occhi. Aveva le guance color pomodoro nonostante non mi pareva di fare chissà che cosa. "Io... ti voglio ora" mi disse ancora più piano di prima. La sua voce era estremamente eccitante in quel momento, nonostante probabilmente non fosse poi tanto diversa dal solito. La mia mano si mosse prima del mio pensiero verso i suoi pantaloni. "Posso?" domandai poi con aria innocente. Lui, anche se imbarazzatissimo, rise. "Certo che puoi" mi disse prima di farmi toccare il cielo con un dito grazie ad un suo ennesimo bacio. Presi ad armeggiare con i suoi jeans sino a quanto, non troppo facilmente, riuscii a sfilarglieli almeno un po', quel tanto che mi permetteva di avere accesso al resto del suo corpo. Lo sfiorai appena e Mello gemette sommessamente. "Scusa..." mormorai piano, temendo di avergli fatto male in qualche modo. "Ma di che ti scusi?" chiese il ragazzo cercando la mia mano, quella che non era nei suoi pantaloni. "Tu fa' solo quello che ti senti di fare, Near... non chiedermi scusa o posso per ogni cosa che fai... fallo e basta" mi disse intrecciando le sue dita nelle mie. "Okay" risposi ricominciando quello che avevo lasciato. Non sapevo farlo bene come lui però a Mello sembrava piacere e quando venne mi disse "Adesso tocca a me allora, no?". Mi spinse sul letto senza curarsi del fatto che era mezzo vestito e mezzo no e cominciò ad accarezzarmi il petto e i fianchi mentre mi baciava il collo. "Mello..." mormorai passandogli una mano tra i capelli e attirandolo a me. "Dimmi..." sussurrò lui per tutta risposta senza smettere di baciarmi ed accarezzarmi. "Ti amo" gli sussurrai all'orecchio. Lo sentii alzare il viso, così lo guardai negli occhi. "Davvero?" mi chiese stupito. "Sì, davvero" risposi baciandolo. Ero riuscito a coglierlo alla sprovvista e non sembrava dispiacergli affatto. "Allora .... credo di aver trovato come ringraziarti" mi disse sorridendo. Sul momento non capii, ma quando mi tolse la maglia e cominciò a costellare di baci il mio petto sino ad arrivare al bordo dei miei pantaloni, capii. La sua mano, decisamente più esperta della mia, si fece sentire sin da subito. Il suo tocco era allo stesso tempo deciso e costante ma anche delicato ed eccitante. Ne volevo di più... volevo che andasse fino in fondo... volevo che fosse solo mio. Quando venni, Mello decise che era ora di darmi quello che volevo... che volevamo tutti e due. Così mi prese e mi fece suo. Lo ricordo tutt'ora come uno dei momenti più belli e più straordinari della mia vita. Amavo Mello davvero... magari non ancora tanto quanto L, ma avrei imparato ad amarlo in tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Volevo che con me fosse felice e, a quanto pareva, avevo la capacità di farlo sorridere, di farlo ridere, di fargli scuotere la testa in maniera tanto carina da far venire voglia a chiunque. Io e Mello saremmo stati insieme per sempre. O almeno... questo era quello che pensavo.
I giorni passarono e le volte in cui Mello ed io finivamo in situazioni simili, aumentavano a dismisura, sin quando il piano ordito da Kira non mi fu finalmente presente. Mi venne riferito che Mello era morto in un incendio subito dopo aver rapito la presentatrice televisiva, nonché portavoce di Kira, Takada Kiyomi. Il colpo fu durissimo. Così come quando era morto L, non piansi però fu come se qualcuno m'avesse tolto qualcosa che mi apparteneva, un pezzo di me molto molto importante. Kira doveva morire... non solo si era preso L... ma anche Mello! A quanto diceva Jevanni, poi, neppure Matt aveva fatto un fine migliore di Mello. Non era più solo l'eredità di L ad essere in gioco in quel momento, ne solo il fatto che dovevo vendicare lui. Dovevo per forza fare qualcosa in nome di quelle persone alle quali volevo bene. Non potevo permettere che finisse così.
Mi armai di tutte le prove in mio possesso, dei miei collaboratori più fidati, di tutto quello che avevo bisogno e riuscii a capire chi era Kira ed anche cosa avrei potuto fare per incastrarlo. Il suo nome era Yagami Light e si serviva di un uomo, Mikami Teru, che giudicava i "malvagi" al suo posto mentre lui era preso a fare finta di essere L. C'incontrammo il 28 Gennaio, giorno durante il quale svelai tutto ciò che aveva fatto, battendolo in ogni sua possibile mossa e contro mossa. Quella fu la caduta rovinosa nonché totale del "Regno di Kira".

E così... giustizia era stata fatta. Il mondo senza di loro non sarebbe stato più lo stesso ma mi convinsi che dovevo cominciare a vivere anche per loro che non c'erano più, facendo quello che loro avrebbero voluto fare. Continuai a sostenere la Wammy's House e Roger come aveva sempre fatto Watari, diventai il migliore detective del mondo come avrebbe voluto diventare L e cominciai a rimpinzarmi di cioccolata e giocare ai videogame come solo Mello e Matt potevano fare. Non potevo dire di essere felice, però ero convinto che solo vivendo avrei potuto ritrovare in qualche maniera la felicità o comunque fare onore a quelli che mi avevano reso felice.

Owari.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=174207