All I need...is you

di ElisaBooBear
(/viewuser.php?uid=402130)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** The dream ***
Capitolo 3: *** Pronta per ritornare ***
Capitolo 4: *** Una visita inaspettata ***
Capitolo 5: *** La partenza ***
Capitolo 6: *** Londra ***
Capitolo 7: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 8: *** Into the dark ***
Capitolo 9: *** L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 10: *** La festa ***
Capitolo 11: *** The last day in London ***
Capitolo 12: *** LOST ***
Capitolo 13: *** Bye Bye London ***
Capitolo 14: *** Back to Italy ***
Capitolo 15: *** Cambiamenti ***
Capitolo 16: *** Heart broken ***
Capitolo 17: *** A breath between us ***
Capitolo 18: *** Only for you ***
Capitolo 19: *** I love you for all your little things ***
Capitolo 20: *** He's gone ***
Capitolo 21: *** A beautiful day ***
Capitolo 22: *** Wake up ***
Capitolo 23: *** Forever. ***
Capitolo 24: *** Through the dark ***
Capitolo 25: *** She's better now ***
Capitolo 26: *** I'm Half a heart without you ***
Capitolo 27: *** With you forever ***
Capitolo 28: *** Surprise ***
Capitolo 29: *** Just give me a reason ***
Capitolo 30: *** Battlefield ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi presento. Sono Katherine, ho 16 anni, ho lunghi capelli castano scuro, occhi verdi smeraldo. Sono bassa (1.60) e non sono magra come le modelle, ma sono un po’ in carne.
Vivo a Firenze, con mia zia Emily da ormai  3 mesi.
I miei genitori sono morti in un incidente d’auto e io sono rimasta sola con la mia sorellina Eleonora. Lei ha 4 anni ed è una bambina dolcissima, è l’unica persona che mi fa sorridere da quando sono morti i miei.
Sono 3 mesi che piango, 3 mesi che non parlo con nessuno che non vado a scuola e che resto chiusa nella mia camera a guardare il soffitto come se li fosse l’unico punto d’incontro con i miei genitori ormai morti.
Non sono mai stata la ragazza popolare di cui tutti si preoccupano a scuola, nessuno è venuto a trovarmi o a chiedermi come stavo per messaggio, a parte Sarah ma non mi stupisce il fatto.
Sarah è la mia migliore amica da quando ho cominciato il Liceo, ci siamo sedute in banco insieme il primo e giorno e da lì ho capito che saremmo sempre state unite, qualsiasi cosa fosse successa.
Il mio carattere non è dei migliori, sono permalosa, scontrosa con chi non mi da ragione, sono troppo buona a volte con chi non lo merita, non mi faccio problemi a perdonare gli errori più brutti, ma quando tengo a una persona io ci metto tutta la mia passione e forza per proteggerla.
A scuola non sono mai andata molto bene, soprattutto in matematica e chimica, ma c’era sempre Sarah a darmi una mano. Anche adesso che sono rimasta assente per quasi tre mesi da quando è cominciata la scuola, da quando loro se ne erano andati, lei veniva ogni pomeriggio a spiegarmi le lezioni del giorno. Era veramente una buona amica.
Ma continuavo a non capire. La mia mente era piena dei ricordi di loro, Serena e Stefano, i miei genitori, perché il cielo se li era presi? Loro erano le persone più buone a questo mondo e io gli volevo un mondo di bene. Quella notte mi promisero che sarebbero tornati, sebbene stanchi, da Parigi dove abitava mia nonna. Se solo io gli avessi pregati di aspettare il mattino dopo, magari sarebbero ancora qui ad urlare per la casa e a prendersi cura di me e Eleonora. Lei così piccola, non sa ancora nulla, è troppo piccola. Ma nonostante la sua età vedeva e sentiva la loro mancanza e sentiva anche la mia, non ero mai uscita da quella camera, se non per andare in bagno.
Io che sono così fragile e me ne sto qui ferma, a non combattere, volevo lasciarmi andare.
Ma al solo pensiero che la mia sorellina potesse stare male per colpa mia, per la mia assenza, non potevo sopportarlo. Ormai ero esclusa dal mondo. Da tutti.
Ma un giorno, una fredda mattina di dicembre mia sorella aprì la porta e con l’ Ipod in mano mi passò una cuffietta e io la rifiutai. Lei insistette così tanto che la misi all’orecchio… lei fece partire una canzone, all’inizio volevo togliere, ma poi mi appassionai a quelle note, a quelle voci maschili ma una mi colpì, una voce d’angelo, sembrava fatta apposta per essere ascoltata all’infinito. Quella voce si insinuò nella mia mente e non ne uscì. La amavo, era strano, ma mi sentivo bene, non mi sentivo così da mesi. Era la mia medicina, anzi la mia vita.
Tolsi la cuffietta.
Eleonora : Ehi Kath, hai sentito che bella canzone?
Annuii, era da tanto che non parlavo, forse non mi ricordavo più come si faceva, ma qualcosa mi spinse l’interruttore e bisbigliai qualcosa.
Io: E’ bellissima.
Mia sorella si mise a saltare per tutta la camera..avevo parlato dopo 3 mesi.
Eleonora: Haa-a-a-i parlatooo!
Sorrisi e l’abbracciai.
Io: come si chiama la canzone?
Eleonora: leggi tu io non sono capace, credo sia inglese.
Mi passò l’Ipod e lessi…
Io: More than this… degli One Direction.
***
Mia sorella uscì dalla stanza e io mi addormentai subito dopo. E feci un sogno strano.



Ehii sono Elisa e questa è la mia fanfiction! L'inizio sembra triste lo so... ma ho in mente molte cose per questa storia. Spero vi piaccia :D Seguitemi su twitter sono @
ElisaLovesOneD. Al prossimo capitolo che metterò sabato, forse. ;D

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The dream ***


Mi addormentai velocemente e sognai una cosa strana, anzi una situazione molto strana.
Ero in un luogo buio, non vedevo nulla, nemmeno me stessa. Cercavo invano un aiuto, urlavo e nessuno mi sentiva. Ero impaurita correvo senza sapere dove stavo andando, volevo svegliarmi ma qualcosa mi bloccava.
Così mi fermai e cominciai a piangere, volevo tornare nella realtà non volevo più restare in quell’incubo.
Ad un certo punto sentii una voce familiare, una voce dolce e acuta che proveniva da una luce bianca molto distante. Così iniziai a correre verso quella luce cercando di capire di chi era quella voce.
La luce si faceva sempre più grande e sempre più vicina. Rallentai e mi ritrovai davanti un ragazzo alto più di me. Non vedevo la sua faccia, nemmeno i suoi capelli ma solo la sua sagoma.
Ero impaurita non sapevo chi fosse e così mi girai di scatto e scappai, ma una mano morbida e delicata mi prese e mi fermò. Urlai di paura.
X: Shh piccola non voglio farti nulla.
Io: Chi sei?
X: mi conosci.
Io: no, ma dove sono?
Non rispose nessuno. Il ragazzo sparì e io rimasi sola.
Emily: Ehi tesoro che succede? Stai urlando e stai sudando. Hai fatto un incubo?
Zia Emily si sedette vicino a me e mi strinse forte. Lei era la sorella minore di mia mamma. Le volevo molto bene perché per me era come una sorella maggiore dato che aveva 24 anni.
Io: Si, era tutto buio e non vedevo nulla. Solo una luce piccola piccola.
Emily: Dai Kath ora sdraiati e riposati che sono le 4 di notte. Notte
Mia zia chiuse la porta della camera e mi salì una paura tremenda di ritornare in quel sogno. Così non riuscii ad addormentarmi e rimasi sveglia tutta la notte a pensare chi fosse quel ragazzo.
Lui mi aveva detto che lo conoscevo, quindi forse diceva la verità, magari ero un mio compagno di scuola e non lo ricordavo. No impossibile avrei visto la sua faccia.
Presi il mio Iphone e guardai l’ora… cazzo erano le 6 di mattina.
Avevo un messaggio da parte di un numero sconosciuto.
“Ti prego ritorna a scuola ci manchi tantissimo Kath. –Diego”
Già Diego, lui era un mio amico, anzi era il ragazzo di cui ero innamorata da tanto. Ma io non gli avevo mai rivelato i miei sentimenti per lui. Preferivo non rovinare la nostra amicizia. Ma mi mancava molto e vedere che si era ricordato di me dopo tanto tempo, mi si riempì il cuore di gioia.
Gli risposi.
“Non mi sento ancora pronta. – Kath”
Era vero non stavo bene, stavo malissimo, non per niente non mi muovevo da quel letto da moltissimo e il mio corpo era diventato un tutt’uno con il letto.
Era il 2 dicembre. Faceva freddo fuori e si sentiva dall’aria che entrava dagli spifferi della finestra. La mia casa era molto grande, una specie di villa. Fuori poteva non sembrare un gran che ma dentro a me piaceva molto. La mia stanza era al primo piano e ricordo ancora quando aprivo la finestra alla mattina, prima di andare a scuola, uscivo sul balcone per ammirare il paesaggio della mia città e vedevo il sole sorgere. Era una sensazione indescrivibile ciò che provavo in quei pochi istanti.
Mi stava tornando la voglia di alzarmi, ormai mia zia aveva insistito troppo, ogni giorno veniva ad implorarmi di alzarmi da quel letto e reagire, di combattere e di continuare a vivere. Ma io mi rifiutavo ogni volta che me lo diceva. Poi si era stancata di ripeterlo a vuoto.
Ma oggi mi sentivo bene, rispetto gli altri giorni, non avevo più tutta quella depressione addosso. Da quando avevo ascoltato quella canzone, ieri sera, mi sentivo come se i miei genitori mi avessero mandato un messaggio dal cielo per dirmi di continuare a vivere nonostante loro non ci fossero, perché loro non avrebbero voluto questo per me. Mai.
Erano già le sette e decisi di alzarmi, con la poca forza che avevo. Mangiavo si, ma il necessario.
Mi alzai e feci due passi verso la finestra, scostai le tende aprii la finestra e poi aprii i balconi. Una luce fortissima mi penetrò negli occhi e un freddo pungente mi fece vibrare. Era quasi inverno ormai. Mancava poco a Natale. La mia festa preferita, dove si stava tutti in famiglia... già famiglia, quella che io ormai avevo perso. Mi rimaneva solo mia sorella e mia zia.
Non volevo essere malinconica così scacciai i brutti pensieri e mi misi ad osservare il mondo al di là della mia casa. Era tutto come 3 mesi fa, le case, i campi, il sole, il cielo e perfino le persone.
Ero cambiata solo io evidentemente.
Ritornai dentro, faceva troppo freddo e volsi uno sguardo allo specchio.
Ero veramente ridotta male, avevo le occhiaie, i capelli erano secchi e la mia pelle sembrava quella di un cadavere. Per non parlare delle mie gambe che sembravano fatte di budino.
Andai davanti all’armadio e lo aprii. Una valanga di vestiti quasi non mi uccidevano. Era tutto li come 3 mesi fa, cambiavo solo l’intimo e il pigiama.
Scelsi una maglietta a caso, una felpa da mettere sopra e un paio di pantaloni in tuta. Misi le ciabatte e scesi le scale.
Mia sorella dormiva ancora (andava all’asilo alle 9) mentre mia zia era in cucina che preparava la colazione per lei e il suo nuovo fidanzato.
Mia zia si girò e mi guardò come se fossi un fantasma.
Emily: K-ka- Katherine? Oddio mio tesoro!
Era felicissima di vedermi in piedi dopo tanto.
Mi stritolò come un pupazzo e poi cominciò a saltellare per la cucina, come una bambina piccola.
Io: Si si sono io. Mi sono alzata ero stufa di quel letto.
Emily: Finalmente tesoro tu non sai quanto io ho pregato perché ti alzassi. Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Io: Volevo tornare alla mia vita di sempre, mi mancavano i miei compagni e tutto quello che facevo una volta.
Dentro di me sapevo il vero motivo, il motivo che mi aveva spinta ad alzarmi, quella canzone, quella voce, quel sogno e quel ragazzo dalla voce angelica. Era la ragione per cui mi alzai, dopo mesi di agonia.
Emily: Ne sono felice. Ora però dobbiamo prendere decisioni importanti sulla scuola.
Ecco lo sapevo, odiavo la scuola, ci andavo solo per i miei compagni e per i miei amici.
Io: Zia… possiamo parlarne più tardi ora devo farmi una doccia e cominciare a prendermi cura di me stessa, il mio corpo sembra un cadavere.
Emily: Certo, hai ragione. Ti darò una mano io.
Ero felice dopo tanto e non volevo che nulla mi rovinasse la mia prima giornata da “viva” dopo mesi di “coma”
Ero pronta per ripartire. Ero pronta a ritornare alla mia vita di sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Pronta per ritornare ***


Mi ero appena fatta una lunga e calda doccia. Misi l'accappatoio e asciugai i miei lunghi capelli castani, che nell'ultimo periodo si erano seccati molto. Volevo prendermi cura di me stessa, da oggi in poi avrei cambiato vita, avrei vissuto per i miei genitori, lo avrei fatto per renderli orgogliosi della loro figlia.
Emily: Ehii! Katherine? Hai finito con la doccia è da un'ora che sei lì dentro.
Io: Si si scusa zia ma sai era da un pezzo che non mi facevo una doccia così rilassante, ne ho approfittato.
Emily: quando scendi dobbiamo parlare.
Ecco lo sapevo, la scuola. Adesso mi ero appena alzata dopo mesi di permanenza nel mio letto e subito cominciavano ad affiorare i problemi.
Finito di asciugarmi i capelli mi vestii e scesi giù in cucina, dove trovai Jack e Emily seduti al tavolo. Sembrava mi aspettassero.
Erano le 7.30.
Jack: Em... mi presento sono Jack il nuovo fidanzato di tua zia. Piacere.
Mi dava una strana impressione, lo avevo sempre immaginato diversamente, con un aria più da sfigato, come tutti quelli precedenti e invece questo sembrava il classico ragazzo alto, bello e palestrato.
Un vero schianto.
Non lo avevo mai visto, ero sempre stata chiusa lì dentro, si erano messi insieme da poco. Quasi 1 mese.
Io: Piacere io sono Katherine.
Mi sedetti al tavolo, dove c'era la colazione preparata: latte,biscotti, the, caffè, cereali e frutta.
Sembrava un buffet di un albergo.
Emily: Allora, come sta la mia nipotina?
La fulminai con gli occhi, non mi chiamava mai nipotina, faceva troppo da bambina.
Io: bene...oddio mi sono appena alzata dopo mesi, sto abbastanza bene.
Emily: Mi fa piacere. Ora se non ti dispiace parliamo dell'argomento scuola.
Io: se proprio dobbiamo.
Emily: Non pretendo che tu cominci subito domani, ma magari fra una settimana, quando avremo fatto tutti i controlli medici necessari. Voglio assicurarmi che tu stia bene.
Io: Certo.
Emily: Poi pensavo che hai perso tre mesi di scuola, sei in seconda superiore quest'anno e le cose si fanno più difficili. Ho parlato con la preside e ti ha concesso un recupero del primo trimestre, verso gennaio mi pare.
Ti sei persa molti argomenti essenziali, mi ha detto e quindi vorrei farti recuperare il possibile.
Io: Ho Sarah che potrebbe venire a spiegarmi gli ultimi argomenti fatti.
Emily: Devi rimetterti al pari con gli altri, non puoi permetterti di perdere l'anno. Quindi ho pensato a un insegnate privato, almeno per il primo periodo.
Io: Oddio no ti prego. Lo sai che ce la posso fare anche da sola.
Emily: No, non possiamo rischiare, Kath. Ma non ti preoccupare che non ricorreremo a chissà quali insegnanti. Jack è professore all'università.
Spalancai i miei enormi occhioni color smeraldo e lo squadrai. Come faceva un figo pazzesco come lui ad essere un professore? Gli strani casi della vita.
Jack: Posso aiutarti io se vuoi, sono uscito agli esami di quinta superiore con il massimo dei voti. E poi ho una laurea nelle materie scientifiche.
Io: Wow! Quindi per matematica, scienze e chimica tu sarai il mio professore?
Emily. Inoltre se vuoi ci sono io per altre materie li.
Io: Mmm...ok può andare. Quando si comincia?
Sbuffai, non avevo la minima voglia di cominciare a studiare di nuovo, certo che però non volevo nemmeno perdere l'anno.
Emily: Da domani. Faremo due ore per ogni materia. Ok?
Io: Si va bene.
Sentii suonare il campanello. Chi poteva mai essere?
Io: Vado io.
Mi avvicinai alla porta e aprii.
Mi ritrovai davanti dei lunghi capelli biondi e un paio di occhi azzurro cielo. Sarah.
Mi saltò addosso e cominciò a baciarmi le guancie come se fossi un lecca-lecca.
Io: Ok ok basta. Ti voglio bene anche io.
Sarah:è che mi sembra impossibile vederti in piedi dopo tutto questo tempo. Sono felice.
Ci mettemmo a ridere come delle matte, come ai vecchi tempi.
Emily: Ciao Sarah come stai ?
Sarah: tutto bene Emily. Ti dispiace se me la porto via per questa mattina?
Emily:... Mmm ok va bene. Ma a mezzogiorno ti voglio a casa, capito signorina?
Io: Ok, ai suoi ordini signora. Ahahah
Scoppiammo a ridere tutte e tre, poi andai in camera a prendermi le scarpe e le infiali ai piedi.
Corsi a prendere la giacca e la borsa e uscii di casa con Sarah.
Sarah: Devo raccontarti un immensità di cose che sono successe in tua assenza, a partire da Diego.
Io: Oddio cosa è successo? Si è fidanzato?
Sarah: No no al contrario. Sta dimostrando un interesse per te, mi fa sempre domande su come sai e perchè non sei ancora tornata. Mi ha perfino chiesto il tuo numero.
Io: Si, mi ha scritto stamattina. Mi ha detto che manco a tutti.
Sarah: Oddio che dolce! E cosa pensi di fare quando tornerai a scuola?
Io: La settimana prossima, ma non dirlo a nessuno voglio sia una sorpresa. E comunque non lo so credo gli parlerò facendo finta che tu mi abbia detto tutto ciò.
Sarah annuì. Mentre camminavamo per le vie del centro ci soffermammo in un centro commerciale ed entrammo.
Sarah: Da quanto è che non fa shopping?
Io: Da molto direi.
Sarah:  Beh credo sia ora di rinnovare il guardaroba. Forza su andiamo in quel negozio.
Entrammo e cominciammo a guardare negli scaffali e poi nei vari reparti le cose che ci interessavano.
Era da molto che non uscivo d casa e mi sentivo libera, tornata alla normalità, alla mia vita di sempre.
Sarah: Questa maglietta è troppo bella! Provatela dai!
Era una specie di maglioncino con un cuore nero ricamato davanti e dietro la schiena era aperta.
Io: Oddio no è troppo scollata dietro. Mi proverò questa maglia.
Sarah: Spero tu stia scherzando vero? Dov'è finita la vecchia Katherine a cui piacevano le magliette scollate e le magliette colorate?
Io: Scusa, è che il mio corpo sembra un budino, è da molto che non vado a danza e non ho più il corpo di prima.
Sarah: Hai intenzione di ricominciare? Eri molto brava.
Io: Quello fa parte della mia vecchia vita, era mia madre che m spingeva a danzare. Io lo facevo per lei perchè sapevo che ne era orgogliosa, ma ora che non ce più...
Mi scese una lacrima. Ma Sarah non poteva vedermi piangere e così prese un fazzoletto e mi asciugò il viso.
Sarah: Ehi piccola, non preoccuparti, non essere triste. Cambiamo argomento dai.
Dopo aver visitato quasi tutti i negozi, acquistai solo un paio di jeans con delle borchie sulle tasche e una felpa rossa.
Io: Cosa facciamo ora? Sono solo le 10 di mattina e abbiamo altre due ore libere?
Sarah: Estetista! Hai seriamente bisogno di un trattamento intensivo al tuo corpo. Da quanto è che non ti rifai le sopracciglia?
La guardai senza dir nulla e lei capì all'istante che era da molto che non facevo nemmeno la ceretta.
Sarah: Ok tesoro allora adesso ti faccio fare una bella ceretta su tutto il corpo, fidati nei hai bisogno.
Mi fece l'occhiolino e si sedette n una delle sedie nella sala d'attesa. Io invece entrai in un stanzino senza finestre e una signora mi fece stendere su un lettino.
Dopo circa una mezzoretta finì tutto e usci come rinata.
Sarah: wow! Che schianto che sei!
Pagai il conto ed uscimmo.
Prendemmo la strada di casa e ad un certo punto l' Iphone cominciò a squillare.
Sarah: Rispondi dai.
Guardai lo schermo, era lo stesso numero che mi aveva scritto poche ore fa. Era Diego.
Io: E' Diego. Cosa faccio? Non so cosa dirgli
Sarah prese l'iniziativa e mi rubò il telefono dalle mani. Trascinò il tasto della chiamata e poi mi porse il telefono.
Volevo ammazzarla in quell'istante. Adesso cosa avrei detto?
Io: Ciao Diego
Diego: Hei Katherine! Come stai? Ho sentito che t sei ripresa.
Io: Si in effetti si, ma non del tutto.
Diego: Senti...stavo pensando, un giorno di questi potremmo uscire no?
Io: Cosa intendi per uscire? Da amici o di più?
Diego: Be... da amici. Domani sei libera?
Io: Si
Diego: Ok allora passo a prenderti io alle 4.
Io: Perfetto. Ciao Diego
Diego. Ciao Kath
Chiusi la chiamata e raccontai tutto a Sarah. La sua faccia era sorpresa come le mia.
Sarah: E adesso? Cosa farai? Ci andrai con lui?
Io: Si penso di si, ma ho paura che sia tutto uno scherzo di quella stronza di Regina. Quella testolina bionda gliela stacco se è così.
Sarah: No dai non credo Diego si faccia manipolare così facilmente da lei. E poi lo ha detto uscite da amici.
Non ero molto convinta, ma non potevo dargli buca. Ci sarebbe rimasto troppo male.
Io: Be adesso sono arrivata, ciao cucciola ti voglio bene. Domani ti chiamo così ti racconto quello che è successo
Sarah: Certo non vedo l'ora. E se ti posso dare un consiglio metti il vestito quello blu che ti risalta molto le forme, se vuoi far colpo su di lui.
Io: Grazie Sarah. Ciao
Sarah: Ciao ti voglio bene anche io.
Si allontanò da casa mia. Non ci potevo credere domani sarei uscita con il ragazzo di cui sono sempre stata innamorata, lui, il più popolare della scuola.
Entrai in casa e mi ritrovai davanti un ragazzo alto dai capelli castani. Mi sembrava di conoscerlo, ma non mi ricordavo chi fosse.
Poi si voltò e mi guardò come se avesse visto un fantasma.
Era mio cugino Jeremy.
Jeremy: Ciao Kath.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Una visita inaspettata ***


Mio cugino Jeremy era appena tornato dall’Inghilterra. Sua madre era inglese (era la sorella di mio padre) e dopo la morte del marito si erano trasferiti lì, per una questione di lavoro. Non lo vedevo da 7 anni.
Caspita era veramente diventato un bel ragazzo, alto, spalle larghe, capelli scuri e occhi azzurri. Un modello praticamente. Quando me lo ritrovai davanti, rimasi imbambolata a fissarlo come se avessi visto un fantasma. Se non fosse stato mio cugino credo che gli sarei saltata addosso. No a parte gli scherzi era anche più grande di me, aveva 20 anni.
Mi ricordo che quando ero piccola mi portava sempre al parco giochi e mi divertivo un casino.
Distolsi lo sguardo da Jeremy che mi stava guardando male, chissà a cosa pensava.
Jeremy: Hei ciao Kath.
Col suo sorriso che ti fa innamorare. Ok dovevo smetterla di fare questi pensieri era mia cugino cazzo! Sangue del mio sangue!
Io: Jeremy?
Jeremy: Ti ricordi di me ancora? Sono cambiato dopo tutti questi anni, credevo non mi avresti riconosciuto.
Io: Il mio  cugino preferito….come faccio a dimenticarlo?!
Jeremy: Già dimenticavo che per te ero come il tuo fratello maggiore. I dispiace che non ci siamo più sentiti.
Io: Anche a me.
Jeremy: Ho sentito che dopo la morte dei tuoi genitori ti sei rinchiusa in camera fino a ieri… cucciola. ( fece una faccia cucciolosa)
Io: Si ma non ho voglia di parlarne, mi fa ancora male
Jeremy: Capisco.
Mi abbracciò, molto forte. Non era uno di quegli abbracci di un secondo o due, siamo rimasti li accoccolati fino a che mia zia non venne lì a chiamarci per il pranzo.
Era un tesoro Jeremy. Il migliore.
***
Finito il pranzo, che tra parentesi era un monologo su come è Londra, andai in camera mia a trovare il vestito blu per l’uscita con Diego. Volevo provarmelo, temevo che non mi andasse più bene.
Lo trovai, era stupendo. Chiusi la porta della camera e cominciai a spogliarmi. Rimasi solo in mutande, cercai il reggiseno senza spalline e lo misi.
Jeremy: Wow! (con la bocca spalancata, come se avesse visto una donna nuda, beh l’aveva vista in effetti ma ero in intimo)Certo che sei proprio cresciuta eh.
Io: Jeremy! Esci!
Jeremy: Ok ok perdonami, forse dovevo bussare prima.
Io: Jeremy! Ho capito che siamo tra cugini, ma non fino a questo punto.
Jeremy si avvicinò e io indietreggiai, mi lasciò un bacio sulla guancia. Era il suo modo di chiedere scusa.
Ci mise mezz’ora per uscire, così mi tolsi la coperta da davanti al mio corpo e misi il vestito.
Mi stava d’incanto… poi cercai le scarpe con i tacchi. Le misi.
Ok, stavo veramente bene, sembravo una principessa. Aveva ragione Sarah.
Jeremy: Posso adesso? Ti sei rivestita?
Io: Non proprio ma ok, entra pure.
Appena entrò mi osservò attentamente per poi concludere con un complimento.
Jeremy: SEI BELLISSIMA!
Io: Grazie
Jeremy: Si vede che stai diventando una donna.
Io: sei venuto qua per farmi i complimenti o c’è altro?
Jeremy: Si in effetti si…Vedi…ci sono delle cose che devi sapere.
Io: Oddio così mi preoccupi però.
Jeremy: No no non ti devi preoccupare. Allora vedi, ho comprato una casa in centro a Londra e mi chiedevo se…
Io: Se…?
Jeremy: Se domani vuoi ritornare con me a Londra…naturalmente per una settimana.
Rimasi senza fiato, ero come in apnea. Era un sogno? Mi tirai due sberle… ma niente non mi svegliavo. Era la realtà!
Oddio a Londra per una settimana?
Io: E me lo chiedi pure? E’ ovvio che ci vengo!
In quel momento mi squillò l’I-phone… era Diego.
Risposi senza esitare.
Io: Ehii ciao
Diego: Ciao Katherine, senti c’è un problema per domani pomeriggio.
Io: Em anche io ho un problema, solo che avrei voluto aspettare per dirtelo.
Diego: Ok dai prima tu.
Io: Senti Diego a me piacerebbe moltissimo venire domani, ma devo partire.
Diego: Partire? Per dove?
Io: Londra. Starò via solo una settimana non preoccuparti e quindi domani devo fare le valigie anzi comincerò proprio ora.
Diego: Ok… buon viaggio allora
Io: E tu che problema hai?
Diego: Ah no lascia perdere. Divertiti
Io: No dai sono qui ti ascolto
Diego: Volevo avvisarti perché non volevo che poi ci rimanessi male domani.
Io: Si …vai avanti
Diego: Ho un impegno con … una ragazza… e domani è l’unico giorno libero che ha.
La mia voce divenne cupa, una ragazza? Proprio ora che ci stavo credendo che avrebbe funzionato tra di noi. Mi sentii un colpo al cuore, sentivo che tutto quello per cui avevo creduto ora, che lui fosse stato innamorato di me, tutto svanito. Mi ero illusa.
Diego: Ehi ci sei ancora in linea?
Io: Scusa, sono ancora qua si. Sono solo sorpresa… la conosco?
Diego: No è una ragazza che ho conosciuto da poco, è inglese. Si chiama Hope.
Io: …capito… buona fortuna. Ci si sente. Ciao
Diego: Te la sei presa?
Io: No no… io devo andare veramente. Ciao e alla settimana prossima. Torno Lunedì credo.
Diego: Ok ciao
Il mondo mi era crollato addosso, una pietra di nome Hope si era messa sopra di me. Stavo per scoppiare a piangere, non ce la facevo più.
Jeremy: Ehi? Tutto bene, ad un certo punto della chiamata hai cambiato la tua espressione come se fosse caduto il mondo.
Io: E’ caduto infatti.
Mi buttai tra le sue braccia a piangere come una disperata. Era svanito tutto una gomma di nome Hope  aveva cancellato le mie speranze.
Jeremy: Se trovo il coglione che ti sta facendo soffrire così lo spezzo in due!
Sorrisi, solo per un attimo. Poi Jeremy mi asciugò le lacrime che avevo sul viso.
Jeremy: Non posso vederti così, raccontami tutto dai.
Gli racconta tutto nei minimi dettagli, da quando tutto cominciò, due anni fa.
Io: Adesso capisci?
Jeremy: Capisco che ti ha illusa. Ma vedi il mondo è fatto così, ci sono giornate belle e brutte e a volte quelle brutte ci aiutano a diventare più maturi. Ci aiutano anche ad evitare false speranze. Piccola mia, sei ancora giovane e vedrai che quando verrai con me a  Londra ti farò divertire sul serio.
Io: Ti voglio bene Jer.
Jeremy: Anche io Kath.
Ci abbracciamo di nuovo, fu un abbraccio come un altro.
Io: Scusa ora devo fare le valigie per domani. Hai già chiesto a mia zia se mi acconsente di venire  vero?
Jeremy: Si…cioè veramente devo ancora parlarci, ma mi sembra che le piaccia molto Londra e la trova una città perfetta quindi…
Io: Adesso ti alzi da questo letto e vai da mia zia a chiederle il permesso, poi mi dici cosa ti ha detto e in caso ci parlo io!
Jeremy: Ai suoi ordini capitana!
Scoppiammo a ridere, poi lui si alzò e se ne andò.
***
Era passata un’ora, due, tre e non arrivava mai Jeremy. Cominciavo a pensare che mi zia lo avesse cacciato per la rabbia. Ma cosa c’era di male di andare una settimana a Londra?
Erano già le 9 di sera il pomeriggio era passato velocemente, andai in cucina a cenare, ma non trovai nessuno. E li mi preoccupai se rimanete. L’I-phone mi squillò, era Emily.
Emily: Perdonami Kath ma io e Jack siamo impegnati. Non torneremo prima di mezzanotte.
Io: Va bene…ma Jeremy?
Emily: E’ uscito poco dopo che abbiamo parlato, doveva andare a prendere una cosa. Penso che torni per cena. Ma non ne sono sicura. Ora vado. Notte Kath.
Io: Notte zia.
***
Cenai, guardai un po’ la televisione e me ne andai a letto.
Ero in pensiero per Jeremy. Avevo  paura gli fosse successo qualcosa.
Ricevetti un messaggio, era di Jeremy: Non aspettarmi sveglia. Farò tardi. Domani ti racconto tutto. Notte piccola. –Jer
Mi addormentai serena, ora sapevo che stava bene. Mi nascosi sotto le coperte e mi addormentai.
Il giorno dopo mi avrebbe atteso una giornata impegnativa.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La partenza ***


Era arrivato il grande giorno. Finalmente dopo tanto tempo potevo andare a Londra, la mia città preferita, quella a cui sognavo di andare da una vita.
Quella notte feci un altro sogno strano. Mi aggiravo per le strade di Londra, a un certo punto un ragazzo o meglio dire, l’ombra di un ragazzo mi apparve davanti. Avevo paura e così scappai, ma nel voltarmi quel ragazzo mi prese la mano e mi tirò a sé. I nostri corpi erano perfettamente incastrati, sentivo il battito del suo cuore e il suo respiro tra i miei capelli.
Poi mi tirò su il viso con una mano e mi accarezzò la guancia, provocandomi un brivido lungo tutta la schiena. Non avevo più paura. Il ragazzo mi disse una frase all’orecchio, la sussurrò in modo dolce che mi fece innamorare ancor di più. Era il ragazzo dalla voce angelica, era il ragazzo che avevo già sognato, il motivo per cui mi ero alzata dal letto.
X: Sei mia. Ricordalo. Non mi scapperai.
Non riuscii a pronunciare neanche una sillaba, ero incantata, sotto effetto di una droga, era l’amore.
Non avevo mai provato queste sensazioni in un sogno, era così reale.
E fu altrettanto reale il mio risveglio.
Emily: KATHERINEEEE! Alzatiii sono le 7, alle 7.20 Jeremy ti viene a prendere!
Come un razzo, mi alzai di fretta dal letto inciampando tra la pila di vestiti che c’era sul pavimento. Cazzo! Dovevo finire la valigia! Merda, merda, merda.
Calma, posso farcela se mi calmo.
Andai in bagno feci una doccia veloce, mi lavai i denti e il viso e poi mi vestii. Misi un mini abito che mi arrivava un po’ più su delle ginocchia. Era nero a maniche lunghe, semplice, poi ci abbinai una giacca in pelle marrone, le calze nere e infine degli stivali neri tipo anfibi e infine una sciarpa leopardata. Erano già le 7.10.
Mi precipitai in camera a finire la valigia, buttai le cose tutte stropicciate  senza piegarle, ero di fretta. Poi cercai di chiuderla, ma non ci riuscii, così mi ci sedetti sopra e si chiuse, finalmente.
Scendendo le scale quasi non mi uccidevo, era pesante la valigia! Fortuna che aveva le ruote sennò non sarei riuscita a salire in aereo senza essermi uccisa una quarantina di volte.
Emily: Muoviti che c’è Jeremy che ti aspetta in auto. E ricordati non fare cazzate! Sei a Londra il ché vuol dire che non sei a casa, se fai casini, ti arrangi. Chiaro?
Io: Si Zia ti voglio un mondo di bene anche io.
Le scoccai un bacio sulla guancia poi andai a salutare la mia sorellina, era ancora mezza assonnata e sembrava uno zombie.
Eleonora: Mi mancherai tantissimo Kath!
Si buttò di peso su di me e io la presi in braccio e la stritolai, poi la salutai  tutti e uscii.
Mia zia mi accompagnò fino al vialetto, rimase lì a guardarmi finché non salii in macchina.
Emily: Jeremy mi raccomando fai attenzione, ha 16 anni non 20. Controllala. Ciao e buon viaggio. Quando arrivi mandami un sms. Ok? Ciaoooo.
Io: Ovvio che mi controllerà, chi pensi che sia? Ahaha ciao Zia.
Jeremy: Non preoccuparti le starò addosso come una guardia del corpo. Ciao Emily.
Jeremy accelerò e appena superammo casa mia, mi guardò dall’alto al basso e alzò un sopracciglio. Mi preoccupava quando faceva così, c’era qualcosa che non andava.
Jeremy: E tu hai intenzione di venire a Londra così?
Io: Be? Che ce di male? Mi piace vestirmi così.
Gli feci l’occhiolino, per prenderlo in giro un pochino.
Jeremy. No scusa, ma sai che ci sono tanti maschi pervertiti quanti ce ne sono qui?!
Io: Si lo so, ma il vestito non è poi così corto e poi mica devo andare in discoteca. E poi ci sei te che mi proteggi.
Jeremy: Ok ok per quanto mi costi ammetterlo, sei bellissima. Ma adesso basta andiamo in stazione il treno parte tra 20 minuti e dobbiamo ancora fare il biglietto.
Io: Ci ho pensato io, ieri sera mentre eri via li ho acquistati su internet, siamo apposto. Non ringraziarmi, senza di me non so dove saresti. Ahahah
Jeremy: Sei la migliore cugina - amica - ragazza al mondo.
***
Arrivammo in stazione, scendemmo dalla macchina e ci precipitammo a timbrare il biglietto. Salimmo e prendemmo posto a sedere. Prima classe. Mi sentivo importante.
Due ore, solo due ore e saremmo arrivati all’aeroporto di Roma. Altre 3 ore e saremmo arrivati a Londra. Mi sembrava un sogno.
Durante tutto il viaggio Jeremy dormì e io ebbi il tempo di pensare al sogno, a quel ragazzo. “Sei mia. Ricordalo. Non mi scapperai”, mi risuonavano quelle dannate parole nella mente, pensavo solo a lui. Non riuscivo a capire chi potesse essere, non ricordavo il suo volto, non sapevo il suo nome, ma sentivo solo la sua voce. Mi dava una sensazione bellissima, mi faceva stare bene, come una droga, mi creava dipendenza. Era bellissimo. Mi sentivo come se non fossero mai esistiti tutti i miei problemi.
E li mi ricordai di Sarah, non l’avevo ancora avvisata e probabilmente avrà già chiamato mezzo mondo per sapere dove ero diretta.
Così cercai il suo nome nella rubrica e lo trovai. La chiamai e mi preparai psicologicamente per la ramanzina.
Sarah: Ehii Kath, come stai? Perché mi hai chiamato a quest’ora?
Io: Ciao Sarah, scusa se ti ho disturbato…ma sto partendo per Londra.
Sarah: Em…lascando da parte il fatto che sono le 7.40 del mattino. Per LONDRAA?! E ME LO DICI ADESSO?
Io: Si scusami, ma Jeremy me lo ha detto ieri pomeriggio e me ne sono completamente scordata tra valigie, biglietti e… Diego.
Sarah: Ok ti perdono, ma Diego? Cosa è successo?
Io: Ha rinviato l’appuntamento, per Hope. La sua nuova ragazza.
Sarah: Oh mio dio. Io lo ammazzo quello. Be tecnicamente dovrei ammazzare pure te, perché comunque non potevate incontrarvi. Mi dispiace comunque…. Ora scusa ma sai oggi c’è scuola, non faccio la bella vita come te. Ciao tesoro fatti sentire.
Io: Ti mando un sms appena arrivo a Londra.
Chiusi la chiamata.
*** (Dopo circa due ore)
Eravamo arrivati all’aeroporto di Roma, erano circa le 9 e mezza. L’aereo era per le 10.
Io e Jeremy facemmo una corsa per andare a fare il check-in e depositare i bagagli.
Mentre aspettavo che Jeremy tornasse dal bagno, mi sedetti, e presi il mio Iphone. Controllai il meteo di Londra, era sole, ma c’erano circa 4/5 °C. Un po’ freddino per i miei gusti. Ma ad ogni modo Londra è Londra, freddo o caldo la adoravo comunque.
Ad un certo punto sentii una voce al microfono che stava avvisando tutti i passeggeri che stava partendo un aereo.
“Attenzione, tutti i passeggeri del volo LH 3578 sono pregati di imbarcarsi, la partenza è prevista per le 10.05. Grazie”
Un momento… LH 3578… guardai il mio biglietto. Cazzo era il mio! Porca vacca non ci voleva e adesso? Non sapevo nemmeno dove andare, Jeremy si era volatilizzato e io ero sola.
Lo chiamai al telefono, ma non rispose. Però mi arrivo un messaggio e diceva “Tu Sali in aereo che io arrivo subito, poi ti spiego”
Così feci, salii e lo aspettai in seconda classe. Poi sentii un altro avviso, erano le 10 e l’aereo sarebbe partito di lì a poco.
Sentii toccarmi la spalla. Era Jeremy… Fiuf. Ero salva e anche lui.
Jeremy: scusami, perdonami ma ero andato a controllare che fosse tutto apposto con i bagagli, avevano detto che si erano disperse due valigie e pensavo fossero le nostre, fortuna che non lo erano.
Io: Mi hai fatto prendere uno spavento enorme scemo.
Una hostess si fermò davanti a Jeremy.
H: Vi prego di allacciare le cinture di sicurezza, stiamo decollando. Buon viaggio.
Avrei giurato di aver visto fare l’occhiolino a mio cugino. La fulminai e lei si allontanò.
Jeremy: Scusa?! Scherzi vero?
Io: Cosa? Non ho fatto nulla.
Jeremy: Lasciamo stare. Io mi faccio una dormita adesso svegliamo quando arriviamo.
L’aereo decollò e in pochi minuti ci trovammo a chilometri e chilometri da terra. Non avevo mai volato prima, era bellissimo. Tutto ero più piccolo e la terra sembrava solo una palla con tante case sopra.
Mi addormentai pure io. Lo sognai di nuovo, quel ragazzo, il mio salvatore.
Questa volta però io ero vestita molto elegante, era un lungo abito si seta blu, il mio colore preferito, i capelli erano raccolti in una coroncina argentata. Sembravo una principessa delle fiabe.
Quando arrivò davanti a me un ragazzo lo stesso, di cui non riuscivo a vedere il volto.
Mi porse la mano e io appoggiai delicatamente la mia sulla sua.
X: Mi faresti l’onore di ballare con te?
Annuii, non sapevo che dire, ero sorpresa e impaurita allo stesso tempo.
Sentii uno scossone, era Jeremy che mi svegliava.
Jeremy: Fortuna che dovevi svegliarmi tu quando eravamo arrivati. Dobbiamo ringraziare la Hostess.
Io: Si ok, scusa ma ero stanca.
Jeremy sorrise e poi mi indicò di guardare fuori dall’oblò.
C’era la nebbia e non capivo dove eravamo, poi vidi tutti alzarsi e scendere pian piano. Cosi facemmo pure noi. Ci avviamo verso l’uscita, quando arrivai alla porta, mi bloccai.
Eravamo arrivati. Londra, finalmente.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Londra ***


Ero arrivata. Londra.
Scesi dalle scale che conducevano dentro all’aeroporto e seguii Jeremy che stava andando a prendere i bagagli.
Una donna bionda, alta e molto bella si avvicinò a Jeremy correndo.
X: Oh mio dio Jeremiiii sei arrivato. Mi sei mancato moltissimo!
Urlò la donna a me sconosciuta. Gli saltò in braccio e gli diede un bacio appassionato sulla bocca. Jeremy mi nascondeva qualcosa, anzi più di qualcosa, adesso mi doveva delle spiegazioni.
Mi sentivo a disagio sinceramente, mi sentivo come il terzo incomodo, così mi schiarii la voce per far capire che esistevo pure io.
X: Em, tu saresti la cuginetta di Jeremy?
Io: Si… e tu… be non ho capito bene chi sei.
Jeremy: Si scusate vi devo delle presentazioni. Katherine lei è Jenny, la mia fidanzata. Jenny lei invece è la mia cugina Katherine.
Jenny: Piacere mio Kathe.
Io: Scusa Jenny, ma tutti mi danno il nomignolo di Kath… se proprio devi darmi un soprannome.
Jenny: Oh scusa tesoro.
Quella ragazza non mi piaceva per niente, sembrava che si desse tante arie, non mi andava a genio insomma.
Jenny: Amore come è andato il viaggio?
Jeremy: Tutto bene. Ora scusa ma è meglio se andiamo a casa è dalle 6 che sono sveglio.
Jenny: Certo certo, andiamo a prendere i bagagli.
Io: Jeremy… mi chiedevo… tu hai amici qui?
Jeremy: Ovvio, ne ho circa una decina.
Jenny: Piccola sei così giovane, non fanno per te i ventenni. Se magari ti aggiri per le biblioteche o per i parchi giochi potresti trovare il principe azzurro.
Io: Grazie del consiglio e io credo che tu sei troppo vecchia per permetterti di stare con mio cugino.
Fece una risatina isterica. Le avevo cucito la bocca. Che soddisfazione.
Jeremy: Smettetela subito! Dovremo vivere insieme per una settimana quindi cercate di andare d’accordo.
Annuimmo entrambe. Dopo aver preso i bagagli uscimmo dall’aeroporto e ci avviammo per il parcheggio dove Jenny aveva parcheggiato la macchina di Jeremy.
Era una Range Rover nera. Stupenda.
Salimmo e decisi di chiamare  Sarah, ma contando che era a scuola, decisi di aspettare. Così composi il numero di mia zia.
Le telefonai e le dissi che andava tutto bene. Lei mi disse altre raccomandazioni e poi chiuse la chiamata.
Jenny: Allora dove hai detto che vai a scuola?
Io: Non l’ho detto… comunque è da un po’ che non vado a scuola. Ho avuto dei problemi.
Jenny: Alcool? Droga? Periodo nero?
Io: In realtà… i miei non ci sono più da 3 mesi…
Jenny: Oh quanto mi dispiace.
Jeremy le fece cenno di stare zitta, per non essere inopportuna, ma quella ragazza era così sgarbata tanto da fregarsi dei sentimenti altrui. Feci finta di nulla, andammo avanti così per un paio di minuti fino a che a un certo punto mio cugino accese la radio.
Era una canzone di una boyband inglese.
“…na na na, Yeah so tell me girl if every time we…”
Mi paralizzai all’istante. Quella voce, era lui, la voce che tanto amavo e che un giorno speravo di incontrare. La canzone era stupenda, il ritmo mi prendeva sempre di più, le voci degli altri componenti erano tutte bellissime e si completavano a vicenda.
Io: Jer… che canzone è?
Jenny: Jer? Scusa bimba ma solo io posso chiamarlo così!
Io: Smettila, sei insopportabile ok? Fai la fidanzatina gelosa con me? Sono sua cugina cazzo, non ci proverei mai con lui.
Jeremy: Basta tutte e due. Kath si chiama Kiss You è di una band inglese, One Direction. Hanno sfondato ad X- Factor un paio di anni fa. Sono proprio bravi.
Io: grazie.
Si erano proprio loro, quanto li amavo. Avevo appena realizzato che non avevo mai visto una loro foto, ne sapevo i loro nomi e nemmeno quanti erano.
Ma non volevo conoscerli, mi sarei innamorata ancor di più di quanto già non ero, sarebbe stato un amore impossibile e ci avrei sofferto e basta. Meglio non sapere.
Ad un certo punto Jeremy frenò e parcheggiò la macchina davanti a una villa di 2 piani. Era postata su uno dei quartieri più lussuosi di Londra: Chelsea.
La casa era incastonata tra altre uguali. Era bellissima all’esterno, 3 piani, di cui l’ultimo era una mansarda, credo. (http://www.parkstreetestates.co.uk/userfiles/image/chelsea.jpg)
Entrammo e il mio stupore fu talmente grande che mi lasciai scappare un gridolino e mio cugino si affrettò a vedere cosa era successo.
Io: E’ la casa più bella del mondo! Come cazzo hai fatto a permettertela?
Jeremy: Sai sono un avvocato molto importante da queste parti, ancora in carriera, ma comunque ho già risolto parecchie cause.
Jenny: E poi chiunque sarebbe sopraffatto dal tuo fascino che ti lascerebbe vincere qualsiasi causa.
Si baciarono, ma non un bacio qualunque, era appassionato, con le lingue che si intrecciavano e formavano un movimento tutto loro. Uscii, non amavo vedere quelle scene.
Andai a prendere la mia valigia nel bagagliaio, era pesantissima, ma ce la feci comunque.
Vidi un ragazzo infondo alla strada, era alto, bello e con i capelli ricci. Mi fece un mezzo sorrisetto e poi mi salutò con la mano. Io ricambiai, poi entrai. Non so perché ma non mi sentivo sicura là fuori.
Entrai, Jeremy e Jenny non c’erano più si erano dileguati. Non volevo andare oltre, meglio non indagare. Non volevo essere indiscreta o trovarmi davanti a scene a cui non volevo assistere.
Così salii le scale, non sapevo bene dove cercare e cosa, ma qualcosa mi diceva che al secondo piano avrei trovato quello che cercavo.
C’era un corridoio con 5 porte. Non sapevo in quale entrare così aprii la prima alla mia destra.
Se avessi immaginato quello che vi avrei trovato dentro credo che si sarei andata subito. Era una stanza bellissima. I muri erano bianchi e il letto era stupendo. Sembrava la stanza di una principessa. L’armadio era a cabina, ci entrai ed era vuoto come sospettavo. Ma lo avrei riempito molto presto. Poi andai alla finestra e scostai le tende bianche. C’era la vista sul quartiere e vidi ancora quel ragazzo misterioso, stava con un gruppetto di altri della sua età. Erano così uniti, mi sarebbe piaciuto conoscerli, ma purtroppo non ne avevo il coraggio, non mi fidavo abbastanza.
Sentii suonare il campanello, così corsi giù ad aprire, ma mi aveva preceduto Jeremy.
Una voce roca e sensuale fece capolino dalla porta.
X: Ciaoo Jeremy! Sei tornato!
Jeremy: Oh si, sono stato in Italia, da mia cugina. L’ho portata con me.
Ero nascosta dietro il muro e non riuscivo a vedere chi fosse, così aspettai finché Jeremy non mi avesse chiamata.
X: Wow, una cugina, em me la presenti?
Jeremy: Hei! Sta attento ha 16 anni, non scherzare.
X: Amico ci conosciamo da tanto dovresti conoscermi, io sono buono.
Oddio quel ragazzo voleva conoscermi ero preparata? Mi guardai e avevo un aspetto orrendo, così corsi su in camera a sistemare il trucco e i capelli. Poi sentii mio fratello chiamarmi.
Jeremy: Ehii cuginetta scendi? Ti presento qualcuno.
Non risposi e mi precipitai giù, mi ero tolta la giacca e quindi ero rimasta con il miniabito e gli stivali. http://3.bp.blogspot.com/-IJWlaZzu_Rs/TvD_J7fRLDI/AAAAAAAAARc/Ep3jcVdnlhg/s1600/393186_10150409334901708_301693241707_8190957_523026838_n.jpg
Girai l’angolo e mi trovai davanti un ragazzo moro, dai capelli ricci e un sorriso che faceva venire i brividi.
Fece un’espressione sorpresa e rimase a guardarmi per un po’, come se avesse visto un angelo.
Jeremy: Em… lei è mia cugina Katherine.
Harry: Piacere…io sono Harry… Harry Styles.
La sua voce mi colpì come un fulmine a cielo aperto.
La sua voce mi diceva qualcosa, l’avevo già sentita, mi suonava familiare. Non era la voce angelica del ragazzo del sogno, no. Era una voce più familiare.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Nuove conoscenze ***


Ero impressionata da quel ragazzo, era così alto e bello allo stesso tempo. Aveva degli splendidi capelli ricci color castano, gli occhi erano stupendi, un colore mai visto che esprimeva il suo stato d’animo, erano verde cristallino. La prima cosa che ho pensato quando l’ho visto appoggiato allo stipite della porta è stata “quello è sicuramente un fotomodello”.
La sua voce era roca, possente ma sensuale, tutto insieme. Era come se ogni suo respiro ti dicesse di saltargli addosso e riempirlo di baci.
Ma nonostante la sua bellezza c’era qualcosa che non mi convinceva in lui, sembrava troppo perfetto e poi quella sua voce l’avevo già ascoltata da qualche parte, ma non ricordavo dove.
Mi resi conto solo cinque minuti dopo, che lo stavo fissando con gli occhi spalancati, così arrossii subito e lui mi si avvicinò e mi sussurrò una frase. Mi stava facendo impazzire quell’ Harry Styles.
Harry: Ti hanno mai detto che sei carina?
Io: Oh….em…
Non sapevo che dire ero troppo imbarazzata, tra lui che mi guardava dall’alto al basso il mio corpo, poi ci si metteva mio cugino che mi stava fulminando con lo sguardo e fulminava anche Harry contemporaneamente. Così decisi di allontanarmi dal ragazzo e mi avvicinai a Jeremy.
Jeremy: Harry! Vorrei ricordarti che è Mia cugina e, sottolineo MIA.
Harry: Stai calmo fratello, non penso sia un reato dire a una ragazza che è carina.
Jeremy: Non se hai le intenzioni che hai tu!
Si guardarono male e, giuro volevo sprofondare all’istante o scomparire e materializzarmi in camera mia. Ma a quanto pare il destino voleva che stessi lì a conoscere un nuovo ragazzo.
Jeremy: Che sei venuto a fare qua?
Harry: A salutare il mio amico te l’ho detto e, poi per portarti questi.
Erano due inviti ad un party in discoteca, per questa sera.
Jeremy: Hm… Grazie fratello, ci verrò sicuramente con Jenny.
Harry fece una faccia un po’ triste, come se fosse deluso.
Harry: Credevo venissi con lei. (indicando me)
Jeremy: Ha 16 anni, non può e lo sai benissimo. E poi anche se potesse non la porterei mai lì.
Io: Ok io vado su a cambiarmi dopo voglio fare un giro per Londra, voglio conoscere un po’ la città.
Mi voltai di scatto e corsi su per le scale, ma una mano morbida e delicata si poggiò sulla mia senza stringere troppo, mi fermai e mi voltai.
Harry: Ti va se ti accompagno? Ti faccio conoscere alcuni miei amici
Jeremy: Harry! No!
Io: Jer, credo che riesco a badare a me stessa. Non mi serve la guardia del corpo. E poi non credo mi faccia male conoscere gente nuova.
Jeremy: Sei sotto la mia tutela adesso, se ti succede qualcosa sono io il responsabile.
Harry: Prometto che la terrò d’occhio, e se succederà qualcosa ti do il diritto di darmi un pugno su questo bel nasino.
Jeremy: Ma portala a casa entro le 5! Se alle 5 non siete qui io vi ammazzo!
Era molto buono e dolce ma quando voleva essere protettivo esagerava un po’.
Io: Ok fratellone sarò puntuale.
Jeremy: Senti Kah forse è meglio se ti cambi sai. Mettiti qualcosa di più… coperto.
Harry: Io credo che sta bene anche così.
Mi lanciò un occhiata molto maliziosa, sembrava mi stesse mangiando con gli occhi, continuava a fissarmi e a farmi sorrisetti, lo avevo capito subito. Ci stava provando con me.
A me quel tipo di ragazzo non mi piaceva per nulla, bello e figo, quel tipico ragazzo che ci prova con tutte le tipe carine. Ma se sperava di riuscirci con me, ahaha ma bella questa.
Jeremy: Vai a cambiarti per favore?
Io: Ok
Corsi su per le scale e andai in camera mia, aprii la valigia e tirai fuori i pochi vestiti che mi ero portata con me. Li misi sopra il letto e cominciai  a scegliere quello più adatto.
Il problema era che non sapevo che mettere, non volevo sembrare una puttana, ma nemmeno una di quelle che si mette le felpe a collo alto senza un minimo di scollatura.
Allora cercai di seguire il “consiglio” di Jeremy, presi un paio di jeans, una maglietta a righe a maniche corte e infine le converse bianche. (https://fbcdn-sphotos-g-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash3/553967_10151421263884811_1457605060_n.jpg)
 Poi presi la mia borsa e andai in bagno a sistemarmi i capelli, anche se erano perfetti così. Uscii dalla mia camera e scesi le scale.
Ritrovai Jeremy seduto sul divano a guardare la tv e Harry che mi aspettava appoggiato al bancone della cucina. Appena mi vide spalanco la bocca per dire una delle sue solite cavolate.
Harry: Sei magnifica!
Jeremy: Si dai accettabile, puoi andare. Ciao e divertitevi. E Harry ricorda quello che ti ho detto due minuti fa’.
Harry: Certo. Ciao Jeremy ci vediamo.
Osa gli avrà mai detto di tanto importante Jeremy? La curiosità mi stava mangiando dentro!
Uscimmo di casa, erano circa le 2 del pomeriggio, ma faceva freddino. Cosi misi la giacca in pelle.
Ci avviammo per il marciapiede e mentre camminavamo cominciammo a parlare del più e del meno.
Harry: Così sei single?
Io: Veramente non l’ho mai detto, comunque si lo sono.
Harry: Quanto stai qui ?
Io: Fino a domenica pomeriggio poi ritorno in Italia. Sarà una breve vacanza , per rilassarmi dopo tutto.
Cazzo no! Adesso mi avrebbe chiesto cosa è successo, perché sono triste…eccetera. A volte dovrei tapparmi la bocca.
Harry: Perché? Cosa è successo?
Io: Scusa ma non ho voglia di parlarne adesso, voglio divertirmi e cercare di non pensare alla mia ME con problemi.
Harry: Ok scusa perdonami. Adesso andiamo a casa mia ok?
Io: No scusa, ma tu mi avevi detto che mi facevi fare un giro per Londra e, a meno che casa tua non sia Londra, non mi sembra che stai rispettando la promessa fatta.
Harry: Devo prendere il telefono, ci metterò un attimo. E poi io abito di fronte a casa tua quindi non ci metteremo molto.
Mi fece un altro di quei suoi sorrisetti maliziosi e notai che i suoi occhi erano costantemente puntati su di me. Così mi voltai per guardarlo e ricambiai il sorriso. Non so perché l’avevo fatto, me lo sentivo dentro.
Ci fermammo davanti a una villa gigantesca, bianca a tre piani. A differenza di quella di Jeremy questa era il doppio. Harry aprì lentamente la porta come se non volesse disturbare chi fosse stato all’interno. Quando varcai la soglia vidi un ragazzo e una ragazza distesi sul divano a guardare la tv.
Il ragazzo era moro e i suoi capelli erano neri, come la pece, mentre la ragazza aveva la pelle molto chiara e i capelli biondo platino quasi bianchi. Era bellissima, sembrava una dea, con quei suoi occhi color ghiaccio avrebbe fatto impazzire chiunque.
Harry: Heii Zayn. Heii Perrie vorrei presentarvi una mia amica.
Zayn: Ciao bellissima io sono Zayn, piacere.
Perrie: Heii… e io sono Perrie la fidanzata di Zayn.
Io: E io sono Katherine, piacere.
Entrambi i fidanzatini mi guardarono con aria sorpresa, sentivano dal mio accento che non ero inglese, ma bensì italiana.
Zayn: Si vede che non sei inglese, sei troppo abbronzata.
Io: Em, veramente sono italiana, di Firenze.
Perrie: Ah quanto è bella l’Italia vero amore?
Si guardarono e poi si baciarono, Harry aveva visto che ci stavano mettendo un po’ troppa di passione così si schiarì la voce e i due tornarono al loro posto.
Harry: Se volete continuare non qui grazie. E’ ancora casa mia questa.
Zayn: Ah ah ah simpaticone.
Harry: Dove sono gli altri?
Zayn: Credo che siano tutti in giro per Londra, sai questi sono i nostri ultimi giorni liberi prima che ricomincino….
Harry: IL LAVORO!
Zayn lo guardò molto strano come se avesse detto qualcosa di cui non si aspettava. Sembrava che Harry volesse nascondermi qualcosa.
Zayn: Si Harry… il lavoroo.
Sembrava stessero parlando in codice tenendomi all’oscuro di tutto.
Io: Perché ho l’impressione che non era quello che stava per dire Zayn?
Harry: Ma no Kath non preoccuparti. Andiamo dai devi conoscere tutte le vie di Londra, prima di tornare in Italia.
Io: Andiamo dai, ciao Perrie ciao Zayn, piacere di avervi conosciuti.
Perrie e Zayn: Ciao Katherine
Uscimmo di casa e Harry mi indicò un macchina…e che macchina. Era un’auto sportiva nera, molto costosa. (http://magazine.nicktv.it/files/2012/06/harry-styles-one-direction-ferrari-550x400.jpg)
Rimasi paralizzata a guardarla, come se non avessi mai visto nulla del genere, Harry si avvicinò alla portiera e la aprì e io rimasi li immobile come una deficiente.
Harry: Puoi salire sai, non la rovini eh.
Io: Si scusa…è che…questa macchina è…
Harry: Stupenda?
Io: Si. E’ la prima volta che ci salgo, e mi sembra un sogno.
Harry: Eh eh modestamente sono un partito buono da queste parti.
Lo disse facendomi l’occhiolino, ma mi voltai dall’altra parte  per non dargliela vinta. Era proprio un testardo quello lì, ma mi stava molto simpatico e mi divertivo molto con lui, anche se lo conoscevo da poco. L’auto partì e Harry accelerò con tutta la potenza della macchina, mi sembrava di volare.
In 5 minuti arrivammo al centro di Londra, c’era gente ovunque, negozio di lusso e un sacco di taxi e double decker (autobus rossi a due piani).
Harry venne ad aprirmi la portiera di nuovo, era un vero gentiluomo. Poi mi indicò il Tower Bridge, e sotto il Tamigi. Oddio era fantastico. Tutto come me lo ero immaginato, visitammo la Torre dell’Orologio (il Big Ben), poi andammo a prendere un gelato e ci fermammo in un parco, dove Harry ricevette una chiamata.
Harry: Hei ciao Lou, … si si siamo qui al parco ci raggiungi?... Perfetto a fra poco.
A giudicare dal nome doveva essere la sua fidanzata, Lou, bello come nome. Certo però mi sarei sentita un po’ di peso lì in mezzo con loro due. Me ne sarei andata con qualche scusa alla prima occasione.
Harry: Fra un pò conoscerai una persona simpaticissima. Ti piacerà vedrai.
Io: Em senti Harry, capisco che tu la ami, ma io… è meglio se vado mi sentirei di troppo.
Harry: E’? Cosa? Di che parli?
Non feci a tempo a finire la frase che mi alzai e scappai via fingendo di rispondere ad una chiamata.
Harry: Ferma! Dove vai?
Sentivo la sua voce in lontananza, sempre di più. Ad un certo punto una mano mi afferrò la mia, era più delicata di quella di Harry, era morbida e un brivido mi percosse lungo tutta la schiena. Riconoscevo quel tocco angelico. Ma non poteva essere il ragazzo del sogno, era solo una mia fantasia. Poi sentii una voce chiamarmi e mi voltai di scatto.
X: Ehi piccola dove vai? Non avere paura.
Lo guardai negli occhi, poi gli guardai i capelli e… no, non poteva essere lui. Era il ragazzo del sogno, anche se era senza volto sapevo ch era lui, dalla sua voce così familiari e così dolce.
Ad un certo punto la testa cominciò a girare, avevo dei flashback del sogno che si contrastavano con il presente. Erano sempre più forti. Fino a che non vidi più nulla, caddi a terra con un tonfo, ma una mano mi tirò su la testa e mi accarezzò la guancia. Sentii le stelle e poi persi la coscienza.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Into the dark ***


Ero svenuta proprio lì nel bel mezzo di un parco. Non capivo più nulla, avevo un forte mal di testa e ricordi del sogno che continuavano ad affiorare nella realtà. Quel ragazzo mi stava facendo andare in crisi. Non avevo fatto nemmeno a tempo a guardare per 2 secondi quegli splendidi occhi, di un colore mai visto, erano indescrivibili, erano azzurro acqua, trasparenti come un ruscello di montagna.
Poi le sue labbra erano così rosa e morbide, anche se non le avevo mai baciate. Le sue spalle erano così potenti, e infine i capelli che avevano una forma tutta loro. Era la fine del mondo quel ragazzo. E anche se adesso sapevo chi era non conoscevo il suo nome.
Tutte quelle emozioni arrivate insieme come una bufera, non capivo più nulla e avevo avuto un calo di pressione e caddi a terra, ma sentii una mano che mi accarezzava la guancia e poi la mia memoria svanì. Ero caduta nel baratro più profondo. Mi ero addormentata e non sapevo quando mi sarei risvegliata.
**
[2 giorni dopo ]
Non sapevo quanto tempo era passato, dormivo da tanto, solo questo sapevo.
Non riuscivo a reagire come se qualcosa dentro non funzionasse, come se avessi la batteria scarica e non potessi attaccare la spina per ricaricarmi.
L’ultimo ricordo che avevo era quella mano così soffice che accarezzava la mia guancia e poi buio totale.
X : Katherine… devi svegliarti.
Io: Chi sei?
X: presto mi conoscerai, ma devi svegliarti. Tuo cugino, Harry e gli altri sono preoccupati.
Io: Non riesco a svegliarmi non ne ho la forza.
X: Si che ce l’hai la forza sei tu che non vuoi, perché hai paura.
Io: No! Non ho paura…
X: Si hai paura di quel ragazzo, hai paura dei tuoi sentimenti per lui.
Io: Non ho mai provato sentimenti così forti per una persona, ho paura di non essere ricambiata.
Non sapevo con chi parlavo, ma dalla voce era lui quel ragazzo misterioso, ma non riuscivo a vedere il volto.
All’improvviso si avvicinò e vidi i suoi occhi illuminarsi nel buio, e poi vidi le sue labbra e tutto  il suo viso. Era lui!
Io: Sei tu! Il ragazzo per cui provo questi sentimenti!
X: Io sono solo un frutto della tua immaginazione, potrei essere chiunque.
Io: Okay… senti non voglio sapere cosa tu voglia da me ma…
Mi interruppe.
X: Svegliati! Trova le forze e reagisci!
In quel preciso istante cominciai a sentire le mie forze che aumentavano sempre i più, così cercai di reagire e di svegliarmi. Aprii gli occhi lentamente, vedevo tutto bianco all’inizio ma poi i colori cominciarono a distinguersi. E capii dove mi avevano portata. In ospedale.
Girai prima la testa a destra e poi a sinistra e trovai due occhi azzurri che mi fissavano. Mi stava guardando come se avesse visto la madonna. Poi si alzò e mi accarezzò la testa, col suo fare delicato. Ci guardammo, potevo vedere nei suoi occhi qualsiasi cosa provasse, in quel momento era felice.
Poi spostò il suo sguardo sulla mia bocca e si avvicinò, potevo sentire il suo respiro delicato, un soffio d’aria tiepida che sentivo proprio sulle mie labbra.
All’improvviso si aprì una porta e vidi Jeremy che correva verso di me, il ragazzo indietreggiò e fece finta di fare altro per l’imbarazzo. Mi stava per baciare o ero io che stavo dando i numeri?
Jeremy: Kath finalmente ero preoccupatissimo per te! Oddio piccola stai bene?
Io: Insomma.
La mia voce era molto fievole, non si sentiva nemmeno. Ero stanchissima, o forse ero debole, mi mancavano le forze.
Jeremy: Riposati piccola mia, non affaticarti. Sai quando mi hanno raccontato cosa era successo non potevo crederci, dopo tutto quello che hai passato pure questa ti mancava. Povera.
Io: Harry?
Il volto del ragazzo si oscurò, fece una faccia delusa, come se si aspettasse che lo chiamassi per dirgli qualcosa, ma non sapevo il suo nome e, magari rischiavo solo di fare brutta figura.
Jeremy: E’ stato in pensiero per te, non smetteva ma di venire all’ospedale per chiedere di te, di quando ti saresti risvegliata. Si sente terribilmente in colpa per tutto quello che è successo.
Qualcuno fece capolino alla porta, era Harry, aveva gli occhi assonati e si vedeva che non dormiva da un po’.
Si avvicinò a me e mi baciò la fronte.
Harry: Cucciola, mi dispiace è tutta colpa mia. Non volevo che ti accadesse questo
Io: Non… preoccuparti… adesso sto bene…
Mi abbracciò e io gli diedi un bacio sulla guancia. Era un tesoro quel ragazzo, così premuroso nei miei confronti, sebbene mi conoscesse da così poco.
Harry si girò a guardare il ragazzo e lo salutò.
Harry: Ah ci sei anche tu.
X: si ma me ne vado subito. Ho da fare. Ciao
Non mi degnò nemmeno di uno sguardo e se ne andò, così senza neanche salutarmi.
Perché faceva così?
All’improvviso entrò un medico e chiese a tutti di uscire perché doveva visitarmi. Odiavo i medici, ti mettevano sempre quell’ansia addosso.
Finita la visita il dottore mi disse che potevo uscire stasera, dopo gli ultimi controlli.
Jeremy entrò nella stanza accompagnato da Harry.
Harry: Allora che ti ha detto?
Io: posso uscire stasera, ha detto che ho avuto un lieve collasso dovuto alla mancanza di ferro e di altri Sali minerali e vitamine.
Jeremy: Scusami è tutta colpa mia non avrei dovuto portarti qui, sei stata tre mesi senza reagire col mondo esterno e mangiavi a malapena e io sbuco fuori il giorno dopo che ti eri svegliata portandoti via con me credendo che tu stessi bene.
Harry: Cosa?
Io: Lascia perdere Harry… è una storia lunga. Jeremy non è colpa tua sono io che ho deciso di partire.
Harry: No signorina è già la seconda volta che aspetto, adesso mi dici, ne abbiamo di tempo fino a stasera.
Io: Cosa vuoi sapere? Vuoi sapere che i miei genitori sono morti tre mesi fa?!!! Vuoi sapere che ho pianto e mi sono chiusa in me stessa per tre lunghi mesi!? Sei felice adesso!?
Gli urlai con tutte le forze che avevo in corpo, stavo recuperando un po’ di energie, ma mi stavo sfogando con la persona sbagliata.
Harry fece una faccia triste e uscì dalla stanza, ci era rimasto male e si vedeva. Ero solo una stronza! Perché mi accanivo con le persone sbagliate?
Jeremy: Stai calma Kath, nessuno ti ha aggredito. Lui non poteva sapere cosa era successo.
Io: Lo so è che… è che sono stufa! Tutti che mi chiedono e io che rispondo e poi loro se ne vanno.
Jeremy: Riposati, vado a firmare le carte per uscire che alle 6 usciamo ok?
Io: Ok, ciao. A dopo
Mentre uscì dalla porta Jeremy, ricevette una chiamata. Non capivo bene cosa diceva sembrava parlasse di me e di come stavo.
Jeremy: Si si sta bene… Ciao
Erano le 4 del pomeriggio, mancavano due ore e finalmente mi avrebbero fatta uscire da quel manicomio! Non ne potevo più di infermiere, pazienti malati, camici bianchi, lenzuola bianche e quel fastidioso odore di disinfettante che c’era. Era insopportabile!
** Dopo due ore.
Jeremy mi aiutò a preparare la borsa con le cose che aveva portato per me. Uscimmo da quella stanza così triste e andammo verso l’accettazione, lì Jeremy firmò alcune carte e poi ci avviammo verso l’uscita.
Salimmo in macchina e mi sistemai nel posto affianco a Jeremy, c’era un silenzio tombale.
Ad un certo punto Jeremy ruppe il silenzio e cominciò con un discorso strano.
Jeremy: Katherine…che stava facendo prima  il mio amico?
Io:… em nulla.
Jeremy: Avanti vi ho visti eravate vicinissimi, mancava un soffio e ti baciava.
Arrossii come un peperone, cominciavo a sudare e ad avere caldo, poi avevo freddo, gli sbalzi termici mi stavano facendo andare in panico.
Jeremy: Ok…lasciamo perdere. Adesso quando arriviamo a casa vai in camera tua e riposi. Domani è giovedì e io ho un appuntamento importante, quindi starò via tutto il giorno. Ti porto dalla zia.
Sebbene fosse la sorella di mio padre, era una donna antipatica, non la sopportavo. Ogni volta che mi veniva trovare mi scherniva sempre con qualche sua battutina, io cercavo di ribattere, ma lei trovava sempre il modo di averla vinta.
Io: No dai ti prego sto a casa, ho il portatile con me guarderò qualche film.
Jeremy: Ok va bene, però ogni mezz’ora prometti di mandarmi un messaggio, se non lo ricevo ti chiamo.
Io: Tranquillo so cavarmela da sola eh. Non sono una bambina di 5 anni.
Era preoccupato e si vedeva molto, ma d’altra parte lo capivo anche io sarei preoccupata per lui o per qualsiasi persona voglia bene. Era apprensivo,ma a volte troppo.
Arrivammo a casa alle 7 circa, trovammo molto traffico per le vie di Londra e poi ci eravamo fermati per fare un po’ di spese.
Entrai in casa e trovai Jenny seduta sul divano, appena mi vide si alzò e mi abbracciò come fossi la sua migliore amica.
Jenny: Oh cucciola ben tornata! So che abbiamo iniziato col piede sbagliato ma vorrei rimediare.
Io: Grazie lo apprezzo. Ora Se non ti dispiace mangio qualcosa e poi mi ritiro in camera.
Jenny: certo certo ti preparo una pasta? O preferisci una pizza?
Io: Be… un piatto di pasta grazie.
Jeremy: Allora andiamo a tavola!
Finito di cenare me ne andai a letto salutando tutti.
Arrivata in camera guardai fuori dalla finestra e vidi che nella casa di Harry la luce era accesa, quella doveva essere la sua camera. Lo vidi che camminava avanti e indietro, poi si fermò, scostò le tende e si mise a guardare fuori. Tirai le tende,presi il pigiama, pantaloncini corti e canotta colorati e lo misi.
All’improvviso realizzai che del mio cellulare non se ne era più visto traccia da quando ero stato in ospedale. Chi poteva averlo preso?
Così scesi di corsa le scale e, mi trovai davanti Harry, in tutta la sua bellezza, lì a guardarmi fisso come un sasso.
Harry: Oh… Em… Ciao Kath sono venuto per riportarti il telefono, era caduto quando sei svenuta e l’ho preso io.
Appena mi vide come ero vestita diventò rosso, era imbarazzato molto probabilmente.
Io: Oh grazie mille! Lo stavo proprio cercando.
Andai ad abbracciarlo, era alto cazzo, quasi 1 metro e 80 direi, contro i miei 1 metro e 60.
Lui ricambiò dandomi un bacio sulla guancia.
Harry: Grazie a te, per averti conosciuta, e scusa per oggi non volevo essere indiscreto.
Io: No scusami te, ero nervosa. Non potevo saperlo. Ciao Harry io vado a nanna e questo è il mio numero. (gli detti un foglietto con il mio numero)
 
Mi fece l’occhiolino e poi se ne andò, lasciando dietro di se una scia di profumo inconfondibile. Il suo profumo. Era soddisfatto, ora aveva il mo numero. Corsi su per le scale e una volta entrata in camera mi fiondai sotto le coperte calde. Poi presi il mio Iphone e guardai i messaggi. 3 messaggi e 3 chiamate perse. Emily, Sarah e Diego. Porca puttana non ci voleva. Loro non lo sapevano. Così lessi tutti i messaggi e erano solo di Sarah voleva sapere come stavo e poi Diego invece voleva scusarsi per l’appuntamento saltato.
Risposi e poi decisi che avrei chiamato Zia Emily l’indomani, quando sarei stata a riposo. Intanto e le lasciai un messaggio di scuse e che l’avrei richiamata domani. L’ultimo messaggio era più recente, di due minuti fa:
“Buona notte e sogni d’oro scricciolo –Harry”
Risposi: “Buona notte anche a te Hazza –Kath”
Spensi il telefono e mi addormentai subito, anche se erano solo le 8 e mezza.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** L'alba di un nuovo giorno ***


Mi svegliai in preda al panico. Avevo appena fatto un incubo terribile, in cui Harry veniva ucciso. Ed io ero là ad assistere alla scena, al momento del colpo mi svegliai.
Dopo poco realizzai che rea stato tutto un brutto sogno e accesi il telefono per guardare l’ora. Erano già le 8 e mezza del mattino.
Guardai sopra il comò, c’era un bigliettino azzurro ripiegato in due con un messaggio da parte di Jeremy presumo: “La colazione è già pronta e per il pranzo vai a mangiare da Harry. Mi ha pregato lui, non fare casini! –Jeremy”
Sarei andata dove?! Oh mio dio. Questa non ci voleva, non sapevo come vestirmi e soprattutto come truccarmi. Ero in ansia, ma poi pensai che mancavano ancora 4 ore, avevo tempo per scegliere qualcosa.
Così scesi in pigiama, accesi la televisione e guardai un po’ di programmi inglesi.
Versai il latte nella tazza, misi i cereali e con tutta la calma di questo mondo mangiai tutto. Finito di fare colazione mi ricordai che dovevo chiamare Emily e Sarah. Così composi il numero.
Emily: Dove diavolo eri finita? Sono due giorni che ti cerco e Jeremy mi ha detto che sei stata in ospedale!
Io: Calmati intanto! Si ho avuto un abbassamento di ferro e sono svenuta. Non preoccuparti il dottore ha detto che non è grave.
Emily: Santo cielo stai bene??
Io: Si si zia sto bene, mi sono fatta una dormita e adesso vado in camera a fare non so cosa.
Emily: Dai su forza che Londra è grande da visitare, prendi la borsa e il cellulare e vai in centro. Vedrai che ci sono tante belle cose da fare.
Io: Buona idea! Ciao zia salutami Ele.
Emily: Certo che te la saluto le manchi tantissimo! Ciao Kath.
Chiusi la telefonata durata circa dieci minuti e mi avviai verso la mia camera, aprii la porta dell’armadio e buttai sul letto dei vestiti, jeans , leggings, magliette e felpe.
Non sapevo che mettere, ma andai sul sicuro, jeans e felpa, un look che va sempre.
Uscii di casa che erano le 9.30, percorsi il breve vialetto che portava in strada e una macchina accostò proprio vicino a me, si abbassò un finestrino e una voce maschile mi chiamò.
Harry: Heii dolcezza vieni ti accompagno io in centro.
Io: Ciao Harry, no grazie preferisco farmi una camminata e respirare un po’ d’aria.
Harry: Non sono sicure queste vie per una ragazza giovane e bella come te. Sali forza.
Salii in macchina e Harry accelerò subito. Dopo 10 minuti ci trovammo in centro, per la seconda volta.
Questa volta decisi io dove andare, volevo visitare tutte le botique del centro e poi fermarmi all’Hard Rock Cafè a prendere la maglietta tipica, da portare a mia sorella e a Emily.
Harry: Ti va di andare da Starbucks?
Io: Si certo! Andiamoci subito.
Entrammo e ordinammo due frappé, io alla fragola e lui al cioccolato. Mentre aspettavamo facemmo un po’ di discussione.
Io: Senti un po’… vorrei sapere una cosa…
Harry: Scommetto che vuoi sapere chi era quel bel ragazzo che ti è venuto a trovare in ospedale. Non è così?
Mi sentii in imbarazzo e arrossii subito.
Io: Em…si
Harry: E’ come un fratello per me, ma non sarò io a dirti chi è, si presenterà da solo.
Io: Ok.
Sbuffai, e Harry si accorse che ero un po’ irritata, così per farsi perdonare mi rivelò una osa straordinaria.
Harry: Lo conoscerai stasera, verranno tutti  a mangiare a casa mia, per festeggiare te che te ne andrai sabato.
Io: come? Festeggiate perché me ne vado? Che begli amici che ho!
Harry:Ma no, nel senso che siccome andrai via e, forse non ti rivedremo più…
Avrei giurato di aver visto un lampo di malinconia nei suoi occhi, si era davvero affezionato a me a quanto pare. Non ci avevo mai pensato fin ad ora, fra due giorni  me ne sarei andata, forse come diceva Harry, non sarei neanche più tornata. Una lacrima rigò il mio viso, Harry se ne accorse e, per evitare che scoppiassi in un pianto triste davanti a tutti mi asciugò il viso con la sua mano. Era calda e protettiva. Mi sentivo bene quando stavo con lui, ma era un bene da amico, o da fratello. Con il ragazzo misterioso era tutta un’altra cosa, sentivo pericolo e amore mescolati insieme, mi sentivo al sicuro quando mi toccava, ma se me lo ritrovavo davanti all’improvviso mi spaventavo.
Harry: Ti prego non piangere.
Arrivò la cameriera con l’ordinazione e interruppe quel momento.
X: Scusate, ecco qua due frappé. Il conto.
Harry: Grazie.
Mentre li assaporavamo ci guardavamo negli occhi, lui mi penetrava col suo sguardo, era malizioso e seducente allo stesso tempo e io non sapevo resistergli, era si un fratello, ma quando faceva così mi faceva andare fuori di testa.
Ritornai al presente e scacciai via tutti i pensieri perversi su di lui.
Pagammo il conto e ci dirigemmo verso il parco che c’era di fronte, ci sedemmo su delle panchine.
Harry: Sei innamorata di lui vero?
Io: Di chi parli?
Harry: Lo sai.
Io: Em…ma se non lo conosco nemmeno.
Sapevo di essere diventata rossa come un peperone, sentivo caldo e stavo anche sudando.
Harry: Credimi se ti dico che potresti avere di meglio.
A quel punto si avvicinò a me, alla mia bocca e mi prese il viso con le sue mani riuscivo a sentire il suo respiro affannato. Poi si avvicinò ancora di più, voleva baciarmi, ma io non volevo, non ero sicura di quello che stavo per fare.
Io: Harry… no ti prego…
Indietreggiò velocemente, guardando a terra, era dispiaciuto di vedeva. Aveva seguito i suoi sentimenti , ma sapeva che sarebbe potuta finire così.
Io: Harry io ti voglio bene anche se ti conosco da poco, so che sei un ragazzo speciale. Ma vedi…quello che io provo per te è semplice amicizia, anzi sei come un fratello per me.
Lo abbracciai. Un abbraccio molto forte per fargli capire che gli volevo bene.
Harry: Scusa, non dovevo, mi dispiace sono mortificato.
Avrei giurato di aver visto una lacrima scendere, ma lui si asciugò così in fretta per non farmi capire che stava male.
 
HARRY
I suoi occhi erano così belli e così profondi, mi ci perdevo dentro. Sentivo delle vibrazioni quando la guardavo, sorrideva e mi sentivo qualcosa di strano sulla pancia. Mi stavo innamorando di lei, mi stavo innamorando di Katherine. Mi guardava con quegli occhi verdi intensi, mi faceva provare sensazione che mai avevo provato prima. Era unica.
Mi era mancato poco che la baciassi, ma lei non voleva. Il mio cuore sarebbe andato in mille pezzi, lo sentivo. E ora io ero tra le sue braccia, accoccolato, mi sentivo protetto, anche se ero un uomo forte.
Lei era l’unica persona che mi avesse fatto sentire così, che mi avesse guardato con quegli occhi pieni di emozioni. Ma il suo cuore apparteneva ad un altro. Apparteneva al mio migliore amico, a Louis. Lei non lo conosceva ancora ma presto lo avrebbe conosciuto, sapevo che sarebbero stati una coppia perfetta. Speravo non venisse mai a sapere chi eravamo veramente, altrimenti si sarebbe allontanata da noi, da me. Non doveva scoprire che facevamo parte di una band.
Si staccò dall’abbraccio e mi guardò sorridendomi.
Katherine: Hei Harry adesso basta! Cambiamo discorso sennò mi metto a piangere.
Io: Si certo hai ragione. Cosa ti metterai per stasera?
Katherine: Oh…em non ci ho ancora pensato veramente.
Io: Be devi far colpo su di lui, se lo vuoi. Ti posso dare dei consigli visto che è mio amico.
Katherine: Ok! Ci sto! Andiamo in qualche negozio allora!
Andammo verso uno di quei negozi per ragazze, li visitammo tutti e lei non trovava nulla che le piacesse da provare. Ci mancava un ultimo negozio e se non trovava nulla nemmeno là…allora doveva mettersi quello che aveva.
Entrammo, c’erano abiti di tutti i colori, lunghezze, con ogni tipo di scollatura, ero certo che fosse quello giusto.
Camminando tra gli scaffali, all’improvviso Katherine si fermò, come se avesse visto la cosa che desiderava più al mondo. E avevo ragione, corse verso un vestito bellissimo. http://209.239.112.245/gaolinimages/g1//product/3/13540.jpg
Katherine: Oddio questo è proprio quello che cercavo!! Lo adoro! E poi è blu!
Io: Calmati Kath, provatelo dai così vediamo come stai.
Entrò in camerino e dopo una lunga attesa da 10 minuti, ne uscì con tutto il suo splendore. Le sue gambe erano così belle, e poi quell’abito le stava d’incanto. Sembrava una principessa.
Rimasi li impalato a guardarla e lei poi mi chiamò per vedere se ero ancora lì.
Katherine: Hei!! Sei morto per caso?
Io: No…è che…sei bellissima.
Katherine: Ok lo compro subito.
Andammo alla cassa, pagammo tutto e ne uscimmo soddisfatti entrambi.
 
 KATHERINE
Ero felicissima, avevo trovato l’abito perfetto, m stava d’incanto, non avrei mai immaginato di dover faticare tanto per trovarlo. Mi mancavano solo le scarpe, ma non erano un problema avrei messo le tacco 10 nere che mi aveva regalato Sarah.
Adesso dovevo solo andare a casa mangiare e poi cominciare a prepararmi.
Harry: Andiamo a casa, devi mangiare. Anzi dobbiamo mangiare.
Io: Certo! Ai suoi ordini!
Harry: Ah ah ah simpatica, dai andiamo signorina.
Salimmo in macchina e dopo 10 minuti arrivammo a casa di Harry. Entrammo e Harry si fiondò in cucina a preparare qualcosa. Io mi accomodai in salotto e mi distesi sul divano, trovai una rivista, una di quelle inglesi e cominciai a sfogliarla., quando all’improvviso arrivò Harry e ci si buttò sopra.
Harry: Ehiii! A mangiare forza!
Io: Sicuro di stare bene? Cosa ce su quella rivista di tanto scandaloso che non dovrei vedere? Ho 16 anni e se ci sono immagini di sesso…mica mi scandalizzo!
Rimase perplesso, non si immaginava dicessi quella cosa… la sua faccia era troppo divertente! Ahahahah che faccia aveva Harry era imbarazzato al massimo!
Harry: Oh…em… è meglio se andiamo a mangiare.
Finito di mangiare (eh devo dire che Harry era un ottimo cuoco) ricevette una chiamata, non sapevo chi fosse.
Harry: Adesso? Ma non era previsto! …Ok ok arrivo subito.
Ci fu un attimo di silenzio e poi si decise a parlare.
Harry: Scusa ma devo andare,… al lavoro. E’ urgente, quindi tu resta qua, non aprire la tv o altro. Dormi o chiama chi vuoi. Ok?
Io: Ma cosa mi stai nascondendo si può sapere? E fra quanto torni?
Harry: Torno fra 2 o 3 ore… e lo saprai stasera, ormai non posso continuare così.
Io: Ok…ciao.
Corsi ad abbracciarlo prima che andasse via. Usci e chiusa la porta dietro di se. Sentii la macchina partire.
Ero sola in quella grande casa, erano le 13 più o meno e avevo altre 6 ore prima della festa.
Nel frattempo chiamai Sarah e le raccontai tutto nei minimi particolare, dello svenimento, del ragazzo misterioso e di Harry. Era rimasta sorpresa di tutto e fremeva dalla voglia che tornassi in Italia, ma io non volevo ritornare lì. Ora che mi ero rifatta una nuova vita per quel poco che ero là, mi ci ero abituata e non volevo ritornare. Ma ormai mi rimaneva un giorno, e poi sarei ritornata.
Erano gi passate 4 ore, due delle quali ero stata al telefono con la mia migliore amica. Le altre due le avevo passate a giocare con il telefono. Ma morivo dalla voglia di scoprire il segreto di Harry e dei suoi amici, così aprii la tv. In un programma inglese facevano vedere di continuo foto di Harry e di altri 4 ragazzi, tra cui anche Zayn. C’era anche il ragazzo misterioso.
Poi non capivo bene che dicevano, ma parlavano di una ipotetica nuova ragazza per Harry, si aggirava con questa per le vie di Londra e quando fecero vedere la foto mi bloccai.
Ero io. Poi fecero vedere delle foto di loro mentre cantavano e capii tutto…erano una band… era quella band che mi avevano fatta risvegliare. Gli One Direction.
Non ci potevo credere, io Katherine, avevo per amici dei cantanti famosissimi in tutto il mondo.
Mi misi a piangere perché Harry non era stato sincero con me e scappai a casa mia. Corsi in camera a mi buttai sul letto, macchiai tutte le lenzuola di mascara, ma poco importava, mi aveva mentito e non glielo avrei perdonato.
Mancava poco alla festa, circa 1 ora e io ero ancora vestita normale. Decisi che sarei andata comunque, facendo finta di nulla.
Mi feci una doccia, asciugai i capelli, mi lavai i denti, mi vestii e infine mi truccai.
Poi tirai su due ciocche di capelli e le fermai con un elastico dietro la nuca. Presi la pochette nera e misi le scarpe.
Scesi in salotto, non c’era nessuno, allora presi il cappotto nero, tipo trench e lo misi.
Uscii di casa e ami avviai per la casa di Harry. Sapevo già cosa dirgli, glielo avrei urlato in faccia a quel bastardo!
Suonai il campanello, dopo 2 minuti si aprì la porta. Il mio cuore smise di battere quando vidi davanti a me lui, il ragazzo dagli occhi azzurro cielo.
L: Piacere, io sono Louis Tomlinson, tu devi essere Katherine.
Louis… il più bel nome che esistesse, ero pazza e cotta di lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La festa ***


Era lì fermo davanti a me con tutto il suo fascino e attrazione. Volevo buttarmi tra le sue braccia e addormentarmi con lui. Lo so era pazzesco, non lo conoscevo nemmeno sapevo che si chiamava Louis, ma non conoscevo nulla su di lui. Poi Harry mi aveva accennato che potevo avere di meglio, ma cosa intendeva?
Ma ora ero lì e non sapevo che dire, scappare o entrare?
Non feci nemmeno ora a pronunciare una sillaba che sentii una voce da dentro la casa che chiamava Louis. Era Harry.
Louis: Vuoi entrare o restare lì a congelarti?
Mi prese per un braccio molto delicatamente e mi accompagnò dentro dove c’erano tutti e cinque.
Entrai e appoggiai la giacca su una sedia, poi cercai Harry con lo sguardo ma non lo trovai, quindi mi spostai in cucina e lo vidi appollaiato sul tavolo, al telefono con qualcuno.
Mi schiarii la voce e, subito si voltò verso di me, fulminandomi con  lo sguardo, lo avevo interrotto.
Harry: Scusa ti richiamo io. Ciao
Harry: Scusami… parlavo con…il mio…capo.
Io: Ma tu non dovevi lavorare?
Harry: Si ma abbiamo finito prima.
Io: Harry…che lavoro fai te?
Lo vidi tremare, stava pensando a una qualsiasi cavolata da dirmi. Non sapeva cosa fare adesso.
Harry: Em…io…faccio il segretario in un’ azienda.
Lo guardai, inspirai tutta l’aria che potevo e mi preparai ad attaccarlo e ad urlargli dietro, col rischio che quelli in salotto avrebbero pensato che io fossi pazza.
Io: Si e l’azienda magari si chiama One Direction!
Harry: …Io posso spiegare…
Io: No! Tu sei uno stronzo! Spiegare? Spiegare cosa!? Che ora sono su tutti i giornali e programmi televisivi a questo mondo perché mi hanno vista uscire con te? O spiegare il motivo per cui non mi hai detto di essere famoso?
Harry abbassò lo sguardo, lo avevo beccato dritto al cuore, lo avevo ferito, ma lui mi aveva mentito e non sopportavo le bugie.
Harry: Io…scusa, ma non volevo spaventarti. Molte ragazze, quando mi piacciono quando gli dico che sono una persona famosa mi abbandonano perché non vogliono essere in tutti i giornali o seguite da paparazzi impazziti che violano la privacy di tutti noi! L’ho fatto perché non volevo perderti!
A quel punto fui io a rendermi conto di essere stata crudele, aveva ragione lui da questo punto e forse avevo esagerato un pochino.
Io: Io non sono così! Se io amo un ragazzo o gli voglio bene non smetto solo perché è famoso! Niente mi può fermare, neanche i paparazzi! E dovevi dirmela la verità! Subito, non aspettare che lo scoprissi casualmente o cercare di nasconderlo come fosse un reato!
Solo adesso mi resi conto che c’era Louis che assisteva alla scena sullo stipite della porta, aveva un’aria interrogativa e non capiva quello che stava succedendo tra noi forse.
Harry: Ma non volevo perderti! Perché io… io…cazzo! Perché?!
Se ne andò fuori dalla cucina sbattendo la porta, molto forte, era incazzato, e molto direi anche.
Così andai in salotto a conoscere gli altri due membri della band che non avevo mai visto prima, ma qualcuno mi fermò.
Louis: Che succede Katherine? Ti vedo sovrappensiero.
Io: Lascia perdere. Piuttosto tu fai parte della band giusto?
Louis: Be si…
Io: Capisco.
 Mi si avvicinarono due ragazzi, uno biondo e l’altro moro.
N: Piacere sono Niall!
Mi abbracciò forte il biondo. Oddio mi stava già simpatico dall’inizio.
L: Io sono Liam invece.
L’altro invece era molto serio, ma secondo me nascondeva un animo molto buono. Fu per questo che chiesi dove fosse Harry.
Ma non lo sapeva purtroppo. Dopo poco lo vidi scendere le scale.
Niall: Adesso cantiamo una canzone per te…così ci senti dal vivo!
Io: Ci sto! Però devo dirvi che non sono una vostra fan, perché ho scoperto da poco che esistete… diciamo che sono rimasta rinchiusa in me stessa per molto, per la morte dei miei genitori.
Niall: Oddio, mi dispiace tantissimo. Be spero che questa canzone ti faccia passare la malinconia.
Lo accompagnai nella sala registrazioni, non ci potevo credere! Era un sala grande con ogni tipo di strumenti.
Harry: Cantiamo una canzone dai!
Mi fece l’occhiolino e lo guardai come per dirgli di smetterla di fare l’ebete.
Partì la musica, non era particolarmente lenta ma nemmeno animata. Prima di cominciare mi dissero che avrebbero cantato Little Things.
Vedevo una luce nei  loro occhi mentre cantavano, erano felici e si divertivano, erano stati fatti per questo. Quella luce era la gioia e la contentezza si vedeva quanto si impegnavano.
Louis, la sua voce era una melodia dolce come lo zucchero e acuta come il canto di un uccellino. Era indescrivibile la sensazione che stavo provando, mi sentivo piena di tutto, era come una droga per me. Mentre cantava mi guardava, con quegli occhi di ghiaccio mi penetrava a fondo e cercava di dirmi qualcosa. Le parole erano profonde, si vedeva ch erano state scritte con il cuore.
Avevano appena finito di cantare, un miscuglio di emozioni riuscivo a captare da quelle bellissime parole. Avevano talento e si vedeva che ci mettevano la passione a fare quel lavoro.
Sapevano quello che facevano e ogni parola sembrava pesata e misurata apposta per quella canzone.
Erano fantastici ed era proprio grazie a loro che avevo deciso di riprendere la mia vita.
Grazie a Louis soprattutto e alla sua voce angelica.
Zayn: Siamo stati bravi o no?
Io: Mi sono commossa…E’ stato magico ascoltarvi. Siete fantastici ragazzi!
Niall: Oh graziee!
Zayn: Dai  dai adesso è il tuo turno per il karaoke, scegli una canzone noi la mettiamo.
Io: no no grazie ma…sono stonata come una campana!
Zayn: Fa niente allora.
Non avevo mai detto a nessuno del mio piccolo segreto, io avevo il loro stesso dono. Quello di poter intonare una melodia con la mia voce, saper fare acuti e bassi.
Nessuno lo sapeva perché io non volevo che mi giudicassero, temevo solo questo.
Un giorno forse avrei cantato per la persona che avrei amato. Solo per lui.
La voce di Louis  mi portò al presente.
Louis: Prima o poi mi farei sentire la tua voce.
Io: Aspetta e spera.
Gli feci l’occhiolino e poi lui mi sorrise. Ricambiai il gesto automaticamente senza pensarci. Era contagioso il sorriso di Louis.
Presi da parte Harry volevo scusarmi con lui… Ero stata troppo crudele e non volevo perdere un amico prezioso. Non volevo andarmene senza prima aver risolto.
Harry: Che vuoi?
Io: Ti prego perdonami. Sono stata troppo crudele. Non ci ho più capito nulla, credevo fossimo amici e invece tu mi hai tenuto nascosta questa cosa.
Harry: Non volevo perderti,. E poi volevo capire se mi avresti accettato così come sono, non da famoso. Se mi fossi presentato come Harry Styles degli OneDirection forse tu ne avresti approfittato per uscire con me solo per la popolarità e i soldi.
Io: Io non uso le persone. Non quelle a cui tengo più di me stessa.
Si avvicinò a me, mi poggiò le sue mani sulle mie spalle e puntò i suoi grandi occhioni verdi nei miei occhi.
Harry: Ora dimmelo, guardandomi negli occhi. Dimmi che non provi nulla per me, dimmi che mi sto illudendo solo io!
Non sapevo che dire o fare. Mi aveva colta di sorpresa, avrei dovuto dirgli che non provavo nulla, ma infondo al cuore qualcosa mi bloccava. Provavo qualcosa per Harry? O era solo compassione ?
Io: Harry… no. Ti prego non rovinare questa bellissima amicizia per dei sentimenti non certi.
Aveva gli occhi lucidi. Pieni di lacrime che non voleva far scendere.
Harry: Hai ragione, sono un idiota. Scusami non lo farò più.
Mi abbracciò forte e stretta. Sapevo che non voleva lasciarmi andare facilmente. Aveva una cotta per me, ma non volevo perdere l’amico che era.
Mi sentii osservata, così mi staccai da lui. C’era Louis davanti a noi che ci guardava.
Aveva una faccia un po’ incazzata o forse era solo irritato.
Louis: scusate interrompo qualcosa?
Io: No no figurati stavamo solo…
Harry mi interruppe, finì lui la frase, sembrava non volesse rivelare troppo al suo amico.
Harry: Parlando! Solo parlando…
Louis: Okay, senti Katherine… mi stavo chiedendo se ti andrebbe di venire alle nostre prove domani mattina. Sai dobbiamo fare un concerto tra poco.
Io: Oh mio dio certo! Sono pazza degli One Direction da oggi!
Scoppiamo tutti e due in una risata fortissima.
***
Erano quasi le 11 di sera. Si era fatto tardi e tutti erano crollati in un sonno incredibile. Dormivano tutti nei divani in salotto, erano adorabili. Non volevo disturbarli così lasciai un bigliettino attaccato al televisore “E’ stata una bella serata! Grazie ragazzi. A domani –Kath”.
Presi la giacca e la borsa e aprii lentamente a porta per non svegliarli, ma qualcuno mi afferrò i fianchi, li accarezzò dolcemente fino a provocarmi un brivido lungo la schiena. Sentii delle labbra appoggiarsi al mio collo e salire lentamente al lobo dell’orecchio…non capivo chi fosse. Poteva essere Harry o Louis.
Così anche se mi sentivo come in paradiso dovetti voltarmi e mi ritrovai due occhi azzurro ghiaccio che mi guardavano con tutta la dolcezza possibile. Era Louis.
Louis:.. Te ne vai senza salutarmi?
Mi sussurrò con voce molto sensuale.
Io: Credevo dormiste. Non volevo disturbarvi. Adesso devo andare… scusa.
Louis mi afferrò la mano e mi tirò a sé, poi si avvicinò all’orecchio e mi disse qualcosa con molta calma. Non voleva lasciarmi andare.
Louis: Dimentica quello che ho fatto prima. E’ stato un errore, un istinto che non riuscivo a fermare, ma avrei dovuto bloccarlo… scusami. Buona notte Katherine.
Accennai un mezzo sorriso come per dire, facile per te dimenticare.
Mi abbracciò e mi aprì la mano lentamente e inserì un bigliettino di carta bianca.
Lo misi in tasca.
Dovevo dimenticare… dimenticare che lui mi aveva appena fatta impazzire, continuava a farlo ogni volta che lo vedevo. Dovevo dimenticare le sue morbide labbra rosee che mi avevano sfiorata il collo e il lobo dell’orecchio facendo aumentare i miei battiti cardiaci quasi a far esplodere il cuore.
Ero totalmente pazza di lui ma non potevo liberare i miei sentimenti e mostrarli a lui, me ne sarei andata sabato e la distanza  sarà troppa da sopportare.
Una volta in Italia avrei dimenticato e avrei ripreso i miei studi, come una normale ragazza della mia età.
Uscii da quella casa e mi avviai verso la mia. Arrivata aprii il portoncino con le chiavi e trovai mio cugino ad aspettarmi, che mi squadrò dall’alto al basso.
Io: Ti prego parliamone domani sono. tanca. Buona notte Jer.
Gli scoccai un bacio sulla guancia e salii le scale. Entrai in camera e mi buttai a letto, ero distrutta. Mi sembrava di essere stata bombardata e avvolta da una quantità di sentimenti indefinita. Mi tolsi i tacchi che mi stavano facendo male da quanto li portavo. Tolsi pure il vestito e rimasi in intimo. Andai in bagno a struccarmi e poi tornando in camera trovai un pezzo di carta che fuori usciva dalla giacca, era il bigliettino di Louis. Lo aprii, era il suo numero. Lo appoggiai sopra il telefono, lo avrei salvato l’indomani.
Mi buttai sotto le coperte e mi addormentai senza neanche mettermi il pigiama da quanto stanca ero.
Caddi in un sonno profondo.
L’indomani sarebbe stato l’ultimo giorno a Londra

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** The last day in London ***


Una brezza d’aria fresca di dicembre penetrò sotto le coperte. Forse mi ero scordata di chiudere la finestra la sera prima. Ma non avevo voglia di alzarmi. Guardai la sveglia ed erano quasi le 8. Ma ero stanchissima, nonostante io avessi dormito abbastanza. Cosi cercai di chiudere gli occhi e addormentarmi. Senza riuscirci. Sentii bussare alla porta pensando fosse Jeremy, feci finta di dormire. Non avevo voglia di prendermi la ramanzina per la festa di ieri sera. Così chiusi gli occhi fingendo di dormire.
Dei passi si avvicinarono, vidi anzi intravidi un’ombra molto alta davanti a me. Sentii un respiro caldo sulla mia fronte e poi labbra morbide che si appoggiarono sulla mia fronte e poi le labbra morbide che si appoggiarono sulla mia fronte, baciandola. Forse Jeremy se ne stava andando a lavoro e voleva salutarmi. Così aprii gli occhi lentamente e feci finta di essermi appena svegliata. Mi stiracchiai le braccia e le gambe e cercai di mettere a fuoco la persona che avevo davanti e capii all’istante chi fosse.
H: Buongiorno signorina dormigliona.
Era Harry. Come aveva fatto ad entrare con Jeremy in casa?
Forse era via e quindi Harry ne aveva approfittato. Così lo guardai e mi alzai piano a sedere sul letto e mi e mi appoggiai ai cuscini. Mi stiracchiai nuovamente le braccia. Poi feci un sorriso ad Harry. Lui mi guardò strana, come se avessi qualcosa che non andava o che semplicemente gradiva particolarmente.
Harry: Sei stanca? Dai che alle 9 cominciano le prove e devo portatrici io .Quindi su forza svelta!
Io: Oh…no! Io non ci penso proprio sono stanca!
Harry: Ci rimarranno tutti male! Soprattutto Louis.
Aveva ragione non potevo rinunciarci. Quindi gambe in spalla e vestiamoci.
Mi alzai velocemente, buttai per aria le coperte e corsi verso l’armadio, quando sentii Harry schiarirsi la voce.
Harry: Ehm Ehm… però mica male così…
Non capivo a cosa si riferiva, così diedi uno sguardo a cosa indossavo. Oh porca carota!
Ero in reggiseno e mutande. Corsi a nascondermi dietro la porta dell’armadio, ero imbarazzata ed ero diventata rossa.
Io: Harry! Fuori all’istante!
Harry: Okay Okay non ti scaldare. Ti aspetto giù in salotto.
Se ne andò e chiuse la porta dietro di sé, io tornai davanti allo specchio, ma sentii la porta aprirsi nuovamente.
Harry: Non stai affatto male col pizzo nero, ti dona sai. Risalta le forme.
Facendo una risatina pervertita. Così presi la prima cosa che trovai vicino a me e gliela tirai dietro.
Era un cuscino.
Io: FUORI!
Harry: Ti do 20 minuti, sbrigati!
Corsi alla valigia e tirai fuori qualcosa, poi cercai di abbinare quello che avevo. E ne uscì un bel completo. Perfetto per l’inverno.  http://tinypic.com/view.php?pic=2vlkwa1&s=5
Quindi mi vestii e poi passai al trucco e ai capelli.  Un trucco leggero basato solo su eye-liner, mascara e un po’ di fondotinta.
Presi la borsa e scesi in salotto. Harry era al telefono, così mi fermai per origliare un po’.
Harry: Si si non ti preoccupare è qui con me…. Si…. Ok…. Non le dirò nulla tranquillo. Lo farai tu si. A dopo.
Io: Cosa deve dirmi?
Harry mi guardò come se avesse visto un fantasma, l’avevo preso in contropiede e ora non sapeva che dire.
Harry: Nulla di importante. Adesso andiamo forza.
Uscimmo di casa e salimmo in macchina. Il viaggio fu lungo e silenzioso, Harry non parlava e non capivo il perché.
Dopo circa mezz’ora di viaggio arrivammo alla O2 Arena di Londra. Era grandissima e imponente. Fuori c’erano manifesti e poster che avvisavano del concerto di Domenica dei One Direction.
Io: Certo che siete proprio famosi eh.
Harry mi diede una spinta per scherzare un po’, io gli feci una faccia imbronciata e incrociai le braccia. Lui mi guardò con aria da cucciolo e mi fece scappare un sorrisetto.
Harry: Ah ma allora ride la signorina broncio.
Poi mi prese sotto le gambe e mi alzò, mi trovai tra le sue braccia. Non finivo di ridere, quando mi portò dentro l’arena e ci trovammo davanti a una gradinata piena di poltrone come un cinema, sopra il palco c’erano loro quattro che ci guardavano male. Noi indifferenti continuavamo a scherzare, ci avvicinammo al palco e Louis lanciò uno sguardo strano a Harry.
Louis: Ragazzi! Finalmente ce ne avete messo di tempo!
Io: Ciao a tutti. Scusate ma qualcuno ha pensato bene che io non potessi essere in grado di entrare da sola così mi ha trasportato.
Harry: Dovresti ringraziarmi scema.
Gli feci la linguaccia. Era troppo divertente.
X: Che dite cominciamo?
Zayn_: Oh lui è il nostro batterista Josh. Josh lei è Katherine, un’amica di Harry.
Facendo il segno delle virgolette quando disse amica.
Io: Piacere. Sono sempre così questi qui?
Josh: Oh anche peggio credimi, una volta Louis mi buttò per terra e mi riempì d’acqua le mutande, è stato un bastardo di prima categoria.
Lo guardai. Quel ragazzo era davvero capace di fare scherzi di questo tipo? Sembrava così serio. Forse non lo conoscevo ancora.
Niall: Ok basta cominciamo con le prove. Questa è la scaletta dei brani. Ne ho una copia per tutti.
La scaletta aveva tutti i brani del loro ultimo album più qualche brano extra.
Come primo brano avrebbero eseguito What makes you beautiful.
La musica partì  e cantò per prima Liam per circa 20 secondi, poi fu il turno di Harry e poi tutti assieme. Quando cantavano all’unisono creavano un’alchimia incredibile. Ti faceva stare bene, come se esistessi solo tu e loro. Un mondo tutto per voi. Poi fu il turno di Zayn, che con i suoi acuti poteva spaccare. Poi di nuovo Liam e successivamente tutti in coro. Eravamo solo a 2 minuti ma rea bellissima quella canzone, soprattutto le parole.
Poi ci fu un attimo di “Na na na”, e quando finì Harry scese dal palco e mi si avvicinò e cantò una strofa, penetrando a fondo negli occhi. Corse subito su sul palco e continuò a cantare con gli altri.
Era finita la canzone, ma si respiravano ancora quelle note e quelle melodie nell’aria.
Cantarono Live while we’re young ,Kiss you, Little things, Change my minds, I would, Heart attack, Lat first kiss, Loved you first, She’s not afraid, Rock me, Forever young, Irresistible, Summer love, Over again, they don’t know about us e Magic.
Era durato più di un’ora, ma era stato fantastico. Applaudii con tutte le mie forze e urlai, sapendo che ero l’unica lì dentro.
Niall. Ok ok abbiamo capito ci adori!
Mi misi a ridere, era troppo forte quel biondino.
Harry: Ok per adesso basta fra una mezzoretta proviamo quelle dell’up all night.
All’improvviso mi squillò il telefono, lo presi e risposi.
Diego: Ciao Kath!
Io: Diego! Oddio da quanto! Ahahah
Diego: Come stai?
Io: Splendidamente, ma mi machi.
Diego: Pure te. Ma dove sei? Sento della musica.
Io:Ti spiego quando torno, cioè stasera.
A quell’annuncio tutti e soprattutto Harry e Louis si rabbuiarono. Eh si sarei ritornata a casa, in Italia il giorno stesso. Dispiaceva molto anche a me perché mi ci ero abituata all’atmosfera di Londra.
Io: Scusa Diego ci sentiamo più tardi, che sto preparando la valigia, ciao.
Diego: Ciaoo.
Louis: Così ritorni oggi.
Io: Be si… devo ritornare alla mia vita di sempre, non posso rimanere qui per sempre, ho una vita in Italia, anche se mi piacerebbe moltissimo stare qui.
Louis: Ti prego… non… lascia stare.
Io: scusa, dai vi verrò a trovare quest’estate… cioè fra circa 7 mesi.
Zayn: Heii dai non buttiamoci giù così! Godiamoci le ultime ore!
Niall: Zayn ha ragione! Forza ragazzi andiamo nei camerini. Dobbiamo parlare.
Se ne andarono uno dietro l’altro, lasciandomi da sola. Ne approfittai per salire sul palco e provare la sensazione di stare lì sopra.
All’improvviso sentii dei rumori e delle voci provenire dal backstage. Harry stava parlando, ma non capivo ciò che diceva.
 
 
HARRY –
Harry: Ma come faccio? Non posso dirle così…hei lo sai sei stata adottata in realtà sei mia sorella!Dai ragazzi ragionate.
Louis: Non devi assolutamente ferirla, se vuoi ci parlo io.
Harry: No…
Zayn: Ma sei sicuro almeno? Si insomma…chi te lo ha detto?
Io: Mio padre…ieri..ero al telefono con lui e voleva incontrarmi così ho accettato e mi ha detto tutto.
Louis: Senti è una cosa delicata potrebbe rimanerci male visto che…
Io: Visto cosa?? Siamo solo amici noi due!
Louis: A me sembrava…ok amico se lo dici tu ok.
Niall: Facciamo così, andiamo tutti a casa di Harry per una cena d’addio e con l’occasione glielo diciamo.
Io: Buona idea Niall! Allora andiamo da lei e glielo proponiamo.
Era lì sopra al palco che guardava con i suoi occhi verdi tutto ciò che stava al di là del palco scenico. Sembrava fatta per stare lì sopra. Ammirava l’arena, come fosse un diamante, o un qualcosa di speciale. Non volevo interromperla, ma dovevo.
Io: Kath!
Katherine: Heii stavo provando la sensazione di stare sopra questo palco. Non so voi ma a me fa scorrere una strana energia.
Louis: E’ speciale. E anche tu lo sei. Solo poche persone sentono questa energia scorrere nelle vene. Come noi.
Io: Kaherine… mi chiedevo stasera ti va di venire a mangiare con noi a casa mia per fare un’ultima cena prima che tu parta.
Katherine: Veramente io…devo partire stasera. Alle 8 devo essere in aeroporto.
Io: Ho già chiamato Jeremy e ha detto che puoi partire anche domani mattina, lui deve concludere un affare importante.
Katherine: Si va bene. Se lo ha detto lui allora ok.
 
KATHERINE
 Dopo circa 2 ore passate a vedere le loro prove e altre 5 a casa a non fare nulla, erano le 7 più o meno e dovevo prepararmi per la cena.  Nulla di importante a dire il vero, quindi rimasi vestita come ero. Avevo già preparato la valigia e non avevo la minima voglia di cambiarmi.
Arrivai a casa di Harry e suonai il campanello. Mi aprì Harry e mi accompagno in salotto, dove c’erano tutti e quattro, avevano un aria molto seria e il che mi preoccupava molto.
Louis: Siediti qui per favore. Dobbiamo parlarti.
Harry: No aspettate voi non centrate nulla. Vieni con me di sopra, in camera mia.
Louis: No!
Harry: Louis! Non metterti in mezzo, lasciami in pace. State qui arriveremo tra due minuti.
Io: Dai andiamo e sentiamo cosa avrai da dirmi.
Salimmo le scale che portavano ad un corridoio lunghissimo con tantissime foto di Harry e della sua famiglia, infondo a destra c’era una porta, la aprì ed entrammo.
Era la sua stanza, Fantastica. C’era un letto matrimoniale a baldacchino, poi c’era una libreria enorme, c’erano tanti CD. Era molto grande e poi una finestra che si apriva ad un terrazzo che si affacciava al magnifico panorama di Londra.
Harry: Vieni qui.
Io: Che bella stanza.
Mi porse una foto, c’era lui da piccolo con sua sorella, suo padre e sua madre. Erano una famiglia bellissima e felice.
Io: Siete veramente belli, hai una bella famiglia.
Una famiglia. Quella che io non avevo più. Mi mancavano questi momenti, le foto di famiglia e tutte le risate che ci facevamo. Una lacrima mi scese sulla guancia, Harry mi asciugò con un dito.
Harry: No ti prego. Mi fai stare male, mi spezzi il cuore. Se fai così adesso non so come reagirai quando ti dirò quello che ti devo dire.
Lo guardai strana, non capivo ed ero preoccupata.
Io: Mi fai preoccupare adesso però.
Harry prese le mie mani fra le sue e mi diede la sua foto, ma non capivo il perché.
Harry: Lui è mio padre, Des. Si è separato da mia madre quando ero piccolo. Ed è stato con una donna, per un po’ di tempo, e un giorno lei rimase incinta di una bambina…e
Io: Perché mi stai dicendo queste cose? Non capisco.
Harry: Quella bambina era così dolce e carina, ma mi padre e la sua nuova compagna non volevano figli così la dettero in adozione, la adottarono una famiglia Italiana che all'epoca si trovava a Londra. Quella bambina si chiamava Katherine. Ed è cresciuta in Italia.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** LOST ***


Non potevo crederci. Io ero la figlia del padre di Harry, sua sorella. Ero stata adottata e …non capivo più nulla. La testa cominciava a girarmi e vedevo tutto sfocato. Poi ripresi le forze e guardai negli occhi Harry che stava aspettando che reagissi. Ma non riuscivo ero troppo scombussolata dal rivelazione.
Riuscii solo a dire una frase, non molto chiara ad Harry.
Io: Da quanto….. da quanto lo sai?
Harry: Da ieri pomeriggio.
Non capivo se stavo peggio per aver scoperto di esser la sorella di Harry o se per il fatto di essere stata adottata.
Mi alzai di colpo e mi diressi verso la porta.
Harry: Fermati ti prego! Lo so è difficile pure per me… ma dobbiamo affrontarla insieme non scappare Kath.
Io: Scusa.
Scappai giù dalle scale piangendo disperata, passai dal salotto per prendere  la borsa e la giacca. Tutti mi guardarono con perplessità. Louis si alzò per venirmi incontro ma io feci una corsa e aprii la porta e me ne andai da quella casa. Volevo tornare in Italia e far finta che sia stato tutto un brutto sogno.
Fuori era buio e faceva freddo, c’era qualche lampione che illuminava la strada, ma io non capivo comunque dov’ero. Camminavo veloce e ad un certo punto cominciò a piovere. Così cominciai a correre più forte per cercare un riparo.
 
HARRY
L’avevo traumatizzata, ed ora me ne stavo lì impalato seduto sul letto senza correrle dietro. Ero un cretino! Corsi giù in salotto, la cercai ma non c’era e dalle faccie dei miei amici capii tutto. Era scappata. Diedi uno sguardo alla finestra e pioveva a dirotto fuori. Era buoi e Londra di notte non è sicura per nessuno. Ero in pensiero per lei, se le fosse successo qualcosa non me lo sarei perdonato.
Io: Dov’è finita?
Zayn: E’ uscita piangendo disperata.
Io: Non credevo la prendesse così male…
Louis: Dobbiamo trovarla! Adesso. Non conosce la città e potrebbe perdersi. E poi di notte non è sicuro.
Non ci potevo credere avevo scoperto da pochi giorni che lei era mia sorella, dovevo capirlo subito da quello sguardo da furbetta, quegli occhi verdi che assomigliavano tanto ai miei.
E adesso l’avevo persa. Era in pericolo.
Louis: Forza tu Harry vai in macchina per le vie di Londra io andrò a piedi e controllerò la
zona. Dobbiamo trovarla prima che le accada qualcosa di brutto.
Harry: Zayn, Niall andate nella parte sud della città mentre tu Liam sta qui ad aspettare in caso rientrasse.
Uscimmo di casa in quattro per cercarla. Ci dividemmo e la cercammo per circa 20 minuti. Ma nulla così provai a chiamarla.
 KATHERINE
Mi chiamò.
Harry: Dove cazzo sei?
Io: Lasciami sola. Devo riflettere.
Harry: Ma non sai nemmeno dove sei. Ti prego torna a casa.
Io: Non voglio per adesso.
Harry: Non muoverti da dove sei! Dove sei? Dimmelo che ti vengo a prendere.
Io: Lasciami in pace. Per favore devo riflettere…
Harry: Ti prego è difficile lo so come ti senti. Come se il mondo ti fosse cascato addosso tutto d’un fiato, come se quello in cui hai sempre creduto e amato ora fosse svanito. Ma sei in pericolo adesso. Torna a casa che ne parliamo.
Io: Ciao.
Harry: Katherine NO!
Chiusi il telefono e proseguii per la mia strada, ad un certo punto mi trovai davanti una strada piccolissima, la imboccai e mi accorsi che era un vicolo cieco. Così mi girai e mi ritrovai davanti una figura alta e possente, quasi il triplo di me. La sua faccia era scura come la pece, il suo sguardo freddo come il ghiaccio e lui… era spaventoso. Speravo fosse solo la mia immaginazione, ma quando poi si avvicinò a me sempre più minaccioso, capii che era la cruda e fredda realtà.
Avevo paura, una paura tremenda, cercai di fuggire ma mi prese per le spalle e mi buttò contro il muro, io cominciai ad urlare ma nessuno mi sentiva, era una strada dove non passava nessuno.
X: Dolcezza dove vuoi andare. Non ti farò del male se stai buona.
Cominciai a gridare sempre più forte e mi tirò una sberla, rompendomi il labbro. Sanguinavo, sentivo l’amaro sapore del sangue tra le mie labbra che sgorgava come la mia paura.
X: Su dai fai la brava. Quanti anni hai? Ah me che importa sei carina punto.
Non riuscivo a parlare, all’improvviso mi sfiorò con le sue mani giganti il mio sedere, poi lo palpò con più forza. Mi misi a piangere sperando dell’arrivo di un angelo che mi salvasse.
Poi mi girò contro il muro in modo che non vedessi ciò che faceva. Mi strinse forte e poi avvicinò la sua bocca alla mia, ma io lo allontanai. Lui mi tirò un’altra sberla sulla guancia. Poi mi baciò con troppa voracità, avrà avuto si e no 35 anni.
Io: Ti prego… lasciami.
Non mi ascoltò nemmeno, sentii qualcosa vibrare in tasca, era il mio telefono. Cercai di vedere chi fosse ed era Harry. Cliccai il bottone e risposi senza parlare.
 
LOUIS
L’abbiamo persa. Ero disperato, non sapevo più dove cercare.. Poteva essere ovunque. Se solo fossi rimasto con le, e le avessi parlato. Credo di amare quella ragazza, era speciale, aveva qualcosa che le altre ragazze non avevano. Quando mi guardava con quegli occhi verdi solo Dio sa quanto la adoravo. Darei qualsiasi cosa per trovarla e portarla a casa in salvo. Dalla prima volta che l’ho vista al parco mi sono sentito come in paradiso, una sensazione che nemmeno quando cantavo riuscivo ad avere.
Provai a chiamarla ma non rispondeva. Temevo il peggio, se le fosse successo qualcosa non me lo sarei perdonato.
Anche se sarebbe uscita dalla mia vita di lì a poco, non la volevo perdere e non volevo le succedesse nulla. Cos cercai di pensare dove potesse essere. Ci eravamo divisi per cercare nel quartiere dell’arena, Non poteva essere molto distante. Presi una via e all’improvviso mi chiamò Harry.
Harry: Louis! E’ in pericolo! L’ho chiamata ha risposto ma non ha parlato. C’era uno con lei che le stava dicendo cose orrende, chissà cosa le starà facendo. Dobbiamo salvarla.
Io: Oddio, no. Non posso sopportare che qualcuno le stia facendo del male, al mio angelo.
Harry: continua a cercare, continuiamo. Forza! Non può essere distante.
Chiusi la chiamata e all’improvviso sentii delle urla, era lei, chiamava aiuto.
 
KATHERINE
L’uomo mi prese e mi baciò il collo con voracità. Poi mi prese la maglietta e provò a togliermela, ma io lo fermai, lui fece forza. Mi stava toccando con troppa forza e non volevo. Avevo paura e volevo Louis, volevo solo lui che arrivasse in quell’istante.
Prese i pantaloni e cercò di togliere pure quelli. Ma io gli tirai un calcio in mezzo alle gambe, colpendolo forte si accasciò a terra dolorante e io ne approfittai per scappare. Quando pensavo di averlo seminato mi prese di nuovo e mi tirò un pugno sullo stomaco. Caddi a terra dal male. Sentivo le stelle, ormai nessuno avrebbe potuto salvarmi, se non un angelo per miracolo del Signore.
Poi mi tirò su di nuovo e mi tirò una sberla in faccia, stavo piangendo dal dolore. Non ce la facevo più così caddi a terra. Mi accorsi solo ora che ero caduta sopra dei vetri rotti, che mi si conficcarono nel braccio. Urlavo dal dolore e dalla paura.
All’improvviso quando l’uomo stava per tirarmi un calcio sulla pancia qualcuno da dietro lo prese con potenza e lo scagliò a terra.
L: Maledetto! Cosa cazzo le hai fatto brutto bastardo!
Non capivo bene chi erra ma dalla voce capii che era Louis, mi avevo salvato la vita, lo amavo sempre di più. Riuscii a vedere che gli mollò un pugno in faccia spaccandogli il setto nasale, poi cadde a terra. Louis corse verso di me, tirandomi su.
Louis: Piccola Katherine. Cosa ti ha fatto quello stronzo? Non te lo meriti.
Io: Lo… Lo.. Louis… mi faa male.
Louis guardò la sua mano che stava sorreggendo il mio corpo ed era appoggiato al mio braccio sinistro, era sporca di sangue.
Louis: Oddio Katherine, stai sanguinando.
Con gran velocità mi portò in macchina, mi distese nel sedile posteriore. Poi si mise alla guida e in pochi minuti arrivammo ad una casa grandissima, una villa con un viale lunghissimo.
Il mio braccio bruciava, credevo di morire, poi Louis scese e mi prese in braccio, entrammo in casa, casa sua, almeno credo.
Mi guardava con occhi piene di lacrime, a mia volta pure io lo guardavo nello stesso modo. Soffrivo. In una maniere inimmaginabile.
Salimmo due rampe di scale e arrivammo incamera sua, era il doppio di quella di Harry. Ma non vedevo molto bene la vista si stava affievolendo sempre di più. Squillò il suo cellulare rispose.
Louis: Si è qui con me vieni qui.
Io: Louis…
Louis: Dimmi Katherine.
Io: Non vedo.
Louis: Come non vedi? Oddio Katherine perché a te?
Stava per mettersi a piangere, ma corse in bagno a prendere delle bende per fasciarmi il braccio e disinfettarlo. Stava per togliermi la giacca, ma si fermò.
Louis: Posso toglierla?
Annuii. Mi aveva appena chiesto se poteva toglierla. Quel ragazzo era di una gentilezza infinita. Ogni volta che lo guardavo negli occhi, vedevo un immensità di sofferenza.
Mi tolse la giacca e guardò il taglio, poi con delicatezza tolse il vetro e disinfettò la ferita. La bendò, finito il lavoro mi guardò con espressione triste.
Louis: Cosa ti ha fatto?
Scoppiai a piangere, non ci credevo ancora a quello che mi era appena successo, ne avevo sentite molte ma non credevo capitasse proprio a me. Appena mi vide così mi abbracciò e mi strinse forte a se. Sentivo il suo cuore battere forte, per l’emozione. Il suo respiro affaticato sul mio collo. Passò un mano tra i miei capelli e mi sussurrò qualcosa.
Louis: Vedrai che passerà tutto. Passerà. Te lo prometto.
Io: Mi volevo violentare, ha cercato più volte di togliermi la maglietta e i pantaloni, e poi mi ha toccata  ovunque. Non lo dimenticherò mai quel momento. Passo un dito sul labbro inferiore, che sanguinava. Sembrava volesse avvicinarsi di più ma si bloccò.
Harry entrò di colpo, interruppe quel momento magico.
Harry: Katherine! Oddio cosa ti è successo?
Louis: Vieni qui. Ti spiego.
Se ne andarono in disparte a bisbigliare, gli stava raccontando quello che mi aveva fatto.
Harry: Cosaa! Io lo ammazzo quello! Come ha potuto ferire lei! Mia sorella! La pagherà!
Io: Harry no…lascia perdere. E’ colpa mia non dovevo uscire.
Louis: Tu non hai nessuna colpa. La colpa è mia che ti ho lasciata uscire senza fermarti. E mi sentirò per sempre in colpa per questo.
Io: No Louis… non prenderti colpe che non hai.
Mentre stavano girati a finire di parlare, mi alzai delicatamente la maglietta per vedere il livido che aveva lasciato quel maniaco. Era rosso, grande come una mano. Provai a sfiorarlo e gemetti dal dolore. Harry e Louis si accorsero che avevo sussultato e si voltarono di scatto, così abbassai la maglietta velocemente, per non scatenare ancora  di più la loro ira.
Harry: Cos’hai li sotto? Che altro ti ha fatto? Ti ha…
Lo guardai , non capivo che voleva dire.
Harry: No non può succedere a te, non posso crederci. Perché?
Io: Non mi ha stuprata se è questo che intendi, ma poco mancava. Se non fosse arrivato Louis io adesso non so dove sarei.
Louis: Cos’hai sotto la maglia?
Harry corse da me e contro la mia voglia mi alzò la maglietta appena perché vedessero entrambi il livido. Alzò lo sguardo ai miei occhi e mi abbracciò forte.
Harry: Non doveva capitare a te. Tu sei la mia sorellina, dovevo proteggerti.
Io: Grazie. A entrambi. Ora se non vi dispiace potreste avvisare… Jeremy. Dite che è colpa mia o stavolta è la volta buona che vi ammazza.
Feci un mezzo sorrisetto forzato. Harry uscì dalla stanza col telefono all’orecchio e rimanemmo soli io e Louis.
Io: Devo partire domani.
Louis: Già… mi mancherai tantissimo. Mi mancherà il tuo sorriso i tuo occhi e il tuo profumo.
Io: Tornerò un giorno, promesso.
Louis: Promesso. Sai tenere un segreto?
Io: Si.
Louis: Mi sono innamorato perdutamente di una ragazza bellissima. Ogni giorno e ogni ora ogni secondo penso a lei. Quando la tocco sento i brividi ovunque, quando la guardo mi sento come in paradiso.
Ecco lo sapevo, doveva rovinare tutto. Era innamorato di un’altra. Era meglio se me ne fossi andata prima. Almeno non mi avrebbe detto quel segreto. Quel peso da portare ogni giorno. E non riuscire a liberarmene.
Io: La conosci da tanto?
Louis: Insomma… non da molto. Da quasi un mese.
Io: Come si chiama?
Louis: Jade.
Io: Spero che lei ricambi e che insieme stiate felici. Fammi sapere.
Harry entrò in stanza con una faccia poco convincente.
Harry: Jeremy è abbastanza incazzato, arriverà fra 10 minuti. Io resto e affronterò la sua ira.
Io: Vattene prima che torni, Ti prego.
Louis: Ha ragione vai a casa. Ci sto io qui con lei.
Harry ci salutò ed uscì dalla stanza. Lo sentimmo partire in macchina ed accelerare verso casa sua.
Rimanemmo di nuovo soli.
Io: Sono stanchissima, posso dormire?
Louis non fece nemmeno in tempo a rispondere che entrò Jeremy, infuriato che subito fulminò Louis.
Jeremy: Che ti è successo? Piccola Kath. Sei così piccola e hai già subito tanti problemi.
Io: E’ colpa mia.
Jeremy: Se non ti avessi mai portata qui a Londra nulla sarebbe successo.
Non mi sarei nemmeno innamorata di Louis, non avrei mai conosciuto i 5 ragazzi che mi hanno sconvolto la vita.
Tante cose non sarebbero successe.
Jeremy: Riposa dai. Dobbiamo tornare domani. Tua zia l’ho messa al corrente io.
Io: Oddio no, ti ammazzerà. Le avevi promesso di tenermi d’occhio. Non che sia colpa tua… ma lei incolperà solo te.
Jeremy: Correrò questo rischio.
Io: Jeremy devo dirti una cosa. Louis puoi lasciarci soli?
Uscì dalla stanza senza nemmeno battere ciglio.
Io: Harry mi ha detto una cosa che potrebbe cambiare tutto.
Jeremy: Cosa ti ha detto?
Io: Suo padre ebbe una figlia dalla sua compagna, che poi diede in adozione. Una famiglia l’addottò. Si chiamava Katherine…
Spalancò i suoi grandi occhioni verso me, non ci credeva nemmeno lui.
Jeremy: Vuoi dirmi che sei… la..la sorella di HARRY!!??
Io: Si. E’ per questo che sono scappata, perché ero disperata, non sapevo cosa fare.
Jeremy: Ma sei sicura?
Io: Be , non so ma  credo di si.
Jeremy: Ci parlerò io con lui, in ogni caso così fosse… tu dovresti essere affidata alla famiglia di Harry…quindi dovresti trasferirti qui.
Io: Non ci penso proprio. Voglio andarmene. Tornerò un giorno, forse.
In quel momento entrò Louis, che sentì l’ultima mia frase che lo sconvolse a tal punto che richiuse la porta e tornò da dove era venuto.
Io: Scusa ma voglio riposare adesso. Buona notte Jeremy.
Jeremy: Buona notte piccola.
Uscì dalla porta.
Rimasi sola, poco dopo entrò di nuovo Louis, che aveva un’aria seccata in faccia.
Louis: Avevi promesso…
Io: Scusa ma ho dovuto mentire a Jeremy…e poi non credo di tonare per rimanere. Resterò solo due giorni massimo. Nulla di più.
Louis: Capisco. In ogni caso verremo noi in Italia se vuoi.
Non sapevo lui, non aveva pensato che se ora ero figlia del padre di Harry dovevo essere affidata a loro. Meglio non illuderlo, magari era solo un pensiero di Jeremy e nulla di più.
Io: Scusa ma voglio risposare.
Louis: Certo Katherine. Ci vediamo domattina.
Io: Buona notte Louis.
Si avvicinò a mi baciò la fronte. Le sue labbra erano così morbide che sembravano fatte di seta.
Uscì dalla stanza. Chiusi gli occhi e caddi in un sonno profondo. Quella notte mi svegliai circa una ventina di volte, in predo a qualche incubo. Ero terrorizzata. Ma verso le 4 di notte mi addormentai e non mi svegliai più, feci un sonno lunghissimo, immagino.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Bye Bye London ***


 
Mi svegliai più o meno alle 7, non avevo dormito per la maggior parte del tempo, ma comunque ero molto rilassata, nonostante tutto ciò che mi era accaduto. Non riuscivo ancora a crederci. Zia Emily non mi avrebbe più permesso di uscire, a meno che non glielo avessi detto.
Realizzai solo ora che non ero a casa mia, ne a casa di Harry, ma da Louis. Mi accorsi che c’era un bigliettino sopra il comò e vicino ad esso un vassoio con tre biscotti glassati e un bicchieri di latte. Forse non sapeva che ero intollerante al lattosio, ma comunque mi aveva lasciato pure una tazza di tè caldo. Che dolce quel ragazzo. Il bigliettino diceva “ Spero tu mi ricorderai una volta arrivata in Italia. Spero anche di rivederti. Oggi non ci sarò in aeroporto. Louis.”
Non ci sarà. Avrei dato l’addio solo a una parte di  persone conosciute qui, ma lui era il più importante, mi aveva salvata ben due volte. La prima quando ero rinchiusa in me stessa e la seconda la notte scorsa con quel maniaco. Era il mio angelo segreto. Nessuno lo avrebbe saputo.
Jeremy interrupe nella stanza come una guardia svizzera che deve attuare il cambio.
Io: Ehi, non si bussa più?
Jeremy: Dai forza piccola che fra 2 ore abbiamo l’aereo per Roma.
Io: E buongiorno anche a te.
Jeremy: Scusa ma mi sento terribilmente in colpa per quello che ti è successo.
Io: Tranquillo, mi sta già passando - bugia – ma stavo pensando che forse sarebbe meglio non dire nulla alla zia.
Jeremy: Non se ne parla! Mi prenderò le mie responsabilità!
Io: Ma non mi lascerà uscire mai più per paura che accada di nuovo! Ti prego
Jeremy: E va bene. Ma non farmi gli occhi dolci.
Quanto era divertente quando facevo così, quando era così apprensivo nei miei confronti, infondo lo è sempre stato fin da piccolo. Lo adoravo per questo. Anche se ora sapevo che non era mio cugino di sangue. Ma poco importavano i legami sanguigni, lo era di fatto, non mi importava di una madre e un padre che mi abbandonarono perché non volevano mangiare la frittata ormai fatta, potevano pensarci prima.
Io: Be adesso mi vorrei vestire, quindi per favore puoi uscire? Ah e se incontri Louis ringrazialo per i biscotti glassati, sono i miei preferiti.
Jeremy: E’uscito 10 minuti fa, prima che tu ti svegliassi, li ha fatti lui sai?
Io: E’ così…così…
Stavo per rivelare a mio cugino i miei sentimenti per Louis, no meglio non condividerli, potrebbe sul serio non portar mici più in Inghilterra.
Jeremy: Così come? Signorina meglio che ti porto via di qui…quel ragazzo non fa per te.
Ma perché tutti mi devono dire cosa devo o non devo fare? Se mi piace un ragazzo perché non posso provarci? Non capirò mai i ragionamenti che fa mio cugino.
Harry entrò in stanza assieme a Zayn, Liam e Niall.
Zayn: Ciao Kath, volevamo vedere come stavi. E…oddio povera, che ti ha fatto quello?! Lo denuncio io.
Niall: Bastardo.
Liam: Lasciamola in pace questa povera ragazza, inutile tormentarla.
Io: Grazie Liam, non serviva.
Accennai un sorriso, era davvero divertente quel ragazzo quando ci si metteva.
Harry: Così parti…
Io: Dovrei restare?
Harry: Sei mia sorella non voglio perderti…Sei importante.
Io: Mi dispiace ma per quanto bella possa essere questa città voglio tornarmene a casa, dalla mia… famiglia.
Eh già, famiglia, o forse dovrei dire famiglia adottiva. La mia vera famiglia era un padre e una madre che mi concepirono per errore, una nottata di passione senza precauzioni.
Harry: Tu sei la mia famiglia. Puoi restare quanto vuoi a casa mia. Non andartene.
Io: Cosa dovrei fare? Restare…per cosa? Per un padre e una madre che mi hanno abbandonato. Io molto probabilmente sono frutto di una notte di sesso, sono un errore.
Zayn: Non puoi dirlo così. Tu non sei un errore.
Niall: Dai Kath, non buttarti giù così, noi ti vogliamo bene e non importa dei tuoi veri genitori, hai una famiglia a casa, in Italia. Quella conta. Quella con cui sei cresciuta.
Loro non sapevano dei miei genitori, una lacrima percorse la guancia sinistra e si fermò nelle fossette della mia bocca.
Niall: Ho detto qualcosa che non dovevo dire?
Harry: Niall ci sono cose che non sai.
Poi gli bisbigliò sotto voce qualcosa che non riuscii a comprendere. Niall fece una faccia sorpresa e compassionevole.
Niall: Oddio perdonami scusa.
Mi corse incontro e mi abbracciò forte, ma senza farmi male.
Jeremy: Sono le 8 e mezza è ora di andare. Se volete potete accompagnarci all’aeroporto.
Zayn: Ci farebbe piacere.
Liam: Forza su usciamo e lasciamola vestirsi povera.
Mi fece l’occhiolino, Liam era il più serio dei 5, anche se quando ci si metteva sapeva essere ironico pure lui.
Uscirono uno dopo l’altro e mi lasciarono sola. Ebbi 20 minuti per vestirmi, presi un paio di jeans e una felpa, poi misi le scarpe e la giacca. Stavo per lasciare quella casa accogliente, quel posto così caldo e famigliare. La casa di Louis.
Lui non c’era e probabilmente mai lo avrei più rivisto. Mi piangeva il cuore al solo pensiero di non rivederlo mai più, ma forse era un bene. Lui avrebbe lottato per la sua innamorata e io lo avrei dimenticato.
Presi la borsa e l’ iPhone uscii dalla stanza, scesi le scale fino ad arrivare in salotto. C’era un pacchetto sopra il tavolino, mi avvicinai e c’era scritto “per Katherine”. Cosa poteva essere.
Girai il biglietto e lessi “aprilo solo quando sarai arrivata a casa, quando sarai sola. Louis”.
Lo presi e lo misi in borsa, senza che nessuno lo vedesse.
Chiusi la porta dietro di me e salii in macchina, c’eravamo solo io e Jeremy. Gli altri sarebbero venuti con la loro auto.
Dopo mezz’ora arrivammo all’aeroporto. Solo ora mi ricordai di Jenny, la fidanzata di Jeremy.
Io: Scusa ma Jenny?
Jeremy: Em… non è un buon periodo per noi.
Io: Capisco.
Uscimmo dall’auto, prendemmo le valigie e ci avviammo per fare il check-in.
Jeremy si occupò di fare tutte le cose che si fanno prima di partire. Se ne andò e mi lasciò con Harry e Liam. Niall e Zayn erano al bar a fare colazione.
All’improvviso vidi Jeremy che mi faceva cenno di avvicinarsi, così presi la valigia e controllai il numero del volo, RO09786. Mancavano 10 minuti all’imbarco.
Mi avviai verso lui, quando all’improvviso qualcuno mi fermò, era una mano morbida e delicata, riconobbi il tocco leggiadro e sensuale.
Mi tirò a sé, io ero più bassa rispetto a lui, di circa 15 centimetri, la mia testa gli arrivava sotto il mento. Alzai lo sguardo in alto e incrociai lo sguardo di due occhi cristallini che la luce illuminava come diamanti.
Louis: Non andare. Non riuscirei a sopportarlo.
Io: Ho una vita lì. Non posso abbandonare tutto, per… te.
Louis: Perché?
Io: Sei innamorato di una ragazza e io non centro nulla.
Mi guardò straniato, non si aspettava quella rivelazione, molto probabilmente. All’improvviso realizzai quello che avevo detto. Non potevo crederci! Gli avevo praticamente detto che ero innamorata di lui!
Io: Scusa dimentica quello che ti ho detto, devo andare. A presto Louis.
Mi voltai per andare ad imbarcarmi, per tornare a casa dopo una settimana. Ma nuovamente Louis mi prese e mi tirò a se con più forza. Mi ritrovai vicina al suo viso, che solo un soffio ci separava.
Louis poggiò le sue labbra tenere sulle mie, delicatamente. Poi mi avvolse tra le sue braccia, per tenermi stretta per non farmi scappare, senza farmi male. Un bacio che durò pochi secondi, ma volevo continuasse. Era così dolce e gradevole. Si staccò dal momento passionale e mi abbracciò, sussurrandomi all’orecchio qualcosa.
Louis: Non potevo lasciarti andare senza questo. Ricordati di questo bacio, portalo nel cuore e non dimenticarmi mai.
Io: Non lo farò, rimarrà scolpito nel cuore.
Lo amavo, tantissimo. E lo stavo per lasciare adesso, non riuscivo ad andarmene, ma i minuti erano contati ormai. Cominciai a versare qualche lacrima, di gioia mista malinconia.
Louis: Non piangere, ti prego. Sarà dura, ma ti prometto che un giorno ci ritroveremo e staremo insieme per sempre.
A quelle parole il mio cuore cessò un battito. Mi sentii in un altro mondo dove esistevamo solo io e lui e il nostro futuro.
“I passeggeri del volo numero RO09786 sono pregati di imbracarsi, l’aereo decollerà tra due minuti….” La voce della hostess risuonò in tutta la sala, portando me e Louis al presente.
Jeremy ci guardava da distante con gli occhi a fessura.
Louis: Ciao piccola Katherine. Ricorda le mie parole.
Io: Ciao Lou. E tu ricordati di me.
Mi mandò un bacio con la mano e io ricambiai. Harry e gli altri mi corsero in contro e mi abbracciarono per l’ultima volta. E lì cominciai a sgrondare acqua come una fontana, Niall mi porse un fazzolettino per asciugarmi.
Zayn: Benee allora ritornerai sicuramente dopo questo.
Mi fece l’occhiolino.
Niall: Ti invieremo i biglietti per un concerto e da vera directioner non potrai rifiutare.
Io: Grazie ragazzi, ora devo proprio andare sennò perdo il volo. Ciaooo
Andai da Jeremy che mi squadrò dall’alto al basso, salimmo e ci prendemmo i nostri posti.
L’aereo decollò e Londra si allontanava sempre di più. Le nuvole coprirono la visuale e la città inglese sparì completamente sotto i miei occhi, e con loro il mio amore.
Addio Londra.
Jeremy mi guardò e mi disse solo poche parole prima di addormentarsi.
Jeremy: Sta volta svegliamo però quando arriviamo.
Io: Contaci. Ah ah ah ah
Ci facemmo due risate e poi mi addormentai pure io. Di lì a due ore sarei arrivata a Roma e dopo altre due ore di treno sarei giunta a casa.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Back to Italy ***


Arrivai a casa più o meno a mezzogiorno, a casa mi aspettava mia zia Emily con Eleonora e il suo fidanzato Jack. Non ero particolarmente entusiasta di tornare, ma d’altra parte dovevo.
Tornare a casa. Ma quale casa? La mia famiglia, quella adottiva non c’era più e io avrei tanto voluto avere mia madre accanto a consolarmi dopo questa rivelazione. Di solito mi consolava con una tazza di tè caldo e mi coccolava finché non mi addormentavo. Invece c’era solo mia zia che a malapena sapeva parlare di problemi di cuore.
Suonai il campanello e mi venne ad aprire Emily che mi abbracciò forte e mi stritolò per circa mezz’ora. Come se fossi tornata dalla guerra.
Emily: Kath! Tesoro mio sei a casa finalmente, stavo contando i minuti!
Io: Ciao zia.
Era un saluto un po’ freddo, mi avevano tenuta nascosta una cosa così importante e or a mi sentivo tradita, nel profondo.
Emily: Cavolo, spruzzi entusiasmo da tutti i pori eh. Sarai stanca immagino. Be mi racconterai tutto dopo che avrai mangiato.
Io: No a dire il vero sono andata a Londra per divertirmi e invece sono stata peggio che qua. Ho scoperto di avere un fratello famoso che fa il cantante di una band  e poi che altro…ah si sono stata adottata zia.
Emily mi guardò straniata, come se fosse all’oscuro di tutto, ma era la sorella di mia madre ed era impossibile non lo sapesse. Non credo che una bambina possa nascere senza che mia madre stesse 9 mesi col pancione. Perciò lo sapeva.
Emily: Io… Non so cosa dire.
Io: Nemmeno io.
Entrò da dietro la porta anche Jeremy che probabilmente aveva ascoltato tutta la conversazione, ma poco importava. Mia zia lo fulminò con lo sguardo e lui capì che era di troppo, così mi salutò e lasciò le valigie all’uscio della porta ed uscì.
Emily: Lo so dovevamo dirtelo, ma credevamo che tu poi saresti andata in cerca della tua vera famiglia e ci avresti abbandonati.
Io: Lo sai vero che la mia madre e il mio padre biologico mi abbandonarono, io nacqui per errore!
Emily: No piccola no. Tu sei nata perché eri destinata a nascere. Non dire queste cavolate.
Io: Scusa zia ma sono stanca. Vado in camera e chiunque mi cerchi digli che sono stanca dal viaggio.
Emily: Va bene. Riposati piccola.
Andai in camera e mi buttai sul letto di peso. Presi il telefono e mandai un sms a Sarah dove le dicevo che ero tornata ma ero troppo stanca per incontrarla, e lei mi rispose che ci saremmo viste il giorno dopo e saremo andate a fare colazione in centro e poi a fare compere.
Presi la borsa e cercai un fazzoletto, trovai il pacchetto regalo e solo ora ricordai del regalo di Louis.
Era color verde acqua la carta e il fiocchetto era blu scuro. http://www.tiffany.it/Shopping/Item.aspx?fromGrid=1&sku=23019434&mcat=148204&cid=287465&search_params=s+5-p+26-c+287465-r+181323338-x+-n+6-ri+-ni+0-t+
Così lo scartai molto lentamente, tolsi il fiocco e gettai la carta a terra. Ne uscì una scatoletta di velluto blu scuro, la aprii lentamente, avevo paura del contenuto. Un ciondolo, in argento, due cuori con delle scritte “I love you” e “Let me count the ways”.
Era bellissimo, semplicemente mi misi a piangere, era un regalo bellissimo e lui, quello che mi aveva rapito il cuore, forse non lo avrai più riavuto indietro. Ora il mio cuore apparteneva a lui, e il suo a me. Ci possedevamo a vicenda, ma eravamo lontani e 1000 chilometri di distanza ci separavano. Forse non ci saremmo più rivisti. E questo mi spezzava il cuore.
Solo ora mi accorsi che sul nastrino del pacchetto c’era un’etichetta “Tiffany&Co.”
Saltai come una pazza, non ci potevo credere, Louis aveva speso chissà quanto solo per dirmi che mi amava. Era un vero tesoro quel ragazzo e io lo amavo.
Presi il bigliettino che era allegato al pacchetto e lo lessi “Spero che un giorno possiamo stare insieme, ti prometto che quel giorno sarà per sempre. Louis”.
Come avrei fatto a rivederlo non lo so, ma mi mancava terribilmente, ogni fottuto secondo sempre di più.
Mi cambiai e mi vestii più comoda, scesi per il pranzo.
Dopo una mezzora salii in camera di nuovo, mia zia non riuscii a emettere alcun suono da quella bocca, si sentiva in colpa.
A un certo punto del pomeriggio, verso le 4 mi chiamò Zayn.
Io: Ciao Zayn!
Zayn: Katherine! Volevo sapere, anzi non io ma Louis, se ti era piaciuto il regalo…
Io: Oddio si! Lo adoro lo amo!
Zayn: Era preoccupatissimo perché credeva non ti piacesse, sai è molto raffinato nei gusti Louis e non sempre ci azzecca.
Io: No no questo è azzeccatissimo. Digli che lo adoro. E digli pure che mi manca tantissimo e che lo….
Mi bloccai, stavo per dire che lo amavo, no fermi tutti non potevo farglielo dire da un tramite, dovevo dirglielo io. Così divincolai e chiusi il discorso in fretta.
Io: Devo andare, sai qui sono già le 4, da voi sono le 3 immagino.
Zayn: Si si, domani sera abbiamo il concerto, ci sarebbe piaciuto tantissimo se fossi venuta.
Io: Sarà per un'altra volta dai. Ciao Zayn saluta tutti e soprattutto Louis.
Zayn: Ai suoi ordini capo! Ciao
Presi il ciondolo e me lo misi, mi stava benissimo, decisi che non lo avrei mai tolto, se non per farmi la doccia.
Mi avrebbe portato fortuna, quel ciondolo stava a simboleggiare il mio amore per Louis, il nostro amore.
Bussarono alla porta. Era Eleonora, avevamo un codice segreto io e lei, tre colpi consecutivi. Entrò senza aspettare che le dicessi avanti e mi venne incontro saltandomi addosso baciandomi le guancie mille volte.
Eleonora: Kath mi sei mancata sorellona mia!
Io: anche tu piccolina. Ti pensavo ogni sera sai?
Eleonora: anche io!
Io: Topolina lo sai che mancano tre settimane a Natale? Vero?
Eleonora: Shiii! Raccontami un po’ di Londra daii!
Io: Be ho conosciuto una band famosissima. Gli One Direction!
Eleonora: Veramente?! Mi prendi in giro vero?!
Io: Se vuoi ti faccio parlare con ognuno di loro. Chi vuoi sentire?
Speravo in cuor mio che non nominasse Louis, di sentirlo non avevo voglia. La nostalgia sarebbe tornata e con lei la tristezza di un amore impossibile.
Eleonora: HARRY!
Composi il numero di Harry e attesi 5 secondi in linea, quando una voce leggiadra come un venticello di primavera assalì la mia mente e non ne uscì più.
Io: Louis? Io credevo di…
Louis: Ciao Katherineee! Em si Harry è impegnato in sala registrazioni, stiamo provando nuove canzoni.
Io: Capisco, be fra quanto finisce? La mia sorellina vorrebbe sentire la sua voce, non crede che vi conosca.
Louis: Passamela dai!
Io: Ehi Ele ti passo Louis perché Harry è impegnato.
Eleonora: Oddio che bello!
Prese in mano il telefono e cominciò a saltellare come una pazza.
Alla fine mi restituì il telefono e chiusi il telefono salutando Louis con un semplice ciao.
Eleonora uscì dalla mia camera tutta felice e corse giù dalla zia ridendo come una matta.
Non avevo voglia di affrontare mia zia, ma dovevo non potevo incolpare lei per una  cosa commessa da altri. Lei ha solo aiutato la sorella e suo marito, niente più.
Così scesi in cucina, dove la trovai distesa sul divano con Eleonora che correva a destra e a sinistra, Jack si stava preparando per portarla a danza, ma dubito si sarebbe concentrata come al solito.
Uscirono mano nella mano come padre e figlia, così mi avvicinai Alla zia.
Io: Zia scusami. Non volevo aggredirti così, avrei dovuto abbracciarti e raccontarti tutto, ma non riuscivo avevo un groppo in gola.
Emily: Piccola hai ragione, ti ho nascosto la verità ma l’ho fatto solo per il tuo bene, perché sapevamo avresti reagito così. Non credevo che il mondo fosse così piccolo.
Io: E’ per questo che non volevi che andassi a Londra?
Emily: Sapevo che i tuoi genitori biologici erano di quelle parti, ma non credevo che il loro figlio fosse amico di Jeremy.
Io: Mio fratello.
Emily: Senti possiamo parlare d’altro? Hai passato momenti orribili sia qua che lì in ospedale. Mettiamoci una pietra sopra e non parliamone più.
Io: Ci sto! Ho conosciuto dei ragazzi…
Emily: Dai dai descrivi tutto!
Io: Sono una band famosa…aspetta ti faccio vedere.
Presi la rivista che c’era appoggiata sul tavolo, quella che mi ero presa all’aeroporto prima di partire e sfogliando le pagine le mostrai i vari componenti, nelle ultime pagine rimasi allibita alla vista di me e Harry, vicinissimi al parco.
Emily: Scusaaa? E questa?! Hai baciato tuo fratello?
Io: Non sapevo che lo fosse ancora, ma comunque no. L’ho respinto, io sono innamorata di lui.
Indicai la foto di Louis. Mi zia stette a guardarlo per 1 minuto senza respirare, leggendo la didascalia della foto.
Emily: Louis William Tomlinson… 20 anni?! Spero tu stia scherzando!
Io: Che ce di male!?
Emily: E’ una adulto ormai. Tu sei ancora così…così…piccola.
Io: Zia! Sono cresciuta ho 16 anni cazzo! Sono un’adolescente. E credo che pure lui sia innamorato di me, ci siamo baciati all’aeroporto prima di partire.
Mi issò con un’aria ancora più perplessa di prima, sembrava che gli occhi le uscissero dalle orbite, credevo stesse per esplodere.
Emily: Ti rendi conto? No lui ha 20 anni e tu 16. Lui vive a Londra tu a Firenze. Tu vai a scuola lui no!
Io: Cosa centra?! Dai non litighiamo per queste stronzate per favore!
Mi toccai la collana, ignara dell’interrogatorio che mi avrebbe sottoposto la zia successivamente.
Emily: Quella collana?
Io: E’ un regalo…di Louis.
Emily: Ok proverò a stare calma e ad accettare il fatto che la mia nipotina si è innamorata e sta maturando.
All’improvviso la zia bacchettona e cattiva si tramutò in un dolcissimo pezzo di pane, che mi abbracciò augurandomi di non soffrire.
***
Alle 8 cenammo tutti assieme e fra mia sorella che si vantava dei vari meriti che la sua insegnate le aveva dato durante la lezione di danza, fra la zia che continuava a chiedermi di Londra non capii più nulla, ma finalmente mi sentii in famiglia dopo molto tempo.
Mi squillò il cellulare e Jack mi fulminò con lo sguardo, ma non potevo rifiutare era Sarah.
Sarah: Kath!! Dove sei finita!!!
Io: Sono qui tutta per te!
Sarah: Domani quando ci vediamo devo farti vedere una cosa interessante, ci devi spiegare un po’ di cosette.
Io: chi intendi per “ci”?
Sarah: A me e alla classe. Ti spiegherò meglio domani, alle 9 passo a prenderti ok?
Io: Perfetto altri problemi in arrivo, pure io devo dirti una cosa importante, anzi due.
Sarah: magnifica, domani si preannuncia una giornata splendida per entrambe. Ciao cucciola. Riposati.
Io: Anche tu. Notte.
Tornai a tavola con gli sguardi di tutti e tre puntati su di me, annunciai che l’indomani sarei andata a fare spese.
Emily: Lo sai che lunedì ricominci vero?
Io: Cosa? No daii ti prego.
Emily: Ti sei ripresa e se obbligata a finire gli studi. Quindi gambe in spalla tesoro mio.
Io: Pff ai suoi ordini capo!
Tutti si misero a ridere sotto lo sguardo scocciato di mia zia. Quando faceva così era davvero troppo forte.
Finita la cena me ne andai in camera ad ascoltare un po’ di musica dall’ iPod. Ascoltai ripetute volte Moments e More than this , ,e adoravo quelle canzoni, anche le altre ovviamente ma quelle mi facevano pensare a Louis. Una lacrime percorse la guancia e me la asciugai, pensando che un giorno avrei pianto per la felicità invece. Ma sapevo che il giorno , quel giorno non sarebbe mai arrivato. Louis si sarebbe fatto passare questa cotta e io sarei rimasta l’unica ferita della storia. Con il suo fascino e la sua popolarità di certo non gli sarebbero mancate le ragazze.
Chiusi gli occhi, dopo 10 minuti squillò il telefono, risposi ed era Niall.
Niall: Heii Kath, non dovrei chiamarti, se Louis e gli altri lo scoprono mi ammazzano, scherzo. Apparte questo, domani riceverai una sorpresa, ma non posso dirti altro sennò ti rovino la giornata. Ti dico solo preparati.
Io: Em…ok. In che senso “preparati”?
Niall: Non so cosa fanno le ragazze quando hanno un appuntamento importante di solito?
Io: Ok…credo di aver capito ma…
Niall: Ciao sogni d’oro.
Non feci nemmeno a tempo a chiedergli a cosa si riferiva che riattaccò. E adesso come avrei fatto a dormire tra le mille cose che sarebbero accaduto l’indomani?
Secondo me stavano facendo tutti apposta a complicarmi la vita, sembrava ci prendessero gusto.
Guardai mille volte il ciondolo, e solo adesso scoprii che si apriva. C’erano due lettere incise, una L e una K. Erano le nostre iniziali, oddio che romantico. Giuro che se ne avessi avuta la possibilità sarei andata a Londra e ci sarei rimasta per sempre, perché io credevo di amare sempre di più quel ragazzo.
Misi il pigiama, spensi il cellulare e mi infiali sotto le coperte, al calduccio. Alla faccia dei 2°C che c’erano fuori.
A mezzanotte circa mi addormentai, caddi in un sonno profondo, l’indomani mi aspettava una giornata impegnativa.
 
 

 ***
 Volevo solo dirvi che il tempo in cui è stata collocata questa Fanfiction sarebbe dicembre 2012, può capitare che metto dei fatti che non sono realmente accaduti in quella data, quindi se capita non sono io che sbaglio, ma faccio apposta per dare un ordine mio alla storia.  :D Elisa
 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cambiamenti ***


Ero tranquilla al calduccio nel mo letto, sotto le coperte, mentre fuori tirava un vento che mi avrebbe portata via con un soffio.
All’’improvviso irruppe nella stanza Emily urlando.
Emily: Su forza alzati signorina! Domani si va a scuola non sei felice?
Io: Grazie a te zia, che se ogni mattina non me lo ricordassi non so come farei.
Ci mettemmo a ridere entrambe.
Guardai la sveglia che segnava le 8 e 50. Cazzo! Dovevo uscire con Sarah!
Mi alzai di scatto dal letto e mia zia quasi non fece un infarto, corsi in bagno a rinfrescarmi il viso, poi mi vestii e mi truccai. Tutto in 10 minuti.
Salutai la zia, Eleonora e Jack, uscii di casa e mi incamminai per il vialetto con Sarah.
Aveva in mano una rivista, la solita che comprava ormai da due anni. Aprì una pagina verso la fine e me la mise davanti chiedendo spiegazioni.
Sarah: Ce qualcosa che devi dirmi? Tu con Harry Styles?!
Io: Em…in realtà non l’ho baciato…stavo ma mi sono tirata indietro.
Sarah: Ok… quando pensavi di dirmelo? Tutti in classe non parlano d’altro se non di te e della tua “nuova fiamma”.
Disse mimando le virgolette con le mani.
Così la fermai, entrammo in un bar e ci sedemmo. Con calma le spiegai tutto per filo e per segno, perfino del maniaco. Tutto.
Sarah: Tu mi stai dicendo che hai un fratello famoso? E una madre e un padre più stronzi che non si può? E che un maniaco ti ha quasi…?Oddio tesoro mio, ti sono capitate più cose in una settimana a Londra che in una vita in Italia.
Io: Esatto…e ho tralasciato la parte “e sono pure innamorata follemente di Louis”.
Le mostrai tutti e 5 i ragazzi…rimase colpita moltissimo da Harry, se non mi fossi ripresa il cellulare credo che lo avrebbe baciato. Era la solita Sarah.
Sarah: Oddio ma tu hai un culo grande come una barca?!
Io: Se vuoi te li faccio conoscere…
Sarah: Oddio sul serio? Ma io non so parlare bene inglese… e se poi faccio figuracce.
Io: Non preoccuparti.
Ordinammo un caffè, un cappuccino e due brioche.
Mentre aspettavamo che arrivasse l’ordinazione ne approfittai per chiederle le ultime novità del nostro liceo.
Dalla sua bocca uscirono di quelle storie incredibili, cose che non mi sarei immaginata succedessero.
Io: Ok… diciamo che sempre le solite cose più o meno. Domani ricomincio sai?
Sarah: Il tuo posto è ancora libero sai? Non ho voluto che nessuno ci si sedesse a parte te. Ti appartiene.
Mi commossi, la Sarah che conoscevo prima dell’incidente era cambiata perennemente, sembrava pi adulta del solito. E sembrava avesse paura di perdermi. Così le strinsi la sua morbida e delicata mano.
Si avvicinò la cameriera che appoggiò il vassoio con le cose che avevamo ordinato sul tavolo.
Sarah: Ma quel ciondolo?
Io: E’ un regalo di Louis… E’ di Tiffany.
Sarah mi squadrò con gli occhi aperti tipo civetta, poi avvicinò lamano al mio collo e prese fra le dita il ciondolo. Lo aprì e lesse le due iniziali e sorrise.
Sarah: Ti ama proprio vero?
Io: Credo di si, ma non so quando lo potrò rivedere. Sembra che lui sia troppo impegnato per venire qui, e io non ho il coraggio di tornare lì. Almeno per il momento. Ma ho para che mi dimentichi.
Sarah: Se ti ama davvero, neanche la lontana vi potrà separare. Oddio che bello! Sono così felice per te.
Finimmo la colazione e ci avviammo per il centro, quando Sarah si bloccò all’improvviso come se avesse appena visto un mostro. Indietreggiò lentamente e mi trascinò con lei.
Io: Sarah cos’hai visto?
Sarah: C’è Regina e la sua compagnia, meglio evitarle quelle tipe là.
Io: E invece no! Le voglio affrontare, farle vedere che non mi importa nulla di loro.
Sarah: No dai ti prego.
Dov’era la Sarah che spaccava la faccia a tutti? Quella che non aveva paura nemmeno dei nostri compagni più forti?
Io: Sarah…ce qualcosa che mi nascondi per caso?
Sarah: Em…no…cioè si…veramente…
Io: Forza sputa il rospo adesso!
Sarah: Ieri a scuola Regina ti stava prendendo in giro perché diceva che te la fai con quelli più grandi…tipo Harry, Louis, Zayn, Niall e Liam… e io per difenderti l’ho presa per i capelli e le ho mollato due sberle in faccia.
Io: Oddio! Non ci credo! Perché? Sarah lo sai che dei loro giudizi non mi importa un accidente.
Sarah: Lo so ma mi faceva male sentire parlare così di te. Perché tu non sei così!
Io: Lo so…
Sarah: E poi fuori scuola mi ha detto che se mi incontrava in centro i suoi amici me la avrebbero fatta pagare.
Io: Be ci sono io a difenderti adesso. E che osino solo a toccarti e se la vedranno con me.
Ci battemmo il cinque e con molta disinvoltura, passammo davanti al vicolo dove si ritrovavano spesso, sentimmo un mormorio di voci che nominavano “Katherine” “Tornata” e “Che sfigate”
Quando ormai pensavamo di averle lasciate alle spalle una mano mi colpì le spalle fermando me e Sarah.
Ci voltammo entrambe e ci trovammo davanti quella testolina biondo platino con colpi di sole viola, Regina. E affianco le sue schiavette di Rebecca e Beatrice, o meglio le sue troiette personali.
Regina: Ma buongiorno Katherine! Non si saluta più la tua migliore amica?
Io: Scusa? Spero che scherzi!
Regina: Lo sai che ti voglio tanto bene, vieni qui con me un attimo.
Guardai Sarah e mi allontanai con lei.
Io: Che vuoi stronza? Non ti basta sfottermi alle spalle devi farlo pure qui? Grazie ma passo per stavolta.
Feci per andarmene ma quelle brutta stronza mi piantò le sue bellissime unghie nere nella mia mano e mi fermai.
Regina: Sei carina… e lo sai. Se solo volessi potresti entrare nella nostra compagnia e diventare popolare e con te la tua amichetta.
Io: Scusa ma di diventare una puttana non mi va. Prova ad andare di notte sui marciapiedi li troverai delle seguaci affidabili.
Regina: Se non stai con noi, stai contro d noi e sai che vuol dire mettersi contro.
Non la ascoltai e me ne andai via con Sarah, quelle tre avevano proprio superato il limite.
Però non avevo mai pensato di entrare nella loro compagnia, sarei diventata popolare e avrei avuto tutto quando volevo. Sarei stata una seconda “regina.”
Sarah: Non ascoltarle, tu sei meglio di loro. Noi non diventeremo mai come loro. MAI.
Io: Però tutti i nostri problemi potrebbero risolversi, saremmo più popolari.
Sarah: Kath! Dopo tutto questo tempo a subire prese in giro da loro vuoi diventare come loro? Non ci credo!
Io: Non dico di diventare come loro, ma di entrare nella compagnia, giusto per essere ben viste.
Sarah: Ma che hai che non va in quella testa! Le odiavi e vuoi stare con loro!
Io: Credi sia facile per me sopportare tutto? Le prese in giro e tutte le cose che ci fanno ogni santo giorno? Non ho solo quel problema io.
Sarah: Non credo che così risolverai tutti i tuoi problemi. Se vai con loro puoi anche dirmi addio.
Io: Ti prego Sarah vieni con me! Dobbiamo restare sempre unite. Così potremo diventare più popolari di Regina e le sue tirapiedi ed eliminare questa discendenza delle reginette nella nostra scuola!
Sarah: Non voglio essere complice degli atti di quella stupida senza cervello.
Io: Ti prego.
Sarah non era il tipo da farsi convincere così su due piedi, ma questa volta sembrava capire e accettammo l’offerta. Da lunedì saremmo diventate le co-reginette del liceo Dante Alighieri.
Ero debole, e se solo riuscivo a trovare una scappatoia la prendevo senza pensarci due volte. Così presi il cellulare e mandai un sms a Regina, dicendole che per noi andava bene,
Lei si limitò solo a rispondere “Ok”.
Ero consapevole che avrei potuto subire gravi conseguenze da questo, contando il fatto che ora Regina aveva 2 nuove schiavette e quindi il suo ‘potere’ sarebbe aumentato.
Mi arrivò un altro sms di Harry stavolta. “Ciao Kath,ce una cosa che dovresti sapere… ma non so come dirtela.”
Io e Sarah ci salutammo, l’indomani avrei cominciato di nuovo.
Mi sedetti su una panchina sotto un albero ormai spoglio delle sue foglie. La nostalgia di Louis era sempre più forte e chiara. Ogni cosa mi ricordava lui, guardavo attorno e vedevo solo la sua faccia.
Credevo di impazzire. Così presi coraggio e chiamai Harry per sentire cosa aveva da dirmi.
Stavo per chiudere quando una voce, la sua voce, si fece sentire dall’altro capo del telefono.
Harry: Buondì principessa!
Io: Ciao Harry, dimmi.
Harry: Be vedi ce una cosa che devi sapere…riguarda Louis…
Io: Cosa gli è successo? Sta male?!
Ero seriamente preoccupata.
Harry: No..em veramente… senti non prenderla male. Ok?
Io: Dai! Dimmelo!
Harry: Louis ieri sera…era ubriaco eh…ecco, si è intrattenuto con una ragazza. Ha detto che si be…voleva dimenticarti. Non sopportava la distanza e quindi ha pensato bene di chiudere qualcosa che stava per cominciare.
Mi stavo per sentire male… credevo di svenire. Non potevo credere che Louis, lui l’uomo che io amavo mi aveva sostituita con una troia! Io credevo di essere la sua unica e invece ora mi ritrovo ben rimpiazzata.
Harry: Kath ti prego!
Io: perché? Proprio adesso che cominciavo ad amarlo sempre di più. Era tutto per me, proprio ora che credevo di aver trovato la mia vita!
Harry: Mi dispiace, sorellina. Io lo ammazzo quello! Ti sta facendo soffrire e basta, da quando lo hai conosciuto!
Io: E’ colpa mia, non sarei mai dovuta venire in Inghilterra. Mi dispiace. Ciao Hazza.
Harry: No Katherine ti prego parliamone!
Io: Scusa.
Chiusi il telefono e corsi verso casa piangendo, una volta a casa mi rinchiusi in camera ad ascoltare la loro musica che tanto amavo. Mi faceva stare meglio in un certo senso. E poi quando riguardavo le sue foto piangevo sempre di più. Credevo di non smettere più, le lacrime scendevano come una cascata. Senza aver pranzato mi addormentai con il dolce suono della musica.
Mi risvegliò mia sorella a suon di urla.
Mi alzai lentamente e le chiesi cosa volesse.
Eleonora: Scusami Katherine ma la zia mi ha chiesto di chiederti cos’hai.
Io: Nulla, dille che non mi sento molto bene.
Usci dalla stanza. Io mi distesi nuovamente sul letto e presi il mio cellulare. C’era un messaggio ed era di Louis. “Ti prego scusami, perdonami. Non so cosa ti abbia detto Harry ma io non voglio perderti. Ti prego”
Non gli risposi. Chiusi il telefono e mi rannicchiai sotto le coperte. Mi addormentai di nuovo.
Alla sera, quando ormai era buio la zia venne a chiedermi cosa avessi.
Emily: Ehi tesoro, non sei venuta ne a pranzare ne a cenare. Cos’hai? Ti senti poco bene?
Io: No…cioè..si. Il fatto è che Louis mi ha sostituita con un'altra. Credevo fosse innamorato solo di me.
Emily: Vedi gli uomini sono fatti così… Ti desiderano, ti conquistano e poi ti mollano. Dormici su dai. E domani sarai come nuova.
Io: Notte zia.
Mi diede un bacio e poi uscì lasciandomi sola. Al buio.
Mi addormentai. L’indomani mi attendeva una dura giornata di scuola. Da domani sarei cambiata.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Heart broken ***


LOUIS
Ero disteso sul letto quando mi svegliai. Non era la mia stanza e lo avevo intuito dal primo istante che i miei occhi videro la luce dell’alba.
Riconobbi subito la camera di Harry. Non ricordavo nulla della notte precedente, era tutto confuso come se fosse passato un tornado. Mi alzai seduto sul letto e mi appoggiai al cuscino, guardai l’ora erano quasi le 7 di mattina. Era domenica molto probabilmente. Ero stanchissimo ma la prima cosa, anzi persona che mi venne in mente fu Katherine, lei, il suo corpo, le sue labbra sottili e rosee, le sue mani piccole e morbide come la seta, i suoi occhi verdi, profondi come un oceano e i suoi capelli così morbidi al tatto,  lunghi e mossi. Infine la sua voce, così dolce e tranquilla, che non appena la senti ti fa scacciare tutti i brutti pensieri. Era magica quella ragazza e lo avevo capito subito.
Non appena Harry varcò la porta, i ricordi cominciavano pian piano ad affiorare, come piccoli pezzi di un puzzle che si ricomponevano. La discoteca, l’alcool e infine quella ragazza che somigliava tanto a lei, caddi tra le sue braccia ero sbronzo e non capivo nulla. Avevo perso ogni ragione, Katherine mi mancava terribilmente e io non riuscivo a sopportare la distanza che ci separava.
Come potevo averle fatto ciò? Lei era la ragazza più innocente che avessi mai conosciuto. Lei, una ragazza così piccola a confronto di me che avevo 20 anni.
All’inizio credevo fosse una cotta come una qualsiasi ragazza carina, ma più giorni passavano e più io mi rendevo conto che mi stavo innamorando, fino a scoppiare.
Ma quel giorno all’aeroporto, quello non era un bacio d’addio, lei era mia. La volevo con tutto me stesso.
Harry: Ben svegliato…
Io: Già…
Harry: Ti rendi conto che dormi da un giorno? Neanche l’acqua ti ha svegliato!
Io: Ho bevuto più del solito…
Harry: Già e spero tu ti ricorda cosa hai fatto!
Io: Veramente ho una tale confusione in testa.
Harry: Be ti schiarirò io le idee… ti dice nulla il nome Haylie?
Io: Oddio no…dimmi che non…l’ho fatto sul serio.
Harry: Oh si mio caro idiota del cazzo! Sei un coglione!
Io: Mi sento terribilmente in colpa, Katherine era tutto per me e io l’ho rimpiazzata con quella! Con una puttana.
Harry: Sei proprio un cretino!
Io: Ma lei non lo sa, come farò a guardarla negli occhi quando la vedrò sapendo quello che le ho fatto alle spalle?
Harry: Ci ho già pensato io, da buon fratello.
Io: ma che ti passa per la testa?! No mi vorrà nemmeno parlare, mi dimenticherà per sempre. Come farò? Lei è tutto per me e non voglio che  un errore, uno stupido errore ci rovini!
Harry: Dimostrale che tieni a lei più di qualunque altra persona a questo mondo.
Io: Come se siamo a quasi più di 1000 chilometri di distanza?
Harry: Vai lì! A Firenze cazzo!
Io: Siamo pieni di interviste e servizi questa settimana… domenica partiremo!
Harry: Vado ad avvisare gli altri.
Harry si allontanò lasciandomi solo in  stanza, presi il mio cellulare e composi il numero di Katherine. Dopo 2 lunghissimi minuti di attesa, la sua voce si fece sentire.
IO: Katherine ti prego lasciamo spiegare…
Katherine: Cazzo vuoi? Vattene dalla tua troietta, vai a scopartela e dimenticami. Capito? D.I.M.E.N.T.I.C.A.M.I. Addio.
Mi chiuse il telefono in faccia e la mia rabbia fu talmente incontenibile che mollai un pugno al muro lasciando il segno.
Avevo fatto una cazzata che non si sarebbe riparata molto presto.
Mi feci una lunga e calda doccia, dopo di che andai in cucina a prendere le chiavi della mia auto e ci salii. Dovevo riconquistarla ma non riuscivo ad aspettare fino a domenica. No, sarei andato lì al più presto e sarebbe stata mia per sempre.
 
KATHERINE
 
Quello stronzo, insensibile, manipolatore, egoista di Louis si era pure fatto risentire. Con che coraggio poi? Mi aveva solo usata, io ero una delle tante e non quella che avrebbe amato per sempre. Mi buttai di peso sul letto, guardai il soffitto bianco, che non esprimeva nulla. Era monotono. E fu lì che capii cosa dovevo fare. Se da brava ragazza non mi accettano allora dovevo cambiare. Sarei entrata nel gruppetto delle reginette della scuola, quelle che ti comandano, quelle che ti giudicano, quelle che ti etichettano. Mi vestii da tale. Leggings strappati un po’ qua e là, misi una canotta nera abbastanza scollata e infine una felpa con la cerniera.
Presi la cartella e misi i libri delle materia del lunedì. Da oggi sarei ufficialmente ritornata ad essere una liceale a tutti gli effetti.
Scesi in cucina, non c’era nessuno erano tutti a lavoro tranne Eleonora che era a letto con l’influenza.
Percorsi tutti il viale che portava alla fermata dell’autobus e alle 7.30 precise salii nel mezzo, Dopo quasi mezz’ora di viaggio arrivai alla scuola. Quella che odiavo.
Intravidi tra la folla Regina, Beatrice e Rebecca, mentre di Sarah non c’erano tracce, mi avvicinai a loro e mi guardarono con un mezzo sorrisetto come per acconsentire al mio nuovo look. Ero ufficialmente nella loro compagnia. Vidi avvicinarsi pure Sarah, lei era sempre la stessa invece, cioè lei si vestiva sempre come loro quindi non c’erano problemi.
Regina: Kath cara sei pronta?
Io: Si ovvio.
Rebecca: Guarda ce Diego con Hope, la nostra nuova compagna di classe.
Io: Chi è Hope?
Rebecca: Una che si crede la regina, ma non lo sarà mai. E’ nuova, viene dall’Inghilterra.
Io: Che due palle, entriamo?
Regina: Certo. Ah ricordati oggi alle 5 le prove con le cheerleader. Puntuale.
Io: Se proprio devo…
Regina mi guardò come per ammonirmi, sarebbe stata dura ma alla fine sarei sopravissuta tra quella folla di maniaci alla sovranità, alla quale io stavo per far parte.
Ci avviammo per il cortile della nostra scuola, affollato come sempre. Entrammo dentro l’edificio e un’ondata di ricordi mi fecero venire la nostalgia dei bei tempi, quando ancora ero felice con la mia famiglia ed ero talmente felice di essere lì dentro con Sarah che non avrei mai pensato potesse accadere  me una cosa del genere.
La vernice ai muri era fresca, l’avevano data nel periodo quando ero stata a casa e le aule sembravano più grandi, ma forse era solo una mia impressione.
Salimmo le scale al terzo piano, aula 12. La mia vecchia classe, era come la ricordavo.
Sarah si precipitò a sedere in penultimo banco accanto alle finestre, mentre dietro avevamo Rebecca e Regina.
Dopo un paio di minuti l’aula cominciò a riempirsi e tra lo stupore della gente nel vedermi di nuovo tra loro e i saluti nostalgici dei miei compagni credevo di scoppiare in un pianto colossale. Ma mi trattenni, non potevo mostrarmi debole non ora che facevo parte di un alto ceto sociale della scuola.
Dopo alcuni minuti entrò la professoressa Mariani, che insegnava italiano. Mi venne incontro salutandomi calorosamente, come fossi una sua nipote qualunque. Poi si congedò tornando al suo posto alla cattedra.
Da lì fino alle 11.05 caddi in un’agonia profonda, avevo dimenticato quanto noiosa potesse essere la scuola. La campanella della ricezione suonò precisa come sempre e tutti si alzarono per correre fuori in cortile, chi per fumare, chi per incontrare il fidanzato o la fidanzata e chi per vedere la proprio compagnia. Mentre io con le mie nuove amiche e Sarah ci fiondammo in bagno a discutere e fare pettegolezzi su tutti i singoli compagni, a volte sputtanandoli e a volte sfottendoli.
Rebecca: Allora Kath, tu sei ancora single vero?
Io: Be…si.
Rebecca: Sai adesso che sei ai piani alti puoi far cadere ai tuoi piedi chiunque con il tuo fascino da ragazza misteriosa.
Io: Sinceramente non mi interessa, avere un ragazzo è solo una rottura. Tempo perso e basta.
Regina: Be non se il tempo lo sprechi per fare sesso. Sai esistono delle coppie qui a scuola, tipo la mia in parte, che stanno insieme solo per rappresentanza, e per il sesso.
Io: Nah grazie. Mi concentro più sulla scuola. Sai devo rimettermi in pari con tutti voi e sapete che io non sono così tanto brava.
I 20 minuti di ricreazione passarono in fretta, cosa che non si può dire delle 3 lunghissime ore a seguire, Matematica, Economia e Storia. Le materie più pallose di sempre.
Uscimmo alle 2 in punto e salutai la mia compagnia, le avrei riviste alle 5 per le prove con le cheerleader per la squadra di calcio.
Mi avviai verso la fermata quando una macchina scura si fermò sul ciglio della strada. Guardai dentro, ma i finestrini erano oscurati. Poi all’improvviso una ragazza bellissima, aveva gli occhi di ghiaccio, il suo sguardo era freddo e mi fece venire i brividi. I suoi capelli erano rossi e mossi, molto mossi. Aveva molte lentiggini, sembrava una dea.
http://3.bp.blogspot.com/_aHzRPRk3z6A/TMAUyw8NCtI/AAAAAAAAAEI/YZsw9jE6ZRs/s1600/capelli-rossi.jpg
Scese dall’auto e mi si avvicinò, poi vidi che nel veicolo c’era un ragazzo, capelli corti neri, la cresta, occhi marroni. Era Diego.
Diego: Ciao Kath! Da quanto tempo.
Io: Troppo poco oserei dire. No dai scherzo ahahah
Diego: Ti presento la mia fidanzata, Hope. Hope lei è Katherine una delle mie migliori amiche.
Da quando ero la sua migliore amica?
Io: Esatto, piacere Katherine.
Hope: E così tu sei Katherine. Diventeremo molto amiche lo sento.
Io: Ah certo.
Hope: Ho sentito delle voci, è vero che tu e Harry Styles eravate insieme?
Io: Veramente io…
Sentii le guancie in fiamme, così chiusi la conversazione e mi avviai verso casa mia. Certo che Diego, non ha perso tempo a rimpiazzarmi. Un po’ ci stavo male perché lui è pur sempre stata la mia prima cotta, ma non equivaler ebbe mai all’amore che provavo per Louis. Sebbene mi avesse sostituita con una puttanella da bar, lo amavo, stavo male per tutto questo. Mi veniva da chiudermi in camera e non uscire mai più.
Tornai a casa, erano quasi le 3. In cucina era già preparato il pranzo, ma quando entrai mia zia mi guardò dall’alto al basso alzando il sopracciglio, in segno di disapprovazione.
Emily: Signorina mia non siamo in estate, non ci sono 30 gradi lo sai vero?
Io: Zia non rompere ok?
Emily: Be che ti prende? E’ un nuovo modo di fare?
Io: Mi prende che sono stufa di tutti che mi dicono cosa devo o non devo fare.
Emily: Ok, scusa, ma se poi devi uscire mettiti una felpa sennò non esci di qui. Chiaro?
Io: Che palle. Lasciami mangiare.
Se ne andò in salotto a leggere il giornale, mentre io finivo di mangiare.
Finito di pranzare me ne andai in camera a fare i compiti, aprii il libro di storia e mi immersi negli eventi accaduti più o meno 1000 anni fa. Odiavo quella materia, ma dovevo studiarmi almeno 4 capitoli se volevo rimettermi in pari. Erano stati già troppo gentili per avermi concesso una prova per superare il primo trimestre, non potevo deluderli.
Si fecero le 4 e mezza molto presto, così preparai il borsone, misi dentro la divisa delle cheerleader, e poi le scarpe.
Uscii di casa, mentre stavo andando alla fermata dell’autobus mi si avvicinò Diego.
Io: Che vuoi?
Diego: Sei diversa da quando sei tornata.
Io: Le persone cambiano per sopravvivere.
Diego: Cosa è successo a Londra? Quello Styles ti ha fatto qualcosa?
Io: Che cazzo te ne frega eh? Prima dici che vuoi uscire con me, che ti interesso e poi mi sganci per una rossa qualunque.
Abbassò la testa, in segno di colpevolezza. Si sentiva in colpa, sapeva quello che aveva fatto, che mi aveva illusa.
Io: Renditi conto che non sei stato l’unico a illudermi!
Corsi via piangendo, ero disperata. Tutti mi abbandonavano prima o poi. E poi trovavano il modo per riavvicinarsi. Basta non avrei più permesso a nessuno di farmi del male, non mi sarei più fidata di nessuno.
Diego: Aspetta Kath! Ti prego! Mi dispiace, non volevo illuderti.
Io: Beh l’hai fatto. E adesso basta.
Presi l’autobus e in poco tempo arrivai a scuola, mi diressi verso la palestra dove stavano cominciando gli allenamenti. Entrai nello spogliatoio, c’era solo Rebecca che si stava spazzolando i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una coda.
Rebecca: Sbrigati o Regina ti farà fare 200 giri di corsa.
Mi spogliai e mi misi la divisa, mi stava ancora dopo tutto quel tempo. Era una specie di minigonna rossa e una canotta bianca e rossa. Mi precipitai con Rebecca in palestra e c’era Regina che stava già dando ordini, appostata sopra una panchina.
Regina: Tutte qui ragazze! Devo dare due annunci importanti!
Beatrice : Forza venite qui sbrigatevi o vi faremo fare piegamenti in più.
Regina, oltre che la regina incontrastata della scuola era pure la capo cheerleader.
Regina: Allora, innanzitutto fra una settimana ci sarà il Gala d’ Inverno, l’evento più importante dell’anno, quindi ragazze la prossima settimane siete libere, di andare a fare compere per l’evento.
La seconda è che la prossima gara regionale che faremo sarà dopo le vacanze di Natale, perciò dobbiamo prepararci.
Fece una breve pausa.
Regina: Bene cominciamo con i vari balletti di gruppo e individuali. Si comincia!
 
***
Passarono in fretta le due ore di salti, capriole, lanci, spaccate e balletti. Ero a pezzi, mi feci una doccia e quando uscii dallo spogliatoio vidi un ragazzo vicino a Regina. Era alto, capelli neri e occhi azzurri. Aveva delle spalle che erano la fine del mondo, mi pareva facesse parte della squadra di football. La nostra scuola era una delle poche in Italia ad avere le somiglianze di una scuola americana. Era privata infatti.
Tornando al ragazzo, che era uno splendore, mi fissava con occhi pieni di attrazione, come se volesse che mi avvicinassi. (http://24.media.tumblr.com/c13fe7b4c18d82de60d0d367a74b0c00/tumblr_mmzx03XYlE1sq4r8xo1_500.jpg )
Così feci.
Regina: Katherine lui è Federico. E’ del quarto anno.
Federico: Ciao bella. Ti va se ti accompagno a casa?
Io: Beh veramente…
Regina mi lanciò uno sguardo come per dirmi di non rifiutare questa occasione.
Io: Certo.
Ci avviammo verso il cortile della scuola, uscimmo e percorremmo la strada del ritorno.
Federico: Si parla molto di te qui a scuola, dicono che sei una nuova nel gruppo di Regina.
Io: Si…
Federico: Ti avevo notata prima che fossi sua amica, ma poi non ti ho più rivista.
Io: Ho avuto dei problemi, ma ora sono qui.
Federico: Sei carina.
Io: Grazie.
Mancava poco prima che arrivassi a casa e mi fermò in mezzo al marciapiede. Mi prese le mani fra le sue e le baciò.
Ci stava provando con me, ma io non provavo nulla per lui. Si era carino, ma nulla di più
Io: Senti Federico io non voglio illudere nessuno, ci conosciamo da appena 1 ora e già ci provi…
Federico: Mi piaci e non poso negarlo, ma ora sei una popolare a scuola, dovresti avere un fidanzato, uno come me.
Io: Restiamo amici… Ciao Federico. A domani.
Andai a casa, stanca morta, mangiai un boccone e alle otto e mezza ero già sotto le coperta a dormire, quando ricevetti un messaggio di Harry “Come sta la mia sorellina? –Harry”
“Bene, mai stata meglio. “
 
“Bene, Louis si sente in colpa, dagli una possibilità.”
 
“Sono stanca, ho passato una giornata dura a scuola e ho conosciuto un ragazzo. Notte –Kath”
 
“Notte scricciolo”
 
Spensi il telefono e mi addormentai di lì a poco. Mi parve in sogno come sempre Louis, la scena in cui lui mi tradiva, come ogni notte, solo che questa volta era diversa perché li coglievo nel fatto, e poi scappavo via piangendo. Mi rivoltai nel letto molte volete prima di riaddormentarmi, ma poi presi sonno.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** A breath between us ***


[SABATO 14 Dicembre]
 
Era già passata una settimana, da quando avevo ricominciato. I giorni passavano, lunghi e noiosi, vedevo sempre la stessa gente, facevo sempre le stesse cose e guardavo cose che si ripetevano di giorno in giorno, come la prepotenza di Regina e le sue amiche.
Ma quel giorno, fu diverso, Regina decise di “cacciare” Sarah, la mia migliore amica dalla compagnia, perché si rifiutava di sfottere una povera ragazza che era appena caduta davanti ai suoi occhi.
Sarah: Regina! Non essere crudele! Qui tutti ti rispettano perché sei cattiva, ma se fossi più buona nessuno ti rispetterebbe!
Regina: Ora basta! Mi hai stancato! Dovresti prendere esempio dalla tua amica Katherine, lei si che si merita il posto nella nostra compagnia. Sei “out”.
Sarah mi guardò con occhi pieni di lacrime, mi prese per mano e mi trascinò via da loro. Ma Regina mi disse una cosa, avrei dovuto scegliere.
Regina: O scegli me o scegli lei.
Io: Non posso… io…
Regina: Allora sarà un inferno per te.
Guardai Sarah, che nel frattempo stava per scoppiare a piangere, le presi la mano e la salutai.
Sarah: Ti prego Katherine non puoi…
Io: Mi dispiace, ma non voglio soffrire ancora. Spero che un giorno mi potrai perdonare.
Quella è stata l’ultima volta che le ho parlato.
 
[VENERDI’ 19 Dicembre]
 
Dopo circa una settimana,mancava solo un giorno al grande evento. Il giorno del Gala d’inverno.
Tutte le ragazze dalla seconda in su erano elettrizzate, andavano a fare shopping con le amiche, o con i fidanzati. Mentre i ragazzi facevano proposte su proposte alle più belle della scuola per fare da accompagnatore alla festa. L’unica che non aveva ancora ricevuto l’’invito da qualche bel ragazzo ero io. Federico, dopo l’appuntamento al cinema di giovedì non si era più fatto vivo, e girava voce che si fosse fidanzato con una della sua classe.
Harry mi chiamava ogni tanto per sentire come mi andava la vita, ma infondo già lo sapeva. Ero cambiata totalmente da quando Louis mi aveva tradita, ero più stronza e troia.
Ma nonostante ciò nessuno mi aveva chiesto di andare al ballo.
Preparai lo zaino, salutai Eleonora ed Emily con un abbraccio e mi avviai per prendere l’autobus. Arrivata a scuola, mi diressi verso il gruppetto di Regina e le altre. Una ragazza bionda mi attirò l’attenzione, era Sarah che mi guardava con occhi pieni di nostalgia. Quanto avrei voluto andare lì ed abbracciarlo, ma non potevo.
Regina: Ragazze! Ieri Stefan, quello della 4^B mi ha chiesto di accompagnarlo al Gala. Non so cosa mettermi perché tutti i vestiti che ho a casa gli ho già messi.
Rebecca: Puoi sempre andare in centro a fare shopping con la carta di credito di tua madre.
Beatrice: E tu Kath con chi andrai domani alla festa?
Io: Uhm…eh…veramente io non credo di andare. E’ una festa per sfigati secondo me.
Regina: Be forse hai ragione, ma è l’unica occasione per sfoggiare il mio bellissimo seno con una scollatura profonda.
Io: Be capisco. Sentite divertitevi anche per me ok?
Regina: No no non se ne parla tu oggi vieni con me in centro e prenderemo l’abito che ti farà una principessa.
Io: Ma nessuno mi ha invitata!
Regina: Non credo sai…so che qualcuno te lo vuole chiedere…
Regina guardò con occhi pieni di eccitazione dietro di me, come se ci fosse qualcuno.
Mi voltai e mi ritrovai davanti lo stangone di Federico. Quasi non mi venne di urlargli dietro “dove cazzo sei finito?”
Non provavo nulla per lui, ma potevo benissimo mettermi con lui, tanto poco importavano a Federico i sentimenti, lui mi voleva solo per la popolarità e per portarmi a letto e anche baciarmi davanti a tutti.
Federico: Scusami se mi sono fatto sentire poco ma ho avuto problemi.
Io: Fa niente, ormai tutti ci sono abituati.
Federico: Vorrei chiederti una cosa…
Si inchinò davanti a me e la cosa attirò l’attenzione di tutti. Si formò un cerchio attorno a noi due e mi sentii soffocare.
Federico: Ti va di accompagnarmi al ballo di domani sera?
Io: C-c…come?
Federico: Se ti va…
Lo interruppi.
Io: Ho capito cosa volevi dirmi scemo…solo che non me lo aspettavo.
Federico: Si o no?
Mi guardò con una faccia davvero cucciolosa e non potei rifiutare.
Io: Ovvio che si!
Mi abbracciò correndomi in contro. E mi sollevò da terra. Ultimamente eravamo diventati molto amici, gli volevo bene, fino a che non era scomparso nel nulla.
Entrammo a scuola, le 6 ore passarono velocemente e nel pomeriggio andai con Regina a prendere l’abito. Girammo per un sacco di negozi, visto che nei giorno precedenti le ragazze della scuola avevano sborsato l’intera città dai vestiti. Poi trovammo un negozio, molto carino. Entrammo e trovammo un’infinità di vestiti da sera. Regina ne prese alcuni e andò a provarseli, mentre io girai per trovare quello adatto a me, volevo che fosse senza maniche, lungo, di un colore scuro, che mi risaltasse il seno. Nel frattempo Regina si lamentava perché il vestito era troppo largo, quello aveva la zip troppo lunga, quell’altro la faceva sembrare grassa e quest’altro era troppo piccolo.
La commessa del negozio vide che ero in difficoltà così mi chiese se volevo un aiuto, le descrissi il mio abito tipo e mi guardò. Poi sparì e dopo 5 minuti tornò con degli abiti, ma solo uno mi conquistò. Lo presi e mi fiondai in camerino. Era perfetto, mi faceva sembrare quasi una regina.
Io e Regina uscimmo insieme dal camerino e ci guardammo perplesse, lei spalancò la bocca nel vedermi e quando mi voltai allo specchio ebbi la sua stessa reazione.
Il mio abito era perfetto. Mi innamorai follemente di quell’abito, subito mi venne in mente se sarebbe piaciuto a Louis. http://i41.tinypic.com/5ckb9h.jpg
Quello di Regina invece era nero, impreziosito di brillantini qua e là. Era molto bello e le si addiceva il colore. http://i44.tinypic.com/2v0yfzq.jpg
 
All’improvviso sentii il mio iPhone squillare, risposi. Era Harry.
Harry: Heii scricciolo come stai?
Io: Bene, domani sera andrò ad un Gala.
Harry: Però, casca giusto a pennello.
Io: Perché?
Harry: Nulla lo scoprirai presto.
Io: Harry! Lo sai che odio le sorprese preannunciate.
Harry: E’ per questo che te l’ho detto. Ti voglio bene sorellina. Ah mandami una foto del vestito voglio vederlo!
Io: Scordatelo, poi lo fai vedere a tutti i tuoi amici.
Harry: Okok va bene, tanto lo vedrò comunque.
Io: Come?!
Harry: Ops…ciao Kath a presto.
Mi chiuse la chiamata. E questo che voleva dire? Non capivo un bel niente, così decisi  di lasciar perdere.
Regina: Lo sai che stai d’incanto con quel vestito sembri una regina, anzi meglio ancora. Federico sarà proprio felice di averti come compagna.
Io: E per te Stefan sarà anche lui felice.
Andammo a pagare alla cassa e tornammo a casa. Arrivata a casa appena aprii la porta mi ritrovai davanti dei ricci castani e degli occhi verdi come i miei… era Harry.
Io: Che diavolo ci fai qui?
Appena mi vide mi squadrò dall’alto al basso, in segno di disapprovazione.
Harry: E tu come ti sei conciata? Non sei più tu!
Io: Affari miei.
Harry: No no signorina, tu non vai da nessuna parte con questa maglietta leggere, insomma sembri una troia!
Io: Be è quello che sono.
Harry: Non è vero. Tu hai solo paura di rimanere delusa ancora una volta.
Lo guardai con uno sguardo pieno di rabbia.
Harry: Kath! Dio mio possibile che eri follemente innamorata di Louis!?
Io: Vaffanculo. Tu non sai nulla di quanto lo amassi, era tutto per me. La prima volta che l’ho visto è stato in sogno, il giorno che mi sono svegliata, ho sentito la sua voce e ne rimasi ipnotizzata. Quella è stata la ragione per cui mi sono alzata dopo mesi che mi ero rinchiusa in me stessa! Non vedevo un’immagine nitida di lui ma sentivo solo la sua voce, dato che Eleonora mi aveva fatto ascoltare una vostra canzone. E poi quando l’ho visto sono svenuta! E sai perché? Perché non capivo se era una mia immaginazione o era realtà! I sentimenti per lui erano indescrivibili! Capisci adesso?
Harry mi guardò con una faccia sorpresa, non si aspettava quella dichiarazione.
Lo vidi voltarsi verso il salotto e vidi che si stava avvicinando lui. Louis. Mi guardò penetrandomi a fondo negli occhi. Eravamo a due soffi l’uno dall’altra, il suo petto era appoggiato al mio e sentivo il suo cuore battere. Era agitato. Ma non potevo, non così facilmente. Gli diedi una sberla in faccia e lo guardai fare due passi indietro.
Louis: Katherine perdonami.
Quella frase mi colpì dritta nel cuore. Rimasi paralizzata per due secondi e poi ritornai in me.
Io : Ma vai a fanculo!
Corsi in camera  e chiusi la porta sbattendola. Mi buttai sul letto e cominciai a piangere e piangere, fino ad esaurire le lacrime. Mi addormentai, ero stanca, e sentivo le forze venirmi meno.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Only for you ***


Nel bel mezzo di un sogno qualunque, sentii una mano morbida come la seta accarezzarmi la guancia, poi scendere per percorrere il collo fino a fermarsi sulla spalle. Ebbi un fremito e mi svegliai, cogliendolo di sorpresa. L’aria fresca di una mattina d’inverno entrava dalla finestra, era molto preso, lo intuivo. Aprii gli occhi lentamente e osservai il suo dolce viso da bambino innocente, avevo dimenticato quanto ero innamorata di lui. Ci provavo ad odiarlo per quello che mi aveva fatto, ma non ci riuscivo.
Louis: Buon giorno principessa.
Io: Giorno…
Il suo accento inglese mi faceva sempre impazzire.
Mi accarezzò nuovamente il viso e stavolta pure lui si accorse che stavo morendo dentro.
Io: Che ci fai qui? Perché sei ancora qui, mi sembrava di essere stata chiara…
Louis: Sei stata chiarissima ma vedi c’è un piccolo dettaglio… io ti voglio da impazzire e non ti lascerò andare per uno stupido errore commesso da ubriaco.
Era sincero e a quelle parole mi si accapponò la pelle. Ero ancora sommersa dal sonno ed ero un po’ intontita.
Si avventò all’improvviso su di me, mi baciò con foga e passione. Mi mancavano i suoi baci passionali e romantici. Le nostre lingue si incrociarono e insieme si intrecciavano e si accarezzavano come una foglia che viene trascinata su un ruscello dal vento. Sentivo il suo sapore in bocca e mi sciolsi completamente. Mi distese lentamente sul letto e mi tolse le coperte di dosso, avevo solo una canotta addosso e le mutandine di pizzo, quelle che piacevano tanto a lui. I nostri corpi erano appoggiati l’un l’altra, Louis aveva una maglietta addosso e i pantaloni, ma sentivo il suo copro caldo premere contro il mio. I nostri respiri si facevano sempre più affannosi e Louis cominciò a baciarmi il collo, fino ad arrivare al lobo dell’orecchio. A quel punto emisi un gemito di eccitazione. Ero al settimo cielo. Stava per infilare una mano sotto la maglietta quando improvvisamente la porta si aprì e comparve la faccia prima serena, poi minacciosa di Harry.
Harry: Ma che cazz… tieni le mani giù da mia sorella!
Louis si alzò immediatamente e io mi coprii fino alla testa con le coperte, ero rossa. Cazzo ci aveva beccati. Un momento…ma che stavo facendo?! Ecco lo sapevo mi aveva ammaliata col suo fare, mi conosceva da poco ma sapeva cosa fare per avermi per se.
Io: Non si bussa più?
Harry: Senti un po’ Kath io e te dobbiamo fare un discorsetto. Prima rivestiti però mentre io parlo con questo coglione.
Uscirono dalla stanza.
Avevo ceduto, lo sapevo. Mi stava provocando e lo sapeva meglio di me che se c’era un modo per farmi cadere era quello.
Adesso avrebbe pensato che lo avevo perdonato, ma la realtà è che ero confusa, più confusa di quanto lo ero prima.
Sentivo delle urla da giù in cucina. Fortuna che quella mattina mia zia partì per lavoro molto presto.
Corsi giù per evitare una menata. Mi nascosi dietro la colonna del muro e senza farmi vedere ascoltai la conversazione.
 
LOUIS
Katherine si era sciolta sotto il mio corpo. Sapevo che mi avrebbe perdonato, ma non ne ero certo. Sapevo solo che era fantastica, amavo tutto di lei, in quel momento sentivo le scintille in tutto il corpo. Mi sentivo come un fuoco d’artificio che stava per esplodere di felicità.
La amavo ma non avevo il coraggio di dirglielo.
Ad interrompere il nostro momento magico fu Harry con le sue ramanzine da fratello maggiore.
Harry: Che cazzo credevi di fare con lei?
Io: Nulla…
Harry: Quello non mi sembrava nulla, mi sembrava il passo precedente al sesso. Ti ricordo che ha 16 anni e tu quasi 21! Cinque, cinque anni di differenza, pensaci bene prima di fare una cazzata!
Io: Non conta l’età se ci amiamo.
Harry: Lei sembrava non volerti più vedere dopo quello. Lei è piccola per queste cose…tu sei troppo…esperto!
Era arrabbiatissimo, per poi cosa non capivo. Lo sapeva meglio di me quanto ci amavamo io e lei, eravamo fatti per stare insieme, nulla ci avrebbe più separati.
Io: Senti… io non voglio tu sia contrario a questa cosa.
Harry: Non lo sono infatti, a meno che l’evento di 10 minuti fa non si ripeta. E’ troppo piccola per queste cose.
Katherine: Piccola per cosa? Per farlo? Ho 16 anni non 10 !  E comunque è stato un errore, che non si ripeterà.
La guardai. Non potevo crederci a quello che aveva detto.
 
KATHERINE.
 
Harry: Vai a vestirti per favore… Non siamo al mare.
Io: Adesso. Comunque chi mi accompagna a scuola visto che ho perso l’autobus?
Louis: Io se ti va.
Io: Certo.
Andai di sopra a vestirmi, era il giorno del Gala e dovevo aiutare Regina con i preparativi. Poi dovevamo decidere l’ordine con cui le aspiranti reginette d’inverno sarebbero scese dalla grande scalinata. Io ero stata costretta ad iscrivermi, per volere di Regina e le sue amiche.
Mi lavai i denti, presi la borsa misi le poche cose che mi servivano e mi vestii. https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-frc3/1547_10151513754499811_319032280_n.jpg
Appena scesi dalle scale, entrambi mi guardarono con occhi spalancati.
Harry: Sali e vestiti.
Io: Sono vestita.
Harry: No… sembri in pigiama, e a scuola non ci vai in pigiama.
Io: Finiscila. A scuola ci vado come mi pare e piace.
Harry: Louis dille qualcosa pure te!
Louis: Sei incredibilmente… sexy
Harry gli diede una pacca sulla testa in segno di disapprovazione per quello che aveva detto.
All’improvviso suonò il campanello, non sapevo chi potesse essere. Corsi ad aprire e mi ritrovai davanti un mazzo di rose bianche e dietro c’era Federico.
Sfoggiava i suoi bellissimi occhi azzurro cielo e un sorriso smagliante.
Io: Perché le rose?
Federico: Perché oggi è il gran giorno della mia principessa che diventerà regina del ballo.
Io: Ma dai sciocchino!
Gli dissi sorridendo e portandolo in cucina.
 
LOUIS
Fece capolino da dietro il muro un bel ragazzo, alto, palestrato e sui 18 anni. Katherine non smetteva di sorridergli e guardarlo, a volte incrociavano gli sguardi e la cosa mi fece innervosire.
Katherine: Questo è Federico, mio amico, nonché giocatore di football e mio accompagnatore per il ballo di stasera.
Federico: Tu devi essere Harry Styles e tu Louis Tomlinson…
Io: Vedo che Katherine ti ha informato…
Katherine:Veramente io non gli ho mai parlato di voi due…la vostra fama vi precede.
Harry: Piacere di conoscerti sono suo fratello…
Federico lo guardò contraddetto, ma poi gli sorrise facendo finta di nulla.
Quell’imbusto non mi piaceva per nulla, mi sapeva tanto da bello fuori ma poco di buono dentro. Katherine sembrava ipnotizzata da lui.
Io: Aspetta hai nominato un ballo prima per caso?
Katherine: Esatto il Gala d’ Inverno. E’ stasera.
 
 KATHERINE
 
Federico: Katherine andiamo a scuola? Ti accompagno io se vuoi.
Louis: Veramente dovevo… vabbè non importa.
Io: Certo andiamo!
Uscimmo di casa con gli sguardi puntati sulla schiena, me li sentivo.
Ricevetti un sms, ed era di Harry. Certo che quel ragazzo non riusciva a parlarmi da normale umana.
“Cosa credi di fare? Prima Louis adesso lui…se vuoi essere una puttana ok…”
 
“Mi sto adeguando a quello che desiderano gli uomini…. Bye a dopo.”
 
“… non ho parole di quanto sei diventata acida.”
 
“Grazie anche io ti voglio bene  XoXo”
 
“A dopo scricciolo”
 
Arrivai a scuola, scesi dalla macchina con gli sguardi puntati su noi due, tipo la scena Edward- Bella, quando arrivano insieme per la prima volta a scuola in auto sul film Twilight.
Corse da me Regina con le sue tirapiedi.
Regina: Ciao Fede, ciao Kath. Andiamo Kath, dobbiamo iniziare i preparativi per la festa.
Io: Certo. Ciao Fede a dopo.
Gli scoccai un bacio sulla guancia e lui ricambiò. Entrai a scuola alle 8.10 e siccome ero nel comitato delle organizzazioni del Gala d’ inverno ero autorizzata a saltare le lezioni.
Finalmente una cosa buona dopo tante.
Regina: Ehi Kath tutto bene? Ti vedo sovrappensiero…
Io: Tutto bene come sempre.
Le fei l’occhiolino, ma dentro sentiva pure lei che le stavo mentendo, ma poco le importava. Ora il privilegio era la festa.
Dovevamo preparare un salone enorme che la scuola riservava a questi eventi. La scalinata principale, che portava a delle stanze, era bianca fatta di marmo, mi faceva venire in mente i film delle principesse… ah che sogno.
Rimasi due minuti li impalata a guardare quelle scale quando Regina mi sventolò una decorazione davanti agli occhi per svegliarmi.
Regina: Ci sei? Sembri un po’ distratta! Forza che per stasera alle 6 devo essere a casa a prepararmi.
Io: credevo dovessimo prepararci qui nelle stanze lì in alto…
Regina: Non crederai che mi preparo i capelli qui? Vado dalla mia parrucchiera privata, farò un acconciatura magnifica come quella nei film.
Io: Io penso mi limiterò a raccogliere i capelli in uno chignon.
Ripresi a lavorare, davo una mano con la neve finta che doveva cadere dall’alto, poi sistemai qua e là qualche fiocco di neve finta e infine gonfia qualche palloncino da appendere ai muri.
Erano le 11.20 e il lavoro era quasi finito. Mi fermai un istante a osservare il salone, era magnifico, Regina stava sistemando sul soffitto una specie di stalattiti di ghiaccio finte.
Passarono in fretta le tre ore a seguire e si fecero già le 3 quasi. Così mi fermai e andai alla caffetteria a mangiare qualcosa. Sentii qualcuno venirmi da dietro e prendermi i fianchi.
Federico: Ciao piccola tutto bene?
Io: Ciao fede…si
Federico: Stamattina…
Io: Proprio di questo volevo parlare, Louis non è mai stato il mio fidanzato. Ci corteggiavamo se così si può dire, ma non ci siamo mai messi assieme. L’ho conosciuto a Londra, sai il mio cuore batteva forte quando lo vedevo. Vivevo per lui, rea la mia aria. Credevo gli piacesse un’altra, ma poi quando stavo per tornare in Italia, due settimane fa, mi baciò. Pochi secondi prima della partenza. E io mi chiedo perché? Perché non sono rimasta lì? Avrei potuto passare più tempo con lui!
Federico: E’ per questo che lo odi…perché vi siete lasciati in malo modo?
Io: No… lui mi ha tradita con una ragazza, una troia. E… ho sentito il mondo cadermi addosso quando l’ho scoperto.
Federico: Io vedo come lo guardi, lo ami, almeno per quel poco che ti conosco.
Io: Si lo amo, sono perdutamente innamorata di lui dal primo istante. Di lui, della sua voce, dei suoi capelli, del suo tocco, dei suoi baci. M a non riesco a starci insieme per più di due minuti che mi vengono in mente scene su di lui che mi tradisce sotto i miei occhi. Mi perseguita pure nel sonno!
Federico: E’ tutto nella tua testa, hai paura e so come ci si sente. Anche io ho avuto una storia simile con la mia ex Linda.
Io: Come è andata a finire?
Federico: Siamo stati bene per un anno e poi ci siamo lasciati. Ma non è detto che succeda pure a voi!
Io: Già. Se solo sapesse quanto lo amo…
Federico: credo lo sappia, altrimenti non sarebbe qui. Non avrebbe mollato tutto per te.
Guardai l’orologio e mi accorsi che era già passata un mezz’ora, Regina si sarebbe incazzata di brutto se non fossi ritornata al più presto.
Io: Scusami Fede ma devo andare a finire di preparare il Gala. Sai dev’essere tutto perfetto per Regina!
Federico: E’ tipico suo.
Io: A stasera! Ricordati il bouquet.
Scappai via per evitare una ramanzina da Regina.
Regina: Dove sei stata? Avevamo bisogno di te!
Io: scusa ero a bere un caffè con Fede.
Regina: Avvisami la prossima volta, non te lo impedisco mica eh.
Passarono in fretta altre due ore, e finimmo di allestire il salone, che diventò una specie di terrazzo all’aperto di uno chalet in montagna. Era magnifico.
 Stavo per andare via, quando Beatrice mi fermò.
Beatrice: Ferma qui! Dobbiamo accordarci per l’ordine delle aspiranti reginette!
Io: Cosa? Ma non lo doveva fare Caroline?
Beatrice: Si ma se ne è andata via prima.
Io: Bene allora le mettiamo in ordine alfabetico.
Beatrice: No no…dovremmo seguire o l’ordine degli abiti per colore, o per colore dei capelli, oppure per altezza, o per età…oddio non ci capisco più nulla!
Io: Facciamo così le mettiamo in ordine per età, dalle più piccole alle più grandi.
Regina: Ragazze quella lista mi serve fra 10 minuti sbrigatevi che devo darla alla mia assistente che poi io me ne vado per preparami.
Scrivemmo la lista e la demmo a Regina. Poi me ne andai a casa.
Ad accogliermi fu Harry che, come al solito brontolava sempre.
Harry: Signorina dove crede di andare?
Io: a prepararmi, il Gala inizia fra 1 ora e mi ci vogliono 40 minuti per preparami.
Harry: Ok ok… senti non è che posso venire pure io? Giusto per conoscere qualche ragazza…
Io: Ah ah fratellone, il solito rimorchiatore.
Harry: E tu che ne sai?
Mi prese e mi buttò sul divano facendomi il solletico e scompigliandomi tutti i capelli, rimanemmo lì fino a che arrivò Louis, con una faccia da morto.
Louis: Ehi, ho capito che siete fratelli, ma…
Lo interruppi.
Io: Ok io devo andare.
Salii le scale guardando Louis poi mi voltai e entrai in camera.
Presi il vestito lo misi sopra il letto, mi spogliai e buttai tutto per terra. Andai in doccia, ci rimasi quasi 20 minuti, ma il tempo scorreva ed ero già in ritardo. Uscii e presi l’accappatoio, me lo misi ed andai in camera.
Presi di nuovo il vestito e lo guardai, era troppo bello.
Mi truccai, misi un velo di ombretto azzurro e bianco. Poi misi l’eyeliner, la terra per dare colore alle guancie e infine misi il lucidalabbra. Poi raccolsi i capelli in un chignon, e sopra ci misi una coroncina di perline. Quella che mia madre mi regalò a 6 anni per il balletto di danza classico, come porta fortuna.
Ero pronta. Presi la custodia, il vestito lo misi dentro e la pochette.
Scesi le scale e entrambi si voltarono per guardarmi, Louis si era ipnotizzato mentre Harry sembrava avesse visto un fantasma.
Louis: Sei bellissima. Questo è per te.
Era una scatolina di seta, la aprii e dentro c’era un bouquet a polso con un mazzetto di rose azzurre. Era stupendo.
Io: Grazie Louis.
Louis: Non conoscevo il colore del tuo vestito, ma sono andato a naso.
Guardai Harry, era vestito in giacca e cravatta, era veramente figo vestito così.
Io: Però come siamo carini.
Harry: Ma piantala.
Disse ridendo.
Uscimmo e Louis ci salutò. Salimmo in macchina e dopo 10 minuti arrivammo a scuola, che era già colma di gente, ragazze con lunghi abiti da sera e ragazzi in smoking. Sembrava di stare in un film ambientato nell’epoca dell’ottocento.
Accompagnai Harry nel salone e gli presentai Regina, Beatrice e Rebecca anche se loro sembravano già conoscerlo. Praticamente lo assalirono di domande. Sembrava impazzito, così si nascose dietro un buffet. Era troppo forte vederlo scappare.
Io salii la scalinata bianca e mi voltai indietro a guardare dall’alto, tra meno di un ora sarei scesa pure io da la, e non so perché ma la cosa mi dava ansia. Paura di cadere, paura di rompere il vestito, paura fare brutta figura o peggio ancora la paura che tutti si mettano a ridere appena scendo.
Mi chiusi dentro a una di quelle stanze in cui compariva il mio nome assieme a quello di altre due ragazze, ma non c’era nessuno. Così mi spogliai e mi misi il vestito,( http://i41.tinypic.com/5ckb9h.jpg) poi mi guardai allo specchio e immaginai di vedere me e Louis scendere quelle scalinate. Misi le scarpe coi tacchi, barcollai ma poi trovai l’equilibrio giusto.
Passò in fretta il tempo, e la preside diede inizio “alle danze”. La musica partì, era “A Thousand Years”,( https://www.youtube.com/watch?v=rtOvBOTyX00) all’improvviso sentii una sensazione strana farsi strada dentro di me. Volevo disperatamente Louis sotto a quella scalinata ad aspettarmi. Con il suo sorriso e i suoi occhi azzurri. Lo volevo. Bussarono alla porta. Era Diana, l’assistente di Regina.
Diana: E’ il tuo turno fra poco.
Mi sistemai il vestito ed uscii dalla porta. C’era una tenda bianca che copriva il pianerottolo dalle scale. Sbirciai senza farmi vedere ma di Louis non c’era traccia.
Diana: 3,2,1… vai Katherine.
Scostai le tende e una luce luminosa mi accecò quasi. E lì davanti a me, giù dalle scale c’era lui, Louis in smoking. Mi sorrise e io ricambiai. 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** I love you for all your little things ***


Scesi il primo scalino, poi il secondo, guardavo la gente che parlava, osservava e poi lui. Quell’angelo venuto per salvarmi. Scesi tutta la scalinata di marmo, arrivata all’ultimo scalino mi fermai, lo guardai negli occhi, e sorrisi. Lui mi prese la mano e una voce annunciava i nostri nomi.
X: Katherine Pierce, aspirante reginetta pure lei, del secondo anno, il suo accompagnatore è… un momento c’è stato un piccolo cambiamento…il suo accompagnatore Louis Tomlinson. Prego prendete posto al centro.
Credevo di essere l’ultima della lista invece dietro di me scese una ragazza bionda, con i capelli mossi, occhi azzurri e un vestito bellissimo. Un momento…era Sarah. Era bellissima e non l’avrei conosciuta nemmeno se fosse stata lei a dirmi di essere Sarah.Il suo vestito era meraviglioso, era color crema, e aveva perle e decorazioni ovunque. http://www4.pictures.zimbio.com/mp/-uSj9tDZAiNl.jpg
Purtroppo non aveva nessun accompagnatore e quando arrivò alla fine non trovò nessuno. Tutti ridevano, ma io mi sentivo un po’ male per lei.
Il mio stupore fu inimmaginabile nel vedere che si offrì Harry, la guardò negli occhi e le sorrise e poi la prese con se. In parte ero felice per la mia amica. Tutti aprirono la bocca per lo stupore. E brava Sarah, hai colpito pure questa volta.
Mi ricomposi, le ragazze erano tutte da una parte e i maschi erano dall’altra, la musica partì “All I need “http://www.youtube.com/watch?v=0wCuyZkMZTw, Louis si avvicinò a me.
Ci sfiorammo le mani, poi mi cinse il fianco con la sua presa delicata ma decisa, cominciammo a danzare, ci muovevamo come farfalle in mezzo a tutti. Vidi che c’era Regina che ballava con Federico, invece che con Stefan. Louis mi faceva volteggiare come una piuma, mi sentivo protetta con lui.”. Si avvicinò e mi disse:
Louis: Mi concedi un altro ballo?
Io: Certo.
Danzavamo allo stesso ritmo degli altri, tutti attorno ci guardavano. Le sue forti braccia mi stringevano il fianco, mi facevano volteggiare come una farfalla, il suo tocco mi faceva rabbrividire e ogni volta che i nostri sguardi incrociavano provavo sensazioni nuove, come la fiducia. Cosa che con lui avevo sempre fatto fatica a trovare.
Con gli occhi sembrava mi scavasse dentro di me, per scoprire ogni angolo, ogni parte, per imparare a conoscermi, per capire come ero fatta. Per amarmi com’ero.
Potevamo andare avanti ore e ore, mai ci saremo stancati. Volsi lo sguardo a Sarah, ballava in sintonia con Harry, ciò nonostante si guardavano a malapena e a vederli sembravano due ballerini professionisti che ballano da anni in coppia, ma non ci mettono il sentimento l‘uno per l’altra.
Improvvisamente sembrò scoccare una scintilla che li attrasse entrambi a guardarsi negli occhi, sarà per il cambio di musica (Give me love http://www.youtube.com/watch?v=FOjdXSrtUxA ), sembravano avvolti in una nebbia di passione che solo loro potevano vederci attraverso e guardarsi negli occhi.
Lei gli sorrise, un sorriso solare, mentre il suo, quello di Harry sembrava più un sorriso da “scusa poi ci imbuchiamo da qualche parte e ci facciamo?”.
Quando la musica finì la preside ci avvisò che la reginetta sarebbe stata eletta a breve, e nel frattempo pregava le dame in gara di recarsi nei proprio camerini per sistemarsi.
I tacchi cominciavano a farmi male e Louis si accorse che camminavo un po’ strana.
Così quando tutte si precipitarono come orsi nelle proprie stanze, Louis mi prese in braccio e mi portò fin su alla scalinata, con lo sguardo di tutti puntato contro.
Arrivati alla mia porta, mi fece scendere e io lo ringraziai, poi entrai e vidi le mie due compagne che si sistemavano i capelli, il trucco, il vestito e c’era addirittura chi messaggiava.
Mi tolsi le scarpe e guardai le caviglie che nel frattempo erano diventate rosse e avevo le vesciche. M dovevo resistere. Mi appoggiai al davanzale della finestra, mentre le altre uscivano di corsa bisticciando su chi fosse la migliore.
Osservai il cielo nero e stellato, con miliardi di stelle che quella notte brillavano sopra ogni cosa. All’improvviso vidi una stella cadente ed espressi il mio desiderio più grande: trovare la fiducia in Louis, nonostante tutto.
Volsi un ultimo sguardo al quel cielo magnifico, quando sentii due mani stringermi i fianchi, qualcuno si appoggiò a me e percepii il respiro affannato di Louis sul collo.
Lo riconobbi dal tocco, che solo lui sapeva fare.
Louis: Piccola, sei bellissima stasera. Sei la mia principessa.
Io: Grazie…senti Louis a proposito di stamattina.
Louis: Lo so lo so…. Per te non ha contato nulla, anche se non ne sono certo perché sembravi eccitata e coinvolta quanto me. E non mi hai respinto…
Io: Non montarti la testa, era mattina, ero appena sveglia e tu più che me sapevi qual’era il miglior modo per “ammaliarmi”.
Louis: Io ti voglio Katherine, sei la persona che desidero di più al mondo al momento, ti voglio come mai nessuna ho voluto. Sei unica, sei il mio primo vero amore. Fidati di me.
Io: Non riesco per quanto lo voglia.
Louis: Non succederà perché il mio cuore appartiene a te il mio corpo desidera solo te. Ogni tua mossa e ogni tuo respiro mi fanno impazzire. Ed è la prima volta che mi dichiaro così spontaneamente.
A quelle parole rabbrividii e mi voltai per guardalo. Gli presi le mani tra le mie. Le appoggiai al mio viso, poi le bacia, con amore, con tutto l’amore che provavo per lui.
Io: Tu per me sei più di una semplice cotta. Sei molto più di un semplice ragazzo carino e famoso, ma non riesco a fidarmi di te, e tu non dovresti fidarti di me. Io sono cambiata ultimamente, sono una puttana per come mi vedono e non voglio farti del male.
Mi voltai verso l’oscurità, illuminata da tante piccole stelle, ma lui mi prese da dietro e mi strinse a se per consolarmi, e sentii sul mio fondoschiena una prosperità. Mi vennero i brividi, dovevo fare qualcosa, dovevo rispondere ai suoi corteggiamenti perché lui presto si sarebbe stancato.
Così mi voltai di scatto e cogliendolo di sorpresa lo baciai, appoggiai le mie esili labbra sulle sue.
Le nostre lingue si incrociavano, si accarezzavano, disegnavano movimenti passionali. Una sua mano scivolò appena sopra al fondoschiena, nella cavità lombare, mentre l’altra era immersa tra i miei capelli. Le lingue si muovevano sempre più forti, finché Louis non mi morse il labbro inferiore, provocando una fuori uscita di sangue. A quel punto mi fermai, mandai giù la saliva e mi asciugai le labbra, poi toccai la parte morsa e Louis si avvicinò, mi diede un bacio.
Louis: Scusami se ti ho fatto male.
Non risposi, anzi lo feci ma con un gesto. Lo baciai indifferente a quello che sarebbe potuto succedere se qualcuno fosse entrato.
Louis sorrise sulle mie labbra mi prese i fianchi dolcemente mi appoggiò al tavolino dove c’erano i trucchi e le varie cianfrusaglie. Alzò piano piano la gonna di velluto e organze, accarezzando le varie parti delle gambe provocandomi dei lievi sussulti. La mano andava su e giù lentamente e a volte sfiorava la mia intimità e respirai affannosamente sul suo collo, provocandogli un movimento brusco che lo fece avvicinare ancora di più.
Louis: Kath…
Io: Si…
Louis: Fermati.
Io: No ti prego ti voglio troppo.
Louis mi staccò violentemente, come se fossi una sanguisuga fastidiosa. Quella mossa mi offese a tal punto che mi alzai di scatto per prendere la mia roba e uscire.
Ma mi fermò tirandomi a sé con la mano.
Louis: Ehi… non sei pronta. Non stiamo nemmeno insieme.
Io: Scusa, non avrei dovuto assecondarti. Lo volevo con tutto il cuore, ma a quanto pare tu sei più insicuro di me.
Louis: Katherine…potresti pentirtene, io ti voglio davvero, ma voglio che pure tu mi desideri come lo faccio io. Voglio che tu ne sia certa, forse adesso credi di esserlo perché sei presa dal momento di passione ma chi ti dice che domani te ne pentirai?
Io: Pentirmene? Sei la prima cosa bella che mi è capitata dopo mesi di buio totale!
Louis:… Katherine io ti…
Stava per dirmi qualcosa quando Harry irruppe bruscamente nella stanza.
Harry: Vi muovete voi due? Stiamo aspettando solo voi!
Puntò lo sguardo sulla mia gonna, che avevo sistemato male ed era ancora a mezza coscia. Il suo sguardo fu unico.
Harry: Con te facciamo i conti dopo.
Trascinai Louis verso la porta, ma prima di aprire aspettai un momento.
Io: Aspetta prima devo fare una cosa…
Louis mi guardò interdetto, cercando di capire cosa volessi fare.
Lo tirai a me e lo baciai, un bacio casto ma romantico e poi mi avvicinai al suo orecchio.
Io: Sei speciale, mi fai impazzire… Sei solo mio Louis.
Mi guardò stupefatto da quel che avevo appena lasciato uscire dalla mia bocca. Mi ricambiò anche lui con un bacio.
Quei momenti, quei 10 minuti che parevano un eternità passati ci legavano sempre di più, mi facevano sentire al sicuro dal tutto.
Uscimmo dalla stanza con gli sguardi di tutti puntati addosso.
Guardai Regina che nel frattempo si atteggiava a essere la reginetta, come se già lo sapesse.
Poi si avvicinò e mi sussurrò qualcosa.
Regina: in giro si dice che tu stia con Louis Tomlinson…E’ vero?
Io: Be…
Lo guardai dritto negli occhi per cercare aiuto, dovevo confermare oppure negare tutto e tenere la cosa solo per noi?
Non mi disse nulla, stava guardando Harry.
Io: Non ancora, lui ci prova, ma io non sono certa di quello che voglio. Non voglio farlo soffrire.
Regina: Bene bene. E styles? Che mi dici, è liberi?
E adesso dovevo pensare attentamente cosa dire, lasciare campo spianato a Sarah o metterle i bastoni tra le ruote?
Io: E’ un ragazzo a cui piace… provare.
Sembrava non capire la mia metafora, così si allontanò.
La preside prese parola  le luci si affievolirono. Man mano che ci chiamavamo noi scendevamo e ci fermavamo ognuno nello scalino prestabilito.
Io ero quasi all’apice della scalinata essendo quasi la più vecchia di qualche mese. Un riflettore si illuminò al centro della scalinata
Cercai la mano di Louis nel buio, ero agitata. Se fino a prima poco mi importava del ballo e della reginetta, ora il verdetto mi stava dando i nervi.
La preside dopo lunghi discorsi insensati, ricevette una busta azzurra, dentro c’era il nome della fortunata reginetta.
Ovvio che non sarei stata io, odiata da tutti, emarginata, orfana, sfigata.
Louis mi strinse la mano e scorsi i suoi occhi più azzurri che mai che mi osservavano con passione.
Mi voltai e gli sorrisi, un sorriso nervoso.
Louis: Non importa se sarai o no la reginetta, tu per me sarai sempre una principessa. La mia principessa. E ti adoro proprio per questo per tutte le tue piccole cose.
Non risposi dall’agitazione ma la mia espressione fece capire a Louis che ero paralizzata da quel commento.
Preside: E ora signori e signori il momento più atteso…la reginetta d’inverno 2012 è…. *rullo di tamburi*….
La preside aprì la busta e il riflettore si posò su di lei, ne estrasse un foglietto con una nome scritto.
Si avvicinò a lei una ragazza con la coroncina su un cuscinetto di raso boreaux. Era una carnicina bellissima, impreziosita da un diadema blu notte al centro e tanti piccoli diamanti luccicanti che lo contornavano.
Preside: La reginetta è…. La signorina Katherine Salvatore. Congratulazioni.
E un riflettore si posò su di me, illuminandomi in pieno, come un raggio che illumina una stella nel buio.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** He's gone ***


Ero stata eletta reginetta del ballo, non potevo crederci. Stavo sudando dalla contentezza. La preside mi chiamò in alto all’apice della scalinata per consegnarmi la coroncina e la fascia.
Preside : Complimenti Katherine.
Io: Grazie. Grazie a tutti per avermi votata.
All’improvviso si alzò un polverone di chiacchiere, di insulti provenienti dal gruppetto di maschi della mia classe e altre.
X: Non meriti quel posto, fai schifo. Sei solo una sfigata, grassa e brutta che ha perso i genitori, per questo ti hanno eletta. Meritava di vincere Regina! Non tu sfigata!
Tutti fischiavano, mi insultavano e ridevano come beati.
A quelle parole cercai di trattenere le lacrime, Regina mi guardava con disprezzo, pure Rebecca e Beatrice. Sarah era sparita e anche Harry. L’unico era Louis che mi sosteneva con lo sguardo, che mi implorava di non starli a sentire. Ma io non reggevo quelle brutte cose. Così presi la fascia e la rimisi al suo posto, tra le mani della preside. Poi corsi verso la mia stanza e nel frattempo mi cadde la corona. Mi chiusi dentro e cominciai a piangere senza sosta, il trucco colava e avevo il viso sporco di nero. Mi tolsi l’abito velocemente, lo rimisi nella custodia e mi rivestii con leggings, maglietta e giacca nera.
Presi il primo autobus che passava di l’ e tornai a casa. Ad aspettarmi c’era già Louis, mentre Harry era in cucina.
Louis: Ehii amore, perché sei scappata?
Io: Mi dispiace, ma non reggevo tutte quelle critiche.
Louis: Ehi, tu sei bellissima, sei speciale, sei una ragazza con molti pregi. Tu sei la mia ragazza.
Mi si accapponò la pelle a quelle parole, scoprii in quell’istante che mi stavo innamorando di Louis Tomlinson. Ma non ne ero certa quindi avrei aspettato un po’ prima di dirglielo.
Io: E tu sei il mio ragazzo. Per sempre.
Louis mi sorrise e, estrasse dalla tasca qualcosa. Poi mi fece cenno di voltarmi e mi appoggiò al collo il mio ciondolo che credevo perduto.
Io: Oh mio dio grazie! Credevo di averlo perso!
Mi voltai e mi buttai al suo collo, stringendolo forte come mai avevo fatto. Gli saltai in braccio e lo baciai con passione, lui mi tirò su con una mano. Un bacio lunghissimo.
I nostri cuori battevano allo stesso ritmo, sentivo il suo sangue che pulsava nelle vene e io nostri respiri si facevano sempre più affannati.
Capii solo in quel momento che il mio cuore apparteneva a lui e a nessun’ altro, lui era il mio primo, vero e unico amore.
Io: Louis…credo che mi sto innamorando di te.
I suoi occhi mi fissarono, penetrarono nelle mie iridi verdi e capii da subito che quel momento sarebbe stato unico per sempre. Era mio, per sempre.
Harry: Piccioncini sto per vomitare siete troppi sdolcinati.
Io: Rompiscatole che sei! Gelosone!!!
Harry: Non sono geloso! Comunque guardate un po’ qui…
Mi porse il telefono e c’era una foto di me e Louis che ci baciavamo. Era bellissima.
Corsi da Harry e lo abbracciai stretto.
Io: Ti voglio bene Hazza! Grazie.
Guardai l’ora su telefono ed era mezzanotte e tre quarti. Cazzo!
Io: Cazzo ragazzi andiamo a letto sono stanchissima.
Louis: Mia regina, vuole concedermi il piacere di dormire con lei?
Io: Pervertito! No! Tu dormirai nel tuo letto e io nel mio!
Louis: Ma è scomodo il divano…
Io: Be il mio letto è da una persona perciò sarebbe ancora più scomodo.
Louis: Be ma se ci stringiamo, ci stiamo.
Lo guardai e scoppiai a ridere. Era troppo bello quando ci punzecchiavamo a vicenda, mi faceva sentire parte di qualcosa che non avevo mai avuto. Parte di una coppia.
Harry: Forza a nanna tutti e due, ovviamente tu nel divano e tu signorina di sopra.
L’istinto protettivo di Harry a volte era così imbarazzante. Non so come facesse a essere mentalmente così vecchio e fisicamente un ragazzo di 18 anni.
Salii in camera seguita da Harry, o forse era meglio definirlo guardiano, o forse body-guard, chiusi la porta dietro di me e mi spogliai, misi il pigiama e mi fiondai sotto le coperte calde.
All’improvviso sentii squillare il telefono, sullo schermo apparve il nome “Zia Emmy”, mi alzai di scatto e accesi la luce.
IO: Ciao ziaaa come va?
Zia: Ciao cucciola, come va lì tutto bene?
Io: Si si alla perfezione.
Zia : perfetto, questa notte alle 4 ho l’aereo per New York, starò via ancora una settimana con Jack ed Eleonora.
Io: beata te che il tuo lavoro ti offre questi viaggi.
Zia: Tesoro una settimana di lavoro non di vacanza, credo che starò chiusa in albergo a lavorare sul pezzo di New York, invece loro due usciranno a visitare la città per lasciarmi tranquilla.
Io: In ogni caso portami qualche ricordo di New York ok?
Zia: Certo cucciola. Notte, ci sentiamo
Io: Notte zia.
Spensi il telefono e mi buttai sotto le coperte, mi addormentai dopo poco e iniziò per me un sogno magnifico.
 
*SOGNO*
Ero in una villa enorme, c’era una piscina, una vasca idromassaggio, un prato immenso, due cani che giocavano, la servitù che preparava la sala e poi c’ero io.
Mi incamminai verso la mia stanza, che era immensa, con una cabina-armadio pieni di vestiti di marca e scarpe di tutti i gusti.
Mi guardai attorno e vidi che c’era un porta abiti con appeso un abito bianco, lunghissimo, tutto decorato in pizzo, senza bretelle con la gonna ampia. Era un abito da sposa.
All’improvviso arrivò Sarah.
Sarah: Kath che ci fai ancora così devi vestirti!!!
Io: Scusa stavo guardando il mio abito quanto è bello.
Sarah: Ancora non ci credo che ti sposi!! Louis sarà entusiasta.
Mi tolsi la vestaglia di seta azzurra e rimasi in intimo bianco. Presi l’abito e lo indossai. Era perfetto, calzava giusto per il mio corpo, per le mie forme. Risaltava il mio seno e anche i miei fianchi. Arrivò una ragazza alta, coi capelli lunghissimo biondi.
Sarah: Lei è la tua truccatrice/parrucchiera. Ti lascio nelle sue mani.
X: Piacere sono Hanna. Allora siediti qui che adesso cominciamo. Forse è meglio se ti togli l’abito.
Lo tolsi e Hanna si mise a trafficare coi trucchi, cipria, blush, ombretti, mascara, eyeliner, dopo 20 minuti il lavoro era completo. Un trucco non troppo pesante, ma visibile.
Poi passò ai capelli, li raccolse in una coda e popi dopo svariate acconciature quella che mi piaceva di più era un semplice chignon basso, con un ciuffo di capelli che ricadeva al lato del mio viso, creando un effetto fantastico.
Hanna: Finito, sei bellissima.
Io: Grazie, merito tuo.
La ragazza mi sorrise e poi raccolte le sue cianfrusaglie se ne andò via lasciandomi sola.
Arrivò Sarah che mi obbligò a mettermi qualcosa di usato, qualcosa di prestato e qualcosa di azzurro.
Indossai l’abito per la seconda volta, ammirandolo in tutte le sue decorazione perfette.
Era il mio matrimonio con Louis, una celebrazione che ci avrebbe unito per sempre, fino al nostro ultimo respiro e oltre.
Sarah mi porse il coque di rose e iris bianchi. Il profumo era irresistibile e mi ricordava quello della pelle di Louis. Li annusai, poi li poggiai sopra il tavolino di vetro e mi osservai attentamente allo specchio, scrutando ogni minimo particolare di me stessa.
Mi immaginavo mia madre al mio fianco a dirmi che ero bellissima e che era fiera della donna che ero diventata. Una lacrima scese dai miei occhi pieni di nostalgia.
Sarah: Ah tesoro niente lacrime prima della cerimonia. Mantienile per dopo.
Io: Grazie per esistere.
Sarah: Grazie a te di avermi trovata.
Ci abbracciamo strette come non mai e capii a quel punto che lei sarebbe stata la mia migliore amica per sempre.
Di lì a poco sari diventata la signora Tomlinson.
Sarah: A che pensi?
Io: Sembra tutto troppo perfetto…
Sarah: Kath per una volta che tutto va bene cerchi sempre di trovare qualcosa che non va. Su col morale!
Detti uno sguardo all’enorme finestra che c’era in camera, centinaia di persona stavano prendendo posto sulle sedie del giardino, altre davano la mano a Louis sorridendogli.
Sistemai il velo appena sotto la coroncina d’argento e vidi dei ricci spuntare dalla porta.
Harry: La mia sorellina che si sposa…col mio migliore amico.
Si vedeva che era emozionato pure lui, così gli presi la mano e la strinsi forte.
Io: Harry non mi dimenticherò mai di te, di tutti voi. Resterete sempre nel mio cuore. Promesso.
Harry: Cos’è un testamento prima di morire? Mica devi andare al patibolo sai.
Ci mettemmo a ridere tutti e tre, e quando vidi Sarah che mi fissava capii che era arrivato il momento.
Scendemmo le scale molto lentamente e arrivata giù ebbi una sensazione strana, come se mi mancasse qualcosa.
Io: Harry…
Harry: Kath prima che tu esca devi sapere una cosa…
Io: Harry!!!
Harry mi guardò straniato, per poi fermarsi e guardarmi profondamente.
Harry: Che succede?
Io: Le scarpeee!!! Cazzo le ho dimenticate su!
Sarah: Katherine! Possibile che sei peggio dei bambini. Pff dai sfila lo stesso lui ti ama per quello che sei e non per ciò che indossi. E poi un matrimonio senza scarpe è un matrimonio con stile bella mia.
Ero poco convinta, ma il tempo stingeva e così guardai Harry e gli sorrisi, per fargli capire che era giunto il momento che mi accompagnasse nelle mani del mio futuro marito.
Uscimmo dalle vetrate enormi e un lungo tappeto bianco si distendeva davanti a me. Sarah mi seguiva con le fedi nuziali ed Harry era così nervoso che stava tremando.
Non avevo il coraggio di guardare Louis così guardai le persone. C’era Jeremy, Eleonora, zia Emily, il fidanzato Jack, più avanti c’era Zayn che con il labiali mi disse che ero tremendamente sexy, poi Niall che mi sorrise a denti stretti per incoraggiarmi, infine Liam che mi guardo orgoglioso, come un padre guarda la figlia compiere il grande passo verso l’età adulta.
Harry si fermò gradatamente per non farmi inciampare.
Alzai lo sguardo dritto agli occhi di Louis, sentii un vuoto dentro e quando mi prese la mano e la baciò sentii quel vuoto riempirsi di una sensazione mai provata prima. La passione e l’amore mescolate assieme.
Sacerdote: Vogliamo iniziare?
Io e Louis: Si!
La cerimonia iniziò lunga e noiosa, io e Louis ci scambiavamo sguardi brevi e passionali e ci sorridevamo a vicenda, vedendo ognuno negli occhi dell’altro il futuro che ci attendeva insieme.
Finalmente si arrivò al giuramento.
Louis: Io Louis William Tomlinson prendo te Katherine Salvatore come mia legittima sposa,
Io: nella buona e nella cattiva sorte,
Louis: in ricchezza e povertà,
Io:in salute e in malattia,
Louis :per amarti
Io:  e onorarti fino a quando entrambi vivremo.
Louis: Lo voglio!
A quel punto mi bloccai, non riuscivo a dire “lo voglio” pure io, era come se la mia capacità di parlare fosse svanita. Guardai Louis preoccupata e lui non capiva il perché non parlassi.
Io:… Io… Lo…
 X: Kath…tesoro?
Mi guardai attorno per capir chi fosse…ma non feci a teempo che vidi una luce abbagliante. E tutto svanì all’improvviso.
 
***
Io: Lo voglio!
Harry: Si Katherine… non so cosa vuoi ma va bene.
Io: Oddio… no!
Harry: cosa ce?
Io: Dov’è Louis.??
Chiesi disperata. Harry mi guardo seriamente preoccupato e poi guardò verso la porta.
Harry: E’ dovuto partire… sua madre non sta molto bene. Oggi parto pure io. Domani cominciamo le prove per il tour.
Io: Rallenta… sono ancora ferma a sua madre non sta molto bene…
Harry: E’ partito. Io partirò oggi nel pomeriggio. Domani ho le prove per il tour.
Io: Quale tour?
Harry: Quello del nostro disco. Gireremo il mondo intero. Per circa 5-6 mesi.
Il mio cuore saltò un battito a quella frase. Non potevano partire proprio ora che avevo bisogno di lui, del mio amore. Del ragazzo a cui confidavo tute le mie paure e che mi capiva.
Io: Quando inizia il tour?
Harry: Dopo l’epifania, verso il 28 gennaio.
Louis se n’era andato senza nemmeno salutarmi e io ero qui disperata di aver appena scoperto del tour, sarei stata 5 mesi senza veder il mio ragazzo. Come avrei fatto?
A quell’idea mi sotterrai nelle coperte calde e rimasi lì a fissare Harry, anche lui dispiaciuto.
Harry: Devo andare, fra 4 ore ho il volo per Londra. Ciao piccola mia.
Mi guardò in un modo strano, oserei dire come quella volta che mi stava per baciare, quando ancora non sapeva che ero la sua sorellastra. Il suo sguardo mi faceva un po’ paura, temevo che provasse ancora qualcosa per me nonostante fossi sua sorella.
Io: Harry… tu…
Harry: Prima che me ne vada devo dirti una cosa importante… Tu per me sei più di una sorella. Io provo qualcosa per te.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** A beautiful day ***


A quelle parole rimasi pietrificata, un po’ lo sospettavo, ma credevo fossero solo le mie stupide paranoie. Invece eccolo qui a dichiararsi, e io. Esatto io, che avevo un ragazzo che mi amavo,io pure lo amavo e il mio fratello che prova sentimenti per me. Una confusione immensa si insinuò nella mia testa.
 Ora più che mai ero confusa sui miei sentimenti, perché nonostante l’amore per Louis, Harry è stato il primo a conoscermi, che mi ha fatto girare per Londra, che mi aiutata nel momento del bisogno e anche se io lo contavo come amico dentro di me qualcosa mi diceva che era qualcosa di più.  Più me lo negavo e più il sentimento si faceva strada dentro me.
Rimanemmo 10 minuti a guardarci, o meglio lui mi guardava e io fissavo il copriletto viola a righe nere.
Poi decidi di rompere il ghiaccio e parlare. Un lampo di luce vedi attraversare le iridi verdi di Harry.
Io: Io…non so cosa dire. Tu  per me sei un fratello, anche se da poco l’ho scoperto comunque ti voglio bene da tale e da amico prima di tutto.
Harry: Non speravo sul fatto che tu provassi lo stesso per me, ma capisci ch e non ce la facevo più a vivere con questo peso dentro, da quando ti ho vista la prima volta lì, in piedi nel salotto di Jeremy, con gli occhi che luccicavano al sole che entrava dalle finestre e poi quando mi hai guardato, mi sono perso letteralmente perché non capivo più se ero sveglio o era un sogno.
Sentirgli dire quelle cose, mi fece uno strano effetto perché lo facevo più il tipo da “cazzo mi piaci” oppure “ma porca vacca quanto sei sexy!”, non da frasi sdolcinate.
Esitai su cosa rispondere, ma poi con voce tremolante risposi.
Io: Harry non voglio rovinare tutto, per la prima volta nella mia vita sono amata da un ragazzo, Louis, io lo amo a mia volta… Non ti chiedo di andartene per sempre, ma per un periodo in moda che io possa riflettere su te e i miei sentimenti.
Harry si alzò di scatto con un espressione cupa in viso e prima di uscire dalla porta si voltò, sembrava pensare alla cosa più giusta da dirmi prima di andarsene e poi lo vidi iniziare deciso, con un sorriso dolce.
Harry: Il 24 dicembre… è il compleanno di Louis. Lui non sa che lo sai, non avrebbe voluto che te lo dicessi. Lui non te lo avrebbe detto per non farti star male del fatto che non lo avreste festeggiato insieme.
Io: Grazie Harry.
Un po’ mi sentivo in colpa per averlo cacciato in quel modo, cosi mi alzai e corsi verso lui, e scoppiai a piangere sul suo petto muscoloso. Lui mi strinse forte a se e mi accarezzò i capelli.
Harry: Non ti preoccupare, non voglio rovinare la storia tra te e Louis, ti aspetterò. Ma non ti prometto che sarà per sempre.
Io: Harry… mi dispiace.
Mi lasciò andare e io feci lo stesso. Lo accompagnai giù in salotto, prese le valigie e uscì di casa.
Io rimasi sull’uscio e lo salutai guardandolo partire, avrei giurato di averlo visto piangere. Ma forse era una mia impressione. Quando si mise gli occhiali capii tutto. Stava terribilmente male per me.
Quando svoltò a destra io chiusi la porta e rientrai. Colsi l’occasione per chiamare Jeremy che non sentivo da due settimane quasi. E nemmeno lui si era fatto sentire però, il che mi fece incazzare un po’.
Il telefono squillava, ma non rispose nessuno. Appena sentii la segreteria telefonica buttai giu. Forse era a lavoro. Avrei riprovato verso l’ora di pranzo.
Erano quasi le 9 e decisi di prepararmi la colazione. Quando ricevetti una chiamata.
Io: Pronto?
Louis: Ciao amoreee. Come stai?
Io: Louuu, tutto bene, sono ancora viva dopo la tua partenza misteriosa.
Louis: Sicura di stare bene ti sento un po’ giu. Io sto bene.
Si era accorto che la mia voce non era pimpante come il solito, ma non glielo avrei lasciato capire.
Io: Mi sono appena svegliata, come sta tua madre?
Louis: Si riprenderà, ti lascio cominciano le prove per il tour. Ciao biscottino.
Sentii parlottare qualcuno di sotto fondo e poi silenzio di nuovo.
Niall: Biscottino? Ciao bellissima.
Io: Niall?
Niall: Si sono io Katherine, come va?
Io: Bene ahahah
Niall: meglio che chiudo la chiamata o Louis mi toglie i biscotti che stavo mangiando prima ahaha ciao piccola.
Io: Il solito ahaha ciao Niall.
La chiamata terminò. Cosi finii di fare colazione. Solo dopo aver acceso la tv realizzai che mancavano 5 giorni a Natale e 4 giorni al compleanno di Louis.
Dovevo fare doppio regalo, sapevo che il regalo più grande che mai potrei fargli sarebbe me, ovvero che io andassi lì a vivere.
Così decisi. Chiamai mia zia per chiederle il permesso. Dopo circa mezz’ora di urla e scleri da parte sia sua che di Jack, mi disse che potevo trasferirmi li a non una sola condizione, ma bensì due. Sarei dovuta andare al college in Inghilterra e diplomarmi. Lei sapeva che io al’università non ci volevo andar perché la ritenevo inutile, ma per Louis avrei fatto questo e altro. La ringraziai tipo un milione di volte e dopo di che mi disse che sarei potuta partire il giorno successivo, dopo aver preparato la valigia. Poi mi venne un ‘idea grandiosa…perché non portare con me pur Sarah? D’altra parte eravamo sempre state amiche e condividevamo tutto, o almeno fino a pochi giorni fa. Mi mi sarei fatta perdonare. Mandai un sms a Zia Emmy e lei disse che andava bene,
Mi feci coraggio e chiamai Sarah, mandando a puttane Regina e le sue tirapiedi insopportabili.
Io: Pronto? Sarah?
Sarah: Katherine? Oddio KATHERINEE!
Io: Ciao Saraaaah! Senti innanzitutto volevo chiederti scusa, ho capito solo adesso di essere stata un’idiota ad abbandonarti. E secondo vorrei chiederti se oggi venite a pranzare tu e tua madre a casa mia…
Sarah: Per la prima è ovvio che è si, per la seconda pure. A stasera…alle 11.30 va bene?
Io: Si si ma non aspettarti cose strane eh, pasta, pollo comprato e patatine fritte. Ciao cucciola.
Sarah: Ciao stella.
Mi precipitai in camera a mettermi qualcosa addosso che non fosse il mio pigiama a pois. Misi una gonna, calze nere, stivali, maglietta bianca e giacca di pelle nera. Misi un velo di trucco, presi la borsa e cellulare e uscii a prendere un pollo al forno al supermercato.
Arrivai lì dopo 5 minuti entrai, presi il necessario e uscii che erano le 10 e mezza.
Preparai il tavolo in salotto, misi la tovaglia più bella che avevo. Preparai con piatti, posate e bicchieri. Misi l’acqua e per l’occasione anche il vino preferito di Moira, acquistato al supermercato.
Misi il pollo in forno a scaldare con le patatine e subito dopo cucinai la pasta. Preparai il ragù, ovviamente quello in barattolo. Finii tutto alle 11.20.
Presi un attimo di pausa per controllare se avevo messaggi al telefono, uno di Harry “Sono appena arrivato all’aeroporto di Civitavecchia. H”
Risposi “Fai buon viaggio e quando arrivi salutami tutti. K”
Suonò il campanello, corsi ad aprire, mi ritrovai Sarah e sua madre Moira, che mi salutarono con un abbraccio forte.
Moira: Kath dov’è tua zia?
Io: E’ via per lavoro, New York.
Moira: Oddio mi aveva accennato sulla possibilità di quel viaggio ma mai avrei creduto glielo offrissero.
Io: Già…be accomodatevi.
Io e Sarah ci scambiammo due sguardi complici, aveva già capito qual’era la mia intenzione e il motivo di tutto ciò.
Dopo aver mangiato la pasta, il pollo con le patatine mi ricordai solo ora che avevo scordato il dolce. Così cercai una qualsiasi scusa, ma non me ne vennero in mente.
Io: Mi dispiace….ho dimenticato il dolce.
Moira: Oh suvvia non importa. Poi sono a dieta e quindi non lo avrei mangiato comunque. E poi Sarah è a dieta pure lei vero?
Vidi fargli l’occhiolino e subito Sarah annuire come un cagnolino.
Io: Bene è arrivato il momento ormai.
Si guardarono entrambe perplesse. Poi iniziai il lungo discorso che mi ero preparata mentre cucinavo.
Io: Moira… mia zia mi ha concesso di andare a Londra, per finire le superiori e frequentare il college. Ma siccome non vorrei essere troppo distante da Sarah…
Mi interruppe, cogliendomi di sorpresa.
Moira: E quindi portare Sarah con te… Lo so già. Cosa credi che tua zia ti avrebbe lasciata da sola ad affrontare tutto ciò. Mi ha chiamata circa 5 minuti prima che lo facessi tu. E la mia risposta all’inizio era no.,…ma poi ci ho pensato e se avessi avuto io questa opportunità alla tua età avrei accettato subito. Ed è per questo che vi ho già preso due biglietti per Londra per domani mattina ore 9 da Civitavecchia.
Rimasi impalata con la bocca aperta per tipo 5 minuti e dopo io e Sarah urlammo di gioia. Corremmo avanti e indietro per tutta la casa fino a che non ci fermammo perché eravamo esauste.
Abbracciai Moira e la ringraziai. Lei non smetteva di ridere e poi si alzò per andarsene dato che erano quasi le due.
Moira: Ti porto via Sarah per questo pomeriggio, sai la valigia. Tu intanto prepara la tua. E ricorda che stanotte vieni a dormire da noi.
Uscirono dalla mia casa e le salutai, tanto alle 7 le avrei riviste.
Sistemai tutto, lavai i piatti, o per meglio dir li misi nella lavastoviglie e finito di pulire mi distesi sul divano per avvisare Jeremy che sarei arrivata.
Vidi una chiamata persa, era sua. Così lo richiamai.
Io: Jer da quanto!! Ma sei morto??
Jeremy: Sono sommerso di lavoro in questo periodo scusami. Ho ancora 5 minuti di pausa. Dimmi tutto. Volevi parlarmi del tuo arrivo a Londra domani? Per me va bene.
La gente continuava a battermi sul tempo, soprattutto mia zia che fra poco avrebbe avvisato pure i giornali del mio arrivo, neanche fossi stata la regina. Be tecnicamente ero la reginetta del ballo d’inverno, ma poco contava.
Io: Okkei vedo che la zia ti ha già avvisato, credo che arriverò domani per l’una ok? Ah un favore, non dire nulla ai ragazzi voglio fare una sorpresa a Louis specialmente… ora sai che…
Jeremy: Si lo so che state insieme e so pure che Harry è il tuo fratellastro.
Io: Fratello preferirei.
Jeremy: Allora a domani.
Io: Ciao.
Chiusa la chiamata mi precipitai di corsa in camera, tirai fuori la valigia dall’armadio e ci buttai dentro tutti i vestiti che avevo, dai jeans ai leggings, dalle magliette ai top, dai cardigan alle felpe, dall’intimo ai calzini e calze, dalle ballerine alle scarpe. Misi trucchi, spazzola, caricabatterie e tutto il necessario. In poco tempo ‘armadio si svuotò e dentro di me si fece strada una malinconia terribile, il fatto che non sari mai più ritornata in questa camera. La camera dove ero nata e vissuta fino ad ora. I muri che mi avevano vista pianger, ridere, urlare, litigare, dormire, pensare.
Lì si chiudeva la mia vita in Italia. Presi alcune borse e le misi dentro pure quelle, non ci stava tutto così dovetti prendere una valigia più piccola. Guardai per l’ultima volta la stanza, con le lacrime agli occhi, presi pure i miei pupazzi senza i quali non vivevo.
Chiusi la porta, scesi per le scale e per poco non mi ammazzavo con le pesanti valigie. Le depositai vicino alla porta, presi il cellulare, il cappotto tipo trench, mentre quello di pelle lo misi in valigia. Presi le chiavi di casa, uscii dalla porta e mi lasciai alle spalle 16 anni vissuti in quella casa.
Mi diressi verso la casa di Sarah, erano quasi le 7, ci avevo impiegato molto a piegare per bene i vestiti in modo che ci stessero tutti. Suonai il campanello e Sarah mi  aprì la porta. Mi abbracciò forte e poi mi portò in salotto dove misi le mie valigie vicino alle sue.
Moira: Le mie ragazze che vanno a vivere in un altro stato, che disperazione. Come farò senza di voi?
Sarah: Mamma! Ma sei hai appena finito di dirmi che non devo dispiacermi di ciò, e che anzi, devo essere felice perché è quello che hai sempre sognato per me!
Moira: Hai ragione tesoro.
Ci sedemmo tutte e tre sul divano a guardare la tv in attesa delle pizze. Appena arrivarono lE divorammo in 5 minuti dalla fame. Finito di mangiare ci sedemmo di nuovo sul divano e spaparanzate come delle dee, guardavamo un film, il nostro preferito “Mamma mia”.
Cantammo tutte le canzoni, fino allo sfinimento. Quando alle undici e mezza, finito il film, ci trascinammo a letto. Appena mi buttai sul materasso mi addormentai. Non sognai nulla di speciale. Ma ero talmente elettrizzata dalle novità che dormii come un sasso senza mai svegliarmi.
Mattina presto entrò Moira a svegliarci, erano circa le 6 credo, fuori era ancora buio.
Moira: SVEGLIAAA RAGAZZE, SI PARTEE!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Wake up ***


Ci svegliammo entrambe, dopo una lunga nottata di sonno, dal dolce suono della voce della mamma di Sarah, che non solo ci urlò nelle orecchie “BUONGIORNO RAGAZZE” ma ci aprì entrambe le finestre della camera cosi che entrasse l’aria gelida di dicembre. Era una donna amabile, ma a volte era insopportabile.
Sarah: Mamma! Sono le….- prese la sveglia- sono le 6!
Moira: E allora? L’aereo parte alle 9 da Fiumicino, dobbiamo prendere il treno ad alta velocità che ci porterà li in 1 ora e mezza. Partiamo alle 7.
Io: Dai Sarah, vado io in bagno per prima così tu stai a letto 5 minuti in più.
Moira: Oh vedi che brava ragazza… vado giù a preparare la colazione.
Scese dalle scale, io entrai in bagno, mi lavai il viso e poi osservai il mio riflesso sullo specchio. In queste ultime settimane ero cambiata, non ero più pelle e ossa, avevo preso quasi 5 chili.
Presi il cambio che mi ero portata per la partenza, decisi di vestirmi bene perché in quel pomeriggio sari dovuta andare a casa di Louis, per la sorpresa. Ma poi riflettei sul fato che era scomodo viaggiare con un vestito e le scarpe coi tacchi, così mi vestii normalmente.
http://www.hotbeautyhealth.com/wp-content/uploads/2012/12/layered-winter-outfits-06.jpg
Appena entrai in camera vidi Sarah sprofondata nel sonno di nuovo, così per svegliarla le misi il cellulare con la sua canzone preferita vicino all’orecchio. Si sveglio dolcemente  con un sorriso stampato in faccia che mai lo dimenticherò.
Sarah: Ecco perché sei la mia migliore amica. Tu si che sai come svegliarmi.
Si alzò di scatto, forse ricordandosi che ero fossero. Corse in bagno a lavarsi e in 5 secondi ritornò in camera per vestirsi. In 2 minuti era già pronta.
Dopo aver fatto colazione prendemmo i bagagli e li caricammo in macchina. Moira prese le chiavi e salì in macchina con noi. Eravamo entrambe elettrizzate dalla partenza che ancora non potevamo crederci. Presto avrei rivisto Louis che mi mancava terribilmente, era partito da poco ma già sentivo la sua mancanza. La mancanza dei suoi baci e delle sue coccole.
Moira: Dimmi un po’ Sarah… è vero che avresti ballato con Harry Styles al Gala d’inverno?
Due colpi di tosse uscirono dalla mia bocca, per segnalare a Sarah che forse era meglio aspettare prima di dirglielo.
Sarah: Em…no.
Io: Sai Moira… a scuola ci sono tante pettegole.
Moira: Eh si… be dai acceleriamo perché dobbiamo esser in stazione fra 10 minuti o perderemo sia il treno e di conseguenza sia l’aereo.
 
***
 
Dopo un ora e mezza di treno scendemmo a Roma e prendemmo l’autobus per l’aeroporto Fiumicino. Appena arrivammo depositammo i bagagli subito dopo aver fatto il check-in.
Il numero del nostro volo era LHA2435, alle ore 09.35, adesso erano le 09.15.
Ci sedemmo per aspettare Moira che era andata in bagno.
Sarah: come va tra te e Louis?
Io: Bene, ora stiamo insieme.
Cerca di accennare almeno un sorriso, per non far capire a Sarah che mi sentivo in colpa per non aver detto a Louis che Harry si era dichiarato, ma infondo era meglio così, non avrei mai voluto che litigassero per colpa mia.
Sarah: Mi fa piacere.
Io: Si be… all’inizio era un po’ difficile, la lontananza mi giocava brutti scherzi e pure a lui…ma non eravamo ancora insieme, ci siamo fidanzati solo due giorni fa.
Sarah: Quindi non avete ancora fatto nulla di concreto?
Mi fece un sorrisetto un po’ malizioso, e capii quello che intendeva.
Io: No per il momento preferisco aspettare. Molte volte Louis ci ha provato, sa essere molto…persuasivo ed eccitante.
Sarah: ahahaha capisco.
Io: Te? Dimmi di Harry… vi ho visti ballare l’altra sera.
Sarah: si be…ci siamo scambiati un paio di sguardi intensi, quasi mi ci perdevo nei suoi occhi verdi, mi ha stretta con forza e passione durante il ballo proprio come una vera coppia di innamorati. Ma non credo di piacergli, forse non sono il suo tipo.
Io: Harry non ha un tipo preciso di ragazza! E tu sei perfetta Sarah! Lui sebbene è da poco mio fratello non mi ha detto nulla su di te ancora…
Sarah: Cosa? Tu-tuo fratello?
Io: Si be… abbiamo lo stesso padre, io sono stata adottata.
Sarah: Non lo avrei mai detto, però un po’ vi assomigliate dai…
Io: Comunque andremo a stare a casa di mio cugino Jer… ho già scelto la camera per noi due. Praticamente abbiamo un porta che collega entrambe le stanze e un bagno un comune. Non è favoloso?
Sarah: Kath…ma andiamo a stare  in un albergo per caso?
Io: Quasi…mio cugino ha una villa immensa…e dovresti vedere quella di Harry! Il doppio.
Rimase sbalordita da quello che le avevo appena detto, un pò forse se lo immaginava ma quando avrebbe visto con i suoi occhi tutto ciò forse sarebbe rimasta paralizzata per 10 secondi.
Mi resi conto solo ora che era da un secolo che non parlavo e mi confidavo con lei per così tanto. Una volta prima che accadesse tutto, veniva sempre a casa mia, facevamo i compiti e poi ci buttavamo sul letto a spettegolare sui ragazzi.
All’improvviso una voce metallica femminile richiamò la nostra attenzione.
X: Attenzione, il volo LHA2435 è in partenza, 5 minuti al decollo. Si pregano i viaggiatori di salire al più presto. Grazie.
Ci alzammo di fretta e cercammo Moira ma non la trovammo così ci decidemmo di correre verso il nostro aereo.
Ma inciampammo addosso a una ragazza alta, dai capelli corvini e gli occhi marroni, le labbra rosse e piene e la pelle abbronzata.
Io: Scusaci tanto, non volevamo, ma siamo di fretta.
X: Non preoccupatevi, lo sono pure io il mio volo per Londra parte tra 5 minuti.
Sarah: Che coincidenza pure noi!
X: Bene, oh ma che maleducata io sono Jasmine Devonne.
Aveva un leggero accento francese misto inglese, mi piaceva quella ragazza. Era simpatica e solare.
Dava l’aria di una manager di successo.
Era vestita  molto elegante, gonna a tubino nera, camicetta color avorio appena aperta sul seno per risaltare la collana di perle attorno al collo, indossava una giacca color blu scuro e tacchi altissimi con plateau nere con decorazioni in oro. Era magnifica.
Io: Scusaci, noi siamo Katherine Salvatore e Sarah Laurent.
Jasmine: Hai origini francesi?
Sarah: Si, mio nonno paterno era francese.
Jasmine  le sorrise, come se avesse trovato una nuova amica, doveva avere sui 22 anni, non molto in là con l’età.
Jasmine: Oh ma che sciocca, vi sto facendo perdere tempo, andiamo.
Corse verso il corridoio che portava all’aereo, ma si fermò ed estrasse dalla pochette nera il suo bellissimo iPhone con la cover d’oro decorata in pizzo.
Moira: ragazze! Vi ho cercate ovunque vi avevo detto di stare lì sedute!
Sarah: Mamma! L’aereo sta per partire. Ciao!
Si abbracciarono forte, anche io avrei voluto la mia mamma ad abbracciarmi così alla mia partenza. Potevo solo immaginare la sua alta figura avvicinarsi e stringermi in un abbraccio infinito, col suo profumo di rose che penetrava nelle narici per infondermi un senso Di calma.
Moira abbracciò pure me. Poi ci guardò allontanarci verso le porte scorrevoli.
Si aprirono le porte a un corridoio lungo, bianco e luminoso.
Leggemmo la targa del nostro volo su un portone enorme con una scalinata, salimmo sopra questa scalinata. Lì ci aspettava una hostess in un completo rosso, ci guardò un po’ male forse per il ritardo.
Prendemmo posto nei sedili numero 12 io e 13 Sarah. Il 14 era vuoto ma vedemmo sedersi Jasmine, la raggiungemmo. Il mio posto era accanto all’oblò, poi c’era Sarah, fra me e Jasmine.
L’aereo decollò e secondo la hostess il viaggio sarebbe durato più o meno 1 ora e mezzo. Così decisi di dormire per tutto il tempo. Nonostante ci fosse Sarah che parlava in continuazione con Jasmine… sognai Louis, il girono del suo compleanno a casa sua. E poi c’era Harry.
 
***
 
Io mi avviai verso il bagno per incipriarmi le guancie. Quando uscii sentii delle mani prendermi i fianchi da dietro e una testa appoggiarsi alla mia spalla. Credevo fosse Louis, così mi voltai.
Io: Lou… Harry? Che ci fai qui?
Harry mi mise il suo dito vicino alla bocca, poi disegno il contorno quasi volesse baciarmi.
Si avvicinò senza esitare e appoggiò le sue labbra sulle mie, trasportandomi in un bacio lungo e dolce. Io non mi divincolai dal bacio stranamente, ma come una lama affilata ti ferisce, la voce di Louis ci staccò.
Mi guardò quasi incredulo, il sorriso che aveva prima si tramutò in una smorfia e i suoi occhi da azzurro cielo divennero grigio cupo, dalle troppe lacrime che tratteneva.
Harry: Louis non è quello che sembra…
Louis: A no? E cosa dovrebbe essere? VATTENE! O NON RISPONDO DELLE MIE AZIONI.
Cercai di avvicinarmi a Louis, con cautela, gli presi la mano, ma lui con velocità mi strinse forte il polso, faceva male, ma me lo meritavo.
Louis: Lo senti? Il dolore? Io questo non te lo avrei mai fatto! Perché io TI AMO! O almeno credevo di amarti fino a pochi istanti fa.
Io: Louis io non provo nulla per lui, devi credermi.
Mi spinse addosso al muro con forza e vidi Harry avvicinarsi protettivo.
Louis: Tu vattene adesso da casa mia! Lasciaci soli.
Se ne andò e lo seguì con lo sguardo che scendeva le scale. Poi il suo sguardo ritornò a me.
Louis: Sai cosa provo adesso?
Io: Scusami Louis… è stato lui a baciarmi, potrei mentire e dire che l’ha voluto solo lui. Ma quando lui mi ha baciata non mi sono fermata.
Scappai via dalla sua presa e scesi le scale piangendo, tutti mi guardarono sbigottita.
Aprii la porta di casa e quando la stavo per chiudere sentii Louis urlare il mio nome.
Louis: Katherineee!!
 
 ***
 
Sarah: Katherineee sveglia daiii
Io: Louis…
Sarah: N non sono Louis sono Sarah. Ben svegliata principessa.
Non feci a meno di notare che tutti attorno a me si stavano alzando per raggiungere l’uscita, così mi voltai a sinistra e vidi che l’aereo era atterrato.
Sarah: Dai scendiamo che sennò qua ci fanno ritornare da dove siamo venute.
Sarah mi prese per mano, e proprio quando stavo per uscire dall’aereo mi bloccai.
Sarah: Cosa ce? Hai dimenticato qualcosa?
Io: No…ho paura… ho paura di perdere Louis…
Sarah: Non lo perderai affatto! Anzi adesso che abiterete vicino vi potrete vedere tutte le volte che volete!
Volevo dirle che c’erano cose che non sapeva, come il fatto che il mio fratellastro, Harry, quello di cui si stava per innamorare Sarah era innamorato di me. Ma non glielo avrei detto o le avrei distrutto ogni speranza con Harry, avrei solo peggiorato la situazione.
Mi trascinò giu dalla scalinata, e quando poggiai piede a terra, capii che da quel momento sarei rimasta su quella ‘terra’. Ero arrivata alla nuova vita. Londra.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Forever. ***


 
 
Arrivammo all interno dell’aeroporto. Io e Sarah ci scambiammo un occhiata di intesa, e andammo a prendere le valigie sul lunghissimo nastro trasportatore.
Trovammo le nostre subito e le prendemmo.
Quando mi voltai per trovare una qualche uscita mi attirò uno schermo gigante, che stava trasmettendo un notiziaro inglese. Proprio in quel momento stavano facendo vedere un servizio su Harry, Liam, Zayn, Niall e…Louis.
A un certo punto qualcuno mi saltò addosso da dietro e mi coprì gli occhi con le mani..
Io: Jeremy! Quanto mi sei mancato!
Jeremy: Anche tu cugina!
Poi si staccò da me e guardò Sarah.
Jeremy: Lei dev’essere…
Sarah: Piacere Sarah Devonne.
Jeremy: Francese?
Sarah: Mia nonna… tu sei Jeremy ovviamente.
Scoppiammo tutti in una forte risata, tanto da attirare l’attenzione di un paio di persone.
Io: Uhm…vediamo… non sento la scia di Chanel N°5… em volevo dire dov’è Jenni?
Jeremy cambiò espressione all’istante, e io capii di aver fatto un enorme cazzata ad essere così sarcastica.
Jeremy: Ci siamo lasciati…ovvero lei ha lasciato me, non mi riteneva ‘alla sua altezza’.
Disse imitando la voce di Jenni. Un po’ ero felice perché mi stava antipatica, era così snobbona e altezzosa e sembrava esistere solo lei e i suoi tacchi 12.
Sarah: Beh…che ne dite di andare a casa?
Io: Si dai.
Jeremy: Aspettate cos’è tutta sta fretta? Devo presentarmi la mia nuova… beh non è ancora ufficiale, ma si direi la mia fidanzata.
Io: chi è?? Oddio non vedo l’ora di conoscerla!
Da dietro Jeremy spuntò una chioma di capelli neri corvini, due occhi scuri come la terra.
Rimasi allibita quando capii chi era.
Jeremy: Lei è…
Lo interrompemmo.
Io e Sarah: Jasmineee!
Sarah corse ad abbracciarla, io rimasi ferma dov’ero e le sorrisi pienamente.
Jasmine: Ragazze… che piacere vedervi, oh mio dio non ditemi che tu sei Katherine la cugina di Jeremy e tu Sarah la sua migliore amica… ovviamente.
Jeremy: Cavolo, mi avete preceduto, be ragazze a che serve che vi presenti andiamo a casa che scommetto avrete fame!
Io: Siii dai.
---
 
Arrivammo a casa dopo circa un ora e dopo aver fatto il giro della casa e aver sentito le urla di Sarah dopo ogni stanza, decisi di uscire e andare da Louis.
Ricordavo vagamente dove abitava, ma ricordavo la via così scrissi sul GPS del telefono la sua via.
Poi spiegai a Sarah un po’ di cose che avremmo fatto in quella giornata. Prima cosa cambiai idea e decisi di andare a prendere il vestito per la sera, per la sorpresa di Louis.
Entrammo in 10 negozi, ma non trovai nessun vestito che mi piacesse o che entrasse nel mio budget. Entrammo nell’ultimo negozio in quella via e appena buttai l’occhio su uno scaffale vidi l’abito più bello che mai.
Lo presi e lo provai. Appena uscii dal camerino Sarah rimasi imbambolata a guardarmi per poi dire la sua solita frase.( http://magazine.zankyou.com/it/wp-content/uploads/2012/02/Elegante-e-non-convenzionale-questo-abito-corto-con-rouche-sul-punto-vita-e-lorlo.-Abito-da-cerimonia-SAN-PATRICK-Collezione-2012.jpg)
Sarah: Cazzo se ti sta bene! Sembri una regina… forse anche meglio!
Poi mi guardai allo specchio, e capii di essere perfetta. Se Sarah mi avesse prestato il suo arriccia capelli sarei stata perfetta.
Sarah provò pure lei un vestito color carne stupendo. Le stava d’incanto. (http://static.tuttogratis.it/donna/fotogallery/628X0/185457/abito-da-cerimonia-corto-champagne.jpg)
Pagai ed uscii dal negozio.
Eravamo in strada, e mentre camminavamo, mi accorsi che più avanti tra la gente che passeggiava c’erano due ragazzi che conoscevo troppo bene, attorniati da fan. Erano Louis e Harry. Se mi avessero vista avrei rovinato la sorpresa. Così presi Sarah e la tirai dentro a un negozio, non guardai bene quale fosse, ma quando entrai rimasi pietrificata. C’era ogni tipo di biancheria intima, dal reggiseno comune a quello in pizzo trasparente, dal body in raso a quello in pizzo, dal reggi calze alle vestaglie molto sexy per la notte. Sarah sembrava in paradiso e pure io. Decisi di prendermi un body senza spalline, nero in pizzo ma non trasparente con la zip dietro, da mettere sotto il vestito.
Sentivo che il momento in cui io e Louis l’avremmo fatto per la prima volta si avvicinava e non volevo essere impreparata. Così non ci pensai due volte strisciai a carta di credito e comprai il tutto. Quando uscii dal negozio Sarah sbirciò dall’angolo se c’erano ancora, ma non più ormai, erano andati via.
Guardai l’orologio e si erano fatte già le 7, così scappammo a casa a cambiarci. Si perché anche Sarah sarebbe venuta. Voleva conoscerli dal vero, e poi accompagnarmi ovviamente.
Alle otto finimmo di prepararci, tra trucchi, scarpe, piastre e arriccia capelli sembrava non finire più.
Secondo Niall che era mio complice, quella sera sarebbero stati tutti a casa di Louis per festeggiare la vittoria di un premio musicale, ricevuto recentemente, invece dietro si celava la vera sorpresa cioè io.
Percorremmo la solita strada, seguendo il GPS del telefono e quando arrivai a casa sua inspirai profondamente.
Sarah: Non aver paura, che può mai succedere? Non penso ti cacci via solo perché ti sei auto invitata, sei la sua ragazza! Forza suona! Sennò lo faccio io per te.
Io: Ma non so, magari
Sarah: Magri niente, adesso suono e o la va o la spacca.
Sarah premette il campanello  dopo cinque secondi la porta si aprì lentamente, apparve il viso dolce e magico di Louis, aveva i capelli scompigliati segno che forse era disteso sul divano. Stava guardando Harry che faceva qualcuna delle sue solite stupidaggini, ma quando si voltò verso di me, rimase come pietrificato nel vedermi così gli sorrisi e gli saltai al collo baciandolo e stringendolo forte.
Louis: Piccola mia! Sei qui oddio non posso crederci, è un sogno!
Io: Si lo so!
Mi fece volteggiare in aria tre, quattro volte e dopo mi mise a terra. Scrutò con attenzione Sarah e le sorrise. L’aveva riconosciuta a stento perché truccata e pettinata così sembrava una dea.
Sarah: Ciao Louis ti ricordi di me?
Louis: Si,  sei Sarah giusto?
Lei annuì.
Louis: Ma venite dentro che fa freddo qui fuori.
Entrammo nel salotto e ci togliemmo il cappotto, subito corse verso di me Niall che mi abbracciò fortissima, Liam mi dette un bacio sulla guancia e Zayn invece non fece altro che prendermi la mano e accompagnarmi verso il divano.
E poi c’era Harry che non si muoveva, mi guardava fisso come se mi stesse esaminando. Avrei dovuto fare qualcosa per non insospettire Louis. Così corsi da lui e lo strinsi forte a me.
Io: Harry! Non si saluta la tua sorellina?!
Harry: Scusami… hai ragione. Ciao bellissima.
Mi sorrise, poi Louis, notando l’aria che si era creata tra me ed Harry mi prese per un fianco e mi accompagnò vicino al divano dove cerano gli altri.
Io: Beh ragazzi, vi presento Sarah, la mia migliore amica!
Sarah fece un piccolo sorriso, era molto timida, non legava facilmente con le persone, ma stranamente vidi nei suoi occhi una luce, una luce familiare. Quella che avevo io negli occhi la prima volta che vidi Louis. E quando capii chi stava guardando… capi pure il motivo per cui aveva accettato di venir con me a Londra.
Zayn: Ciao bellezza…
Sarah: Tu sei Zayn immagino.
Niall: Io sono Niall Horan
Le fece l’occhiolino.
Liam: E io sono Liam… posso dirti una cosa?
Sarah: Certo.
Liam: Sei bellissima e hai degli occhi stupendi.
Sarah arrossì, le sue guancie si colorarono di un rosa molto leggero. Poi il suo imbarazzo si trasformò in emozione quando Harry le se avvicinò e la baciò la sua mano.
Harry: Non mi sono presentato per bene, sono Harry Styles, ed è un onore averti qui.
Louis: Okkei ragazzi basta con le smancerie ordiniamo le pizze e nel frattempo voi due ci racconterete come mai siete qui.
 
---
Dopo aver ordinato le pizze e averle mangiate e ci sedemmo tutti sui divani, disposti a ferro di cavallo.
Io: Louis…io devo dirti una cosa importante…
Louis mi guardò spiazzato, le sue mani si strinsero a pungo, era preoccupato e si vedeva. Gli altri non migliorarono la situazione di tensione che si era creata, così mi decisi a parlare.
Io: Io…beh…
Feci l’errore di mettermi le mani in grembo, come ero solita solo che in quelle circostanze avrebbe voluto significare altro.
Zayn: Porca miseria sei incinta?
Louis: Cosaaa?
Io: Em no…
Niall: Allora?
Io: Da oggi sono ufficialmente una residente di Londra!
Mi guardarono tutti con occhi spalancati. Io scoppiai a ridere assieme a Sarah.
Harry: Aspetta… vuoi dire che tu vivrai qui?
Io: Si! Be non proprio qui in questa casa, ma da mio cugino. Frequenterò questa città, questi negozi e prossimamente mi iscriverò al liceo di questa città.
Louis si alzò di scatto e corse in cucina, senza nemmeno congratularsi con me, o essere fiero e felice del fatto che avremmo vissuto insieme.
Un colpo al cuore, lo guardai senza fare nulla. Poi mi voltai verso gli altri che mi guardarono perplessi.
Allora capii che dovevo andare a parlare con lui.
Entrai in cucina, lui era appoggiato alla finestra e guardava fuori che nel frattempo aveva iniziato a piovere. Non capivo se stava piangendo o se era la pioggia che che cadeva sul riflesso di Louis al vetro.
Lo abbracciai da dietro e appoggiai il mio mento sulla sua spalla.
Io: Ehi
Louis: Non voglio questa vita per te! Non voglio che appena tu esca di casa i paparazzi ti assalgano per chiederti della nostra relazione, che sospettino liti inesistenti, che ti facciano foto compromettenti per poi metterle nei giornali o su internet e farle vedere al mondo intero!
Io: Lo sopporterò! Io ti amo! E non mi importa se questo vuol dire essere seguita da uomini in nero pazzi di sapere cosa sto facendo e con chi! Se staremo insieme ce la faremo. E poi sono la tua fidanzata e non credo di attirare così tanto l’attenzione dei fotografi, non conto molto.
Louis: Anche io ti amo…ma non voglio che tu soffra. E’ per questo che me ne sono andato dall’Italia. Non sarei più ritornato e tu mi avresti dimenticato e avresti voltato pagina.
Mi prese il volto tra le mani e mi puntò gli occhi azzurri sui miei verdi.
Io: Non capisco… se mi ami dovresti fregartene di quello che pensano gli altri! Come io me ne sono fregata di quella testolina bionda che ti sei portato a spasso mentre io ero in Italia a piangere perché mi mancavi! Ma il mio amore per te è più forte.
Louis: Vedi è questo che volevo evitare…la televisione ti dice quello che vedono, non quello che è!
Io: E questa cosa sarebbe un fotomontaggio?
Estrassi il cellulare dalla pochette per fargli vedere la foto della bionda che era per mano con lui e che ridevano insieme. Mi sentivo a pezzi dopo tutte quelle cose che mi aveva detto, credevo che lui mi amasse invece era solo preoccupato di non apparire in tv con la “fidanzatina italiana”.
Louis abbassò lo sguardo e poi mi prese entrambe le mani tra le sue.
Louis: Io ti amo, qualsiasi cosa succeda. Sono disposto a tutto per te, se tu vuoi, se ti senti pronta ad uscire in pubblico.
Io: Si, lo voglio, con tutto il cuore. E a fanculo i giornalisti.
A un certo punto mi bloccai, stava per baciarmi e mi tirai indietro, la faccia di Harry comparve dalla porta con uno sguardo molto serio. Allora mi vennero dei sensi di colpa per non aver detto la verità a Louis.
Così cominciai a sentire le lacrime agli occhi, e una dopo l’altra scesero.
Louis mi abbracciò stretta e poi mi disse qualcosa all’orecchio.
Louis: Ti amo piccola mia. Non preoccuparti è stato un sbaglio non ti lascerò mai. Ma non pianger mi fai star male.
Io: Louis devo dirti una cosa…
Louis si accorse che mi ero voltata per guardare Harry che nel frattempo si voltò e se ne andò e sembrò capire tutto senza che io pronunciassi parola.
Io: Harry…
Appena pronunciai il suo nome i suoi occhi si ridussero a fessure, perché tentava di capire se quello che stavo per dire era quello che pensava.
Io.: Harry è innamorato di me. Me lo ha detto due giorni fa prima di partire. Si era già dichiarato appena io sono arrivata qui. Mi ha anche baciata, cioè non proprio perché io l’ho allontanato. Ma quando me lo ha ripetuto pochi giorni fa, sembrava sincero. Io ti amo Louis…
Louis si voltò dall’altra parte.
Louis: Perché? Perché me lo dici?
Io: Non voglio che ci siano segreti tra me e te. Non voglio nemmeno rovinare la nostra relazione.
Louis  provò a trattenere le lacrime. Così lo baciai intensamente e capii di amarlo più di chiunque altro al mondo. Che lui era importante, perché quando lo baciavo sentivo i fuochi d’artificio, quando ci toccavamo sentivo il corpo esplodere dalla felicità.
Louis: Ti amo, ricordalo. Non importa degli altri, ci siamo solo io e te. Ricordalo. Per sempre.
All’improvviso vidi Louis estrarre un pacchetto regalo dalla tasca dei pantaloni. Era una confezione piccola, ma molto bella. All’inizio mi spaventai perché credevo fosse un anello, poi invece quando me la aprì davanti ai miei occhi vidi che era un bracciale, il più bello che avessi mai visto, era d’’argento con dei cuori attaccati e in ogni cuore c’era la sua iniziale. Avrei voluto piangere di gioia ma le lacrime non scendevano così lo baciai. 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Through the dark ***


Erano quasi le 10 di mattina io e Sarah ci eravamo alzate da poco e non avevamo per niente voglia di uscire. Fuori aveva iniziato a nevicare di nuovo. Io amo la neve, ma a volte mi crea tanti disagi.
Sarah: A cosa stai pensando?
Io: A Louis…credo che mi sto innamorando di lui ogni giorni sempre di più, sono qua solo da un giorno ma già immagino come saranno le prossime settimane.
Sarah: E’ normale tesoro. Io invece con Harry sono sempre più confusa, a volte sembra intenzionato a provarci con me e mi sorride anche, quel tipico sorriso che ti manda il cuore a mille, ma po lo vedo sempre correre da te e Louis come un fidanzato geloso.
Io: Sarah…mi dispiace, è il mio fratellastro non posso dirgli di starmi alla larga, è l’unica famiglia che mi rimane.
Sarah: Lo so e non ti sto chiedendo di stargli lontana. Però vorrei tanto che mi chiedesse di uscire.
Io: Fallo tu! Chiediglielo tu!
Sarah: Non vorrei sembrare troppo invadente, magari lui ha già una ragazza.
Io: Questo non lo so a se non ci provi non lo saprai mai, fidati di me. Harry sembra il tipico ragazzo snob di cui tutti hanno aura e le ragazze cascano ai sui piedi come gatte morte, ma non è così. E’ un ragazzo dolce, sensibile, affettuoso, sa sempre come consolarti  cosa dirti.
Sarah mi guardò in un modo strano, quasi accusatorio oserei dire. Sentivo le guancie avvampare dal calore, cos’ mi alzai e mi diressi verso il bagno, ma Sarah mi fermò tenendomi per la mano.
Sarah: Provi qualcosa per Harry?
Io:… no! Io amo Louis e solo lui. Senti Sarah chiama Harry e chiedigli di uscire sennò lo faccio io per te.
Sarah: Ok ok adesso lo chiamo.
 
Entrata in bagno chiusi la porta e mi ci appoggiai, sentii le gambe tremare che non mi reggevano, ebbi un giramento di testa. Poi mi appoggiai al lavabo e aprii il rubinetto presi con il dito un po’ di acqua e mi bagnai la fronte. Mi sentivo un po’ meglio, ma comunque non capivo cosa avevo.
Uscii dopo pochi minuti dal bagno e Sarah era occupata a rovistare nell’armadio a scegliere degli abiti.
Io: Allora? Ha detto di si?
Sarah mi corse incontro e mi saltò in braccio buttandomi sopra il letto e si mise a urlare e a strapazzarmi come un pupazzo!
Io: Ehiii piano. Dai che ti aiuto a scegliere un vestito. Ad Harry piacciono le ragazze semplici, non quelle che si mettono in mostra le gambe o il seno. A lui piacciono le ragazze solari e felici. Non ti dovrai truccare molto, basta un filo di eyeliner e un po’ di gloss sulle labbra!
Sarah: Okok paino partiamo dall’abito, dato che fa freddo direi jeans e una felpa, non voglio dargli l’idea che sia un appuntamento serio. Usciamo da amici, non voglio spaventarlo.
Avvertivo ancora dei giramenti di testa, ma cercai di inspirare profondamente, almeno per non far preoccupare Sarah.
Scegliemmo un coordinato semplice, capelli sciolti, gli stivali col pelo, un capellino di lana e il cappotto trench.
Alle 11 precise suonò il campanello, scendemmo di corsa e ci trovammo Harry davanti, vestito con la giacca in pelle, jeans, i capelli al vento. Per poco Sarah non gli sveniva tra le braccia.
Io: Be che si dice in questi casi? Buon divertimento.
Harry: Già, tu stai a casa da sola?
Io: Già… ho delle cose da fare.
Harry: Ti vedo un pò pallida o sbaglio?
Io: Tranquillo sto bene. Sarà il freddo. Devo ancora capire come accendere il riscaldamento in questa casa.
Sarah: Beh allora ci vediamo. Ciao Kath.
Mi abbracciò e prima di uscire le feci l’occhiolino.
 
Iniziai a prepararmi il pranzo ero sola e quindi non avrei mangiato molto, anche perché non mi sentivo ancora perfettamente.
Suonò il campanello, stavo per avvicinarmi alla porta quando ebbi un dolore atroce alla testa, inziò a girarmi e mi dovetti accucciare per terra. Il campanello continuava a suonare, ma no riuscivo a rialzarmi. Dopo alcuni secondi passò. Ero sempre più impaurita perché non capivo cosa fosse.
Andai alla porta e aprii. Era Louis.
Louis: Amore!
Mi abbracciò forte, avevo ancora dei dolori.
Louis: Dov’eri? Stavo iniziando a preoccuparmi!
Io: Scusa…stavo ascoltando la ,musica in camera e ho sentito alla fine della canzone il campanello.
Mi baciò appena finii la frase. Non me la sentivo però, mi sentivo come se mi mancassero le forze. Iniziavo a sudare e a tremare.
Louis: Ehiii ma stai tremando.
Io: No, non è nulla ho solo freddo.
Louis: No, cucciola sei fredda e sei pallida.
Riprese a girarmi la testa, ma stavolta il dolore era più intenso, mi facevano male le ossa e ovunque. Urlai dal dolore e caddi a terra, ma Louis riuscì a prendermi in tempo prima che sbattessi la testa a terra.
Louis: Amoreee! Cosa succede?
Non riuscivo a parlare non ne avevo a forza, mi sentivo come se stavo per morire.
Louis mi prese in braccio e mi portò in camera, mi mise sotto le coperte e si sedette vicino a me.
Io: Lou…Louii..
Louis: Che ce?
Non avevo più forze, nemmeno per pensare.
 
LOUIS
Katherine stava molto male e si vedeva, non sapevo che fare perché non capivo cosa aveva.
Provai a sentire il battito del cuore a era apposto, la febbre non ce l’aveva.
La prima cosa che feci, fu chiamare i ragazzi che venissero ad aiutarmi. Li chiamai e risposero tutti tranne Harry e Zayn.
Liam e Niall arrivarono in un batter d’occhio.
Liam: Che succede qui…oh dio…Katherine!
Niall si bloccò davanti alla porta, lui era molto legato a Katherine le voleva bene. Tutti le volevamo bene e vederla soffrire senza poter fare nulla era una sensazione terribile.
Niall: Chiamiamo l’ambulanza ti prego sta per svenire non vedi!
All’improvviso mentre stavo componendo il numero Katherine chiuse gli occhi, era immobile e non muoveva un osso.
Io: Katherine…Katherine! No ti prego resisti sta arrivando l’ambulanza! Ti prego.
Le strinsi la mano e le baciai la fronte che era gelida. Nel frattempo Liam il più tranquillo, chiamò l’ambulanza che arrivò dopo 5 minuti. I medici la caricarono sulla barella e le fecero una flebo immediatamente. La fecero salire in ambulanza e io salii con lei, Niall e Liam ci seguirono in macchina.
X: Il battito sta diminuendo, prendi la siringa.
Le iniettarono qualcosa nel braccio, nel frattempo cercai di contattare Jeremy almeno.
Rispose e mi disse che sarebbe partito subito per Londra dato che era fuori città, non ci vedevo più. Katherine mi era svenuta tra le braccia. E da stupido non avevo capito che stava veramente male.
Harry mi richiamò al cellulare.
Io: Harry! Ma dove cazzo eri!?
Harry: Stai tranquillo! Sono con Sarah al ristorante. Che ce si può sapere?
Io: Ce che Katherine si è sentita male mi è svenuta tra le braccia e adesso la stanno portando in ospedale!
Ci fu silenzio per due secondi.
Harry: Oh mio dio… no no! Di nuovo? Corro subito all’ospedale.
Buttò giù il telefono e io mi concentrai su KATHERINE. Le accarezzai il viso, per quel poco che potevo perché i medici si spostavano in continuazione.
All’improvviso frenammo di colpo, i medici aprirono le porte e fecero scendere la barella con Katherine sopra.
Io: Dove la portate?
X: Nel reparto intensivo, non potrete seguirla per adesso. Vi faremo sapere in seguito.
I medici corsero dentro all’ospedale con la barella tra le loro mani, con il mio amore nelle loro mani. Cercai di corrergli dietro ma quando entrarono nel reparto intensivo le porte si chiusero davanti a me.
Un medico mi venne incontro.
X: Lei ‘ il fratello della paziente?
Io: No…sono il fidanzato.
X: capisco, serve la firma dei genitori per delle carte in caso ci fosse bisogno di iniettarle sostanze.
Io: Cosa? Ma starà bene?
X: al momento non lo sappiamo cosa possa avere, le faremo sapere si accomodi in sala d’attesa qui.
 
Mi buttai di peso sulla sedia, ero in pensiero per lei, il mio unico amore. Pensare che solo pochi minuti prima ero con lei e sorrideva tranquilla, dovevo capirlo che stava male.
Avevo le mani tra i capelli, la testa in basso, sentii una mano toccarmi la spalla.
Harry: Ehi…come sta?
Sarah: Ti prego dimmi che è stato solo un mancamento!
Mi alzai, guardai la porta del reparto intensivo, e appena videro dove era diretto il mio sguardo sbiancarono in viso.
Harry: No…non può essere lì dentro. Dimmi che non è li dentro!
Io: Cazzo Harry! La sto perdendo di nuovo! Ed è colpa mia! Solo colpa mia!
Sarah: Non dire così, già stamattina non si sentiva bene, lo si vedeva dal colore del suo viso, ma lei diceva che era solo freddo.
Io: Non posso perderla, io la amo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** She's better now ***


Sentivo delle voci. Erano vicine a me, ma non riuscivo a capire di chi fossero.
Era tutto buio intorno a me, ma infondo c’era una luce, mi avvicinai e le voci si fecero risentire. Questa volta più forti e chiare.
“Tesoro, vieni qui dalla mamma”
All’improvviso vidi il volto di mia madre, scoppiai a piangere e mi buttai tra le sue braccia.
Io: Mamma mi sei mancata!
Mamma: Piccola mia sono qui adesso e non ti abbandonerò. Devi lottare. Devi svegliarti devi farlo per loro, per Louis.
Io: Non ne ho le forze, cerca di capirmi.
Mamma: Quella che vedo non è la Katherine di una volta, devi solo impegnarti e svegliarti.
Io: Da quanto tempo sono …
Mamma:  in coma…
Io: si…
Mamma: Da alcuni giorni più o meno. Domani è la vigilia di Natale. Fai il regalo più bello ai tuoi amici. Ti prego piccola non sopporterei veder morire anche te.
Io: Mamma abbracciami.
Stavo per avvicinarmi a lei quando d’un tratto mia madre scomparve nel nulla e rimasi sola, così mi misi a chiamarla a squarciagola.
Io: Mammaaa! Mamma! Torna qui!
E poi la vidi, la luce, la famosa luce bianca che tutti vedono alla fine della loro vita.
Ma la luce che vidi era quella di una stanza, di un lampadario, di lenzuola bianche che rispecchiavano il loro colore ovunque.
 
---
 
LOUIS
 
Ormai erano passati  giorni da quando Katherine si era addormentata, i dottori dicevano che molto probabilmente non si sarebbe risvegliata, o perlomeno le probabilità che si risvegliasse erano molto scarse. Ma io non smettevo di credere che lei avrebbe aperto quei suoi occhioni verdi smeraldo e che mi avrebbe guardato dicendomi “sono qui, qui per vivere con te”. A volte guardavo il suo volto, la accarezzavo e mi sembrava di sentire il calore delle sue guancie quando le facevo così. Era così bella.
Harry si era rinchiuso in sé stesso, non usciva da due giorni, e appena provavo a chiamarlo mi rispondeva con aria scontrosa come se fosse tutta colpa mia di quello che era successo. Gli altri ragazzi erano tristi  giù di morale, ma mai quanto me.
Un po’ in colpa mi sentivo perché se io non l’avessi portata qui, lei sarebbe sana in Italia e felice con un altro ragazzo magari.
Guardai per l’ultima volta Katherine prima di andarmene, si avvicinava il giorno della vigilia di natale e avevo promesso ai ragazzi che sarei stato da loro, almeno per scambiarci gli auguri, quando vidi Harry entrare dalla porta.
Era disperato, aveva gli occhi rossi e le lacrime sulle guancie. Si avvicinò a Katherine e le accarezzò la guancia, poi si avvicinò a lei e le baciò la fronte.
Non avrei voluto, ma un fuoco dentro di me si accese, era la gelosia. Sapevo che lei non poteva rinunciare a nessuno dei due, ma a volte non sopportavo vederli insieme, anche se la cosa sembrava farla star bene.
Harry: Cosa dicono i dottori?
Feci cenno di no con la testa.
Vedi il pugno di Harry stringersi e poi all’improvviso mollare la presa.
Io: Dicono che potrebbe essere una forte anemia, e che se si risvegliasse potrebbero curarla.
Harry: Non possiamo asciarla andare Louis!
Io: E  che vuoi fare?! Darle una sberla così si sveglia? Non funziona cosi.
Harry: Cazzo cazzo cazzo! Non sopporto vederla così!
 
All’improvviso vedi la mano di Katherine muoversi. Corsi verso di lei per stringergliela per farle capire che io ero lì e che non me ne sarei andato!
Katherine: MAMMAA!
Si alzò di soprassalto e aprì gli occhi, quegli occhi stessi occhi che mi guardavano e mi mandavano in paradiso con un solo sguardo.
Io: Ehi stai calma piccola. Siamo qui non ce ne andiamo. Harry chiama i dottori adesso.
Katherine: Dov’è mia mamma!?
Io: Piccola… tua madre non c’è più…
Katherine: NOO! Io l’ho vista, mi ha abbracciato… no
Scoppiò a piangere, era molto agitata e la cosa non mi piaceva, soprattutto per le suo condizioni.
Io: Ehi ehi! Guardami negli occhi e respira con calma.
Vidi le lacrime rigarle il volto, era disperata, doveva aver fatto un sogno su sua madre molto realistico mentre era in coma. Erano giorni che non dormivo, solo per vederla svegliarsi e adesso che era sveglia non riuscivo a calmarla perché ero agitato pure io e lei lo percepiva.
Fortunatamente arrivò il dottore che la seguiva.
Dottore: Signorina, stia tranquilla non è successo nulla.
Katherine: N-no… io ho v-visto mia madre!
Il dottore ci guardò con aria interrogativa, noi sottovoce gli dicemmo che era morta e lui capì all’istante cosa fare.
Dottore: Come si chiama tua madre?
Katherine: Gemma
Dottore: Ed è bella?
Katherine: S-si… è la donna più bella, buona, sensibile, gentile e amorevole di questo mondo.
Si era calmata finalmente, a volte i dottori hanno delle capacità superiori alle nostre.
 
Il dottore si avvicinò a noi.
Dottore: Sarò chiaro con voi, adesso è sveglia, sta bene a quanto pare, a parte qualche segno di stanchezza, ma è normale. Le daremo delle medicine che deve prendere obbligatoriamente ogni giorno, sono pastiglie al ferro per la sua anemia. Guarirà nel giro di alcuni mesi.
Io: Grazie dottore.
Dottore: In ogni caso possiamo dimetterla domani mattina.
Il dottore sparì dietro la porta, mi fiondai da Katherine.
Io: Ehi come stai?
Katherine: Oddio, scusatemi, io non volevo fare quella scenata. Ero agitata e poi…
Io: Tranquilla. E’ normale. Ho una buona notizia.
Katherine: Quale?
Io: Domani ti dimettono! Così possiamo festeggiare il Natale assieme a casa, e c’è una sorpresa che ti aspetta.
Katherine: Grazie Lou… lo sai che ti amo.
Louis: anche io.
Si avvicinò Harry tutto irrigidito, sia per il freddo ma anche per l’agitazione, vidi i suoi enormi occhi verdi e doveva aver pianto molto.
Harry: Ehii sorellina
Katherine: Ehi, ciao.
Prese le mani di entrambi, poi baciò la mia e quella di Harry. Non potevamo litigare proprio lì, dovevamo mostrarle che le eravamo accanto sereni e felici.
Katherine: A che ore ce ne andiamo?
Io: I dottori dicono che domani pomeriggio puoi uscire.
Katherine: Davvero?
La vidi felice, per la prima volta dopo molto. Poi pensai che l’indomani sarebbe stato il mio 21esimo compleanno e che avrei voluto festeggiarlo come si doveva, ma poi guardai Katherine e capii che non potevo abbandonarla. Presi la giacca e salutai Katherine, doveva starsene unpò tranquilla.
 
KATHERINE
 
La vigilia si avvicinava sempre di più, il che significava che anche il compleanno di Louis si stava avvicinando.
Non avrei potuto fargli nessun regalo, ero costretta a letto e non potevo alzarmi.
Vidi Louis prendere la giacca.
Louis: Noi ore ce ne andiamo, qui sei in buone mani, torneremo domani a prenderti.
Katherine: No vi prego… non lasciarmi sola.
Louis: Ti prometto che domani al tuo risveglio io ci sarò.
Mi appoggiai al cuscino e mi distesi, Louis venne verso di me e mi baciò. Invece Harry si limitò a salutarmi con la mano e a sorridermi.
Erano le 8 quasi, fuori faceva buio e sembrava voler nevicare. Il Natale con la neve…il mio sogno.
Le infermiere vennero a portarmi da mangiare, c’era poco di buono, ma dovevo accontentarmi.
Poco dopo le 9 mi addormentai.
 
Mi svegliai verso le 9 del mattino, ma Louis non c’era. Al suo posto trovai un sms nel cellulare, era di mia zia e diceva che sarebbe partita per New York e si sarebbe trasferita lì per lavoro. Quindi non sarebbe potuta venire a trovarmi oggi. E lì la mia mente iniziò a vagare.
Pensai a tutto quello che avevo mollato per Louis, la scuola, gli amici, mia zia, mia sorella, la casa in cui sono nata. Tutto per lui, ma  lui? Non aveva rinunciato a nulla per stare con me, anzi se n’era pure andato. Forse se non fosse stato per me non staremo insieme. Mi sentivo in colpa a fare tutti quei discorsi nella mia testa, no! Non ci avrei dovuto pensare mai più.
 
Le ore passavano, era già arrivata l’ora di pranzo quando ricevetti una chiamata da mia zia, mi diceva che appunto sarebbe stata via un bel po’.
Zia Emily: Scusami tesoro se non sono venuta a vedere come stavi, sono una pessima zia.
Io: Tranquilla…tutto ok. Ci vedremo per capodanno spero.
Zia emily: Non so, sono sempre piena di lavoro. Sarebbe bello se tu ti trasferissi qui. E’ una bella città New York sempre in movimento.
Io: Lo so zia… ma io appartengo a Londra ormai. Quando esco dall’ospedale cerco una scuola da frequentare, poi ti manderò il nome,
Zia emily: Certo tesoro, ah…Eleonor ti saluta tanto, le manchi!
Io: Anche a me manca, mandale un bacio da parte mia. Ci vediamo in video chat il 25 allora.
Zia Emily: Si certo, ci sistemiamo con l’orario. Devo andare, ciao.
Chiusi la chiamata e appoggiai il cellulare sopra il mobiletto accanto al letto.
Vidi la porta aprirsi, speravo fosse Louis invece era Sarah che mi corse incontro e mi abbracciò forte.
Io: Pian ehi! Sono ancora dolorante.
Sarah: Scusa, ma mi sei mancata, tutto bene? Ti vedo un po’ pallidina, mettiamo un po’ di trucco dai così quando arriva Louis lo stupisci.
Io: No dai, sai che a me non piace molto truccarmi, se non per certe occasioni.
Sarah: Oddio, ma oggi è una bella occasione no? E’ il suo compleanno sciocca!
Io: cazzo… hai ragione, devo farmi bella, anzi, devi farmi bella!
 
Dopo circa dieci minuti Sarah finì di truccarmi, mi porse il suo specchietto e mi guardai. Non sembravo nemmeno io.
Io: Sai nulla di Louis?
Sarah: No perché? Dovrei?
Io: No…solo che mi aveva promesso che sarebbe stato qui.
Sarah: Vedrai che arriverà dai. Intanto che dici se prepariamo il borsone?
Sarah si mise all’opera, piegò tutte le cose che c’erano sparse sopra le sedie. Dopo un quarto d’ora, che ebbe finito le venne in mente che forse era meglio che mi facessi una doccia.
Io: Il bagno è lì, però adesso ti tocca truccarmi di nuovo, sei proprio intelligente eh.
Ci mettemmo a ridere, era da tanto che non scherzavamo insieme.
Mi alzai in piedi e mi diressi verso il bagno che c’era nella mia stanza singola, che fortuna avere le stanze singole!
Sarah mi prese e mi mise a sedere sulla seggiola che c’era nella doccia. Mi lavò i capelli e poi mi lasciò concludere da sola per il resto del corpo, e uscì.
Ad un tratto la sentii parlare con qualcuno, al telefono credo, perché sentivo solo la sua voce.
Mi asciugai in fretta, andai nell’altra stanza sia per curiosare sia perché Sarah mi asciugasse i capelli. Nel frattempo si erano già fatte le quattro del pomeriggio, e di Louis non c’era traccia.
Io: Con chi parlavi prima?
Sarah: Era Harry… mi ha detto che sono bloccati all’arena per via delle fans, e che saranno qui per le  9 credo.
Io: Ma anche oggi hanno fatto concerti?
Sarah: no era tipo un meet con le fans che hanno vinto dei biglietti con un concorso.
Io: An… Be nel frattempo cosa facciamo?
Sarah: Ho portato Mamma mia! Il nostro film preferito! E poi in caso ce anche Il diavolo veste Prada.
 
Per quasi quattro ore ce ne stemmo sedute a guardare film dal portatile di Sarah, poi verso le 9 ricevetti una chiamata. Era Niall.
Niall: Ciao Bonbon! Oggi esci dall’ospedale giusto?
Io: Non fare finta di non sapere, Louis te ne avrà sicuramente parlato. A proposito dov’è?
Niall: Em…Lui è…
Io: Niall! Dov’è?! Non farmi incazzare dai
Niall: Ha avuto un imprevisto… non ci ha detto nulla a noi. Mi dispiace. Noi ti aspettiamo qui a casa comunque per festeggiare. Devo chiudere o l’arrosto si brucia ciao!
Io: Niall… ma…ehiii?!
Vidi Sarah guardare il suo telefono e sorrider come una scema, cos’ mi venne in mente di Harry.
Io: Con Harry come va?
Sarah: Non so, mi ha invitato fuori la sera che tu sei stata male, ma dopo non l’ho più sentito, ho provato a scrivergli ma non rispondeva mai.
Io: Mi dispaice, è colpa mia.
Sarah: No! Non pensarlo neanche per un istante!
Io: Ok.
Sarah: Guarda cosa ti ho portato…ho pensato che volevi uscire di qui vestita per bene e non col pigiamone!
Sarah mi portò un vestito rosso e delle ballerine, le indossai. Le ore passarono, erano le 11 e qualcosa e iniziavo a preoccuparmi.
 Poi mentre mi stavo guardando allo specchio comparvero delle rose rosse e una scatola rossa da dietro le mie spalle.
Mi voltai e mi ritrovai Louis a pochi centimetri, lo baciai, rimanemmo così per alcuni minuti. Quanto  mi mancavano i suoi baci. Quando ci baciavamo era come stare in paradiso, le nostre labbra quando si univano creavano qualcosa di strano dentro me, qualcosa che non avevo mai provato.
Louis: Questi sono per te, perché sei la donna più bella del mondo, la mia donna!
Io: oh ma grazie…e Auguriii amore miooo!
Louis: Te ne sei ricordata? Oh grazie!
Io: merito di Harry! Scusa se non ho nessun regalo…
Lui mi prese il viso tra le mani e mi sorrise.
Louis: Tu sei il mio regalo, piccola.
Dopo un po’ si accorse del mio vestito, mi guardò dall’alto al basso e poi mi sorrise.
Louis: Allora festa stasera?!
Io: Be si…
 
Uscimmo verso le 11 e mezza dall’ospedale, mi avevano chiesto firme, carte, documenti di tutti i tipi, poi finalmente mi lasciarono andare.
Io, Sarah e Louis salimmo in macchina. Il viaggio fu molto piacevole, vedere tutte quelle coppiette che camminavano per strada, baciarsi sotto le luci natalizie della città, mi fece venir in mente me e Louis. Dopo circa mezz’ora arrivammo a casa. Erano le 11 e 59.
 Louis venne ad aprirmi la porta, mi prese in braccio e mi portò fino alla porta, suonò il campanello e prima che venissero ad aprire guardai l’ora sul telefono. Era mezzanotte e iniziò a nevicare lentamente.
Io: Lou…buon Natale.
Louis: Buon Natale anche a te piccola.
Ci baciammo nel momento esatto in cui vennero ad aprire la porta, era Harry. Ci corse incontro e ci abbracciò, arrivarono anche gli altri, che uno ad uno dopo avermi abbracciato e chiesto come stavo mi fecero gli auguri.
Zayn: Finalmente sei tornata, Louis era sempre con il broncio!
Niall: Dai dai entrate che prendete freddo!
Vidi Harry e Sarah guardarsi per alcuni secondi, si sorrisero a vicenda, vidi lei correre in braccio a lui e baciarsi davanti a tutti.
Harry: Ti prego perdonami, sono stato stronzo, ricominciamo da capo.
Sarah lo abbracciò  forte.
 
Era proprio vero… il Natale è una festa magica che unisce gli innamorati.

Chiedo scusa se ho fatto errori di ortografia. Spero vi sia piaciuto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** I'm Half a heart without you ***


Era Natale, sentivo il profumo dell’arrosto in forno, dell’albero di Natale e dei tanti dolci preparati dai ragazzi.
Mi sembrava di ritornare indietro nel tempo, quando festeggiavo il Natale con i miei genitori. Era tutto perfetto, c’era l’albero fatto da me e la mamma, il presepe fatto da mio papà e infine una tavola accogliente, che profumava di ogni pietanza ci fosse sopra. Era la mia festa preferita, molto probabilmente lo è ancora, ma senza i miei genitori la storia è diversa. Mi ricordo ancora quando mio padre prendeva la chitarra e improvvisava qualche canzoncina sciocca e tutti cantavamo allegramente, immaginavo che chi fosse fuori a guardare la scena, si sarebbe scaldato nonostante la temperatura gelida di fine dicembre.
Ritornai al presente, la casa di Louis non la ricordavo molto, forse perché ci ero stata poche volte, ma l’aspetto era cosi caloroso e accogliente che non feci a meno di buttarmi sul divano e guardare il fuoco ardere nel camino.
Sentii le dita gelide toccarmi il collo e massaggiarlo lentamente, era Louis.
Louis: Ehi? Qualcosa non va?
Io: Em…no, cioè tutto questo mi ricorda tutti i Natali passati con la mia famiglia e adesso, questo è il primo natale che passo da sola. Senza loro.
Louis si sedette accanto a me e mi abbracciò forte. Mi sussurrò qualcosa all’orecchio.
Louis: Vedrai piccola che tutto passerà un giorno.
Niall: Ehii ragazzi non apriamo i regali? Avanti sono curioso!
Liam: Certo che tu la pazienza proprio non cè l’hai, magari chissà la troverai sotto l’albero tra uno di questi pacchi.
Niall lo fulminò con lo sguardo per alcuni secondi e poi si mise a ridere. Scoppiammo tutti a ridere.
Louis: Lo sai che sei bellissima quando ridi?
Arrossii involontariamente, tutti ci stavano guardando, si lo ammetto eravamo troppo teneri!
Io: Ok, allora mi scuso infinitamente con tutti per non aver avuto il tempo di prendere i regali…
Harry: Kath…  sappiamo quello che hai passato, non ci saremo mai permessi di arrabbiarci con te. Sei tu i nostro regalo no?
A quelle parole capii veramente quanto bene mi voleva Harry, perciò pensai che forse il suo innamoramento verso di me era una cosa passata ormai, anche perché adesso sii vedeva con Sarah.
Sarah: Be ragazzi io andrei  a letto se non vi dispiace, sono molto stanca.
Io: Ciao cucciola, ci vediamo domani
Sarah: è già domani sciocchina.
La vidi salir le scale e poi sparire.
 
Louis: Be io ho un regalo per te.
Si avvicinò con una busta rossa, piatta, sembrava contenere un biglietto o cosa del genere. Lo aprii lentamente per evitare di spaventarmi nel caso fosse uno di quei biglietti che se li apri ti salta addosso un clown ad esempio. Ma non fu così, c’era una foto di un cavallo nero come la pece, aveva una striscia bianca sulla fronte e i suoi occhi erano scuri, come il buio. Era magnifico.
Io adoravo i cavalli, avevo fatto equitazione per un po’ di tempo, ma poi per desiderio di mia madre iniziai la danza, a me non piaceva ma pure di compiacerla avrei fatto qualsiasi cosa.
Io: Una foto di un cavallo? Non capisco.
Louis: Capirai, non preoccuparti.
Misi la busta sopra il tavolo e sentii il cellulare squillare. Guardai il numero, era Diego. Non lo sentivo da un infinità, chissà cosa voleva.
Io: Pronto?
Feci finta di non riconoscere il numero, tanto per non dargli la soddisfazione di avere ancora il suo numero salvato.
Diego: Ciao Katherine! Sono Diego, come va?
Io: Oh, Diego ciao, tutto bene grazie e te?
Guardai Louis, la sua faccia si trasformò da sorpresa a cupa.
Diego: Insomma, ho sentito quello che ti è successo… mi dispiace molto ora stai bene spero?
Io: Come hai fatto…be si sto bene, sono uscita oggi.
Come faceva a saperlo? Chi glielo aveva detto?
Diego: Be sei la fidanzata di Louis Tomlinson, basta scriverlo su google, o semplicemente guardare i telegiornali per saperlo, sei famosa adesso.
Capii da quelle parole che ora per loro non ero più Katherine, ma la fidanzata di Louis Tomlinson, come se lui fosse un premio da esibire. La cosa non mi andava molto, perché io volevo restarmene stessa, volevo che mi conoscessero col mio nome.
Avrei certamente fatto qualcosa per cambiare la faccenda, avrei iniziato a rendermi più famosa così tutti mi avrebbero conosciuta, ma a pensarci bene non era una buona idea, la fama non mi era mai piaciuta.
Diego: Sei ancora in linea?
Io: Si scusa…stavo… stavo salendo in camera. Be auguri di buon natale e ci sentiamo.
Diego: Grazie anche a te, ciao.
E fu li che decisi di aprire facebook per la prima volta dopo tanto, migliaia di notifiche di richieste di amicizia da persone che non conoscevo nemmeno, messaggi di perfette sconosciute con accuse, insulti, ringraziamenti per non so cosa, solo uno mi era familiare quello di Regina.
“Complimenti, sei riuscita a superarmi, ma un giorno giuro che ti strapperò la corona da quella tua testolina mora”
Mi buttai sul divano a peso morto, Louis che era rimasto nel salotto, mentre tutti gli altri erano andati a dormire nelle stanze degli ospiti, si avvicinò a me.
Louis: Che succede?
Io: Questo succede! Guarda.
Scrutò il mio telefono, non sembrava per niente sorpreso.
Louis: Amore, era questo che volevo evitare, ma io ti amo e tu ami me, noi siamo forti non ci lasceremo abbattere da tutto ciò. Loro vogliono che ci separiamo e non gliela daremo vinta. Le fans a volte possono sembrare molto invadenti, ma non tutte sono così. Sono speciali per noi, ai nostri concerti cantano, piangono e urlano insieme a noi. Io non posso permettere che tu ci stia male, ma non posso nemmeno andare lì e dire “ehi stronze smettetela di rompere le palle alla mia ragazza o vi ammazzo”.
Io: In poche parole stai dicendo  che ti dispiace, ma non puoi farci nulla…
Louis: No, ehi ascoltami… guardami, io ti difenderò sempre perché ti amo. Ti do un consiglio, togliti da facebook oppure blocca i messaggi da contatti che non conosci, così vedrai che non accadrà nulla.
Lo abbracciai forte, il nostro amore che ci univa non sarebbe stato spezzato da nulla, neanche dall’ira di quattro fans incazzate perché il loro idolo era stato portato via da loro.
Ma dovevano capire che non possono rovinare la vita a due persone solo perché vorrebbero essere loro al posto mio. Speravo che alcune lo capissero almeno.
Decisi di andare a letto, ma non avevo il pigiama con me, ovvero avevo quello dell’ospedale ma non volevo metterlo mi ricordava brutte cose.
Louis mi prese in braccio, salimmo le scale, due rampe per la precisione fino ad arrivare al secondo piano, sentivi Niall parlare al telefono come Zayn, Harry che ronfava e infine Liam che non faceva il minimo rumore come Sarah, le uniche due persone normali in quella cosa.
E poi c’eravamo io e Louis, che ci stavamo dirigendo verso la camera da letto, quando aprì la porta ricordai di colpa la stanza. La più bella. Forse perché era proprio la sua che mi piaceva.
Mi appoggiò piano sul letto, stava per andare in bagno quando lo fermai con la mano, all’iniziò sembrò non capire le mie intenzioni
Io: Senti Louis… io em…
Louis: Che ce?
Io: Avresti un pigiama per me? Vedi non me la sento di mettere quello dell’ospedale, porta brutti ricordi.
Louis: Mmm… ma guarda che puoi benissimo dormire anche senza eh.
Un lampo di lussuria si intravide tra i suoi occhi, ma io non me la sentivo di “giocare” con lui in quel momento, ero stanca.
Lo guardai come per fargli capire che non era il momento  lui senza insistere si avvicinò alla cabina armadio, la aprì e ci entrò.
Dopo qualche minuti ne uscì con una maglia extra large a maniche corte, color grigio, non aveva nulla di speciale, ma a me andava bene lo stesso.
Io: Dovrei cambiarmi…
Louis: E che problema ce? Io non mi faccio problemi sai…
Io: Sono senza reggiseno, e  si insomma…non me la sento ok?
Louis: Okok, scusami, hai ragione non è il caso, sei appena stata male.
Io: Grazie che mi capisci. Vado in bagno.
 
LOUIS
La vidi alzarsi e  pochi secondi dopo entrò in bagno, i suoi capelli frusciavano come seta. Quanto, adoravo metterci le mani in mezzo e accarezzarli. Erano morbidi e lisci. Erano sexy.
Presi il mio pigiama e lo indossai. Notai che era rimasta la maglietta del pigiama sopra il mio letto, così decisi di portargliela.
Appena mi avvicinai alla porta sentii il rumore dell’acqua scendere, probabilmente si stava facendo la doccia. Quanto avrei voluto essere li con lei, per ammirala in tutta la sua bellezza, accarezzarlo, abbracciarla e stare  lì per un eternità. Ma cacciai via dalla mia testa le immagini che erano comparse di me e lei. Avremo aspettato il momento giusto, era importante per me e volevo che fosse una cosa unica la sua prima volta.
Bussai la porta, ma nessuno rispose. Aspettai qualche secondo, ma nulla. Così decisi di entrare, in quel momento chiuse il rubinetto e prese l’asciugamano. Non feci a meno di guardarla, le sue gambe perfette, le sue braccia, era semplicemente una dea. Fortuna che aveva già messo l’asciugamano quando la guardai, sennò addio sonno, l’avrei pensata per tutta la notte e il desiderio di averla sarebbe stato implacabile.
Io: Scusa piccola hai dimenticato questa…
Katherine: Oh…grazie.
Stranamente non si arrabbiò con me, di solito se tentavo di entrare mentre lei si faceva la doccia si incazzava. Forse era talmente stanca che neanche badava a me.
 
Si erano fatte le due quasi, quando la vidi uscire dal bagno con i capelli leggermente umidicci, la maglietta le stava alla perfezione. Ero così sensuale… no okkei dovevo togliermelo dalla testa di fare porcherie con le quella notte. Era fuori discussione.
Rimasi troppo a fissarla con la faccia da ebete che vede una ragazza senza pantaloni, lei si insospettì.
Katherine: Ehii non ci pensare nemmeno.
Io: Sei troppo provocante così, come faccio a resistere.
Katherine fece un sorisetto che io conoscevo anche troppo bene, si avvicinò a me lentamente, si sedette sul letto, spense la luce e iniziò ad accarezzarmi i capelli in un modo che non aveva mai fatto.
La cosa mi fece impazzire ancora di più.
All’improvviso si infilò sotto le coperte, si voltò dall’altra parte.
Katherine: Buonanotte Lou.
Ma porca puttana, stavo iniziando a provarci gusto e lei se ne esce con questo “buonanotte”?
Be forse era meglio così.
Mi avvicinai a lei, i nostri copri erano a contatto, incrociai le mie gambe on le sue per scaldarla e la avvolsi con le mie braccia per proteggerla, da chiunque le volesse fare del male.
Era la prima volta che dormivamo assieme, ero felice, completo. Senza di lei ero metà cuore.

Spero vi piaccia :) è più corto rispetto agli altri mi pare, ma è anche l'ultimo dell'anno 2013. Eh si ragazze, Buon anno! Elisa <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** With you forever ***


Mi svegliai  al dolce suono delle urla di Harry e Sarah. Aprii gli occhi lentamente, mi voltai verso Louis che ancora dormiva profondamente. Lo guardai mentre dormiva, aveva il volto sereno, rilassato, sembrava un bambino. La sua bocca così perfetta mi attirava sempre, accarezzai con un dito le sue labbra. Si mosse leggermente, sorrisi. Mi piaceva guardarlo dormire. Gli lasciai un bacio sulla fronte, mi tolsi le coperte di dosso e mi sedetti sul letto. Guardai l’ora erano le 10. Appena mi alzai vidi i tetti delle case che erano bianchi come il latte, così mi precipitai alla finestra e vidi tutto candido, di un solo colore. Urlai dalla gioia.
Io: NEVEE!
All’improvviso le urla si fermarono, Louis si alzò di scatto e mi guardò spaventato.
Io: Louis nevica!
All’inizio mi guardò con uno sguardo da assonnato, ma poi capì e si alzò e venne alla finestra con me,stringendomi con un braccio i fianchi e poi mi baciò.
Ero così felice in quel momento che nulla avrebbe potuto rovinarlo, nessun ci avrebbe separato e lo capii solo in quel momento. Bastava guardare i suoi occhi quando mi guardava. Brillavano di felicità.
Decisi di prepararmi per quella lunga giornata di festeggiamenti.
Andai verso la mia valigia, ma dentro non ci trovai nulla che potesse andare bene per quel giorno.
Louis: Ehi piccola, cosa cerchi?
Io: Cazzo, non ho nessun vestito per oggi.
Louis: Mm…Perché non vai ad aprire i regali? Chissà magari  trovi quello che cerchi.
Mi precipitai giù dalle scale e vidi Harry e Sarah avvinghiati l’un l’altra  che si baciavano come se fossero indemoniati. Appena mi videro gli sorrisi, quella scena mi sarebbe rimasta impressa per sempre, e penso anche a loro.
Io: Credo che per dimenticare questa scena dovrò vedere un horror.
Mi guardarono un po’ sorpresi, arrossirono entrambi e si misero a ridere. Poi Sarah andò in cucina per la figura appena fatta e Harry rimase seduto in divano, impassibile. Certo che quei due proprio non riuscivano a contenersi, neanche sapendo che c’erano altre persone in giro per casa.
Mi avvicinai all’enorme albero di Natale che sostava nell’angolo del salotto, quello più vicino al camino.
Cercai pacchetti col mio nome e ne trovai ben tre, uno di Niall, uno di Harry e l’altro di Zayn e Liam.
Aprii quello di Niall per primo, scartai e comparve una scatola rossa di Valentino, la aprii e all’interno trovai il vestito più bello del mondo. Bianco candido. Come la neve. http://image.nanopress.it/gossip/fotogallery/628X0/87337/nina-dobrev-bellissima-in-abito-bianco.jpg
Rimasi ammaliata da così tanta perfezione in un solo vestito…Regali del genere non ne avevo mai ricevuti.
Decisi poi di aprire quello di Zayn e Liam, era una scatola più piccola, sembrava quella delle scarpe. In effetti non sbagliai. La aprii e vi trovai delle scarpe coi tacchi a plateau, magnifiche, quelle che avevo sempre sognato. Mi domandai se per caso non ne avessi parlato incosciamente con i ragazzi visto che indovinarono i miei gusti alla perfezione. Doveva esserci lo zampino di Louis.
https://encrypted-tbn1.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcRWhVuNutXpqXT8fD_djX2WA22j0BOrt26v4BJPbgRlXUyP1mVlLA
E infine aprii quello di Harry che era una piccola scatola piatta. Scartare i regali mi era sempre piaciuto, perché c’erano quei 2-3 minuti di suspense nel mentre che scartavo la carta da regalo, e immaginavo a cosa potesse esserci dentro. Dopo aver strappato la carta trovai un cofanetto di seta blu con il simbolo della Swarovski.Iniziai a tremare Lo aprii lentamente per non prendere un infarto di quello che ci potrebbe essere stato all’interno. I miei occhi si illuminarono alla vista di tanta bellezza in una sola scatola. C’era una collana con un ciondolo a goccia del colore degli occhi di Louis,o perlomeno si avvicinava, e gli orecchini abbinati.
http://www.swarovski.com/Web_IT/it/5038191/product/Afire_Collana.html
Non feci a meno di tirare un urlo appena aprii la scotlina, Harry che nel frattempo mi stava guardando da dietro rise, sapeva quello che avevo visto.
Harry: Presumo tu abbia aperto il mio regalo…
Corsi da lui e mi buttai tra le sue braccia, lo baciai sulle guancie così tante volte che avevo le labbra secche. Era un regalo magnifico.
Harry: Ehi…se per ogni regalo che ti faccio hai questa reazione ok ti faccio milioni di regali.
Mi accorsi che ero stata troppo affrettata, così mi allontanai subito da lui, come se puzzasse.
All’inizio non ci feci caso, ma notai Sarah che era sull’uscio della porta a guardarmi con un occhio spastico, così cercai di risolvere la situazione imbarazzante che si era creata. Mai sottovalutare  Sarah quando era incazzata.
Io: Em Sarah perdonami, io emh… non volevo. Cioè non è quello che sembra…io volevo solo ringraziarlo del regalo.
Sarah: Okkei… non importa.Be… Allora vediamo i tuoi regali!
Mostrai i miei tesori a Sarah che rimase sempre più a bocca aperta man mano che andavo avanti. Quando le mostrai la collana però fece la bocca storta. Come se quella collana fosse troppo per me.
Si voltò verso Harry che nel frattempo si era alzato per raggiungerci, la abbracciò da dietro e le diede un bacio sul collo. Lei sembrò restare indifferente, come se fosse stata ferita in qualche modo.
Gli diede uno sguardo freddo, pieno di odio, uno sguardo da fidanzata gelosa.
Si staccò frettolosamente dall’abbraccio e se ne andò in camera. Harry stava per seguirla e io lo fermai. La peggior cosa che si poteva fare a Sarah quando era imbronciata era correrle subito dietro. Sarebbe diventata una belva inferocita, nel vero senso della parola.
Io: Harry aspetta…lascia che sbollisca un po’ prima di parlarle.
Harry abbassò la testa e ritornò a sedersi sul divano in pelle bianca.
Nel frattempo io salii le scale per andare in camera a depositare i regali e ovviamente anche per vestirmi dato che di lì a poco si sarebbero svegliati Liam, Niall e Zayn. Stavo per abbassare la maniglia della porta quando udii Louis che parlava al telefono, molto vivacemente.
Lasciai delicatamente la maniglia e appoggiai l’orecchio alla porta per ascoltare.
Louis: No senti adesso ascoltami tu, io ho cambiato vita…. No…non mi interessa ho una donna che mi ama e una carriera pazzesca perciò lasciami in pace o ti denuncerò! Addio!
A quelle parole rimasi allibita. Anzi ero spaventata, cosa poteva aver fatto Louis di così tanto preoccupante?
Sentii dei passi avvicinarsi alla porta così aprii di scatto per non farmi beccare ad origliare.
Io: Louis!
La mia voce era impaurita, c’era un lato di Louis che non conoscevo? Per quello che vedevo era il più dolce di tutti i ragazzi che avessi mai conosciuto, sebbene fosse più grande di me di 4 anni.
In effetti non mi ero mai chiesta, chi era Louis prima che lo incontrassi? Sapevo solo che era un cantante della band più famosa al mondo. Ma il suo passato? E aveva una famiglia?
I miei pensieri furono interrotti dal sorriso  di Louis, che mi richiamava al presente.
Louis: Ehii Katherine? Ci sei?
Scossi leggermente la testa, guardai Louis negli occhi e capii che mi stavo sbagliando. Come poteva uno come lui aver fatto qualcosa di così tanto terribile?
Io: S-si scusa, stavo pensando a quanto meravigliosi sono i miei regali.
Lo abbracciai per scacciare via i brutti pensieri, funzionò, almeno per un po’.
Louis: Che buon profumo hanno i tuoi capelli. Sanno di te.
Arrossii involontariamente, ci staccammo da quell’abbraccio e Louis estrasse qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni. Era un contenitore bianco, lo aprì e prese una piccola pillola bianca. Me la porse, come si porge una caramella ai bambini. All’inizio non capii cos’era e mi allontanai, dopo quello che avevo sentito avevo iniziato a essere più diffidente e la cosa non mi piaceva.
Louis: ehi , sono le tue medicine, prescritte dal dottore. Cos’hai ti vedo così spaventata?
Io: Em….io ho sentito che eri al telefono e dicevi alcune cose…
Impallidì all’improvviso come se lo avessi beccato in qualcosa di segreto che non avrebbe voluto che si scoprisse. Ma poi si sedette sul materasso e mi fece segno di fare lo stesso.
Louis: Be vedi tutti hanno un passato, molto se ne vantano, ma io no, è giusto che tu lo sappia ormai. Non voglio che tu sia impreparata se succede qualcosa.
A quelle parole il mio battito accelerò, per la paura e per l’ansia. Avevo paura di quello che avrebbe detto di lì a un secondo, e se non fossi stata preparata? Se non sarei mai stata in grado di affrontarla e superarla quella cosa?
Respirai. Mi feci coraggio e aprii bene le orecchie.
Louis: Quando avevo la tua età più o meno, mi drogavo e bevevo molto, ma poi sono andato in un centro di riabilitazione anonimo e sono guarito, quello che hai sentito al telefono era un mio vecchi amico fattosi vivo ultimamente che sono diventato famoso e mi ricatta.
Respirai ancora una volta. Ma questa volta più profondamente per mandare giù tutta la paura.
Louis: Se io non inizio a fare come una volta lo dirà a tutti, ai giornalisti e capisci che in una carriera come la mia sarebbe uno scandalo. Io mi pento di quello che ho fatto, e me ne vergogno perché sono stato stupido e anche debole da cedere alla droga.
Gli presi le mani e le avvolsi con le mie.
Io: Lou, io sono qui, ti difenderò qualsiasi cosa dovesse succedere. Non ti abbandonerò mai e poi mai. Troveremo una soluzione, ma per il momento non pensiamoci, oggi niente pensieri brutti, promesso?
Louis mi sorrise e mi baciò.
Louis: Grazie Katherine.
 
**
 
Era quasi mezzogiorno..
Gli altri, Zayn,Liam e Niall dopo avermi fatto gli auguri e averli ringraziato a non finirei dei regali andarono ognuno dalle rispettive famiglie per festeggiare, tranne Louis. Anche Harry se ne andò via con Sarah.
Io ero rimasta tutto il tempo a prepararmi di sopra, volevo essere perfetta. Al piano di sotto si sentivano rumori di piatti,bicchieri e posate. Stavano preparando tutto. Sentii una macchina fermarsi nel vialetto di fronte casa nostra. Mi precipitai giù dalle scale, ma prima mi diedi un ultima occhiata allo specchio in corridoio.
Il campanello suonò, ma nessuno era andato ad aprire. Così giunta alla fine della scale corsi verso la porta per vedere chi era e non feci a meno di notare che la tavola era preparata per 9.
Mi ero persa qualcosa forse?
Aprii la porta molto lentamente.
Mi ritrovai davanti 3 donne e due bambine. Notai qualcosa nei loro occhi che mi era familiare.
Louis da dietro mi venne incontro e  con una mano avvolse dolcemente il mio fianco.
Louis: Ciao mamma! Ciao sorelline!
Era la famiglia di Louis.
Louis: Lei è mia madre Johanna, le mie sorelline, Daisy e Phoebe e poi Charlotte e Felicitè. Sorelline lei è Katherine, la mia ragazza.
Rimasi impalata a guardarle, non so se ero più sorpresa per il fatto che avesse solo sorelle, o perché fossero così piccole rispetto a lui.
Ad un certo punto la madre di Louis mi si avvicinò e mi portò via con sé.
Johanna: Katherine, ti prego non farlo soffrire come la sua vecchia fidanzata. Non ti conosco, ma sembri una brava ragazza.
La guardai un po’ stranita, poi le sorrisi e le dissi una cosa e mi stupii di me stessa perché mi uscì senza pensarci come se il mio cuore stesse parlando.
Katherine: Johanna, io amo suo figlio e giuro che non lo farò mai soffrire perché è la cosa più bella e importante che mi sia mai capitata da quando ho perso i miei genitori. E solo dio sa quanto tengo a lui.
Non mi accorsi che Louis stava origliando la conversazione, finché le sue sorelline gli urlavano di ascoltarlo.
O forse mi stavo sbagliando, magari lui stava pensando ad altro mentre le sue sorelle gli parlavano.
 
Feci accomodare tutte sul tavolo e iniziammo a mangiare.
Louis mi lanciava sempre degli sguardi intensi, e io non potevo fare a meno di ricambiare. Come potevo resistere ai suoi occhioni azzurri?
 
**
Dopo il pranzo le sorelle di Louis si misero in salotto a parlare e a fare gossip tutte le notizie più recenti, mentre io sistemavo e Louis mi dava una mano.
Louis:Così hai detto che mi ami alla follia a mia madre…
Il suo sguardo era serio, mi fissava gli occhi come se avessi detto chissà quale blasfemia, come se lo avessi offeso.
Iniziai a sudare, ero preoccupata perché non sapevo se voleva dire che lui non mi amava e che io ero stata una sciocca a credere che fosse una cosa seria
Sentii le guancie avvampare di calore, cercai di voltarmi per non farmi vedere imbarazzata, ma lui mi fermò e mi tirò a sé con una semplice spinta.
Louis: Adesso mi ascolti…. Guardami negli occhi così saprai che quello che dico non è una bugia. Io ti amo Katherine, al momento e spero per sempre sei la cosa più importante che ho e che mai avrò. Se un giorno dovessi farti soffrire non me lo perdonerei mai perché tu sei speciale. Tu sei magica.
A quelle parole scoppiai in lacrime, nessuno mi aveva mai fatta sentire in quel modo, come una persona amata. Ero felice, e sollevata che quello che pensavo mi stesse per dire era solo pure immaginazione. Lo baciai, era un bacio diverso da tutti gli altri precedenti, perché ora sapevo bene con chi avrei voluto passare il resto della mia vita senza aver la paura di non essere mai ricambiata.
Ero completa con lui, ero me stessa.
Quella giornata probabilmente fu la più bella in assoluto,di regali ne avevo ricevuto, ma quello fu il più bello.
Si fece sera molto presto, la famiglia di Louis tornò alla propria abitazione e dopo aver sistemato tutto per bene me ne andai a letto.
Probabilmente rimasi vestita così com’ero e non ricordai nemmeno quando mi addormentai.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Surprise ***


Quella mattina ci misi più del solito per svegliarmi, forse per la stanchezza o forse perché stavo talmente bene lì tranquilla a dormire,senza nessun tipo di pensiero o problema.

Ma parlai troppo presto perché dopo alcuni minuti sentii qualcuno farmi il solletico ai piedi, mi svegliai pian piano e presi il cuscino, mettendo la testa sotto per stare in pace, almeno.

Sentii una risata familiare, era quella di Louis forse?

Scalciai quella mano che mi solleticava un paio di volte , ma senza nessun risultato,poi quelle mani mi presero i piedi, tenendoli stretti e fermi.

Tolsi il cuscino dalla testa e aprii gli occhi per vedere chi fosse.

Mi ritrovai a 5 centimetri da due occhi verdi smeraldo, come i miei, dei riccioli che ricadevano vicino alle orecchie e il ciuffo per aria, era Harry, che mi guardava divertito per la paura che mi venne quando mi strinse forte i piedi.

Lo guardai, mezza assonnata, poi ricordai che avevo ancora addosso il vestito del giorno precedente e che non mi ero ancora fatta la doccia. Ma poi notai un’altra cosa: dov’era Louis?

Cercai attorno alla stanza segni che lui avesse dormito lì, ma il suo cuscino sembrava intatto senza nessuno segno di pieghe. Poi notai anche un’altra cosa, non avevo più il vestito addosso, era appoggiato sulla poltrona nell’angolo della stanza, così mi guardai e vidi che avevo addosso la maglietta di Louis, quella che mi aveva regalato.

Harry: Ehii dormigliona cosa cerchi?

Un po’ intontita cercai di rispondergli senza fargli notare che ero in imbarazzo dato che avevo addosso sono una maglietta e gli slip. Tirai verso di me le lenzuola di seta bianche e mi coprii fino al collo per la vergogna, e anche per il freddo.

Diedi uno sguardo alla finestra e c’era ancora la neve. Ma questa mattina però, a differenza della scorsa giornata, c’era il sole. Un sole che picchiava i tetti delle case ricoperti di neve, che splendeva come tanti piccoli cristalli messi vicini.

Io: Oh em…Louis dov’è? Ero sicura che avesse dormito qui…

Harry: Kath, Louis mi ha detto che eri talmente addormentata che non ha avuto il coraggio di svegliarti, ha detto che sembravi un angelo.

Io: Mm…okkei e adesso dov’è?

Harry: Be cara mia siamo una band abbiamo degli impegni, Louis è in sala registrazione per registrare la nuova canzone.

Lo guardai un po’ stupita, dato che erano appena le 10. Chissà a che ora si sarà svegliato. Decisi così di fargli una sorpresa e andare a prenderlo allo studio.

Io: A che ora finisce?

Harry si alzò dal letto e si avviò verso la porta, forse aveva capito che avevo bisogno di fare le mie cose, tipo vestirmi o farmi la doccia.

Harry: Per le 11 dovrebbe finire. L’indirizzo dello studio è Principal street 3B. Cercalo sul navigatore del cellulare, vedrai che lo troverai.

Uscì molto velocemente dalla stanza come se avesse fretta di andarsene, forse pensava che stessi lì un po’ a parlare con lui, ma ora l’unica cosa che volevo era andare da Louis.

Mi alzai in fretta buttando all’aria le lenzuola con le coperte comprese.

Aprii la valigia e scelsi qualcosa di semplice ma di stile, come ero solita fare quando ero in Italia.

 HYPERLINK "http://i60.tinypic.com/4u6z9l.jpg" http://i60.tinypic.com/4u6z9l.jpg

Molto probabilmente ci avrei messo un’ora solo per preparami, contando che poi avrei dovuto anche fare anche colazione, decisi così di uscire e andare a prendere qualcosa da starbuck per fare prima.

Uscii di casa in fretta e mi incamminai seguendo le istruzioni del navigatore sul cellulare, secondo questo ci avrei messo circa 20 minuti a piedi. Caaminavo in fretta, in una fredda mattina di dicembre. Realizzai che mancava poco a capodanno quando notai la data sul telefono. E non avevo ancora programmato nulla. Era il 26 dicembre avevo ancor a disposizione 4 giorni. Nel frattempo arrivai da starbucks per prendere un frapuccino, con tanta panna e uno anche per Louis, era il suo preferito.

 

**

Dopo circa un milione di strade e vie arrivai a destinazione. L’edificio era molto grande, di colore blu e con una scritta gigantesca con su scritto “M&M RECORDING STUDIO”.

Entrai per una porta enorme in vetro, all’interno era tutto molto bello, luminoso e lucido, soprattutto le pareti.

Nella hall c’era un bancone, dietro c’era una ragazza sulla trentina, occupata col suo pc, quando mi avvicinai per chiederle dove stesse registrando Louis alzò subito lo sguardo verso di me.

X: Buongiorno, posso fare qualcosa per aiutarla?

Io: Si, ecco io vorrei sapere dove sta registrando il mio fidanzato.

X: Em….può dirmi il nome?

Io: Oh giusto, Louis Tomlinson.

Appena sentì il nome, mi fulminò con gli occhi come se avessi detto qualcosa di sbagliato, o semplicemente che non credeva al fatto che io fossi la sua fidanzata.

X: Vede signorina ci sono tante ragazze che si spacciano per la cugina, per la sorella, per la fidanzata…. Lei non è la prima, quindi la prego di uscire.

Ora la fulminai io con lo sguardo e mi preparai a urlarle che se non mi credeva allora glielo avrei dimostrato. Così le mostrai una foto sul cellulare, lei la scrutò attentamente per poi alzare gli occhi al cielo.

Io: Senta, lei può anche non credermi, ma sono io Katherine Salvatore, se vuole ho la cara di identità.

Stavo per tirare fuori la mia carta, quando vidi che la ragazza mi porse un pass, una specie di carta di credito con su scritto che potevo accedere agli studi di registrazione.

Rimasi allibita.

X: Studio 4, stanza 1.

Le sorrisi, e mi avviai per il lungo corridoio pieno di porte e sedie. Ad un certo punto trovai un cartello come quelli dell’ospedale che indicavano dove erano i vari studi, il numero 4 era, ovviamente, al quarto piano. Corsi velocemente per arrivare in tempo, almeno per sentirlo cantare. Alla fine della lunga rampa di scale mi trovai davanti alla stanza 1. Aprii la porta rossa ,cautamente senza fare il minimo rumore. Mi trovai davanti a un stanza di registrazione vera e propria, non ne avevo mai vista una dal vivo.

Davanti ai miei occhi c’erano un paio di signori che maneggiavano un tavolo pieni di bottoni e piccole leve, per regolare l’audio. E poi vidi Louis al di là dell’enorme vetrata che cantava ad occhi chiusi.

Lui non mi aveva vista perché stava cantando.

Quando lo sentii rimasi pietrificata. Avevo sentito parecchie volte pezzi di strofe che cantava lui, ma dal vivo faceva venire i brividi. Era una cosa indescrivibile, come se tutte le cellule del mio corpo lo stessero dicendomi di amarlo.

All’improvviso un signore si voltò, e mi si avvicinò con fare minaccioso.

X: Ehi tu ragazzina che ci fai qui?

Gli mostrai il pass in fretta e lui sembrò tranquilizzarsi.

Io: Sono Katherine la fidanzata di Louis, sono venuta qui a prenderlo.

Il signore mi porse la mano per presentarsi.

Paul: Piacere io sono Paul, il bodyguard dei ragazzi.

Io: Piacere Katherine, la fidanzata di Louis.

La musica si fermò. Vidi Louis che si toglieva le cuffie e che apriva la porta. Mi buttai praticamente tra le sue braccia e per poco non lo uccisi.

Louis: Katherineee! Che ci fai qui amore?

Io: Sorpresa!

Louis: Lo sai che ti amo per questo.

Mi baciò, all’improvviso senza preavviso. La cosa non mi dispiacque affatto. Solo quando lo baciavo mi sentivo davvero una cosa sola con lui.

Uscimmo dagli studi, salii nella sua macchina, pensando che mi volesse portare a casa.

Quando vidi che invece di svoltare per la nostra via proseguì dritto, iniziai a pensare che forse a casa non ci sarei tornata per oggi.

Io: Dove mi porti?

Louis: Vedrai tra poco.

All’improvviso si fermò in un parcheggio, mi fece scendere e poi prese una cravatta e me la legò attorno alla testa.

Louis: Tranquilla, non ti succederà nulla. Ti fidi di me?

Io: Si!

Percorremmo circa 5 minuti di strada a piedi, poi ci fermammo.

Louis: Puoi toglierla.

Tolsi lentamente la benda e guardai attorno, mi trovavo in una bellissima scuderia. C’erano cavalli a destra e a sinistra uno più bello dell’altro. Ma uno mi colpì particolarmente. Era nero, ma sulla fronte aveva una striscia bianca. Sulla porta del box c’era un nome scritto in una lastra color nero.

Aria. Era il suo nome.

Io: Oh mio dio! Mi hai regalato un cavallo?! Tu sei pazzo, dannatamente pazzo!

Gli saltai al collo riempendolo di baci sul viso, era felice che il regalo mi fosse piaciuto. Be d’altra parte i cavalli erano sempre stati la mia vita. Anche se dovetti smettere di fare equitazione dopo 2 anni che cominciai. Un anno dopo mia madre morì.

Cercai di scacciare quel brutto ricordo, non era il momento, Louis era felice e dovevo esserlo anche io.

Louis: Ehi amore che succede? Perché piangi?

Io: No nulla…sono felice che mi vien da piangere. Sono commossa.

Louis: Sicura? Quella mi sembrava una lacrima malinconica.

Eh già, Louis mi conosceva anche troppo bene. Vedeva quando stavo male, mi capiva. E io capivo lui.

Io: Scusa è che, mi viene in mente mia madre…

Mi strinse forte a lui, mi baciò la testa in segno che era dispiaciuto e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per vedermi felice.

Mi staccai da quell’abbraccio e mi avvicinai al cavallo. Gli accarezzai la fronte e stranamente non indietreggiò, come fanno i cavalli fanno subito al primo impatto.

Mentre io stavo guardando Aria, sentii una mano appoggiarsi alla mia spalla. Mi voltai di scatto sorridendo come un’ebete pensando fosse Louis, pronta a saltargli in braccio.

Ma proprio mentre mi stavo per lanciare, vidi un ragazzo alto e molto muscoloso, con due spalle che, oddio, assomigliavano a un armadio.

Era veramente figo, e anche molto alto. Sarà stato il triplo di me. Fantastico.

Jared: Piacere, io sono Jared, tu sei Katherine giusto?

Notai che appena mi rivolse parola Louis si avvicinò di scatto, in preda a un attacco di gelosia, mi prese con le mani i fianchi, dimostrando a Jared che io ero sua.

Lui sembrò non importarsene, effettivamente lui era tutto il contrario di Louis come struttura e anche carisma. Era più un sex symbol di cui tutte le donne se ne innamorano.

Io: Piacere!

Louis: Io e te ci conosciamo già…

Si scambiarono un’occhiata molto agghiacciante, per un momento temetti che si sarebbero azzuffati come due liceali.

Io: Posso portare Aria a fare un passeggiata?

Jared: Sai come si fa?

Lo guardai con un aria da saputella e gli risposi per le rime.

Io: Senti, non è la prima volta che vedo un cavallo… ci so fare tranquillo.

Jared: Ok ma ti accompagno se non ti dispiace.

All’improvviso il telefono di Louis iniziò a squillare come una tromba d’emergenza. Rispose immediatamente.

Louis: Si pronto…. Ah ciao Paul…

Si allontanò in fretta.

Jared: A quanto pare il lavoro chiama.

Io: Si, sai lui è una star.

Ero molto fiera di lui e a volte mi piaceva esibirlo come un premio, per far vedere che valevo anche io qualcosa se lui mi aveva scelta tra milioni.

Jared: Lo so, allora dai forza prendi le briglie e andiamo.

Intravidi Louis alle spalle di Jared che si avvicinava incazzato.

Louis: Scusami amore devo andare, mi sono scordato che avevo le prove per il tour. Prometto che mi farò perdonare stasera.

Il suo sguardo era tutt’altro che incazzato adesso, era molto sensuale e io sapeva come si sarebbe fatto perdonare. Gli feci capire che questa volta, forse lo avrei assecondato.

Vidi Jared che mi guardava con uno sguardo anche lui un po’ strano, come se avesse capito quella notte cose avremmo fatto. Ma non era di certo affar suo.

**

Portai il cavallo fuori dal box, con Jared che mi seguiva ovunque non avrei di certo potuto starmene in pace, e magari pensare a quello che sarebbe potuto succedere questa notte.

Jared: Così tu e Louis siete fidanzati…da quanto?

Io: Tipo quasi un mese. E’ stato amore a prima vista, sai…, i miei genitori sono morti circa 5/6 mesi fa ed io dopo settimane di depressione mi sono decisa e sono partita per Londra con mio cugino e lui mi ha presentato dei suoi amici, prima Harry e poi lui mi presentò Louis e ti metterai a ridere se ti dico che quando l’ho visto per la prima volta è stato in ospedale nel momento in cui ho aperto gli occhi dopo essere svenuta nel bel mezzo del parco, in cui avrei dovuto conoscerlo prima di svenire ovviamente.

Mi resi conto di essermi lanciata travolgere dall’atmosfera e non capivo perché stavo raccontando i fatti miei a uno sconosciuto, che magari pure ascoltava interessava.

Io: Ma perché ti sto raccontando queste cose?!!

Cercai di non guardarlo negli occhi, anche perché era un po’ difficile data la sua altezza, ma non avevo voglia di incrociare il suo sguardo, era strano.

Jared: Faccio questo effetto alle ragazze sai…. Sei italiana giusto?

Nel guardarlo alzai un sopracciglio per fargli capire che su di me non aveva proprio fatto colpo.

Però mi sorprese il fatto che avesse capito che ero italiana, quasi nessuno se ne era mai accorto, i continui studi di inglese in Italia erano serviti a qualcosa, anche se ogni tanto qualche parola la sbagliavo.

Io: Si… ma come…

Jared: Come faccio saperlo? Be…le italiane intanto sono sexy, e tu lo sei, poi anche io ho origini italiane “bella”.

Ok, saremo stati pure connazionali...Ma proprio non aveva capito nulla di me, io ero impegnata a caratteri cubitali, e lui continuava a provarci con una sfacciataggine da dargli una sberla in piena guancia.

Io: Senti, avremo pure radici nella stessa nazione ma io e te siamo diversi come l’acqua e il sole, quindi smettila di provarci, sono IMPEGNATA. Vuoi che te lo scriva?

Iniziò a ridere come un idiota, così in m

mezzo al nulla. Pazzesco, io gli faccio un discorso serio e lui? Ride.

Io: Certo che tu sei strano eh.

Jared: Parla la santarellina.

Questa volta il tono in cui lo disse mi fece sorridere, ma non volevo farmi notare per orgoglio, non volevo dargli questa soddisfazione altrimenti mi avrebbe preso per il culo a vita.

Avrei voluto solo montare il cavallo e scappare via dal quel pazzo. Quel pazzo che mi stava mandando fuori di testa..





Ehi ragazze/i :) tanto per capirci Jared è lui 
http://www.iwallscreen.com/stock/jared-padalecki-wallpaper-by-iheartbellamy-djbpz.jpg

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Just give me a reason ***


Quella sera Louis era più serio del solito, era stanco, il che non mi sorprendeva dato che faceva prove tutti i giorni, per il tour imminente.
Io: Dovresti dire ai tuoi manager che vi facciano fare meno prove.
Al suono delle mie parole Louis sembrò come svegliarsi dal coma in cui era caduto dall'inizio della cena. Eravamo solo noi due gli altri ragazzi erano usciti con le loro fidanzate, oppure erano andati al pub.
Louis: Se tu provassi a chiedere ai tuoi professori di darvi meno compiti per casa, loro lo farebbero?
A quelle parole, rimasi pietrificata, non mi aspettavo una risposta così acida da lui, non adesso che cercavo di consolarlo o perlomeno di fargli capire che la sua salute vale di più di una canzone. O almeno per me.
Io: Scusa se cerco di farti capire cosa è bene per te.
Louis si alzò di scatto, era nervoso e lo si capiva dalle mani che gli tremavano come se dovesse dare un concerto in quel preciso istante. Temetti che sarebbe scoppiato a piangere. Invece la sua reazione fu tutt’altro che piangere.
Louis: Cavolo Katherine perché non capisci! Io sono un cantante di una band famosissima, devo fare le prove per il tour! E’ il mio lavoro!
Mi alzai anche io, ma non stetti ferma lì ad ascoltarlo, stava delirando e non volevo litigare. Così mi diressi per la mia camera, quando Louis mi prese il polso della mano e lo strinse, fermandomi di colpo. Mi girai di scatto guardandolo negli occhi.
Io: Louis! Mi fai male!
Louis: Anche tu mi hai fatto male oggi!
Cercai di capire a cosa si stava riferendo e l'unica cosa che mi venne in mente fu Jared. Si era vero la nostra intesa aumentava in corrispondenza al tempo che passavamo assieme, ma questo non significava che lo stavo tradendo. Era un amico per me.
Io: Louis! Se ti riferisci a Jared ti stai sbagliando di grosso!
Louis: Ah si? E tutte quelle moine che ti faceva? Era solo una mia immaginazione? Ho lottato per te, per non perderti, ma sembra che tu adesso ti interessi solo a lui.
Ecco, una scenata di gelosia. Per quanto a volte potessero essere romantiche, questa proprio non mi piaceva! Diventare gelosi a tal punto da urlarmi in faccia, questo no! Capisco che forse non gli andava a genio Jared ma non poteva farci nulla, se volevo imparare a” cavalcare il suo regalo”, avrei dovuto passare molto del mio tempo con lui. Anche se avrei preferito passarlo con Louis.
Io: Louis... per l'ennesima volta a me non piace Jared! Certo magari come amico si, ma come ragazzo mai! Sei tu il mio ragazzo!
Stavo trattenendo le lacrime a stento e da un momento all'altro sarei scoppiata. Ma non davanti a lui, e non in quel momento. Mi divincolai dalla sua stretta, che aveva provocato un cerchio rosso attorno al polso. Me lo massaggiai lentamente, e forse lui capì di aver esagerato, perché abbassò lo sguardo, provando vergogna. Ma poi come se niente fosse, iniziò a blaterare sul fatto che a me piacesse Jared. Così Raccolsi tutta la rabbia che avevo dentro di me, per cacciarla fuori con un urlo. E fu quello che successe a sua gran sorpresa.
Io: A ME NON PIACE JARED! CAZZO IO AMO TE E SOLO TE!
Non ebbi il coraggio di guardarlo perchè una lacrima scappò dai miei occhi, per correre lungo  il mio viso. La prima di una lunga serie. Decisi di andarmene quando sentii che sarei scoppiata all'istante. Corsi veloce in camera mia e mentre attraversavo il salotto entrarono Sarah e Harry, che si sorridevano a vicenda come due innamorati. Mi fermai un istante vicino al divano per guardarli e iniziai a piangere di brutto, come mai avevo fatto dal giorno in cui i miei genitori morirono. Mi ero promessa di non piangere più da quel giorno, che non avrei mai sprecato qualcosa di così prezioso, che avevo usato per dire addio ai miei genitori. I due si voltarono verso il salotto e mi guardarono spaventati, non capirono all'istante cosa stava succedendo, ma quando videro Louis, incazzato, sull'uscio della porta della cucina, collegarono le cose e capirono tutto. Corsi il più veloce possibile verso camera mia per lanciarmi sul letto e sprofondare il viso pieno di lacrime nel cuscino. Quando arrivai alla porta, mi bloccai realizzando solo all’istante che quella era anche la camera di Louis, così mi paralizzai davanti, pensando se entrare o no. Mi decisi, ed entrai. Di certo non avevo sbagliato io quella sera, quindi sarebbe stato lui a dormire sul divano o in qualsiasi altra stanza di quell'enorme casa. Vidi il letto, e mi ci fiondai sopra. Come quando facevo i tuffi in piscina. Appoggiai il viso bagnato sul cuscino. E piansi fino a quando mi addormentai Qualcuno aprì la porta, facendomi svegliare di scatto. Decisi però di non guardare subito chi era, almeno per dargli il tempo di entrare e capire chi era.
Sentii due mani freddissime che mi accarezzavano i piedi, capii che era Louis che cercava scuse, così respirai profondamente per urlargli di andarsene. Mi alzai in mezzo secondo e urlai con tutta la forza che avevo.
Io: VATTENE!
Ma la faccia che mi ritrovai davanti non fu quella di Louis, ma quella di Niall. Mi sorprese un po' che fosse venuto lui a consolarmi, credevo venisse Sarah... o Harry. Ma mai avrei immaginato lui, insomma ero lì da poco tempo e non avevo avuto molte occasioni per conoscerlo più a fondo. Ma sentivo di potermi fidare. Mi guardò un po' stordito, forse dall'urlo o forse dalla mia reazione.
Io: Oddio scusa... pensavo fossi Louis...
Niall: Tranquilla. Sono appena arrivato e ho visto Louis incazzato nero seduto sul divano con Harry e Sarah. Che succede?
Io: Ce che Louis è un idiota, geloso, possessivo ed egoista!
Niall: Capisco… Ha qualcosa a che fare con Jared per caso?
Lo guardai sorpresa, come faceva a conoscere Jared?
Niall: Ti starai chiedendo come lo conosco vero? Be è un amico di tutti noi ragazzi da tempo. E capisco perché Louis è geloso, lui ci prova con tutte. Pensa che una volta ho portato lì mia cugina di 10 anni, e ci ha provato perfino con lei.
Feci una risatina forzata. Non era proprio il genere di incoraggiamento che mi serviva, ma almeno aveva provato a farmi ridere. Apprezzai il gesto.
Niall: Almeno ti ho fatta ridere.
Io: Io ho detto a Louis che amo solo lui, ma è talmente accecato dalla gelosia che non capisce nemmeno cosa è reale e cosa no!
Niall si guardò attorno, come se stesse cercando qualcosa. Così guardai esattamente dove il suo sguardo puntava e vidi che stava osservando il mobiletto in legno vicino alla porta del bagno. Si alzò dal fondo del letto e si avvicinò al mobile. Prese qualcosa e me la portò. Quando capii cos'era , quasi non mi commossi. Era una cornice di cristallo, con la foto di me e Louis al ballo della scuola. Eravamo bellissimi, sembravamo qualcosa di soprannaturale che con parole non si può descrivere, solo vedendo si capisce.
Niall: Ricordi quella sera?
Annuii.
Niall: Lui ti ha sempre amata fin dall'inizio, e questa ne è una prova.
Io: Si, anche io lo amo! E lui non lo vuole capire. Io sono venuta qui, ho mollato tutto per lui, ho cambiato vita per lui! Questa non è una prova del mio amore per lui? Io lo amo.
Niall: Sei sicura che lui lo sappia?
Io: certo!
Niall: Forse il fatto che glielo dici sempre non fa che confermare il fatto che ormai per te è un abitudine, come una routine. Forse ha paura di perderti per questo si è ingelosito. E poi iIn una coppia servono delle novità… delle nuove esperienze.
Mi guardò con sguardo accusatorio. Un momento non stava mica dicendo che avrei dovuto “offrire” la mi verginità a Louis in un piatto d’argento?
Io: No no no….chiariamo una cosa, tu stai dicendo che dovrei andare a letto con Louis per accontentarlo? Ma neanche per sogno, cioè per ora no! Non sono pronta, è troppo presto e poi devo essere sicura che sia lui quello giusto. Non sono una che la va a dare al primo che passa.
In quell’istante sentii la porta aprirsi e mi voltai, sperando non fosse Louis. Le mie speranze erano state inutili, perché era proprio lui.
Io: Non…cosa hai sentito?
Louis divenne paonazzo e credetti sarebbe svenuto, Niall si alzò in piedi con uno sguardo imbarazzato e uscì dalla stanza, lasciandoci soli.
Louis: Ho sentito abbastanza da credere che io e te… dovremmo prenderci una pausa.
Non potevo credere alle mie orecchie lo aveva davvero detto? Mi stava lasciando? Lui che era il primo a dirmi che nulla ci avrebbe separato?
Mi alzai di scatto dirigendomi verso l’armadio, presi una borsa e ci ficcai dentro quante più cose possibili, sperai che Louis mi fermasse o mi dicesse qualcosa per farmi restare, ma niente. Lui rimaneva lì a guardarmi impalato.
Passandogli accanto per uscire mi fermai un istante a guardarlo per l’ultima volta.
Io: Così mi lasci? Bene allora addio!
Mi diressi a passo veloce verso le scale, tentando di non piangere, di non scoppiare proprio lì. Anche perché un posto dove andare ce lo avevo, ma il problema non era questo. Stavo lasciando la casa che mi aveva provocato emozioni  mai provate prima.
Proprio mentre stavo passando il salotto per uscire, dove erano seduti Sarah e Harry preoccupati vedendomi andare via, una mano mi prese il braccio e mi bloccai.
Louis: Non ti sto lasciando! Voglio solo che stiamo per conto nostro, per capire cosa provo.
Mi voltai con una carica di rabbia e odio tali da urlargli in faccia.
Io: Io ti amo porca miseria! E tu mi lasci? Sei un coglione.
Avevo le lacrime sull’orlo degli  occhi. Rimasero tutti sbigottiti alle mie parole, ma erano vere. Non capivo, voleva tempo, spazio per capire cosa? Se mi amava o no?
Aprii la porta per uscire.
Io: Dammi solo una ragione per restare e resterò.
Lui mi guardò pietrificato, non sapendo cosa dire. Bastava mi dicesse quelle  due parole e io sarei rimasta con lui.
A quel punto Harry si alzò.
Harry: No Katherine dove vorresti andare?
Io: A casa mia. Non voglio più vedere questo coglione. Sono stufa, di queste scenate di gelosia e del fatto che devo sempre dimostrare gratitudine a tutti perché mi avete accolto in casa. Louis! Io ho abbandonato la mia casa per te! Ho cambiato vita per te! E cosa dovrei fare ancora?
Mi voltai e scoppiai a piangere, uscii da quella casa per sempre. Sentii un no provenire dall'interno, avrei voluto entrare e dire 'ti amo' a Louis ma mi aveva ferita troppo,cosi decisi di chiudere.
Chiudere un capitolo della mia nuova vita. Per sempre. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Battlefield ***


LOUIS
Da quanto Katherine se ne era andata da casa mia, ero distrutto, non parlavo con nessuno. Avevo perso l’unica cosa che forse mi rendeva una bella persona, e decisi di rifugiarmi dai miei “vecchi” amici. Prima di diventare famoso e di fare i provini per xfactor, mi guadagnavo da vivere combattendo in segreto. Il mio “manager” organizzava degli incontri in posti conosciuti solo agli invitati e combattevo per vivere. Ma poi cambiai, conobbi ad xfactor delle persone speciali che mi fecero abbandonare quel mondo oscuro. Almeno fino ad ora. La mattina dopo che Katherine se ne andò, chiamai Travis e gli proposi  di rimettermi in gioco. E dopo lunghi discorsi sul fatto che ormai dopo 3 anni sarei stato fuori allenamento e dopo le mie promesse di rimettermi in sesto, lui mi consentì un combattimento di prova. Se avessi vinto allora sarei rientrato nel giro. Se avessi perso avrei dovuto ripagargli l’incontro.
La sera del combattimento, era il 30 dicembre, ero depresso ma carico come non mai.  Guardai fuori dalla finestra della mia stanza, sperano di vedere quella chioma di lunghi capelli ricci correre verso di me per salvarmi. Mi voltai verso il letto, quello dove io e Katherine dormivamo ogni sera.
Nessuno sapeva di questo mio ritorno, nemmeno Harry. Tutti cercavano di tirarmi su di morale, ma sapevano pure loro che era stata tutta colpa mia, se solo avessi detto a Katherine di restare….ma il mio orgoglio, il mio stupido orgoglio mi fece stare zitto.
Mi preparai il borsone, e uscii. In casa non c’era nessun, da quando Katherine se ne era andata tutti si erano dileguati, Harry passava ogni tanto a vedere come stavo, ma Sarah e gli altri erano tornati alle loro rispettive case. E io ero rimasto solo. Provai un sacco i volte a chiamare Katherine e lasciarle messaggi, ma lei non rispondeva.
Quando andavo a dormire, la notte a volte mi svegliavo e dimenticavo sempre che Kaherine non c’era più da giorni ormai. Nella mia vita ora c’erano solo se e ma, ero perso e confuso.
Nella fretta Katherine quella notte si dimenticò qui alcune cose, ma non le passò a prendere, ne mi chiamò per dirmi di  portargliele. Era finita. Io volevo una pausa,  per capire se mi amava davvero. Ma la gelosia mi accecò gli occhi, non vedendo che lei amava me più di qualsiasi altra cosa. E ora le avevo spezzato il cuore.
Non potevo vederla con Jared, sorridere e scherzare, mentre io ero qui impotente. Si vedeva che le piaceva, insomma era tutto l’opposto di me. Era il ragazzo perfetto. Ma lei mi amava e io le ho chiuso la porta in faccia, fregandomene. Non ascoltando neanche le sue motivazioni. Mille e mille volte ancora Sarah mi disse che a lei non piaceva Jared.
Arrivai al posto. Era buio, ma ‘era la solita luce blu che illuminava un insegna di un pub che ormai non c’era più. Varcai la porta e a mia grande sorpresa ad accogliermi fu Megan. Era stata la mia ragazza una volta, ma solo per poco tempo, era troppo ossessionata dal sesso. Così rimanemmo amici, fino a che non lasciai il campo di battaglia.
Megan: Guarda un po’ chi si fa rivedere…
Mi venne incontro, con il suo solito fare da  ragazza facile. Aveva i capelli tremendamente belli e neri, la pelle leggermente abbronzata e gli occhi color nocciola. Era perfetta, ma non era il mio tipo. Non più.
Louis: dove si svolgerà l’incontro?
Megan: Ehi soldato calmati, intanto devi sapere che dato che sei diventato famoso le cose sono cambiate. Insomma se qualcuno dovesse riconoscerti e fare scoop, noi ci andremmo di mezzo. E sai dove possiamo finire.
Louis: Per questo indosserò una maschera di stoffa.
Megan: Furbo il ragazzo.
Mi accompagnò verso l’ufficio di Travis. Entrai senza bussare.
Io: Ehi Trav.
Si voltò e mi guardò sorpreso. Forse pensava avessi già cambiato idea. Venne verso di me, e mi batté una pacca amichevole sulla spalla.
Travis: Sai come funzionano le cose, quindi non  serve che te le spieghi.
Io: Indosserò questa, siete al sicuro finché nessuno sa chi sono.
Travis: L’incontro inizierà tra 5 minuti. Vieni.
Lo seguii, mi stava portando nel grande ‘salone’ come lo chiamavo io. C’erano quasi un centinaio di persone che erano frementi di vedere il combattimento. C’era chi già scommetteva e sfilava dai portafogli centinaia di sterline. Ero impaziente pure io, perché  era da molto che non combattevo, ma me la cavavo ancora.
Sentii il telefono vibrare nella tasca, lo presi e vidi che sullo schermo si illuminò il nome di Harry, feci per chiudere, ma poi ci ripensai, non volevo destare nessun sospetto.
Io: Ehi Hazza, che succede?
Mi spostai dalla folla, per non far sentire il rumore.
Harry: Dove sei? Sento rumore.
Io: Ah, sono in centro a farmi un giro. Dimmi succede qualcosa a Kathe…
Mi bloccai, non volevo pronunciare il suo nome, mi avrebbe provocato un ondata di emozioni a non finire e l’incontro sarebbe andato male. Cosi accorciai.
Harry: No…lei sta bene.
Io: E allora dov’è il problema? Mi hai disturbato per dirmi che lei se la sta spassando mentre io soffro. Be potevi evitare.
Harry: Appunto. E’ proprio questo il problema. Non ha ancora pianto da quella sera. Sarah dice che si sta tenendo tutto dentro . Non sta bene veramente come vuole farci vedere. CI DEVI PARLARE! DEVI SCUSARTI!
Harry raramente mi urlava addosso, preferiva restare calmo, ma quando si incazzava o voleva che la frase avesse effetto urlava.
Decisi di chiudere, non capivo perché questo dovrebbe importarmi in qualche modo. Avevo provato a chiamarla centinaia di volte e non mi rispondeva. Voleva dire una sola cosa. Non mi voleva sentire.
Io: Senti, l’ho già chiamata, non mi vuole sentire. E’ finita Harry, lascia perdere.
Harry: Vieni qui subito a casa di Katherine!
Io: Non posso. Devo andare ora.
Chiusi il telefono in faccia ad Harry, non lo avevo mai fatto prima. Questo era il primo  segno dell’inizio della mia nuova vita. Cantante di giorno e guerriero di notte. Nessuno lo avrebbe mai saputo.
 
L’incontro quella sera andò bene, vinsi io. Mi guadagnai un posto fisso, un posto per cui combattere. La mia nuova famiglia. Appena esultai il mio grido di vittoria, Megan corse da me e mi bacio, all’inizio la staccai da me e la guardai negli occhi e vidi Katherine. Allora la resi stretta tra me e la baciai appassionatamente, mi mancava e sentivo ancora il suo profumo. Quando realizzai che era Megan, mi salirono i sensi di colpa che cercai di reprimere. Avevo creduto solo per un attimo di avere la mia Katherine tra le braccia. Era solo una mia illusione.
Un sorriso compiaciuto comparve nella bocca di Megan che mi tirò a se per continuare quello che avevamo interrotto, ma la spinsi via.
Megan: Ma che problemi hai?
Io: Che ho fatto un errore e non voglio ripeterlo.
Megan: Ma si, ma lasciati andare porca miseria! Solo per una notte.
Mi precipitai al bancone delle birre e ne presi una, la bevvi tutta, e feci così per le altre 4 seguenti.
Dall’altra parte della stanza la folla mia acclamava e mentre osservavo quell’orda di persone che urlavano, non mi accorsi che Megan era sparita.
La vidi entrare in una stanza buia, e prima di chiudere la porta si tolse il vestito rimanendo in biancheria intima. Nessuno la vide, a parte me. A quel punto il mio istinto di maschio in astinenza mi disse di seguirla. E io da stupido lo feci.
Katherine non mi avrebbe mai perdonato, quindi tanto valeva cogliere un’occasione come questa.
Ma nel profondo io l'amavo ancora.
 
KATHERINE
Non lo sentivo da 3 giorni, ma forse era meglio così. Anche ammesso che si fosse scusato, io forse non sarei ritornata da lui. Qualcosa era cambiato, ma solo ora me ne accorsi.
Capodanno era passato da poco, lo festeggiai con Sarah e Harry. Mi sentivo più il terzo incomodo, ma alla fine mi divertii a guardare quella coppia di giovani innamorati, mi divertivo a guardare quello che c’era tra loro, quello che tra me e Louis non c’era più. Passione.
Mia madre mi diceva sempre, ‘non fare mai una cosa se non ci metti passione’, certo lei non parlava di amore, ma magari la frase aveva voluto dire un altro significato.
Quella mattina, feci i bagagli a casa di Louis e portai tutte le cose a casa mia. Mentre uscivo da quella camera che conteneva troppi ricordi, soppiatto mi scontrai contro qualcuno. Pregai che non fosse Louis. E invece era proprio lui. I suoi bei occhi incontrarono i miei, non potei fare meno di sorridergli. Ma corressi  il mio sorriso in una smorfia. In effetti guardandolo bene il suo aspetto era piuttosto trasandato.
Louis: Che ci fai qui?
Alzai la borsa per spiegargli con i fatti il motivo della mia visita. Appena la vide, abbassò lo sguardo e evitò il mio. Capii che c’era qualcosa che non andava in lui, ma d’altra parte come dargli torto. Ci eravamo appena lasciati.
Io: Che ti succede?
Louis: E’ tutto ok, adesso se non i dispiace avrei da fare. Perciò..
Lo interruppi e scappai giù per le scale.
Io: Ciao!
Era finita. Speravo in un riavvicinamento nel profondo del mio cuore, ma sapevo benissimo che non ci saremo più visti.
Appena chiusi la porta di casa, due uomini in giacca nera mi si avvicinarono. Riconobbi all’istante il paparazzo, così deviai subito, velocizzando il passo.
Ma l’uomo mi prese stretta per un braccio e iniziò a fare domande a raffica sul motivo della nostra rottura. Quella tra me e Louis. Io non risposi. Deviai la sua presa e corsi via, ma l’uomo riuscì ad afferrarmi un’altra volta.
Io: Mi lasci! Non voglio parlare con lei!
Quell’uomo mi guardò, mentre il suo compagno scattava foto a raffica, cercai di coprirmi. All’improvviso vidi Louis avvicinarsi con fare minaccioso al paparazzo e spingerlo via. Poi prese l’intervistatore e me lo staccò dal braccio.
Louis: Stia lontano da lei! Se solo osa scrivere qualcosa contro di lei se la dovrà vedere prima con me!
I due scapparono a gambe levate.
Louis mi si avvicinò, passò la mano sul braccio dolente. Aveva ancora il potere di farmi venire la pelle d’oca.
Sentii dentro di me che ancora lo amavo, ma lui non mi voleva era stato chiaro, e pure io. Ma no! Non potevo rifare lo stesso errore, se avessi accettato di amarlo allora avrei dovuto sentirmi in colpa per non avergli detto ti amo quando lui me lo aveva chiesto.
Louis: Stai bene?
Annuii. Mi accarezzò la guancia rossa per il freddo gelido di gennaio.
Notai solo all’istante un livido sotto l’occhio, ed era anche abbastanza grande.
Io: E tu stai bene?
Si toccò frettolosamente il livido, anche se era troppo tardi per coprirlo. Così girò i tacchi e se andò.
Io: Ehi!
Louis: Si sto bene cazzo! Adesso vattene prima che ritornino, non ti salverò una seconda volta.
Non so perché ma quella frase suonava come “non ritornerò con te una seconda volta”, come se non volesse più fare lo stesso errore. In fondo, ci tenevo che tornassimo come prima, a baciarci e a coccolarci. Ma sapevo fin troppo bene che non sarebbe mai tornato. Era di nuovo tutto come prima, anzi forse anche peggio, ora faceva il cattivo. Così decisi di passare per il centro.
Camminando per le strade di Londra incontrai persone di tutti i generi, riuscivo a distinguere i londinesi  dai turisti, si aggiravano sempre con una cartina in mano e in gruppo. Qualche gruppo mi chiese indicazioni per il Big Ben, il Buckingham Palace.
Tutti questi turisti mi fecero venir voglia di visitare la vera Londra. Non mi ero mai accorta che avevo solo visto la casa di Louis, di Harry e qualche pub. Presi iniziativa e andai prima al Big Ben, dove scattai molte foto. Poi passai al Buckingham Palace, dove sperai di incontrare qualche bel principe che mi portasse via per sempre.
Finito il mio giro turistico, camminando per le vie del centro, vii un volantino mezzo stropicciato a terra. Mi attirò il colore metallico, così lo raccolsi e quando lessi quello che c’era scritto, mi venne un colpo.
Parlava di un combattimento del 3 gennaio, cioè stasera, di un certo El Macho contro Louis. All’inizio pensai, ma non può essere il mio Louis, ma poi  pensai bene, il livido, l’aria da duro… c’era qualcosa che nascondeva a tutti. Così decisi di andarci, da sola.
Proprio mentre stavo per salire in bus e tornare  verso casa, incontrai Jared alla fermata, che sembrò notare il volantino che avevo tra le mani.
Jared: Ehilà, come stai? E’ da un po’ che non ti fai vedere con Louis al maneggio…
Ora, se gli avessi detto che era perché ci eravamo lasciati, ci avrebbe provato sicuramente, ma se gli avessi detto una bugia mi sarei sentita in colpa. Così gli dissi la verità.
Io: Sto bene grazie. Ehm veramente… io e Louis ci siamo mollati un paio di giorni  fa…
Non lo vidi per niente dispiaciuto, anzi iniziò a sorridere come un ebete e ad avvicinarsi a me. Cercai di spostarmi lentamente senza farmi notare. Ma come avevo previsto, si incollò a me.
Jared: cos’è questo?
Io: Oh…nulla solo un…
Non feci a tempo a finire la frase che si prese il volantino e lo lesse molto attentamente, per poi chiedermi quello che sospettavo.
Jared: Ah… ora capisco… tu pensi che sia Louis…il tuo Louis così vai a dare un occhiata.
Fece una risatina, come se non credesse potesse essere lui.
Io: Ma no! Cosa vai a pensare.  Volevo solo fare nuove esperienze.
Mi pentii di averlo detto nell'istante in cui i suoi occhi fecero un espressione strana, molto strana.
Jared: Bastava dirlo che volevi fare nuove esperienze… ti ci accompagno ok? Non mi va che stai lì in mezzo a tanti uomini ubriachi, da sola.
Io: Ok, se proprio ci tieni…
Jared: Il combattimento inizia alle 10.30, ti passo a prendere alle 9. Ok? Ciao bambola.
Svanì così in fretta che non mi diede nemmeno il tempo di dire se mi andava bene oppure no.
Che poi non sapeva nemmeno dove abitavo, quindi l’avrei vista molto dura venirmi a prendere, ma non feci a tempo di finire di pensare che lo vidi ricomparire da dietro l’angolo tutto emozionato e saltellante.
Questa volta lo avrei preceduto io, per una volta almeno.
Io: Churchill Street, 25 a stasera.
Mi sorrise e se ne andò senza neanche dire una parola. Mi sorprese, pensavo che sarebbe rimasto lì un'altra mezzora a parlare. Infondo Jared non era male come ragazzo, certo era un po’ più grande di Louis in tutti i sensi, ma mi piaceva. Sentivo che mi potevo fidare
Non provavo questo sentimento dalla prima volta che incontrai Louis. Ma forse era solo nostalgia dell’aver qualcuno accanto, mi stavo solo facendo trasportare dalla mancanza di Louis.
 
----
Quella sera dopo una lunghissima doccia, quando iniziai a vestirmi mi trovai in panico. Con Louis succedeva sempre perché lo volevo stupire tutte le volte che uscivo con lui. E adesso mi stava succedendo di nuovo, anche se non ne avevo motivo, perché a me non piaceva Jared.
Buttai per aria l’intero armadio, per poi finire a mettermi un completo molto diverso dal solito, abbinando abiti che neanche sapevo di avere. Scelsi la gonna nera di pelle, calze nere, maglioncino stile college con camicia sotto, e le scarpe le rubi dall'armadio di Sarah, che ultimamente aveva comprato un sacco di scarpe, scelsi quelle color porpora.
Mi sciolsi i capelli e li asciugai a testa in giù, in modo da ottenere l’effetto cotonato, mi truccai più del solito, eyeliner e tanto mascara, rossetto rosso, ed ero pronta per la serata.
Avrei sperato che non passassimo tutta la serata al combattimento, ma che mi portasse in qualche bel luogo, così da sfoggiare il mio splendido  outfit.( http://www.scentofobsession.com/wp-content/uploads/2013/04/outfit-elegante-fashion-blogger-nicoletta-reggio01.jpg)
Appena andai in salotto, dove c’era Harry con Sarah abbracciati sul divano, mentre guardavano un programma televisivo sulle dipendenze strane al cibo, entrambi si voltarono e mi guardarono stranamente.
Sarah: Sembra che qualcuno abbia fatto conquiste ultimamente…
Harry: Dove stai andando?
Io: Esco… con Jared.
Harry:  Tu esci con chi?? Lo sai che ha 25 anni? E tu ne hai appena 16.
Sarah: Ma dai smettila di fare l’antico, lasciala andare.
All'improvviso Harry si ricordò che c’era Sarah al suo fianco, e la baciò. Così io approfittai  per uscire senza disturbarli e soprattutto senza ascoltare la paternale di Harry.
Ad aspettarmi c’era una splendida Lamborghini bianca, con la portiera aperta. Un mazzo di rose rosse sul sedile e poi lui. Era appoggiato alla macchina con un completa elegante, camicia e giacca. Era bellissimo.
Mi lasciai scappare un sorriso, lui appena mi vide sorrise a sua volta.
Jared: Posso dirti una cosa? Ma non offenderti…
Io: Certo…
Ero già lì, pronta a trattenere le lacrime perché a lui non piaceva come mi ero vestita o truccata, ma invece….
Jared: Io ho visto un sacco di donne, tutte stupende, ma tu…. Cazzo tu le superi tutte.
Non potei evitare di arrossire, il che mi fece andare in imbarazzo e cercai di evitare il suo sguardo, così abbassai il viso e guardai le scarpe, imbarazzata al massimo. Che figura!
Lui mi rese il viso, e lo alzò, poi mi sussurrò qualcosa all'orecchio.
Jared: Ehi…sei super sexy, solo che non volevo dirtelo ad alta voce.
Indietreggiò e alzò il volume della voce, rispetto a prima.
Jared: Dai che il ristorante aspetta.
Io: Cosa?? Ristorante? Oddio ma tu sei pazzo…
Salimmo in auto, i sedili erano comodissimi e la visuale molto…bassa. Be d’altra parte eravamo su una Lamborghini!
Jared: Si pazzo….di te.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1742522