Sognando Samarcanda

di incommensurabilmente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1. ***


L'aria era fresca, i granelli di sabbia si accalcavano senza tregua come se stessero inseguendo qualcosa o cercando i posti più alti per farsi portare via dal vento, per vedere lo stesso spettacolo che ora Vladimir stava ammirando.
Il cielo era scuro e l'assenza di luce faceva sparire tutto dalla vista ma non avrebbe mai potuto spegnere e sminuire la maestosità del grande palazzo reale di Samarcanda.
L'edificio aveva un'immensa pianta quadrata e quattro massicce torri poste agli angoli, come a voler sviare chiunque volesse recare offesa o pianificare furti ; la maestosità della residenza non stava nell'architettura bensì nei particolari: i quattro lati dell'imponente palazzo erano ornati da ricchi mosaici tenderti all'oro e al blu cobalto rappresentanti mastodontici felini dagli occhi marmorei di disparati colori e grandi guerre che non sembravano finire mai, il tutto terminava sulla facciata principale in cui gli stessi nemici si prostravano al cospetto del grande re di quelle terre che non sembravano essere scalfite dall'andare del tempo ma solo innalzate dalle infinite vittorie:

Questa era Samarcanda...

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Capitolo 2
*** 2. ***


La potente e ricca Samarcanda non temeva attacchi poiché era un centro d'incontri tra popoli, religioni e le culture più disparate. Una città con un tale scambio culturale non poteva che brillare di luce propria agli occhi dei mercanti e mercenari come Vladimir; la vita era frenetica e le strade erano gremite di intellettuali e stranieri indaffarati che correvano da un capo all'altro della città ma l'unico luogo dove la calma non era un lusso era il borgo aristocratico di Jadira nel quale tutte le residenze più ricche e sfarzose si fronteggiavano silenziosamente ai lati di un lungo viale. Il mercenario si trovava sulla cima di una duna e la sua puledra arrancava nella sabbia , si avviarono verso la città, la quale appariva sempre più grande man mano ci si avvicinava ed aumentava la soggezione della straniero. Si avviarono nella dimensione umana e le grida dei mercati ed i rimasugli di discorsi sui massimi sistemi presero il posto del lirico silenzio in cui si stava crogiolando. la città era grande e piena di vita, prometteva buone occasioni...

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Capitolo 3
*** 3. ***


Vladimir percorse a piedi la via dei mercati con le redini della puledra strette nella mano destra. Quel luogo della città era famoso per il rumore assordante, ma anche per gli strani cibi ed i molteplici odori che vi si potevano trovare, i cibi di strada che venivano serviti erano ricchi e saporiti ed era la prima volta che il mercenario provava piatti di quel genere ma aveva scoperto di gradire i sapori del deserto. Il giovane si era fermato in una locanda dove si era rifocillato, dopo aver chiesto una camera in cui riposare l'oste si era messo a parlare piano con una cameriera che poi si era velocemente avvicinata all'uomo. -Seguitemi prego-parlò piano, si poteva vedere che la donna era molto giovane ma sembrava già provata dalla realtà, dal lavoro e dallo stress accumulato. Vladimir la seguì su per le scale ed arrivarono fino al secondo piano davanti alla porta della camera che gli era stata assegnata.

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Capitolo 4
*** 4. ***


La stanza era molto sobria ed aveva una grande finestra da cui si poteva vedere il palazzo reale. Si stese stanco sul letto. Prima di salire in stanza aveva sistemato la puledra nel fienile della locanda e le aveva lasciato un secchio di frumento e qualche mela, il viaggio era stato faticoso ma la sua Cleopatra aveva retto bene, per i puledri come lei i lunghi tragitti non erano un problema e la giumenta si era sempre distinta per la sua resistenza ed efficenza. Vladimir cercava di dormire ma era elettrizzato, aveva le farfalle nello stomaco come la prima volta in cui aveva baciato una ragazza. Questa volta però la sua amata era l'avventura... la città, i profumi, i colori, la gente... tutto era nuovo per lui malgrado la sua grande conoscenza del mondo e la sua abilità in campo di scontri armati. Si sentiva vulnerabile ed era indeciso se dormire o meno. Alla fine il suo corpo sfinito, contro il volere della mente, la diede vinta al sonno.

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Capitolo 5
*** 5. ***


Si svegliò frastornato, aprì gli occhi. Un timido raggio di luce si era intrufolato tra le pieghe delle numerose tende ed aveva rischiarato la stanza. Il mercenario si alzò dal letto e si stiracchiò un poco, si avvicinò alla finestra per poi guardare fuori. Le strade erano ancora più affollate di come le avesse viste il giorno precedente, vedeva passare molti mercanti con le loro merci mentre si dirigevano verso il chiassoso e vivo mercato. Il giovine sorrise divertito, prese la sua tunica più leggera e la indossò. Si diresse subito nel fienile per dare il buon giorno a Cleopatra, camminò calmo fino all'aia per poi aprire la porta del box della puledra. -Buongiorno- esordì accarezzandole la fronte con gesti mai affrettati e mai bruschi - oggi andremo a corte e tu dovrai splendere-concluse per poi darle un bacio sul muso. Dopo averla strigliata a fondo , le mise una capezza e la guidò fuori dal box per poi legare la lunghina attaccata alla capezza ad un tronco. Prese un secchio e si diresse verso il pozzo più vicino che si trovava accanto alla locanda. Non dovette camminare molto che arrivò in breve tempo al solitario luogo dove avrebbe attinto " l'oro turchese", si avvicinò al bordo ed assicurò il secchio alla catena per poi lasciarlo cadere. Non fece in tempo a sentire il rumore dell'acqua che gli arrivò in testa un sasso, si girò repentinamente e vide un gruppo di ragazzi che ora stavano scappando, il mercenario riprese il secchio, lo poggiò per terra e si diede all'inseguimento. Nonostante sembrasse calmo, Vladimir non sopportava i ragazzini che si prendevano gioco di lui e avrebbe dato loro una lezione. _brutti marmocchi patentati- sussurrò mentre già vedeva le tracce lasciati dai giovinetti.

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Capitolo 6
*** 6. ***


Non ci volle molto per raggiungere il gruppo di fuggitivi, erano un numero scarso, come massimo cinque ragazzi. Si accorse molto presto che c'era un componente del gruppo che rimaneva sempre indietro e arrancava, il mercenario aveva scelto la sua preda. Vladimir non fece in tempo a raggiungerlo che il ragazzo inciampò nella radice sporgente di un albero e cadde per terra, questo cercò di mettersi di nuovo in piedi ma la gamba cedette, si appoggiò ad un tronco per riuscire a rialzarsi . L'inseguitore nel mentre si era fermato poiché non era intenzionato a fare male a nessuno, aiutò il ragazzo a reggersi in piedi ma questo non volle farsi aiutare e ripiombò a terra con un gridolino di dolore per poi guardare negli occhi l'uomo con disprezzo. Il mercenario non ci fece caso, aveva perso il conto delle persone che lo avevano guardato in quel modo. -Qual è il tuo nome?- gli chiese come se non avesse notato lo sguardo assassino e omicida del ragazzo. -Non è affar tuo-ringhiò il giovane. Il mercenario non si sapeva orientare in città e per arrivare a palazzo l'unica via sembrava quella dei mercati dove ogni distrazione più banale poteva far perdere la giusta direzione... aveva bisogno di quel ragazzino per arrivare alla residenza del re di Samarcanda. Lo osservò attentamente mentre cercava di pensare a come risolvere la situazione. Si sedette sul tronco vicino a lui sospirando, guardandolo da vicino si accorse che il ragazzo doveva essere all'incirca due anni più giovane di lui; Aveva i capelli corti e mal tagliati che pur essendo neri avevano degli splendidi riflessi blu, gli occhi erano grandi ed espressivi e le iridi color nocciola smorzavano le tante occhiatacce che abitualmente il giovane doveva mandare (supponeva Vladimir). -Vedi quel palazzo?-disse piano indicando la ricca reggia di Samarcanda, il ragazzo annuì restando in silenzio -io devo arrivare lì ma... questa città è immensa ed io mi perderei sicuramente in tutte quelle stradine; visto che tu vivi da sempre qui potresti aiutarmi-il mercenario si girò verso il ragazzo che ora sembrava più stupito che arrabbiato. -Quindi non vuoi picchiarmi?-chiese il giovine con un viso che tradiva tutto il suo stupore. -Non ci guadagnerei niente e poi non me la prendo con i più deboli-rispose il mercenario. Il giovane scoppiò a ridere di gusto. -Cosa ti fa pensare che io sia il più debole?-gli chiese con il sorriso sulle labbra mentre sfoderava un piccolo pugnale dal manico intarsiato. Il mercenario fissò l'arma- e tu come fai ad avere un gioiellino del genere?- chiese. -Tu fai troppe domande per i miei gusti- sussurrò il ragazzo con rabbia per poi alzarsi e puntare l'arma contro Vladimir. Il mercenario fissò divertito il giovane mentre gli puntava il pugnale contro. -Non ti hanno insegnato a non giocare con il fuoco?-sussurrò continuando a sorridere. Il ragazzo non sembrava sentire più il dolore alla gamba e stava ritto di fronte al mercenario guardandolo con aria di sfida. Tutto intorno era silenzio...

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Capitolo 7
*** 7. ***


Il ragazzo stava studiando il suo avversario ma non riusciva a trovare punti deboli, anche se portava una tunica leggera sapeva bene che avrebbe saputo proteggersi in modo esemplare da mercenario quale era. Si slanciò verso di lui per tentare un affondo e mentre quest'ultimo si scansava aveva con un gesto repentino affondato il pugnale nella tunica strappandola ma mancando le carni. -Molto bene, a quanto pare sai com'è fatto un pugnale...-disse Vladimir con disprezzo, in verità era molto stupito, non si capacitava del fatto che quel ragazzo lo avesse attaccato e quasi ferito solo alla rima mossa. Lo scontro continuò e gli attacchi pericolosi non mancarono di arrivare al mercenario che cercava di difendersi e di non contrattaccare; Vladimir decise di abbandonare la difesa e fece quello che faceva sempre contro i nemici testardi. Fece lo sgambetto al ragazzo e lo immobilizzò a terra. DI nuovo il silenzio. . . Nei suoi tanti anni di combattienti Il mercenario aveva imparato che per essere superiori bisognava essere originali e mai nessun avversario avrebbe pensato ad uno sgambetto. Ora si crogiolava nel fatto di aver battuto quel ragazzino sbruffone. -Ora pensi di potermi aiutare?-gli chiese mentre lo immobilizzava a terra con tutto il peso e gli premeva il braccio dietro alla schiena. Il ragazzo si divincolava come un ossesso e sembrava non volersi fermare , imprecava e malediva Vladimir. Ci volle molto tempo e pazienza prima che si ammansisse. . . . c'era di nuovo Silenzio. Ma non un silenzio carico di tensione, si sentivano solo i loro respiri. . . quello del ragazzo, affannato e stanco. . . e quello del mercenario, controllato e misurato. -Ti aiuterò- disse il ragazzo per poi tossire -ma ad una condizione-sussurrò. -Quale?- . . . -che tu mi prenda come apprendista- rispose il ragazzo in un soffio, pareva terrorizzato ed un rivolino di sangue gli scendeva ancora dal naso, aveva gli occhi arrossati e con tutta probabilità aveva pianto.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Vladimir era per l'ennesima volta stupito. Si alzò dal ragazzino ma non gli lasciò i polsi, lo fece mettere in piedi e lo costrinse con la schiena contro un tronco per poi guardarlo negli occhi, serio. -Non so cosa tu abbia in mente ma questo non è un gioco-rincghiò verso il ragazzo che era ancora più terrorizzato- rischio la vita ogni giorno per questo mestiere e non mi pagano mai abbastanza per quello che metto in gioco ma è quello che ho scelto e non voglio trascinare nessun altro in questo oblio-. Il ragazzo si sforzava di trattenere le lacrime ed ormai fissava Vladimir con due occhi grandi e lucidi, scoppiò a piangere. - Io non ho mai avuto una famiglia ed ho trovatoaltri giovani come me, io volevo lavorare ma loro hanno iniziato a bubare, io non volevo, rubare è sbagliato ma loro continuavano, alla fine gli ho detto cosa pensavo del loro impiego e quelli mi hanno picchiato, preso a calci... COn l'andare del tempo anche se non dicevo nulla il gruppo aveva iniziato a prendermi a botte per divertimento... sembravo un animale in un'arena-. Mentre parlava il ragazzo era scosso dai singhiozzi e tremava, evidentemente si portava dentro questo fardello da troppo tempo. -Non ho bisogno di pesi inutili quindi dovrai imparare in fretta- gli lasciò i polsi e lo invitò a seguirlo. Il giovane aveva smesso di tremare e dopo un momento di incredulità gli era corso dietro per poi affiancarsi a lui e asciugarsi le lacrime con la manica della tunica nera che indossava. -Grazie- sussurrò molto piano, quasi di sfuggita. Si avviarono di nuovo verso il pozzo e il ragazzo prese il secchio abbandonato per poi riempirlo di acqua . Vladimir glielo prese dalle mani e si diresse verso il fienile dove fuori era legata Cleopatra, fortunatamente all'ombra. Ora il mercenario aveva anche un'apprendista, la cosa si faceva interessante. . . . Ritornarono dalla puledra e non appena il ragazzo la vide, gli si illuminarono gli occhi. Il mercenario si accorse che si era fermato, si girò verso di lui e dopo avere capito che guardava Cleopatra, sorrise. -Bella, vero?- gli chiede mentre si avvicinavano all'animale. Il giovane si riscosse. _ehm... si cosa? stava parlando con Vladimir ma non riusciva a staccare gli occhi da Cleopatra. Vladimir non smise di sorridere. -vieni ed aiutami a pulirla-. IL ragazzo si avvicinò intimorito alla creatura ed ascoltò attentamente mentre il suo nuovo maestro gli spiegava come toelettare il pelo della puledra. Dopo, con molta esitazione, iniziò a spazzolare il pelo pieno di piccoli e testardi granelli di sabbia che ad ogni passata di brusca si liberavano dell'aria. Lìapprendista, dopo aver finito, fece controllare a Vladimir che si complimentò per l'eccellente lavoro.

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