Sguardi color verde smeraldo

di _Peppermint_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maggio ***
Capitolo 2: *** Maggio ***
Capitolo 3: *** Maggio ***
Capitolo 4: *** Maggio ***
Capitolo 5: *** Giugno ***



Capitolo 1
*** Maggio ***


20 Maggio

Andrea.
Un’altra giornata di sole. Andrea attraversò il parcheggio della scuola e come al solito si mise ad aspettare il pullman alla fermata. Cristina e Mafalda chiacchieravano mentre lei toglieva dalla tasca l’mp3 e si infilava una cuffia nell’orecchio sinistro mentre con l’altro ascoltava i discorsi delle sue amiche.
- Dovremmo andare a ballare Sabato sera, dopotutto ce la siamo meritata una bella serata! A scuola va tutto a gonfie vele!- disse Cristina mentre si toccava i lunghi capelli color oro. I suoi occhi azzurri brillavano e Andrea ammirava la sua forza e la sua capacità di rimanere apparentemente calma nelle situazioni più dure.
- Si, si può fare!- disse Margherita, poi con una mano scosse Andrea che le sorrise e le disse - Si anche per me va bene e dovremmo chiamare anche le altre più tardi per informarle- .
Cristina annuì e girò su se stessa facendo una perfetta piroetta.

Quando arrivò il pullman entrarono e si fermarono proprio davanti alle porte, non essendoci posti a sedere. Il tragitto per tornare a casa era un momento per rilassarsi ed ascoltare la musica, ma Andrea lo amava anche per un altro motivo.
Il pullman si fermò per far salire altra gente. Andrea  lo vide attraverso i finestrini. Quando salì si avvicinò a lei, come ormai succedeva da qualche mese e si appoggiò ad un sedile. Guardava fuori, e il sole lo colpiva in faccia illuminando i suoi occhi verdi.  Andrea aveva sempre cercato un ragazzo che fosse moro con gli occhi verdi ed ora che finalmente lo aveva trovato non sapeva che fare.  Erano mesi che lo fissava, che si incrociavano sguardi, ma neanche una parola, né un sorriso. Quante volte lei aveva voluto donargli una piccola curva sulle sue labbra rosa, ma ogni volta che si guardavano lei riusciva solo ad abbassare lo sguardo e fare finta di niente.
Andrea scese alla sua fermata e mentre il pullman ripartiva, lo vedeva andare via di nuovo, per l’ennesima volta. E per l’ennesima volta si rimproverò di non aver fatto niente per fermarlo. Perché ogni giorno era una corsa contro il tempo, era una sfida. Andrea si chiedeva sempre appena scesa se l’avrebbe rivisto il giorno dopo e non c’era certezza del domani.
Raggiunse Cristina e Margherita, che intanto erano andate avanti. Non aveva detto niente a loro del  “ragazzo del pullman” come lo chiamava lei. Perché non era una certezza, non era niente di stabile, forse solo una cotta presa un giorno d’inverno e durata fino a primavera. Non voleva allarmare nessuno per delle leggere scosse nel suo petto, ogni giorno, alla stessa ora, nello stesso luogo, per gli stessi occhi.


James.
Finalmente un’altra dura mattinata era passata e James poteva rilassarsi sentendo la musica. Il Pullman si stava svuotando dopo ogni fermata.  La ragazza dagli occhi verdi era scesa, e James sorrise pensando a come lei  si facesse scoprire facilmente mentre lo guardava.  Di solito non sopportava chi fissava sempre, ma lei era diversa in qualche modo.  Guardava  in un modo leggero, senza appesantire la situazione, come se non stesse giudicando ma solo guardando qualcosa di interessante. Come un bel quadro. Lui però non era un quadro, neanche bello, era un ragazzo normale che faceva una vita di merda.
Tutte le mattine passate in quella stanza a cercare di scappare. Ascoltare gli altri, cercare di farsi capire. James si malediva ogni volta per aver cominciato a bere. Doveva passare ogni mattina al centro di disintossicazione per alcolisti, con gente sconosciuta e nell’ospedale della città.
Chissà quando sarebbe finito quello strazio.
Si accorse di alcuni posti liberi e ne scelse uno mettendosi a sedere.  Chissà cosa pensava di lui la ragazza con gli occhi verdi. Chissà se l’avrebbe rivista ancora. James non si preoccupava mai della vita. Lui prendeva le cose come venivano.
Si accorse che era arrivato alla sua fermata e scese velocemente. Guardò il cielo. Maggio non era mai stato così splendente.


  









PEPPERMINT:
Questa è una storia che serve per sfogarmi, volevo metterla perchè mi piaceva l'idea che qualcuno la leggesse
invece di ammuffire chissà dove. Spero vi piaccia, non so se sarò molto presente per questa storia, ma spero di si. 
Grazie a chi la leggerà, è una specie di diario (?) ... Un pò diverso.. I Capitoli non sono lunghi perchè non devono esserli.  
Vado, ho un bel pò da scrivere anche per l'altra storia. 
Baci. xx 

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Capitolo 2
*** Maggio ***


21 Maggio

Andrea.
Quel giorno il pullman arrivò con qualche minuto di ritardo, ma in compenso  c’erano alcuni posti liberi. Andrea si mise a sedere. Per quella volta  riuscì a mettersi vicino al finestrino.  Di solito quel posto era riservato a Margherita, ma le sue amiche quel giorno non c’erano e poteva scegliere.
Sorrise e si sistemò le cuffie. Le colline verdi, il cielo blu, c’era qualcosa di familiare in tutta quella natura.
L’autobus si fermò come di routine e salirono un po’ di persone. Andrea  era sovrappensiero quando qualcuno le sfiorò la spalla. Si girò e rimase a fissare quel turbinio di capelli che non poteva essere domato. Ecco cosa ricordava quella natura così viva, gli occhi stanchi ma sempre splendenti di quel ragazzo così bello da sembrare una statua di marmo.
Il ragazzo del pullman le sorrise – Posso sedermi?- chiese lui mentre indicava il posto vicino a lei.  Andrea annui sentendo la voce di lui andare in perfetto accordo con il suo battito accelerato. Si sfiorarono mentre lui si metteva le solite cuffie bianche.
Andrea avrebbe voluto dirgli qualcosa, presentarsi. Non lo conosceva e non lo avrebbe mai conosciuto. Maggio stava finendo e a Giugno sarebbe scomparso. Niente più conforto nel guardare quegli occhi verdi  sul pullman, mai più la dolce sensazione che le dava stare accanto a lui e guardarlo, niente battito accelerato nell’incontrare il suo sguardo.  Andrea si morse il labbro. Le sarebbero rimasti solo i ricordi di quell’Inverno. Lei era stufa di avere solo ricordi. Lei voleva svegliarsi e avere qualcuno con cui parlare durante la giornata, qualcuno di interessante che la facesse sentire viva.
Lo guardò e la solita paura frenò il suo coraggio. Doveva godersi quelle ultime settimane. Si limitò ad osservarlo attentamente, se doveva avere dei ricordi, almeno che fossero fatti bene.

James.
Era da un po’ che quella ragazza lo fissava. James guardava dritto davanti a se, e gli veniva da ridere. Neanche sua madre gli aveva mai dato tutte quelle attenzioni.
Cambiò canzone e si decise a guardarla. Lei arrossì e abbassò lo sguardo come se avesse paura di qualcosa. Faceva così paura? Eppure lui si reputava abbastanza tranquillo, quando non beveva troppo.
Era davvero stanco quel giorno. Si chiedeva spesso quando sarebbe finito tutto quello strazio, e la cosa più brutta è che nessuno sapeva la risposta.
“Dipende da te, James” Gli ripetevano tutti. Ma lui non riusciva a farcela da solo. Aveva bisogno di qualcuno, qualcuno che non lo guardasse male tutto il giorno, qualcuno con cui poteva ricominciare da capo.
La ragazza al suo fianco aveva gli occhi verdi, poco più scuri dei suoi, e i capelli le ricadevano mossi sulle spalle. Le labbra a cuore erano rosse, quasi come la perfetta mela avvelenata.
Lei lo guardò  di nuovo e diventò rossa. Aprì la bocca per dire qualcosa e James sperò che il suo cuore tornasse a battere.
- Devo scendere, potrei.. – disse lei chiedendogli cortesemente di farla passare.
- Certo – disse lui. Un pizzico di delusione nella sua voce. Lei scese dal pullman e lui la guardò dal vetro mentre il mezzo accelerava e spariva dietro la curva.  Lasciava troppi sentimenti quella ragazza, James non era abituato. Si buttò sul sedile e chiuse gli occhi. Era troppo poco per tutti, figuriamoci per lei.














PEPPERMINT:
Buonaaanotteee mente piperite. Questo ragazzo mi farà penare, sono due settimane che non lo vedo (?) e mi priva dell’ispirazione. Spero di rivederlo. Questa piccola storia è per lui in parte. Non so com’è la sua vita, purtroppo non  lo conosco, ma mi piaceva questa idea.
è un periodo un po’ NO, per me, quindi ci metto un po’ a scrivere. Sia questa che l’altra. Spero di sentirvi presto. Grazie di tutto ragazzi, siete la mia soddisfazione
Un bacio da Peppermint. :* 

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Capitolo 3
*** Maggio ***


22 Maggio

Andrea.
Quel giorno pioveva. E Andrea guardava fuori dalla finestra della classe le piccole goccioline che scendevano lungo il vetro.
- Signorina, è tra noi?- chiese il professore di sociologia mentre con un falso sorriso la guardava.
- mm.. si – rispose lei abbassando lo sguardo e sbuffando. Margherita la fissava con un sopracciglio alzato.
Le scrisse su di un foglio di carta.
Che hai?
Niente.
è tutta la mattina che sei distratta, c’è qualcosa che non vuoi dirmi?
Marghe è tutto apposto, non preoccuparti. Sarà questo tempo.
Finì Andrea passandole il foglio e sorridendole. In verità era un po’ in ansia. Mancava poco e avrebbe preso il pullman. Non sapeva se avrebbe rivisto  o no quel ragazzo così bello in tutta la sua riservatezza e semplicità.
Andrea prese un foglio bianco e si mise a tracciare linee con la matita. Qualche volta le piaceva disegnare i volti che le erano rimasti impressi  e quel giorno ne aveva uno in testa che non riusciva proprio a togliere. Doveva liberare la sua voglia di ritrarlo.

Il pullman era pieno e Andrea si fermò un po’ distante dalle sue amiche, vicino alle porte del mezzo.
Sentiva il cuore batterle forte mentre attendeva. Quel disegno le bruciava nella tasca della felpa.
Cosa le stava  passando  per la testa non lo sapeva. L’ansia si mischiava all’euforia.
Le porte si aprirono proprio davanti a lei. La pioggia continuava a cadere insistentemente e il ragazzo dagli occhi verdi era proprio davanti a lei. I capelli bagnati erano attaccati alle sue guance chiare e magre.  Salì asciugandosi delle gocce scivolate sul collo. Andrea deglutì guardandolo.
Sembrava ogni giorno più bello, più affascinante in tutta la sua estraneità.
Lui le sorrise quando si incontrarono con gli occhi. Dopo un leggero tremore delle mani lei gli rispose sorridendo a sua volta. I brividi che salivano, la paura,  le mani che tremavano. Andrea era un insieme di sentimenti che stavano esplodendo a contatto l’uno con l’altro.
Il tempo scorreva e il pullman si stava avvicinando alla fermata. Le si gelarono le mani. Prese il disegno e dopo aver sentito il rumore di una fermata prenotata lo liberò da quella prigione che era la sua tasca. Ci mise un po’, ma alla fine si fece coraggio. Allungò la mano e gli tese quel foglio di carta piegato tre volte.


James.
Sorriderle non fu difficile. Quando invece lei le mostrò quelle labbra rosa, tese a formare un timido e morbido sorriso, quello si che fu difficile non amare.
Amare. Perché quella parola gli era venuta in mente proprio lì, in quel momento. Era zuppo, il giorno dopo avrebbe avuto un raffreddore terribile, ne era sicuro, e pensava ad amare il sorriso di una ragazza con cui non aveva neanche mai parlato. Il tempo trascorse veloce mentre pensava. Qualcuno prenotò la fermata e James guardò la ragazza dagli occhi verdi che  sarebbe scesa  un minuto dopo. Estrasse qualcosa dalla tasca della sua felpa, che poi gli tese. James era confuso, ma dopo qualche secondo di titubanza prese quel biglietto e lo strinse tra le mani. Lei scese rivolgendogli un ultimo dolce sorriso prima di cercare riparo da quella pioggia stressante.
Era curioso di sapere cosa c’era in quel biglietto. Lo aprì cercando di non far vedere niente a nessun altro.  Era un disegno. Era.. lui. Era il suo viso in bianco e nero.  Sotto c’era una firma. Cercò di decifrarla. Andrea. Quindi quella ragazza si chiamava Andrea. A James gli venne da sorridere.  Ripiegò il foglio e guardò verso la direzione dove Andrea era sparita.  Nessuno gli aveva mai fatto una cosa del genere. Nonostante la pioggia e la solita mattinata triste e spenta, quella giornata si era rivelata a James interessante e stranamente dolce.




Peppermint

Ciaaoo a tutte mente piperite. Ecco qua il terzo capitolo, spero vi piaccia. L’ho riscritto tre volte e questa mi è venuta così in due secondi e devo dire che mi piace tanto. Anche perché non so se si è capito ma..ecco James esiste, e diciamo che un’ “Andrea” gli ha fatto davvero un ritratto.. Già sono pazza!!!. E non so nemmeno se darglielo!!
. Bè lasciamo perdere e continuate a leggere mi raccomando. Grazie a tutti quanti, piccole mente piperite.
Vi voglio bene, un bacio da Peppermint

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Capitolo 4
*** Maggio ***


23 Maggio

Andrea.
Non c’era niente da dire. Andrea non parlava, mentre ascoltava la musica per isolarsi dal mondo e il pullman correva sulla strada del ritorno.
Lui non c’era e lei si sentiva stupida.
Stupida, per aver sperato in qualcosa di impossibile. Stupida, per avergli regalato un pezzo di se. Stupida, perché continuava a sperarci, nonostante non l’avrebbe più rivisto.


James.
James era proprio bravo a prevedere le sue disgrazie.
Era steso sul letto, le coperte tirate fino al mento. Aveva la febbre, stava malissimo e sentiva freddo, nonostante fuori il sole splendeva e picchiava forte.
Si girò e rigirò nel letto. Guardò il ritratto appeso al muro. Non l’avrebbe più rivista. Gli incontri con il gruppo erano stati spostati, e lui avrebbe preso un altro pullman.
James chiuse gli occhi. Nonostante tutto, grazie a lei, era stato un bell’anno. Sorrise.














Peppermint:
Buon giorno mente piperite (: tutto bene?  
Ecco il quarto capitolo, spero vi piaccia. È corto ma doveva esserlo. Non sputatemi, deve andare così. Oggi c’è il sole, ma a me tutta questa bella giornata non sembra.  Non ho sentito la sveglia e mi sono distrutta tutti i piani per questa mattina, che è diventata orrenda. -.- Spero vada meglio per il pomeriggio.
Va bene intanto leggete e continuate a leggere.
Può darsi che ci sentiamo presto.
Un bacio da Peppermint. Fate i bravi. 

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Capitolo 5
*** Giugno ***


10 Giugno

Andrea.
- Andrea, è finita la scuola finalmente. Non fare quella faccia! – le disse Margherita mentre correva verso Mafalda e Cristina. Andrea le sorrise. Un sorriso falso che però le riusciva piuttosto bene. Si mise a sedere per terra con le gambe incrociate. La maglia bagnata. Margherita continuava a schizzare tutte con una bottiglia d’acqua.
- è finita! – urlò Cristina ridendo. Andrea batté le mani distrattamente per compiacere le amiche.
Era una bella giornata, l’estate stava arrivando e lei aveva un vuoto. Andrea sentiva che mancava e sarebbe sempre mancato qualcosa nel suo cuore.
Le mancava l’altro cuore. Quello con gli occhi verdi. Abbassò lo sguardo. Si era ripromessa di non pensarci più, di andare avanti perché ormai non lo avrebbe visto più. Era un estraneo e così sarebbe rimasto.
Doveva solo smetterla di innamorarsi di persone incontrate per caso. Doveva smetterla di essere diversa dagli altri. Andrea donava amore, dava attenzioni, ma gli altri non ricambiavano mai. Era troppo buona per un mondo così menefreghista.
Il pullman arrivò e entrarono.
- Andrea ma ti senti bene?- chiese Cristina sedendosi vicino a lei.
- Certo, perché? – sorrise Andrea. Il pullman ripartì.
- Oggi è l’ultimo giorno di scuola, di solito sei  la prima a fare casino, oggi invece.. – Cristina la guardava.
-  Sono felice  - disse Andrea. Cristina non le credeva, ma si limitò ad annuire.
Andrea guardò  fuori dal finestrino. L’ultimo giorno. Il pullman non si fermò alla solita fermata. Continuò la sua strada come Andrea avrebbe dovuto continuare la sua vita. Non c’era nessuno alla fermata. Quello era l’ultimo giorno, e anche l’ultima speranza era stata cancellata.
- Ehi..- la chiamò Cristina. Una lacrima era scappata dagli occhi dell’amica. Andrea si era ripromessa di non cedere, di non farlo, ma lei ci aveva creduto troppo. Si era aggrappata all’unica speranza che aveva ed era caduta, facendosi un male atroce.
- Sono felice – ripeté Andrea, cercando più di convincere se stessa che l’amica.

Arrivarono alla loro fermata. Andrea prese la borsa e scese sentendo le porte del pullman chiudersi.
“Non ti scordar di me”.


James.
Era seduto con gli altri. Stavano parlando di come andava il recupero, dei vari cedimenti. Dell’alcool che tentava, ma c’era chi resisteva. L’unico che non parlava era James. Il problema era che lui non riusciva proprio ad ascoltare. Guardava fuori dalla finestra il bel tempo che Giugno portava con se per far spazio all’Estate. Ripensò alle parole di una ragazza nel pullman quella stessa mattina “Oggi è bel tempo, perfetto per l’ultimo giorno di scuola ”. Qualcosa si mosse dentro di se. Poteva dedurre che Andrea andasse ancora a scuola e se quello era l’ultimo giorno per tutti.. Saltò in piedi e gli altri lo guardarono.
- James.. ti senti bene? – chiese Sofia, una delle due donne con cui il gruppo parlava e si confidava.
- Io devo andare via – disse lui correndo verso la porta.
- James! Non puoi aspettare che finiamo? – continuò Sofia stupita. James scosse la testa.
- No Sofia, devo andare, è una cosa importante – concluse lui ed uscì.
Il sole era caldo sulla sua pelle, e lui correva ignorando gli sguardi dei passanti. Arrivò alla sua solita fermata con il fiatone e si mise seduto. Guardò l’orologio e sorrise. Era presto, tanto presto. Forse troppo. Si rilassò e guardò l’erba. Un fiore lo attirò più degli altri. Lo colse.
Dopo qualche minuto arrivò un pullman e lo prese. Seduto su un sedile rotto pensò a quanto fosse stata squallida la sua vita. Sempre a cercare aiuto in una bottiglia. Ora il suo primo pensiero la mattina non era più di dover sopravvivere, di dover andare avanti, ma ora quando si svegliava vedeva il suo ritratto, vedeva un volto. Non voleva perdere quella speranza, non voleva tornare alla sua vita senza senso. Guardò nella tasca del giubbotto. Aveva abbastanza soldi.
Quando scese dal pullman si sedette su una panchina e si mise ad aspettare.

Dopo quasi un’ora vide arrivare un pullman. James si torturava le mani stando però attento al piccolo fiore che  stringeva tra le dita. Le porte si aprirono e lui si alzò. Andrea scese e solo dopo qualche secondo si accorse di lui. I loro occhi si intrecciarono. Verde contro verde. Lui le diede il fiore. Un bellissimo “Non ti scordar di me” color cielo. Quei due erano un insieme di colori.
Andrea prese il fiore con le mani che tremavano. Non se lo sarebbe mai aspettata di trovarlo lì, alla sua fermata, con un fiore che parlava per tutti e due.
- Sono James – disse lui sorridendole.
- Andrea – le disse lei avvicinandosi un po’.
- Ti va di venire a pranzo con me? – Le chiese James abbassando lo sguardo. Andrea lo guardava. Capelli, occhi, pelle, naso, bocca, mani. Pensava di averlo perso per sempre. Non voleva mandarlo via, voleva restare con lui. Annuì e rise in un modo che a James piacque tanto.
- Andrea? Non vieni? – la chiamò Cristina dall’altra parte. Andrea scosse la testa e le sorrise. Cristina capì. Capì che adesso non c’era più niente per cui essere triste e se ne andò trascinandosi via Margherita e Mafalda.
- Allora? Dove vuoi andare? – chiese Andrea guardando di nuovo James.
- Ovunque – disse lui accarezzandole una mano e poi guardandola. I suoi occhi verde smeraldo nessuno mai avrebbe potuto scordarli. Lei gli sorrise e gli prese la mano portandolo in qualsiasi posto.
Si erano salvati a vicenda da una vita in bianco e nero.
Si erano salvati a vicenda dalla solitudine di loro stessi con degli sguardi color verde smeraldo.














Peppermint:
Ecco l’ultimo capitolo mente piperite. Spero davvero che vi piaccia. Non è la solita storia normale. È particolare lo so. Ma io la amo così. Sono soddisfatta sia per la storia sia per quello che ho fatto.
Le mie mente piperite devono sapere che ho dato il disegno a “James”. Gliel’ho dato davvero e sono felice.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le preferite, seguite, ricordate. Grazie ancora, vi voglio bene. :’)
Adesso vado, altrimenti mi commuovo! È finitaa.
Ciao Belle mente piperite, ci sentiamo con l’altra storia :* bacione.

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