Elyon e il Mondo dei Colori

di herion
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** La matita misteriosa ***
Capitolo 3: *** Il Primo Viaggio ***
Capitolo 4: *** Dolce Rinvenimento ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Nero.
Il nero mi fa paura. Ho paura del buio,dell'oscurità, di tutto cio` che mi impedisce di vedere.
I colori sono la mia salvezza, i colori mi salveranno ... mi hanno sempre salvata.
Ma ora vedo solo nero, sento la voce della mia professoressa  nella testa << Il nero non e` un colore Elyon ! È un acromatico ! Dovresti saperlo. >>, ok, non è un colore, è un acromatico e allora ?
Allora e molto piu` pericoloso. E` molto piu` pericoloso per me.
Mi muovo e sento le mie mani legate strette dietro la schiena, non c'è modo di liberarle.
Vorrei risolvere anche questo problema. Vorrei liberarmi usando la mia intelligenza e vincere, ma il cervello non ha dati.
Il nero impedisce di pensare, impedisce di liberarsi o di scappare.
E così mi lascio naufragare nel buio, mi perdo nella pece nera, in quella tinta che accompagna i sogni, che accompagna i pensieri e che accompagna la morte.

Bianco.
Un altro acromatico.
Compare improvvisamente assieme ad un rumore forte e insistente che sembra inizialmente un botto ma poi scema fino a diventare un brusio incontrollato e continuo, come quello che emette un televisore non sintonizzato.
Il bianco fa male, brucia.
I miei occhi bruciano per il passaggio improvviso da oscurità a luce.
Ma la luce è troppo intensa e non riesco a sopportarla, mi pulsa la testa, stringo i denti e mi ritrovo accovacciata con la testa tra le gambe in un assurdo tentativo di proteggermi da quel fascio di luminosità esplosiva.
La luce si fa un po' più debole, quel poco che mi permette di alzare lo sguardo.
Perchè io voglio vedere. Voglio combattere e risolvere anche questo problema.
Ma quel che vedo non mi aiuta. Una stanza bianca; con pareti bianche, pavimento bianco e soffitto bianco. Non una riga di piastrella o il minimo contorno di una porta. Solo quattro enormi fari, uno per ogni angolo, puntati dritti su di me.
Zero assoluto.
Ma sarò pur entrata da qualche parte !
Intanto il brusio continua come uno sciame di calabroni pronti per attaccare . Ho paura.
Le gambe mi tremano incontrollatamente e i miei occhi sono umidi, sento che non tratterrò le lacrime a lungo.
E  infatti piango. Le lacrime salate e calde solcano i miei zigomi spigolosi e poi passano per le mie guancie magre fino a scendere lungo il collo.
La disperazione sale sempre piu` in fretta e in meno di trenta secondi mi ritrovo a iperventilare.
Cerco l'aria e il cuore mi batte forte nel petto creando una tachicardia paurosa.
So che da un momento all'altro accadrà qualcosa. Probabilmente morirò. Perchè no ?
"La morte sarà una splendida avventura", Peter Pan diceva qualcosa del genere.
Ma niente sembra muoversi, tutto è immobile.
Il brusio si abbassa sino a scomparire.
Ora anche il silenzio è apparso per terrorizzarmi.

Ma certo ! E` quello che vogliono !
Cercano di farmi perdere il controllo, di farmi disperare !
NO! Io non cederò mai ! Lo devo a Daniel, a Zeudi e a tutti gli altri.
Mi strofino una guancia sulla spalla e mi alzo.
La paura è passata, ora ci sono solo io, Elyon, in piedi al centro della stanza.
<< Sono qui ! >> grido << Fatevi vedere  ! >>
Segue un attimo di silenzio che sembra un'eternità.
Poi il soffitto scorre indietro e si apre sul cielo. Quel cielo, finto, troppo azzurro per essere vero.
Guardo in alto. Ora i fari non sembrano emanare nessuna luce, perchè arriva tutta dal sole.
Quel sole, finto, troppo giallo per essere vero. 

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Capitolo 2
*** La matita misteriosa ***


Capitolo uno

Cado.
Continuo a cadere nel vuoto.
Non tocco pareti, non tocco nulla. Sto solo cadendo nel vuoto opprimente del mio inconscio.
Mi sembra di galleggiare.
I capelli si dimenano dietro la mia testa.
Cado di pancia senza girarmi mai. Non so da quanto tempo sto cadendo ma so che prima o poi mi fermerò. Prima o poi toccherò il suolo con uno schianto.
Cerco di urlare. La mia bocca si apre; eppure non esce nessun suono.
Cerco di aggrapparmi a qualcosa, muovo le braccia e le gambe alla ricerca di un aggancio; eppure mi sento così immobile.
Cerco di piangere; eppure sono così impassibile.

Driiiiiiinnn Driiiiiiinnn
La sveglia mi riporta alla realtà. Un altro stupido sogno. Sempre il mio unico, solito, stupido sogno.
 
 
Il freddo mi graffia le mani, neppure i guanti da neve servono a qualcosa contro questa morsa gelata. La neve scende infuriata e si scaglia contro il terreno, non riesco a vedere nulla a un palmo dal naso.

Secondo i telegiornali oggi è il giorno più freddo dell’anno e l’autobus non sembra avere la minima intenzione di arrivare.
Alla fermata ci sono solo io.
Mi guardo la punta delle scarpe e cerco di muovere le dita dei piedi per non farli congelare. Un colpo di vento più forte mi destabilizza e devo appoggiarmi alla tettoia della fermata per non scivolare nella lastra di ghiaccio che si è formata durante la notte.
Che brutto tempo.
Due luci guizzano nella strada appena illuminata dal leggero chiarore dell’alba, finalmente l’autobus arriva a passo d’uomo, cercando di farsi strada nella tormenta.
Si apre la portiera cigolante davanti a me e salgo.

Di questo passo chi ci arriva a scuola?
Ora, se io fossi stata furba, sarei rimasta a casa come tutti gli studenti sani di mente, ma io oggi devo andare a scuola! Perché oggi c’è verifica di fisica e mio padre non mi farebbe mai saltare una verifica, neanche se avessi la febbre a quaranta.
Arrivo in stazione e la trovo completamente deserta, un fenomeno davvero raro!

Ma che ore sono? Oddio! Arriverò in ritardo me lo sento!
Scendo in fretta, rischio di inciampare ancora prima di toccare l’asfalto proprio sull’ultimo scalino della corriera scatenando l’ilarità di due ragazzi che si sono tolti le cuffie, non mi volto neppure a guardarli.
 Corro a perdifiato ma ad ogni passo rischio una scivolata disastrosa e poi il vento mi ferisce le guance, rallento subito e cerco di mantenere un’andatura sostenuta.
Non vedo niente dannazione! Guardo il cellulare e vedo sette nuovi messaggi, tutti dallo stesso numero: Zeudi. Se c’era una persona che avrebbe approfittato del mal tempo per stare in casa quella era di certo Zeudi.  Ma da quel che mi ha scritto deduco che è stata un quarto d’ora ad aspettarmi in stazione … mi ucciderà.
Continuo a camminare leggendo i vari insulti che Zeudi mi ha lasciato negli ultimi cinque messaggi e non mi accorgo neanche che sono ormai davanti ai cancelli della scuola.
Ma un problema c’è ed è anche bello grosso! I cancelli sono chiusi!

<< No, no … NO ! >> dico rivolta alle sbarre di ferro arrugginito del cancello.
E adesso, che faccio? Entro? Certo, così mi subisco la solita ramanzina infinita ! Purtroppo arrivare in ritardo è un po’ un’abitudine per me. Sinceramente preferisco evitare la predica … al diavolo! Dirò a papà che l’autobus non è neppure arrivato in stazione e che ero talmente in ritardo che non mi avrebbero mai permesso di entrare.
La neve e il vento si sono quietati e ora riesco a distinguere bene la strada. Non c’è anima viva.
So esattamente dove andare. Mi giro e torno sui miei passi, mi dirigo verso la piazza e poi verso i portici.

Invio un messaggio a Zeudi in cui le spiego tutto e apro una porta dalla maniglia in ottone.
Trilla un campanello. L’odore di vernice e di carta investe le mie narici, niente mi rilassa più di quel posto; l’unico negozio di belle arti della città.
<< Buongiorno ! >> dico spostando lo sguardo negli scaffali dei colori a tempera.
Non risponde nessuno, poco male! Avrò tempo per sfogliarmi qualche libro di anatomia.
La mia attenzione viene catturata dalle matite, ce ne sono alcune in offerta speciale.
Mi avvicino per leggere meglio il nome della marca ma sono interrotta da un << Buongiorno signorina ! Lieto di vederla. >> sobbalzo, è l’anziano proprietario del negozio; Alfio.
<< B-buongiorno signor Alfio! Mi ha spaventato a morte ! >>
<< Oh mi dispiace signorina, vedo che è interessata alle matite. >> rispose subito loquace.
<< Si, ho visto queste in offerta ma mi sono accorta solo ora che non sono abbastanza morbide. >>
<>

È come un gioco ormai tra me e il signor Alfio, io vado da lui in negozio per dare un’occhiata o per comprare qualcosa e lui ogni volta mi chiede di vedere i disegni. Spesso in cambio mi fa qualche sconto o mi regala della gomma pane.
Dopotutto è fin da quando sono bambina che vengo in questo negozio, la mia innata dote artistica si è manifestata molto presto e dopo aver toccato una matita per la prima volta, io non sono più riuscita a lasciarla andare.
L’unico a non vedere di buon occhio il mio talento e la mia dedizione all’arte è mio padre, che pensa all’arte come a un passatempo inutile e soprattutto, molto dispendioso.
L’altra sfortuna è quella di avere un’intelligenza sopra la media. Fin da quando ero bambina sono sempre stata presa come un fenomeno da laboratorio e mio padre non ci ha messo molto a decretare che l’unica dote che devo sviluppare è la matematica.
Quasi niente è un problema per il mio cervello.
È per papà che studio al liceo scientifico. Se fosse stato per me sarei andata al liceo artistico, ma con lui non si può discutere.
Quando si tratta di scuola o di lavoro, bisogna solo ascoltare e ubbidire.
Forse è riuscito a far prendere un’altra strada alla mia istruzione ma non riuscirà mai a far deviare la mia vita. L’arte è tutto ciò che sento di essere, quando disegno mi sento completa e felice.

Tiro fuori l’album da disegno e mostro al signor Alvio i miei ultimi schizzi. Lui li sfoglia sorridendo di tanto in tanto. Poi però si blocca su un paesaggio;  è ispirato a un’opera di Caspar David Friedrich “Il viandante sul mare di nebbia”.  Nel disegno ci sono due profili di due monti che sbucano opachi dalla nebbia e sulla destra un ponte con due lanterne che illuminano leggermente la scena. È la mia visione del dipinto.
Il signor Alfio rimane molto colpito e mi chiede di poter tenere il disegno per guardarlo meglio, glielo lascio contenta. Avrò un commento serio sulla mai opera fra qualche giorno. Poi ci addentriamo nel magazzino del negozio. Il signor Alfio apre un grande portone di legno e mi ritrovo fra gli scaffali.
Qui l’odore di vernice è più intenso e m’invade subito le narici. Camminiamo tra le scaffalature come se fossimo al supermercato e poi ci fermiamo davanti a una scala. Il signor Alfio comincia a salire gli scalini ed io reggo la scala per paura che possa scivolare, ma lui si muove con un’agilità invidiabile e non mostra segni di preoccupazione. Sale finché non riesce a raggiungere l’ultima mensola e da lì prende una scatolina rossa. Quella scatolina rossa da lì a poco cambierà la mia esistenza, ma io questo non posso ancora saperlo.

Me la porge gentilmente, assottigliando gli occhi dietro le lenti graffiate degli occhiali da lettura, apro lentamente la scatolina in velluto rosso e appoggiata in un morbido strato di raso bianco trovo una bellissima matita rossa con piccole incisioni dorate.
<< Caspita! È-È davvero bellissima ma penso che abbia un gran valore … insomma … varrà un occhio della testa! >>
Il signor Alfio sorride compiaciuto << È un prestito signorina! Io tengo il suo disegno e lei prova la mia matita. >>
È un patto alquanto bizzarro, questa matita vale sicuramente un mucchio di soldi, anche se funzionasse male, li varrebbe lo stesso per le decorazioni che ad occhio mi sembrano proprio in foglia d’oro fatte a mano. Lui in cambio vuole tenere il mio stupido disegno che sicuramente non vale neanche un decimo di questa matita.
Mentre faccio i miei ragionamenti  mi accorgo che la sto già stringendo in mano, si adatta perfettamente al mio pugno.
<< Beh, lo trovo ragionevole. D’accordo! >> dico mentre infilo la matita nella scatolina e quest’ultima nel mio zaino.
<< Meraviglioso! Il disegno potrei tenerlo anche più di una settimana ho bisogno di tempo per far un’indagine approfondita! >>
Esco da negozio e mi sento soddisfatta. La giornata forse ha preso la giusta piega e sono solo le dieci.

Vado ai giardini della piazza e mi siedo su una panchina. Mi piace vedere le persone passare, ognuna con la sua andatura, ognuna con i suoi pensieri. Quasi tutti di fretta.
Passa un anziano signore che si fa aiutare dalla sua stampella e poi una mamma che tiene per mano la piccola figlia che mi sorride e mi mostra la sua borsettina con Trilly.
Tiro fuori dallo zaino il blocco da disegno. Adoro disegnare le persone, voglio imprimere quei volti così comuni sulla carta e renderli finalmente unici e speciali.
Perché quando la tua faccia e sulla carta è sul luogo giusto per essere analizzata, si trovano i difetti, le caratteristiche, i particolari più nascosti che solo un artista può scovare. Io cerco di stare attenta a tutto ciò che vedo in una persona, ma più della realtà visiva mi piace far trasparire quello che vedo emergere da quelle persone.
Un carattere forte, sicuro oppure una persona timida, ma che sa sorridere sinceramente.

Sono a metà del ritratto della bambina con la borsetta di Trilly che la punta della matita si spezza.
<< Dannazione ! >> dico. Cerco subito nell’astuccio il temperino.
Ok. Riprendiamo.
<< Ma allora ce l’hai con me ! Maledetta ! >>, la punta si è spezzata di nuovo.
Riapro lo zaino e vedo una scatolina rossa.  Perché no ?
Apro la scatolina e prendo in mano la matita misteriosa, si adatta perfettamente alla mia impugnatura.
La poggio sul foglio bianco e basta una lieve pressione per attivare il suo meccanismo.
Il vortice mi trascina con sé, verso un luogo in cui non c'è spazio per il mio respiro, non c'è spazio per il mio pensiero.
Mi abbandono alla spirale di colori e grafite ... continuo a cadere e a perdermi.
Mi piace. 


Angolo autore
Hola !
Ecco qui il primissimo capitolo di Elyon e il Mondo dei Colori :D Spero vi soddisfi :P
Lo so non è molto movimentato ma volevo darvi una visione d'insieme di Elyon e del suo carattere.

Mi raccomando lasciate recensioni !!!
Grazie

Baci herion

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Capitolo 3
*** Il Primo Viaggio ***


Io ricordo solo l’inchiostro spegnermi gli occhi.
 
Calore, mi pizzica la pelle.
Aroma di erba fresca, si insinua nelle mie narici.
Un suolo è posato sotto di me … o meglio io ci sono posata sopra.
 
Socchiudo gli occhi e vengo abbagliata da una luce potente, poi tutto assume una forma definita e davanti a me compaiono dei fili d’erba verde.
Che verde strano ! È troppo carico e saturo … così sgargiante che pare finto !
Sono distesa su un prato, mi tiro su con la schiena e mi metto seduta. Attraverso con lo sguardo ciò che ho attorno … Oddio !
Vedo un prato sconfinato di erba verdissima, un cielo azzurro e un sole.
Ma il prato è troppo verde per essere vero, il cielo è troppo azzurro e il sole … giallo canarino,  non fa male a guardarlo.
È tutto tremendamente finto e plastico; i colori sono definiti, piatti e innaturali.
Mi sembra di essere stata catapultata in un videogioco dalla grafica pessima che potrebbe realizzare solo il più incapace dei disegnatori, eppure  è così dannatamente reale.

Accarezzo l’erba e sento subito la sua consistenza fragile e al tempo stesso tagliente, strappo un po’ di ciuffi per esserne certa … è reale !
I miei sensi non si sbagliano, non si sono mai sbagliati.
La mia mente inizia già ad analizzare la situazione utilizzando i pochi dati che le ho fornito.
Eppure salgono già delle domande scontate: Ma dove diavolo sono ? E come cavolo ci sono finita qui, soprattutto !?
La soluzione più logica arriva subito : un sogno, un sogno incredibilmente realistico.
Ma io un sogno del genere non l’ho mai fatto prima e sinceramente … mi fa paura.
Ma la paura è irrazionalità ed io sono una mente estremamente razionale.
Io so risolvere qualunque problema.
Forza Elyon, è come un’equazione; devi solo trovare l’incognita.
Mi servono più dati.

Mi alzo, barcollo e per un momento sento l’equilibrio scappare, sono completamente stordita. Mi sembra di essere passata intera per un foro dello scolapasta.
Ed eccola di nuovo la paura, mostra gli occhi nel mio petto, pronta ad abbracciarmi.
No, Elyon resisti ! Non è il momento di fare la bimba disperata, ora devi solo ragionare e trovare la soluzione … quella maledetta incognita.

Scuoto la testa e aspiro forte, devo stare calma. Se questo è un sogno prima o poi mi sveglierò. Se non lo è … beh … benvenuta all’inferno Elyon !
Per questo posto allucinante e spaventoso può essere chiamato solo così.

Cammino. Cammino a passo svelto, ma il paesaggio rimane inesorabilmente lo stesso.
Il verde mi opprime e mi soffoca. L’azzurro mi schiaccia al suo e preme come un macigno su di me. Il sole giallo canarino mi osserva come un occhio, divertito nel vedermi impazzire.
Comincio a sudare e senza accorgermene sto correndo. Corro come una disperata alla ricerca di qualcosa. Ma di cosa ? Della maledetta incognita ?
Rallento sino a fermarmi, sono sfinita. Mi guardo attorno di nuovo; nulla è cambiato, è come se non mi fossi mossa di un millimetro dal posto in cui sono partita.
Eppure ho appena corso  a perdifiato ! Ho visto e sentito l’erba scorrere sotto le mie scarpe.
<< Com’è possibile ? >> dico, quasi come se mi aspettassi che qualcuno mi rispondesse.
Rido, sono sconvolta e rido. Una risata folle e completamente irrazionale.
È un sogno, deve essere un sogno !

Solo in quel momento sento qualcosa. Un odore. Bruciato !
Qualcosa stava bruciando da qualche parte ! La gioia mi investe, lo sapevo che avrei trovato la soluzione !
Eccola finalmente l’incognita ! Mi è appena stata rivelata da uno dei miei sensi e ne sono certa, mi condurrà alla salvezza !
Se c’è qualcosa che brucia vuol dire che c’è qualcosa di vivo. Seguo il mio olfatto e cammino dove mi porta l’odore. Si fa sempre più pungente; mi sto avvicinando !

Sbatto le palpebre solo un attimo. Una leggera frazione di secondo e mi ritrovo davanti un imponente edificio grigio. Scatto all’indietro spaventata.
Un colpo di gelo mi fa palpitare il cuore. Il palazzo grigio è terribile e spaventoso. Il suo colore è piatto e finto come tutti gli altri, ma trasmette una tristezza profonda che scava dentro di me fino all’anima.
Rimango qui, gelata, con gli occhi sbarrati.
A prima vista sembra un ospedale, ma poi mi accorgo che a circa tre quarti dell’edificio si innalzano due torri di combustione come quelle delle fabbriche.

Ho i nervi a fior di pelle e sento che potrei scattare come una molla al solo più piccolo fruscio. E lo sento, un movimento alla mia sinistra.
Salto come un grillo impaurito e mi giro urlando verso la direzione da cui è provenuto il rumore.
Vedo un ombra nascondersi dietro l’angolo dell’ospedale grigio. Le mie gambe sono piantate a terra e i miei pugni sono stretti e tesi così tanto che vedo le nocche sbiancare e sento le unghie ferirmi i palmi delle mani.

L’ombra si muove, esce da dietro l’angolo. È un bambino, ha i capelli neri ed indossa dei vestiti blu intenso, ha un viso dolce e innocente.
Lui non è finto, riesco a vedere la sua pelle, le sue mani e i suoi movimenti e sono sicura che sia vivo; reale !

Avanza lentamente, muove qualche passo incerto davanti a se. Guarda nella mia direzione, ma non guarda me.
Rimango zitta, immobile e quando è abbastanza vicino riesco a scorgere i suoi occhi. Grigi, lo stesso grigio dell’ospedale-fabbrica. Quel colore che fa piangere il cuore. I suoi occhi sono spenti. Spenti per sempre.
Il bambino è cieco. Si vede da come si muove, da come sposta lentamente lo sguardo e da come agita le mani alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi. Muovo i piedi e lui immediatamente sente il rumore dell’erba e subito sposta le sue braccia verso di me. Agisce velocemente e mi sfiora il gomito con una mano.
Lui sussulta e lo faccio anch’io.
<< Ehi ! C-Ciao ! >> cerco di dire in tono tranquillo, ma mi esce dalle labbra una voce alta e spiazzante che fa impaurire il bambino.
<< No, no ! Aspetta non voglio farti del male ! >> , allungo una mano verso di lui per toccarlo e rassicurarlo, ma qualcosa non va.



La mia mano non c’è e anche il mio braccio sembra scomparso.
Grido come una pazza e cerco di toccarmi con la mano sinistra che sembra essere l’unica rimasta. Il bambino è terrorizzato ma sembra sul punto di parlare.

<< Dio ! Sto scomparendo !!! Aiutami, ti prego, aiutami ! >> gli urlo in faccia. Sono disperata, sconvolta.

Non provo alcun tipo di dolore, ma vedo il mio corpo svanire lentamente come il fumo che esce dalle torri dell’ospedale-fabbrica davanti di me. MI inginocchio a terra tremante, con la mano sinistra cerco ancora di toccare le parti scomparse del mio corpo, ma non trovo nulla. Rimango inginocchiata a guardarmi sparire lentamente. Sento il bambino avvicinarsi. Mi prende la mano.

<< Non devi preoccuparti, andrà tutto alla perfezione. >> mi sorride. Il suo sguardo vuoto è rivolto sopra la mia testa verso l’orizzonte.
<< Voglio tornare indietro, voglio tornare a casa ! >> gli dico con le lacrime agli occhi. Il collo inizia a svanire.
<< Casa ? Tu hai una casa ? >> mi chiede improvvisamente stupito
 Ma non riesco a risponde, la mia bocca è scomparsa.


 L’ultima cosa che vedo sono i suoi occhi persi. Poi l’inchiostro nero ha di nuovo la meglio su di me.
 
 


Mi abbandono alla spirale di colori e grafite ... continuo a cadere e a perdermi.
Mi piace.





 





Angolo autore

Eccomi qua ! Ciao a tuttti :3 scusate la mia latitanza in questo ultimo periodo <3 ho avuto un po' di caos a casa !
Comunque penso che questa pausa mia abbai fatto bene, ho riflettuto molto su come scrivere questo capitolo importante ! 
Sono abbastanza soddisfatta del risultanto :) ma sta tutto a voi ora ! Recensiteeeeee !
Grazie mille ;)

baci
Herion

 

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Capitolo 4
*** Dolce Rinvenimento ***


Hola!
Ecco qui il terzo capitolo appena sfornato :D lo so, lo so ... sono una ritardataria nata! Scusate se ci metto così tanto T.T Sono davvero contenta di ricevere tutte le vostre recensioni e i vostri commenti e critiche :) grazie!
Un grazie speciale soprattutto a LoveForHachi, Water_Wolf, Naitmers e HerNameIsGiuls ^^
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri e qui entra in gioco un nuovo personaggio che spero gradiate.
Troverete per la prima volta delle conversazioni! Fatemi sapere se le ho scritte bene ;)
Buona lettura <3



CAPITOLO 3

È come tornare a respirare dopo un’estenuante apnea.

Non sono mai stata una grande nuotatrice, anzi, ho smesso di andare in piscina da quanto mia cugina Fillis mi ha quasi fatto affogare all’età di sei anni … beh, forse non ho proprio rischiato la vita quel giorno, ma la paura dell’acqua è rimasta.
Ma non è proprio l’acqua a spaventarmi, è la mancanza d’aria, i polmoni bloccati in una morsa, la gola immobile e la trachea che urla il suo bisogno disperata.

Ecco, quella è la sensazione che provo un secondo prima di inspirare.

Aria, aria, aria!!!

I polmoni bruciano come fossero in fiamme, lo sterno si solleva dolorante e io sussulto ed emetto un gemito di dolore.

L’ossigeno mi riempie la vene e non c’è sollievo più dolce in questo momento; inspiro con forza quanta più aria riesco a catturare e mi sento rinascere.
Apro gli occhi di scatto, è un movimento rapido e deciso (questo mi fa dedurre che un attimo fa non ero addormentata, No, non lo ero affatto).
Tossisco più volte e cerco di calmare la mia iperventilazione. Non c’è bisogno che mi prenda il battito, sento il mio cuore martellarmi il corpo come se volesse distruggerlo e lo percepisco agitato e frenetico.

Devo calmarmi. Sono a terra, proprio sotto il bordo esterno della panchina in cui ero seduta un attimo prima.
Sto per rimettermi in piedi e vedo una figura avvicinarsi.
È un ragazzo.

<< Ehi! Tutto bene? >> dice mentre mi corre incontro.
Non rispondo. Sono ancora troppo confusa e agitata per parlare. Lui mi afferra sotto le braccia e mi aiuta a sedermi nella panchina. Sento della neve sciogliersi nella mia guancia, ho le mani e i piedi congelati.

Il tipo è intento a raccogliere dei fogli dal ciottolato … sono i miei disegni!
Li ammucchia rapidamente e me li porge. Lo guardo negli occhi e lo riconosco. Dannazione! Lavora nella libreria del centro, esattamente la stessa libreria in cui io mi reco circa due volte a settimana.
Afferro rapidamente i fogli da disegno (che sembrano essere ancora in buone condizioni) e sento il calore inondarmi le guance. Arrossisco.

<< Stai bene? Che ti è successo? >> mi tocca rapidamente la guancia sinistra con la punta delle sue dita, sono calde. Ok, ora sono paonazza.
<< Sto … bene! Si, certo! >> dico con un tono più alto di quello che dovrei usare << P-Penso di essere svenuta, tutto qui. >>
<< Ti ho visto a terra che ansimavi e sembrava che non riuscissi a respirare bene … hai pure gridato! >> mentre parla muove freneticamente le mani e gesticola in modo esagerato. Sorrido.
<< Ehi! Ma io ti conosco! >> dice con tono squillante, i suoi occhi si ingrandiscono. Ecco fatto.
 << Sei la ragazza del bibbione [1] su l’arte romanica! >> ride divertito.
<< Ehm, già! Proprio io! >> rispondo imbarazzata.

Il battito si sta regolarizzando e non fatico più a respirare. Il ragazzo mi prende la mano e preme due dita sul polso, cerca i battiti.
Mi affretto a tirare giù le maniche e spero veramente che li non li veda. Non deve vedere i segni. [2]
<< Bene, ti stai riprendendo. >> sorride mentre lo dice << Hai fatto colazione? >> mi guarda con fare accusatorio.
<< Io veramente … no. >> questa mattina mi sono proprio scordata di mangiare.
<< Allora sono obbligato a portarti in un bar! Ah, quasi dimenticavo! Io sono Dimitri. >>
Mi porge la mano, gliela stringo e dico << Elyon, piacere >>.
Mi tira a se e mi ritrovo in piedi di fronte a lui.
<< Andiamo? >>

Prendo i fogli e comincio a seguirlo.
Per un attimo penso che forse non è una buona idea. Dopotutto sto andando in un bar (almeno spero) con un ragazzo che ho appena conosciuto … anche se in realtà lo vedo sempre in libreria … ma comunque non lo conosco affatto!

Sto ancora rimuginando sul da farsi quando Dimitri si volta e mi chiede << Disegni? >> indica i fogli che stringo ancora ina mano.
Sarà meglio riporli dentro lo zaino.
<< Si, è il mio passatempo. >> arrotolo i fogli e li metto nello zaino.
<< Direi più una passione visto come disegni bene! >>
Oddio, li aveva guardati mentre li raccoglieva. Mi mordo il labbro inferiore. Ho sempre provato imbarazzo a mostrare agli altri le mie opere. In ogni disegno c’è qualcosa di mio, sono come tanti specchi che riflettono diverse angolazioni del mio corpo. Ognuno di loro è unico, ma prendono tutti dalla stessa fonte principale: me. Far vedere i miei disegni è come mettermi a nudo, mostrare le parti più deboli e strane del mio essere, quelle che neanche io so decifrare.

Perché nessuno si conosce veramente fino in fondo. Nessuno.

<< Grazie. >> sbotto seccata. Non voglio sembrare permalosa, ma non sopporterei mai che la conversazione virasse dritta vero l’argomento ‘ disegni bene … fai l’artistico?’.
Dimitri mi guarda strano ma poi scuote la testa ed apre una porta a vetri.

Siamo arrivati al bar. È quello sulla strada che va alla stazione degli autobus. Perfetto!
Ci sediamo ad un tavolino e Dimitri saluta un ragazzo al bancone con la testa piena di rasta biondi.
Siamo un di fronte all’altra.

Solo ora mi accorgo che ha dei meravigliosi occhi grigi, che mi ricordano le nuvole dopo una giornata di pioggia: non troppo scure, ma neanche troppo chiare e debolmente illuminate dal sole. I capelli sono neri come la pece e si arricciano leggermente vicino alle orecchie. Ha la pelle abbronzata (Strano. È pieno inverno! … carnagione scura!) e le labbra hanno una curiosa forma a cuore.
Si accorge che lo fisso e sorride. Forse anche lui mi sta studiando.

<< Allora Dimitri, che posso portare a te e alla tua amica? >> il rastone biondo è comparso alla mia destra con un blocchetto per scrivere gli ordini in mano.
<< Due cappucci e due brioches alla nutella >> mi fa l’occhiolino. Non riesco a fare a meno di sorridere.
<< Arrivano subito! >> il rastone se ne va salterellando.
<< Un tuo amico? >> provo con una domanda scontata per iniziare la conversazione.
<< Si, Octavian! Suo padre ha il negozio di dischi vicino alla libreria, ogni tanto mi fermo da lui ad ascoltare qualche disco reggae. >>
<< Oh ti piace il reggae! Figo! >> ecco, ora si che mi sento un idiota. ‘Figo!’

Octavian arriva subito con l’ordine. Butto un bustina di zucchero nel cappuccino. In quel bar hanno proprio un zucchero curioso; sono palline imbustate una ad una.

<< E a te che genere piace? >> torniamo alla conversazione.
<< Io ascolto Indie Rock … ma soprattutto musica indipendente, sai Underground! >> mi guarda affascinato. Forse l’ho colpito.
<< Questo si che è figo! >> ride. Ha un bel sorriso.
<< E studi, magari, tra un concerto e l’altro ? >> mi chiede ridacchaindo prima di bere una sorsata di cappuccino.
<< Si. Liceo … Scientifico. >>
<< Oh! Ci passano tutti almeno una volta nella vita >> . Ridacchia.
<< Fai lo scientifico ? >>. Mordo la brioches.
<< No! Per carità! L’ho appena finito. >> gesticola con le mani come se volesse scacciare una mosca. Rido.

Quindi ha più di diciott’anni. Strano, non sembra.

<< Quindi lavori ora? >> chiedo. Inzuppo la brioches nel poco cappuccino che mi rimane.
<< Mi vedi così poco studioso? >>. Punta di ironia.
<< No! Io pensavo .. cioè … hai detto che lo scientifico non ti piaceva, quindi ho pensato … niente! Quindi studi! Bene, bene, università! Buon per te! >>

Oddio ma che ho balbettato? Elyon prendi un pala e vai a scavarti la fossa. Sento le mie guance arrossire di nuovo.

Dimitri ride. Ha un bel suono la sua risata.

<< Fisica! Se vuoi proprio saperlo. >>. Finisce la sua brioches.
<< Interessante! >> dico seria. Mi interessa davvero.
<< Guarda! >> prende una pallina di zucchero e la estrae dall’involucro.
<< Wow! Una pallina di zucchero! Devi essere un fisico molto promettente all’università! >> dico sorridendo.
<< Spiritosa! >>. Ride sotto i baffi. << Octa! Hai un bicchiere? >>
Octavian arriva rapido, con un bicchiere di vetro e dopo averlo posato se ne va, ancora saltellando.

[3]<< Io posso far entrare questa pallina di zucchero nel bicchiere senza toccarla! >>. Fa una pausa ad effetto. << Con la fisica! >>
Prende il bicchiere e lo posiziona sopra la biglia; comincia a farlo roteare velocemente muovendo il polso; la biglia entra nel bicchiere e gira con esso. Elementare!
<< Vedi, questa è la forza ..>>
<< Centripeta! >> finisco io la frase. Lo guardo soddisfatta.
<< È la forza interna generata dal bicchiere che agisce sulla pallina zuccherata e quindi le fa percorrere una traiettoria circolare. >> concludo.

Sento Octavian ridacchiare dietro al bancone. Dimitri appoggia il bicchiere sul tavolo.

<< Vedo che non sono l’unico a cui piace la fisica in questo bar! >> mi osserva e stira le labbra in un piccolo sorrisetto che gli fa comparire una fossetta nella guancia sinistra.
<< E dimmi, perché una ragazza intelligente come te oggi non è a scuola a studiare ma gironzola per i giardini del centro pronta a svenire in ogni angolo? >> Touché.
<< Diciamo che oggi è stata una piccola trasgressione alla regola >> rispondo rapida.


Proprio in quel momento sento il cellulare vibrare in tasca. Guardo, è Zeudi. Rispondo.
“Pronto?”
“Pronto, Elyon! Dove cazzo sei?!?”
“Ehm …io… la bar. Ma perché…?” vedo l’orologio a forma di tazzina da caffè del bar “OH CAZZO!”
“Corri!”. Zeudi chiude la telefonata.

Sono in ritardissimo per la corriera! Perderò l’autobus, accidenti! Prendo il cappotto e lo zaino.
Guardo Dimitri. Sembra già aver capito tutto. Si alza dalla sedia.

<< Io devo andare o perderò l’autobus, scusa! >> dico velocemente.
<< Se vuoi … potrei portarti a casa in macchina … sempre se ti va! >> mi sorride.
<< Io … no, scusa no! Un’altra volta magari. >>. Un po’ mi dispiace rifiutare l’offerta ma non posso proprio.
<< Ok, nessun problema. Beh … allora, ciao! >> alza la mano in segno di saluto. Io sono già vicina alla porta. Devo proprio scappare.

Sospiro. << Ciao! >>

Quindi finisce così? Ma certo che finisce così! È un incontro occasionale. Però forse speravo … non so, qualcosa. Speravo che mi desse il suo numero? Un e-mail? Avanti, non è proprio il momento giusto per conoscere un ragazzo.

Esco. Ma non riesco a finire di far chiudere la porta del bar e sono di nuovo dentro.

<< Oddio scusa! Mi sono dimenticata di pagare! Scusa! >> dico imbarazzata.
Sto per frugare tra le monetine delle tasche quando Dimitri mi blocca dicendo << Ops ! Sei arrivata in ritardo credo. Ma che ci fai ancora qui? Forza vai! >> ride, tranquillo.
Lo ringrazio per la brioches e il cappuccino un’altra decina di volte prima di uscire.

Ho appena imboccato a tutta velocità la via laterale per la stazione quando sento la voce di Dimitri uscire dal bar urlando << Attenta a non scivolare, Elyon! La forza di gravità è anche peggio di quella centripeta! >>.

Rido. Se questo è un addio devo dire che è proprio riuscito bene.

Mi fiondo al di là del passaggio pedonale stando attenta al ghiaccio e alla neve che si sta sciogliendo.
Vedo subito Zeudi che agita freneticamente le braccia verso di me urlando il mio nome.
Ha un piede poggiato a terra e uno sul primo scalino dell’autobus. Ha trattenuto l’autista per me.
Salgo e la ringrazio. L’autista mi guarda male e parte. Prendiamo posto in due sedili vicini.

Zeudi è curiosa di sapere tutto quello che ho fatto e le faccio una descrizione dettagliata.
<< Cosa? Hai incontrato un ragazzo? Come hai detto che si chiama? Dimitri? Oddio! E com’è ? Carino? >> dice tutta eccitata.
<< Scusa ti ho appena detto che sono svenuta nel parco e che ho rischiato di morire soffocata in un sogno completamente assurdo e spaventoso e tu la prima cosa che mi chiedi è l’aspetto fisico del ragazzo che mi ha aiutata? >> ridacchio. È proprio da lei.
<< Per prima cosa era solo un sogno, poi ,secondo me, ha solo avuto un leggero calo di zuccheri e qualche colpetto di tosse …>>
<< Colpetto di tosse?! Zeudi non riuscivo più a respirare! Credevo di morire asfissiata!!! >>
<< TERZO! Lui non ti hai aiutata, ti ha salvata! Allora com’è? >>

Oddio, si sta già facendo un film mentale per conto suo. Sorrido. Zeudi è fatta così e non si può non volerle bene. Sempre allegra e solare, un vulcano in piena attività. Può sembrare superficiale ma non lo è affatto con le persone a cui vuole bene.

<< È un normale esemplare umano, con una fenotipo [3] nella norma. >>. Fregata.

Sbuffa. Mi sorride. Siamo arrivati alla sua fermata.

<< Non mi fido! Per me è carino!>>. Rido. Non vuole proprio arrendersi.
<< Però promettimi che la prossima volta che stai male mi chiami subito! >> mi da un piccolo bacio sulla fronte e se ne va.
<< Promesso >> sussurro. Lei è già scesa.

Mancano solo due minuti alla mia fermata.
Tiro fuori i disegni dallo zaino per assicurarmi che non si siano bagnati troppo sulla neve.

Il mio cuore perde un battito. I miei occhi si dilatano e mi porto una mano alla bocca.


Sul primo foglio c’è il bambino.
Il bambino cieco del sogno che mi guarda.
Ritratto in maniera perfetta.
Ritratto da me.
È il mio segno, il mio tratteggio e la mia tecnica di chiaroscuro e c’è pure la mia firma nell’angolo del foglio.

Le mie mani tremano. Oh mio Dio! Ho disegnato io quel bambino! Quando?
Non riesco a ricordarmi nulla. Io stavo disegnando la bambina del parco con la sua borsetta e poi ho preso la matita rossa … la matita rossa !

Lascio i fogli e cerco nello zaino.
Trovo il contenitore e lo apro.
Al suo interno c’è la matita misteriosa.
È posata nella custodia e riposa pacifica come se non fosse mai stata usata.
Eppure ho il sospetto che sia proprio sua la grafite sul disegno del bambino.


Guardo di nuovo il disegno e mi accorgo di un particolare che prima mi era sfuggito.
Si vedono delle lettere trasparire dal foglio. Guardo sul retro e trovo un numero di telefono e sopra un nome.
Dimitri.












 Angolo autore

Ben arrivati! Spero vivamente vi sia piaciuto questo capitolo ;) Allora ho due cosucce da spiegare :
[1] Bibbione ... allora qui volevo esprimere il concetto di libro incredibilemente voluminoso e noioso ma non voglio assolutamente offendere nessuno! Ho usato questa parola perchè secondo me esprime perfettamente il concetto ma non voglio dire che la Bibbia sia un librone noioso e inutile!

[2] I segni ... eheheh ... il rating giallo l'ho messo per un motivo ;(

[3] Ok, qui c'è da ridere XD Questa bellissima tecnica di seduzione mi è stata ispirata dall'episodio 1x03 della famosa seria televisiva The Big Bang Theory ^^ qui c'è il video per chi fosse interessato http://www.youtube.com/watch?v=-KSeu5jkCr4
 
Bene, ho spiegato tutto! Come avrete sicuramente notato l'aspetto fisico di Elyon non viene menzionato :) io preferisco che il lettore se la immagini come vuole ; bionda, mora, magra, paffutella ... insomma fate voi ^^ Sarebbe divertente che nelle recensioni mi raccontaste come vi immaginate l'aspetto di Elyon :D Sarei davvero curiosa e poi è un bel confronto!

Vabbè l'importante è che recensiate :D grazie! <3

baci
herion

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