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So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non riesco a
trovare il giusto proseguimento per quella fic, ed è per questo che,
ovviamente ne scrivo un’altra
So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non
riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic,
ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra.
Premetto che è nata di getto, non ho la più
pallida idea di come verrà fuori, ma non penso affatto che sarà
lunga, anzi cercherò di limitarmi a una decina forse dodici capitoli,
non so ancora bene, per ora ho solo i primi due…
Per passare ad una breve presentazione… la protagonista in
questione si chiama Agata, come vedrete molto presto non ha una situazione
molto facile e non è la persona più fortunata del mondo, ma ha
sicuramente un amore infinito per l’arte… compensato da un odio
viscerale per tutti gli uomini…
Nel prossimo capitolo conoscerete il co-protagonista…
Quello che
sta dietro la maschera
Capitolo
1
-Agatha-
Agatha guardò la cornice con dentro
il suo disegno... nonostante fosse quasi diplomata con un titolo da
restauratrice era tutto inutile.
Non le aveva ancora permesso di
appendere nemmeno uno schizzo.
Tornò in camera sua e
sospirò desolata, non aveva più spazio per appendere nulla.
Fotografie scattate di getto, un
calendario che lei stessa aveva progettato, vecchi soprammobili, scaffali con
libri e fumetti, schizzi attaccati con lo scotch e un po' penzolanti, due metri
per quattro in cui conservava tutto ciò che le restava del suo mondo.
Non buttava mai niente e questo
vizio cominciava a renderle la sua permanenza in quella casa sempre più
difficile.
Sospirò ancora una volta,
allontanò uno specchio decorato e spostati altri schizzi ci
infilò la cornice, nascosta sotto una pila. Guardò altrettanto
distrutta i rotoli di carta da spolvero nell'angolo, anche quelli ormai sbordavano.
Evitò accuratamente di guardare il cavalletto bendato adiacente all'unica
parete tappezzata, le era passata anche la voglia di dipingere.
Da tre mesi lavorava su quel dipinto
ad olio e nessuno l'avrebbe mai visto, esattamente come tutto il resto dei suoi
disegni.
Questo grazie a suo padre.
Chiunque, tra tutti quelli che la conoscevano,
avrebbe trovato anche solo un commento piacevole sui suoi disegni, tutti tranne
lui. L'aveva disprezzata e insultata dal primo giorno in cui aveva scelto di
frequentare una scuola d'arte rifiutando di andare a ragioneria.
Perchè lui non capiva il suo
amore per l'arte. Non l'avrebbe mai capito. La voleva dietro una fottuta scrivania a battere i tasti di una tastiera e non
dietro ad un cavalletto con davanti un dipinto.
Voleva sua figlia maritata a
vent'anni con in arrivo qualche marmocchio, una figlia
che amasse la moda, fosse magra, bella, che ascoltasse musica da discoteca come
tutti gli altri.
Ma Agatha
era esattamente l'opposto.
Ascoltava gruppi punk, se ne fregava
di quello che indossava, odiava stare in ufficio, aveva costantemente le dita
coperte di colore e graffi per le troppe giornate passate a martellare pezzi di
legno da farli incastrare in un mobile che a stento stava in piedi. Non aveva
uno straccio di fidanzato, non pensava nemmeno alla parola matrimonio, non era
magra, tanto meno bella e questo a suo padre non andava giù.
Non sarebbe mai cambiata la sua
espressione indifferente, non sarebbe mai stato gentile davanti ad un suo
disegno, nemmeno fosse stata la riproduzione esatta della Monna Lisa. E per
questo lei lo detestava.
Non lo odiava ma
allo stesso tempo l'avrebbe strangolato se solo non fosse stato suo padre. E
per questo odiava anche tutti gli uomini.
Per tutti lei era l'amica, la
persona sempre così scema da fare tutto quello che loro chiedevano, senza
mai rifiutare, ma Agatha anche se non apriva bocca
sapeva ben custodire i suoi segreti...
Tutto quello che gli altri credevano
che fosse in realtà era solo quello che lei voleva che loro pensassero.
Era una maschera, come quelle del
teatro, un'attrice sempre pronta a sorridere o piangere a comando, ma che in
realtà era molto di più.
Dietro le sue quinte, dietro al suo
cavalletto, sapeva essere se stessa, forse un po' troppo orgogliosa, come tutti
gli attori, ma comunque una personalità indipendente, molto diversa dal
personaggio che interpretava.
Tornò in cucina e
guardò l'uomo sdraiato sul divano... era perso davanti all'ennesimo
programma su barche da multimilionari, barche che poteva solo sognarsi.
Come la vide sorrise e indicò
il modello che preferiva iniziando a sparlare sui vari optional del modello, ma sua figlia non l'ascoltava.
Sua madre stava guardando la
televisione in un'altra stanza, quella donna aveva avuto una giornataccia, Agatha lo sapeva perchè era lei che l'ascoltava
tutti i giorni, sapeva bene che avevano un casino di debiti da pagare, ma lui,
quello sdraiato che sognava uno yacht da sogno, nemmeno immaginava come potessero
sentirsi gli altri membri della famiglia.
Si spostò verso il lavello e,
meccanicamente, prese a lucidare i piatti.
Era così abituata a dover
pulire la casa, che ormai era diventato un modo per sfogarsi, era come se
lucidare quella porcellana bianca la aiutasse a ripulire via anche le cose
tristi della sua vita.
Ecco il capitolo numero 2… in realtà è nato
parallelamente a quello di Agatha, tuttavia ho voluto aspettare a scrivere il
capitolo 4 prima di postare anche questo
Ecco il capitolo numero 2… in realtà è nato
parallelamente a quello di Agatha, tuttavia ho voluto
aspettare a scrivere il capitolo 4 prima di postare anche questo.
Qui si conoscerà Claudio, personaggio decisamente diverso
alla protagonista, lui ovviamente ha sempre avuto una vita piena di agi e vizi,
senza mai problemi, solo che adesso una serie di avvenimenti sfavorevoli lo perseguiteranno… ma non dico altro perché altrimenti
vi rovino tutto :P
Voglio ringraziare Loribie Nihal_N per le loro recensioni, e comunque ringrazio anche
chi legge senza commentare^^ spero che Claudio vi incuriosirà come Agatha anche se per il loro incontro dovrete aspettare il cap 4 che vi ho citato prima… eheheh
a presto^^
Grazie ancora
Byebye
By Sayu
Quello che sta
dietro la maschera
Capitolo 2
-Claudio-
La musica
assordante usciva dalle casse invadendo l'aria di note artificiali, musica tecno in un locale pieno di ragazzi alla moda tutti
griffati da testa a piedi.
Scarpe
lucide sulla pista, jeans luccicanti con paillettes
applicate, mani. Mani che vorticano nell'aria e poi lui.
Claudio,
perfetto, bello, attorniato dalle più belle ragazze del locale.
Muoveva
il suo corpo al ritmo di una musica ripetitiva e quasi monotona per chiunque
tranne che per la gente presente.
Lanciò
uno sguardo alla bionda chesi strusciava contro la
sua gamba. Lara, la sua ragazza, capricciosa e passionale, come lui preferiva. Una ragazza non troppo impegnativa per una storia che durava
da tanto, forse anche troppo, ma a lui non interessava.
Stava
bene così, era felice, aveva tutto quello che desiderava, poteva
afferrare la felicità con un dito.
Costantemente
accecato dalle opinioni altrui, aveva costruito il suo carattere sulla base del
leader del gruppo, quello di cui ti puoi sempre fidare, quello con la macchina
più costosa, la ragazza più bella.
Nella sua
vita i suoi problemi principali erano scegliere il vestito da mettersi la
mattina e quando sarebbe arrivato il giorno di paga, così da poter
spendere tutto in altri divertimenti.
Sempre
guidato dalla musica si avvicina a Lara nella speranza di rubarle un bacio, ma
inaspettatamente lei si scosta e si fa largo tra la folla, per raggiungere i
bordi della sala.
Pregustando
un seguito piacevole, la segue, spinte in una massa di giovani, ancora troppo
svegli per poter tornare a casa. Per un attimo la perde, poi di nuovo i suoi
capelli biondi illuminati dalle luci colorate e di nuovo corre
all'inseguimento, lei non si volta, mentre lui si fa largo tra quel branco
sempre più fitto.
La musica
si fa via via più lontana, le casse del palco
sono ormai un ricordo e l'aria d'autunno lo investe di botto, non s'era accorto
che era già all'uscita.
-Lara!- la chiama, un urlo forse troppo forte, dovuto alla sordità
momentanea per un periodo troppo lungo vicino alle casse.
Lei si
volta finalmente, ma non c'è ombra di un sorriso sulle sue labbra,
è arrabbiata e Claudio non sa il perchè.
-Ehi! Che
ti prende?- l'impazienza lo coglie prima ancora che possa pensare.
-Me ne
torno a casa!- di nuovo le sue spalle, mentre il rumore dei tacchi risulta
attutito dal tappeto rosso dell'ingresso, il buttafuori li guarda passare,
altri sono ancora in attesa di poter varcare quella
soglia.
-Andiamo,
non sono ancora le due!- alza gli occhi al cielo, lui, ritenendo quell'atteggiamento troppo stupido e senza motivo.
-Me ne
sbatto, torno a casa.- lei decisa continua la sua camminata, la via è
tornata deserta, solo loro due e la luce di qualche lampione, come fari su un
palco deserto che mette in scena la sua commedia senza un pubblico che assiste.
-Ma si
può sapere che ti è preso?-
Di nuovo quella cascata di capelli biondi si volta e gli occhi di lei si
gettano in quelli scocciati di Claudio.
-C'è che mi sono stancata! Mi sono stancata della tua mania di
provarci con tutte-
-Andiamo,
stavamo solo ballando!- lui, un sorriso divertito sulle labbra, lei, la rabbia
repressa che dalle mani sale alle labbra.
-Ballando
un cazzo, Cla! E' finita,
vai a divertirti con le tue puttanelle-Di nuovo pioggia di capelli biondi che celano lo sguardo
arrabbiato, mentre la mano di lui le afferra il braccio e la strattona.
-Stammi
bene a sentire....- la mano libera di lui che le
afferra il mento e la obbliga a voltarsi, a guardarlo, per una supplica, una
ritrattazione, una misera spiegazione.
E poi
l'insulto, lo sputo.
-Stammi a
sentire tu, sono otto mesi che usciamo e sono stanca di farti da palo, se hai
bisogno della mogliettina che ti stira i panni mentre
ti scopi l'amante hai sbagliato persona!- rumore di tacchi, metri tra loro.
-Credi davvero che non sappia di Beatrice e di Michela? Mi credi così
scema? Ma vaffanculo!- e poi di nuovo tacchi.
La destra
sale all'occhio, la saliva viscida crea fili disgustosi tra le sue dita.
In un
secondo era stato scaricato. Per la prima volta in vita sua. Forse non andava
poi così tutto bene nella vita di Claudio, ma sicuramente quello era
solo l'inizio...
Ok, non uccidetemi per il ritardo mostruoso con cui aggiorno, ma non ho
passato un Buon Natale avendo da poco perso la mia gatta a cui ero molto
affezionata e di scrivere proprio non ne avevo voglia
Ok, non uccidetemi per il ritardo
mostruoso con cui aggiorno, ma non ho passato un Buon Natale avendo da poco
perso la mia gatta a cui ero molto affezionata e di
scrivere proprio non ne avevo voglia.
Il capitolo che vi aggiorno è di repertorio, avevo
pensato di cambiare trama, ma la prima stesura mi convinceva di più,
quindi ho deciso di rivedere quella.
Rigrazio coloro che hanno
commentato, chiedo ancora scusa e spero di aggiornare prima la prossima volta. Ovviamente
ringrazio anche chi legge senza commentare e spero vi piaccia la storia.
Aspetto ad augurarvi il Buon Anno, probabilmente il capitolo 4
lo vedrete prima.
Quello che sta
dietro la maschera
Capitolo 3
-Peggio di così…
-
Agatha si infilò in fretta nell'abitacolo gelido della sua
macchina, non amava guidare, nonostante fosse patentata da tempo era
praticamente un disastro alla guida. La sua fiat sgangherata
si muoveva a stento nella nebbia di fine ottobre.
La serata
precedente l'aveva passata a mangiarsi le unghie dalla rabbia e la sua fatica
di mantenere una manicure decente era stata tutta inutile.
Infilò
con rabbia la terza e sorpassò un vecchietto che andava a venti all'ora sulla strada principale, già in quattro
avevano svoltato disperati...
-Evidentemente
c'è chi è peggio di me!- sibilò a denti stretti. Dette uno
sguardo veloce alla borsa, mentalmente si assicurò di aver preso tutto
quello che le serviva, in ogni caso era certa che qualcosa sarebbe mancato, ma
poco importava.
Frenò
di colpo davanti al cancello scrostato della scuola, per poco non stirava un
sedicenne suicida.
Dopo
varie imprecazioni riuscì a trovare un misero
parcheggio e corse verso il cancello, sentì uno spiffero sul tallone, le
sue all star ormai avevano svolto ampiamente il loro
compito e presto le sarebbe toccato cambiarle.Sistemò velocemente la gonna a
pieghe, evitando contemporaneamente di finire dentro una pozzanghera.
Una volta raggiunto l'ampio atrio dell'edificio si guardò
intorno, si passò una mano tra i capelli rossi poi imprecò e
cercò di aggiustarsi inutilmente il ciuffo.
-Buongiorno
Agatha- l'accento serpentino di Giacomo la colse alla
sprovvista, il solo pensiero di quell'uomo era
irritante almeno quanto le unghie sulla lavagna... anzi,
le unghie sulla lavagna erano gradevoli al confronto.
-Buongiorno!-
si sforzò di non strangolarlo subito, ripromettendosi che ci sarebbero
state altre occasioni prima della fine delle lezioni.
Si
voltò a cercare anche le altre compagne e fortunatamente il gruppo di
tre ragazze, Lucia, Federica e Cristina le fecero cenno con la mano di
avvicinarsi.
Dopo il suono della campanella tutti gli studenti si riversarono
nelle varie aule e laboratori e anche Agatha si
immerse nella sua giornata di lavoro.
Lei e
Lucia si dedicarono per tutto il tempo alla pulizia del tavolo su cui
lavoravano da diverse settimane, la rimozione dello sporco era quasi terminata
e stavano passando alla preparazione dei pezzi di sostegno da integrare.
Più
volte Giacomo si era avvicinato per dispensare consigli e pareri non richiesti,
e ovviamente entrambe ignorarono ampiamente ogni singola lettera sibilata
dall'uomo.
-Questa
mattina è arrivata anche una lettera, a quanto pare il pagamento di
alcune tasse è andato perso e adesso tocca a mia madre scucire i soldi-
commentò Agatha una volta tornata al lavoro.
-Fantastico,
una fortuna dietro l'altra!- constatò Lucia, intenta a lucidare una
gamba ancora macchiata.
-Oh, e
non ti ho detto delle ruote della macchina di mia madre, si è
praticamente spaccato il copertone e si sono guastati i perni...-
-Ecco
perchè oggi sei venuta con la tua...-
-Già...-
-Con tuo
padre invece?- chiese l'altra mentre cambiava del
cotone intorno alla pinzetta.
Agatha la guardò male prima di parlare. -Al solito, non oso
nemmeno accennare all'idea di andare a lavorare all'estero...- inspirò
lentamente e afferrò un barattolo di colla vinilica.
-Vuoi
dire che non gli hai ancora detto di...-
La rossa
scosse la testa prima ancora che l'altra potesse finire. -Sto valutando
seriamente la possibilità di una fuga, ma temo che verrebbe a prendermi
per i capellie
mi riporterebbe a casa...-
-E allora
come farai?-
-Non
voglio ancora pensarci...- scosse ancora la testa e attaccò un pezzo di
legno vicino al bordo.
-Ma
l'esposizione della tesi è tra tre mesi...-
-Troverò
una soluzione...- si strinse nelle spalle e insieme tornarono al loro lavoro.
Entro la fine
delle sette ore Giacomo si ripresentò almeno altre quattro volte, e
nell'ultima quasi non rovesciò una tanica di acido sopra il tavolo.
Stava
ancora imprecando, quando Agatha salì
finalmente in macchina, e forse avrebbe dovuto aspettare ancora un poco prima
di imboccare con rabbia quella strada, perchè non era l'unica, in quel
pomeriggio appena iniziato, ad aver avuto una pessima mattina...
****
Hatori: Ben tornata a commentare le mie storie! Spero ti
piacerà anche questa… in questo capitolo non li faccio ancora
incontrare però… :P
ZoeMonBlanck: Perdonami, ma ho avuto i miei disguidi per gli
aggiornamenti. Spero di riuscire ad aggiornare più velocemente, ancora
non ho molto tempo libero quindi non prometto niente di certo. Scusa ancora.
Eccomi,
come promesso il capitolo nuovo arriva relativamente presto... tra una
pausa studio e l'altra riesco a rimettere mano ai vecchi capitoli e
pubblicarli (intanto cerco di continuare la storia che piano piano
prende forma :P)
Vorrei fare qualche anticipazione sui prossimi capitoli, giusto per
mettervi un po' di curiosità, ma per ora posso solo dire che
siamo ancora all'inizio, le cose che "si nascondono dietro la
maschiera" ancora devono arrivare...
Ringrazio tantissimo Hatori e ZoeMonblanck che continuano a commentare,
e coloro che continuano a leggere e preferiscono rimanere nell'ombra^^
Annuncio inoltre che presto i capitoli potrebbero allungarsi un po' o
almeno è quello che cerco di fare :P (piccolo avvertimento:
In questo capitolo ci saranno diverse imprecazioni. più o
meno giustificate dai fatti... spero non diano troppo fastidio...)
Buona
lettura e Buon Anno (sebbe sia iniziato già da un po')
By Sayu
Quello
che
sta dietro la maschera
Capitolo 4
-Di male in peggio -
Licenziato.
Quando
aveva ricevuto la notizia dal suo principale, che avrebbe eseguito uno
smaltimento del personale mai si sarebbe aspettato di essere tra i
membri in
lista. Suo padre gli aveva fatto avere quel lavoro e doveva esserci un
motivo
per quella decisione improvvisa.
Senza
indugio si affrettò verso gli uffici e spalancò
quella del signor Dotti,
responsabile dell'assunzione e licenziamento dipendenti.
-Vorrei
una spiegazione riguardo questo!- alzò la lettera
stropicciata all'altezza del
volto, prima di sbatterla davanti alla scrivania.
L'uomo
davanti a lui sorrideva, con le dita intrecciate appoggiate sotto un
naso
sottile. -Mi è parso abbastanza chiaro il linguaggio con cui
mi sono espresso
signore. Lei non possiede i requisiti necessari a mantenere il suo
posto come
consulente d'azienda.-
-Sta
scherzando? Ho un titolo di studi più che valido e lei lo sa
benissimo!- stava
alzando la voce, non aiutava certo, ma era troppo arrabbiato.
-Non è
corretto, lei ha un cospicuo fondo fiduciario, o meglio aveva, prima
che suo
padre perdesse tutti i suoi investimenti, ora non vogliamo certo
danneggiare il
nome della nostra azienda...- si mosse da quella finta posizione da
pensatore
ed estrasse un giornale da sotto il banco della scrivania. -Legga pure,
glielo
regalo...- un sorriso divertito, mentre l'espressione di Claudio si
gelava.
Afferrò
con mani tremanti la lettera e se ne uscì senza prendere il
giornale, non
avrebbe accettato la carità di nessuno.
Non
appena varcò la soglia del palazzo, senza salutare il
responsabile della hall,
si fermò davanti all'edicola dell'angolo,
acquistò una copia del giornale che
gli era appena stata sbattuta davanti e stritolò tra le dita
tutto quello che
gli restava della sua lettera di licenziamento.
Afferrò
le chiavi della macchina e si gettò nell'abitacolo, senza
perdersi in inutili
manovre fece inversione e si gettò nella statale.
Una via
dopo l'altra, nemmeno la musica tecno che ronzava ritmicamente dalla
radio
bastava a fargli riacquistare la calma, poi una fiat scassata gli
tagliò la
strada e dovette inchiodare di colpo prima di finire contro la fiancata
della
carretta.
-Ma
guarda dove vai stronza!- strillò dal finestrino, mentre
l'altra macchina
inchiodava a sua volta e una ragazza dai folti capelli rossi
sballottava contro
la portiera. Si sentì un rumore secco e la fiat
esalò quello che suonava come
un ultimo respiro.
-Ma
vaffanculo!- la risposta giunse in ritardo, ma comunque rabbiosa, il
dubbio
stava nel capire se era rivolta alla macchina o a lui.
-Ti vuoi
levare? C'è gente che ha da fare!- lui schiacciò
violentemente il clacson della
sua Mini Cooper sbuffando.
Lei girò
più volte la chiave nella toppa, ma inutilmente: la macchina
non dava segni di
vita. -Ma vai a farti fottere!- imprecò alzando il dito
medio in direzione del
ragazzo e insistette di nuovo con la chiave.
-Ci
mancava solo l'imbranata con il catorcio!- imprecò cercando
di sorpassare
l'ostacolo, con la speranza di dileguarsi.
Ma non fu
per niente possibile. La proprietaria della Fiat scese e si
parò davanti alla
sua Mini e mise le mani sui fianchi. Era talmente minuta che non doveva
nemmeno
piegarsi eccessivamente per guardarlo dal finestrino quando si
affacciò e bussò
sul vetro.
-Se non
avessi frenato a quel modo ora io non sarei a piedi!- il suo sguardo
l'avrebbe
fulminato in quel momento, ma non era certo il tipo da farsi intimorire
da una
nanetta sovrappeso.
-Cazzi
tuoi, leva quel catorcio che devo passare!- non era mai stato un
galante e non
bastava un incidente simile per farlo diventare tale, senza contare che
la
tizia che gli era capitata non era nemmeno carina.
-Certo,
quando imparerò a sollevare l'automobile con un dito!-
strillò furente. -Senti
bello, dammi una mano a spostarla se vuoi passare!-
Le cose
erano due, o era isterica, o aveva passato una giornata pessima anche
lei.
Purtroppo però aveva ragione, se avesse aspettato che si
decidesse da sola
sarebbe rimasto lì tutto il pomeriggio.
Fece
scattare la freccia e accostò l'auto, poi scese, si
aspettò di vederla salire
in macchina e fare la schizzinosa cercando di mettere in folle il
cambio,
invece si stava arrotolando le maniche e si preparava a spingere.
Claudio
storse il naso ed entrò al posto del guidatore,
spostò appena il sedile per
poter infilare le gambe e mise in folle.
La
macchina cominciò a spostarsi e rientrò nel
parcheggio da cui non era più
riuscita ad uscire.
-Buona
fortuna- sibilò lui, lasciandola poi sola, con la sua auto.
-Fanculo
stronzo- sibilò lei afferrando il cellulare e trafficando
con i numeri di
emergenza.
Ritornò
nel caldo della sua Mini e accese ancora una volta la radio, poi mise
in moto
e, fregandosene altamente, imboccò la strada, dette
un'ultima occhiata allo
specchietto retrovisore, quella ragazzina aveva un caratteraccio, ma
doveva
ammettere che vista da dietro aveva un bel fondoschiena...
Bastò
un'occhiata al giornale sul posto a fianco per farlo tornare alla
realtà. Il
titolo centrale era chiaro, un crollo in borsa aveva decretato il
fallimento
dell'attività di suo padre e lui l'aveva scoperto da un
giornale.
Sicuramente
era un problema che circolava da tempo, l'essere stato escluso lo
faceva
infuriare ancora di più.
Quando
finalmente riuscì a parcheggiare sotto casa delle persone
stavano trafficando
con diverse scatole e uscivano dal cancello principale.
Sua madre
all'entrata li guardava dirigendo l'operazione.
-Cosa
diavolo sta succedendo?- Claudio imprecò per la maglietta
che si incastrò nella
portiera, poi guardò sua madre da sopra il tettuccio.
-Claudietto,
ci trasferiamo...- sospirò la donna scuotendo la sua
permanente appena fatta.
-Non
saremo sull'astrico spero!- il figlio guardò la madre
allarmato, ci sarebbe
mancato solo quello.
-No,
fortunatamente i soldi miei e il tuo libretto di risparmi sono ancora
intatti,
ma tutto il denaro di tuo padre è andato a ripagare diverse
cose... ci tocca
vendere la casa, ne prenderemo una più piccola...- aveva un
leggero tono
isterico nella voce. -Attenzione! Quelli sono vasi cinesi! Costano
più delle
vostre macchine!-
-Fantastico!
Io invece sono appena stato licenziato!-
-Ce lo
aspettavamo dopo il crollo dell'attività, ma tranquillo,
troverai un altro
lavoro, certo, non sarà altrettanto prestigioso temo...-
rise isterica, aveva
un esaurimento nervoso.
-E
quand'è che dovremo andare nella casa nuova?-
-Entro
questa sera... Siamo stati fortunati che tuo padre è
riuscito ad ottenerla
subito libera...- l'occhio sinistro di sua madre tremava leggermente
poi corse
ad inseguire un paio di altri traslocatori e Claudio rimase a
guardarla.
In due
giorni tutta la sua vita era andata a puttane... come poteva essere
possibile?
Scosse il
capo e si voltò verso la Mini, in quel momento vide Lara
correre via e
infilarsi veloce in macchina.
Senza
aspettare le corse dietro la lei si limitò semplicemente ad
alzare il dito
medio ed indicare la sua Mini.
Claudio
si voltò, solo in quel momento si accorse che la ruota
posteriore si stava
sgonfiando troppo velocemente.
cap 5Ecco che aggiorno il
quinto capitolo... ho qualche notizia buona e qualcuna decisamente
meno... quella buona è che la stesura della storia
è terminata e saranno 11 capitoli... sempre sulla linea di
notizie buone, ho in mente altre idee che presto diventeranno qualcosa,
sebbene non so ancora cosa.... Ora passando alle
cattive, non mi piace come è venuta fuori questa fic, sono
parecchio a corto di ispirazione (decente ) e la scuola mi stressa a
tal punto che non riesco a mettere pace alle mielle idee che frullano
per il cervello (ho tante di quelle trame che potrei riempire un
quaderno intero, senza contare la stesura di un libro fantasy che
puntalmente interferisce con i miei pensieri, solo che sono talmente
piena di fotocopie e libri da studiare che non riesco a trovare la
quiete giusta per scrivere)... Comunque, se non
finisco disoccupata (grazie alla nuova finanziara...) da
settimana prossima dovrei avere due settimane di vacanza (dopo 4 esami
nel giro di 3 settimane e Natale e Capodanno passati a
studiare chimica almeno questa pausa ci vuole T_T) e conto di dedicarmi
alla scrittura e magari proprio alla ristesura di questa fic e di
"Parlami d'amore" che poretta mi giace incompiuta in una striminzita
cartella del desktop... Al prossimo
aggiornamento! (in proprosito grazie per il commento a Nihal_N e a colo
che leggono la fic nonostante la mia lentezza nell'aggiornare) Bye Bye by Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 5
-Dal meccanico... -
Quando il
meccanico raggiunse il parcheggio Agatha era al massimo della rabbia.
Ci
mancava solamente questa! Sicuramente tutti i suoi risparmi sarebbero
sfumati
nelle riparazioni per l'auto e questo non le andava giù.
Sperò che fosse
semplicementeun
guasto da poco, perchè
non avrebbe sopportato altro di peggio.
Come se
non bastasse quello stronzo che l'aveva spinta ad inchiodare
così di botto
l'aveva resa ancora più intrattabile.
Osservò
l'uomo grassoccio e tutto impiastrato di grasso aprire il cofano e
guardare
dentro.
-Quanti
anni ha quest'auto signorina?- chiese ripulendo le salsicce che aveva
al posto
delle dita con uno straccio ancora più lurido.
-Sette,
l'ho acquistata due anni fa già usata...-
brontolò con le braccia incrociate.
-Non
sembra nulla di troppo grave, forse è solo una valvola che
è saltata, la devo
portare in officina però, non ho qui il pezzo-
Agatha
annuì all'affermazione e guardò l'uomo agganciare
la sua carretta al cavo del
carro attrezzi. Passò due ore bloccata nell'officina con le
braccia incrociate,
mentre aspettava di ricevere la bella notizia del conto.
Poi,
un'auto attirò la sua attenzione. Era una Mini Cooper fin
troppo familiare,
identica a quella con cui si era scontrata e a bordo c'era lo stronzo
del
parcheggio.
-Dio
allora esiste.- commentò sarcastica mentre gli passava di
fianco, diretta alla
sua macchina.
-Ancora
tu?! Questa giornata è da cancellare dal calendario!-
sibilò Claudio sbattendo
le sue scarpe griffate su un tombino vibrante.
-Solo
perchè esiste una giustizia divina?- sorrise acida
guardandolo torvo. Di norma
Agatha non era un tipo vendicativo, nè maleducato, tuttavia
aveva due validi
motivi per odiare quello sconosciuto. Il primo era che l'aveva
trascinata lui
in quell'officina la seconda era per la sua aria da fighetto
straviziato. E lei
odiava i fighetti straviziati.
Dal canto
suo anche Claudio aveva i suoi motivi per ricambiare quell'odio: era
sciatta,
non portava vestiti griffati, non era per niente femminile e
soprattutto
sembrava portargli sfortuna, senza contare che ce l'aveva con lui per
un motivo
arcano che solo lei conosceva.
-Senti
bella mia! Non ho colpa se la tua auto è una carretta
scassata ok?- sibilò di
rimando con le mani che gli prudevano e la testa che ronzava a furia di
ripetersi "non farlo è una donna... o almeno dovrebbe
esserlo... facciamo
che non la pesto solo per gli occhiali..."
-E' colpa
tua se guidi come un sedicenne senza patente!- lei incrociò
le braccia non
sembrava disposta a cedere.
-Ma che
cazzo vuoi?! Sparisci va! Racchia- strillò lui voltandole le
spalle.
Non
avrebbe dovuto darle quell'appellativo. -Ha parlato mister universo, te
la tiri
come se ce l'avessi...- sorrise diabolica. -Con due bastoni al posto
delle
gambe, la trippa da frequentatore di bar bevitore di birra di seconda
scelta e
una pettinatura da tricheco che nemmeno negli anni venti avrebbero
usato...- lo
guardò sprezzante, sebbene avesse voluto strangolarlo seduta
stante.
Claudio
si voltò di nuovo afferrandola per un braccio. -Senti tu!
Modera i termini!-
-Sei tu
che hai cominciato- lei sorrise angelica senza smuoversi di un
millimetro. -E
comunque tieniti le mani a casa- strattonò la presa con un
colpo e si libero di
scatto.
-Ehi!
Piccioncini, qui c'è gente che lavora...- il meccanico
comparve con lo straccio
sudicio e guardò i due con aria scocciata.
Agatha
fulminò a vista Claudio, poi si avvicinò al
meccanico richiedendo il conto e
sparendo dalla vista.
Dal canto
suo il ragazzo rimase come un impalato a fissarla andare via, l'odio
verso
quella ragazzina non faceva che salire. -E poi io non bevo birre di
seconda
scelta!- mormorò tra i denti tastandosi lo stomaco. Nessuno
gli aveva mai
rivolto la parola con quel tono.
Come
sapevano il suo cognome si facevano in quattro per essergli amico,
senza
dimenticare che le donne normalmente cadevano ai suoi piedi
ricoprendolo di
complimenti adoranti.
Dopo un buon
quarto d'ora Agatha uscì dalla cabina con il portafoglio in
mano. Aspettare
tutto quel tempo per poi sentirsi dire che c'erano da cambiare due
valvole che
durante la revisione non erano state controllate... Imprecò
silenziosa una
volta entrata nell'abitacolo, per lo meno la spesa era stata inferiore
a quella
che si aspettava.
Avviò
ancora una volta il motore ma videche la Mini bloccava l'uscita.
Avrebbe dovuto rivolgere ancora una volta la parola a quell'essere.
Prima di
spegnere spiò intorno per evitare di scendere e lo
trovò subito a fianco del
finestrino. Abbassò col comando e lo guardò
semplicemente.
-Spostala-
non disse altro.
Lui
tirò
sù col naso piuttosto rumorosamente. -Dammi un passaggio a
casa- disse lui con
la faccia di chi era costretto a fare qualcosa di estremamente
disgustoso e
spiacevole.
-Scordatelo!
Sposta la macchina e fattela a piedi, un'altra volta impari ad
insultare me e
la "carretta"-
-Ma abito
a dieci chilometri da qui!- brontolò tra i denti, quella
richiesta sembrava
costargli parecchio.
-E
allora?- sorrise acida. -camminare fa bene alla salute! Ora spostala!-
tornò a
fulminarlo con lo sguardo.
-Sei
l'unica qui che può darmi un passaggio...-
inspirò lentamente. -Sono disposto
anche a pagarti la benzina-
-Non hai
capito, non mi faccio comprare.- lo guardò seria e irata.
-Non mi faccio
insultare per poi dare un passaggio agli stronzi come te, chiaro?-
-E va
bene, hai ragione, però non mi sembri un tipo poi
così cattivo, avanti la
chiesa ci insegna che bisogna essere gentili con il prossimo...- lui
sfoderò
uno dei sorrisi che le ragazze amavano tanto, sperava forse che con
quello
l'avrebbe convinta, di solito funzionava anche con le tipe
più difficili.
Lei
sorrise, i suoi lineamenti si rilassarono e lui si illuminò
di una speranza nuova,
poi di nuovo un sorriso perfido ricomparve e Claudio ebbe veramente
paura per
un secondo... uno solo!
-Gentili
con il prossimo... peccato che io non sia cattolica!- la sua
espressione tornò
furente. -I tuoi giochetti da latin lover di quart'ordine con me non
funzionano. Ora sposta quella cazzo di macchina e non rompere le palle!-
-Dio
quanto sei acida!- lui sbattè i piedi come un bambino ed
andò controvoglia a
spostare la macchina.
In quel
breve lasso di tempo Agatha meditò seriamente sull'ipotesi
di andarsene e
godersi la scena di quello stronzo fermo come uno scemo a guardarla
andar via.
Tuttavia su una cosa quel deficiente aveva preso, non era
così bastarda quanto
voleva sembrare. Arrestò la fiat di fianco alla Mini e
aprì la portiera davanti
a lui.
-Sai, ci
ho ripensato, vediamo se sei bravo a supplicare meglio per quel
passaggio.- Lo
guardò glaciale, pronta a richiudere la portiera nel caso in
cui lui avesse
deciso di mantenere la sua posizione sul piedistallo.
Sbuffò
e
ci pensò bene prima di rispondere. -Per favore, non
è che gentilmente mi
darebbe un passaggio, visto che sono rimasto senza macchina?- il tono
era
piatto e scocciato.
Lei
sorrise di nuovo diabolica. -Prova in ginocchio, vediamo che effetto
fa...-
sghignazzò nel vedere l'occhiataccia indignata di Claudio.
-Sali, prima che
cambi idea- tornò seria di botto e lui rimase a bocca aperta
a fissarla.
Agatha
alzò un sopracciglio e lui salì prima che potesse
replicare di nuovo.
-Dove ti
devo portare?- il tono di lei suonava leggermente schifato.
Lui
aprì
bocca ma poi la chiuse subito. -Non lo so...- disse infine.
-Come
sarebbe a dire che non lo sai?- lei lo fulminò.
-Sto
traslocando, ma non so dove abbiano preso casa i miei, mi hanno detto
di...-
Lei
alzò
una mano come a tappargli la bocca. -Non me ne frega dei fatti tuoi,
voglio
solo paese, via e se possibile un punto di riferimento.-
Lui
afferrò il cellulare e chiamò velocemente, rimase
a chiacchierare per diversi
minuti, mentre Agatha batteva scocciata sul manubrio usurato dal tempo.
-Ci
sono!- disse lui riponendo il telefono in tasca. -Non è
molto lontano da qui,
Borgonuovo, via Lorenzo de Medici. E' un condominio marrone di otto
piani...-
sorrise sfoggiando ancora una volta la sua espressione migliore, ma
quello che
ottenne fu una faccia ancora più schifata da parte di lei.
-Che c'è, non sai
dov'è?- chiese notando che la sua espressione non cambiava.
-Al
contrario...- sibilò accendendo l'auto e giudando per tutto
il tempo in
silenzio.
-Come ti
chiami?- chiese Claudio dopo dieci minuti di totale indifferenza.
-Agatha-Lei svoltò di
botto in una vietta che
fiancheggiava un condominio dalle facciate leggermente scrostate,
entrò in un
parcheggio con due manovre sole e fermò la macchina. -Scendi
sei arrivato-
-Non
c'è
bisogno che mi accompagni alla porta- commentò malizioso
lui, sbattendo la
portiera e controllando la zona tutta intorno, riconobbe subito l'auto
di suo
padre e capì d'essere nel posto giusto. Decisamente molto
diverso dalla villa a
cui era abituato.
-Infatti
non lo sto facendo...- lanciò l'ennesima occhiataccia e
frugò nella borsa.
-Scusa ma
non capisco- lui la guardò perplesso, poi vide che tirava
fuori delle chiavi e
le infilava nella toppa, facendo scattare l'ingresso.
cap 6Eccomi
che aggiorno, questo è effettivamente il mio primo giorno di
vacanza *_* sono contenta per questo, una pausa ci voleva... ovviamente
le idee stanno prendendo forma e presto cercherò di mettere
giù la mia nuova trovata... (non dico ancora nulla di troppo
preciso) Spero che continuerete a leggere questa storia fino alla fine,
anche se ripeto che non mi convince come dovrebbe.
Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno letto fino ad ora e
Mari, con Valentina78 che hanno lasciato il loro commento^^ (questo
capitolo è un po' corto vi avviso )
Alla prossima, bye!
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 6
-Stranezze-
L'anziana
signora Petretti uscì sul pianerottolo del terzo piano e quasi
trasalì quando, una volta varcata la soglia che la separava dal
resto del mondo, fu colpita dal frastuono assordante di una musica da
discoteca ad un volume altissimo. Notò solo
dopo che anche la signora Materazzo e il signor Vittorio
rispettivamente del quarto piano e dell'appartamento accanto erano
fermi davanti alla porta dell'interno sei e continuavano a suonare il
campanello furiosamente. -Vogliamo finirla?! Insomma!- strillava la donna con ancora i bigodini in testa. Il campanello nemmeno si sentiva, tanto era alta la musica. -E io che mi lamento di mia figlia!- sibilò il signor Vittorio rinunciando alla lotta e scendendo le scale disperato. -Provvederò
a mandare una lunga lettera di protesta all'amministratore!-
strillò ancora una volta la signora Materazzo, stringendosi
nella vestaglia grigia e ritornando al piano superiore. Di tutta quella
scena, la signora Petretti aveva capito solo che c'era un nuovo
inquilino nell'appartamento sei e che quest'ultimo, era appassionato di
quella musica assordante. Scosse il capo riccioluto e fece per ritornare sui suoi passi quando la porta dell'interno cinque si aprì di nuovo. -Adesso gli
sfondo la porta! Non la sopporto quella accozzaglia di rumore a
quest'ora del mattino!- Agatha uscì sul pianerottolo e
iniziò a sbattere furiosamente il pugno sulla porta. Evidentemente il "bussare" era stato udito perchè qualcuno andò ad aprire la porta. Lei si aspettava
di trovarsi davanti Claudio, ma invece si trovò davanti una
donna sulla cinquantina, supertruccata e decisamente troppo alla moda
per i suoi gusti, non c'era dubbio sull'ereditarietà dei
caratteri del figlio. Rimase un
istante interdetta prima di prendere fiato. -Le dispiacerebbe abbassare
quella roba?!- alzò la voce di diversi toni per essere sicura
che fosse perfettamente udita. -Oh! Mi scusi,
da fastidio? Non volevo...- disse la donna facendo una faccia
eccessivamente scandalizzata, corse all'interno e la musica
tornò a livelli sopportabili, dal quarto e dal secondo piano si
udirono delle esclamazioni di sollievo degli altri inquilini. -Mamma
perchè hai abbassato?- Claudio uscì dalla porta del bagno
con solo un asciugamano a coprirgli le parti basse trovandosi davanti
Agatha con le braccia incrociate. -Per il bene del
condominio le saremmo grati se tenesse a mente di non esagerare con il
volume la prossima volta.- esibì un sorriso gentile,
sembrò quasi essere un'altra persona. -Certo mi scusi!- si affrettò a chiarire la donna. -Arrivederci- commentò sempre sorridente la ragazza mentre la porta si chiudeva. La signora
Candile fissò il figlio con un'espressione accigliata. -Ti
sembra il modo di andare in giro?- brontolò. -Comunque non trovi
che sia un po' scialba quella ragazzetta?- continuò scappando in
cucina. Claudio rimase a
fissare la porta per diversi secondi, poi tornò in bagno,
lasciando l'entrata aperta. -Sono d'accordo, è alquanto
trasandata, hai visto che sopracciglia?- rispose alla madre. -Decisamente
oscene! Per non parlare di quei rotolini di ciccia nascosti sotto
quella maglietta squallida... totalmente priva di stile!-
commentò superficiale l'altra. Il ragazzo scoppiò a ridere mentre si ascigava i capelli, ma nella sua risata c'era qualcosa di poco convincente. -Tesoro, cos'era
quella risata? Sei d'accordo con la tua mamma vero?- Alice Candile
guardò sospettosa il corridoio che portava al bagno. -Certo mamma!-
esclamò lui, ringraziando che sua madre non vedesse la sua
espressione in quel momento. Fissò lo specchio con le
sopracciglia aggrottate, forse il giudizio di sua madre era stato
troppo crudele? Scosse il capo e si sciacquò il viso con l'acqua
fredda. Fuori dalla
porta, tuttavia, Agatha aveva sentito tutto o quasi del commento della
donna. I due non si erano sprecati ad abbassare i toni della voce. Rientrò
in casa e ignorò totalmente i commenti di sua madre, on era
dell'umore adatto per sopportare i suoi pensieri a voce alta. Nonera
dell'umore adatto per sopportare chiuque. Antrò
nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle in modo
sufficientemente forte da far capire che cnon voleva essere disturbata.
Si sedette alla scrivania e cominciò a controllare tutti gli
appunti per la tesi. In realtà non aveva nulla da fare visto che
la sapeva già a memoria. Le restava solo da ultimare la
copertina. Aprì un cassetto della scrivania e guardò al
suo interno il medaglione in metallo che teneva nascosto. La stella
pareva aver perso luce, e il metallo sembrava ancora più freddo
del solito. Alzò lo sguardo sopra lo schermo del computer e sospirò nell'incrociare gli occhi con quelli del gatto disegnato. -Marte... vorrei fossi qui, almeno sapresti come coccolarmi...- mormorò sempre rivolta al disegno. -Cos'è adesso parli da sola? Oltre che isterica sei pure pazza?- chiese una voce alle sue spalle. Agatha chiuse con uno scatto il cassetto e si voltò a guardare l'ospite indesiderato. -Chi ti ha fatto
entrare?- sibilò notando con disgusto che aveva abbinato un
maglione rosa ad una camicia verde mela, piuttosto sconvolgente se
visti su un ragazzo. -Miei dei...- sussurrò poco dopo in
commento. -Tua madre...- commentò acido in risposta. -Cos'è quella faccia schifata?- chiese sulla difensiva. -Niente,- rispose acida a sua volta, rivoltandosi verso la scrivania. -Che vuoi?- -Vorrei un passaggio dal meccanico- esordì tutto d'un fiato. -Scordatelo- fu la secca risposta. -Dai, cosa ti costa?- sorrise cercando di farla cedere. Più cose
successero contemporaneamente, il cellulare sulla scrivania
squillò e lei lo aprì per leggere il messagio,poi la voce
di suo padre giunse dal corridoio ed invase la stanza. Claudio rimase
interdetto poco distante dall'uomo, mentre questo lo fissava con fare
interrogativo. -Ok, come non detto, muoviti a scendere, io ti raggiungo- fece cenno con la testa verso l'uscita al ragazzo. Claudio non se
lo fece ripetere e uscì, scendendo fino al piano terra. Pochi
minuti dopo i passi di Agatha risuonarono dietro i suoi. Sentì
le mani della ragazza spingerlo fuori dalla porta d'ingresso del
condominio e un tintinnare di chiavi. -Muoviti prima che cambi idea- si
precipitò alla macchina scassata ed entrambi salirono. -Si può
sapere perchè...- lui fece per chiedere spiegazioni ma lei
sembrava troppo preoccupata a scappare, con due manovre uscì dal
parcheggio e imboccò il vialetto. Finalmente riuscì a
parlare. -Tu sei tutta matta, prima mi dici di no, poi accetti... ti
vuoi decidere una buona volta?- si lamentò. -Ringrazia il
mio adorato padre e l'immenso affetto che prova nei miei confronti se
ho accettato- lei sembrava essere ancora scontrosa, nonostante avesse
accettato l'invito. -Dove stiamo andando?- si informò lui. -In un posto dove so di poter stare tranquilla e non essere trovata, soprattutto- -Perchè dovrebbe cercarti qualcuno? Sei ricercata dalla polizia forse?- questa volta era lui quello scettico. -No, ma non vorrei che mio padre mi spiasse, non sarebbe la prima volta- -Mamma mia non sembrava un boss mafioso...- Claudio sogghignò incredulo e divertito. Lei lo
guardò seria sbattendo le palpebre. -Non proprio, ma quasi-
sbuffò per poi svoltare a sinistra. -Non vuole che faccio di
testa mia e spera ancora che dopo tutti questi anni diventi un
angioletto tutto casa e chiesa- teneva gli occhi fissi sulla strada. -Non mi sembri un tipo molto socievole- commentò lui, acido. Lei lo
fulminò con la coda dell'occhio. -Solo perchè non mi
piacciono le persone come te non vuole dire che sia lo stesso anche per
altri- -Ma c'è gente che pagherebbe per stare con quelli come me...- -Errore, pagava
per stare con te, ora scommetto che dopo il fallimento di tuo padre i
tuoi amici si sono "misteriosamente" dileguati nel nulla- lei sorrise
crudele, mentre svoltava all'enesimo semaforo. -Come fai a sapere...- -Del fallimento
di tuo padre? Credi che i giornali non li legga? Senza contare che nel
condominio le voci corrono e il nome sul citofono è tutt'altro
che discreto- sorrise di nuovo, questa volta spavalda e soddisfatta. -Ok, mi arrendo,
non sei il tipo di ragazza stupida, anzi sei fin troppo perspicace, ma
ora vuoi dirmi dove stiamo andando?- lui incrociò le braccia e
alzò gli occhi al cielo. -Temi forse di
finire in un covo di drogati o peggio?- lei alzò gli occhi al
cielo, lui non rispose ma si mosse nervosamente sul sedile, come se
avesse letto nel pensiero. -Tranquillo, niente del genere, anche se
ammetto che sarebbe divertente vederti tremare di fronte a gente che ti
farebbe volentieri viola a suon di calci...- -Certo che sei proprio classista...- lui la guardò assottigliando le palpebre. -Preferisco "femminista"... non ho un'alta opinione di vuoi uomini... siete piuttosto prevedibili- -Questo spiega
molte cose... - sussurrò a sè stesso Claudio, mentre la
Fiat si fermava davanti all'officina del meccanico. Claudio la
fissò confuso. -Non dovevi riprenderti la macchina? Ora puoi tornartene da solo.- disse lei, facendo scattare le portiere. Perplesso e ancora impegnato a capire le stranezze di quella ragazza scosse il capo e scese dall'auto. Non fece in
tempo ad entrare nell'officina, che la Fiat cinquecento era già
scomparsa dietro ad una curva, solo un attimo prima Agatha stava
trafficando con il cellulare.
capitolo 7Ecco che aggiorno, come
promesso questa fan fic sarebbe stata aggiornata prima, ora che
è stata scritta tutta :P
Ringrazio tantissimo Silvy 49, Valentina78, Hatori, Bchan e
FlyingSquirrel per i loro commenti, e ovviamente ringrazio anche chi
legge la fic, nonostante ripeto, non sono esattamente soddisfatta del
risultato :P
A fine capitolo lascerò uno spazio più preciso ai
commenti :P Ora vi lascio al capitolo 7 , avviso che è
proprio da questo capitolo in poi che la fic mi convince sempre meno,
ma quando stesi questa parte ero proprio a corto di ispirazione, come
probabilmente noterete... i commenti e le critiche saranno bene
accette, anzi vi invito a criticare così da poter migliorare
ancora di più le mie storie! :D
A presto!
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 7
-Pedinamento-
La Mini
Cooper di Claudio era tornata perfettamente in salute e il ragazzo fu
felice di poter riprendere posto sul suo sedile in pelle bianca. Accese
con un gemito di soddisfazione la radio, poi si guardò nello
specchietto retrovisore.
L'atteggiamento di Agatha gli era sembrato non solo strano, ma quasi
sospetto.
Salutò con un cenno del capo il meccanico, che rispose
sollevando lo straccio, poi imboccò la retro e con
un'inversione entrò sulla carreggiata.
Aveva una mezza idea di seguire quella pazza della sua vicina, ma una
voce nella sua testa suggeriva di tornare a casa e ignorare
quell'atteggiamento assurdo.
*Dove era andata? L'ho vista imboccare la strada di sinistra...*
pensò, mentre involontariamente ripercorreva anche con
l'auto lo stesso percorso.
Notò presto che la strada era tutta dritta, senza sbocchi o
deviazioni di nessun genere.
Man mano che continuava spuntavano sempre più campi e alberi.
Poi la vide. Parcheggiata sul lato della strada la cinquecento sostava
sotto un grande ciliegio privo di foglie. E a pochi metri avanti,
seminascosta da una pianta era lì.
Il primo pensiero che ebbe Claudio non fu dei più educati,
ma poi notò che non era sola.
Vicino a lei c'erano due ragazzi che stavano a debita distanza. La
discussione pareva parecchio animata, lei gesticolava minacciosa,
mentre loro sorridevano intimoriti.
Proseguì di diversi metri e al primo spiazzo nascose la
macchina dietro un cespuglio. Con un po' di fortuna nessuno ci avrebbe
fatto caso.
Claudio, scese e si avvicinò lentamente con la speranza di
non essere visto. Da dietro vide i due ragazzi di spalle e riconobbe le
griffe dei loro abiti.
*E così tu quelli come me li detesti... questi
però sembrano conoscerti bene...* pensò tra
sè e sè. Fissò il volto contratto
dall'irritazione di Agatha, non sembrava felice di vedere quei due, ma
da quella distanza ancora non riusciva a sentire bene cosa si stavano
dicendo.
Si aqquattò ancora di più, avvicinandosi ad un
tronco caduto e finalmente riuscì a capire cosa stava
succedendo.
-Andiamo Tata!- stava piagnucolando uno dei due. -Manchi da un anno,
non ci hai più rivolto la parola...- sembrava volerla
corrompere come un adulto con un bambino.
-Scordatelo, non torno con la compagnia, il silenzio in cambio della
tranquillità, erano queste le condizioni!- sbottò
lei furente.
-Ma non è lo stesso senza di te...- insistette l'altro. -Si
sono uniti altri ragazzi, abbiamo bisogno di qualcuno come te che ci
aiuti nell'insegnare...-
-Ho chiuso con quella vita!- rispose acida.
-Stai mentendo, tu non puoi chiudere con il tuo passato, sei troppo
attratta per...-
-Non intendo starvi ad ascoltare un minuto di più!-
strillò lei alla fine. -Non ho fatto parola con nessuno del
Gruppo, tantomeno lo farò, ma voi non dovete più
cercarmi!-
I due si voltarono brontolando. -Non finisce qui il discorso- disse
minaccioso il più alto dei due.
Agatha rimase ferma a vederli andare via, solo quando il rumore della
loro auto scomparì distante si sentì un sospiro
di sollevo.
Claudio ancora non riusciva a capacitarsi di quello che aveva sentito.
Sicuramente lui aveva avuto un passato piuttosto osè, ma lei
doveva aver combinato qualcosa di ben peggiore, visto e considerato che
quei due ragazzi non gli sembravano particolarmente raccomandabili.
Lo squillo del cellulare di lui, tuttavia lo tradì.
-Cazzo!- brontolò tra le foglie.
-Chi è là?- strillò Agatha sollevando
la testa e arretrando verso la portiera della macchina.
Claudio si sollevò mortificato, mentre spegneva la chiamata,
senza nemmeno vedere chi fosse.
-Stronzo! Mi hai fatto prendere un infarto!- strillò lei con
occhi furenti.
-Scusami è che io...- iniziò, ma il cellulare
squillò di nuovo.
-Rispondi, perchè sarà la tua ultima telefonata-
sibilò Agatha guardandolo furente.
Claudio fissò il nome sul display, Lara lo stava chiamando.
Rimase combattuto tra il rispondere o il riattaccare di nuovo, dopo
tutto gli aveva forato una gomma.
-Pronto?- alla fine cedette.
-Piaciuto il regalino della gomma?- chiese lei acida.
-Senti, Lara, non è il momento- scoppiò lui
irritato, lo sguardo di Agatha lo stava mettendo in soggezzione.
-Ah non è il momento? Chi è la troia che ti stai
scopando in questo momento?- chiese lei sempre più crudele.
Claudio respirò con rabbia. -Vorrei tanto passartela, ma al
momento è troppo impegnata a godersi quello che tu hai
buttato!- strillò di rimando e attaccando senza nemmeno
aspettare risposta.
Agatha si fece avanti e gli puntò contro il dito,
decisamente minacciosa. -Cosa hai sentito?- scandì
lentamente quelle tre parole, cariche di minacce sottintese.
-Io... non ho sentito molto... solo che volevano chiederti di insegnare
qualcosa... e un accenno al tuo passato...- la stava guardando dal
mezzo del suo cespuglio.
-Che altro?- insistette sempre più sospettosa.
-Nient'altro... insomma, non ho nemmeno capito di che cosa stavate
parlando...- si affrettò ad alzare le mani in segno
d'innocenza.
Lei lo guardò ancora una volta con sospetto, gli occhi
ridotti a due fessure. -Sarà meglio per te che tu non dica
una parola di quello che hai visto o sentito. Non sono affari che ti
riguardano- sibilò infine, tornando verso la macchina.
Claudio rimase fermo a fissare il suo fondoschiena che si allontanava,
poi qualche rotella nel suo cervello prese a funzionare e la
fermò un istante prima che aprisse la portiera.
-Aspetta!- le prese il polso e sorrise diabolico. -Il mio silenzio ha
un prezzo-
Lei si voltò furente e lo fronteggiò a testa
alta. -Quale?- sibilò.
-Primo voglio sapere a cosa si stavano riferendo quei due...-
Lei aprì bocca per protestare ma le dita di lui la fermarono
prima.
-Secondo... ho bisogno di qualcuno per fargliela pagare alla mia ex...
e quel qualcuno sarai tu-
Agatha assottigliò ancora una volta gli occhi. -La seconda
la posso anche passare, la prima no.-
-Il tuo segreto è così importante? Non sai
nemmeno che cosa potrei chiederti per fargliela pagare a Lara...-
sussurrò al suo orecchio con fare malizioso.
-Se ti aspetti che venga a letto con te o robe simili puoi anche
scordartelo-
-Non arriverei mai a tanto... ma se non vuoi accettare le mie
condizioni poco importa, a me non cambia nulla dire quello che ho visto
oggi.-
-Tu...- mormorò lei furente, ma bastò un
sopracciglio alzato per farla zittire. Guardò Claudio
stringendo i denti per la rabbia. -Non posso dirti niente, ho fatto una
promessa...- si arrese infine, voltandosi altrove.
Lui ci pensò su per qualche istante -Mettiamola
così, io non ti chiederò spiegazioni, ma tu
dovrai aiutarmi a far pentire la mia ex di avermi mollato...-
Agatha ancora una volta lo fissò con rabbia, ma alla fine
cedette.
-Sei proprio sicura di non preferire la confessione- chiese un ultima
volta Claudio, prima di ritornare alla sua auto.
Lei annuì con il capo e si ficcò dentro la fiat.
-Come vuoi, passo a prenderti alle otto, vestiti decentemente e una
almeno un po' di trucco...- disse con un sorriso, sparendo tra i
cespugli.
***
Spazio di risposta ai commenti
per il capitolo 6:
silvy49: Mi fa
piacere ti piaccia e spero continuerai a leggere Valentina78: Grazie
per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo! Hatori:
E' un piacere, come sempre ricevere un tuo commento! ^^
Capisco perfettamente come la scuola possa essere
impegnativa, non a caso è principalmente causa dello studio
se mi tocca aggiornare con la velocità di una lumaca! Spero
tu non abbia aspettato troppo :P Comunque lo scambio di battute
è principalmente la cosa che tiene in piedi la storia...
adoro far battibeccare i miei personaggi XD Bchan:
Eh, Claudio è un ragazzetto piuttosto odioso,
ammetto che ne ho conosciuti parecchi di ragazzi simili... ma come dice
il titolo della storia, sotto sotto non è poi
così insopportabile, tra i suoi innumerevoli difetti
c'è anche qualche pregio. Riguardo all'altra storia rispondo
a te come a FlyingSquirrel:
La fan fic "Parlami D'amore" la sto correggendo in questi giorni (i
capitoli verranno solamente modificati, non la riposto
perchè al massimo correggo qualche erroraccio di battitura,
poi subito dopo la correzione provvederò a continuarla, le
idee e il finale sono pronti, devo solo metterli giù nel
modo giusto XD) Mi fa piacere comunque che vi piaccia anche quella
storia... Poi annuncio che è in cantiere una nuova idea, ma
ci vorrà ancora un pochino prima di riuscire a scriverla...
(sono un po' presa da alcuni lavori per una mostra, quindi cerco di
farmi bastare le 24 ore che noi comuni mortali abbiamo a disposizione
XD)
Ora scappo, vado a correggere,
così da poter aggiornare un po' tutto^^
capitolo8Salve! Confesso, gli 8
commenti dell'ultimo capitolo non me li aspettavo O_O Mi fa comunque
piacere che la fan fiction sia gradita ^^
Non mi perdo ulteriormente in chiacchiere e vi lascio subito al
capitolo, alla fine troverete le mie risposte ai commenti^^
(p.s. per "Parlami d'amore" vi chiedo la pazienza di farmi correggere
il capitolo 12 e ve lo posto non appena avrò identificato
gli strafalcioni grammaticali e avrò corretto o almeno
"provato" a correggere XD)
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 8
-Vendetta Personale-
Dopo una
doccia e con lo stomaco pieno, Agatha non riusciva ancora a trovare un
modo per risolvere il disastro in cui si era cacciata. La
sua vita sembrava andare di male in peggio. Dopo che Adam e Daniel
l'avevano contattata il suo umore non era mai stato tanto intrattabile.
Oltre allo stress che aveva in famiglia, doveva per forza mettercisi
anche quello stronzo del suo vicino? Come
se non bastasse, quella sera, a cena suo padre aveva provveduto a
ricarare la sua solita dose di insulti e, prima della fine, era anche
riuscito a minacciarla di strappare tutti i suoi disegni se non avesse
liberato i muri della sua stanza da tutte quelle "schifezze", come le
chiamava lui. Non
ci pensava neanche ad accennare del lavoro all'estero. Una
cosa era certa, se avesse scoperto che Daniel e Adam l'avevano
contattata, l'avrebbe chiusa in camera sua buttando via la chiave. Ricordava
benissimo l'ultima volta che erano stati nominati in casa. Ricordava
soprattutto i ceffoni che si era beccata per colpa di quei due. E
dire che in passato erano stati amici suoi, persone di cui si era
fidata e che immancabilmente l'avevano delusa. Altri maschi che erano
entrati a far parte della sua lista nera. Mentre
si passava un velo di ombretto lilla sulle palpebre le tornarono in
mente i ricordi del passato con quelle persone. Ogni singolo volto dei
suoi vecchi amici le comparve davanti, in quello specchio, poi svaniva
puntalmente, come ogni ricordo. Candele,
incensi, cerchi al centro di stanze semivuote, nascosti dai genitori,
sempre con le orecchie puntate verso la porta, pronti a nascondere
tutto al primo accenno di pericolo. Rituali, magia, libri, studi
esoterici. Tutto
faceva parte del suo passato... o quasi. Adam
aveva detto bene quel pomeriggio. Era troppo attratta per dimenticare
del tutto il suo passato. Guardò ancora una volta il
cassetto che aveva aperto quella mattina, scosse la testa e
tornò a passarsi l'ombretto sulle palpebre. Con la pinzetta
aggiustò un angolo del sopracciglio. In realtà
per la stanza, sotto quel cumulo di disegni aveva nascosto tutti i suoi
vecchi libri. Tutte cose nascoste sotto una spessa maschera. Quanto
altro avrebbe dovuto nascondere nella sua vita? Presto
avrebbe dovuto nascondere anche i suoi disegni, e poi? Almeno una parte
della sua anima si sarebbe salvata da quel nascondino con un solo
giocatore? Sospirò
e passò un'ombra di rossetto sulle labbra. Il
campanello suonò e chiuse la valigetta con i trucchi,
afferrò la giacchetta di jeans che aveva ritrovato
nel'armadio e si avviò verso Claudio, che stava ancora
ringraziando sua madre. -Pronta?-
chiese con espressione strana. -Si-
affermò salutando la madre con una mano e afferrando le
chiavi di casa con l'altra. Una
volta che furono in macchina Claudio parlò per primo. -Almeno
le All Star strappate potevi evitarle... non ne avevi un paio nuovo?-
chiese accigliato, guardandole i piedi. -O
così o ti attacchi, ringrazia piuttosto che non abbia messo
borchie e t-shirt cosparse di sangue- ammiccò acida lei. Lui
la guardò sconvolto. -Sangue?- -Finto
ovviamente- scoppiò a ridere di gusto alla sua espressione e
l'atmosfera si rilassò. -Avanti, addestrami per la scena, o
supremo regista...- commentò poi sarcastica. -Hai
ragione... beh lei si chiama Lara, mi ha mollato e la deve pagare...- -Brillante-
commentò ironica. -Fin qui c'ero arrivata, ma avrai o no un
piano?- -Ehm...
non esattamente- -E
mi chiedi di uscire senza nemmeno un piano? Sei un totale impiastro!
Voi fighetti siete sempre così superficiali!-
sbottò irritata sul sedile. -E
va bene! Diciamo che vorrei farla morire di gelosia...-
attaccò lui poco convinto. -Sempre
più brillante!- continuò lei. -Perchè
ti ha mollato?- alzò gli occhi al cielo esasperata. Lui
guardò la strada stringendo il volante. -Ehm ha scoperto...- -Te
la facevi con la sua migliore amica?- chiese lei angelica. Claudio
la fissò allibito. -Come hai fatto a...- -Un
classico- rispose lei secca. -Avanti, dimmi qualcosa di te, qualcosa
che dovrebbero sapere i tuoi amici o comunque la tua ragazza...- -Mi
piace farlo nella doccia, o comunque in luoghi dove c'è
dell'acqua, anche nel bagnoturco deve essere eccitante...- Agatha
inspirò lentamente. -Sei sempre così stupido o ti
impegni?- chiese seria. -E'
vero!- Lei
scosse la testa rassegnata e con gli occhi al cielo. -Ho capito, stammi
bene a sentire, ci siamo conosciuti in un bar, io ero rimasta senza
spiccioli e tu mi hai offerto il caffè, da lì ci
siamo messi a parlare e bla bla bla... il resto è un
classico, ci siamo fino a qui?- -Non
è un po' troppo banale come primo incontro?- chiese lui
accigliato. -Tranquillo,
nessuno si aspetta un approccio più interessante da uno che,
alla domanda "dimmi qualcosa di te", risponde "mi piace farlo nella
doccia"!- fu la risposta ironica e acida al tempo stesso. -Spiritosa...-
ricambiò con un'occhiataccia. -Primo bacio?- Lei
finse un brivido e lo guardò con espressione schifata.
-parco pubblico, vicino ad una fontana con i piccioni che tubano e i
ciliegi in fiore?- chiese poi, priva d'entusiasmo. -Andata,
prima volta?- -"Prima
volta" cosa?- -Prima
scopata- disse lui malizioso. -Sempre
molto fine, noto- commentò Agatha. -Comunque niente prima
"scopata"- rispose lei mimando le virgolette con le dita. -Come
sarebbe a dire? Non sarei io se non t'avessi portato a letto dopo un
giorno!- disse Claudio scocciato. -Appunto...-
sorrise lei diabolica. -Cosa
hai in mente?- -Fidati- Dopo
altri minuti passati a discutere sulle passioni di entrambi arrivarono
ad una piazzetta dove tre o quattro ragazzi stavano appoggiati ad una
panchina, dietro di loro, a pochi metri di distanza, sei o sette
ragazze stavano saltellando esaltate, probabilmente da qualche scoperta
"sconvolgente" sull'ultimo vip. Agatha
si guardò intorno e alzò gli occhi al cielo
*Guarda te che mi tocca fare* sibilò nella sua testa, mentre
prendeva per mano Claudio e fingeva uno sguardo melenso e perso. Lui
le si avvicinò all'orecchio -Come fai a fingere
così?- chiese in un sussurro. -Club
teatrale... cinque anni di liceo- sorrise lei maliziosa, scoccandogli
un bacio sulla guancia. Non
fu difficile riconoscere Lara, era semplicemente la più
bella, la più bionda, la più snob, ma
soprattutto, la più incazzata. Gli
altri ragazzi sorrisero vaghi quando li videro, ma quello che Agatha
notò più di tutto fu lo sguardo furente della
bionda, che non si staccava un attimo da lei. Anche
dopo due ore passate in quella compagnia non riusciva a ricordarsi i
nomi dei presenti e li trovò per lo più
insignificanti, ma poco importava: visto che doveva fingere di avere
occhi solo per Claudio, il compito era più semplice. -Allora...
immagino che Claudio ti abbia già stregato con il suo
"Fascino"- la voce di Lara fece riaffiorare Agatha dai suoi pensieri.
Appoggiò il drink analcolico che teneva in mano e sorrise
angelica. -Senza
dubbio, è così dolce... ma la cosa che mi ha
colpito di più è stato il suo bisogno di coccole-
si voltò verso Claudio e gli scoccò un bacio a
fior di labbra. -Incredibile
di quanto ne abbia bisogno! Davvero- esclamò lei vagamente
isterica. -Ma sa riprendersi sempre così velocemente!- -Oggi
giorno, se ci si butta giù alla prima occasione, si finisce
di vivere- rispose prontamente la rossa, catturando a quel modo
l'attenzione di tutti i presenti. -Già
e immaginiamo come si sia tirato su il nostro Claudio!-
commentò ammiccante uno dei ragazzi. Claudio
fece per rispondere ma Agatha fu più veloce. -Oh, se intendi
"Quello" io e il mio Cla non abbiamo ancora... beh, capite cosa
intendo...- sorrise maliziosa guardando il ragazzo negli occhi. -Lui
rispetta tutte le mie richieste, non ha fatto una piega quando gli ho
detto che volevo aspettare- si voltò verso Lara. -E
soprattutto non mi ha scaricato come temevo- fece un occhiolino
amichevole alla ragazza che divenne viola dalla rabbia. -Non
ne sarei tanto sicura fossi in te- sibilò a denti stretti. -Stranamente
la mia Tata mi sta facendo perdere tutte le cattive abitudini...
sorprende persino me... magari è una strega!-
commentò divertito Claudio, per poi lasciarsi andare in un
bacio con Agatha, che passiva continuò per tutta la sera a
reggergli il gioco. Quando
finalmente furono da soli in macchina Agatha si voltò verso
di lui furente. -Potevi
evitare tutti quei baci soffocanti! Ancora un po' e mi ritrovavo la tua
lingua in gola!- sibilò irritata. -Avanti,
non mi sembrava ti dispiacessero poi molto.- commentò
malizioso. -Sai
bene perchè ho risposto e non certo perchè mi
piaceva- commentò a voce alta, poi sbuffò
rassegnata. -Comunque la tua ex se l'è bevuta.- -Ho
notato, era piena di rabbia- sghignazzò divertito. -Un altro
paio dio volte così e striscerà supplicandomi di
rimettermi con lei.- Agatha
si voltò allarmata. -Un paio? Spero per te che ti richiami
domani mattina! Non intendo continuare in eterno con questa
sceneggiata!- -Se
chiama prima, tanto meglio- disse lui scambiando uno sguardo veloce,
prima di fissare gli occhi sulla strada. -Vedrai
che non appena tuo padre riacquisterà i suoi soldi oltre a
lei si ripresenteranno anche le tue amanti...- sibilò a
denti stretti lei. -Come?-
chiese lui, che non era riuscito a sentire. -Niente...
semplicemente constatavo che senza i tuoi soldi i tuoi amichetti non ti
rispettano molto...- -Oh...-
***
Spazio
di risposta ai commenti per il capitolo 7:
DarkGiliat:
Ciao, mi fa piacere il tuo commento, spero troverai altri talenti nella
sezione Originali, ce ne sono di davvero bravi ^^ Tornando alla storia,
grazie per i complimenti, spero di non deluderti con il seguito.
Hatori:
Ok, prometto che non mi lamenterò più sulla
storia, anche se resto ferma sul dire che non è come avrei
voluto che fosse XD Beh, spero di non averti fatto attendere troppo^^
Alla prossima ... sperando che presto i tuoi dubbi vengano esauditi :P
Nihal_N:
Visto, come promesso aggiorno prima! Già con questo capitolo
qualche soddisfazione l'ho data? XD ma tranquilli che prima della fine
mancano ancora 3 capitoli :P
Mikiko:
Grazie per i complimenti e per aver letto fino a qui^^
Silvy49:
Grazie anche a te per il commento^^
FlyingSquirrel:
Per Parlami D'amore prossimamente posterò il capitolo 12 :P
grazie comunque anche per leggere questa fic U_U
Bchan:
beh, ammetto che alle volte sono abbastanza prevedibile, ma poi mi
dirai cosa sospettavi eh? XD (alla fine però :P)
Scappo,
un saluto a tutti (anche chi legge e mi sopporta avvolta dal silenzio
XD)
Un saluto
Sayumi
cap 9Spero di riuscire ad
aggiornare decentemente senza qualcuno che mi strilli nelle orecchie o
rompa i cosiddetti...
Come al solito, nonostante la pausa dalla scuola, sono più
stressata del normale... e ovviamente stress= niente di decente...
confesso se prima credevo mi fosse tornata l'ispirazione me l'hanno
fatta abbondantemente passare... Potrei passare ore a lamentarmi ma
credo non basterebbero nemmeno quelle... l'unica forse è
avere un telecomando stile "cambia la tua vita con un click" forse
schiacciando abbondantemente sul tasto pausa, riuscirei a fermare il
tempo che inesorabile sembra avercela con me e la mia voglia di
lavorare...
Fatto sta, che avendo per nemico il tempo e la pigrizia, non ho ancora
scritto il capitolo 13 di "Parlami d'amore", sono riuscita
miracolosamente a trovare il tempo per vedere Sweeney Todd (Tim Burton
è mitico come sempre *_*) e ora cerco di aggiornarvi anche
questa fic...
Prometto che prima o poi (magari quando la pace tornerà in
questa casa (e spero anche la solita routine)) mi metto a scrivere
anche qualche altra storiella (per la quale diverse idee mi circolano
nella testa da anni, ma che ancora non riesco a stendere a dovere).
Chiedo quindi scusa per il ritardo, ci sentiamo alla fine per le
risposte alle recensioni del capitolo 7^^
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 9
-Il telefono
squilla-
La sera prima Claudio aveva messo mano a tutto il suo autocontrollo, un
milione di pensieri gli affollavano la mente dalla sera prima e solo
un'idea era perfettamente chiara nella sua testa:
"Sono nella merda"
Come aveva potuto sottovalutare quel piano?
Semplice, non aveva considerato che i baci di quella semi-sconosciuta
gli sarebbero piaciuti tanto.
Fortunatamente lei aveva considerato quel suo bisogno morboso di
baciarla come una "finzione".
Sapeva di essere in un guaio e cosa ancora più assurda, non
gli importava poi molto se Lara fosse arrabbiata o meno.
La sveglia elettronica sul comodino segnava le 6.34 del mattino, non
aveva chiuso occhio, ogni volta che lo faceva si vedeva la faccia
imbronciata di Agatha. Afferrò il cuscino alla sua sinistra
e se lo sbattè in faccia, avrebbe voluto urlare, anzi,
avrebbe voluto fare ben altro, ma sapeva che un urlo al mondo era
l'unica cosa che poteva permettersi.
A peggiorare la sua situazione, l'idea che a pochi metri di distanza,
Agatha stava dormendo nel suo letto, con i suoi capelli rossi sparsi
sul cuscino, le labbra socchiuse e il respiro regolare, avvolta solo da
un sottile strato di vestiti...
-Maledizione!- disse ad alta voce, sebbene il cuscino aveva attutito
gran parte del rumore.
Si sollevò a sedere, i capelli erano sparati in mille
direzioni, aveva bisogno di una doccia. L'acqua calda forse sarebbe
stata d'aiuto.
Varcò la soglia con un fagotto di vestiti sotto braccio e il
pigiama penzolante, le pantofole con la faccia dei Signor Burns dei
Simpson che gli aveva regalato un suo amico. Aveva detto: "E' il
personaggio che più ti somiglia". Claudio in quel momento
pensò che era ciò di più diverso
possibile da lui, almeno il Signor Burns non si alzava la mattina con
il desiderio di farsi il suo "vicino di fabbrica".
Quando mezz'ora dopo uscì dal box, vestito con una semplice
tuta (non lavorava, tanto meno aveva voglia di mettere piede fuori di
casa), sua madre alzò un sopracciglio e lo guardò
da dietro la sua tazza di caffè mattutino.
-In piedi a quest'ora? Che è successo?- guardò
fuori dalla finestra preoccupata, poi mise mano al giornale spostando
la pagina dalla sezionme "cultura" a quella di "cronaca nera".
Il figlio fulminò la donna con lo sguardo. -Non ho ucciso
nessuno, anche se qualcuno avrebbe voluto uccidere me-
constatò afferrando la maniglia del frigorifero e prendendo
dal fondo una bottiglia di latte al cioccolato.
-Chi avrebbe voluto ucciderti? Qualche ex gelosa della tua nuova
fiamma?- chiese maliziosa sorseggiando la bevanda scura.
-Cosa stai insinuando?- brontolò versando il latte nel
pentolino, per scaldarlo.
-Ieri sei uscito con la vicina, devo ammettere che se si curasse di
più sarebbe almeno carina, sebbene continui ad indossare
vestiti scialbi- disse vagamente annoiata, riprendendo il giornale
sulla pagina "cultura".
Claudio quasi lasciò scivolare la bottiglia del liquido,
l'appoggiò con rabbia sul piano della cucina e si
voltò verso la madre. -Non giudicarla solo per il suo
aspetto!- scoppiò.
La donna posò per la prima volta, da che il figlio era
entrato, la tazza sul tavolo, alzò lo sguardo e sorrise
dolcemente, quasi stupita. -Ti sei preso una cotta.-
affermò, non era una domanda. -Sia ringraziato il cielo,
almeno non sei come tuo padre-
Claudio non rispose a quel commento, si limitò ad accendere
il fuoco e tirare fuori la sua tazza con una "C" stampata in azzurro.
Prima ancora che il latte divenisse tiepido sua madre
abbandonò la stanza canticchiando tranquilla. Il giornale
era rimasto aperto sulla pagina dell'Economia.
Dopo essersi versato del latte e afferrata la scatola di biscotti, il
ragazzo guardò distrattamente la notizia in prima pagina. La
foto di suo padre troneggiava, stringeva la mano ad un noto politico e
tutti e due sembravano soddisfatti.
L'articolo citava "Possibile risalita o nuovo inizio?"
Non fece in tempo a proseguire che il telefono cellulare
squillò nell'altra stanza, diffondendo le sue note per tutta
la casa.
Corse a vedere chi fosse, quando afferrò il cellulare la
scritta era circondata da cuoricini e lampeggiava in rosso.
"Lara"
Lo rigirò tra le dita, combattuto tra il rispondere o il
lasciare che smettesse.
Visto che non accennava a cedere aprì lo sportello e finse
un tono assonnato.
-Tata sei tu?- chiese sapendo che sicuramente si sarebbe infuriata a
sentir nominare il nomignolo con cui chiamava Agatha.
-No e mi stupisco, non dovrebbe essere nel tuo letto in questo momento?
Prova a guardare meglio sotto le coperte- sibilò sarcastica
e spietata la bionda.
-Lara, sei tu- rispose senza entusiasmo. In effetti per questo non
dovette fingere, gli sembrava di dover parlare con un amico qualunque.
-No è tuo nonno che ti chiama dall'oltretomba! Ovvio che
sono io!- strillò isterica -Allora, da dove spunta quella
zoccola? Non me la bevo che ti sei messo con quella! Non è
nemmeno il tuo tipo-
-Credevo mi avessi lasciato, non vedo come possa interessarti- si
lamentò lui, sedendosi sul bordo del letto, che nel
frattempo sua madre aveva rifatto.
-Andiamo, so benissimo che è un modo patetico per farmi
ingelosire, cos'è un'attrice pagata? Non sapevo che potessi
permettertelo.-
In quel momento suonarono alla porta. A Claudio mancò un
battito e per diversi minuti rimase a fissare la cornetta senza
spiaccicare parola. Chiuse gli occhi. -Senti Lara, non so cosa tu...-
Ma una mano gelida gli staccò il cellulare di mano, aprendo
gli occhi Agatha, con uno sguardo glaciale, lo fissava dall'alto, si
portò tranquillamente il telefono all'orecchio e
parlò tranquilla. -Chi sei e cosa vuoi da lui?- chiese con
un mezzo sorriso diabolico impresso sulle labbra.
Claudio spalancò gli occhi e si alzò in piedi,
lei adesso dovette sollevare il mento per vederlo in faccia.
Lara non rispose, ma semplicemente attaccò chiudendo la
comunicazione.
-Che tempismo...- commentò lui, guardandola negli occhi, la
tentazione di baciarla che lo bruciava.
-Immaginavo avesse chiamato presto, ma mi ha anticipato-
commentò allontanandosi di qualche passo. Lui mantenne la
vicinanza facendo qualche passo avanti, lei arrossì e
abbassò la testa. -Meglio così, almeno la
sceneggiata è servita a qualcosa, se abbocca entro pranzo te
la trovi fuori dalla porta- fece per girarsi, ma Claudio
afferrò il suo braccio destro e cedette alla tentazione che
tutta la notte l'aveva tormentato.
La baciò, ma non come la sera prima, non più per
dovere.
Questa volta era per qualche altro motivo, che lui preferì
attribuire all'attrazione o, forse, all'astinenza.
Lei, prima protestò, poi si lasciò andare, pur
rimanendo ferma, con le braccia lasciate ricadere lungo i fianchi.
-Cos...- iniziò lei, ma Claudio fu più veloce e
la baciò di nuovo, con ancora più trasporto,
affondando le dita tra i suoi capelli e azzerando completamente la
distanza che li separava.
Rimasero in quella posizione per minuti che parvero durare anni.
Agatha era avvampata vistosamente e Claudio non riuscì a
trattenere un sorriso. Sfiorò ancora una volta le sue
labbra, con un lieve tocco, per poi guardarla negli occhi.
-Scusami, ma stavo impazzendo...- chiuse le palpebre e
poggiò la fronte contro quella di lei.
Nessuno disse più niente fino a che la porta non si chiuse
alle loro spalle. Agatha sussultò richiamata alla
realtà che la colpì come un secchio di acqua
gelata.
-No- portò le mani avanti e prese distanza. Lui non ne fu
felice ma accettò in silenzio.
-Davvero io non so cosa...- si passò una mano tra i capelli,
poi la guardò, era ancora rossa, sebbene cominciava a
riprendersi. Il suo sguardo era strano, quasi spaventato per quello che
era successo.
-Se la mettiamo su questo piano io non posso più
aiutarti...- sussurrò infine, alzando lo sguardo, ora
completamente freddo.
Claudio si morse un labbro, non si aspettava una reazione tanto
spietata da parte sua, ma in un certo senso capiva il perchè
di quel comportamento.
-Ha...Hai ragione, non avrei dovuto, è stato un errore-
Lei lo guardò quasi sconvolta e irritata da quelle parole.
-Cioè, non avrei mai dovuto chiederti di aiutarmi in quel
piano assurdo...- precisò subito dopo, otando l'espressione.
Agatha inspirò lentamente. -Bene, in questo caso veditela tu
con la tua ragazza, non avrà problemi a riconquistarti,
lasciala sulle spine per un po' e...-
-Me la caverò- non le permise di continuare,
allungò la mano e aspettò una sua reazione.
Lei dapprima sollevò un sopracciglio perplessa, poi si
ricordò di avere ancora in mano il cellulare e glielo
ridiede facendo attenzione a non sfiorarlo.
-Ci vedia...- iniziò Claudio ma Agatha fu più
veloce e scosse il capo.
-Meglio di no.-
Lui fece un passo avanti, ma lei reagiì indietreggiando,
prendendo dentro nello spigolo della scrivania.
Approfittando di quella distrazione Claudio la prese ancora una volta e
la baciò, lei puntanto i pugni non rispose.
-Addio- mormorò infine rassegnato.
Agatha scappò fuori da quella casa, rifugiandosi dentro
camera sua e isolandosi dal resto del mondo. Ringraziò di
essere sola in quel momento, perchè non avrebbe sopportato
le domande, le spiegazioni e soprattutto le risposte.
La musica invase il pianerottolo, una musica Metal, urlata e
spaccatimpani, che ottenne diverse proteste, ma alla ragazza dentro la
stanza questo non importava, aveva semplicemente bisogno di sentirsi
isolata da tutto il resto.
***
Spazio
di risposta ai commenti per il capitolo 7:
Questa
volta ho notato che i commenti sono stati minori rispetto alla
precedente... ma che ci vogliamo fare XD non si può sempre
avere tutto dalla vita no? :P
Bchan: L'idea mi è venuta perchè confesso che a
parer mio l'inganno a Lara poteva funzionare solo a quel modo con un
personaggio come Claudio. In fin dei conti è un donnaiolo
affermato, sentir dire una cosa del genere da lui fa capire che Agatha
o è molto furba oppure "è diversa dalle altre"...
a parte questa parentesi... beh ci avviciniamo inesorabilmente alla
fine ormai^^
DarkGiliath: Grazie per i complimenti, mi fa piacere non averti
deluso^^ A presto!
Angelo: Benvenuta e grazie per il tuo commento, mi spiace per il
ritardo nell'aggiornamento, ma questo mese gira decisamente male...
dopo il 6 di marzo, con un po' di fortuna le cose si dovrebbero
risistemare (o almeno si spera!)
Capitolo 10 *** Pazza squilibrata e fighettino presuntuoso ***
capitolo 10Hola a tutti! Ehm... no,
non strangolatemi vi prego! >.< (me si nasconde dietro la
prima cosa che trova) Lo so, avevo detto che la fic era già
stata scritta, infatti è così, tuttavia, per via
della mia infinita pigrizia, non ho aggiornato... La colpa è
mia lo ammetto!
Confesso che molti dei commenti ricevuti per questa fic mi stupiscono
ancora O_O davvero, essendo nata praticamente per gioco un successo
simile non credo di meritarmelo.
In ogni caso, con questo capitolo aggiornerò anche "Parlami
d'amore" (per farmi perdonare) e se entro sera riesco a correggere,
anche una nuova storia... è un esperimento a dire il vero,
lo definirei più un racconto di denuncia U_U...
(sarà molto diverso da solito stile di scrittura che uso, e
probabilmente resterà un caso isolato, non intendo adottare
quello stile per sempre XD)... che dire, ho cercato di scrivere
qualcosa nonostante il blocco ispirativo che ho addosso e che non
accenna ad andarsene...
La mia mente malata e sclerata vi saluta...
(p.s. questo capitolo è dal contenuto al quanto demenziale
in alcuni tratti, mentre in altri, potrebbe urtare la
sensibilità di qualcuno, per eventuali critiche non esitate
a muoverne)
Alla prossima ^^
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 10
-Pazza squilibrata
e fighettino presuntuoso-
Agatha
per i giorni seguenti rimase di pessimo umore ed evitò i
suoi genitori, suo padre in particolare, limitandosi ad obbedire alla
sua richiesta.
Il fine settimana successivo la sua stanza aveva le pareti vuote, solo
i rettangoli più chiari, di quei disegni lasciati appesi per
troppo tempo, passò ore a cancellare, tutto sommato studiare
restauro le tornò incredibilmente utile.
Sembrava che il mondo intorno a lei fosse ancora più grigio
del solito, nemmeno esultò quando suo padre, venuto a
conoscenza della proposta di lavoro all'estero, aveva stranamente
accettato.
Avrebbe dovuto essere felice, il suo timore più grande era
di non avere più quella libertà tanto agoniata,
eppure non riusciva a togliersi dalla testa quel ricordo. Uno solo, che
portava il nome di Claudio.
Il fatto che abitasse di fronte a lei non era di sicuro d'aiuto, ancora
meno vederlo con Lara uscire una sera sì e una no.
Già, perchè come aveva previsto il pomeriggio
successivo all'"Accaduto" quell'oca si era presentata nell'appartamento
a fianco e con i suoi occhi dolci l'aveva riconquistato.
Ancora peggio, lo sguardo che lui le rivolgeva ogni volta che si
scontravano su per le scale, o sul pianerottolo, la faceva sentire una
stupida, ripetendo a sè stessa che mai avrebbe potuto
prendere il posto di quella al fianco di Claudio.
Stava rientrando come tutte le sere dal corso serale di decorazione,
quando, nel chiudere la fiat con l'antifurto incappò nei due
"Piccioni" (così chiamava Claudio e Lara ogni volta che
aveva modo di vederli uscire assieme). Fece finta di niente e si
apprestò ad aprire il portone d'ingresso.
Sentì delle dita sfiorarle la spalla e scocciata si
girò pronta a riempire di insulti il "piccione" di turno che
osava provocarla. Quasi non le venne un'infarto nel trovarsi davanti
Adam.
-Tu cosa diavolo...- spalancò gli occhi, ma prima di finire
la frase gli dette una spinta facendolo indietreggiare di qualche
passo. -Stammi alla larga- minacciò, affrettandosi a trovare
la chiave giusta e imprecando nella sua testa per avere così
tanti portachiavi attaccati.
Adam sorrise alla luce del lampione, una folata di vento caldo fece
venire i brividi ad Agatha che lo controllò con la coda
dell'occhio. Si avvicinò di nuovo e le afferrò il
polso con la mano.
-Dobbiamo chiarire alcune cosette- disse imperativo.
-Vaffanculo- sibilò lei, liberandosi dalla stretta con
rabbia.
-C'è gente, ti devo parlare in privato, fallo per la nostra
amicizia...- sorrise divertito.
Agatha fu tentata di sputargli in faccia, lo spinse via e si
appoggiò alla porta d'ingresso. -Amicizia? Quella che
deliberatamente hai tradito?- assottigliò le palpebre
furente. -Dovevi pensarci prima di fare il principino "So-tutto-io"-
-Andiamo, sei sempre stata così permalosa!- l'altro
alzò gli occhi al cielo, poi si avvicinò di nuovo
-Andiamo, tanto anche gli altri della compagnia l'hanno capita che te
la sei presa solo perchè mi sono fatto Angela-
commentò con un sorriso diabolico. -Commovente la tua
gelosia-
-Fanculo- voltò ancora una volta le spalle, non intendeva
ripetersi, già tempo prima aveva detto in tutta
tranquillità i motivi della sua rabbia, in fin dei conti
Angela era stata solo l'ultima di una serie di tante altre.
-Eddai, sono passati più di sei mesi, possibile che tu ce
l'abbia ancora? Eppure era solo una delle tante...-
Agatha rinunciò definitivamente a cercare la chiave e si
voltò, lo sguardo gelido. -Certo, una delle tante che poi ti
scarica rigorosamente e poi vieni da me a chiederti qualche bella
maledizione per vendicarti? Ammettiamolo che ti servivo solo per
quello? Non l'hai trovata un'altra fessa che accetta il tuo giochetto?-
la sua voce era bassa, ma perfettamente udibile da Adam, il quale
distava pochi metri. Era come se ci fosse solo lui e una rabbia cieca
che tratteneva dentro di sè. -Te l'ho già detto,
io non sono come te- le sue parole si trasformarono in sussurro, come
se il solo pronunciarle fosse blasfemo. -Non gioco con la magia nera,
non l'ho mai fatto e non intendo farlo! Non bramo il potere come fai
tu, sono fuori dal giro, non ho più niente a che fare con
voi!-
Adam non rispose, la guardò disgustato, come se avesse
appena detto il peggiore degli insulti, mentre Agatha si sentiva
sporca, per l'enorme cazzata che aveva fatto in passato e che non
avrebbe più ripetuto per nulla al mondo. Lui si
voltò, si avviò lungo la strada e lei rimase
ferma per qualche istante, finalmente trovò la chiave, la
inserì nella toppa e varcò la soglia del pian
terreno. Fece per richiudere l'entrata quando una mano fermò
l'ingresso.
Quasi strillò a quel gesto, ma lo sguardo sconvolto di
Claudio le permise di tirare un sospiro di sollievo.
-Sei scemo? A momenti mi facevi prendere...- ma non terminò
la frase, le dita di lui si posarono sulla sua bocca, con la mano
libera chiuse la porta, guardò indietro, fuori, poi
tornò a guardarla.
Aveva ancora gli occhi spalancati per la sorpresa e la guardava come se
fosse un'aliena.
La luce d'ingresso si spense e rimasero al buio. La mano che le fermava
la bocca cadde lungo il fianco.
-Hai sentito...- non era una domanda, ma un'affermazione.
Le dita di Claudio afferrarono il polso di Agatha e la trascinarono nel
seminterrato, verso le cantine.
Lei non disse nulla, si limitò a seguirlo, quando la luce
della cantina si accese si trovò spalle al muro.
-Tu non sei...- iniziò lui, parlando finalmente, dopo
interminabili minuti di silenzio.
-No!- scoppiò indignata senza nemmeno permettergli di
pronunciare quella parola.
Lui parve tirare un sospiro di sollievo. -Avrebbe potuto farti del
male! Insomma, non mi riferisco a quelle scemate come maledizioni o
robe simili, mi riferisco al fatto che poteva aggredirti o peggio- era
arrabbiato.
Agatha sospirò a fondo. -Quelle scemate come le chiami tu,
per altri sono una realtà.- lui fece per protestare ma lei
alzò la mano bloccandolo. -Che tu ci creda o meno la
stregoneria c'è e non è necessariamente qualcosa
di negativo, cazzo siamo nel 2000 non ai tempi dell'inquisizione e
comunque non sono come la strega della walt disney!- stava
farneticando, sebbene un senso logico in quel ragionamento c'era.
-Comunque non c'è bisogno che tu ti intrometta! Restane
fuori è meglio per tutti!-
-No che non ne resto fuori se la mia vicina rischia di essere
accoltellata sul pianerottolo! E comunque se permetti non riesco a
credere a quello che dici!-
Agatha avrebbe tanto voluto rispondere a tono, ma avrebbe soltanto
peggiorato la situazione. -Come vuoi, non ti ho mai chiesto di
credermi- si limitò a dire, sebbene avrebbe voluto
aggiungere altro.
-Insomma, diciamocelo, non è esattamente "buono" quello che
fate!- sbottò abbassando a sua volta il tono.
Lei lo guardò con freddezza: -Questo solo perchè
ti hanno insegnato che ciò che non si conosce mette paura!
Se vogliamo dirla tutta amo gli animali e mi vengono i sensi di colpa
anche solo a schiacciare uno scarafaggio! Secondo te ti sembro il tipo
di persona che farebbe del male agli altri?- lo provocò.
-No, questo no... ma insomma, quelli come te non fanno rituali o cose
simili?-
Agatha scoppiò a ridere: -Certo, bruciamo qualche candela
profumata, un bastoncino di incenso e al massimo qualche fogliolina...
a volte mi chiedo cosa si immagina la gente!-
-Cosa mi dice che non sia una bugia?-
-Ti sfido a perquisire la mia stanza e trovare qualche cadavere o
bambolina woo-doo- disse trattenendo altre risate.
Lui la fissò per qualche momento, poi sospirò
-Non posso lasciarti andare in giro da sola- disse infine, incrociando
le braccia.
-Oddea santissima!- alzò gli occhi al cielo. -Non sono una
bambina! E comunque la tua fidanzata non sarebbe d'accordo- lo
sfidò incrociando a sua volta le braccia.
-La mia fidanzata mi ha mollato nel momento stesso in cui ho deciso di
controllare che quel pazzo non ti accoltellasse- disse scocciato.
-Allora sei davvero stupido quanto sembri-
-Non sono stupido! Sono altamente coglione!- lei lo fissò ad
occhi aperti per quell'affermazione. -Sono coglione perchè
mi sono preso una cotta per una pazza squilibrata!-
Agatha dapprima rimase perplessa, poi scoppiò a ridere -Beh,
pensa, che io mi sono presa una cotta per un fighettino presuntuoso-
***
Spazio
di risposta ai commenti per il capitolo 9:
Ecco
il consueto angolo dedicato ai commenti. Innanzi tutto ringrazio
comunque chi legge senza commentare o chi aggiunge la storia tra i
preferiti ^^ Grazie davvero.
Inoltre ringrazio tantissimo chi commenta e critica le mie storie, ma
veniamo al dettaglio: FlyingSquirrel:
(tra parentesi ho sempre il terrore di scrivere il tuo nick in modo
errato sai? XD) Grazie per il tempo che mi dedichi nel commentare
sempre, apprezzo molto questa cosa! Spero che questo capitolo ti
soddisfi un po' più del precedente :P Perdonami per il
solito ritardo che metto nel commentare, per farmi perdonare aggiorno
anche "Parlami d'Amore" subito finito di aggiornare questa ^^. Alla
prossima spero! Valentina78:
Grazie mille per i complimenti ^_^ Eccovi il capitolo, il prossimo,
ovvero l'ultimo ( l'ultimo capitolo fa sempre un brutto effetto, tra
l'altro con quello che vi ho preparato mi ammazzerete sicuramente U_U)
dovrebbe arrivare a breve^^ BChan: Ma
buongiorno XD Spero ti piaccia anche questo capitolo^^ Alla prossima. Hatori:
Grazie mille per la recensione^^ Mi fa sempre piacere sapere che il
lavoro è apprezzato, certo forse per questa storia non ho
previsto nulla di particolarmente entusiasmante... forse ho scelto un
messaggio un pochino più sottile del solito XD Al prossimo
capitolo spero^^
DarkGiliath: Ebbene, tu hai sottolineato molti dei punti che non
quagliano nemmeno a me che ho scritto T_T Per dare comunque una
risposta, il titolo dice molte cose sulla mia scelta... Claudio non
cambia, forse non sarà lo stesso donnaiolo ma resta comunque
uno stronzetto nel midollo (semplicemente ha cambiato vittime, non
è più Agatha da torturare diciamo) Lara... beh
non la uccido giusto perchè non sono molto favorevole alla
pena di morte XD La protagonista... sentimentale proprio non direi...
alcuni insulti nel capitolo qua sopra dovrebbero far capire che
difficilmente diventerà del tipo "cicci cicci" non so se mi
spiego... resterà sempre acida, solo un po' meno chiusa
dell'inizio. In ogni caso grazie mille per i suggerimenti, dopo il
capitolo 11 li terrò presenti per un eventuali sequiel (se
mai mi verrà l'immane idea di scriverne uno)
In
ogni caso, penso metterò mano ad alcune cose che giacciono
sepolte nelle mie cartelle del pc, così da potervi dare
qualche nuova storiella XD (la mia tastiera non smetterà di
battere purtroppo per voi!)
capitolo 10Eccoci all'ultimo
capitolo... o almeno in teoria... se vi dovesse capitare di leggere il
mio profilo noterete che ho aggiornato giusto qualcosina... Tra le
varie ulizie ci sarà in programma la ristesura di questa
storia. Come avevo già detto non ne sono soddisfatta, cerco
ancora quel qualcosa che in questa storia manca, per cui prossimamente
la sostituirò con una versione nuova (almeno in parte,
sicuramente alcune cose resteranno le stesse).
Non posso soffermarmi molto questa volta, sono di fretta con una
montagna di lavoro da fare.
Ringrazio come sempre tutte quelle lettrici che hanno commentato! Non
avete idea di quanto i vostri commenti riescano a migliorare le mie
giornate ^^ GRAZIE MILLE!!!!
Adesso vi lascio al capitolo... so che molti potrebbero rimanerne
delusi... ma non finirà così :P sappiatelo.
Alla prossima
Sayu
Quello
che sta dietro la maschera
Capitolo 11
-Epilogo-
Claudio
ebbe diverse difficoltà ad accettare molte cose da quella
sera. Prima tra tutte il fatto che Agatha in realtà
nascondeva tante di quelle cose che nemmeno si sarebbe immaginato.
Passarono i giorni successivi a parlare di lei, non fu particolarmente
facile farle scucire tutte le informazioni, soprattutto all'inizio
doveva ricattarla per farla parlare.
-Per noi è fondamentale mantenere il "Silentium"- ripeteva
ogni volta quando voleva evitare una risposta.
-Ti prego, faccio già fatica ad accettare un tu, per me un
noi, è del tutto impensabile- rispondeva prontamente.
Ben presto però capì che effettivamente Agatha
era innocua, certo, rimase piuttosto sorpreso nello scoprire tutti i
libri che nascondeva, tra cui erbolari di vario genere e anche testi di
antropologia dall'aspetto vagamente sinistro, che nel leggerli in
realtà avevano un approccio scientifico. La maggior parte
dei libri però raffigurava opere d'arte sconosciute dai
significati nascosti o simboli di vario genere che non aveva mai visto.
Ebbe come l'impressione che non stava confessando proprio tutto, ma
dandole tempo rivelava le cose più spontaneamente. Spesso
capitava che litigassero sui più svariati concetti e si
beccava spesso e volentieri del bigotto, specialmente quando
accennò al discorso dello "yoga" e dei principi della
Filosofia Orientale che spesso seguiva.
Lei del resto, diveniva intrattabile e capricciosa, ma poi bastava un
bacio per cancellare tutto e trasformarli in una coppia come tutte le
altre.
Per la gioia di Claudio, non parlavano solo di magia e
spiritualità, ma sfioravano argomenti di ogni genere, quelli
che più lo preoccupavano erano gli argomenti riguardanti la
sua famiglia, non sempre piacevoli.
Aveva poi scoperto che studiava in una scuola di restauro, ma non
appena le chiese cosa intendeva fare dopo lei cambiava subito discorso.
Erano sdraiati sul letto di Agatha quando Claudio decise di farla
confessare per l'ennesima volta.
-Perchè non vuoi dirmi cosa vuoi fare dopo la scuola?- stava
sfiorando una ciocca di capelli rossi, la muoveva tra le dita
distrattamente, mentre gli occhi erano puntati sul soffitto bianco.
Agatha rimase in silenzio, il suo sospiro non sfuggì a lui.
-Intendo andare a lavorare in qualche cantiere...- disse infine,
suonando fin troppo vaga.
-E dove?- insistette lui.
Lei rimase in silenzio per l'ennesima volta prima di parlare. -In
Francia-
Questa volta toccò a Claudio rimanere in silenzio. -Quando
intendevi dirmelo?- il tono era piatto, si sollevò
a sedere e la guardò dall'alto. Non ricambiò il
suo sguardo, lei aveva gli occhi puntati sul soffitto.
-Dopo l'esposizione della tesi- commentò. -Tra un paio di
mesi- il tono glaciale e impassibile di lei lo fece andare su tutte le
furie.
-Hai pensato anche solo per un momento a quello che potrei pensare io?-
chiese acido, le afferrò il polso costringendola a
guardarlo. Lei si voltò verso di lui, di nuovo una
sensazione di gelido in quegli occhi scuri.
-Sono anni che studio per potermene andare da qui, non
butterò tutte le mie fatiche al vento, non voglio ridurmi a
sfornare quattro marmocchi e fare la casalinga.- fece una pausa, nella
quale fissò convinta Claudio. -E' quello che ho sempre
desiderato da che avevo sei anni- concluse in fine, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
-Ma quando avevi sei anni non c'ero io!- protestò
sovrastandola. -Non conto niente?!- avrebbe voluto urlare, ma la strana
calma gelida di Agatha l'aveva contagiato.
Lei abbassò lo sguardò per un secondo, poi i suoi
occhi marroni si puntarono negli occhi di Claudio, un leggero sorriso
le increspò le labbra. -Certo che conti, ma cerca di
capirmi, anche i miei genitori si sono impegnati tanto per permettermi
di continuare con i miei sogni, proprio perchè hanno capito
che io volevo di più che una persona come tutte le altre.-
abbassò di nuovo lo sguardo.
La presa sul polso di lei divenne più salda, Claudio scese a
sfiorare la pelle delle guance di Agatha. A fior di labbra sorrise
amaro. -Mi fai paura, perchè ho sempre la sensazione che
qualsiasi cosa dirò non basterà a trattenerti
qui- le labbra si sfiorarono appena. -Mi fai paura perchè
più passo del tempo con te e più diventi come un
veleno che brucia...- continuò.
-Parli come se per te fossi indispensabile, ma nessuno con la testa a
posto si avvelenerebbe da solo...- lei sollevò le braccia
circondandogli il collo. Chiuse gli occhi e posò la fronte
contro quella di lui. -Credevo avessimo stabilito che quella pazza
fossi io... non tu- sorrise maliziosa, per poi sfiorargli le labbra con
le proprie.
-Ti odio...- sussurrò lui.
Poi si baciarono, un bacio lento che via via si faceva più
intimo.
Non appena si staccarono lei sorrise -Io di più-
E di nuovo si baciarono. In pochi minuti i loro vestiti finirono sul
pavimento, abbandonati ad un contatto rischioso e allo stesso tempo
inevitabile.
Quando riuscirono a staccarsi, in un groviglio di lenzuola Claudio si
puntellò sui gomiti e divenne serio.
-So che può sembrare smielato, ma credo di amarti-
-Non dire stupidaggini, tu non sai amare... non sai nemmeno che
cos'è l'amore...- lei sorrise triste, mentre guardava il
soffitto sopra di loro, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
-Forse hai ragione, ma posso sempre imparare...- lui la
guardò, con occhi di un bambino immaturo che crede di sapere
tutto ma non ha ancora scoperto la vita. -Dimmi cosa si prova ad amare?-
Agatha rimase in silenzio per qualche secondo, ascoltando la musica dei
Sex Pistols di sottofondo, la casa era vuota e solo il silenzio faceva
loro da testimone.
-Non te lo saprei descrivere a parole, è qualcosa che si
prova senza volerlo, che sai che c'è ma non sai
perchè-
-Se è così allora temo d'amarti sul serio...-
scoppiò a ridere. -Perchè vedi, sei la persona
più odiosa, acida e insopportabile che abbia mai conosciuto,
non sei nemmeno il mio tipo, non hai i capelli biondi, non hai le gambe
lunghe e snelle, nè tanto meno gli occhi verdi... sei
testarda, orgogliosa e presuntuosa, una vera palla al piede...- Lei gli
lanciò un'occhiataccia ma lui la zittì prima di
aprire bocca. -Ma sfortunatamente per me ho scoperto che non riesco ad
immaginare la mia vita senza di te...-
-Per tua informazione...- Agatha lo guardò scettica, poi
sorrise. -In realtà non sono rossa... ma bionda... e
comunque tu sei anche peggio di me- incrociò le braccia
seccata.
-Ma mi adori comunque...- commentò lui sarcastico.
-Certo, come il latte scaduto... chi non adora bersi un bel bicchierone
di latte raggrumato, magari con una spruzzatina di muffa sui bordi
della tazza?-
-Ha parlato il limone acerbo...-
-Ad alcuni però il limone acerbo piace...-
sogghignò Agatha guardandolo.
-Touchè- cadde il silenzio per diversi secondi. -Vuoi
davvero partire per la Francia dopo la Tesi?- chiese preoccupato.
Lei inspirò lentamente, sfiorò con la punta
dell'indice la guancia di lui e sollevò gli occhi scuri nei
suoi. Un sinistro luccichio si formò ai lati delle ciglia,
senza riuscire a parlare annuì con la testa.
Claudio sbuffò, poi sorrise. -Temo che mi
toccherà chiedere a mio padre di creare qualche
società affiliata all'estero, magari a Parigi...- sorrise
appena e poi la baciò di nuovo...