Quello che si nasconde dietro la maschera

di Sayumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agatha ***
Capitolo 2: *** Claudio ***
Capitolo 3: *** Peggio di così... ***
Capitolo 4: *** Di male in peggio ***
Capitolo 5: *** Dal Meccanico... ***
Capitolo 6: *** Stranezze ***
Capitolo 7: *** Pedinamento ***
Capitolo 8: *** Vendetta Personale ***
Capitolo 9: *** il telefono squilla ***
Capitolo 10: *** Pazza squilibrata e fighettino presuntuoso ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Agatha ***


So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic, ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra

So che dovrei dedicarmi a Parlami d’amore, tuttavia non riesco a trovare il giusto proseguimento per quella fic, ed è per questo che, ovviamente ne scrivo un’altra.

Premetto che è nata di getto, non ho la più pallida idea di come verrà fuori, ma non penso affatto che sarà lunga, anzi cercherò di limitarmi a una decina forse dodici capitoli, non so ancora bene, per ora ho solo i primi due…

Per passare ad una breve presentazione… la protagonista in questione si chiama Agata, come vedrete molto presto non ha una situazione molto facile e non è la persona più fortunata del mondo, ma ha sicuramente un amore infinito per l’arte… compensato da un odio viscerale per tutti gli uomini…

Nel prossimo capitolo conoscerete il co-protagonista

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 1

-Agatha-

Agatha guardò la cornice con dentro il suo disegno... nonostante fosse quasi diplomata con un titolo da restauratrice era tutto inutile.

Non le aveva ancora permesso di appendere nemmeno uno schizzo.

Tornò in camera sua e sospirò desolata, non aveva più spazio per appendere nulla.

Fotografie scattate di getto, un calendario che lei stessa aveva progettato, vecchi soprammobili, scaffali con libri e fumetti, schizzi attaccati con lo scotch e un po' penzolanti, due metri per quattro in cui conservava tutto ciò che le restava del suo mondo.

Non buttava mai niente e questo vizio cominciava a renderle la sua permanenza in quella casa sempre più difficile.

Sospirò ancora una volta, allontanò uno specchio decorato e spostati altri schizzi ci infilò la cornice, nascosta sotto una pila. Guardò altrettanto distrutta i rotoli di carta da spolvero nell'angolo, anche quelli ormai sbordavano. Evitò accuratamente di guardare il cavalletto bendato adiacente all'unica parete tappezzata, le era passata anche la voglia di dipingere.

Da tre mesi lavorava su quel dipinto ad olio e nessuno l'avrebbe mai visto, esattamente come tutto il resto dei suoi disegni.

Questo grazie a suo padre.

Chiunque, tra tutti quelli che la conoscevano, avrebbe trovato anche solo un commento piacevole sui suoi disegni, tutti tranne lui. L'aveva disprezzata e insultata dal primo giorno in cui aveva scelto di frequentare una scuola d'arte rifiutando di andare a ragioneria.

Perchè lui non capiva il suo amore per l'arte. Non l'avrebbe mai capito. La voleva dietro una fottuta scrivania a battere i tasti di una tastiera e non dietro ad un cavalletto con davanti un dipinto.

Voleva sua figlia maritata a vent'anni con in arrivo qualche marmocchio, una figlia che amasse la moda, fosse magra, bella, che ascoltasse musica da discoteca come tutti gli altri.

Ma Agatha era esattamente l'opposto.

Ascoltava gruppi punk, se ne fregava di quello che indossava, odiava stare in ufficio, aveva costantemente le dita coperte di colore e graffi per le troppe giornate passate a martellare pezzi di legno da farli incastrare in un mobile che a stento stava in piedi. Non aveva uno straccio di fidanzato, non pensava nemmeno alla parola matrimonio, non era magra, tanto meno bella e questo a suo padre non andava giù.

Non sarebbe mai cambiata la sua espressione indifferente, non sarebbe mai stato gentile davanti ad un suo disegno, nemmeno fosse stata la riproduzione esatta della Monna Lisa. E per questo lei lo detestava.

Non lo odiava ma allo stesso tempo l'avrebbe strangolato se solo non fosse stato suo padre. E per questo odiava anche tutti gli uomini.

Per tutti lei era l'amica, la persona sempre così scema da fare tutto quello che loro chiedevano, senza mai rifiutare, ma Agatha anche se non apriva bocca sapeva ben custodire i suoi segreti...

Tutto quello che gli altri credevano che fosse in realtà era solo quello che lei voleva che loro pensassero.

Era una maschera, come quelle del teatro, un'attrice sempre pronta a sorridere o piangere a comando, ma che in realtà era molto di più.

Dietro le sue quinte, dietro al suo cavalletto, sapeva essere se stessa, forse un po' troppo orgogliosa, come tutti gli attori, ma comunque una personalità indipendente, molto diversa dal personaggio che interpretava.

Tornò in cucina e guardò l'uomo sdraiato sul divano... era perso davanti all'ennesimo programma su barche da multimilionari, barche che poteva solo sognarsi.

Come la vide sorrise e indicò il modello che preferiva iniziando a sparlare sui vari optional del modello, ma sua figlia non l'ascoltava.

Sua madre stava guardando la televisione in un'altra stanza, quella donna aveva avuto una giornataccia, Agatha lo sapeva perchè era lei che l'ascoltava tutti i giorni, sapeva bene che avevano un casino di debiti da pagare, ma lui, quello sdraiato che sognava uno yacht da sogno, nemmeno immaginava come potessero sentirsi gli altri membri della famiglia.

Si spostò verso il lavello e, meccanicamente, prese a lucidare i piatti.

Era così abituata a dover pulire la casa, che ormai era diventato un modo per sfogarsi, era come se lucidare quella porcellana bianca la aiutasse a ripulire via anche le cose tristi della sua vita.

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Capitolo 2
*** Claudio ***


Ecco il capitolo numero 2… in realtà è nato parallelamente a quello di Agatha, tuttavia ho voluto aspettare a scrivere il capitolo 4 prima di postare anche questo

Ecco il capitolo numero 2… in realtà è nato parallelamente a quello di Agatha, tuttavia ho voluto aspettare a scrivere il capitolo 4 prima di postare anche questo.

Qui si conoscerà Claudio, personaggio decisamente diverso alla protagonista, lui ovviamente ha sempre avuto una vita piena di agi e vizi, senza mai problemi, solo che adesso una serie di avvenimenti sfavorevoli lo perseguiteranno… ma non dico altro perché altrimenti vi rovino tutto :P

Voglio ringraziare Loribi e Nihal_N per le loro recensioni, e comunque ringrazio anche chi legge senza commentare^^ spero che Claudio vi incuriosirà come Agatha anche se per il loro incontro dovrete aspettare il cap 4 che vi ho citato prima… eheheh a presto^^

Grazie ancora

Bye bye

By Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 2

-Claudio-

La musica assordante usciva dalle casse invadendo l'aria di note artificiali, musica tecno in un locale pieno di ragazzi alla moda tutti griffati da testa a piedi.

Scarpe lucide sulla pista, jeans luccicanti con paillettes applicate, mani. Mani che vorticano nell'aria e poi lui.

Claudio, perfetto, bello, attorniato dalle più belle ragazze del locale.

Muoveva il suo corpo al ritmo di una musica ripetitiva e quasi monotona per chiunque tranne che per la gente presente.

Lanciò uno sguardo alla bionda chesi strusciava contro la sua gamba. Lara, la sua ragazza, capricciosa e passionale, come lui preferiva. Una ragazza non troppo impegnativa per una storia che durava da tanto, forse anche troppo, ma a lui non interessava.

Stava bene così, era felice, aveva tutto quello che desiderava, poteva afferrare la felicità con un dito.

Costantemente accecato dalle opinioni altrui, aveva costruito il suo carattere sulla base del leader del gruppo, quello di cui ti puoi sempre fidare, quello con la macchina più costosa, la ragazza più bella.

Nella sua vita i suoi problemi principali erano scegliere il vestito da mettersi la mattina e quando sarebbe arrivato il giorno di paga, così da poter spendere tutto in altri divertimenti.

Sempre guidato dalla musica si avvicina a Lara nella speranza di rubarle un bacio, ma inaspettatamente lei si scosta e si fa largo tra la folla, per raggiungere i bordi della sala.

Pregustando un seguito piacevole, la segue, spinte in una massa di giovani, ancora troppo svegli per poter tornare a casa. Per un attimo la perde, poi di nuovo i suoi capelli biondi illuminati dalle luci colorate e di nuovo corre all'inseguimento, lei non si volta, mentre lui si fa largo tra quel branco sempre più fitto.

La musica si fa via via più lontana, le casse del palco sono ormai un ricordo e l'aria d'autunno lo investe di botto, non s'era accorto che era già all'uscita.

-Lara!- la chiama, un urlo forse troppo forte, dovuto alla sordità momentanea per un periodo troppo lungo vicino alle casse.

Lei si volta finalmente, ma non c'è ombra di un sorriso sulle sue labbra, è arrabbiata e Claudio non sa il perchè.

-Ehi! Che ti prende?- l'impazienza lo coglie prima ancora che possa pensare.

-Me ne torno a casa!- di nuovo le sue spalle, mentre il rumore dei tacchi risulta attutito dal tappeto rosso dell'ingresso, il buttafuori li guarda passare, altri sono ancora in attesa di poter varcare quella soglia.

-Andiamo, non sono ancora le due!- alza gli occhi al cielo, lui, ritenendo quell'atteggiamento troppo stupido e senza motivo.

-Me ne sbatto, torno a casa.- lei decisa continua la sua camminata, la via è tornata deserta, solo loro due e la luce di qualche lampione, come fari su un palco deserto che mette in scena la sua commedia senza un pubblico che assiste.

-Ma si può sapere che ti è preso?-

Di nuovo quella cascata di capelli biondi si volta e gli occhi di lei si gettano in quelli scocciati di Claudio.

-C'è che mi sono stancata! Mi sono stancata della tua mania di provarci con tutte-

-Andiamo, stavamo solo ballando!- lui, un sorriso divertito sulle labbra, lei, la rabbia repressa che dalle mani sale alle labbra.

-Ballando un cazzo, Cla! E' finita, vai a divertirti con le tue puttanelle- Di nuovo pioggia di capelli biondi che celano lo sguardo arrabbiato, mentre la mano di lui le afferra il braccio e la strattona.

-Stammi bene a sentire....- la mano libera di lui che le afferra il mento e la obbliga a voltarsi, a guardarlo, per una supplica, una ritrattazione, una misera spiegazione.

E poi l'insulto, lo sputo.

-Stammi a sentire tu, sono otto mesi che usciamo e sono stanca di farti da palo, se hai bisogno della mogliettina che ti stira i panni mentre ti scopi l'amante hai sbagliato persona!- rumore di tacchi, metri tra loro. -Credi davvero che non sappia di Beatrice e di Michela? Mi credi così scema? Ma vaffanculo!- e poi di nuovo tacchi.

La destra sale all'occhio, la saliva viscida crea fili disgustosi tra le sue dita.

In un secondo era stato scaricato. Per la prima volta in vita sua. Forse non andava poi così tutto bene nella vita di Claudio, ma sicuramente quello era solo l'inizio...

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Capitolo 3
*** Peggio di così... ***


Ok, non uccidetemi per il ritardo mostruoso con cui aggiorno, ma non ho passato un Buon Natale avendo da poco perso la mia gatta a cui ero molto affezionata e di scrivere proprio non ne avevo voglia

Ok, non uccidetemi per il ritardo mostruoso con cui aggiorno, ma non ho passato un Buon Natale avendo da poco perso la mia gatta a cui ero molto affezionata e di scrivere proprio non ne avevo voglia.

Il capitolo che vi aggiorno è di repertorio, avevo pensato di cambiare trama, ma la prima stesura mi convinceva di più, quindi ho deciso di rivedere quella.

Rigrazio coloro che hanno commentato, chiedo ancora scusa e spero di aggiornare prima la prossima volta. Ovviamente ringrazio anche chi legge senza commentare e spero vi piaccia la storia.

Aspetto ad augurarvi il Buon Anno, probabilmente il capitolo 4 lo vedrete prima.

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 3

-Peggio di così… -

Agatha si infilò in fretta nell'abitacolo gelido della sua macchina, non amava guidare, nonostante fosse patentata da tempo era praticamente un disastro alla guida. La sua fiat sgangherata si muoveva a stento nella nebbia di fine ottobre.

La serata precedente l'aveva passata a mangiarsi le unghie dalla rabbia e la sua fatica di mantenere una manicure decente era stata tutta inutile.

Infilò con rabbia la terza e sorpassò un vecchietto che andava a venti all'ora sulla strada principale, già in quattro avevano svoltato disperati...

-Evidentemente c'è chi è peggio di me!- sibilò a denti stretti. Dette uno sguardo veloce alla borsa, mentalmente si assicurò di aver preso tutto quello che le serviva, in ogni caso era certa che qualcosa sarebbe mancato, ma poco importava.

Frenò di colpo davanti al cancello scrostato della scuola, per poco non stirava un sedicenne suicida.

Dopo varie imprecazioni riuscì a trovare un misero parcheggio e corse verso il cancello, sentì uno spiffero sul tallone, le sue all star ormai avevano svolto ampiamente il loro compito e presto le sarebbe toccato cambiarle. Sistemò velocemente la gonna a pieghe, evitando contemporaneamente di finire dentro una pozzanghera.

Una volta raggiunto l'ampio atrio dell'edificio si guardò intorno, si passò una mano tra i capelli rossi poi imprecò e cercò di aggiustarsi inutilmente il ciuffo.

-Buongiorno Agatha- l'accento serpentino di Giacomo la colse alla sprovvista, il solo pensiero di quell'uomo era irritante almeno quanto le unghie sulla lavagna... anzi, le unghie sulla lavagna erano gradevoli al confronto.

-Buongiorno!- si sforzò di non strangolarlo subito, ripromettendosi che ci sarebbero state altre occasioni prima della fine delle lezioni.

Si voltò a cercare anche le altre compagne e fortunatamente il gruppo di tre ragazze, Lucia, Federica e Cristina le fecero cenno con la mano di avvicinarsi.

Dopo il suono della campanella tutti gli studenti si riversarono nelle varie aule e laboratori e anche Agatha si immerse nella sua giornata di lavoro.

Lei e Lucia si dedicarono per tutto il tempo alla pulizia del tavolo su cui lavoravano da diverse settimane, la rimozione dello sporco era quasi terminata e stavano passando alla preparazione dei pezzi di sostegno da integrare.

Più volte Giacomo si era avvicinato per dispensare consigli e pareri non richiesti, e ovviamente entrambe ignorarono ampiamente ogni singola lettera sibilata dall'uomo.

-Questa mattina è arrivata anche una lettera, a quanto pare il pagamento di alcune tasse è andato perso e adesso tocca a mia madre scucire i soldi- commentò Agatha una volta tornata al lavoro.

-Fantastico, una fortuna dietro l'altra!- constatò Lucia, intenta a lucidare una gamba ancora macchiata.

-Oh, e non ti ho detto delle ruote della macchina di mia madre, si è praticamente spaccato il copertone e si sono guastati i perni...-

-Ecco perchè oggi sei venuta con la tua...-

-Già...-

-Con tuo padre invece?- chiese l'altra mentre cambiava del cotone intorno alla pinzetta.

Agatha la guardò male prima di parlare. -Al solito, non oso nemmeno accennare all'idea di andare a lavorare all'estero...- inspirò lentamente e afferrò un barattolo di colla vinilica.

-Vuoi dire che non gli hai ancora detto di...-

La rossa scosse la testa prima ancora che l'altra potesse finire. -Sto valutando seriamente la possibilità di una fuga, ma temo che verrebbe a prendermi per i capelli e mi riporterebbe a casa...-

-E allora come farai?-

-Non voglio ancora pensarci...- scosse ancora la testa e attaccò un pezzo di legno vicino al bordo.

-Ma l'esposizione della tesi è tra tre mesi...-

-Troverò una soluzione...- si strinse nelle spalle e insieme tornarono al loro lavoro.

Entro la fine delle sette ore Giacomo si ripresentò almeno altre quattro volte, e nell'ultima quasi non rovesciò una tanica di acido sopra il tavolo.

Stava ancora imprecando, quando Agatha salì finalmente in macchina, e forse avrebbe dovuto aspettare ancora un poco prima di imboccare con rabbia quella strada, perchè non era l'unica, in quel pomeriggio appena iniziato, ad aver avuto una pessima mattina...

****

Hatori: Ben tornata a commentare le mie storie! Spero ti piacerà anche questa… in questo capitolo non li faccio ancora incontrare però… :P

ZoeMonBlanck: Perdonami, ma ho avuto i miei disguidi per gli aggiornamenti. Spero di riuscire ad aggiornare più velocemente, ancora non ho molto tempo libero quindi non prometto niente di certo. Scusa ancora.

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Capitolo 4
*** Di male in peggio ***


cap4

Eccomi, come promesso il capitolo nuovo arriva relativamente presto... tra una pausa studio e l'altra riesco a rimettere mano ai vecchi capitoli e pubblicarli (intanto cerco di continuare la storia che piano piano prende forma :P)
Vorrei fare qualche anticipazione sui prossimi capitoli, giusto per mettervi un po' di curiosità, ma per ora posso solo dire che siamo ancora all'inizio, le cose che "si nascondono dietro la maschiera" ancora devono arrivare...
Ringrazio tantissimo Hatori e ZoeMonblanck che continuano a commentare, e coloro che continuano a leggere e preferiscono rimanere nell'ombra^^
Annuncio inoltre che presto i capitoli potrebbero allungarsi un po' o almeno è quello che cerco di fare :P (piccolo avvertimento: In questo capitolo ci saranno diverse imprecazioni. più o meno giustificate dai fatti... spero non diano troppo fastidio...)

Buona lettura e Buon Anno (sebbe sia iniziato già da un po')
By Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 4

-Di male in peggio -

Licenziato.
Quando aveva ricevuto la notizia dal suo principale, che avrebbe eseguito uno smaltimento del personale mai si sarebbe aspettato di essere tra i membri in lista. Suo padre gli aveva fatto avere quel lavoro e doveva esserci un motivo per quella decisione improvvisa.
Senza indugio si affrettò verso gli uffici e spalancò quella del signor Dotti, responsabile dell'assunzione e licenziamento dipendenti.
-Vorrei una spiegazione riguardo questo!- alzò la lettera stropicciata all'altezza del volto, prima di sbatterla davanti alla scrivania.
L'uomo davanti a lui sorrideva, con le dita intrecciate appoggiate sotto un naso sottile. -Mi è parso abbastanza chiaro il linguaggio con cui mi sono espresso signore. Lei non possiede i requisiti necessari a mantenere il suo posto come consulente d'azienda.-
-Sta scherzando? Ho un titolo di studi più che valido e lei lo sa benissimo!- stava alzando la voce, non aiutava certo, ma era troppo arrabbiato.
-Non è corretto, lei ha un cospicuo fondo fiduciario, o meglio aveva, prima che suo padre perdesse tutti i suoi investimenti, ora non vogliamo certo danneggiare il nome della nostra azienda...- si mosse da quella finta posizione da pensatore ed estrasse un giornale da sotto il banco della scrivania. -Legga pure, glielo regalo...- un sorriso divertito, mentre l'espressione di Claudio si gelava.
Afferrò con mani tremanti la lettera e se ne uscì senza prendere il giornale, non avrebbe accettato la carità di nessuno.
Non appena varcò la soglia del palazzo, senza salutare il responsabile della hall, si fermò davanti all'edicola dell'angolo, acquistò una copia del giornale che gli era appena stata sbattuta davanti e stritolò tra le dita tutto quello che gli restava della sua lettera di licenziamento.
Afferrò le chiavi della macchina e si gettò nell'abitacolo, senza perdersi in inutili manovre fece inversione e si gettò nella statale.
Una via dopo l'altra, nemmeno la musica tecno che ronzava ritmicamente dalla radio bastava a fargli riacquistare la calma, poi una fiat scassata gli tagliò la strada e dovette inchiodare di colpo prima di finire contro la fiancata della carretta.
-Ma guarda dove vai stronza!- strillò dal finestrino, mentre l'altra macchina inchiodava a sua volta e una ragazza dai folti capelli rossi sballottava contro la portiera. Si sentì un rumore secco e la fiat esalò quello che suonava come un ultimo respiro.
-Ma vaffanculo!- la risposta giunse in ritardo, ma comunque rabbiosa, il dubbio stava nel capire se era rivolta alla macchina o a lui.
-Ti vuoi levare? C'è gente che ha da fare!- lui schiacciò violentemente il clacson della sua Mini Cooper sbuffando.
Lei girò più volte la chiave nella toppa, ma inutilmente: la macchina non dava segni di vita. -Ma vai a farti fottere!- imprecò alzando il dito medio in direzione del ragazzo e insistette di nuovo con la chiave.
-Ci mancava solo l'imbranata con il catorcio!- imprecò cercando di sorpassare l'ostacolo, con la speranza di dileguarsi.
Ma non fu per niente possibile. La proprietaria della Fiat scese e si parò davanti alla sua Mini e mise le mani sui fianchi. Era talmente minuta che non doveva nemmeno piegarsi eccessivamente per guardarlo dal finestrino quando si affacciò e bussò sul vetro.
-Se non avessi frenato a quel modo ora io non sarei a piedi!- il suo sguardo l'avrebbe fulminato in quel momento, ma non era certo il tipo da farsi intimorire da una nanetta sovrappeso.
-Cazzi tuoi, leva quel catorcio che devo passare!- non era mai stato un galante e non bastava un incidente simile per farlo diventare tale, senza contare che la tizia che gli era capitata non era nemmeno carina.
-Certo, quando imparerò a sollevare l'automobile con un dito!- strillò furente. -Senti bello, dammi una mano a spostarla se vuoi passare!-
Le cose erano due, o era isterica, o aveva passato una giornata pessima anche lei. Purtroppo però aveva ragione, se avesse aspettato che si decidesse da sola sarebbe rimasto lì tutto il pomeriggio.
Fece scattare la freccia e accostò l'auto, poi scese, si aspettò di vederla salire in macchina e fare la schizzinosa cercando di mettere in folle il cambio, invece si stava arrotolando le maniche e si preparava a spingere.
Claudio storse il naso ed entrò al posto del guidatore, spostò appena il sedile per poter infilare le gambe e mise in folle.
La macchina cominciò a spostarsi e rientrò nel parcheggio da cui non era più riuscita ad uscire.
-Buona fortuna- sibilò lui, lasciandola poi sola, con la sua auto.
-Fanculo stronzo- sibilò lei afferrando il cellulare e trafficando con i numeri di emergenza.
Ritornò nel caldo della sua Mini e accese ancora una volta la radio, poi mise in moto e, fregandosene altamente, imboccò la strada, dette un'ultima occhiata allo specchietto retrovisore, quella ragazzina aveva un caratteraccio, ma doveva ammettere che vista da dietro aveva un bel fondoschiena...
Bastò un'occhiata al giornale sul posto a fianco per farlo tornare alla realtà. Il titolo centrale era chiaro, un crollo in borsa aveva decretato il fallimento dell'attività di suo padre e lui l'aveva scoperto da un giornale.
Sicuramente era un problema che circolava da tempo, l'essere stato escluso lo faceva infuriare ancora di più.
Quando finalmente riuscì a parcheggiare sotto casa delle persone stavano trafficando con diverse scatole e uscivano dal cancello principale.
Sua madre all'entrata li guardava dirigendo l'operazione.
-Cosa diavolo sta succedendo?- Claudio imprecò per la maglietta che si incastrò nella portiera, poi guardò sua madre da sopra il tettuccio.
-Claudietto, ci trasferiamo...- sospirò la donna scuotendo la sua permanente appena fatta.
-Non saremo sull'astrico spero!- il figlio guardò la madre allarmato, ci sarebbe mancato solo quello.
-No, fortunatamente i soldi miei e il tuo libretto di risparmi sono ancora intatti, ma tutto il denaro di tuo padre è andato a ripagare diverse cose... ci tocca vendere la casa, ne prenderemo una più piccola...- aveva un leggero tono isterico nella voce. -Attenzione! Quelli sono vasi cinesi! Costano più delle vostre macchine!-
-Fantastico! Io invece sono appena stato licenziato!-
-Ce lo aspettavamo dopo il crollo dell'attività, ma tranquillo, troverai un altro lavoro, certo, non sarà altrettanto prestigioso temo...- rise isterica, aveva un esaurimento nervoso.
-E quand'è che dovremo andare nella casa nuova?-
-Entro questa sera... Siamo stati fortunati che tuo padre è riuscito ad ottenerla subito libera...- l'occhio sinistro di sua madre tremava leggermente poi corse ad inseguire un paio di altri traslocatori e Claudio rimase a guardarla.
In due giorni tutta la sua vita era andata a puttane... come poteva essere possibile?
Scosse il capo e si voltò verso la Mini, in quel momento vide Lara correre via e infilarsi veloce in macchina.
Senza aspettare le corse dietro la lei si limitò semplicemente ad alzare il dito medio ed indicare la sua Mini.
Claudio si voltò, solo in quel momento si accorse che la ruota posteriore si stava sgonfiando troppo velocemente.

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Capitolo 5
*** Dal Meccanico... ***


cap 5 Ecco che aggiorno il quinto capitolo... ho qualche notizia buona e qualcuna decisamente meno... quella buona è che la stesura della storia è terminata e saranno 11 capitoli... sempre sulla linea di notizie buone, ho in mente altre idee che presto diventeranno qualcosa, sebbene non so ancora cosa....
Ora passando alle cattive, non mi piace come è venuta fuori questa fic, sono parecchio a corto di ispirazione (decente ) e la scuola mi stressa a tal punto che non riesco a mettere pace alle mielle idee che frullano per il cervello (ho tante di quelle trame che potrei riempire un quaderno intero, senza contare la stesura di un libro fantasy che puntalmente interferisce con i miei pensieri, solo che sono talmente piena di fotocopie e libri da studiare che non riesco a trovare la quiete giusta per scrivere)...
Comunque, se non finisco disoccupata (grazie alla nuova finanziara...) da settimana prossima dovrei avere due settimane di vacanza (dopo 4 esami nel giro di 3 settimane e Natale e Capodanno passati a studiare chimica almeno questa pausa ci vuole T_T) e conto di dedicarmi alla scrittura e magari proprio alla ristesura di questa fic e di "Parlami d'amore" che poretta mi giace incompiuta in una striminzita cartella del desktop...
Al prossimo aggiornamento! (in proprosito grazie per il commento a Nihal_N e a colo che leggono la fic nonostante la mia lentezza nell'aggiornare)
Bye Bye by Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 5

-Dal meccanico... -


Quando il meccanico raggiunse il parcheggio Agatha era al massimo della rabbia.

Ci mancava solamente questa! Sicuramente tutti i suoi risparmi sarebbero sfumati nelle riparazioni per l'auto e questo non le andava giù. Sperò che fosse semplicemente un guasto da poco, perchè non avrebbe sopportato altro di peggio.

Come se non bastasse quello stronzo che l'aveva spinta ad inchiodare così di botto l'aveva resa ancora più intrattabile.

Osservò l'uomo grassoccio e tutto impiastrato di grasso aprire il cofano e guardare dentro.

-Quanti anni ha quest'auto signorina?- chiese ripulendo le salsicce che aveva al posto delle dita con uno straccio ancora più lurido.

-Sette, l'ho acquistata due anni fa già usata...- brontolò con le braccia incrociate.

-Non sembra nulla di troppo grave, forse è solo una valvola che è saltata, la devo portare in officina però, non ho qui il pezzo-

Agatha annuì all'affermazione e guardò l'uomo agganciare la sua carretta al cavo del carro attrezzi. Passò due ore bloccata nell'officina con le braccia incrociate, mentre aspettava di ricevere la bella notizia del conto.

Poi, un'auto attirò la sua attenzione. Era una Mini Cooper fin troppo familiare, identica a quella con cui si era scontrata e a bordo c'era lo stronzo del parcheggio.

-Dio allora esiste.- commentò sarcastica mentre gli passava di fianco, diretta alla sua macchina.

-Ancora tu?! Questa giornata è da cancellare dal calendario!- sibilò Claudio sbattendo le sue scarpe griffate su un tombino vibrante.

-Solo perchè esiste una giustizia divina?- sorrise acida guardandolo torvo. Di norma Agatha non era un tipo vendicativo, nè maleducato, tuttavia aveva due validi motivi per odiare quello sconosciuto. Il primo era che l'aveva trascinata lui in quell'officina la seconda era per la sua aria da fighetto straviziato. E lei odiava i fighetti straviziati.

Dal canto suo anche Claudio aveva i suoi motivi per ricambiare quell'odio: era sciatta, non portava vestiti griffati, non era per niente femminile e soprattutto sembrava portargli sfortuna, senza contare che ce l'aveva con lui per un motivo arcano che solo lei conosceva.

-Senti bella mia! Non ho colpa se la tua auto è una carretta scassata ok?- sibilò di rimando con le mani che gli prudevano e la testa che ronzava a furia di ripetersi "non farlo è una donna... o almeno dovrebbe esserlo... facciamo che non la pesto solo per gli occhiali..."

-E' colpa tua se guidi come un sedicenne senza patente!- lei incrociò le braccia non sembrava disposta a cedere.

-Ma che cazzo vuoi?! Sparisci va! Racchia- strillò lui voltandole le spalle.

Non avrebbe dovuto darle quell'appellativo. -Ha parlato mister universo, te la tiri come se ce l'avessi...- sorrise diabolica. -Con due bastoni al posto delle gambe, la trippa da frequentatore di bar bevitore di birra di seconda scelta e una pettinatura da tricheco che nemmeno negli anni venti avrebbero usato...- lo guardò sprezzante, sebbene avesse voluto strangolarlo seduta stante.

Claudio si voltò di nuovo afferrandola per un braccio. -Senti tu! Modera i termini!-

-Sei tu che hai cominciato- lei sorrise angelica senza smuoversi di un millimetro. -E comunque tieniti le mani a casa- strattonò la presa con un colpo e si libero di scatto.

-Ehi! Piccioncini, qui c'è gente che lavora...- il meccanico comparve con lo straccio sudicio e guardò i due con aria scocciata.

Agatha fulminò a vista Claudio, poi si avvicinò al meccanico richiedendo il conto e sparendo dalla vista.

Dal canto suo il ragazzo rimase come un impalato a fissarla andare via, l'odio verso quella ragazzina non faceva che salire. -E poi io non bevo birre di seconda scelta!- mormorò tra i denti tastandosi lo stomaco. Nessuno gli aveva mai rivolto la parola con quel tono.

Come sapevano il suo cognome si facevano in quattro per essergli amico, senza dimenticare che le donne normalmente cadevano ai suoi piedi ricoprendolo di complimenti adoranti.

Dopo un buon quarto d'ora Agatha uscì dalla cabina con il portafoglio in mano. Aspettare tutto quel tempo per poi sentirsi dire che c'erano da cambiare due valvole che durante la revisione non erano state controllate... Imprecò silenziosa una volta entrata nell'abitacolo, per lo meno la spesa era stata inferiore a quella che si aspettava.

Avviò ancora una volta il motore ma vide che la Mini bloccava l'uscita. Avrebbe dovuto rivolgere ancora una volta la parola a quell'essere.

Prima di spegnere spiò intorno per evitare di scendere e lo trovò subito a fianco del finestrino. Abbassò col comando e lo guardò semplicemente.

-Spostala- non disse altro.

Lui tirò sù col naso piuttosto rumorosamente. -Dammi un passaggio a casa- disse lui con la faccia di chi era costretto a fare qualcosa di estremamente disgustoso e spiacevole.

-Scordatelo! Sposta la macchina e fattela a piedi, un'altra volta impari ad insultare me e la "carretta"-

-Ma abito a dieci chilometri da qui!- brontolò tra i denti, quella richiesta sembrava costargli parecchio.

-E allora?- sorrise acida. -camminare fa bene alla salute! Ora spostala!- tornò a fulminarlo con lo sguardo.

-Sei l'unica qui che può darmi un passaggio...- inspirò lentamente. -Sono disposto anche a pagarti la benzina-

-Non hai capito, non mi faccio comprare.- lo guardò seria e irata. -Non mi faccio insultare per poi dare un passaggio agli stronzi come te, chiaro?-

-E va bene, hai ragione, però non mi sembri un tipo poi così cattivo, avanti la chiesa ci insegna che bisogna essere gentili con il prossimo...- lui sfoderò uno dei sorrisi che le ragazze amavano tanto, sperava forse che con quello l'avrebbe convinta, di solito funzionava anche con le tipe più difficili.

Lei sorrise, i suoi lineamenti si rilassarono e lui si illuminò di una speranza nuova, poi di nuovo un sorriso perfido ricomparve e Claudio ebbe veramente paura per un secondo... uno solo!

-Gentili con il prossimo... peccato che io non sia cattolica!- la sua espressione tornò furente. -I tuoi giochetti da latin lover di quart'ordine con me non funzionano. Ora sposta quella cazzo di macchina e non rompere le palle!-

-Dio quanto sei acida!- lui sbattè i piedi come un bambino ed andò controvoglia a spostare la macchina.

In quel breve lasso di tempo Agatha meditò seriamente sull'ipotesi di andarsene e godersi la scena di quello stronzo fermo come uno scemo a guardarla andar via. Tuttavia su una cosa quel deficiente aveva preso, non era così bastarda quanto voleva sembrare. Arrestò la fiat di fianco alla Mini e aprì la portiera davanti a lui.

-Sai, ci ho ripensato, vediamo se sei bravo a supplicare meglio per quel passaggio.- Lo guardò glaciale, pronta a richiudere la portiera nel caso in cui lui avesse deciso di mantenere la sua posizione sul piedistallo.

Sbuffò e ci pensò bene prima di rispondere. -Per favore, non è che gentilmente mi darebbe un passaggio, visto che sono rimasto senza macchina?- il tono era piatto e scocciato.

Lei sorrise di nuovo diabolica. -Prova in ginocchio, vediamo che effetto fa...- sghignazzò nel vedere l'occhiataccia indignata di Claudio. -Sali, prima che cambi idea- tornò seria di botto e lui rimase a bocca aperta a fissarla.

Agatha alzò un sopracciglio e lui salì prima che potesse replicare di nuovo.

-Dove ti devo portare?- il tono di lei suonava leggermente schifato.

Lui aprì bocca ma poi la chiuse subito. -Non lo so...- disse infine.

-Come sarebbe a dire che non lo sai?- lei lo fulminò.

-Sto traslocando, ma non so dove abbiano preso casa i miei, mi hanno detto di...-

Lei alzò una mano come a tappargli la bocca. -Non me ne frega dei fatti tuoi, voglio solo paese, via e se possibile un punto di riferimento.-

Lui afferrò il cellulare e chiamò velocemente, rimase a chiacchierare per diversi minuti, mentre Agatha batteva scocciata sul manubrio usurato dal tempo.

-Ci sono!- disse lui riponendo il telefono in tasca. -Non è molto lontano da qui, Borgonuovo, via Lorenzo de Medici. E' un condominio marrone di otto piani...- sorrise sfoggiando ancora una volta la sua espressione migliore, ma quello che ottenne fu una faccia ancora più schifata da parte di lei. -Che c'è, non sai dov'è?- chiese notando che la sua espressione non cambiava.

-Al contrario...- sibilò accendendo l'auto e giudando per tutto il tempo in silenzio.

-Come ti chiami?- chiese Claudio dopo dieci minuti di totale indifferenza.

-Agatha- Lei svoltò di botto in una vietta che fiancheggiava un condominio dalle facciate leggermente scrostate, entrò in un parcheggio con due manovre sole e fermò la macchina. -Scendi sei arrivato-

-Non c'è bisogno che mi accompagni alla porta- commentò malizioso lui, sbattendo la portiera e controllando la zona tutta intorno, riconobbe subito l'auto di suo padre e capì d'essere nel posto giusto. Decisamente molto diverso dalla villa a cui era abituato.

-Infatti non lo sto facendo...- lanciò l'ennesima occhiataccia e frugò nella borsa.

-Scusa ma non capisco- lui la guardò perplesso, poi vide che tirava fuori delle chiavi e le infilava nella toppa, facendo scattare l'ingresso.

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Capitolo 6
*** Stranezze ***


cap 6 Eccomi che aggiorno, questo è effettivamente il mio primo giorno di vacanza *_* sono contenta per questo, una pausa ci voleva... ovviamente le idee stanno prendendo forma e presto cercherò di mettere giù la mia nuova trovata... (non dico ancora nulla di troppo preciso) Spero che continuerete a leggere questa storia fino alla fine, anche se ripeto che non mi convince come dovrebbe.
Ringrazio infinitamente tutti quelli che hanno letto fino ad ora e Mari, con Valentina78 che hanno lasciato il loro commento^^ (questo capitolo è un po' corto vi avviso )
Alla prossima, bye!

Sayu

 

Quello che sta dietro la maschera

 

Capitolo 6

-Stranezze-

 

 

L'anziana signora Petretti uscì sul pianerottolo del terzo piano e quasi trasalì quando, una volta varcata la soglia che la separava dal resto del mondo, fu colpita dal frastuono assordante di una musica da discoteca ad un volume altissimo.
Notò solo dopo che anche la signora Materazzo e il signor Vittorio rispettivamente del quarto piano e dell'appartamento accanto erano fermi davanti alla porta dell'interno sei e continuavano a suonare il campanello furiosamente.
-Vogliamo finirla?! Insomma!- strillava la donna con ancora i bigodini in testa.
Il campanello nemmeno si sentiva, tanto era alta la musica.
-E io che mi lamento di mia figlia!- sibilò il signor Vittorio rinunciando alla lotta e scendendo le scale disperato.
-Provvederò a mandare una lunga lettera di protesta all'amministratore!- strillò ancora una volta la signora Materazzo, stringendosi nella vestaglia grigia e ritornando al piano superiore.
Di tutta quella scena, la signora Petretti aveva capito solo che c'era un nuovo inquilino nell'appartamento sei e che quest'ultimo, era appassionato di quella musica assordante.
Scosse il capo riccioluto e fece per ritornare sui suoi passi quando la porta dell'interno cinque si aprì di nuovo.
-Adesso gli sfondo la porta! Non la sopporto quella accozzaglia di rumore a quest'ora del mattino!- Agatha uscì sul pianerottolo e iniziò a sbattere furiosamente il pugno sulla porta.
Evidentemente il "bussare" era stato udito perchè qualcuno andò ad aprire la porta.
Lei si aspettava di trovarsi davanti Claudio, ma invece si trovò davanti una donna sulla cinquantina, supertruccata e decisamente troppo alla moda per i suoi gusti, non c'era dubbio sull'ereditarietà dei caratteri del figlio.
Rimase un istante interdetta prima di prendere fiato. -Le dispiacerebbe abbassare quella roba?!- alzò la voce di diversi toni per essere sicura che fosse perfettamente udita.
-Oh! Mi scusi, da fastidio? Non volevo...- disse la donna facendo una faccia eccessivamente scandalizzata, corse all'interno e la musica tornò a livelli sopportabili, dal quarto e dal secondo piano si udirono delle esclamazioni di sollievo degli altri inquilini.
-Mamma perchè hai abbassato?- Claudio uscì dalla porta del bagno con solo un asciugamano a coprirgli le parti basse trovandosi davanti Agatha con le braccia incrociate.
-Per il bene del condominio le saremmo grati se tenesse a mente di non esagerare con il volume la prossima volta.- esibì un sorriso gentile, sembrò quasi essere un'altra persona.
-Certo mi scusi!- si affrettò a chiarire la donna.
-Arrivederci- commentò sempre sorridente la ragazza mentre la porta si chiudeva.
La signora Candile fissò il figlio con un'espressione accigliata. -Ti sembra il modo di andare in giro?- brontolò. -Comunque non trovi che sia un po' scialba quella ragazzetta?- continuò scappando in cucina.
Claudio rimase a fissare la porta per diversi secondi, poi tornò in bagno, lasciando l'entrata aperta. -Sono d'accordo, è alquanto trasandata, hai visto che sopracciglia?- rispose alla madre.
-Decisamente oscene! Per non parlare di quei rotolini di ciccia nascosti sotto quella maglietta squallida... totalmente priva di stile!- commentò superficiale l'altra.
Il ragazzo scoppiò a ridere mentre si ascigava i capelli, ma nella sua risata c'era qualcosa di poco convincente.
-Tesoro, cos'era quella risata? Sei d'accordo con la tua mamma vero?- Alice Candile guardò sospettosa il corridoio che portava al bagno.
-Certo mamma!- esclamò lui, ringraziando che sua madre non vedesse la sua espressione in quel momento. Fissò lo specchio con le sopracciglia aggrottate, forse il giudizio di sua madre era stato troppo crudele? Scosse il capo e si sciacquò il viso con l'acqua fredda.
Fuori dalla porta, tuttavia, Agatha aveva sentito tutto o quasi del commento della donna. I due non si erano sprecati ad abbassare i toni della voce.
Rientrò in casa e ignorò totalmente i commenti di sua madre, on era dell'umore adatto per sopportare i suoi pensieri a voce alta. Nonera dell'umore adatto per sopportare chiuque.
Antrò nella sua stanza richiudendosi la porta alle spalle in modo sufficientemente forte da far capire che cnon voleva essere disturbata. Si sedette alla scrivania e cominciò a controllare tutti gli appunti per la tesi. In realtà non aveva nulla da fare visto che la sapeva già a memoria. Le restava solo da ultimare la copertina. Aprì un cassetto della scrivania e guardò al suo interno il medaglione in metallo che teneva nascosto. La stella pareva aver perso luce, e il metallo sembrava ancora più freddo del solito.
Alzò lo sguardo sopra lo schermo del computer e sospirò nell'incrociare gli occhi con quelli del gatto disegnato.
-Marte... vorrei fossi qui, almeno sapresti come coccolarmi...- mormorò sempre rivolta al disegno.
-Cos'è adesso parli da sola? Oltre che isterica sei pure pazza?- chiese una voce alle sue spalle.
Agatha chiuse con uno scatto il cassetto e si voltò a guardare l'ospite indesiderato.
-Chi ti ha fatto entrare?- sibilò notando con disgusto che aveva abbinato un maglione rosa ad una camicia verde mela, piuttosto sconvolgente se visti su un ragazzo. -Miei dei...- sussurrò poco dopo in commento.
-Tua madre...- commentò acido in risposta. -Cos'è quella faccia schifata?- chiese sulla difensiva.
-Niente,- rispose acida a sua volta, rivoltandosi verso la scrivania. -Che vuoi?-
-Vorrei un passaggio dal meccanico- esordì tutto d'un fiato.
-Scordatelo- fu la secca risposta.
-Dai, cosa ti costa?- sorrise cercando di farla cedere.
Più cose successero contemporaneamente, il cellulare sulla scrivania squillò e lei lo aprì per leggere il messagio,poi la voce di suo padre giunse dal corridoio ed invase la stanza. Claudio rimase interdetto poco distante dall'uomo, mentre questo lo fissava con fare interrogativo.
-Ok, come non detto, muoviti a scendere, io ti raggiungo- fece cenno con la testa verso l'uscita al ragazzo.
Claudio non se lo fece ripetere e uscì, scendendo fino al piano terra. Pochi minuti dopo i passi di Agatha risuonarono dietro i suoi. Sentì le mani della ragazza spingerlo fuori dalla porta d'ingresso del condominio e un tintinnare di chiavi. -Muoviti prima che cambi idea- si precipitò alla macchina scassata ed entrambi salirono.
-Si può sapere perchè...- lui fece per chiedere spiegazioni ma lei sembrava troppo preoccupata a scappare, con due manovre uscì dal parcheggio e imboccò il vialetto. Finalmente riuscì a parlare. -Tu sei tutta matta, prima mi dici di no, poi accetti... ti vuoi decidere una buona volta?- si lamentò.
-Ringrazia il mio adorato padre e l'immenso affetto che prova nei miei confronti se ho accettato- lei sembrava essere ancora scontrosa, nonostante avesse accettato l'invito.
-Dove stiamo andando?- si informò lui.
-In un posto dove so di poter stare tranquilla e non essere trovata, soprattutto-
-Perchè dovrebbe cercarti qualcuno? Sei ricercata dalla polizia forse?- questa volta era lui quello scettico.
-No, ma non vorrei che mio padre mi spiasse, non sarebbe la prima volta-
-Mamma mia non sembrava un boss mafioso...- Claudio sogghignò incredulo e divertito.
Lei lo guardò seria sbattendo le palpebre. -Non proprio, ma quasi- sbuffò per poi svoltare a sinistra. -Non vuole che faccio di testa mia e spera ancora che dopo tutti questi anni diventi un angioletto tutto casa e chiesa- teneva gli occhi fissi sulla strada.
-Non mi sembri un tipo molto socievole- commentò lui, acido.
Lei lo fulminò con la coda dell'occhio. -Solo perchè non mi piacciono le persone come te non vuole dire che sia lo stesso anche per altri-
-Ma c'è gente che pagherebbe per stare con quelli come me...-
-Errore, pagava per stare con te, ora scommetto che dopo il fallimento di tuo padre i tuoi amici si sono "misteriosamente" dileguati nel nulla- lei sorrise crudele, mentre svoltava all'enesimo semaforo.
-Come fai a sapere...-
-Del fallimento di tuo padre? Credi che i giornali non li legga? Senza contare che nel condominio le voci corrono e il nome sul citofono è tutt'altro che discreto- sorrise di nuovo, questa volta spavalda e soddisfatta.
-Ok, mi arrendo, non sei il tipo di ragazza stupida, anzi sei fin troppo perspicace, ma ora vuoi dirmi dove stiamo andando?- lui incrociò le braccia e alzò gli occhi al cielo.
-Temi forse di finire in un covo di drogati o peggio?- lei alzò gli occhi al cielo, lui non rispose ma si mosse nervosamente sul sedile, come se avesse letto nel pensiero. -Tranquillo, niente del genere, anche se ammetto che sarebbe divertente vederti tremare di fronte a gente che ti farebbe volentieri viola a suon di calci...-
-Certo che sei proprio classista...- lui la guardò assottigliando le palpebre.
-Preferisco "femminista"... non ho un'alta opinione di vuoi uomini... siete piuttosto prevedibili-
-Questo spiega molte cose... - sussurrò a sè stesso Claudio, mentre la Fiat si fermava davanti all'officina del meccanico. Claudio la fissò confuso.
-Non dovevi riprenderti la macchina? Ora puoi tornartene da solo.- disse lei, facendo scattare le portiere.
Perplesso e ancora impegnato a capire le stranezze di quella ragazza scosse il capo e scese dall'auto.
Non fece in tempo ad entrare nell'officina, che la Fiat cinquecento era già scomparsa dietro ad una curva, solo un attimo prima Agatha stava trafficando con il cellulare.

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Capitolo 7
*** Pedinamento ***


capitolo 7 Ecco che aggiorno, come promesso questa fan fic sarebbe stata aggiornata prima, ora che è stata scritta tutta :P
Ringrazio tantissimo Silvy 49, Valentina78, Hatori, Bchan e FlyingSquirrel per i loro commenti, e ovviamente ringrazio anche chi legge la fic, nonostante ripeto, non sono esattamente soddisfatta del risultato :P
A fine capitolo lascerò uno spazio più preciso ai commenti :P Ora vi lascio al capitolo 7 , avviso che è proprio da questo capitolo in poi che la fic mi convince sempre meno, ma quando stesi questa parte ero proprio a corto di ispirazione, come probabilmente noterete... i commenti e le critiche saranno bene accette, anzi vi invito a criticare così da poter migliorare ancora di più le mie storie! :D
A presto!

Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 7

-Pedinamento-

La Mini Cooper di Claudio era tornata perfettamente in salute e il ragazzo fu felice di poter riprendere posto sul suo sedile in pelle bianca. Accese con un gemito di soddisfazione la radio, poi si guardò nello specchietto retrovisore.
L'atteggiamento di Agatha gli era sembrato non solo strano, ma quasi sospetto.
Salutò con un cenno del capo il meccanico, che rispose sollevando lo straccio, poi imboccò la retro e con un'inversione entrò sulla carreggiata.
Aveva una mezza idea di seguire quella pazza della sua vicina, ma una voce nella sua testa suggeriva di tornare a casa e ignorare quell'atteggiamento assurdo.
*Dove era andata? L'ho vista imboccare la strada di sinistra...* pensò, mentre involontariamente ripercorreva anche con l'auto lo stesso percorso.
Notò presto che la strada era tutta dritta, senza sbocchi o deviazioni di nessun genere.
Man mano che continuava spuntavano sempre più campi e alberi.
Poi la vide. Parcheggiata sul lato della strada la cinquecento sostava sotto un grande ciliegio privo di foglie. E a pochi metri avanti, seminascosta da una pianta era lì.
Il primo pensiero che ebbe Claudio non fu dei più educati, ma poi notò che non era sola.
Vicino a lei c'erano due ragazzi che stavano a debita distanza. La discussione pareva parecchio animata, lei gesticolava minacciosa, mentre loro sorridevano intimoriti.
Proseguì di diversi metri e al primo spiazzo nascose la macchina dietro un cespuglio. Con un po' di fortuna nessuno ci avrebbe fatto caso.
Claudio, scese e si avvicinò lentamente con la speranza di non essere visto. Da dietro vide i due ragazzi di spalle e riconobbe le griffe dei loro abiti.
*E così tu quelli come me li detesti... questi però sembrano conoscerti bene...* pensò tra sè e sè. Fissò il volto contratto dall'irritazione di Agatha, non sembrava felice di vedere quei due, ma da quella distanza ancora non riusciva a sentire bene cosa si stavano dicendo.
Si aqquattò ancora di più, avvicinandosi ad un tronco caduto e finalmente riuscì a capire cosa stava succedendo.
-Andiamo Tata!- stava piagnucolando uno dei due. -Manchi da un anno, non ci hai più rivolto la parola...- sembrava volerla corrompere come un adulto con un bambino.
-Scordatelo, non torno con la compagnia, il silenzio in cambio della tranquillità, erano queste le condizioni!- sbottò lei furente.
-Ma non è lo stesso senza di te...- insistette l'altro. -Si sono uniti altri ragazzi, abbiamo bisogno di qualcuno come te che ci aiuti nell'insegnare...-
-Ho chiuso con quella vita!- rispose acida.
-Stai mentendo, tu non puoi chiudere con il tuo passato, sei troppo attratta per...-
-Non intendo starvi ad ascoltare un minuto di più!- strillò lei alla fine. -Non ho fatto parola con nessuno del Gruppo, tantomeno lo farò, ma voi non dovete più cercarmi!-
I due si voltarono brontolando. -Non finisce qui il discorso- disse minaccioso il più alto dei due.
Agatha rimase ferma a vederli andare via, solo quando il rumore della loro auto scomparì distante si sentì un sospiro di sollevo.
Claudio ancora non riusciva a capacitarsi di quello che aveva sentito. Sicuramente lui aveva avuto un passato piuttosto osè, ma lei doveva aver combinato qualcosa di ben peggiore, visto e considerato che quei due ragazzi non gli sembravano particolarmente raccomandabili.
Lo squillo del cellulare di lui, tuttavia lo tradì.
-Cazzo!- brontolò tra le foglie.
-Chi è là?- strillò Agatha sollevando la testa e arretrando verso la portiera della macchina.
Claudio si sollevò mortificato, mentre spegneva la chiamata, senza nemmeno vedere chi fosse.
-Stronzo! Mi hai fatto prendere un infarto!- strillò lei con occhi furenti.
-Scusami è che io...- iniziò, ma il cellulare squillò di nuovo.
-Rispondi, perchè sarà la tua ultima telefonata- sibilò Agatha guardandolo furente.
Claudio fissò il nome sul display, Lara lo stava chiamando.
Rimase combattuto tra il rispondere o il riattaccare di nuovo, dopo tutto gli aveva forato una gomma.
-Pronto?- alla fine cedette.
-Piaciuto il regalino della gomma?- chiese lei acida.
-Senti, Lara, non è il momento- scoppiò lui irritato, lo sguardo di Agatha lo stava mettendo in soggezzione.
-Ah non è il momento? Chi è la troia che ti stai scopando in questo momento?- chiese lei sempre più crudele.
Claudio respirò con rabbia. -Vorrei tanto passartela, ma al momento è troppo impegnata a godersi quello che tu hai buttato!- strillò di rimando e attaccando senza nemmeno aspettare risposta.
Agatha si fece avanti e gli puntò contro il dito, decisamente minacciosa. -Cosa hai sentito?- scandì lentamente quelle tre parole, cariche di minacce sottintese.
-Io... non ho sentito molto... solo che volevano chiederti di insegnare qualcosa... e un accenno al tuo passato...- la stava guardando dal mezzo del suo cespuglio.
-Che altro?- insistette sempre più sospettosa.
-Nient'altro... insomma, non ho nemmeno capito di che cosa stavate parlando...- si affrettò ad alzare le mani in segno d'innocenza.
Lei lo guardò ancora una volta con sospetto, gli occhi ridotti a due fessure. -Sarà meglio per te che tu non dica una parola di quello che hai visto o sentito. Non sono affari che ti riguardano- sibilò infine, tornando verso la macchina.
Claudio rimase fermo a fissare il suo fondoschiena che si allontanava, poi qualche rotella nel suo cervello prese a funzionare e la fermò un istante prima che aprisse la portiera.
-Aspetta!- le prese il polso e sorrise diabolico. -Il mio silenzio ha un prezzo-
Lei si voltò furente e lo fronteggiò a testa alta. -Quale?- sibilò.
-Primo voglio sapere a cosa si stavano riferendo quei due...-
Lei aprì bocca per protestare ma le dita di lui la fermarono prima.
-Secondo... ho bisogno di qualcuno per fargliela pagare alla mia ex... e quel qualcuno sarai tu-
Agatha assottigliò ancora una volta gli occhi. -La seconda la posso anche passare, la prima no.-
-Il tuo segreto è così importante? Non sai nemmeno che cosa potrei chiederti per fargliela pagare a Lara...- sussurrò al suo orecchio con fare malizioso.
-Se ti aspetti che venga a letto con te o robe simili puoi anche scordartelo-
-Non arriverei mai a tanto... ma se non vuoi accettare le mie condizioni poco importa, a me non cambia nulla dire quello che ho visto oggi.-
-Tu...- mormorò lei furente, ma bastò un sopracciglio alzato per farla zittire. Guardò Claudio stringendo i denti per la rabbia. -Non posso dirti niente, ho fatto una promessa...- si arrese infine, voltandosi altrove.
Lui ci pensò su per qualche istante -Mettiamola così, io non ti chiederò spiegazioni, ma tu dovrai aiutarmi a far pentire la mia ex di avermi mollato...-
Agatha ancora una volta lo fissò con rabbia, ma alla fine cedette.
-Sei proprio sicura di non preferire la confessione- chiese un ultima volta Claudio, prima di ritornare alla sua auto.
Lei annuì con il capo e si ficcò dentro la fiat.
-Come vuoi, passo a prenderti alle otto, vestiti decentemente e una almeno un po' di trucco...- disse con un sorriso, sparendo tra i cespugli.

***

Spazio di risposta ai commenti per il capitolo 6:

silvy49: Mi fa piacere ti piaccia e spero continuerai a leggere
Valentina78: Grazie per i complimenti, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Hatori: E' un piacere, come sempre ricevere un tuo commento! ^^ Capisco perfettamente come la scuola possa essere impegnativa, non a caso è principalmente causa dello studio se mi tocca aggiornare con la velocità di una lumaca! Spero tu non abbia aspettato troppo :P Comunque lo scambio di battute è principalmente la cosa che tiene in piedi la storia... adoro far battibeccare i miei personaggi XD
Bchan: Eh, Claudio è un ragazzetto piuttosto odioso, ammetto che ne ho conosciuti parecchi di ragazzi simili... ma come dice il titolo della storia, sotto sotto non è poi così insopportabile, tra i suoi innumerevoli difetti c'è anche qualche pregio. Riguardo all'altra storia rispondo a te come a FlyingSquirrel: La fan fic "Parlami D'amore" la sto correggendo in questi giorni (i capitoli verranno solamente modificati, non la riposto perchè al massimo correggo qualche erroraccio di battitura, poi subito dopo la correzione provvederò a continuarla, le idee e il finale sono pronti, devo solo metterli giù nel modo giusto XD) Mi fa piacere comunque che vi piaccia anche quella storia... Poi annuncio che è in cantiere una nuova idea, ma ci vorrà ancora un pochino prima di riuscire a scriverla... (sono un po' presa da alcuni lavori per una mostra, quindi cerco di farmi bastare le 24 ore che noi comuni mortali abbiamo a disposizione XD)

Ora scappo, vado a correggere, così da poter aggiornare un po' tutto^^

Alla prossima!

Saluti
by SaYu

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Capitolo 8
*** Vendetta Personale ***


capitolo8 Salve! Confesso, gli 8 commenti dell'ultimo capitolo non me li aspettavo O_O Mi fa comunque piacere che la fan fiction sia gradita ^^
Non mi perdo ulteriormente in chiacchiere e vi lascio subito al capitolo, alla fine troverete le mie risposte ai commenti^^
(p.s. per "Parlami d'amore" vi chiedo la pazienza di farmi correggere il capitolo 12 e ve lo posto non appena avrò identificato gli strafalcioni grammaticali e avrò corretto o almeno "provato" a correggere XD)

Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 8

-Vendetta Personale-


Dopo una doccia e con lo stomaco pieno, Agatha non riusciva ancora a trovare un modo per risolvere il disastro in cui si era cacciata.
La sua vita sembrava andare di male in peggio. Dopo che Adam e Daniel l'avevano contattata il suo umore non era mai stato tanto intrattabile. Oltre allo stress che aveva in famiglia, doveva per forza mettercisi anche quello stronzo del suo vicino?
Come se non bastasse, quella sera, a cena suo padre aveva provveduto a ricarare la sua solita dose di insulti e, prima della fine, era anche riuscito a minacciarla di strappare tutti i suoi disegni se non avesse liberato i muri della sua stanza da tutte quelle "schifezze", come le chiamava lui.
Non ci pensava neanche ad accennare del lavoro all'estero.
Una cosa era certa, se avesse scoperto che Daniel e Adam l'avevano contattata, l'avrebbe chiusa in camera sua buttando via la chiave.
Ricordava benissimo l'ultima volta che erano stati nominati in casa.
Ricordava soprattutto i ceffoni che si era beccata per colpa di quei due.
E dire che in passato erano stati amici suoi, persone di cui si era fidata e che immancabilmente l'avevano delusa. Altri maschi che erano entrati a far parte della sua lista nera.
Mentre si passava un velo di ombretto lilla sulle palpebre le tornarono in mente i ricordi del passato con quelle persone. Ogni singolo volto dei suoi vecchi amici le comparve davanti, in quello specchio, poi svaniva puntalmente, come ogni ricordo.
Candele, incensi, cerchi al centro di stanze semivuote, nascosti dai genitori, sempre con le orecchie puntate verso la porta, pronti a nascondere tutto al primo accenno di pericolo. Rituali, magia, libri, studi esoterici.
Tutto faceva parte del suo passato... o quasi.
Adam aveva detto bene quel pomeriggio. Era troppo attratta per dimenticare del tutto il suo passato. Guardò ancora una volta il cassetto che aveva aperto quella mattina, scosse la testa e tornò a passarsi l'ombretto sulle palpebre. Con la pinzetta aggiustò un angolo del sopracciglio. In realtà per la stanza, sotto quel cumulo di disegni aveva nascosto tutti i suoi vecchi libri. Tutte cose nascoste sotto una spessa maschera.
Quanto altro avrebbe dovuto nascondere nella sua vita?
Presto avrebbe dovuto nascondere anche i suoi disegni, e poi? Almeno una parte della sua anima si sarebbe salvata da quel nascondino con un solo giocatore?
Sospirò e passò un'ombra di rossetto sulle labbra.
Il campanello suonò e chiuse la valigetta con i trucchi, afferrò la giacchetta di jeans che aveva ritrovato nel'armadio e si avviò verso Claudio, che stava ancora ringraziando sua madre.
-Pronta?- chiese con espressione strana.
-Si- affermò salutando la madre con una mano e afferrando le chiavi di casa con l'altra.
Una volta che furono in macchina Claudio parlò per primo.
-Almeno le All Star strappate potevi evitarle... non ne avevi un paio nuovo?- chiese accigliato, guardandole i piedi.
-O così o ti attacchi, ringrazia piuttosto che non abbia messo borchie e t-shirt cosparse di sangue- ammiccò acida lei.
Lui la guardò sconvolto. -Sangue?-
-Finto ovviamente- scoppiò a ridere di gusto alla sua espressione e l'atmosfera si rilassò. -Avanti, addestrami per la scena, o supremo regista...- commentò poi sarcastica.
-Hai ragione... beh lei si chiama Lara, mi ha mollato e la deve pagare...-
-Brillante- commentò ironica. -Fin qui c'ero arrivata, ma avrai o no un piano?-
-Ehm... non esattamente-
-E mi chiedi di uscire senza nemmeno un piano? Sei un totale impiastro! Voi fighetti siete sempre così superficiali!- sbottò irritata sul sedile.
-E va bene! Diciamo che vorrei farla morire di gelosia...- attaccò lui poco convinto.
-Sempre più brillante!- continuò lei. -Perchè ti ha mollato?- alzò gli occhi al cielo esasperata.
Lui guardò la strada stringendo il volante. -Ehm ha scoperto...-
-Te la facevi con la sua migliore amica?- chiese lei angelica.
Claudio la fissò allibito. -Come hai fatto a...-
-Un classico- rispose lei secca. -Avanti, dimmi qualcosa di te, qualcosa che dovrebbero sapere i tuoi amici o comunque la tua ragazza...-
-Mi piace farlo nella doccia, o comunque in luoghi dove c'è dell'acqua, anche nel bagnoturco deve essere eccitante...-
Agatha inspirò lentamente. -Sei sempre così stupido o ti impegni?- chiese seria.
-E' vero!-
Lei scosse la testa rassegnata e con gli occhi al cielo. -Ho capito, stammi bene a sentire, ci siamo conosciuti in un bar, io ero rimasta senza spiccioli e tu mi hai offerto il caffè, da lì ci siamo messi a parlare e bla bla bla... il resto è un classico, ci siamo fino a qui?-
-Non è un po' troppo banale come primo incontro?- chiese lui accigliato.
-Tranquillo, nessuno si aspetta un approccio più interessante da uno che, alla domanda "dimmi qualcosa di te", risponde "mi piace farlo nella doccia"!- fu la risposta ironica e acida al tempo stesso.
-Spiritosa...- ricambiò con un'occhiataccia. -Primo bacio?-
Lei finse un brivido e lo guardò con espressione schifata. -parco pubblico, vicino ad una fontana con i piccioni che tubano e i ciliegi in fiore?- chiese poi, priva d'entusiasmo.
-Andata, prima volta?-
-"Prima volta" cosa?-
-Prima scopata- disse lui malizioso.
-Sempre molto fine, noto- commentò Agatha. -Comunque niente prima "scopata"- rispose lei mimando le virgolette con le dita.
-Come sarebbe a dire? Non sarei io se non t'avessi portato a letto dopo un giorno!- disse Claudio scocciato.
-Appunto...- sorrise lei diabolica.
-Cosa hai in mente?-
-Fidati-
Dopo altri minuti passati a discutere sulle passioni di entrambi arrivarono ad una piazzetta dove tre o quattro ragazzi stavano appoggiati ad una panchina, dietro di loro, a pochi metri di distanza, sei o sette ragazze stavano saltellando esaltate, probabilmente da qualche scoperta "sconvolgente" sull'ultimo vip.
Agatha si guardò intorno e alzò gli occhi al cielo *Guarda te che mi tocca fare* sibilò nella sua testa, mentre prendeva per mano Claudio e fingeva uno sguardo melenso e perso.
Lui le si avvicinò all'orecchio -Come fai a fingere così?- chiese in un sussurro.
-Club teatrale... cinque anni di liceo- sorrise lei maliziosa, scoccandogli un bacio sulla guancia.
Non fu difficile riconoscere Lara, era semplicemente la più bella, la più bionda, la più snob, ma soprattutto, la più incazzata.
Gli altri ragazzi sorrisero vaghi quando li videro, ma quello che Agatha notò più di tutto fu lo sguardo furente della bionda, che non si staccava un attimo da lei.
Anche dopo due ore passate in quella compagnia non riusciva a ricordarsi i nomi dei presenti e li trovò per lo più insignificanti, ma poco importava: visto che doveva fingere di avere occhi solo per Claudio, il compito era più semplice.
-Allora... immagino che Claudio ti abbia già stregato con il suo "Fascino"- la voce di Lara fece riaffiorare Agatha dai suoi pensieri. Appoggiò il drink analcolico che teneva in mano e sorrise angelica.
-Senza dubbio, è così dolce... ma la cosa che mi ha colpito di più è stato il suo bisogno di coccole- si voltò verso Claudio e gli scoccò un bacio a fior di labbra.
-Incredibile di quanto ne abbia bisogno! Davvero- esclamò lei vagamente isterica. -Ma sa riprendersi sempre così velocemente!-
-Oggi giorno, se ci si butta giù alla prima occasione, si finisce di vivere- rispose prontamente la rossa, catturando a quel modo l'attenzione di tutti i presenti.
-Già e immaginiamo come si sia tirato su il nostro Claudio!- commentò ammiccante uno dei ragazzi.
Claudio fece per rispondere ma Agatha fu più veloce. -Oh, se intendi "Quello" io e il mio Cla non abbiamo ancora... beh, capite cosa intendo...- sorrise maliziosa guardando il ragazzo negli occhi. -Lui rispetta tutte le mie richieste, non ha fatto una piega quando gli ho detto che volevo aspettare- si voltò verso Lara. -E soprattutto non mi ha scaricato come temevo- fece un occhiolino amichevole alla ragazza che divenne viola dalla rabbia.
-Non ne sarei tanto sicura fossi in te- sibilò a denti stretti.
-Stranamente la mia Tata mi sta facendo perdere tutte le cattive abitudini... sorprende persino me... magari è una strega!- commentò divertito Claudio, per poi lasciarsi andare in un bacio con Agatha, che passiva continuò per tutta la sera a reggergli il gioco.
Quando finalmente furono da soli in macchina Agatha si voltò verso di lui furente.
-Potevi evitare tutti quei baci soffocanti! Ancora un po' e mi ritrovavo la tua lingua in gola!- sibilò irritata.
-Avanti, non mi sembrava ti dispiacessero poi molto.- commentò malizioso.
-Sai bene perchè ho risposto e non certo perchè mi piaceva- commentò a voce alta, poi sbuffò rassegnata. -Comunque la tua ex se l'è bevuta.-
-Ho notato, era piena di rabbia- sghignazzò divertito. -Un altro paio dio volte così e striscerà supplicandomi di rimettermi con lei.-
Agatha si voltò allarmata. -Un paio? Spero per te che ti richiami domani mattina! Non intendo continuare in eterno con questa sceneggiata!-
-Se chiama prima, tanto meglio- disse lui scambiando uno sguardo veloce, prima di fissare gli occhi sulla strada.
-Vedrai che non appena tuo padre riacquisterà i suoi soldi oltre a lei si ripresenteranno anche le tue amanti...- sibilò a denti stretti lei.
-Come?- chiese lui, che non era riuscito a sentire.
-Niente... semplicemente constatavo che senza i tuoi soldi i tuoi amichetti non ti rispettano molto...-
-Oh...-

***

Spazio di risposta ai commenti per il capitolo 7:

DarkGiliat: Ciao, mi fa piacere il tuo commento, spero troverai altri talenti nella sezione Originali, ce ne sono di davvero bravi ^^ Tornando alla storia, grazie per i complimenti, spero di non deluderti con il seguito.

Hatori: Ok, prometto che non mi lamenterò più sulla storia, anche se resto ferma sul dire che non è come avrei voluto che fosse XD Beh, spero di non averti fatto attendere troppo^^ Alla prossima ... sperando che presto i tuoi dubbi vengano esauditi :P

Nihal_N: Visto, come promesso aggiorno prima! Già con questo capitolo qualche soddisfazione l'ho data? XD ma tranquilli che prima della fine mancano ancora 3 capitoli :P

Mikiko: Grazie per i complimenti e per aver letto fino a qui^^

Silvy49: Grazie anche a te per il commento^^

FlyingSquirrel: Per Parlami D'amore prossimamente posterò il capitolo 12 :P grazie comunque anche per leggere questa fic U_U

Bchan: beh, ammetto che alle volte sono abbastanza prevedibile, ma poi mi dirai cosa sospettavi eh? XD (alla fine però :P)

Scappo, un saluto a tutti (anche chi legge e mi sopporta avvolta dal silenzio XD)
Un saluto
Sayumi

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Capitolo 9
*** il telefono squilla ***


cap 9 Spero di riuscire ad aggiornare decentemente senza qualcuno che mi strilli nelle orecchie o rompa i cosiddetti...
Come al solito, nonostante la pausa dalla scuola, sono più stressata del normale... e ovviamente stress= niente di decente... confesso se prima credevo mi fosse tornata l'ispirazione me l'hanno fatta abbondantemente passare... Potrei passare ore a lamentarmi ma credo non basterebbero nemmeno quelle... l'unica forse è avere un telecomando stile "cambia la tua vita con un click" forse schiacciando abbondantemente sul tasto pausa, riuscirei a fermare il tempo che inesorabile sembra avercela con me e la mia voglia di lavorare...
Fatto sta, che avendo per nemico il tempo e la pigrizia, non ho ancora scritto il capitolo 13 di "Parlami d'amore", sono riuscita miracolosamente a trovare il tempo per vedere Sweeney Todd (Tim Burton è mitico come sempre *_*) e ora cerco di aggiornarvi anche questa fic...
Prometto che prima o poi (magari quando la pace tornerà in questa casa (e spero anche la solita routine)) mi metto a scrivere anche qualche altra storiella (per la quale diverse idee mi circolano nella testa da anni, ma che ancora non riesco a stendere a dovere).
Chiedo quindi scusa per il ritardo, ci sentiamo alla fine per le risposte alle recensioni del capitolo 7^^

Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 9

-Il telefono squilla-


La sera prima Claudio aveva messo mano a tutto il suo autocontrollo, un milione di pensieri gli affollavano la mente dalla sera prima e solo un'idea era perfettamente chiara nella sua testa:
"Sono nella merda"
Come aveva potuto sottovalutare quel piano?
Semplice, non aveva considerato che i baci di quella semi-sconosciuta gli sarebbero piaciuti tanto.
Fortunatamente lei aveva considerato quel suo bisogno morboso di baciarla come una "finzione".
Sapeva di essere in un guaio e cosa ancora più assurda, non gli importava poi molto se Lara fosse arrabbiata o meno.
La sveglia elettronica sul comodino segnava le 6.34 del mattino, non aveva chiuso occhio, ogni volta che lo faceva si vedeva la faccia imbronciata di Agatha. Afferrò il cuscino alla sua sinistra e se lo sbattè in faccia, avrebbe voluto urlare, anzi, avrebbe voluto fare ben altro, ma sapeva che un urlo al mondo era l'unica cosa che poteva permettersi.
A peggiorare la sua situazione, l'idea che a pochi metri di distanza, Agatha stava dormendo nel suo letto, con i suoi capelli rossi sparsi sul cuscino, le labbra socchiuse e il respiro regolare, avvolta solo da un sottile strato di vestiti...
-Maledizione!- disse ad alta voce, sebbene il cuscino aveva attutito gran parte del rumore.
Si sollevò a sedere, i capelli erano sparati in mille direzioni, aveva bisogno di una doccia. L'acqua calda forse sarebbe stata d'aiuto.
Varcò la soglia con un fagotto di vestiti sotto braccio e il pigiama penzolante, le pantofole con la faccia dei Signor Burns dei Simpson che gli aveva regalato un suo amico. Aveva detto: "E' il personaggio che più ti somiglia". Claudio in quel momento pensò che era ciò di più diverso possibile da lui, almeno il Signor Burns non si alzava la mattina con il desiderio di farsi il suo "vicino di fabbrica".
Quando mezz'ora dopo uscì dal box, vestito con una semplice tuta (non lavorava, tanto meno aveva voglia di mettere piede fuori di casa), sua madre alzò un sopracciglio e lo guardò da dietro la sua tazza di caffè mattutino.
-In piedi a quest'ora? Che è successo?- guardò fuori dalla finestra preoccupata, poi mise mano al giornale spostando la pagina dalla sezionme "cultura" a quella di "cronaca nera".
Il figlio fulminò la donna con lo sguardo. -Non ho ucciso nessuno, anche se qualcuno avrebbe voluto uccidere me- constatò afferrando la maniglia del frigorifero e prendendo dal fondo una bottiglia di latte al cioccolato.
-Chi avrebbe voluto ucciderti? Qualche ex gelosa della tua nuova fiamma?- chiese maliziosa sorseggiando la bevanda scura.
-Cosa stai insinuando?- brontolò versando il latte nel pentolino, per scaldarlo.
-Ieri sei uscito con la vicina, devo ammettere che se si curasse di più sarebbe almeno carina, sebbene continui ad indossare vestiti scialbi- disse vagamente annoiata, riprendendo il giornale sulla pagina "cultura".
Claudio quasi lasciò scivolare la bottiglia del liquido, l'appoggiò con rabbia sul piano della cucina e si voltò verso la madre. -Non giudicarla solo per il suo aspetto!- scoppiò.
La donna posò per la prima volta, da che il figlio era entrato, la tazza sul tavolo, alzò lo sguardo e sorrise dolcemente, quasi stupita. -Ti sei preso una cotta.- affermò, non era una domanda. -Sia ringraziato il cielo, almeno non sei come tuo padre-
Claudio non rispose a quel commento, si limitò ad accendere il fuoco e tirare fuori la sua tazza con una "C" stampata in azzurro.
Prima ancora che il latte divenisse tiepido sua madre abbandonò la stanza canticchiando tranquilla. Il giornale era rimasto aperto sulla pagina dell'Economia.
Dopo essersi versato del latte e afferrata la scatola di biscotti, il ragazzo guardò distrattamente la notizia in prima pagina. La foto di suo padre troneggiava, stringeva la mano ad un noto politico e tutti e due sembravano soddisfatti.
L'articolo citava "Possibile risalita o nuovo inizio?"
Non fece in tempo a proseguire che il telefono cellulare squillò nell'altra stanza, diffondendo le sue note per tutta la casa.
Corse a vedere chi fosse, quando afferrò il cellulare la scritta era circondata da cuoricini e lampeggiava in rosso.
"Lara"
Lo rigirò tra le dita, combattuto tra il rispondere o il lasciare che smettesse.
Visto che non accennava a cedere aprì lo sportello e finse un tono assonnato.
-Tata sei tu?- chiese sapendo che sicuramente si sarebbe infuriata a sentir nominare il nomignolo con cui chiamava Agatha.
-No e mi stupisco, non dovrebbe essere nel tuo letto in questo momento? Prova a guardare meglio sotto le coperte- sibilò sarcastica e spietata la bionda.
-Lara, sei tu- rispose senza entusiasmo. In effetti per questo non dovette fingere, gli sembrava di dover parlare con un amico qualunque.
-No è tuo nonno che ti chiama dall'oltretomba! Ovvio che sono io!- strillò isterica -Allora, da dove spunta quella zoccola? Non me la bevo che ti sei messo con quella! Non è nemmeno il tuo tipo-
-Credevo mi avessi lasciato, non vedo come possa interessarti- si lamentò lui, sedendosi sul bordo del letto, che nel frattempo sua madre aveva rifatto.
-Andiamo, so benissimo che è un modo patetico per farmi ingelosire, cos'è un'attrice pagata? Non sapevo che potessi permettertelo.-
In quel momento suonarono alla porta. A Claudio mancò un battito e per diversi minuti rimase a fissare la cornetta senza spiaccicare parola. Chiuse gli occhi. -Senti Lara, non so cosa tu...-
Ma una mano gelida gli staccò il cellulare di mano, aprendo gli occhi Agatha, con uno sguardo glaciale, lo fissava dall'alto, si portò tranquillamente il telefono all'orecchio e parlò tranquilla. -Chi sei e cosa vuoi da lui?- chiese con un mezzo sorriso diabolico impresso sulle labbra.
Claudio spalancò gli occhi e si alzò in piedi, lei adesso dovette sollevare il mento per vederlo in faccia.
Lara non rispose, ma semplicemente attaccò chiudendo la comunicazione.
-Che tempismo...- commentò lui, guardandola negli occhi, la tentazione di baciarla che lo bruciava.
-Immaginavo avesse chiamato presto, ma mi ha anticipato- commentò allontanandosi di qualche passo. Lui mantenne la vicinanza facendo qualche passo avanti, lei arrossì e abbassò la testa. -Meglio così, almeno la sceneggiata è servita a qualcosa, se abbocca entro pranzo te la trovi fuori dalla porta- fece per girarsi, ma Claudio afferrò il suo braccio destro e cedette alla tentazione che tutta la notte l'aveva tormentato.
La baciò, ma non come la sera prima, non più per dovere.
Questa volta era per qualche altro motivo, che lui preferì attribuire all'attrazione o, forse, all'astinenza.
Lei, prima protestò, poi si lasciò andare, pur rimanendo ferma, con le braccia lasciate ricadere lungo i fianchi.
-Cos...- iniziò lei, ma Claudio fu più veloce e la baciò di nuovo, con ancora più trasporto, affondando le dita tra i suoi capelli e azzerando completamente la distanza che li separava.
Rimasero in quella posizione per minuti che parvero durare anni.
Agatha era avvampata vistosamente e Claudio non riuscì a trattenere un sorriso. Sfiorò ancora una volta le sue labbra, con un lieve tocco, per poi guardarla negli occhi.
-Scusami, ma stavo impazzendo...- chiuse le palpebre e poggiò la fronte contro quella di lei.
Nessuno disse più niente fino a che la porta non si chiuse alle loro spalle. Agatha sussultò richiamata alla realtà che la colpì come un secchio di acqua gelata.
-No- portò le mani avanti e prese distanza. Lui non ne fu felice ma accettò in silenzio.
-Davvero io non so cosa...- si passò una mano tra i capelli, poi la guardò, era ancora rossa, sebbene cominciava a riprendersi. Il suo sguardo era strano, quasi spaventato per quello che era successo.
-Se la mettiamo su questo piano io non posso più aiutarti...- sussurrò infine, alzando lo sguardo, ora completamente freddo.
Claudio si morse un labbro, non si aspettava una reazione tanto spietata da parte sua, ma in un certo senso capiva il perchè di quel comportamento.
-Ha...Hai ragione, non avrei dovuto, è stato un errore-
Lei lo guardò quasi sconvolta e irritata da quelle parole.
-Cioè, non avrei mai dovuto chiederti di aiutarmi in quel piano assurdo...- precisò subito dopo, otando l'espressione.
Agatha inspirò lentamente. -Bene, in questo caso veditela tu con la tua ragazza, non avrà problemi a riconquistarti, lasciala sulle spine per un po' e...-
-Me la caverò- non le permise di continuare, allungò la mano e aspettò una sua reazione.
Lei dapprima sollevò un sopracciglio perplessa, poi si ricordò di avere ancora in mano il cellulare e glielo ridiede facendo attenzione a non sfiorarlo.
-Ci vedia...- iniziò Claudio ma Agatha fu più veloce e scosse il capo.
-Meglio di no.-
Lui fece un passo avanti, ma lei reagiì indietreggiando, prendendo dentro nello spigolo della scrivania.
Approfittando di quella distrazione Claudio la prese ancora una volta e la baciò, lei puntanto i pugni non rispose.
-Addio- mormorò infine rassegnato.
Agatha scappò fuori da quella casa, rifugiandosi dentro camera sua e isolandosi dal resto del mondo. Ringraziò di essere sola in quel momento, perchè non avrebbe sopportato le domande, le spiegazioni e soprattutto le risposte.
La musica invase il pianerottolo, una musica Metal, urlata e spaccatimpani, che ottenne diverse proteste, ma alla ragazza dentro la stanza questo non importava, aveva semplicemente bisogno di sentirsi isolata da tutto il resto.

***

Spazio di risposta ai commenti per il capitolo 7:

Questa volta ho notato che i commenti sono stati minori rispetto alla precedente... ma che ci vogliamo fare XD non si può sempre avere tutto dalla vita no? :P
Bchan: L'idea mi è venuta perchè confesso che a parer mio l'inganno a Lara poteva funzionare solo a quel modo con un personaggio come Claudio. In fin dei conti è un donnaiolo affermato, sentir dire una cosa del genere da lui fa capire che Agatha o è molto furba oppure "è diversa dalle altre"... a parte questa parentesi... beh ci avviciniamo inesorabilmente alla fine ormai^^
DarkGiliath: Grazie per i complimenti, mi fa piacere non averti deluso^^ A presto!
Angelo: Benvenuta e grazie per il tuo commento, mi spiace per il ritardo nell'aggiornamento, ma questo mese gira decisamente male... dopo il 6 di marzo, con un po' di fortuna le cose si dovrebbero risistemare (o almeno si spera!)

Alla prossima^^

Saluti
by SaYu

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Capitolo 10
*** Pazza squilibrata e fighettino presuntuoso ***


capitolo 10 Hola a tutti! Ehm... no, non strangolatemi vi prego! >.< (me si nasconde dietro la prima cosa che trova) Lo so, avevo detto che la fic era già stata scritta, infatti è così, tuttavia, per via della mia infinita pigrizia, non ho aggiornato... La colpa è mia lo ammetto!
Confesso che molti dei commenti ricevuti per questa fic mi stupiscono ancora O_O davvero, essendo nata praticamente per gioco un successo simile non credo di meritarmelo.
In ogni caso, con questo capitolo aggiornerò anche "Parlami d'amore" (per farmi perdonare) e se entro sera riesco a correggere, anche una nuova storia... è un esperimento a dire il vero, lo definirei più un racconto di denuncia U_U... (sarà molto diverso da solito stile di scrittura che uso, e probabilmente resterà un caso isolato, non intendo adottare quello stile per sempre XD)... che dire, ho cercato di scrivere qualcosa nonostante il blocco ispirativo che ho addosso e che non accenna ad andarsene...
La mia mente malata e sclerata vi saluta...
(p.s. questo capitolo è dal contenuto al quanto demenziale in alcuni tratti, mentre in altri, potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno, per eventuali critiche non esitate a muoverne)
Alla prossima ^^

Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 10

-Pazza squilibrata e fighettino presuntuoso-


Agatha per i giorni seguenti rimase di pessimo umore ed evitò i suoi genitori, suo padre in particolare, limitandosi ad obbedire alla sua richiesta.
Il fine settimana successivo la sua stanza aveva le pareti vuote, solo i rettangoli più chiari, di quei disegni lasciati appesi per troppo tempo, passò ore a cancellare, tutto sommato studiare restauro le tornò incredibilmente utile.
Sembrava che il mondo intorno a lei fosse ancora più grigio del solito, nemmeno esultò quando suo padre, venuto a conoscenza della proposta di lavoro all'estero, aveva stranamente accettato.
Avrebbe dovuto essere felice, il suo timore più grande era di non avere più quella libertà tanto agoniata, eppure non riusciva a togliersi dalla testa quel ricordo. Uno solo, che portava il nome di Claudio.
Il fatto che abitasse di fronte a lei non era di sicuro d'aiuto, ancora meno vederlo con Lara uscire una sera sì e una no.
Già, perchè come aveva previsto il pomeriggio successivo all'"Accaduto" quell'oca si era presentata nell'appartamento a fianco e con i suoi occhi dolci l'aveva riconquistato.
Ancora peggio, lo sguardo che lui le rivolgeva ogni volta che si scontravano su per le scale, o sul pianerottolo, la faceva sentire una stupida, ripetendo a sè stessa che mai avrebbe potuto prendere il posto di quella al fianco di Claudio.

Stava rientrando come tutte le sere dal corso serale di decorazione, quando, nel chiudere la fiat con l'antifurto incappò nei due "Piccioni" (così chiamava Claudio e Lara ogni volta che aveva modo di vederli uscire assieme). Fece finta di niente e si apprestò ad aprire il portone d'ingresso.
Sentì delle dita sfiorarle la spalla e scocciata si girò pronta a riempire di insulti il "piccione" di turno che osava provocarla. Quasi non le venne un'infarto nel trovarsi davanti Adam.
-Tu cosa diavolo...- spalancò gli occhi, ma prima di finire la frase gli dette una spinta facendolo indietreggiare di qualche passo. -Stammi alla larga- minacciò, affrettandosi a trovare la chiave giusta e imprecando nella sua testa per avere così tanti portachiavi attaccati.
Adam sorrise alla luce del lampione, una folata di vento caldo fece venire i brividi ad Agatha che lo controllò con la coda dell'occhio. Si avvicinò di nuovo e le afferrò il polso con la mano.
-Dobbiamo chiarire alcune cosette- disse imperativo.
-Vaffanculo- sibilò lei, liberandosi dalla stretta con rabbia.
-C'è gente, ti devo parlare in privato, fallo per la nostra amicizia...- sorrise divertito.
Agatha fu tentata di sputargli in faccia, lo spinse via e si appoggiò alla porta d'ingresso. -Amicizia? Quella che deliberatamente hai tradito?- assottigliò le palpebre furente. -Dovevi pensarci prima di fare il principino "So-tutto-io"-
-Andiamo, sei sempre stata così permalosa!- l'altro alzò gli occhi al cielo, poi si avvicinò di nuovo -Andiamo, tanto anche gli altri della compagnia l'hanno capita che te la sei presa solo perchè mi sono fatto Angela- commentò con un sorriso diabolico. -Commovente la tua gelosia-
-Fanculo- voltò ancora una volta le spalle, non intendeva ripetersi, già tempo prima aveva detto in tutta tranquillità i motivi della sua rabbia, in fin dei conti Angela era stata solo l'ultima di una serie di tante altre.
-Eddai, sono passati più di sei mesi, possibile che tu ce l'abbia ancora? Eppure era solo una delle tante...-
Agatha rinunciò definitivamente a cercare la chiave e si voltò, lo sguardo gelido. -Certo, una delle tante che poi ti scarica rigorosamente e poi vieni da me a chiederti qualche bella maledizione per vendicarti? Ammettiamolo che ti servivo solo per quello? Non l'hai trovata un'altra fessa che accetta il tuo giochetto?- la sua voce era bassa, ma perfettamente udibile da Adam, il quale distava pochi metri. Era come se ci fosse solo lui e una rabbia cieca che tratteneva dentro di sè. -Te l'ho già detto, io non sono come te- le sue parole si trasformarono in sussurro, come se il solo pronunciarle fosse blasfemo. -Non gioco con la magia nera, non l'ho mai fatto e non intendo farlo! Non bramo il potere come fai tu, sono fuori dal giro, non ho più niente a che fare con voi!-
Adam non rispose, la guardò disgustato, come se avesse appena detto il peggiore degli insulti, mentre Agatha si sentiva sporca, per l'enorme cazzata che aveva fatto in passato e che non avrebbe più ripetuto per nulla al mondo. Lui si voltò, si avviò lungo la strada e lei rimase ferma per qualche istante, finalmente trovò la chiave, la inserì nella toppa e varcò la soglia del pian terreno. Fece per richiudere l'entrata quando una mano fermò l'ingresso.
Quasi strillò a quel gesto, ma lo sguardo sconvolto di Claudio le permise di tirare un sospiro di sollievo.
-Sei scemo? A momenti mi facevi prendere...- ma non terminò la frase, le dita di lui si posarono sulla sua bocca, con la mano libera chiuse la porta, guardò indietro, fuori, poi tornò a guardarla.
Aveva ancora gli occhi spalancati per la sorpresa e la guardava come se fosse un'aliena.
La luce d'ingresso si spense e rimasero al buio. La mano che le fermava la bocca cadde lungo il fianco.
-Hai sentito...- non era una domanda, ma un'affermazione.
Le dita di Claudio afferrarono il polso di Agatha e la trascinarono nel seminterrato, verso le cantine.
Lei non disse nulla, si limitò a seguirlo, quando la luce della cantina si accese si trovò spalle al muro.
-Tu non sei...- iniziò lui, parlando finalmente, dopo interminabili minuti di silenzio.
-No!- scoppiò indignata senza nemmeno permettergli di pronunciare quella parola.
Lui parve tirare un sospiro di sollievo. -Avrebbe potuto farti del male! Insomma, non mi riferisco a quelle scemate come maledizioni o robe simili, mi riferisco al fatto che poteva aggredirti o peggio- era arrabbiato.
Agatha sospirò a fondo. -Quelle scemate come le chiami tu, per altri sono una realtà.- lui fece per protestare ma lei alzò la mano bloccandolo. -Che tu ci creda o meno la stregoneria c'è e non è necessariamente qualcosa di negativo, cazzo siamo nel 2000 non ai tempi dell'inquisizione e comunque non sono come la strega della walt disney!- stava farneticando, sebbene un senso logico in quel ragionamento c'era. -Comunque non c'è bisogno che tu ti intrometta! Restane fuori è meglio per tutti!-
-No che non ne resto fuori se la mia vicina rischia di essere accoltellata sul pianerottolo! E comunque se permetti non riesco a credere a quello che dici!-
Agatha avrebbe tanto voluto rispondere a tono, ma avrebbe soltanto peggiorato la situazione. -Come vuoi, non ti ho mai chiesto di credermi- si limitò a dire, sebbene avrebbe voluto aggiungere altro.
-Insomma, diciamocelo, non è esattamente "buono" quello che fate!- sbottò abbassando a sua volta il tono.
Lei lo guardò con freddezza: -Questo solo perchè ti hanno insegnato che ciò che non si conosce mette paura! Se vogliamo dirla tutta amo gli animali e mi vengono i sensi di colpa anche solo a schiacciare uno scarafaggio! Secondo te ti sembro il tipo di persona che farebbe del male agli altri?- lo provocò.
-No, questo no... ma insomma, quelli come te non fanno rituali o cose simili?-
Agatha scoppiò a ridere: -Certo, bruciamo qualche candela profumata, un bastoncino di incenso e al massimo qualche fogliolina... a volte mi chiedo cosa si immagina la gente!-
-Cosa mi dice che non sia una bugia?-
-Ti sfido a perquisire la mia stanza e trovare qualche cadavere o bambolina woo-doo- disse trattenendo altre risate.
Lui la fissò per qualche momento, poi sospirò -Non posso lasciarti andare in giro da sola- disse infine, incrociando le braccia.
-Oddea santissima!- alzò gli occhi al cielo. -Non sono una bambina! E comunque la tua fidanzata non sarebbe d'accordo- lo sfidò incrociando a sua volta le braccia.
-La mia fidanzata mi ha mollato nel momento stesso in cui ho deciso di controllare che quel pazzo non ti accoltellasse- disse scocciato.
-Allora sei davvero stupido quanto sembri-
-Non sono stupido! Sono altamente coglione!- lei lo fissò ad occhi aperti per quell'affermazione. -Sono coglione perchè mi sono preso una cotta per una pazza squilibrata!-
Agatha dapprima rimase perplessa, poi scoppiò a ridere -Beh, pensa, che io mi sono presa una cotta per un fighettino presuntuoso-

***

Spazio di risposta ai commenti per il capitolo 9:

Ecco il consueto angolo dedicato ai commenti. Innanzi tutto ringrazio comunque chi legge senza commentare o chi aggiunge la storia tra i preferiti ^^ Grazie davvero.
Inoltre ringrazio tantissimo chi commenta e critica le mie storie, ma veniamo al dettaglio:
FlyingSquirrel: (tra parentesi ho sempre il terrore di scrivere il tuo nick in modo errato sai? XD) Grazie per il tempo che mi dedichi nel commentare sempre, apprezzo molto questa cosa! Spero che questo capitolo ti soddisfi un po' più del precedente :P Perdonami per il solito ritardo che metto nel commentare, per farmi perdonare aggiorno anche "Parlami d'Amore" subito finito di aggiornare questa ^^. Alla prossima spero!
Valentina78: Grazie mille per i complimenti ^_^ Eccovi il capitolo, il prossimo, ovvero l'ultimo ( l'ultimo capitolo fa sempre un brutto effetto, tra l'altro con quello che vi ho preparato mi ammazzerete sicuramente U_U) dovrebbe arrivare a breve^^
BChan: Ma buongiorno XD Spero ti piaccia anche questo capitolo^^ Alla prossima.
Hatori: Grazie mille per la recensione^^ Mi fa sempre piacere sapere che il lavoro è apprezzato, certo forse per questa storia non ho previsto nulla di particolarmente entusiasmante... forse ho scelto un messaggio un pochino più sottile del solito XD Al prossimo capitolo spero^^
DarkGiliath: Ebbene, tu hai sottolineato molti dei punti che non quagliano nemmeno a me che ho scritto T_T Per dare comunque una risposta, il titolo dice molte cose sulla mia scelta... Claudio non cambia, forse non sarà lo stesso donnaiolo ma resta comunque uno stronzetto nel midollo (semplicemente ha cambiato vittime, non è più Agatha da torturare diciamo) Lara... beh non la uccido giusto perchè non sono molto favorevole alla pena di morte XD La protagonista... sentimentale proprio non direi... alcuni insulti nel capitolo qua sopra dovrebbero far capire che difficilmente diventerà del tipo "cicci cicci" non so se mi spiego... resterà sempre acida, solo un po' meno chiusa dell'inizio. In ogni caso grazie mille per i suggerimenti, dopo il capitolo 11 li terrò presenti per un eventuali sequiel (se mai mi verrà l'immane idea di scriverne uno)

In ogni caso, penso metterò mano ad alcune cose che giacciono sepolte nelle mie cartelle del pc, così da potervi dare qualche nuova storiella XD (la mia tastiera non smetterà di battere purtroppo per voi!)

Alla prossima^^

Saluti
by SaYu

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


capitolo 10 Eccoci all'ultimo capitolo... o almeno in teoria... se vi dovesse capitare di leggere il mio profilo noterete che ho aggiornato giusto qualcosina... Tra le varie ulizie ci sarà in programma la ristesura di questa storia. Come avevo già detto non ne sono soddisfatta, cerco ancora quel qualcosa che in questa storia manca, per cui prossimamente la sostituirò con una versione nuova (almeno in parte, sicuramente alcune cose resteranno le stesse).
Non posso soffermarmi molto questa volta, sono di fretta con una montagna di lavoro da fare.
Ringrazio come sempre tutte quelle lettrici che hanno commentato! Non avete idea di quanto i vostri commenti riescano a migliorare le mie giornate ^^ GRAZIE MILLE!!!!
Adesso vi lascio al capitolo... so che molti potrebbero rimanerne delusi... ma non finirà così :P sappiatelo.

Alla prossima

Sayu

Quello che sta dietro la maschera

Capitolo 11

-Epilogo-


Claudio ebbe diverse difficoltà ad accettare molte cose da quella sera. Prima tra tutte il fatto che Agatha in realtà nascondeva tante di quelle cose che nemmeno si sarebbe immaginato.
Passarono i giorni successivi a parlare di lei, non fu particolarmente facile farle scucire tutte le informazioni, soprattutto all'inizio doveva ricattarla per farla parlare.
-Per noi è fondamentale mantenere il "Silentium"- ripeteva ogni volta quando voleva evitare una risposta.
-Ti prego, faccio già fatica ad accettare un tu, per me un noi, è del tutto impensabile- rispondeva prontamente.
Ben presto però capì che effettivamente Agatha era innocua, certo, rimase piuttosto sorpreso nello scoprire tutti i libri che nascondeva, tra cui erbolari di vario genere e anche testi di antropologia dall'aspetto vagamente sinistro, che nel leggerli in realtà avevano un approccio scientifico. La maggior parte dei libri però raffigurava opere d'arte sconosciute dai significati nascosti o simboli di vario genere che non aveva mai visto.
Ebbe come l'impressione che non stava confessando proprio tutto, ma dandole tempo rivelava le cose più spontaneamente. Spesso capitava che litigassero sui più svariati concetti e si beccava spesso e volentieri del bigotto, specialmente quando accennò al discorso dello "yoga" e dei principi della Filosofia Orientale che spesso seguiva.
Lei del resto, diveniva intrattabile e capricciosa, ma poi bastava un bacio per cancellare tutto e trasformarli in una coppia come tutte le altre.
Per la gioia di Claudio, non parlavano solo di magia e spiritualità, ma sfioravano argomenti di ogni genere, quelli che più lo preoccupavano erano gli argomenti riguardanti la sua famiglia, non sempre piacevoli.
Aveva poi scoperto che studiava in una scuola di restauro, ma non appena le chiese cosa intendeva fare dopo lei cambiava subito discorso.
Erano sdraiati sul letto di Agatha quando Claudio decise di farla confessare per l'ennesima volta.
-Perchè non vuoi dirmi cosa vuoi fare dopo la scuola?- stava sfiorando una ciocca di capelli rossi, la muoveva tra le dita distrattamente, mentre gli occhi erano puntati sul soffitto bianco.
Agatha rimase in silenzio, il suo sospiro non sfuggì a lui. -Intendo andare a lavorare in qualche cantiere...- disse infine, suonando fin troppo vaga.
-E dove?- insistette lui.
Lei rimase in silenzio per l'ennesima volta prima di parlare. -In Francia-
Questa volta toccò a Claudio rimanere in silenzio. -Quando intendevi dirmelo?- il tono era piatto, si sollevò a sedere e la guardò dall'alto. Non ricambiò il suo sguardo, lei aveva gli occhi puntati sul soffitto.
-Dopo l'esposizione della tesi- commentò. -Tra un paio di mesi- il tono glaciale e impassibile di lei lo fece andare su tutte le furie.
-Hai pensato anche solo per un momento a quello che potrei pensare io?- chiese acido, le afferrò il polso costringendola a guardarlo. Lei si voltò verso di lui, di nuovo una sensazione di gelido in quegli occhi scuri.
-Sono anni che studio per potermene andare da qui, non butterò tutte le mie fatiche al vento, non voglio ridurmi a sfornare quattro marmocchi e fare la casalinga.- fece una pausa, nella quale fissò convinta Claudio. -E' quello che ho sempre desiderato da che avevo sei anni- concluse in fine, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ma quando avevi sei anni non c'ero io!- protestò sovrastandola. -Non conto niente?!- avrebbe voluto urlare, ma la strana calma gelida di Agatha l'aveva contagiato.
Lei abbassò lo sguardò per un secondo, poi i suoi occhi marroni si puntarono negli occhi di Claudio, un leggero sorriso le increspò le labbra. -Certo che conti, ma cerca di capirmi, anche i miei genitori si sono impegnati tanto per permettermi di continuare con i miei sogni, proprio perchè hanno capito che io volevo di più che una persona come tutte le altre.- abbassò di nuovo lo sguardo.
La presa sul polso di lei divenne più salda, Claudio scese a sfiorare la pelle delle guance di Agatha. A fior di labbra sorrise amaro. -Mi fai paura, perchè ho sempre la sensazione che qualsiasi cosa dirò non basterà a trattenerti qui- le labbra si sfiorarono appena. -Mi fai paura perchè più passo del tempo con te e più diventi come un veleno che brucia...- continuò.
-Parli come se per te fossi indispensabile, ma nessuno con la testa a posto si avvelenerebbe da solo...- lei sollevò le braccia circondandogli il collo. Chiuse gli occhi e posò la fronte contro quella di lui. -Credevo avessimo stabilito che quella pazza fossi io... non tu- sorrise maliziosa, per poi sfiorargli le labbra con le proprie.
-Ti odio...- sussurrò lui.
Poi si baciarono, un bacio lento che via via si faceva più intimo.
Non appena si staccarono lei sorrise -Io di più-
E di nuovo si baciarono. In pochi minuti i loro vestiti finirono sul pavimento, abbandonati ad un contatto rischioso e allo stesso tempo inevitabile.
Quando riuscirono a staccarsi, in un groviglio di lenzuola Claudio si puntellò sui gomiti e divenne serio.
-So che può sembrare smielato, ma credo di amarti-
-Non dire stupidaggini, tu non sai amare... non sai nemmeno che cos'è l'amore...- lei sorrise triste, mentre guardava il soffitto sopra di loro, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
-Forse hai ragione, ma posso sempre imparare...- lui la guardò, con occhi di un bambino immaturo che crede di sapere tutto ma non ha ancora scoperto la vita. -Dimmi cosa si prova ad amare?-
Agatha rimase in silenzio per qualche secondo, ascoltando la musica dei Sex Pistols di sottofondo, la casa era vuota e solo il silenzio faceva loro da testimone.
-Non te lo saprei descrivere a parole, è qualcosa che si prova senza volerlo, che sai che c'è ma non sai perchè-
-Se è così allora temo d'amarti sul serio...- scoppiò a ridere. -Perchè vedi, sei la persona più odiosa, acida e insopportabile che abbia mai conosciuto, non sei nemmeno il mio tipo, non hai i capelli biondi, non hai le gambe lunghe e snelle, nè tanto meno gli occhi verdi... sei testarda, orgogliosa e presuntuosa, una vera palla al piede...- Lei gli lanciò un'occhiataccia ma lui la zittì prima di aprire bocca. -Ma sfortunatamente per me ho scoperto che non riesco ad immaginare la mia vita senza di te...-
-Per tua informazione...- Agatha lo guardò scettica, poi sorrise. -In realtà non sono rossa... ma bionda... e comunque tu sei anche peggio di me- incrociò le braccia seccata.
-Ma mi adori comunque...- commentò lui sarcastico.
-Certo, come il latte scaduto... chi non adora bersi un bel bicchierone di latte raggrumato, magari con una spruzzatina di muffa sui bordi della tazza?-
-Ha parlato il limone acerbo...-
-Ad alcuni però il limone acerbo piace...- sogghignò Agatha guardandolo.
-Touchè- cadde il silenzio per diversi secondi. -Vuoi davvero partire per la Francia dopo la Tesi?- chiese preoccupato.
Lei inspirò lentamente, sfiorò con la punta dell'indice la guancia di lui e sollevò gli occhi scuri nei suoi. Un sinistro luccichio si formò ai lati delle ciglia, senza riuscire a parlare annuì con la testa.
Claudio sbuffò, poi sorrise. -Temo che mi toccherà chiedere a mio padre di creare qualche società affiliata all'estero, magari a Parigi...- sorrise appena e poi la baciò di nuovo...

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