She is mine.

di SunnyRoronoa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


 -    She is mine.   -






Capitolo 1.













-Quando lo capirai Nami?- Pensai mentre ero preso a fissare la sensuale figura della navigatrice camminare liberamente lungo il ponte della Sunny.
Indossava un costume praticamente inesistente e solo un paio di piccoli shorts a coprirle le lunghe gambe o più che altro, le preziose doti.
Ai miei occhi era bellissima, cosi come lo era sempre stata.
La solita mocciosa scostumata e impudica.
Sospirai e portai una mano sulla fronte, asciugando il sudore causato dall’allenamento che stavo facendo, il primo dopo la nostra avventura a Punk Hazard, la prima isola del nuovo mondo dove eravamo approdati e dove avevamo incontrato i primi guai ed i primi nemici.
Infatti, nel giro di poche ore eravamo riusciti a metterci contro il Governo Mondiale(più di quanto non fosse già ) e come se non bastasse, anche un componente della famosa e temibile Flotta dei Sette: Doflamingo, conosciuto da tutti come il Joker.
Che dire al riguardo, avevamo proprio fatto una bella entrata in scena e di sicuro non eravamo passati inosservati agli occhi del mondo!
Sbuffai stancamente e poggiai a terra il peso che avevo in mano, rilassando cosi i muscoli del braccio, ormai indolenziti a causa del lavoro che avevano eseguito fino a quel momento.
Avevo iniziato ad allenarmi da prima di pranzo ed ormai il mio corpo accusava la fatica e lo sforzo al quale lo avevo sottoposto.
Mi affacciai per bene alla finestra e senza esitare cercai di nuovo la figura della rossa sul ponte della Sunny.
Non appena la trovai iniziai a seguirla con l’unico occhio a mia disposizione, fin quando non arrivò a pochi centimetri dall’unica persona presente su quella nave, della quale davvero non riuscivo a fidarmi.
L’unico uomo che guardavo con sospetto e con un insolito presentimento.
L’unico che riusciva a rendermi più nervoso di quello stupido cuoco di serie B.
Trafalgar Law.
Rufy aveva stretto un patto con lui ed io ero stato l’ultimo a venirne a conoscenza.
Era un uomo affascinante, se fossi stato una donna forse avrei apprezzato la sua figura ed il suo personaggio.
Sapete no, ogni donna che si rispetti andrebbe dietro al figo di turno, e lui era proprio questo genere di persona!
Alto, tenebroso e forse quasi sensuale, ecco come appariva agli occhi di qualsiasi ragazza ormonalmente instabile ( So che la parola ormonalmente non esiste, ma volevo rendere il pensiero di Zoro senza troppi giri di parole lol )
Dovevo ammetterlo, sotto certi aspetti mi somigliava, alcune sue espressioni o certi suoi modi di fare erano molti simili ai miei.
Infatti, era di poche parole, spesso scorbutico, strafottente e lunatico, proprio come il sottoscritto!
Anche l’aspetto fisico non era poi cosi differente dal mio, era più mingherlino ed i suoi capelli avevano lo stesso colore della pece, ma potevamo somigliarci tutto sommato se si tralasciavano alcuni particolari.
Per sua fortuna però, sembrava essere molto più furbo e scaltro, sapeva giocare con chiunque gli si piazzasse davanti e sapeva anche vincere senza perdere una battuta.
L’avevo notato quando qualche giorno prima, aveva apertamente sfidato Doflamingo, non badando al suo livello di forza o alle sue conoscenze.
Sapeva il fatto suo, dovevo concederglielo, ma c’era qualcosa che più di tutto non riuscivo a mandare giù, qualcosa che mi spingeva ad odiare la sua presenza su quella nave.
Sospirai nuovamente, distogliendo lo sguardo dalla navigatrice e dall’uomo con il cappello di pelo(?).
Rientrai in palestra e sistemai gli attrezzi al loro posto, il mio allenamento era finito ed era arrivato il momento di concedermi una lunga e rilassante doccia calda, sia per addolcire il mio corpo che la mia mente.
Scesi cosi da quella stanza e andai dritto verso la mia camera, pregustando la sensazione dell’acqua sulla mia pelle ed il dolce abbraccio del vapore sulle mie spalle, quando venni improvvisamente fermato dal richiamo di una certa personcina.
“Brutto buzzurro!” Sentì una voce squillante gridare a pochi metri da me.
Mi fermai di scatto e girai il viso verso la navigatrice, che stava per l’appunto venendo verso la mia direzione.
“Cosa c’è strega?” Dissi con fare strafottente, sfidando l’orgoglio appuntito della rossa.
Questa sventolò la mano in aria e chiuse gli occhi.
“Cavernicolo, da quand’è che non fai un bagno?”
Ghignai leggermente ascoltando quelle parole ed incrocia le braccia al petto.
“Perché, volevi propormi un bagno in tandem?” Ridacchiai e mi preparai alla sua reazione che, come avevo previsto, non attardò ad arrivare.
Nami, come suo solito, mi diede un pugno in faccia, facendomi sbattere contro la porta della mia stanza, causando la comparsa di un bernoccolo enorme dietro la mia testa e un formicolio accennato intorno al mio povero naso.
Subito la guardai, portando una mano a coprire la parte lesa.
“Sei scema?!”
“No, sei te che sei un pervertito!” Ringhiò mentre mi guardava con aria da bambina.
Dopotutto si stava divertendo, sapevo che adorava prendermi a pugni e punzecchiarmi.
Sorrisi leggermente, dato che la mia bocca era coperta dalla mia mano.
“Cosa vuoi mocciosa?” Chiesi arrivando al dunque della discussione, curioso ormai di conoscere il motivo per il quale mi aveva chiamato.
“Cosa voglio?!” Esclamò con tono sarcastico mentre si avvicinava pericolosamente a me.
Dopo neanche una manciata di secondi me la ritrovai appiccicata, il suo petto contro il mio ed il suo viso a pochi centimetri dalla mia bocca.
“La prossima volta che ti becco a mangiare i miei mandarini ti taglio la lingua, è chiaro?!”
Ridacchiai, piegando il corpo per allontanarmi da lei e da quel contatto che poteva sul serio mettermi in difficoltà.
Effettivamente, quella mattina mi ero addormentato sotto i suoi mandarini e colto all’improvviso dai morsi della fame mi ero appropriato di qualche bel frutto arancione, come la sua testolina.
Doveva avermi visto ma forse non aveva fatto in tempo a fermarmi perché subito dopo ero salito in palestra ad allenarmi.
“Io non ho mangiato niente!” Risposi con tono sereno, mentendole però spudoratamente.
“Non fare il finto tonto con me! Ti ho visto sai?! E poi li ho anche contati! Dall’altra notte ne mancano ben 3 all’appello!”
Realizzai quello che aveva appena detto e la guardai con fare divertito “Un momento….” Risi leggermente “ Tu, ogni sera, conti i mandarini che sono sugli alberi?!” Scoppia a ridere non riuscendo più a trattenere quell’impulso.
Lei sbuffò e portò le mani sui fianchi, sicuramente infastidita dalla mia reazione.
“Si, con gente come te e Rufy sulla nave devo sempre tenerli sotto controllo, altrimenti potrebbero finire nel giro di pochi giorni!”
Continuai a ridere, ignorando il suo sguardo minaccioso.
“Cosa ci trovi di cosi divertente?” Sibilò senza staccare gli occhi da me.
Ripresi fiato lentamente. “Io?” Sussurrai con un filo di voce per poi tornare serio. “Nulla, solo che sei…ecco, come dire…strana!”
Lei fece subito spallucce.
“Sono solo prudente, stupido ominide!”
“Non sono un ominide e comunque, io non ho toccato i tuoi amati frutti!”
“Ah no? Allora chi è stato? Law?!?!”
Quando quel nome arrivò alle mie orecchie, per qualche inspiegabile motivo, mi irrigidì di colpo.
il mio sguardo divenne improvvisamente serio ed il mio corpo dannatamente pesante.
“Non mi interessa.” Risposi usando un tono tutto fuorché divertito.
Mi girai nuovamente verso la porta della mia camera e la spalancai, entrandovi subito dentro.
“E ora lasciami stare, devo fare il bagno, non posso sprecare tempo con le ragazzine come te.”
Sbattei la porta con forza, lasciando dietro di questa una Nami confusa e sconcertata.
Appoggiai la schiena al freddo legno che avevo alle spalle e sospirai, portando una mano davanti agli occhi.
Cosa mi era successo?
Anzi…cosa mi stava succedendo?
 














Angolo dell'autrice, yep.
Precisiamo che non so per quale strano motivo io abbia iniziato questa ff, ma spero di riuscire a portarla avanti!
Anyway, come avrete capito la storia che voglio narrare è quella di un possibile trinagolo amoroso fra il bellissimo Zoro, la dolce Navigatrice e l'affascinante Trafalgr Law.
Questo primo capitolo è corto ed essenziale, giusto per dare un accenno di quello che è il mio intento finale.
Che dire, sappiate che sono una sostenitrice Zonami e che la coppia LawNami mi ispira solo molta violenza ( ifyouknowwhatimean) quindi seguirò questa mia ideologia(?) anche nel creare gli eventi...
Spero possa quantomento interessarvi e spero di non annoiarvi!
Scusate per gli eventuali errori presenti ma sono le 1.20 di notte ed ho appena finito di scrivere questo capitolo, perdonatemi.
lol
Detto questo, lasciatemi un parere cosi che io possa decidere se continuare o meno a scrivere!
Un bacio.
Sunny Roronoa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.








-Nami-





-Che diavolo gli è preso a quello stupido marimo, buzzurro e cafone?-
Pensai allontanandomi dalla sua camera.
Mi aveva trattata davvero in malo modo e cosa peggiore, non c’era divertimento nei suoi occhi nel momento in cui mi aveva risposto.
Non stava scherzando quando mi aveva cacciata via, lo aveva fatto perché davvero non voleva avermi tra i piedi.
Andai diretta verso la cucina, provando a capire cosa lo avesse turbato…
Perché era ovvio, avevo detto qualcosa che lo aveva fatto arrabbiare!
Insomma, due minuti prima rideva divertito, due minuti dopo mi sbatteva la porta in faccia, liquidandomi con cattiveria.
Non era da lui.
Adoravo avere quei momenti di gioco con quello stupido animale, mi divertiva punzecchiarlo e allo stesso tempo mi divertiva venire punzecchiata da lui.
Era come dire, il nostro modo di dimostrare il bene che ci volevamo.
Un modo bizzarro, lo so…Ma ne io ne lui eravamo abbastanza forti da abbattere il nostro orgoglio e dimostrare in modo differente quello che avevamo nel cuore.
O almeno, quello che avevo io.
Da quando ci eravamo rivisti dopo i due anni di allenamento, non ero riuscita mai a stare sola con lui o ad avere un discorso serio con la sua stupida testa vuota.
Quante cose avrei voluto raccontargli…
Quante cose avrei voluto chiedergli…
Quanto avrei voluto fargli capire che la sua mancanza era quella che avevo sentito di più dopo Sabaody.
Quanto…forse nemmeno io sapevo quanto.
Mi mancava, tremendamente.
Ogni notte prima di addormentarmi pensavo sempre alla mia ciurma, al dolce sorriso del mio capitano, alle continue moine del cuoco, alle lamentele del cecchino, alla tenerezza del dottore, alla risata dell’archeologa, alla buffa faccia del carpentiere e si anche a quel maniaco di uno scheletro ed ai suoi capelli…
Ma il pensiero più profondo, bhe quello lo riservavo sempre e solo ad una persona, all’uomo più idiota, cavernicolo, squattrinato e maleducato che conoscessi.
Non sapevo nemmeno io perché, ma stando lontana da lui avevo capito quanto la sua presenza per me fosse essenziale.
Era sempre il primo ad arrivare quando ne avevo bisogno, il primo a mettere in gioco la sua vita per difendermi, il primo a punzecchiarmi quando sbagliavo qualcosa o a lanciarmi frecciatine quando le mie parole lo divertivano.
Era sempre il primo a perdersi ed il primo ad aspettare che lo ritrovassi, come se io fossi la sua bussola personale e lui il mio orizzonte.
Sospirai e provai ad allontanare quei pensieri, poggiando la mano sul pomello della porta della cucina.
La aprì lentamente e quando vi entrai trovai Sanji, preso sicuramente a preparare la cena.
“Oh mio dolce Nami-swannnnnn!” Esclamò non appena mi vide. “Sei venuta dal tuo Mr. Pince per un po’ d’amore vero!!!!?????” Roteò su se stesso spargendo cuori ovunque fino a che non fu arrivato vicino a me.
Sorrisi forzatamente e scossi la testa.
Non risposi, senza capirne appieno il motivo e mi diressi verso il tavolo, sedendomi sul posto che solitamente era occupato da Zoro.
Sentì lo sguardo del cuoco seguirmi e posarsi su di me anche dopo che mi ero seduta.
“Cosa succede mio dolce pasticcino? Ti senti male forse?” Si avvicinò a me, questa volta evitando scenate inutili.
“Nulla Sanji, sto bene…non preoccuparti!” Lo guardai di sfuggita e accennai nuovamente un falso sorriso.
Eravamo compagni da molto ed ormai nessun mio comportamento passava inosservato al cuoco.
Mi conosceva bene, dopotutto.
“Non ti credo mio amore, sei sicura che non vuoi parlarne con me?”
“Ma non è successo nulla…”
“Non è vero, altrimenti il tuo bel visino sarebbe felice…invece è triste e pensieroso.” Sussurrò con tono dolce.
Aveva ragione, molti pensieri affollavano la mia mente in quel momento…
“Niente Sanji, sta tranquillo….ho solo un po’ di mal di testa…”
Portai una mano sulla fronte, fingendo qualche malore e dolore improvviso.
Lui non demorse e continuò.
“Centra quel dottore?! SE TI HA FATTO QUALCOSA GIURO CHE LO CUCINO PER CENA!” Gli occhi del cuoco si infuocarono, cosi come la sua figura.
“No…” A dire il vero, Law era stata l’unica cosa positiva della giornata.
Era una persona molto intelligente ed il suo sguardo mi affascinava tremendamente.
Non come lo sguardo di Zoro, quello del chirurgo era diverso…
Sembrava lo sguardo di un demone…un demone dannatamente sexy.
Sapevo che non era proprio un santo, e a volte i suoi occhi mi guardavano in un modo strano ed imbarazzante, ma parlare con lui era divertente tutto sommato.
In mancanza dello spadaccino, dovevo pur trovare qualcosa da fare no?
“E allora cosa hai mio biscottino?” Sanji insistette di nuovo, ormai consapevole del mio cedimento.
Sbuffai ormai sconfitta, non potevo raccontare i miei pensieri al cuoco,(se gli avessi detto quello che sentivo quando stavo con quella testa vuota credo sarebbe morto di dolore) ma potevo dirgli cosa era successo qualche attimo prima, cosa li aveva scatenati o per lo meno chi.
“E’ Zoro…”







-Zoro-







“Dovevi vederlo Chopper, era davvero enorme! Non credo di aver mai visto un drago cosi grande!”
Rufy addentò un pezzo di carne, facendo volare in mille direzioni tanti piccoli frammenti del prelibato cosciotto che aveva in mano.
“Im berida don tho bai bisdo um brago “ Continuò ignorando l’utilizzo di qualsivoglia forma di galateo o educazione. “Bha eda dabbero bellissibo” Finì in un batter d’occhio la carne presente attorno all’osso e passò subito ad un enorme spiedino.
Un pezzo di quest’ultimo cadde dalla sua bocca, forse voleva scappare dalle fauci dell’affamato capitano, ma non fece in tempo a toccare il piatto poiché la lingua del moro scese lampante e lo afferrò, riportandolo in quella sottospecie di fornace infernale.
“Davvero?” Spostai leggermente lo sguardo verso la piccola renna, che in quel momento fissava il capitano con occhi luccicanti. “E che fine ha fatto?” Chiese infine curioso di sapere la restante parte della storia.
Rufy deglutì un enorme quantità di cibo e rise divertito.
“Zoro lo ha tagliato e ce lo siamo mangiato”
Robin sorrise, sicuramente divertita dalla scenetta che aveva davanti.
Guardò il capitano e prontamente fece comparire una mano di fronte al suo viso, iniziando a tamponare con un fazzoletto tutto l’unto che aveva intorno alla bocca, come fa una madre con il proprio bambino.
Se il mio umore fosse stato leggermente meno nero, forse avrei sorriso anche io osservando quelle scene, ma dopo la conversazione con la navigatrice, la mia tranquillità era di colpo svanita.
Nonostante mi fossi ripromesso che avrei evitato qualsiasi contatto con lei, girai gli occhi alla ricerca di quest’ultima e la trovai impegnata in un’accesa conversazione con il diabolico chirurgo.
Sempre in mezzo doveva stare quell’uomo!
Ero sicuro che la navigatrice era rimasta scottata dal modo in cui l’avevo trattata qualche ora prima, ed infatti per tutta la serata aveva palesemente evitato i miei occhi.
Sbuffai ed appoggia il viso sul palmo della mano, piegata e anch’essa appoggiata al tavolo.
Li osservai  per niente contento e, più il mio sguardo scrutava quelle due figure, più sentivo il mio volto diventare caldo e la mia testa scoppiare.
Ero attento ad ogni espressione, sorriso o movimento di entrambi gli interlocutori.
Sembravano felici e spensierati, anche se Law molto spesso lanciava alla donna degli sguardi di fuoco che, devo ammettere, mi mandavano su tutte le furie.
I suoi occhi dicevano solo…’se ti prendo ti smonto.’ E sfortunatamente per me non stavamo parlando di smontare una macchina o un orologio.
Io, che conoscevo Nami da anni ormai, non l’avevo mai e ripeto, MAI guardata in quel modo.
Il mio onore mi impediva anche solo di guardarla mentre magari si abbassava a prendere qualcosa per terra, figuriamoci se avevo mai osato lanciarle uno sguardo carico di tensione sessuale repressa.
Tsk…Non fraintendete, essendo un uomo avevo le mie piccole fantasie anche io, ma erano ben nascoste, celate al resto del mondo, non mostrate attraverso un paio d’occhi viscidi e penetranti.
Dopo aver ignorato una marea di espressioni a me antipatiche, strinsi istintivamente il pugno che avevo poggiato sul tavolo e, purtroppo per me, qualcuno dovette accorgersi della mia reazione.
“Stupido Marimo, cosa ti prende?” Il cuoco mi guardò confuso, attirando con le sue parole l’attenzione di tutto l’equipaggio, compresa quella della navigatrice.
Quando posò gli occhi su di me mi sentì quasi avvampare, mi avevano colto sul fatto.
“Si, che ti prende Zoro?” Continuò Usopp mentre mi guardava tenendo la forchetta a mezz’aria.
Sbuffai provando a nascondere le mie strane emozioni.
“Niente.”
Risposi con tono neutrale e lanciai uno sguardo minaccioso al biondino, provando a fargli capire che non avevo intenzione di rispondere in nessun’altra maniera.
Quest’ultimo, colse il mio messaggio e fece spallucce.
“Scusa, testa d’alga, pensavo avessi qualche problema!” Distolse l’attenzione da me cosi come tutti gli altri, sicuramente convinti dalla mia spiegazione.
Aspettai qualche minuto e poi, prendendo in mano un’intera bottiglia di Sakè, mi alzai ed uscì dalla cucina, lanciando un’ultima occhiata a Nami, che non accennò a staccare gli occhi da me fin quando non fui fuori.
Respirai a pieni polmoni la leggera brezza che aveva iniziato ad accarezzarmi il viso e mi diressi verso la prua della nave.
Osservai il mare: era calmo e limpido, niente pareva turbarlo.
Sospirai pesantemente, per un motivo ben preciso…
Insomma, anche la mia mente era sempre stata come quel mare: calma, pacata, irremovibile, sicura e limpida; ma da li a qualche giorno, pareva come se una tempesta si fosse abbattuta su di essa, fino a stravolgerne completamente i connotati.
Non capivo davvero cosa mi stesse succedendo…che fossi realmente geloso?
Avevo pensato a quest’opzione per tutto il tempo, specialmente dopo la mia ultima chiacchiera con la navigatrice, ma davvero mi sembrava impossibile…
Io, Zoro Roronoa, uno dei migliori spadaccini del mondo, un uomo dai saldi principi, orgoglioso, forte e temerario…ero geloso di una mocciosa e di uno stupido dottore?
Portai la bottiglia alla bocca e bevvi una quantità enorme di quel liquore trasparente, che scese subito lungo la mia gola, riscaldando il cuore.
Sapevo che la soluzione non l’avrei trovata sul fondo di una bottiglia, ma avere un po’ di compagnia e meno pensieri mi avrebbe fatto comodo.
Osservai per un tempo che mi parve quasi infinito, l’orizzonte che avevo di fronte, fin quando un insopportabile odore di fumo non arrivò proprio sotto al mio naso.
“Cosa vuoi cuoco?” Dissi, senza girarmi a guardarlo.
Lui si appoggiò di schiena alla balaustra della nave e aspirò avidamente il fumo dalla sigaretta che aveva in bocca.
“Cosa ti è preso prima spadaccino da quattro soldi?”
“Non sono affari tuoi.” Sbottai senza guardarlo, sapevo che Sanji aveva intuito la fonte del mio malumore, ma non volevo di certo parlarne con lui.
“Turba anche  me sai?”
Lo guardai di sottecchi ma non risposi, volevo vedere fin dove sarebbe arrivato.
“Mi da fastidio la presenza di quell’uomo sulla nave…per di più guarda Nami come se volesse mangiarsela…”
Risi leggermente, in modo particolarmente ironico.
“Senti chi parla…”Sussurrai continuando ad osservare le onde.
“Lo sai che io non le farei mai del male!” Esclamò, forse irritato dalla mia affermazione.
Aveva ragione, per quanto fosse idiota quel cuoco con le sopracciglia arrotolate, sapevo benissimo non avrebbe mai fatto qualcosa a Nami senza il suo consenso.
Chiusi gli occhi e bevvi l’ultimo goccio di Sakè rimasto nella bottiglia.
“Nami mi ha detto che le hai risposto male oggi…” Quasi mi strozzai quando pronunciò quelle parole e per la prima volta, girai completamente il viso verso di lui, guardandolo in modo sorpreso.
“Come scusa?”
“Hai capito bene…prima di cena è venuta in cucina e si è seduta al tuo posto. Ho provato a parlarle ma aveva una faccia davvero terribile, cosi ho chiesto cosa la turbasse…inizialmente non mi voleva rispondere ma poi piano piano mi ha spiegato che l’avevi trattata in modo poco carino.”
“Non è vero.” Mi sentì quasi punto nell’animo, sapevo che aveva ragione.
“Bha…non voglio sapere cosa sia successo…Non sto di certo qui a farti la ramanzina brutta testa ammuffita…Solo che dovresti fare più attenzioni ad alcune determinate reazioni che ultimamente hai ogni molto spesso…”
Spense la sigaretta e mi lanciò un’ultima occhiata per poi incamminarsi di nuovo perso la cucina.
“Sia chiaro, non sono preoccupato per te…ma per la mia dolce navigatrice.”
Disse quelle ultime parole e si allontanò definitivamente da me, entrando poi di nuovo in cucina.
Sospirai quando sentì la porta chiudersi e mi tirai su, aveva ragione quello stupido cuoco…forse avrei dovuto scusarmi con lei.
Portai un momento lo sguardo rivolto al cielo, forse convinto di trovare qualche stella amica, ma quando il mio unico occhio si posò su quell’oscurità, vidi un enorme nuvolone nero e poco raccomandabile,  venire velocemente verso la nave.
Non esitai nemmeno un secondo, presi fiato ed urlai il nome del capitano con l’intento di farlo uscire dalla stanza nel quale era chiuso.
Subito Rufy, sicuramente allarmato dal tono preoccupato della mia voce,  varcò la soglia della cucina seguito da tutti i Mugiwara ed anche da Law.
Mi guardarono spaesati ma quando videro l’enorme tempesta, avvicinarsi alla Sunny in modo minaccioso, iniziarono a correre su e giù per l’imbarcazione.
Come avevo ipotizzato, l’inferno iniziò dopo qualche minuto.
C’era acqua ovunque, sopra e sotto, a destra ed a sinistra.
Fulmini e saette ricoprivano il cielo ed il vento arrivava sul mio viso forte come un pugno ben assestato.
Il mio occhio, seppur annebbiato dalla grande quantità di pioggia che cadeva dalle nuvole, cercò in modo frenetico ed impaurito quella testolina rossa.
Sospirai felice quando la vidi, era ben salda al timone, ed era intenta a dare ordini a destra e a manca, ma soprattutto…era salva.
Il cuoco e l’archeologa erano rientrati in cucina, pronti a difendere la preziosa collezioni di piatti del biondo, mentre tutto gli altri provavano a non far affondare la povera Sunny.
La tempesta durò più di un ora e tutti combattemmo contro la forza furiosa della natura.
Quando tutto cessò, un’inconsueta ed insolita pace iniziò ad aleggiare intorno alla nave.
Lasciai la cima che avevo legata al braccio e mi guardai intorno.
I danni erano davvero molti e sicuramente Franky avrebbe impiegato più di una giornata a riparare il resistente legno dell’imbarcazione.
“STATE TUTTI BENE?” Esclamò Rufy scendendo dall’albero maestro e guardandosi in giro.
“Si!” Dissero in coro Usopp, Brook e Chopper.
“Qui tutto apposto!” Continuò Franky.
“Anche qui!” La porta della cucina si aprì, rivelando la figura del cuoco e dell’archeologa.
C’erano tutti…tutti tranne…
NAMI.
Mi guardai intorno, terrorizzato ed impaurito.
Tutte le voci dei miei Nakama erano giunte alle mie orecchie, meno che la sua.
“Qui abbiamo un problema…” Fu una voce tenebrosa e roca a parlare.
Mi girai verso la direzione dalla quale proveniva e quando vidi quella scena, sentì quasi il cuore scoppiarmi.
Law teneva in braccio il corpo inerme della navigatrice, la stringeva a se come fosse stata sua e la guardava come se dovesse diveltarlo da un momento all’altro.
















Angolo dell'autrice.

Yeppa, eccomi qua con il secondo capitolo!
Grazie a chiunque abbia recensito quello precendete e a tutti colore che hanno inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Mi ha fatto molto piacere vedere comunque un piccolo interesse da parte vostra verso questa ff, giuro..ne sono stata davvero felice! çç
Comunque che dire, ho voluto inserire i diversi punti di vista di Zoro e Nami...
Riguardo Law, ancora non ho presentato bene la sua figura credo, ma la sua importanza aumenterà già dai prossimi capitoli...
Nami ha espresso un pò quello che pensa del chirurgo e Zoro ormai, lo abbiamo capito tutti, lo odia da morire!
Spero vi piacerà questo secondo capitolo e spero continuerete a seguirmi!
Vi ringrazio di nuovo...un bacione!
Sunny Roronoa.

Ps: Perdonatemi se mai troverete qualche errore sparso qua e la...Prometto che correggerò tutto appena avrò un po' di tempo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.







-Zoro-





Trattenni a stento un ghigno furibondo, mentre un fremito di rabbia mi percorse la schiena, accarezzandomi successivamente anche la testa.
Non sapevo ne cosa fosse successo, ne tantomeno sapevo perché, ma vedere la navigatrice fra le braccia di quell’uomo mi aveva fatto perdere qualsiasi inibizione o autocontrollo.
Istintivamente, come la tigre tira fuori i suoi artigli e mostra i denti poco prima di attaccare l’avversario, posai la mano sulla mia Wado Ichimonji e sfoderai la prima parte della lama, attirando l’attenzione di tutti coloro che erano sul ponte.
Tu.” Dissi con un filo di voce. “Cosa le hai fatto?!” Lo guardai e posai sul suo viso, uno sguardo che avrebbe potuto congelare anche un intera distesa di lava.
Digrignai i denti e abbassai le ginocchia, portando il mio corpo in posizione d’attacco.
Rufy, che era a qualche passo da me, mi guardò con fare confuso.
“Cosa dici Zoro?” Esclamò non capendo la mia reazione.
“Dico che qualche minuto fa Nami era sveglia ed in salute, mentre ora è fra le braccia di quel tipo e non da segni di vita.”
Ringhiai, senza togliere lo sguardo da Law che, a differenza mia, mi guardava divertito.
L’aria sulla nave era davvero diventata pesante, nessuno osava muoversi, tutti mi guardavano impauriti e non accennavano a smettere.
“E’ svenuta spadaccino.” La voce di Law ruppe il silenzio che si era creato, facendomi sussultare.
“Non ci credo.” Risposi stringendo la mano intorno all’elsa della katana.
“Metti in dubbio le parole di un medico?”
Ringhiai di nuovo.
“Non mi fido di te.” Esclamai con sincerità, rispondendo alla sua domanda senza però la mia consueta calma.
“Zoro…” Lanciai un’occhiata al ragazzo che si trovava a qualche passo da me. “Smettila…”
Rufy continuava a guardarmi in modo confuso e leggermente impaurito.
Non aveva certo paura di me, piuttosto trovava credo strano il mio improvviso cambiamento.
“Io mi fido di Law.” Continuò  “Ora pensiamo a Nami…lei è più importante di qualsiasi altra cosa.”
Tenni gli occhi fissi sui suoi per qualche secondo quando improvvisamente un lampo di buonsenso mi attraversò il cuore, facendomi capire i pensieri del mio capitano.
Aveva ragione, per una volta quella sua zucca vuota era stata più giudiziosa e intelligente della mia.
Insomma, io stavo facendo inutili scenate di gelosia quando Nami era ancora svenuta per chissà quale strano motivo.
Sospirai stancamente e rinfoderai subito la spada.
Non appena la lama fu di nuovo dentro il fodero, tutti corsero incontro al chirurgo, dimenticando la mia scenata.
“Cosa le è successo?” Nico Robin soffermò lo sguardo sulle guance arrossate della ragazza, intuendo forse la causa di quello svenimento.
“Non lo so…” Rispose Law con tono serio e pacato.
Chopper si tramutò nella sua forma umana e fece per prendere in braccio la rossa, ma il chirurgo non accennò a lasciare la presa.
“Ci penso io a lei, stia tranquillo dottore…”
Eccola di nuovo.
La rabbia era tornata, anche se…devo ammetterlo, non se ne era mai andata!
Cosa diavolo voleva fare? Giocare al dottore? Fare qualche giochino perverso con lei?
Tutto quello mi stava davvero facendo uscire di testa.
Primo, non sapevo che diavolo mi stesse prendendo, o meglio…sapevo cosa avessi ma non volevo davvero accettarlo.
Secondo, avevo un’enorme voglia di spaccare il muso a quel chirurgo pervertito.
Lo so, non avevo prove per incriminare la sua perversione, ma mi bastava guardarlo per capire che tipo di uomo fosse e cosa volesse da Nami.
Ohhh come avrei voluto rompergli il naso e minacciarlo di stare lontano dalla navigatrice.
Però, dopotutto, il mio capitano si fidava di lui ed in quanto a primo ufficiale nonché suo vice dovevo rispettare la sua decisione.
Cosi, in preda ad un lieve lapsus di orgoglio, strinsi i pugni, trattenendo con grande difficoltà le emozioni negative che in quel momento stavano provando ad impossessarsi nel mio corpo e delle mie azioni.
Guardai un’ultima volta quella scena e poi mi diressi con passi pesanti  verso l’unico luogo che aveva il potere di calmarmi.
L’unico luogo che sapeva di lei.
Li forse, avrei trovato un po’ di tranquillità…anche se le prospettive non erano delle più rosee.







-Nami-





Navigatrice…” Un sussurro lievemente accennato, pronunciato con tono quasi sensuale.
Fu quello a svegliarmi, facendomi ridestare dal sonno pesante nel quale ero caduta, un sonno insolito per i miei standard. Spalancai gli occhi con fare titubante, sbattendo le palpebre più volte, cosi da potermi abituare alla forte luce che avevo intorno.
Quando riuscì infine ad aprirli, realizzai di essere distesa su un letto caldo e comodo.
Diedi così per scontato di essere nella mia stanza.
Ricordavo la tempesta e ricordavo che quando ormai questa era finita, le forze mi avevano abbandonata facendomi cadere a terra senza troppo preavviso.
Non sapevo chi mi avesse salvata o quantomeno aiutata, ma sapevo che sicuramente Chopper mi aveva visitata e mi aveva fatta portare nel mio letto, cosi che potessi riposare senza essere disturbata da nessuno.
Si, doveva essere proprio andata in quel modo!
Sorrisi spensierata, convinta della mia auto spiegazione e senza riflettere girai il viso alla mia destra, aspettandomi di trovare al mio fianco la mia sorellona, intenta ad osservare che il mio sonno rimanesse  regolare per tutta la mia dormita.
“Ti sei svegliata finalmente!” Sbarrai gli occhi impaurita quando realizzai che la persona davanti a me era tutto fuorché una donna, bella e formosa come l’archeologa.
 “COSA DIAVOLO CI FAI NELLA MIA CAMERA!?” Urlai mollandogli un sonoro schiaffo sulla guancia destra, facendolo indietreggiare di qualche centimetro.
Il chirurgo si massaggiò la parte lesa e posò uno sguardo divertito su di me.
Feci per alzarmi e piombargli addosso per riempirlo di botte, quando lo sentì ridacchiare.
“Non sei nella tua camera…” Rispose mettendosi seduto sulla sedia che era accanto al letto.
Mi lanciò un’occhiata infuocata e forse involontariamente(non ne sono del tutto sicura lol ), posò gli occhi sul mio seno, coperto solo dal solito bikini.
Imprecai e non potei non pensare alle solite frecciatine che Zoro mi lanciava ogni volta che indossavo uno di quei cosi, aveva ragione…erano sconvenienti se portati in determinati momenti.
Arrossì leggermente, infastidita da quella situazione e subito mi coprì il petto con le mani.
“SMETTILA DI GUARDARMI IN QUEL MODO! MANIACO”
Ringhiai ormai paonazza mentre lui non accennava a staccare gli occhi dalle mie curve.
Dopo qualche secondo, Law scosse la testa ed iniziò a ridere con fare davvero sensuale, cosi sensuale da provocarmi un leggero brivido dietro la schiena.
Feci per rispondere, allontanando quella strana sensazione, ma mi fermai quando notai che effettivamente aveva ragione, non era la mia camera, bensì l’infermeria della nave.
Riconobbi i libri di Chopper e tutte le varie fiale contenenti medicine o chissà quale altro liquido, poggiate sulla scrivania alle spalle del dottore.
“Cosa…” Provai a parlare, confusa da tutte quelle strane novità, ma lui mi precedette.
“Sei svenuta poco prima che la tempesta finisse….”Accennò un sorriso malizioso facendomi arrossire ancora di più.
“Scusa…” Abbassai lo sguardo, pentita dal modo con cui lo avevo trattato qualche attimo prima.
Lui si alzò e si diresse con passo sicuro verso il tavolino che aveva alle sue spalle. “Per cosa?” Chiese iniziando poi a mischiare varie sostanze all’interno di una fialetta.
“Per lo schiaffo..” Ammisi dispiaciuta, rialzando gli occhi e posandoli sulla sua figura.
“Oh sta tranquilla, sono abituata a cose peggiori!” Girò leggermente il viso verso di me e sorrise in modo malizioso e sfacciato, tornando poi al lavoro che stava facendo.
Devo essere sincera, non mi ero mai soffermata ad osservare per bene la sua figura, ero sempre rimasta concentrata sul suo viso...misterioso e tenebroso, ma ora che mi dava le spalle, notai di essermi persa davvero un bello spettacolo!
Passai gli occhi sulla linea perfetta della sua schiena e non potei non rimanerne affascinata.
Le spalle larghe e le gambe lunghe rendevano quell’uomo una vera e propria prelibatezza, ma la cosa migliore che possedeva era di certo il sodo e rotondo fondoschiena che, grazie agli stretti pantaloni che indossava, era davvero messo bene in risalto.
Non ne capii il motivo, ma sentì chiaramente un pensiero tamburellarmi l’orecchio, fino ad entrarmi poi in testa.
E’ si, dovevo ammetterlo…era davvero un bel tipo!
Se il mio cuore non fosse appartenuto ad un’altra persona, forse avrei potuto anche farci un pensierino, ma siccome in testa avevo solo quel buzzurro da quattro soldi, non potevo fare altro che ammirare la mercanzia del dottore senza lasciarmi impossessare da strani pensieri.
“Cosa stai facendo?” Chiesi distogliendo lo sguardo da quella tentazione che era il suo posteriore.
Law in quel momento si girò, agitando lentamente il liquido bluastro contenuto nella piccola fiala che aveva in mano.
Si diresse verso di me e mi porse quel minuscolo contenitore.
“Bevi.” Disse posando lo sguardo sul mio viso.
“Cosa è?”  Lui buffò, facendo roteare gli occhi, segno che tutte quelle domande lo infastidivano.
“Certo che sei proprio curiosa! Ti farà stare meglio, credo basti questo…”
Lo guardai con sospetto ma poi mi arresi a causa del suo sguardo severo e bevvi quello strano liquido, portando la boccetta sulle mie labbra.
Feci una smorfia quando sentì il sapore di quell’orrore attraversarmi la gola e mi chiesi se davvero era raccomandabile bere quella roba dal colore improponibile.
“Brava bambolina!” Esclamò con tono sarcastico prendendo la sedia e portandola di nuovo accanto al mio letto.
Lo linciai con uno sguardo, mentre appoggiavo sul comodino la fialetta vuota.
Era impressionante come il suo umore avesse la capacità di variare di attimo in attimo.
“Adesso devo visitarti…faccio subito…” Riconobbi nei suoi occhi uno strano luccichio, come se non avesse desiderato fare altro.
“Visitarmi?”
Sentendo il mio tono di protesta, un insolito ghigno si fece strada sul suo viso.
“Ti vergogni per caso?” Chiese con tono nuovamente malizioso.
“No, solo che non ho bisogno di visite!” Sorressi il suo sguardo, continuando a coprire quel che solitamente faceva impazzire tutti gli uomini e che sapevo piaceva anche a lui.
Mi sentivo bene, non avevo certo intenzione di stare sotto le mani di quel chirurgo,  anche se devo ammettere che per un attimo quel pensiero mi aveva attraversato la mente…
“Sono io il dottore, decido io se hai bisogno o no di una visita.”
Sbuffai di nuovo, senza accennare a muovermi.
“Io ripeto che non ho bisogno di nulla! Faccio una doccia calda e sono come nuova!”
Law accennò una risata sarcastica e prima che potessi rendermene conto, mi prese i polsi facendoli poi aderire con forza al letto.
Chiusi gli occhi impaurita e quando li riaprì, mi ritrovai il viso del chirurgo a qualche manciata di centimetri dal mio.
“Adesso te ti fai visitare, poi potrai fare tutte le docce che vuoi.”
Mi guardò lanciandomi uno sguardo magnetico e sensuale, facendomi  così capire quali fossero le sue vere intenzioni.
Intenzioni che io avevo capito sin da subito, sinceramente.
Sorrise leggermente, annullando sempre di più la distanza che ci separava.
Mi sentivo come paralizzata sotto le sue mani e non riuscivo a fare altro che ricambiare il suo sguardo senza ribellarmi.
Che diavolo mi stava succedendo?!
Avevo forse intenzione di farmi molestare da quel tipo?!
Sapevo di non volere le mie labbra sulle sue, ma non so per quale motivo il mio corpo mi impediva di sciogliere quello strano contatto.
Lo guardai avvicinarsi senza muovere un muscolo, fin quando non riuscì a sentire il suo respiro accarezzarmi le labbra. Quel leggero soffio mi baciò prima che lui potesse farlo, violò la mi bocca prima della sua lingua.
Non so grazie a quale dio, quel suo ultimo gesto riuscì a farmi riprendere coscienza di me e delle mie azioni. Deglutì a fatica e con l’ultimo granello di lucidità che avevo nel corpo, gli tirai una testata sulla fronte, facendolo così fermare ed indietreggiare.
“Ma sei impazzita?!” Urlò portando una mano sullo spazio tra gli occhi ed i capelli.
Io in tutta risposta presi una scarpa dal pavimento e gliela tirai addosso, colpendolo dritto nel naso.
“VATTENE VIA!” Urlai indignata e imbarazzata.
Il chirurgo si alzò impaurito, dopo aver ricevuto il mio tacco 12 sulle narici perfette.
Mi guardò scocciato, sicuramente credeva di poter giocare con me e non si aspettava di certo una mia reazione…tanto meno una mia reazione cosi violenta!
Senza esitare, presi anche l’altra scarpa e gliela lanciai mirando questa volta alle parti basse.
Per sua fortuna però, riuscì a schivarla e ad avvicinarsi di fretta alla porta, sicuro di poterla aprire e di poter fuggire senza altri problemi e senza altri lividi.
Purtroppo per lui, questa si spalancò prima che potesse anche solo sfiorare il pomello e rivelò la figura preoccupata ed irritata dello spadaccino, che sicuramente aveva sentito i miei schiamazzi ed era accorso a controllare la situazione.
Cosa diavolo sta succedendo qui?” Ringhiò con una leggera stizza che, invece di provocarmi paura e terrore, fece crescere sul mio viso un dolce sorriso.
Un sorriso che da li a poco sarebbe di nuovo scomparso.










Chiedo infinitamente perdono per l'immenso ritardo, ma ultimamente non ho avuto molto tempo da dedicare alla scrittura! çç
Ringrazio chiunque abbia recensito/messo tra le preferite/seguite/ricordate questa storia...siete tutti bellissimi!(?) *Sparge cuori ovunque*
Comunque, eccomi qua con il terzo capitolo...
Non mi piace molto, se devo essere sincera quasi per niente...ma lascio il giudizio a voi! 
Fatemi sapere cosa ne pensate...
Naturalmente sono ben accette anche critiche negative!
Un bacione.
Sunny Roronoa;

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.










-Zoro-






“Oh, spadaccino!” Posai il mio unico occhio sull’uomo che avevo davanti e non potei non notare l’enorme impronta della suola di una scarpa, stampata proprio sul suo naso.
Cosa diavolo succede qui?” Ripetei la domanda, con tono sempre più ed imbufalito.
Avevo ascoltato tutta la conversazione che quei due avevano avuto e avevo resistito fino all’ultimo prima di entrare in quella stanza…
Ma dopo l’ultima minaccia della navigatrice, rivolta per l’appunto all’uomo col cappello di pelo, il mio istinto animale era entrato in gioco e come una tigre ero balzato nell’infermeria, pronto a farlo a fette e mangiarmelo per cena.
Si, lo ammetto stavo origliando, ma sono sciuro che qualunque uomo con un pizzico di buon senso avrebbe fatto la stessa cosa!
Odiavo quel sottospecie di chirurgo, ed odiavo il modo in cui si comportava con Nami.
“Zoro, tranquillo! Law mi stava solo visitando…” Interruppi quel flusso continuo di pensieri e girai il viso verso la navigatrice, notando subito il sorriso che le ricopriva il volto.
“Ah si?” Dissi usando un tono leggermente sarcastico.
La guardai, lanciandole un'occhiata del tutto indifferente, per poi posare di nuovo lo sguardo sul tipo che avevo davanti.
Infermierino, esci di qui prima che mi arrabbi sul serio.” Lo fissai, facendogli capire che non stavo scherzando.
Law mi lanciò subito uno sguardo di sfida, che si tramutò nel giro di pochi secondi in una vera e propria battaglia.
“Come mi hai chiamato scusa?” Chiese portando le braccia sui fianchi, facendomi capire che il soprannome da me usato in precedenza lo aveva infastidito.
Ignorai il suo richiamo e mi portai dietro di lui.
Esci.”
Quello mi guardò piantandomi addosso uno sguardo gelido, reso ancora più freddo dal colore vitreo dei suoi occhi.
Con un semplice verso di stizza, portò il viso rivolto verso la navigatrice per poi uscire dalla stanza ed allontanarsi, diretto chissà dove all’interno della Sunny.
Non appena chiusi la porta di legno che mi separava dal resto della nave e della ciurma, sbuffai infastidito.
Rivolsi un’occhiataccia a Nami, facendole capire o almeno intuire il mio stato emotivo.
“Cosa ti ha fatto?” La mia voce era più tesa di una corda di violino.
La rossa scrutò il mio viso, capendo che qualcosa mi stava letteralmente uccidendo.
“Niente Zoro, mi ha solo visitata…te l’ho già detto….”
Il sorriso che aveva non appena avevo varcato la soglia dell’infermeria era completamente svanito, lasciando posto ad un cipiglio preoccupato.
“Non ti credo, lo sai.”
“E per quale motivo non dovresti? Ti sto dicendo la verità!”
Cazzate.
Ringhiai, odiavo quando mi raccontava tutte quelle cazzate assurde.
“Ho sentito tutto Nami, non raccontarmi storie di fate ed unicorni perché non ci credo!” Sbottai ormai giunto al limite della sopportazione.
Lei in tutta risposta alla mia esclamazione, si morse il labbro colpevole.
Solo per un momento un briciolo di rammarico le attraversò gli occhi, poi dopo quel nano secondo, mi lanciò un’occhiata totalmente perfida.
“Mi stavi spiando quindi?”
Beccato Roronoa, sei proprio furbo!
Tu si che ci sai fare con le donne!
“Chi? IO?” Risi, provando a mascherare la mia colpevolezza “ Certo che no! “
“E allora come mai dici che sto mentendo?” Era furba quella streghetta, sapeva sempre riportare qualsiasi situazione a suo favore.
E ci stava riuscendo di nuovo.
“Non lo vengo di certo a dire ad una mocciosa come te!” Sbottai, portando le braccia al petto con fare scocciato, quasi da bambino.
“Ah no?”
“No.”
Nami mi osservò per qualche istante, rimanendo concentrata sulla mia figura e sulla mia espressione.
D’un tratto la sentì ridacchiare.
“Cosa hai da ridere adesso?”
La guardai e per poco non mi prese un colpo.
Stava torturando le sue labbra con i denti e mi guardava con fare davvero malizioso.
Un brivido dietro la schiena mi fece impettire ancora di più, causandomi poi la perdita di un battito cardiaco.
“Non è….non è che sei geloso…vero Roronoa?”
Se in quel momento invece di essere in un infermeria fossimo stati in un bar a bere della birra, a quell’ora forse mi sarei strozzato a causa di quel commento del tutto veritiero.
“Te sei tutta matta!” Puntualizzai.
Dovevo uscire da quella situazione pericolosa, troppo pericolosa per i miei gusti.
Non ero geloso.
No.
……
Okay, non avrei mai ammesso di essere geloso nemmeno con me stesso figuriamoci con la diretta interessata!
“E’ stato Sanji che mi ha chiesto di venire a controllare che stessi bene e che quel medico non ti avesse violentata!”
Mentii spudoratamente, ma lei dovette crederci, dato che il sorriso compiaciuto sul suo viso scomparve.
“Ah…” Sussurrò amareggiata, causandomi una leggera confusione.
“Cosa significa ah?” Chiesi d’istinto, senza riflettere che quella domanda avrebbe potuto causarmi non pochi problemi.
“Cosa significa ah?” Riprodusse le mie parole alla perfezione, usando però un tono sarcastico e inviperito.
“Significa FATTI I CAVOLI TUOI STUPIDO SPADACCINO INGRATO!”
La guardai sorpreso da quella reazione, tutto mi aspettavo tranne che una risposta cosi esaudiente e amorevole.
“Sei sempre gentile con me è!” Dissi in maniera sarcastica.
“Io sono gentile con chi mi pare e piace!” Ringhiò lei, arrabbiata per non so quale motivo.
Cosa diavolo le avevo detto per farla imbufalire in questo modo?
“Tsk, ed io che ho pure smesso di mangiare per venire a controllare una strozzina come te!”
“Non ti ho chiesto io di farlo!” Si alzò in piedi e si avvicinò a me minacciosa.
“Infatti la prossima volta quello stupido cuoco viene a fare i suoi lavoretti da solo!”
“Stupido ci sarai te che gli dai retta!” Ghignò avvicinandosi sempre di più.
“Strega.”
“Buzzurro.”
“Mocciosa.”
“Ominide.”
“Ladruncola.”
“Cavernicolo.”
“Bambina viziata.”
“Testa di verza."
"Strozzina."
"Squattrinato."
“Nami-Swaaaaaaannnnnnnnnnnnnnnnnnnnn!” La voce  lontana di Sanji interruppe il nostro infinito battibecco e solo in quel momento mi resi conto di quanto i nostri corpi fossero vicini, vicini come durante la nostra ultima litigata.
Il mio viso era a qualche palmo dal suo, le distanze erano cosi ridotte che potevo sentire il rumore del suo cuore e del suo respiro.
Il suo dolce profumo di mandarino risalì lungo il mio petto, accarezzandomi la bocca ed entrando nel naso come un dolce sospiro.
La guardai dritta degli occhi, perdendomi per un istante in quelle iridi perfette, cosi sveglie e scaltre, cosi…da gatta.
Esitai un momento e mi allontanai quasi subito, dirigendomi verso la porta con non so quale forza.
Stavo fuggendo di nuovo?!
Proprio cosi.
Che uomo ero diventato…geloso ed anche codardo?!
Combattevo ogni giorno in un campo di battaglia differente, contro nemici invincibili, usavo le mie spade per uccidere chiunque mi si parasse davanti.
Rischiavo la vita sempre e molte volte ero arrivato ad un soffio dalla morte…tutto questo e non ero in grado di affrontare quella strana emozione chiamata amore? Non ero capace di ammettere a me stesso che avevo bisogno di lei?
Cosa mi costava girarmi e dirle tutto ciò che avevo dentro? Dirle che si, ero estremamente geloso di lei.
Che odiavo Trafalgar Law e che invece amavo solo la sua stupida testolina rossa.
Cosa mi costava dirle che ero li per mia spontanea volontà e non sotto richiesta di quell’idiota di un cuoco? Che ero sempre stato li a sorvegliarla, pronto ad entrare in scena quando la situazione richiedeva il mio aiuto?
Sospirai impercettibilmente, ascoltando quel mio triste pensiero.
Coraggio, era questo il costo.
Sconfitta, era il prezzo da pagare per la verità.
La verità…sentimenti non corrisposti.
Perché Zoro?” Mi chiese poco prima di vedermi uscire. “Perché mi tratti cosi?”
Fu con quelle parole in testa ed il suo odore nel cuore che abbandonai definitivamente la stanza, lasciando invece il posto al cuoco che mi lanciò un’occhiata indagatrice prima di superarmi ed entrare da dove io ero appena uscito.







 



-Nami-





Eravamo cosi vicini, cosi vicini da poter sentire l’uno il respiro dell’altro.
Cosi vicini, da poter far si che le nostre distanze si annullassero.
Salsedine, ferro e sakè.
Il suo odore, quell'insieme di aromi diversi mi aveva cullata per qualche attimo, prima che lui si allontanasse bruscamente da me come se i miei occhi l'avessero bruciato.
Zoro non si era smentito, stava seguendo questa sua nuova idea di comportamento nei miei confronti che davvero, davvero non capivo!
Per un momento, ero stata felice che fosse venuto a salvarmi, lo avevo accolto in quella stanza con un enorme sorriso sulle labbra.
Credevo fosse li perché richiamato dai miei schiamazzi e dalle mie urla…
Che fosse li per aiutarmi perché era lui a volerlo.
Purtroppo per me però, quelle mie speranze erano morte quando mi aveva detto che era stato Sanji a mandarlo…
Cosa più che fattibile dato che il cuoco aveva ben espresso la sua gelosia nei confronti del furbo dottore.
Lo guardai allontanarsi da me e non potei non chiedermi per quale motivo si stesse comportando cosi.
“Perché Zoro? Sussurrai con un filo di voce. “Perché mi tratti cosi?”
Aspettai una risposta, un gesto…ma nulla di tutto questo arrivò ne ai miei occhi, ne alle mie orecchie.
Lo vidi scomparire fuori dalla porta, diretto sicuramente nella sua stanza o in chissà quale luogo…forse il più possibile lontano da me.
Sospirai pesantemente, sentivo di poter scoppiare in lacrime da un momento all’altro per la rabbia che avevo dentro.
Rabbia scaturita dal suo comportamento.
“Stupido spadaccino…” Sibilai fingendo di provare odio verso il samurai, odio che non stava ne in cielo ne in terra.
Quando però sentì i passi del cuoco avvicinarsi alla stanza in cui ero, mi costrinsi a sorridere per non far preoccupare il povero Sanji.
“Mia dolce crostatina! Sono cosi felice di vederti sveglia!” Si avvicinò a me roteando su se stesso e spargendo enormi cuori rosa ovunque.
“Law mi ha detto che stai meglio ed io sono venuto a trovarti!”
Sorrisi dolcemente, nonostante i pensieri che mi ronzavano in testa.
Law, quel…
“Grazie Sanji…”
Lui mi sorrise di rimando e mi lanciò un’occhiata smielata.
“Mi hai fatto cosi preoccupare!” Ammise senza peli sulla lingua.
Ecco, una cosa cosi non avrebbe potuto dirla anche quella testa bacata di un Roronoa!?
No, naturalmente…lui non si preoccupava per nessuno!
“Mi dispiace, non era mia intenzione Sanji-kun…” Dissi nonostante la mia testa fosse altrove.
“Tranquilla mia dolce crema di limone…l’importante è che stai bene!” Ridacchiò felice, ma non riuscì comunque ad allontanare l’immagine fredda dello spadaccino.
“In verità sono venuto ad avvisarti di una cosa…” Quelle parole attirarono la mia attenzione, facendomi riprendere per la millesima volta.
 “Stiamo per attraccare sull’isola Foruma.” 










Angolino dell'autrice pt.1
.......
..........
............
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Non potevo non mettere questa immagine!
E' davvero stupenda non trovate?!
*Fa patpat al povero Zoruccio*





Angolino dell'autrice pt. 2.

Salve bella gente, scusate per la minchiata qui sopra ma dovevo assolutamente farlo!
Non ho molto da dire, prima di tutto, l'isola è di mia invenzione quindi nel manga non compare un'isola con quel nome...cosa succederà ai Mugi? Mhhhh, vi lascio col dubbio! Comunque ho provato a rendere questo capitolo leggermente simpatico, mantenendo comunque qulla tenzione che lega ormai Nami e Zoro.
Poverino lo spadaccino...
E' cosi frustrato e combattuto!
E la navigatrice?
Anche lei non sta messa meglio!
Entrambi fraintendono tutto quello che sta succedendo e di sicuro la figura del chirurgo non aiuta!
Se solo sapessero cosa li attende forse non si comporterebbero cosi e forse Roronoa andrebbe a picchiare il sexy Law (?) prima che lui possa fare qualche pasticcio!
Già...
Non anticipo altro, spero questo capitolo vi piacerà e spero di non avervi deluso! 
Come sempre vi ringrazio infinitamente!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione.
Sunny Roronoa;

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.










-Zoro-
 
 
 
 
 
 
 
-Perché Zoro?-
…..
-Perché mi tratti cosi?-
Quelle parole rimbombavano nella mia testa come l’eco risuona potente fra le grigie e fredde rocce della montagna.
Doveva soffrire quella mocciosa, non capendo il motivo del mio umore bizzarro.
Soffriva perché mi voleva bene, dopo tutto ero un suo compagno di viaggio ed eravamo sempre stati amici…
Come poteva immaginare che invece per me lei era molto di più di una semplice Nakama?
-Se lo sapessi Nami, te lo direi…-Pensai istintivamente, mentendo a me stesso.
-Se solo ci riuscissi te lo direi.- Corressi subito il mio pensiero, consapevole che, almeno con me stesso potevo evitare bugie inutili.
Si, perché sotto sotto sapevo quale fosse il motivo che mi spingeva a trattarla in quel modo, ma non volevo ammetterlo davanti a lei, come davanti a nessun’altro.
Lo avevo capito dal primo momento nel quale quello stupido chirurgo era salito sulla nostra nave e la aveva guardata come se l'avesse voluta mangiare.
Sospirai stancamente, chiudendomi di più in me stesso.
Se solo potessi dire a quella mocciosa che sono geloso di lui, forse le cose andrebbero meglio…
Forse…
Forse…
“Zoro, sei sicuro di stare bene?”
Rufy attirò improvvisamente la mia attenzione, facendomi uscire dall’aggrovigliato gomitolo di pensieri che ormai avevo al posto del cervello.
Guardai il capitano che si trovava proprio di fronte a me, intento forse a capire il motivo del mio malumore.
Infatti, dopo che ero uscito dall’infermeria, ero rimasto seduto accanto alla balaustra della nave per tutto il tempo, anche durante l’avvistamento dell’isola ed il successivo attraccaggio, senza scambiare una parola con nessuno.
“Hai sonno?” Si abbassò, portando il peso sulle ginocchia ed iniziando poi a mettere il mignolo nel suo non pulitissimo naso.
Feci una smorfia leggermente disgustata e lo guardai, forse in modo non troppo tranquillo.
“Si Rufy, lasciami stare.”
Lui accennò un innocente sorriso, ignorando il tono scorbutico che avevo usato e le parole poco amichevoli.
“Non vuoi scendere con noi a visitare l’isola? Nami ha detto che è una delle isole più belle di tutto il Nuovo Mondo!”
Nami…
Nami….
Sospirai leggermente, lasciando andare un po’ dell’aria che tenevo nei polmoni da quando l’avevo lasciata sola, quella stupida mocciosa.
Chissà perché l’unica cosa che avevo recepito dalla frase pronunciata da quella zucca di gomma era stato quel nome, il suo nome.
“No Rufy, per ora non ne ho voglia…” Ammisi senza cambiare espressione o tono.
Lui fece spallucce, ma notai, senza sforzare troppo la vista, un leggero dispiacere farsi spazio nei suoi occhi spensierati.
“Ma poi vieni vero?” Chiese speranzoso.
Nonostante tutto, le attenzioni di quella testa calda mi facevano sempre sentire il calore di quella famiglia che eravamo noi Mugiwara.
Mi facevano capire che dopotutto non ero mai solo, perché loro erano sempre li per me.
“Certo!” Sorrisi forzatamente, provando a tranquillizzare il mio capitano che, rincuorato dal mio spruzzo di (falsa) felicità, si alzò in piedi e si allontanò da me, lasciandomi nuovamente in balia dei miei demoni interiori.
Cavolo, perché non riuscivo semplicemente a spegnere il cervello ed a rinunciare a tutte quelle emozioni che stavo provando?
Mi sembrava di essere diventato una ragazzina stupida ed immatura, innamorata di qualcuno che non ricambiava assolutamente il suo amore.
-Roronoa, sei solo uno stupido idiota, ecco la verità! Tutto sarebbe più facile se tu parlassi con lei e le dicessi quello che provi!
Invece no, stai seduto in disparte e rimugini su quello che hai nel cervello, senza capire che cosi ti fai solo del male da solo.-
Sospirai, ascoltando quei pensieri.
Pensieri che ormai, avevo capito, giravano sempre intorno allo stesso argomento.
Glielo dico o non glielo dico?!
Forse avrei dovuto davvero dirle tutto…Forse sarebbe stata la cosa migliore.
Il mio cuore sarebbe diventato meno pesante e finalmente avrei potuto…
-MA CHE DIAVOLO VADO BLATERANDO?!-
Pensai, digrignando i denti, arrabbiato con me stesso per quell’idea strampalata.
Non le avrei mai detto nulla, lei doveva capirlo da sola…
Se voleva capirlo ovviamente!
(L’orgoglio, che brutta bestia a volte è?!)
"Che si arrangi…-"Sibilai impercettibilmente, sfogando la mia rabbia repressa.
Spostai lo sguardo sul ponte della nave, forse in cerca di un po’ di tranquillità, ed osservai tutti i miei nakama pronti a scendere e visitare quella nuova isola, sconosciuta alla maggior parte di loro.
Nemmeno l’archeologa sapeva molto riguardo l’isola di Foruma ma, analizzando i libri che aveva in cabina, ci aveva riferito che non doveva essere poi cosi pericolosa e,  cosa più importante, che era abitata.
“Tu non vieni testa di verza?” Alzai un momento lo sguardo verso la figura nera del cuoco, abbandonando di nuovo il mondo ormai autonomo che avevo creato nella mia mente.
Lo fissai stralunato.
Stava fumando e come sempre l’odore fastidioso di quelle sigarette mi tormentava il naso.
Come diavolo faceva a ritenere quella roba piacevole?
“Puoi allontanarti per fumare quello schifo? Mi infastidisci, cuocastro.”
Lui in tutti risposta fece un tiro lunghissimo e gettò lentamente il fumo grigio fuori dalla bocca, svuotando i polmoni ormai sicuramente abituati a tutto quel male che gli infliggeva quotidianamente.
“Devo dedurre che la tua è una risposta negativa, giusto?”
Ghignai stizzito e riportai lo sguardo davanti a me, posando subito gli occhi sulla folta chioma rossa della navigatrice.
Si era cambiata fortunatamente, ed aveva nascosto il seno prosperoso sotto una maglietta bianca che le arrivava poco sopra l’ombelico.
Era bella, eccome se lo era!
Non c’era una cosa di lei che non mi piacesse, dalla punta dei piedi sino all’ultimo lungo capello ramato.
Lei era la rappresentazione ideale della bellezza…ed era forse anche per questo che odiavo quando entrava in contatto con altri uomini oltre il sottoscritto, perché ero consapevole che tutta quella bellezza non fosse celata al resto del mondo; era invece sbattuta in faccia con forza a chiunque osasse guardare la sua dolce ed aggraziata figura.
Si era avvicinata a Chopper ed insieme ad Usopp stava scendendo dalla nave.
Sospirai leggermente, cercando il più possibile di non mostrare il mio stato d’animo al cuoco che stava ancora attendendo una mia risposta.
“Esatto.” Sibilai senza guardarlo.
Lui posò uno sguardo indagatore su di me e, senza aggiungere altro, iniziò ad incamminarsi verso la balaustra, scendendo con un balzo sulla terra ferma e raggiungendo subito tutti gli altri.
Sospirai non appena furono abbastanza lontani.
Quando poi scomparvero dal mio campo visivo mi diedi dell’idiota, realizzando l’enorme cazzata che avevo appena commesso.
Forse non era stata una grande idea lasciare sola Nami con Law, ma dopotutto…cosa poteva succedere?
 
 
 
 
 
 


 
 
-Nami-
 



 
 
 
 
 
Domande su domande su domande.
Avevo troppi quesiti, troppi dubbi che dormivano all’interno della mia testa che, con il loro russare, disturbavano anche le mie più semplici facoltà mentali.
Perché doveva essere tutto cosi difficile?
Sospirai, accavallando le gambe con fare poco elegante.
Eravamo scesi da più di due ore dalla Sunny, lasciando quello stupido di uno spadaccino da solo con i suoi pensieri ed i suoi problemi.
-TANTI PROBLEMI.- Pensai istintivamente.
Poco prima di scendere dalla nave, avevo pensato di rimanere con lui per farmi cosi spiegare quale fosse il motivo di quel suo strano comportamento.
Da un po’ di tempo a quella parte era tutto cosi difficile, persino scherzare con lui era diventato un peso.
Non per me sia chiaro, ma per quella stupida testa d’alga squattrinata.
Ero fermamente convinta che in quei due anni che ci avevano divisi, si fosse fatto un bel giro a follilandia o comunque un luogo pieno di pazzi svitati…quell’idiota!
“Tutto okay navigatrice?” Per la seconda volta in un giorno, la voce di Law mi fece ritornare con i piedi per terra, facendomi uscire dal completo stato di trans nel quale mi ero addentrata.
Senza esitare gli lanciai uno sguardo infuocato, memore dell’ultimo incontro che avevamo avuto e del comportamento poco galante che mi aveva riservato.
Lui non parlò e con fare molto tranquillo si sedette sulla sedia di fronte alla mia.
Eravamo stati accolti senza problemi in quella piccola cittadina, gli abitanti sembravano cordiali ed il paesaggio che quel luogo offriva era davvero spettacolare.
C'erano fiori di ciliegio ovunque, accompagnati anche da altre piante delle quali ignoravo nome ed esistenza ma che comunque avevano la stessa bellezza particolare di quegli alberi rosei ed eleganti.
Rufy e gli altri si erano subito dispersi per la piazza principale della città, diretti sicuramente a mangiare o a fare compere, cosa che solitamente era mio solito fare.
Invece, mi ero subito fiondata nel primo bar che avevo trovato, sicura di poter affogare i miei dispiaceri nell’alcool e di poter spegnere la mia mente per qualche attimo.
Infatti, prima che quel dottore arrivasse a disturbarmi, mi stavo godendo un calice di birra, comodamente appostata su uno dei pochi tavolini all’aperto che quel locale aveva a disposizione.
Lo fissai con freddezza e con una vena leggera di imbarazzo.
“Mi dispiace.” Ammise guardandomi con un sorriso delicato. “Mi sono comportato da vero idiota prima in infermeria, non volevo…ma è stato davvero più forte di me!” Disse senza cambiare espressione, mantenendo un tono che sembrava sincero.
Inizialmente lo guardai confusa, di certo mi sarei aspettata di tutto, tutto tranne le sue scuse.
Dopo una manciata di secondi, mi arresi e accennai un sorriso…
-Dopotutto la carne è debole!- Pensai provando a giustificarlo.
“Va bene…Ma sappi che quello che hai fatto ti costerà caro!”
Lui mi guardò confuso, non era abituato al mio strozzinaggio ed io furbamente, sapevo sempre trovare guadagno nell’innocenza degli altri.
“Per la precisione” Continuai capendo che non aveva intuito il messaggio “ Pagherai quello che berrò!”
Presi in mano il calice di birra e lo agitai lentamente davanti ai suoi occhi.
“Questo compreso!” Dissi infine sogghignando.
Lui accennò una risata velaae e posò uno sguardo malizioso su di me, facendomi tremare leggermente.
Nonostante lo avessi allontanato qualche ora prima, quell’uomo aveva uno strano potere…
Ed ogni volta che mi guardava in quel modo mi faceva sentire imbarazzata o peggio…attratta.
“Potrebbe andare bene rossa…” Sussurrò con fare suadente “ Se non avessi una proposta da farti!” Esclamò poggiando i gomiti sul tavolo ed intrecciando le mani con fare da mafioso.
“Spara!” Dissi, curiosa di sapere cosa la sua mente apparentemente perversa avesse escogitato.
“Facciamo una gara! Se vinco io, paghi il mio conto ed il tuo…”
“E se vinco io?” Chiesi poggiando il mio sguardo caldo sul suo gelido e indecifrabile.
“In quel caso dovrò sborsare un po’ di soldi!” Ghignò sempre più divertito a quell’idea. “ Ma non credo servirà, perché vincerò io.”
Umpf, di certo quel dottorino aveva capito che uno dei pochi metodi esistenti al mondo capace di farmi accettare una sfida, era vantarsi di poter vincere ancor prima di iniziare a giocare.
Ancor prima di capire chi avesse davanti.
Questo trucchetto era spesso usato da quella testa di lattuga, quando ancora io e lui parlavamo come due persone civili e quando ancora io e lui sapevamo divertirci.
Per un momento l’immagine dello spadaccino con in mano una delle solite bottiglie di Sakè si piantò nel mio cuore, facendomi sorridere leggermente.
La prima volta che lo avevo sfidato in una gara di bevute, avevo vinto spudoratamente e avevo aumentato il debito che aveva con me di molti, moltissimi berry.
Spesso, prima dei due anni di lontananza, ci ritrovavamo da soli di notte a sorseggiare quel liquido alcolico, sfidando l’uno gli occhi dell’altro in una interminabile battaglia di sguardi.
Eh si…erano davvero bei tempi quelli…
Ma al diavolo!
“Ci sto!” Dissi impulsivamente, allontanando dalla mente tutto quello che riguardasse il nome ‘ Roronoa Zoro
Dopotutto, cosa poteva succedere?
Mi sarei divertita alla faccia del suo dannato comportamento infantile ed avrei pure guadagnato una bevuta gratuita.







 
Pensare è un grave errore di calcolo
-Cit Roronoa Zoro.




 



    

Angolino dell'autrice.
 
Yohohoho come potete vedere ho aggiornato prima del solito! (STRANOOO)
La citazione qui sopra potrebbe farvi riflettere su quello che succederà dopo...
Non ho molto da dire, non so come sia questo capitolo, ma so che quello successivo sarà pieno zeppo di sorprese...non molto belle per il nostro Roronoa!
Fatemi sapere come vi sembra!
Ringrazio tutte voi dolci Zonamiste che seguite con amore questa ff...Siete degli angeli!
Un bacione forte ed un abbraccio.    
Sunny Roronoa;

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***





Zonamiste, sappiate che io vi amo davvero tanto.
Non uccidetemi per quello che sto per fare.

 







Capitolo 6.













-Nami-








Un lungo brivido mi percorse la schiena, passando per i fianchi ed arrivando fino alla mia pancia, non appena quel ragazzo dalla capigliatura scura mi sbatté al muro come fossi una piccola e fragile piuma.
-Cosa stavo facendo?- Chiesi a me stessa senza però riuscire a trovare una risposta.
Ormai, il limite tra giusto e sbagliato per me non esisteva più, annullato dall’enorme tasso alcolico che aleggiava nel mio sangue.
Strinsi con forza le braccia intorno alle sue spalle e le gambe intorno alla sua vita.
L’unica cosa di cui avevo realmente bisogno in quel momento era uno sfogo.
Uno sfogo costruttivo, divertente e Law poteva offrirmi tutto quello.
Senza nemmeno rendermene conto, posai su di lui uno sguardo malizioso e con fare altrettanto malizioso leccai il mio labbro inferiore per fargli capire che volevo le sue labbra sulle mie.
Law ricambiò subito quell’occhiata ed infilò, con fare prepotente ed incontrollato, la sua lingua dentro la mia bocca, spingendo leggermente il bacino verso la mia intimità.
Quella reazione avventata mi causò un leggerò gemito di piacere, piacere che non mi preoccupai di nascondere.
Il moro, divertito dalla mia reazione, continuò ad assaporare le mie labbra, rincorrendo la mia lingua in un interminabile fuga.
Lo volevo, volevo che quel contatto diventasse ancora più intimo…
Volevo che mi facesse dimenticare tutto quello che la mia testa si ostinava a ricordare.
Ansimavo sempre più forte, mentre il calore si spargeva in ogni angolo del mio corpo.
Lentamente, mentre le sue mani risalivano veloci ed esperte verso il mio petto, infilai le mie sotto la sua maglietta e piantai le unghie sulla sua carne, facendolo tremare leggermente.
Quella mia azione avventata mi costò cara, dato che, senza preavviso, mi prese e mi buttò sul letto, salendo subito a cavalcioni sopra di me.
“Vuoi giocare è?” Sussurrò avvicinando il viso al mio orecchio, provocandomi un leggero brivido non appena sentii il suo fiato caldo sfiorarmi il collo.
Il suo tono di voce era sensuale, dannatamente eccitante e completamente brillo.
“Ti accontento subito.” Leccò il lobo del mio orecchio, scendendo con la lingua lungo il collo.
 Morse la mia spalla e finalmente appoggiò le sue mani sul mio corpo.
Tolse subito la leggera maglietta bianca che indossavo e afferrò con forza il mio seno, iniziando a giocare con il bordo del minuscolo costume che indossavo.
Gemetti di piacere non appena con due dita prese a torturare uno dei miei due capezzoli, ormai scoperti.
Prontamente, forse per non farmi fare troppo rumore, infilò di nuovo la sua lingua nella mia bocca, soffocando qualsiasi mia reazione ad ogni suo tocco.
Mi baciò, ma in tutto quello strano gioco non c’era amore…solo passione e desiderio.
Strinsi cosi le braccia intorno alla sua schiena e sfilai anche a lui la maglietta, lasciando il suo petto scoperto.
Rimasi quasi spiazzata dalla bellezza che i miei occhi videro non appena si posarono sul suo corpo.
Non aveva un fisico particolarmente muscoloso, ma era asciutto e tonico, degno di una statua!
La pelle bronzea e il petto scolpito lo rendevano davvero un prelibato bocconcino.
Law dovette sicuramente notare la mia reazione, perché rise e si riabbassò di nuovo sul mio corpo, mentre con maestria slacciò il bottone dell’esile minigonna che indossavo, prendendola e lanciandola chissà dove all’interno della mia stanza.
Mi morse un labbro e passò una mano sul mio basso ventre, giocando con l’orlo dell’ultima cosa che avevo addosso oltre il costume.
Quel contatto mi fece letteralmente impazzire.
Soffrivo, volevo sfogarmi, ma non me lo permetteva.
Ormai rapita da tutta quell’eccitazione, provai ad avvicinare le mie mani sull’allacciatura dei suoi pantaloni, quando lui mi fermò con forza, legando le sue dita esperte intorno ai miei polsi.
Lo guardai, forse scocciata da quell’ultimo gesto, ma non ottenni altro che uno sguardo divertito.
Lasciò d’un tratto la presa e senza avvertire infilò la mano fra le mie gambe, cominciando cosi a muoversi dentro di me.
Inutile dire che quel gesto causò subito una mia reazione, infatti, continuai a gemere fin quando non si fermò, bloccando quel ritmo incalzante che ormai aveva acquistato.
Gli lanciai di nuovo un’occhiataccia, questa volta sentendomi completamente avvampare.
Mi sorrise malizioso, ignorando la rabbia che provavo nei suoi confronti e si issò in ginocchio, sfilando abilmente i suoi pantaloni ed i boxer,  rimanendo cosi senza nulla addosso.
Capii istantaneamente il suo intento, non voleva aspettare oltre ed indugiare su inutili preliminari.
Era pronto per farmi completamente sua e non vedeva l’ora che succedesse, che la mia pelle lo sfiorasse e giocasse con lui.
Lo guardai dritto negli occhi per una manciata di secondi, poi solo dopo aver legato le braccia intorno al suo collo, lo costrinsi a sdraiarsi di nuovo su di me, facendogli cosi capire che anche io desideravo la stessa cosa.
Successe tutto velocemente, cosi velocemente da essere quasi una sorpresa.
Non appena il suo petto schiacciò il mio seno, mi strappò un bacio passionale e allargò le mie gambe, penetrandomi con una forza quasi spaventosa.
Di certo l’alcool contribuiva a rendere quel dottore una sottospecie di animale, ma ero fermamente convinta che quella venatura violenta e passionale, gli appartenesse anche quando nessuna sostanza annebbiasse il suo cervello.
Il suo odore mi ricordava vagamente quello dell’infermeria della nave, cosi come quello delle bende pulite e disinfettate.
Era un odore particolare, che rimaneva piacevole seppur strano.
Comunque, non appena lo senti dentro di me, gemetti inarcando la schiena in un unico ed interminabile brivido di piacere.
Con forza mi strinse i polsi ed iniziò a muoversi sopra il mio corpo, controllando qualsiasi movimento io facessi.
In quella posizione non mi permetteva di muovermi o fare nulla, potevo solo godere e continuare a farlo. Così, chiusi gli occhi concentrandomi sui suoi affondi che continuavano ad essere forti e potenti.
Poco dopo mentre il suo lavorò non accennava a terminare, iniziò a baciarmi il collo e la sensazione della sua lingua sulla mia pelle mi provocò una scarica elettrica che partì dal collo e ovviamente finì lì, dove il piacere era più concentrato.
Lasciò i miei polsi, permettendomi cosi di affondare le mie unghie sulla sua schiena nuda e muscolosa, tesa dallo sforzo che stava facendo.
Ansimavo sempre di più, mentre lui continuava a giocare con me.
Si divertiva, rideva ogni volta che non riuscivo a controllare un verso o un gridolino.
Mi sentiva fremere sotto di lui e sapevo che questo doveva farlo eccitare più di quanto non fosse.
Per un momento, quando ormai i nostri corpi erano giunti al limite, un leggero senso di colpa mi attraversò la mente, facendomi stringere la presa sulle sue spalle.
Provai a riflettere sul motivo di quella sensazione che mi aveva invasa all’improvviso, ma non riuscì a farlo, dato che raggiunsi l’apice del piacere.
Lw soffocò prontamente il mio urlo e venne quasi subito dopo di me, abbandonandosi con poca grazie sopra al mio corpo.
Respirava affannosamente e, sicuramente sfinito, si addormentò dopo pochi minuti, seguito a ruota dalla sottoscritta, ormai troppo stanca per poter continuare a pensare.








La luce del sole fece capolino nella mia stanza, scaldando l’aria circostante ed illuminando il giorno con il suo dolce colore.
Sentivo chiaramente la testa scoppiare ed i muscoli causarmi un leggero fastidio.
Sospirai, non ricordavo assolutamente nulla riguardo la sera prima, quindi capii di aver esagerato nuovamente con l’alcool.
Aiutata da non so quale dio, mi girai dio lato, per poter sgranchire le ossa addormentate, quando d’un tratto sbattei un piede contro qualcosa.
Qualcosa che somigliava ad una gamba.
Impaurita, sbarrai gli occhi posando lo sguardo su quello che avevo davanti e, quando lo vidi, trattenni un grido terrorizzato.
Cosa ci faceva quell’uomo nel mio letto?!
Era nudo, io ero nuda…
Non impiegai più di qualche secondo per capire cosa fosse successo e appena quell’idea si insinuò nella mia testa, sentì delle calde e delicate lacrime salirmi in gola fino ad arrivare ai miei occhi color nocciola.
Senso di colpa?
Poteva chiamarsi cosi?
Rimorso?
Me l’ero spassata bellamente con il chirurgo, dimenticando che tutto quello fosse sbagliato…ma sbagliato perché?!
…..
……..
Zoro, era lui il motivo.
Spalancai gli occhi, terrorizzata all’idea che quel buzzurro potesse scoprire quello che era successo.
Io non amavo quel ragazzo moro e sensuale, bensì il mio cuore apparteneva solo a quello stupido di uno spadaccino.
Ormai sconfitta portai una mano sulla testa, cosa potevo fare ora?
Nessuno doveva sapere.
Nessuno.
Dovevo svegliare Trafalgar e costringerlo ad abbandonare la mia camera, poi avrei pensato ad una soluzione.
Mi alzai, dovevo assolutamente sbrigarmi, cosi da poter rimanere da sola con i miei pensieri.
Infilai alla bene in meglio una maglietta lunga che era poggiata sulla sedia di fronte al letto e mi avvicinai di nuovo alla figura dell’uomo, nascosta sotto il delicato lenzuolo.
Dormiva pesantemente e pareva tranquillo.
Mi morsi il labbro, come era potuto succedere tutto quello?!



“La testa girava come un enorme pallone lanciato in aria da un possente calcio.
La sentivo scoppiare sotto l’effetto dell’alcool ma l’unica cosa che riuscissi a fare oltre barcollare, era ridere come una completa idiota.
Avevo vinto! Oh si avevo vinto, ma quel Law era un osso duro e prima che cadesse finalmente a terra, stremato dal troppo tasso alcolico che aveva nel sangue, era riuscito a far ubriacare anche me.
Che bello Nami, sei totalmente ed inevitabilmente brilla!
Ridacchiai da sola, proprio come avevo fatto sempre durante quegli ultimi 20 minuti.
Era sera, tutti i nostri compagni erano ancora in giro per la città.
Avevo visto Nico Robin, accompagnare il capitano all’interno di una gelateria, sicuramente con l’intento di fare prendere a quella testa di gomma un enorme cono gelato con cinquanta milioni di gusti differenti.
Quella santa, solo lei aveva la pazienza per sopportare tutti i capricci di Rufy!
Ridacchiai di nuovo, senza capirne a pieno il motivo e barcollai verso la stradina che mi aveva condotta quel pomeriggio al villaggio.
Volevo tornare alla nave il prima possibile ed affondare il mio corpo nel mio caldissimo e comodissimo letto.
D’un tratto, quando ormai ero quasi arrivata  all’imbarcazione, sentì qualcuno chiamare con voce tremante e brilla il mio nome.
Mi girai svogliatamente, facendo attenzione a non cadere a terra a causa dei miei continui giramenti di testa.
“Oh, ti sei ripreso?” Dissi fissando di sbieco il dottore, ubriaco tanto quanto me.
“Certo!” Affermò barcollando verso la mia direzione. “Hai vinto te, ma non è ancora finita sai?”
Ghignai malamente, se voleva propormi un’altra sfida io non potevo far altro che accettare, il mio orgoglio di gatta non mi permetteva altro.”




Quel lungo flash-back apparve davanti ai miei occhi in modo cosi nitido da sembrare reale, non appena avevo sfiorato la spalla del dottore ed ero entrata in contatto con lui.
Ricordavo tutto, mi aveva sfidata in una gara di bevute ed io avevo vinto.
Lo avevo lasciato semi svenuto per terra e mi ero incamminata da sola verso la nave, bisognosa di una sana dormita.
Lui mi aveva raggiunto e mi aveva sfidata di nuovo…Ed ecco come era finita.
Aveva vinto lui, senza ombra di dubbio.
Mi aveva fatta cadere nella sua rete infinita di inganni ed io non avevo potuto far altro che giocare quel gioco perverso.
Morsi il labbro quasi fino a far uscire del sangue vivo dalla mia carne.
Mi sentivo uno schifo, un vero e proprio schifo.
Ero stata usata?
Forse si…forse no.
Chiusi gli occhi, cacciando via le lacrime che stavano risalendo su per la mia gola e deglutì, rimandandole giù.
Feci giusto in tempo ad avvicinare di nuovo la mia mano al dottore, che sentii qualcuno bussare alla porta della mia camera.
“Nami, posso entrare?”
Il cuore parve fermarsi per un tempo indeterminato.
Gli occhi sbarrati e pieni di terrore accompagnavano la freddezza del mio corpo, ormai completamente pietrificato dal suono di quella voce.
Mi sarei aspettata tutti…dal cuoco all’archeologa, persino il carpentiere o il cecchino…
Tutti…
Tutti tranne lui.
Era finita.
Cosa potevo fare ormai?
“Io entro lo stesso.”
-DANNAZIONE.- Pensai, riprendendomi dallo stato catalettico nel quale ero caduta.
Senza riflettere mi gettai verso l’entrata della mia stanza e non appena vidi la porta aprirsi, la fermai, lasciandola aperta quel poco che bastava per permettermi di osservarlo.
“Ohi Zoro, cosa vuoi?” Provai a mantenere la calma, sembrando cosi il più naturale possibile.
“Sei sempre cordiale mocciosa.” Ghignò incrociando le braccia al petto. “Posso entrare?” Chiese accennando un sorriso.
Doveva essersi appena alzato, dato lo stato confusionale dei suoi capelli e gli occhi ancora lucidi.
“No.” Deglutì a fatica, sentivo le guance diventare sempre più calde ed il cuore sempre più veloce.
“Perché? “ Domandò confuso.
“Perché…ho appena finito di fare la doccia!” Mentii e capii subito dal suo sguardo che quella scusa non aveva funzionato.
“Sei sicura di stare bene?” La sua voce cambiò subito tono.
Mi morsi il labbro, accennando un sorriso palesemente falso.
“Si Zoro, parliamo dopo è….”
Feci per chiudere la porta quando sentì il suo braccio opporre resistenza al mio.
“Nami, ho bisogno di parlare con te.”
“Zoro, ti ho detto che parleremo dopo!” Urlai impaurita, terrorizzata all’idea che potesse scoprire la verità.
Di tutti i momenti che avevamo avuto, proprio ora doveva venire a parlare con me?
Non potevo permettere che vedesse tutto quello, che scoprisse cosa avevo fatto.
Il suono acuto della mia voce, fece sussultare lo spadaccino e purtroppo per me anche il dottore.
Questo infatti, non si svegliò, ma si rigirò nel letto mugugnando.
“Ma cos…” Zoro sussurrò,  capendo che c’era qualcosa di sbagliato nell’aria.
Era finita, ero finita.














Angolino dell'autrice.

NON ODIATEMI, VI PREGO!
Ora iniziano i guai, ma guai davvero grandi!
Cosa farà Roronoa?
Entrerà nella camera della navigatrice?
Se si, come reagirà?
Prometto che tutto si risolverà, si si. Efp mi aveva cancellato il capitolo, cioè.
*Fugge prima che venga uccisa*
Sunny Roronoa;



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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.



    








-Zoro-






Il sole era ormai già alto nel cielo quando riuscì ad uscire dal mio sonno pesante ed a rizzarmi in piedi abbandonando il mio scomodo "materasso". Quella mattina mi ero alzato leggermente tardi poiché la sera precedente ero rimasto ad allenarmi, provando a calmare i bollenti spiriti ed i pensieri fastidiosi che occupavano la mia testa da troppo tempo a quella parte. Sollevavo pesi fin quando i miei muscoli non mi chiedevano di smettere quella tortura, fin quando il mio corpo non riusciva a sopportare quello sforzo immane. Infine, sfinito dalla fatica, mi ero addormentato sopra la panca della palestra alle prime luci dell’alba.
Quando aprii gli occhi, oltre la schiena dolorante per il piano scomodo nel quale era stata poggiata per tutta la mia sonnecchiata, realizzai di essermi completamente dimenticato di tutti i miei compagni, ma maggiormente di quello che avevo deciso di fare.
Ebbene si, la fatica del mio allenamento mi aveva fatto calmare ed avevo capito che, dopotutto, non era stato giusto ne onorevole da parte mia, trattare Nami in quel modo, come se fossi sul serio arrabbiato con lei.
Dovevo quindi ammetterlo....
L’unico mio problema non era quella testolina rossa, non avrei mai potuto considerarla un ostacolo...
Ce l’avevo a morte solo con me stesso, con i miei sentimenti stupidi, la mia testa iperattiva e le mie paure forse infondate.
Ce l’avevo a morte con la mia gelosia.
Fu proprio con la voglia di provare a far capire a quella mocciosa che mi dispiaceva davvero il comportamento che avevo tenuto con lei negli ultimi giorni, che mi diressi ancora assonnato verso la sua camera.
Sorpassai lentamente quella dell’archeologa, notando che anche lei , come me, si era svegliata nonostante sicuramente l’ora tarda nella quale era tornata.
Distolsi lo sguardo e passai subito oltre, arrivando davanti alla porta della navigatrice.
Avevo il battito leggermente accelerato e le guance erano velate da un leggero calore, che pareva pizzicarle ma allo stesso tempo accarezzarle.
Mi vergognavo?
No, sicuramente…stavo solo per fare una cosa che andava contro ogni mia abitudine…chiedere scusa o almeno provare a farlo non era certo da me!
Non le avrei mai detto che l’amavo, ma le avrei fatto capire che non ce l’avevo assolutamente con lei come lei credeva.
Appoggiai un momento l’orecchio sul legno freddo della nave per sentire se quella mocciosa fosse sveglia ma, non ricevendo indietro alcun suono se non il fruscio delle coperte, capii che ancora non era uscita dal mondo di sogni nel quale era caduta la notte precedente.
Sorrisi leggermente immaginandomi quella testolina rossa addormentata beatamente fra le candide lenzuola.
Quante volte, dopo le nostre solite bevute, l’avevo riportata nel letto a dormire perché troppo stanca per farlo da sola? E quante volte l’avevo coperta assaporando quel suo dolce profumo di mandarino uscire fuori dalla stoffa che l’avvolgeva?
Troppe, credo davvero troppe.
Esitai un momento quindi, se stava dormendo magari non era il caso di disturbare…
-Lo sai Roronoa, se non lo fai adesso non lo farai mai più.-
Fu una vocina dentro la mia testa a parlare, ed effettivamente aveva ragione.
Avevo impiegato tantissimo per decidere di compiere quel gesto e, se avessi mollato ora, sicuramente non sarei più riuscito a far nulla.
Cosi, in preda a non so quale sentimento di coraggio, chiusi l’unico occhio che avevo e presi fiato, allontanando qualsiasi insicurezza.
Rilassai i muscoli nascondendo la mia agitazione e bussai alla porta.
“Nami posso entrare?” Dissi qualche secondo dopo, con voce stranamente tranquilla.
Aspettai una risposta ma non ricevetti nient’altro che silenzio, un silenzio assordante.
Feci per indietreggiare ma strinsi il pugno per allontanare le mie paure, tornando alla posizione da me abbandonata qualche attimo prima.
“Io entro lo stesso.” Sapevo che mi avrebbe ucciso, ma ero convinto che la mia “morte” sarebbe stata ripagata.
Posai una mano sul pomello della porta, sfessurandola di qualche centimetro prima di venire bloccato da qualcuno che si trovava all’interno della camera. Posai lo sguardo su quel piccolo spiraglio che avevo creato, quando vidi i suoi due enorme occhi color nocciola risplendere sotto la luce del sole alle mie spalle.
“Ohi Zoro, cosa vuoi?” Sussurrò con voce leggermente infastidita facendomi riprendere dal mio leggero stato confusionale.
….
Cosa volevo?
Ah, si…
“Sei sempre cordiale mocciosa…” La solita battuta/frecciatina non poteva mancare, era d’obbligo.
“Posso entrare?” Chiesi accennando un sorriso che avrebbe dovuto metterla a suo agio.
Lei mi guardò con fare davvero strano, sembrava che qualcosa la turbasse.
Forse non voleva vedermi?
“No.”
-Domanda corretta Roronoa, non vuole vederti.-
“Perché?” Chiesi d’istinto, forse ferito da quel suo modo di fare.
Aveva tutte le ragioni del mondo è vero, poteva anche darmi uno di quei suoi micidiali pugni…Ma non potevo lasciare che mi cacciasse, non dopo che io avevo deciso di parlarle.
“Perché…” Rimase in silenzio quel poco che bastò per farmi capire che qualcosa non andava. “ho appena finito di fare la doccia!” Esclamò con voce tremante.
Posai il mio occhio vigile ed indagatore sui suoi, provando a perforare quella barriera che aveva eretto fra di noi.
“Sei sicura di stare bene?”
“Si Zoro, parliamo dopo è….” Provò a chiudere la porta ma io, prontamente,  appoggiai il braccio sul legno e mi opposi alla sua decisione.
“Nami, ho bisogno di parlare con te.” Affermai continuando a guardarla.
“Zoro, ti ho detto che parleremo dopo!” Il suo tono di voce aumentò notevolmente di volume, causandomi un leggero turbamento, turbamento che divenne terrore non appena percepì un mugolio provenire dall’interno della camera.
Guardai la ragazza che ormai aveva il volto completamente pietrificato, segno che forse, quello che avevo appena sentito non sarebbe dovuto arrivare alle mie orecchie.
“Ma cos…” Sussurrai sempre più terrorizzato.
Non poteva essere.
“E’ Robin, ieri sera non riusciva a dormire ed è venuta qui con me e…”
La interruppi, interruppi quel fiume di bugie che stava uscendo dalle sue labbra candide e profumate.
“Non mi prendere per il culo Nami, Robin l’ho vista prima nella sua stanza.”
Affermai serio. “Fammi entrare.”
Per un secondo mi chiesi se davvero avevo intenzione di varcare la soglia e di scoprire cosa mi stesse nascondendo, mi chiesi se quel gioco valesse davvero la candela.
“No Zoro…”
“Va bene…”
Con forza spinsi la porta e la spalancai, facendo subito indietreggiare la rossa di qualche passo.
Mi guardò come se avesse appena visto un fantasma, ma poco importava...in quel momento la mia priorità era un’altra.
Senza esitare mi girai di scatto verso il letto e vidi subito qualcuno muoversi sotto le lenzuola candide, le stesse lenzuola che avrei voluto condividere con quella mocciosa.
Aguzzando la vista, posai i miei occhi sulla zazzera scura che usciva da quel candore e rimasi praticamente paralizzato.
Persi qualche battito, avvertendo un leggero dolore al petto ed un rumore che sapeva di vasi rotti, piatti distrutti e cuori infranti.
In quel momento capì tutto quello che era successo…non era poi cosi difficile intuirlo, no?
Chiusi l’occhio buono, quasi a voler capire se tutto quello fosse solo frutto della mia immaginazione, sperare che fosse solo una finzione.
-E’ solo un incubo, ora ti sveglierai e tornerà tutto normale…- Mi dissi, sperando che davvero tutto quello fosse solo uno di quegli incubi che lasciano dentro un’angoscia indelebile, ma che con un sorriso amico, si dissolvono in tanti piccoli frammenti, liberando l'anima da un peso enorme.
“Zoro, non è come sembra…”
No, quella era la realtà, la vera, pura e cruda realtà.
Digrignai i denti, riaprendo l’occhio di scatto e posandolo subito su colei che aveva appena parlato, colei che mi aveva appena pugnalato il cuore.
La guardai con disprezzo, come potevo ora mascherare la mia gelosia?
Come potevo fare vedere che nulla di tutto quello mi interessava?
Come potevo nascondere la delusione che provavo?
Come?
Anche per uno spadaccino orgoglioso, testardo e a volte freddo come me era impossibile.
La donna che amavo era stata a letto con l’uomo che detestavo, con colui che avevo sempre cercato di allontanare.
Come potevo sopportarlo?!
Sentì chiaramente la rabbia farsi strada nel mio corpo, convincendomi  ad agire.
Mi mossi con passi pesanti verso l’uomo sdraiato nel letto, nessuno oppose resistenza a quello che stavo per fare, nemmeno la rossa.
Volevo ucciderlo, farlo a fette e poi gettarlo in mare.
Volevo che provasse lo stesso dolore che aveva sentito il mio cuore qualche attimo prima, che sentisse cosa significasse perdere la vita.
Posai cosi la mia mano sui suoi capelli corvini e con cattiveria strinsi quei leggeri fili neri, facendolo sussultare di dolore.
Non fece in tempo a spalancare gli occhi preoccupato che lo sollevai e con forza lo lanciai verso la parete, causando la rottura di qualche asse di legno, dovuta sicuramente al contatto con il suo corpo.
Law spalancò gli occhi con fare dolorante, avendoli chiusi qualche attimo prima a causa della violenza che avevo usato e portò una mano sulla nuca, massaggiando leggermente i muscoli indolenziti.
“Ma cosa diamine…” Sussurrò non capendo quello che stava succedendo.
Alzò lo sguardo verso di me e mi guardò confuso, di sicuro non si aspettava un risveglio cosi traumatico.
“Che ti salta in mente spadaccino, vuoi morire per caso?!” Sibilò sollevando il corpo con le braccia.
Digrignai i denti con rabbia e, prima che potesse fare qualsiasi altro movimento, allacciai le mie dita sul suo collo sbattendolo al muro, facendo cosi aderire la sua schiena alla parete fredda della nave.
Immaginai subito le scheggie legnose della parete, conficcarsi nella sua pelle e causargli la fuoriuscita di quel liquido rosso che tanto conoscevo, che tanto avevo visto in quegli ultimi anni.
Il mio unico occhio buono entrò nel suo, facendogli capire che non stavo scherzando, che se avesse esitato, avrei anche potuto ucciderlo.
Strinsi la presa sul suo fragile collo, avrei potuto spezzarlo come uno stuzzicadenti tanta era la rabbia che avevo dentro.
“ZORO NO!” La voce di Nami arrivò ovattata alle mie orecchie, ormai ero caduto nell’oblio più scuro che la mia mente conosceva, lo stesso oblio che avvertivo tutte le volte che la vita mi stava per abbandonare, lo stesso oblio che mi possedeva ogni qual volta che l’odore del sangue entrava nelle mie narici.
Non ascoltai infatti le sue parole, ma presi il chirurgo e lo sbattei di nuovo al muro.
Assaporai il suo dolore, assorbi ogni suo mugolio e rantolo e lo trasformai in forza.
Lo guardai divertito, quasi come fossi una tigre che gioca allegramente con la sua preda e si diverte a torturarla prima di dilaniarla.
Il mio ghigno era terrificante, io stesso provavo paura nel sentirlo vivo sul mio viso.
Strinsi di più la presa sul collo di Law, che provò a liberarsi, sicuramente convinto di poter usare quei suoi stupidi trucchetti con me, ma prima che potesse anche solo pronunciare parola gli tirai un potente pugno dritto alla bocca dello stomaco, impedendo cosi una sua qualsiasi ribellione.
Tossì con un leggero filo di voce, dato che impedivo all’aria di entrare nel suo corpo, poi sollevò il viso e notai soddisfatto un rivolo di sangue percorrergli il lato sinistro della bocca.

 Lentamente, sempre più rabbioso, mi avvicinai al suo orecchio e con un ghigno tremendo sussurrai la mia decisione finale, il mio verdetto riguardo il suo futuro.
“Ti ammazzo.” Risi con cattiveria, una cattiveria esagerata anche per me.
Lo presi e con un unico gesto lo sbattei a terra, facendolo contorcere dal dolore.
Feci per saltargli addosso quando, d’un tratto, Nami si parò con le lacrime agli occhi di fronte a lui, ostacolando la mia furia omicida.
“Basta Zoro…Ti prego…”
Aveva le braccia aperte, segno chiarissimo che lo stava difendendo.
Questa volta la sua supplica arrivò nitida alle mie orecchie.
“Basta…?” Sussurrai con foce flebile.
“Si, basta.”
“Non decidi te.” Sibilai provando a spostarla.
“SMETTILA ZORO.” Urlò chiudendo gli occhi con fare compulsivo. “COSA DIAVOLO TI PRENDE?!” Chiese senza interrompere il corso dei due piccoli fiumi che le percorrevano le guance.
“PRIMA MI TRATTI COME FOSSI UNA POVERA IDIOTA, LASCIANDOMI SOLA SENZA NEMMENO UNA SPIEGAZIONE, POI DI PUNTO IN BIANCO FAI QUESTE ASSURDE SCENATE DI FOLLIA?” Spalancò gli occhi, ormai rossi e gonfi, piantandoli di nuovo su di me.
“COSA HAI DENTRO LA TESTA?!”
Ascoltai quelle parole senza muovere un muscolo.
Come poteva capire cosa avessi dentro?
Come poteva capire che mi aveva distrutto?
“Non sono affari tuoi.” Sibilai allora, convinto di poterla zittire e di poter cosi continuare a sfogare la mia rabbia su quel porco di un chirurgo.
“SONO AFFARI MIEI ZORO! PERCHE’ MI TRATTI IN QUESTO MODO? PERCHE’ DA QUANDO CI SIAMO RIVISTI DOPO I DUE ANNI CHE CI HANNO SEPARATO, NON TI SEI DEGNATO NEMMENO DI CHIEDERMI COME STAVO? OPPURE COSA AVESSI PASSATO? PERCHE’ OGNI VOLTA CHE PROVAVO IO A FARLO CON TE, FUGGIVI LASCIANDOMI SOLA? PERCHE’ ZORO?!?PERCHE’ SEI CAMBIATO COSI TANTO CON ME?!COSA TI HO FATTO DI MALE!?”
Troppe domande, troppe verità nascoste, troppi sentimenti celati agli occhi di tutti.
Troppo, quello era troppo per me.
“RISPONDI!”
No.” Due lettere, una parola, un colpo dritto al centro del bersaglio.
Non riuscì a dire altro dato che la camera venne invasa da praticamente tutta la ciurma.
Il primo ad entrare fu Rufy, seguito a ruota da Robin ed in seguito da tutti i Mugiwara.
Erano tutti ancora addormentati, il sonno nei loro occhi e nei loro movimenti appariva nitido ed inconfondibile.
“Zoro…che succede?” Chiese il capitano, troppo ingenuo per capire la verità, per capire cosa fosse successo all’interno di quella camera prima e dopo la mia scenata.
“Nami-swann…” Sanji interruppe le domande del moro, avanzando insicuro verso la navigatrice. “Va tutto bene?”
Lentamente, anche Robin si avvicinò a Nami che, ormai distrutta da tutto il male che aveva sputato fuori, abbracciò la sorella ed iniziò a piangere come una bambina.
Law, dal canto suo, si era seduto su un angolo del letto, iniziando a massaggiare il collo dolorante e la schiena graffiata dal legno della nave.
Tutti lo guardavano con disprezzo, avevano capito quello che era successo la notte precedente e come me, non ne erano felici.
Colsi subito quell’occasione al volo.
Decisi che il dannato dottore me l’avrebbe pagata, ma non in quel momento, non davanti a tutti…
Ormai aveva capito quale fosse la mia debolezza, ormai sapeva quello che provavo per lei e ne ero sicuro, avrebbe usato tutte quelle informazioni contro di me.
Cosi, iniziai a camminare con passi veloci e sicuri verso l’uscita, mantenendo la testa bassa per non far notare a nessuno il mio viso maligno.
Si, perché ero diventato un demonio, se fossi rimasto solo con quell’uomo gli avrei strappato il petto dal cuore…anche se sapevo essere una sua abilità.
“Zoro aspetta…” Rufy richiamò la mia attenzione, facendomi bloccare all’istante  “Dove vai?”
“Si Zoro, dove vai?” Si intromise il cecchino, solito impiccione innocente.
Digrignai i denti e strinsi i pugni, loro non meritavano la mia cattiveria.
Rufy era il mio capitano, avevo arrestato la mia fuga solo perché mai avrei potuto disobbedire ad un suo ordine.
“Non sono affari tuoi, non sono affari di nessuno… lasciatemi stare.”
-Mi dispiace Rufy…- Pensai.
Gettai fuori dalla mia bocca quelle parole, come fossero enormi pezzi di piombo lanciati nel mare e lasciati affondare.
Fremetti un attimo, avrei voluto fare molte cose…ma ripresi a camminare verso la porta, verso la luce.
Luce che rappresentava la mia salvezza da tutta quell’oscurità che avevo dentro.
Stavo scappando?
Forse si…
Forse no.











Angolino dell'autrice.


PERDONATEMI.
Enorme, enorme ritardo, lo so...Ma sono stata davvero indaffarata questi giorni e solo questa sera ho trovato un momento per scrivere *Piange*
Comunque, spero vi piacerà il capitolo...
Ho riflettuto molto su come poter mantenere Zoro IC e non so se ci sono riuscita, ma una scenata del genere mi piaceva troppo...
Come ho spiegato già ad alcune di voi mie amate donne che recensiscono questa ff, l'idea iniziale è partita proprio da questo capitolo e quello precedente, poi ho costruito tutta la storia intorno...
Quindi non potevo non scrivere il pestaggio di Law e la gelosia di Zoro!
Fatemi sapere come vi sembra...Vi ringrazio come sempre per essere presenti! *w*
Spero di non avervi deluso!
Un abbraccio forte.
Sunny Roronoa;


Ps: Sappiate che il caos è appena iniziato, ne succederanno tante altre di cose...anche peggiori(?) :P



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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.










-Zoro-









Con una sicurezza strana per quel momento cosi particolare, uscii dalla camera di Nami nonostante sentissi chiaramente il rumore assordante delle voci dei miei compagni, chiamarmi e chiedermi di arrestare la mia fuga.
Ignorai qualsiasi loro richiesta o supplica e non mi voltai, attraversando l’uscio della camera senza esitare.
Volevo stare da solo e volevo riflettere su quello che era successo senza nessuna preoccupazione, anche se di preoccupazioni ne avevo molte.
In un primo istante mi diressi, quasi senza riflettere, verso la piantagione di mandarini della nave, dove solitamente potevo concedermi dei lunghi momenti di riflessione, ma mi bloccai quando percepì quel dolce odore entrarmi in testa.
Il solito odore, l’odore della sua pelle.
Non era esattamente il posto perfetto per me in quel momento.
-Proprio no Roronoa, hai scelto il posto peggiore…tanto che ci sei vai in infermeria visto che ti piace  l’odore del chirurgo!-
Strinsi i pugni e mi girai di scatto, allontanando sia l’odore dei frutti che del disinfettante.
Osservai la nave cercando un posto dove davvero nessuno sarebbe venuto a disturbarmi ma, conoscendo i miei compagni, sapevo che quel posto nella Sunny non esisteva e non sarebbe mai esistito.
Cosi, con un salto scesi dall’imbarcazione e mi allontanai velocemente, diretto al villaggio dove i miei Nakama avevano passato la serata precedente e dove Law doveva aver sedotto la mia testolina rossa.
Camminai con piedi pesanti per un tempo quasi infinito sotto il sole cocente di quell’isola, mi sembrava che ad ogni passo, il calore aumentasse e diventasse sempre più insopportabile.
Infatti, fui costretto a fermarmi più volte sotto l’ombra di qualche piccolo albero cresciuto ai lati del sentiero che avevo intrapreso.
Avevo sete, ero affamato ed ero stufo di tutto quel dannato caldo che mi circondava, ed inoltre quella stupida cittadina sembrava scomparsa.
-O forse sei te che ti sei perso?- Pensai amareggiato.
Sbuffai continuando la mia avanzata quando, in fondo al percorso che stavo percorrendo, notai finalmente una folta stesa di alberi che si ergeva lungo tutto l’orizzonte.
-Finalmente un po’ d’ombra!- Trovai un leggero sollievo con quella visione, tanto che aumentai il passo fino ad arrivare all’entrata della foresta.
Per un momento ripensai alle parole che solitamente la navigatrice mi riservava ogni volta che approdavamo in un isola come questa.
“Non andare mai da solo e maggiormente non infilarti in nessun luogo pericoloso, quali foreste, caverne, montagne rocciose, case sperdute, buche o tane di animali… va a finire che ti perdi e non riusciamo più a trovarti…il che sarebbe veramente fantastico, ma non voglio avere nessuno sulla coscienza, tantomeno uno spadaccino buzzurro come te!”
Ogni volta che mi ammoniva con questo suo discorso, mi rivolgeva anche un enorme sorriso, segno che forse si preoccupava davvero della mia salute.
Sospirai nuovamente e allontanai quelle parole e quei pensieri, ma maggiormente il suo sorriso… in quel momento avevo solo bisogno di un po’ d’ombra e di certo se mi fossi davvero perso, sarei stato più sicuro di poter rimanere finalmente da solo con me stesso.
Cosi, quasi a voler fare un dispetto a quella testolina rossa, iniziai a camminare sull’arido terreno che circondava il bosco, assaporando il leggero venticello che attraversava le verdi fronde degli alberi.
Quello era il posto che stavo cercando, niente rumore, nessun’anima in giro, nessun tipo di distrazione o di pericolo.
Era perfetto!
Camminai fin quando non riuscì a trovare un albero di mio gradimento, fermandomi quindi quando localizzai una piccola area di verde intorno ad un enorme faggio.
Sorrisi con fare vittorioso e mi sedetti a terra, appoggiando le mie fide spade sul tronco di quel gigante.
Alzai lo sguardo al cielo, curioso di scoprire che ora avessi fatto nella mia disperata ricerca di un luogo isolato, quando notai che il sole stava quasi per tramontare.
Il rosso acceso dell’imminente crepuscolo combatteva ardentemente con l’azzurro del giorno, ancora presente nel cielo limpido.
Osservai per una manciata di secondi quella meraviglia per poi tornare con gli occhi puntati verso l’oscurità della foresta.
Come diavolo ero finito li?
Perché ero scappato da tutto e tutti?
Come potevo essere arrivato al punto di voler uccidere davvero una persona solo per gelosia?
Nemmeno io sapevo quale fosse la risposta alle mie domande, sapevo solo che se Nami e gli altri non mi avessero fermato, forse sarei davvero riuscito ad ammazzare Law.
Uccidere un uomo per gelosia…dove era finito il mio orgoglio ed il mio onore da spadaccino?!
Ah si…me lo aveva strappato via Nami quando aveva deciso di spassarsela con quello schifoso.
Sapevo che non era mia, lo sapevo benissimo...non avevo mai avuto alcuna pretesa con lei…
La guardavo di nascosto quando lei era distratta o quando si divertiva a dare ordini a destra ed a manca, le sorridevo sempre quando non poteva vedermi, facevo di tutto per far si che il mio amore non la infastidisse, e nonostante questo, non riuscivo a sopportare l’idea che appartenesse ad un altro uomo.
Forse avrei potuto impedire che quei fatti accadessero…Avrei potuto evitare che Nami finisse a letto con un uomo diverso da me…
Ma, rinunciare al mio orgoglio è sempre stato il mio più grande punto debole.
Ero stato un idiota, un vero e proprio idiota.
Sbuffai sonoramente, stringendomi nelle spalle quasi a volermi riscaldare.
Iniziava a far freddo, cosi decisi di interrompere quei pensieri per poterli riprenderli davanti ad un piccolo falò.
Lasciai inconsciamente le spade appoggiate all’albero e mi addentrai di poco nel bosco alla ricerca di qualche ramo secco da accendere.
Impressionante come la temperatura fosse cambiata sotto quell’enorme distesa di piante…Sembrava di trovarsi in pieno inverno, mentre se si usciva da li e si camminava sotto il sole, il caldo era insopportabile.
Mi abbassai per raccogliere dei piccoli ramoscelli da terra, con i quali avrei dovuto accendere le fiamme più piccole, quando improvvisamente percepii un leggero frusciò alle mie spalle.
Portai subito la mano destra alla ricerca delle mie katane ed imprecai, ricordando di averle lasciate nel mio insolito “accampamento” e di essermi addentrato nel buio senza la loro compagnia.
“Merda…” Sibilai guardandomi intorno. “Chi c’è?!” Chiesi stupidamente, convinto inoltre di poter ricevere una risposta.
Silenzio, il solito silenzio assordante della foresta riempiva l’aria circostante e della risposta che attendevo, nessuna traccia.
Rimasi in ascolto per qualche minuto, poi rilassai i muscoli e chiusi l’occhio, abbandonando l’idea di essere stato seguito da qualcuno.
“Forse era solo un animale…” Sussurrai provando a dare una spiegazione a quel rumore che avevo percepito.
“Un animale?” Una voce femminile arrivò alle mie orecchie, costringendomi a rialzare la guardia ed a girarmi verso la direzione dalla quale proveniva. “Mi sottovaluti…”
“Chi sei?!” Domandai scrutando ogni albero ed ogni possibile nascondiglio.
“Chi sono? Ti interessa davvero conoscermi?”
La voce si era spostata velocemente alla mie spalle, cosi mi girai di nuovo verso di lei.
“Fatti vedere.” Sibilai senza accennare paura, anche senza le mie spade potevo essere un problema per molti.
“Non adesso tesoro mio…”
“Te…tesoro mio?!” Esclamai confuso, continuando a girarmi ad ogni spostamento che la voce compieva. “Ma chi diavolo sei?!”
Chiesi nuovamente, quando d’un tratto una piccola scarica elettrica mi attraversò la schiena e percorse sia le mie gambe che le mie braccia.
Colto alla sprovvista provi a muovermi ma non riuscii a farlo.
“Come chi sono…” Questa volta la voce era vicinissima a me, per la precisione si stava avvicinando da dietro le mie spalle.
-Sono fregato…se solo potessi muovermi.- Pensai esercitando sempre più forza sui miei arti immobilizzati.
Improvvisamente due mani femminili (estremanete gelide) si posarono sulle mie tempie, provocando di nuovo un piccolo accumulo di elettricità sul mio corpo.
Questo attraversò la spina dorsale e si piantò sulla mia testa, costringendomi cosi a chiudere l’unico occhio che avevo.
Mi sembrava come se qualcuno fosse entrato nella mia mente senza il mio permesso, violando cosi i miei pensieri.
Impaurito da quegli avvenimenti, provai a riaprire gli occhi ma non vi riuscì, questi infatti sembravano bloccati da una forza intangibile ed invisibile.
Sentii la donna camminare lentamente intorno a me, fino a quando il suo respiro non arrivò vicino alla mia bocca, accompagnato però da un insolito profumo di rose.
Insolito perché lo sentì entrarmi in corpo e piantarsi nel mio cuore come fosse un chiodo di ferro.
“Sono io, Nami…”













Angolino dell'autrice.

Salve a tutti quanti, miei bellissimi lettori!
Eccomi qui con un nuovo seppur corto capitolo.
Vi avverto che non sentiremo parlare il nostro Roronoa per un pò...
Cosa gli sarà successo?
Come ha fatto Nami a trovarlo?
E...siamo sicuri che la donna sia davvero la nostra navigatrice?
Se non fosse lei...come ha fatto a scoprire il nome della rossa?
Bho, chi lo sa! *Fischietta* 
Mi odiate, lo so...
Vi ho sfornato un orrore cortissimo e pieno di nuove domande...
Sono un mostro *Si nasconde dai pomodori che tutti sicuramente lanceranno*
Nonostante non meriti tutti i complimenti che mi fate, vi ringrazio tantissimo per ogni singola recensione che lasciate!
E ringrazio anche voi che leggete solamente...
Senza la vostra presenza forse non sarei riuscita ad andare oltre il primo capitolo!
Cooooomunque, che dire....
Fatemi sapere cosa vi sembra se vi va!
Spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile!
Un bacione forte forte.
Sunny Roronoa;


Ps: Mi scuso anticipatamente per i vari errori che sicuramente ho lasciato nel testo...Ma ho finito di scrivere alle 3 di notte dato che prima non ho mai avuto un momento libero!






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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.









“Vuoi ancora del thè sorellina?” Sussurrò Robin con tono lieve, riportandomi subito con i piedi per terra.
La guardai con fare leggermente spaesato, scuotendo la testa impercettibilmente.
Non avevo nemmeno la forza di parlare a causa del pianto prolungato che si era impossessato di me nelle ultime ore.
“Sanji…Sanji e Rufy sono tornati?” Chiesi con quel poco di voce che mi era rimasta in corpo.
Vidi la mora scuotere la testa ed abbassare di poco lo sguardo.
“Non ancora, ma sono certa che lo troveranno!” Esclamò riportando gli occhi sui miei ed illuminando il viso con un enorme sorriso rassicurante.
“Grazie sorellona…” Incrinai le labbra e provai a ricambiare quel gesto di sicurezza, senza purtroppo riuscirci.
Troppe cose erano successe nelle ultime ore, troppe persino per me che ne avevo passate davvero di tutti i colori.
Ero andata a letto con il chirurgo della morte, ex membro della flotta dei sette e uno dei più forti pirati della nuova era.
Come se non bastasse, oltre l’enorme senso di colpa ed orrore che avevo provato quando mi ero svegliata, si era aggiunta anche la scenata di pazzia e furia omicida di Zoro, distruggendo definitivamente il mio precario equilibrio mentale.
Ricacciai indietro le lacrime, ricordando il viso trasformato ed irriconoscibile dell’uomo che amavo.
Mai in vita mia avevo visto Zoro cosi arrabbiato e fuori di se.
Sinceramente, non credevo possibile una sua reazione cosi esagerata, e l’unica spiegazione plausibile era anche la più improbabile.
Che Zoro fosse geloso di me?
Ma quando mai?
Era assurdo, se quel Marimo fosse stato davvero geloso di me, significava che…
Che insomma…
Che provava qualcosa per me….
Il che rendeva tutto ancora più assurdo.
Da quando c’eravamo incontrati dopo i due anni di allenamento, non mi aveva mai rivolto uno sguardo interessato, un complimento od anche solo un sorriso, in più…mi aveva trattata ogni giorno in modo sempre peggiore.
Okay, sapevo che Roronoa non era un campione in galanteria, ma sapevo anche che nessun’uomo riesce a star troppo lontano con gli occhi dalla donna che ama…Nessuno, e lui non era di certo un’eccezione!
Anche Rufy, ingenuo come un bambino dell’asilo, guardava spesso la dolce archeologa con fare sognante ed anche lui in qualche modo, dimostrava l’amore che provava per lei.
Sospirai svogliatamente, prendendo in mano la tazza ed iniziando a sorseggiare le ultime gocce della calda e dolce bevanda che Robin mi aveva preparato.
“Sorellona…” Richiamai subito l’attenzione di quest’ultima, facendole abbandonare la lettura del libro che aveva comprato in città la sera prima.
“Dimmi…” Sorrise, come sempre, e poggiò il tomo sul comodino che aveva di fianco.
“Tu credi…” tirai un respiro per riuscire a porre il mio quesito senza essere interrotta. “Tu credi che Zoro sia geloso di me?” Esclamai arrossendo di colpo.
La mora mi lanciò un’occhiata quasi maliziosa, ma si rabbonì subito.
“Tu cosa pensi Nami?”
La guardai alzando involontariamente un sopracciglio, tutto mi aspettavo meno che una domanda in risposta alla mia domanda.
“Io?” Chiesi incerta e titubante.
Robin annuì senza cancellare il sorriso dalle sue labbra.
“Io credo sia impossibile…” Ammisi abbassando lo sguardo. “Zoro è geloso solo delle sue spade, e sai bene quanto me che ultimamente non si degna neanche di lanciarmi un’occhiata di qualsiasi genere.”
Sentì chiaramente la risata cristallina e delicata dell’archeologa, riempire la stanza.
“Io credo invece che niente sia impossibile…” Disse subito dopo. “Forse tu hai visto solo quello che volevi vedere, ci hai mai pensato?”
Mi morsi involontariamente il labbro inferiore, non appena quelle parole mi entrarono in testa.
“Non credo…io…” Provai a parlare, o quanto meno a ribattere, ma la mora interruppe qualsiasi mia giustificazione con un semplice gesto della mano.
“Tutti ci siamo resi conto di quanto la presenza del chirurgo infastidisca lo spadaccino, perfino Rufy lo ha intuito. Sin da quando è salito su questa nave, Zoro non ha mai abbassato la guardia…Si è fatto più silenzioso e pensieroso del solito, ed è spesso rimasto chiuso nella palestra, evitando così i contatti con il resto della ciurma…ma maggiormente con lui.”
Ascoltai quelle parole in silenzio, accorgendomi pian piano di quanto la verità fosse semplice.
“Sai cosa è successo quando sei svenuta l’altro giorno, subito dopo la tempesta?”
Scossi immediatamente la testa e Robin sorrise.
Un piccolo Flash-Back mi attraversò la mente, facendomi ricordare l’irruenta entrata dello spadaccino nell’infermeria e la mia delusione nello scoprire il suo poco interesse nei miei confronti.

“Non è….non è che sei geloso…vero Roronoa?”
“Te sei tutta matta! E’ stato Sanji che mi ha chiesto di venire a controllare che stessi bene e che quel medico non ti avesse violentata!”

Storsi il naso, allontanando quei pensieri e riportando la mia attenzione sulla mia interlocutrice.
“Quando sei svenuta, Law ti ha sicuramente vista e da bravo dottore ti ha presa in braccio, forse pronto a portarti in infermeria ed a visitarti. Non appena Zoro si è accorto di quel contatto, ha impugnato la sua katana ed ha chiesto al chirurgo cosa ti avesse fatto, non fidandosi forse dei suoi modi troppo sicuri con te. “ Sgranai gli occhi e la guardai scioccata, allibita da quelle parole.
Quello stupido marimo aveva davvero avuto il coraggio di reagire in quel modo davanti a tutti?
Se era stata la gelosia a spingerlo, aveva davvero avuto la forza di abbassare il suo muro d’orgoglio per difendermi?
“Se non fosse stato per il nostro capitano, forse si sarebbero fatti davvero male.” Constatò la mora con fare tranquillo.
 “Scommetto che è da quando Trafalgar Law ha iniziato a ronzarti intorno, che le tue litigate con Zoro si sono fatte sempre più pesanti. Non è cosi?” Continuò, ignorando il mio viso completamente paralizzato.
Annuì involontariamente, ormai i miei pensieri si erano annullati, lasciando posto allo sconcerto più totale.
“Quindi, la scenata di questa mattina è stata la conferma alla mia tesi.” Sorrise ed accavallò le gambe, continuando a guardarmi come solo una sorella potrebbe fare. “Zoro è geloso delle attenzioni che il chirurgo ha verso di te, conseguenzialmente quindi, Zoro è geloso di te.”
-Quello stupido idiota con i capelli verdi…- Pensai rimanendo sempre paralizzata.
Mi aveva mentito quindi.
Quella sera in infermeria non era stato Sanji a chiedergli di venire a controllare la situazione, bensì era stato lui, di sua spontanea volontà, spinto sicuramente dalla gelosia che lo stava divorando.
Quei suoi modi burberi erano la risposta alle attenzioni che Law mi riservava, erano il suo modo di farmi capire quello che realmente provava, ed io…
Io da brava idiota non avevo capito nulla, anzi, ero pure andata a letto con la fonte del suo tormento.
In quel momento mi resi conto del male che gli avevo provocato con il mio fare da bambina capricciosa, ed il male che lui mi aveva inferto con le sue parole e con i suoi atteggiamenti, scomparve lentamente, sostituito subito dal senso di colpa.
Dovevo assolutamente trovarlo, dovevo fargli capire il malinteso enorme che si era creato fra di noi.
Dovevo fargli capire che anche io lo amavo da troppo ormai, e che non avevo mai avuto il coraggio di dirglielo.
Lo avrei picchiato, eccome se lo avrei picchiato…
Lo avrei fatto a pezzi con le sue stesse spade ed avrei fatto mangiare la sua carne a Rufy...ma l’avrei anche abbracciato come facevo spesso nei miei sogni.
Avrei perdonato tutto, e mi sarei fatta perdonare a mia volta.
Ora che sapevo quello che davvero era successo fra di noi, ora che sapevo la verità riguardo i suoi sentimenti, non me lo sarei più fatto portare via, nemmeno dal male che gli avevo provocato.
Avrei combattuto per lui.
“Grazie Sorellona.” Sussurrai, uscendo dallo stato confusionale nel quale ero caduta.
Lei non rispose, ma mi lanciò un dolce sorriso, tornando alla sua lettura.
“E sai, ti sbagli se pensi che lui non ti abbia mai guardata dopo i due anni che ci hanno separati…Semplicemente…ti guardava quando tu non potevi accorgertene.” Ridacchiò divertita.
“E’ pur sempre Zoro, no?”
“No, è pur sempre un buzzurro.” Esclamai falsamente adirata, ora tutto tornava.
La verità era venuta a galla, eliminando dalla mia mente quell’orribile gomitolo di pensieri che mi attanagliava anche il cuore.
Ora sapevo, e sapere non era mai stato tanto bello quanto difficile.
Sospirai felice, anche se con qualche preoccupazione nel cuore.
“Nami Swaaaannnnnn!” Non appena la voce di Sanji arrivò alle mie orecchie, scattai in piedi e mi fiondai fuori dalla mia camera, diretta sul ponte della nave.
Erano tornati, dovevano averlo ritrovato e finalmente lo avevano riportato a casa.
Per quanto il suo senso dell’orientamento fosse nullo, non poteva essersi disperso nel nulla…
Corsi fin quando non uscì da sotto coperta, rendendomi conto dell’ora tarda nella quale effettivamente ci trovavamo.
Il cielo era rosso, ed il sole stava scomparendo all’orizzonte.
Una brezza calda mi pervase, riconobbi immediatamente i il vento tiepido dell’estate ed il profumo aspro del mare.
I miei occhi si posarono subito sul cuoco, che stava venendo verso di me a passi lenti e calcolati.
Sorrisi, fermamente convinta di poterlo ringraziare per il ritrovamento dello spadaccino, ma ricevetti da lui solo un sorriso flebile e preoccupato, un sorriso che non avrei mai pensato di ricevere.
In meno di un secondo, il mio viso si incupì, diventando quasi nero e freddo.
“Non lo abbiamo trovato mio dolce pasticcino…” Ammise con aria di sconfitta.
“Bhè, e perché siete tornati? Non è ancora calata la notte e…”
Rufy interruppe il mio sproloquio, accompagnato dal suono metallico che solitamente le spade di Zoro producevano quando passeggiava tranquillamente per la nave.
Un barlume di speranza mi riempì i cuore, ma si spense subito non appena posai gli occhi sulle katane dello spadaccino.
Se loro erano li…Zoro dov’era?
“Le abbiamo trovate in mezzo ad un bosco non lontano da qui…Erano appoggiate ad un albero…” Sussurrò Sanji.
“Io non…non capisco…”
Rufy teneva lo sguardo basso, ed osservava il prezioso tesoro dell’amico, anche lui con sguardo lievemente preoccupato.
Portai inevitabilmente una mano davanti alla bocca e mi preparai a piangere, di nuovo.
Due piccole gocce iniziarono a spingere contro la parete ormai distrutta dei miei occhi, quando la voce del mio capitano mi richiamò alla lucidità, facendomi abbandonare il terrore che iniziava ad impossessarsi di nuovo del mio corpo.
“Sta tranquilla Nami…” Esclamò sorridendo, con il suo solito modo di fare…più bambino che uomo.
“Sono sicurissimo che Zoro sta bene, forse ha lasciato le spade li attirato da qualche animale succulento, e non è più riuscito a ritrovarle!” Ridacchiò, convinto da quella sua spiegazione.
“Sta tranquilla Nami-Swan, questa testa vuota ha ragione” Aggiunse il cuoco, tramutando anche lui la preoccupazione in sicurezza. “Quello stupido Marimo sa badare a se stesso, si sarà solo perso di nuovo.”
Poggiò una mano sulla mia spalla e incatenò gli occhi ai miei “Lo ritroveremo, te lo prometto.” Disse infine con fare stranamente sicuro.
Come potevano essere cosi calmi?
Anche io sapevo che Zoro era forte, il più forte dopo Rufy su quella nave, ma…
“Te lo prometto anche io!” Rufy ridacchiò e mi porse le spade che aveva in mano.
“Vuoi tenerle tu? Sai…” Sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.” Zoro mi farebbe a fette se scoprisse che le ho portate nella mia camera…Magari con te sarà più buono…”
Mi staccai leggermente da lui e guardai entrambi.
Ringraziarli forse non sarebbe stato abbastanza, infatti, nonostante fossi preoccupata, provai a credere alle loro parole, provai a farmi contagiare dalla loro sicurezza.
Li abbracciai entrambi, stringendoli più forte che potevo.
“Grazie ragazzi…”Sussurrai cacciando indietro le lacrime.
Dovevo essere forte e ritrovare Zoro con le mie forze, senza piagnucolare o gettare la spugna.
Lui stava aspettando solo di essere trovato, io ero la sua bussola…Senza di me, dove sperava di andare?








“Siete sicura mia signora?” Chiese con voce bassa e titubante, l’uomo che si era appena accucciato ai piedi della sua padrona.
“Si Roxas, lui è mio ora.” Rispose la donna, senza abbassare lo sguardo.
“Ma non potrebbe tenerlo segreto?”
“No.” Sbottò, rispondendo malamente al suo servitore.
“E se i suoi amici verranno a cercarlo?” Continuò lui preoccupato.
“Non mi interessa.”
“Ma mia signora…E’ Cappello di Paglia…”
“Continui con questa storia? Ti ho detto che non mi interessa.” Ringhiò infastidita. “Se non te la smetti ti uccido.”
“Si mia signora.” L’uomo abbassò ancora di più il capo, sconfitto dalla paura che la padrona esercitava sicuramente su di lui.
“Lui mi difenderà, non ti preoccupare…”
La donna sorrise in modo sadico e raccapricciante, tirando un sospiro che sapeva di vittoria.
“Ora che l’ho trovato, non intendo lasciarlo scappare.”










Angolino dell'autrice!
Salve mie adorate! *Si prepara psicologicamente al lancio dei pomodori e di tutti gli avanzi dei cenoni pasquali*
Scusate l'immenso ritardo, ma ultimamente il tempo ed io non andiamo d'accordo...
Questo cappy non mi piace per niente, ma lascio l'ardua sentenza a voi!
Cosa avrà in mente la donna che Zoro ha incontrato?
E cosa sarà successo al nostro spadaccino?
Umhhh....Quando Nami lo scoprirà credo perderà 10 anni di vita yohohohohohoho.
Comunque, chiedo ancora perdono per l'immenso ritardo e spero vi piaccia questo obbrobrio qui sopra!
Vi ringrazio davvero tanto, come sempre.
Ringrazio:


1 - Aregilla 
2 - barbarita 
3 - B_Ila 
4 - CatnipEm 
5 - celiane4ever
6 - CreziaRido 
7 - ElsaScarlett 
8 - Evelyn Hope 
9 - fantasy90 
10 - Fjorleif
11 - Gipa
12 - giusy91 
13 - Hurricane_X 
14 - Katecolo 
15 - kiko90 
16 - LaMaggiore 
17 - Lola 987 
18 - Mech 
19 - metaldolphin 
20 - missnina91 
21 - silvia the best 
22 - TheLadyVampire97 
23 - tixy 
24 - Zomi 


Per aver inserito la storia fra le seguite. :)


1 - Carmelinrt 
2 - emyleerosejordan
3 - Gol D Roger 
4 - Julls994
5 - kiko90 
6 - Lola 987 
7 - medea78 
8 - sherry21 
9 - toru90 
10 - Vivian_1992 
11
 - vale_resta

P
er averla inserita fra le ricordate e preferite!
Siete tutte dei tesori, grazie. <3

Ci sentiamo prestissimo, promesso.
/Torna a coccolare Marco ed Ace/ 
Un bacione.
Sunny Roronoa;

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