One who SAVED my soul

di MissSaade
(/viewuser.php?uid=208718)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I decided to help you ***
Capitolo 2: *** Thanks ***
Capitolo 3: *** A strange night ***
Capitolo 4: *** Her photos ***
Capitolo 5: *** Rain ***
Capitolo 6: *** I open myself to you ***
Capitolo 7: *** Tickets ***
Capitolo 8: *** The Dance ***
Capitolo 9: *** Improper questions ***
Capitolo 10: *** Warnings ***
Capitolo 11: *** Kiss me ***
Capitolo 12: *** I'm not ready to tell you ***
Capitolo 13: *** Brothers and Sisters ***
Capitolo 14: *** A perfect couple ***
Capitolo 15: *** A movie with you ***
Capitolo 16: *** Misunderstandings ***
Capitolo 17: *** First kiss ***
Capitolo 18: *** Sorry, I can't ***
Capitolo 19: *** Regional ***
Capitolo 20: *** Insult ***
Capitolo 21: *** AVVISO! ***
Capitolo 22: *** I’ll stay with you ***
Capitolo 23: *** Sadness ***
Capitolo 24: *** She doesn't want me ***
Capitolo 25: *** Roses and slaps ***
Capitolo 26: *** Everything is complicated ***
Capitolo 27: *** Sorry ***
Capitolo 28: *** Just friends ***
Capitolo 29: *** The last day of school ***
Capitolo 30: *** Sea, sun and fun ***
Capitolo 31: *** I love you ***
Capitolo 32: *** Together ***
Capitolo 33: *** Goodbay ***



Capitolo 1
*** I decided to help you ***




 

I decided to help you

Gli edifici scolastici dovrebbero essere luoghi dove oltre ad assimilare e imparare la cultura, si apprendi anche il saper comportarsi e vivere una vita rispettando gli altri.  Anche se, nella London High School, così proprio non andava, visto che le lezioni non erano seguite da tutti gli studenti, ad accedere all’albo d’onore, in tutta la scuola, erano in cinque e alcuni erano addirittura vittima di bullismo. La preside, Brigitte Coral, non ne poteva più e a stento riusciva a mandare avanti quella scuola. Riguardo al primo problema, non poteva obbligare i suoi studenti a studiare costantemente, al massimo poteva bocciarli ma dopo varie volte che lo aveva fatto, da quest’ultimi non aveva notato nessun cambiamento e la loro media addirittura si era abbassata. Riguardo, invece, al secondo problema, non avendo testimoni e nessuna vittima che avesse il coraggio di parlare, non poteva accusare nessuno anche perché, avendo – gli studenti – genitori avvocati, si sarebbe ritrovata nei guai senza sapere come uscirne. E quindi lasciava correre mentre la sua amata scuola stava pian piano decadendo.
Anche quella mattina alcuni bulli stavano pestando la loro vittima preferita: Liam Payne. Liam subiva tutto questo dal suo primo anno; non aveva amici e non riusciva a reagire contro quelle tre bestie che ogni santo giorno gli lasciavano ferite che nemmeno sua madre era in grado di curare. Liam voleva sentirsi libero, addirittura invisibile, voleva lasciare quella scuola e iniziare la sua vita altrove dove nessuno lo conosceva e dove, forse, avrebbe trovato un po’ di pace.
Un pugno fu scagliato con tanta forza sul suo torace ed egli cadde a terra sfinito e dolorante.
<< Feccia. >> sputò Bill Austen. Poi fece segno agli altri di andare e lasciarono Liam lì, sul pavimento, con il naso gocciolante di sangue.
Era routine, ormai, per Liam e con fatica si alzò e si diresse dritto nel bagno dei maschi per sciacquarsi la faccia.
Raggiunto il lavabo si guardò allo specchio e si sentì inutile, stupido, vittima…sapeva di dover reagire, di provare a fermarli o di chiedere aiuto, ma si ostinava a non fare nulla perché sperava che un giorno o l’altro le cose sarebbero cambiate.
<< Ciao. >>
Liam si voltò ed incontrò gli occhi verdi di Gabriella Styles. Gabriella era una ragazza bellissima, un anno più piccola di lui e tanto stimata e rispettata in quella scuola. Indossava la sua divisa da cheerleader, capitano della squadra, e un sorriso sincero era dipinto sul suo volto perfetto. Gabriella era popolare, amata da tutti, protetta dal fratello Harry e brava a scuola. Di lei nessuno si prendeva gioco, nessuno si permetteva di sfiorarla, nessuno le aveva risposto sgarbatamente. Era rinchiusa in una bolla di vetro dove, solo suo fratello Harry e la sua migliore amica Amy, avevano accesso.
Di una cosa, però, gli altri erano ignari: Gabriella, essendo di animo buono, non era indifferente alle cattiverie che facevano a Liam, anzi erano mesi che lo spiava e cercava di avere quel pizzico di coraggio per andargli a parlare o per fermare quelle violenze. E quel giorno, il coraggio si era impossessato di lei e aveva aperto la porta del bagno.
<< Hai sbagliato. >> disse Liam in tono freddo, indicando la targhetta sulla porta.
<< Io credo proprio di no. >> rispose lei, chiudendo la porta alle sue spalle e avvicinandosi a lui.
Liam indietreggiò. Nessuno in quella scuola gli aveva mai rivolto la parola e fu sorpreso che proprio lei, Gabriella Styles, decidesse un giorno di salutarlo.
<< Perché? – domandò la ragazza, guardandolo dritto negli occhi. – Perché non reagisci? >>
Liam divenne pallido in volto e non riuscì a proferir parola. Era abbastanza incredulo e non capiva come mai lei gli avesse posto una domanda del genere. Che le importava? A nessuno era mai importato niente di lui, nessuno lo aveva difeso o aveva fermato i pugni, i calci e gli spintoni di quei tre ragazzacci.
<< Liam… >> lo chiamò piano Gabriella.
Purtroppo la reazione di quest’ultimo non fu quella desiderata, la superò e uscì dal bagno dirigendosi in classe.
Gabriella non lo avrebbe mai capito, però aveva deciso di aiutarlo e non si sarebbe arresa. In un modo o nell’altro avrebbe provato ad essere sua amica. Di questa sua “ missione” non aveva fatto parola con nessuno, solo Amy era a conoscenza del fatto e cercava di aiutarla anche se non agiva personalmente. Entrambe avevano deciso così perché in due sarebbe stato più difficile avvicinarsi a Liam.
Amy Horan era dolce, sensibile, timida e tanto simile caratterialmente a Gabriella. Si erano conosciute alle elementari e avevano approfittato dell’amicizia che legava i loro due fratelli maggiori per poter trascorrere più tempo insieme. Amy però, a differenza di Gabriella, non era una cheerleader, non era popolare e soprattutto non viveva in una bolla come la sua amica. Niall era diverso da Harry. Harry era geloso; Niall no. Harry controllava costantemente sua sorella; Niall se ne fregava. Questo però non stava a significare che il biondo tenesse meno a sua sorella rispetto ad Harry. Lui era solamente fatto così.
Gabriella uscì dal bagno e si diresse in palestra, quel giorno ci sarebbero stati gli allenamenti e la coreografia da imparare per le regionali.
La palestra della scuola era abbastanza grande e l’arte del cheerleading, sia nel suo istituto che in quelli vicini, veniva apprezzata e seguita. Onori, medaglie e coppe si erano aggiudicati e Gabriella, nel suo ruolo di capo, era ben vista anche dalle squadre di altre scuole. Tutti la temevano e tutti avrebbero voluto essere bravi quanto lei.
<< Ciao Gabri. >> la salutò la coach.
<< Ciao Celine. >> ricambiò Gabriella andandole incontro e schioccandole un bacio sulla guancia.
Celine Brums non era tanto più grande delle ragazze, era simpatica e una brava insegnante. Gabriella ci andava molto d’accordo anche perché era fidanzata con Louis Tomlinson, allenatore della squadra di calcio dove giocava suo fratello, e grande frequentatore di casa Styles. Louis era simpatico quanto Celine e secondo Gabriella facevano davvero una bella coppia. Non a caso erano stati proprio lei e suo fratello Harry a farli conoscere e poi innamorare perdutamente.
<< Pronta? – le domandò Celine, facendo riferimento alla coreografia da imparare – Dovrai eseguire un salto davvero difficile questa volta, altrimenti che possibilità avremo di vincere? >>
Gabriella annuì e pensò a quante ore avesse trascorso in quella palestra dando il meglio di se stessa per realizzare uno dei suoi sogni più grandi. Con onore, la mattina, indossava la divisa e con orgoglio la portava e la mostrava a tutta la scuola. Poi i suoi pensieri andarono a Liam, a quanto avrebbe voluto che anche lui assaporasse il potere di essere apprezzato e ammirato. Non aveva alcun dubbio, lo avrebbe aiutato e quando Gabriella Styles s’imputava su una qualsiasi cosa, riusciva sempre a portarla a termine e a conseguire una vittoria. Liam, un giorno, l’avrebbe ringraziata.
 
 

***

 
Alle due da me, baci.
Quando Amy lesse il messaggio, già sapeva che Niall non l’avrebbe mai accompagnata dalla sua migliore amica. Lei e Gabriella abitavano abbastanza lontane, s’impiegava all’incirca quaranta minuti a piedi per arrivare l’una alla casa dell’altra e solitamente preferivano farsi accompagnare in macchina dai loro fratelli o genitori. Il punto era che Amy non poteva mancare all’appuntamento perché sapeva che Gabriella le avrebbe parlato di Liam e le due tenevano a cuore la sua situazione. Non potendo dire a Niall la verità, sperava che lui l’avrebbe accompagnata senza fare storie e che non fosse stata costretta a supplicarlo, perché proprio non era da lei.
Quindi, armata della sua determinazione, bussò alla camera del fratello e ricevendo un invito ad entrare, pose la sua richiesta.
<< Potresti, per piacere – marcando l’ultima parola – accompagnarmi da Gabriella? >>
Niall, non distogliendo lo sguardo dallo schermo del computer, fece di no con la testa. Questo, di certo, non sorprese la sorella, che era abbastanza abituata alla non disponibilità che Niall le offriva. Avrebbe voluto fare a cambio con Gabriella e avere un fratello come Harry, però sapeva in cuor suo che non era la verità. Perché anche se egoista, rompiscatole, arrogante, mai disponibile, presuntuoso…rimaneva sempre il suo fratellone e mai nessuno lo avrebbe rimpiazzato.
<< È urgente!  >> si lamentò Amy, sperando che lui cambiasse idea.
<< Ora sono impegnato – sbraitò indicando il computer – aspetta che torni papà e fatti accompagnare da lui. >>
Amy abbassò lo sguardo e se ne ritornò in cucina. Riguardava una questione importante e non poteva dare buca all’amica. Così, con molta pazienza, uscì di casa e decise di andare a piedi. Avrebbe fatto ritardo, però almeno non sarebbe mancata.
Davvero non capiva Niall. Non gli aveva chiesto una cosa troppo impegnativa e grossa, ma un semplice passaggio dalla sua migliore amica, dove peraltro avrebbe incontrato lui stesso il suo migliore amico. Non avrebbe potuto aspettare il ritorno del padre, doveva studiare e sarebbe rientrato a casa dopo le sei.
Quel giorno, fortunatamente, Londra era abbastanza soleggiata e il profumo della primavera era alle porte. Amy mise le cuffie dell’i-pod arancione alle orecchie e iniziò ad inebriarsi della dolce melodia; pensava a quanto misera fosse la sua vita rispetto a quella di Gabriella. Lei non sapeva ballare, né cantare né sapeva fare qualcosa che la impegnasse interi pomeriggi a scuola. Era abbastanza goffa, inciampava spesso e s’imbarazzava facilmente. Non si sentiva abbastanza bella quanto la sua amica, però a differenza di molte altre ragazze, non provava invidia. Amy era buona, sensibile, e pronta ad aiutare qualcuno in difficoltà, come stava facendo – non in prima persona – con Liam.
Camminava a passo svelto e controllava ogni cinque minuti il telefono; Gabriella, nonostante il ritardo che l’amica stesse facendo, non le aveva mandato nessun messaggio e nemmeno Niall pareva non essersi accorto della sua assenza.
Gabriella abitava in un quartiere di “ lusso “ rispetto al suo. Possedeva una casa bellissima e davvero molto grande. La prima volta che andò a casa sua, ne rimase sorpresa e non appena vide la sua stanza, lo fu ancor di più. Gli Styles stavano bene economicamente, pensò.
Sentendo il telefonino vibrare, lo prese dalla tasca e comparve il nome di suo fratello sullo schermo.
<< Pronto? >> rispose lei, tranquilla.
<< Si può sapere dove sei? >> domandò la voce adirata di Niall.
<< Sto andando da Gabriella. >>
Si udì uno sbuffo e poi subito un altro. << Dove sei precisamente? – non l’avrebbe fatta proseguire a piedi. – E fermati che passo con la macchina. >>
Amy sorrise tra sé. << Sono proprio di fronte al bar di Zayn. >>
<< Bene. >> e riattaccò.
Niall era fatto così. Infatti, non appena si era accorto che la sorella si era avviata a piedi, non ci aveva pensato su due volte, e aveva preso la macchina per andarla a prendere. Avrebbe fatto un salto da Zayn, una bibita al volo e poi sarebbe ritornato a casa.
Non ci mise molto ad arrivare e accompagnò sua sorella a casa Styles; non appena fu uscita dalla macchina, sfrecciò senza nemmeno salutarla. Amy non aveva intenzione di ringraziarlo, metà strada l’aveva fatta a piedi. Avrebbe voluto anche lei comportarsi in quel modo: fredda, distaccata e indifferente, ma non ci riusciva.
Allontanando i pensieri suonò il campanello e aspettò che qualcuno l’aprisse.
Niente.
Nessuna risposta dall’altra parte della porta, nessuno che venisse ad aprirla, nessuno affacciato alla finestra. Provò a bussare di nuovo, pensando che l’amica fosse in bagno e non avesse sentito il campanello. Aspettò all’incirca due minuti, finché capì che nessuno l’avrebbe aperta perché evidentemente nessuno c’era in casa. Provò a chiamarla ma aveva il cellulare spento, poi si accomodò su una panchina lì vicino. Sarebbe arrivata, pensò.
Dopo circa una mezz’oretta, intenta a leggere un libro, quasi sussultò quando qualcuno le poggiò una mano sulla spalla. Si voltò di scatto e tirò un sospiro di sollievo quando vide Harry.
<< Ehy – la salutò il riccio, era appena tornato dagli allenamenti – Che fai qua? >>
Amy arrossì lievemente. I ragazzi la imbarazzavano, Harry la imbarazzava.
Nonostante lo conoscesse da tanto tempo, ovvero sapeva il suo nome, ogni tanto ci aveva scambiato qualche parola e da piccoli avevano giocato a nascondino, Harry la rendeva abbastanza nervosa.
<< Aspetto Gabriella, a proposito sai dov’è? >> domandò con voce tremante.
<< È agli allenamenti – rispose, per poi andarle di fronte – perché non te l’ha detto? >>
No, non l’aveva avvisata. Quindi questo stava a significare, che si era precipitata a casa dell’amica e aveva quasi litigato con Niall perché non voleva accompagnarla. In più, Gabriella non era in casa, aveva il telefonino staccato e lei stava lì ancora ad aspettarla quando gli allenamenti di cheerleading terminavano alle cinque.
<< No – si alzò dalla panchina – grazie Harry, io vado a casa. >>
Sapeva che non avrebbe potuto chiamare suo fratello, si sarebbe incazzato.
<< Vai a piedi? >> domandò lui alzando un sopracciglio.
Amy annuì per poi voltarsi e iniziare a camminare.
<< Aspetta – la fermò Harry – Ti accompagno io. >> detto questo andò a prendere la macchina.
Amy, imbarazzata, accettò il gentile passaggio e maledisse mentalmente la sua migliore amica per non essersi fatta trovare a casa.
Harry Styles era popolare quanto Gabriella ed era capitano della squadra di calcio. Il suo fascino e la sua bellezza, così diversa dalle altre, lo avevano aiutato a fare tante di quelle conquiste che avrebbe potuto elencarle in quaderno intero. La sua fama di seduttore era abbastanza nota nella London High School e al suo modo di fare neanche la professoressa, Olivia Button, era riuscita a resistere. Infatti Harry, da circa un mese, aveva intrapreso una relazione con la Button fatta di incontri notturni a casa di quest’ultima. Nessuno lo sapeva, nessuno sospettava nulla, nessuno avrebbe immaginato.
Durante il tragitto in macchina, Amy era nervosa. Era seduta composta sul sedile anteriore e guardava dritta la strada di fronte a sé. Poi diede un’occhiata al guidatore e si perse nella sua bellezza. Harry aveva lo sguardo concentrato, una mano al volante e l’altra fuori il finestrino. Subito distolse lo sguardo e divenne rossa in viso. Mai come allora, la sua casa le sembrava così lontana.
<< Mi passi il cell? >> domandò lui, ad un certo punto, indicando con la mano l- Phone sul cruscotto.
Infatti il telefonino aveva iniziato a vibrare, ma Amy non se ne era accorta. Allungò la mano e nel passarglielo notò il nome di Olivia sullo schermo. Harry staccò la chiamata e se lo infilò in tasca. Doveva essere una delle sue ultime conquiste, pensò Amy.
Giunti, finalmente, a destinazione, Amy scese dalla macchina e ringraziò Harry. Lui le disse di salutargli Niall e dopo sfrecciò veloce dando gas alla sua Porche.

***

 
Finita la coreografia, Gabriella e le altre ragazze erano corse a farsi una doccia. Questa volta Celine aveva optato per un pezzo abbastanza difficile, ma di forte impatto. Avrebbero di sicuro passato le selezioni per le regionali e poi dritte ai nazionali. Gabriella si lasciò accarezzare dal getto d’acqua della doccia e massaggiò il suo corpo con un profumato bagnoschiuma al lampone. Era stanca, doveva chiamare Harry per farsi venire a prendere e aveva approfittato di farsi la doccia per ultima per rilassarsi tranquillamente e non avere fretta. Amava trascorrere il tempo sotto l’acqua, la rendeva meno pensierosa e più rilassata.
Uscita, si vestì velocemente e prese il cellulare dalla borsa. Tre chiamate perse: una di Harry e due di Amy.
Amy, come aveva potuto dimenticare di avvisarla che non sarebbe tornata a casa per le due? Rimediò inviandole un messaggio di scuse. Prima che potesse chiamare Harry, venne attirata da alcune voci che rimbombavano nella palestra vuota. Ne era sicura: tutte le ragazze se ne erano andate e addirittura Celine, che aveva un appuntamento con Louis, aveva deciso di lasciarle prima. Chi poteva essere?
Non appena mise piede in palestra, la scena che si presentò ai suoi occhi fu tremenda. Liam Payne era accasciato a terra, con il naso gocciolante di sangue, e Bill e i suoi due scagnozzi si divertivano a pestarlo. Due erano le cose che non riusciva a capire: perché Liam fosse lì in quel momento e come mai, a quell’ora, non fosse già a casa. Non avendo modo di scoprilo, decise di agire e fermare quelle brutalità.
<< Smettetela! – urlò, andandogli incontro – Lasciatelo stare, non vi ha fatto niente. >>
Bill divenne tutto di un ghiaccio non appena la vide. Gabriella avrebbe avuto una sorte diversa se solo non fosse stata la sorella di Harry Styles. Tutti lo temevano in quella scuola, perfino l’omaccione di Bill che non ci pensava minimamente a farlo incazzare. Quindi, richiamando gli altri due, scappò a gambe levate.
Gabriella si abbassò all’altezza di Liam e lo aiutò ad alzarsi. Si diressero verso gli spogliatoi e lo fece sedere su una panca. Liam non aveva neanche la forza di reagire a quelle premure, in quel momento gli stava bene che qualcuno si occupasse di lui.
 
Torno con Celine.
 
Inviò il messaggio al fratello e poi posò la sua attenzione su Liam. Lo aiutò a sciacquarsi il viso e poi lo accompagnò alla sua macchina. Gli rubò le chiavi dallo zaino e partirono diretti verso il bar di Zayn. Liam non proferì parola per tutto il tragitto. Aveva gli occhi chiusi e una mano sulla fronte. Le ferite, i lividi, e tutto il male che quelle bestie gli avevano procurato, dovevano dolere. Parcheggiata l’auto, Gabriella entrò nel locale e dopo essersi premurata che non ci fosse nessuno, ritornò alla macchina e fece scendere Liam per poi condurlo nel bar e farlo sedere su una sedia. Chiuse la porta e girò il cartellone con la scritta “ CHIUSO” .
<< Gabriella? >> Zayn posò lo sguardo prima sulla ragazza e poi su Liam.
<< Zayn, scusami – si avvicinò al moro e cercò di spiegargli la situazione – l’ho trovato in palestra, Bill e la sua banda lo stavano picchiando… >> ma non riuscì a concludere che Zayn si avvicinò alla porta del locale e guardò fuori.
<< Hai chiuso? >> domandò.
Gabriella annuì e apprezzò l’aiuto dell’amico.
Zayn Malik era un ragazzo d’oro. Possedeva un bar/ pub al centro di Londra ed era grande amico di suo fratello e Niall. Organizzava sempre delle serate a tema il venerdì e le sue feste erano famose in tutta la città. Tempo fa, Amy si era presa una bella cotta per lui ma sapeva di non avere speranze anche perché Zayn era felicemente fidanzato da tre anni con una bellissima spagnola di nome Consuelo. I due si vedevano una volta al mese, era una relazione abbastanza complicata e come tutte le relazioni a distanza, a volte sorgevano dubbi e incomprensioni. Però i due si amavano davvero e nemmeno i kilometri e i kilometri che li dividevano potevano essere consederati un ostacolo.
<< Grazie. – disse Gabriella, per poi avvicinarsi a Liam – Però mi devi promettere che non ne farai parola con Harry. >> aggiunse.
Sul viso di Zayn comparve un sorriso sincero e annuì a quell’affermazione. Subito dopo, andò dietro il bancone e riempì un bicchiere con dell’acqua e poi lo porse a Liam.
Per non fare insospettire Harry, Zayn si offrì di accompagnare Gabriella e poi di ritornare al locale per aiutare Liam a riprendersi. Gabriella accettò e si fece lasciare a qualche metro di distanza, poi salutò e ringraziò nuovamente Zayn per il supporto e infine varcò la porta di casa sua.
Quando Zayn tornò al locale non trovò né Liam né la sua auto, se ne era andato. Doveva sentirsi poco forte, pensò il moro. Forse tutta quella situazione lo imbarazzava e forse non voleva che si sapesse in giro. Zayn avrebbe mantenuto il segreto, quel ragazzo gli faceva tanta pena.

 
 

Spazio Autrice:

Ciao, ho scritto diverse storie però poi l'ho sempre cancellate perchè, non ricevendo nessun tipo di commento, evidentemente dovevano proprio essere scritte male. Ora però mi sono cimentata in questa storia, un po' complicata, un po' diversa dalle altre e spero che vi possa piacere. Scriverò un capitolo a settimana e davvero non so ancora quale sia la conclusione che potrò cambiare da un giorno all'altro. Inserirò un banner per ogni capitolo, perchè ho un'amica a cui piace farli e mi darà una mano. Che altro dire, spero vi possa piacere e mi lasciate un commentino! :)

Ps: Quelli nel banner sono Liam, ovviamente, e Gabriella Syles.
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Thanks ***




Thanks


Liam Payne non aveva mai avuto modo di ringraziare qualcuno, fino ad allora e andandosene dal locale, la sera prima, senza dire nulla né a Zayn né a Gabriella, nonostante lo avessero aiutato, gli pareva abbastanza da maleducati. Lui non era quel tipo di persona, ma si era sentito, per la prima volta nella vita, compatito da gente che neanche conosceva. Non voleva far pena a nessuno, però un grazie quei due se lo meritavano. E così prima di andare a scuola decise di passare per il locale di Zayn. Purtroppo non lo trovò, al suo posto a lavorare c’era sua sorella e secondo quest’ultima, Zayn, proprio quel giovedì, aveva giornata libera. Ci sarebbe passato il giorno seguente, o l’altro ancora…forse, non averlo trovato, stava a significare che non doveva un bel niente a nessuno.
Si mise il cappuccio della felpa, color petrolio, sulla testa e si diresse a passo svelto verso gli armadietti. C’era un’altra persona che doveva ringraziare.
Aspettando appoggiato all’armadietto di Gabriella, sperò che Bill non passasse di lì. Quel giorno voleva un po’ di pace, anzi lo avrebbe sempre voluto, però proprio quel giorno non poteva essere rovinato: Liam avrebbe rincontrato suo padre dopo la bellezza di quattro anni. Il ragazzo non viveva l’inferno solo a scuola, ma anche in famiglia. I suoi genitori si erano lasciati quando lui era ancora in fasce; dopo vari litigi, tradimenti e chi più ne ha più ne metta, erano ritornati insieme finché suo padre non fu arrestato per furto e spaccio di droga. Dopo quattro anni era stato rilasciato e poteva finalmente tornare a casa. Liam, di certo, non andava fiero di lui  però comunque rimaneva suo padre ed era felice che tornasse e sperava che, avendo imparato la lezione, non commettesse più sciocchezze.
Pochi conoscevano la sua situazione, la maggior parte non sapeva nemmeno che il padre fosse in carcere. Liam, in quella scuola, non aveva legato con nessuno e quindi non aveva mai avuto modo di invitare gente a casa e nessuno aveva mai chiesto, indagato sulla sua famiglia.
Distratto da tali pensieri si accorse, solo dopo qualche minuto, che Gabriella aveva voltato l’angolo e si stava dirigendo verso di lui. La ragazza aveva congedato l’amica, stirato con le mani la gonna da cheerleader, e facendo un respiro profondo si era avvicinata al suo armadietto e di conseguenza a Liam.
<< Ciao >> lo salutò, per poi aprire l’anta dell’armadietto e prendere il libro di storia.
<< Ehm, ciao. >> ricambiò lui, era un po’ imbarazzato.
Gabriella era di una bellezza semplice, i suoi occhi ti penetravano nello sguardo e quando sorrideva diveniva ancora più splendida. Liam, certamente, non era indifferente alla sua bellezza e stando di fronte a lei risultava nervoso e imbarazzato, un po’ come capitava ad Amy in presenza di ragazzi.
<< Come stai? – domandò Gabriella, chiudendo l’anta e stringendo il libro al petto – poi ieri te ne sei…>> non riuscì a finire la frase che Liam la precedette.
<< Bene. >>
La ragazza sorrise debolmente. << Ok. >>
Evidentemente Liam non ne voleva parlare della sera precedente, pensò Gabriella. Però, guardandolo meglio in viso, notò qualcosa di diverso: era più tranquillo, meno spaventato e una strana luce si poteva scorgere nei suoi occhi. In quel momento desiderò ardentemente sapere cosa gli avesse procurato ciò, ma consapevole del fatto che non era possibile, lasciò quei pensieri.
Il loro conversare fu interrotto dall’arrivo di Harry, che non appena aveva visto la sorella con Liam, si era avvicinato con gli occhi ridotti a due fessure. Amy, che se ne stava a pochi armadietti di distanza, aveva cercato in tutti i modi di avvisare Gabriella: risa esagerate, colpi di tosse, addirittura chiamandola…niente, non aveva sentito.
<< Interrompo qualcosa? >> domandò sarcasticamente il riccio, per poi posare lo sguardo su Liam.
Quest’ultimo gelò sul posto. Già aveva abbastanza problemi di suo, ora aggiungere anche Harry Styles alla lista, non era cosa assai saggia. Quindi sistemò, nervosamente, lo zaino sulle spalle e fece un passo indietro.
<< No. >> disse, andandosene e dirigendosi in classe.
Harry si appoggiò all’armadietto e sbuffò. Era abbastanza possessivo nei confronti della sorella e poi vedere che se la faceva con “ i tipi “ sbagliati, era ancora più snervante per lui. Gabriella era abbastanza grande per uscire con un ragazzo e questo lo sapeva bene, però avrebbe preferito che il fortunato fosse qualcuno di sua conoscenza che non si azzardasse a farla soffrire. Liam, secondo Harry, non era quel tipo di persona.
<< Si può sapere perché mi fissi in quel modo? >> chiese abbastanza infastifdita Gabriella che non riusciva a reggere lo sguardo del fratello.
<< Perché stavi parlando con Payne? >> rispose lui con una domanda.
Gabriella incrociò le braccia al petto. << Non sono affari tuoi – poi si alzò sulle punte delle sue scarpe bianche e cercò Amy tra la gente, facendole segno di avvicinarsi – E poi siamo solo amici. >>
Harry alzò un sopracciglio. << Ovviamente. >>
Amy non sapeva se era cosa saggia raggiungerli, quando quei due litigavano lei e Niall si erano sempre tenuti ad una certa distanza. Deglutì e si avvicinò lentamente.
<< Oh Amy – la salutò Gabriella, facendo finta di averla vista solo in quel momento, per poi rivolgersi ad Harry – Ora, se mi vuoi scusare, ho lezione. >>
Gabriella prese la mano di Amy e si allontanò dagli armadietti, continuando a lamentarsi fino ad arrivare in classe. Non sopportava l’atteggiamento del fratello, lei non si intrometteva nella sua vita e non giudicava né i suoi amici, né le sue ragazze. In quel momento pensò a quanto fosse fortunata Amy e come avrebbe preferito Niall.
<< Non lo reggo più – si lamentò, prendendo posto nell’aula che pian piano si stava riempiendo. – Perché non pensa alla sua di vita? >>
Amy prese i libri dallo zaino rosa e annuiva continuamente a quello che diceva la sua migliore amica. Le aveva detto tantissime volte che, a differenza di suo fratello Niall, Harry se ne importava qualcosa di lei. Inutile ripeterglielo se poi l’avesse pensata sempre allo stesso modo. Quindi ascoltava, annuiva e ogni tanto rispondeva con monosillabi.
<< Lasciando perdere quel troglodita, hai visto? >> domandò.
Amy, intenta a leggere un libro, si voltò nella sua direzione. << Cosa? >>
<< Liam…era fermo al mio armadietto. >>
<< Giusto. Forse voleva ringraziarti per ieri. >> suppose Amy, e non aveva sbagliato.
<< Chissà, quando ho toccato l’argomento ha preferito far finta che non mi avesse sentito. >>
<< Dagli tempo, Gabriella – le disse l’amica; intanto la professoressa era entrata in classe – non è abituato alle premure della gente. >> aggiunse poi, aprendo il suo quaderno degli appunti e prestando attenzione alla lezione che era appena iniziata.
Forse Amy aveva ragione, pensò la ragazza. Liam doveva ancora metabolizzare il fatto che qualcuno si preoccupasse di lui. Avrebbe aspettato, avrebbe seguito il consiglio di Amy. Quella ragazza le regalava sempre degli ottimi aiuti e per questo che l’adorava ed era anche per questo che l’aveva scelta come migliore amica. Le due erano legate da un profondo sentimento di amicizia basato sul rispetto, sulla sincerità e sull’onestà. Più che amiche erano diventate, con il tempo, sorelle.
Gabriella diede uno sguardo veloce fuori la finestra e si perse nel contemplare la bellezza del cielo, stranamente azzurro, e delle forme che le nuvole assumevano. Le sembrava di aver visto una macchina, poi un pianoforte, poi ancora un’altra macchina e poi niente, tutto era stato rovinato dalla voce stridula della professoressa che la richiamava perché era distratta. Non era da lei, però quel giorno si sentiva strana: pronta a conquistare il mondo e a lottare per riuscirci e nello stesso tempo ad arrendersi e abbandonare la battaglia.
 

***

 
 
La relazione clandestina di Harry e la professoressa di letteratura inglese, Olivia Button, andava avanti senza intoppi o alcun tipo di problema. I sentimenti dei due amanti, però, non erano gli stessi in quella strana e nello stesso tempo, comune relazione. Olivia si sentiva una ragazzina, innamorata, con gli occhi a cuoricino e con il brivido del rischio di essere scoperti. Aveva riscoperto la leggerezza e la passione che solamente da adolescenti si può avere. Olivia era stata sposata, poi aveva divorziato ed ora era impegnata in una ralzione che poteva mettere a repentaglio la sua carriera di insegnante. Temendo che potesse essere scoperta, a scuola i due si comportavano come due sconosciuti, un rapporto basato tra insegnante e studente; però allo stesso tempo, la donna voleva vivere tranquillamente la sua vita amorosa e gridare al mondo intero di essersi innamorata di un ragazzo più giovane di lei di più di dieci anni. Harry, differentemente, viveva la sua relazione con Olivia, come qualcosa di nuovo, un rapporto che avrebbe accresciuto la sua esperienza sessuale e che avrebbe fatto invidia a tutti i suoi coetanei. Olivia era una donna molto bella, femminile, sensuale e con un corpo abbastanza formoso ai punti giusti. Harry si riteneva fortunato e aveva cominciato ad abituarsi alle sue chiamate, ai suoi messaggi e alla loro relazione. Non era il tipo che si impegnava, però questa volta era diverso e la cosa non gli dispiaceva affatto. Si sentiva bene e e non intendeva assolutamente porre fine a quel rapporto.
Quel giorno, però, avevano deciso di rischiare e si erano rinchiusi nello sgabuzzino del corridoio del secondo piano.
<< È una follia! >> aveva sussurato la donna all’orecchio di Harry, iniziandogli a baciare il collo.
Solitamente sono gli uomini ad avere le redini in determinate situazioni, però in quel momento, Harry lasciava fare tutto ad Olivia, godendosi le attenzioni, i baci e le carezze che la donna gli riservava. Era stremato, al limite dell’eccitazione e così la spinse al muro e iniziò a ribaltare la situazione: ora era lui a decidere, la baciò con foga e la invitò a togliere i vestiti, che mai come in quel momento, rappresentavano una tortura.
<< Harry… - ansimò Olivia, sentendosi appagata da tutti quei baci che le procuravano una sensazione di piacere e brividi lungo la schiena – Aspetta, potrebbero sentirci. >>
Lui le chiuse la bocca con un altro bacio e le loro lingue si intrecciarono. Si erano nascosti per bene, nessuno sarebbe passato di lì, pensò Harry anche se non ne era tanto sicuro.
Il ragazzo si sfilò la maglietta e Olivia iniziò a passare le sue mani su quella pelle bianca e così perfetta. Accarezzò i pettorali, gli addominali e poi non riuscendo più a resistere lo fece mettere a terra e lei si mise a cavalcioni su di lui.
<< Dovresti essere in classe. >> gli ricordò scherzosamente Olivia, togliendosi il reggiseno e gettandolo a terra.
Harry godè di quella vista e poi sorrise maliziosamente. << Anche tu. >>
Trascorsero all’incirca una mezz’oretta in quello sgabuzzino. La professoressa aveva lasciato l’aula in cui stava facendo sostituzione, dove in quel momento gli studenti si stavano dando alla pazza gioia, attraverso: grida, schiamazzi, giochi pericolosi… la preside Coral non era presente quel giorno e Olivia ne aveva approfittato. Harry, invece, aveva saltato la lezione di matematica e in quel momento non se ne pentiva assolutamente.
Quando i due, appagati, panoazzi in volto, uscirono dallo sgabuzzino, si accorsero di una presenza femminile seduta a terra di fronte alla porta dello stanzino in cui si trovavano, intenta a leggere un libro. Quando la ragazza alzò lo sguardo, sbiancò.
<< Styles, non azzardarti più a nascondere il registro di classe nello sgabuzzino! >> lo ammonì la Button, il tono poco convincente e con un leggero tremolio nella voce.
Poi, dando un’ ultima occhiata alla ragazza, si allontanò con passo svelto e si diresse in classe.
Harry rimase lì a fissare Amy Horan. Non era una stupida, non una che si lasciava abbindolare da una frase come quella. Amy aveva capito tutto e ora era diventato tutto più complicato.
La ragazza, ponendo il libro nello zaino, si alzò lentamente e scappò via come se fosse stata inseguita da un malvivente. Avrebbe preferito andare a leggere in biblioteca e avrebbe evitato quello che i suoi occhi avessero appena visto. Come poteva Harry stare con la Button? Era una domanda frequente nella sua testa e non riusciva a pensare ad altro. In aggiunta, poi, era il fatto che la Button fosse anche una sua professoressa e guardarla e non pensare alla vicenda, le sarebbe stato abbastanza difficile.
Nello scappare sbattè contro Gabriella che stava tornando dalla palestra.
<< Calma ragazza – le disse l’amica , poi la guardò in volto – che c’è? Sembra che hai visto un fantasma… >>
Amy aveva bisogno di riflettere, non poteva dire tutto a Gabriella, doveva trovare le parole giuste, doveva, forse, prima parlarne con suo fratello o addirittura con Harry stesso. Così cercò di tranquillizzarsi e respirare regolarmente.
<< Oh no, sono solo un po’ stanca. >>
<< Anche io lo sono… – le disse Gabriella, iniziando a camminarle di fianco e a raggiungere l’aula di francese – gli allenamenti sono duri e credo proprio che Celine abbia intenzione di spremermi fino alla fine. >>
Amy annuì alle sue parole ma in realtà non la stava ascoltando. Era nervosa, si sentiva sporca anche se non aveva fatto nulla. Non voleva nascondere a Gabriella quello che aveva scoperto e non voleva, allo stesso tempo, farle del male.
Durante tutta la lezione di francese, Amy non fece altro che pensare a quella strana coppia. Come era iniziato tutto? Da quanto tempo stavano insieme? Niall lo sapeva? Gabriella lo sapeva? Domande che non riusciva a dare risposta. In realtà non erano fatti che la riguardavano, però in gioco c’erano i sentimenti della sua migliore amica e mai e poi mai avrebbe voluto farla soffrire.
<< Signorina Horan la prego di prestare attenzione! >> la richiamò la professoressa.
Quando Amy alzò lo sguardo, la sua anziana professoressa di francese si trasformò in Olivia Button e la sua compagna di banco in Harry Styles. I due si guardavano maliziosamente e lei si avvicinava sempre di più ammiccando e facendo un occhiolino di tanto in tanto. Stropicciò gli occhi con le mani e tutto tornò normale: la professoressa la guardava con uno sguardo interrogativo e lo stesso si poteva dire per Gabriella.
Stava impazzendo, pensò.
<< Si sente bene? >> le domandò la professoressa.
Amy si alzò e fece segno di dover andare in bagno. Uscì dall’aula e corse fuori, nel cortile della scuola. Prese due respiri e poi si inebriò dell’aria primaverile di quel giorno.
Doveva rimuovere quel pensiero dalla testa, far finta che non avesse visto nulla e che Harry continuava ad essere il fratello della sua migliore amica e la Button, la sua professoressa di letteratura inglese. Pensò alla festa che ci sarebbe stata il giorno dopo nel locale di Zayn, lì si sarebbe divertita e avrebbe svagato la mente. Non era il tipo da feste, ma mai come all’ ora, Amy Horan necessitava di andarci e di memorizzare qualche altro scoop, in modo che si andasse a sostituire a quello che era come un punto fisso nella sua testolina bionda.
Entrò in classe.
Gabriella la guardò abbastanza stranita dal suo comportamento. << C’è qualcosa che non va? >> domandò.
Amy si voltò nella sua direzione e sorrise. << Nulla, te l’ho già detto prima…è solo la stanchezza. >>
 
 

***

 
 
 
Tornare a casa e poi ritrovare il proprio padre, che non vedevi da tanto, sull’uscio della porta, fu una scena che Liam mai e poi mai avrebbe dimenticato.
Corse ad abbracciarlo, come solitamente fa un bambino e lo strinse forte, respirando la puzza di tabacco.
<< Sei cresciuto! >>
Solita frase che un padre direbbe al proprio figlio, ma in quel momento per Liam, gli sembravano le due parole più giuste che avesse sentito pronunciare dalle sue labbra, rosee e carnose.
<< Mi sei mancato! >> aggiunse poi, lasciando la presa ed entrando in casa e che venne seguito a ruota dal figlio.
Liam aveva avuto sempre un rapporto di affetto con il padre, fatto di sentimentalismi e sdolcinerie varie che solitamente un ragazzo non apprezzava dal proprio genitore. In realtà quelle parole e quelle attenzioni a Liam servivano, lo aiutavano ad andare avanti e a cercare di superare tutti i problemi che lo affligevano.
<< Sei diventato un bel ragazzo, farai conquiste a scuola. >>
Liam sorrise a quelle parole e pensò a quanto suo padre si sbagliasse. Lui non era quello affascinante, corteggiato e pieno di fidanzate, Liam era solo. Questo, però, al padre non l’avrebbe detto, lasciava che lui la pensasse così e in un certo senso gli faceva anche piacere.
Trascorsero un pomeriggio a raccontarsi l’uno dell’altro: la scuola, i compiti, le lezioni di chitarra di Liam e il carcere, un amico conosciuto tra le sbarre, la nostalgia di Greg. Programmarono diverse visite e uscite da fare insieme e poi Greg, stremato e stanco, andò a dormire, seguito dalla ex moglie. Liam sperava che gli anni che li avevano tenuti separati, potessero riunirli e fare in modo di essere quella famiglia che non erano mai stati e che Liam vedeva solo in televisione. Andò in camera sua con quel pensiero e dopo aver acceso il portatile, vecchio e di seconda mano, entrando su Facebook notò una richiesta di amicizia.
Gabriella Styles.
Accettò e poi aprì la cartella messaggi senza saperne il reale motivo. Pensò qualche minuto alle parole che avrebbe digitato e poi scrisse: Grazie, so che dovrei dirtelo di persona ma credimi, è meglio così!
Spense il computer, diede un’occhiata alla finestra della sua camera e guardò la luna rattristato. Si sentiva un’odiota, una vittima della società incapace di ribellarsi e che rifiutava l’unico aiuto che avesse mai ricevuto. Doveva farlo, non aveva altra scelta. Gabriella avrebbe significato qualcosa che non sarebbe riuscito a controllare; Gabriella era nello stesso tempo la sua ancora di salvazza ma anche la sua rovina. Si addormentò con quel pensiero constante nella mente, lasciando che i sogni prendessero il sopravvento. Liam dormì tranquillo, Gabriella dormì tranquilla, Niall dormì tranquillo, Zayn, Louis, Celine, tutti riposarono serenamente. Amy, Harry e la professoressa Button, invece, non riuscirono a chiudere occhio e senza saperlo, il loro pensiero fisso era proprio lo stesso.
 
 
 
Spazio Autrice:
Ciao, ed ecco a voi il secondo capitolo di questa storia che spero possa piacere. Innanzitutto volevo ringraziare le persone che hanno commentato: jaameslaugh e mitchie Justice. Grazie a voi io ho avuto modo di far continuare questa storia dandomi la forza di andare avanti. Poi vorrei ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate. Grazie, vi sono grata!
Riguardo il secondo banne, fatto sempre dalla mia amica, come potete vedere c’è Harry, Olivia Button ( Kate Hudson  ) e Amy (Bridgit Mendler) .
Putroppo sono un po’ impegnata con il lavoro, gli esami e resto e quindi credo che il prossimo capitolo lo posterò più in là. Spero continuerete a seguirmi e lasciate qualche commentino. Un bacio J
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** A strange night ***


A strange night


Il risveglio del venerdì mattina fu abbastanza scombussolante per tutti. Zayn si era alzato dal letto molto presto per organizzare e addobbare il locale per la festa che ci sarebbe stata la sera stessa. Tema della serata: una notte in America. Impegnò la sua mattina a fare telefonate, dirigere i lavori di allestimento del pub e ad aggiungere sulla lista i ragazzi ritardatari che avevano chiamato la sera precedente. Ballerine, barman acrobatici, bolle, fumo colorato, bandierine americane come gadget e prezzi da ancora concordare con sua sorella… ma tutto ciò non lo preoccupava affatto, ogni venerdì era così e con il tempo ci aveva fatto l’abitudine.
Riguardo Louis e Celine, la coppia aveva dormito insieme in un albergo poiché nessuno dei due si ostinava a portare l’altro a casa propria. Celine abitava con i suoi genitori, troppo antichi e legati al credo religioso per accettare che la loro figlia potesse dormire e condividere la stanza con una persona di sesso diverso. Louis, invece, non aveva problemi di questo tipo: i suoi erano atei, ma a causa del loro impicciarsi di continuo, soprattutto sua madre, della vita degli altri e di quella del loro figlio, aveva preferito non presentare ancora la bellissima fidanzata ai suoi genitori, fingendo di essere un libero fringuello non ancora pronto alla vita di coppia. E quel venerdì, avendo trascorso una nottata romantica, non avevano sentito la sveglia e stavano facendo tardi a lavoro.
Gabriella ed Amy, invece, erano in classe e la loro prima lezione della giornata era con la professoressa di letteratura inglese. La prima, era abbastanza euforica e in estasi per la festa in stile americano che ci sarebbe stata quella sera. Gabriella pensava al vestito da indossare, alle scarpe, al trucco…
La seconda, invece, aveva il cuore che batteva a mille e aspettava che la professoressa varcasse la porta. Non era riuscita a chiudere occhio e quel giorno era particolarmente stanca.
<< Secondo te, dovrei invitare Liam? >>  domandò Gabriella.
Amy distolse lo sguardo dalla porta e lo puntò sull’amica. Avrebbe voluto dirle tutto, avrebbe voluto liberare quel groppo pesante che le si era formato sullo stomaco e che non l’aveva fatta dormire per tutta la notte.
<< Alla festa? – chiese scettica – Non mi pare il tipo di ragazzo che il venerdì sera va alle feste di Zayn. >>
<< Lo so. >> ammise Gabriella sbuffando.
Furono interrotte dall’arrivo della Button in classe che subito mise mano al registro e fece l’appello. Quel giorno aveva indossato un elegante completo, giacca e gonna, color nero. I capelli erano raccolti in uno chignon e l’aula si era impregnata del suo profumo forte e dolciastro. Pronunciava i nomi lentamente e ogni tanto dava un’occhiata, a colui che aveva nominato, dalle lenti dei suoi occhiali. Arrivò alla lettera H e il cuore di Amy sobbalzò.
<< Horan Amy. >> scandì per bene le due parole per poi guardare con occhi penetranti la ragazza.
Amy deglutì e poi rispose con un “presente” tremolante, giocherellando nervosamente con i braccialetti del suo polso destro.
<< Lunedì inizieranno le verifiche orali – disse, guardandoli con una punta di superiorità – I volontari non li accetto. >> concluse poi, voltandosi e scrivendo alla lavagna.
Olivia Button, nella sua vita, mai avrebbe creduto di finire a fare l’insegnante. In realtà, fin da bambina, sognava che il principe azzurro la venisse a rapire e che la facesse vivere in un castello, trascorrendo le sue giornate curando l’aspetto esteriore. Non era mai stata una grande lavoratrice, odiava i bambini e di conseguenza anche gli studenti: troppo rumorosi i primi, troppo immaturi i secondi. Questo pensava finché non conobbe Harry Styles.
La professoressa ripeté tutti gli argomenti trattati fino all'ora per dare modo agli studenti di porre qualche domanda su qualcosa che non avevano capito e poi di non inventare scuse, la settimana successiva, per non essere interrogati. Gabriella ed Amy non avevano problemi in questo, entrambe accedevano all’albo d’onore e avevano una media alta. Gabriella, inoltre, aveva dei crediti extra per la sua attività di cheerleader.
Concentrati tutti su un riepilogo di Romeo e Giulietta, la voce bassa e serpentina della Button, fu interrotta da due tocchi di nocche sulla porta. Quando essa si aprì, Harry Styles entrò con le mani in tasca e si rivolse alla professoressa.
<< Mi scusi, può uscire Amy Horan? >>
Alla sua richiesta, tre furono le persone che puntarono lo sguardo sulla figura di Harry e che, stranite, non riuscivano a capirne il motivo. Gabriella guardò prima suo fratello, poi Amy e poi ancora suo fratello: perché? Questa era la sua domanda. Cosa voleva Harry dalla sua migliore amica, pensò.
La professoressa, invece, alzò un sopracciglio per poi trattenere il fiato per qualche secondo. << Questione di un attimo, signorina Horan e signor Styles. >> disse a denti stretti, per poi cacciare l’aria fuori e sedersi dietro la cattedra.
Amy si alzò, imbarazzata come sempre e con le guance che avevano assunto un colorito roseo, e raggiunse Harry, chiudendosi la porta alle spalle.
Quando rimasero soli in corridoio, per Amy il tempo sembrò fermarsi. Nella sua mente passavano veloci le immagini di quel maledetto giorno in un corridoio del secondo piano e solo all’ora capì il motivo per cui Harry l’avesse fatta uscire. Forse la voleva ricattare, oppure chiederle di non dire nulla alla sorella…qualsiasi cosa fosse, non si sentiva a suo agio in sua presenza.
<< Allora… - uscì dalle sue labbra piccole – devi chiedermi qualcosa? >>
<< So che lo sai! >> rispose Harry con un tono abbastanza duro.
Era furioso, preoccupato e sperava che non avesse avuto la bocca larga da andarlo a raccontare a Gabriella non appena li avesse visti. Sua sorella, ieri, non gli aveva detto nulla a riguardo: né un rimprovero, né urla o pianti disperati. Quindi sperava di poter ancora ricomporre i pezzi ed evitare la catastrofe.
<< Inutile girarci intorno – aggiunse poi, guardandola con i suoi occhi verdi che in quel momento parevano mare in piena tempesta – io e Olivia abbiamo una relazione. >> ammise, non vergognandosi né di cosa avesse detto, né di chiamarla per nome.
Amy abbassò il capo e mise una mano sulla fronte. Tutti i suoi dubbi si erano trasformati in realtà, perché si era convinta di essersi sbagliata, che quel giorno Harry davvero avesse nascosto il registro nello sgabuzzino. Come doveva comportarsi con Gabriella? Come poteva lei, la sua migliore amica, tenerglielo nascosto?
Prese un respiro e alzò il capo. << Cosa dovrei fare? >> domandò, era frustrata.
Harry, frustrato anche lui, poggiò una mano al muro, abbassò la testa e pensò qualche secondo alla risposta che doveva dare. Amy arrossì violentemente, quella posizione non le piaceva. Era appiccicata con le spalle al muro e il ragazzo le stava davanti, poteva sentire il suo profumo e quando quest’ultimo alzò lo sguardo, il cuore di Amy iniziò a battere forte, era paralizzata e imbarazzata. Iniziò a guardarsi le scarpe e a mordersi il labbro, torturandolo.
<< Non dire nulla a mia sorella. >> disse Harry, per poi staccarsi dal muro e avviarsi verso la sua classe.
Amy rimase lì, immobile, a guardarlo andare via. Non gli piaceva il suo atteggiamento, chi si credeva di essere? Come si permetteva di dare ordini? Si stava adirando e solitamente Amy non lo faceva mai perché aveva molta pazienza, ma quello proprio non lo sopportava. Così, facendosi coraggio, strinse le mani a pugno e prima che Harry potesse svoltare l’angolo, lo fece fermare.
<< Non puoi chiedermi questo – e si avvicinò a lui, che intanto se ne stava ancora girato – sono la sua migliore amica, non mi perdonerebbe mai. >>
Quando Harry si voltò, passò una mano fra i suoi ricci e guardò attentamente Amy. Credeva che sarebbe stato più facile, Amy era una ragazza debole, timida, troppo succube della sorella o magari era quello che lui credeva che fosse, non l’aveva mai conosciuta davvero. In quel modo la situazione si complicava.
<< Glielo dirò io a Gabriella – disse il riccio, alzando un sopracciglio – tocca più a me che a te. >>
Amy annuì e sperò che gli stesse dicendo la verità. Si voltò per andarsene e raggiunse la porta dell’aula di letteratura inglese. Prima di aprirla ed entrare in classe, voleva mettere in chiaro anche un’altra cosa con quel ragazzo.
<< Styles, se non glielo dici tu…lo farò io. >>
Ma quando si voltò per vedere la sua reazione, lui non c’era.
 

***

 
La festa era iniziata, la musica rimbombava per tutto il locale e la gente continuava ad entrare. La maggior parte dei ragazzi era in pista e si scatenava con “sinuose” mosse di danza, forse un ippopotamo sarebbe stato più aggraziato di quei tizi. Zayn era vicino alla console e stava ripetendo, per l’ennesima volta, la scaletta al dj che quella sera pareva proprio non seguire i suoi ordini e fare di testa sua. Niall era scatenato e ballava affiancato a due ragazze con una birra in una mano. Molleggiava sulle ginocchia e aveva le braccia alzate: agli occhi di sua sorella Amy, sembrava un’idiota.
<< Ti stai divertendo? >> chiese Gabriella all’amica, avvicinandosi con due bicchieri di drink analcolici.
Amy prese la bevanda e annuì con la testa. In realtà, quel genere di feste, non facevano per lei: troppo casino, gente che beveva fino a sentirsi male e tante altre accezioni negative che facevano di quelle serate organizzate a tema, qualcosa di inutile e una totale perdita di tempo. Inizialmente, però, non la pensava così dato che aveva iniziato a parteciparvi quando aveva preso una cotta per Zayn. Con il tempo e passata l’infatuazione, ci aveva fatto quasi l’abitudine e per non restare a casa da sola il venerdì sera, preferiva uscire e incontrarsi con la sua amica Gabriella e svagare un po’ la mente. Quella sera, però, qualcosa la consolava: suo fratello che ballava.
<< Non credo che lui verrà… - disse Amy ad un certo punto, notando che l’amica fissava in continuazione la porta d’ingresso – e tu questo lo sai. >>
Gabriella si morse un labbro e si avvicinò ad un divanetto sedendosi e invitando Amy a fare lo stesso.
<< È difficile! >>
<< Cosa? >> domandò Amy, alzando la voce per cercare di farsi sentire; la musica era assordante.
Gabriella gettò un’occhiata a Harry, che stava parlando con Zayn e una tipa dai capelli rossi, per poi ritornare su Amy.
<< Tra mio fratello, Liam stesso e altre situazioni, io non riuscirò mai ad aiutarlo. >> si lamentò.
Amy fece spallucce e non le diede torto, sapeva che Gabriella aveva ragione però le difficoltà potevano essere superate con il tempo. Liam si era presentato un ragazzo abbastanza complicato che non si lasciava aiutare con facilità. Amy pensava che forse era proprio quella mancanza di fiducia nelle persone, che dopo quello che gli facevano le pareva anche ovvia, che lo portavano a starsene in solitudine. Tra i suoi pensieri Liam trovava rifugio, tra le sue lacrime si consolava e si sfogava…
<< Ciao bellezze! >>
Zayn Malik si accomodò sul divanetto facendosi spazio tra le due ragazze. Gabriella lo salutò con un abbraccio, mentre Amy, come suo solito, arrossì.
<< Vi piace come ho addobbato il mio locale? >> domandò il moro, guardando prima una e poi l’altra.
<< Si, è davvero carino. >> rispose Amy.
<< Hai gusto! >> esordì Gabriella.
Zayn sorrise. Gli erano sempre state simpatiche quelle due ragazze, Gabriella gli somigliava molto caratterialmente e per questo ci andava molto d’accordo e si trovavano su tante cose. Anche lui, come molti altri ragazzi, era stato ammaliato dalla sua bellezza ma poi conoscendola aveva capito che tra loro non sarebbe mai potuto nascere nulla, anche perché conobbe Consuelo e non faceva altro che pensare a lei.
Riguardo Amy, Zayn ammirava la sua pazienza e la sua calma. Avrebbe voluto avere una sorella così e spesso lo rinfacciava a Danielle, sua sorella e più grande di lui di quattro anni. Per lui Amy rappresentava la giusta metà di Gabriella, perché insieme erano un mix perfetto.
<< Non sapevo venisse anche Louis – disse Gabriella, vedendolo ballare al centro della pista – dovrò dirlo a Celine >>
Zayn sorrise. << In realtà è venuto per controllare i suoi ragazzi. >>
<< Bel modo di controllarli! >> ironizzò Amy.
Zayn si voltò verso la bionda e la guardò attentamente per poi alzarsi e prenderle il bicchiere di mano e darlo a Gabriella.
<< Balliamo. >> le disse, spingendola sulla pista.
Amy divenne paonazza in viso, però non rifiutò la richiesta e si lasciò trascinare nel centro, dove si trovava Louis, e iniziò a muoversi con Zayn di fronte che per farla ridere si agitava in modo strano.
Gabriella guardò i due dal divano e le venne spontaneo un sorriso. Iniziava a fare troppo caldo in quella stanza e così decise di indossare la sua giacca rossa e di andare fuori, per prendere una boccata d’aria. All’uscita, c’era ancora gente in fila che aspettava di entrare e notò su un gradino lì vicino, con le mani a tenergli il volto, un ragazzo che indossava soltanto una T-shirt e non era vestito in stile della festa. Si avvicinò e si sedette accanto a lui. Sapeva chi fosse e probabilmente non lo avevano fatto entrare.
<< Ciao… - lo salutò e Liam girò di poco il capo – che ci fai qui? >>
Quando Gabriella potette guardarlo bene in viso, notò due grandi occhi nocciola arrossati, come se avesse pianto. Si percepiva che era giù di morale e aveva voglia di scoprirne il perché.
<< Mi hai invitato tu. >> rispose lui con un tono di voce basso.
<< Lo so e sono felice che tu sia venuto. >> disse Gabriella, sorridendo.
Liam la guardò attentamente e si rese conto di quanto fosse bella quella sera. Avrebbe voluto sfogarsi, urlare e piangere e tutto questo coinvolgendo anche lei, che pareva volesse aiutarlo. Avrebbe voluto dirle che non era venuto perché voleva partecipare alla festa organizzata da Zayn, perché a lui di quei party non gliene interessava nulla. Avrebbe voluto dirle che non era venuto per lei e soprattutto per stare con lei. Avrebbe voluto dirle che aveva litigato di brutto con suo padre, che lo aveva trovato a vendere della droga ad un ragazzino anche se era uscito soltanto da un giorno di prigione. Avrebbe voluto dirle che aveva sbattuto la porta ed era andato al parco a piangere, che aveva visto dei bambini giocare con i rispettivi padri e che avrebbe voluto che il suo fosse come quei tipi. Avrebbe voluto dirle che non appena aveva letto il messaggio su Facebook di venire alla festa, i suoi passi si erano fatti più veloci e avevano cambiato direzione fino a raggiungere il locale. Avrebbe voluto dirle…
<< Io vado al parco – disse Liam, alzandosi – non mi va di stare qua. >>
<< Posso venire con te? >> domandò Gabriella.
Liam sperava che facesse quella domanda e annuì. Si avviarono in silenzio e lasciarono il rumore assordante della musica che arrivava anche fuori dal locale. In quel momento, Gabriella non pensò né a Amy, né a suo fratello, né alle scarpe alte che le facevano male ai piedi. Doveva parlare con quel ragazzo, doveva diventare sua amica e doveva aiutarlo a riscattarsi. Liam, invece, fissava la strada e ogni tanto dava un’occhiata alla persona che gli stava accanto per controllare se ci fosse realmente o stesse solo sognando: passeggiare con una ragazza, per lui, non era da tutti i giorni.

***

 
Il parco era illuminato poco quella sera e c’era pochissima gente. Gabriella e Liam si accomodarono su una panchina situata sotto un grande salice piangente; il profumo dell’erba, che era stata tagliata quella mattina, si insinuava prepotentemente nelle narici. C’era un silenzio tombale, spezzato dal fruscio delle foglie degli alberi che venivano leggermente mosse dal venticello primaverile. Sia Liam che Gabriella si persero a contemplare la bellezza di quel luogo, sotto la luce notturna.
<< Venivo spesso qui da bambina. >> esordì Gabriella, stringendo con le mani la parte anteriore della panchina.
Sul volto di Liam si aprì un piccolo sorriso che poi sparì non appena Gabriella posò la sua attenzione sul ragazzo.
<< È qui che ho imparato a fare la verticale. >> continuò, indicando un punto preciso nel parco.
Gabriella aveva sette anni quando sua madre la portò al parco con suo fratello Harry. Quel giorno, di tanto tempo fa, un gruppo di ginnaste si era riunito lì per fare riscaldamento. Mentre Harry giocava a nascondino con gli altri bambini, lei rimase tutto il tempo a fissare quelle ragazzine che si esibivano in salti, acrobazie e giravolte varie. Ne rimase ammaliata e tornata a casa chiese alla madre se potesse diventare un’atleta anche lei. Dopo anni di ginnastica artistica, aveva conosciuto il mondo del cheerleading e se ne era innamorata, da all’ora non lo aveva più lasciato.
<< E lì, invece, è dove ho fatto una capriola all’indietro e sono caduta. >> aggiunse, indicando un altro punto e iniziando a ridere.
Liam immaginò la scena e non potette fare a meno di ridere anche lui.
Gabriella lo spintonò. << Ero solo una bambina! >>
<< Ora sei diventata brava – disse Liam, smettendo di ridere e tornando serio – ti ho vista alle parate, sei straordinaria. >>
La ragazza fu sorpresa da quelle parole, non si aspettava un complimento simile da parte di Liam.
<< Venivi alle parate? >> chiese Gabriella, curiosa.
<< A volte. >>
Liam non partecipava spesso agli eventi che organizzava la scuola, però ogni tanto, per svagare la mente, si recava ai campetti per guardare una partita di calcio o per le gare di cheerleading. Quelle poche volte, dato che Bill e company erano impegnati a giocare, veniva lasciato in pace. Nonostante ciò, cercava sempre di non dare nell’occhio. Aveva notato diverse volte Gabriella durante le parate, questo perché era una fra le più brave del suo gruppo.
<< Non lo sapevo. >> rispose la ragazza.
E ancora tante altre cose non conosceva di Liam e della sua vita, però questo Gabriella non poteva saperlo. Decise di sorvolare l’argomento “ bullismo” per evitare che lui scappasse, proprio ora che si stava sciogliendo e spiccicava qualche parola. Sembrava che, con quell’atteggiamento, Liam stesse pian piano sempre meno a disagio e, cosa più importante, quel rossore negli occhi che aveva visto prima, era scomparso.
<< Qual è il tuo colore preferito? >> domandò Gabriella, togliendosi le scarpe alte e alzando le gambe sulla panchina, abbracciando le ginocchia.
Liam ci pensò su qualche secondo: gli pareva una domanda alquanto stupida a cui nemmeno aveva mai pensato, forse perché, diversamente dagli altri bambini, non aveva avuto un’infanzia facile e decidere quale tra i tanti colori fosse il suo preferito era abbastanza difficile, poiché la sua vita era sempre stata di un unico colore, il nero.
<< Sono stato sempre affascinato dal blu. >> disse, senza però sapere se fosse o meno il suo preferito.
Il vento scompigliò i capelli di Gabriella e una ciocca, color cioccolato, le coprì il volto. Liam, non pensandoci due volte, spostò delicatamente la ciocca di capelli e poi ritrasse la mano come se si fosse scottato. Si imbarazzò e abbassò il capo.
<< Il mio è il giallo. >>
Liam la guardò interrogativa, come se non avesse capito la sua risposta.
<< Che c’è? >> domandò Gabriella.
<< Niente – disse lui, alzandosi – ti facevo più tipa da rosa. >>
La ragazza sorrise e dopo aver infilato le scarpe, si alzò e insieme a Liam si avviarono verso la grande fontana che c’era al centro del parco.
<< Sai, quando ero piccolo e venivo qui, mio padre mi diceva di esprime un desiderio e lanciare un sassolino nell’acqua. >>
Gabriella guardò nella fontana e vide diversi sassolini e monetine che riposavano sul fondo.
<< E..? >> domandò poi, per capire perché lo facesse e perché avesse deciso di dirglielo.
<< Oh, è una sciocchezza – disse Liam, prendendo un sassolino da terra e poi lanciandolo nella fontana – lui mi diceva che se, dopo averlo gettato, avesse galleggiato allora il mio desiderio si sarebbe avverato. >>
<< Non è possibile! >> esordì Gabriella.
Liam si sedette sul bordo della fontana. << Lo so, però da piccolo ci rimanevo male. >>
La ragazza si avvicinò e pensò a quanto fosse cattiva una cosa simile da dire ad un bambino, praticamente veniva illuso e immaginare il viso di Liam, da piccolo, che ci rimaneva deluso ogni qual volta il sassolino se ne restava sul fondo, la rattristava.
Raccolse dal prato una margherita e la porse a Liam.
<< Forse c’è un modo più semplice per rendere la cosa possibile. >> disse, stringendo la sua mano a quella del ragazzo e chiudendo gli occhi.
Liam fece lo stesso e la prima cosa che passò nella sua mente fu di poter rivivere quella serata ancora una volta. Gabriella si era mostrata un’ottima compagna con cui poter scambiare qualche chiacchiera ogni tanto. Era trascorsa all’incirca mezz’ora da quando era lì e non aveva pensato ai suoi problemi e quel leggero dolore alle tempie, era sparito.
Gettarono la margherita nell’acqua e sorrisero non appena videro che galleggiava sulla superficie.
<< Mi hai dato una speranza. >> disse Liam, continuando a guardare quel fiore.
Gabriella stava per rispondere, quando sentì il telefonino vibrare dalla tasca dei suoi jeans.
 
Dove sei? Tuo fratello ti sta cercando.
 
Un messaggio da Amy.
<< Devo andare. >>
Liam annuì e si alzò. In realtà era arrivata l’ora di andare anche per lui, doveva delle scuse a sua madre che, cercando di far smettere lui e suo padre di litigare, si era intromessa nella discussione e Liam, nervoso, le aveva risposto male.
<< Ci facciamo compagnia per strada? >> chiese il ragazzo timidamente.
Gabriella sorrise e prendendolo sotto braccio, lo trascinò via da quel parco e da quella fontana che, tanto odiata da bambino, quella sera era diventata una piccola macchia di colore nella sua vita in nero. Chissà perché, quel colore era proprio il giallo.
 
 
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Ciao bellezze, stranamente sono puntuale e ho pubblicato in tempo il capitolo. Spero che questo vi piaccia come è piaciuto a me scriverlo, mi scuso in anticipo per qualche errore. In realtà volevo specificarlo, io non sono una che scrive correttamente e ho delle lagune in grammatica, però sto cercando di migliorare.
Ora passiamo ai ringraziamenti che sono la parte più importante:
1)      Ringrazio tutte le persone che hanno sopportato i miei messaggi ti posta.
2)     Ringrazio tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate.
3)     Ringrazio vivamente tutte le persone che hanno commentato e come avete notato ho risposto a tutte voi.
4)     E ringrazio la mia amica Hazza che mi continua a fare banner bellissimi, che legge i miei capitoli in anteprima e che mi aiuta con la storia dandomi idee brillanti.
 
Ps: Ho realizzato insieme alla mia amica, i vestiti che avrebbero indossato i ragazzi:
 
Niall: 
http://www.polyvore.com/niall_horan/set?id=79141778
Harry: http://www.polyvore.com/hs/set?id=79147488
Liam: http://www.polyvore.com/liam_payne/set?id=79146126
Zayn: http://www.polyvore.com/zayn_malik/set?id=79145867
Louis: http://www.polyvore.com/louis_tomlinson/set?id=79144450
Gabriella: http://www.polyvore.com/gabriella/set?id=79137093
Amy: http://www.polyvore.com/amy_horan/set?id=79138149
 
Grazie ancora e spero continuerete a seguirmi! Un bacio e alla prossima settimana, che spero di postare in tempo anche se ho gli esami. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Her photos ***


Her photos

Non c’erano lezioni di sabato alla London High School, però l’edificio restava aperto per gli incontri, le prove e gli allenamenti degli studenti che avevano scelto delle attività extra-curricolari. E quindi, Celine Brums, si era svegliata di buon ora, aveva indossato la sua divisa da coach e poi si era diretta verso la scuola.
<< Ti prego fermati! >> continuava a supplicarla Louis, che a quanto pareva non voleva dargli ascolto.
Celine fece finta di non sentirlo e proseguiva dritta per la sua strada, stringendo la manica del suo borsone rosso. Era arrabbiata, furiosa…aveva passato tutta la notte a chiamarlo al cellulare, ma niente non rispondeva. Si era preoccupata che gli fosse capitato qualcosa di brutto e avere sue notizie, soltanto il giorno seguente, di mattina e vedendolo a scuola, l’aveva fatta adirare ancora di più.
<< Celine… - Louis non si arrese e riuscì a raggiungerla, posizionandosi di fronte – perché non vuoi parlare con me? >>
La mora alzò un sopracciglio e lo guardò attentamente. Era proprio bello il suo Louis, i suoi occhi erano di un colore intenso che ogni qual volta la guardavano, le facevano venire i brividi. E poi le sue labbra, ricordava ancora il primo bacio che si erano dati.
<< Celine, ti prego. >>
<< Che fine hai fatto ieri sera? >> domandò la mora, mettendo una mano su un fianco.
Louis ci pensò su qualche secondo e poi si ricordò della festa al locale di Zayn. Aveva deciso di andarci la sera stessa per dare un’occhiata ai suoi ragazzi e per evitare che si ubriacassero e si sentissero male, dato che avrebbero dovuto affrontare una partita il giorno dopo. Non aveva avvisato la sua fidanzata di questa sua uscita, però non gli sembrava qualcosa di così sbagliato da non doverlo, addirittura, parlare.
<< Sono uscito, sono andato al Malik’s pub. >>
Celine arricciò le labbra. Perché non glielo aveva detto? Non era una di quelle che proibivano il proprio fidanzato di uscire, però poteva avvisarla, almeno quella sera non si sarebbe preoccupata inutilmente. Lei che pensava al peggiore degli incidenti e lui che si divertiva a ballare con quei quattro ragazzini.
<< Potevi dirmelo Louis – disse, poggiando il borsone rosso a terra – ero preoccupata e non riuscivo a rintracciarti. >>
Louis si avvicinò a lei e poi l’abbracciò forte. << Scusa. >>
Celine sorrise e poi gli stampò un bacio sulle labbra. Le piaceva quando il suo ragazzo le porgeva delle scuse, perché assumeva quell’espressione da bambino, ingenuo e abbastanza birichino, da non riuscire a non perdonarlo e a riderci su. Louis rappresentava tutto ciò che lei avrebbe sempre voluto essere. Louis era divertente, solare, con la battuta sempre pronta, intelligente, bello, affascinante nonostante il suo essere eternamente bambino, sincero, menefreghista alle volte… Louis era colui che l’aveva fatta sorridere nei momenti più difficili e colui che l’aveva fatta piangere d’emozione, scrivendole una lettera o facendole trovare una rosa sul letto. Louis era il suo tutto e la vita senza di lui, non aveva significato. Nonostante questo, però, ancora non riusciva ad essere pienamente sincera con lui, e non se lo meritava di certo. Il problema di Celine, non riguardava lei personalmente, ma la sua famiglia che non era molto contenta di quella relazione, non che Louis fosse un cattivo ragazzo, ma i Brums avevano già deciso con chi far frequentare la figlia: un membro della comunità di cui facevano parte. Quindi Louis non era a conoscenza che la sera seguente, la sua fidanzata sarebbe andata a cena con Luther – membro della comunità – in un appuntamento organizzato a puntino dalla madre. Ovviamente Celine si era rifiutata, però poi, pensandoci su, aveva preferito accettare la cena con Luther per dirgli che era già impegnata e che poteva rivolgere i suoi occhi altrove. Celine non voleva illudere la gente e assolutamente non voleva stare ai giochi di sua madre che non aveva nessuno diritto di intromettersi nella sua vita e cercare di prendere delle decisioni al suo posto.
<< Che hai? >> chiese il ragazzo, notando che la sua fidanzata era abbastanza avvilita e pensierosa.
 << Niente, sono solo  un po’ in ansia per le regionali – mentì, lasciandosi abbracciare nuovamente da Louis – trenta giorni passano in fretta. >>
Louis poteva capirla, anche lui stava allenando i suoi ragazzi. La prima partita ci sarebbe stata quel pomeriggio e se avessero vinto sarebbero passati alla fase successiva. La squadra era abbastanza forte e con Harry come attaccante, Niall difensore, Bill portiere non aveva nessun dubbio: la coppa quell’anno spettava alla London High School.
<< Coach! >>
Sia Louis che Celine si voltarono e videro arrivare Niall con una mano alzata per salutarli. Aveva già indossato la sua divisa, con i calzettoni bianchi tirati su fino al ginocchio. Si era avvicinato ai due e aveva consegnato all’allenatore un foglio piegato.
<< Da parte della preside. >> disse il biondo, impaziente di sapere quello che c’era scritto.
Il fatto che Niall non avesse letto quello che conteneva, nonostante ne avesse avuto la possibilità, era normale: la pigrizia era uno dei suoi tanti difetti.
 
Gentile signor Tomlinson,
a causa di problematiche varie la partita di questo pomeriggio verrà sospesa e rimandata alla prossima settimana. Il coach Jonas è già stato avvisato e mi scuso con lei per non averla avvertita prima. La prego di venire, il prima possibile, nel mio ufficio per organizzare l’evento sportivo per il sabato prossimo. La saluto.

Preside Brigitte Coral

 
 
Appena Louis terminò di leggere quelle poche righe, strappò con ira il foglio e sbuffò.
<< Niente partita. >> si lamentò.
<< Perché? >> domandò Niall, incredulo.
<< È stata rimandata. >>
Niall, dato che come suo solito era sempre puntuale il sabato, avvisò i ragazzi di non venire perché, a quanto pareva, il coach era troppo adirato per fare anche solo allenamento. Dopo aver chiamato sua madre e avuto il permesso, invitò a pranzo il suo fidato amico che per ordine di sua sorella, era costretto a portare anche Gabriella. Salutò Celine e Louis e poi si avviò verso la sua auto per tornarsene a casa.
 

***

 
 
Terrie Horan, madre di Niall e Amy, aveva trascorso l’intera mattinata a preparare del buon cibo da presentare a tavola ai suoi ospiti. Terrie era un’ottima cuoca e tra le cose che le venivano meglio c’era la lasagna italiana. Avendo avuto una bisnonna giovane e di origini napoletane, aveva imparato a cucinare alcuni piatti italiani e con il passare degli anni e qualche piccolo ingrediente segreto, era riuscita sempre ad accontentare quel goloso di suo marito Stefan. E quindi, quella mattina, si era messa sotto e aveva addirittura preparato una crostata come dolce. Logicamente sua figlia Amy le aveva dato una mano, che si rendeva sempre disponibile nelle faccende domestiche e contribuiva a delle piccole spese, lavorando part-time, quando serviva aiuto, al locale dei Malik. Danielle, sorella di Zayn, diverse volte l’aveva chiamata per farsi aiutare con gli scarichi o nell’organizzare le serate a tema quando Zayn se ne scappava in Spagna per andare dalla sua fidanzata. Al contrario, Niall non faceva assolutamente nulla e la sua vita era animata dal computer e dalle partite di calcio. Erano due caratteri completamenti differenti tra loro e Terrie a volte si domandava come avesse fatto a sfornare due menti così opposte che si somigliassero solo nell’aspetto esteriore.
<< Umm, che buon profumino! >> esordì Stefan, che si posizionò dietro la donna e iniziò a baciarle il collo.
Stefan Horan era un uomo molto romantico e gli piaceva coccolare sua moglie nonostante fossero passati gli anni e il loro rapporto di coppia fosse diventato quasi un’ abitudine. L’uomo amava profondamente quella donna e quando la vedeva ai fornelli, corrucciata e impegnata, non poteva far a meno di infastidirla con le sue “attenzioni” .
<< Smettila, Stefan! – si lamentò la donna, per poi controllare la lasagna nel forno e passare a condire l’insalata – Tra poco arriveranno i ragazzi. >>
L’uomo mise il broncio e si allontanò dalla moglie per ritornare nello studio che aveva lasciato poco prima. Il profumo del cibo invase tutta la casa e addirittura si poteva sentire al di fuori, infatti non appena arrivò Niall sorrise tra sé pensando a quanto avessero apprezzato i suoi amici la cucina di sua madre. Entrò in casa e si rilassò sul divano.
<< Come mai già qui? >> domandò Terrie, pensando che sarebbe venuto dopo la partita.
<< Perché la partita è stata rimandata. >>
Terrie poteva leggere del nervosismo sul volto di suo figlio, sapeva quanto tenesse a giocare in quella partita. Niall dava il meglio di sé soltanto nel calcio, la scuola era diventata un optional e a stento riusciva a raggiungere la sufficienza; poi a trovarsi una ragazza nemmeno ci pensava. Non credeva nelle relazioni serie e durature, si sentiva ancora troppo giovane per impegnarsi e preferiva non perder tempo dietro a stupide ragazzine e divertirsi di tanto in tanto fino a quando non avrebbe messo la testa a posto. Un giorno molto lontano.
<< Quando verranno Harry e Gabriella? >> urlò Terrie dalla cucina, mentre cercava il sale da mettere nell’insalata.
Niall spense la televisione e raggiunse la madre nell’altra stanza, poi si accomodò su una sedia e, senza farsi vedere, prese dalla ciotolina di coccio qualche oliva verde.
<< Saranno qui a minuti. >>
Terrie si voltò giusto in tempo, cogliendo suo figlio in fragrante. Allontanò le olive da Niall e le ripose nel frigorifero. La signora Horan ci teneva parecchio a fare bella figura quando Harry o Gabriella venivano a pranzo a casa sua. Erano due ragazzi deliziosi, educati e rispettosi. Gabriella si rivolgeva sempre in modo gentile ed avendo un carattere forte, poteva aiutare sua figlia Amy a combattere la timidezza. Da bambine Gabriella rappresentava per Amy la sua eroina, colei che la difendeva se qualche altra bambina la prendeva in giro o colei che le andava a recuperare i giochi quando qualcuno, dispettoso, glieli rubava. E lo stesso tipo di legame lo trovava in Harry e Niall che forse erano più riservati e non così trasparenti come le due ragazze, però Terrie riusciva a vedere in quei due, qualcosa che li rendeva uniti come se fossero fratelli. Quel qualcosa poteva essere il calcio, perché oltre quello erano come l’acqua e il fuoco.
Ad un tratto il campanello di casa suonò e Stefan andò ad aprire la porta, accogliendo Harry e Gabriella e spedendoli in cucina. Entrambi si accorsero dell’ottimo profumino che proveniva dal forno e varcando l’arco del salone, raggiunsero Niall e Terrie.
<< Buongiorno – salutò Gabriella – dov’è Amy? >>
<< Oh, ciao ragazzi. Amy è in giardino a studiare. >>
Harry ricambiò il saluto, mentre Gabriella annuì. Si accomodarono e iniziarono a conversare con Niall che li stava informando della partita e dell’avviso che la preside gli aveva dato quella mattina e di consegnarlo a Louis. Neanche Gabriella era andata agli allenamenti quel sabato, era tornata a casa tardi e a causa dei tacchi alti le erano venute delle grosse vesciche appena su il tallone.
<< Ha bisogno di una mano? >> domandò la mora, alzandosi da tavola e avvicinandosi al bancone della cucina.
<< Sei gentile – le disse Terrie, prendendo il pane e un coltello – potresti tagliarlo? >>
Gabriella annuì e poi si mise subito all’opera. Non aveva mai cucinato, in realtà nemmeno le piaceva farlo, però le sembrava carino aiutare la signora Horan e poi tagliare il pane non le pesava affatto. Le piaceva la vita di Amy: semplice, con una famiglia calorosa e una casa accogliente. Lei invece abitava in una villa enorme, genitori sempre fuori per lavoro, domestica e cuoca in giro per casa, un fratello geloso e rompiscatole.
Niall, accorgendosi che Gabriella non riusciva a tagliare il pane decentemente, si propose di darle una mano. Terrie fu curiosa di sapere come suo figlio avrebbe potuto fare meglio, dato che non alzava un dito dalla mattina fino alla sera.
<< Vi dispiace se esco fuori? >> chiese gentilmente Harry che necessitava di una sigaretta.
Era abbastanza stressato, Olivia continuava a inviargli messaggi e tempestarlo di chiamate perché non aveva accettato la sua uscita la sera precedente. Avrebbe preferito che passasse da lei, aveva casa libera e avrebbero potuto stare insieme per tutta la notte. Harry, però, aveva preferito andare da Zayn per potersi svagare e anche perché alla sua età aveva bisogno di fare quel tipo di cose: ubriacarsi, ballare fino a notte fonda, scherzare con gli amici…che Olivia non poteva capire, in fondo lui non era suo marito ma solo un ragazzo che, nonostante una relazione complicata, cercava di godersi la sua età.
<< No, vai… - disse Terrie sfornando la lasagna – e già che ci sei, chiama Amy e dille che tra poco si pranza. >>
Il riccio annuì e poi si dileguò in giardino, sfilando dal suo pacchetto di Winston una sigaretta e portandola alla bocca. Fece il giro e giunse nel retro della casa. In lontananza, sotto un gazebo bianco, c’era Amy immersa nella lettura che sembrava non essersi accorta della sua presenza. Rimase fermo lì, vicino alla macchina parcheggiata di Niall, a fumarsi la sua sigaretta e a fissare un triciclo blu che lui e il suo amico, usavano da piccoli per rincorrere le due sorelle. Ricordando i tempi dell’infanzia, gli venne alla mente quando giocando tutti insieme e rincorrendo Gabriella, inciampò e cadde a terra sbucciandosi un ginocchio. Gabriella pianse per un giorno intero e disse alla madre che lui e Niall lo avevano fatto a posta a farla cadere, e Harry venne punito.
Tornando al presente e finita la sigaretta, si avvicinò cautamente al gazebo e quando Amy si accorse di lui, si appoggiò con una spalla al pilastro bianco della struttura e incrociò le braccia al petto.
<< Letteratuta inglese? >> domandò, riconoscendo il libro dalla copertina.
Amy annuì e poi raccolse tutto ciò che c’era sul tavolo e lo ripose nello zaino. Aveva la strana sensazione che lunedì la Button l’avrebbe chiamata per l’interrogazione e qualcosa le diceva che non sarebbe stata come tutte le altre interrogazioni, avrebbe sicuramente faticato per ottenere quel voto che le consentiva di raggiungere il massimo sulla pagella.
<< Hai detto quello che dovevi dire a tua sorella? >> chiese ad un certo punto Amy, tranquilla e già conoscendo la risposta.
Harry la guardò per qualche attimo senza proferir parola, poi sospirò e si scompigliò i capelli come era solito fare.
<< No. – ammise – non è così facile… >>
E non era per niente facile. Come poteva dire a sua sorella che si stava frequentando con la professoressa Button? L’avrebbe presa sicuramente male e non poteva alzare un polverone senza essere sicuro che la storia sarebbe durata nel tempo.
<< Posso capire. >> disse la bionda, tirando la zip dello zaino e avvicinando la sedia al tavolo.
<< Come la prenderesti tu? >> domandò Harry.
Amy immaginò suo fratello uscire con una donna più grande di lui e quasi le venne da ridere al pensiero. Niall era ancora troppo bamboccione e immaturo per stare con una donna già avanti con gli anni, e poi chi, pazza-giunta-quasi-alla-menopausa, avrebbe preso suo fratello?
Harry, invece, era diverso. Harry mostrava quella maturità che Niall non aveva e vederlo accanto alla Button, anche se all’inizio l’aveva scossa, non le pareva una cosa così malvagia ed era per questo che doveva dirlo a sua sorella, perché forse lei lo avrebbe accettato e si sarebbe fatta una sana risata, oppure no. Questo, però, non poteva saperlo finchè Harry non glielo avrebbe detto.
<< Beh… mi congratulerei con mio fratello – rispose – mai avrei pensato potesse conquistare una donna come la Button. >>
Harry rise a quelle parole e coinvolse anche la bionda. Forse Amy aveva ragione, Garbriella avrebbe fatto lo stesso ragionamento, si trovò a pensare il riccio.
Amy Horan era timida e quindi solitamente si teneva tutto per sé, però quando si trattava della sua famiglia o di qualcuno d’importante, come Gabriella, ci teneva a far conoscere quello che aveva da dire. Harry avrebbe potuto anche tenere nascosto fino alla morte la sua relazione con la professoressa Olivia, a lei questo non le importava. Da quando, però, era venuta a conoscenza di tale rapporto, essendo poi la sua migliore amica, si sentiva in dovere di avvisarla perché al suo posto, Gabriella, se fosse accaduto a Niall, di sicuro glielo avrebbe detto e per questo si sentiva in colpa.
<< Sai, voglio essere sincera – disse, prendendo lo zaino e mettendolo in spalla. – se mio fratello è felice, anche io lo sono e quindi accetterei la cosa. Da sorella gli direi anche che quando poi si renderà conto che lei avrà esigenze che saranno diverse da quelle che abbiamo noi a quest’età, come: sposarsi, avere un bambino, essere più maturi…insomma perderebbe gli anni più belli della sua vita e quando poi la lascerà perché non ne può più, si renderà conto di essere stato uno sciocco. >>
Harry la ascoltava in silenzio, pensando a quanto le sue parole potessero essere veritiere in quel momento.
<< E lasciati dire un’altra cosa: io non so cosa significa amare, però penso che quella spenzieratezza, quella spontaneità e quella pazzia che può darti una ragazza non sia paragonabile a quella che invece ricevi da una donna adulta che quel rapporto l’ha superato da un pezzo e ora punta su qualcosa di più serio, più maturo e più responsabile. >>
Detto ciò, lasciò Harry sotto il gazebo ancora stupito da quello che gli aveva detto e se ne andò, entrando in casa. Quando il ragazzo prese il telefono dalla tasca, che continuava a vibrare, chiuse la chiamata e lo spense. Quel giorno Olivia non lo avrebbe assillato con le sue paranoie, aveva bisogno di pensare e soprattutto riflettere sulle parole di Amy.
 

***

 
Liam non riusciva a credere che quella margherita, buttata la sera prima nella fontana, continuava a galleggiare nell’acqua. Forse non era la stessa, era stata lanciata da qualcuno quella mattina, si ritrovò a pensare. Era stato tutto il tempo a fissare quel fiore, per poi andarsene alla lezione di chitarra. Liam amava la musica e suonare lo faceva sentire bene. Quando teneva in mano la sua chitarra, dimenticava tutti i suoi problemi: il padre, Bill, la scuola… gli piaceva anche cantare di tanto in tanto ed era bravo. Questa sua passione, però, oltre la sua famiglia non la conosceva nessuno, sia perché non sapeva con chi parlarne dato che non aveva amici, sia perché Liam era molto riservato e certe cose preferiva tenersele per sé.
Camminando, immerso nei pensieri, arrivò davanti al Malik’s pub ed entrò. Non aveva dimenticato la sera che Gabriella lo portò da Zayn e si mostrarono gentili e pronti ad aiutarlo. Doveva un grazie a quel ragazzo, così come aveva ringraziato Gabriella.
Si accomodò e ordinò ad una bella cameriera del caffè.
<< Ehy Payne! >>
Quando Liam si voltò, vide Zayn con uno scatolone tra le mani e diversi pacchetti di gomme infilati qua e là nelle tasche del jeans.
<< Vuoi una mano? >> chiese cortese Liam, alzandosi e prendendo uno scatolone, contentente caramelle, che stava dietro il moro.
Zayn annuì e andarono nel retro del locale a sistemare la roba. Trascorsero una buona mezz’ora a trasportare dal camion all’interno del locale scatoloni, pacchi imballati, taniche di birra, coca, vino e bibite varie. Tutto avvenne nell’assoluto silenzio, anche perché ogni tanto Zayn si fermava a parlare con qualche addetto ai trasporti per ordinare altre merci per il mese prossimo. Liam pensò che Zayn fosse un ragazzo veramente impegnato: lavorava sodo per portare avanti il suo locale e grazie ai suoi sforzi veniva riconosciuto in tutta Londra e evidentemente gli portava anche dei grossi guadagni.
Nell’andare avanti e indietro, rimasto solo, Liam notò su una parete una foto.
Un minuto, due…tre, cinque minuti.
Rimase fermo lì a fissare la foto che ritraeva Gabriella sorridente in una delle tante serate che Zayn aveva organizzato. Era radiosa, l’obbiettivo aveva preso solo il suo viso. Subito gli tornò alla mente la sera prima: la fontana, la margherita, il giallo, i suoi capelli al vento, le risate, la notte…
<< Bella vero? >>
Quando Liam udì la voce di Zayn, quasi sussultò. Il moro gli aveva poggiato una mano sulla spalla e aveva gli occhi fissi sulla foto.
Come aveva fatto ad accorgersi che stava guardando proprio quella foto?
<< Io…io devo andare – disse Liam, ignorando quello che Zayn gli aveva appena detto – scusa… >>
Non riuscì a terminare la frase che venne interrotto.
<< Grazie per avermi aiutato con lo scarico. >>
<< Non è niente- disse Liam – è il minimo che ti dovevo dopo quello che hai fatto per me quella sera. Sono io che debbo ringraziarti! >>
Zayn sorrise e staccò dalla parete la foto di Gabriella. Poi la porse a Liam, che non capendo, alzò un sopracciglio.
<< Prendila! >>
Liam lo guardò ancora più stranito e si allontanò di un passo.
<< Quando la guardi il tuo dolore si placa – e Zayn allungò la mano per dargli la foto – lo percepisco io, che a stento ti conosco. >>
In quel momento Liam non sapeva cosa fare: prendere o lasciare lì la foto? Nessuno lo aveva letto così profondamente all’interno. Era vero, Gabriella e il suo sorriso lo distraevano da quel dolore continuo che provava al petto e che lo rendevano fragile, inutile, vittima. Quindi senza pensarci su due volte, prese la foto e se ne andò, senza nemmeno ringraziare, di nuovo, Zayn e lasciando che le lacrime cominciassero a rigargli il viso. Piangeva Liam, piangeva perché qualcuno era riuscito a vedere il suo dolore, perché qualcuno aveva invaso, senza permesso, la sua parte più nascosta e profonda della sua interiorità. Era come se fosse stato smascherato, privato della sua protezione, mostrando il suo vero volto. Il turbamento di Liam era che Zayn ora conosceva ciò che poteva renderlo felice.
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Ed eccomi, come promesso, di domenica a pubblicare il quarto capitolo di questa storia. Devo ammettere che è stato difficile per me scriverlo, anche perché è un capitolo di passaggio e dovevo introdurre Celine e Louis perché avranno  come tutti gli altri (1D) un’importanza in questa storia. In primis, volevo ringraziarvi: un grazie enorme a tutti coloro che seguono, hanno tra i preferiti e ricordate, la mia storia. Un grazie ancora più grande a quelli, che pazientemente, commentano. E per voi che sto continuando questa storia, mi date la forza di andare avanti e avere nuove idee. GRAZIE!
Volevo farmi alcune domande, per sapere cosa ne pensate:
1)      Secondo voi, Gabriella con chi dovrebbe stare? Liam?
2)     E Amy? Meglio Zayn o Harry? Chi vi piace di più?
 
In realtà io, logicamente, già so come andrà a finire però necessito delle vostre risposte perché posso sempre cambiare idea ;)
Ringrazio la mia dolce Hazza per il banner, sempre disponibile.
Come avete potuto notare, la mia Celine è Katerina Graham.
 
Ps: la foto che Liam trova al locale è questa: 
http://userserve-ak.last.fm/serve/_/81486509/Lucy+Hale+tumblr_m8jziz2yVZ1r26xavo1_500.png
 
Alla prossima settimana, un bacio : )

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rain ***




Rain
 

Quella giornata per Amy era iniziata proprio male: era stata chiamata all’interrogazione di letteratura inglese, non andata molto bene perché pareva che la professoressa Button, nervosa e adirata per problemi personali, volesse scagliare la sua ira su i suoi studenti e quel lunedì Amy Horan era stata scelta come vittima sacrificale. Dopo scuola si era recata al supermercato a fare la spesa, a piedi, e le buste le si erano rotte per strada. Tornata a casa, sua madre le aveva chiesto un altro favore e così con molta pazienza si era recata in panificio per prendere un pezzo di pane. Uscita dal negozio, come se non bastasse, aveva iniziato a piovere e la ragazza era senza ombrello.
Si incamminò affiancata al muro, sotto i cornicioni dei palazzi per cercare di non bagnarsi. Inutile, perché la pioggia aveva un’andatura leggermente di lato e la prendeva in pieno. Maledisse quel lunedì, sua madre, la professoressa e il pane stesso. Era tardi e doveva ancora studiare, finire di leggere il libro che aveva preso in prestito in biblioteca e trovare il tempo di lavarsi i capelli. Non aveva sentito Gabriella quel giorno, dato che era stata costretta a stare tutto il tempo in palestra poiché aveva mancato agli allenamenti di sabato. Le aveva inviato un messaggio per sapere se Liam si fosse fatto vivo dopo la serata al parco. Gabriella le aveva raccontato tutto: del dolore che poteva leggere nei suoi occhi nocciola, di come la sua vita sembrasse così difficile anche se non ne aveva fatto parola e di quanto fosse stata bene quella sera in sua compagnia. Liam doveva essere proprio un bravo ragazzo, si ritrovò a pensare.
Immersa completamente tra i suoi pensieri, quasi sussultò quando qualcuno posò le mani sui suoi fianchi e smise di sentire il ticchettio fastidioso della pioggia che si insinuava fra i suoi capelli. Era al coperto, sotto un grosso ombrello blu.
<< Ti ho spaventata? >> chiese Harry, allargandosi in un mezzo sorriso.
Amy rimase concentrata sui suoi occhi e si perse a contemplare la loro bellezza. Poi spostò lo sguardo più giù e venne attirata da quel sorriso smagliante di denti bianchi e perfetti e dalle due fossette che si erano venute a creare sul suo volto. Le era sempre piaciuto il sorriso di Harry, da quando erano bambini. Gabriella rideva in modo simile al fratello, però quello di Harry aveva un qualcosa che l’attirava e non riusciva a capirne il motivo.
<< Ehm, no. >>
<< Vuoi un passaggio? >> e indicò l’ombrello.
Anche lui era a piedi, però a differenza della ragazza si era premurato di portarsi dietro l’ombrello come ogni cittadino londinese avrebbe dovuto fare. La Gran Bretagna era tipica per il suo clima in continuo cambiamento e questo Amy Horan doveva prevederlo.
<< Grazie – disse imbarazzata – sei gentile. >>
Harry le fece di nuovo un mezzo sorriso e poi si avviarono lungo il vialetto che portava a casa Horan. Nonostante Amy cercasse di ovviare quei pensieri, continuava a rimembrare la questione Button-Styles che addirittura non la faceva riposare la notte. Harry le aveva detto che ne avrebbe parlato con Gabriella e solo dopo che lui lo avrebbe fatto, si sarebbe sentita meno in colpa e svuotata di un peso che le contraeva lo stomaco. Si sentiva un’amica sleale e falsa, però non riusciva a capire come potesse tener fede alle parole di quel ragazzo e di non andare subito da Gabriella e svelarle tutto. Dentro di lei, sapeva che poteva contare su di Harry e che un giorno glielo avrebbe sicuramente detto. Sperava però che quel fatidico giorno arrivasse il prima possibile, anche perché non riusciva a convivere con quel peso allo stomaco.
<< Fatti più vicina, altrimenti ti bagni. >> le disse Harry, cercando di avvicinarla cingendole le spalle con un braccio.
Amy si fece trascinare di qualche centimetro verso di lui e imbarazzata non riuscì a dire nulla. Poteva sentire il suo profumo, lo stesso che aveva inebriato le sue narici il giorno che l’aveva fatta chiamare mentre era in aula. Le sue guance si colorarono di rosa.
<< Comunque… - iniziò il riccio, continuando a camminare e a evitare che le macchine lo investissero in pieno con l’acqua sporca delle pozzanghere – ho riflettuto su quello che mi hai detto, credo che tu possa aiutarmi. >>
Amy lo guardò stranita, non riuscendo a comprendere. << In che modo? >> domandò ingenua.
Attraversarono la strada e affrettarono il passo perché la pioggia stava diventando più insistente, alcuni lampi e tuoni squarciarono il cielo grigio. I lampioni della città iniziarono ad illuminarsi e tutto divenne un miscuglio di colori. Le varie pizzerie, fast-food, ristoranti e locali impregnavano l’aria di cucinato, fritto, aromi…
<< Devo capire – rispose, tenendo lo sguardo fisso sulla strada e stringendo il manico dell’ombrello con una presa forte – io sto bene con Olivia, però non voglio far soffrire la mia famiglia. >>
Quando Harry disse tali parole, Amy mai avrebbe creduto possibile una cosa simile. Questo perché lei non sapeva di come Harry ci aveva pensato tutta la notte a quello che lei gli aveva detto. Doveva ammetterlo: Olivia lo faceva stare bene, ma lui era pronto ad avere un rapporto con una donna più grande, matura, con questioni familiari complicate ancora aperte e rinunciare alla sua vita da adolescente? Non sapeva cosa fare e pensandoci credeva che Amy gli potesse essere d’aiuto. Lei poteva sia fargli capire che Olivia non era altro che un’avventura passeggera e quindi rinunciare a quel rapporto, sia che valeva la pena continuare la storia e dirlo alla sua famiglia.
<< Io…non…>>
Harry si fermò e la guardò dritto negli occhi. << Tu puoi aiutarmi Amy, lo hai fatto già sabato inconsapevolmente. >>
La ragazza abbassò il capo e rifletté su quelle parole. Harry stava solo complicando la situazione: già si sentiva in colpa per non dire la verità alla sua migliore amica, ora addirittura aiutare suo fratello in quella situazione… non poteva farlo. Cosa poteva mai dirgli, lasciare la Button? Dire la verità a sua sorella? Non le sembrava questo grande aiuto che lui invece stava quasi implorando.
<< Non credo sia possibile. >> concluse Amy, facendo in modo che il suo interlocutore si rabbuiasse.
Harry le alzò il viso con la mano e tale gesto imbarazzò ancora di più la ragazza. Si avvicinò e all’improvviso Amy smise di sentire il rumore della pioggia che picchiettava sull’ombrello. Poteva percepire solo il suo cuore che batteva a mille.
<< Fallo per Gabriella. >> sussurrò, fissandola e riuscendo a provocare in lei dei brividi mentre le carezzava una guancia.
Amy era imbambolata e sapeva che in quel momento veniva usata, era a conoscenza anche che lui giocava la carta di sua sorella per renderla ancora più fragile, ma in quel momento non le importava, perché anche se finto, stava ricevendo un segno d’affetto che avrebbe voluto avere da Niall. E quindi si, in quel momento ciò che le balenò in testa fu qualcosa di assurdo, ma che poteva farla sentire bene: fare di Harry quel fratello che Niall non era. Fare di Harry quel protettore che Niall non era. Fare di Harry quello che pendeva dalle sue labbra per un consiglio e che Niall non era.
<< Va bene – disse, puntandogli un dito sul petto – ad una condizione però. >>
Harry sorrise soddisfatto e annuì affinché  Amy gli esponesse ciò che voleva in cambio.
<< Non farne parola con nessuno. Né con Gabriella, né con Niall. >>
Il ragazzo le porse la mano come a voler sigillare quel patto e Amy la strinse forte e decisa, pronta a mettere in atto il suo piano.
Giunsero nei pressi della casa di Amy e si fermarono sul vialetto per salutarsi.
<< Grazie per il passaggio. >> disse la bionda, indicando con gli occhi l’ombrello.
Harry fece spallucce. << Nulla, grazie a te per essermi d’aiuto – rispose, per poi prendere il telefono dalla tasca e passarlo a Amy – mi scrivi il tuo numero? >>
La bionda, imbarazzata per l’ennesima volta, scrisse con dita tremanti il suo numero di cellulare.
<< Ci si vede – lo salutò, dandogli il telefono – ora devo scappare. >>
Detto ciò, entrò in casa correndo e salì di fretta e furia in camera. Sentì vibrare il suo Samsung e lesse il messaggio.
 
Hai dimenticato di segnarti il mio numero. Notte Amy : )
 
 

***

Erano le undici e mezza passate ma Luther non voleva andare via. Celine, la sera che era uscita con lui, gli aveva detto chiaramente che era fidanzata e non aveva nessuna intenzione di lasciare Louis. I suoi genitori, però, venendo a sapere della serata andata male, avevano voluto invitare Luther a cena e non la smettevano di fargli complimenti e notare alla figlia quanto fosse giusto e perfetto per lei. Luther aveva capito la situazione, perché doveva ammetterlo: era un ragazzo intelligente, simpatico e anche carino…il punto era che non era Louis. Aveva accettato l’invito dei Brums solo perché aveva rispetto per quella famiglia e non voleva sembrare scortese, però si era tenuto bene alla larga da Celine e i genitori di quest’ultima, accecati dalle sue doti e dal suo essere tutto fare, nemmeno se ne erano accorti.
Celine era stanca, aveva allenato le ragazze fino a tardi quella sera, necessitava di andare a letto.
<< Non vorrei disturbare la vostra conversazione – disse ad un certo punto, attirando l’attenzione di tutti i presenti su di lei – sono stanca e credo proprio che sia meglio che vada a dormire. >>
Sua madre la squadrò fredda e irata da capo a piedi. Perché sua figlia era così difficile? Perché non voleva seguire i suoi consigli e provare a frequentare un ragazzo così delizioso come Luther? Si ritrovò a pensare.
<< Hai ragione, è tardi e dovrei andare anche io. >> disse Luther, prendendo la giacca sulla sedia e indossandola.
Il signor Carlos, padre di Celine, fece segno alla figlia di avvicinarsi e accompagnare alla porta Luther. Celine alzò gli occhi al cielo e fece come le era stato detto.
Dopo che Luther aveva salutato tutti e ringraziato più volte per l’invito a cena, se ne andò e in casa Brums accadde il finimondo.
<< Tu neanche ti rendi conto di quello che stai perdendo. >> urlò Violet, madre di Celine.
<< Sono stanca, voglio andare a letto. >> rispose lei, prendendo la via della camera.
Non ne poteva più, ogni santo giorno i suoi genitori le ricordavano quanto Luther fosse giusto per lei. Stava perdendo tempo in una relazione che a parere di sua madre non le avrebbe portato nulla di buono. Louis non era adatto a lei: ancora troppo immaturo, ateo, con uno stipendio misero… questo era quella che pensava sua madre. Quello che però non volevano capire era che la loro figlia stava bene con Louis, era felice e doveva bastargli come genitori se tenevano a lei.
<< Luther è un ragazzo d’oro. >> continuò Carlos, facendo in modo che Celine si arrestasse.
<< Lui sa come rendere felice una donna. >> aggiunse Violet.
A quel punto Celine scoppiò. Non poteva ascoltare una parola di più; stavano esagerando e avevano sorpassato il limite. Celine, poi, non era un tipo molto paziente.
<< Louis mi rende felice, mamma. >>
Quelle tarantelle le sopportava tutte le sere, all’inizio ci aveva riso su, pensando che prima o poi l’avessero finita. Accortasi che non l’avrebbero smessa fino a quando non lasciava Louis, capì che doveva cambiare atteggiamento e fare in modo che accettassero la cosa. A volte, Celine, dubitava che la volessero davvero bene: perché non volevano capire che quel ragazzo le regalava una vita fatta di sorrisi, abbracci, baci e quindi si sentiva amata?
<< Può darsi, ma tu puoi avere di meglio. >> disse Carlos con una certa calma e avvicinandosi alla figlia.
L’uomo le posò una mano sulla spalla.
Avere di meglio stava a significare Luther. I suoi genitori avevano sempre avuto una fissa con quel ragazzo, ma lo conoscevano davvero? Erano sicuri che quello che incontravano ogni domenica in chiesa fosse lo stesso ragazzo?  Possibile che Luther avesse due facce…
<< Tesoro, noi vogliamo solo il meglio per te. >> e anche Violet si avvicinò alla ragazza e cercò di abbracciarla, non riuscendoci.
Celine si divincolò da quelle braccia. << Basta! Potete dire quello che volete – e ridusse gli occhi a due fessure – io non lascerò Louis per frequentare Luther – poi volse lo sguardo alla madre – sai qual è il problema? Luther per quanto possa essere un ragazzo d’oro, a me non piace e non potete costringermi a farmelo piacere. >>
Violet strinse le mani a pugno e cercò di contenersi per non fare una sparata delle sue. Era tardi e il vicinato poteva sentire. Carlos, invece, si massaggiò il capo e rifletteva su quello che la figlia aveva appena detto.
<< Ora vado a letto. >> concluse Celine, avviandosi nella sua stanza.
Anche quella notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio. I suoi genitori la stressavano e aggiungendo anche lo stress accumulato per le regionali, non sarebbe di sicuro riuscita a riposare. E poi credeva che i suoi genitori lo avrebbero dovuto conoscere Louis, ed era sicura che solo dopo averlo incontrato, avrebbero capito quanto fosse giusto per lei quel ragazzo.
Entrò nel letto e tirò su le lenzuola. Poi prese il telefono dal comodino e chiamò il suo fidanzato, aveva bisogno di parlare con Louis.
<< Amore… >> si sentì dall’altra parte del telefono.
Celine sorrise non appena udì la voce di Louis e riuscì anche a calmarsi.
<< Avevo bisogno di parlare con te. >>
E così accadeva tutte le volte che era arrabbiata, lui riusciva a farla sorridere e a calmarsi. Chissà se i genitori di Louis facevano la stessa cosa con il loro figlio? Si chiese mentalmente.
<< Hehe, faccio questo effetto – disse divertito, con la voce assonnata – comunque, c’è qualcosa che non va? >> domandò poi, avendo notato soltanto dal tono di voce che la sua ragazza fosse triste.
Celine non voleva dire a Louis quello che i suoi pensavano di lui e quindi rispose a quella domanda dicendo, come sempre, che era preoccupata per le regionali.
<< Niente, lo sai ciò che mi rende nervosa. >>
<< Ok, amore scusa ma ho sonno. Parliamo domani. >> disse Louis, salutandola e poi riattaccando.
Celine ripose il telefono sul comodino e sorrise tra sé. Avrebbe tanto voluto che Louis che in quel momento fosse lì con lei. Abbracciarlo e dormire avvinghiata a lui, stringendolo forte e addormentandosi con il profumo della sua pelle.
Quella notte Celine prese sonno con quei pensieri e Louis la venne a trovare in sogno. I suoi genitori avrebbero potuto dire anche fino alla morte che Luther era giusto per lei, ma di certo non avrebbe rinunciato a Louis: il suo meglio.
 
 

***

 
<< Lasciatemi in pace. >> supplicò Liam, dolorante e stremato a terra.
La mattinata non era iniziata bene: aveva incontrato Bill e la sua gang per il corridoio e non lo avevano risparmiato neanche questa volta. Gli avevano inflitto pugni, calci, schiaffi…Bill lo teneva fermo mentre gli altri due pensavano al lavoro sporco.
Perché ce l’avevano con lui? Si domandava spesso Liam. Cosa gli aveva fatto? Lui non dava fastidio mai a nessuno, non aveva amici e di conseguenza neanche nemici. Bill e il duo di scagnozzi, in realtà, erano dei bulli soltanto per il gusto di esserlo: avere potere, attaccare i più deboli e farsi grandi tre contro uno.
<< Bill, guarda cos’ho trovato nel suo zaino. >> disse uno dei due, frugando nello zaino di Liam e tirando fuori la foto che Zayn gli aveva dato.
Liam sbiancò e venne lasciato da Bill che intanto si avvicinò all’amico per prendere la foto di Gabriella.
<< Uhooo… - Bill aveva trovato un altro modo per prenderlo in giro – e che ci fa il caro Liam con la foto della Styles? >>
Il ragazzo, stremato com’era, cercò di alzarsi e andare a recuperare quella foto. Non potevano mettere le mani nel suo zaino e prendere quello che vi era all’interno. La foto era una cosa privata e non avrebbero dovuto farlo.
<< Dammela!>> disse Liam, con tono deciso e con l’intenzione di riappropriarsi di ciò che era suo.
Bill e i due scoppiarono a ridere, sguaiati e si passavano la foto a vicenda per non farla prendere a Liam. Si divertivano a vederlo così, forse Gabriella non ne era a conoscenza e quindi ciò che balenò in testa a Bill fu quello di andarglielo a riferire, così Liam sarebbe stato deriso ancora di più. Poi pensandoci su, gli venne in mente un’altra cosa che lo avrebbe infastidito.
<< Ti rendi conto Payne – iniziò Bill, ironico – ma Gabriella Styles come può stare con uno come te? >>
Liam guardò in modo profondo quell’idiota e iniziò ad innervosirsi. Le mani erano strette a pugno, i piedi ben piantati a terra e le tempie gli stavano per scoppiare. Bill aveva ragione. Gabriella non si sarebbe mai accorta di lui, era vero si era avvicinata lei ma solo perché provava tanta pena nei suoi confronti. Lei aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse non il contrario. Si sentiva un’idiota anche solo a pensarlo.
<< Chi te l’ha data questa foto? >> domandò uno dei due gorilla.
<< Già! Vorrei saperlo anch’io. >> disse l’altro.
Bill iniziò a ridere. << È così ovvio ragazzi – sputò guardando gli altri due – l’ha rubata! >>
<< Non l’ho rubata! >> strillò Liam, era esausto, non ne poteva più.
Tutto quel baccano aveva attirato l’attenzione di un bidello che era di servizio a quel piano. Quando vide dai suoi occhiali spessi i quattro nel corridoio, si avvicinò a passo svelto pronto ad intervenire. Bill, di fretta e furia, strappò in due la foto e corse via seguito dagli altri due. Liam rimase lì impalato a fissare quella foto con sguardo attonito e con una rabbia che gli ribolliva nella vene.
<< Dovresti essere in classe. >> disse severo il bidello.
Liam annuì, raccolse lo zaino e la foto strappata a terra e si avviò verso l’aula di biologia. Tra le mani stringeva quella foto rovinata. Erano stati degli stronzi. Accarezzò la carta e con un nastro adesivo cercò di rincollare i pezzi. Due lacrime rigarono il suo volto. Non era giusto, era soltanto una povera vittima.
 
 
 
Spazio Autrice:
Ciao lettrici,
come va? Spero tutto bene. Ecco a voi il quinto capitolo, ho avuto meno tempo per scriverlo a causa degli esami, però credo sia venuto bene, soprattutto la prima parte. Pian piano mi sto affezionando ai miei personaggi e credo anche voi. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite, preferite e ricordate. Un ringraziamento speciale a tutti coloro che commentano e alla mia cara amica che mi ha realizzato anche il quinto banner.
Domandine:
1)      Chi è il personaggio che vi piace di più?
2)     Secondo voi riuscirà Amy ad aiutare Harry?
3)     Celine riuscirà a convincere i genitori che Louis è il ragazzo perfetto?
 
Ci si vede alla prossima e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Ciao e tanti baci : )

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I open myself to you ***


I open myself to you

Consuelo era appena uscita dall’aeroporto con la sua valigia ed era corsa fuori veloce, per poter andare ad abbracciare il suo fidanzato. L’aveva intravisto nel parcheggio, bello come il sole, che la stava aspettando facendosi compagnia con una sigaretta.
Quando Consuelo arrivò la prima volta in Inghilterra, mai avrebbe creduto che da una vacanza studio avrebbe poi trovato l’amore della sua vita. Era una relazione difficile, dove entrambi dovevano avere fiducia nell’altro, altrimenti non avrebbe funzionato. A farli conoscere era stato un drink all’arancia, che Consuelo aveva ordinato al Malik’s pub. Da una semplice conversazione sul tempo, si erano scambiati il numero di telefono fino ad arrivare ad una uscita vera e propria. Il primo appuntamento fu ad una pizzeria, poi giorno dopo giorno, impararono a conoscersi sempre di più.
Zayn gettò la sigaretta a terra e corse ad abbracciare Consuelo. La strinse forte tra le sue braccia e poi le diede un bacio sulla bocca, lungo e passionale. Le era mancata davvero tanto, erano all’incirca due mesi che non si vedevano e aveva bisogno di toccarla, assaporare le sue labbra, sentire il suo profumo.
<< Ciao bellezza! >> lo aveva salutato lei.
Consuelo Martinez era una ragazza tutto pepe, impacciata, piena di sé e quindi con una grande autostima e terribilmente bella. Sapeva che quando camminava per strada, attirava l’attenzione e essendo fanatica, le piaceva che vari ragazzi si giravano a guardarla o che le ragazze le facevano la radiografia da capo a piedi, provando invidia. Nonostante questo suo lato, Consuelo era una ragazza eccezionale, pronta a buttarsi in una storia come quella che stava vivendo, affrontando l’ostacolo della distanza. Consuelo amava Zayn, in certi versi erano anche abbastanza simili: la sua versione al maschile. E viceversa, Zayn amava profondamente Consuelo: bellissima, intelligente e sexy.
<< Oggi devi lavorare? >> domandò lei, allentando la presa delle braccia che circondavano il collo del moro.
Zayn scrollò la testa. << No, mi sono preso un giorno libero. >>
Danielle, per accontentare il fratello, era stata costretta a chiamare Amy per farsi aiutare al locale. Gli scarichi erano stati sistemati, il tema per il venerdì seguente scelto, l’unica questione ancora da risolvere riguardava stilare su un pezzo di carta una lista per modificare qualche prezzo. In aggiunta, il locale era sempre pieno, anche di pomeriggio, e quindi serviva una persona in più per coprire il turno di Zayn.
<< Bene – disse lei, stampandogli un bacio sulle labbra – questo sta a significare che ce ne andremo da qualche parte. Solo io e te, niente familiari…niente amici. >>
Zayn sorrise. << Ok. >>
In realtà, lui avrebbe voluto sì trascorrere una giornata con la sua fidanzata, anche perché non la vedeva da ben due mesi, ma voleva fare un salto anche a casa. La signora Malik pareva ci tenesse molto a conoscere quella ragazza e come lei, anche i suoi amici più stretti che a stento l’ avevano vista due o tre volte, ma non avevano mai avuto occasione di scambiare quattro chiacchiere con la bellissima spagnola.
E usciti dal parcheggio dell’aeroporto si diressero spediti al mare. Trascorsero una splendida giornata da perfetti innamorati e spensero il telefono per non essere disturbati.
Non solo Zayn era in dolce compagnia: lo stesso si poteva dire per il suo amico di bevute Harry.
Il riccio scivolò dall’altra parte del letto, ancora ansimante, e tirò fuori l’aria con la bocca. Quella mattina non era andato a scuola, gli era arrivato un messaggio ed era andato con la sua auto nell’appartamento della Button. Nemmeno il tempo di aprire la porta, che la donna gli si era buttata addosso e spingerlo verso la camera da letto. Avevano consumato la loro passione focosamente, lasciando che il piacere avesse la meglio. Harry, nonostante l’età, sapeva farci in quelle cose e Olivia, approfittando delle esperienze passate, sapeva come stuzzicarlo e fargli togliere qualche sfizio.
<< È stato…qualcosa di – la donna era ancora affannosa e non riusciva a parlare – sorprendente. >>
Harry fece un ghigno e si girò dall’altra parte del letto, dando un’occhiata al cellulare e all’orario. Nessuna chiamata, nessun messaggio ed era ancora presto.
Anche se Harry, aveva trascorso diversi minuti, ore, giornate in quell’appartamento, non riusciva a sentirsi a proprio agio lì. Ricordava ancora la prima volta che c’era entrato: mai a quell’epoca, avrebbe pensato che la storia sarebbe durata nel tempo. Aveva addirittura smesso di uscire con le altre ragazze, perché immature e stupide. Quella donna lo aveva affascinato non solo con il suo aspetto, ma anche con la sua intelligenza. Non provava amore verso di lei e di questo ne era consapevole, forse le voleva bene ma non poteva dirle un ti amo sinceramente. Al contrario, Olivia si era innamorata di lui, di un ragazzo più piccolo ma che la rendeva felice.
<< Devo sapere una cosa – disse lei, ad un certo punto, alzandosi dal letto e indossando una vestaglia bianca e trasparente – Amy Horan è a conoscenza della nostra relazione, vero? >>
Anche Harry si alzò, infilò i box neri e si avvicinò alla finestra, accendendosi una sigaretta.
Certo che Amy lo sapeva, l’aveva vista anche lei quel giorno in corridoio.
<< Si. >>
Olivia alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto. Era infuriata. Aveva bisogno di quel lavoro da insegnante, non che lo amasse, ma l’aiutavano economicamente con le spese. Non poteva, certamente, fare in modo che qualcuno scoprisse di tale relazione perché l’avrebbero cacciata da scuola e le sarebbe stato difficile trovare lavoro altrove con un aneddoto del genere sul curriculum vitae.
<< Dobbiamo trovare un modo… >> iniziò Olivia ma Harry la interruppe.
<< Tranquilla, ho già provveduto io a sistemare le cose. >>
Olivia lo guardò scettica. << In che modo? >>
Harry fece un altro tiro dalla sigaretta e poi la gettò giù dalla finestra. Si sedette sul letto e iniziò a vestirsi, infilandosi i pantaloni scuri.
<< Le ho raccontato di noi due…>> disse, ma Olivia scoppiò.
<< Cosa, perché? >>
<< Fammi parlare! >> la zittì Harry, con tono deciso e iniziando ad innervosirsi.
Olivia gonfiò le guance e poi cacciò l’aria dalla bocca. Annuì e lo incitò a proseguire.
<< Quindi, le ho detto di noi due e che ancora sono indeciso se continuare la storia o meno – si alzò e raccogliendo la maglietta da terra, se la infilò – ovviamente stavo mentendo. Per evitare che spifferi tutto a mia sorella o a qualcun altro, le ho chiesto se può aiutarmi e lei ha accettato. >>
Olivia alzò un sopracciglio e iniziò a fare avanti e indietro per la stanza. << Non ho capito. Aiutarti perché? >>
Harry le si avvicinò e la bloccò, posando le sue grandi mani sulle spalle. Doveva calmarsi, non c’era nessun pericolo e aveva ben chiaro quello che doveva fare per far stare zitta e muta Amy Horan. Olivia doveva fidarsi di lui e lasciarlo fare, perché in quel modo non avrebbero rischiato nulla.
<< Nel senso che mi aiuta a capire se devo continuare questa storia – e fece le virgolette – oppure dire tutto alla mia famiglia rivelando quello che provo per te – le accarezzò una guancia e si avvicinò al suo viso, dandogli un bacio leggero sulle labbra – non preoccuparti, al massimo potrò chiamarla qualche volta perché sono confuso e ho bisogno di qualche consiglio, ma io so già cosa fare. Di certo non sarà la Horan a dirmi quello che devo o non devo fare. >>
Olivia sorrise, soddisfatta di avere un tipo come Harry nella sua vita, e poi passò una mano fra i suoi capelli morbidi. Nessuno le avrebbe portato via Harry, nessuno si sarebbe messo tra loro.
 

***

 

Il Malik’s pub, quel pomeriggio, era pieno di clienti. Danielle e Amy continuavano a prendere ordinazioni, a servire la gente e a ricevere telefonate per prenotare i tavoli di venerdì. Danielle aveva instaurato un ottimo rapporto d’amicizia con la bionda, a volte parlavano anche di fatti personali e si consigliavano a vicenda. Ovviamente Amy non le aveva mai detto che prima era invaghita di suo fratello, così come non le aveva detto che spesso se non era attenta e la trovava immersa tra i suoi pensieri, era perché stava nascondendo un segreto troppo grosso da mantenere da addirittura non poterlo rivelare alla sua migliore amica.
Danielle era intenta a pulire il bancone, quando entrò Gabriella e si accomodò su uno sgabello.
<< Ciao ragazze – le salutò, venendo ricambiata – c’è gente eh? >>
Amy annuì, poggiò due bicchieroni di birra sul vassoio e si diresse verso un tavolo dove erano accomodati due uomini sulla cinquantina. Gabriella seguì i movimenti dell’amica e stiracchiò le braccia. Era stanca, anche quel giorno si era allenata duramente e la pressione stava aumentando sempre di più anche perché si avvicinavano le regionali.
<< Come mai la mia foto non c’è più nella parete dei ricordi? >> domandò, notando che era stata staccata una foto dalla parete e poi capendo che si trattava della sua.
La parete dei ricordi era stata un’idea di Danielle. Una parte di muro era stato usato per attaccare tutte le foto “ speciali” che venivano fatte durante le serate. Per foto speciali si intendeva, quei momenti indimenticabili che avevano bisogno di rimanere impressi nella memoria e stoppati appunto da una macchina fotografica per conservarne il ricordo vivo. Gabriella quella sera, dell’anno precedente, aveva ricevuto una coppa come “ migliore chearledear dell’anno” nella gara a cui avevano partecipato diverse scuole inglesi e a cui titolo molte ragazze aspiravano. Era stato del tutto inaspettato per lei e la sera per festeggiare era andata al Malik’s pub e si era fatta fare una foto da Zayn per appenderla su quella magica parete che conservava diversi ricordi. C’era una foto di Danielle con il suo fidanzato, lui le aveva chiesto di sposarla. Ce ne era un’altra che ritraeva Niall in mutande, aveva avuto il suo primo rapporto sessuale. Ancora una di Zayn e Consuelo, la sera che si erano messi insieme…
<< Hai ragione – rispose Danielle – lo sto notando anche io adesso. >>
<< Non è che si è staccata e spazzando a terra per sbaglio è finita in un cassonetto? >> chiese Amy, pensando alla sbadataggine di Zayn e al suo buttare tutto non controllando se si trattasse di uno scontrino, documento, una foto appunto.
<< Mi dispiace Gabriella. Chiederò a mio fratello se per caso l’ha vista da qualche parte. >> si rese disponibile Danielle, come sempre.
Gabriella fece spallucce. Nessuno poteva sapere, tranne Liam e i diretti interessati, che la foto era stata strappata e che il ragazzo aveva cercato anche di riparala con il nastro adesivo. Nessuno sapeva anche quanto Liam si sentisse in colpa di aver preso, quel giorno, la foto che Zayn, gentilmente, gli aveva dato.
<< A proposito di tuo fratello – disse Gabriella, appoggiando i gomiti al bancone freddo – è con Consuelo vero? Mi aveva detto che sarebbe venuta uno di questi giorni. >>
Danielle sorrise e confermò. Avrebbe voluto conoscerla, come tutti gli altri. Purtroppo Zayn gliel’aveva solo indicata una volta, ma non aveva avuto modo di parlare con lei, nemmeno di presentarsi.
<< È bellissima – era stata Amy a parlare – l’ho vista una volta e devo ammettere che avrei tanto voluto essere come lei, almeno per un minuto. >>
Danielle e Gabriella scoppiarono a ridere. Entrambe sapevano che Amy a quanto autostima stava messa proprio male. Amy era davvero una bella ragazza, ma non riusciva a vederlo. Si sentiva sempre inferiore, in tutto. Inferiore a Gabriella, inferiore a Consuelo, inferiore a Danielle, inferiore a Niall…
<< Infatti, al contrario tu sei uno schifo. >> ironizzò Gabriella.
<< Si, hai ragione Gabri – scherzò Danielle – è per questo motivo che nessuno mai si è azzardata a baciarla. >>
Amy divenne paonazza e portò le mani sul volto, quasi a volersi nascondere. Sapeva che entrambe stavano scherzando e che non avesse mai baciato un ragazzo ne erano a conoscenza tutte e due. Il punto era che non aveva mai avuto occasione di farlo, o che scappava quando le cose diventavano più serie…se si poteva parlare di “ serio” quando si arrivava al “ momento bacio ”. Amy, nonostante fosse una bella ragazza, era piuttosto invisibile nella sua scuola e la maggior parte dei ragazzi che le potevano interessare, rivolgevano le attenzioni su altre ragazze, più popolari e meno noiose e tremendamente normali.
Presto però l’imbarazzo svanì perché si cambiò argomento.
<< Chissà perché Liam oggi non è venuto a scuola. >> si domandò Gabriella.
In realtà lei non sapeva che il giorno prima era stato pestato e avevano strappato addirittura la sua foto, che aveva notato non fosse più nella parete dei ricordi.
Intanto Danielle si era allontanata per servire dei clienti e le due amiche erano rimaste sole.
<< Forse stava poco bene. >> pensò Amy, cercando di dare una risposta alla mora.
Gabriella fece spallucce e poi ordinò un succo d’ananas. Da quando si era messa in testa di aiutare Liam Payne, non faceva altro che pensare a lui: trovare un modo per aiutarlo e incastrare quei tipi che lo infastidivano.
<< Amy, per caso sai dov’è abita Liam? >> domandò la mora, ci stava pensando da un bel po’ a quella domanda.
Amy scosse la testa. << No, mi dispiace – rispose, intenta a sciacquare delle tazzine – però posso chiedere a mia madre. Mamma e la signora Payne frequentavano un corso di cucina insieme e mi pare che una volta la madre di Liam l’abbia invitata a casa per un the. >>
Il volto di Gabriella si illuminò e sorrise all’amica. Avrebbe fatto un salto da lui quel pomeriggio, voleva parlargli, fargli capire che lei gli stava vicino. E così Amy chiamò sua madre e per fortuna la signora Terrie si ricordò dove fosse. Avute tutte le indicazioni che le servivano, Gabriella salutò velocemente Amy e Danielle e poi corse via dal locale. Si inoltrò con la macchina nel traffico di Londra e raggiunse la sua meta. Prima però doveva fare una telefonata ed evitare che qualcuno la disturbasse.
<< Harry… - disse, premendo il telefonino sull’orecchio – tornerò a casa per cena, sono fuori con le altre cheerleaders a bere qualcosa. >>
Dall’altra parte del telefono si udì sbuffare. << D’accordo, ma non fare tardi. >>
Gabriella sorrise sotto i baffi: era facile incastrare suo fratello. Lui credeva di avere tutto sotto controllo e di poter gestire la sua vita, ma così non era in realtà. Gabriella, grazie alla sua mente geniale, riusciva sempre a cavarsela in qualche modo e la maggior parte delle volte Harry non ne era a conoscenza.
<< Te l’ho detto, tornerò prima di cena. >> ripeté Gabriella, scocciata.
<< Ok. >> e riattaccò.
Una volta fatto quello che doveva fare, scese dall’auto e si avvicinò a quella che doveva essere la casa di Liam. Era una casa a due piani e da fuori sembrava essere accogliente. Aprì il cancelletto e si avvicinò al portone di legno, fece un lungo respiro e poi bussò. Non sapeva se Liam fosse in casa o meno, ma aveva deciso lo stesso di andarci perché aveva voglia di parlare con lui e necessitava di dirgli alcune cose. 

 
 
***
 

<< Ciao, chi cerchi? >>
Ad aprire la porta era stata una donna dal volto gentile, cosparsa di rughe e invecchiata troppo presto. Aveva degli occhi nocciola intensi e Gabriella riconobbe quelli di Liam.
<< Salve – la salutò la mora – sono un’amica di Liam. È in casa? >>
Barbara, la madre di Liam, sgranò gli occhi e rimase impietrita a quelle parole. Da quando suo figlio frequentava la London High School nessuno dei suoi compagni era venuto mai a trovarlo. Quando Liam, poi, compiva gli anni e diceva al figlio di invitare qualcuno per mangiare una fetta di torta, la signora Barbara rimaneva ad aspettare fino a tardi sperando che qualcuno varcasse la porta. Dopo diversi anni, si meravigliò che una ragazza aveva bussato alla sua porta e chiedeva di suo figlio.
<< Si, è di sopra nella sua stanza. >> rispose.
Barbara fece entrare Gabriella e le indicò le scale. Da quel poco che aveva potuto osservare, Gabriella si rese conto che Liam abitava in una casa grande, in legno e arredata in stile antico. Le pareti erano immerse di foto: Liam da bambino, Liam da adolescente, Liam e la sua famiglia…
<< Prima stanza sulla destra. >> aggiunse Barbara.
Gabriella annuì e sorrise a quella donna per poi dirigersi verso le scale e salendole piano. La porta che combaciava con quella che doveva essere la stanza di Liam, era semi-aperta e si poteva udire il suono di una chitarra e una voce leggermente bassa che cantava. Gabriella si avvicinò lentamente e diede una sbirciatina all’interno: Liam era seduto sul letto, la chitarra alle mani, e aveva gli occhi chiusi. Aveva una voce soave, quasi angelica. Rimase ipnotizzata ad ascoltare quella melodia, per poi battere le mani istintivamente. Liam smise di suonare e cantare e si voltò di colpo.
<< Sei bravissimo. >> disse la mora, entrando nella stanza.
Intanto Liam era sconvolto. Cosa ci faceva Gabriella Styles nella sua camera? Quando era arrivata? Non aveva sentito il campanello.
Si strofinò gli occhi con le mani, temendo che stesse avendo un’allucinazione e poi la guardò di nuovo.
<< Non sapevo sapessi cantare. >>
Liam abbozzò un sorriso. << C-come?...chi ti ha fatto entrare? >>
<< Tua madre, però se è un problema vado via. >> si affrettò a dire Gabriella, anche se sapeva già che non l’avrebbe fatto.
Si era messa in testa che doveva aiutare Liam e allora avrebbe lottato fino alla fine, di certo non temeva un “ si, sarà meglio che tu vada”.
Però non ebbe di questi problemi. << No, figurati. >>
Gabriella sorrise e si accomodò sul letto di fianco a lui. << Bene, da quand’è che canti? >> domandò, cercando di aprire un discorso.
<< Da circa un anno, frequento un corso di chitarra e scrivo canzoni. Preferisco scrivere, non cantarle. >>
<< Perché? Sei bravo. >> disse Gabriella.
Liam arricciò le labbra e arrossì per quel complimento. Era la prima persona che l’aveva sentito cantare e la prima che aveva apprezzato la sua voce. Era imbarazzato e si sentiva un’idiota. I ragazzi della sua età non facevano in quel modo quando una bella ragazza era di fronte a loro. Lui aveva le mani che gli sudavano, il cuore a mille e la paura continua che Gabriella scoprisse che la foto del Malik’s pub, ce l’avesse lui: strappata, per di più.
<< Grazie. >>
<< Liam… - iniziò Gabriella, diventando ad un tratto seria in volto – perché lasci che Bill e gli altri due ti trattino in quel modo? >>
Il ragazzo si impietrì nuovamente. << Non lo so. >> ammise, abbassando il capo.
Si vergognava, si sentiva una vittima non capace di reagire. Dalla disperazione aveva pensato più volte di scappare di casa o di abbandonare la scuola. Poi però pensava a quanti sacrifici, turni straordinari al lavoro, sua madre era disposta a fare per mandarlo a quella scuola e fare in modo che si cercasse un lavoro decente per non poter fare la fine di suo padre.
<< Io posso aiutarti. >> disse Gabriella, posandogli una mano sulla sua.
Liam si voltò, con gli occhi arrossati. << Come? >> era quasi una supplica la sua.
Gabriella vide una lacrima scivolare dai suoi occhi, raggiungere la guancia e poi la bocca. Era straziante stare lì a guardare quella scena: Liam se aveva deciso di piangere davanti a lei, c’era di sicuro un motivo. Aveva accumulato, nel tempo, tanta di quella rabbia che alla fine era scoppiato. D’istinto l’abbracciò e lui si lasciò cullare dalle sue braccia. Lo strinse forte e poi gli carezzò i capelli, come farebbe una mamma con il suo bambino.
<< Shh – cercò di tranquillizzarlo Gabriella – È tutto ok, ci sono io Liam e ti prometto che Bill e la sua gang non ti importuneranno più. >>
Solo dopo che Liam si fosse calmato, si staccò dalla mora e si asciugò le lacrime con la mano.
<< Scusa. >> disse, sentendosi in imbarazzo.
<< Smettila – si adirò Gabriella – non devi chiedermi scusa, non c’è né bisogno. Sono gli altri che dovrebbero scusarsi con te. >>
Liam si alzò e spalancò la finestra. Aveva bisogno d’aria per respirare: aveva la testa che gli doleva, gli occhi gonfi per aver pianto e la gola secca.
<< Tua madre lo sa? >> domandò la mora, alzandosi e avvicinandosi a lui.
Liam scosse la testa. << No, non vorrei darle altro modo di soffrire. >>
Gabriella stranita, alzò un sopracciglio. << In che senso altro modo? >>
Non c’era un senso. Barbara già sopportava quell’alcolizzato, drogato e spacciatore del suo ex marito, non avrebbe retto se fosse stata a conoscenza che suo figlio, unico e tanto amato, venisse picchiato e non avesse amici.
<< È una storia lunga. >>
<< Posso rimanere qui fino a tardi. >> disse Gabriella, guardandolo negli occhi.
Liam sorrise amaramente. << Una cosa alla volta… >>
E Gabriella lo capì. Già si era messo a piangere davanti a lei, mostrando quanto fosse fragile. Avrebbe aspettato, tanto già sapeva che da quel giorno tutto sarebbe cambiato tra loro e forse avrebbero provato a essere amici.
Gabriella e Liam rimasero altre due ore a parlare del più e del meno, lasciando per un momento l’argomento bullissimo. Gabriella giurò di aver visto almeno quattro volte, Liam sorridere e tutto grazie ai suoi aneddoti divertenti quando faceva gli allenamenti. Mangiarono un gelato insieme, gentilmente portato dalla signora Barbara, e poi Gabriella se ne andò. Liam quella notte dormì sereno e prima di andare a letto pronunciò un flebile “ grazie” alla foto che aveva messo sul comodino.
 

 

 
Spazio Autrice:

Ciao a tutte voi, buona domenica e buon inizio settimana. Devo ammettere che sono molto soddisfatta di questo capitolo: abbiamo l’entrata in scena di Consuelo, la bellissima spagnola; il piano malefico di Harry; il pomeriggio tra Gabriella e Liam. Volevo ringraziare tutte le persone che commentano questa storia: siete così gentili e vi adoro. Ringrazio anche chi ha messo la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate. Un ringraziamento anche alla mia amica per il sesto banner e come ben potete notare abbiamo dato volto alla nostra Consuelo (Elìana Gonzalez). Spero che vi piaccia.
 
Domandine: ( Mi piace troppo questo momento :P )
1)      Secondo voi riuscirà Zayn a far conoscere Consuelo alla sua famiglia e ai suoi amici?
2)     Vi aspettavate da Harry una cosa simile?
3)     Che ne pensate della scena tra Gabriella e Liam?
 
Aspetto le vostre risposte e ci si vede al prossimo capitolo. Un bacio : )
 

 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tickets ***




Tickets
 

Nella London High School tutto era costituito da una gerarchia. L’indice di popolarità variava a seconda della materia extracurricolare che si faceva: al primo posto c’erano i giocatori di calcio e le cheerleaders; al secondo posto quelli che gareggiavano per le olimpiadi di matematica e fisica; e infine al terzo posto tutti gli altri. Questa gerarchia veniva rispettata anche nell’ora di pranzo e quindi tutti i giocatori mangiavano insieme, tutte le cheerleaders mangiavano insieme, tutti i cervelloni lo stesso e il povero Liam invece non aveva avuto mai nessuno che gli facesse compagnia. Durante l’ora di pranzo, solitamente, sedeva per terra sull’erba e mangiava il suo panino fatto in casa per non andare in mensa, evitando così di essere deriso da Bill. Quel giorno, però, era stato diverso: Liam aveva incontrato Gabriella in corridoio e lei si era offerta di mangiare con lui. Liam si trovava davvero bene con lei, e dopo la sera precedente dove si era aperto e aveva addirittura pianto, credeva possibile istaurare con Gabriella un rapporto d’amicizia. Ed era per questo motivo che aveva accettato e si erano diretti nel retro della scuola, seduti a terra a mangiare entrambi un panino.
<< Mi piace qui – disse Gabriella – è tutto così tranquillo. >>
Liam annuì, lui ci era abituato a quel silenzio e a quella calma. Voleva dirle che anche se in quel luogo ci fosse meno caos, questo non stava a significare che ci veniva perché gli piaceva o per godersi la solitudine. Anzi, aveva cominciato ad odiarlo come il resto della scuola.
<< Fortuna vuole che mio fratello sia agli allenamenti. >> aggiunse poi, sollevata.
Liam capì subito quello che voleva intendere: non era certo sconosciuta la possessività che Harry Styles aveva per sua sorella. Sperava solo che né Bill né gli altri due andassero a dire a Harry che, la foto di Gabriella, l’avesse rubata lui, lo avrebbe sicuramente picchiato.
<< Perché non provi a parlarci? >> domandò Liam, riferendosi a Harry.
Gabriella storse il naso. << Ci ho provato, ma è impossibile. >>
Si era arresa ormai. Harry era fatto in quel modo ed essendo testardo niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
<< Forse ha paura che qualcuno potrebbe farti soffrire. >> azzardò Liam, facendo in modo che Gabriella lo guardasse stranita.
Era uno strano modo per proteggerla, pensò la mora. A suo fratello non piaceva nessuno: né i suoi amici, né i ragazzi che frequentava. L’unica di cui si fidava era Amy, forse perché la considerava troppo buona per tirarle qualche tiro mancino.
<< Se davvero lo vuoi sapere, non ho mai avuto di questi problemi. >> disse Gabriella, dando un altro morso al panino.
Liam non se ne meravigliò. Ricordava soltanto un ragazzo nella vita di Gabriella, un certo Marcus, erano stati insieme circa quattro mesi e dopo la rottura, lei non appariva mai turbata o triste.
<< Ok, io l’ho capito. Ora tocca a tuo fratello farlo. >>
Gabriella annuì. Era piacevole stare in compagnia di Liam, era un ragazzo con cui poteva parlare di tutto e non riusciva a capire perché la gente lo evitasse.
<< Che lezione hai dopo? >> domandò Gabriella.
Liam accartocciò la carta del panino e la gettò in un cestino lì vicino. << Biologia – disse, tornando a sedersi accanto a lei – te? >>
<< Letteratura inglese. >>
Gabriella amava quella materia, anche perché pareva che la professoressa Button avesse un debole per lei. Ricordava ancora l’interrogazione di Amy e di come la Button l’avesse messa in difficoltà. Però con lei, era tutto diverso: anche quando non rispondeva a delle domande, riusciva sempre ad ottenere un voto alto e a superare tutti gli altri, perfino Amy.
<< Ci verrai al ballo? >> chiese ad un certo punto Gabriella.
Il ballo scolastico veniva organizzato dalla scuola con l’arrivo della primavera. Tutte le ragazze aspettavano con ansia l’arrivo di quel giorno per sfoggiare i migliori abiti e per riuscire a farsi incoronare reginetta del ballo. Gabriella era riuscita ad ottenere la corona per ben tre volte di fila. I biglietti sarebbero stati venduti il giorno dopo e toccava ai ragazzi comprarne due e poi invitare la loro dama. Liam non era mai stato ad un ballo e anche quest’anno lo avrebbe sicuramente saltato.
<< No – rispose, abbassando il capo – non fa per me. >>
Gabriella rimase ferma a guardarlo: aveva lo sguardo fisso a terra, le braccia incrociate appoggiate alle ginocchia e un leggero venticello che gli scompigliava i capelli corti. Era davvero un bel ragazzo Liam, peccato che non avesse nessuno da invitare al ballo, perché Gabriella era convinta che questo fosse il problema. Nessuno non era adatto al ballo, era una serata romantica e nello stesso tempo divertente che ognuno poteva trascorrere sia con il proprio partner o con gli amici. Liam, però, non aveva né una ragazza, né amici e questo di conseguenza lo portava a dire che il ballo scolastico non era adatto a lui.
<< Io ci andrò. >> disse Gabriella, attirando la sua attenzione.
Liam la guardò triste. << Ti hanno già invitato? >>
Gabriella sorrise. << Si e tanti. >>
<< Hai vasta scelta. >> Liam pronunciò tali parole a bassa voce.
Era rattristato in un certo senso, Gabriella stava diventando sua amica e sapere che altri se la dividevano con lui, lo rendeva geloso. Era una cosa che non aveva mai provato prima per nessuno, ma la credeva normale, come quando da bambini ci si affeziona ad una cosa e poi quando un altro bambino ci gioca, ti infastidisce.
<< Quest’anno ho partecipato nell’organizzazione e ho già due biglietti. >> disse, sorridendo e prendendoli dallo zaino.
<< Oh, chi sarà il fortunato? >> chiese Liam, fintamente divertito.
Gabriella arricciò le labbra e fece finta di pensarci un po’. In realtà lei, nonostante avesse ricevuto diversi inviti, già sapeva con chi voler andare. Lo faceva sia per la persona stessa, sia per lei, voleva far capire a tutta la scuola che lei, Gabriella Styles, andava oltre lo stato di popolarità, le apparenze e quello che si diceva in giro.
<< Non so se lo conosci – disse, giocando con i due biglietti – si chiama Liam Payne. >>
Liam si impietrì all’istante e divenne rosso in volto. Non si aspettava una cosa del genere e non credeva possibile che Gabriella lo stesse invitando al ballo per andarci con lei.
<< Stai scherzando, vero? >> domandò, attonito.
Gabriella fece di no con la testa e gli consegnò un biglietto.
Liam non riuscì a dire niente anche perché la campanella era appena suonata e dovevano rientrare in classe. Si alzarono e si avviarono all’interno dell’edificio.
<< Ah – si ricordò Gabriella, prima di entrare in classe – vestirò di giallo, cerca di essere intonato al mio vestito. >>
Liam sorrise, ancora incredulo e annuì con il capo. Quella ragazza stava facendo davvero tanto per lui e per riconoscenza e anche per tradizione, le avrebbe comprato un bracciale di rose gialle.
<< Gabriella – la fermò – sarebbe meglio se ci incontrassimo al ballo direttamente. >>
Liam non voleva far incavolare Harry e così avrebbe creato meno problemi sia a se stesso che a lei.
<< No – disse la mora, avvicinandosi – verrò a casa tua, ci faremo fare una foto da tua madre e poi mi accompagnerai al ballo. Ogni principessa ha bisogno della propria entrata in scena…in compagnia Liam. >>
Liam alzò le mani in aria, arrendendosi, e poi la lasciò andare via. Pensò a quanto sua madre sarebbe stata orgogliosa di fotografare quel momento che aspettavava da una vita.
 
 

***

 
Amy stava rovistando nel suo armadio da circa una mezz’ora e non era riuscita a trovare un vestito adatto da mettere al ballo. Era al quarto anno e non aveva mai partecipato ad un ballo: al primo anno non era potuta andare perché le erano venuti gli orecchioni, al secondo anno perché non era stata invitata da nessuno e voleva evitare di fare figuracce, al terzo anno a causa di uno stage all’estero da suo zio Roberto in Italia. Quindi non aveva comprato nessun vestito da mettere quella fatidica sera e di conseguenza non ne aveva uno. I biglietti venivano messi in vendita il giorno seguente e ancora nessuno l’aveva invitata, però questo non la preoccupava affatto perché se non avesse ricevuto nessun invito, ci sarebbe andata lo stesso e avrebbe passato la serata con gli amici. Continuava a guardare nell’armadio, ma nessun vestito le sembrava adatto.
<< Che stai facendo? >> Niall era appena entrato nella sua stanza.
Amy si accomodò sul letto esausta e incrociò le braccia. << Cerco un vestito per il ballo, ma niente. >>
Niall fece spallucce, non le capiva proprio le donne. Lui non aveva tutti questi problemi, avrebbe indossato il vestito che aveva messo al matrimonio di suo cugino. Le ragazze, invece, si preparavano giorni e giorni prima solo per decidere il colore del vestito, trovare gli accessori adatti e poi scarpe e capelli.
<< Chiama Gabriella e andate a fare shopping. >> suggerì, notando l’avvilimento di sua sorella.
<< Eh… - Amy abbassò il capo e iniziò a giocherellare con i braccialetti del suo polso destro – in realtà non ho abbastanza soldi per comprare un vestito decente. >>
Niall alzò un sopracciglio. << Amy che ci fai con la paga che prendi al Malik’s pub? >>
<< Nulla, è solo che non sono abbastanza. >>
Amy non aveva un lavoro fisso lì, ci andava raramente quando la chiamavano. La paga non era alta e non poteva permettersi un vestito in una boutique per il ballo scolastico. Non avrebbe nemmeno chiesto dei soldi alla madre, non navigavano nell’oro e non voleva mettere in difficoltà la sua famiglia solo perché voleva comprarsi un vestito.
<< Ok, allora fattelo prestare da Gabriella – suggerì ancora Niall – ha così tanti vestiti che non le dispiacerà prestartene uno. >>
Amy annuì e ci pensò su. Niall non aveva tutti i torti e forse Gabriella l’avrebbe potuta aiutare.
<< Mmmm potrei provare. >>
C’era qualcosa di strano in suo fratello, pensò Amy. Non si era mai importato di lei, mai aveva dato dei consigli o qualsiasi tipo di suggerimento, mai era entrato nella sua camera per sapere cosa stesse facendo. Doveva esserci qualcosa sotto. Solitamente Niall trascorreva il suo tempo fuori, a giocare a calcio, o da Harry o nella sua stanza.
<< Tu ci andrai al ballo? >> domandò Amy.
Niall sorrise. << Si, domani compro i biglietti. >>
A differenza sua, il biondo aveva partecipato sempre al ballo scolastico: testimoni le foto appese al muro che Terrie, orgogliosa, si vantava con tutte le sue amiche di quanto suo figlio fosse bello in smoking. Ogni anno con una ragazza diversa ed ogni anno con un guaio dopo l’altro. Al primo anno aveva dimenticato la sua dama al centro della pista e l’aveva lasciata a piedi, andandosene a casa. Al secondo anno, era rimasto chiuso in bagno tutto il tempo con una rossa ed era stato sorpreso dagli insegnati in atteggiamenti poco consoni al luogo. Durante il terzo anno, si era ubriacato così tanto che mettendosi alla guida, aveva rischiato un incidente. Il quarto fu il più tranquillo e pareva non avesse fatto nulla.
<< Amy ti dispiacerebbe se fossi io il tuo cavaliere? >> chiese, avvicinandosi al letto.
La bionda sgranò gli occhi, non si aspettava una proposta del genere.
<< Ovvio che no. >>
Niall sorrise. << Bene, allora andremo insieme al ballo. >>
Detto ciò, lasciò la stanza e ritornò in cucina. Amy ancora non sapeva come reagire a tutto ciò. Fino a pochi minuti fa non sapeva se avesse avuto un cavaliere ed ora invece suo fratello, che mai l’aveva considerata, si era proposto di accompagnarla. Era felice e avrebbe tanto voluto abbracciarlo ma sapeva che a Niall queste dimostrazioni di affetto davano fastidio.
Continuò a rovistare nel suo armadio fino a quando non udì un bip che proveniva dal portatile appoggiato sul comodino: aveva lasciato Facebook acceso. Si avvicinò e trovò un messaggio di posta di Harry.
 
Sei da sola?
 
Amy aprì la chat e rispose con un si, per poi accomodarsi sul letto con il portatile sulle gambe.
 
Olivia ci sarà sabato al ballo, sarà la coordinatrice dell’evento.
 
Amy non se ne meravigliò, già lo sapeva lo aveva detto il primo giorno di scuola.
 
Comportatevi normalmente, un rapporto tra studente e professore.
 
Le pareva così ovvia come risposta. Non era poi così difficile: se avessero fatto in quel modo allora nessuno avrebbe sospettato nulla.
 
Tu ci verrai?
 
Era la seconda persona che le faceva quella domanda. Perché Harry Styles voleva sapere se fosse andata al ballo o meno? Era imbarazzata, anche se stava parlando con lui nascosta da uno schermo.
 
Si, con Niall.
 
Meglio, mi aiuterai. Ora scappo…ciao.
 
Non le lasciò neanche il tempo di rispondere che già era offline. Cosa intendeva con “ mi aiuterai” ? Cosa doveva fare per aiutarlo? Harry Styles rappresentava un’ enigma, era difficile avere un rapporto “ d’amicizia” con lui e non riusciva a capire come suo fratello potesse sopportarlo. Era presuntuoso, si credeva chi sa chi e la sua parola era legge. Però nonostante questo, quel giorno uggioso, aveva deciso di aiutarlo e sperava che in un modo e nell’altro avrebbe potuto fargli cambiare idea per non dare modo né alla sua famiglia e soprattutto né a Gabriella di soffrire.
 

***

 
 
Mai come quel giorno la farmacia pareva così lontana per Celine. Subito dopo scuola, aveva preso la macchina e si era diretta in centro per cercare una delle farmacie più vicine. Ne aveva intraviste due, mentre guidava inoltrata nel traffico, ma entrambe erano chiuse. Poi, finalmente, notò una croce verde lampeggiante che indicava un’altra farmacia a pochi metri da lei. Ingranò la marcia e raggiunse la farmacia per poi parcheggiare in una zona dove c’era il cartello che vietava sia la sosta che la fermata.
<< Salve – disse entrando e avvicinandosi al bancone, dato che non c’era nessuno – vorrei un test di gravidanza. >>
La farmacista, una donna sulla quarantina, piena di rughe e con le labbra rifatte, sorrise a Celine e scomparve tra gli scaffali alti.
Celine era nervosa e continuava a mordersi il labbro, torturandolo. Aveva un ritardo e aveva aspettato pazientemente che le arrivassero. Era un’atleta, ed era abbastanza normale che il ciclo mestruale non fosse regolare, però qualcosa, dentro di lei, le diceva che questa volta non si trattava di un ritardo dovuto alla sua attività di cheerleader.
La donna riapparve da dietro il bancone. << Ecco, le serve qualcos’altro? >> domandò gentile.
Celine fece di no con la testa, pagò e poi scappò via veloce per andare dritta a casa. I suoi genitori non ci sarebbero stati quel pomeriggio, quindi poteva approfittare per fare quel controllo e sperare che desse un risultato negativo. Celine amava i bambini, però, ancora non si sentiva pronta ad averne uno, anche perché prima voleva sposarsi e cercare di andare avanti con la sua carriera lavorativa. Se il test avesse dato un risultato positivo, allora davvero non avrebbe saputo cosa fare: avrebbe parlato con Louis, con la sua famiglia e poi avrebbe deciso.
Giunse a casa e salì le scale per dirigersi in bagno. Scartò il test e lesse velocemente le istruzioni, poi procedette e appoggiò il test sul lavandino e aspettò una risposta. Stava tremando, aveva paura e voleva qualcuno al suo fianco in quel momento.
I suoi pensieri furono interrotti dal cellulare.
<< Pronto? >>
<< Amore. >>
Era Louis. Sapendo che il suo fidanzato stava dall’altra parte del telefono e pensando a quello che stava facendo lei, divenne ancora più nervosa. Qualsiasi risultato avesse dato il test, non ne voleva parlare con Louis in quel momento a telefono, se avesse dato un risultato negativo, può darsi, neanche glielo avrebbe detto.
<< Stasera ti va di andare a mangiare una pizza? >> domandò lui, sprizzando gioia da tutti i pori, come sempre. Solito di Louis.
<< O-Ok – rispose Celine – a che ora? >>
Guardava in continuazione il test, faceva avanti e indietro per il bagno e mordeva il labbro così forte da far uscire il sangue.
<< Passo a prenderti alle nove. >>
<< Va bene. >> disse, guardandosi nello specchio.
Louis riattacccò e Celine rimase nuovamente da sola: lei e il test, appoggiato sul lavandino. Aveva la nausa, un mal di testa allucinante e le ginocchia che le tremavano. Perché ci stava mettendo così tanto quel maledetto test? Si domandò. Lasciò il bagno e si diresse in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Aveva bisogno di uscire, di svagare la mente e di non pensare troppo a quello che avrebbe scoperto di lì a pochi minuti. Sarebbe andata a fare shopping con le sue amiche, avrebbero parlato di vestiti, scarpe, gioielli e cose da donne. Ritornando alla realtà, lasciò il bicchiere nel lavandino e ritornò nel bagno. Il test aveva dato la sua risposta: POSITIVO.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ehilà salve a tutti e a tutte! Sono davvero rattristata oggi perché come potete ben sapere, i One Direction sono in Italia e non ho la possibilità di andarli a vedere. Pazienza.
Parlando del capitolo devo dire che è stato un parto per me scriverlo, davvero non riuscivo a mettere giù due righe decenti ed è per questo che è più corto rispetto agli altri  capitoli. Però sono abbastanza soddisfatta e spero che possa piacere anche a voi.
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le preferite, ricordate e seguite. Ringrazio chi, pazientemente, commenta e scrive delle bellissime parole che mi lusingano. E poi ringrazio Hazza per i banner!
 
SPOLIER: Vi lascio qualche anticipazione: il prossimo capitolo riguarderà il ballo scolastico, ci saranno i vestiti delle ragazze e tante e tante curiosità.
 
Un bacio e alla prossima : )

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** The Dance ***


The Dance


Barbara era nervosa e aspettava al piano di sotto che suo figlio Liam scendesse e lei potesse fare qualche ritocco al vestito che avevano comprato qualche giorno prima. Voleva salire in camera di suo figlio, abbracciarlo e dirgli che doveva divertirsi quella sera e comportarsi bene. Così, non riuscendo più a resistere, salì le scale e si diresse verso la camera di Liam: lo trovò davanti allo specchio che stava indossando la giacca nera. Era elegante, bellissimo e ai suoi occhi avrebbe già di diritto indossato la corona da re del ballo.
<< Mamma… >>
Barbara si avvicinò e si posizionò dietro a suo figlio, poi iniziò a carezzargli le spalle e a guardarlo dallo specchio.
<< Spero che questa serata sia speciale per te. >> disse, con affetto e con tanta dolcezza.
Barbara era una donna forte, una donna che aveva passato le pene dell’inferno con suo marito e che l’unica ragione che la portava a non lasciare quella casa e andarsene da Londra era appunto suo figlio Liam. Liam rappresentava l’unica cosa positiva nella sua vita e quella sera nei suoi occhi poteva percepire qualcosa di speciale.
<< Mi dispiace lasciarti sola. >> disse Liam, rattristato.
<< Non pensarci tesoro, prima o poi tornerà a casa. >>
Greg Payne era uscito presto quella mattina e ancora non era ritornato. La prigionia non lo aveva cambiato affatto, lo spaccio di droga era troppo importante per lui, amava la droga più di suo figlio e più della sua ex moglie. Tutto ciò era frustrante per Liam, che aveva bisogno di suo padre e aveva bisogno di stabilità nella sua famiglia dopo tutto quello che gli capitava a scuola.
<< Sono agitato. >> Liam aveva le mani sudate e le ginocchia che gli tremavano.
<< Andrà tutto bene. >> lo riassicurò sua madre.
Liam voleva convincersi che andasse tutto alla perfezione, però dentro di lui sapeva che non sarebbe stato così. Temeva che Harry avrebbe fatto una sparata non appena avessero varcato la porta della palestra, dove si teneva il ballo scolastico. In più non voleva essere infastidito da Bill e agli altri due, voleva godersi quella serata e godere nello stesso tempo della compagnia di Gabriella. Gabriella, ogni volta che pensava a lei aveva dei brividi che gli percorrevano la schiena. Aveva paura, non sapeva se dovesse invitarla a ballare, chiederle se volesse un bicchiere di punch o qualcos’altro.
<< Grazie mamma – disse Liam, poi udirono il campanello suonare – scendo. >>
Barbara annuì e seguì suo figlio per le scale. Quando Liam aprì la porta, rimase abbagliato dalla bellezza di Gabriella: indossava un vestito giallo che si intonava perfettamente alla sua carnagione e i capelli legati in una treccia a spiga di lato. Era bellissima e quasi rimase a bocca aperta, vedendola lì, sul ciglio della porta.
<< Buonasera – salutò gentilmente Gabriella, rivolgendosi sia a Liam che a Barbara – sei elegante! >>
Barbara ricambiò il saluto. << Sei davvero bella. >>
Gabriella sorrise e poi si rivolse a Liam. << Ce la facciamo una foto? >>
Il ragazzo ancora incantato da cotanta bellezza, rimase imbambolato e non riusciva a mettere insieme due parole per comporre una frase. Barbara, accortasi di quello che stava accadendo, andò in cucina e prese la macchinetta fotografica che aveva appoggiato sul tavolo per l’occasione.
<< Avvicinatevi – disse la donna, ritornando in salotto – ecco, così…siete proprio belli. >>
Liam aveva fatto un passo verso Gabriella e gli aveva avvolto il braccio intorno alla vita, avvicinandosi. Erano stati pochi secondi, ma per il moro fu un momento che sarebbe durato una vita intera: aveva percepito il suo profumo e il cuore aveva iniziato a battere così forte che poteva sentirlo in gola. Gabriella, invece, era più rilassata e pareva che andasse molto d’accordo con Barbara.
<< Credo proprio che dovremo andare. >> disse Liam, scambiandosi un’occhiata con Gabriella che annuì.
<< Va bene, sono pronta a lasciarvi – iniziò Barbara, emozionata per suo figlio e continuando a guardare la foto che aveva appena scattato – questa – disse, rivolgendosi alla foto – la metterò qui in salotto, incorniciata. >>
Liam divenne paonazzo in volto, Gabriella sorrise.
<< Divertitevi! >> aggiunse in fine la signora Payne.
I due lasciarono la casa di Liam e salirono in macchina. La scuola non distava molto da lì e sarebbero arrivati presto. Liam accese lo stereo e partì una canzone di Bruno Mars, iniziò a canticchiarla non preoccupandosi che ci fosse anche Gabriella in macchina. Aveva creato un bel rapporto con lei e non aveva vergogna a cantare in sua presenza, tant’era che anche Gabriella lo fece e si diressero dritti in palestra. Londra come sempre, era trafficata e in più ci si mettevano anche i semafori a rallentare la corsa.
<< Hai con te il biglietto? >> chiese la ragazza, ad un certo punto.
<< Si. >>
Non avrebbe potuto dimenticarlo, era stato il primo biglietto per un ballo scolastico quello e di certo non avrebbe rischiato di non andarci anche quella sera. Approfittando di una sosta davanti ad un semaforo, Liam si sporse verso la mora e aprì il cruscotto, poi diede un pacchettino azzurro a Gabriella.
<< Aprilo. >> disse, rimettendo le mani al volante e guardando la strada.
Gabriella rimase sorpresa da tale gesto e scartò la carta turchina e trovò all’interno un bracciale a fiore giallo: non pensava che Liam gliene avesse preso uno. Solitamente i ragazzi avevano il compito di comprarlo, ma Gabriella non si aspettava nulla da Liam e nemmeno lo pretendeva.
<< Grazie, è davvero bello. >>
Liam si voltò e incatenò i suoi occhi nocciola a quelli della ragazza. << Stasera sei bellissima… e comunque non è nulla: solo un regalo per te. >>
Gabriella sorrise e gli pizzicò un braccio, con tanto affetto. Quel complimento che Liam Payne le aveva appena fatto era diverso da tutti i complimenti che aveva ricevuto. Il suo “ sei bellissima”  era stato, forse, l’unico sincero in tutta la sua vita. Solitamente i ragazzi erano spavaldi e spinti con lei e complimenti del genere li facevano solo per portarla a letto, invece Liam era stato gentile, sincero e tanto tanto carino. Ogni giorno che imparava a conoscerlo, si meravigliava del fatto che le piacesse sempre di più. Liam era un ragazzo buono, fedele e di una bellezza semplice: era perfetto ai suoi occhi. Era felice di vedere sul quel bel volto, un sorriso, perché se lo meritava e a dispetto di altri, stava andando oltre, vedendo in lei non solo la bellezza esteriore ma anche quella interiore.
<< Grazie ancora Liam. >>
Il verde era scattato e Liam diede gas; arrivarono nel parcheggio della scuola poco dopo. C’erano tantissime auto, luci colorate, la musica che si poteva sentire da fuori e ragazzi e ragazze pronte a scatenarsi. Avevano allestito anche un labirinto con delle alte aiuole, illuminato da piatti di candele messi ogni metro. Il labirinto portava ad un ampio spazio tondo, con divanetti, cuscini e altre candele per dare vita ad una scenetta romantica. Durante il fine settimana si era parlato molto riguardo questo a scuola e tutte le coppiette intendevano andarci, per appartarsi e stare soli.
<< Entriamo? >> chiese Gabriella, prendendo per mano Liam e sorridendogli.
<< Va bene. >>
<< Se divento regina anche quest’anno, dovrai concedermi un ballo. >>
Liam annuì. << Anche due. >>
 

***

 
 
La palestra era piena di gente, il ballo era iniziato da un bel po’ e tutti si divertivano a ritmo di musica in pista. Il soffitto era stato allestito da centinaia di palloncini a elio di colore bianco e qualcuno d’argento. Da un lato c’era un grande buffet con dolci, rustici e bibite varie. Dall’altro le votazioni per il re e la reginetta del ballo. C’era musica suonata dal vivo e qualche musicista o band emergente, approfittava per far ascoltare i loro pezzi. Amy, se ne stava seduta in disparte, aspettando che Niall le prendesse da bere. Aveva indossato un vecchio vestito di Gabriella e le stava veramente bene. Aveva intravisto l’amica con Liam e aveva deciso di lasciarli soli e non disturbare. Sembrava che si stessero divertendo e da lontano erano davvero una bella coppia, per Amy, Liam sarebbe stato quel genere di ragazzo che avrebbe reso felice la sua migliore amica. Sperava solo che i due ci mettessero un po’ ad innamorarsi, perché ne era sicura, prima o poi lo avrebbero fatto. Era un pensiero alquanto egoistico, ma non voleva perderla.
<< Caspita, c’è una fila lunghissima per il punch. >> si lamentò Niall, avvicinandosi alla sorella e dandole un bicchiere argento.
Amy lo ringraziò e diede un sorso al liquido aranciato. Dal bicchiere notò la figura della professoressa Button, fasciata in un abito elegante, che la stava fissando. Subito distolse lo sguardo e iniziò a guardarsi i piedi, evitando così quel contatto con Olivia. Forse si era accorta di quello che stava tramando Harry, pensò la bionda. Oppure ce l’aveva con lei, punto e basta.
<< C-ciao. >>
A farla distrarre dai suoi pensieri, fu una ragazza del secondo anno: Maryssa King. Tutti sapevano che fosse una delle poche ragazze nella scuola che non sbavava dietro ad Harry ma al suo migliore amico.
<< Buonasera – salutò gentile Niall, essendo a conoscenza della cotta – hai bisogno di qualcosa? >>
Anche Amy salutò.
<< Ti andrebbe di fare un ballo? >> chiese timida, aveva promesso a se stessa che quella sera sarebbe stata coraggiosa e lo avrebbe invitato a ballare.
Niall diede un’occhiata ad Amy, come se volesse il suo consenso, infondo era venuto al ballo con sua sorella non poteva appenderla così. Amy, però, gli sorrise e annuì.
<< Certo – rispose Niall, prendendole una mano e facendola arrossire – ti avverto, sono scatenato. >>
Maryssa sorrise e si diressero al centro della pista. In realtà Amy non rimase da sola perché subito dopo che Niall se ne fosse andato, si avvicinarono Zayn e Consuelo. Quest’ultima era bellissima, il vestito stretto le metteva in risalto i fianchi e il fidanzato non la mollava un attimo, come se avesse paura che qualche ragazzaccio potesse toccarla o farle qualcosa.
<< Ciao Amy – la salutò Zayn – questa è Consuelo, volevo presentartela. >>
La bionda allungò una mano e la strinse a quella di Consuelo.
<< Lui mi ha parlato molto di te - disse con il suo accento spagnolo – lavori al Malik’s Pub quando Zayn è con me, grazie. >>
<< Oh, di nulla. >>
<< Qualche volta potreste uscire insieme. >> azzardò Zayn.
Le due ragazze si guardarono e acconsentirono con la testa.
<< Quando tornerai in Spagna? >> chiese Amy, sarebbe stato bello uscire con Consuelo, ne aveva bisogno, anche perché Gabriella era sempre impegnata con gli allenamenti di cheerleading e doveva risposarsi quando tornava a casa.
<< In realtà dovrei partire domani, però tornerò tra un mese. >>
Amy potette notare nell’espressione di Zayn, un velo scuro dovuto a quel problema della distanza che li divideva. Non voleva togliergli del tempo quando Consuelo veniva in Inghilterra, già si vedevano poco.
<< Sempre se non è un problema. >> disse Amy.
<< Non essere sciocca, sarebbe divertente invece. >> rispose Consuelo, sorridente e bella sotto la luce a intermittenza.
<< Okey. >>
Consuelo e Zayn salutarono Amy e si scatenarono in pista, erano molto belli insieme e tutti li guardavano invidiosi. Sembrava che tutti si stessero divertendo: Niall con Maryssa, Zayn con Consuelo, Liam con Gabriella… l’unica che invece si annoiava e non vedeva l’ora che la festa terminasse era Amy. Odiava stare sola e non avendo nessun compagno per scambiare quattro chiacchiere, dato che era venuta con Niall e poi si era dileguato, non faceva del ballo una serata divertente. Si avvicinò al buffet e prese dell’altro punch, era analcolico e aveva un buon gusto.
<< Sei bellissima stasera. >>
Tali parole furono soffiate nel suo orecchio da una voce calda e melliflua che Amy conosceva fin troppo bene. Non si voltò e continuò a riempire il suo bicchiere.
<< Grazie. >> disse, gentile e arrossendo, senza girarsi.
Harry le prese il bicchiere dalla mano e lo poggiò sul tavolo, poi la spinse a centro pista e iniziò a muoversi lento, a ritmo di una musica dolce e romantica. C’erano tante coppie a ballare e nessuno, troppo impegnato ad amoreggiare con il proprio pathner, s’era accorto di loro.
<< Dobbiamo parlare. >>
Amy concentrò i suoi occhi in quelli di Harry, era attenta e aspettava che lui aprisse bocca.
<< Domani a scuola ci sarà una riunione tra professori e Olivia è impegnata – iniziò Harry, avvicinandosi di più e parlando con la bocca attaccata al suo orecchio – mi ha chiesto se posso tenere suo figlio…>>
Amy aveva i brividi: la voce di Harry le solleticava il collo e le mani andavano su e giù per la schiena. Stava pian piano apprezzando il profumo che metteva, lo aveva sentito più volte e le rimaneva anche sui suoi vestiti. Un giorno era rimasta una notte intera ad annusare la maglietta che aveva indossato quel giorno di pioggia.
<< Ed io ho deciso di accettare. >> concluse il riccio, facendole fare una giravolta.
La Button aveva un figlio di tre anni. Amy se ne era completamente dimenticata e questo andava a complicare la cosa, come poteva tener nascosto anche questo a Gabriella quando suo fratello stava con una donna che aveva un figlio?
<< Buona fortuna. >> disse Amy, pensando a quanto Harry fosse stato incapace di tenere a bada un bambino.
Harry sorrise e l’avvicinò ancora di più: le loro labbra quasi si sfioravano. << Perché non vieni a casa domani e mi aiuti? >>
Amy sgranò gli occhi. << A casa? >>
<< Non ci saranno né i miei e né Gabriella. >>
Amy ci pensò su qualche secondo e poi rispose. << No. >>
Harry non aveva scelta, non l’avrebbe convinta mai perché sapeva che Amy non era come tutte le altre ragazze, un ballo non poteva farle cambiare idea.
<< Posso fare in modo che la Button ti interroghi di nuovo e che stavolta andrà bene. >>
Amy smise di ballare e si rabbuiò. << Che cosa ne sai tu? E poi io non cedo a questi brutti ricatti. Io all’interrogazione sono andata benissimo e anche se non mi ha messo ciò che realmente meritvavo, di certo non ne voglio fare un’altra solo perché convinta da te, attraverso chissà cosa, a darmi di più. No, Harry…non ci sto! >> e detto questo, si allontanò dalla pista, attirando l’attenzione di Niall, Gabriella e della stessa Button.
Harry si guardò in giro e lasciò il centro della sala per andare dritto a buffet.
<< Problemi, amore? >> chiese Olivia, cercando di tenersi ad una certa distanza.
Harry si voltò verso di lei e fece di no con la testa. Quella sera era davvero bello: camicia nera avvitata e spottonata di qualche bottone, pantaloni dello stesso colore che fasciavano in perfezione le sue gambe snelle e poi i capelli scompigliati come sempre.
<< Nessuno. >> disse, allontanandosi da lei e andando fuori a fumarsi una sigaretta.
 

***

 
Liam e Gabriella stavano ballando a ritmo di una musica lenta. Il ragazzo era imbarazzato ma stava bene e lo stesso si poteva dire di Gabriella. Erano rimasti in silenzio, dondolandosi un poco, e godendosi il ballo. Liam aveva quasi paura a stringere quel corpo piccolo, rispetto al suo, al contrario di Gabriella che si sentiva protetta tra le sue braccia. Ad un certo punto Gabriella alzò il volto dalla spalla di Liam.
<< Vorrei uscire fuori, ti va? >> chiese.
Liam acconsentì con la testa e smisero di ballare per dirigersi verso il labirinto degli innamorati.
<< Sarebbe inopportuno farlo? >> chiese Liam, non sapendo se Gabriella volesse andare o meno.
Gabriella sorrise e prendendolo per mano si avviarono lungo il tragitto illuminato dalla tenue luce delle candele. La serata stava per concludersi e tra pochi istanti sarebbero stati nominati anche il re e la reginetta del ballo. Pareva che Bill quella sera avesse deciso di non partecipare, così come gli altri due scagnozzi. Liam era stato bene, lasciato in pace e si stava godendo la serata in dolce compagnia.
Mentre i due percorrevano il labirinto, si tenevano per mano: un gesto spontaneo e piacevole, nessuno lasciava la mano dell’altro.
<< Liam, cosa pensi dell’amore? >> chiese Gabriella.
Quando il ragazzo si voltò a guardarla, notò dei brividi di freddo causati dal vento notturno. Da vero gentiluomo si tolse la giacca e la poggiò sulle spalle di Gabriella, ricevendo un grazie.
<< Diciamo che non penso. >> rispose, sorridendo amaramente.
Gabriella non poteva capire: l’unico esempio di amore che Liam aveva nella sua vita, era l’affetto che sua madre provava per lui e viceversa e l’amore incondizionato che, invece, suo padre aveva per la droga. Tra sua madre e suo padre non era andata bene e quindi davvero non sapeva cosa aspettarsi dall’amore. Aveva letto su qualche rivista, ascoltato alcuni esperti, che l’amore rappresentava un sentimento bellissimo che portava l’uomo a essere felice. Lui, che di felicità non sapeva neanche cosa significasse, non vedeva l’ora di innamorarsi e provare a sorridere.
<< Ah… >>
Liam si fermò e sospirò. << Penso che sia il sentimento più bello che ci sia, penso che possa rendere felice una persona, penso che porta l’uomo ad estraniarsi da tutto e a concentrarsi soltanto su chi si ama, penso che può sopravvivere anche dopo la morte, penso sia difficile da rimuovere, dimenticare, abbandonare…le mie sono solo supposizioni, io non so realmente cos’è l’amore e vorrei scoprirlo un giorno. >>
Gabriella era rimasta a fissarlo e ad ascoltare ciò che aveva detto. Liam era una grande persona, si meritava tutto l’amore del mondo. Si sentì terribilmente attratta da quelle labbra carnose e cercava in tutti modi di trattenersi e non sfiorarle con un bacio. Non aveva mai pensato Liam in quel modo, stava pian piano insinuandosi nella mente e raggiungeva poco a poco il cuore. Era frustrante perché credeva che lui non provasse lo stesso e aveva paura, paura che le potesse piacere realmente e paura di innamorarsi di lui.
<< Sto bene con te Liam. >> disse la mora, invitando il ragazzo a continuare il tragitto.
Liam arrossì. << Grazie, è lo stesso. >>
Gabriella gli prese nuovamente la mano e la strinse forte. Si sentiva strana, voleva ardentamente che Liam fosse suo e soltanto suo in quel momento e che ci provasse con lei. Aveva voglia di abbracciarlo, baciarlo, sentire il profumo della sua pelle…
<< Liam ma.. – iniziò Gabriella, era imbarazzata – c’è qualcuno che ti piace qui a scuola? >>
Non sapeva perché stava facendo quelle domande, in realtà voleva davvero saperlo, sperava che Liam le dicesse che c’era qualcuno e quella persona era lei. Stava impazzendo, si meravigliò di se stessa.
Liam, invece, parve abbastanza tranquillo e rispose. << Non saprei… >>
<< Io ti piaccio? >> chiese Gabriella, così senza pensarci troppo.
Liam si morse un labbro. Cosa poteva mai dirle? Si grattò la testa con la mano libera e iniziò a guardare in alto: il cielo era nero, la luna ben visibile e di tanto in tanto qualche stella.
<< Sei l’unica persona che conosco bene, si può dire… - disse, tenendo sempre lo sguardo al cielo – sei bellissima, sia dentro che fuori…quindi… >>
Liam non riuscì a terminare la frase che Gabriella mise le sue mani sulle sue guancie e si alzò di un pochino per raggiungere la sua altezza, nonostante i tacchi alti, non lo arrivava.
<< Bacia…>>
Anche Gabriella venne interrotta.
<< Finalmente vi ho trovato… - Amy aveva il fiatone e li aveva raggiunti in corsa – siete stati nominati re e reginetta del ballo. Vi stanno cercando. >>
Mai come in quel momento Gabriella aveva voglia di uccidere la sua migliore amica per aver interrotto il momento adatto e più bello del ballo. Poi si soffermò su quello che aveva detto Amy e iniziò a sorridere e a saltare su se stessa.
<< Liam sei re del ballo. >> gridò eccitata, prendendolo nuovamente per mano e correndo verso la palestra per farsi incoronare. Amy li seguì, aveva i piedi doloranti e non voleva perdersi l’incoronazione della sua migliore amica.
Giunti all’interno, Liam e Gabriella furono incoronati, ballarono un lento e tutti li guardavano esterrefatti. Amy era orgogliosa della sua amica, Harry, invece, se ne stava in un angolo con un bicchiere di punch in mano: era incavolato, ma non per sua sorella. C’era qualcosa in Gabriella e Liam si era comportato fin troppo bene quella sera, ciò che invece lo turbava era il fatto che non riusciva a far capitolare Amy ai suoi piedi. Era pericolosa e poteva dire tutto a Gabriella.
La serata si concluse al meglio e quando Liam tornò a casa, sua madre iniziò a piangere: era felice e lo costrinse a fare altre foto con la corona. Gabriella invece, si lasciò cadere sul letto e non faceva altro che pensare a Liam. Prese il telefono e inviò un messaggio al ragazzo.
 
Buona notte re, grazie per la spledida serata.
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Pre-spazioautrice: ho aggiornato prima perché domani non ci sono!
Ed ecco qui l’ottavo capitolo, entusiasmante vero? A me è piaciuto molto scriverlo e credo di aver fatto scattare qualcosa in Gabriella. Ringrazio tutte le recensioni che mi avete scritto, sono davvero felice. Ringrazio i preferiti, le seguite e le ricordate. Ringrazio la mia amica Hazza per il banner e per i vestiti.
 
Vestito di Gabriella: 
http://www.polyvore.com/cgi/set?id=83139465
Vestito di Amy: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=83139798
Vestito di Consuelo: http://www.polyvore.com/consuelo/set?id=83140009
Vestito di Olivia: http://www.polyvore.com/cgi/set?id=83140268
 
Ragazzuole, sto cercando un volto per Maryssa King, qualche suggerimento?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che lasciate un commentino. Grazie a tutte per la pazienza che avete.
 
PS: Volevo ringraziare il mio ragazzo per aver caricato la postpay e per regalarmi il biglietto per il concerto dei One Direction allo stadio per i nostri 5 anni insieme. Forse sarò una delle più grandi, io 20 e il mio ragazzo 21. Strano ma lui ama i One Direction e mi ritengo fortunata, hahah xD Ringrazio anche Hazza che verrà con noi e mi da tanti tanti consigli per questa storia. : )

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Improper questions ***




Improper questions
 

Il parcheggio dell’aeroporto era affollato come sempre e Zayn non riusciva a trovare un posto libero. Era arrivato il momento di salutare Consuelo: erano stati insieme una settimana e avevano trascorso la maggior parte del tempo da soli, indisturbati e con tanta voglia di godersi a pieno quelle giornate. Zayn aveva portato Consuelo al mare, al ballo scolastico e in altri luoghi diversi che la spagnola non aveva visitato prima. La settimana era volata e pareva che entrambi non ne avessero mai abbastanza l’uno dell’altro. Vivere una relazione a distanza era difficile, gli ostacoli erano tanti e le tentazioni altrettanto. In ogni caso, però, sia Consuelo che Zayn cercavano di tenere a bada gli ormoni e soprattutto a rispettarsi a vicenda, anche perché facendolo in nome dell’amore per loro non rappresentava un peso.
<< Non preoccuparti amore, lasciami qui – disse Consuelo, mettendo una mano sulla maniglia della portiera – altrimenti perdo il volo. >>
Zayn si accostò all’entrata dell’aeroporto, diede un bacio alla sua ragazza e poi la lasciò andare via. Ogni qualvolta che scendeva da quella macchina e ritornava in Spagna, Zayn aveva un nodo alla gola e non riusciva a toglierlo per tutta la giornata. La sera, poi, era addirittura peggio.
<< Ti amo. >> sussurrò il moro, all’interno dell’auto e vedendola allontanarsi ed entrare.
Alcune auto dietro di lui iniziarono a suonare, così Zayn fu costretto a mettere in moto e a lasciare l’aeroporto. Sua sorella non gli avrebbe dato un’altra giornata libera e doveva andare al bar per organizzare l’evento per il prossimo venerdì.  Ad aspettarlo c’era anche Niall che era venuto lì con Bill, saltando la scuola, a fare colazione e a parlare di partite di calcio. Entrambi, compreso Harry che ancora non si era fatto vivo, avevano ricevuto un messaggio di Louis: dovevano creare delle tattiche e strategie di gioco per riuscire a vincere la partita che ci sarebbe stata il giorno dopo, quindi affinare e discutere sugli ultimi dettagli. Zayn, nonostante non giocasse a calcio, dava degli ottimi consigli ed era per questo che Niall lo stava aspettando, perché pareva che discutere al Malik’s Pub di combinazioni, tattiche e cose varie riguardanti il calcio, portasse fortuna.
Zayn varcò la porta del suo locale e venne accolto da delle urla: Niall si stava sbracciando per fargli segno di avvicinarsi.
<< Finalmente sei arrivato! >> sbraitò il biondo, lo stava aspettando da circa una mezz’ora.
<< Ho accompagnato Consuelo all’aeroporto – giustificò Zayn la sua assenza – manca Harry. >> disse poi, vedendo che seduti al tavolino erano solo in tre: Niall, Louis e Bill.
<< Aveva da fare. >> rispose prontamente Niall.
Niall sapeva benissimo cosa teneva Harry Styles lontano dal Malik’s Pub quel giorno. I due erano più che amici, fratelli: ogni cosa Niall o Harry facesse, l’uno o l’altro sapeva ogni cosa, nei minimi dettagli. Niall era stato il primo a conoscenza della relazione tra Olivia Button e il suo amico Harry. Da maschio qual’era, si era congratulato con Harry e chiedeva in continuazione come fosse la professoressa al letto. Trascorrevano diverso tempo a chiacchierare di donne e sesso, forse oltre il calcio, erano gli unici argomenti di cui parlavano.
<< Strano – disse Zayn, si avvicinò al frigorifero e prese quattro birre – non si perde mai una riunione. >>
<< C’è sempre una prima volta. >> ironizzò Bill.
Bill era un tipo insopportabile, era il classico tipo di ragazzo tonto, ignorante e che credeva di ottenere quello che voleva attraverso la forza e la violenza. Niall e Harry non lo avevano mai sopportato, però in campo sapeva cavarsela e per questo motivo se lo tenevano buono.
Zayn diede una birra a ognuno di loro e poi si accomodò sulla sedia per partecipare alla riunione. Diede un’occhiata a Louis, che se ne era stato zitto tutto il tempo, e aveva la testa china sull’ I-Pad a guardare alcuni video.
<< Iniziamo? >> chiese Niall, impaziente.
Louis alzò il capo e girò l’ I-Pad verso i ragazzi. << Questa sarà la squadra che dovremo affrontare domani. >>
Bill fu il primo a commentare il video. << Sono deboli sulla fascia. >>
Louis annuì, anche lui aveva appurato ciò. Ogni volta che dovevano giocare una partita, studiavano, attraverso video, l’avversario nei minimi dettagli per cercare di metterlo in difficoltà.
<< Ecco guarda – poi fu la volta di Niall – il numero dieci pare sia quello più scarso, anche se il portiere è in gamba. >>
Louis annuì di nuovo. Niall, Bill e Harry erano gli unici che riuscivano a individuare quei piccoli dettagli che potevano essere utili da conoscere per vincere una partita. Era per questo motivo che alle riunioni chiamava soltanto loro tre, in più c’era anche Zayn che li aiutava, quel ragazzo non aveva mai mancato ad una loro partita.
<< Attenzione al numero quattro: è mancino e riesce a fare dei bei tiri sia con la destra che con la sinistra. >> questa volta era stato Zayn a parlare.
Andarono avanti così per un’ora. Riguardarono il video altre volte e cercarono di non farsi sfuggire nulla. Poi Louis incitò i due ragazzi a giocare pulito e a mettercela tutta e chiese loro di non abbattersi se la partita fosse iniziata male. Avute tutte le raccomandazioni, Bill lasciò i ragazzi e Niall, Louis e Zayn rimasero da soli. La conversazione subito variò e dal calcio si passò alle donne e all’amore. Zayn iniziò a sentire ancora di più la mancanza di Consuelo; Niall, invece, diceva che se la stava vivendo al massimo la vita da single e consigliava ai due di fare lo stesso.
<< Quando ti innamorerai, cambierai sicuramente pensiero. >> disse Louis, rivolgendosi a Niall.
<< Hai detto bene, quando …>>
<< Non essere così convinto. >> gli disse Zayn, aprendo un’altra birra.
Niall sbuffò e lasciò lì il discorso, anche perché non gli andava proprio di discutere. Lui stava bene così, non aveva bisogno di una ragazza rompiscatole che si lamentasse in continuazione e pretendesse solo regali. Era giovane e aveva una vita intera per cercare l’amore.
<< Che hai Louis? >> domandò Zayn, vedendolo pensieroso.
Il coach rivolse lo sguardo al moro e fece spallucce. << Celine. >>
Erano alcuni giorni che la sentiva strana: cercava di evitalo, lo chiamava raramente e non sapeva quello che le stava prendendo. Aveva iniziato a pensare che forse era per via delle regionali che facesse così: il nervosismo, l’ansia, lo stress… tutto moltiplicato per quattro. Da quel punto di vista poteva capirla, ma credeva che ci fosse dell’altro sotto e intendeva scoprirne il motivo.
<< Avete litigato? >> chiese sempre Zayn; Niall sembrava essere poco interessato alla conversazione.
<< No, però la sento strana. >>
Zayn cercò di tranquillizzarlo. << Parlaci, magari è soltanto una tua impressione. >>
Forse Zayn aveva ragione, pensò Louis. Forse stava esagerando e non c’era nulla di strano in Celine. Anche lui era stressato per la partita, quello poteva non farlo ragionare lucidamente.
<< Si, è come dici tu. >>
 

***

 
La musica rilassante, bassa, riusciva a tranquillizzare Amy che cercava di non pensare a tutte le pagine di storia che doveva ancora imparare per la prossima settimana. La finestra della sua stanza era aperta, c’era il sole quel pomeriggio, tutta quell’aria le faceva venire in mente l’estate e non vedeva l’ora che arrivasse. Amy amava andare al mare, stare in acqua per molto tempo e rilassarsi sotto l’ombrellone.
Mentre fantasticava sull’estate, venne interrotta dal campanello di casa.
<< Amy, vai ad aprire tu. Sono sotto la doccia. >> urlò sua madre per farsi sentire.
<< Va bene. >> rispose Amy e scese giù facendo lentamente le scale.
Non le andava di andare ad aprire la porta, si stava rilassando sul letto e non voleva essere disturbata. Quando aprì la porta, rimase immobilizzata: aveva voglia di sbattergli la porta in faccia e ritornare su ad ascoltare musica, che si era anche dimenticata di spegnere. Non aveva dimenticato come l’aveva trattata la sera del ballo, credeva che lei sarebbe caduta ai suoi piedi e l’avrebbe aiutato senza esitazioni e tutto in maniera semplice. Harry non aveva capito proprio niente di lei. Ciò che però impedì la bionda di chiudere, fu sia per non apparire maleducata e anche perché il riccio era in compagnia e non appena pose gli occhi su quella figura piccola e tanto innocente, si addolcì all’istante.
<< Ciao – la salutò Harry, tenendo il bambino per mano – Niall è in casa? >>
Amy rimase a fissare quelle mani legate l’uno all’altra per qualche secondo, erano davvero carini insieme e Harry pareva un bravo fratello maggiore.
<< No, è uscito. >>
<< Ok – disse, poi rivolse lo sguardo al piccolo – mi dispiace, ma Niall non c’è… andremo solamente io e te. >>
Amy si sorprese; Harry era completamente un’altra  persona con quel bambino. Dalle sue labbra, dalle sue movenze, tutto era detto o fatto con dolcezza.
<< Ciao. >> disse ad un certo punto il bambino, rivolgendosi a Amy.
La bionda sorrise e ricambiò il saluto. Quel bambino era davvero buffo e tanto tanto carino. Aveva delle guancie da strapazzare, due occhioni azzurri e capelli biondi. Assomigliava a Niall da bambino, da quello che poteva vedere dalle foto che sua madre conservava. Poi, subito notò qualcosa di familiare in lui: il sorriso era lo stesso.
<< Pecchè non vieni anche tu al pacco? – chiese con la sua parlantina birichina – Harry mi ci potta, me lo ha plomesso. >>
Amy scoppiò a ridere, era così carino quel bambino. Harry, invece, lo prese in braccio e gli stampò un bacio sulla guancia.
<< Lui è Axel, vero? >> chiese Amy al riccio.
Harry annuì.
<< Si, mi chiamo Axel, tu? >> domandò il piccolo.
<< Amy. >>
Il bambino abbozzò una risata e poi si avvicinò con la testa sul torace di Harry, come se volesse nascondersi.
<< Ti serve una mano? >> chiese Amy, dato che Harry era arrivato fin laggiù per cercare Niall.
Harry non sembrava il classico tipo di persona che sapesse occuparsi di un bambino. Doveva tenerci davvero tanto alla professoressa per incaricarsi di ciò, si ritrovò a pensare la bionda.
Harry sorrise. << Forse. >>
Amy gli fece segno di aspettare, poi salì le scale, spense lo stereo e bussò alla porta del bagno per avvisare sua madre che sarebbe uscita. Prese la borsa a tracolla che aveva sul letto e scese giù. Harry era venuto con l’auto e una volta saliti, si diressero al parco per far giocare Axel che era desideroso di andarci. Può darsi era la sua prima volta, perché aveva gli occhi sbarrati e la bocca aperta, era sovraeccitato e continuava a dire a Harry di fermarsi.
<< Ok, ora trovo parcheggio e ci fermeremo. >>
Amy si voltò indietro e attirò l’attenzione del bambino. << Cosa vuoi provare per primo? >>
Axel alzò le braccia in aria, le mani strette a pugno, e le agitava in continuazione.
<< Lo scibolo… >>
Scesero dall’auto e andarono dritti alla sezione giochi. Amy aveva preso Axel per mano, Harry invece se ne stava indietro. Il bambino provò tutti i giochi del parco e faceva avanti e indietro da una giostra all’altra. Poi salì sull’altalena e Harry iniziò a spingerlo; Amy si sedette sull’altalena di fianco al bambino e iniziò a dondolarsi da sola, piano.
<< Mi plendi la mano? >> chiese Axel.
Amy allungò il braccio e legò la sua mano a quella del biondino. Axel si stava divertendo, rideva tanto e aveva ancora gli occhi sbarrati per non perdersi tutto ciò che stava vivendo e ammirando.
<< Si fida molto di te – disse ad un certo punto Amy, guardandosi i piedi – io non ti lascerei mai mio figlio. >>
Harry scoppiò a ridere e spingendo il bambino, approfittò anche di aggiustarsi meglio gli occhiali da sole.
<< Io adoro questo bambino – rispose lui – forse, si può dire, che tengo più a lui che a sua madre. >>
Amy smise di fissare le scarpe e alzò di colpo lo sguardo. Non si aspettava una risposta simile. Credeva che fosse la prima volta che Harry lo teneva, invece non era così. Amy rimase zitta, perché davvero non sapeva cosa dire. Posò lo sguardo su Axel e pensò a quanto fosse fortunato quel bambino. Harry Styles era noto per non dare affetto a nessuno, a parte sua sorella Gabriella. Se aveva confessato una cosa simile a lei, allora davvero ci teneva a lui, in modo forte.
<< Harry, lei è una tua amica? >> domandò Axel, indicando con il suo dito piccolo la bionda.
<< Si – rispose – ti piace? >>
Il bimbo annuì con forza. << Bella. >>
Amy divenne rossa in volto e si diede della stupida per essere arrossita per un complimento fatto da un bambino. Harry, invece, scoppiò a ridere e tirò su le maniche della camicia che erano scese leggermente.
<< Grazie – disse Amy, scendendo dall’altalena e mettendosi di fronte a lui – anche tu sei un bel bambino. >>
Axel allungò le braccia verso la bionda e l’abbracciò in modo tenero. Poi si lasciò prendere in braccio e le stampò un bacio sulla guancia.
<< Già capisce il mondo il bambino. >> disse Harry scherzosamente.
Amy alzò un sopracciglio. << Avendo te come insegnante! >>
I tre lasciarono il parco e si avviarono alla macchina. Axel volle stare avanti in braccio a Amy e raggiunsero casa Horan.
<< Pecchè domani non veni a casa mia? >> chiese ingenuamente Axel.
Amy sorrise. << Domani non posso, un altro giorno verrò. >>
Axel ridusse gli occhi e sbadigliò. << Pecchè domani no? >>
Harry allungò le mani verso il bambino e se lo mise in braccio. << Amy non può perché deve uscire – disse la prima cosa che gli venne in mente – dai, lasciamola andare…io ti faccio guidare. >>
<< No! >>
<< Axel, ti prometto che usciremo insieme un altro giorno. >> cercò di calmarlo la bionda, anche se sapeva che non sarebbe successo, perché appena Olivia avrebbe saputo della sua presenza, forse, non avrebbe più lasciato Axel con Harry.
<< Va bene – ripose arrabbiato – io pelò non voglio guidale. >>
Harry volse lo sguardo ad Amy che intanto era uscita dall’auto e stava per chiudere la portiera.
<< Grazie. >>
Amy guardò il bambino. << L’ho fatto per lui…io non dimentico Styles! >>
 

***

 
Gli allenamenti di cheerleader stavano diventando sempre più frequenti e pesanti. Celine pretendeva il massimo da ognuno di loro e soprattutto da Gabriella, che era esausta e non ce la faceva più. Aveva trascorso l’intero pomeriggio a saltare, ripetere la coreografia e a fare flessioni, corse sul tappeto. Gli altri ragazzi e ragazze, lo stesso. L’unica che pareva distratta e poco attenta a quello che facevano, era Celine che spesso rimaneva incantata a fissare qualcosa o immersa nei pensieri.
<< Secondo te dovrei stendere meglio la gamba, quando salto? >> chiese una delle ragazze alla coach.
Aveva appena mostrato un salto a Celine, anche abbastanza difficile, ma la coach non l’aveva proprio vista.
<< Cosa? >> domandò, ritornando alla realtà.
Gabriella accortasi di ciò, si avvicinò alle due. << Si, Veronica. >>
La ragazza sorrise e ritornò a provare; Gabriella invece si avvicinò di più a Celine.
<< Ehy, qualcosa non va? >>
Celine deglutì. << Tutto bene. >>
<< Sicura? – chiese insistente Gabriella – sei un po’ distratta negli ultimi giorni. >>
Celine sospirò forte. Viveva una situazione abbastanza complicata nel suo interno: aveva scoperto di essere incinta e per evitare errori, era andata dal ginecologo che le aveva confermato che di lì a sette mesi sarebbe diventata mamma. Louis ancora non ne sapeva nulla, nonostante fosse uno dei primi da avvisare. Lo stesso, si poteva dire della famiglia. Dopo la litigata con i suoi genitori, riguardo Luther, Celine aveva rinunciato a chiedere loro qualche consiglio o aiuto. L’unica cosa che avrebbe sentito dalle loro labbra sarebbe stata l’aborto.
<< È per le regionali. >>
<< Ok. >>
Gabriella però non era del tutto convinta da quella risposta. Quell’anno c’era  qualcosa di strano in Celine. Si preparavano per le regionali da diverso tempo ormai e non era mai stata così, anzi. Lei, che di medaglie ne aveva avute tante, doveva essersi abituata a quel tipo di tensione.
<< Dai su.. – Celine attirò l’attenzione di tutti – datevi una mossa, ripetiamo la coreografia. >>
Un boato coinvolse tutti i ragazzi, erano stanchi e non ce la facevano più.
<< Celine ci stiamo allenando da ore… >> si lamentò una di loro.
<< Abbiamo ripetuto la coreografia già dieci volte. >> continuò un’altra.
Celine annuì e andò a spegnere lo stereo, che intanto era stato messo in pausa. Gabriella seguiva con lo sguardo ogni suo movimento ed era ancora più convinta che ci fosse qualcosa che non andava in lei.
<< Per oggi abbiamo finito – disse, con la voce stanca – ci vediamo dopodomani. >>
La magior parte dei ragazzi lasciarono la palestra, mentre Gabriella rimase ancora lì: doveva parlare con la coach. Oltre ad essere la sua insegnante, Celine era anche sua amica. Certamente non sarebbe stato possibile paragonarla ad Amy o all’amicizia che aveva con Amy, però comunque sia, aveva creato un rapporto speciale con Celine e da amica qual’era, voleva capire cosa la turbasse.
<< Celine.. >>
<< Non ho voglia di parlare, ci vediamo. >> disse burbera, e uscì dalla palestra.
Gabriella rimase immobile lì, con i piedi piantati al pavimento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti voi, come state? Spero bene.
Volevo ringraziarvi, innanzitutto, per le recensioni che sono sempre piacevoli da leggere. Quando questa storia sarà finita, dedicherò uno spazio ad ognuno di voi!
Ringrazio poi chi ha messo la mia storia tra le seguite, ricordate e preferite. Ringrazio anche coloro che leggono e basta e rimangono in silenzio. Ringrazio Hazza per il banner!
Passando al capitolo: è un capitolo di passaggio, forse non molto interessante, però deve starci perché spiegherà delle cose che accadranno in seguito.
Ho schematizzato la storia in un foglio e sono appunto trentatre capitoli, compreso l’epilogo. In queste mie creazioni, accadrà quello che neanche potete immaginare. Spero di destare la vostra curiosità e che continuiate ad amare questa storia, come l’amo io.
Dato che nessuno mi ha consigliato un volto da dare a Maryssa, beh…cercherò io xD
 
ANGOLO DOMANDINE:
1)      Louis scoprirà del bambino? Celine riuscirà a dirglielo?
2)     Vi è piaciuto l’incontro al parco tra Amy, Harry e Axel?
 
SPOLIER:
Nel prossimo capitolo ci sarà un litigio.
 
Grazie della vostra attenzione e alla settimana prossima, un bacio : )

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Warnings ***





Warnings

L’intera scuola era in fermento e tutti aspettavano con ansia la partita di calcio che ci sarebbe stata, una finale che avrebbe potuto portare la coppa alla London High School. Il tempo era grigio, come sempre, e di lì a poco avrebbe piovuto. Quel giorno le lezioni non c’erano e tutti gli studenti, a parte i ragazzi della squadra, erano: chi in palestra, chi a preparare qualche striscione, chi al bar della scuola a mangiare, chi a leggere un libro.
Niall Horan era negli spogliatoi e si stava cambiando. Adorava la sua divisa e si sentiva più carico che mai. Era stato il primo della squadra che era arrivato, in anticipo come sempre, e cercava di non pensare a nulla. Si erano allenati al massimo, Louis li aveva spremuti fino all’osso. Avevano la possibilità di vincere la partita, però la percentuale era alla pari per le due squadre.
<< Ciao. >>
Niall si voltò, stranito nel sentire una voce femminile nello spogliatoio. Solitamente le ragazze evitavano quella zona: troppo puzza di sudore, ragazzi furiosi e poco carini se perdevano una partita, coach altrettanto.
<< Ciao Maryssa. >>
La rossa se ne stava ad una certa distanza, appoggiata a uno degli armadietti blu scuro. Aveva il cuore che batteva a mille, le gambe che le tremavano, le mani sudate. La sera del ballo aveva avuto la fortuna, ma soprattutto il coraggio, di ballare con Niall. Fortuna perché lui aveva accettato il suo invito, coraggio perché glielo aveva chiesto. Aveva una cotta per il biondo da tanto tempo e almeno, prima di lasciar perdere e uscire con qualcun altro, voleva capire se lui avesse piacere a frequentarsi con lei.
Maryssa abbozzò un sorriso. << In bocca al lupo – disse timida – spero che tutto vada bene, la vittoria sarà vostra, me lo sento. >>
Niall si stava allacciando una scarpa, sorrise nel mentre e volse il capo alla ragazza che arrossì all’istante. Sapeva bene che Maryssa provava qualcosa per lui, ancora non aveva capito se ciò gli facesse piacere o meno. Maryssa era una bella persona, di bell’aspetto e gradevole anche all’interno. L’unica pecca, non di Maryssa ma per Niall, era che non voleva impegnarsi e quindi per adesso non ci pensava proprio ad avere una relazione.
<< Crepi. >>
 Maryssa fece un mezzo sorriso. Sembrava che Niall fosse di poche parole, non gli andava di parlare con lei e questo la infastidiva un po’. Infatti dopo averle risposto, aveva rigirato lo sguardo e aveva iniziato a saltellare su se stesso per riscaldarsi prima della partita. Maryssa era rimasta a guardarlo per qualche minuto, poi, non ricevendo attenzioni, sospirò e fece per andarsene.
<< Già vai via? >> domandò Niall, posando i suoi occhi mare in quelli della ragazza.
<< Ehm, s-si – balbettò, nervosa e sperando che lui la trattenesse – perché dovrei rimanere? >>
Era una domanda ovvia a cui non fu data una risposta, ma un’altra domanda.
<< Perché sei venuta qui Maryssa? >>
La ragazza sgranò di poco gli occhi e rimase con la bocca leggermente aperta. Cosa poteva mai dirgli? Che era venuta fin lì perché sperava in un’uscita o che lui la sbattesse al muro e la baciasse? Si, forse era quello che si aspettava, o meglio, sperava. Niall l’aveva presa alla sprovvista e adesso non sapeva cosa rispondere. Quindi rimase zitta, immobile e abbassando, svelta, il capo.
<< Rispondi…>> la incitò Niall.
Maryssa iniziò a giocare con una ciocca dei capelli sempre tenendo lo sguardo basso e non alzarlo all’altezza del biondo.
<< I-io… - iniziò, era imbarazzata – vorrei… >>
<< Ho capito. >>
<< No! – sbraitò Maryssa, alzando il capo e puntandogli un dito contro – tu non sai quello che io voglio. >>
Niall fece un mezzo sorriso e si avvicinò alla ragazza. << Hai ragione – e le posò una mano sulla spalla; Maryssa fu percorsa da brividi – forse però…vogliamo la stessa cosa. >>
Le guance della ragazza si colorarono di rosso e fece un passo indietro per l’imbarazzo. Non capiva se Niall stesse giocando e quindi ci provasse gusto a farla sentire a disagio, dato che sapeva che lei provava qualcosa per lui. O se stesse facendo sul serio.
<< Allora, ora vuoi rispondere alla mia domanda? >> continuò Niall, insistente.
<< Non lo so. >>
<< Cosa? >> chiese Niall, poggiando anche l’altra mano sulla sua spalla.
Maryssa fece un altro passo indietro, ma Niall la seguiva ad ogni passo. Le sarebbe piaciuto potersi incatenare a quelle labbra e non staccarsi più. Niall era di una bellezza unica e lei impazziva ogni volta che rimaneva a guardarlo. Le sue amiche non capivano perché provasse qualcosa per lui e non per Harry. Maryssa non sapeva spiegarselo, l’unica cosa che sapeva era che quando Niall appariva davanti ai suoi occhi, lei aveva il cuore che palpitava a mille.
<< Perché sono venuta. >>
Niall sorrise di nuovo. << Oh, io credo che tu lo sappia in realtà. >>
I due furono interrotti dall’arrivo di Harry nello spogliatoio. Era senza maglietta e aveva la T-shirt della squadra su una spalla. Dato che era sovrappensiero, non si accorse immediatamente dei due, poi però fece una mezza giravolta, lentamente, e sorrise all’istante.
<< Ho interrotto qualcosa? >> chiese.
Niall fece segno di no con la mano, senza voltarsi a guardarlo. Maryssa, invece, era ancora più nervosa e imbarazzata.
<< Va bene – rispose – ah, Niall…sabato andiamo al cinema con gli altri? >>
Il biondo fissò ancora di più gli occhi di Maryssa. << Non posso, devo uscire con una persona sabato. >>
Harry fece un ghigno, già sapeva dove voleva andare a parare il biondo. Erano uguali sotto alcuni punti di vista. Quindi gli resse il gioco.
<< Si?...e con chi? >>
Solitamente nessuno dei due chiedeva con chi l’altro dovesse uscire.
Niall fece l’occhiolino alla rossa. << Con Maryssa. >>
A quella risposta ci furono tre reazioni diverse. Harry, che se l’aspettava, sorrise e pensò a quanto fosse stato geniale il suo migliore amico a filtrare in quel modo, la miglior richiesta d’appuntamento dell’anno. Niall, invece, si sentiva soddisfatto: aveva da una parte accontentato una ragazza e dall’altra, avuto un riscatto con Harry che si vantava di essere il rimorchiatore  migliore fra i due. Maryssa aveva il cuore a mille ed era felice; finalmente sarebbe potuta uscire con Niall.
<< Puoi? >> domandò il biondo alla ragazza.
Lei annuì. << Alle cinque. >>
Niall sorrise di nuovo. << Passo a prenderti alle cinque. >>
 
 

***

 
 
 
La partita era già al secondo tempo e la London High School era in vantaggio per due  punti. Louis era soddisfatto dei suoi ragazzi e ce la stavano proprio mettendo tutta, come desiderava e sperava. Avevano studiato l’avversario sotto ogni punto di vista, analizzato con attenzione tutto ciò che potesse metterli in difficoltà o che potesse farli vincere facilmente. A guardare la partita c’erano proprio tutti: Zayn, che incitava la squadra e cercava di metterli in guardia quando qualcosa andava storto; Maryssa, che dopo l’invito di Niall non era riuscita a smettere di guardarlo; Amy  e Gabriella, che facevano il tifo per i rispettivi fratelli; Celine, infine, che aveva gli occhi fissi sul campo, ma tutto pensava fuorché alla partita.
<< Guarda – disse ad un certo punto Amy, chiamando l’amica – c’è anche Liam. >>
Gabriella volse lo sguardo e lo vide seduto sugli spalti, da solo, concentrato e immerso nel pieno del gioco. Non sapeva sarebbe venuto e con sincerità dovette ammettere che le faceva piacere. Dalla sera del ballo, era cambiato qualcosa in lei e aveva trascorso ogni giornata a pensare a lui, non più come persona da aiutare, ma come un possibile compagno al suo fianco. Tutto la spingeva verso Liam: i suoi occhi, le sue labbra, il suo essere così dolce, triste a volte.
<< Ti dispiace se vado a fargli compagnia? >> chiese ad Amy, già conoscendo la risposta.
Amy sorrise. << Vai pure. >>
Gabriella le stampò un bacio sulla guancia e poi corse dall’altra parte delle gradinate, attirando anche l’attenzione di Liam. La partita, intanto, stava quasi per concludersi e la London High School avrebbe vinto e passato alla fase successiva. Si potevano udire le urla delle persone negli spalti che o incitavano i giocatori o ce l’avevano con l’arbitro. Anche Louis si faceva sentire, Gabriella potette udire “Styles” almeno cinque volte.
<< Ciao. >> la salutò Liam.
Gabriella si accomodò al suo fianco e si aggiustò i capelli dietro le orecchie.
<< Tutto bene? >>
Liam annuì. << Si – in realtà era uscito e venuto a scuola quel giorno, non perché avesse intenzione di guardare la partita, ma per non sentire le urla di suo padre e i casini che ancora complicavano la sua vita – alla grande, te? >>
Gabriella udì dell’ironia nella sua voce, però non indagò. << Più o meno. >>
<< Perché? >>
Gabriella sbuffò. << Io odio la matematica, cioè…proprio non la capisco. >>
Liam scoppiò a ridere e batté una mano sul suo ginocchio. Gli sembrava così stupido stare nervosi o male per la matematica. Lui, che di problemi ne aveva, pensava che ciò che la turbasse fosse qualcosa di più serio.
<< Non c’è niente da ridere, Liam. >> si lamentò la mora.
<< Davvero la matematica rappresenta un dilemma per te? >> domandò con ironia e facendo un piccolo sorriso.
Gabriella si sciolse a quella visione, Liam era tanto tenero e dolce, anche quando la prendeva in giro. Come faceva Bill a picchiarlo? Quel ragazzo era buono e si meritava rispetto, non schiaffi, pugni e calci.
<< Diciamo che io e i numeri non andiamo molto d’accordo. >> si giustificò Gabriella, facendo nuovamente sorridere Liam.
<< Si? Io posso darti una mano – disse, mettendo le mani nelle tasche dei jeans – al contrario, ho un buon rapporto con i numeri. >>
Liam Payne era una scoperta ogni attimo e momento che trascorrevano insieme. Quante cose aveva imparato e saputo di lui? Sapeva suonare la chitarra, cantare, giocare a calcio e amante della matematica.
<< Grazie, mi saresti utile. >>
Liam alzò il pollice e poi diede uno sguardo alla partita: stavano giocando i minuti di recupero. Non appena i ragazzi sarebbero andati negli spogliatoi, lui se ne sarebbe andato, evitando così l’ira di Bill e sperando che suo padre si fosse calmato. Era bello staccare la spina a volte, e allontanarsi dal caos che viveva in casa. Avrebbe dovuto farlo anche sua madre e gli sarebbe piaciuto regalarle una vacanza, però non aveva i soldi per farlo. Voleva trovare un lavoretto part-time per guadagnare qualche spicciolo e mettere da parte dei soldi per portare sua madre a cena, in un ristorante asiatico.
<< Li organizziamo a casa tua questi incontri di studio? >>
Gabriella distrasse Liam dai suoi pensieri.
<< Va bene. >> rispose sbrigativo, alzandosi.
La partita era finita. Doveva ritornare a casa, evitare di intavolare una discussione con Bill. Le ferite, i lividi e i dolori erano finalmente passati e per questo motivo preferiva andare via, non subendo altri colpi.
<< Te ne stai andando? >> chiese Gabriella.
Liam annuì. << Sì, avrei da fare delle cose a casa. >>
In realtà gli dispiaceva dover smettere di chiacchierare con lei, perché Gabriella era di piacevole compagnia e si stava pian piano abituando alla sua presenza. Liam si era domandato spesso cosa sarebbe successo se Amy non li avesse interrotti nel labirinto. Da quella sera, qualcosa era cambiato. Ciò però non riguardava gli altri, perché nonostante fosse stato nominato re del ballo, comunque nessuno gli rivolgeva la parola o si era congratulato con lui. Il cambiamento era avvenuto in lui, che lentamente, stava prendendo in mano la sua vita e si stava riscattando con il resto del mondo.
<< Ok – Gabriella lo accompagnò fino all’uscita della scuola – Liam? >> lo richiamò subito dopo, prima che potesse andare via.
Liam si voltò e la guardò interrogativo.
<< Inizia ad abituarti a me. >>
Il moro si avvicinò di un passo e la guardò dritto negli occhi. << Già lo sto facendo. >>
Gabriella sorrise. Il venticello le stava scompigliando i capelli ed era percorsa da brividi su tutto il corpo. Non voleva mandarlo via, non voleva che la loro restasse un’amicizia, se così si poteva definire. C’era qualcosa di speciale tra loro, erano attratti l’un l’altro, ma nessuno aveva il coraggio di confessarlo.
<< Ti aspetto domani, Gabriella. >> la salutò Liam, voltandosi e raggiungendo la sua auto.
La ragazza annuì e poi ritornò agli spalti. Se ne stavano andando tutti, la partita si era conclusa con una vittoria e alcuni della squadra stavano ancora esultando e festeggiando. Louis era più felice che mai e abbracciava in continuazione Harry, che aveva tirato uno dei goal. 
<< Allora? Mi devi raccontare qualcosa? >> domandò Amy, che intanto aveva raggiunto Gabriella.
<< Niente di che…Liam mi darà ripetizioni di matematica. >>
Amy batté le mani, felice. << Anche se qualcosa non mi torna. >> disse, aggrottando la fronte.
Gabriella fece finta di essere sorpresa. << Perché? >>
Amy mise una mano sotto il mento e con l’altra gesticolava tra sé. << Tu sei bravissima in matematica. >>
Gabriella scoppiò a ridere e diede una leggera spinta all’amica. << Si, lo so – disse, mordendosi il labbro – ieri ho saputo, da fonti certe, che Liam è bravissimo in matematica e così ho approfittato per incontrarlo e passare più tempo con lui. >>
Amy sospirò affranta. << Mi sa che ti ho persa. >>
Gabriella la spinse di nuovo e per poco Amy non cadde dagli spalti.
<< Non è vero – disse, mettendo il broncio – io sono pienamente cosciente. >>
Amy sapeva che prima o poi sarebbe accaduto ed era felice per Gabriella. Sentiva che tra loro sarebbe potuto funzionare e che per una volta, Harry non avrebbe creato problemi.
<< D’accordo. >>
<< Ovvio. >> rispose Gabriella.
 

***

 
 
Amy era in macchina ad aspettare Niall, che intanto si stava lavando. Terrie, appreso la notizia della vittoria, aveva preparato la sua specialità: le lasagne. Poi, per concludere, aveva comprato anche dei dolci in pasticceria. A casa Horan si festeggiava ogni vittoria dei ragazzi: un voto alto a scuola, una partita di calcio, un evento in particolare…insomma, ogni cosa era buona per preparare le lasagne italiane della nonna. Niall, come di sua abitudine, ne mangiava due piattoni enormi e poi dava la colpa alla madre per averle preparate così deliziose. I pranzi, le cene e tutti i momenti a tavola, gli Horan li trascorrevano in compagnia, a parlare del più e del meno e in perfetta armonia.
Pensando a quanto fossero state buone le lasagne, Amy venne distratta da un ticchettio sul finestrino. Non appena la professoressa entrò nella sua visuale, scese dall’auto.
<< Salve. >> la salutò, gentilmente.
Olivia Button alzò un sopracciglio e spostò con un gesto secco i suoi capelli biondi dal viso.
<< Sono a conoscenza che tu sappia della relazione tra me e Harry – disse, marcando il nome del ragazzo e soffermandosi un poco – questo, però, non ti autorizza a passare del tempo con mio figlio. >>
Ed era proprio quello il motivo che aveva reso nervosa la professoressa, quando quella mattina si era svegliata. Axel non faceva altro che chiedere di Harry, di uscire insieme a lui e andare al parco, e questo, ovviamente, le faceva più che piacere. Il problema era sorto quando il bambino chiedeva anche di un’altra persona: Amy. Olivia subito suppose che i tre erano stati insieme e Harry, riportando a casa Axel, le aveva detto che erano rimasti a casa soltanto loro due. Non le piaceva essere presa in giro e soprattutto non accettava che una ragazzina potesse fare in modo che Harry si allontanasse da lei.
Amy a quelle parole, era rimasta in silenzio. Immaginava che prima o poi la Button l’avesse scoperto, ma non pensava le desse così fastidio, anche perché c’era stata soltanto una mezz’ora con quel bambino.
<< L’ho lasciato a te, per caso? >> domandò la donna, isterica.
Amy deglutì. << No. >>
<< E allora cosa ci facevi al parco con mio figlio e Harry? Il mio uomo? >>
Amy, a quel punto, capì come stavano realmente le cose. La Button non era infastidita che suo figlio avesse passato un pomeriggio con lei al parco, ma che ci fosse anche Harry con loro e che quindi stava a significare che era gelosa. Quello che però non aveva capito era: perché prendersela con lei? Loro non stavano in competizione e Amy non le aveva dato modo di pensare che le potesse piacere Harry.
<< Io ero a casa prima che Harry suonasse il campanello, con Axel alla mano, e chiedesse di mio fratello Niall – iniziò a giustificarsi Amy, anche se le sembrava abbastanza stupido farlo – è stato tuo figlio a chiedermi di andare e io ho accettato di fronte a tanta dolcezza. >>
Olivia scoppiò a ridere, istericamente. Congiunse le mani a mo’ di preghiera e puntò i suoi occhi, piccoli e serpentini, in quelli di Amy.
<< Stammi bene a sentire ragazzina – la avvertì con il suo tono gelido di voce – io questa tua storiella non me la bevo. Non importa però…stai lontana da mio figlio e stai lontana da Harry. >>
Amy fece un passo indietro e si azzeccò alla macchina. Che stava facendo suo fratello? Perché non si sbrigava? Si domandò, volendo porre fine a quella pagliacciata. Olivia Button stava diventando pazza, a suo parere. Mai aveva visto una donna così persa per un adolescente.
<< Sono stata chiara? >> domandò, puntandole un dito contro il petto.
Amy annuì. La professoressa le fece un mezzo sorriso e poi andò via, lasciando un alone di profumo al suo passaggio. In lontananza vide Harry uscire dalla scuola e avvicinarsi alla donna che, approfittando della situazione, gli stampò un bacio sulle labbra. Harry si staccò veloce e diede un’occhiata in giro, temendo che qualcuno li avesse visti. Amy chinò il viso, prima che gli occhi tempesta di lui potessero far accelerare il suo battito, e aspettò che Niall arrivasse. Aveva la nausea e le lasagne della madre non le suscitavano più l’appetito.
<< Amy… >> la chiamò Niall, volendo le chiavi dell’auto per mettere il borsone nel cofano.
<< Andiamo via Niall. >>
Il biondo annuì e poi si accomodò nell’auto. Nell’abbassare il finestrino notò il suo amico Harry a parlare con la professoressa. Poi guardò sua sorella, poi di nuovo i due.
<< Qualcosa non va? >> domandò, notando l’espressione strana sul volto della bionda.
Amy lo guardò per qualche secondo. << Andiamo via, ti prego. >> disse supplichevole.
Niall diede gas al motore e si inoltrarono nel traffico. C’era qualcosa di strano nel comportamento di sua sorella, ma essendo menefreghista, non volle sapere altro.
<< Mamma ha cucinato le lasagne. >> disse Amy, rilassandosi di nuovo.
<< Si? >> chiese Niall, felice come un bambino di tre anni quando doveva scartare un regalo.
Amy annuì e il biondo aumentò la velocità, per quanto gli fu possibile, dritto verso casa per non perdersi le deliziose lasagne italiane della nonna.
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti voi e buon fine settimana. Ed ecco qua anche il decimo capitolo, che è stato piacevole da scrivere e l’ho concluso anche in fretta. Tatatan… tutti credevano che il litigio riguardasse Olivia/ Harry, Louis/Celine e invece no! Pensavo fosse più ovvia la cosa, ma mi sono sbagliata. Comunque spero vi sia piaciuto, anche perché avete incontrato un nuovo personaggio, presente la sera del ballo, che avrà il volto di Ariana Grande e lei sarà Maryssa King.
 
Passando ai ringraziamenti:
1)      Ringrazio tutte voi che commentate, siete troppo gentili.
2)     Ringrazio chi legge e chi mette la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
3)     Ringrazio Hazza per il banner e per avermi dato degli ottimi consigli.
 
Angolo domande:
1)      Riuscirà Maryssa a far in modo che Niall si interessi a lei?
2)     Vi aspettavate un giochetto simile da parte di Gabriella?
3)     Durerà tra Harry e Olivia?
 
SPOLIER: Nel prossimo capitolo ci sarà un momento davvero dolce e carino. Dico solo che si chiamerà “ Kiss me”.
 
Alla prossima, un bacio a tutti! : )
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Kiss me ***




Kiss me


« … e poi devi risolvere quest’ultimo quesito e hai finito il problema. » spiegò Liam, indicando con la penna alcuni punti del foglio su cui aveva posato gli occhi Gabriella.
Era più difficile del previsto, per Gabriella, fingere di non capirci nulla e quindi non fare tutto in automatico e risolvere quegli esercizi di matematica velocemente, come era abituata a fare. Liam si era trasformato in un suo insegnante privato ed era anche molto bravo a spiegare, peccato che Gabriella fosse distratta dalla persona stessa e pensava poco alle sue “ ripetizioni” di matematica, rimanendo a fissare Liam come un’ebete e poi distogliendo lo sguardo appena il ragazzo se ne accorgeva.

« Adesso provo. »
« Va bene, io vado giù a preparare un toast. Ti va? » chiese gentile Liam.
Gabriella acconsentì e poi si concentrò sul problema e iniziò a fare i primi calcoli, aiutandosi con una calcolatrice. Liam, intanto, era sceso in cucina e questo permise a Gabriella di guardarsi un po’ intorno. La camera di Liam era semplice, con le pareti azzurre e diversi ripiani dove erano posizionati dei libri e qualche fumetto. C’era un profumo di gelsomino ed era dovuto all’apparecchio che la madre di Liam aveva comprato per tenere sempre profumata la stanza di suo figlio e tutta la casa. Ogni cosa era messa in perfetto ordine e l’unica cosa che pareva non avere un posto fisso, era la sua chitarra, forse perché la utilizzava spesso, come potette supporre Gabriella.

« Ho fatto in fretta, eh? »
Gabriella quasi sussultò quando vide Liam varcare la porta con un piatto in mano.
« Direi. »
Il moro offrì un toast a Gabriella e poi addentò il suo. «Li avevo già preparati e messi in frigorifero. »
Liam era rilassato quando trascorreva del tempo con lei. Si poteva notare in tutto: da i suoi movimenti, dalla parlantina facile, dai mille sorrisi… Sentiva finalmente di aver trovato una persona che potesse comprenderlo e capirlo, una persona che era sulla sua stessa frequenza e andassero in sintonia.
« Eri già sicuro che ne avessi voluto uno? » domandò Gabriella, mangiandone un pezzo e assaporando la delizia del toast.
« No – ammise – però lo avrei mangiato io, al contrario. »
Gabriella fece un mezzo sorriso e poi abbassò gli occhi sul foglio, scrisse qualche appunto e poi lo porse a Liam.
« Credo che sia giusto. »
Gli occhi nocciola di Liam si spostavano velocemente sul foglio, aveva la fronte corrugata, era concentrato. L’esercizio era giusto e Gabriella lo sapeva, perché quel problema lo aveva risolto già un’altra volta in classe, come esempio con il professore.
« Allora… - iniziò Liam, non distaccando gli occhi dal foglio e finendo il toast – sembra che tu abbia fatto tutto bene. »
Gabriella incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio. « Sembra? »
Liam la guardò per qualche attimo, era davvero buffa. Aveva indossato un vestitino con una stampa a fiori, i stivaletti bassi e un leggero trucco a rendere ancora più bello il suo viso. Gabriella era bellissima e a Liam sembrava così strano e surreale averla in camera sua, mai avrebbe immaginato una cosa simile prima. Ricordava ancora il giorno che lei gli aveva rivolto la parola, in bagno, dopo che era stato picchiato da Bill e gli altri due.
« Si, è giusto. »
« Perché ho avuto te come insegnante! » disse Gabriella, sfilando il foglio dalle mani di Liam e riporlo nella borsa bianca a tracolla che si era portata dietro.
« Oh, grazie.»
Gabriella sorrise e poi fece un grande respiro. Il tempo per le ripetizioni di matematica era finito e ora aveva bisogno di dirgli la verità. Perché lei era arrivata a mentire e a mettere su quella scenetta della ragazza non brava in matematica per poter passare più tempo con lui. I sentimenti stavano crescendo e di conseguenza stava crescendo anche la voglia di baciarlo e farlo suo. Non le importava se Harry fosse stato d’accordo o meno; non le importava se gli altri l’avrebbero cominciata a guardarla male perché si era interessata a un “ ragazzo normale” tormentato dai bulli e poco popolare in quella scuola. Lei si sentiva davvero bene al suo fianco e voleva vedere un sorriso anche su quel volto da eterno bambino, così dolce e tenero.
« Liam, io devo dirti una cosa. » disse ad un certo punto Gabriella, diventando seria e guardandolo dritto negli occhi.
Il ragazzo si accomodò sul letto e batté le mani sul materasso per fare segno a Gabriella di sedersi. La mora era diventata nervosa ed era consapevole che ora doveva andare fino in fondo e dirgli una volta per tutte quello che voleva da lui.

« Lo so, potrà sembrarti strano – iniziò, gesticolando con le mani – e lo è anche per me. »
Liam stava cercando di capirci qualcosa, ma per adesso non aveva capito molto.
« In realtà io non avevo bisogno di ripetizioni di matematica. » ammise, vergognandosi un po’ per averlo preso in giro.
« Mi dispiace, ma non capisco. »
Gabriella chinò il capo.
« Vorresti dirmi che sei un genio in matematica e sei venuta da me anche se non ne avevi bisogno? » domandò ironicamente Liam, perché gli pareva così assurdo.
Gabriella alzò leggermente il capo e lo guardò di sottecchi, il suo silenzio stava a significare una risposta affermativa e Liam lo aveva capito.

« Perché? » domandò incredulo.
Non era adirato, gli sembrava una cosa così stupida. Sarebbe stato esagerato arrabbiarsi per una cosa simile, però ne voleva sapere di più.

« Cioè…non capisco. Cosa ti ha spinto a fingere? » domandò di nuovo.
Gabriella fu costretta a passare all’azione, perché non ne poteva più. Sarebbe stato difficile spiegarglielo a parole, perché non lo aveva capito nemmeno lei cosa l’aveva spinta verso Liam. I suoi occhi, i suoi modi di fare, il fatto che a lui piaceva anche caratterialmente e non solo fisicamente…Gabriella ancora non sapeva perché provasse dei sentimenti così forti verso quel ragazzo, però era momento di agire, di sapere se lui ricambiasse.
Liam la stava ancora guardando, in cerca di una risposta, quando Gabriella si avventò sulle sue labbra, con un bacio a stampo. Sentì tutto il suo corpo irrigidirsi e il cuore che si era fermato all’improvviso, del tutto ignaro di quello che era appena accaduto. Gabriella aveva i brividi lungo tutta la schiena e capì all’istante che anche se le aveva toccate leggermente, le labbra di Liam sarebbero state indimenticabili, così bene incastrate alle sue. Si staccò veloce e prese un respiro.

« È per questo.»
Liam era impietrito e non riusciva a credere ai suoi occhi. Non aprì bocca e portò una mano alle labbra, toccandole con delicatezza.
« Credo sia meglio che vada. Scusami. » detto questo, Gabriella uscì da quella stanza e scese le scale velocemente, non si accorse neanche che Barbara l’avesse salutata. Si sentiva una stupida, come poteva pensare che lui avrebbe provato lo stesso? Però non se ne pentì, affatto. Perché quel piccolo bacio a stampo, anche se sentito solo da parte sua e insignificante, per lei era stato quello più bello in assoluto.
 

***

 
 
Lavorare in un bar in tardo pomeriggio aveva i suoi vantaggi e aspetti positivi. Di solito, il Malik’s pub, era poco frequentato a quell’ora e al massimo la gente poteva chiedere un caffè o servirsi direttamente da sola andando a prendere una bibita al frigo. In questo modo, i bicchieri o tazzine da lavare si riducevano ad un numero più basso e la fatica era minima. Ciò che però Amy adorava di più, nel lavorare lì di pomeriggio, era rimanere ferma ad osservare la gente. Aveva assistito a diversi litigi, riappacificazioni, tradimenti vari e per non mancare anche a svenimenti o minacce pesanti. Ne vedeva di tutti i colori e trovava modo poi, la sera, di cacciare un argomento per poter chiacchierare con la sua famiglia a cena.  E quel giorno, in quella precisa ora, era proprio concentrata ad osservare due ragazze litigare quando una persona che avrebbe preferito non vedere, varcò la porta del locale.

« Ciao. » la salutò, non appena la vide dietro il bancone intenta a lucidare una tazzina già pulita.
« Desideri qualcosa? » chiese Amy, trattandolo come un normale cliente.
Non voleva essere sua amica, nonostante erano accadute diverse cose da quando aveva scoperto che lui aveva una relazione con la Button. Ed era proprio per quello che le cose non stavano andando bene per lei: la media a scuola si era abbassata e aveva dovuto litigare con una professoressa, che lei prima stimava e rispettava, per aver trascorso del tempo con suo figlio.
Harry fece finta di niente e non apparve stranito dal suo comportamento. 
« Un caffè, grazie.»
Amy si mise subito all’opera e posizionò sul bancone un piattino, il cucchiaino e un bicchiere d’acqua. Harry l’aveva distratta da quel litigio che le aveva occupato il pomeriggio e Harry continuava a distrarla in continuazione, dalle piccole alle più grandi cose. Eppure era una situazione abbastanza irritante per lei, che avrebbe voluto sinceramente mai esserci entrata. Il giorno che aveva scoperto della loro relazione, l’aveva di conseguenza avvicinata a Harry e anche se cercava di trovare ogni scusa possibile o qualsiasi tipo di difetto in lui, comunque non si allontanava dai suoi pensieri o peggio, ogni qualvolta che lo incontrava, non aveva quelle strane farfalle che le ronzavano nello stomaco. Quando era piccola credeva che nessuno potesse essere bello quanto Zayn, ma pian piano stava cambiando idea e Harry riusciva ad avere sempre qualcosa in più rispetto agli altri.
« Per caso, sai dov’è mia sorella? »
Amy alzò gli occhi all’altezza di quelli di lui e cercò di essere convincente. « È andata a fare shopping con Selly. »
Harry fece un mezzo sorriso e bevve un po’ di caffè. « Quindi è tua abitudine coprire gli Styles. »
Amy sbarrò gli occhi e indurì la mascella. « Cosa vorresti insinuare? »
Harry alzò leggermente la testa e batté le mani sul bancone. Sapeva che sua sorella non era con Selly, l’aveva seguita con la macchina fino a casa Payne. Aveva capito che c’era qualcosa tra quei due, però aveva preferito non dire nulla e fare in modo che Gabriella stessa fosse andata vicino a lui e dirgli di Liam.
« Niente. Era solo per dire. »
Arrivarono altri due clienti e Amy fu occupata a servire loro, lasciando un po’ da solo Harry che intanto la guardava nei suoi movimenti. Harry aveva sempre avuto una buona impressione della bionda, da quando erano bambini. Amy era molto bella, nella sua semplicità e anche se troppo timida e succube di Gabriella, sapeva essere forte in alcuni casi. Era piacevole parlare con lei, farsi dare dei consigli su Olivia anche se in realtà non gli servivano.
« Sai, credo che piaci molto ad Axel. » disse Harry, dopo che i due tizi se ne erano andati e li avevano lasciati di nuovo soli.
Amy abbassò lo sguardo e sorrise tra sé; anche lei adorava quel bambino. Poi subito le venne in mente la discussione con la professoressa e scurì il volto, apparendo turbata.
Harry se ne accorse. 
«Qualcosa non va? »
Amy fece di no con la testa e poi prese dal bancone la tazzina in cui aveva bevuto Harry, per metterla sotto l’acqua e lavarla. Non gli avrebbe detto della discussione, non conosceva Harry bene e se fosse stato impulsivo di sicuro avrebbe fatto una sparata delle sue alla Button e questo Amy, per non avere ulteriori problemi, voleva assolutamente evitarlo.
« Va tutto bene. »
Harry sorrise. « Allora non mi sbagliavo – disse, sfilando una sigaretta dal suo pacchetto di Malboro – mentire è una delle tue grandi qualità. »
Amy batté lo strofinaccio sul bancone e gli puntò un dito contro. « Si può sapere qual è il tuo problema? »
Era adirata, con i nervi a fior di pelle.
« Usciamo fuori… »
Amy piegò la testa di lato. « Sto lavorando.»
Il riccio si guardò intorno, poi si diresse dritto verso Danielle e le spifferò qualcosa all’orecchio. La sorella di Zayn sorrise, poi guardò Amy e fece di si con la testa. Harry gli fece un occhiolino e poi ritornò dalla bionda.
« Hai cinque minuti di pausa. »
Amy non poteva credere ai suoi occhi, mai avrebbe chiesto una pausa a Danielle. Lei era una tipa che metteva anima e corpo in quello che faceva e anche se si trattava di un lavoro a tempo indeterminato, comunque era importante e temeva che questa uscita di Harry, le costasse caro. Infondo non si poteva fidare pienamente di lui, chissà cosa le aveva detto.
Amy si sbarazzò del grembiule rosso e uscì fuori dal locale, seguita da Harry. Si accomodarono in uno dei tavolini e il riccio chiuse gli occhi e fece il primo tiro dalla sua sigaretta.

« Olivia mi ha detto tutto – disse, tenendo ancora gli occhi serrati e la testa all’indietro – non farci caso, è solo gelosa. »
Amy strinse i braccioli della sedia di plastica e sbuffò. « Di me? E cosa potrebbe mai sospettare? Che forse sono interessata a te e che da un momento all’altro ti allontano da lei?...Assurdo. »
Harry aprì gli occhi e li fissò in quelli azzurri della bionda. Era davvero bello sotto i raggi solari del cielo in tardo pomeriggio. I suoi occhi color mare in tempesta diventavano più profondi, se ciò fosse stato possibile.
« Lei sospetta che ci siamo baciati al parco. »
Amy sgranò gli occhi. « Come? »
Harry scosse i suoi ricci e li sistemò nel suo classico modo di fare. « Pare che Axel le abbia detto così. »
Amy al solo pensiero divenne rossa in viso, non sapeva se ciò che la imbarazzava così tanto fosse per il fatto che il bambino avesse raccontato alla madre una cosa simile o perché aveva impressa nella mente un’immagine di lei e Harry che si baciavano.
« Impossibile. » commentò la bionda, come se Harry pensasse il contrario e che desse ragione alla donna.
« Cosa? – domandò il riccio, maliziosamente – che Axel abbia detto una roba simile a Olivia o che io e te ci siamo baciati? – era divertito dalla situazione e si poteva notare bene dalla sua espressione – ma lo hai mai baciato un ragazzo?»
Amy rimase senza saliva e aveva gli occhi che le pizzicavano. Aveva toccato un tasto delicato e sembrava che la stesse prendendo in giro, burlandosi di lei.
« H-ho terminato i miei cinque minuti di pausa. » disse, alzandosi e cercando di rimanere calma.
« Quindi, suppongo di no! »
Amy lo superò e si diresse verso l’entrata.
« E invece si. » disse voltandosi.
Harry sorrise. 
« Questa volta sei stata più convincente Horan, ma con Harry Styles non puoi fingere. »
 

***

Si era alzato il vento, le luci delle insegne scintillavano e creavano giochi di colore. Per i marciapiedi c’erano diverse persone e pareva non andassero di fretta. Si soffermavano a guardare una vetrina di un negozio chiuso, o a leggere il menu di qualche ristorante. Le macchine erano inoltrate nel traffico e per Liam tutto appariva così strano. Aveva deciso di uscire a piedi, per poter riflettere e mettere ordine tra i suoi pensieri. Dopo quello che era accaduto nel pomeriggio, durante le ripetizioni di matematica, tutto intorno a lui gli sembrava strano, non reale, perchè per il ragazzo era così assurdo piacere a Gabriella e anche se non aveva fatto niente e l’aveva lasciata andare, lui non la respingeva, affatto. Gabriella non lo sapeva ma quello era stato, anche se a stampo, uno dei suoi baci più importanti perché da quello che ricordava quando andava alle medie, aveva avuto l’occasione di baciare una ragazza, non di sua spontanea volontà, ma grazie al gioco della bottiglia. Aveva sbagliato, doveva fermarla e dirle che lui l’aveva apprezzato quel bacio perché gli piaceva da impazzire Gabriella e questa volta voleva farsi coraggio e rischiare per qualcosa di importante. Quindi si ritrovò sotto casa della ragazza e la chiamo al cellulare.
« Liam? » era sorpresa, dopo quello che era accaduto non si sarebbe aspettata una chiamata da parte sua.
« Ciao, sei a casa? » domandò lui, anche se già sapeva la risposta perché poteva vederla dalla finestra con la luce accesa.
« Si – rispose, un po’ afflitta – comunque riguardo ad oggi… » e lasciò cadere la frase perché non riusciva a dirgli che era meglio se non si vedessero più. Anche se lui non l’avesse accettata come sua compagna, comunque sarebbe stata sua amica.
Liam aveva gli occhi fissi alla finestra e pensò a quanto fosse bella, anche in pigiama.

« Potresti scendere? » chiese, facendosi coraggio e preparandosi a quello che avrebbe fatto non appena sarebbe stata davanti a lui.
« Scendere? » ripetè Gabriella, non capendo.
« Guarda fuori. »
La mora fece ciò che le fu detto e non appena vide la figura di Liam, sotto, che con una mano le faceva segno, riattaccò il telefono e corse verso le scale, quasi inciampando con le sue ciabatte a coniglio, e le scese velocemente per poi scaraventarsi fuori e fermarsi di colpo sul ciglio della porta, con il cuore a mille.
Liam sorrise e poi si avvicinò, tenendo sempre una certa distanza.

« Non mi interessa se mi hai mentito, non mi interessa se Harry non approverebbe, non mi interessa se la gente inizierà a guardarmi ancora di più storto perché sono al tuo fianco…ora sei tu quello che io voglio e scusami se oggi sono rimasto lì impalato e ti ho lasciata andare…»
Gabriella lo ascoltò fino all’ultima parola, era meravigliata e non riusciva a credere ai suoi occhi. In quel momento si sentì libera, stava bene e Liam l’aveva catapultata in un altro mondo fatto solo da loro due, un mondo perfetto che metteva in secondo piano tutto il resto.
« Io… » cercò di dirgli, ma venne fermata da un bacio inaspettato che Liam si era deciso a darle.
Quello non era più un bacio a stampo, ma uno di quelli ricchi di passione, sentimento e brividi. Le loro lingue si incontrarono e tutto divenne ancora più bello; le loro mani iniziarono a vagare: quelle di Liam tra i capelli setosi di Gabriella e quelle di lei, strette al collo di lui. Liam iniziò a baciare le labbra della ragazza e carezzarle amoreggiando, sentiva i battiti del suo cuore accellerare e la voglia di non staccarsi più da lei.
Oltre alle stelle, che stavano assistendo a quella scenetta da film, anche un’altra persona li osservava dalla finestra, con le mani in tasca e le labbra arricciate. Harry si avvicinò al letto e smise di fissarli per non essere troppo invadente, anche se quei due non si sarebbero accorti di lui, ma la prima cosa che gli venne in mente guardandoli, fu che quello di certo sarebbe stato un bel primo bacio.
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte come va? Allora vi è piaciuto questo capitolo o vi ho deluso? Spero vivamente di no, perché l’ho scritto con tanto amore e già avevo la scena nella mia testa e pian piano prendeva vita. Questa storia sta diventando sempre più importante per me e ho notato, con grandissima gioia, che sono aumentate anche le recensioni e di questo ve ne sono grata. Vi ringranzio vivamente e spero continuerete a seguirmi anche quando porrò un epilogo a questa storia. Ringrazio tutte le persone che hanno recensito e messo la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. Ringrazio inoltre la mia amica Hazza per il meraviglioso banner, forse uno dei miei preferiti. Ringrazio poi Frafra9397, per avermi scelto come sua autrice preferita, davvero quando l’ho visto mi è venuto un colpo, grazie infinitamente.
 
 
 
Domandine:
1)      Che ne dite di questo bacio fra Gabriella e Liam?
2)     Cosa ne pensate di Harry?
 
 
SPOLIER: Nel prossimo capitolo sarà di passaggio, però avrà una parte dedicata a Louis e Celine. Celine riuscirà a dire a Louis del bambino?
 
Ciao e alla prossima. Un bacio : )

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** I'm not ready to tell you ***




I'm not ready to tell you


 

La campanella era appena suonata e tutti gli studenti uscirono dalle aule per andare in mensa a mangiare. L’ultimo mese di scuola stava iniziando a farsi sentire: interrogazioni a raffica, pressioni da parte dei coach per le partite di calcio o per le regionali di cheerleading, calo dell’attenzione degli studenti durante le ore di lezione… Per i ragazzi dell’ultimo anno si avvicinavano sempre di più gli esami di fine anno che, da come si diceva in giro, sarebbero stati complicati e difficili da superare. Ovviamente né Liam Payne, Niall Horan e Harry Styles se ne preoccupavano, si sarebbero presentati il giorno dell’esame con una penna in tasca e tutto nelle mani del destino e soprattutto del loro cervello. Liam, forse, sarebbe stato colui che avrebbe avuto meno problemi, molto bravo in matematica e abbastanza preparato nelle altre materie. Harry, lo stesso. Niall, invece, aveva qualche lacuna, però sicuramente sarebbe stato promosso con la piena sufficienza.
Tutti gli altri studenti, invece, pensavano alle vacanze e cosa avrebbero fatto o organizzato per i loro tre mesi estivi. Si parlava di vacanze al mare, in montagna, all’estero…
L’unica che aveva un pensiero fisso e pensava a tutt’altro era Gabriella che, con un vassoio alla mano, stava prendendo posto ad uno dei tanti tavoli della mensa.
« … E alla fine niente, ci siamo baciati – disse, felice e con le guance leggermente arrossate – è stato bellissimo. Indimenticabile. »
Dopo il fatidico bacio, Gabriella era salita in camera sua, chiusa la porta a chiave, stesa sul letto, con le gambe allungate sul muro lilla, e sognando ad occhi aperti. Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, ancora scombussolata da quello che era successo tra lei e Liam. Le sembrava così strano, perché aveva già avuto una storia con un ragazzo e quella sensazione bellissima di vuoto quando lui non c’era e di brividi per tutto il corpo, non l’aveva provata così forte con il suo ex. Come una ragazzina alle prese del suo primo amore, lo aveva annotato sul suo diario, che non apriva da tempo. Aveva scritto una nuova pagina della sua vita e al suo interno c’era anche Liam Payne. Era stata tentata a inviargli un messaggio e chiedergli cosa sarebbero stati da ora in poi, però non voleva rovinare quel che c’era stato e pensava che ne avrebbero parlato a scuola.
« Sono felice per te. » disse Amy, condividendo la felicità e la contentezza dell’amica.
« Mi domando perché non sia venuto a scuola oggi. » esordì poi Gabriella, notando la sua assenza.
Amy fece spallucce e poi mangiò una forchettata di pasta. Era assolutamente entusiasta di quello che stava succedendo a Gabriella, anche se questo sarebbe stato uno dei tanti modi per perderla in un certo senso. Una volta che Liam sarebbe entrato nel suo cuore, avrebbe preso una parte di lei e tutta l’attenzione che prima le dava, poi avrebbe dovuto condividerla o addirittura cederla a lui. Sarebbe stato sopportabile se anche lei avesse avuto qualcuno che le stesse vicino, ma l’unica persona che le veniva in mente, stranamente, era Harry.
« Adesso gli invio un messaggio, che ne dici? » chiese Gabriella, prendendo il telefonino dalla tasca. Era impaziente.
« Ok, credo che ti risponderà. »
Gabriella digitò velocemente sullo schermo touch- screen e gli chiese di incontrarsi di pomeriggio per fare una passeggiata al parco. Sperava che lui le avrebbe risposto di si e che da lì avrebbero capito cosa sarebbero stati. Schiacciò il tasto invio e poi si volse a guardare Amy, che era completamente persa a fissare la professoressa Button.
« Lo sai che zio Paperone è Niall? » chiese scherzosamente la mora, per capire se Amy la stesse ascoltando.
Amy, continuando a guardare la professoressa, annuì e poi prese un sorso d’acqua. Dopo quella litigata con la Button e l’incontro al Malik’s pub con Harry, non ne poteva più di quella situazione e voleva tanto parlarne con qualcuno. Aveva pensato di farlo con suo fratello, però non era sicura fino a che punto Niall l’avrebbe ascoltata, perché lui era fatto così, poco gli importava di quello che Amy aveva da dire.
« Amy… - la chiamò Gabriella, non ricevendo la sua attenzione – Amy! » riprovò poi, facendola sussultare dalla sedia.
« Cosa c’è? » domandò la bionda, non capendo e notando che Gabriella aveva alzato un sopracciglio.
« E tu lo chiedi? – sbraitò l’altra, stanca che l’amica fosse troppo assente in quel periodo – perché non mi dici cosa ti turba? »
Amy deglutì e iniziò a sudare freddo. Sapeva che prima o poi Gabriella si sarebbe accorta del suo comportamento strano, però pensava che ancora non aveva captato nulla. Era una situazione abbastanza difficile per lei, non sapendo cosa fare e dire. Gabriella non gliel’avrebbe fatta passare liscia se avesse saputo che lei era a conoscenza della relazione tra Harry e la professoressa Button. Erano amiche e si dicevano ogni cosa.
« Ti stai sbagliando. » cercò di essere convincente Amy, finendo di bere tutta l’acqua della bottiglietta di plastica.
Gabriella non smetteva di guardarla e questo rendeva la bionda ancora più nervosa, tanto da apparire buffa e sbadata in tutto ciò che faceva.
« Amy, tu lo sai che puoi dirmi tutto. »
« Ehm… ma non c’è niente da dire. » aveva le mani sudate e il cuore che batteva all’impazzata.
Aspettava che la campanella risuonasse per poter andare in classe e porre fine a quella sfilza di domande che non facevano altre che rendere le cose ancora più difficili. In tutto ciò, non aveva nessun aiuto e non potendone parlare con nessuno, davvero non sapeva più che fare…sarebbe scoppiata prima o poi.
« D’accordo, mi fido. » concluse Gabriella, sorridendole e tornando quella di prima.
Amy tirò un sospiro di sollievo e poi cambiò discorso.
« Comunque ho sentito dire in giro che i genitori di Liam sono separati – iniziò, aggiustandosi la coda di cavallo, stringendola ancora di più – e che suo padre non sia una persona di cui ci si può fidare. »
Gabriella fu stranita da tale notizia e si domandò come ciò poteva essere possibile. Liam non gli aveva mai parlato della sua situazione familiare e ogni volta che andava a casa sua, incontrava solo ed esclusivamente Barbara. Fino ad ora aveva pensato che suo padre lavorasse e che quindi, per quell’ora, era difficile trovarlo a casa.
« In che senso? » domandò, volendone sapere di più.
« Beh, si parla di questioni di droga…spaccio, insomma.»
Gabriella abbassò gli occhi al tavolo e iniziò a giocherellare con la forchetta. Era stranita da tale situazione e non sapeva se credere alle voci di corridoio o saperne di più chiedendo a Liam.
« Gabriella sono chiacchiere, io non credo sia vero. » cercò di tranquillizzarla Amy, posandole una mano sulla spalla.
« Possibile. »
La campanella suonò e le due si alzarono, entrambe preoccupate per qualcosa. Amy si avvicinò al bidone e notò Harry appoggiato al muro lì vicino, fermo a fissarla. Abbassò il capo per l’imbarazzo e seguì Gabriella per i corridoi.
 

***

 
Il ristorante era poco affollato e Louis e Celine stavano cenando in piena tranquillità, festeggiando i loro due anni insieme. Louis si era presentato con un mazzo di rose rosse, suo tipico, e poi le aveva dato anche un regalo. Sotto consiglio di Harry e Zayn, Louis si era recato alla prima gioielleria che aveva trovato aperta e le aveva comprato un paio di orecchini a forma di stella. Ovviamente Celine reagì con entusiasmo alla sorpresa, lasciandola andare via piano piano poi, iniziando a pensare a ciò che la turbava ogni giorno e che di diritto doveva dire anche a Louis.
« Ero abbastanza indeciso – ammise il moro, sorseggiando un calice di vino rosso – Zayn ne aveva trovato un paio a forma di carota e, anche se strani e troppo infantili – raccontò divertito – ho preferito prenderti questi, andando contro al mio amore per le carote. »
Celine immaginò la scena e subito le si dipinse sul volto un sorriso, non potendo fare a meno di pensare al suo fidanzato sul punto di una difficile scelta tra due paia di orecchini. La commessa di sicuro aveva pensato che fosse un ragazzo poco normale e troppo strano.
« Grazie, sono bellissimi. »
Un cameriere abbastanza giovane si avvicinò al loro tavolo.
« Desiderate altro? Un dolce… magari?»
Louis guardò Celine come se volesse il suo consenso per ordinare qualcosa, e poi mandò via il cameriere, ricevendo un “no” dalla sua fidanzata. Si alzò da tavolo e si occupò del conto, da perfetto gentiluomo e poi invitò Celine ad uscire dal ristorante per andare a festeggiare altrove.  La ragazza, però, voleva decisamente tornarsene a casa, rilassarsi sul letto e provare a dormire. I primi sintomi della gravidanza si stavano facendo sentire: dolori per tutto il corpo e quindi spesso stanca, un senso di nausea quando sentiva qualche odore forte, insomma, sarebbe stato meglio per lei andare a casa.
« Ti va di andare a fare una passeggiata? » chiese Louis, salendo in macchina e girando la chiave.
Celine non sapeva come dirgli che era stanca e che quindi avrebbe preferito fare altro, però gli sorrise in modo forzato e acconsentì.
La serata trascorse in modo tranquillo, tra una chiacchierata ed un’altra e con una sosta al Malik’s pub per prendere un gelato. Celine cercava di nascondere ogni sua preoccupazione, perché l’idea di diventare madre ancora le sembrava una cosa troppo lontana e non sapeva nemmeno se fosse stata adatta o meno a tenere un bambino. Poi c’erano giorni che fantasticava, pensava a mille e più nomi da dare a suo figlio e immaginava un matrimonio bellissimo tra lei e Louis, uniti per sempre da un piccolo pargoletto.
« Progetti di sposarti, un giorno? » domandò timida Celine, volendo sapere cosa Louis davvero volesse nella vita.
Non tutti gli uomini progettavano un figlio in giovane età e con una carriera ancora ferma sul primo gradino di una grandissima ed alta piramide, l’idea di mettere su famiglia non era poi una gran cosa da fare, a meno che, si avevano abbastanza soldi per crescere un bambino.
« Si, non nego che mi piacerebbe farlo. »
Tale domanda non aveva insospettito Louis, che era abituato a fare discorsi simili con Celine, che pareva avesse un pallino fisso nell’avere una famiglia come la sua.
« Te la ricordi Gin?» domandò.
Louis annuì. Aveva un vago ricordo di Gin Brums, cugina di Celine e incline a filtrare con i ragazzi delle altre. Al contrario della sua famiglia e di quella di Celine, Gin pareva non rispettare le regole che le venivano imposte dalla comunità poiché di spirito troppo libertino. Il giorno che Louis l’aveva conosciuta, incontrandola per caso in un locale, lei non aveva fatto altro che stargli appiccicata per tutta la sera e cercava di sedurlo con tutte le grazie che madre natura le aveva donato. Gin non era bella come Celine, però ci sapeva fare in quel tipo di cose.
« Cinque mesi fa si è sposata – disse Celine, facendo fare una faccia buffa a Louis che non poteva assolutamente crederci – e ora lei è incinta. »
« Wow…non ce la vedo proprio in vesti di casalinga disperata. » commentò Louis, divertito solamente a immaginarla cucinare per il marito.
Celine non potette fare a meno di sorridere e a pensare a quanto il suo fidanzato avesse ragione. Lei e Gin erano sempre state diverse, anche da bambine. Gin, però, era cambiata e tutta la sua innocenza e purezza che la caratterizzava, era andata a farsi friggere con alcol, droga, guida in stato di ebrezza, sesso…nonostante questo, non era cattiva, doveva solo trovare la sua strada.
« Beh, d’ora in poi potrà filtrare con gli uomini sposati. » ironizzò Louis, facendo appunto una battuta.
Celine smise di ridere. « Questa è pessima. »
« Vorresti dire che non ho ragione? » chiese Louis, alzando un sopracciglio e squadrandola dalla testa ai piedi.
Celine fece schioccare la lingua. « Gurda che è cambiata. »
Louis ci credeva poco che fosse realmente così. Un matrimonio non poteva cambiare la persona, come nemmeno l’amore stesso ed era questo quello che pensava Louis della vita. Gin era troppo libertina per poter rimanere fedele al marito e Louis era convinto che anche se avesse avuto un figlio, non ci si poteva fidare sulla paternità.
« Io di certo non la invidio. » disse Louis, uscendo dal locale e tenendo le dita intrecciate a quelle di Celine.
« Cioè? » domandò con un po’ di timore la ragazza.
« Si sono sposati e già vogliono avere un figlio, nemmeno un po’ di tempo per spassarsela, approfittando di stare da soli. »
A Celine le venne un magone troppo grosso da mandare giù; le parole di Louis l’avevano ferita e questo stava a significare che se lei gli avesse detto che era incinta, lui non l’avrebbe presa bene e le avrebbe consigliato di abortire. Celine non voleva perdere il suo bambino, aveva iniziato, anche se con paura, ad accettare il piccolo essere che stava crescendo nel suo interno.  Era stata una doccia gelida, un groppo alla gola e una lacrima a solcarle il viso, subito asciugata per non farsi notare.
« Vorrei andare a casa, non sto molto bene. »
Louis si avvinò ad abbracciarla e fu ricambiato da una stretta fredda e debole, come se quel corpo fosse stato estraneo.
« È stata una bella serata, amore. » e poi cercò di baciarla, Celine però girò il viso dall’altra parte.
« Qualcosa che abbiamo mangiato che ti ha fatto male? » domandò.
Celine abbozzò un sorriso e annuì. Non era stato il cibo a procurarle quell’improvviso malore, ma una frase detta che feriva più di qualsiasi violenza fisica si potesse subire. Appoggiò il capo al finestrino e si mise a fissare la strada e le macchine che sfrecciavano al loro passaggio. I pensieri, anche se con forza venivano allontanati, ritornavano sempre alla mente e non ne poteva fare a meno. Sarebbe stato difficile confessargli di essere incinta e capì che quella non sarebbe stata la serata adatta per dirglielo.
 

***

 
 
Era rilassante per Amy stare seduta fuori al balcone a leggere un libro. La tenue luce di una lampadina rendeva la lettura abbastanza facilitata, nonostante fosse buio. Lo stomaco iniziò a brontolare poiché non aveva cenato e quindi fu costretta a lasciare il libro sulla sedia e a scendere giù per mettere qualcosa sotto i denti. Udì la voce di Niall dal salotto, però non prestò attenzione a quello che stava blaterando, forse stava parlando a telefono con qualcuno oppure parlava con se stesso. Aprì il frigorifero e prese una mela, la sciacquò e poi la portò alla bocca, assaporando il gusto di ogni singolo morso. Udì nuovamente Niall che saliva le scale, però capì che era in compagnia poiché i passi sembravano essere raddoppiati. Venne distratta dal telefono, le era appena arrivato un messaggio.
 
Liam non mi risponde, non capisco.
 
Amy digitò velocemente la risposta e cercò di tranquillizzare la sua migliore amica. Avevano trascorso una giornata a chiacchierare al telefono, poiché Gabriella non aveva avuto nessuna notizia di Liam: non si era fatto vedere a scuola, non rispondeva ai messaggi, non era in linea su Facebook… Gabriella aveva cominciato a dare di matto e a pensare che Liam se ne fosse pentito del bacio che si erano dati e che non era venuto a scuola perché appunto non voleva vederla. Amy, invece, pensava il contrario e che l’amica stesse solo esagerando e doveva calmarsi perché di sicuro c’era una spiegazione se Liam non si era presentato quella mattina.
Salì le scale a due a due e si ritrovò in pochi secondi nella sua stanza.
« Anche io l’ho letto. »
Amy non appena udì la voce, proveniente dal balcone, di Harry quasi sussultò per lo spavento. Il riccio aveva il suo libro in una mano e con l’altra manteneva una sigaretta.
« Oh… » si meravigliò Amy, pensando che uno come lui non fosse interessato alla lettura e soprattutto a quel genere di storie.
« Hai visto la versione cinematografica? » chiese lui, sedendosi sulla sedia che prima aveva occupato lei.
Amy uscì fuori e si appoggiò alla ringhiera, tenendo Harry di fronte. « No. »
Harry annuì. « Neanche io. »
Ci fu un momento di imbarazzo dovuto al silenzio che si era venuto a creare. Harry se ne stava traquillo a fare nuvole di fumo e a sfogliare il libro, rigirandolo più volte. Amy, invece, lo osservava incantata e subito le venne alla mente un pensiero che allontanò all’istante.
« The Last Song - lesse il titolo del libro Harry, poi si rivolse alla bionda – tu credi in un amore così ? »
Amy chinò il capo e iniziò a guardarsi i piedi, riflettendo su quella domanda a cui già aveva dato una risposta quando aveva iniziato a leggere il libro. Lei era Amy Horan, quella ragazzina che credeva ancora nelle favole a lieto fine e nel principe azzurro.
« Spero che esista un amore di questo genere. » rispose timida, rimanendo chinata.
Harry fece un mezzo sorriso. « Probabile. »
Amy alzò lentamente lo sguado verso di lui e poi si girò a osservare le stelle, così luminose in un cielo blu. Era così strano passare del tempo con Harry, non si erano mai calcolati più di tanto durante gli anni e poi i loro incontri a volte potevano essere piacevoli, come la giornata al parco o appunto quella sera stessa e altre volte, invece, aveva voglia di picchiarlo, come quel giorno al Malik’s Pub o la sera del ballo.
« E tu? » chiese, volendo sapere quello che pensava.
Harry incrociò le braccia. « Non saprei, mi piacerebbe dare il mio amore ad un’unica persona. »
« Incondizionatamente e per tutta la vita? » domandò lei.
« Incondizionatamente e per tutta la vita. » ripetè, alzandosi e entrando in camera.
« Non lo stai facendo già? »
Harry si massaggiò una tempia e poi sistemò i capelli. « Olivia non riceve amore da parte mia. »
Amy indurì il viso. « Sarebbe il caso che tu glielo dicessi. Eviterebbe di farmi sparate. »
Harry sorrise. « Quella donna è gelosa, per questo motivo ti ha fermata il giorno della partita. »
Amy alzò gli occhi al cielo e sbuffò. « Gelosa, di cosa? »
Il riccio fece per andarsene, però prima di lasciare definitivamente la stanza, lasciò Amy con una frase che non la fece chiudere occhio per tutta la notte.
« Perché lei sa che io potrei lasciarla per te. »
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte le mie bellissime lettrici, come state? Io alla meraviglia perché sto per andare al mare e non so nemmeno se posterò questa mattina o in tardo pomeriggio. Dovete scusare la mia assenza alle vostre storie, ma sono impegnata tutte le mattine e i pomeriggi a fare l’animatrice per un campus estivo per bambini e disabili. Amo questo lavoro e ne vado decisamente fiera.
Passando alla storia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se Celine non ha avuto il coraggio di confessare a Louis che è incinta.
Ora domanda importante: che fine ha fatto Liam? Hehe lo scoprirete nel prossimo capitolo.
 
Ringrazio tutte le recensioni, i preferiti, le seguite e le ricordate. Ringrazio 
Frafra9397, Infinity1D e _Littles_ per aver messo me come autrice preferita e anche chi legge e non recensisce.

 

 
SPOLIER: Nel prossimo capitolo avremo di nuovo la bellissima Maryssa.
 
Ciao a tutti! : )
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Brothers and Sisters ***




Brothers and Sisters

 

Tra Niall e Maryssa era nato qualcosa di speciale che aveva fatto in modo di farli incontrare altre volte e sempre più spesso fino ad arrivare ad una relazione vera e propria. Erano usciti un sabato ed erano stati così bene che Niall subito le aveva chiesto un secondo appuntamento, per poi terminare la serata con un bacio. Ancora non stavano insieme, si stavano conoscendo, però tutto andava per il meglio e niente c’era ad ostacolarli. Maryssa era più che felice di questo, dato che le era sempre piaciuto Niall e ora il suo sogno era diventato realtà. Niall, invece, era sorpreso di se stesso, perché non pensava che tra loro sarebbe andata avanti, anche perché non progettava una relazione seria al momento, però si era trovato così bene che aveva deciso di buttarsi e vedere come andava con il passare del tempo. Niall ne aveva parlato anche con Harry, che gli aveva consigliato di mettere la testa a posto e catapultarsi in quella nuova storia se con Maryssa si trovasse bene. La chiacchierata che avevano affrontato la sera che Harry era venuto a casa sua, l’aveva fatto rimanere a bocca aperta perché mai avrebbe immaginato che il suo migliore amico lo convincesse a pensare ad un’unica persona nella vita. Harry era un farfallone per eccellenza e non riusciva a capire cosa gli avesse fatto cambiare idea; in realtà aveva captato, nel suo comportamento, che c’era qualcosa di diverso in lui, però non ne parlava mai fino in fondo.
Quel giorno Niall aveva portato Maryssa a mangiare un panino da Nando’s, fissato com’era da quel fastfood. Avevano ordinato due grossi panini, perché tra le cose in comune che i due avevano, era di sicuro la buona forchetta. Maryssa non sembrava la classica tipa che si ingozzava con schifezze del genere, però come si diceva in giro “ mai giudicare un libro dalla copertina”. Ed era proprio così.
« Non c’ero mai stata qui. È carino! » disse Maryssa, guardandosi intorno.
Il locale non era molto grande, aveva un lungo bancone dove si ordinavano i vari menu e poi dei tavolini sparsi qua e la, tutto sui toni del giallo e del rosso.
« Lo hanno aperto da poco. »
Niall si sentiva a suo agio con lei e aveva scoperto che rimaneva, spesso, fermo a fissarla, concentrato su i suoi capelli. Erano di un colore rosso scuro, forte, che metteva in risalto gli occhi e la carnagione chiara. Maryssa aveva anche un senso dell’umorismo che spiccava e che Niall non aveva avuto modo di notare prima. Aveva imparato a conoscerla pian piano e si era affezionato a lei, tant’era che non vedeva l’ora di incontrarla a scuola, fuori al parco o ricevere un suo messaggio.
« Perché non mi racconti un po’ di te? » chiese il biondo, tenendo una mano sulla guancia per reggersi.
Maryssa bevve un sorso di coca e poi sorrise. « Non saprei cosa dire… »
« Praticamente tu già sai tutto di me: cosa mi piace, non mi piace…ora vorrei sapere io qualcosa che ti riguarda.»
Maryssa non potette dargli torto, poiché la sera che erano usciti, la prima volta, Niall le aveva raccontato tutto quello che lei aveva voluto sapere. Niall amava il calcio, sognava di diventare un calciatore e giocare nel Manchester United; a Niall piaceva ogni tipo di cibo e non gettava mai nulla; Niall amava le lasagne della nonna; Niall collezionava i lacci colorati delle scarpe…e tante altre cose.
« Ehm…da cosa potrei iniziare? » chiese Maryssa, giocando con una ciocca di capelli, essendo leggermente tesa.
« Dove ti piacerebbe vivere? » domandò Niall, tenendo ancora la testa di lato e continuando a mangiare le sue patatine.
Maryssa ci pensò su qualche secondo. « In Germania. »
« Il motivo? »
« Perché lì vivono i miei nonni – spiegò tranquilla, avendone un po’ la mancanza ma comunque non affrontando il discorso con tristezza – si sono trasferiti tre anni fa. »
Niall le prese una mano e carezzò il dorso con il pollice. « È una cosa bella da dire. »
Maryssa abbassò il capo e sorrise imbarazzata. Niall si allungò e le diede un bacio a stampo, per poi staccarsi e continuare la loro conversazione.
« Non ho mai pensato alla Germania per i miei viaggi estivi, potremmo andarci insieme. »
Il cuore di Maryssa batteva con ritmo accelerato. Momento dopo momento, guardare Niall lì seduto di fronte a lei, le faceva aumentare il battito, anziché ridurlo. Lui era qualcosa di speciale e sentirgli dire quella frase, come se la stesse invitando a fare una vacanza insieme e per giunta in un luogo che lei aveva scelto anche se non direttamente, la faceva sentire importante.
« Magari » riuscì a dire, cercando di non apparire troppo imbarazzata.
« Figlia unica? » domandò Niall, volendo conoscerla di più e quindi continuando a indagare su di lei.
Maryssa annuì mentre scioglieva i capelli dalla coda malfatta e ricominciava a raccoglierli.
« Ritieniti fortunata. » esclamò il biondo.
Quante volte aveva chiesto alla madre da bambino perché avesse partorito Amy e non un Harry, o un David, insomma un fratello. Non che Niall e Amy non andassero d’accordo, però si calcolavano poco e anche se Amy questo non lo sapeva, a Niall dispiaceva.
« Problemi con tua sorella? » chiese timida Maryssa, come se stesse toccando un argomento che il ragazzo volesse evitare di aprire.
Niall fece di no con la testa. « In realtà io e Amy non ci interessiamo molto l’un dell’altro – confessò, un pochino rattristato – è un periodo che è strana e lo sento. »
« Perché non ci parli allora? » domandò Maryssa con ovvietà, facendo si che la cosa si risolvesse tra i due e che Niall si togliesse qualche dubbio.
Niall avrebbe mentito, se avesse trovato una qualsiasi scusa plausibile, ma non ci riuscì. « Non credo che me lo direbbe. »
« Cosa? »
« Ciò che la turba.»
Anche se poteva apparire menefreghista, in realtà non lo era poiché si era accorto che c’era qualcosa di strano nel comportamento delle persone che lo accerchiavano. Harry, che era cambiato e che di punto in bianco sembrava voler mettere la testa a posto. Sua sorella, che si rinchiudeva spesso nella sua camera, usciva meno con Gabriella ed era ossessionata per la letteratura inglese. Anche se non sembrava, Niall osservava ogni cosa.
« Sarà un periodo un po’ così per lei. » cercò di tranquillizzarlo Maryssa, imitando il gesto che prima lui aveva fatto a lei e quindi prendendogli una mano.
Niall sorrise e si liberò di quella presa per sporgersi di nuovo in avanti e baciarla con più passione, questa volta non un semplice bacio a stampo.
« Sai che c’è? Possiamo partire anche subito per la Germania. » disse, facendola sorridere.
« Facciamolo ora. » esclamò la rossa, continuando a giocare con lui.
Niall sorrise, forte e calò la testa all’indietro. « Sarebbe bello. »
Maryssa annuì ma non capì il doppio senso che Niall aveva dato alla sua risposta eccitante.
I due rimasero un’altra mezz’ora lì da Nando’s, finché non furono disturbati da Terrie che voleva che suo figlio andasse a prendere il padre alla stazione con la macchina. Questa volta fu Maryssa a dargli un altro appuntamento e si salutarono con baci, carezze e abbracci: tutto così semplice, pieno di affetto e di quegli attimi che una relazione appena sbocciata può regalare.
 

***

 
« Hey… »
Harry era entrato nella stanza di Gabriella e l’aveva trovata stesa sul letto, a pancia all’aria, che fissava il soffitto con aria preoccupata. Liam non si era fatto sentire neanche quel giorno e aveva iniziato a pensare che la stesse evitando in ogni maniera possibile. Ciò che però non riusciva a capire era perché non glielo avesse detto in faccia o, almeno, farglielo sapere, avrebbe capito anche se doveva ammettere che ci stesse un po’ male. Non sopportava quella situazione che si era venuta a creare e temeva che prima o poi Harry se ne fosse accorto e sembrava che quello sarebbe stato proprio il momento giusto per raccontargli ogni cosa. Gabriella aveva intasato la segreteria di Liam con oltre quindici messaggi, non ricevendo risposta nemmeno ad uno di essi.
« Hey. » lo salutò Gabriella, girandosi e sprofondando la testa nel cuscino.
« Ti va di parlare con me? » chiese lui, stendendosi sul letto al suo fianco e reggendo la testa con una mano.
Gabriella e Harry avevano avuto sempre un buon rapporto, anche da bambini. I due si raccontavano diverse cose, perfino quelle importanti. Harry la consigliava in tutto, essendo anche possessivo e geloso nei suoi confronti. Gabriella, anche se spesso non d’accordo con i suoi avvertimenti, rimaneva intere nottate ad ascoltarlo e poi a burlarsi di lui, imitandolo.
Gabriella si voltò e si mise a sedere sul letto e sbuffò; giocherellava facendo scorrere il ciondolo dorato sulla catenina che portava al collo.
« Mi piace una persona. » confessò, per nulla imbarazzata.
Harry fece un mezzo sorriso, sapeva già tutto. « Payne? » chiese, tranquillo.
Gabriella annuì. « Per caso qualcuno ti ha spifferato qualcosa? »
Harry mosse il capo a destra e a sinistra, come se fosse un poco deluso dalla sua domanda. Non c’era bisogno che gli altri gli dicessero le cose, lui le scopriva da solo come era successo con Liam e sua sorella. Aveva intuito che c’era qualcosa fra quei due: la sera del ballo e anche quando li aveva visti baciare fuori, sull’uscio della porta. Gabriella non era il tipo che baciava i ragazzi così per caso, se lo aveva fatto era perché le piaceva e da quello che aveva capito, sembrava che lui non si era fatto più vedere o sentire. Ed era per questo che aveva indagato, da bravo fratello maggiore.
« No. Fino a prova contraria ho un’ottima vista. » scherzò, facendola sorridere.
Gabriella divenne di nuovo cupa e abbassò il capo, si morse un labbro e iniziò a pizzicare le lenzuola bianche.
« Credo che lui non mi ricambi.»
Harry alzò un sopracciglio e la guardò intensamente. « Come può non ricambiarti? – e iniziò a carezzargli i capelli, facendo scorrere le dita lunghe tra le ciocche – tu sei bellissima e sei mia sorella e tutti vorrebbero stare con te. »
Gabriella si lanciò su di lui e lo abbracciò forte. Harry sapeva sempre come risollevarla, in qualsiasi situazione o momento. Harry era il suo fratellone, colui che l’aveva sempre protetta, il suo migliore amico.
« Amy dice lo stesso, vi siete messi d’accordo? »
Harry le regalò un sorriso. « No, è la verità. »
Gabriella alzò il capo e riuscì a guardarlo bene e in quel momento realizzò che suo fratello era davvero un bel ragazzo: alto, spalle larghe, sorriso smagliante, capelli da invidiare. I lineamenti del viso erano decisi e spigolosi, il corpo snello e muscoloso. Peccato che non avesse ancora una ragazza fissa, le sarebbe piaciuto fare la pettegola con la fidanzata di Harry e poi così sarebbe stato meno pesante e oppressivo nei suoi confronti.
« Lo dite soltanto perché mi volete bene – esclamò convinta – non mentire Hazza! »
Harry roteò gli occhi e sbuffò. Non sopportava essere chiamato così, era un nomignolo che aveva creato Gabriella da bambina per chiamare suo fratello. A furia di sentirlo, essendo una chiacchierona anche da bambina, sia i suoi genitori che Niall lo chiamavano in quel modo. Dopo diversi anni, Harry credeva che la cosa fosse superata, ma dovette ricredersi.
« Punto primo – disse, alzando il pollice – non chiamarmi Hazza. Secondo: non sto mentendo. »
Gabriella buttò fuori l’aria, pensando a quanto fosse palloso suo fratello. « E anche Amy è bellissima, però Zayn non la guarda neanche un pochino. »
Cosa centrasse Amy in quel discorso a Harry importò bene poco, anche perché si concentrò a pensare ad un’altra cosa: Amy e Zayn?
« Perché a lei piace Zayn? » domandò, senza rendersi conto che risultasse al quanto strana come domanda da fare a sua sorella.
« Una volta, ma io credo che le piace ancora. »
Harry iniziò a fare due più due e a capire perché lei lavorasse al Malik’s pub, anche se rimaneva un suo pensiero. Cambiò discorso immediatamente per non far capire alla sorella che la cosa, anche se non se lo spiegava neanche lui, gli dava fastidio e ritornò, nel discorso, al punto di partenza: Liam. Ciò che lo infastidiva era il fatto che a lui non piaceva Amy, però stranamente ci rimaneva male se lei preferisse Zayn.
« Comunque non credo che Liam non ricambi – disse, diventando ad un tratto serio – io forse lo so perché non ti ha più richiamata.  »
La sera che Liam e Gabriella si erano baciati, Harry li aveva visti dalla finestra della sua camera che affacciava al lato anteriore della casa. Dopo essersi accorto che Gabriella, dopo il bacio, non era felice come si aspettava, era andato sotto casa di Liam per cantargliene quattro e di non prendere in giro sua sorella. Suonato il campanello, non aveva risposto nessuno e da un vicino aveva saputo la cattiva notizia.
« Cioè? » chiese Gabriella, non riuscendo a capire come suo fratello ne potesse sapere di più.
« Pare che suo padre sia stato arrestato e che oggi pomeriggio ci sarebbe stato il processo. Liam aveva ben altro a cui pensare, sorellina. »
Gabriella sgranò gli occhi e rimase per qualche secondo ferma a metabolizzare la cosa. Amy aveva ragione, la gente e le voci di corridoio non mentivano. Ora si sentiva in colpa, in colpa per aver dubitato di lui, di averlo chiamato e cercato in continuazione quando aveva altro per la testa. Doveva fargli delle scuse e lo avrebbe fatto, appena lui sarebbe tornato a scuola.
« Non basta quello che gli succede a scuola, deve avere problemi anche a casa. » si sfogò Gabriella, pensando a quanto potesse soffrire quel ragazzo.
Le dispiaceva. Aveva una voglia di abbracciarlo, dirgli che lei gli sarebbe stata vicina, voleva vederlo.
Harry chiuse gli occhi e sospirò lentamente, per poi riaprirli. « Sei sicura di non volerti incasinare la vita? »
Gabriella annuì. « A me lui piace tanto, Harry. »
Il riccio le sorrise e l’abbracciò forte. « E allora vai, và da lui, se non lo trovi a casa, passa per il tribunale. »
Gabriella annuì ancora una volta, più convinta e pronta a fare ciò che gli aveva detto Harry.
« Grazie – disse, avvicinandosi e dandogli un bacio sulla guancia – ti voglio bene. »
Harry si alzò dal letto e prima di uscire dalla stanza si imbambolò a guardarla sistemarsi i capelli e truccarsi leggermente per andare da Liam. Aveva un sorriso stampato in faccia e sprizzava gioia da tutti i pori.
Dopo aver lasciato la stanza di sua sorella, Harry prese le chiavi della sua macchina e andò a comprare un film: The Last Song. Non se lo vide quel giorno, lo tenne in camera e andò da Olivia, voleva vedere Axel e anche cercare di non pensare a un’immagine fissa che gli girovagava nella mente.
 
 

***

 
Aveva preferito aspettare fuori, nella sala d’aspetto, una sottospecie di corridoio che collegava a due porte: una, quella dove erano entrati i suoi genitori; l’altra, uno sgabuzzino dove si tenevano tutti i fascicoli dei casi che con gli anni venivano declinati e poi dimenticati. A Liam sarebbe piaciuto dargli un’occhiata, giusto per ammazzare il tempo. Sarebbe stato troppo per lui, assistere ad un altro tentativo di convincere l’avvocato che questa volta Greg avesse messo la testa a posto e che non aveva venduto droga a nessuno. Troppo per Liam mentire e quindi far finta che quel via vai di gente che spesso frequentava casa sua, non fossero dei semplici conoscenti o parenti che venissero a fare visita.
La porta dell’ufficio dell’avvocato si aprì e Barbara uscì in silenzio. Aveva la borsa stretta al petto e si avvicinò lentamente al figlio.
« Potresti andare a comprarmi una bottiglietta d’acqua al bar qui di fronte? – chiese, aprendo la borsa nera e tirando fuori il portafoglio malridotto – ho un terribile mal di testa e vorrei prendere un’aspirina. »
Liam la guardò attentamente e si accorse della stanchezza e della sofferenza che sua madre aveva dipinta sul volto e che le rughe, ben visibili, evidenziavano ancor di più. Si era invecchiata subito, anche se di età non fosse poi così grande. La vita, dura e complicata, l’aveva segnata anche fisicamente e Liam lo poteva notare dalle borse che aveva sotto gli occhi nocciola.
« Va bene. »
La donna sorrise al ragazzo e poi, dandogli un bacio sulla fronte, ritornò nell’ufficio dell’avvocato. Liam voltò l’angolo e si ritrovò di fronte un portone in vetro massiccio e intuì che fosse l’uscita. Mentre stava attraversando la strada, fu colpito nel vedere una persona, a lui così familiare, dall’altra parte del marciapiede, agitata, come se stesse cercando qualcuno. Chinò il capo e fece finta di non vederla, però l’incontro fu inevitabile.
« Liam! » lo chiamò lei, agitando la mano e correndo verso di lui.
« Ciao… » mormorò in tono basso, quasi inudibile.
Gabriella aveva il fiatone per la corsa e si piegò in avanti e mise le mani sulle ginocchia, alzando di poco il capo.
« Ti stavo cercando.»
« Perché?» chiese lui ingenuamente. Gabriella aveva tutti i motivi possibili per cercarlo, uno di questi poteva essere avere una risposta al perché non si fosse fatto sentire per due giorni o perché l’avesse evitata.
« Ho saputo. » disse, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Liam non disse nulla, la superò e si diresse verso il bar che c’era lì vicino. Comprò una bottiglietta d’acqua e poi uscì, avendo sempre Gabriella al suo fianco, attraversò di nuovo la strada e prima di entrare nel tribunale, si stoppò e guardò la mora dritto negli occhi.
« Ora non è il momento, scusa. »
Liam si voltò e aprì un’anta del portone, ma Gabriella fu più veloce e lo prese per una mano. Non si sarebbe arresa proprio ora, sapeva che sarebbe stato difficile, ma a lei piaceva Liam e anche tanto e quindi avrebbe corso qualche rischio.
« Io ti sono vicina. » sussurrò, cercando di dargli conforto.
Liam sorrise amaramente e la lasciò entrare, raggiunsero il corridoio dove era stato ad aspettare prima e bussò a una delle due porte. Gabriella non riuscì a vedere nulla, poiché Liam si sporse in avanti e diede la bottiglietta alla madre, per poi richiudere la porta e accompagnando il gesto con la mano.
« Voglio andare da qualche parte. » disse, desideroso di allontanarsi da quel posto.
Gabriella lo afferrò per un braccio. « Credo che il parco possa andare bene. »
I due lasciarono il tribunale e si avviarono, a piedi, per il parco. L’ultima cosa che Liam desiderava era rievocare i suoi incubi e preoccupazioni. Respirò a fondo e si lasciò trasportare da Gabriella che ancora lo teneva ben stretta, la presa sul suo braccio. I colori del tramonto avvolgevano il mondo in una luce arancio-rossa mentre attraversavano i quartieri di Londra. Raggiunsero il parco e si accomodarono su una panchina.
« Ti andrebbe di parlare con me? » chiese Gabriella, come aveva fatto Harry con lei, sperando di ottenere lo stesso risultato.
« Credo che la gente abbia già detto tutto quello che c’era da dire. » rispose burbero Liam, apparendo un po’ scocciato.
Gabriella cercò di non farci caso. « Io non ascolto le chiacchiere della gente, vorrei saperlo da te. »
Liam chiuse gli occhi e poi li riaprì rossi e pieni di lacrime. Stava scoppiando ed evidentemente non ce la faceva più. Gabriella rappresentava il suo sfogo, un’amica con cui parlare e capì che lei voleva solamente aiutarlo. Senza proferir parola la avvicinò a sé e poi la bacio con passione, facendo scorrere le lacrime e mandando i suoi pensieri altrove. Gabriella in un primo momento fu immobile, non si aspettava una cosa simile, poi si sciolse e si strinse ancora di più fra le sue braccia, lasciandosi coccolare dal calore del suo corpo.
Liam si staccò, rimanendo sempre vicino alle sue labbra. « Vorrei parlartene, ma non qui, non ora… »
« Ho tutto il tempo del mondo. Posso aspettare. »
Liam sorrise e la baciò di nuovo, questa volta fermandosi prima.
« Posso considerarmi il tuo ragazzo? » chiese, timido e guardandola fisso negli occhi, perdendocisi.
Gabriella abbassò il capo e sorrise sotto i baffi, sperava che lui prima o poi glielo chiedesse. Aveva trovato un modo strambo, però comunque sia a lei piaceva e quindi non esitò a dargli una risposta.
« Solo se io posso considerami la tua. »
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ehilà, come va? Spero tutto bene. Vorrei prima farvi un appunto: questa storia parla di tutti i ragazzi però sarebbe stata troppo lunga se mi fossi concentrata maggiormente sulle singole coppie. Quindi non prendetela a male se ho velocizzato i tempi con Maryssa e Niall, casomai potrò scrivere una One-Shoot per farvi sapere come è andato l’appuntamento...
Passando al capitolo, spero vi sia piaciuto e che vi abbia un po’ emozionato.
Ringrazio tutte le seguite, preferite e ricordate che sono aumentate!!!
Ringrazio tutti coloro che recensiscono, un bacio a tutti!
Ringrazio 
 crushoniall Frafra9397 Infinity1D Nicole998 _Littles_  per aver messo me come autrice preferita!

 

 

 

 

 

E ringrazio la mia amica Hazza per il banner!
 
SPOLIER:  Un capitolo di passaggio ma con momenti Liam/Gabriella.
 
Alla prossima, ciao!!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** A perfect couple ***




A perfect couple

 

Al Malik’s Pub si organizzavano serate anche per solo donne, pensato e poi messo in atto dalla bellissima Danielle che più che lavorare, pensava a divertirsi e approfittava per far faticare suo fratello. Zayn non le trovava per nulla divertenti, quel genere di feste, poiché trascorreva tutta la serata a fare avanti e indietro per i tavoli a prendere ordinazioni. Le ragazze si scatenavano a ritmo di musica e non mancavano scene lesbiche che si potevano assolutamente evitare, anche perché erano puri e semplici modi per farsi notare. Gabriella aveva convinto Amy ad andare anche se quest’ultima avrebbe preferito uscire e magari farsi una passeggiata lungo il corso. Gabriella però aveva insistito per andare lì, anche perché si vociferava che le serate femminili al Malik’s Pub fossero indimenticabili e le due non avevano partecipato a nessuna fin’ora. Erano sedute vicino alla console del dj e battevano i piedi a ritmo di musica. Erano diversi giorni che non trascorrevano del tempo insieme e poi Gabriella le doveva raccontare di Liam.
« Che ne dici se andassimo un pochino fuori? » urlò la mora, avvicinandosi all’orecchio dell’amica.
Amy annuì e una volta alzate, lasciarono il tavolo e uscirono nel retro del locale. Avevano i timpani chiusi e l’orecchio doveva ancora abituarsi a quel silenzio. Si appoggiarono ad un muretto lì vicino: stare in piedi non era un problema, poiché nonostante i tacchi, avevano calzato entrambe le zeppe.
« Non ce la facevo più, la musica era troppo assordante. » si lamentò Gabriella, massaggiandosi una tempia.
« Tu sei voluta venire qui. »
Gabriella la spintonò un pochino e poi cercò di sedersi sul muretto alto, da abile atleta. Tolse le scarpe e iniziò a fare giri concentrici con i piedi, rilassando tutti i muscoli. Non poteva darle torto, lei era voluta venire al Malik’s Pub e c’era di sicuro una ragione. Anche se fosse a conoscenza che Zayn era fidanzato con Consuelo, riponeva ancora qualche speranza nell’amica e ora che lei sembrasse felice con Liam, voleva qualcuno anche per Amy, senza sapere che la bionda nella testa aveva soltanto un ragazzo e questo non era di certo Zayn Malik.
« Per passare un po’ di tempo con te, amica mia. » si giustificò Gabriella con un po’ di disappunto.
« Potevamo farlo altrove. » continuò l’altra.
Gabriella cominciava ad essere confusa e a non capire cosa avesse fatto di così sbagliato. Era più che certa che Amy avesse una cotta per Zayn e allora perché la cosa la infastidiva e avrebbe preferito andare da un’altra parte? Amy era strana da un bel po’.
« Ora siamo qui e quindi dobbiamo divertirci – divenne seria Gabriella – prima però, vorrei parlarti di una cosa. »
Amy sorrise e la invitò a continuare. Era bello stare in compagnia della sua migliore amica, anche se avevano avuto qualche battibecco. Qualsiasi posto diventava magico quando c’erano loro due, anche una semplice stanza da albergo, come in gita. Amy ci sarebbe stata sempre per Gabriella e così anche l’altra, peccato che Amy nascondesse un segreto che le era difficile da tenere per sé. Sperava che una volta che Gabriella lo avesse scoperto, tra loro non sarebbe cambiato nulla.
« Io e Liam ci siamo messi insieme. »
La sua frase meravigliò Amy che non si aspettava assolutamente che l’amica le avesse detto una cosa simile quella sera.
« È successo ieri, è stato tutto così strano e inaspettato anche per me. » confessò Gabriella, felice di raccontare tale cosa alla sua migliore amica.
Era una risposta come un’altra, ma Amy spalancò gli occhi. « Davvero? » la sua voce era poco più di un sussurro.
« Si.»
Con sorpresa di Gabriella, gli occhi di Amy si illuminarono e l’abbracciò forte. Sapeva che prima o poi si fossero messi insieme ed era assolutamente felice per lei per aver trovato una persona così eccezionale. Da quello che le raccontava Gabriella, Liam doveva essere proprio un bravo ragazzo e Amy era assolutamente convinta che la loro storia sarebbe durata nel tempo.
« Sono felice per voi – disse sorridente, per poi saltare di gioia – ora avrai tanto da raccontarmi quando uscirai con lui. Voglio sapere ogni cosa, ogni minimo particolare…  »
Gabriella annuì e batté le mani.
Intanto il locale si era riempito di gente e Zayn aveva chiesto il cambio alla sorella per fumarsi una sigaretta in santa pace e rilassarsi un po’. Appena uscito, vide le due ridere appoggiate al muretto e si avvicinò per sapere cosa le mettesse di così buon umore.
« Vorreste fare ridere anche me? » chiese, sfilando una sigaretta dal pacchetto e portandosela alla bocca.
Gabriella, furba e malandrina, approfittò della situazione e trovò una scusa per andarsene e lasciarli soli. Fece finta di dover correre in bagno, per un attacco improvviso di urina e li lasciò, entrando nel locale con un sorriso malizioso sulle labbra. Ovviamente Amy era in imbarazzo come suo solito e Zayn se ne stava tranquillo a fumarsi la sua sigaretta.
« Bella serata, eh? » domandò lui. Sorrise, i suoi denti bianchi nel buio spiccavano e rendevano quel sorriso ancora più bello.
« Più o meno. »
« Come mai? »
Amy sospirò. « Non posso dirtelo – rispose, guardandosi le scarpe e non avendo coraggio ad alzare lo sguardo – anche se ho appreso una bella notizia.»
Zayn gli si mise di fronte e gli poggiò le braccia sulle spalle. « A volte parlarne con gli sconosciuti rende le cose più facili. »
Amy roteò gli occhi al cielo. « Tu non sei uno sconosciuto, Zayn. »
Il moro sorrise di nuovo e si mise al suo fianco, gettando la sigaretta e tenendo lo sguardo al cielo stellato.
« Fa finta che lo sia. »
Amy arricciò le labbra e si guardò per un attimo lo smalto rosa pallido che aveva messo, decisamente male per la fretta. Poi sentì vibrare il telefono nella borsa, ma non lo prese, troppo pigra per interrompere quel silenzio che si era venuto a creare tra lei e Zayn.
« C’è qualcosa che dovrei dire ad una persona, però se lo faccio potrei ferirla. »
Zayn non parve per nulla sorpreso o cosa da quella confessione.
« Hai fatto qualcosa di sbagliato? » chiese in tono tranquillo.
Amy fece di no con la testa. « Non io, ma qualcun altro a lei vicino e io avrei dovuto dirglielo fin dall’inizio, quando l’ho scoperto.»
Zayn capì all’istante che stava parlando di Gabriella, ma non sapeva realmente a cosa si stesse riferendo Amy.  Prima però che potesse consigliarle qualcosa, Gabriella li raggiunse con due bicchieri e disse ad Amy che suo padre era venuto a prenderle. Zayn le salutò e ritornò al suo lavoro, mentre Gabriella ed Amy salirono in macchina. Approfittando di un battibecco tra Gabriella e suo padre, la bionda mise una mano nella borsa e prese il telefonino.
 
Domani hai da fare?
 
Amy non si aspettava un suo messaggio; digitò la risposta velocemente e aspettò un responso da parte sua.
 
Niall ha invitato a cena Maryssa, i miei non ci sono e devo aiutarlo a preparare qualcosa da mangiare.
 
I minuti passavano e l’agitazione aumentava. Dopo quello che aveva detto quella sera, lasciandola in camera, non sapeva davvero come comportarsi con lui. Cosa stava a significare quella frase? Non fece in tempo a pensarci che il telefono le cadde quasi di mano, quando vibrò.
 
Ok, buona notte Amy.
PS: Lascia aperto il balcone della tua camera.

 

***

 
« Mammina, ti plego… »
Un lamento straziante proveniva da una camera di un appartamento. Le luci della casa erano tutte spente e regnava un silenzio tombale, rotto solo dal pianto di Axel. Il bambino si trovava chiuso nella sua cameretta, a chiave, con una manina sulla maniglia della porta e i piedini piantati al pavimento. Urlava, piangeva e chiamava disperatamente sua madre per poter uscire, perché aveva paura. Olivia, però, non lo avrebbe liberato poiché quella era la punizione che secondo lei meritava.
« Mammaaaaa! »
La bionda era seduta nel salone di casa, su una poltrona e con un bicchiere di whisky alla mano. L’oscurità e quello sguardo perso, le dava un’aria terrificante anche perché non provava nessun senso di colpa per quello che stava facendo a quel bambino. Axel aveva detto qualcosa che non avrebbe dovuto dire e a peggiorare la situazione era stata anche una cosa che aveva visto su Facebook con il suo contatto fake, creato per poter controllare Harry.
« Ho paura! » continuava a urlare Axel, segregato in quella stanza buia.
Olivia non si rendeva realmente conto quanto male stesse facendo a suo figlio, tutto per la sua stupida gelosia e ossessione verso Harry. Aveva dato di matto quando Axel le aveva chiesto di chiamare Harry per andare al parco e far venire anche Amy. Perfino suo figlio non era dalla sua parte: questo era quello che pensava la mente disturbata della donna. Il piccolo voleva solo trascorrere una giornata divertente, come tutti i bambini della sua età. Olivia lo aveva messo in punizione nella sua stanza, chiudendo la porta a chiave e spegnendo tutte le luci, troppo furiosa che suo figlio preferisse Amy alla sua compagnia e in aggiunta, da quello che aveva potuto controllare con il profilo Facebook, Harry aveva commentato alcune foto in cui c’era appunto la ragazza. Provava una forte gelosia per Amy, anche se Harry non le aveva mai dato modo di esserlo. C’era qualcosa in quella ragazza che aveva fatto cambiare Harry da un giorno all’altro e era più che certa che prima o poi lo avrebbe allontanato da lei e quindi necessitava di un piano e fare in modo di risolvere la situazione.
« Ti plometto che farò il bavo! » singhiozzava Axel, volendo uscire da quella stanza buia e abbracciare sua madre.
La porta dell’appartamento si aprì e Harry entrò di soppiatto, preoccupato del messaggio che Olivia gli aveva mandato. Il riccio avrebbe dovuto trovare Olivia in procinto di uccidersi per una crisi che le era venuta all’improvviso. Nel salone, però, regnava la calma e niente sembrava fuori posto, perfino le urla e il pianto di Axel si erano placati. Olivia lo osservava dalla sua poltrona e stringeva con forza il bicchiere di vetro che avrebbe potuto rompersi facilmente. Harry accese la luce e trovò la donna seduta, senza batter ciglio, ancora legata a quel bicchiere di whisky.
« Si può sapere cosa ti passa per la testa? » chiese, abbastanza adirato.
Olivia, ubriaca, buttò la testa all’indietro e iniziò a ridere. Una risata isterica che poi si trasformò in un urlo di rabbia.
« È colpa di quella puttanella – sbraitò, spaccando il bicchiere a terra – io la odio! » urlò e picchiò i piedi al pavimento.
Harry non l’aveva mai vista in quelle condizioni, non pensava potesse arrivare a tanto. La gelosia la stava uccidendo e non era affatto lucida.
« Ma come ti sei ridotta? » sussurrò, più a se stesso che a lei.
« Lei vuole dividerci! » aveva le lacrime agli occhi e il suo alito puzzava d’alcool.
Harry raccolse il vetro da terra e poi allontanò la bottiglia di whisky dal tavolino. Era stanco delle sue stupidate, non era la prima volta che accadeva anche se con questa pareva avesse raggiunto il massimo. Olivia vedeva del marcio in ogni ragazza che si intratteneva a parlare con lui.
« Perché non mi rispondi? »
Harry allargò le braccia. « Cosa dovrei dirti? Stai dicendo solo cretinate. »
Era arrabbiato, furioso, non sopportava il suo comportamento. Olivia non capiva che se lui se ne fosse andato era solo ed esclusivamente per colpa sua, perché non riusciva più a reggere un rapporto del genere, continuando a mentire alla sua famiglia.
Un urlo ruppe quel silenzio che si era venuto a creare tra i due e Harry subito sgranò gli occhi, riconoscendo la voce del bambino. Raggiunse a passo svelto la porta e capì che era chiusa a chiave.
« Axel – lo chiamò, cercando di tranquillizzarlo – sono io Harry, adesso ti apro. Stai calmo e non piangere, ci sono io ora. »
Il bambino smise all’istante di piangere e rimase affiancato alla porta, volendo uscire e saltare fra le braccia di Harry, il suo fratellone maggiore.
Intanto anche Olivia aveva raggiunto la porta, traballante.
« Dove hai messo le chiavi? » chiese il riccio, impaziente.
Olivia abbassò il capo. « Non me lo ricordo. » in quel momento a Harry parve una bambina.
Il ragazzo si abbassò e si avvicinò alla porta. « Axel, ascoltami bene. Allontanati dalla porta e vai sul letto, ti tirerò fuori. Te lo prometto. »
« Plomesso? » chiese la sua vocina, così impaurita.
Harry appoggiò un palmo alla porta e avvicinò anche la bocca. « Promesso. » sussurrò, facendosi sentire dal piccolo.
Aspettò che il bambino si allontanasse e si accertò che fosse sul letto per poi aprire la porta con un calcio ed entrare subito dopo, abbracciando Axel e stringendolo forte. Le lacrime che provenivano da quei due occhioni azzurri, bagnarono la camicia di Harry. Olivia poteva fare tutto quello che voleva ma non doveva fare del male a quel bambino perché Harry non glielo avrebbe permesso.
« Io volevo andare al pacco…» spiegò tra le lacrime, stringendosi al collo di Harry.
« Ci andremo Axel, ti ci porterò io. »
Trovava così crudele far soffrire quel bambino, fargli penare le gelosie della madre. Quindi lasciò la stanza e si avviò verso il portone di casa, con Axel in braccio.
« Te lo ri porterò appena ti sarai ripresa. » disse, rivolgendosi alla bionda per poi uscire e scendere frettoloso le scale dell’appartamento.
 

***

 
 
 
La sera dopo la festa al Malik’s pub, Gabriella aveva ricevuto un invito a mangiare una pizza. Solitamente una ragazza che stava andando al primo appuntamento della sua vita, importante, dovrebbe avere la priorità sullo specchio: ed era proprio quello che Gabriella aveva fatto, occupando non solo il bagno che condivideva con Harry tra le due stanze, ma anche quello della madre per truccarsi. Per l’appuntamento, aveva indossato un vestito azzurro cielo, mettendo un giubbetto di jeans sopra. Era semplice, bellissima e pronta per uscire; aveva il cuore che batteva a mille e un’ ansia addosso che la stava uccidendo.
« Hai finito? » chiese spazientito Harry.
Gabriella sbuffò e uscì dal bagno, con ancora il profumo in mano. Guardò per un secondo suo fratello e alzò immediatamente un sopracciglio, facendo un mezzo sorriso.
« Dove devi andare? » domandò curiosa.
Harry, prima di entrare in bagno, si voltò e fece spallucce. « Perché? »
Aveva i capelli più spettinati del solito, i suoi soliti jeans stretti e una T-shirt nera con lo scollo a V. La sua pelle emanava un profumo che poteva essere sentito a metri e metri di distanza.
« Niente, curiosità. »
Harry si sistemò i capelli e diede un’occhiata allo specchio, assicurandosi che stesse bene. « Devo andare a casa di Niall. »
Se non fosse stato suo fratello, non avrebbe creduto alle sue parole. Chi essere umano si preparava a puntino per trascorrere la serata dal proprio migliore amico? Non di certo Harry Styles. Gabriella però, non preferì indagare e lasciò correre i suoi pensieri e concentrarsi maggiormente sull’appuntamento. Quindi salutò frettolosamente suo fratello e poi uscì di casa, come una furia, attraversando la strada e aspettando, seduta su una panchina vicino casa sua, l’arrivo di Liam. Era in anticipo, di circa dieci minuti, però avrebbe approfittato di quel tempo per frenare o almeno rallentare il battito del suo cuore e cercare di pensare a quanto sarebbe stata bella la sua serata. Inviò, veloce, un messaggio alla sua migliore amica.
 
Ho le gambe che mi tremano. Sono felice Amy…
 
La risposta della bionda non tardò.
 
Dovrai raccontarmi ogni cosa. Ti voglio bene.
 
Le cose importanti necessitavano di essere condivise con le persone a cui si voleva bene. Amy era un pezzo importantissimo della sua vita e le due si consideravano più che sorelle. Amy l’aveva appoggiata sempre in tutto, anche quando aveva deciso che Marcus, il suo ex ragazzo, sarebbe stato il primo. Era stata Amy a porgerle una spalla quando il ragazzo se ne era andato una volta che aveva ottenuto quello che voleva. Era stata Amy a consigliarle di sorridere anche quando lui si fosse fatto vedere con altre ragazze. Grazie a Amy, Gabriella aveva superato la cosa ed ora, appoggiandola anche nel piano “ salviamo Liam Payne”, la mora stava vivendo la sua favola che sperasse avesse un lieto fine.
« Ciao. »
Una macchina blu scuro si era avvicinata alla panchina. Il finestrino era abbassato per metà e dall’interno proveniva una melodia rilassante: una delle sue canzoni preferite. Gabriella salì in macchina e si avventò sulle labbra di Liam, per salutarlo.
« Come stai? » domandò lui, ritornando alla guida e con lo sguardo fisso sulla strada.
Gabriella allacciò la cintura. « Bene. Tu? »
Liam strinse il manubrio e fece un mezzo sorriso. «Bene, perché sto uscendo con te. Male, perché la situazione a casa ancora non si è risolta. Quindi, potrebbe andare meglio. »
Gabriella si rattristò all’istante e gli carezzò la mano che teneva sul cambio. Avrebbe voluto fare qualcosa, aiutarlo anche in quella faccenda lì, però sapeva che non avrebbe potuto fare granché.
« Dove andiamo? » chiese, cercando di cambiare discorso e allargando sul suo viso un sorriso.
Liam la imitò. « Al Dorset Pizza, ci andavo spesso da bambino. »
Gabriella batté le mani. Giunsero alla pizzeria e scelsero un tavolo centrale. Avrebbero fatto tardi, c’era il pienone e tutti sembravano gustarsi con piacere la pizza del signor Dorset. Subito si avvicinò a loro un cameriere e ordinarono due diavole, una coca e un dessert alla fine.
« Mai capitato prima. » commentò Liam.
« Di ordinare la diavola? – chiese ingenuamente Gabriella, dando un’occhiata al locale e approvando i ricami bianchi che decoravano le pareti – è molto buona. »
« Non è ciò che intendevo – malgrado l’imbarazzo, a volte Liam sembrava quasi timido: cosa che succedeva solo se parlava con lei – Non mi è mai capitato di…ecco, uscire con una ragazza, prima d’ora. »
« Per te è il primo appuntamento? »
« Appuntamento…si dice ancora così? – Gabriella si sarebbe sentita in imbarazzo, se lui non le avesse dato di gomito per scherzo – voglio dire, non mi è mai capitato. Passare del tempo insieme senza pressioni, essendo poi preso di mira a scuola. »
« Detto così sembra che tu non ci abbia mai pensato ad avere una storia. »
« Non fino a ora. » confessò.
Gabriella gli lanciò uno sguardo scettico, non avendo capito bene la sua risposta. « Quindi non hai mai pensato a farti avanti con una ragazza? Ma per piacere! »
Il sorriso di Liam si allargò piano. « Lei lo ha fatto al posto mio. »
In quel momento arrivò il cameriere e portò la prima pizza, ponendo fine a quella mini conversazione che avevano iniziato.
La pizza era piaciuta da matti a Gabriella, ma ancora di più stare vicino a Liam. Era straordinario come riuscissero a comunicare senza dire nulla, con uno sguardo divertito, di sbieco, o la maniera spontanea con cui le loro mani si sfioravano e Liam intrecciava le dita con quelle di Gabriella. Erano una perfetta combinazione di colori insieme, un’armonia tra due persone così diverse…semplicemente una coppia perfetta.
 

***

Bellissima gif : http://tinypic.com/r/e06alh/5

 
                                

 


SPAZIO AUTRICE:
 
Salve, come va? A me tutto bene perché sto per andare al mare e approfitto di aggiornare perché dopo di sicuro non ne avrò modo. Il capitolo, come vi avevo detto sabato scorso, è uno di passaggio però accadono delle cose.

Vestiti della festa al Malik's pub:
Gabriella: 
http://www.polyvore.com/shick/set?id=87592665
Amy: http://www.polyvore.com/shick/set?id=87593170
 
Angolo delle domandine:
1)      Vi piacciono Gabriella e Liam?
2)     Olivia dovrebbe farsi curare?
3)     Secondo voi nascerà qualcosa tra Amy e Zayn o Amy e Harry?
 
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito la storia; i preferiti, le seguite e le ricordate. Ringrazio Hazza per il banner e crushoniall,  Frafra9397,  Infinity1D,  Nicole998,  _Littles_, mitchie Justice 
Per aver messo me come autrice preferita.
E poi da come potete notare ho inserito la mia prima gif, per favore però fatemi sapere come si inserisce, e quindi ringrazio la sua creatrice per aver fatto una cosa così bella:
Questo è il suo contatto Fb: https://www.facebook.com/wren.diamond
Questo quello su EfP: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=203796
 
Grazie! <3
 
SPOLIER: Nel prossimo capitolo avremo un momento carino tra Amy e Harry.
 
Alla prossima, tanti baci! : )
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** A movie with you ***





A movie with you
 

La cucina di casa Horan era pervasa dal familiare profumo di lasagne che Terrie ogni domenica cucinava, però questa volta non era stata la donna a prepararle, ma i suoi figli, armati di pentola, grembiule e tanta pazienza. Niall aveva chiesto a sua sorella di aiutarlo con i preparativi per fare bella figura con Maryssa, che sarebbe venuta a cena lì. Le settimane, per Niall, tra le uscite con Maryssa e le famose farfalle nello stomaco lo disorientarono, poiché era in balia di migliaia di emozioni contrastanti. Trascorreva ore a giocare a calcio con i suoi amici e nel giro di un’ora la nostalgia di Maryssa arrivava quasi a togliergli il respiro. Di notte, a letto, immaginava lui e Harry single e a imbucarsi in qualche festa per poter portare a letto una tipa o che allenasse una squadra importante e non avesse legami sentimentali con l’altro sesso. Erano immagini senza senso, poi, man mano che il sonno avanzava e i pensieri si mescolavano, cambiavano anche le fantasie. Gli occhi di Harry che lo osservavano diventavano scuri e accanto al biondo c’era Maryssa, le loro labbra incatenate.
« Maryssa è una ragazza incredibile – disse Amy, controllando le lasagne nel forno – almeno, così mi sembra. »
« Già è vero. »
« Mmm, il tuo tono non è proprio entusiasta. »
« Lo è. Cioè, almeno credo – confessò Niall, un po’ in difficoltà ad aprirsi con sua sorella – il fatto è che non mi è mai successa una cosa prima, capisci? »
Amy rimase a riflettere sulle sue parole e non potette dargli torto. Era la prima volta che Niall si comportava così con una ragazza, la prima volta che invitava qualcuna a casa sua, la prima volta che aveva chiesto aiuto a sua sorella per poter fare qualcosa di carino. Aveva paura e poteva capirlo.
« C’è una prima volta per tutto. »
Niall sorrise e ringraziò, anche se in silenzio, Amy per appoggiarlo e consigliarlo. Prima che però potessero continuare quella “ conversazione fraterna” che mai avevano avuto modo di avere, il campanello di casa suonò e Niall corse ad aprire la porta. Maryssa era arrivata in anticipo e con sé aveva portato anche un vassoio con dei dolci, presi alla pasticceria più buona di Londra. Fu invitata da Niall ad entrare e si diressero in cucina dove era apparecchiata una tavola per due.
« Ciao. » la salutò Amy, togliendo i guantoni da forno.
Maryssa sorrise. « Ciao – si guardò intorno e notò subito i due posti a tavola – tu non mangi con noi? »
Amy scosse la testa. « Ho già cenato, tra poco salirò nella mia stanza. »
I due Horan si erano già messi d’accordo prima: Niall e Maryssa avrebbero mangiato in cucina e poi spostati eventualmente in salotto. Amy, invece, sarebbe stata tutto il tempo nella sua camera e approfittare della mancanza del padre per poter sgaiattolare nella sua stanza e prendere uno dei tanti libri gialli che collezionava con tanto amore.
« Oh, mi dispiace, sarebbe stato bello se ci fossi stata anche tu. » disse Maryssa, gentile e sincera.
« Sarà per un’altra volta. »
Niall fece segno a Amy di andarsene e poi disse a Maryssa di prendere posto. La bionda, veloce, salutò i due e poi salì in camera facendo gli scalini due per volta. C’era qualcosa di piacevole e bello in Maryssa ed era per questo che le stava simpatica. Sperava che tra lei e Niall filasse tutto liscio come l’olio e che questo potesse fare in modo che lui ogni tanto si aprisse con lei. Era una stagione alquanto romantica e sentimentale quella: Niall e Maryssa, Liam e Gabriella…solo per lei il destino non le aveva ancora procurato niente.
Raggiunse la stanza veloce e si infilò sotto le coperte, ancora non le andava di leggere uno dei tanti gialli del padre, voleva prima ascoltare un po’ di musica e rilassarsi dopo tutto quel tran tran tra una lasagna e l’altra.
Intanto in cucina Maryssa e Niall avevano dato inizio al banchetto. C’era ancora dell’imbarazzo fra i due e grandi silenzi colmavano la stanza.
« Non dovrei fare certe cose. » ammise Niall, esprimendo ad alta voce un suo pensiero.
« Cosa? » il cuore di Maryssa iniziò a galoppare un po’ più veloce, temendo che lui si stesse pentendo dell’invito a cena.
Niall scosse la testa e sorrise.
« Un giorno, quando inizieranno le complicazioni, non dire che non ti avevo avvertita. »
« Forse sono io quella complicata. »
Allargò il sorriso. « A quanto vedo, ci vorrà un po’ di tempo per trovare un accordo. »
Le complicazioni di cui Niall si riferiva, erano assolutamente frutto della sua testolina, poiché non riusciva ad accettare che stesse bene con una persona e che avrebbe voluto impegnarsi con lei fino a tempo indeterminato, senza poi mettere in ballo altre ragazze. Maryssa lo sorprendeva sempre, in tutte le risposte che dava.
« Il tempo può essere infinito delle volte. »
Niall mise in bocca l’ultimo pezzo di lasagna. Masticava piano, con lo sguardo vuoto, perso, pensando a quello che lei aveva appena detto. Forse doveva smetterla con tutti gli ingrippi che creava con la sua mente, doveva perfino smetterla di pensarci.
« Credi che sia impossibile? » chiese Maryssa, riferendosi sempre al tempo che avrebbero speso per trovarsi in accordo.
Niall fece di no con la testa. « Non è così. È un problema mio, non voglio che diventi anche tuo. »
Maryssa allargò i suoi occhi scuri. « Può diventarlo se ci considerassimo una coppia. »
E Niall smise di pensare e dare retta ai suoi dubbi e si lasciò trasportare dall’attimo, quindi prese il suo viso tra le mani e la baciò con passione, trovando difficoltà essendo ai due lati opposti del tavolo.
Ovviamente Amy era all’oscuro di tutto poiché, più che altro, pensava ad ascoltare la musica e a canticchiare di tanto in tanto. Quando il telefonino squillò, trovò un messaggio da parte di Harry.
 
Tieni aperto il balcone, tra poco arrivo.
 
Amy lesse più volte il messaggio, pensando che o avesse sbagliato a leggere o che Harry avesse sbagliato ad inviarlo. Senza una ragione precisa e mossa involontariamente, aprì il balcone della sua camera e respirò l’aria fredda della sera, ammirando le luci delle case e dell’insegna della gelateria. Intravide, sulla strada, Harry che camminava a piedi, disinvolto  e con un cappellino di lana in testa. Quando lui alzò il capo, Amy divenne rossa in viso e lo salutò con la mano, tremante. Harry ricambiò con un cenno del capo, poi superò il cancello e lo vide sparire tra i cespugli. Ancora imbambolata fuori in terrazzo, lesse un secondo messaggio, questa volta da parte di Gabriella.
 
Sta andando alla grande con Liam, mi ha portata a mangiare una pizza al Dorset.
 
Nonostante fosse interessata a quello che accadeva alla sua migliore amica, non fece altro che pensare a tutt’altra cosa. Prima che però potesse risponderle, vide Harry superare, con facilità, la ringhiera del suo balcone e saltare sul pavimento sorridente, con una bustina in mano.
 

***

 
 
Il loro primo appuntamento era andato bene e Liam era più che felice di questo. Gabriella lo faceva sentire forte e non più vittima, debole. Sarebbe stato stupido lasciarla andare e altrettanto se quel giorno non fosse andato da lei.
Si erano salutati con un bacio e poi promessi che avrebbero pranzato insieme il giorno dopo a scuola. Tutto sembrava girare nel verso giusto: la sua vita sentimentale, finalmente, aveva occupato una parte del suo cuore e infine, anche i suoi problemi a casa, si erano placati. Greg era stato arrestato di nuovo e ora Liam e sua madre potevano vivere in santa pace e anche se gli mancasse, qualche volta, preferiva averlo lontano.
« Bentornato. » gli disse sua madre, seduta al tavolo con una tazza di tè caldo in mano.
Liam si chiuse la porta alle spalle e gettò le chiavi della macchina su un ripiano. Si accomodò di fianco alla donna e le tolse la tazza arancione dalla mano per portarla alla bocca e berne il contenuto.
« Non mi dici niente? » chiese, curiosa.
Liam alzò le spalle. « Perché? »
Barbara conosceva suo figlio come le sue tasche e sapeva che qualcosa lo rendeva felice e tranquillo. Forse c’era di mezzo qualche ragazza, pensò.
« Dove sei stato? »
« Al Dorset Pizza. »
Barbara scosse la testa. « Ho capito, non ne vuoi parlare – disse afflitta – però abbi la decenza di portare la spazzatura fuori, io sono stanca e vado a letto. »
Prima che si incamminasse verso la sua stanza, Barbara, diede un bacio a suo figlio sulla fronte e gli sussurrò un “ ti voglio bene”. Liam, di controvoglia, si trascinò verso lo scompartimento della cucina che usavano come bidone e estrasse la busta nera che emanava un pessimo odore. Quando uscì fuori, un fulmine squarciò il cielo e venne seguito subito da un tuono, di lì a poco sarebbe venuto a piovere.
« Payne! »
Liam si voltò stranito e incontrò gli occhi castani di Bill, che stavolta sembrava essere solo. Non si aspettava di vederlo lì, anche perché lui non sapeva dove abitava, aveva sempre controllato ad ogni angolo prima di entrare in casa e evitare che qualcuno lo seguisse fin laggiù.
« Da quando ti scopi la Styles? » domandò divertito e ridendo sguaiatamente.
Uno dei suoi due scagnozzi era andato con la sua famiglia a mangiare una pizza quella sera e vedendo Liam con Gabriella, subito aveva inviato un messaggio al suo amico fidato per fargli apprendere la notizia. Bill letto il messaggio, era salito in macchina, diretto a casa Payne, parcheggiato a qualche metro più indietro e poi appostato lì per fargli uno sfregio. Fortunatamente per Bill, il ragazzo era uscito di sua spontanea volontà senza trovare una scusa per portarlo fuori.
Liam evitò di rispondere a quella stupida domanda e fece per andarsene, ma Bill lo fermò prendendolo per la vita.
« Dove credi di andare, ora rispondi…cazzo! » gli urlò in pieno volto.
Non ne poteva più, non voleva essere più trattato in quel modo, non voleva essere per sempre il debole, la vittima. E come si permetteva di sporcare con le sue parole una relazione così semplice e pulita? Liam non gliel’h0 avrebbe permesso questa volta.
« Ora basta! » urlò a voce più alta.
Bill alzò le sopracciglia. « Oh, il povero Liam si è stancato. » lo beffeggiò, imitando un pianto esagerato.
Liam avanzò di qualche passo e superandolo in altezza, si avvicinò pericolosamente, tenendo l’indice alzato.
« Stai lontano da me, lurido maiale e non ti permettere più di nominare la mia ragazza che ti farò pentire di essere nato. »
Sputò quelle parole con tutta la rabbia che aveva in corpo, anni e anni di violenze, soprusi e bullismo. Prima o poi sapeva che sarebbe scoppiato e quella sera avrebbe risolto anche quella situazione. Bill non gli avrebbe dato più fastidio d’ora in poi, perché era diventato lui la vittima ora e il più forte tra i due sicuramente non lo era.
« Mi fai schifo, odio te e anche i tuoi stupidi amici. Siete una massa di ignoranti senza cervello – continuò, riducendo gli occhi a due fessure – e sai che c’è? Ti ringrazio Bill, ora sono diventato più forte, riesco a superare qualsiasi dolore e ho addirittura trovato una ragazza e sai benissimo che Gabriella Styles non è una ragazza qualunque. Si, Bill! Lei è mia e questo tutto grazie a te! »
Il ragazzo non sapeva più cosa dire o fare, non riusciva a difendersi e per la prima volta, quel timido e debole di Liam Payne, era diventato un killer spietato ai suoi occhi. Sarebbe stato da idioti infastidirlo un’altra volta.
« Ora ritorna a casa tua e vedi di non darmi più problemi. Mi sono stancato di te e della tua prepotenza. »
Liam si allontanò da lui e girò i tacchi, avviandosi verso il portone di casa. Era soddisfatto di se stesso e un sorriso di vittoria era dipinto sulla sua faccia. Quando si chiuse la porta alle spalle, potette dare vita ai suoi veri sentimenti e respirò a fondo, chiuse gli occhi e fu travolto da un pianto liberatorio. Ce l’aveva fatta, lui, Liam Payne, era riuscito a essere il più forte.
 

***

 
« Harry? » Amy era sorpresa di vederlo, non si aspettava di certo una visita serale a casa sua da Harry Styles, solitamente lui andava a trovare Niall o al massimo entrava dalla porta.
Il riccio si accomodò sul suo letto e perlustrò la stanza, come se la stesse osservando per la prima volta. In realtà, in altre occasioni aveva avuto modo di entrarvi, ma mai soffermandosi così a lungo da poter notare i dettagli.
« Quelle si illuminano quando la luce è spenta? » chiese, tenendo lo sguardo fisso sulle stelle attaccate al soffitto.
« Si. »
« Come stai, Amy? » domandò lui, ad un tratto, a bassa voce mentre continuava a osservare la sua stanza.
Amy non aveva dormito bene, non aveva mangiato granché e il suo unico desiderio era di nascondersi sotto le coperte e provare a dormire. Eppure, non aveva voglia di confidarsi con lui, non voleva dirgli che la situazione con Gabriella era diventata abbastanza pesante, per non parlare di Olivia.
« Sto bene. »
Harry le scambiò uno sguardo, capiva che stava mentendo, ma non voleva metterla alle strette.
« Ascolta – esclamò, mentre si avvicinava alla scrivania dove c’era il portatile – mettiti comoda sul letto, che ora ci guardiamo un film. »
« Sul serio? » domandò lei, ingenuamente, come una bambina.
« Pensavo volessi vederti la versione cinematografica di The Last Song. »
Amy si morse un labbro. « Vorrei. »
A quel punto, Harry la invitò a sistemarsi di fianco a lui sul lettone e estrarre dalla bustina che aveva con sé, un dvd con la copertina del loro libro preferito. Era surreale quella situazione tra i due, stranamente non c’era dell’imbarazzo e la cosa pareva così normale che quasi stupì Amy di quanto stesse bene con il ragazzo. C’era una certa distanza tra i due, però fu subito rotta da Amy che per poter vedere meglio lo schermo del pc, si avvicinò di più a lui. Harry era concentrato a far partire il film, per poi allungarsi alla parete, spegnere la luce e schiacciare sul play.
Il film piacque a entrambi, anche se concordarono che il libro aveva decisamente qualcosa in più. Era stato così facile stare fermi a fissare uno schermo e non distogliere lo sguardo per non perdersi nessun dettaglio che anticipatamente loro già conoscevano. A volte si scambiavano qualche parola per paragonarlo al libro o per esprimere semplicemente un pensiero.
L’unica preoccupazione di Amy era se Niall li avesse scoperti: cosa avrebbe pensato di loro? Cosa che assolutamente non preoccupava Harry, che a Niall, in quel momento, non ci stava neanche pensando.
« Harry perché sei venuto qua? » chiese la bionda, troppo curiosa.
Il riccio si girò a guardarla e fece un mezzo sorriso. « Per vedere il film – rispose con ovvietà – e poi perché mi trovo bene con te, Amy. Ti sembrerà assurdo ma ti considero un’amica e bada bene io non ho nessuna amica femmina, di te ci si può fidare. »
Amy sorrise a sua volta. « Grazie, vale lo stesso. »
Si era fatto tardi, Maryssa se ne sarebbe andata da un momento all’altro e Harry non poteva fare diversamente. Il tempo era trascorso veloce, piacevolmente sia per lui che per lei.
« Credo che sia ora di andare. »
Amy annuì e lo accompagnò al balcone. « Grazie, ho passato una serata diversa. »
Harry sorrise e attraversò con una gamba la ringhiera. « Nulla. »
Mentre lo vedeva andare via, si ricordò della frase che gli aveva detto qualche giorno prima e si diede della stupida per non averci pensato prima e domandargli perché mai lo avesse detto. Ora erano amici e questo le stava bene, anche perché voleva fare in modo che lui confessasse tutto alla sorella di sua spontanea volontà.
Si lasciò cadere sul letto e notò il dvd di The Last Song sulle lenzuola. Era stato carino da parte sua comprare il film e guardarlo insieme. Sarebbe stato da sogno avere una storia d’amore come quella e sperava che un giorno un lui sarebbe apparso nella sua vita.
Chiuse il balcone e intravide Niall salutare Maryssa con un bacio. Immaginò a occhi aperti il suo primo bacio e pensò al sapore della menta, poteva quasi percepirlo quel profumo.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazze, non saprei dire se sono pienamente soddisfatta di questo capitolo, però tra impegni di lavoro e altre situazioni non ho potuto fare di meglio. Spero che a voi possa piacere e che continuate a leggere la storia. Ringrazio tutti, chi recensisce, i preferiti, seguite, ricordate, Hazza per il banner e soprattutto le miss che hanno messo me come autrice preferita. Vi ringrazio tantissimo, siete speciali! : )
 
SPOLIER: Celine dirà a qualcuno che è incinta.
 
PS: Se volete, aggiungetemi su Fb
https://www.facebook.com/molly.saade.56
      O su Ask:  http://ask.fm/MissSaade93

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Misunderstandings ***




Misuderstandigs


 

« Dovete aspettare qui, tra pochissimo entrerete. » disse una giovane segretaria della scuola, alzata dai suoi tacchi a spillo dodici.
La porta della presidenza era chiusa e un piccolo ventilatore, rinfrescava quella sottospecie di area d’aspetto, capiente di tre sedie, una pianta poco curata e un tavolino al centro. La preside Coral non era mai uscita dal suo ufficio, sistemava e organizzava tutto in quel luogo e addirittura si faceva portare il caffè, richiedendolo con una telefonata. Le uniche volte che lasciava il suo studio erano: quando si tenevano delle assemblee, consigli vari o per discutere di questioni non tanto importanti con le varie persone che visitavano la scuola e cercavano di venderle qualcosa.
« Non credo sia una buona idea. » ammise Liam, rivolgendo lo sguardo a Gabriella, seduta al suo fianco.
Il ragazzo ci aveva pensato bene e a lungo, andare dalla preside e raccontarle ogni violenza e sopruso avvenutogli in quegli anni, non credeva potesse poi cambiare le cose. Oramai i lividi e le ferite erano state fatte, non si poteva tornare indietro e poi Liam era sicuro che Bill non gli avrebbe creato più problemi.
« Non essere sciocco, devono pagare per quello che ti hanno fatto. » e sorrise, intrecciando le sue dita con quelle di Liam.
Era stato difficile per Gabriella convincere Liam a presentarsi in presidenza, sapeva che lui avrebbe fatto un po’ di resistenza, però alla fine c’era riuscita e tra un bacio e l’altro aveva convinto il suo fidanzato a cambiare direzione e dirigersi verso la dirigenza. Ovviamente Gabriella aveva agito sotto consiglio di Amy e di Harry, che entrambi le avevano detto che sarebbe stato meglio per Liam, non averli più intorno quei tipi, poiché la preside avrebbe sicuramente preso dei provvedimenti.
« Vuoi che entri con te? – domandò la mora, sperando che lui gli dicesse di si – posso dirle che più volte ho visto con i miei occhi quello che ti facevano. »
Liam scosse la testa. « No, credo di farcela da solo. »
« Sicuro? »
« Certo – rispose Liam, convinto – grazie lo stesso. »
Gabriella sorrise e lo guardò fisso negli occhi. « Non ringraziarmi. »
Non voleva essere ringraziata, aveva deciso di aiutarlo di sua spontanea volontà e quindi una punizione ai quei tre era ciò che le bastava o che le sarebbe piaciuto vedere. Da quando aveva iniziato a frequentare e passare più tempo con Liam, aveva notato quanto fosse buono di cuore e di come evitava che le persone che gli stavano attorno potessero insinuarsi nei suoi dolori o nella sua vita. Non era un caso che Liam fosse un po’ ostile ad andare dalla preside, non era un caso che lei non sarebbe entrata con lui a testimoniare le violenze subite, non era un caso che Gabriella non sapesse ancora cosa stava succedendo a casa.
La porta della presidenza si aprì ed uscì uno dei tanti professori che chiedevano delle ferie anticipate per poter andare in vacanza. Liam si alzò lentamente e diede uno sguardo alla mora, prima di chiedere il permesso e scomparire un attimo dopo aver chiuso la porta. Gabriella diede un’occhiata alla bacheca e ai vari annunci o avvisi che vi erano attaccati sopra. Si concentrò maggiormente su un foglio che spronava gli studenti a studiare e ad approfondire le loro conoscenze utilizzando il nuovo reparto di lettura al terzo piano. Poi i suoi occhi si spostarono verso destra e lesse di uno zaino smarrito e di una cospicua ricompensa per chi lo avesse trovato. Poi, piano, si spostò sulla sinistra dove c’era scritto l’itinerario della gita scolastica.
« Gabriella Styles? »
Quando la mora si voltò, fu travolta dall’eleganza e dalla lucentezza dei capelli che la sua professoressa emanava.
« Salve. »
« Come mai qui? » domandò la donna, un tantino preoccupata, cercando di nasconderlo.
Gabriella scosse la testa. « Oh, non è come sembra. Ho accompagnato una persona. »
Olivia sgranò di poco gli occhi. « Chi? Horan? »
Gabriella la guardò perplessa, aveva avuto un tono strano e poi perché doveva pensare ad Amy quando sapeva benissimo che era quel tipo di persona che non avrebbe fatto male nemmeno ad una mosca? La professoressa si comportava in modo strano nei suoi confronti…
« No. »
Olivia rilassò i muscoli e si lasciò andare con un sorriso. « Bene – disse, per poi appendere un foglio in bacheca – ci vediamo a lezione. » concluse, lasciando quella sottospecie di sala d’aspetto.
Gabriella non ebbe il tempo di soffermarsi sullo strano comportamento della professoressa, perché Liam uscì dalla presidenza e aveva decisamente un’aria rilassata, segno che ce l’aveva fatta.
« Allora? » chiese impaziente la ragazza.
« Le ho raccontato tutto, ogni singola violenza… - aveva gli occhi arrossati, forse si era lasciato scappare qualche lacrima – ora, mi sento più leggero. »
Gabriella si avvicinò di poco. « E non ha voluto indagare? » domandò, perplessa.
« Non c’è stato bisogno, mi ha creduto sulla parola. »
E di questo Gabriella non aveva alcun dubbio, era impossibile non fidarsi delle  parole di Liam. E poi credeva che nessuno si sarebbe sognato, un giorno, di andare a raccontare di aver subito delle violenze quando in realtà non era vero.
« Sono fiera di te. » disse la mora, orgogliosa e andando ad abbracciare il suo ragazzo.
Le loro labbra si incontrarono per un bacio a stampo, ci furono carezze e coccole…
« Se l’ho fatto è perché tu mi hai spinto verso questa direzione. »
« Si, ma sei andato da solo. »
Infatti se Gabriella non ci fosse stata, ora Liam ancora avrebbe avuto problemi con quei tizi e non avrebbe preso tutto quel coraggio che era in grado di tirar fuori. Gabriella pian piano stava travolgendo la sua vita, rendendola più bella, colorata e divertente. Ricordava troppo lontano un sorriso fatto a scuola, ora invece poteva sorridere tutti i giorni.
« Grazie. »
 

***

 
 
 
Amava quando arrivava il mercoledì, essendo il suo giorno libero, lo trascorreva a rilassarsi in casa e a guardare qualche film. Solitamente indossava per tutta la giornata il pigiama e si ingozzava di cioccolata calda e marshmallow. Quel mercoledì però non sarebbe stato come tutti gli altri. Punto primo: perché non aveva messo il pigiama ed era in jeans. Punto secondo: perché non riusciva a rilassarsi dato che sua madre le continuava a ripetere che Luther ancora era disposto ad aspettarla.
« Mamma.. » si lamentò, afflosciandosi sul divano e continuando a sbuffare.
« Tesoro, ma io lo dico per te. »
Celine non ne poteva più di quella cantilena e veloce, lasciò il salotto per dirigersi fuori per prendere un po’ d’aria, ovviamente Violet la seguì. Le nuvole erano bianchissime e avevano forme buffe. Era un giorno sereno, perfetto per ammirarle. Celine desiderò potersi rifugiare nella sua stanza, salire sul tetto dalla finestra, e osservare il cielo, lontano dalla confusione che la circondava. Alle loro spalle, il vociferare della tv accesa svanì mentre si incamminarono verso la strada.
Infine Violet le chiese « Allora, chi è? »
« Chi? »
« Quello per cui hai perso la testa. » il sorriso della donna era triste.
« Cosa? - Celine si sentiva nello stesso tempo così furiosa, imbarazzata – stai scherzando? ».
« Celine, ammettilo. »
« Mamma! » esordì, turbata.
« Tesoro – e posò entrambe la mani sulle spalle della ragazza – sono tua madre, significa che voglio che tu sia felice. Preferirei che lo fossi con Luther… »
« Mamma… »
La donna alzò un sopracciglio. « Prima o poi incontrerai qualche ostacolo. »
Violet cercava di parlare di un futuro lontano, al quale Celine non voleva pensare in un presente già abbastanza confuso e complicato.
« Mamma, io amo Louis e non intendo lasciarlo perché tu non approvi, lo capisci? »
Violet ci pensò per qualche secondo. Alla fine annuì. Celine non pensava di averla convinta, ma se non altro l’aveva ascoltata.
« Louis non è una cattiva persona – ammise – non per quanto ne sappia, certo. Non nego però che Luther… » non terminò la frase, lasciandola così.
Era inutile continuare a parlare con lei, non avrebbe cambiato mai pensiero e non avrebbe accettato mai Louis come compagno della figlia. Celine chinò il capo e prese un grande respiro.
« Devo dirti una cosa mamma – iniziò, convinta e decisa – già so che non approverai e già so che la cosa ti farà stare male  per un bel po’ di tempo – i suoi occhi non battevano ciglio, neanche un tremolio di voce – ma io ho deciso e credo che sia la cosa più importante. Sono incinta. »
La donna sbiancò all’istante e quasi non svenne per la notizia ricevuta. L’unica cosa che riusciva a pensare era come dire alla comunità che la loro dolce e pura figlia era rimasta incinta prima del matrimonio e cosa ancora più grave con un non credente come Louis.
Si appoggiò ad un palo della luce e fece dei respiri profondi.
« Mamma… »
« Non avvicinarti. » il viso della donna era pallido.
« Aspetta, io… »
« Sei la vergogna della nostra famiglia.  » sputò a denti stretti, per poi staccarsi dal palo e avviarsi verso casa senza voltarsi indietro. Lo shock la rendeva goffa, proprio lei che si muoveva sempre con gesti decisi e sicuri. Sembrava quasi accecata. Celine avrebbe voluto avvicinarsi almeno per impedirle di perdere l’equilibrio e cadere. Soprattutto, aveva il disperato bisogno di spiegare. Ma Violet non glielo avrebbe concesso, non più.
Chiamò Louis  e gli chiese se potesse ospitarla per quella notte, non voleva dormire nel suo letto, non voleva vedere sua madre così delusa da lei, perché infondo Celine non aveva fatto nulla, stava solo decidendo da sola la sua vita e soprattutto come viverla. Non avrebbe detto niente a Louis, ancora non le sembrava il momento, si era aperta già con sua madre, non poteva ora farlo anche con il suo ragazzo.
Si sedette tremante su un marciapiede e si carezzò la pancia. Un sorriso piccolo le colorò il volto, doveva esserci una soluzione, qualcosa che lei potesse fare.
 
 

***

 
 
 
Dopo quello che era successo pochi giorni prima, controvoglia Harry si era diretto verso quell’appartamento nel centro di Londra che cominciava già a non piacergli più. L’unica cosa che lo aveva spinto ad andare, era per vedere Axel. Aveva legato così  in profondo con quel bambino, che lo considerava quasi come un fratello minore. Non meritava quello che la madre gli aveva fatto e soprattutto aveva bisogno d’amore e d’affetto che Olivia, turbata dalle mille gelosie per le ragazze più giovani, non gli dava.
Ancora sovrappensiero, Harry salì l’interminabile scala fino all’appartamento. Entrò, sfilò la borsa a tracolla dalla spalla e si lasciò cadere sul divano.
« Harry? – Olivia emerse dalla camera da letto, le mani ad annodare la cintura della vestaglia. – sei arrivato poco fa, amore? »
« Si. » fece un sospiro.
Poi arrivò Axel alle spalle della donna, e l’abbracciò. « Ciao. » e salutò Harry.
« È venuto a trovarci – sospirò lei – gli mancavo. »
Il bambino scosse la testa. « Lo so, anche io mancavo a lui. »
Harry brontolò. Ripetevano di continuo discorsi del genere, ormai lo facevano apposta solo per stuzzicarlo.
« Ti preparo qualcosa – esclamò Olivia, diretta in cucina – o hai già mangiato qualcosa? »
« No, non ancora. »
Non sarebbe stata una cattiva idea mangiare per Harry, in effetti il suo stomaco già ruggiva. Se Axel non l’avesse chiamato, in quel momento si sarebbe ritrovato al Malik’s pub a prendere un panino, a fargli compagnia: Amy. Il pensiero di Amy irruppe nella sua mente, loro due che guardavano un film in tranquillità.
« Harry – la voce della donna sembrava severa, perciò Harry alzò lo sguardo colpevole. Era riuscita, chissà come, a indovinare i suoi pensieri? Si rese subito conto di essere paranoico, ma la sua serietà, quando gli si sedette accanto, era incontestabile – a cosa stai pensando? »
« A niente. »
Era così strano come spesso si ritrovasse a pensare ad Amy. In realtà lei si insinuava nella sua mente anche senza volerlo.
« Com’è andato l’allenamento? »
« Bene – rispose Harry con una smorfia – ma sto ancora aspettando il giorno in cui inventeranno una pillola che sostituisca l’esercizio fisico. Cosa stai guardando – chiese, chinandosi verso il bambino – un cartone animato divertente? »
« Peppa pig. » disse soddisfatto Axel.
Harry si mise a ridere e ad arruffargli i capelli. « Che ne dici di una passeggiata al parco? »
« Ottima idea.  » disse felice, guardando poi sua madre e ricevere la sua approvazione.
La donna si diresse nella sua camera per potersi cambiare e seguire i due al parco, senza sapere che Harry avrebbe preferito che non venisse. C’era qualcosa in lui che lo stava pian piano allontanando e stufando di quella relazione.
Intanto Axel alzò la mano come se volesse il permesso per parlare.
« Harry – lo chiamò – passiamo a plendele Amy? »
Il riccio sorrise. « Oggi Amy è al lavoro, non può venire con noi. »
Il bambino ci rimase un po’ male, si era divertito quel giorno al parco con la bionda. Lei era dolce, carina e tanto buona nei suoi confronti.
« Amy è tua amica? » chiese, inclinando la testa di lato.
Harry annuì e poi gli scompigliò i capelli, facendolo ridere a crepapelle.
« Allola è pure mia amica. »
« Si. »
Il bambino si accomodò sulle gambe del riccio. « A me piace tanto. » disse, guardandolo negli occhi.
Harry sorrise. « Si? Sai, lei viene spesso a casa mia perché è molto amica a mia sorella. »
Axel arricciò il naso. « A te piace Harry? »
Anche se si trattava di una domanda fatta da un bambino, Harry se ne meravigliò e rimase per qualche secondo con gli occhi un po’ più aperti e la mascella contratta.
« Di cosa state parlando? – Olivia era appena entrata in salotto – comunque sono pronta. »
Stupidamente Harry la ringraziò mentalmente, gli era difficile rispondere a quella domanda, poiché prima di dirlo a qualcuno doveva domandare realmente a se stesso se Amy gli piacesse.
« Niente, parlavamo del parco. » rispose sbrigativo il riccio, evitando di farla adirare per nulla.
Sperava che Axel non cacciasse fuori l’argomento, non voleva assolutamente che il bambino venisse nuovamente messo in punizione per le sue gelosie.
« Andiamo? » chiese la donna.
« Andiamo. » risposero Harry e Axel all’unisono.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Buon sabato a tutti, scusate se mi sono fatta sentire poco durante questa settimana, ma ho avuto diversi impegni e addirittura non ero sicura di riuscire ad aggiornare in tempo. Il capitolo è di passaggio e non è molto lungo, ma per mia scelta perché davvero non c’era più niente da dire.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.
Ringrazio chi commenta.
Ringrazio Hazza per il banner.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno messo come autrice preferita.
 
 
Angolo delle domandine:
1)      Cosa ne pensate di Liam e la sua confessione alla preside?
2)     Riuscirà Violet ad accettare che sua figlia è incinta?
3)     Che succede nell’interno di Harry?
 
 
SPOLIER: Sarà un capitolo entusiasmante per molte di voi, vi dico solo Harry/ Amy.
 
Fb: 
https://www.facebook.com/molly.saade.56
Ask: http://ask.fm/MissSaade93
 
Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** First kiss ***






Firs kiss


Sembrava così strano per Zayn il ritorno di Consuelo dopo all’incirca due settimane che se ne era andata. Certo, era strafelice di vederla e aveva gradito la sorpresa che la mora gli aveva fatto, però c’era qualcosa che non quadrava e nel giro di pochi minuti, Zayn lo avrebbe scoperto. Il ragazzo non aveva trascorso una settimana tranquilla: lavoro e doppi turni al Malik’s pub, continui sbalzi d’umore di sua sorella e infine piccolo litigio con suo padre per aver tardato a iscriversi al college. Il locale era suo, lui l’aveva voluto a tutti i costi e quindi gli stava bene così. Riguardo Danielle, lei non riusciva a capirlo fino in fondo, litigavano spesso ed era da troppo tempo che non trascorrevano una giornata insieme senza pressioni o imprevisti che potessero distrarli. Il college, invece, continuava ad essere un grande interrogativo per Zayn. Assolutamente non voleva studiare per lasciare il suo locale. Preferiva lo stress fisico a quello mentale.
Quindi, dopo la litigata con suo padre si sentiva uno stupido per averlo mandato a quel paese senza problemi e non aver riflettuto sul fatto che lui volesse solo il suo bene.
« Non ci credo – commentò Consuelo quando Zayn gli raccontò tutto, il giorno dopo, mentre passeggiavano per il parco. Le foglie erano di un verde brillante, segno che l’estate era vicina. – se tuo padre è così, non dargli ascolto. Ringrazia il cielo di avere quel lavoretto al locale, altrimenti saresti stato a subire tutta la sua rabbia.  »
La sua veemenza stupì il moro. « Eh? »
Consuelo non lo guardava in faccia, giocava con il braccialetto di cuoio intrecciato. « Ho espresso solo un mio pensiero. »
« Ok, ma è comunque mio padre, non dovresti parlare così di lui se neanche lo conosci. »
Consuelo scrollò le spalle e si strinse nella sua camicetta verde smeraldo, come se sentisse un brivido, nonostante fuori non facesse freddo. Per la prima volta venne in mente a Zayn che il suo carattere vispo e l’aspetto prettamente femminile e sensuale, fossero una maniera di attirare l’attenzione.
« Nessuno si aspetta mai che succeda qualcosa di brutto, finche non succede. E poi, lui continua a dirti che dovresti studiare e studiare e lasciare il tuo lavoro. Non ti conosce abbastanza, eppure è tuo padre. »
« Beh…si, ma…. »
« Non ci sono ma. Tuo padre ha messo quella domanda di iscrizione sul tuo letto per aumentare l’influenza su di te – Consuelo scosse la testa – faresti meglio a non ascoltarlo. »
Sapeva che si sbagliava, ma tutto sommato nemmeno lui aveva capito cosa spingesse suo padre a fare una roba simile se sapeva che lui volesse fare tutt’altro.
Perché Consuelo aveva iniziato a criticare i suoi genitori? Non li conosceva nemmeno. O meglio, non aveva mai voluto trascorrere del tempo a casa sua per incontrarli. A volte era difficile trovarsi con Consuelo, e forse era proprio questo che lo spingeva ad andare avanti e a intrigarlo ancora di più su quella ragazza.
Si fermarono ad uno dei tanti McDonalds che c’erano a Londra. Il locale era pieno; si accomodarono ad uno dei tanti tavolini rossi e ordinarono qualcosa dal menu.
« È da un po’ che non vieni a Madrid. » disse Consuelo, guardandosi le unghie smaltate di un rosso brillante.
Zayn la guardò per qualche secondo. Era bellissima la sua ragazza, chiunque l’avesse vista diceva così.
« Lo so. » ammise.
Zayn amava l’Inghilterra: il suo grigiore, la pioggia, l’inglese, in un certo senso Londra gli somigliava. La Spagna non era brutta, anzi. C’era qualcosa, però, forse il troppo colore, il troppo sole e lo spagnolo in generale, che lo spaventava. Ogni volta che trascorreva un fine settimana a Madrid, subito aveva la nostalgia di Londra e la voglia di prendere il primo volo per tornarsene a casa.
« Zayn… » lo chiamò Consuelo, alzando gli occhi dalle sue mani.
Il ragazzo si perse nei suoi occhi.
« Credo che dovremmo parlare di noi. » continuò seria e sorridendo un attimo dopo per smorzare quella tensione che si era venuta a creare.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, non capendo. « Cioè? »
« Credo sia difficile continuare in questo modo – iniziò, sistemandosi i capelli dietro l’orecchio – siamo troppo lontani, ci vediamo raramente e io non ce la faccio più. »
Zayn sgranò gli occhi ma non aprì bocca. Sapeva che la loro relazione sarebbe stata difficile, però si erano promessi che la lontananza sarebbe stato un ostacolo, che anche con difficoltà, avrebbero superato.
« Non prenderla a male – disse Consuelo – io non ti sto lasciando, voglio solo averti con me – a quel punto prese la mano del ragazzo e la strinse forte – vieni con me in Spagna, andiamo a vivere insieme. »
Zayn ci mise qualche secondo prima di comprendere quello che la sua ragazza avesse detto.
« Io… »
« Non devi rispondermi adesso, prenditi tutto il tempo che vuoi. »
« Non posso lasciare il Malik’s pub. » e soprattutto non voleva farlo.
Consuelo sospirò piano. « Ne potrai aprire un altro a Madrid. »
« Ci devo pensare. » disse di fretta, alzandosi e poi andando dritto al bancone per prendere i panini che avevano ordinato.
Consuelo rimase seduta a guardarlo, osservando tutti i suoi movimenti e sapeva che lo aveva messo in difficoltà e di fronte ad una scelta importante. Lei, però, non ce la faceva più a vivere una relazione così. Invidiava le sue amiche che potevano stare tutti i giorni con il loro fidanzato e le mancava soprattutto quando era triste e lui non poteva presentarsi sotto casa sua e consolarla. Si era accontentata per mesi della sua voce calda al telefono, ora però aveva bisogno di respirare la sua pelle, abbracciarlo forte e perdersi fra le sue braccia quando qualcosa non andava.
« Ecco i nostri panini. »
Consuelo notò subito la freddezza che aveva avvolto Zayn in quel momento. « Ti prego, non rendere le cose ancora più difficili. »
Zayn alzò il volto. « Qui c’è la mia famiglia, i miei amici, il mio locale…è difficile, non potrebbe essere il contrario. »
« A Madrid ci sono io, amore – disse Consuelo, prendendo il suo vassoio – ti farò da famiglia, amica e apriremo un altro locale, ancora più bello. »
« Come fai a non capire? – sbraitò Zayn – non puoi sostituirti a mia madre o a mio padre o addirittura a mia sorella, non puoi sostituirti ai miei amici, non esisterebbe un tipo come Niall in Spagna e Harry? E poi mai e poi mai esisterebbe un locale migliore del Malik’s pub. Ho dovuto litigare con la mia famiglia per farlo mio, e tutto questo per poi andarmene? »
Era furioso, non credeva possibile che lei gli avesse fatto una richiesta simile.
« Zayn… » lo chiamò Consuelo con le lacrime agli occhi.
« Cosa avresti detto tu se fossi stato io a chiedertelo? » domandò adirato.
Consuelo abbassò il capo. « Ti avrei detto di si. »
Lasciò il tavolo e uscì dal McDonalds.
 
 

***

 
 
 
Celine non sapeva se dovesse o meno suonare il campanello. Era primo pomeriggio e se ne stava davanti alla porta con una pianta in mano. Cosa abbastanza normale se il regalo fosse stato per sua madre, ma lei ora non ci parlava più e addirittura aveva trovato modo di dormire nel piccolo appartamento del suo ragazzo. Il pacco era per la madre di Louis. E Celine non ci avrebbe trovato nulla di così strano se il suddetto fosse stato lì con lei, ma Louis non c’era: l’aveva avvisata dicendole che aveva del lavoro da sbrigare a scuola e l’avrebbe raggiunta presto.
Fece un respiro profondo e suonò il campanello. Udì dei passi raggiungere la porta e una donna dal viso squadrato e i capelli castani si affacciò sulla soglia.
« Celine! – urlò la donna, spalancando la porta – Zia, c’è Celine. Un momento, Louis? »
« Lavora, ma ci raggiungerà più tardi. »
« Oh, ok. Entra. » le sorrise, invitandola ad andare nel salone.
Patrizia, la madre di Louis, apparve dietro alla nipote: era minuta, con capelli lisci e di un castano simile a quello di suo figlio.
« È da tanto che desidero conoscerti – disse andandole incontro per abbracciarla – Louis mi ha parlato tanto di te.  »
« Louis arriverà più tardi – disse la nipote – sta lavorando. »
Patrizia espresse il suo disappunto sbuffando e accompagnò Celine all’interno. Leeroy, il padre di Louis, era in cucina e stava rubacchiando dei pasticcini da un vassoio.
« Sei bellissima, tesoro. » le disse Patrizia, squadrandola da capo a piedi.
« Grazie. » era leggermente arrossita.
«Tesoro – disse Patrizia, chiamando il marito – lei è Celine, la fidanzata di Louis. »
Essere chiamata in quel modo per Celine, le faceva sempre uno strano effetto. Non che preferisse qualche altro termine, ma le suonava strano perché non ci era abituata. Per anni non era stata fidanzata con qualcuno, le relazioni non facevano per lei, le relazioni troppo lunghe la soffocavano o diventavano distruttive. Ma con Louis era diverso.
« Ciao, io sono Leeroy. » l’uomo la strinse con un braccio solo, essendo l’altra mano impegnata a mangiare un pasticcino.
Celine lo guardò attentamente e notò come assomigliasse tanto a suo figlio. Avevano gli stessi occhi e lo stesso sorriso malandrino. Di Patrizia, invece, aveva preso la carnagione più scura e il carattere frizzantino. Subito immaginò il suo futuro e le fattezze che avrebbe preso suo figlio. A chi avrebbe somigliato di più? A lei? A Louis?
« Vieni, ti offro un pasticcino. » disse la donna, gentile e distraendola dai suoi pensieri.
Celine annuì. « Ho portato una pianta, spero la gradisca. »
Patrizia sorrise. « Sei gentile, però non darmi del lei, ora sei un membro della nostra famiglia. »
Celine era felice e onorata di tanta gentilezza e accoglienza da parte dei Tomlinson. Se Louis fosse venuto a casa sua, non avrebbe trovato lo stesso atteggiamento.
« Come va il lavoro? » domandò Leeroy.
Celine si accomodò sul divanetto in pelle nera. « Stressante, tra poco ci saranno le regionali. »
« Io e Leeroy verremo a vedere i tuoi ragazzi. » disse la donna, porgendole un bicchiere di succo all’ananas.
Nemmeno i suoi genitori si erano mai scomodati per venire a vedere una gara, invece i Tomlinson erano così gentili e sembrava che l’adorassero fin da subito. Avrebbe avuto da ridire la prossima volta che Louis si fosse lamentato dei suoi genitori. Non aveva mai conosciuto delle persone così alla mano.
« Vi sono mancato? »
Si voltarono tutti e Celine incontrò gli occhi azzurri di Louis, con ancora la divisa da coach e il borsone alla spalla.
« No, direi. Abbiamo avuto il piacere di conoscere la tua Celine. » disse Leeroy, sorseggiando il suo succo.
Louis fece una smorfia e poi fece segno alla ragazza di seguirlo al piano di sopra. Celine si scusò e seguì il fidanzato. Raggiunsero l’ex stanza di Louis, piena di scatoloni e un letto disfatto.
« Sono simpatici i tuoi. »
« Non li conosci bene, altrimenti non diresti così. »
« E ti dico che li rivaluteresti se conoscessi i miei di genitori. » disse con ovvietà Celine.
Louis si avvicinò rapido. « Basta chiacchiere – e baciò con passione la sua ragazza – ho voglia di stare un po’ con te. Mi sei mancata. »
Celine sorrise e si lasciò andare. Amava i momenti con Louis, erano speciali e tutti i pensieri si dissolvevano.
Il loro bacio divenne ancora più intenso, avevano le mani intrecciate e i cuori che battevano all’unisono.
 Celine poi si staccò. « Louis, devo dirti una cosa. »
Prima che però il ragazzo potesse risponderle, bussarono alla porta ed entrò Patrizia con addosso il grembiule.
« Ti fermi a cena Celine? » chiese, felice di averla conosciuta.
« Volentieri. »
« Bene, avevo intenzione di preparare un dolce. »
Louis acconsentì e fece un occhiolino alla madre. Adorava i dolci che la donna preparava e solitamente li faceva di rado. Doveva davvero piacerle Celine, era così gentile e così ospitale con lei.
« Che ne dici di darmi una mano? Vorrei insegnarti qualche trucchetto. » chiese la donna.
Celine sorrise e superò Louis. « Certo, non vedo l’ora. »
Ovviamente quello fu un altro momento “no” per Celine. Aveva trovato un’altra scusa per poter posticipare ciò che doveva dire a Louis. Era stata accolta bene, aveva ricevuto un invito a cena e se avesse rovinato tutto? E se Louis l’avesse presa male e non l’avrebbe guardata per l’intera serata? Non voleva che accadesse, quindi seguì Patrizia e lasciò che il suo segreto rimanesse ancora suo e di sua madre.
 
 

***

 
 
 
 
 
Amy non sapeva se avesse preso una decisione saggia quel pomeriggio. Si era incamminata a piedi lungo il tragitto che portava a casa Styles e sapeva che ci avrebbe impiegato un bel po’ di tempo. Gabriella non era in casa, perché uscita con Liam e quindi aveva approfittato per andarlo a trovare, o meglio per chiedergli un favore. Già sapeva che poi se ne sarebbe pentita, ma aveva bisogno di farlo, di stare in pace con se stessa.
Superò il cancello e raggiunse il portone, prima che però potesse sospirare e aspettare qualche secondo per suonare il campanello, esso si aprì e comparve davanti ai suoi occhi la figura di Harry, probabilmente pronto per uscire.
« Amy. » la salutò il riccio, sorpreso di vederla lì.
La ragazza deglutì. « Ciao – alzò il capo e si morse un labbro – dovevi uscire? »
Harry scosse la testa. « Si, ma posso farlo anche più tardi – spalancò la porta – vieni, entra.  »
Amy era tesa al massimo, come la corda di un violino. E la bellezza del ragazzo, quel giorno, di certo non l’aiutava. Indossava una T-shirt verde con le maniche girate, un jeans scuro stretto e le solite converse bianche.
Accettò l’invito ed entrò. « Grazie. »
« Non era poi così urgente. » la squadrò con un’occhiata, mentre nell’angolo della bocca gli spuntava un sorriso.
« Ok – in cuor suo Amy desiderava che Harry accettasse ciò che gli voleva chiedere e che poi tutto si sarebbe concluso in meglio – dobbiamo parlare. »
« Ok, parlami. »
Dopodiché, ovviamente, nessuno dei due proferì parola. Per temporeggiare Amy si accomodò sul divano. Sentì voci provenienti dalla cucina, forse era la televisione accesa, poi una risata e infine una pubblicità. Alla fine Amy si fece coraggio e lasciò che le parole le uscissero dalla bocca veloci.
« Ti ho dato abbastanza tempo per confessare a Gabriella della tua relazione. Ho deciso di dirglielo, Harry.  »
« Ho sbagliato – sospirò il ragazzo – la vuoi bene, è evidente a chiunque. »
« Oh, andiamo – sbuffò Amy – anche tu tieni a lei, non puoi nasconderle una cosa simile, non puoi chiedermi ancora di coprirti. Non è giusto. »
Ci pensò su, palesemente dubbioso. « La vita è mia, decido io con chi stare. »
Amy sbarrò gli occhi. « Si, però non coinvolgermi nei tuoi intrighi. »
« Non era mia intenzione – Harry si guardava la punta delle scarpe mentre era seduto al suo fianco – mi dispiace. »
« Mi risulta difficile crederti. »
« Perché non mi conosci, altrimenti sapresti che non lo direi a nessuno. »
Amy più assorbiva le sue parole, più capiva quante cose spiegassero. Harry aveva dato per scontato che lei non avrebbe detto nulla a Gabriella per non ferirla.
« Come va con Olivia? » domandò ad un tratto, come se fosse la sua migliore amica e volesse che si aprisse con lei.
Harry arricciò le labbra. « Potrebbe andare meglio – si era stancato di lei, sapeva che prima o poi sarebbe finita tra di loro – te? »
« Io? »
« Non frequenti nessuno? »
Amy fece una risata isterica. « Ma se non ho neanche mai baciato qualcuno. »
Quando realizzò quello che aveva appena detto, divenne rossa come un peperone e sperò con tutto il cuore che qualche meteorite la colpisse in pieno in quel preciso momento. Harry non era Gabriella, e come le era saltato in mente di dire quella cosa?
« Volevo dire… »
Harry non ci pensò su due volte e l’abbracciò. Amy posò la testa sulla sua spalla e in un istante tutti i suoi dubbi e la confusione che l’avevano tormentata, svanirono. Durante i primi incontri con il ragazzo, era stato tutto così snervante, difficile. Ora però era tutto diverso. Sapeva dove e chi fosse, totalmente in pace con se stessa. Certo, ricordava ancora tutte le ragioni per cui aveva dubitato di Harry e del suo silenzio, ma trovandolo così vicino sapeva di potersi fidare di lui. Non aveva paura di nulla, sapeva di potersi lasciare andare. Chiuse gli occhi e nascose il viso nella curva del suo collo. Harry ebbe un brivido.
« Lo sai che ci tengo a te, vero? – sussurrò il riccio. Amy sentiva le sue labbra sfiorarle la fronte – potrei essere io il primo. »
« Non ho bisogno di baciare te per ricevere il mio primo bacio – disse la bionda, tenendo gli occhi bassi – quindi, no. »
La risata di Harry fu strana. « E io ti dico di si. »
Amy alzò la testa per guardarlo. Vicini com’erano, lei gli sfiorava il mento con le sopracciglia e sentiva ardere il calore corporeo nello spazio angusto che separava le loro bocche.
« Cosa? »
Harry le sfiorò la guancia, poi avvicinò le labbra a quelle della ragazza. Quel primo contatto tolse ad Amy il respiro, ma oramai era certa di non avere più paura. Stava con Harry e il resto non importava.
Amy si lanciò su di lui e lo baciò e scoprì che i sogni e i suoi desideri dicevano la verità: un bacio al sapore di menta. Harry la strinse così forte al petto da mozzarle il respiro. Il bacio fu profondo e lento, vigoroso e delicato, in mille modi diversi. Nessuno sembrava sbagliato.
Amy però si fermò all’istante. « Harry, è meglio se ci fermiamo qui. »
« Non voglio smettere. » sussurrò lui.
Prima che Amy potesse dire o fare qualcosa, Harry la baciò veloce e fu un bacio diverso: carico, quasi disperato. Avevano il fiato corto, non riuscivano a parlare. Niente al mondo esisteva tranne loro e il tamburellare dei loro cuori.
« Basta! – si fermò nuovamente Amy e si alzò dal divano – non farne parola con nessuno. » lo avvertì, per poi avvicinarsi alla porta ed andarsene senza neanche salutare.
Harry rimase lì, basito a fissare il portone di casa. Pensò a quanto avrebbe voluto che lei non se ne andasse e di come lo stesso pensiero potesse essere così assurdo. Si morse il labbro e chiuse gli occhi, ricordando ancora il sapore della ragazza. Aveva lo stomaco in subbuglio e il cuore che batteva forte.
« Harry? »
Il riccio aprì i grandi occhi verdi e incontrò la figura di sua sorella, appena rientrata dall’uscita con Liam.
« Ehy. »
« Ma tu non dovevi andare dallo zio Carl? »
Harry annuì. « Ci andrò domani. »
« Ok, io stasera vado a dormire da Amy. »
Harry sorrise senza volerlo. « Anche io vorrei venire, intendo dormire con Niall. »
« Mi dispiace, mi ha detto Amy che Niall usciva con Maryssa. »
Harry maledisse il suo migliore amico in silenzio e poi fece un altro mezzo sorriso per evitare che la sorella lo scoprisse. In realtà la sua intenzione era un’altra.
« Peccato. » disse, alzandosi dal divano e dirigendosi in camera.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti voi, come va? Ed è arrivato un altro fine settima e spero per me sia un po’ più rilassante. Vi piace il capitolo? A me tanto, perché accadano diverse cose belle. È uscito il nuovo video dei One Direction e credo sia, come la canzone, bellissimo. Per festeggiare con loro, ho dato al padre di Louis il nome di Leeroy.
Ringrazio tutti, chi commenta, i preferiti, seguite e ricordate. Ringrazio poi Hazza per il banner, uno dei miei preferiti. Ringrazio: fedee_missmalik, Frafra9397,  Iloveread ,  Infinity1D, mitchie Justice,  Nicole998, proud_beliectioner,  _Littles_, per aver messo me come autrice preferita. Inoltre ringrazio infinitamente Littles per aver indirizzato la mia storia alle scelte.
 
Domande:
1)   Secondo voi, durerà tra Zayn e Consuelo? È un momento di crisi?
2)    Celine è già amata dai Tomlinson, loro accetteranno il suo bambino?
3)   Amy e Harry….primo bacio?
 
 
SPOLIER: Festa al Malik’s pub.
 
Ragazze aggiungetemi su Fb: https://www.facebook.com/molly.saade.56
E fatemi domande ( anche riferite alla storia ) su Ask:   http://ask.fm/MissSaade93
 
Grazie e alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Sorry, I can't ***





Sorry, I can't




 

Liam e Gabriella varcarono l’entrata del locale e furono avvolti dal fumo colorato, dal rimbombare della musica e gente che urlava e ballava all’interno di un cerchio chiuso con delle corde rosse e dorate. Il bancone era colmo di ragazzi e ragazze che aspettavano per avere qualcosa da bere, alcolici ovviamente. Liam si fece spazio tra la gente, tenendo Gabriella per mano, e raggiunse un luogo più appartato.
« C’è un tavolino libero lì. » proferì, indicandolo con il dito.
La ragazza annuì e si lasciò trasportare da Liam.
Il Malik’s pub era decorato con pergole d’edera e illuminato da lanterne gialle e grandi, poste davanti a vecchi pannelli d’ottone battuto a mano che ne moltiplicavano la luce riflessa. Su un palchetto c’era il dj, che suonava musica house. Dozzine di coppie ballavano in perfetto sincrono, qualcuno invece restava appiccicato al muro.
« Ora che ci penso, forse avrei dovuto chiedertelo prima: ti va di ballare? » Liam le offrì un braccio.
Gabriella lo strinse. « Ora va bene lo stesso. »
« Spero di essere all’altezza. » la condusse nel cuore del locale, dove la luce delle lanterne brillava più forte.
Liam guidò la danza, a ritmo di una musica lenta, come se l’avesse già provata, sapeva esattamente dove andare e come muoversi. Nei dintorni Gabriella notò il sorriso d’approvazione di suo fratello, poco prima che un nuovo passo di danza la ricacciasse tra la folla.
Poi il ballo proseguì, facendo divertire i due fidanzati. Liam non si stancava mai di ballare e Gabriella nemmeno. L’energia scorreva loro dentro come l’elettricità, potevano ballare per giorni senza rallentare. I sorrisi di Harry e lo sguardo incredulo di Bill non facevano altro che rendere Liam soddisfatto. Anche Zayn, dietro il bancone, li guardava con un po’ di amarezza non riuscendo a capire perché con Consuelo non era tutto così semplice.
« Sei bellissima. » sussurrò Liam all’orecchio della ragazza, provocando in lei dei brividi.
Gabriella si strinse di più fra le sue braccia. « Sai, Liam – disse guardandolo negli occhi – io credo di amarti. »
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. « Credi? »
Gabriella abbassò il capo un po’ imbarazzata. Forse si era spinta troppo, ma provava dei sentimenti fortissimi per quel ragazzo e sentiva di potergli dire tranquillamente di amarlo perché davvero credeva in quello che diceva e nei suoi sentimenti. Liam le aveva stravolto la vita, era un ragazzo adorabile e soprattutto era facile legarsi a lui.
« Si. » ammise, rimanendo sempre chinata.
Liam le alzò il viso con una mano sotto al mento, la guardò dritta negli occhi e sorrise. « Tu credi, io invece ti amo e basta. »
Gabriella, svelta, posò le sue labbra a quelle del ragazzo. Le loro lingue si scontrarono e tutto divenne così pieno di passione, amore e ardente desiderio l’uno dell’altro. Gabriella intrufolò le mani tra i capelli di Liam, erano così soffici, lisci. Quando lui si staccò per riprendere fiato, lei gli prese una mano e lo condusse verso il bancone, dove c’era Danielle con una Canon professionale al collo.
« Danielle, puoi farci una foto? » chiese, attirando l’attenzione della ragazza.
Danielle alzò il capo e sorrise annuendo.
« Mi raccomando, mettila sulla parete dei ricordi dopo. » proferì Gabriella, andando accanto a Liam e allargando il suo sorriso.
Danielle fu veloce e con un click immortalò un momento speciale per i due innamorati. Mostrò la foto ai ragazzi e poi con un sorriso li congedò.
« La nostra prima foto insieme. » disse orgogliosa Gabriella, stringendogli la mano.
« Non proprio – le ricordò Liam – la sera del ballo, a casa mia. »
Gabriella arricciò le labbra. « Amore, ma non eravamo ancora fidanzati. »
« Ciao. »
I due si voltarono e di fronte apparve la figura di Zayn Malik. Il ragazzo era elegantissimo anche se un po’ giù di morale.  Liam si avvicinò e salutò il ragazzo con una spallata, tipico saluto maschile.
« Sapevo che prima o poi vi avrei visti insieme. »
Gabriella e Liam si guardarono all’unisono e poi sorrisero.
« Vi posso offrire qualcosa? » chiese gentile.
Gabriella scosse la testa. « Non preoccuparti, sai che non reggo bene gli alcolici. »
Il telefonino di Zayn vibrò proprio in quel momento nella tasca del suo pantalone nero. Lo prese e lesse il messaggio.
« Scusate ragazzi, ma vi devo lasciare – disse, avendo il volto più rilassato di prima – però se volete qualcosa, andate al bancone e mettete sul mio conto. »
Prima che i due potessero ringraziarlo, Zayn si dileguò e uscì dal locale.
« Ti va di ballare, di nuovo? » chiese Liam, prendendola per i fianchi e posando le labbra su quelle della ragazza.
Gabriella annuì.
« Prima però ti devo confessare una cosa. »
La ragazza alzò un sopracciglio. « Eh? »
« La tua foto sulla parete dei ricordi, l’ho presa io. » ammise, arrossendo.
Gabriella scoppiò a ridere.
« Dai, non puoi reagire così. » si lamentò divertito Liam.
« Shh – lo ammutolì, poggiando l’indice sulle sue labbra – l’importante è che non è andata persa o che non l’abbia presa qualche maniaco – disse, fintamente terrorizzata – sei il mio ragazzo e dovresti di diritto possedere una foto della tua fidanzata da tenere sul comodino. »
Liam l’abbracciò.
« Ok, quindi vuol dire che la toglierò dal cassetto dei calzini e la metterò in una cornice. » scherzò.
Gabriella gli tirò un pungo leggero sul braccio. « Bleah, sei disgustoso Liam Payne.  »
« Tu, invece, sei adorabile Gabriella Styles. »
 
 
 

***

 
 
 
La festa era giunta a metà serata e Harry era convinto che non sarebbe venuta più. Solitamente Amy partecipava alle feste con Gabriella, però dato che sua sorella era andata con Liam, credeva fosse arrivata più tardi. Continuava a guardarsi intorno per cercare di individuarla tra la folla, ma niente, troppe chiome bionde, poche che le somigliassero. Si avvicinò al suo amico fidato e farfugliò qualcosa al suo orecchio.
« Si. » disse Niall, anche se non aveva capito quello che Harry gli avesse appena detto.
« E io non la vedo. » si lamentò il riccio, spazientito.
« Chi? » chiese Niall interrogativo, continuando a muoversi con un bicchiere in una mano.
La musica era troppo alta e il biondo troppo ubriaco per riuscire a connettere il suo cervello, quindi Harry ci rinunciò e lo salutò con una pacca sulla spalla. Si fece spazio tra la folla e cercò, alzando il capo, sua sorella. Forse doveva sapere qualcosa.
La intravide al centro del cerchio, ballava con Liam ed erano adorabili. Scavalcò con poca eleganza il cordone rosso e si intrufolò in quella calca di gente fino ad arrivare al centro. Sbuffò e fermò i due dal loro ballo romantico.
« Scusate – disse, rivolgendosi più a Liam – Gabriella, per caso hai visto Amy, Niall la sta cercando ed è preoccupato. » inventò una scusa su due piedi, sperando che sua sorella ci cascasse.
Gabriella inarcò un sopracciglio. « Niall, preoccupato? » domandò incredula, anche perché potette giurare a se stessa di averlo visto abbastanza felice qualche minuto prima.
Liam fu il più veloce a captare la cosa e per non mettere in imbarazzo Harry, andò in suo aiuto.
« Si, prima quando sono andato a prendere i drink me lo ha chiesto anche a me. Però mi sono dimenticato di dirtelo. »
Harry si voltò verso il moro e lo ringraziò con un’occhiata. Iniziava a piacergli Liam Payne.
« Ok – proruppe Gabriella – è a casa, non è voluta venire. »
Harry annuì, salutò i due e poi uscì dal cerchio. Si avvinò svelto ad un banchetto sulla sinistra e chiese ad un tizio la sua giacca. Doveva andare da lei, parlarle e dirle che era tutto ok, che ora davvero necessitava di essere aiutato con Olivia perché era intenzionato a lasciarla a vivere la sua vita e stare da solo con un se stesso per un po’, forse, terminata la scuola, sarebbe andato lontano. Uscì dal Malik’s pub e percorse il parcheggio fino ad arrivare alla sua Porsche; ingranò la marcia e si inoltrò nel traffico. Durante la guida diede un’occhiata al telefono e notò tre chiamate perse e suppose fossero tutte di Olivia.
« Che c’è? » rispose brusco al telefono, perché era iniziato a squillare di nuovo.
« Dove sei? »
« Ti rendi conto che mi hai chiamato troppe volte questa sera? Se non ti ho risposto vuol dire che non potevo parlare. »
Olivia sospirò. « Cos’è successo? »
Harry evitò per poco un auto parcheggiata. « Mmh? »
« Sei cambiato, Harry. »
« No, sei tu che non mi hai mai capito realmente. »
Attaccò il telefono e lo spense. Parcheggiò l’auto fuori il vialetto e spostò lo sguardo verso il piano di sopra: la luce della camera era spenta. Si liberò della giacca e si arrampicò come fece l’altra volta, raggiunse la ringhiera del balcone e scavalcò. La portafinestra era semi aperta e quindi fu possibile per Harry entrare in camera. La luce era spenta e potette udire il respiro leggero della ragazza che probabilmente stava dormendo. La stanza era leggermente illuminata dalla luce della luna e la pelle di Amy risultava diafana a quel tocco. Harry rimase per qualche istante a guardarla, perso nella sua bellezza. Si avvicinò lento e le carezzò con una mano il viso, poi la ritrasse per evitare che si svegliasse. Si chinò su di lei e le stampò un bacio sulle labbra.
Amy si mosse e Harry veloce lasciò la stanza, attraverso la ringhiera di ferro e corse verso la sua auto. Quando salì in macchina e allacciò la cintura, si accorse che Amy si era svegliata ed era uscita fuori al balcone: aveva i capelli scapigliati e un’aria ancora assonnata. Harry fece un mezzo sorriso, mise in moto e sfrecciò verso casa.
 
 

***

 
 
 
 
« Pensavo fossi partita. »
Consuelo abbassò il capo e buttò fuori l’aria, cercando di mandare giù quel groppo che aveva in gola e sforzarsi di non piangere. Zayn l’aveva accompagnata la mattina stessa all’aeroporto per prendere il primo volo per la Spagna, però alla fine aveva cambiato idea ed era rimasta. Un pomeriggio in giro per Londra, da sola, l’ aveva aiutata a riflettere sulla sua relazione e su, appunto, un futuro tra lei e Zayn. Sapeva che sarebbe stata una decisione difficile per lui, sapeva che nel caso avesse dato un no come risposta, lo avrebbe perso, sapeva che stava rischiando tutto…
« No – disse decisa – ed è per questo che ti ho chiamato. »
Zayn la guardò perplesso e si domandò perché non lo avesse fatto prima. La valigia rossa era stretta nella sua mano e con sé aveva un pezzo di carta che il ragazzo suppose fosse il biglietto.
« Consuelo… » la sua era quasi una supplica. Zayn odiava i silenzi e lei lo sapeva bene.
« Tra un’ora c’è il volo – disse fredda – io me ne andrò, con o senza di te. Sappi però, che se lascerò l’Inghilterra da sola, io e te saremo soltanto un dolce ricordo. »
Il ragazzo impallidì e fece scivolare a terra il telefono che aveva in mano. Non si degnò neanche di raccoglierlo, troppo basito da tali parole. Non credeva possibile che la sua Consuelo gli stava facendo questo. Non dopo che si erano giurati amore eterno, non dopo che si erano ripromessi che avrebbero superato qualsiasi ostacolo.
« Mi dispiace, ma non posso. » sussurrò, per poi chinarsi a prendere il telefono e allontanarsi da lei con sguardo perso e distrutto.
Lei non era la ragazza di cui lui si era innamorato. Aveva voglia di picchiare qualcuno, di tirare un pugno al muro fino a sgretolarlo. Sentiva il sangue pulsargli nelle vene e la sconfitta di un amore che era appena terminato. Non si curò di Consuelo, non si voltò indietro a guardarla, non la salutò, lasciò che le sue gambe lo conducessero alla macchina e lo portassero via.
« Zayn! » urlò disperata, correndogli dietro.
Niente, nessuna risposta da parte sua.
« Ti prego, fermati! »
« Cosa vuoi? » chiese scontroso, voltandosi di scatto e allargando le braccia.
« Io… - aveva gli occhi pieni di lacrime e la gola secca – lo sai che ti amo. »
Zayn iniziò a ridere, nervosamente. « Invece no. »
« Cosa? »
« Se mi ami così tanto non mi avresti messo di fronte a questa scelta, Consuelo. »
« Ma… »
« Basta – proferì, avendo un tono più severo – vai, vivi la tua vita e lasciami in pace. Addio. »
Consuelo cercò di fermarlo, prendendogli il braccio. « Non comportarti da bambino. »
Zayn ne aveva abbastanza di lei e delle sue decisioni. Ora ci mancava solo che gli dava dell’immaturo. Si liberò, con facilità, dalla presa e raggiunse l’auto. Mise in moto e lasciò l’aeroporto, dirigendosi verso casa. Un giorno o l’altro se ne sarebbe pentita, sapeva che sarebbe ritornata da lui e era conscio anche che l’avrebbe perdonata, però ora doveva mantenere sangue freddo e fare la cosa giusta: lasciarla e non assecondare le sue richieste. Non avrebbe rinunciato alla sua vita per andare in Spagna.
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, come va? A me tutto bene, fortunatamente. Passando al capitolo, è stato sicuramente uno di passaggio ed è per questo che non è molto lungo, però non meno importante. Harry ha capito, finalmente, di provare qualcosa per Amy; Liam e Gabriella si sono confessati di amarsi e Zayn e Consuelo, si sono lasciati.
Ringrazio tutti, chi recensisce, i preferiti, seguite e ricordate. Ringrazio le ragazze per aver messo me come autrice preferita e ringrazio Hazza per il banner.
 
SPOLIER:
Ci saranno le regionali!!!!
 
 
Prima di lasciarvi volevo dirvi che sto scrivendo una nuova long con protagonisti i One Direction, sarà diversa da questa e avrà anche diversi toni. La pubblicherò dopo aver terminata questa o appena riuscirò a scrivere qualche capitolo in più, vi lascio con il banner e la trama e ditemi cosa ne pensate ;)
 
 

 
Marco doveva assolutamente evitare che tutto il mondo venisse a sapere della segreta realzione tra Louis e Harry, ed è per questo che ingaggia per uno di loro una finta fidanzata per poter, almeno, cercare di placare i mille pettegolezzi e voci su di loro. Louis, già impegnato con Eleanor, cercherà di convincere il suo ragazzo a firmare il contratto. Harry così si ritroverà catapultato in un mondo che non lo ama, costretto a non vivere liberamente Louis e a legarsi con una ragazza che a prima vista sembra essere una sua fan che accetterebbe anche un amore finto per poter stare al suo fianco. Non è dello stesso pensiero, Liam, che subito noterà un forte cambiamento in Harry. Segreti, passione, amore, litigi, triangoli...tutto scatenato da un contratto d'amore.  


Fb: https://www.facebook.com/molly.saade.56
Ask: http://ask.fm/MissSaade93
 
 
Ciao e alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Regional ***




Regional

 

Le gradinate della palestra erano piene e un boato di voci, cori e incitazioni varie proveniva da un gruppo di ragazze, con i pon pom alle mani, vestite con i colori della squadra per poter tifare le loro compagne. La palestra della scuola era decorata con festoni e palloncini; nella gradinata centrale sedeva la preside e l’intero corpo studentesco, tra cui anche Louis che era nervoso per la sua ragazza. Celine invece era ancora rintanata negli spogliatoi, dettando le ultime tattiche e strategie per poter vincere le regionali. Il team avversario aveva dimostrato di essere alla loro altezza e aveva, quindi, tutte le possibilità di poterli battere. Gabriella era in iperventilazione, il respiro corto e il battito accelerato. Teneva a questa gara, più di qualsiasi cosa al mondo e aveva saputo da Celine che alcuni osservatori erano venuti a vedere la competizione per dare delle borse di studio a chi avrebbero considerato la migliore, e Gabriella Styles mirava ad esserlo.
I genitori di Louis, come avevano promesso, erano venuti a guardare la squadra di Celine e avevano portato una trombetta e delle mini bandiere per poter far sentire tutto il loro calore alla ragazza. Liam, invece, aveva preso posto accanto a Niall e Harry e aveva portato con sé una macchina fotografica per immortalare i momenti più salienti della gara.  Dalla sera della festa al Malik’s pub, Harry era diventato più gentile nei suoi confronti e non si sarebbe mai aspettato lui  lo avrebbe chiamato a gran voce, appena aveva varcato il portone della palestra, di venirsi a sedere accanto a lui poiché gli aveva conservato un posto.
« Maryssa! - Niall chiamò la sua ragazza, che era andata con Amy a prendere dei popcorn – siamo qui. » disse, agitando la mano e cercando di farsi vedere.
Le due ragazze intravidero Niall e raggiunsero la gradinata sinistra. Maryssa andò subito ad accomodarsi vicino al suo ragazzo, mentre Amy, imbarazzata, si sedette di fianco a Liam.
Liam, però, approfittò della situazione per cercare di fare ancora di più colpo su di Harry. Iniziò a muovere la testa a destra e a sinistra e ad arricciare le labbra.
« Uff… - si lamentò, dando un’occhiata al riccio – da qui non si ha una buona visuale per le foto.  »
Harry lo guardò interrogativo, non riusciva a capire perché si lamentasse tanto. La gradinata che avevano scelto, aveva una bella panoramica della palestra e da lì sarebbero uscite belle foto. Aveva sempre occupato quel posto con la sua famiglia, ora cosa c’era di sbagliato?
« Io credo… » non ebbe il tempo di replicare che Liam lo zittì.
« Ti andrebbe di cambiarci di posto, Harry? – domandò, alzandosi già – credo che dove sei tu, si ha una migliore prospettiva e soprattutto luce. »
Liam Payne non ne capiva nulla di foto, però aveva voluto dare un aiuto al fratello di Gabriella per sedersi accanto alla ragazza che, evidentemente, gli piaceva. Non era stupido, aveva visto come la guardava a scuola, come si perdeva ad osservarla e di come sapeva, eccellentemente, uscirne senza farsi notare.
« Ok - rispose, alzandosi e avvicinandosi all’orecchio del ragazzo – grazie. »
Liam fece un mezzo sorriso soddisfatto e poi si andò a sedere dopo Niall e Maryssa che parevano troppo impegnati a sbaciucchiarsi che a notare quello che fosse appena accaduto.
Amy aveva gli occhi fissi al campo di basket, anche se non c’era nessuno. Era nervosa, imbarazzata e preoccupata che Olivia potesse vederli.
« Io e te dovremmo parlare. »
Amy deglutì, però non si girò a guardarlo. « Io credo di no, invece. »
« Non puoi cancellare quello che è successo a casa mia.  » disse, sussurrando e cercando di non farsi sentire dagli altri.
« Non potrò mai farlo, era il mio primo bacio quello. » continuava a tenere lo sguardo fisso al pavimento lucente, sapeva che voltandosi avrebbe rischiato troppo. Non riusciva a resistergli.
Prima che potesse risponderle, le luci si abbassarono e la prima squadra iniziò ad esibirsi. Poteva udire i vari cori di incitamento o le grida avversarie dei ragazzi della London High School. Liam stava bisticciando con il flash, mentre Niall e Maryssa condividevano i popcorn e una lattina di coca. Quando si voltò dall’altra parte notò il posto vuoto di fianco al suo e così istintivamente, si alzò e uscì dalla palestra, entrando nei corridoi della scuola. Si diresse verso i bagni e notò la luce accesa e quindi suppose che Amy si trovasse lì. Entrò nel bagno delle ragazze e la trovò con le mani poggiate al lavandino e la testa abbassata, delle piccole gocce ricadevano nel lavabo.
« Amy… »
La ragazza si irrigidì e lo guardò truce. « Lo fai apposta? » domandò, straziata.
« Amy… »
Harry non riusciva a capire, non voleva farla soffrire e soprattutto non se la causa della sua sofferenza fosse lui.
« Per favore, ritorna in palestra. » lo stava quasi supplicando.
Harry non la ascoltò e si avvicinò piano alla ragazza fino ad abbracciarla. Amy iniziò a piangere e a liberarsi di tutto il peso che aveva dentro. La camicia di Harry era bagnata dal pianto, però continuava a stringerla al suo petto. Con una mano le carezzava i capelli mentre con l’altra l’avvicinava più a se.
« Shh – cercò di calmarla – non piangere, ti prego. »
Era straziante per lui sentirla singhiozzare. Amy si allontanò da lui e asciugò gli occhi con un fazzoletto. Passò una mano sulla fronte e si avvicinò alla porta del bagno.
« Credo sia meglio tornare di là. »
Harry la raggiunse, però stando dietro di lei, chiuse la porta che Amy aveva leggermente aperto e la fece voltare. Si avvicinò alle sue labbra e inizio a baciarla, con passione e soprattutto con una certa voglia. La bionda si lasciò andare e assecondò il suo bacio. Harry cercò le sue mani e intrecciò le dita a quelle della ragazza. L’avrebbe baciata per tutto il pomeriggio, l’avrebbe voluta fare sua in quel lurido bagno, sentiva il bisogno di assaporare ogni singola parte del suo corpo, il cuore batteva a mille, lo stomaco in subbuglio.
Poi Amy si liberò di quella stretta e circondò il collo del ragazzo con le braccia.
A distrarli e a staccarsi, velocemente, fu un contro circuito che fece mancare la luce per due secondi circa.
Harry si avvicinò, però Amy lo respinse.
« No! »
Harry allargò le braccia. « Perché? »
« Io, tu…non va bene, Harry. Sei il fratello di Gabriella, il migliore amico di Niall…non potrebbe… »
« Cosa? »
« Per non parlare che tu sei già impegnato. »
Harry sbuffò. « Amy, te l’ho già detto quella volta a casa tua: io la lascerei per te. »
Amy sbatté gli occhi, incredula, aprì e chiuse la bocca più volte. « Cosa? »
Harry sorrise e si avvicinò prendendogli il viso tra le mani. « Io ti voglio, mi piaci da impazzire… »
« Si, per ottenere quello che vuoi e poi scappare come hai fatto con altre ragazze. »
« Non farei mai questo a te, Amy. »
La bionda abbassò lo sguardo e aprì la porta. « Ci crederò solo dopo che lascerai Olivia e confesserai tutto a tua sorella, altrimenti non ti piaccio abbastanza. »
Harry la prese per un braccio. « Non posso dire di me e Olivia a Gabriella. »
Amy si liberò della sua presa e si avvicinò alla porta. « Allora vuol dire che rimarremo amici, Harry.  »
Lasciò il bagno e percorse correndo il corridoio, tornando in palestra e al suo posto, giusto in tempo per l’esibizione della London High School.
 

***

 
Gli applausi riempivano la palestra e la squadra di cheerleading della London High School festeggiava con coriandoli, capriole, salti e grida la coppa che avevano vinto. Erano passati alla fase successiva e Celine era orgogliosa delle sue ragazze. Liam aveva fatto tantissime foto e immortalato anche il momento della premiazione. Poi, era corso dalla sua ragazza e si erano baciati a lungo; Gabriella era stata vista da alcuni osservatori ed erano disposti a concederle una borsa di studio per proseguire gli allenamenti, finita la scuola, in un’ importante accademia di cheerleading. Si stava realizzando il suo sogno e non riusciva a credere che potesse essere così vicino e reale soprattutto. Aveva aspettato quel momento da una vita e aveva dato il massimo, ci era riuscita.
Intanto Louis, aveva lasciato la gradinata centrale e si era avvicinato alla sua fidanzata.
« Congratulazioni! » le disse, abbracciandola.
Celine si abbandonò in quell’abbraccio e sorrise. Si erano avvicinati anche i genitori di Louis.
« Davvero un gran team. » proferì Leeroy, alzando il pollice e facendo un occhiolino alla ragazza.
« Oh, non essere sciocco – rispose la moglie – dietro una grande squadra c’è sempre un grande coach, e credo che Celine abbia dato il massimo. »
Leeroy annuì, concorde con Patrizia. La ragazza sorrise, realmente compiaciuta di quei complimenti, e d’istinto si guardò intorno, alla ricerca della sua famiglia. Dal giorno che aveva detto alla madre di essere incinta, non l’aveva più sentita e nemmeno suo padre si era fatto vivo. Erano arrabbiati, delusi, sconvolti, anche. Chissà, forse anche i Tomlinson avrebbero reagito così se avessero saputo della sua gravidanza.
« Ora però dovete lasciarmi solo con la mia fidanzata, dobbiamo festeggiare.  » disse soddisfatto Louis, mandando via i suoi genitori in modo carino.
« D’accordo, ci vediamo a casa per la cena. »
« Si, e vieni anche tu Celine. » continuò Leeroy.
I due salutarono Celine e Louis e poi lasciarono la palestra. Pian piano si stava svuotando, ognuno ritornava alla propria abitazione, oppure andava a festeggiare da qualche altra parte. Celine approfittò della poca gente per andare a salutare la coach avversaria e far loro i complimenti, poiché erano stati degli ottimi avversari. Louis, invece, fu attirato da una figura che se ne stava ancora seduta sulle gradinate e aveva uno sguardo perso. Fu catturato dall’aria elegante e dal fatto che fosse da solo, pareva che nessuno lo conoscesse.
« Ciao. » lo salutò, raggiungendolo per le scale.
Il ragazzo alzò lo sguardo e sorrise. « Ciao, tu devi essere Louis - disse, porgendo la mano – piacere, io sono Luther. »
Louis lo guardò perplesso, come faceva a conoscere il suo nome? Gli strinse la mano e annuì alle sue parole, per confermare effettivamente che fosse lui.
« È  stata una bella gara – continuò, incrociando le braccia al petto – non credi? »
Louis annuì. « Si, però scusa…come fai a conoscermi? »
Luther si alzò. « La descrizione che mi hanno fatto su di te non poteva essere più giusta. Scusami, devo andare. »
Louis alzò un sopracciglio e lo lasciò andare via senza dire nulla. Era un tipo strano, misterioso, però era apposto. Fece spallucce e si voltò verso la palestra, giusto in tempo per vedere una grossa cerchia di gente, chinata al centro. Scese gli scalini due per volta, fino a farsi spazio tra le persone e riconoscendo la sua fidanzata, stesa a terra, priva di sensi.
« Celine! » urlò, preso dall’ansia.
« Fermi, sono un dottore, fatemi spazio. »
Uno dei medici della competizione, si chinò su Celine e le controllò il battito.
« Calma, è svenuta, dobbiamo portarla in infermeria. » decretò, dopo aver fatto una serie di controlli.
 

***




« Zayn… » disse un po’ perplessa Amy, aprendo la porta di casa.
« Ciao – la salutò lui – posso entrare? »
Amy annuì e spalancò la porta per farlo entrare in salone. Lo fece accomodare sul divano e gli chiese se volesse da bere. C’era qualcosa di cupo e strano nel suo volto, era triste. Non lo aveva mai visto in quel modo, lei ricordava sempre un Zayn sorridente, bello e solare.
« Scusa se sono indiscreta, ma la tua non mi sembra una visita di cortesia, giusto? »
Zayn scrollò le spalle. « Giusto. »
Aveva solo bisogno di parlare con qualcuno, sfogarsi. Ed era per questo motivo che aveva lasciato il locale e diretto verso casa Horan, perché sapeva che Amy lo avrebbe invitato ad entrare e ascoltato cosa avesse da dire. Non aveva avuto neanche la forza di alzarsi dal letto, quella mattina, e di andare a vedere i regionali.
« Cosa ti turba? » domandò Amy.
Zayn alzò lo sguardo e buttò fuori l’aria. C’erano tante cose che lo turbavano: suo padre con il college, sua sorella per aver lasciato il locale chiuso, Consuelo…
« Un po’ tutto. »
Amy sapeva che avrebbe dovuto tirare fuori le parole con la forza, perché si era chiuso in se stesso e anche se era venuto fino a casa sua, non stava a significare che avrebbe parlato. Ricordò quella sera che avevano parlato fuori al locale e sorrise al pensiero.
« Sai, quel problemino che avevo, ancora non l’ho risolto. »
Zayn annuì. « Lo risolverai. »
« Speriamo – disse, anche se le cose erano diventate più difficili – sarei sollevata. »
Zayn si rese conto che non poteva rimanere lì con Amy e non dirle nulla, altrimenti il locale sarebbe andato bene per le sue pene e la sua sofferenza. Forse, la bionda lo avrebbe aiutato a capire, forse aveva sbagliato con Consuelo e andare in Spagna non poteva essere, in fondo, una cattiva idea.
« Io e Consuelo ci siamo lasciati. »
« Oh… »
« Lei voleva che io lasciassi tutto e andassi in Spagna a vivere. » disse, aggrottando la fronte e poi scuotendo il capo.
« Ti ha messo di fronte ad una scelta, quindi. »
Zayn annuì.
« E tu hai scelto di restare qui. »
Zayn annuì una seconda volta.
« Oh…mi dispiace. »
Amy non credeva possibile Consuelo di tale gesto, stavano insieme da due anni, perché volerlo lì dopo tutto quel tempo che si erano abituati a fare avanti e indietro per vedersi, e soprattutto, perché dopo un amore che appunto aveva superato l’ostacolo della distanza durante il loro primo metà anno insieme. Scosse la testa e abbracciò Zayn, affettuosa e per fargli capire che lei ci sarebbe stata per lui.
« Passerà. »
Amy sciolse l’abbraccio non appena udì la serratura girare e entrare dalla porta sua madre, con alcune buste della spesa. Salutò con la mano i due ragazzi e poi si diresse svelta in cucina.
« Farei meglio ad andare. » disse Zayn, alzandosi.
« No! »
All’istante divenne rossa per l’imbarazzo, aveva quasi urlato e la cosa la fece subito sorridere. Era strano avere Zayn Malik seduto sul divano del suo salotto. Non dopo che aveva trascorso la sua adolescenza a stargli dietro e non avendo mai il coraggio di confessargli i suoi sentimenti. Ora doveva essere più che felice che lui e Consuelo si erano lasciati, ma non era così. Amy sapeva che Zayn ci teneva ancora a lei e sapeva che si era trovato di fronte ad una scelta difficile. E poi, c’era un’altra persona nel suo cuore, un po’ meno gentile, con i capelli ricci e due occhioni color del mare.
« Grazie per avermi ascoltato. »
Prima che potesse andare via, Terrie attraversò il salotto, con il grembiule addosso, e ne porse due simili ai ragazzi.
« Stasera sei mio ospite Zayn – disse soddisfatta – e mi aiuterete a preparare la cena, ok? »
Zayn sorrise. « Grazie ma mi aspettano al locale… »
« Chiamerò personalmente tua madre per dirle che cenerai qui. »
« Mamma, forse Zayn ha altri impegni. » proferì Amy, pensando che il moro preferisse stare da solo o andare a lavorare per distrarsi e non pensare a Consuelo.
« No, non preoccuparti Amy – la tranquillizzò il moro – accetto l’invito. »
« Bene! » disse Terrie, felice, e invitando Zayn a seguirlo in cucina.
Proprio nel momento in cui Amy li stava per seguire, sentì il telefono vibrare e lesse il messaggio.
 
Solita cosa? Apri il balcone e ci guardiamo un film?
 
Eccome se avesse voluto accettare quella proposta, però aveva Zayn a cena e non poteva lasciarlo solo con sua madre, Niall e suo padre.
 
Non credo sarà possibile, notte.
 
Spense il telefono e lo lasciò sul tavolino vicino al divano. Buttò fuori l’aria ed entrò in cucina, sorridendo non appena le fu dinanzi la scena di sua madre e Zayn al suo fianco con grembiule e guantoni.
« Non credi sia bellissimo? » chiese lui, arricciando le labbra e facendo una smorfia.
Gli era ritornato il sorriso.
« L’uomo dei miei sogni. » ironizzò Amy, dandogli una spinta.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao e buon sabato a tutti voi. Spero che il capitolo possa piacervi, oggi vado di fretta e quindi non posso scrivere granchè. Grazie a tutti: Hazza, voi che recensite, preferiti, seguite, ricordate e chi mi ha messo come autrice preferita.
Vi ringrazio di cuore!!!
 
 
Alla prossima : )

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Insult ***





Insult

 

Amy sedeva su una panchina, fuori la scuola, mentre aspettava Gabriella che pareva leggermente in ritardo. Diede un’occhiata in giro e intravide suo fratello baciare appassionatamente Maryssa, alcuni studenti che ripassavano prima di un compito, Liam appoggiato al muro mentre aspettava la sua fidanzata, gente che ascoltava musica e poi Zayn Malik. Amy scosse la testa, che ci faceva Zayn a scuola? Era da un pezzo che non la frequentava più. Smise di chiederselo quando il ragazzo la vide e si diresse verso di lei, con le mani in tasca.
« Ciao. »
Amy ricambiò il saluto usando la mano.
« Stavo cercando proprio te. »
« Oh… »
« Ti volevo ringraziare per ieri, quando sono tornato a casa mi sono sentito meglio. » ammise, essendo un po’ imbarazzato.
Amy sorrise. « Nulla. »
Era così facile per la bionda aiutare la gente, godeva nel vedere le persone sorridere, si nutriva di quelle emozioni per poi avere ancora più forza per aiutare altra gente. Zayn, la sera prima, si era divertito a cenare dagli Horan. Sembrava che a Terrie piacesse davvero tanto e continuava a fargli domande sul Malik’s pub e sul suo futuro. Stefan, invece, era più riservato e si riduceva a sguardi pieni di amore e a fare qualche battutina sui suoi capelli. Niall, fortunatamente, non era in casa.
« Devo andare a lavoro, ci si vede. » la salutò, chinandosi e dandole un bacio sulla guancia.
Amy rimase spiazzata, lo vide andare via e si carezzò la guancia. Era arrossita e le sembrava così strano il comportamento di Zayn. Aveva passato una vita a stargli dietro e ora si avvicinava quando lei aveva il cuore già occupato. Cercò di deviare quei pensieri e si alzò per entrare in classe prima che la campanella suonasse, aveva la Button alla prima ora e ogni piccolo errore poteva essere motivo di una nota o un rimprovero. Percorse il corridoio e raggiunse l’aula, che era ancora vuota. Si accomodò al suo posto e diede un’occhiata alla finestra: Gabriella era arrivata e Liam aveva tutta la sua attenzione.
« Sapevo di trovarti qui. »
Quando Amy si voltò, riconoscendo poi la voce, quasi sussultò. Aveva indossato un cappello nero, zaino alla spalla e i suoi inseparabili bracciali.
« Dovresti andartene, la Button arriverà a momenti.  » disse Amy allarmata, sapendo già cosa le aspettava se la professoressa lo avesse trovato lì a parlare con lei.
Harry fece spallucce e si avvicinò al suo banco. « Non mi importa, ieri hai detto che siamo amici e quindi ci parlo quando voglio con te. »
Amy abbassò il capo, rassegnata. Harry non capiva che tutte le conseguenze poi, l’avrebbe pagate lei, come sempre. Lui ne usciva vittorioso: aveva due piedi in una scarpa, “ un’amica” che gli manteneva il segreto e una professoressa che nel consiglio poteva convincere gli altri professori ad alzargli la media.
« Pranziamo insieme? »
Amy sgranò gli occhi. « Dimentichi che la Button potrebbe vederci, per non parlare di mio fratello e Gabriella. »
« Niall e mia sorella sono talmente impegnati a baciare i loro compagni che addirittura è già tanto se riescono a mangiare. E poi, riguardo a Olivia, non mi deve stressare quella donna! »
Amy sbuffò, perché non capiva che le cose non erano così semplici? Prima che potesse rispondergli a tono, la porta si aprì e la professoressa Button prese posto. Non appena vide i due, alzò lo sguardo e indurì la mascella.
« Buongiorno, professoressa. » la salutò Amy, avendo il capo chinato.
« Si può sapere cosa ci fai qui, Harry? » domandò stizzita.
Il riccio sbuffò e lasciò l’aula, ricevendo un’occhiataccia da parte della donna. La campanella suonò e gli studenti entrarono e presero posto. Arrivò anche Gabriella, con un sorriso smagliante, stampato in faccia.
« Silenzio! » urlò la professoressa e tutti si ammutolirono e puntarono gli occhi su di lei.
Amy era tesa, sapeva che quel giorno l’avrebbe vista nera, sapeva che farsi trovare in aula a parlare con Harry, non era stata una cosa tanto gradita.
« Dovete sapere che negli anni della mia carriera, non mi era mai successo ciò – continuò, alzandosi e andando di fronte la cattedra – invece, qui, alla London High School, c’è una stupida ragazzina che vuole prendermi in giro. »
Amy si strinse nella sedia, sapeva che stava parlando di lei. Non era giusto, non poteva patire questo senza fare niente.
« E si, cari studenti, sto parlando della vostra compagna Amy Horan – tutti puntarono gli occhi sulla bionda – una stupida ragazzina che si crede migliore della sottoscritta – sputò tali parole con disprezzo, poi la guardò in faccia – sei una povera illusa, non riuscirai mai  togliermi quello che ho.  »
Amy sentiva gli occhi pizzicarle e nonostante Gabriella cercasse di capirci qualcosa e le stava facendo delle domande, lei era come paralizzata, muta e con la voglia di sprofondare nel vuoto.
Si armò di un coraggio mai avuto e le andò vicino. « Professoressa, quello che lei ha è disposto a lasciarla per stare con me. »
E poi uscì dall’aula, vittoriosa e con un sorriso sulle labbra.
 
 

***

 
 
 
 
« Sei un po’ turbata, cos’è successo? »
Gabriella si voltò verso il suo fidanzato e scosse la testa. « In classe, prima, è accaduto qualcosa che non riesco a spiegarmi. »
Infatti era proprio così, Gabriella non sapeva cosa spingesse la professoressa di letteratura inglese ad essere meschina e arrabbiata con la sua migliore amica. Amy era una ragazza modello in quella scuola, lei non rispondeva mai ad un professore, consegnava tutti i compiti in anticipo, andava regolarmente alle interrogazioni…era strano un comportamento del genere da parte della Button. In più, Amy, dopo la sparata, era uscita dall’aula e non era più rientrata, aveva spento il telefono e secondo Niall, era tornata a casa per un mal di testa. Voleva avere delle spiegazioni dalla bionda, per capire meglio questo astio fra le due.
« Parliamo, forse posso aiutarti. » disse Liam, guardandola con occhi dolci.
Il moro aveva alzato lo sguardo e Gabriella si rese conto che, malgrado ostentasse menefreghismo riguardo le questioni altrui, voleva saperne di più riguardo a quella storia.
« La professoressa Button ha offeso, pesantemente, Amy…anche se non so perché. »
« Davvero? »
« Si. »
 Liam alzò un sopracciglio. « Mah, non saprei. »
Volendo cambiare discorso e far sentire meglio la sua fidanzata, Liam la convinse ad alzarsi e a dargli la mano per poterle mostrare una cosa. Gabriella era così dolce a preoccuparsi per la sua migliore amica e questo Liam lo adorava perché pensava che lo stesso avrebbe fatto con lui.
« Dove andiamo? » chiese Gabriella, mentre il moro la guidava per le scale, all’interno della scuola.
« Sul terrazzo esterno, alle spalle della palestra, lì saremo soli. »
Di solito gli studenti non arrivavano fino alla terrazza, più che altro perché era troppo vicina agli uffici dei professori.
I loro passi ticchettavano sulla pietra, ma forse nessuno era in ascolto. Liam sperava di no, comunque. Se c’era una conversazione che non doveva essere origliata, era quella che stavano per fare loro due.
« Come fai a conoscere questo posto? Sei già salito quassù? » Gabriella non sembrava proprio a suo agio.
« Questo è uno dei luoghi in cui mi rifugiavo per non farmi trovare da Bill, non ci sono più tornato, ma scommetto che nessun altro lo ha ancora scoperto. »
Giunti alla porta in cima alle scale, Liam la aprì con cautela. Il cielo sopra le loro teste era di un azzurro intenso e le nuvole bianchissime. Era spaventoso  dare un’occhiata giù, sarebbe stato meglio non sporgersi troppo.
« Vorrei parlarti di una cosa. »
« Ok, dimmi. » Gabriella si sedette su un piccolo muretto.
Era pronto, pronto a dirle tutto quello che gli succedeva intorno, a casa e come stavano realmente le cose nella sua famiglia. Gabriella era la sua ragazza e aveva diritto di conoscere la sua più grande delusione.
« Mio padre è in carcere – iniziò, tenendo il capo chino, come se si vergognasse di lui – di nuovo, perché era uscito qualche mese fa. »
Gabriella, ovviamente, questo già lo sapeva, sia perché lo aveva sentito dire  in giro e poi perché era andata a prenderlo al tribunale un giorno e quindi sospettava qualcosa.
« Lui spaccia droga e ora ha lasciato me e mia madre in un mare di debiti. »
Era difficile per Liam parlarne.
« Io, forse lo odio. » confessò.
Gabriella si alzò dal muretto e gli andò vicino, per abbracciarlo. Lo strinse forte, voleva consolarlo.
« Tu non lo odi Liam, tu non odi nessuno perché sei buono e non porti rancore. »
Gabriella si alzò sulle punte e gli stampò un bacio sulle labbra.
« Sei la prima persona a cui dico ciò. »
La ragazza sorrise e lo abbracciò di nuovo, feria di avere un ragazzo così al suo fianco, maturo e rispettoso. Liam era il ragazzo perfetto, niente il lui non andava ed era abbastanza facile amarlo. Liam sfiorò appena le labbra di Gabriella con le sue. Forse la sua intenzione era di fermarsi lì, scendere giù, ma non quella di Gabriella. Fece scorrere le sue braccia sulle spalle di Liam e gli diede un altro bacio. Cessò di preoccuparsi di tutto il resto, di Amy e la Button, di essere ancora a scuola, di chi avrebbe potuto vederli, e pensò soltanto a Liam, a quanto le era vicino, al suo profumo e a come respiravano all’unisono quando si baciavano, come se fossero parti di una stessa persona.
Gli occhi di Liam erano accesi, il respiro rapido. I baci si erano fatti più disperati.
« Non qui, non oggi, non in questo modo… » sussurrò all’orecchio della mora.
Gabriella lo zittì con un altro bacio, profondo e appassionato quanto bastava a rispondere ok. Liam restituì il bacio e l’abbracciò stretta.
« Ti amo. » le disse, guardandola negli occhi.
« Ti amo. » ripeté Gabriella, stringendosi a lui.
 
 

***

 
 
 
« Allora, cosa ne pensi? »
Amy sfilò per Zayn, indossando un vestito di seta vecchio stile, convinta di farlo ridere; il viola cupo del tessuto era un accostamento perfetto con la sua carnagione.
Lui, invece, riuscì a scaldarla con un sorriso. « Sei bellissima. »
Amy e Zayn si trovavano in un negozio di abiti nel centro di Londra. A causa dell’assenza di una dipendente, Amy avrebbe dovuto lavorare ad una delle feste che si tenevano il venerdì al Malik’s pub. Danielle aveva scelto un vestito per ogni lavoratore e Zayn si era offerto di accompagnare la bionda per prendere il suo.
Amy prese una stola di pelliccia bianca e l’avvolse alle spalle. « E questa? »
« La pelliccia è morta, sei disgustosa. » Zayn lo disse con un filo di ironia, ma forse era davvero convinto che nessuno dovesse indossare pellicce.
Mentre Amy si stava togliendo la pelliccia, Zayn provò un soprabito grigio che aveva trovato in saldo.
« Assomigli a Sherlock Holmes, forse un po’ più carino. » commentò Amy, imbarazzata.
Lui rise. « A certe ragazze il tipo intellettuale piace, sai com’è.  »
« Non è l’abito che ti fa intellettuale, Malik. »
Per fortuna le frecciatine di Amy lo divertivano. Quando stava con lei, tutti i pensieri svanivano e perfino Consuelo non lo rattristava più. Con semplicità, strinse Amy e gli schioccò un bacio sulla fronte, facendola arrossire.
« Sei impossibile! » mormorò, ridendo.
Il tintinnio delle campanelle scosse i due dalla trance. Sbirciarono dietro l’angolo per vedere chi fosse entrato, poiché era un negozio poco frequentato.
« Niall! – Zayn scosse la testa – avrei dovuto aspettarmi di vederti comparire. »
Niall si avvicinò ai due, i pollici infilati nei risvolti della camicia azzurra. « Carino quel vestito Malik! »
Amy non si sorprese che il fratello non si era per niente scomodato a domandare cosa ci facesse lì con Zayn Malik. Era abbastanza tranquillo e parlava con il moro con una certa calma.
« Non voglio comprarlo. »
Zayn si sfilò il soprabito, pronto ad andarsene. Probabilmente voleva godersi qualche altro momento di intimità con Amy.
« Sei pazzo, Zayn. Stai benissimo, io al tuo posto lo prenderei al volo. » disse Niall.
Amy pensò svelta. « Sai, di là ci sono altri capi interessanti. »
« Davvero? » e in un istante sparì, facendosi strada tra i manichini, in cerca di qualcosa di carino.
« Torniamo da Danielle? – Zayn la prese per mano – andiamo! »
Quando uscirono dal negozio, avendo comprato soltanto il vestito per Amy, furono travolti dal traffico. Proseguivano ad una velocità minima, un pedone sarebbe arrivato prima. Amy si perse nel guardare fuori al finestrino. Pensava a quella mattina, a come la Button l’aveva offesa davanti a tutti e come la sua maturità non era concorde con i suoi reali anni. Si domandò come facesse Harry a stare con una tizia così.
« Ti dispiace venire a lavorare venerdì? »
Amy scosse la testa. « No, assolutamente. »
Raggiunsero il parcheggio del Malik’s pub e entrarono nel locale. Non c’era nessuno e Zayn aveva usato le chiavi per aprire.
« Ti posso offrire qualcosa? » chiese, voltandosi verso di lei e scomparendo poi dietro lo sgabuzzino.
« No, grazie. » urlò Amy, per farsi sentire.
Quando Zayn la raggiunse portò con se due lattine di coca e una la porse alla bionda.
« Dai, accettala. »
Amy sospirò, poi sorrise. « Ok. »
Quando però alzò il capo, Zayn si era fatto troppo vicino e lentamente le tolse la lattina dalla mano. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi si avvicinò alle sue labbra, facendole aderire a quelle di Amy. Fu un bacio casto, semplice che fu subito rotto dalla bionda che si allontanò da lui.
« Mi dispiace, io… »
Zayn scosse la testa. « No, sono stato inopportuno. Scusami. »
Amy abbassò il capo. « Credo sia meglio che vada. »
Zayn non disse nulla, era imbarazzato.
« Ciao e grazie per il vestito. »
Il moro la lasciò andare e poi si diede dello stupido. Era convinto che Amy provasse quello che provava lui, secondo le dicerie della gente, lei aveva una cotta per lui. Forse aveva agito troppo in fretta, doveva corteggiarla, diventare suo amico. Ne avrebbe parlato con i suoi amici e sicuramente lo avrebbero consigliato cosa doveva fare.
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazzi e scusate il ritardo ma sono stata impegnata con alcune faccende di famiglia e non ho potuto postare prima il capitolo. Spero vi piaccia, grazie a tutti e per il fatto che continuate a seguirmi. Scusate ma sto incasinata e quindi scappo…un bacio!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** AVVISO! ***


Salve a tutti, è da tanto che non entro su questo sito e innanzitutto vorrei scusarmi con tutti voi. Non era mia intenzione lasciare la storia così ma cause superiori non mi hanno permesso di continuare. Ho trascorso uno dei periodi più brutti della mia vita, a volte essa è ingiusta, non sto qui a dirvi cosa è successo però spero possiate perdonarmi. Vorrei continuare la storia, infatti ho rieletto tutti i capitoli e sto cercando di riordinare la mente e terminarla. Spero che non mi avete abbandonato, nel caso contrario non posso biasimarvi. Vorrei solo sapere se a voi facesse piacere se continuassi, giusto per darmi un po' di carica in più. Vi ringrazio per tutte le belle parole e per tutti i complimenti che mi avete lasciato. Un bacio, missSaade! 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** I’ll stay with you ***


Piccolo riassuntivo:
Gabriella e Liam stanno insieme e Liam le ha appena confessato quello che sta accadendo alla sua famiglia.  Il ragazzo è riuscito a denunciare i bulli alla preside e ora vive la sua relazione felicemente.
Zayn e Consuelo si sono lasciati perché quest’ultimo non voleva seguirla in Spagna. Zayn ha trovato conforto in Amy e l’ha baciata, però non è stato ricambiato poiché Amy è interessata ad un’altra persona.
Harry è in confusione: ha capito che Amy non gli è indifferente,  però ancora non ha lasciato Olivia.
Niall e Maryssa vivono alla grande la loro storia.
Durante le regionali Celine è svenuta e Louis ancora non sa del bambino.
 
 
 
 

 

 
 

I’ll stay with you

 
 
L’auto di Louis era parcheggiata fuori l’ospedale, dove era stata portata Celine il giorno che era svenuta durante le regionali. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e non proferiva parola, nonostante non fosse solo ma al suo fianco c’era la sua fidanzata. Mise in moto e poi spense di nuovo, portando una mano al viso e sospirando profondamente.
Prima di giungere al pronto soccorso, Louis aveva chiesto ad uno degli insegnati se potessero contattare i genitori di Celine per avvisarli del malore della loro figlia. Violet, precipitandosi all’ospedale con il marito, aveva ritenuto opportuno dire tutta la verità a Louis.
« È incinta! » aveva sussurrato, quasi come se non volesse dirlo. Louis aveva sgranato gli occhi e gli era mancato il fiato per circa pochi secondi, stava collegando tutto: il suo malumore, le varie domande se avesse voluto sposarsi un giorno o avere figli, il matrimonio della cugina Gin. Ora tutto era più chiaro per Louis. Sbatté  le palpebre e fece dietrofront, avviandosi verso l’uscita dell’ospedale a chiudendo la chiamata della madre, spegnendo il telefono. Non era pronto ad avere un bambino, guadagnava poco, come avrebbe fatto a crescerlo? Perché Celine non ne aveva fatto parola con lui? Voleva nasconderglielo? Mille interrogativi riempivano la sua mente e non riusciva neanche ad avere una misera risposta. Non era giusto, lui era ancora troppo giovane, cosa avrebbe fatto ora? I pensieri lo portarono fino al parcheggio, tirando un pugno alla portiera. Iniziò a piangere, lacrimava e tirava pugni, forti all’inizio fino a diventare delle carezze ed ad asciugarsi di tanto in tanto gli occhi. Sospirò profondamente e armandosi di coraggio ritornò al reparto dove era allettata Celine. Non disse nulla, né diede attenzioni ai due Brums, aspettò che il medico confermasse la gravidanza.
Celine era uscita e Louis si era proposto di riaccompagnarla a casa. Aveva capito che lui sapesse tutto, era stata la madre poi a confermarglielo.
« Mi dispiace… » disse con le lacrime agli occhi.
Louis si voltò verso di  lei e le asciugò la lacrima con il pollice. « Potevi dirmelo. »
« Hai ragione, è stato tutto così difficile. »
Infatti  era vero. Celine quando aveva scoperto di essere incinta aveva visto il mondo crollare addosso. I suoi non volevano che stesse con Louis e la spingevano verso un ragazzo che, più intelligente di loro, aveva capito come stessero realmente le cose. Louis durante la cena aveva espresso chiaramente di non voler creare una famiglia, quindi si era ritrovata sola e con la paura di dover crescere il bambino senza l’aiuto di nessuno.
« Celine, io ti amo e sai che anche se ho detto o fatto qualcosa che ti abbia portato a pensare che non volevo questo, beh…ti dico che sì, sento che forse è un po’ troppo presto per me diventare papà, ma è successo e questo non fa che rendermi l’uomo più felice di questo mondo, amore mio. »
Celine, ancora con le lacrime agli occhi, scoppiò nuovamente a piangere però per la commozione e strinse Louis a se con forza. Era sollevata, finalmente non doveva più nascondere questo segreto all’uomo che amava e fu ancora più felice di sentirsi dire da Louis quelle parole.
« Ti amo, Louis. »
« Ti amo anche io. »
Si strinsero ancora con più forza e dolcemente si scambiarono teneri baci. Louis le accarezzò il ventre e sorrise tra sé.
« Già lo amo. »
Celine adagiò la sua mano su quella di Louis e si rilassò nel sedile. « Anche lui o lei, - e le scappò un sorriso – ci ama. »
Louis sorrise a sua volta e accese il quadro, mettendo in moto e lasciando l’ospedale. Doveva portare Celine a casa dei suoi genitori, anche perché aveva intenzione di organizzarle una sorpresa e comprare una casa tutta per loro e per il futuro bambino. Ovviamente però , insieme a Celine, dovevano anche dire tutto ai Tomlinson che ancora erano all’oscuro della gravidanza.  Iniziò a fantasticare alla sua nuova vita e a come quel piccolo esserino l’avrebbe cambiata.
« Dovresti prenderti la maternità. » disse ad un tratto, voltandosi verso Celine.
« Amore, è ancora troppo presto. E poi non preoccuparti, non corre alcun rischio. »
Louis annuì, anche se fosse poco convinto.
Celine era felice, poiché quando ormai era sicura che la situazione sarebbe precipitata, le cose erano iniziate ad andare al meglio.  Louis era un amore, era disposto ad ascoltarla se aveva bisogno di parlare dei suoi problemi, ma non se la prendeva se preferiva tenerseli per se. All’inizio Celine pensava che fosse troppo bello per essere vero.
« Ti aiuto a prendere le tue cose. » disse Louis.
Erano giunti a casa Brums e lui l’accompagnò fin dentro casa, portandole la borsa e le cose che aveva portato in ospedale. I genitori di Celine non erano in casa, guardando l’ora la mora potette costatare che fossero in chiesa.
« Ti chiamo e verrò a trovarti domani. »
« Certo amore, ora vai a riposare. » disse Celine, sorridendo.
« Sei tu quella che deve riposare. »
Si salutarono con un bacio sulle labbra e Louis prese la via del ritorno. Necessitava di una doccia e di un bel caffè italiano. Si fermò al semaforo e vide un uomo con alla mano sua figlia, una piccola bambina paffutella con le treccine nere. Sorrise d’istinto e si perse a immaginare il suo di figlio, maschio o femmina, ancora non conosceva il sesso. Come lo avrebbero chiamato? A chi sarebbe assomigliato? Spinse l’acceleratore con questi pensieri e si avviò verso casa.
 
 

***

 
 
 
 
 
Quel giorno al Malik’s pub regnava un silenzio tombale. Niall e Harry erano concentrati in una partita a scacchi, mentre Zayn se ne stava seduto ad osservarli. Il locale era chiuso, Danielle si era presa una settimana di vacanza per poter andare con suo marito a Parigi per il loro anniversario di matrimonio; Zayn, invece, era troppo sovrappensiero per restare aperto quel pomeriggio. Aveva intravisto i due amici passare di lì e così li aveva invitati ad entrare e a bere qualcosa insieme.
« Ti ho mangiato, Niall. » disse Harry ad un tratto, distraendo Zayn e rompendo il silenzio.
«Porca miseria, Hazza! –il biondo si alzò dalla sedia e terminò la birra che aveva preso prima di iniziare la partita – non sai giocare, imbrogli.»
« Sono stato pulito e non chiamarmi Hazza. »
Niall allargò le braccia « Pulito? Zayn perché non glielo dici anche tu – e si rivolse al ragazzo che sembrava del tutto estraneo a quello che stava accadendo. Aveva gli occhi fissi alla parete dei ricordi. – Zayn?»
Il bel moro volse lo sguardo ai due e fece spallucce. Si era incantato a guardare una foto di Amy scattata una delle tante sere che era stata lì con Gabriella. Aveva un sorriso bellissimo, constatò. Aveva ripensato a quel giorno che l’aveva baciata, proprio al Malik’s pub, pensando che a lei avrebbe fatto piacere. Non aveva dimenticato Consuelo, anzi. La spagnola continuava ad essere un punto fisso nella sua mente, troppo amareggiato per averla persa. Amy però lo attirava, Amy era dolce, gentile, bella e soprattutto non pretendeva nulla da lui. La stessa Amy però lo aveva respinto.
« E poi ti chiamo Hazza quante volte mi pare, ok? Imbroglione! » continuò Niall, puntando la birra nella direzione di Harry.
« Non fare il bambino. »
Il battibecco venne interrotto dall’entrata di Maryssa.
« Appena in tempo, cara, se avessi sentito questi due per altri cinque minuti sarei entrato in coma. » disse Zayn.
Maryssa alzò le sopracciglia, non capendo. In realtà era entrata perché aveva udito la voce di Niall nonostante il locale fosse chiuso. Sapeva che il fidanzato aveva girato per quelle parti e avevano concordato di trovarsi al parco per stare un po’ insieme.
Harry si avvicinò a Zayn e gli prese la birra tra le mani con una smorfia. « Già ci stavi da un po’ in coma. »
Niall sghignazzava. « Ora posso darti pienamente ragione Harry. »
« Sono venuta a chiederti se ti andava di accompagnarmi al centro. » disse Maryssa rivolta verso il biondo e terminando così quella serie di battute.
Niall prese il giubbino di jeans e salutò i due amici. Lasciò il locale con Maryssa e Zayn e Harry rimasero soli.
Zayn iniziò a sistemare la scacchiera e a togliere di mezzo le bottiglie vuote di birra. Harry seguiva i suoi movimenti con lo sguardo e si chiedeva perché fosse così sovrappensiero. Solitamente parlavano tra di loro, certo, Zayn non sapeva nulla della sua relazione con la Button però spesso avevano parlato di Consuelo o di altre problematiche che lo affliggevano.
« Ti serve una mano? » chiese, cortese.
Zayn scosse la testa. « Non ti preoccupare, me la vedo io – si diresse dietro il bancone e gettò le bottiglie nel secchio del vetro – però dovrei chiederti una cosa. »
Harry annuì.
« In realtà te ne volevo parlare prima, però c’era Niall e non mi pareva il caso. »
Harry alzò un sopracciglio, confuso. Non gli era ben chiaro cosa volesse dirgli senza la presenza dell’amico. Solitamente anche il biondo era partecipe delle tante conversazioni private che avevano fatto.
« Io e Consuelo ci siamo lasciati. » quando lo disse aveva lo sguardo fisso al lavabo del piano bar. Era difficile per Zayn accettare quella realtà. Raccontò ad Harry tutto: la litigata, la scelta che lei gli aveva imposto, la sua drastica decisione lasciandola all’aeroporto con la sua valigia e con le lacrime agli occhi… Non l’aveva più sentita da quel giorno. Aveva addirittura cancellato il suo numero di telefono, inutilmente, perché lo conosceva a memoria. Poi, una notte, aveva sognato Amy e da lì la sua ossessione per la ragazza.
« Zayn, tornerete insieme. » gli disse Harry scuotendogli un braccio.
« Non dire stupidaggini. »
Harry guardò l’amico attentamente, non solo stava soffrendo ma non si lasciava neanche aiutare. Nessuno era in grado di rompere le convinzioni di Zayn a volte. Era stato innamorato solo una volta nella vita e quindi poteva essersi fatto la sbagliatissima idea che tutto era perduto ora che si erano lasciati, senza sapere che poteva essere soltanto un brutto periodo e poi le cose si sarebbero risolte.
« Si risolverà tutto. » Harry lo scrollò di nuovo.
« No. »
« Smettila, comunque andranno le cose avrai sicuramente una marea di ragazze a farti il filo. »
Zayn scoppiò in una risata nervosa. Aveva provato a guardare altrove e appena aveva posato le sue labbra su quelle di Amy, quest’ultima lo aveva respinto. Non gli interessava avere ragazze, ne voleva solo una e ora chissà cosa stava facendo a kilometri e kilometri di distanza. Lo aveva dimenticato? Se lo chiedeva da giorni e avrebbe voluto vederlo all’interno di una sfera di cristallo, anche solo un secondo per capire se fosse il caso di fare le valigie e andare da lei.
« Ho fatto una cazzata, Harry. »
« Cioè? »
« Sono uno stupido. Cosa mi è passato per la testa?»
Harry continuava a non capire, Zayn era poco chiaro e stava farfugliando cose senza senso. Faceva avanti e indietro per il bancone e poi imprecava a bassa voce chissà quali dei.
« Stupido! »
« Zayn, non sto capendo un cazzo! » si lamentò Harry.
Zayn si voltò verso il riccio e lo raggiunse davanti al bancone. « Ho baciato un’altra. »
Harry scoppiò a ridere e lo spintonò. « Per questa cazzata stai facendo tutte queste storie?- scosse il capo e appoggiò le mani sulle spalle di Zayn. – Vi siete lasciati, non hai tradito nessuno. »
« Harry io la desideravo… »
« Sai quante ne desidero io? » scherzò il riccio, ghignando.
« Hai mai desiderato Amy? »
Harry rimase impietrito. Perché gli aveva posto quella domanda, cosa sapeva Zayn di quello che stava accadendo con la Horan? Nessuno aveva sospettato nulla, neanche Niall e Gabriella. Solo Liam era riuscito a scorgere qualcosa ma Harry era sicuro che non sapesse fino in fondo come stessero le cose. Cercò di rilassarsi e provò ad apparire più normale possibile.
« Amy? No, è la sorella di Niall.»
Zayn annuì affranto « Lo so.»
Solo allora Harry capì cosa Zayn stava cercando di dirgli. Lui non sapeva nulla, aveva semplicemente baciato Amy e questo provocò in lui qualcosa che non si sarebbe mai aspettato. Percepiva un vuoto allo stomaco incolmabile.
« Hai baciato Amy. » costatò, non era una domanda.
« Si, ho baciato Amy e ora andrei da lei o lo farei di nuovo. Questo è il problema. »
Zayn aveva baciato la sua Amy, la ragazza che aveva iniziato a piacergli, la ragazza per cui avrebbe lasciato Olivia, la ragazza per cui avrebbe messo la testa a posto. Era furioso, incazzato,  nervoso…L’immagine dei due e delle loro bocche vicine non faceva altro che aumentare il senso di nausea che gli era venuto. Passò una mano tra i capelli e strinse i pugni. Aveva voglia di urlare, spaccare qualcosa e soprattutto odiava, in quel momento, la presenza di Zayn. Gabriella glielo aveva detto, Amy era sempre stata attratta da Zayn.
« Harry? »
« Scusa, devo andare. » e lasciò il locale, avviandosi verso la macchina.
Aveva dimenticato il telefono nella Porche e quando controllò i messaggi ne trovò uno da parte di Amy.
 
Dobbiamo parlare, ti va di vederci al parco?
 
Guardò lo schermo con stizza, digitò una risposta veloce e spense il telefono.
Quando Amy lesse il messaggio, quel pomeriggio, rimase a bocca aperta e scoppiò in lacrime.
 
Sono occupato, Olivia mi soddisfa più di te. Te la sei spassata con Zayn? A chi hai baciato per primo?
 
Harry sfrecciò nel traffico e raggiunse l’appartamento di Olivia. Non le lasciò neanche il tempo di salutarlo che si buttò su di lei e la fece sua come mai aveva fatto. Dopo essersi finalmente appagato si voltò verso la donna e le sussurrò un « Ti amo…. Amy. »
Fortuna volle che Olivia si era addormentata e l’uniche due parole che riuscì a percepire furono quelle di amarla.
 

***

 
 
Gabriella aveva notato che l’amica fosse un po’ strana in quel periodo, però non aveva chiesto perché sperava sempre che un giorno lei stessa le avrebbe confessato cosa la facesse sentire cosi.
Erano al parco, sedute vicino alla fontana dove Gabriella e Liam avevano per la prima volta istaurato una “vera” conversazione. Amy fissava l’acqua incupita, il vento le scompigliava i capelli e le nascondeva qualche lacrima che cadeva anche senza volerlo.
« Devo dirti una cosa. »
Gabriella fece un piccolo sorriso. « Sono qui ad ascoltarti. »
Avrebbe voluto dirle tutto, di Harry, del segreto che le aveva nascosto per tutto questo tempo e di come si era pian piano innamorata di suo fratello. Appunto per questo, però, voleva ancora dargli del tempo.
« Zayn ha provato a baciarmi. » confessò, mentendo.
Zayn l’aveva baciata davvero quel giorno, però non poteva dire la verità poiché a quel punto Gabriella avrebbe pensato che avesse dato il suo primo bacio a lui quando in realtà era stato Harry il primo.
« Caspita…»
Amy abbassò lo sguardo. « Già…»
« Non capisco, ha provato hai detto, quindi lo hai respinto? » chiese incredula.
« Si.»
Gabriella rimase di stucco a quella risposta. Era convinta che Zayn le fosse sempre piaciuto, perché proprio ora che aveva lasciato Consuelo e si era aperta per lei una piccola speranza, aveva respinto quel ragazzo?
« Perché?»
Amy portò i capelli dietro le orecchie. « Zayn è un bel ragazzo Gabriella, però lui è fidanzato e soprattutto non provo più niente per lui. »
L’amica sembrava non poterlo accettare, forse perché voleva che anche Amy avesse qualcuno al suo fianco, senza rendersi conto che lei lo aveva già trovato, peccato che la loro era una “relazione” alquanto complicata. Pensò a quanto tutto sarebbe stato più semplice se quel giorno avesse detto tutto all’amica o addirittura avesse evitato di leggere lì. Poi però pensò a Harry, ai loro incontri, alle litigate, ai baci e fu consapevole che a quelle cose non avrebbe rinunciato mai, e se fosse stato possibile ritornare nel passato avrebbe fatto tutto allo stesso modo.
« L’importante è che tu sia felice.»
« Grazie – Amy si sporse per abbracciarla – ti voglio bene. »
« Posso immortalare questo momento? »
Gabriella e Amy si voltarono e incontrarono il viso di Liam, sorridente e con la Canon al collo. Quella mattina si era svegliato con un pensiero: voleva fotografare tutti i luoghi che lo avevano reso felice e quelli che aveva condiviso con la sua ragazza, per ricreare anche nella sua stanza una parete dei ricordi.
Trascorsero la giornata insieme, tra risate e buffe foto. Amy dimenticò per un po’ Harry e si godette quella giornata di sole che presto avrebbe portato con sé l’estate.
                     
 
 

ANGOLO AUTRICE:
Ciao bellezze, come state? Io davvero bene anche perché oggi è domenica e come accadeva molto tempo fa, posto un nuovo capitolo. Mi dispiace avervi lasciato così e non aver continuato ma ho avuto un periodo brutto e non potevo scrivere. Spero di riuscire a piacervi di nuovo e a farvi sognare come facevo tanto tempo fa. Un bacio a tutte voi e vi RINGRAZIO INFINITAMENTE!
 

SPOILER: Ci sarà una litigata pesante tra due persone.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Sadness ***



 
 
Sadness
 
 
Come ogni venerdì anche quella sera al Malik’s pub si teneva una festa a tema. Il locale era pieno di gente, Danielle si trovava in difficoltà poiché Zayn non si faceva vedere dalla sette e non le aveva lasciato nessuna direttiva sulla disposizione dei tavoli prenotati. Alcune danzatrici del ventre le avevano chiesto qualcosa ma a causa della musica troppo alta non riusciva a capirle e poi venne distratta alla vista di suo marito con un paio di bicchieri rotti che aveva fatto cadere della vodka mentre serviva due ragazze. Erano tornati quella mattina da Parigi e già ne aveva la nostalgia.
« Danielle, ti serve una mano? » le chiese Amy, gentile e vendendola in difficoltà.
« Hai visto Zayn? »
Amy scosse la testa. « No. »
Danielle sbuffò, rassegnata, prese Amy per un braccio e la spinse dietro il bancone. « Lo so, sei venuta per divertirti ma ho bisogno di te Amy. »
La bionda annuì e le sorrise per farle capire che era tutto ok. In realtà lavorare l’avrebbe aiutata a non pensare. Aveva ammesso a sé stessa che provava qualcosa per Harry, dal momento in cui aveva ricevuto quel messaggio ed era rimasta lì, spiazzata e con il cuore in tumulto. Le lacrime erano scese da sole, senza poterle controllare; l’idea che lui potesse preferire Olivia l’aveva divorata all’interno. Aveva provato a chiamarlo o addirittura a presentarsi sotto casa sua, ma poi si era sempre tirata indietro, dandosi della stupida.
« Puoi occuparti dei tavoli prenotati? »
« Certo. »
« Grazie, me ne ricorderò! » la ringraziò Danielle, dileguandosi nella calca di gente e dando, finalmente, attenzione alle danzatrici.
Quella sera Amy era venuta da sola, né Gabriella, né Niall e rispettivi fidanzati erano presenti. Conscia e forse con la speranza di vederlo e poter chiarire la storia del bacio con Zayn. In realtà avrebbe voluto parlare anche con quest’ultimo, peccato che non si faceva vedere. Dovevano chiarire, o almeno lei doveva dirgli che era tutto ok, sapeva di come soffrisse per la separazione con Consuelo e forse il bacio glielo aveva dato solo per ripicca o per mancanza della sua ragazza. Non voleva condannarlo, non se lo meritava. Zayn amava Consuelo, non l’avrebbe mai tradita fino in fondo e Amy era sicura che se non si fosse fermata lo avrebbe fatto lo stesso lui.
Trascorse metà serata a far accomodare i clienti prenotati e verso le undici di sera era già esausta. Quando aveva perso la speranza che lui venisse, lo intravide varcare la porta, più bello del solito quella sera, indossando una camicia nera che gli fasciava il corpo snello. Incrociò il suo sguardo, ma lui fece finta di nulla, come se non la conoscesse.
« Collins. »
Amy era immobile a fissarlo, seguiva ogni suo gesto e il cuore le batteva a mille.
« Collins. » le disse un ragazzo a voce più forte.
« Cosa? » chiese, distogliendo lo sguardo da Harry e rivolgendosi al ragazzo di fronte.
« Ho prenotato un tavolo a nome Collins. »
Amy sbatté le palpebre, imbarazzata, e si scusò. Si era persa nel guardare Harry e aveva completamente dimenticato la sua mansione. Mostrando veloce al ragazzo quale fosse il suo tavolo, né approfittò per avvicinarsi al divanetto rosso, facendosi spazio tra la gente.
« Ciao. » sussurrò, quasi inudibile.
Il ragazzo non rispose, la guardò solo da capo a piedi come se fosse un essere privo di considerazione e questo fece molto male ad Amy. Trattenne le lacrime e facendosi forza, lo prese per un braccio e lo tirò a sé. « Vieni, dobbiamo parlare. »
Harry non oppose resistenza, la lasciò fare. Uscirono nel retro del locale.
« Che vuoi? » domandò lui, stizzito.
Amy sospirò. « Perché adesso fai finta di non conoscermi? »
« Solo perché non ti ho salutata? » rispose con un’altra domanda e allargando le braccia.
Amy si avvicinò di un passo. « Tu, tu…. »
« Io, cosa? »
«Sei stato dalla Button? » chiese, con gli occhi lucidi e sperando le dicesse la verità.
Harry alzò un sopracciglio. « Stiamo insieme. »
Amy lo fissò senza neanche guardarlo. Il suo cuore, giurò, si era fermato in quel momento. Aveva smesso anche di respirare. « Perché? » le sfuggì, portandosi poi una mano alla bocca e iniziando a piangere.
Avrebbe voluto tornare a casa, stendersi sul letto e stringere con forza il cuscino. Le sue parole erano come lame taglienti.
« Cosa ti aspettavi, eh? – le sputò rabbioso il ragazzo – hai baciato Zayn! »
Amy era con i piedi piantati al suolo, non si muoveva, non diceva nulla, fissava il vuoto, continuando a lacrimare. Cosa si aspettava? Certo non questo. Il giorno delle regionali lui le aveva detto che avrebbe lasciato Olivia, per lei.
Alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi in quelli di Harry. « Non ho baciato Zayn, è stato lui a baciare me –stava urlando e sapeva che qualcuno l’avrebbe potuta sentire ma non le importava in quel momento. – chiediglielo, ti dirà che l’ho respinto e se proprio lo vuoi sapere sei stato tu il mio primo bacio. »
Harry sorrise amaro. « Perché lo hai respinto? »
« C’era una piccola parte, dentro di me, che sperava potessi piacerti. Ora però comprendo che era tutta una mia illusione…» lasciò la frase lì, perché rientrò nel locale e sbatté la porta alle sue spalle. 
Harry si passò una mano tra i capelli e volse lo sguardo al cielo, incazzato e frustrato. Dietro l’angolo, uscito per prendere una boccata d’aria, c’era qualcuno che aveva origliato, senza volerlo, tutta la conversazione tra i due. Harry non si accorse di nulla, poiché rientrò nel locale. Raggiunse il divanetto rosso e disse agli amici che sarebbe tornato a casa perché stava poco bene. Prima di varcare la porta, si soffermò un secondo a cercarla con gli occhi ma sembrava fosse sparita. Ora si sentiva decisamente un coglione. Avrebbe dovuto fermarla, invece orgoglioso com’era l’aveva lasciata andare.
Parcheggiò l’auto nel garage e raggiunse la sua stanza.
« Già di ritorno? » Gabriella era entrata senza bussare, lo faceva sempre.
Non ebbe neanche la forza di adirarsi, si gettò sul letto e sbuffò. « Si. »
Gabriella si lanciò sopra di lui e poi si spostò di lato. Era davvero carina con il suo pigiama a cuori. Per Harry sarebbe stata sempre la sua sorellina, bambina e da proteggere. In quel momento le avrebbe voluto raccontare tutto, però era conscio che non lo avrebbe mai fatto realmente. Così approfittò per chiederle una cosa.
«Sono andato al Malik’s pub, sapevi che Zayn e Consuelo si sono lasciati? »
Gabriella annuì. « Si. »
« C’era anche la tua amica lì. » la buttò così, anche se si pentì subito.
« Amy? »
« Già. »
Gabriella sorrise e poi scosse la testa. Non le aveva detto nulla, forse perché voleva chiarire con Zayn, domani le avrebbe chiesto qualche spiegazione.
« Che c’è? » chiese Harry, vedendola sorridere.
Portò le ginocchia al petto e iniziò a carezzare i capelli del fratello. « Non posso dirtelo. »
Harry si incuriosì, così con un scatto si alzò in piedi e le andò di fronte. « Terrò la bocca chiusa. »
Gabriella annuì. « D’accordo, te lo sto dicendo solo perché so che non lo dirai a Niall – si alzò anche lei dal letto e si avvicinò alla porta – Zayn ha provato a baciare Amy. Lei però lo ha fermato. »
Ovviamente Harry già conosceva questa storia e per un secondo parve non essere toccato dallo scoop, poi però fece finta di meravigliarsi.
« Lo ha fermato, eh? » domandò.
« Si, Amy mi ha detto che non le piace Zayn. Strano, sai, io la conosco ed ero sicura al 101 per cento che le piacesse. Avrà in testa qualcun altro…»
Diede la buona notte al fratello e ritornò nella sua camera. Harry sorrise, e pensò a quanto fosse stato stupido. Si addormentò più rilassato, anche perché lei lo raggiunse in sogno.
 
***
 
 
« Shh –Maryssa venne zittita con un bacio –non mi va di litigare. »
Niall e Maryssa avevano passato la notte insieme e si erano addormentati in auto a guardare le stelle. Il mattino seguente, svegliandosi, Maryssa aveva trovato diverse chiamate della madre e lo stesso Niall, preoccupati per la loro assenza. Chiamando i rispettivi genitori né avevano sentite delle cotte e delle crude, adirati sul non averli avvisati che avrebbero trascorso la notte fuori. Ovviamente, con i nervi a fior di pelle, avevano finito per litigare anche tra loro, dando la colpa all’uno o all’altro per non essersi svegliati.
« D’accordo, però ora devo andare a casa. »
« Prima però perché non andiamo a fare colazione allo Starbucks? » le chiese Niall facendo gli occhi dolci.
Maryssa sorrise. Non riusciva a dirgli di no, ci aveva messo anni per trovare il coraggio di parlare con lui. Ora lo aveva conquistato, Niall era suo e la stava pregando di stare ancora insieme. Si sentiva al settimo cielo. Tutte le sue amiche le dicevano che non sarebbe durata, gelose di non aver conquistato, almeno una di loro, il cuore di Harry.
« Andiamo, si? » le domandò di nuovo.
« Va bene.» disse rassegnata e stampandogli un bacio.
Niall mise in moto e raggiunse il centro commerciale che conteneva all’interno uno Starbucks molto grande. Tenendosi per mano, salirono per le scale mobili ed entrarono nel locale. Ordinarono due cappuccini con il caramello e ciambelle zuccherate.
« Sono stata benissimo. » disse Maryssa, riferendosi alla sera prima.
Niall la guardò con dolcezza. « Anche io. »
Era la prima volta che si comportava così con una ragazza, Maryssa gli era entrata nel cuore e non faceva altro che pensare a lei. Diverse richieste  gli arrivavano, però neanche rispondeva a quelle ragazze, troppo preso dalla sua. Amava ogni cosa di lei: i suoi capelli rossi, gli occhi da cerbiatta, la carnagione chiara, i suoi modi di fare…Maryssa era una scoperta ogni giorno che  passava.
Terminata la colazione, uscirono dal centro commerciale e Niall accompagnò Maryssa a casa. Il biondo si avvicinò svelto alle sue labbra e le fece sue con passione. Fu un bacio lungo, pieno di sentimento. Poi si staccò e le sorrise.
« A domani, amore mio. »
Maryssa allargò gli occhi, non l’aveva mai chiamata così e ne fu felice. « A domani! » rispose e sorridente, scese dall’auto.
Mentre i due si stavano lasciando, Gabriella e Liam invece si erano appena incontrati al parco, che ormai era diventato il loro “posto”. Erano seduti su una panchina, Gabriella addosso a Liam. Si coccolavano, tra baci e carezze. Liam la guardava come se fosse un’opera d’arte e con l’indice toccava il suo viso, disegnandone il contorno. L’ammirava estasiato poiché quella mattina era bellissima: indossava un vestitino azzurro, le ballerine e i capelli raccolti in uno chignon. Era un misto tra una bambina e una donna. Quel colore, poi, era perfetto per la sua carnagione.
« Mi stai imbarazzando…» disse ad un tratto Gabriella.
Liam sorrise. « Sto solamente guardando la mia ragazza. »
« Tu mi stai analizzando, Payne! » disse divertita.
Liam le prese la mano e gliela posò sul suo petto. Gabriella poteva sentirgli il cuore attraverso la camicia.
« Ti amo. Lo so, te l’ho già detto, te l’avrò detto un milione di volte, ma è questa la realtà. – le carezzò la guancia. – Ho bisogno di te. È stato un inferno prima che tu arrivassi…ti fisso perché sei mia e ancora non posso crederci. »
Gabriella lo guardò negli occhi. « Perché non ti facevi aiutare all’inizio? »
Liam batté le palpebre. « Eh?»
« Il giorno che ti hanno picchiato e io sono entrata nel bagno dei maschi…»
« Si. »
« Ero venuta per aiutarti e tu sei andato via senza farmi parlare. »
« Proprio così. »
« Ti stavo aiutando, perché? »
Liam esitò per qualche secondo, poi disse. « Perché ero uno stupido. – le sfregò la guancia con il pollice – non credevo possibile che tu mi potessi dare una mano. »
Gabriella lo baciò. Le loro lingue si incontrarono dolcemente. Liam aveva la pelle d’oca, un po’ per il momento un po’ per l’aria fresca della mattina.
« Devi ancora mostrarmi le foto che hai fatto alle regionali. »
Liam annuì.
Lasciarono la panchina e raggiunsero l’auto di Liam. Avevano acquistato due biglietti per il cinema in anteprima e ora si dirigevano al centro commerciale per andarlo a vedere. Liam comprò i popcorn per entrambi e poi si accomodarono in sala. Si scattarono una foto con gli occhiali 3D e iniziarono a fare battutine sui trailer che mandavano in onda prima dell’inizio del film. Stavano davvero bene insieme e Liam riusciva a dimenticare tutti i problemi che lo affliggevano a casa.
Durante la pausa Gabriella lasciò la sala per andare in bagno. Intravide alla biglietteria la professoressa Button insieme ad un bambino biondo che suppose fosse suo figlio. La salutò con la mano e la donna si avvicinò veloce.
« Salve, professoressa. »
Olivia sorrise smagliante. « Gabriella, anche tu a vedere un film? »
« In realtà c’è la pausa, stavo andando in bagno. – poi si accovacciò all’altezza del bambino. – Ciao!»
Axel la guardò con occhietti vispi e la salutò con un sorriso. Tirava il pantalone della donna con le piccole manine, felice di andare a vedere un film sui pinguini danzerini.
« Sei in compagnia? »
Gabriella si rialzò « Si, con Liam, il mio ragazzo. »
« Mamma, mamma… »
Olivia prese in braccio suo figlio. « Oh, che dolci. Non hai portato la tua amica? »
« Amy? »
La donna annuì. Era curiosa, Harry non si era fatto sentire e temeva che fosse con la ragazza. La Horan lo aveva abbindolato, era riuscita a spingerlo verso di sé.
« Amy doveva lavorare oggi. » disse Gabriella, stranita da quella domanda.
« Mamma, Amy l’amica di Harry! » urlò Axel, felice che anche quella ragazza conoscesse la sua amica. Olivia fulminò suo figlio con lo sguardo, poi cercò di cambiare discorso e salutò Gabriella veloce. La mora la osservò andare via ed era confusa. Non che Amy o Harry fossero le stesse persone che conoscesse lei, c’era molta gente con lo stesso nome. La incuriosiva però il fatto che la professoressa avesse guardato in modo strano suo figlio per aver detto quella frase così innocente. Smise di farsi domande e raggiunse di nuovo Liam in sala. Era circondata da persona difficili quel periodo: Amy che non le diceva le cose fino in fondo, si conoscevano da anni ed era sicura al cento per cento che qualcosa la turbava. Harry che tornava a casa prima del solito, aveva smesso di essere super protettivo e aveva la testa tra le nuvole.
« Stavo venendo a cercarti. » le disse Liam, mentre si accomodava.
« Ho incontrato la professoressa Button con suo figlio, stavamo chiacchierando. »
Terminarono di vedere il film e poi Liam la riaccompagnò a casa. Entrando, trovò sua madre intenta a fare dei biscotti. Sorrise a quell’immagine, poiché erano rare le volte che la donna si impegnasse nel cucinare qualcosa.
« Gabri, ti va di aiutarmi? »
La ragazza lasciò la borsa su una sedia e mise il grembiule. Fecero biscotti a forma di cuore e di stella. Li decorarono con la glassa colorata e poi prepararono un the caldo per inzupparli ancora caldi. Gabriella le parlò di Liam e le garantì un invito a cena per farglielo conoscere. Intanto anche Harry le aveva raggiunte. Era appena tornato dalla palestra e profumava di bagnoschiuma all’olio di Argan.
« Gabriella inviterà Liam a cena uno di questi giorni. » disse la donna sorridente.
Harry le fissò entrambe. « Dovrò portare anche io una?»
Gabriella e la madre scoppiarono a ridere, sapevano che stava scherzando e per la prima volta non aveva fatto storie sulle sue frequentazioni.
« No, tesoro. – gli disse la donna. – quando vorrai me la farai conoscere. A meno che tu non l’abbia già. »
Harry arricciò le labbra. « Diciamo che dovrai apparecchiare per una quindicina di persone. » la prese in giro, con un mezzo sorriso.
« Esagerato! » lo burlò Gabriella.
« Il mio bambino ha molte donne ai suoi piedi! »
Fu un pomeriggio diverso per gli Styles, finalmente avevano conversato come una vera e propria famiglia. Harry, Gabriella e la signora Styles risero ad ogni battuta, mangiarono i biscotti e poi prepararono la cena insieme. 
« Vi voglio bene. » disse la donna, abbracciandoli.
 
***
Amy amava la sua città e soprattutto passeggiare, guardandosi intorno e fissando le vetrine dei negozi. Era diretta al Malik’s pub poiché doveva parlare con Zayn. Camminava a passo svelto, la borsa blu stretta a sé, masticando una gomma. Era uscita anche perché non aveva voglia di sentire le urla di sua madre e di suo padre nei confronti di Niall. Suo fratello aveva trascorso la notte fuori ed era tornato alle undici di mattina. Terrie era furiosa, lo aveva punito sequestrandogli la playstation e segregandolo a casa per i prossimi due mesi. Sapeva che poi alla fine si sarebbe fatto perdonare, però aveva preferito comunque uscire di casa ed evitare di sentire l’ira dei suoi.
Entrò nel locale e cercò con lo sguardo Zayn, trovandolo dietro il bancone.
« Ciao. » disse, avvicinandosi.
Il moro sorrise. « Amy! »
Non si erano più visti da quel giorno e c’era un po’ di imbarazzo da parte di lei, invece lui sembrava tranquillo.
« Un succo d’ananas. »
Zayn le posizionò un bicchiere di fronte e si allontanò per prender dal frigo il succo. Amy ne approfittò per accomodarsi a uno dei sgabelli, mise la borsa sul bancone e controllò Facebook. Sorrise ad una foto di Liam e Gabriella, scorse la home e diede un’occhiata alla bacheca di Harry.
« Ecco. » Amy alzò gli occhi e incontrò quelli di Zayn.
« Grazie. » disse gentile.
Vide il moro avvicinarsi all’attaccapanni e prendere il giubbino. Si alzò velocemente e lo raggiunse, se fosse andato via non avrebbero più parlato. Quindi gli poggiò una mano sulla spalla e Zayn si voltò.
« Volevo dirti che per me è tutto ok, so che in realtà non era tua intenzione…»
Zayn non la lasciò continuare, le fece segno di smettere. Sapeva a cosa si stava riferendo. In realtà si aspettava che sarebbe venuta a parlargli, ora che conosceva perché lo avesse respinto.
« Amy, mi dispiace averti baciato. »
La bionda sorrise dolcemente, non voleva rovinare il rapporto d’amicizia che era nato. Le piaceva parlare con lui, era un ragazzo d’oro. Si era divertita quel giorno che erano andati a fare shopping e avevano incontrato Niall. Era stata bene anche quando si era presentato sotto casa sua e avevano cucinato insieme a Terrie. A sua madre piaceva, tanto. Amy era conscia del fatto che se non avesse conosciuto Harry allora tra lei e Zayn non sarebbe andata così. C’era qualcosa però che l’attirava di verso Harry, forse il suo modo di fare, non riuscire pienamente a stare con lui, il suo sorriso e i suoi splendidi occhi color tempesta.
« Vi ho visti. »
Amy sbatté le palpebre, non capendo. « Eh?»
« Te ed Harry, ieri, qui dietro. » rispose, indicando con il capo il retro del locale.
« Cosa? » Amy non poteva crederci. Erano soli, com’era possibile?
« Non lo dirò a nessuno, non preoccuparti. »
In realtà Amy non stava neanche più ascoltando quello che gli stava dicendo. Zayn ora conosceva il suo segreto, o meglio, il loro. Se li aveva visti, allora aveva sentito anche di Harry e Olivia. Le cose si stavano complicando sempre di più e più persone erano a conoscenza di questa storia, più persone ne avrebbero sofferto. Doveva vedere Harry, dirgli tutto e poi parlare con Gabriella. Aveva voglia di piangere, o addirittura sprofondare il quel pavimento marrone scuro.
« Amy, non lo dirò a nessuno. » le ripeté.
La bionda si portò le mani sul viso. « Io…»
« Ascolta – le prese le mani e si abbassò un po’ per arrivare alla sua altezza. – Avevo capito che c’era qualcosa tra di voi. Proprio tu mi avevi detto che dovevi risolvere un problema e che non sapevi se dirlo o meno ad una persona a te cara  e io ho subito supposto fosse Gabriella. Poi, mi hai respinto e lì ho capito che c’era di sicuro qualcun altro nella tua testa. Ho chiesto consiglio ad Harry ed era strano, sembrava prima preoccupato, poi incazzato…e infine vi ho visti.  »
« Zayn… »
« Non devi giustificarti. Non dirò nulla, credimi. »
Amy annuì e lo abbracciò. Aveva ragione, Zayn era davvero un ragazzo d’oro. Si stava comportando d’amico e non lo avrebbe dimenticato. Gli doveva un favore e capì all’istante che la cosa migliore che avrebbe potuto fare era quella di aiutarlo con Consuelo. Sciolse l’abbraccio e sorrise con occhi lucidi.
« Grazie. »
Zayn gli sorrise. Era bella Amy, sarebbe stata una fidanzata perfetta per lui. Non le disse che in realtà era un po’ geloso di Harry, non le disse che nel momento in cui lei lo aveva abbracciato aveva sentito le farfalle nello stomaco.
« Quanto ti devo per il succo? »
«No, offre la casa. »
Amy ringraziò e dopo aver preso la borsa, salutò Zayn e tornò a casa. Era felice da una parte per aver chiarito con il moro, dall’altra parte però era anche rattristata poiché l’immagine di Harry e la Button insieme le faceva venir voglia di piangere. Nel tornare, le venne in mente quel giorno che Harry aveva scavalcato il suo balcone e avevano visto un film. Ricordò il ballo della scuola, il primo bacio a casa di lui e quello nei bagni della palestra.
Attraversò la strada ed entrò in casa. Salì in camera e aprì la portafinestra del balcone. Guardò fuori malinconica, sperando e immaginando che lui stesse per arrivare. Prese l’ipod e ascoltò la musica seduta sulla sedia lì fuori, tra le mani il dvd che Harry aveva lasciato. Una lacrima le carezzò la guancia. Piangeva spesso il quel periodo, non avrebbe voluto più farlo.
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazze come va? A me tutto bene anche se questa domenica è un po’ un casino. Volevo ringraziarvi per i commenti che mi avete lasciato e per i complimenti. Passando alla storia, questo non è un capitolo che mi piace molto, anche perché forse non l’ho scritto come davvero volevo. Spero che a voi piaccia, invece. Ci vediamo domenica prossima per il nuovo aggiornamento ;)

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** She doesn't want me ***




 
She doesn’t want me
 
 
« Celine, prendi un altro po’ di insalata.»
I Tomlinson avevano invitato la ragazza del figlio a pranzo, avevano saputo che era tornata dall’ospedale e le avevano preparato un buon banchetto per farle capire che le erano vicini. In realtà nessuno dei due sapeva della gravidanza di Celine e proprio per questo, Celine e Louis, avevano deciso di dirglielo. Delle voci alla porta d’ingresso la trascinarono fuori dalle sue preoccupazioni. Celine alzò lo sguardo e sulla soglia apparve la figura della nipote dei Tomlinson, Jessica, che aveva conosciuto lo stesso giorno che aveva incontrato Leeroy e Patrizia, insieme ad un ragazzo.
« Oh, ciao Celine, è da un po’ che non ci vediamo. »
Si avvicinò e le stampò un bacio sulla guancia. Jessica era così affettuosa anche se l’aveva incontrata solamente due volte.
« Non stringerla troppo! » disse Louis con voce strascicata.
Jessica si voltò verso di lui e sorrise. Mentre teneva Celine ancora prigioniera con un braccio, attraversò la stanza a grandi passi e diede a Louis una pacca sulla spalla.
« Lui è George, il mio ragazzo. » disse, indicandolo.
« Piacere. »
Celine voltò la testa per vedere in faccia il ragazzo. « Il piacere è tutto mio. » e allungò la mano per stringerla.
George aveva i capelli castani e ondulati, gli occhi scuri. Si somigliavano lui e Jessica da sembrare fratelli. Stavano insieme da circa sette anni e presto si sarebbero sposati.
« È già arrivato il fornitore? » chiese George prendendo posto accanto a Leeroy, che stava bevendo del vino, per nulla toccato dalla confusione che si era venuta a creare con l’arrivo dei due.
« Caspita, già avete chiamato la fabbrica? » chiese Louis.
Celine non stava capendo nulla, però preferì ascoltare e non intromettersi.
« Finisci di pranzare – disse Leeroy guardando suo figlio con occhio critico. –Sei dimagrito. Non te lo puoi permettere con il lavoro che fai. »
Poi diede finalmente attenzione a George. Louis allungò una mano per afferrare un bel pezzo di polpettone dal piatto della ragazza e se lo mangiò in un sol boccone.
« Leva le mani dal suo piatto –l’ho rimproverò Leeroy senza voltarsi. –ce ne dell’altro in cucina. »
Celine era divertita da quella scena, Louis sembrava esser diventato di nuovo un bambino dispettoso e suo padre lo rimproverava per le sue malefatte. Chissà come avrebbero preso la notizia che il loro adorato figlio sarebbe diventato padre.
Trascorsero altro tempo a chiacchierare con Jessica e George fino a quando non se ne andarono per impegni lavorativi. E fu lì che Louis la guardò con dolcezza per farle capire che era arrivato il momento. Annuì e chiese un minuto per andare in bagno. Chiuse la porta alle sue spalle e si osservò allo specchio: era felice, i Tomlinson erano delle brave persone e sarebbero stati degli ottimi nonni; nello stesso tempo, però, aveva le gambe che le tremavano, perché temeva che l’avrebbero presa male, com’era successo con i suoi. Alzò la maglietta e si mise di profilo allo specchio. Non aveva molta pancia, però c’era un piccolo rigonfiamento e sorrise nell’osservarlo. Si accarezzò il ventre e decise in quell’istante che era arrivato il momento per svelare a tutti il suo stato. Un bambino era una benedizione, quel bambino avrebbe cambiato la sua vita. Ripensò a tutte le difficoltà e a quanti pianti aveva assorbito il suo cuscino, da quel giorno tutto sarebbe stato diverso. Non le importava chi avrebbe approvato o meno, l’importante era che Louis le stesse vicino e questo le bastava.
Uscì dal bagno e raggiunse i Tomlinson in salotto.
« Leeroy – lo chiamò un po’ tesa – Patrizia, io e Louis dobbiamo parlarvi. »
I due alzarono lo sguardo e sorrisero, incitando la ragazza a proseguire. Louis, invece, si alzò dal divano e si avvicinò alla sua ragazza, mettendole un braccio attorno alle spalle.
« Aspetto un bambino. »
Per pochi secondi ci fu il silenzio, poi Patrizia si alzò e andò ad abbracciare Celine, con le lacrime agli occhi per l’emozione. Leeroy fece lo stesso con il figlio e poi si scambiarono.
« Sono felice, diventerò nonna e…» non riusciva a parlare.
« Congratulazioni! » continuò per lei, suo marito.
Leeroy e Patrizia avevano avuto la reazione che Celine avrebbe voluto avere dai suoi genitori. Già stavano parlando di matrimonio, di comprare una casa, prendere le prime cose per il bambino. Patrizia, inoltre, si era offerta di accompagnarla a tutte le visite che doveva fare. Celine era felice di avere almeno i Tomlinson dalla loro parte.
« Come l’ha presa Louis? » chiese Leeroy curioso.
Celine aprì e chiuse la bocca. Non sapeva cosa dire.
« L’abbiamo scoperto insieme, Celine ha fatto il test ed eravamo super felici. » mentì.
La ragazza si voltò verso Louis e lo ringraziò con un sorriso. Aveva mentito per non metterla in difficoltà e questo non faceva altro che convincerla ancora di più, di avere al suo fianco una persona fantastica.
Fu una bella giornata per i due neo-genitori. Celine trovò il coraggio anche di chiamare la sua famiglia e dir loro che anche i Tomlinson ora conoscevano la verità. Trovava ancora una distanza e una freddezza dall’altra parte del telefono, però non le importava. Sua madre la liquidò con la scusa della riunione della comunità, dove Celine aveva partecipato diverse volte, però non le chiese di andare e sapeva bene perché: non voleva che nessuno sapesse della sua gravidanza al di fuori del matrimonio. Poi aveva chiamato Luther per ringraziarlo di non aver detto nulla a Louis il giorno delle regionali. Lui le chiese di incontrarla per parlare un po’ e che non aveva da preoccuparsi poiché i suoi interessi non erano quelli che i Brums speravano. In poche parole le confessò di essere omosessuale e invitò all’appuntamento anche Louis, rassicurando Celine che non avrebbe detto nulla e avrebbe finto di essere un suo vecchio amico.
 
 
 
 
***
 
 
La palestra era affollata, per usufruire degli attrezzi e delle panche si doveva fare la fila e lo stesso per i pesi. La struttura era organizzata su due piani. Al piano inferiore c’era la piscina olimpionica con i rispettivi spogliatoi; mentre al piano superiore lo spazio era suddiviso in quattro zone principali: una prima per la sala degli attrezzi, una seconda per i corsi di zumba e pilates, una terza ed una quarta per la danza classica e moderna.
Harry veniva poche volte in palestra, anche perché la maggior parte del tempo lo trascorreva a scuola con gli allenamenti di calcio. Louis li sfiniva e consumava tutte le loro energie, era più che normale concedersi dei giorni di riposo. Però, quel pomeriggio, aveva deciso di andarci perché doveva cacciare via tutta la tensione e il nervosismo che aveva accumulato in quei giorni. Se avesse saputo, però, che era così affollata, avrebbe fatto una corsa per il parco.
Mancavano solo due ragazzi e poi sarebbe stato il suo turno.
« Harry! »
Quando si voltò fu sorpreso di vedere Zayn, anche perché era sicuro che un luogo come quello non fosse del suo genere.
« Zayn…»
« Ti va di allenarci insieme? »
Harry aggrottò la fronte, era sorpreso da tale proposta. Fece finta di niente e annuì. Guardò per un attimo come si era vestito: indossava una felpa nera, troppo pesante per fare esercizio, e dei pantaloncini da calcio. Era la prima volta che metteva piede in palestra e Harry non potette fare a meno di sorridere. In realtà quello che Harry non sapeva era che Zayn lo aveva seguito quel giorno, ed era vestito in quel modo solo per casualità. Voleva parlare con lui, dirgli che sapeva la verità.
« Ok. » disse, poco convinto.
Il riccio si accomodò sulla panca e iniziò a fare la sua serie, Zayn invece aveva preso posto ad una panca di fronte a quella di Harry.
« Niall non è venuto? »
Harry scosse la testa.
« Non viene mai in palestra? »
Scosse nuovamente la testa.
« Capito. »
Intanto si erano concessi il primo minuto di pausa dopo una serie. Harry si sistemò i capelli e perlustrò con lo sguardo la stanza, per vedere quale attrezzo si fosse liberato. Zayn seguiva tutti i suoi movimenti, sembrava la sua ombra.
« Ho deciso di partire. » disse Zayn ad un tratto, riuscendo finalmente ad avere l’attenzione di Harry.
« E andare dove? »
Zayn si perse ad osservare due ragazzi che alzavano pesi con fatica.  « In Spagna. » sussurrò vitreo.
Aveva messo un po’ d’ordine nella sua testa e aveva capito che amava ancora Consuelo e non voleva perderla. Era stato uno sciocco a baciare Amy e ancora di più a lasciare Consuelo all’aeroporto quel giorno senza voltarsi indietro. Le mancava: le sue chiamate, il suo accento strano, il profumo dei capelli… Non voleva lasciare Londra per sempre, anzi. Qui aveva il Malik’s pub, una famiglia, gli amici, però ne avrebbe fatto a meno per un po’, giusto il tempo per rimettere le cose al loro posto e poi ritornare senza rimpianti.
Harry mise a terra l’asta con i pesi e si rivolse all’amico. « Per Consuelo? »
Il moro annuì. « Mi manca. »
Harry fu felice di sentire quelle parole. Aveva temuto, per un momento, che Zayn avesse potuto portargli via Amy.
« Stai facendo la cosa giusta. »
A Zayn gli venne un mezzo sorriso. « Credo proprio di si! –poi si avvicinò a Harry –anche perché così avrai campo libero. »
Harry  alzò un sopracciglio. « Come? »
« Ho parlato con Amy, ieri. »
Harry ancora non riusciva a capire, perché nessuno gli parlava mai in modo chiaro?
« Vi ho visti quella sera nel retro. » continuò Zayn.
« Cosa intendi dire? » si stava innervosendo.
« Harry, non sono stupido. A te piace Amy e ti assicuro che sei ricambiato. »
Rimase spiazzato da tale affermazione. Rifletté qualche secondo sulle sue parole e poi si avvicinò rabbioso. « Cazzo Zayn, se non la finisci di dire stupidaggini, non sarò in grado di controllarmi. »
Il moro alzò le mani, in segno di resa. « Calmati, ti stai scaldando troppo. Ho solo detto quello che ho visto. »
Harry lasciò lì cadere la conversazione poiché lasciò la stanza e si avviò per gli spogliatoi. Voleva tornarsene a casa. Ora che Zayn li aveva scoperti, non aveva altra scelta che dire la verità alla sua famiglia, a Niall e a Gabriella. Solitamente Zayn era un tipo che si faceva gli affari suoi, però non poteva sapere fino in fondo se potesse fidarsi. Poteva dire a Niall che aveva intrapreso una “frequentazione” con sua sorella nello stesso momento in cui stava con la Button.
Si cambiò velocemente, però Zayn già lo aveva raggiunto.
« Harry! »
« Che vuoi? » urlò scontroso.
« Siamo amici. Non lo dirò a nessuno. »
Harry si lasciò andare sulla panca rossa dello spogliatoio e si portò le mani tra i capelli. « Ho troppi segreti, con troppe persone. »
« Vuoi parlarne? »
Eccome se ne avesse voluto parlare, anzi avrebbe voluto dire tutto a tutti. Buttò la testa all’indietro e sbuffò sonoramente. « Lasciamo stare che è meglio. »
La conversazione si concluse così. Ritornarono in sala e continuarono ad allenarsi ognuno per sé. Non avevano smesso di parlarsi, però evitavano di farlo. Harry trovò conforto solo quando mise alle orecchie le cuffie e si lasciò trasportare dalla musica e dal tappeto. Venne distratto solo dalla mano di Zayn che gli aveva afferrato un braccio. Tolse una cuffia e gli diede attenzione.
« Vado via, ci si vede. »
Harry annuì.
Prima però che potesse ritornare alla corsa, Zayn lo afferrò di nuovo. « Ah, ricorda. Lei non vuole me! »
 
***


 
Liam aveva definitivamente chiuso con Bill e suoi amici. Aveva avuto il coraggio, grazie a Gabriella, di denunciarli alla preside e ora gli sembrava così strana quella tranquillità che avvolgeva le sue giornate. Più volte gli era capitato di incontrarlo per i corridoi della scuola o fuori, però il ragazzo abbassava il capo e cambiava direzione. Liam era di animo buono e quindi in cuor suo li aveva già perdonati per tutti quegli anni di sofferenza. Ora stava bene, aveva Gabriella e non poteva chiedere di meglio.
Posizionò l’ultima foto sulla parete e si allontanò di un passo per dare un’occhiata. Aveva ricreato nella sua stanza una parete dei ricordi come quella del Malik’s pub. Al centro aveva messo la foto che Zayn gli aveva dato quando era andato a ringraziarlo. Era stropicciata e rincollata. Si aprivano, poi, dei raggi e ad ognuno di essi era messa una foto: la panchina del parco, la fontana, il Dorset Pizza, il ballo scolastico, il cinema…
« Liam, tesoro, è pronta la cena. »
Non aveva sentito sua madre entrare nella stanza.
« Eccomi. »
Scesero le scale e andarono in cucina. Da quando suo padre era tornato in carcere, sua madre appariva più rilassata e questo lo tranquillizzava. Quella sera aveva preparato uno dei suoi piatti preferiti: pollo con patate al forno.
Si accomodarono a tavola e iniziarono a mangiare, silenziosamente. Liam controllò il telefono, era un po’ in ansia. Gabriella era stata convocata, quel pomeriggio, a scuola perché alcuni esperti l’avevano vista alle regionali ed erano rimasti estasiati dalla sua eleganza e dalla sua eccellente bravura. Avrebbe voluto accompagnarla, però lei si era rifiutata perché non voleva che Liam lasciasse sua madre a cena da sola, come se gli altri giorni li passasse in compagnia. Aveva promesso al suo ragazzo che sarebbe venuta a trovarlo appena l’avrebbero lasciata andare.
« Stai studiando per gli esami? »
Liam alzò lo sguardo. « Si. »
« Hai già deciso quello che vuoi fare dopo la scuola? »
« Ci sto ancora pensando. »
La donna annuì e si versò dell’acqua. « Possiamo fare delle ricerche se vuoi, o magari chiedere a qualcuno. »
Liam ringraziò mentalmente sua madre per preoccuparsi così tanto per lui. Sapeva che era fortunato in questo, molti genitori se ne fregavano dei figli.
« Ok. »
Aiutò sua madre a sbarazzare tavola quando finirono e poi risalì in camera per continuare il suo lavoro. Gli mancava ancora un’ultima foto da attaccare : il terrazzo della scuola, quando aveva raccontato tutto di sé a Gabriella.
Si stese sul letto e incrociò i piedi. Accese internet sul telefono ed entrò su Facebook. Harry gli aveva inviato un messaggio.
 
Gabry è con te?
 
Liam scrisse veloce la risposta.
 
No, è a scuola.
 
Harry era online quindi subito né approfittò, della mancanza della sorella, per parlare con Liam.
 
Mi sto incasinando la vita. Dovrei farmi perdonare da una persona, cosa dovrei fare?
 
Liam subito capì a chi si stava riferendo e da chi si doveva far perdonare. Pensò un attimo a cosa doveva scrivere e poi sbuffò senza trovare nessuna soluzione. Era lui quello che aveva avuto più relazioni a scuola, era lui quello che aveva esperienza, era lui quello bello e affascinante…poi però gli venne da ridere. Amy non era di quelle ragazze che gli sbavavano dietro, Amy era diversa e ora il grande Harry Styles si trovava in difficoltà e non potendo chiedere aiuto né a Niall e né a sua sorella aveva chiesto consiglio a lui.
Non saprei, però puoi fare un gesto carino… che ne so, magari scriverle un biglietto.
 
Harry lo ringraziò e abbandonò la conversazione poiché Liam lo avvisò che era suonato il campanello e poteva essere Gabriella. Scese le scale e la trovò già in cucina a parlare con sua madre. Quando lo vide gli saltò addosso.
« Gli sono piaciuta! »
Liam sorrise, ancora tenendola tra le braccia. « Congratulazioni!»
La serata trascorse tranquilla e Liam e Gabriella, insieme alla signora Payne, cercarono su internet diversi college. I due erano intenzionati a sceglierne uno uguale o anche vicino così potevano vedersi.
Quella sera tutti andarono a dormire con il sorriso, anche se Harry era ancora confuso su quello che dovesse fare. Lasciò che i sogni lo aiutassero.
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazze e buona domenica. Questa settimana è stata un po’ difficile per me e quindi ho scritto il capitolo ma non  mi piace realmente. Volevo ringraziare infinitamente le persone che continuano a commentare la storia, anche se sono poche rispetto a tanto tempo fa, beh pazienza!
Un abbraccio va a tutte voi e vi auguro Buon Natale!
 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Roses and slaps ***





Roses and slaps

Quella mattina alla London High School, Amy si sentiva osservata. Tutti i compagni della sua classe, mentre passeggiava per i corridoi, la guardavano e poi bisbigliavano qualcosa nell’orecchio del compagno di fianco. Non ci aveva fatto caso all’inizio, glielo aveva fatto notare Gabriella. Le infastidivano quei sguardi, per non parlare dei sorrisetti e delle battute che a stento riusciva a sentire. Cosa avevano da guardare? Subito si era diretta in bagno per controllarsi allo specchio e costatò che non aveva nulla di strano, era sempre la solita Amy. Chiese a Gabriella se ne sapeva qualcosa, e anche la sua migliore amica le rispose che non ne sapeva niente e voleva, come lei, scoprire perché tutto questo interessamento nei suoi confronti. La risposta le arrivò quando varcò la porta della classe e trovò sul suo banco una cinquantina di rose rosse. Rimase a bocca aperta e fissava i fiori con i piedi ben piantati al pavimento: chi poteva essere stato, era uno scherzo?
Gabriella la prese sottobraccio e si avvicinarono al banco. Le rose erano di un brillante rosso e emanavano un profumo che si era disperso in tutta l’aula. Sopra di esse c’era un bigliettino.
« Chi te le ha regalate? » chiese Gabriella, ancora sorpresa.
Amy non rispose, allungò la mano e prese il biglietto. Aveva timore di aprirlo. Alzò lo sguardo per cercare quello di Gabriella, però trovò tantissimi paia d’occhi che la osservavano, speranzosi di conoscere chi le avesse fatto quella sorpresa. Aprì il biglietto e il cuore iniziò a battere veloce.
 
Scusa, sono stato un disastro con te. Iniziamo da qui, oggi stesso dirò tutta la verità, oggi stesso io scelgo te e non m’importa se sarà difficile, farò in modo che tra di noi funzioni, perché io mi sono innamorato di te Amy Horan!

 
Gabriella si avvicinò per sbirciare. « Questa è la scrittura di mio fratello! »
Amy sbiancò e le morirono le parole di bocca. Si, il biglietto era di Harry e le aveva appena detto che si era innamorato di lei. Era felice, aveva voglia di piangere per la gioia e nello stesso tempo correre da lui e baciarlo. Però, come aveva scritto lui, le cose non sarebbero state così semplici e quindi doveva aspettare, aspettare che lui dicesse tutta la verità a sua sorella.
« Amy? » Gabriella voleva avere delle risposte.
La bionda abbassò il capo e mise il bigliettino in tasca. « Non è firmato. » riuscì a dire, giustificandosi sul fatto che lei non sapeva chi le avesse fatto una tale sorpresa.
Gabriella mise le mani sui fianchi. « Vuoi prendermi in giro? –indicò il biglietto nella tasca dell’amica. –Quello te lo ha scritto Harry. » era convinta.
Tutti guardavano la scena interessati, come se avessero dinanzi uno schermo con una delle scene più salienti di un telefilm.
Peccato che il tutto venne interrotto dall’arrivo della professoressa. « Sedetevi!»
Tutti presero posto e la Button si soffermò sul banco colmo di rose di Amy. Le gambe iniziarono a tremare e si morse il labbro con stizza.
« Di chi sono queste rose? » domandò urlando.
Un ragazzo seduto al primo banco indicò Amy con lo sguardo. « Qualcuno le ha portate alla Horan.»
Amy in quel momento avrebbe voluto sprofondare.
« Ci sei riuscita….» disse a denti stretti.
Amy preferì non parlare, anche perché non voleva peggiorare la situazione.  Maledì per un secondo Harry per aver scelto il luogo meno adatto e soprattutto l’ora  meno adatta per farsi perdonare in quel modo. Al ragazzo non piacevano le cose semplici.
« Lui mi ama, me lo ha detto una sera che è venuto da me.»
Amy sapeva che stava dicendo quelle cose per avere una reazione da parte sua e così non si lasciò influenzare da quelle parole. Harry non l’aveva mai amata, Harry si era innamorato di lei ora.
Diversamente, Gabriella, rimase a riflettere sulla risposta appena data dalla professoressa. Chi era costui, suo fratello? Impossibile non poteva aver intrapreso una relazione con la Button, anche se ora molti punti erano più chiari, però si rifiutava di accettarlo.
« Sei un’illusa! »
Gabriella capì che le cose si stavano mettendo male e subito prese il telefono dalla borsa, pronta per chiamare Liam non appena qualcosa fosse degenerato.
La Button si avvicinò al banco che condivideva con Amy e prese una rosa, la osservò e poi la scagliò con forza alla lavagna. Sobbalzarono tutti, Amy deglutì spaventata.
« Alzati! » urlò la professoressa rivolta alla ragazza.
Amy guardò Gabriella in cerca di aiuto, ma l’amica sembrava impegnata a scrivere qualcosa al cellulare. Si alzò lentamente e fece cadere la sedia all’indietro a causa dei movimenti goffi resi tali per la paura.
La Button le tirò uno schiaffo sul viso, sotto lo sguardo terrorizzato di tutta la classe. Amy tremava e portò una mano alla guancia. Gabriella avvisò Liam di quello che stava accadendo in classe e gli scrisse di essere veloce e di avvisare la preside, Niall e Harry.
« Sei una stupida! » urlò.
Con un gesto poco carino buttò giù tutte le rose dal banco. Prese Amy per un braccio e la fece raggiungere la lavagna.
« Ora facciamo un gioco. » disse, sorridendo.
Erano tutti impietriti, Gabriella continuava a scrivere a Liam, perché non arrivava?
Amy aveva paura, quella donna era una pazza, come aveva fatto Harry a stare con lei? Prese un paio di forbici dal cassetto e si avvicinò al banco, raccolse le rose e tagliò a tutte la testa.
«Amy, chi te le ha regalate queste rose? » domandò con finta gentilezza.
La guardò sorridente, tagliando altre rose.
« Lo sai. » sussurrò Amy, sperando che non le chiedesse il nome.
Olivia iniziò a ridere, buttò la testa all’indietro e appoggiò le forbici sul banco. « No, no, no. »
Si alzò, fece il giro dell’aula continuando a scuotere il capo e a ridere isterica. Prese il gesso e scrisse a lettere cubitali un grande “No” alla lavagna.
« Risposta sbagliata! » e le tirò un altro schiaffo, questa volta però Amy batté con la testa alla lavagna.
 
***
 
 
 
 
Appena aveva ricevuto il messaggio della sua ragazza, aveva lasciato l’aula ed era corso dritto in presidenza. La preside Coral non c’era e così raggiunse il secondo piano e bussò forte alla porta. Quando gli fu dato il permesso di entrare, aveva uno sguardo spaventato e Niall subito se ne accorse. Liam si rivolse direttamente ai due.
« Niall, Harry dovete venire con me. »
I due ragazzi erano straniti, però vedendo lo sguardo preoccupato di Liam si alzarono e uscirono dall’aula indifferenti al professore di storia che sbraitava poiché non aveva dato loro il permesso di uscire.
« Dobbiamo andare giù, la Button è uscita di senno. Ha preso Amy di mira!»
Niall sbiancò. « Cosa? »
Harry portò una mano sulla fronte. Aveva combinato un vero e proprio guaio. Quel giorno lo avrebbe ricordato sempre, avrebbe dovuto dare delle spiegazioni a più persone, soprattutto a Niall e a sua sorella. Ora però quello che lo preoccupava di più era cosa stesse facendo quella pazza a Amy, perché sapeva quello che era capace di fare, come quel giorno che aveva rinchiuso suo figlio per gelosia. Veloci scesero le scale e Harry cambiò direzione, prendendo la strada del portone principale.
« Dove stai andando? » chiese Niall, allarmato.
« Entro per la finestra. »
Liam e Niall raggiunsero di fretta l’aula e spalancarono la porta, trovando la professoressa con un paio di forbici in mano e Amy seduta a terra, dietro la lavagna. Erano tutti terrorizzati e Niall si avvicinò cauto alla sorella, però venne fermato dalla professoressa.
« Dove credi di andare Horan? »
Niall non voleva farla arrabbiare, non sapeva cosa avesse spinto la donna ad essere così aggressiva con Amy. « La prego, lasci in pace mia sorella. »
Amy guardò Niall con occhi pieni di lacrime, non avrebbe voluto coinvolgerlo in tutto questo. Gabriella cercò conforto in Liam che intanto l’aveva raggiunta e aveva chiesto dei gambi di rose sul banco. Aveva subito capito che si trattava dello zampino di Harry, anche perché ne avevano parlato la sera prima. Quello che però non riusciva a comprendere era perché ora la professoressa aveva avuto una reazione del genere. Intravide Harry fuori la finestra e annuì per consentirgli di entrare in aula, dato che la Button sembrava impegnata a parlare con i due Horan.
« Amy è una brava ragazza, non se la prenda con lei. »
Olivia alzò lo sguardo e sorrise. « Tua sorella è un’illusa. »
Niall non capiva a pieno le sue parole. « Come scusi? »
« Olivia…»
Tutti si voltarono in fondo all’aula. Harry avanzava lentamente.
« Tu, tu! » era adirata, furiosa.
Harry deglutì e diede un’occhiata alle rose, tutte spezzate, che aveva comprato quella mattina per la sua Amy. Non riusciva a sopportare l’idea di vederla lì, dietro la lavagna, terrorizzata e con le lacrime agli occhi. Si sentiva colpevole, perché l’unico ad avere la colpa era proprio lui. Guardò Gabriella e Liam e si scusò mentalmente con sua sorella, sapeva che sarebbe stato difficile d’ora in poi farsi perdonare da lei. Poi guardò il suo migliore amico e chiese scusa, mentalmente, anche a lui, perché gli aveva tenuto nascosto l’amore e il sentimento che pian piano stava nascendo per sua sorella Amy.
« Metti le forbici sul banco. » disse con calma e sperando che lo ascoltasse.
Non aveva un piano, stava improvvisando tutto. Il suo obbiettivo era quello di riuscire a distrarre Olivia e far in modo che Niall tirasse da lì Amy e la portasse fuori dall’aula. Non aveva paura di Olivia, doveva essere rinchiusa, era una donna malata.
« Perché? Perché hai scelto lei? » urlò e scoppiò in lacrime, come una bambina.
Harry sentiva tutti gli sguardi addosso, sapeva che in quel modo sarebbe uscita fuori la verità. Preferì non guardare Gabriella, né Niall. Tenne lo sguardo fisso su Olivia.
« Metti le forbici sul banco. » ridisse, con più convinzione.
« Tu mi ami! » si avvicinò di un passo.
« Olivia, metti le forbici sul banco. »
La professoressa annuì e lasciò cadere le forbici a terra. Poi raggiunse Harry e lo abbracciò. Il ragazzo era teso, rigido e approfittò per dire con il labiale a Niall di prendere Amy.
L’amico subito scattò dietro la lavagna e prese sua sorella per un braccio. Veloci lasciarono l’aula e Niall, come mai aveva fatto, abbracciò sua sorella e le promise che la Button avrebbe pagato per come l’aveva trattata. Chiamò sua madre e non lasciò mai la mano di sua sorella fino a quando Terrie non arrivò a scuola.
Intanto Harry riuscì a far sedere la Button e Liam chiamò dei professori per spiegare cosa fosse successo e portare via di lì la professoressa. Gabriella era paralizzata e guardava schifata suo fratello; Harry, aveva la testa che gli doleva e avrebbe voluto spiegare tutto a tutti in quel momento anche se necessitava di vedere Amy e sapere come stava. Quando però lasciò l’aula, la ragazza era già andata via e Niall pareva essere andato con lei. Solo Liam, diviso tra calmare Gabriella e  spiegare l’accaduto agli altri professori, gli si avvicinò e gli diede una pacca sulla spalla.
« Ci sono. »
Harry lo ringraziò con un sorriso. « Ti prego, aiutami con mia sorella. »
« Ti perdonerà, anche se non ho ancora ben capito cosa hai fatto. »
Harry sorrise a quella risposta, era così semplice parlare con lui. Tirò un lungo respiro e ritornò in aula.
« Dobbiamo parlare, Gabriella. »
 
 
 
 
***
 
 
 
Louis aveva avuto modo di conoscere Luther un giorno che era andato con Celine a prendere un caffè al centro commerciale. Luther si rivelò una persona deliziosa, divertente e soprattutto disponibile ad aiutarli con i Brums. Celine non era molto convinta della cosa, conosceva i suoi genitori e niente al mondo avrebbe potuto farli cambiare idea. Ci aveva provato più volte, aveva parlato a cuore aperto a sua madre di quanto amasse Louis e dovevano dare modo a lui di farsi conoscere poiché solo in quel modo avrebbero capito che tipo di ragazzo aveva al suo fianco. Louis, però, tutto questo non lo sapeva. E così, all’insaputa di Celine aveva chiamato Luther e si erano incontrati in un bar per parlare e aveva intenzione di andare dai Brums a chiedere la mano della figlia.
Avevano suonato al campanello e aspettavano sul pianerottolo che qualcuno li aprisse. Luther era abbastanza nervoso, mentre Louis era tranquillissimo.
« Salve. » salutò Louis non appena la signora Violet aprì.
« Ciao Louis – disse un po’ frastornata, non si aspettava una sua visita. – Oh, Luther! » continuò non appena vide il ragazzo dietro il fidanzato della figlia.
Luther ricambiò cortese il saluto.
« Possiamo entrare? » chiese Louis spavaldo.
Violet sospirò appena, aprì di più la porta e fece entrare i due facendoli accomodare in salotto. Chiese loro se volessero una tazza di the, ma entrambi rifiutarono. Louis chiese di Carl, doveva parlare anche con lui, però la donna disse che si trovava a lavoro e non sarebbe arrivato prima di cena. Ci fu un momento di silenzio che venne poi interrotto da Luther.
« La trovo bene signora Brums. »
Violet sorrise al complimento. « Ti ringrazio Luther. »
« Non voglio perdermi in chiacchiere, dato che suo marito non c’è allora parlerò con lei. » Louis ebbe l’attenzione della donna.
« Ti ascolto. »
Louis strofinò le mani alle ginocchia. Non aveva mai affrontato discorsi del genere, poteva sembrare imbarazzato ma non lo era affatto. Celine e il bambino erano il suo futuro e aveva intuito che c’era qualcosa di strano nel comportamento dei Brums nei confronti suoi ma soprattutto della figlia. Non gli interessava piacere alla gente, né tanto meno a Violet e Carl, però detestava il fatto che Celine non parlasse “sinceramente” con sua madre, non in un periodo così delicato e difficile per lei. Violet aveva l’obbligo di madre di aiutare sua figlia.
« Non abbiamo avuto modo di conoscerci prima, però le assicuro che io ci tengo davvero a Celine. »
Violet accavallò le gambe e annuì.
« Celine è tutta la mia vita, è una donna fantastica e credo sarà, anzi ne sono sicuro, sarà un’ottima madre. »
Luther annuiva alle parole di Louis, anche perché già ne era a conoscenza. Aveva deciso di aiutarlo perché sapeva di avere una certa influenza con i Brums e sperava di poter aiutare Celine che era stata così gentile con lui.
« Amo vostra figlia e intendo sposarla e fare in modo che non le manchi nulla, né a lei né al bambino. Le prometto, signora Violet, che le starò sempre accanto. »
Violet parve commuoversi a quelle parole perché capì che Louis tenesse realmente a sua figlia. Costatò in quell’istante perché Celine ne parlava sempre bene di Louis e comprese anche il motivo per cui non accettava l’idea di scegliere Luther. Si era comportata male con Celine, lo sapeva, però le serviva del tempo per accettare la cosa, anche se questo pareva un buon inizio.
« Le sarà difficile credermi, però le chiedo di fidarsi di me. »
« Va bene, Louis. » disse la donna alzandosi.
Louis la imitò e si abbracciarono amichevolmente. Non era poi così male, non come l’aveva descritta Celine.
« Mi faccia un favore, non dica niente a sua figlia di questa mia uscita. »
« Oh, no. Terrò la bocca chiusa. »
« Sa, ora lo gradirei un the. » disse soddisfatto e più rilassato di prima.
Luther scoppiò a ridere. « Lo prepara anche per me? »
Violet sorrise cordiale. « Certo. » e si dileguò in cucina.
Luther si congratulò con Louis per essere riuscito nella sua impresa. Avrebbe voluto incontrare una persona così, sarebbe stato un compagno perfetto se solo fosse stato gay. Louis era divertente, solare, dolce e di ottima compagnia. Celine avrebbe trascorso delle belle giornate al suo fianco e Luther sperò che il bambino o la bambina avrebbe preso quel lato del carattere del padre.
Violet servì loro del the e chiacchierano a lungo. Louis se ne andò prima che arrivasse Celine. Quando quest’ultima si accomodò a tavola per la cena, Violet le chiese se avesse voluto invitare una sera, Louis a cena e Celine ne fu sorpresa. Violet si scusò con lei per essersi intromessa nella sua vita sentimentale e per averla giudicata senza prima comprenderla o aiutarla in uno dei momenti più belli della vita di ogni donna. A Celine si riempì il cuore di gioia e andò a dormire serena.
Quando Carl tornò a casa da lavoro, Violet gli raccontò tutto e l’uomo parve meravigliarsi del comportamento di Louis, del tutto inaspettato. Raccontò al marito di quanto quel ragazzo amasse la loro adorata figlia e come avevano sbagliato a giudicarlo senza prima conoscerlo. Carl parve convincersi dalle parole della moglie e fu d’accordo di farlo venire a cena una sera per conoscerlo meglio.
Era stata una giornata alquanto strana: Celine, finalmente aveva trovato la pace; Harry non aveva chiuso occhio e l’unico suo pensiero fisso era Amy; Niall aveva dormito con sua sorella quella notte e l’aveva tenuta stretta a sé, calmandola; Gabriella era arrabbiata e delusa dalle persona a cui più teneva.
Alla fine tutti presero sonno, chi tra pianti, chi tra dolci sogni.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Buona domenica e buone feste a tutti. Prima di parlare del capitolo volevo scrivere un mio pensiero. Ero eccitata all’inizio di continuare questa storia, però vedo che le recensioni si riducono a due o tre  e questo davvero mi rende impossibile continuare. Io da esse ricevo molto sostegno e ho deciso di riprender proprio per le belle parole che mi avevate scritto.
Passando alla storia, questo è un capitolo molto forte e da qui che inizieranno i veri problemi. Tutto si complica e spesso le cose non sono poi così semplici da rimettere a posto.
Ringrazio infinitamente le ragazze che mi recensiscono la storia e quelle che la mettono tra seguite, preferite e ricordate.
Un bacio e alla prossima : )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Everything is complicated ***




Everything is complicated
 
 
 
 
Niall aprì per l’ennesima volta il portone di casa e fece accomodare Gabriella e Liam in salotto. Seduto sul divano c’era Harry.
Quella mattina nessuno era andato a scuola, tutti preoccupati per Amy e ansiosi di andarla a trovare. La prima ad arrivare a casa Horan era stata Maryssa che saputa la notizia si era catapultata dal suo ragazzo e lo aveva trovato seduto dietro la porta della camera di sua sorella. Amy stava dormendo e lui sorvegliava la stanza come se fosse il responsabile di una bambina malata. Lui non aveva proferito parola e Maryssa aveva capito che era furioso, incavolato nero con il suo migliore amico. Infatti quando, poco tempo dopo, Harry aveva suonato al campanello era stata lei ad aprirlo, poiché Niall preferiva non vederlo.
« Dove è Amy? » chiese Gabriella.
« Sta riposando nella sua stanza e vi chiedo cortesemente di andare via. Sarà lei a farsi vedere quando avrà superato lo shock. » rispose con tono freddo e con occhi vitrei.
Harry si alzò. « Niall io devo vederla! »
Il biondo si voltò verso l’amico. « Te lo ripeto di nuovo: sarà mia sorella a farsi vedere. »
Liam capì la situazione e mise una mano sulla spalla del riccio e cercò di avvicinare lui e Gabriella al portone. Non potevano fare nulla, Niall era arrabbiato e discutere non sarebbe servito a vederla Liam era sicuro che il giorno seguente Amy sarebbe venuta a scuola e lì avrebbero chiarito. Però né Gabriella, né Harry erano intenzionati a lasciare la casa.
« Sono la sua migliore amica, ti prego, devo parlare con lei. »
Niall scosse la testa. « Mi dispiace Gabriella, so che non è colpa tua e ti ringrazio per averci avvisato tramite Liam, ma ora Amy deve riposare. Voglio che questa sia per lei una giornata tranquilla, capisci? »
Gabriella annuì. « Si. Permettimi di parlare con lei – si avvicinò a Niall e gli poggiò le mani sulle spalle, per guardarlo meglio negli occhi. –solo io! »
Niall rilassò tutto il corpo e abbassò il capo. Era furioso con Harry ma non poteva colpevolizzare anche sua sorella. Gabriella era sempre stata una buona amica per Amy e sapeva che stava sbagliando a non fargliela vedere, ma preferiva così anche perché dopotutto anche Harry aveva il diritto di chiarire con lei. Voleva solo che Amy trascorresse una giornata in perfetta tranquillità, lei e lui, in famiglia con i genitori.
Si staccò dalla presa della ragazza. « Domani potete parlare e vederla per quanto tempo vorrete. Ora, per favore, lasciateci soli. »
Gabriella annuì afflitta e si avvicinò a Liam, triste. Harry era l’unico che ancora non si era arreso. Doveva vederla, sapere come stava e soprattutto voleva abbracciarla, dirle che tutto sarebbe andato a meraviglia ora che aveva scelto lei e che si era innamorato per la prima volta. Aveva una sensazione strana allo stomaco che non aveva mai provato. Sapeva di aver sbagliato ma Niall non poteva comportarsi così, non se ne era mai fregato di Amy ora faceva il prezioso e quello possessivo.
« Niall! »
« Harry non mi interessa. Ora andate via! » spinse tutti vicino all’ingresso e aprì la porta.
Gabriella corse in macchina di Liam e iniziò a piangere. Piangeva per il nervoso, per tutte le persone che l’avevano delusa, in primis suo fratello. Aspettò che Liam la raggiungesse e quando fu al volante, lasciarono il vialetto degli Horan.
« Vuoi venire da me? » chiese Liam, almeno l’avrebbe distratta.
La ragazza fece spallucce. Prese il telefono dalla borsa e provò di nuovo a chiamare Amy, ma niente aveva il telefono spento. Era sicura fosse nelle mani di Niall, era diventato impossibile quel ragazzo, peggio di Harry. Fermi davanti ad un semaforo, vide Maryssa a piedi mentre si avviava verso casa. Gabriella e Liam le diedero un passaggio e la ragazza disse loro che nemmeno lei aveva visto Amy. Niall non le aveva detto di andare via, però aveva preferito lasciarlo solo con la sua famiglia.
Intanto Harry aveva scavalcato il balcone ed era entrato nella camera di Amy, poiché la ragazza aveva lasciato la portafinestra aperta.
« Amy! » sussurrò a bassa voce. Non voleva farsi sentire da Niall, anche perché non aveva voglia di litigare.
La bionda aprì gli occhi e si voltò verso Harry. « Harry? » era confusa.
Il ragazzo si avvicinò a letto. « Devo fare in fretta. Niall è incazzato con me. »
Amy fece un mezzo sorriso e si alzò a sedere. Tutto quel senso di protezione del fratello la faceva sentire speciale ed amata soprattutto.
« Mi dispiace. »sussurrò Harry e si avvicinò così tanto da adagiare la sua fronte a quella di Amy.
La bionda circondò il collo di Harry con le braccia. Era così felice, anche se le cose si erano complicate e sapeva che non si sarebbero risolte così facilmente. Aveva le farfalle nello stomaco e il cuore che batteva forte.
« Grazie per le rose. » disse timida.
Harry si allargò in un sorriso e poi le stampò un bacio sulle labbra. Avrebbe voluto prolungarlo ma udirono dei passi dal piano di sotto.
« Devi andartene,  Harry. »
Il ragazzo annuì e poi prima di lasciarla le regalò un altro bacio. Uscì fuori al balcone e si arrampicò nuovamente per scendere. Fece in tempo, perché Niall entrò nella camera di Amy subito dopo. Amy era sorridente e Niall le chiese il motivo, la ragazza si giustificò dicendo che era felice che la professoressa non avrebbe più insegnato e avrebbe voluto tornare a scuola il giorno seguente. In realtà era al settimo cielo perché aveva visto Harry, dolce e bellissimo come nessuno. Si era persa nei suoi occhi e nel suo sorriso smagliante.
« Dobbiamo parlare. »
Amy annuì. « Di cosa? »
Niall andò a chiudere la portafinestra e intravide Harry lasciare il vialetto con la sua Porche. Sapeva che era entrato in casa. Non era così stupido, l’aveva capito quando, affacciandosi alla finestra, aveva visto ancora quell’auto parcheggiata. Non si era intromesso e non era entrato in camera perché sapeva che Amy sarebbe stata felice di una sua visita. Ora, però, si sentiva il colpa nei confronti di Gabriella, poiché non le aveva dato la stessa possibilità.
« Di Harry, dobbiamo parlare di Harry. »
 
***
 
 
 
 
Gabriella aveva lo sguardo fisso alla finestra, si era persa ad ammirare le nuvole. In realtà, aveva voglia di distrarsi e di non pensare, anche se i pensieri si insinuavano nella sua mente anche senza volerlo. Non era neanche scesa a pranzare per non vedere la faccia di suo fratello e poi aveva rifiutato anche l’invito di Liam, perché non aveva voglia di annoiarlo o fargli subire le sue lamentele. Stava decisamente meglio da sola, anche se un po’ la rattristava.
Si chiese come avesse fatto a non accorgersi di quello che accadeva alle sue spalle, proprio lei che era così attenta. La risposta fu semplice: aveva trascorso le giornate a capire Liam e aveva dimenticato per un po’ tutto il resto. Amy era strana, suo fratello anche, avrebbe semplicemente potuto fare due più due. La storia con la professoressa poi, quella davvero non la perdonava a suo fratello. Ora capiva tutto l’interessamento e la gentilezza che la Button aveva nei suoi confronti, e pensare che questo era dovuto alle serate trascorse a letto con il sangue del suo sangue, le faceva venire il voltastomaco. Pensò a quanto la professoressa ce l’avesse a morte con Amy e a quando, al cinema, suo figlio aveva nominato Amy ed Harry. Se non avesse avuto a cuore la situazione di Liam, allora avrebbe sicuramente intuito qualcosa.
Bussarono alla porta e Gabriella distolse gli occhi dalla finestra.
« Sono Liam. »
Lo aprì e lo fece accomodare sul suo letto, chiudendosi la porta dietro. « Ciao. »
« Come stai? »
Fece spallucce. « Non lo so. »
« Hai provato a chiamare Amy? »
Gabriella sospirò afflitta. « Si. Ha ancora il telefono spento. »
Liam avrebbe voluto consolarla, o per lo meno, tirarle su il morale. Non sopportava vederla così, anche perché lei era una persona forte e aveva imparato a conoscere la determinazione e il non arrendersi dinanzi alle difficoltà che si contraddistingueva nel suo carattere.
« Vuoi che prova a parlare con Niall? » chiese per aiutarla.
Gabriella centrò i suoi occhi in quelli del ragazzo e sorrise dolcemente. « No, grazie lo stesso. »
« D’accordo. »
Gabriella si avvicinò a Liam e lo abbracciò. Poi lo guardò negli occhi, nuovamente, e gli stampò un bacio, approfondendolo subito dopo. Le piaceva baciare Liam, la faceva sentire bene e soprattutto l’aiutava a non pensare. Intanto Liam le carezzava la schiena e le lasciò dei piccoli baci lungo il collo.
« Ti amo. »
Il ragazzo sorrise e la strinse più forte a sé. Amava sentirselo dire, soprattutto perché era stata la prima ragazza a dirglielo. Ogni giorno che passava aveva voglia di ringraziarla, poiché gli aveva cambiato la vita e finalmente poteva sentirsi più sereno.
Vennero interrotti da Harry che era entrato in camera senza bussare.
« Scusate… »
Liam cercò di dire che non aveva interrotto nulla ma Gabriella fu più veloce a rispondere.
« Cosa c’è? »
« Ero venuto per chiedere un favore a Liam, ma non capisco perché ce l’hai ancora così tanto con me. »
Gabriella gli puntò un dito contro. « Lo chiedi anche? »
« Ti ho chiesto scusa e ti ho raccontato tutto. Ormai quello che è fatto è fatto, non si può cambiare.» disse esausto, non ne poteva più di tutte quelle persone arrabbiate con lui. Sapeva di aver sbagliato però potevano anche cercare di capirlo.
« Harry, ora accetta le conseguenze delle tue azioni. » rispose amara alla sua lamentela.
Il riccio sbuffò. « Le sto pagando e credo che lo farò ancora per molto tempo. »
Ormai tutta la scuola era venuta a conoscenza della sua relazione con la professoressa ed era conscio che di lì a qualche giorno anche i suoi genitori ne sarebbero stati informati. Ciò che però lo preoccupava maggiormente era Axel, voleva bene a quel bambino e non voleva di certo far in modo che con questo brutto “giochetto” di Olivia, lo avessero spedito in qualche casa famiglia.
« Lo hai voluto tu questo. »
Harry sorrise amaro e se ne andò. Liam si dispiacque per lui, però non poteva biasimare la sua ragazza. Sicuramente il tempo avrebbe fatto chiarire quei due, ne era certo. Anche perché sapeva che Gabriella aveva già perdonato suo fratello, doveva solo accettarlo lei stessa e poi passare avanti e voltare pagina.
« Forse, dovresti andare a vedere cosa vuole. » disse, voltata verso la finestra.
« Sicura? » Liam non gli stava chiedendo il permesso di andare a parlare con Harry ma solo se volesse o meno rimanere da sola.
« Si. »
Il ragazzo uscì dalla camera.
Gabriella sospirò e tornò a guardare le nuvole. Voleva vedere Amy e chiederle perché le aveva tenuto nascosto tutto. Forse l’avrebbe aiutata se ne avesse parlato con lei. Pensò a quanto fosse stato difficile per l’amica tenersi tutto dentro e comprese anche il suo non più interessamento nei confronti di Zayn. Non aveva mai realmente pensato a Amy con suo fratello e solo in quel preciso istante realizzò che in realtà sarebbero stati davvero bene insieme. Harry aveva bisogno di una ragazza tranquilla come Amy al suo fianco, un po’ come lei aveva bisogno di un tipo frizzante e che la facesse divertire. Erano come due calamite contrarie, si attiravano l’un l’altro.
Venne distratta dai suoi pensieri quando Liam rientrò.
« Amore, credo che dovresti essere un po’ meno infuriata con tuo fratello. »
Gabriella scoppiò a ridere di gusto. « Cosa ha fatto di te? Ti ha per caso pagato o minacciato per dire questo? »
Liam scosse la testa. « No, è solo preoccupato che non ti fiderai più di lui. »
« Ovviamente. »
« Mm? »
« Come posso fidarmi di lui? Dopo tutto quello che mi ha tenuto nascosto. »
Era una testarda Gabriella e questo Liam lo sapeva bene. Però era anche tanto dolce e sensibile, non a caso aveva mandato lui a parlare con Harry. Sarebbero state delle settimane lunghe e turbolente, era pronto al peggio Liam e già si stava preparando per fare da intermediario.
« Ehy, ora stai dalla sua parte? » chiese Gabriella, aggrottando le sopracciglia.
Liam deglutì. « No, non voglio centrare niente in questa faida tra fratelli. » disse scherzoso.
 
***
La riunione d’istituto era appena terminata e si era deciso ad’unanimità che la Button avrebbe lasciato l’insegnamento alla London High School per il caos provocato in classe e le minacce ai danni di Amy Horan. Non si era parlato in riunione della relazione clandestina tra uno studente e la professoressa, però Louis aveva udito qualcosa in corridoio e quando il nome di Harry Styles era uscito fuori non aveva esitato a chiamarlo e a chiedergli un appuntamento non appena era uscito fuori il portone della scuola.
Si incontrarono al Malik’s pub e si sedettero a uno dei tanti tavolini, ordinando due birre.
« Non risparmiare i dettagli! » disse Louis, mettendo le mani a mo di preghiera.
Harry sospirò. « Cosa vuoi che ti dica? È vero, io e Olivia Button stavamo insieme. »
Louis cercò di non commentare e rimase fermo nella sua posizione, aspettando che Harry continuasse il suo racconto.
« Durante un consiglio di classe l’ho vista e subito ho notato che c’era del feeling tra noi due. Lei mi guardava spesso e io ero eccitato all’idea di poter piacere ad un’insegnante. »
« Abbassa la voce Harry. » disse Louis, guardandosi intorno.
Il ragazzo sbuffò di nuovo. « …una sera l’ho incontrata al centro commerciale e da lì è iniziato tutto. Le cose si sono complicate quando Amy Horan ci ha scoperto nel ripostiglio. »
Louis annuì e iniziò a capire. « Amy, la sorella di Niall? »
Harry annuì.
« Quindi per questo motivo la Button ce l’aveva con lei. »
« Si e no. »
« Cioè? » domandò curioso.
Danielle arrivò con il vassoio e le due birre, aspettarono che se ne andasse per continuare a parlare.
« Inizialmente cercavo di piacere a Amy per farla stare buona e per evitare che raccontasse tutto a mia sorella. Poi, però, passando del tempo con lei ho imparato a conoscerla e alla fine me ne sono innamorato. »
Louis annuì. Teneva molto a quel ragazzo, erano diventati degli ottimi amici e sapere che fosse in difficoltà gli dispiaceva, anche perché si sentiva come un fratello maggiore per lui e avrebbe voluto aiutarlo a risolvere quella situazione.
« Olivia subito ha capito che c’era qualcosa tra me e Amy e ha fatto quello che ha fatto per gelosia. »
« D’accordo. I tuoi lo sanno? »
Harry scosse la testa. « Solo Gabriella ed ora è arrabbiata con me, così come Niall. »
Louis fece un sorso dalla sua birra. « Posso parlare io con loro. »
« No. Dovresti farmi un altro favore. »
Louis annuì.
« Olivia ha un figlio, si chiama Axel ed è un bambino dolcissimo. Non voglio che per questa storia venga messo in qualche casa famiglia. »
« Suo padre? » chiese Louis con ovvietà.
« Mi pare che sia morto. »
« I nonni? » chiese ancora.
Harry scosse la testa. « Sono in Australia. »
Louis annuì. « Va bene, fammi pensare e cercherò di aiutarti. »
Harry lo ringraziò due volte, sia per la disponibilità ad aiutare Axel, sia per essere stato l’unico, a parte Liam, a voler parlare con lui.
Fu a conoscenza che Olivia era stata licenziata e che anche la madre di Amy aveva partecipato alla riunione. Louis gli disse che non si era parlato di lui o di una possibile relazione, anche perché né Amy, durante il suo incontro con la preside, né gli altri studenti ne avevano fatto parola.
« Dimmi, questa Amy ti piace davvero? »
Harry sorrise per la prima volta da quando si erano accomodati. « Si. »
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Buona domenica a tutti e soprattutto buon anno. Avete trascorso bene le feste? Io diciamo di si e ora sono appena tornata da un lungo pranzo.
Che ne pensate di questo capitolo? Come già anticipa il titolo, le cose si complicano e Harry non sa cosa fare. Immaginavate fosse Louis ad aiutarlo? E che ne pensate della reazioni di Niall? E quella di Gabriella?
Alla prossima e spero continuerete a seguirmi :)
Ovviamente ringrazio di cuore tutti quelli che recensiscono, mettono la storia tra le seguite, preferite e ricordate!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Sorry ***


 
Sorry
 
« Ciao. »
Niall aveva dato appuntamento al suo migliore amico al parco, poiché dovevano parlare di alcune cose e anche perché ancora non avevano trovato modo di chiarirsi. In realtà il biondo sembrava non volesse sentire spiegazioni, era consapevole dello sbaglio di Harry ma non era per niente intenzionato a perdonarlo.
« Ciao. » rispose freddo al saluto Niall.
L’aria era molto calda, infatti entrambi avevano optato per indossare solo una T-shirt. L’estate stava arrivando e con essa anche la fine della scuola e gli esami. Niall non aveva mai dato importanza ad essi e ora con l’accaduto aveva un motivo in più per pensare ad altro e poi trovare una giustificazione per non studiare. Era sempre andato male a scuola, a stento riusciva a raggiungere la sufficienza. Terrie oramai si era arresa, cosi come Stefan.
« Vuoi una sigaretta? » chiese Harry allungando il pacchetto verso l’amico.
Niall scosse la testa. « Dovresti smettere. »
Harry buttò la testa all’indietro e rise divertito. « Lo so. »
Ci aveva provato tante volte senza però riuscire a smettere completamente. Non ricordava neanche quando era iniziata questa sua voglia di fumare, forse per sembrare più grande o per sentirsi più figo. Ricordava ancora quando sua madre lo scoprì e cercò di nascondergli il pacco di sigarette che aveva trovato.
« Non intendevo quello. »
Harry aggrottò la fronte. « Cosa, allora? »
Niall sospirò. « Dovresti smetterla di andare dietro a mia sorella. »
« Perché? »
« Me lo chiedi anche? È mia sorella, Hazza. Non voglio che la prendi in giro. »
Harry era seduto scompostamente su una panchina e a quelle parole si drizzò all’istante. « Niall…»
« No! Non dire altro, non voglio sentire stupidaggini e stronzate per convincermi che ci tieni a lei. L’hai coinvolta in qualcosa di cui non centrava niente e non hai avuto il barbaro coraggio di venire da me a dirmelo.  Ti avrei aiutato. »
Niall rimaneva con le sue convinzioni e per adesso Harry non poteva fare nulla per smontarle. Ne aveva parlato a lungo con la sorella, aveva cercato di dirle che era Harry quello sbagliato e non lei. Sapeva che il suo migliore amico era cambiato, sapeva che sicuramente stava provando qualcosa per Amy, però non era ancora pronto ad accettarlo e soprattutto ora che ne aveva  la possibilità, voleva proteggere sua sorella da una possibile delusione. Perché Niall ci aveva pensato per tutta la notte: se si fossero fidanzati e poi nel giro di pochi mesi lasciati, come sarebbero cambiati i loro rapporti? Gabriella avrebbe cercato di difendere suo fratello, così come lui Amy e allora non si sarebbe sfasciato tutto? Era meglio evitare.
« Harry tu stavi con Olivia. »
« Si, però… » cercò inutilmente di spiegare ma venne interrotto di nuovo.
« Smettila! Non voglio sentire ragioni. »
Harry gettò la sigaretta a terra e si alzò. « Invece tu ora mi ascolti, Horan! »
Lo infastidiva non poter spiegare o almeno cercare di sistemare le cose. Poteva capire il disappunto di Niall, però doveva anche perdonarlo o almeno lasciarlo parlare.
« No. »
« Hai ragione, ho sbagliato, tutto….- si posizionò di fronte a lui e allargò le braccia. –però non l’ho di certo voluto. È stata Amy a scoprirci e io ora la ringrazio perché solo così ho potuto scoprire che tipo di persona è. Forse non mi crederai ma io mi sono innamorato di tua sorella, Niall. »
Niall preferì rimanere in silenzio.
« Ora puoi capirmi maggiormente dato che stai provando le stesse cose per Maryssa.»
Harry sperava che toccando l’argomento Maryssa lo avrebbe un po’ sensibilizzato. Non voleva iniziare una relazione con Amy con Niall e Gabriella contrari. Da un lato poteva capirli, pensò per un secondo alla possibilità contraria, ovvero se Niall si fosse innamorato di sua sorella. Lo avrebbe preso a pugni, ne era sicuro, con quel caratteraccio che si ritrovava. Dall’altro lato però se la stavano prendendo troppo, poiché l’unica a potercela avere con lui era Amy.
« Non mettere in mezzo la mia ragazza! » esordì Niall, alzandosi in piedi.
Harry sbuffò. « Non la sto mettendo in mezzo, ma sto solo cercando di farti capire quello che provo. »
« E allora hai sbagliato il modo. »
Niall delle volte era ancora più testardo di lui.
«  Ok. » si arrese Harry, perché capì che quella non era giornata.
« Bene. »
Il riccio scosse la testa e si avviò per andare vicino alla macchina. Niall rimase fermo alla panchina.
« Harry è inutile che provi, tanto sarà lei a respingerti. »
A quelle parole, Harry si voltò di colpo e ritornò subito indietro. « Cosa intendi dire? »
Niall si fece più serio. « Quello che ho detto. »
« Niall non farmi incazzare! »
Il biondo si avvicinò a pochi centimetri all’amico e puntò il suo sguardo in quello di Harry. « È proprio quello che voglio. »
A quel punto fu Niall ad andarsene. Harry sospirò forte, aveva voglia di spaccare qualsiasi cosa si trovasse davanti. Si accomodò sulla panchina per qualche secondo e prese la testa tra le mani. Udì delle voci di ragazze ridacchiare e alzò il capo per curiosità. Erano delle sue compagne di scuola che sorridevano e gli rivolgevano sguardi maliziosi. Sapeva di piacere a loro ma in quel momento non gli importava, lui in testa aveva solo ed esclusivamente Amy.
 
 
***
 
 
 
Gabriella era appena tornata da casa di Liam e stava salendo le scale quando sentì la porta della stanza di Harry sbattere prepotentemente. Non si parlavano, o meglio, lei non parlava a lui da un giorno. Le era difficile perdonarlo dopo quello che gli aveva nascosto, però nonostante questo rimaneva suo fratello e continuava a volergli bene e soprattutto gli mancava, gli mancava parlare con lui e scherzare. Così si avvicinò alla porta chiusa e appoggiò la mano sulla superficie liscia, come se potesse in quel modo capire cosa stesse accadendo al suo interno. Udì un lamento e le venne un brivido lungo la schiena.
« Harry…» disse, entrando e poi chiudendosi la porta alle spalle.
Lo trovò seduto sul davanzale ampio della finestra, una gamba a sé e l’altra a penzoloni. Una mano tra i capelli e gli occhi arrossati. Non si era voltato, guardava fuori.
« Harry. » ripeté Gabriella, pensando che non l’avesse sentita entrare.
Il ragazzo deglutì e un’altra lacrima gli solcò la guancia. Harry non piangeva mai, neanche da piccolo era solito farlo. Quel giorno però era scoppiato, le lacrime erano scese da sole e nonostante cercasse, invano, di reprimerle, non ci riusciva. La situazione non si aggiustava e Niall paresse non capirlo. Ciò che lo spaventava era che Niall potesse convincere sua sorella a lasciarlo andare, oppure quello che la preside avrebbe chiamato i suoi genitori per informarli dell’accaduto, o peggio, che il piccolo Axel venisse sbattuto in un orfanotrofio.
Gabriella si avvicinò. « Harry! »
« Mi dispiace Gabriella. » e a quel punto l’abbracciò e iniziò a piangere sulla sua spalla, bagnandole la camicia bianca.
Gabriella rimase impietrita, non si aspettava una reazione del genere e quindi non fece nulla. Poi però allungò le braccia e lo strinse forte, per dargli conforto e per fargli capire che lei c’era e gli stava vicino.
« Ho sbagliato tutto. – disse tra i singhiozzi. – Perdonami. »
Gabriella scosse la testa e si allontanò per poterlo guardare negli occhi. « No Harry, non hai sbagliato tutto. »
E lo pensava davvero, perché Harry da quando aveva scoperto di provare qualcosa per Amy era diventato più umano. Aveva fatto i suoi sbagli però nulla era perduto.
Harry parlò realmente e sinceramente per la prima volta con sua sorella. Le raccontò di Olivia, di quando Amy li aveva scoperti e del piccolo accordo che avevano; le raccontò di quando si era accorto pian piano di provare qualcosa per lei e di come era geloso di Zayn; le raccontò delle giornate al parco con Axel e di come si era affezionato al piccolo. Parlarono per un’oretta buona e Gabriella era lì immobile ad ascoltarlo. Dalle sue parole si percepiva tutto il dolore che lo affliggeva in quel periodo e da buona sorella si promise di aiutarlo perché lo stava perdonando proprio in quel momento. Harry aveva sempre avuto un carattere diverso dal suo, troppo possessivo, troppo rompiscatole, orgoglioso, arrogante, delle volte era stato un vero e proprio stronzo; eppure, come giusto che sia, avevano degli aspetti simili come quello di non arrendersi di fronte a nulla, credere nell’amicizia e come lei aveva scoperto anche cosa significasse amare qualcuno. Quante volte aveva fantasticato ad immaginare la fidanzata del suo fratellone, andare d’accordo e uscire insieme. Mai avrebbe, però, immaginato che con questa possibile ragazza avesse passato già una grande parte della sua vita.
Harry, poi, le raccontò della volontà di chiedere ai genitori se potessero adottare Axel, poiché non voleva lasciarlo in mano a sconosciuti.
« Non è così semplice Harry! »
Il ragazzo si morse il labbro, pensieroso. « Lo so. Era solo un’ipotesi. »
« Possiamo provare a convincerli. »
« Come? » chiese Harry, speranzoso che la sorella potesse trovare una soluzione.
« Questo ancora non te lo so dire, però ci penserò su. »
Harry annuì. « Grazie, io te e Louis forse arriveremo a qualcosa. »
« Louis? »
« Si, ne ho parlato anche con lui. »
Gabriella si staccò dal muro, dove si era adagiata per parlare con Harry e si avvicinò al grande letto. Le lenzuola profumavano di talco, la loro madre era fissata, lavava ogni cosa in ogni momento. Si distese e iniziò a sorridere tra sé.
Harry subito fu attirato dalle sue risate. « Che hai? »
« Stavo pensando ad una cosa…»
Harry prese il cellulare e fissò lo schermo. « Ti prego fa ridere anche me, ne ho bisogno. »
Amy aveva ancora il telefono staccato.
« Mi chiedevo, ma per caso tu e Amy avete fatto qualcosa? » lo chiese con naturalezza, anche se sapeva che Harry non si sarebbe imbarazzato per così poco.
Infatti il riccio non batté ciglio. « Ci siamo baciati, se è quello che vuoi sapere. »
« Niente di più? »
« No. »
Gabriella sorrise. « Sei stato il suo primo bacio, lo sai? »          
Harry si girò a guardare sua sorella e sorrise. « Certo. »
« Dov’è che è successo? »
« Qui. »
Gabriella aggrottò la fronte. « In camera tua? »
Harry scosse la testa. « No, in salone. »
Gabriella immaginò la scena e pensò a quanto potesse essere stato difficile per Amy vivere un momento così bello per ogni ragazza e non poterlo raccontare alla propria migliore amica. Forse lo aveva annotato su un diario, chissà. Era così curiosa di sapere come erano andate le cose.
« Hazza, non è che ti serve una mano con Amy? » domandò, guardandolo birichina.
Harry ghignò divertito. « Nah, non ho bisogno del tuo aiuto. »
Gabriella sorrise. Le piaceva scherzare con suo fratello e a volte era così prevedibile. Si aspettava una risposta del genere, perché era alla Styles e gli Styles facevano le cose da soli.
Quel giorno preferì saltare gli allenamenti per restare a parlare e a scherzare con suo fratello, si curò poco anche di Liam perché almeno quel giorno voleva dedicarlo a una delle persone più importanti della sua vita. Era da tanto che non lo facevano in quel modo e fu felice di poter conoscere un lato di Harry che lui le aveva tenuto nascosto. Chiese più dettagli su Olivia, chiese di Amy e di tutta la loro storia. Quando fu l’ora di cena, si prepararono dei toast e guardarono un film insieme, proprio come quando erano piccoli.
 
 
***
 
 
 
L’aeroporto  gli metteva un po’ di tristezza, però ormai aveva deciso e non voleva assolutamente tornare indietro. Aveva acquistato un biglietto di sola andata per la Spagna e ora aspettava che la voce meccanica chiamasse il suo volo. Si era portato dietro una valigia media, poiché non voleva starci per molto tempo, c’era il Malik’s pub da gestire e poi era riuscito a strappare a sua sorella solo una settimana. La sua intenzione era quella di poterla quantomeno vedere e poi cercare di mettere apposto le cose. La distanza li aveva sempre divisi, ma non potevano arrendersi proprio ora perché il loro amore era più forte di essa. Zayn, inoltre, aveva deciso di non avvisarla, poiché le voleva fare una sorpresa.
Chiamato il suo volo, si imbarcò e dimenticò per un attimo tutti i pensieri che gli giravano per la testa. Al suo fianco era seduta una vecchietta e per un po’ si mise a conversare con la donna, raccontando della sua vita e del Malik’s pub. Anche la dolce signora le raccontò dei nipoti, del marito defunto e del figlio tanto amato che andava a trovare ogni mese. Poi chiuse gli occhi e si addormentò, svegliandosi solo quando l’aereo stava atterrando e poi prendere un taxi per arrivare davanti casa di Consuelo.
Prese il cellulare dalla tasca e chiamò la ragazza.
« Zayn! » era sorpresa Consuelo, non lo sentiva da settimane.
« Sei a casa? »
Consuelo sbuffò, nervosa. « Che domanda mi fai? È meglio che….»
Non la lasciò parlare. « Rispondimi. Sei a casa? »
« Si e allora? Prima mi lasci e puoi vuoi sapere dove sono? Non né hai più il diritto. »
Zayn sorrise. « Ah si? E perché queste cose non me le dici in faccia? »
Consuelo sospirò. « Sei un simpaticone, ma non mi fai ridere. »
Il ragazzo bussò alla porta. « Ah si? »
« Scusa, hanno suonato. Un secondo…»
« Lo so. » disse Zayn, divertito.
Consuelo scese le scale di corsa e quando aprì il portone rimase a bocca aperta, il telefono che cadeva dalle sue mani. Zayn si era presentato con un mazzo di rose e con il sorriso più bello che avesse mai visto. D’istinto si avventò sulle sue labbra e poi si staccò.
« No! » disse allontanandosi e scuotendo la testa.
Zayn parve stranirsi. « Perché?»
« Tu…noi non stiamo più insieme!»
Zayn annuì e poi si inginocchiò. « Ti vuoi mettere con me?»
Consuelo rise. « Alzati! »
Il ragazzo abbassò il capo e allungò il mazzo di rose. « Ti prego!»
Non si risolvevano così le cose però Consuelo decise di dargli una seconda possibilità perché le era mancato Zayn e perché ci teneva troppo per lasciarlo andare via. Sapeva di averlo messo di fronte ad una scelta difficile quando era andata a Londra e per non bastare era pronta a partire per l’Inghilterra quel giorno stesso se lui non si fosse presentato, poiché voleva riprenderselo.
« Va bene. » rispose, con le lacrime agli occhi e abbassandosi per baciarlo.
« Ti amo. »
« Te quero mucho, Zayn! »
Iniziò a piovere e continuarono a baciarsi fuori al portone, indifferenti alle gocce che bagnavano loro i vestiti e che davano fastidio agli occhi. Le rose erano cadute a terra e il gatto di Consuelo ci stava giocando.
« Forse dovremmo rientrare.» consigliò Zayn, dato che aveva la schiena bagnata.
« Si, hai ragione. » e lo attirò a se, chiudendo poi la porta con il piede.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazze anche se ormai siete in poche a commentare e a seguire la storia e questo devo dire la verità mi ha molto scoraggiata, anche perché così non ho più stimoli per scrivere. Innanzitutto buona domenica e Tantissimi Auguri al nostro Zayn!
Passando al capitolo, mi scuso per il banner perché ho scritto capitolo 25 invece di 26.
Ringrazio Dalila per aver commentato e alla prossima :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Just friends ***





Just Friends
 
Quella mattina era molto afosa, temperature così alte a Londra non si vedevano da un po’. I telegiornali parlavano di ondate di caldo che sarebbero aumentate con l’avanzare dei giorni e solo nella seconda settimana di quel mese sarebbero scese di qualche grado. Gabriella si sventolava con un foglio e sbuffava mentre aspettava che il portone di casa Horan si aprisse.
Dopo aver parlato e finalmente chiarito con suo fratello, doveva parlare con un’altra persona coinvolta in tutta quella storia. Le aveva dato del tempo per superare quell’episodio della Button ma ora aveva intenzione di dirle di persona che si era comportata male a non riferirle la verità, e non perché fosse la vittima della situazione, allora sarebbe stata perdonata con più facilità.
« Gabriella, entra! »
Era stata Terrie ad aprirla e subito le fece segno di andare al piano di sopra, sapeva che cercasse Amy. Salì le scale e trovò l’amica fuori al balcone con un vestito leggero e i capelli raccolti in uno chignon alto.
« Ciao. »
La bionda si voltò e senza cambiare espressione le disse di avvicinarsi e di accomodarsi sulla sedia di fronte alla sua per poter parlare fuori a causa del caldo. Era tranquilla Amy, anche se la tradiva il suo ticchio alla gamba che Gabriella conosceva molto bene e sapeva che solo quando era nervosa si presentava.
« Come stai? » le domandò.
Amy fece un mezzo sorriso. « Bene, grazie. Domani verrò a scuola. »
Gabriella annuì. C’era troppo silenzio tra di loro, poteva capire l’imbarazzo e il fatto che le piacesse suo fratello però erano amiche da molti anni, doveva parlare ora, necessitava di spiegazioni anche da parte sua oltre quelle avute da Harry.
« D’accordo. Mi dispiace per la Button, però ora devi dirmi la verità Amy! »
« Hai ragione e comprendo. »
« Quindi? » doveva sapere.
« È successo alcuni mesi fa. Ero salita al terzo piano per leggere in santa pace, tu eri agli allenamenti e non sapevo come ammazzare il tempo  –strofinò le mani sulle ginocchia e abbassò il capo – lì ho scoperto Harry e la Button. Hanno cercato di mascherare ma io ho subito capito che c’era qualcosa tra loro. Ero sconvolta e volevo dirtelo, subito e lo avrei fatto se prima Harry non mi avesse fermata. Inizialmente mi promise che te lo avrebbe detto lui perché era più giusto così, poi mi ha incastrato e io ho iniziato a provare qualcosa per tuo fratello.  »
Era triste Amy e Gabriella non riusciva a comprenderlo, poiché ora che le cose erano uscite fuori, lei ed Harry avrebbero potuto tranquillamente frequentarsi alla luce del giorno. C’era qualcosa in lei però, nel racco0ntarlo, che la rendeva malinconica, come se ci fosse ancora dell’altro, che le cose non erano poi così semplici.
« Ho conosciuto Axel, un bambino dolcissimo a cui piacevo –e le scappò un sorriso – avrei voluto avvicinarmi a Zayn, ce l’avevo fatta, finalmente era interessato a me –questa volta alzò il capo e gli occhi erano gonfi di lacrime, rossi. –te lo giuro. Però Gabriella io avevo già tuo fratello nel cuore e non potevo prendere Zayn in giro, ma soprattutto non potevo prendere in giro me stessa. Harry è stato il mio primo bacio, è stato così dolce, così romantico, l’ho sognato da sempre e sembra sia stato migliore di come lo immaginavo. Harry mi ha baciata anche il giorno delle regionali ma io l’ho respinto perché gli ho detto che non potevo convivere con questo peso, doveva dirti la verità! »
Gabriella ascoltava in silenzio, con lo stomaco disturbato poiché le dispiaceva per la sua migliore amica ma la rattristava anche il fatto che non ne aveva parlato prima con lei.
« Mi dispiace! Sei la mia migliore amica, ti voglio bene come se fossi mia sorella e so che ci vorrà del tempo per perdonarmi e per riacquistare la tua fiducia, però ti prego, dammi una possibilità per rimediare. »
Gabriella annuì piano. « Ti ho già perdonata Amy. »
Le due si abbracciarono forte, come non facevano da tempo e piansero insieme, una sulle spalle dell’altra. Il loro rapporto era speciale e non si sarebbero mai separate.
« Ora sei mia cognata! » disse Gabriella staccandosi e ridendo.
Amy si scurì in volto. « No. »
« Amy? »
« Io e Niall ne abbiamo parlato a lungo. Ammetto di tenere molto a tuo fratello, lo amo ma è meglio per tutti se rimaniamo solo amici. »
Gabriella allargò gli occhi. « Ma cosa dici, Amy lui ti ama. Vuole stare con te!»
Amy si morse un labbro. « Ti prego non inferire. È una mia decisione. »
Gabriella preferì terminare lì la conversazione perché era sicura che poi avrebbe cambiato idea, poteva capirla, forse era il momento. Trascorsero il resto della giornata a mangiare gelato, guardare un film e a parlare di altro. Era tutto così normale che sembrava non fosse accaduto niente tra le due. Gabriella le parlò di Liam e di come le era stato vicino, poi le disse che era stata visionata da alcuni supervisori di cheerleding.
« Ti fermi a pranzo Gabriella? » furono interrotte da Terrie.
La ragazza annuì . « Grazie, volentieri. »
La donna stava per uscire,  ma fece capitolino sulla porta. « Puoi chiedere anche a tuo fratello se si ferma…»
Le due si guardarono in disagio. « Harry non c’è. » mentì Gabriella per non mettere in difficoltà Amy.
Terrie annuì. « Peccato, mi piace quel ragazzo.  Per una volta volevo invitarlo io, credo che sia più facile entrare per la porta piuttosto che scavalcare il balcone. » e se ne andò sorridendo.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
« Zayn, sono in linea! » urlò dalla camera Consuelo, sperando che il ragazzo l’avesse sentita.
Il moro si affrettò a salire le scale dell’appartamento e si fiondò vicino al computer.
I due avevano fatto pace e finalmente Zayn era riuscito a farla conoscere tramite web ai suoi genitori. Erano stati davvero carini con lei, addirittura suo padre lo aveva chiamato subito dopo, per dirgli che era felice di vederlo insieme ad una ragazza bella, intelligente e simpatica come Consuelo. La spagnola si era prolungata in chiacchiere per una buona mezz’ora con i due suoceri. Aveva raccontato loro della sua vita e di come avesse conosciuto Zayn. Poi si erano collegati in contemporanea, con il portatile di Zayn, con Danielle e suo marito.
« Contattali! » disse Consuelo, il ragazzo stava temporeggiando.
Zayn si fermò a guardarla. « Mi chiederanno quando tornerò. »
« E allora? »
« Consuelo… -le prese le mani e avvicinandole alla sua bocca, le baciò i palmi.-io non voglio che poi tra due, tre mesi siamo di nuovo punto e accapo.»
La ragazza sorrise sincera e si accomodò sulle sue gambe. « Non può succedere amore, io ho deciso di venire a vivere a Londra. »
Una notizia così bella non se l’aspettava e l’abbracciò per farle capire che era felice. Consuelo era coraggiosa, avrebbe lasciato tutto per andare da lui, a differenza sua che subito aveva pensato a ciò che avrebbe perso andandosene e non a un possibile futuro con la ragazza che amava. Ammirava la sua forza di volontà e il suo modo di sorprenderlo sempre e comunque.
La baciò amorevolmente, innamorato di quelle labbra che baciava poche volte e che tante notti le erano mancate. Pensò un momento alla sua famiglia, pensò a sua sorella Danielle e al rapporto speciale che aveva con suo marito. Pensò a sua madre e a suo padre e a come, nonostante gli anni, continuavano ad imbarazzarsi per delle piccolezze, facendosi regali ad ogni anniversario e commuovendosi per un gesto carino come quello di scriversi un semplice ti amo su un foglio di carta. Avrebbe voluto vivere un amore così e Consuelo era la sua anima gemella perfetta.
Sapeva inoltre che aveva sbagliato e doveva dirle la verità, però preferì mettere da parte quell’episodio e ricominciare da lì.
« Davvero lo faresti? » chiese ancora incredulo.
« Si. Non ce la faccio più a stare lontana da te. »
Zayn annuì soddisfatto. Avrebbe preso una casa in affitto per convivere con lei.
Consuelo si alzò. « Li contatti o no? » chiese sorridendo maliziosa.
« Potremmo fare altro. »
La ragazza sorrise di nuovo. « I miei sono al piano di sotto. »
Se ne era completamente dimenticato. « Giusto. Peccato! »
Contattarono i Malik e passarono il tempo a parlare con i due. Zayn disse loro che sarebbe tornato presto e avvisò i genitori che avrebbe portato con sé anche Consuelo.  I due ne furono felici e subito si resero disponibili a ospitare la ragazza a casa loro. Suo padre aveva fatto accenno, di nuovo, al college e Zayn sapeva che una volta che tornava in Inghilterra doveva parlare con il suo vecchio per dirgli sinceramente che non aveva nessuna intenzione di studiare e intraprendere una carriera universitaria perché gli bastava il Malik’s pub. Quindi deviò il discorso e ne aprì un altro.
« Come se la sta cavando Danielle? »
Sua madre sorrise e Zayn realizzò che anche da uno schermo quella donna lo confortava sempre.
« Diciamo che ha qualche problemino con la festa a tema del venerdì. »
Zayn portò una mano alla fronte, se ne era dimenticato. Era sempre stato lui ad organizzare quelle serate e se non poteva farlo le lasciava quantomeno una linea guida per non metterla in difficoltà. Però era partito di fretta e in furia e si era dimenticato completamente di aiutarla.
« È indecisa tra “RedCarpet” e “ChinaParty”  » disse la donna, pensierosa e cercando di ricordare il tema.
Zayn scosse il capo. « Già le abbiamo fatte quest’anno. »
Consuelo si avvicinò, si era allontanata per legarsi i capelli. Quei giorni erano caldissimi. « Ummm, ora penso a qualcosa io. »
« Grazie tesoro, mi saresti d’aiuto. »
« E anche a Danielle! » disse la donna.
Consuelo si concentrò a fissare il sole alla finestra e poi si morse un labbro. « Fa caldo, quindi qualcosa che fa pensare all’estate. »
« Zayn che ne dici di una piscina all’interno del locale? Di quelle gonfiabili! » suggerì suo padre.
« Ottima idea! » urlò Consuelo.
Zayn arricciò le labbra, non era poi così sicuro della scelta. « Dovevo ordinarla un mese fa per farla arrivare venerdì! » disse con ovvietà.
« Allora potremmo organizzare uno schiuma party! » la madre lo illuminò.
« Hai ragione! »
Approfittò per chiamare subito sua sorella e per prima scusandosi per non averle organizzato il venerdì e poi suggerendole cosa fare e dandole i contatti di chi poteva procurarle tutto il materiale. Fece un giro di telefonate anche lui stesso, lo conoscevano e sicuramente a nome suo gli avrebbero fatto qualche sconto.
Danielle ne fu entusiasta e ringraziò suo fratello per averla salvata. Salutò Consuelo e ritornò ai suoi impegni lavorativi. Zayn salutò anche i suoi genitori poiché si era fatta ora di pranzo e i genitori di Consuelo li avevano chiamati dal piano di sotto.
« Ciao ragazzi! » dissero all’unisono i due Malik.
Consuelo sorrise felice e prima di scendere giù diede un bacio al suo ragazzo, innamorata e super contenta di andare a vivere con lui.
 
 
 
 
***
 
 
 
« Harry! »
Quando Niall aprì la porta si aspettava che sarebbe venuto da un momento all’altro perché conosceva bene il suo migliore amico e sapeva che non si sarebbe arreso così facilmente e soprattutto le sue parole non lo avrebbero fermato. Sperava solo nella buona decisione di sua sorella.
« Posso entrare? » chiese, sbirciando all’interno.
Niall sospirò. « Va bene. »
Il salone era impregnato di un profumo dolciastro, Terrie stava preparando un dolce con la cannella. Harry notò un cambiamento nell’arredamento. Alle finestre c’erano delle tendine azzurre, che ricordavano un po’ la stagione estiva, quella che con il caldo dell’ultimo periodo, sembrava essere giunta in anticipo. Si sedette sul divano, imitando Niall.
« Perché non sei venuto agli allenamenti ieri? » domandò, un po’ per spezzare quel silenzio.
Il biondo portò una gamba sul ginocchio. « Non mi andava. »
« Non ti sei perso mai un allenamento. »
Niall schioccò la lingua. « Riformulo: non mi andava di vedere la tua faccia. »
Harry sorrise amaro. « Ancora ce l’hai con me? »
Preferì non rispondere e allungò il collo verso la cucina per chiedere alla madre se potevano avere un pezzo di torta. No, Niall non ce l’aveva più con lui, anzi aveva deciso di mettere una grossa pietra su tutta quella storia, però doveva ancora punzecchiarlo un po’ poiché se lo meritava. Se realmente ce l’avesse tenuta con lui, allora non lo avrebbe fatto entrare.
« Ciao Harry, come stai? » domandò Terrie, comparendo con un vassoio con due piattini di torta.
Il riccio sorrise. « Bene, lei? »
La donna scosse il capo. « Sei di famiglia, dammi del tu. – poi rivolse lo sguardo a suo figlio. –Niall chiedi a tua sorella se vuole un po’ di torta. »
Niall sbatté il piattino e la forchetta sul tavolino di fronte al divano e sbuffando salì le scale.
Terrie approfittò dell’assenza del figlio per punzecchiare un po’ Harry. Era un difetto di famiglia.
« Tesoro, mi spieghi come mai entri sempre per il balcone? »
Harry sgranò gli occhi e quasi sputò il pezzo di torta che aveva messo in bocca. Non ci aveva mai pensato, però doveva prendere in considerazione che qualcuno lo avesse visto almeno una volta.
Aprì e chiuse la bocca non sapendo cosa dire.
« Oh, non preoccuparti era per curiosità. Non sono affari miei! » e si dileguò in cucina.
Harry non fece in tempo a metabolizzare la cosa che notò scendere Niall senza Amy. Si domandò il perché, ma Niall fu più veloce.
« Dopo sali, Amy vuole parlare con te. »
Harry fece un mezzo sorriso e ringraziò Niall per averlo avvisato.
Lasciò a metà la torta e salì le scale, raggiungendo la camera di Amy.
« Ehy! »lo salutò la bionda, vedendolo entrare.
Harry sorrise radioso e si avvicinò per poterle stampare un bacio. La ragazza non si ritrasse e si lasciò andare facendo in modo che le loro labbra si incontrassero. Era bello baciare Harry, le sue labbra avevano un buon sapore.
« Come stai? » domandò, carezzandole una guancia.
Amy abbassò il capo e prese un lungo respiro. Era arrivato il momento di dirgli la verità e la decisione che aveva preso. In quel momento le sembrò così difficile, perché averlo davanti così dolce e così bello, la scombussolava.
« Dobbiamo parlare. »
Il riccio capì che qualcosa non andava e divenne serio ad un tratto.
« Sono successe tante cose e abbiamo sofferto tutti. Harry io mi sono affezionata a te e mi hai fatto provare cose che…- si bloccò perché le era difficile dirle questo. – insomma, credo che sia meglio se rimaniamo amici. »
Il ragazzo sospirò e annuì piano. « Quindi Niall ti ha convinta. »
Amy si avvicinò di più. « No, no. È una mia decisione. »
Harry si avvicinò al balcone e gli vennero alla mente tutte quelle volte che, come aveva notato anche Terrie, era entrato arrampicandosi. Sapeva che c’era lo zampino di Niall in tutta quella storia e Amy era così suscettibile.
« Gli amici non si baciano. » disse senza voltarsi e fece riferimento a quello che si erano dati pochi minuti prima.
Amy arrossì. « Hai ragione, ma….»
« Se non mi hai respinto è perché lo volevi e se lo volevi è perché vuoi stare con me. »
Anche qui aveva ragione, constatò Amy.
Harry però non si lasciò coinvolgere da quella situazione, sapeva che era solo questione di tempo e che presto Amy Horan si sarebbe resa conto che aveva fatto una scelta sbagliata. Quindi perdonò questa sua uscita e cercò di pensare al modo di poterla  fare ricredere.
« Non la condivido ma è una tua scelta. Ok. » disse e uscì dalla camera, scendendo le scale e salutando Niall per andarsene.
Amy lo guardò dal balcone e subito si sentì invasa da una malinconia e una tristezza che mai avrebbe creduto. Chiuse gli occhi e mandò giù il magone, sarebbero stati dei lunghi giorni.
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Salve e buona domenica a tutti! Innanzitutto grazie per le recensioni, mi avete fatto felice e sono super emozionata di scrivere i prossimi capitoli. Diciamo che le cose si aggiusteranno, non temete!
Un bacio e alla prossima settimana! 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** The last day of school ***




 

 
The last day of school
 
 
 
La London High School era pronta per salutare i suoi studenti. Le lezioni erano terminate, gli esami si sarebbero tenuti di lì a una settimana, quelli del primo anno già pensavano alle vacanze e a quello che avrebbero fatto. Mentre gli studenti dell’ultimo cercavano di godersi questa giornata per poi mettersi a capofitto nello studio per poter superare gli esami.
Niall non ci pensava proprio. « Passamene un altro. » disse alla sua ragazza.
I due si trovavano nei bagni del primo piano e stavano riempiendo una cassettina piena di palloncini ad acqua. Già ne avevano preparate due e avvisato tramite sms tutti i loro amici per poter partecipare alla battaglia di palloncini ad acqua per festeggiare l’ultimo giorno di scuola.  Maryssa s’era decisa ad aiutarlo e così aveva saltato l’ora di arte e aveva raggiunto il fidanzato nel bagno dei ragazzi.
« Amore, la Coral ci ucciderà! »
Niall rise. « Non saprà mai che siamo stati noi. Non preoccuparti, quella megera non si è accorta che dei cretini picchiavano Liam, o che tra Harry e Olivia Button c’era una storia, come potrà scoprire che tutto è partito da me e te? »
« Se lo dici tu.»
Legò un palloncino azzurro e lo ripose nella cassettina. Faceva molto caldo, una battaglia ad acqua ci voleva proprio, avrebbe rinfrescato tutti. Sarebbe stata la sua prima estate in coppia, pensò. Gli anni precedenti li aveva sempre trascorsi tra locali, mare, feste e uscite tra amici. Ora, invece, doveva dedicare del tempo anche alla sua ragazza e non vedeva l’ora di andare con lei in spiaggia. L’avrebbe portata ad un parco divertimenti, voleva divertirsi, stare insieme e non pensare a nulla. Si distrasse a guardarla mentre contava i palloncini nelle cassette. Era bella Maryssa ed era sua. Comprese per un attimo il timore di Harry nel perdere sua sorella, Amy gli aveva raccontato tutto. Forse doveva dare una possibilità al suo migliore amico.
« Lo sai che da domani dovrai metterti sotto a studiare, vero? »
Il biondo guardò la ragazza di sottecchi. « Ho ancora del tempo. »
Maryssa gli passò un altro palloncino. « Vuoi che ti aiuti? Ripeti ed io ascolto. »
« Stai scherzando? – si avvicinò alla ragazza e l’attirò a sé prendendola per la vita. – Sicuramente mi distraggo con te. Sarà meglio chiedere aiuto a quell’imbecille di Harry. »
Si diedero un bacio e poi tornarono a fare quello che avevano lasciato. Quello era per Niall il miglior modo per poter riallacciare i rapporti con il suo migliore amico.
« Questo è l’ultimo. » disse Maryssa, passandogli un palloncino giallo.
« Bene. »
Finito di riempirlo, posizionarono una cassetta per piano e poi uscirono fuori portando con sé una ventina di palloncini. Quando la campanella suonò fu il delirio. I ragazzi erano stati avvisati dei palloncini e quindi chi munito di suo, chi li prendeva dalla cassettina, iniziarono a lanciarseli l’uno contro l’altro, rincorrendosi per tutta la scuola. Niall ne lanciò uno dritto a Bill, poi cercò Harry tra la folla ma non lo trovò. Maryssa invece puntò a Gabriella e Liam che si stavano baciando amorevolmente vicino al parcheggio.
« Così si fa! » disse Niall, tirando e centrando Liam sulla gamba.
Maryssa scoppiò a ridere, mentre Liam, girandosi dietro, prese un palloncino viola e senza farsi notare colpì il biondo sul sedere.
« No, si fa in questo modo Maryssa! » si rivolse alla ragazza Liam, facendo le smorfie a Niall.
Gabriella si piegò in due per le risate e imitò Liam facendo però cilecca e non riuscendo a prendere il biondo.
« Ce l’avete tutti con me? » chiese alzando un palloncino in aria.
Liam annuì e poi prese Gabriella per mano e iniziò a correre dalla parte opposta per evitare di bagnarsi. Niall li seguiva e Maryssa gli correva dietro con altri palloncini tra le mani. Era una scena alquanto comica.
L’ultimo giorno di scuola, trascorse in quel modo, avrebbero dovuto svuotare gli armadietti ma approfittarono della bella giornata per stare altro tempo fuori a giocare con l’acqua. In realtà stavano lasciando una scuola elementare ad occhio esterno poiché nonostante fossero liceali, avevano una parte interiore ancora infantile e si divertivano così, tirandosi i palloncini addosso.
La preside Coral li osservava dalla finestra e si domandò come avrebbero superato gli esami molti di loro. Pensò alle classi dell’ultimo anno e soprattutto a quella di Horan, quanti guai le aveva fatto passare quel mascalzone. La donna sorrise a quelle immagini e le venne un po’ di nostalgia poiché i suoi studenti le sarebbero mancati, tanto. Non aveva marito, non aveva figli o nipoti, la scuola era la sua unica e grande famiglia. Ripensò alla vicenda della Button e di come si era affaticata a cercare di non far espandere la notizia anche in altri plessi. Si sentiva anche un po’ in colpa poiché non era stata abbastanza attenta ad accorgersene. Abbassò lo sguardo e chiuse le persiane. Prese lo scatolone con all’interno la sua roba e spense la luce. L’estate sarebbe passata in fretta.
 
 
 
***
 
 
 
 
Celine aveva convocato tutti i suoi ragazzi in palestra. Sedevano a semicerchio, alcuni con i vestiti bagnati, altri con scatoloni e zaini pieni di roba.
« Tim, per favore puoi chiudere la porta? » chiese ad uno di loro, quando si rese conto che tutti erano presenti in palestra.
Prese una sedia e la portò al centro, aspettò il ritorno di Tim e poi sorrise radiosa.
« È stato un anno magnifico! – aveva gli occhi lucidi, non avrebbe voluto lasciarli. – Abbiamo vinto le regionali ragazzi e ancora non riesco a crederci. Siete stati in gamba e io non posso fare altro che ringraziarvi.  »
Si voltò a guardare la coppa e la indicò. « Questa ve la meritate tutta e spero possiate raggiungere grandi traguardi il prossimo anno, anche se io non ci sarò…»
Tutti si guardarono straniti, fu Gabriella a chiedere il motivo della sua assenza.
« Tu ci sarai, perché dici così? »
La coach si alzò e si avvicinò a quel gruppo di ragazzi che aveva allenato con tanta determinazione e con amore soprattutto. Era arrivato il momento di dire loro cosa le stava accadendo e sapeva che avrebbero festeggiato con lei, perché loro erano fantastici e le avrebbero dato tutto l’appoggio che le serviva. Finalmente tutto stava girando nel verso giusto, le acque a casa si erano calmate e Louis era stato accettato da sua madre e da suo padre.
« Si, per un po’ non ci sarò però appena posso ritornerò ad allenarvi. »
« Perché? » domandò Loreen Chase.
Celine portò una mano al ventre. « Sono incinta. »
La stanza si riempì di sospiri. Gabriella sgranò gli occhi e si domandò cosa le passasse per la testa in quel periodo. Quante cose le erano sfuggite? Addirittura non aveva capito che Celine era gravida. Si chiese se ci fosse ancora qualcos’altro da scoprire e quindi le venne quasi spontaneo dire:
« Il padre? »
« Louis. »
Celine spiegò loro, molto superficialmente, come lo aveva scoperto e il segreto che si era portata a lungo dentro. Chiese innanzitutto scusa per il suo comportamento, spesso si distraeva ed era distante; poi invitò tutti ad andarla a trovare durante le vacanze.
Si salutarono con un abbraccio di gruppo e lasciarono malinconici la palestra.
Celine era rimasta per prendere tutte le sue cose, Gabriella ne aveva approfittato per potersi congratulare personalmente per la gravidanza.
« Sai già se sarà femmina o maschio? »
« No. »
Era stata dal dottore e a visita pochi giorni prima e aveva preferito non sapere il sesso del bambino perché voleva che fosse una sorpresa. Louis l’aveva accompagnata, anche sua madre e la signora Tomlinson. Non aveva mai visto il suo ragazzo così teso e poi emozionato non appena il dottore aveva fatto sentire loro il battito del bambino. Era stata un’esperienza bellissima che mai avrebbe dimenticato.
« Sono felice Celine, sia per te che per Louis. » disse con sincerità Gabriella e andò ad abbracciare la sua coach.
« Sei un tesoro. »
Avevano sempre avuto un rapporto speciale, molto di più e che andasse oltre quello tra studentessa e coach. Erano diventate amiche, nonostante la differenza di età.
« In bocca al lupo. » la strinse ancora un po’ e poi lasciò la palestra, pronta ad andarsene a casa.
Celine caricò la macchina di tre scatoloni. Passò per i campetti e vide Louis sistemare tutti i palloni di calcio. Rientrò all’interno della scuola e raggiunse la presidenza, tolse dalla bacheca degli avvisi tutti i volantini che aveva messo durante l’anno e poi si recò in bagno per sciacquarsi il viso, faceva troppo caldo e stava sudando.
Si guardò allo specchio e sorrise. Ora tutti sapevano della sua gravidanza e poteva anche urlarlo al mondo intero che aspettava un bambino. Già si vedeva a fare la mamma e immaginò allo specchio l’immagine riflessa della sua possibile futura bambina che si rinfrescava dopo una giornata di allenamenti.
Uscì e percorse i corridoi ancora stracolmi di studenti che stavano svuotando gli armadietti. Intravide alcuni suoi allievi e li salutò felice. Attraversò il portone principale e respirò profondamente, raggiunse la macchina e trovò Louis ad aspettarla bagnato dalla testa ai piedi.
« Cosa ti è successo? »
Il ragazzo strizzò i capelli. « Niall. »
Celine scoppiò a ridere. « Ti toccherà andare a piedi! »
 
 
***
 
 
 
« Ciao. »
Amy si voltò e trovò Harry a poca distanza che la guardava profondamente, come se volesse entrare nella sua testa. Non era sorpresa di vederlo, lo aveva evitato per tutta la mattinata, però era conscia che prima o poi lui l’avrebbe fermata, lo aveva capito da come l’aveva guardata in mensa e da come la seguisse con gli occhi ad ogni passo che faceva.
Chiuse l’armadietto, ormai svuotato tutto, e fece scattare il lucchetto.
« Ciao Harry. »
Il ragazzo si avvicinò poggiando una mano sull’anta dell’armadietto rosso. Era in trappola in quel modo e avrebbe dovuto per forza ascoltarlo, poiché lui voleva farle cambiare idea. Non aveva accettato la decisione sua di essere solo amici, poiché loro non lo erano mai stati e mai avrebbero potuto esserlo. C’era dell’attrazione, del sentimento, nulla a che vedere con l’amicizia. Ora che potevano tranquillamente vivere la loro storia senza la Button di mezzo, non capiva perché le cose si fossero complicate così.
« Voglio parlare con te. »
La bionda scosse il capo. « Ci siamo già detti tutto, non rendere le cose difficili. »
« Io? » chiese incredulo.
« Harry, non può funzionare tra me e te. »
A quel punto il ragazzo si rabbuiò. « Se non ci abbiamo neanche provato?!»
Amy non poteva dargli torto ma doveva accettare la cosa e andare avanti. Si erano create troppe situazioni sgradevoli e non voleva, assolutamente, che le cose potessero complicarsi ancora di più. Lei ne aveva sofferto, Niall e Gabriella ne avevano sofferto, Harry stesso e non osava immaginare come stesse soffrendo quel piccolo Axel senza la sua mamma. Il solo pensiero la faceva raggelare e nello stesso tempo sentire in colpa anche se sapeva benissimo non fosse la sua.
« Mi fai passare? Devo andare a casa. » disse, cercando di sembrare indifferente.
Harry, allora, poggiò anche l’altra mano all’armadietto e si abbassò per arrivare alla sua altezza.
« Cosa stai facendo? » chiese allarmata Amy, perché sapeva dentro di sé che non sarebbe stata capace di fermarlo.
« Shh…» e la baciò. Non fu ricambiato subito ma presto Amy si lasciò andare e seguì i movimenti della bocca di Harry, facendosi trasportare nel piacere.
Harry era la sua debolezza.
Il riccio si adagiò al corpo della ragazza e iniziò a carezzarle i capelli e le spalle, mentre con la lingua, lentamente, la baciava con passione.
Amy era la sua debolezza.
Aveva baciato tante ragazze nella sua vita da adolescente e mai aveva provato sensazioni simili. Amy lo scombussolava e sapeva che sarebbe stata quella giusta.
La bionda circondò le braccia attorno al collo di lui e lo strinse forte, avvicinandosi ancora di più e in punta di piedi per arrivare alla sua imponente altezza.
« Aspetta…» disse lui fermandosi all’improvviso.
Amy lo guardò negli occhi.
« Dopo gli esami parto per le vacanze con la mia famiglia, vieni con me. »
Le scappò un sorriso e si sentì importante in quel momento e avrebbe voluto dire di si ma sapeva che Niall avrebbe fatto di tutto per impedirle quella vacanza.
« Non credo…»
« Amy io voglio stare con te. »
Harry avvicinò di nuovo le labbra a quelle di lei e ci giocò un po’, baciandole dolcemente. Si sentiva bene al suo fianco e in quel momento non l’avrebbe voluta lasciare andar via mai più, per nessuna ragione al mondo. Si pentì di non averlo fatto prima o di non aver avuto modo di accorgersi anni prima che la migliore amica di sua sorella fosse così graziosa e amorevole. Si erano innamorati lentamente, in un modo diverso, nato da un errore, senza volerlo. Un amore un po’ complicato il loro, con alcune difficoltà e ostacoli da superare. Harry, però, era sicuro che il tempo avrebbe aggiustato le cose e che ora dovevano soltanto godere di ogni attimo per stare insieme.
« Devo andare. » disse Amy, staccandosi e superandolo.
« Ti accompagno? »
La bionda scosse la testa. « A volte ti ci metti d’impegno a complicare le cose. »
Harry si avvicinò. « Amy ti ho dimostrato che non possiamo non stare insieme, ti desidero e tu desideri me. Vorresti negarlo? »
« No e non l’ho mai fatto, ma è solo meglio per tutti e due se rimaniamo amici. Almeno per un po’.»
Harry annuì e comparì sul suo viso un piccolo sorriso. Era soddisfatto perché almeno così aveva scoperto che in un futuro tra loro si sarebbe potuto creare qualcosa. Non voleva forzare le cose e così la salutò con una bacio sulla guancia e lasciò la scuola con l’umore migliore rispetto a quello che aveva la mattina stessa. C’era ancora una speranza e Harry era deciso a fare in modo che Amy Horan diventasse la sua ragazza.
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:

Ciao ragazze e buona domenica, come state?
Vi ringrazio per aver recensito la storia e sono felice che vi piaccia. In realtà mancano pochi capitoli alla fine e finalmente, pian piano, la sto concludendo. Questo capitolo è più corto perché è di passaggio. Spero continuerete a seguirmi, un bacio e alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Sea, sun and fun ***




Sea, sun and fun
 
 
 
Gabriella aveva svuotato l’intero armadio e messo tutto in una valigia gialla. Cercò di farci entrare anche due borse e le scarpe che aveva comprato due settimane prima, proprio per le vacanze. Si morse una parte del labbro e le venne l’idea di chiudere la valigia sedendosi al di sopra e facendo un po’ di pressione con il suo peso.
Gli Styles sarebbero partiti per le vacanze il giorno dopo. Harry aveva terminato gli esami quella mattina e subito avevano prenotato al villaggio turistico dove andavano sempre e ormai erano clienti abituali. Gabriella aveva chiesto a sua madre se poteva portare Liam e la donna subito aveva acconsentito. Immaginava da giorni una vacanza con il suo ragazzo, sperava solo che lui avrebbe accettato.
Chiuse la cerniera e accese il condizionatore e legò i capelli in una coda.
Ancora stentava a crederci che la scuola fosse finita. Ricordava ancora le interrogazioni e i test che le rifilavano i professori continuamente. Per un po’ di tempo ne avrebbe fatto a meno, purtroppo le vacanze duravano troppo poco per i suoi gusti. In realtà, oltre al riposo mentale, necessitava anche di un riposo fisico. Poi avrebbe dovuto allenarsi il doppio per rimettersi in forma ma non le importava.
Si avvicinò alla scrivania e accese il computer. Fece il login su Facebook e girò per i profili. Cercò Margaret Obrien e visualizzò le foto del ballo scolastico che la ragazza aveva caricato qualche settimana dopo. Non aveva mai avuto il tempo di guardarle  e fu sorpresa nel vedere quanto stessero bene insieme lei e Liam in quelle foto, e pensare che non erano ancora fidanzati. Ricordava con emozione quel giorno e il bacio interrotto da Amy. Salvò alcune foto carine sulla pennetta, le avrebbe fatte stampare. Poi attirò la sua attenzione una foto di Amy e Harry a ballare al centro pista. Si chiese se Harry già provasse qualcosa per l’amica o viceversa; notò sullo sfondo la professoressa che li fissava in modo vitreo, come se fosse una statua.
Bussarono alla porta e Gabriella abbassò lo schermo del pc. « Chi è? »
Liam entrò nella camera e si fiondò sulle labbra della ragazza per salutarla.
« Tutto pronto, eh? » domandò, notando la valigia sul letto.
Era un po’ rattristato della partenza di Gabriella. Avrebbe voluto trascorrere le vacanze con lei e sapeva che gli sarebbe mancata.
Gabriella sorrise. « Partiamo domani. »
« Ok. » abbassò il capo e rilassò le spalle.
La ragazza, che aveva intenzione di chiedergli di andare con lei, si intimorì nel vedere Liam così. Non voleva tenerlo sulle spine per molto.
« Che ne dici di venire con noi? »
Liam alzò le sopracciglia. « Con la tua famiglia? »
« Si. Mia madre è d’accordo, così come lo è papà. E riguardo a Harry, beh credo che un po’ di compagnia maschile gli farebbe piacere. »
Liam portò una mano alla testa. « Non vorrei essere di disturbo, e poi mia madre… »
Gabriella gli prese le mani. « Amore, io e la mia famiglia saremo felici se venissi con noi. Riguardo a tua madre, è una tua scelta. Se non ti va di lasciarla da sola, ok…lo capisco. »
« Sei la migliore. »
Lei sorrise e si alzò in punta di piedi per poterlo baciare. Sarebbe stata una vacanza da sogno con lui, però comprendeva anche il fatto che non volesse lasciare la madre da sola. Fosse stato per lei avrebbe portato anche Barbara, ma sapeva che non potevano correre il quel modo. C’era tempo per far conoscere i loro rispettivi genitori.
« Credo proprio di non voler rinunciare a trascorrere una vacanza con la ragazza che amo al mare.»
A quelle parole Gabriella sorrise raggiante. « Mi stai dicendo che verrai? »
« Mmmm, credo proprio di si. »
Ci fu un abbraccio e poi subito un bacio. Liam non vedeva l’ora di partire, sarebbero stati dei bellissimi giorni e credeva possibile che lì, forse, sarebbero riusciti a stare insieme completamente perché erano giorni che ci pensava e desiderava la sua ragazza in tutti i sensi.
« Dovrei preparare la valigia. »
« Vuoi che venga con te? Posso aiutarti. »
Liam annuì e insieme lasciarono la stanza e scesero in salone per avvisare gli Styles della sua presenza. Harry ne fu felicissimo, sapeva che doveva lasciare Liam a sua sorella però se avesse avuto un po’ di malinconia o una “giornata no”, sicuramente ne avrebbe parlato con l’amico.
« Liam, caro, vuoi rimanere a dormire qui questa sera? » chiese la signora Styles.
Il moro scosse la testa. « La ringrazio ma devo preparare la valigia e questa notte vorrei starmene con mia madre. »
« Certo  - disse la donna, sorridendo e poi prendendo dal forno una crostata.- questa portala a casa, spero sia buona. Vedi, non sono un’ottima cuoca. »
Liam fece un mezzo sorriso, era imbarazzato da tanta dolcezza e cordialità. « Grazie mille. Sarà buonissima! »
I due salirono in macchina e raggiunsero casa di Liam. Avvisarono Barbara della partenza il giorno seguente e la donna ne fu felicissima, ne avrebbe approfittato per andare a trovare una sua cara amica a poche ore da lì. Liam fu più tranquillo, anche perché non gli andava di lasciarla da sola per tutti quei giorni. Sua madre era la sua vita, la sua forza e la persona che più amava al mondo. Barbara fu felice della crostata della signora Styles e così decise di tagliarla in quel momento per mangiarla tutti insieme e preparare anche un thè.
Quando Liam e Gabriella terminarono di fare la valigia si era fatta ora di pranzo e mangiarono al volo un panino preparato da Liam stesso.
« Ci divertiremo io e te. » disse Gabriella, addentando il panino.
Liam annuì. « Anche di più. »
« Liam, sono felice di averti conosciuto. »
Il ragazzo si avvicinò. « Io, invece, sono felice che quel giorno hai deciso di aiutarmi. »
 
 
***
 
 
 
Quando Amy aprì gli occhi li richiuse subito dopo a causa del sole. Quella mattina, insieme a Niall, Maryssa, Zayn e Consuelo erano andati in spiaggia. Il fratello aveva impiegato una mezz’oretta per piantare l’ombrellone nella sabbia, poi riuscendo, si erano svestiti e buttati in acqua: il primo bagno dell’anno. Amy si sentiva un po’ di troppo in quella cornice di coppiette felici. Così, mentre gli altri giocavano in acqua con la palla, si andò a stendere al sole sulla sua asciugamano.
Poco dopo la raggiunse Maryssa.
« Ehy! »
Amy sorrise e le passò la crema solare poiché come lei aveva una pelle chiarissima e stando al sole potevano rischiare di ustionarsi.
« Grazie. »
Fissò gli occhi chiari alle tre figure di fronte a lei e sorrise felice. Le aveva fatto piacere sapere che tra Zayn e Consuelo le cose si erano sistemate e quando li aveva incontrati quella mattina non aveva provato nessun imbarazzo nei confronti di quel ragazzo che aveva provato a  baciarla. Consuelo era bellissima ed era perfetta per Zayn.
« Amy, secondo te, Niall ce l’ha fatta? » chiese Maryssa, guardando anche lei verso i tre ragazzi.
« Spero di si. »
« Non ha voluto farsi aiutare da me. »
« Me lo ha detto – si voltò verso di lei e portò i capelli, ancora bagnati, ad un lato della spalla – è andato da Harry. Chissà se hanno studiato! »
« A proposito, sono consapevole di non essere tua amica come Gabriella, però come vanno le cose? Dimmi la verità, pensi ancora ad Harry?  »
Il rapporto con la ragazza era diventato più stretto nel periodo in cui Niall  la teneva segregata in casa e l’unica con cui parlava era proprio lei. Le aveva raccontato blandamente cosa era accaduto con la professoressa Button e un po’ della storia con il fratello di Gabriella. Amy aveva confessato a Maryssa di provare sentimenti forti nei confronti di Harry ed era molto confusa nel decidere cosa fare. Maryssa era stata una brava ascoltatrice e non l’aveva giudicata, anzi.
« Lo penso sempre. »
Lei arricciò le labbra. « Domani partirà. »
« Lo so. » abbassò il capo e si guardò i pollici dei piedi.
A Maryssa dispiaceva vederla così, perché aveva capito, dalle sue parole, quanto tenesse al ragazzo. Si erano innamorati come due amici e avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarla.
Guardò Niall divertirsi in acqua e sorrise a quell’immagine. Come poteva Amy rinunciare a tutto ciò? L’amore era bellissimo, semplice, diverso e regalava sensazioni, emozioni a cui Maryssa non avrebbe mai rinunciato.
« Mi ha chiesto di andare con lui. » disse ad un certo punto Amy, alzando la testa e godendosi del calore del sole.
Maryssa annuì. « E tu? »
« Niall non me lo permetterebbe. »
A quel punto la ragazza sbuffò. « Non dare la colpa a tuo fratello, questa è solo una scusa. »
« Eh? »
« Dovresti smetterla di incolpare Niall ogni volta che respingi Harry. Niall non centra niente in questa storia e se hai così tanti dubbi o timore nello stare con Harry allora accettalo, punto e basta. Rassegnati, oppure provaci e se Niall non è d’accordo allora fregatene perché non sarà certo tuo fratello a impedirvi di amarvi. »
Amy rimase senza parole poiché c’era del vero in quello che aveva detto Maryssa. Perché si ostinava a auto convincersi che tra lei e Harry non poteva esserci nulla? Purtroppo la loro storia non era nata come tutte le altre ma di certo non per questo era destinata a non iniziare neanche. Harry aveva ragione nel dire che non ci avevano neanche provato a stare insieme; Maryssa aveva ragione nel dire che incolpava Niall inutilmente; il problema era lei, non gli altri.
« Scusa, forse sono stata troppo schietta ma è quello che penso. »
Amy scosse la testa. « Non scusarti Maryssa, hai completamente ragione. »
Vennero interrotte dagli altri che le raggiunsero sotto l’ombrellone. Zayn e Consuelo si tenevano per mano, erano così dolci insieme.
« Avrei una certa fame! » disse Niall, rovistando nella borsa frigorifera.
« Amore ho preparato dei panini. »
Maryssa si alzò e raggiunse il ragazzo. Niall si allontanò e la lasciò fare finché non gli diede una bustina trasparente con all’interno il panino avvolto dalla carta. Ne diede uno anche a Amy, Zayn e Consuelo.
« Grazie, sei stata carina a prepararli. » le disse la spagnola.
« Figurati! »
Si sistemarono a semicerchio in modo che tutti potevano guardarsi e iniziarono a parlare del più e del meno, deliziandosi dei panini.
Zayn accennò alla festa che avrebbe organizzato venerdì; Niall parlò degli esami e di come sapeva in cuor suo che erano andati bene; Maryssa elogiò le sue doti culinarie, Amy e Consuelo si estraniarono per parlare di cosmetici e prodotti per capelli.
« Amy, ho sentito il tuo telefono squillare. » disse ad un certo punto Maryssa.
La bionda si alzò e prese il telefono dallo zaino. Trovò una chiamata persa da sua madre e poi un messaggio da parte di Harry.
 
Axel è stato portato in una casa famiglia.
 
Amy ignorò il messaggio e chiamò sua madre. Dopo aver tranquillizzato la donna dicendole che erano arrivati e stavano mangiando, chiamò Harry ma non ebbe risposta e così decise di inviargli in messaggio.
 
 
Mi dispiace, so che tieni tanto a lui. Aggiornami se sai qualcosa in più, se hai bisogno di parlare io verrò da te.
 
 
 
***
 
« Ho contattato il migliore, Harry! »
« Il migliore? Se lo fosse stato allora Axel sarebbe qui. » sbraitò, uscì dalla cucina e si diresse in camera.
Lui e Gabriella avevano raccontato la storia di Axel ai loro genitori e Harry aveva spiegato il legame che aveva con il piccolo. Gli Styles avevano compreso e da bravi genitori si erano impegnati nel provare l’adozione. Il bambino proprio quel giorno era stato mandato in una casa famiglia, quello che Harry temeva da tempo. Lo frustrava essere impotente di fronte a quella situazione.
La signora Styles raggiunse il figlio ed entrò nella camera, ordinata e con la valigia sul letto.
« Tesoro, troveremo il modo per aiutare quel bambino. » disse, sedendosi e carezzando la spalla del figlio, affettuosa.
Harry rilassò i muscoli della schiena. « Non voglio che stia lì. »
La donna guardò suo figlio con dolcezza. Era cresciuto Harry e quel senso di protezione e di amore che aveva verso quel bambino la rendeva orgogliosa, anche perché tutto quello che era accaduto a scuola con la professoressa lei non ne era a conoscenza. Gabriella e Harry si erano inventati la scusa che il ragazzo facesse da babysitter al bambino di tanto in tanto.
« Mi ha detto la Parker – riferendosi all’assistente sociale – che abbiamo degli ottimi requisiti per adottarlo, è solo questione di tempo. » cercò di rassicurarlo.
« Posso andare a trovarlo? » chiese, puntando le sue iridi verdognole in quelle della madre, così simili alle sue.
« Certo, tutte le volte che vuoi. »
Harry chiuse gli occhi e annuì. La donna cambiò discorso per cercare di distrarlo e così si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra per chiuderla.
« Sei felice che verrà Liam? »
Harry portò le braccia dietro la testa. « Si, siamo amici. »
« Perché non chiedi a Niall di venire? Liam starà con Gabriella, non puoi fare da terzo incomodo. »
Harry fece un mezzo sorriso. « Ci avevo pensato, casomai inviterei anche Amy. »
La signora Styles acconsentì. « Si, sarebbe un’ottima idea. »
Il riccio sapeva che non sarebbero venuti, ad Amy già glielo aveva chiesto, riguardo a Niall, da quando si era fidanzato, avevano smesso di uscire insieme. In realtà forse perché c’era stato dell’astio tra i due ma le cose sembravano essersi aggiustate quando avevano trascorso del tempo insieme a studiare.
« Mamma, grazie e scusa per aver sbraitato in quel modo. »
La donna scosse la testa. « Non preoccuparti, tieni molto a quel bambino. È normale! »
Harry si alzò a sedere. « Si, proprio così. »
La signora Styles uscì dalla stanza per andare a preparare la cena. Harry si avvicinò al comodino e prese il telefono, non aveva più risposto ad Amy. Aveva visto, su una foto postata da Maryssa su Facebook, che era stata al mare e si ritrovò a pensare a quanto avrebbe voluto andare se solo lo avessero invitato.
Portò il telefono all’orecchio e aspettò che lei rispondesse.
« Harry! »
« Ciao, come stai? »
Amy sospirò. « Io bene, tu piuttosto? »
« Mi sento….frustrato.  Non so che fare. »
La bionda aspettò qualche secondo prima di aprir bocca. « Vuoi parlarne? »
« No, in questo momento non mi va. »
« Ci incontriamo al parco? »
Harry sorrise amaro. « Amy, se questa sera ti vedo io domani non parto più. Vorrei, ma se sei ancora intenzionata a mantenere un rapporto di amicizia tra di noi, allora è meglio se non ci incontriamo. »
« Harry, ti ho pensato oggi. Sono andata al mare e…»
Non la lasciò terminare. « Lo so, io ti penso continuamente. Amy, stiamo facendo un errore.»
« Tu dici? » chiese incredula e con voce tremante.
« Non possiamo essere amici io e te, io ti desidero, voglio averti accanto… non provi le stesse cose?»
Amy sorrise poiché aveva sbagliato a capire e si sentì sollevata a quelle parole.
« Non dirmi questo proprio quando devi partire! »
Harry guardò fuori la finestra il cielo stellato. « E allora vieni con me. »
« Non posso, mi dispiace. » e riagganciò.
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao belli, scusate la fretta ma ho tante cose da fare. Vi lascio il capitolo e vi anticipo che probabilmente il prossimo lo pubblicherò un po' in ritardo a causa degli esami. Un bacio e  alla prossima settimana :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** I love you ***


 
I love you
 
 
L’acqua del mare era fredda e Gabriella aveva i piedi piantati nella sabbia con l’acqua che le arrivava alle ginocchia. Liam era poco più avanti e la incitava a proseguire.
Erano arrivati di mattina presto e dopo essersi sistemati nel villaggio, Liam e Gabriella si erano diretti in spiaggia per poter fare il primo bagno di quella stagione.
« Amore, dai vieni. » le disse Liam, porgendole una mano.
« Ho i miei tempi. »
Liam si lasciò andare in una risata e Gabriella non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello sotto i raggi del sole. I suoi capelli sembravano ancora più chiari, i suoi occhi delle deliziose gocce di cioccolato. Era stato così naturale mettersi in costume, senza imbarazzo. Si perse a guardare i suoi addominali, le spalle, le braccia toniche, le labbra sottili e così deliziose da baciare.
« Amore. » la chiamò Liam, dato che era imbambolata a fissare chissà cosa.
Gabriella sembrava non averlo sentito e così Liam riprovò a chiamarla.
« Amore! »
Il cuore della ragazza palpitava a mille e dei brividi percorrevano la sua schiena scura. Già altre volte aveva fantasticato sul corpo di Liam e in quell’istante lo desiderava con tutta se stessa. Ricordò per un attimo alla sua prima volta e a quanto fosse stata incosciente ma innamorata di quel ragazzo che l’aveva solo usata. Con Liam sarebbe stato diverso.
« Liam, usciamo…»
Il ragazzo la guardò stranito e poi acconsentì, seguendola e  raggiungendo la spiaggia dove c’erano l’ombrellone con i due lettini.
« Cos’hai? » chiese Liam ad un certo punto, dato che Gabriella aveva rimesso i vestiti che pochi attimi prima aveva tolto, con una certa fretta.
« Voglio andare al villaggio. »
Liam sbuffò. « Amore ma i tuoi stanno venendo qui. »
Gabriella lo guardò negli occhi profondamente. « Appunto. »
Prese Liam per una mano e lo attirò a se, costringendolo a seguirla. Il ragazzo la lasciò fare, senza lamentarsi. Gabriella stava per compiere una pazzia e questo la elettrizzava, poiché voleva in un certo senso inaugurare quel primo giorno di vacanza e rendere la loro relazione più completa. Negò a se stessa l’idea che stava forzando le cose poiché sapeva che anche Liam lo voleva.
Tornati al villaggio Gabriella corse in camera e si accertò che non ci fosse nessuno in casa. Poi chiamò Liam dal piano di sotto e non appena varcò la porta si catapultò sulle sue labbra.
« Voglio fare l’amore con te. » disse, velocemente e un po’ in imbarazzo.
Liam parve sorpreso e per un momento rimase immobile di fronte a quella frase che aveva riempito la stanza e aveva fatto perdere un colpo di battito al suo cuore.
Gabriella, lo spinse sul letto e si mise sopra di lui, a cavalcioni. Iniziò a baciargli il collo, poi la guancia, fino ad arrivare alle labbra. Liam, dal canto suo, si era svegliato da quello stato iniziale di trans e così cominciò ad accarezzarle la schiena, dolcemente e lentamente.
Presto i loro baci divennero più passionali e disperati; la ragazza si tolse la maglietta e lo stesso fece con Liam, sfilandogliela lei stessa. I loro corpi aderivano perfettamente l’uno sull’altro.
Poi Gabriella passò alla cerniera dei jeans, facendosi aiutare da Liam a toglierlo completamente. Approfittò per sfilarsi la gonnellina azzurra che aveva messo per andare in spiaggia. Erano rimasti in costume, come se fossero in intimo e la loro voglia aumentava.
« Sei teso? » gli chiese tra un bacio e l’altro.
Liam scosse la testa. « Non vorrei deluderti.»
Gabriella alzò di scatto il capo. « Cosa dici, il fatto che tu sia…»
« Non sono vergine. »
Di certo non se lo aspettava. Aveva sempre pensato che, dato che aveva avuto problemi a scuola e non lo aveva mai visto in compagnia di una ragazza, Liam non aveva mai rapportato neanche in quel senso. Invece si era sbagliata.
« Oh, e…»
« È successo ad un campus estivo, durante il mio primo anno alla London High School.»
Gabriella si lasciò cadere lentamente su di lui, appoggiando la testa sul suo pettorale e iniziando a fare dei piccoli cerchi con le dita sopra la sua pelle chiara.
« Sei delusa? » chiese Liam.
« No, solo un po’ gelosa. »
Liam scoppiò a ridere. « Potrei esserlo anche io di te. »
Gabriella constatò che in quel caso Liam aveva ragione e così, svelta si sfilò il pezzo di sopra del costume e lasciò che il suo ragazzo le procurasse piacere con i suoi baci. Poco dopo furono nudi e in un attimo di dolcezza e amore, Liam entrò in lei lentamente e con il cuore che batteva forte. Le loro mani erano intrecciate.
Non si preoccuparono del possibile arrivo degli Styles, né dell’aver perso una giornata di mare per restare chiusi in quella camera che in quel momento era piena di sospiri di piacere.
Liam ribaltò la situazione e si avvicinò all’orecchio della ragazza. « Ti amo. »
Gabriella sorrise e inarcò di più la schiena. « Ti amo anche io, Liam. »
Il ragazzo non aveva provato queste sensazioni con la ragazza che lo aveva reso uomo. Con Gabriella era qualcosa di indescrivibile, bellissimo e che aveva voglia di rifare in ogni momento. Ormai erano una sola cosa e quella mattina avevano rafforzato il loro rapporto ancora di più. Continuarono a baciarsi per tutto il tempo e quando il culmine della loro passione arrivò, Liam fu costretto a stendersi di fianco a lei rinunciando a sfogare il suo piacere e non potendo condividerlo con lei direttamente.
« È stato bello! » disse Gabriella, abbracciando il suo ragazzo.
Liam sorrise esausto. « Anche di più. »
 
 
***
 
 
 
 
« Louis, è pronto! »
Celine chiamò il suo ragazzo dalla cucina e poi riempì i piatti di pasta al sugo. I suoi genitori erano andati a Manchester insieme a due coppie della comunità, era rimasta da sola in casa e aveva invitato Louis per pranzo. Il ragazzo ne aveva approfittato per farsi una doccia dato che era appena tornato da una partita a calcetto con i suoi colleghi.
Louis si diresse in cucina e si accomodò al tavolo, sorridente. « Ho una fame da lupi. »
« Io invece no, ho un po’ di nausea. »
Il ragazzo iniziò a mangiare. « Avrei potuto cucinare io. »
Celine scosse la testa. « Adesso ho avvertito il sintomo, non preoccuparti. »
Le nausee erano sempre più frequenti negli ultimi giorni. Si alzò e riempì una brocca di vetro con dell’acqua. « Avete vinto? »
Louis annuì soddisfatto. « Si, abbiamo schiacciato la squadra di Miller. »
Il giorno prima, dopo gli esami, i professori maschi avevano deciso di organizzare una partita per salutarsi in un modo carino. Louis era stato entusiasta della proposta e subito aveva scelto i componenti del suo team. Avevano deciso di creare un nome a entrambe le squadre e Louis e gli altri colleghi avevano scelto “ i gladiatori”, mentre la squadra avversaria “ i selvaggi”.
« Immagino la faccia di Luke. Come l’ha presa la sconfitta? »
Louis riempì il suo piatto di altra pasta. « È buonissima! – disse, tornando al suo posto – comunque diciamo che se ne è andato con la coda fra le gambe. »
Celine sorrise. « Va bene. Senti, ma come mai ci hai messo tanto a farti la doccia? »
Louis quasi si strozzò. « Ehm, niente. Ero molto sudato. »
Lei alzò le sopracciglia e bevve un sorso d’acqua. Si alzò da tavola e andò al piano di sopra per sciacquarsi il viso. Le nausee aumentavano e il caldo non l’aiutava di certo.
Non appena lasciò la cucina, Louis sorrise soddisfatto e si preparò a quello che sarebbe potuto accadere.
Celine andò in bagno e tamponò la fronte con un’ asciugamano bagnata. Massaggiò il ventre e poi si diresse in camera. Aprì la porta e la sua attenzione fu attirata da una busta rossa al centro del letto. Chiuse la porta alle sue spalle e si avvicinò, prendendo la piccola busta e aprendola. All’interno c’era una lettera.
 
Amore mio,
sai quanto amo scrivere e soprattutto scriverti. In questo momento tu stai cucinando per me mentre io ti sto preparando questa sorpresa per farti capire quanto sei importante per me e come vorrei che il nostro rapporto si evolvesse in qualcosa di più profondo e solidale. Innanzitutto mi scuso per non essermi accorto subito di quello che era successo e di aver detto qualcosa che possa averti fatta soffrire. Scusa Celine, perdonami cercherò di rimediare ogni giorno che trascorreremo insieme. La mia vita da quando ti ho conosciuta ha un senso e ora che diventeremo in tre sarà ancora più importante. Voglio restarti accanto fino alla fine dei miei giorni e invecchiare con te, vedere nostro figlio crescere e diventare a sua volta madre o padre che sia. Sei la cosa più bella che mi sia capitata e per questo che voglio che mi sposi. Se scendi giù e non mi avrai scoperto prima, mi troverai in ginocchio con un anello e spero che la tua risposta sia si.
Ti amo, con amore Louis.

 
Gli occhi di Celine si riempirono di lacrime e portò una mano alla bocca. Strinse sul petto la lettera e rimase per qualche minuto a contemplare quelle parole, rileggendole.
« Ho il ginocchio che mi fa male! » urlò Louis dalla cucina.
Celine scoppiò a ridere e pensò che si, la sua vita sarebbe stata affianco a quell’uomo che anche in un momento serio e dolce come quello sapeva farla sorridere di gusto. Corse di sotto e raggiunse la cucina con il cuore a mille.
« Finalmente. »
Louis era inginocchiato e nella mano teneva una piccola scatolina blu.
La ragazza si avvicinò lentamente e allungò la mano per farsi mettere l’anello. Lui capì al volo la sua intenzione e quindi sorridente aprì la scatolina ed estrasse il piccolo anello, delicato e perfetto per Celine.
« Vuoi sposarmi? »
Si guardò la mano e poi una lacrima le solcò la guancia. Si inginocchiò e puntò i suoi occhi in quelli del fidanzato-futuro marito. Gli carezzò una guancia e prima di buttarsi tra le sue braccia gridò felice un « SI! »
 
 
 
***
 
Erano trascorse già due ore da quando si era messo in viaggio. Dopo una mezza mattinata al mare, si era reso conto che doveva smetterla di fare il codardo e doveva agire per ottenere qualcosa, così si era messo in macchina e stava ritornando a casa, più precisamente da Amy.
Nella sua mente si insinuavano diversi discorsi da farle e nessuno di essi gli sembrava adatto, si convinse che le parole sarebbero uscite da sole nel momento in cui l’avrebbe avuta di fronte a sé.
Nella vita aveva dato sempre importanza ad altre cose: come l’amicizia, la famiglia, il calcio, il sesso…niente a che vedere con l’amore. Era la prima volta che provava un sentimento del genere verso una ragazza e non voleva di certo farsi scappare questa opportunità.
Amy era diventata parte integrante della sua vita mentale. Ogni minuto, un pensiero andava a lei anche se si perdeva a fissare una semplice fotografia.
Accese lo stereo e canticchiò una delle canzoni che passavano in radio, per ammazzare il tempo e per distrarsi dai suoi pensieri. Perse il conto del numero di sigarette che aveva fumato per il nervosismo. Controllava il telefono ogni cinque minuti e si chiese se i suoi o Liam o Gabriella avessero trovato il bigliettino sopra al frigo che li avvisava che sarebbe tornato sul tardi e aveva preso la macchina. Harry sperava di ritornare al villaggio insieme ad Amy, però non si convinse di questo perché poi, in caso non accadesse, sicuramente ne sarebbe rimasto deluso.
Amy, intanto, si trovava fuori al balcone della sua stanza a guardare la gente che passava. Gabriella, la sua migliore amica, era andata in vacanza e in quel momento avrebbe voluto averla di fianco per poter parlare con lei. Maryssa, che ormai era diventata un’altra persona di cui fidarsi, era uscita con Niall e non aveva avuto il coraggio di chiederle se dopo sarebbe rimasta a dormire lì per potersi sfogare un po’, Niall ne avrebbe approfittato e Amy sapeva in cuor suo che Maryssa avrebbe preferito restare chiusa in camera con il suo fidanzato. Harry, invece, Harry era lontano ed era l’ultimo a cui poteva chiedere aiuto poiché era lui fondamentalmente il centro dei suoi pensieri e dei suoi sbalzi di umore.
Quindi, armandosi di coraggio, attraversò la stanza e andò a bussare alla porta di suo fratello.
« Entra. »
E lo fece.
« Niall…»
Era imbambolato alla televisione, stava giocando ad uno dei tanti videogiochi che gli aveva prestato Bill e dato che avevano una scadenza, trascorreva giorno e notte a giocare come se non ci fosse un domani, speranzoso di potermi concludere tutti.
« Pensavo fosse Maryssa, comunque…dimmi.»
Amy si accomodò sul letto. « Mi manca. »
Il biondo mise il gioco in pausa e si voltò lentamente. « Chi? Gabriella?» fece il finto tondo.
Amy scosse la testa. « Lo sai a chi mi riferisco. »
Niall annuì tenendo la testa abbassata. Lo aveva capito, non era imbecille. Sapeva che sua sorella stava soffrendo, così come il suo migliore amico ed era conscio anche del fatto che se si fossero messi insieme, allora li avrebbe visti sorridere un po’ di più. Sapeva cosa frenasse Harry però non comprendeva perché sua sorella non si imponeva e decideva finalmente della sua vita senza farsi influenzare dagli altri.
« Perché me lo stai dicendo? » chiese, mettendo le braccia conserte.
Amy sospirò. « Dovevo dirlo a qualcuno. »
« Magari, dirlo solo ad alta voce. »
La bionda sorrise amara. « Può darsi.»
Niall si avvicinò alla sorella e l’abbracciò forte. « Amy, io voglio che tu sia felice e se è Harry la persona che lo fa, allora io non potrei che accettare la cosa. »
Vennero interrotti da Terrie che li chiamò per la cena. Quando entrambi scesero giù, il campanello di casa suonò e Amy andò ad aprire la porta, non aspettandosi di certo una visita da parte sua.
Quando gli fu davanti, con una scusa disse ai suoi di non aver fame e chiuse il portone di casa alle sue spalle, costringendo Harry ad indietreggiare.
In realtà la famiglia Horan, si era affacciata alla finestra e come spettatori si godevano lo spettacolo. Niall compreso.
« Che ci fai qui? » chiese Amy.
Harry passò una mano fra i capelli. « Mi sono messo in viaggio questo pomeriggio per arrivare qui.»
Amy allargò gli occhi. « Per?» le uscì un sussurro.
Harry si avvicinò e le carezzò la guancia. « Mi sono stancato di questa situazione. Voglio stare con te, non mi importa di quello che dirà Niall o Gabriella. Io mi sono innamorato di te e ti amo Amy!»
La bionda non rispose ma si limitò ad avvicinarsi alle sue labbra e a stampargli una bacio, piccolo e innocente.
« Anche io ti amo e hai ragione. »
Harry sorrise e prese il volto della ragazza tra le mani, baciandola con amore e finalmente lasciandosi andare completamente. Nonostante il caldo, dei brividi percorsero la sua schiena e si sentì sollevato, leggero. Amy si aggrappò a lui e con un piccolo saltò si mise a cavalcioni. Harry la teneva come se fosse una bambina e intanto la continuava a baciare, mentre Amy aveva incrociato i piedi dietro la schiena del ragazzo.
Terrie aveva gli occhi lucidi e batté le mani, mentre Niall scosse la testa.
« Che c’è? » chiese innocentemente.
« Niente, niente. »
Amy e Harry continuarono a baciarsi sotto la luna e le stelle, ignari che gli Horan li stavano guardando dalla finestra della cucina. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Together ***


Together
 
« Buongiorno. »
Amy aprì gli occhi e incontrò quelli verdi di Harry.
La sera prima, dopo essersi baciati intensamente fuori il portone, erano entrati in casa e Terrie aveva invitato il ragazzo a dormire lì, con Niall. In realtà, quando il biondo si era addormentato, Harry aveva raggiunto Amy nella sua camera e si erano addormentati sotto le stelle, fuori al balcone, mentre parlavano del più e del meno.
Amy strizzò gli occhi e si alzò, avendo tutti i muscoli indolenziti.
« Abbiamo dormito fuori. »
Harry annuì. « Si. »
Nonostante avesse tutti i capelli scompigliati e un’aria sconvolta, per il ragazzo rimaneva una visione bellissima.  La guardò entrare nella stanza e avviarsi per il corridoio. Poi diede un’occhiata al telefono e trovò una chiamata di suo padre.
« Papà! » disse, appena lo rispose.
« Harry, dove sei? Eravamo preoccupati, non ci hai fatto sapere più nulla. »
Si era dimenticato di chiamarli quando era arrivato a destinazione. « Scusa, comunque sto bene. Sono a casa di Niall. »
L’uomo sorrise. « Non pensavo  che il vostro rapporto fosse così, insomma…stretto. Potevi dircelo che ti mancava, avremmo chiesto a Terrie e a Stefan se poteva venire con noi. »
Harry sbadigliò.
« L’importante è che stai bene. Harry, appena torni, dobbiamo fare un discorso. »
Il ragazzo si stranì. « Cioè? »
« Io sono tuo padre, sono la tua famiglia e ti voglio bene…»
« Papà arriva al punto, per piacere. Devo andare a fare colazione. Abbiamo dormito fuori il balcone e sono privo di forze. Devo mangiare. »
L’uomo quasi non si strozzò con la sua stessa saliva. « Perché fuori? »
Harry rise e con ovvietà diede la sua risposta. « Non potevamo dormire nello stesso letto con gli Horan in casa, così per stare insieme abbiamo dormito fuori al balcone. »
Il signor Styles era in bagno in quel momento e aprì il rubinetto per tamponarsi la fronte con dell’acqua fresca.
« Dai, papà, sai meglio di me cosa avremmo potuto fare…»
« Cosa? E lo avete fatto? » chiese allarmato.
Harry fece un’alzata di spalle. « No, devo rispettare i suoi tempi. »
« Oh e… gli Horan, lo sanno di questa vostra relazione? Se così si può chiamare. »
Harry entrò in camera di Amy e chiuse la portafinestra del balcone. « Certo e approvano. Ieri ci siamo baciati  fuori al portone e loro ci guardavano entusiasti. »
« Gesù! »
Si diresse in camera di Niall e lo trovò ancora a dormire, con la bocca aperta e senza un calzino.
« Se potessi vedere Niall in questo momento diresti anche peggio. »
Andò in bagno e approfittando del fatto che suo padre aveva cambiato repentinamente il discorso, parlando di lavoro, lavò i denti e si sciacquò il viso. Aveva chiesto ad Amy la sera prima se le andava di partire con lui e lei aveva accettato. Quindi doveva darsi una sistemata anche perché sarebbero partiti appena la ragazza terminava di fare la sua valigia.
Scese le scale e venne accolto dal profumo di pancake che aveva preparato Terrie per colazione. Diede il buongiorno alla donna e si accomodò al tavolo, continuando a sentire i discorsi, senza senso, di suo padre. Non voleva attaccare anche perché si era comportato male il giorno prima , dimenticandosi di chiamarlo, e così si subì tutta la predica.
« Harry, io devo andare. Tu…»
Non lo fece terminare. « Papà ci vedremo presto, verremo noi lì, partiamo questa mattina.»
L’uomo deglutì. « Noi? Farai prendere un colpo a tua madre. Aspetta, parliamo prima e troviamo un modo per dirglielo. »
Harry alzò un sopracciglio, confuso. « Cosa? »
« Della tua relazione, tesoro. »
« Papà è una cosa normale. »
Il signor Styles si guardò intorno prima di poter parlare. « Eh…»
Harry scosse la testa e bevve un sorso di succo. « Papà? »
« Si? »
« Allora? »
L’uomo deglutì e poi si lasciò andare in un lungo respiro. « Non è da tutti i giorni dire alla propria madre di essere omosessuali. » disse tutto d’un fiato e con voce bassissima.
Harry allargò gli occhi e scoppiò a ridere, come aveva potuto pensare che la persona a cui si riferisse potesse essere Niall?
« Papà, io sto con Amy Horan. »
« Non devi giustif….oh, grazie al cielo! Amy, la dolce Amy, la migliore amica di Gabriella. » disse sollevato.
« S-Si.»
L’uomo iniziò a ridere di se stesso e uscì dal bagno più tranquillo. Poi rifletté  e assunse un tono più autoritario e adirato.
« Amy Horan. Guai a te Harry, non far soffrire quella ragazza. »
Il riccio scosse la testa e sorrise sincero. « Non lo farei mai. »
 
 
 
***
 
 
 
Zayn e Consuelo raggiunsero Gabriella e Liam e organizzarono una giornata rilassante alla Spa.
I due ragazzi erano nello spogliatoio a cambiarsi, pronti per un primo giro di massaggi. Avevano acquistato un pacchetto per quattro che prevedeva: massaggi, vasche, fanghi e sauna.
Liam avvolse l’asciugamano intorno alla vita e sgranchì la schiena.
« Avete dormito bene? » chiese.
Zayn alzò il capo e sfilò una gamba del jeans, saltellando. « Si, grazie. »
Gli Styles avevano dato ai due ospitalità e nel cuore della notte, Zayn era sgaiattolato nella camera delle ragazze e Gabriella aveva raggiunto Liam.
Uscirono dallo spogliatoio e entrarono in una sala dove erano disposti quattro lettini bianchi. Gabriella e Consuelo già erano stese e godevano delle mani rilassanti delle due donne che stavano massaggiando il loro corpo. Presto anche i due ragazzi furono avvolti dal medesimo piacere, trascorrendo la prima ora della mattinata beandosi di massaggi.
Per un attimo, Liam, si voltò a guardare la sua ragazza e si ritrovò a sorridere innamorato. Da quella “speciale” mattina, il loro rapporto si era rafforzato. Fare l’amore con la persona che si amava era qualcosa di sensazionale.
Dopo il massaggio fu il momento delle vasche. La piscina era molto grande e aveva ad un’estremità una cascata artificiale. I quattro entrarono in acqua e raggiunsero il getto della cascata, standoci sotto e lasciando che l’acqua massaggiasse le spalle, già rilassate.
« Potremmo venire ogni giorno qui. » disse Consuelo, tenendo gli occhi chiusi.
Gabriella si avvicinò a Liam e lo abbracciò. « Amore, sono un po’ preoccupata. »
« Per tuo fratello? » chiese lui, carezzandole il capo.
Gabriella annuì. « Si, è partito ieri e ancora non si è fatto sentire. »
« Starà da Niall. Non preoccuparti. »
I due erano usciti di casa molto presto e quindi non avevano sentito la chiamata del signor Styles. Gabriella sapeva che suo fratello era tornato a casa per Amy. Lo conosceva molto bene e evidentemente voleva provare in tutti i modi a poter conquistare il cuore della sua migliore amica. Se ne avesse parlato con lei, avrebbero potuto accompagnarlo.
« Hai ragione. » si convinse e lasciò le preoccupazioni da parte, rassicurandosi delle parole di Liam.
Intanto Zayn si era affiancato alla sua ragazza.
« Sei bellissima, lo sai? »
Consuelo arrossì. « Sei tu quello figo, babe.»
Si baciarono sotto l’acqua e si strinsero forte.
Prima di passare alla sauna, Gabriella ne approfittò di rientrare nello spogliatoio per chiamare sua madre e sapere se avesse avuto notizie di Harry. Prese il telefono e notò un messaggio.

Gabri, sono felice, finalmente nella vita mi è capitato qualcosa di bello e volevo scusarmi con te per non averti dato subito ragione. Ho scelto di rischiare e sto venendo lì, con Harry. Stiamo insieme.
 
Iniziò a sorridere e sospirò sollevata, sapendo che Harry stava bene e stava tornando con la sua migliore amica. Le cose stavano girando per il verso giusto, se avesse potuto fare qualcosa per l’adozione di Axel, allora sarebbe stato tutto ancora più bello. Si accontentò però del fatto che Amy aveva affrontato la sua stupida paura e aveva deciso di far entrare nella sua vita, suo fratello.
Digitò veloce una risposta e aspettò che il telefono suonasse di nuovo.
 
Che bella notizia, amica mia. Salutami Harry. Non vedo l’ora di vederti, devi raccontarmi come è andata.
 
Si, stanne certa. Tu invece, non hai niente da dirmi?

 
Gabriella batté gli occhi e le sue guancie si tinsero di rosso.
 
Si, parleremo quando verrai.
 
Ripose il telefono nella borsa e raggiunse gli altri nella sauna. Faceva un gran caldo lì dentro e a causa del troppo vapore, fece fatica a rintracciare Liam, Zayn e Consuelo. Quando finalmente riuscì a vedere Liam si perse a contemplare il suo corpo e rivisse tutto quello che era accaduto la mattina precedente. Avrebbe raccontato tutto alla sua amica e soprattutto le avrebbe dato qualche consiglio perché ora che stava con suo fratello, anche le sue notti sarebbero state più movimentate.
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti, mi scuso per non aver postato ieri ma in realtà sono impegnatissima con gli esami e non ho potuto fare altrimenti. Il capitolo è più corto anche perché è di passaggio e già vi avviso che il prossimo lo pubblicherò la settimana prossima e non questa perché davvero sono troppo incasinata.
Ringrazio tutti quelli che commentano, seguono e hanno messo la mia storia tra le preferite. Scusate anche per il banner ma ho il programma bloccato e non ho potuto farlo. Un bacio a tutti!

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Goodbay ***


Goodbay
 
 
 
Celine aveva rinunciato all’idea di chiedere aiuto a Louis per i preparativi del matrimonio: inviti, allestimento, catering e bomboniere, non erano per lui. L’aveva liquidata con una risposta semplice e secca sul fatto che erano cose da donne e sicuramente lei avrebbe scelto il meglio, poi, con la sua dote di ammaliatore aveva aggiunto un “io mi fido di te!”.
Rassegnata, Celine, si era rivolta a sua madre ma subito aveva capito che era stata una pessima idea. La signora Brums non aveva fatto altro che pianificare la sua vita da anni, non le avrebbe dato modo di invadere il suo spazio e influenzare le sue scelte in uno dei giorni più importanti della sua vita. Quindi, poco dopo, aveva liquidato anche sua madre mettendo la scusa di dover uscire a fare la spesa.
Celine non si arrese e chiamò Luther, ma era impegnato a lavoro e non si sarebbe liberato fino alla prossima settimana. L’unica persona rimasta a cui poter chiedere aiuto era la signora Tomlinson e fu così che si ritrovò nel suo salone a bere una tazza di the e a parlare di bomboniere.
« Qualcosa di piccolo ed elegante, che rispecchia un po’ sia te che Louis. »
« Avevo pensato di andare a quel negozio dietro casa mia. »
La donna annuì. « Se vuoi ti accompagno. »
Celine fece un sorso dalla tazza di the e poi sorrise sincera. « Grazie, avrei bisogno di qualche consiglio. »
Patrizia mise le mani a mo di preghiera e puntò lo sguardo al ventre della futura nuora.
« Come ti senti? »
Celine portò una mano alla fronte. « Non riuscirei a descriverlo in questo momento, credo nervosa, un po’ come tutte le spose. Giusto? »
Patrizia scoppiò a ridere. « Credo di si. Io però mi riferivo al tuo stato interessante. »
« Oh, bene. »
Era stata proprio il giorno prima a controllo e la dottoressa che la seguiva le aveva fatto sentire, nuovamente, il battito del bambino. Era stata un’emozione bellissima e non vedeva l’ora di poter vedere e toccare quella creatura e stringerla a sé.
« Femminuccia o maschietto? » chiese curiosa la neo nonna.
Celine scosse la testa, sorridente. « Non lo voglio sapere. Sarà una sorpresa! »
Patrizia arricciò le labbra, non era poi tanto convinta della scelta di Celine, anche perché avrebbe voluto fare un regalo al bambino e non sapendo il sesso non sapeva che colore scegliere. Si immaginò un piccolo Louis in giro per la casa, oppure una piccola Celine che le metteva lo smalto per giocare all’estetista. Sarebbe stata un’ottima nonna.
« Avete qualche nome in mente? »
« In realtà ancora non ci abbiamo pensato. » disse con sincerità Celine.
Patrizia prese le due tazze vuote e si dileguò in cucina. Ritornò con una rivista in mano e la diede alla ragazza.
« L’ho comprata questa mattina. Ci sono degli abiti da sposa. »
Celine aprì il giornale e ammirò i bellissimi abiti stampati sulla carta. Sfogliò pagina per pagina e immaginò lei al posto di quelle modelle. I vestiti erano tutti molto belli ma lei avrebbe optato per qualcosa di semplice e comodo, anche perché sposarsi e indossare un abito del genere con il pancione, avrebbe potuto appesantirla durante la giornata. Anche riguardo alle scarpe pensò a delle ballerine semplici bianche per non stancarsi troppo.
« Sono belli, vero?»
« Si. »
« Possiamo passare dal negozio vicino casa tua per le bomboniere e poi visitare qualche boutique. »
« Si. Ottimo. » rispose allegra.
Patrizia diventò seria in volto. « Tesoro, credo che però dovremmo far venire anche tua madre con noi. È giusto che ci sia. »
Celine comprese che la suocera aveva ragione, anche perché non voleva dare un dispiacere a sua madre, poteva ferirla non farla venire alla scelta dell’abito da sposa.
« D’accordo. »
Patrizia sorrise e abbracciò Celine. « Bene, ci divertiremo e troveremo il più bel vestito di sempre. Sarà un’emozione vedertelo addosso. »
Patrizia era una donna fantastica e Celine la ringraziò mentalmente per tutto quello che stava facendo per aiutarla. Louis aveva preso diversi lati del suo carattere e sicuramente lo avrebbe aiutato a essere un buon padre. La signora Tomlinson sapeva farci con le persone e l’aveva amata dal primo momento che l’aveva incontrata.
« Grazie. » disse commossa.
« Di nulla, ormai sei diventata come una figlia per me. »
Continuarono a parlare dei preparativi e stilarono anche una lista degli invitati. Celine tornò a casa soddisfatta e quando trovò sua madre in cucina intenta a prepararle una crostata di marmellata alle fragole, la sua preferita, le disse felice che il giorno dopo sarebbero andare a vedere l’abito da sposa. La signora Brums portò le mani davanti alla bocca e le si illuminarono gli occhi per la gioia.
« Hai già qualcosa in mente? » chiese entusiasta.
« Si, ma accetterò un tuo consiglio mamma. »
« Vedremo. »
Scoppiarono a ridere e si abbracciarono felici.
 
 
***
 
 
 
« Posso toglierla? »
« No. »
Amy sbuffò e abbassò le spalle, rassegnata.
Harry l’aveva bendata e l’aveva fatta salire in macchina, tenuta costantemente sott’occhio per evitare che sbirciasse. La ragazza aveva appena infranto una regola che Harry aveva imposto: non fare domande.
Il riccio aveva preparato per Amy una bella sorpresa. Non aveva mai fatto cose del genere per qualcuno. Si era svegliato presto, lasciando la ragazza ancora a dormire, e poi era andato in spiaggia e trovato un angolo carino dove organizzare la cena. Aveva comprato cuscini rossi, fiori e cibo takeaway. 
«Quando potrò toglierla? » chiese insistente e stufa di non poter vedere dove stesse andando.
Harry parcheggiò l’auto e aiutò la ragazza a scendere. « Siamo arrivati. Un minuto e toglierai la benda. »
La accompagnò nel luogo dove aveva preparato la cena, tenendola per mano.
« Sento le onde del mare. » disse Amy, tirando un respiro e beandosi del profumo della spiaggia.
« Ci siamo quasi, eh. »
Le lasciò la mano e andò a sedersi su uno dei due cuscini, prendendo in mano il mazzo di rose rosse che aveva comprato quella mattina. Amy intanto se ne stava in piedi, con la mani lungo i fianchi.
« Harry? »
« Togli la benda! »
E così fece.
Un sorriso colorò il suo viso e corse ad abbracciare il suo ragazzo per la bellissima sorpresa. Non diede peso alle rose, troppo impegnata a baciare le sue labbra carnose.
« Queste sono per te. » disse Harry, porgendole il bouquet.
Amy sorrise sincera. « Oh, grazie. »
« L’ultima volta che ti ho regalato dei fiori, qualcuno li ha distrutti. » disse, ricordando l’episodio a scuola con la Button.
La ragazza scosse la testa. « Meglio non pensarci. »
Harry l’attirò a sé e la baciò passionale e amorevolmente. Si sbilanciò e Amy cadde su di lui nella sabbia. Harry, però, capovolse la situazione, trovandosi lui sopra di lei e continuando a baciarla.
Fu questione di poco e i loro corpi chiesero di più, soprattutto quello di Harry che desiderava avere Amy già da tanto tempo. Le baciò il collo e si avvicinò al suo orecchio.
« Che hai? » aveva notato il suo nervosismo, poiché era diventata d’un tratto fredda.
« Io… »
Era molto imbarazzata.
« Lo so, ma io posso aspettare. »
I loro occhi erano incatenati gli uni agli altri.
Amy annuì e con un dito andò a disegnare il contorno del viso del ragazzo, soffermandosi sulle labbra.
« Io sono pronta. »
Harry deglutì. « Sicura? »
« Si. Cerca di fare piano. »
Harry le baciò la fronte. « Sarò gentile e voglio che tu sappia che anche io ho un po’ di timore perché sarà la prima volta anche per me. La prima volta che farò l’amore. »
I due si baciarono e dolcemente si carezzavano tutto il corpo, parte per parte. Harry si liberò della maglietta e poi aiutò la sua ragazza a fare lo stesso.
« Ti amo. » sussurrò Harry, guardandola negli occhi e intrecciando le sue mani alle sue.
« Davvero? » chiese incredula la bionda.
« Si. Ti amo. »
« Anche io. »
Poi fu facile trovarsi senza vestiti e con i corpi vicini e il cuore che batteva al mille. Harry cercò di essere delicato e fece del suo meglio per non farle provare dolore, anche se era inevitabile. Amy si strinse più a lui e represse il dolore, pensando ai baci di Harry che la calmavano e le facevano dimenticare per poco il fastidio.
Harry comprese per la prima volta cosa significasse amare qualcuno e volerlo con tutto se stesso. Amy era diventata sua ormai e non l’avrebbe più lasciata andare via.
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutte e buona domenica, come state? Spero bene. Questa settimana e la scorsa è stata davvero stancante per me perché ho tenuto diversi esami e quindi ho studiato molto. Oggi mi ritrovo a pubblicare il penultimo capitolo di questa storia e me ne rattristo perché è già finita. Infatti domenica prossima ci sarà l’epilogo e ancora non riesco a crederci.
Ringrazio tutte voi lettrici silenziose, chi commenta, chi mette la mia storia tra le preferite, ricordate e seguite. Vi voglio bene! GRAZIE!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1748442