Albione: un nuovo regno.

di Sofia_Ariel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La solitudine, il dolore, la perdita. ***
Capitolo 2: *** Di nuovo a Camelot ***
Capitolo 3: *** Qualcosa di inaspettato ***
Capitolo 4: *** L'attesa.. l'arrivo. ***
Capitolo 5: *** The Once and the Future King ***
Capitolo 6: *** Primi passi ***
Capitolo 7: *** Una sorpresa per Merlino. ***
Capitolo 8: *** Fratelli. ***
Capitolo 9: *** Somiglianze ***
Capitolo 10: *** Il ritorno del passato. ***
Capitolo 11: *** L'incubo ha inizio ***
Capitolo 12: *** Nuova luce. ***
Capitolo 13: *** Una nuova minaccia. ***
Capitolo 14: *** Tempo di riconquiste. ***
Capitolo 15: *** Due facce della stessa medaglia. ***
Capitolo 16: *** Un dolce addio. ***
Capitolo 17: *** Erede. ***
Capitolo 18: *** Salvataggio. ***
Capitolo 19: *** Completezza. ***



Capitolo 1
*** La solitudine, il dolore, la perdita. ***


LUNGA VITA ALLA REGINA! LUNGA VITA ALLA REGINA!

Le grida dei sudditi riecheggiavano nella sala del trono, ampi mantelli rossi riempivano la vista di una giovane donna dalla pelle scura seduta tristemente su di un trono. Era spenta, senza energia, ma andava andati, nascondeva le lacrime nel suo cuore per mostrarsi forte, Camelot aveva bisogno di lei. L'uomo che amava, il suo Re, la sua giuda e la sua unica famiglia, Artù, non c'era più e Ginevra si sentiva sola più che mai. Avrebbe voluto alzarsi da quel trono e abbandonarsi alla malinconia, ma doveva essere forte, Artù avrebbe voluto così. Sospirò profondamente, non si accorse neanche che le urla dei cavalieri e dei consiglieri di corte erano finite, rimase semplicemente lì. Il più valoroso dei cavalieri, Sir Leon, con un semplice gesto invitò tutti ad uscire, e rimase da solo con la regina.
<< Mia signora...>> cominciò.
Non sapeva che altro dire, qualsiasi parola non poteva certo competere con il triste sguardo di Ginevra e perciò anche lui se ne andò e la lasciò sola lì seduta. Passarono le ore, il cielo da azzurro chiaro era diventato rosso intenso, anche il sole la stava abbandonando. All'improvviso Gwen si alzò, e mentre si dirigeva nelle stanze che fino a poco tempo prima aveva condiviso con Artù, incontrò Leon che la stava aspettando lì.
<< Siete sicura mia signora, che volete trascorrere la notte qui, in questa stanza? >>
<< Ne sono più che sicura, ora va, Leon. >>
Il cavaliere però non accennava ad andarsene, rimase qualche istante ad osservare la sua regina, che stava davanti a lui con uno sguardo talmente doloroso da poter pietrificare persino un uomo così valoroso. Si inginocchiò a lei, che ricambiò con un leggero abbraccio, lasciandosi cadere sul freddo pavimento. Non versò neanche una lacrima, nonostante il cavaliere stesso piangeva.
Dopo aver mandato via l'amico, entrò in quelle stanze che aveva sempre amato, si adagiò con molta leggerezza sul letto, aveva persino paura a toccarlo, e nella sua mente si scatenarono immagini ancora vivide: la prima notte di nozze, Artù che la stringeva forte al petto, l'unico posto in cui si sentiva veramente protetta. Il dolore della regina era diventato un peso insopportabile, finalmente la maschera con cui provava a nascondere il proprio dolore crollò in mille pezzi, e riemerse la giovane, piccola Gwen che si abbandonava a un triste pianto senza sosta. Si infilò nel letto con addosso i vestiti della cerimonia, e così passo la notte fra le lacrime, bagnando tutto il cuscino e i suoi lunghi capelli. Giunse l'alba, sapeva che doveva alzarsi, aveva pensato tutta la notte al suo ruolo all'interno di Camelot. Decise che avrebbe lasciato il suo posto a qualcun' altro, qualcuno come Leon, sapeva che era l'uomo adatto. Lei non riusciva a risollevare se stessa, perciò guidare un' intero regno le sembrava impossibile. Ma quando stava per alzarsi da letto, sentì una grande agitazione fuori dalle sue stanze, un gran vocio che si intensificava sempre di più.
Entrò un giovane scudiere, il servitore di Leon, si avvicinò alla regina ed esclamò, trionfante e con gli occhi umidi dalla gioia:
<< Maestà, è tornato. Merlino è tornato! >>

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Capitolo 2
*** Di nuovo a Camelot ***


Alla regina ci volle qualche istante per capire: fissò lo scudiero con aria incredula, la voce le tremava. In quel momento aveva bisogno di certezze, aveva bisogno di un vero amico, e Merlino era tutto ciò che desiderava. << Mer.. Merlino? Ne sei certo? Dov'è? Qui a Camelot? >>. << E' qui, nella sala del tron.. >> Il giovane fu zittito dal sorriso più caldo e gioioso che avesse mai visto, quello che si dipinse sul volto di Ginevra, che immediatamente lo abbracciò e sussurrando infiniti “grazie” lasciò le sue stanze per raggiungere la sala del trono. Ciò che provò Gwen in quel momento non si può esprimere: fino al giorno prima, pensava che non le restava più niente, che sarebbe rimasta sola e vuota come una fredda sfera di cristallo in una gabbia d'oro, ora il suo cuore era tornato a battere, ora aveva una ragione per essere felice. Correva, correva come non mai in vita sua, quando all'improvviso, quando era quasi giunta, un dolore improvviso le spezzò il fiato. Si accasciò a terra, tenendosi lo stomaco, da cui sentiva un forte dolore. Ora però non era il momento adatto per star male, si rialzò e continuò a correre, quando finalmente spalancò le pesanti porte: lui era lì, circondato dai cavalieri, i più fidati, quelli che sopravvissero, tra cui Parsifal e Leon, e ovviamente c'era Gaius. Da quando Merlino era partito per la battaglia, Gaius si nutriva davvero molto poco e tutti temevano che le forze lo avrebbero abbandonato a momenti. Ora invece era lì, così orgoglioso del suo ragazzo, con una luce che gli brillava negli occhi, stretto al suo giovane allievo. << MERLINO! >> La regina non riuscì a trattenersi dal correre ad abbracciarlo, scontrandosi con chiunque in quel momento le ostacolasse il passaggio. Dopo quel lungo abbracciò qualcuno tossì divertito, così la regina si staccò dal suo caro amico; solo in quel momento si accorse che era ridotto davvero male: era pallido, gli zigomi erano molto più pronunciati del solito e la pelle era tirata sull'ossatura sporgente. Aveva grosse occhiaie violacee attorno quei sagaci occhi azzurri, che ora erano incredibilmente stanchi. Ginevra aveva realmente un gran bisogno di parlargli, si sentiva pronta a sapere tutto ciò che era accaduto dopo la disgrazia, ma sopratutto voleva ringraziarlo: ora sapeva che c'era sempre stato lui vicino ad Artù, sapeva che l'ha sempre protetto, fino alla fine è stato con lui quando lei non c'era. Capì però che ora la priorità era il benessere dell'amico, che fu prontamente servito di ogni necessità e per la prima volta nella sua vita trattato non come un banale servitore, ma come ciò che era: l'uomo più fidato e potente di Camelot e il più grande stregone che avesse mai vissuto sulla Terra. Ginevra aspettò pazientemente che Merlino si riprendesse, ripensando a quel dolore improvviso che la colpì al centro esatto dello stomaco. Decise che ne avrebbe parlato in seguito con Gaius. Finalmente Merlino si svegliò da un lungo riposo, così potè vedere la regina. Appena Gwen entrò, si sedette sul letto e cominciò: << Merlino, voglio che tu mi racconta tutto. >> E così Merlino cominciò dal principio, dalla chiamata del drago al suo arrivo a Camelot, e spiegò che tutto ciò che era accaduto faceva già parte di un grande destino a cui tutti loro avevano preso parte. Spiegò che lui è sempre stato un mago, ma ha sempre avuto paura di dichiararlo, per questo si nascondeva. Spiegò di come, fino alla fine, ha provato a salvare Artù, senza riuscirci; qui si interruppe, la voce gli tremava e già stava per piangere, quando Ginevra lo incoraggiò a continuare. E così disse di come onorò le spoglie del Re, di come ora giace nel fondo del lago di Avalon, e di come dopo aver passato interi giorni completamente immobile lì dove aveva lasciato il suo amico sulle rive di Avalon decise di ritornare. Non poteva rinunciare a ciò che insieme avevano costruito, il nuovo regno, Albione. Così come Ginevra, sentiva il peso della responsabilità, ancora una volta era preda di un qualcosa più grande di lui a cui sottostare. Gwen rimase in silenzio per tutto il racconto, ascoltò le parole di Merlino attentamente, ora era più sollevata, perciò disse, semplicemente, << grazie >>. A quella semplice parola, Merlino non potè resistere, e pianse, pianse ancora una volta, la ferita era ancora troppo fresca, bruciava nel petto come se al posto del sangue in lui scorressero aghi avvelenati. << Mi dispiace, mi dispiace! Avrei dovuto salvarlo, avrei dovuto uccidere Morgana, Mordred, e invece non ho fatto nulla di tutto questo, e tutta colpa mia Gwen, mi dispiace! Perdonami! >> E così Ginevra, ancora più legata al suo amico, lo vegliò per tutta la notte, continuarono a parlare e addirittura in alcuni momenti riuscivano ad accennare lievi sorrisi. Il tempo passava, e le ore erano scandite dal quel lieve vortice che continuava ora delicatamente ad agitare la pancia della regina.

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Capitolo 3
*** Qualcosa di inaspettato ***


Un' immensa distesa d'acqua, limpida e azzurra, con al centro un isolotto verde smeraldo.
Un drago, un drago enorme rosso fuoco. Sputava fiamme, e velocemente distrusse tutto. Non si ferma, no. Ora tutto è rosso, rosso sangue.
Una figura, è Artù, voglio che esca dall'acqua ma non può, il drago non lo lascia passare.
Un'altra persona: è Mordred.
 << Fuggi via, mettiti in salvo!  >> avrebbe voluto gridare, ma la voce era incastrata in gola.
Artù sprofondò nelle torbide acque. Non ce l'aveva fatta.
<< NOOOOOO! >>

Merlino si svegliò, sudato e spaventato. Era stato solo un sogno, l'ennesimo incubo.
Gaius ormai neanche ci faceva più caso.
<< Ecco la tua zuppa, ragazzo mio. Hai dormito abbastanza  .>>
Il giovane mago si poggiò una mano sulla testa. Sbuffò, ed iniziò a mangiare quel buon pasto caldo.
Non ancora riusciva a superare ciò che era accaduto, ora che era di nuovo a Camelot tutto era ancora più difficile. Certo, poteva fingere di tenere la mente occupata, ora che era un fidato membro del consiglio sicuramente  non trascorreva giornate a rivivere il passato, ma la notte... quello era il periodo più difficile: quando era solo con se stesso.
Si preoccupava per Gaius, anche se non diceva mai niente, sapeva che soffriva per lui. Fingeva di stare bene, e avrebbe continuato a fingere.
<< Ottima questa zuppa.. Cosa sono queste, viscide.. cose, occhi di rospo per caso? Ve ne era avanzato qualcuno mentre preparavate una pozione? >>.
<< Sono contento che il tuo umorismo non ti abbia abbandonato >>.
<< Oh, e io sono contento che durante la mia assenza le vostre doti culinarie siano rimaste le stesse.. Dico davvero!  >>.
Gaius non riuscì a trattenere una risata: quanto gli era mancato scherzare col Merlino di sempre!
<< Oh andiamo, stai zitto e mangia! >>
<< Va bene capo, agli ordini! >>
Toc toc..
Qualcuno bussò alla porta.
<< Sarà una delle mie tante ammiratrici. A volte vorrei non essere così irresistibile, è davvero faticoso! >> disse Merlino sorridendo, mentre andava ad aprire le porta.
<< Si Merlino, devo ammettere che la prima volta che ti incontrai, provai un qualche sentimento per te, ma ormai è passato tanto tempo>> disse la regina, ridendo, appena entrò.
<< Ginevra, c'è stato un aggiornamento per la riunione del consiglio? >> intervenne Gaius.
<< No, niente affari di stato oggi.. Sono venuta a chiederti un consiglio medico.. Purtroppo da qualche giorno ho sempre un forte dolore sulle anche e sul basso ventre... Sono stata a digiuno per giorni, magari la causa è quella, inoltre non ho mai molta fame, sono dimagrita parecchio, e vorrei un tuo consiglio.. insomma, a chi potrei rivolgermi se non a te? >>
La regina sorrise  al vecchio medico, che subito la fece stendere sul letto per una veloce visita.
<< Sicuramente questi dolori sono dovuti alle vostre recenti abitudini alimentari piuttosto deludenti, mia cara, però diamo un'occhiata per rendervi più tranquilla >>.
Appena la regina si stese, gemette per una piccola fitta al centro dello stomaco.
La testa le girava, e respirava affannosamente...
<< Devo.. ho bisogno di un bagno.. di un secchio.. VELOCE >>
Merlino usò la magia per avvicinare a se un catino da porgere alla regina (finalmente non aveva più bisogno di nascondersi) ed aspettò che Ginevra riemerse dal quel brutto conato.
<< E' la prima volta che avete questo sintomo? >>
<< No, a dir il vero non è la prima volta >>
Gaius rimase in silenzio: uno strano sospetto gli pervase la mente.. chissà se.. no, impossibile, non poteva essere.. si, ma se fosse?  Sarebbe stato sbagliato manifestare i suoi sospetti alla regina?
Il vecchio medico le pose una mano sulla pancia, e attese.. un qualche movimento? Non sentiva nulla.
Cercò su quell'alta mensola dove si affollavano diverse bottiglie e piccoli vasetti di vetro, tutti con diversi liquidi colorati all'interno. Scelse un vasetto color verdognolo e lo consegnò alla regina.
<< Tenete, è un composto di valeriana e camomilla, servirà a calmare il dolore. E mi raccomando, state più attenta alla vostra dieta .>>
La regina lo ringraziò ed uscì dalla stanza.
<< Allora, come sta? >> chiese Merlino.
<< Ho un vago sospetto.. quanti giorni sono passati dalla partenza di.. si insomma, dalla partenza del re per la.. scorsa battaglia ?>>
Era davvero difficile per lui parlare di quell'argomento con Merlino, ma questi rispose semplicemente, con un velo di tristezza nella voce << direi che saranno passati ormai una trentina di giorni. Perché vi interessa saperlo? >>
Gaius non fece a tempo a rispondere che la regina tornò in fretta nella stanza.
<< Gaius.. oh cielo, non so se, beh, se mi sia sbagliata o cosa, ma ho sentito una specie di.. colpo nello stomaco. Non.. non sarà mica..? >>
La voce della regina tremava, aveva paura, non sapeva bene se essere felice o no.. magari non era stato niente, ma lei lo aveva sentito chiaramente. Aveva sentito un calcetto.
<< Co..cosa? Un momento, ma cosa sta succedendo? Gwen, Gaius, insomma, non vorrete dirmi che..  >>
Tutti avevano timore a continuare quella frase... Che la regina portasse in grembo un bambino?
Gwen stava quasi per rispondere, con gli occhi raggianti, quando Gaius intervenne bruscamente << è ancora presto per dirlo, non possiamo esserne certi, mia signora >>
Ginevra lo guardò, non capì perché Gaius fosse così avverso alla notizia, ma infine disse << hai ragione, è ancora troppo presto >>.
Merlino, ancora sconvolto, non sentì più niente. Si sentiva svenire. Un piccolo Artù di nuovo a Camelot? Solo l'idea lo elettrizzava ma, come Gaius, temeva le conseguenze che ciò poteva avere sulla regina, ancora così debole.
<< Avete bisogno di riposo, se ci sono novità, venitemi immediatamente  a chiamare >> disse Gaius con affetto alla regina, che fece cenno di sì con la testa e lasciò nuovamente la stanza.
Ginevra raggiunse le sue stanze, e si stese sul letto.
"E se fosse un piccolo Artù?"
Era così contenta che ci fosse quella possibilità, finalmente avrebbe riavuto una famiglia, quel bambino avrebbe avuto una mamma che si sarebbe presa cura di lui. Avrebbe avuto un infanzia felice, sarebbe cresciuto e un giorno sarebbe diventato un uomo, un grande re come lo era stato suo padre.
Con questi pensieri, e accarezzandosi quel lieve gonfiore, si addormentò, riponendo fiducia nel nuovo giorno, nella nuova era.

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Capitolo 4
*** L'attesa.. l'arrivo. ***


Ecco a voi il quarto capitolo della mia storia.. Vedo che ultimamente il vostro interesse per ciò che scrivo è calato, spero di sbagliarmi! In caso contrario, fatemi sapere cosa ne pensate della mia storia, in modo che possa regolarmi al meglio ;)



PRIMO MESE:

Tutto bene, Ginevra non si era neppure resa conto di portare in grembo una delicata creatura, frutto di un grande amore. Si sentiva spesso stanca, e non riusciva a spiegarsi quei forti giramenti di testa, quei dolori improvvisi che la convissero a rivolgersi al medico di corte per controllare la sua salute. Beh, la causa ovviamente, non poteva essere che la più bella!

SECONDO MESE:
Gwen si aggirava per il castello con un aria insolita, stranamente felice: ecco cosa pensava chiunque a Camelot, a dir poco sconvolto dal repentino cambio di umore della regina; gli unici a sapere la verità erano Merlino e Gaius, che non la lasciarono mai da sola, neanche un istante! Merlino era a dir poco.. fanatico, ecco la parola giusta! Era talmente ossessionato da quel gonfiore ancora invisibile sulla pancia della sua cara amica, da starle sempre dietro, a domandare, a cercare, a cucinare, a preparare insomma, a soddisfare ogni desiderio della regina. A dir il vero, ciò non faceva altro che rendere più nervosa Ginevra, che più volte gli ricordò di non aver bisogno di un nuovo servitore.

TERZO MESE:
I dolori si fecero più forti, la stanchezza aumentava, e la regina decise di comunicare il lieto evento: durante un banchetto organizzato per l'occasione infatti, annunciò che la dinastia dei Pendragon non era finita, c'era ancora un posto nella storia lasciato da questo nuovo grande protagonista del futuro di Albione. Tutti si congratularono con la futura mamma, che quella sera era davvero radiosa. Forse si inizia a vedere un uscita dal tunnel del dolore.

QUARTO MESE:
Un giorno si è tristi, l'altro felici, uno stanchi, l'altro pimpanti: e chi era a dover sopportare gli sbalzi d'umore della regina, se non Merlino? Decise di organizzare un picnic in compagnia di Gwen, ovviamente, sir Leon, Parsifal e la nuova serva di Ginevra, una ragazza di nome Leila.. Fu una giornata meravigliosa, tutti si rilassarono, e Merlino non poté non notare la simpatia esistente tra Parsifal e la giovane serva e le particolari attenzioni che Leon rivolgeva alla regina. Si sentiva infastidito dalla cosa, ad essere sinceri.

QUINTO MESE:
Si muove, si muoveee! Che gioia sentire chiaramente un piccolo pargoletto che si agita dentro di te, sotto la tua mano. La regina ormai preferiva di gran lunga starsene tranquilla nella sua camera da letto, ad accarezzare il pancione in tutta serenità. Non era mai da sola però: a volte c'era Leila (figlia di un vecchio stregone, se proprio la si vuol dir tutta), molto spesso Leon (sempre più spesso, era quasi sempre presente), a volte Gaius, per controllare che tutto procedeva per il meglio e infine, sempre dentro quella camera o vigile fuori dalla pesante porta c'era Merlino, immancabile, a ogni sospiro della regina correva da lei, pronto a soccorrerla. Non era per niente esperto in certe cose e Ginevra, rendendosene conto, non lo riprese più sulla sua "smania del fare", aveva capito che era emozionato quanto lei, perciò ora insieme sorridevano su quella creaturina.

SESTO MESE:
Merlino è sempre più convinto che stia per accadere un miracolo: quel bambino tanto atteso è speciale, diverso! Non che lui abbia avuto molte esperienze in fatto di bambini, ma era certo che quello era.. unico. Riusciva a percepire una sorte di grande potenza, di luce! Quel bambino sprigionava luce, ne era certo.. Quando si ritrovava a parlare con Gwen di queste sue sensazioni, la regina lo guardava con occhi dolci, sapendo che Merlino diceva così poiché rivedeva in questo pargolo il suo amico Artù.

SETTIMO MESE:
Una sera ci fu un urlo: nella stanza del medico di corte arrivò un preoccupatissimo Leon che portava in braccio la regina che sembrava soffrire parecchio. Il racconto di Leon era confuso: stavano passeggiando per l'ala est del castello, quando ad un tratto la regina era scivolata su un gradino cadendo a terra; l'intervento di Leon era stato fulmineo, e ora si sperava solo che la regina e il piccolo si riprendessero. Per fortuna fu così. Merlino intanto era sempre più preoccupato per ciò che sarebbe potuto nascere tra Leon e Ginevra: sapeva che il suo amico, Artù, non c'era più, e che Gwen avrebbe dovuto ritrovare la serenità, ma non riusciva ad accettare che questo grande lutto venisse superato; si sarebbe sentito tradito.

OTTAVO MESE:
La pancia era cresciuta tantissimo, ora era davvero enorme.. Ma ciò che più era cambiato in Ginevra non era il suo peso, ma il suo sguardo: era più leggero, più libero, era tornato quello sguardo sereno di un tempo. Sembrava che il dolore per la morte dell'amore della sua vita fosse stato superato, ma non era così: a un occhio vigile, come quello di Merlino, non potevano sfuggire tristi sospiri mentre la regina si accarezzava il pancione, mentre parlava al bimbo di quanto il suo papà fosse stato un grande eroe, di quanto fosse buono e premuroso.. e di quanto lo amava ancora; la verità era che riteneva una grossa ingiustizia aver privato Artù non della vita, ma della gioia di poter vedere il proprio bambino nascere.

NONO MESE:
 Ormai il nascituro stava per arrivare: la pancia era così gonfia e i sintomi così chiari da permettere a Gaius di stabilire la nascita del piccolo, che sarebbe avvenuta di li a pochi giorni ormai..
Tutto il castello era in agitazione: venne chiamata una balia, una signora di mezza età che svolgeva la professione di ostetrica, affiancata a Leila, così da garantire alla regina pace e tranquillità per quel giorno tanto atteso. Un giorno, Merlino andò a trovare la regina, ma vide che al suo fianco c'era già sir Leon.. Si mise ad ascoltare, in silenzio, la dichiarazione che il fidato cavaliere faceva alla regina, la promessa di un amore eterno, per lei e per il bambino; la regina stette ad ascoltare, in silenzio, non sapendo che dire: era combattuta per l'amore che ancora la teneva legata ad Artù, e il desiderio di non ferire quel caro amico che, in fondo, avrebbe potuto imparare ad amare. Ginevra iniziò a balbettare, a sudare, ed infine, con un urlo forte, tenendosi la pancia, capì che il momento era arrivato, il bambino era pronto, voleva nascere.


Ci vollero ore, fu un parto davvero difficile, la regina aveva sofferto molto. Ma ora eccola lì, che stringeva il suo piccolo tra le braccia. Merlino, che non l'aveva lasciata un momento durante il travaglio, si sedette vicino a lei, quando tutti se ne furono andati, così da poter osservare meglio il neonato.
<< E' davvero bellissima, non trovi? >> disse la regina, raggiante di gioia
Ebbene sì, a differenza di ciò che tutti si aspettavano non era nato un maschietto, bensì una stupenda fanciulla.
<< Si è davvero... meravigliosa. Hai già pensato a come chiamarla? >> rispose Merlino.
<< Si... così come si chiamava mia madre, Maelle >>.
Merlino restò a guardarla, rapito: a dir il vero, aveva sperato fino all'ultimo di trovare tra le braccia della regina un piccolo bambino biondo dagli occhi azzurri, in modo da poter riempire quel vuoto che portava dentro di sé, ma ora che vedeva quella bimba, quella bellissima bambina, capì che non importava di che sesso era, importava solo che era l'unica cosa che gli restava di Artù.
Inoltre, osservò i lineamenti graziosi della principessina, la sua pelle leggermente scura, non certo pallida come quella di Artù, ma neanche scura come quella di Ginevra e i suoi occhi marroni da cerbiatto (identici alla madre).
Ma poi avvenne qualcosa di realmente inaspettato, qualcosa che lasciò Merlino senza fiato: la bambina lo guardò con un sguardo intelligente, e gli sorrise, un sorrisone enorme, che contagiò persino la regina. Quella bambina era davvero speciale: Merlino sentiva in lei la stessa forza che sentiva dentro di sé, lo stesso dono.. Quella bambina aveva dentro di sé la magia!
<< Benvenuta.. benvenuta fra noi, Maelle >>.

 

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Capitolo 5
*** The Once and the Future King ***


Danzatori, musicisti, poeti, cantastorie, per non parlare delle più importanti famiglie nobili che, appresa la notizia del nuovo arrivato, o meglio, nuova arrivata, si recarono al banchetto organizzato per festeggiare il lieto evento; Camelot era così piena di vita, così spumeggiante che sembrava che nessuna minaccia potesse incombere. In effetti, l' unica cosa che mancava, a quel punto, era prendere una decisione...

Tornando dal banchetto reale, Gaius fermò Merlino sulla soglia della sua nuova stanza, per comunicargli forse la decisione più drammatica che potesse mai aver potuto prendere in vita sua.
<< Oh Gaius, era da tanto che non mi divertivo così! Ma avete visto quando quel buffone di sir Todis mi sfidò, dicendo di non credere che fossi un mago, il più potente mago di tutti  i tempi? Ebbene si Giaus, è finito a gambe all' aria, la prossima volta credo che sarà più gentile nei miei riguardi! Ma ora scusate, è tempo di dormire... Notte vecchio mio! >>
<< Un momento Merlino! >> Gaius afferrò con veemenza la stoffa della maglia di Merlino, << E' bello poter vivere in libertà, non dovendo più nascondere la tua vera dote, non è così? Non sarebbe ancora più bello vivere questo momento con.. Artù? >>
Merlino, a quelle parole, si rattristò immediatamente, un' ombra scura gli passò sul volto, trascinando via tutta la gioia che fino ad un attimo fa compariva sul viso del giovane mago.
<< Perché dovete dire così, Giaus! Sapete meglio di me che i morti non tornano, è davvero necessario rovinarci ogni momento felice? La piccola Maelle è un fiore.. >>
<< Merlino... >>
<<  Ginevra e tutti noi stiamo provando ad andare avanti.. >>
<< Merlino, ascolta.. >>
<< Insomma, se si potesse far qualcosa ma... >>
<< MERLINO! Se mi ascoltassi solo per un momento! Devo dirti una cosa, di fondamentale importanza >>.
Merlino si stupì del repentino cambio di voce del suo mentore, perciò lo stette a sentire, mentre una brutta sensazione lo tormentava.
Gaius sospirò. << E' davvero difficile cominciare... Ma .. vedi Merlino, sono tanti anni che tu sei arrivato e, così come sei cresciuto tu, sono "cresciuto" anch'io, o ad essere sinceri, invecchiato.. Ciò che voglio dirti è che non mi resta molto da vivere e qui sono ormai inutile... Non protestare e fammi finire... Sento che nonostante mi sia sempre impegnato a fondo nell' aiutarti a compiere il tuo destino, io non abbia mai fatto niente di straordinario. Voglio renderti fiero di me, e fare felice questo regno. L'equilibrio del mondo va sempre ristabilito, e non voglio rendere la mia morte vana. Domani, alle prime luci dell'alba, tu mi accompagnerai alle sponde di Avalon, e scambierai la mia vita per di quella di Artù. Questa è la mia decisione, ti chiedo di farmi questo favore. >>.
Così dicendo il vecchio si allontanò velocemente, lasciando lo stregone lì, impietrito sulla soglia, con le lacrime agli occhi. Non voleva, non voleva per nessun motivo dire addio a Gaius, eppure la tentazione di scambiarlo per Artù... No, si vergognava al pensiero, provò ad inseguire il suo mentore, che ormai era lontano, quando le forze lo abbandonarono, era davvero debole, stanco, tutto il vino che aveva bevuto quella sera iniziò a farsi sentire, la testa pesava.. e cadde in un lungo sonno....

<< Psssh!! Avanti svegliati è ora! Dobbiamo andare! >>
Merlino aprì gli occhi e vide davanti a lui il vecchio Gaius, che lo smuoveva per farlo svegliare. Ma allora ciò che aveva sentito la sera prima non era un sogno!
<< No Gaius, io non ve lo permetterò! >> disse Merlino risoluto.
<< Non azzardarti a farmi una cosa simile Merlino, è il mio ultimo desiderio, non puoi negarmelo.. Niente ma, io sto morendo, non lo vedi? Ogni giorno che passa mi avvicino sempre più all' ultimo giorno! Ti prego! >>
Gaius si inginocchiò ai piedi di Merlino e quasi glieli baciò, continuando a sussurrare  << ti prego, ti prego! Per favore! >>.
Il mago, davvero impietosito da quella scena, e commosso dalla determinazione di Gaius, capì che aveva tutto il dovere di accontentarlo, se quello era il suo desiderio.
<< Ne siete certo Gaius? >>.
<< Si, come non mai in vita mia. >>.
<< Se è così.. Credo che l'unica cosa da fare sia di andare, sennò... >> la voce gli tremava, non riuscì ad interrompere le copiose lacrime che uscivano dai suoi occhi, al pensiero della morte di Gaius..
<< Ragazzo mio, non fare così! E' la cosa più giusta, e lo sai anche tu.. >>.
Il vecchio mentore provò a rassicurare per tutto il viaggio il giovane mago, e una volta giunti sulle sponde del lago, Gaius immediatamente si immerse nelle acque, e camminando, andò in contro alla morte.
Merlino prese coraggio, ed iniziò a formulare il rito nei più precisi particolari, deciso a compiere l' ultimo gesto che avrebbe accompagnato il suo maestro.

Gaius sprofondò nelle acque, per non uscirne mai più. Poi silenzio. Ora vi era la parte più difficile: richiamare alla vita il Re del passato e del futuro: Re Artù.

Merlino continuò l' incantesimo, aveva il terrore che il sacrificio di Gaius fosse stato inutile, quando improvvisamente, una figura imponente uscì dalle acque, e si guardò intorno: i capelli biondi, la pelle chiara, gli occhi così azzurri, intensi, la bocca rossa.. Artù era di nuovo fra noi.

Merlino corse tra le acque, felice, raggiante, incredulo: tutte le più belle emozioni erano infuse in lui.
<< Artù!! ARTUUUUU >>.
Il re si vide il suo fedele servitore davanti e, senza capire, senza farsi domande, lo abbracciò, per sussurrargli ancora una volta << grazie >>.
<< No no, non dovete niente a me, ma tutto a Gaius.. >>
<< Gaius? Scusami Merlino ma io non capisco, non ricordo niente, io non so.. >>.
<< Avanti, dobbiamo tornare a Camelot, vi racconterò tutto strada facendo! >>.
Il re seguì il suo fedele amico che, prima di prendere i cavalli, gettò un fiore nel lago.
<< Ora andiamo, avanti, mettevi questi >>.
Il mago lanciò all'amico alcuni vestiti presi dal suo armadio.
<< Uuh, questo lo ricordo! Questo cattivo odore! Non li hai lavati, non è vero? >>
<< Eheh, no! A dir il vero no! >>, Merlino era così felice che non riusciva a smettere di ridere, contagiando anche il re.
Dopo aver camminato un po', Merlino si fece più serio, e cominciò:
<< Artù, devo dirvi una cosa: è successo forse il più grande miracolo che tutti noi potevamo aspettarci: il mese scorso, vedi, Ginevra è diventata madre >>.
Artù impallidì visibilmente e, quando Merlino si accorse dell'equivoco, si affrettò a precisare  << ma no, che pensate! Ginevra non vi ha mia tradito! Quella bambina (si, è una meravigliosa femminuccia) è vostra figlia, si chiama Maelle, e dovete vedere quanto è intelligente.. >>.
<< Merlino ma cosa stai dicendo? Io.. Padre? Ma.. oh, io non so.. come potrò mai farlo, Merlino ma che stai dicendo! Non farmi scherzi! >>.
<< Non mi credete? Bene siamo arrivati, lo vedrete con i vostri occhi, ma prima fatemi parlare con Ginevra, altrimenti vedendovi all' improvviso si sentirebbe male >>.
<< Certo, va Merlino, io ti aspetterò qui.. >>.
Artù rimase lì, nascosto, dietro le mura di Camelot.. Cosa era successo? Non riusciva a ricordare, e Merlino come sempre era così confuso! Poi ricordò: la battaglia, Mordred.. Mordred lo aveva ferito.. a morte! Era morto! E che ci faceva qui? Era padre?  Ma come è stato possibile? La testa gli scoppiava, quando, dopo un' eternità da quando Merlino lo aveva lasciato solo, sentì l'unica voce che in quel momento voleva sentire, quella di Ginevra, che correva verso di lui.
<< Amore mio, amore mio, non riesco a crederci... >> era difficile capire le parole che la regina diceva, nascoste tra le lacrime, mentre Artù la stringeva e la baciava con passione, affetto, stima, nostalgia, amore.
<< Vieni, vieni a vedere! >>.
La regina lo condusse per mano da Merlino, che teneva tra le sue braccia sua figlia, la sua bambina. La prese in braccio, e non riuscì a credere che esistesse un essere così piccolo. Era meravigliosa, e Artù scoppio in lacrime di felicità, abbracciando sua moglie, con ancora fra le braccia la loro piccola.

Finalmente ora Albione poteva nascere. Era il vero inizio di una nuova era.

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Capitolo 6
*** Primi passi ***


Un soffio di vento agitava le piccole tendine rosa della bellissima culla in cui riposava la  principessina, sfiorandole il viso in quel delicato sonno.  Ad osservarla, e a proteggerla, c'erano il suo papà e la sua mamma, che si abbracciavano. Era trascorso un anno dalla ricomparsa di Artù, un anno da quel miracolo che il cielo gli aveva concesso, e la piccola Maelle cresceva di giorno in giorno, e diventava sempre più sana, forte, e bella. Ad un tratto, la bambina iniziò ad agitarsi nel sonno, il viso le si contrasse, e Ginevra prese a cullarla dolcemente chinandosi su di lei e sussurrandole un' antica melodia celtica. La bambina pareva apprezzare quel suono, e riprese a dormire.
<< Allora, sta dormendo? >> , sulla soglia della stanza apparve Merlino e senza neanche attendere la risposta entrò.
<< Merlino, se stava dormendo fino a cinque minuti fa mi pare ovvio che stia dormendo ancora! >> rispose Artù bruscamente, non sapendo bene se essere divertito o irritato dalle continue preoccupazioni del mago per la sua bambina.
<< Mmm, non si sa mai.. ehi, ma che è successo? Perché ha quella faccia contratta? Non è che ha qualcosa? >>.
<< Merlino sei davvero esasperante! Lasciala stare! >>.
La regina rise, era molto più paziente di Artù.
<< Merlino sta tranquillo, se ci fosse un problema te lo direi, lo sai.. >>.
<< Va bene.. Ora ho una visita, il vecchio Tom sta male, ma torno tra dieci minuti, non di più! >>.
La bambina si svegliò improvvisamente ed iniziò a piangere, richiamando l'attenzione dei presenti.
<< Oh no! La dovete finire di parlare voi due mentre Maelle dorme, ora mi tocca farla addormentare di nuovo! Avanti, uscite, tutti e due! >>. La regina prese delicatamente la bambina dal suo lettino ed iniziò a cullarla dolcemente.
<< Hai visto?! Devi smetterla di essere così.. presente, combini solo guai! Ma la cosa di certo non mi stupisce >>.  Come sempre Artù non perdeva occasione per dare lezioni di comportamento al suo servo.
<< Oh andiamo, che male c'è se voglio essere presente? Ti ricordo che è una strega, tra di noi c'è già un legame profondo.. >>.
<< Merlino ma che dici! Ti ricordo, caro mio, che è MIA figlia, non tua! >>.
<< Uuh, speriamo che riprenda il carattere della regina! >> sussurrò Merlino a fior di labbra.
<< Hai detto qualcosa? >> chiese Artù, sempre con quell' atteggiamento di irritazione misto a divertimento.
<< Niente sire, come sempre >>.
<< Come sempre >> rispose Artù con un gran sorriso.
<< Hai detto che vai da Tom? Vengo anch'io se non ti dispiace, ho delle commissioni da fare nella cittadella.. >> continuò il re. Merlino acconsentì, ed insieme andarono a visitare il malato.
Appena furono arrivati, Merlino iniziò a curare il vecchio contadino usando la magia, naturalmente, e nonostante fosse ormai passato un anno, Artù lo guardava muoversi tra gli incantesimi sempre con la meraviglia della prima volta. Ricordava il loro primo incontro, l'antipatia che da subito li aveva legati! Lo riteneva uno stupido servo, mentre ora si rendeva conto che con la sua forza avrebbe potuto sbaragliare un intero esercito da solo. Non solo, pensava a Maelle.. Anche se era così piccola, i suoi poteri si manifestarono con una tale intensità da spaventare Artù; non temeva la magia, almeno non quella di Merlino, ma cosa sarebbe accaduto a quella piccola bambina? Perché doveva portare quel fardello? Merlino lo chiamava "dono". Certo, ma Artù sapeva bene che non tutti vedevano ancora di buon occhio la magia, nonostante non ci fossero più costrizioni su di essa. E non poteva fare a meno di ripensare agli effetti che la magia aveva avuto su Morgana.. Quel ricordo ancora gli bruciava nel petto, non avrebbe voluto che fosse finita a quel modo.
<< Bene, ecco fatto Tom, ora il dolore dovrebbe essere passato, non è così? >>.
<< Si, non sai che sollievo mi hai dato! Ma ti prego, questa volta accetta il mio denar.. >>
<< A no, non se ne parla minimamente, tenete i soldi per la vostra famiglia, tanto a mantenermi ci pensa il re! >> rispose Merlino sfacciato, di fronte ad Artù.
<< Quando la finirai di farmi fare la figura del ridicolo, maghetto da quattro soldi?! >>.
<< State tranquillo Artù, a quello ci riuscite benissimo da solo! >>.

Tornati a palazzo, ormai fattasi sera, i due si precipitarono dalla piccola Maelle: era con Ginevra, giocavano beatamente sul grande lettone morbidissimo.
<< Ah, è tornato papà, e guarda! C'è anche lo zio Merlino! >>.
Il re baciò sulla fronte Maelle, la prese tra le braccia e poi baciò Ginevra.
<< Va bene, mi sa che è ora che me ne vada, non sono più gradito >> disse Merlino con un accento di ironia.
<< Oh, finalmente l'ha capito, che miracolo! >> rispose Artù, sbuffando.
<< ME-INO! ME-INO >>
Tutti guardarono la piccola Maelle, che aveva pronunciato in quel momento le sue prime parole.
<< ME-INOOO >>.
Merlino si precipitò dalla piccola, la prese in braccio e la strinse forte.
Artù e Ginevra si guardarono, erano un po' preoccupati, e il re, schiarendosi la voce, invitò Merlino a uscire.
Dopo aver fatto addormentare la bambina, Ginevra si unì ad Artù, che già la stava aspettando nel letto.
<< La sua prima parola è stata.. Merlino, non posso crederci! >> esordì Artù, visibilmente pensieroso.
<< Hai ragione, c'è un legame davvero molto forte tra di loro, sono così.. simili, hanno lo stesso sguardo >>.
<< Anche lei ha i poteri >> disse Artù incerto, leggermente spaventato.
La regina lo abbracciò forte, gli diede un bacio sulla fronte e sussurrò: << non ti preoccupare, lei è forte, lei è speciale! >>.
Il re, abbracciò più forte Ginevra ed insieme si addormentarono.

Nel silenzio della notte però, nessuno si accorse che la bambina iniziava a pronunciare altre parole, sempre più impensabili, sempre più pericolose..
<< THUSA... MO-GANA >>.
 

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Capitolo 7
*** Una sorpresa per Merlino. ***


Ecco il nuovo capitolo della storia! Spero vi stia piacendo, perché ho intenzione di continuarla ancora per un bel po', aspettatevi tante sorprese ;) Ringrazio tutte le persone che continuano a recensire, a seguire e a ricordare la storia, grazie di cuore! 


La notizia della nascita della principessina e del misterioso ritorno del re aveva fatto in modo che amici, alleati e compagni fidati si riversassero periodicamente alle mura di Camelot, per gioire insieme di quella pace che si era venuta a creare nel regno; tra questi, non poteva mancare la principessa Mithian, che era rimasta sempre in contatto con la casata dei Pendragon. Di certo, non mancò neppure al secondo anniversario dalla nascita di Maelle. 
Mithian arrivò con una scorta di cavalieri e come sempre, era bellissima. 
Artù e Ginevra si avvicinarono al cavallo su cui stava, e il re la aiutò a scendere. Mithian immediatamente abbracciò con affetto Gwen, poi Artù.
<< Finalmente sei arrivata! Sono così contenta di rivederti! >> esordì Ginevra. Era davvero molto contenta, spesso le mancava la compagnia di una vera amica, e sapeva che poteva ormai fidarsi completamente di Mithian.
<< Il piacere è tutto mio Gwen. Ti trovo bene! Artù.. dov'è la piccola? Ho una voglia matta di rivedere quel fiore! >> rispose la principessa con un gran sorriso.
<< E' con Merlino, come sempre ormai, venite! >> disse Artù e, insieme alle due donne, entrò nel castello. Arrivati alle stanze di Maelle, bussarono, ed un trafelato Merlino corse ad aprire la porta. Mithian abbracciò calorosamente anche lui e, visibilmente emozionata, subito iniziò a domandargli di come aveva passato quei giorni in cui non si erano visti. Ma Merlino non le dava retta, seguiva con gli occhi quella piccola peste che correva e rovesciava tutto per la stanza.
<< Uff, scusatemi Mithian, ma questa bambina è davvero un vulcano! Non sta mai ferma! >>.
Fu Gwen che risolse la situazione: si avvicinò a Maelle, la prese in braccio e la portò vicino a Mithian. << Ciao Mitan >> disse la bambina, e diede un sonoro bacio sulle morbide guance che la principessa le offriva.
<< Ciao piccola! Ma come sei cresciuta! E che bei capelli che hai, crescono sempre di più, insieme a te! >>.
<< Si sono meravigliosi, non è vero? >> si inserì Merlino, sempre con quell'affetto spropositato nei confronti di quell'angioletto. La bambina si divincolò dalla madre e corse via, inciampando, facendo svolazzare i suoi biondi boccoli per la stanza.
<< Allora,ehm Merlino, sai.. >> Mithian era agitata, provava di nuovo a parlare con il mago, ma lui continuava a non ascoltarla. Gwen con uno sguardo comprese l'agitazione di Mithian, quasi non ci credeva ma eppure era così! Sembrava proprio che la principessa nutrisse sentimenti diversi da quelli di una semplice amicizia nei confronti di Merlino, così propose di andare tutti insieme a pranzare all'aperto. La proposta fu accolta con gran calore.
Durante il tragitto Ginevra si avvicinò a Mithian e le sussurrò : << Sai che l'ho capito? Avresti dovuto dirmelo però! Che razza di amica sei?! >> e sorrise.
<< Co-cosa hai capito? Di cosa stai parlando, non capisco.. >> rispose imbarazzata la principessa. 
<< Avanti, Merlino non ti è del tutto indifferente, non è così? Sai che anche a me piaceva, appena era arrivato a Camelot? >> la regina rise felice a quel ricordo. << Si ti capisco, e vi appoggio, hai fatto un' ottima scelta! Ora ci penso io.. >> e corse via..
<< Aspetta, ma dove vai! >> le urlò dietro Mithian,ma si fermò quando vide che Ginevra si avvicinava a Merlino e Artù, che si trovavano più lontani. La regina prese Artù per un braccio e Mithian da lontano e osservò la scena: gli stava dicendo qualcosa all'orecchio, quando il re la guardò sbigottito, poi rivolse lo sguardo a Merlino e infine a Mithian, e scoppiò in una grossa risata.
La principessa in quel momento avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna, stava per andarsene quando Gwen e la piccola Maelle tornarono da lei per rassicurarla.
Nel frattempo erano arrivati lungo le sponde del lago, un posto perfetto per rilassarsi in compagnia. Artù disse alle due donne ad alta voce: << che ne pensate se mentre voi preparate per pranzo, io e Merlino andiamo a fare una chiacchierata.. da uomini? >>. La regina rise, ma si zittì quando ricevette uno sguardo di rimprovero da parte di Mithian.
<< Chiacchierata da uomini? Sul serio? >> disse Merlino incredulo, quando il re lo trascinò con sè lontano dalle rive del lago.
<< Si, esatto Merlino.. Ah non trovi che sia una splendida giornata? >> rispose il re facendo finta di niente.
<< Avanti, ditemi che vi passa per la mente Artù, facciamo presto che Maelle potrebbe annoiarsi senza di noi.. >>.
<< Non si annoierà tranquillo.. Ci sono la madre e Mithian con lei.. A proposito di Mithian, non trovi che sia diventata ancora più bella? >> disse Artù con fin troppo entusiasmo, provocando lo sguardo sospetto di Merlino.
<< Lo è sempre stata, e con questo? >>.
<< Avanti Merlino, tu le donne non le capisci proprio! Fatti aiutare da uno come me, sai io me ne intendo! >>
Merlino proruppe in una risata così forte che un passerotto su un ramo più alto di loro si levò in volo, spaventato.
<< Uhm buono a sapersi, se mai mi servirà un consiglio.. >>
<< Stammi bene a sentire testa di fagiolo.. >>
<< Ehi, quella battuta è mia! >> lo interruppe Merlino.
<< ..non so come sia possibile, ma pare che Mithian, insomma Gwen mi ha detto che lei.. Beh, sia interessata a te! >> Quella frase era costata al re davvero fatica!
<< Interessata a me? Cioè, che vuol dire? >> replicò Merlino, confuso.
<< Possibile che debba spiegarti tutto?! Gli piaci, ti vuole! E non chiedermi come sia possibile, ma è così! >>
<< Artù, ma che dite.. >> improvvisamente, involontariamente, il viso della giovane druida le parve davanti agli occhi. Guardò il lago, e gli occhi gli si riempirono di acque. Sembrava quasi che lei lo volesse, che gli sussurrasse nel cuore la cosa da fare.
<< Merlino, se sei così stupido da lasciarti scappare un'occasione del genere..! >> 
<< Andiamo >> ordinò il mago, dirigendosi verso le due donne e la bambina, incurante delle parole che Artù continuava a gettargli addosso.
<< Merlino! E' stata di tuo gradimento la passeggiata? >> chiese Mithian nervosa, e completamente rossa in viso.
Merlino bofonchiò qualche parola, e per il resto del pranzo rimase a bocca chiusa. Ginevra guardò Mithian abbassare lo sguardo e trattenere una lacrima che era pronta a scendere giù.

Passarono due giorni, e Merlino evitava in tutti i modi la principessa, anche perché non sapeva che fare: l'aveva sempre ritenuta un'ottima amica, fedele, simpatica.. ed incredibilmente bella! Ma allora, perché non riusciva a guardarla negli occhi, ora che sapeva di.. essere desiderato? Era immerso nei suoi pensieri quando, alla fine del corridoio, si scontrò proprio con la principessa.
<< Merlino! >> gridò lei spaventata e, subito dopo,piena di imbarazzo, abbassò lo sguardo e provò a scappare via.
<< Un momento.. Mithian non andare.. >> Merlino aveva visto negli occhi della principessa uno sguardo così triste, pieno di lacrime. Di certo non si meritava quel trattamento.
Merlino l'afferrò per un braccio, saldamente, e la obbligò a voltarsi. Mithian provò a dire qualcosa, si scusava, si affannava provando a screditare ciò che Artù gli avrebbe potuto proferire. Ma Merlino rimase incantato non dalle sue parole, ma dai suoi occhi, così belli e profondi; dalla sua pelle, bianchissima e vellutata, e dalle sue labbra, che si dischiudevano delicatamente per far uscire parole che ormai non avevano più senso. Quelle labbra, erano così invitanti, pensò Merlino, e senza pensare, senza paura, la baciò, baciò Mithian, con tutto il calore che un uomo può provare per una donna così bella che sentiva di essere sua. La baciò, a lungo, profondamente, dimenticò dove si trovava, tutto il mondo attorno a lui scomparve,e finalmente, per la prima volta ormai da troppo tempo, si sentiva felice, completamente, senza ma e senza se. Fu Mithian a distaccarsi per prima, guardò Merlino e, in quel momento, i due capirono che entrambi avevano provato le stesse emozioni, le stesse gioie, e che nulla e nessuno ormai li avrebbero divisi.
 

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Capitolo 8
*** Fratelli. ***


Cari lettori, vi prego di lasciare qualche recensione se state seguendo la storia, altrimenti non posso sapere se vi stia piacendo o meno, e se ci sia qualcuno che ancora la apprezza. Detto questo, buona lettura!


Merlino si girava e rigirava nel letto, non riusciva a chiudere occhio. Si alzò, aprì la finestra, mise fuori la testa per poter assaporare la fredda aria notturna in pieno viso. Inspirò fortemente dal naso, trattenne l'aria, e con uno sbuffo la cacciò fuori. Era buio, e le stelle brillavano alte nel cielo. Il mago restò a fissarle per un po', poi tornò in quel letto morbido, degno di un principe. La sua nuova camera all'interno del castello era addirittura più grande della casupola in cui aveva trascorso i suoi primi anni di vita, a Ealdor, il luogo che l'aveva visto nascere, crescere e andar via. Prese un cuscino e lo strinse forte a sé, chiuse gli occhi, sperando di riuscir a prendere sonno. "Domani sarà il gran giorno" pensava tra sé e sé.. Gli tornò alla mente quando esattamente quattro mesi prima aveva avuto il coraggio di prendersi ciò che desiderava, senza paura: aveva conquistato la felicità, trovando l'amore di Mithian. In quel corridoio, in quel primo bacio era successa la più grande magia che ci fosse sulla Terra. E, il giorno seguente, quella donna così speciale sarebbe diventata la moglie del mago.
Avrebbe voluto che in quel momento con lui ci fossero i suoi cari, i suoi amici, suo padre, e sua madre, Hunith.. Poche ore prima, Artù lo aveva trascinato alla taverna, per festeggiare, come lo chiamava il re, "l'ultimo giorno di libertà": c'erano gli amici di sempre, cavalieri, locandieri, servitori.. Si sentiva la mancanza di Galvano, di Elyan, di Lancillotto, e perciò fu fatto un brindisi in loro ricordo.
Toc toc.
Qualcuno bussava. Chi potrà mai essere?
Non poteva essere Mithian, probabilmente stava anche lei nel suo letto a fantasticare sul gran giorno, e, visto la tarda ora, pochi erano quelli ancora svegli nel palazzo.
Toc toc.
Merlino si alzò ed andò ad aprire.
Davanti a lui c'era Artù che, sotto uno sbadiglio, nascondeva un grande sorriso.
<< Sapevo che non avresti chiuso occhio >>.
<< Artù! Beh che sei venuto a fare? Dovresti andare a riposare.. >>
<< Merlino, qui l'unico che dovrebbe riposare sei tu, e visto che non lo stai facendo, sono venuto a farti compagnia >> velocemente il re si intrufolò nelle stanze dell'amico e si affacciò alla finestra.
Merlino lo raggiunse: era proprio quello di cui aveva bisogno, un amico, un fratello con il quale aspettare..
Stettero per un po' in silenzio, a guardare le stelle. 
Improvvisamente Artù si voltò, guardò il suo fidato amico negli occhi, e tirò fuori un sacchettino che fino a quel momento aveva tenuto nascosto nella tasca dei pantaloni.
Merlino capì che era una specie di regalo di nozze.
<< Artù, non dovevi.. >> iniziò il mago, ma si interruppe quando vide il contenuto del sacchetto: era una collana molto semplice, di corda nera, con al centro una pietra blu, luminosa, intensa. Poi ne prese un' altra, identica, ma con la pietra di colore rosso acceso. Si passò quest'ultima al collo, e diede l'altra a Merlino.
<< Erano di mia madre, gliele aveva regalate suo fratello da quando erano piccoli. Sono tra gli unici ricordi che ho di lei.. Dopo la sua morte, le diede a mio padre, e mio padre a me.. Merlino, tu sei come un fratello per me, perciò.. Prendila, è il mio regalo per te >>.
Merlino rimase incantato da quella pietra azzurra, ma ancor più impressionato dalle parole di Artù: davvero lo considerava un fratello? Tra di loro c'era un legame ormai unico, indiscusso.
Merlino indossò la collana e ringraziò Artù. Quest'ultimo, per smorzare l'emozione di quel momento, tirò forte un pugno sulla spalla di Merlino.
<< Ahia! Ma perché devi rovinare tutto, come al solito?! >> disse Merlino ridendo.
<< Beh, immagina di essere il mio fratello più piccolo, credi davvero che non ti picchierei mai? >> Artù afferrò un cuscino e lo lanciò contro Merlino.
<< Ma io sono molto più potente di te! >> E prima che il re potesse difendersi, Merlino fece cadere le tende su di lui impedendogli di camminare. Sentì una grassa risata provenire da sotto quel cumulo di tende.
<< Mi arrendo mi arrendo! >> disse Artù sempre ridendo.
Merlino si sedette accanto a lui, rigirandosi tra le mani quel piccolo ciondolo.
<< Ora rilassati >> gli disse Artù poggiandogli una mano sulla spalla << vedrai che domani tutto andrà per il meglio, sarà il giorno più bello della tua vita.. Non essere codardo Merlino! Forza e coraggio, anch'io avevo paura, ma ora guardami, sono l'uomo più felice sulla Terra! >>.
I due amici continuarono a scherzare, farsi forza, far progetti fino a che le prime luci dell'alba spuntarono. Artù lo avrebbe condotto all'altare, lontano da Camelot, nel bosco vicino al lago; l'appuntamento era fissato per quella mattina, i due sposi si sarebbero incontrati lì. Il re lo aiutò a vestirsi e quando fu tutto pronto, partirono. Arrivarono, e delle due donne non c'era ombra.
<< E se non verrà? >> continuava Merlino a chiedere ad Artù, che per tutta risposta continuava a sorridere spazientito.
Arrivò. 
La sposa era magnifica nel suo abito bianco, candido come la sua pelle. Alla vista di Merlino, gli occhi di Mithian si illuminarono e il suo viso prese fuoco dall'emozione. Dietro di lei c'erano Ginevra, vestita con un bellissimo abito rosa, molto delicato, che teneva in braccio Maelle, che non ancora riusciva a rendersi conto di quello che accadeva intorno a lei e, più lontano ancora, il vecchio funzionario di corte, in ritardo, che doveva celebrare le nozze. La sposa avanzava lentamente, raggiante, quando dei fiori primaverili iniziarono a librarsi in volo, volteggiando attorno a lei, creando magnifici giochi di colore e movimento. Non era stato Merlino a creare quella magia, ma Maelle, che ora si divertiva a muovere quei petali come una piccola direttrice d'orchestra. Mithian raggiunse Merlino: tutto era pronto. Il vecchio funzionario iniziò con i vari riti: le promesse, l'usanza di legare le mani con radici di una quercia, un velo che copriva entrambi gli sposi. In quel momento di piccola intimità data da quel velo che li separava dal mondo esterno, Merlino sussurrò per la prima volta alla sua sposa "ti amo". 
Quando ebbero finito, Artù e Ginevra, i due invitati ed unici testimoni di quel giorno, abbracciarono e si congratularono con gli sposi. 
<< Oh, chi l'avrebbe mai detto: il mio servitore che si sposa una principessa >> iniziò a dire Artù, e tutti risero.
Merlino era consapevole che con quel gesto, decidendo di vivere a Camelot con lui, Mithian avrebbe rinunciato al suo diritto al trono, del regno che era stato della sua famiglia da tempo immemore. Il neo sposo guardò la sua principessa , la accarezzò, e questa volta fu Mithian che senza più timore lo baciò appassionatamente, quasi tanto da travolgerlo.
Risero tutti, e presero posto per quel banchetto improvvisato quell' allegra compagnia.

Andava tutto per il meglio, e dopo dieci mesi, un nuovo signore dei draghi venne al mondo.

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Capitolo 9
*** Somiglianze ***


Ormai sto aggiornando più o meno una volta a settimana, grazie a tutti coloro che continuano a seguire la storia e benvenuti a tutti i nuovi lettori!


<< Corri corri! Tanto non mi raggiungerai mai! >>.

Una bambina, di circa 13 anni, correva e gridava felice per il bosco. I suoi lunghi capelli castani le affollavano il viso, i riccioli si agitavano nel vento della corsa.
Dietro di lei, c'era un ragazzino di poco più piccolo, mingherlino, con i capelli neri e gli occhi azzurri.
Cercava affannosamente di raggiungere la bambina, certamente più veloce e più agile di lui. Era incredibile come Maelle riusciva a muoversi nel bosco, evitando i tronchi degli alberi, le radici e gli avvallamenti nel terreno e senza mai cadere. Sfortunatamente quel bambino non era così abile. Cadde e si sbucciò le ginocchia. Alla vista del sangue iniziò a piagnucolare e a chiamare la sua amica.
Maelle, spazientita, corse da lui per aiutarlo.
<< Avanti, fammi vedere.. Oh ma guarda, non è niente, ora ci penso io..>> la piccola cercò fra le piante lì vicino, scelse una foglia grande e piuttosto robusta che utilizzò per medicare il suo amico. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma aveva visto Merlino farlo tante volte, così ci provò.
<< Uhm, sei sicura che così mi passa? >> chiese il bambino.
<< Certo, Eliah.. ce la fai a camminare un altro po'? Così arriviamo al "rifugio" e poi ci fermiamo a fare colazione >> propose Maelle.
Il ragazzino annuì e, appoggiandosi alla principessina, riuscì a percorrere quei pochi metri che li separavano dal piccolo spiazzo delimitato da grosse sequoie, totalmente ricoperto di fiori. Eliah prese una coperta dallo zainetto che suo zio Artù gli aveva regalato per il suo undicesimo compleanno e lo stese sull'erba. Poi passò un panino a Maelle, che già si era stesa sul prato, nella stessa posizione di sempre: con gli occhi chiusi, per assaporare al meglio la luce del sole che quel cielo limpido le offriva. I due mangiarono in silenzio e, quando ebbero finito, decisero di continuare la loro missione: cercare il fiore più bello del bosco da regalare a Mithian e a Ginevra per la festa della mamma. Perlustrarono in lungo e in largo la selva, senza mai allontanarsi molto da casa (i loro genitori non avrebbero voluto) ma non riuscirono a trovare niente.
<< Basta, qui non c'è quello che cerchiamo! >> disse Maelle spazientita.
<< Forse dovremmo tornare a casa.. ricorda che dobbiamo tornare prima che faccia buio.. >> iniziò Eliah, che però fu bruscamente interrotto da un'occhiataccia della principessa.
<< Se hai paura di mamma e papà, tornatene tu a casa, io non mi arrendo >> e con aria di sfida Maelle si inoltrò nel bosco.
<< Maelle noo! Dove vai.. >>. Il piccolo Eliah era tremendamente preoccupato, avrebbe voluto tornare a casa, ma non poteva lasciare la sua migliore amica in quel posto. La seguì, vedeva che era arrivata vicino al torrente che segnava il limite delle loro passeggiate. Aldilà del fiume, Maelle era convinta che avrebbero trovato tutti i fiori che volevano. Guardò titubante Eliah, che con gli occhi la supplicava di non farlo, ma poi si convinse: con un gesto deciso, reggendosi ad un ramo di un albero sulla sponda del fiume, si immerse nell'acqua gelida. Trattenne il fiato, e continuò piano piano ad avanzare. Improvvisamente, il ramo si ruppe: non aveva retto il peso. La bambina fu trasportata dalla corrente sempre più giù, sempre più lontano. Maelle gridava, gridava più forte che poteva, e per la prima volta Eliah vide nei suoi occhi il terrore, che si rifletteva nel proprio sguardo. Cosa avrebbe dato in quel momento per avere gli stessi poteri che invidiava a Maelle! Nonostante suo padre, Merlino, fosse il più grande mago di tutti i tempi, lui non sapeva fare le magie, provocando lo sconforto nei suoi genitori. Ed ora, in quel momento, si sentiva totalmente inutile. Non riuscì a far altro se non correre lungo le sponde del fiume, urlando e piangendo. Il torrente si faceva sempre più ripido, più pericoloso. Di lì a poco Maelle sarebbe caduta insieme alla grande cascata. 
<< Usa la magia! Ti prego, usa la magia! >> la incitava il bambino.
<< Io.. No-non.. AIUTO ELIAH! >> .
Maelle scomparve dalla vista del piccolo. Il corso del torrente si era improvvisamente interrotto, cadendo nel vuoto. Eliah rimase paralizzato, immobile, iniziò a piangere, sentiva che il suo cuore avrebbe potuto cessare di battere da un momento all'altro, tanto era stato forte lo shock di quel momento. Si lasciò cadere sulle ginocchia, su quelle stesse ginocchia da poco sbucciate, e pianse tutte le sue lacrime. Solo una cosa gli impediva di abbandonarsi al suo dolore: un forte vento, fortissimo, che quasi lo trascinava via. Eliah alzò lo sguardo verso il cielo e rimase a bocca aperta: un drago bianco era sopra di lui, un drago visibilmente malato, seppur molto giovane. Sopra quel drago c'era, aggrappata con tutte le sue forze e con ancora lo spavento nel volto, una bambina, la sua bambina preferita, quella che aveva temuto di perdere per sempre.
<< MAELLE! >> gridava il bambino felice, entusiasta, incredulo di fronte a quella scena surreale.
Il drago toccò terra, permettendo alla principessina di scendere e abbracciare Eliah, il suo più grande amico. Insieme piansero per molto, mentre il drago rimaneva lì pazientemente. Eliah guardò il cielo, che si era fatto improvvisamente scuro.
Prese per mano Maelle e provò a trascinarla, per tornare nelle sicure mura di Camelot.
<< Aspetta! Non sappiamo neanche dove siamo, come possiamo tornare a casa? >> protestò la bambina.
<< Ma non possiamo rimanere qui! >> rispose Eliah.
Maelle si staccò da lui, e guardò fisso negli occhi il piccolo drago che l'aveva salvata: da dove arrivava? Chi l'aveva chiamato? Perché era lì in quel momento? I loro sguardi si incontrarono, e in quel momento Maelle si sentiva profondamente fiduciosa.
<< Andremo con lui >> rispose decisa.
<< Ma sei matta? Non puoi salire su un.. drago e sperare che ti porti a casa, è da matti! >> disse Eliah spaventato al solo pensiero di un volo su quell'animale.
<< Va bene, tu fa come vuoi >> concluse Maelle, ben sapendo che il suo amico l'avrebbe di certo seguita; e così fu. I due bambini si arrampicarono sul drago bianco, che prese il volo e velocemente quota nel cielo ormai blu.
I due rimasero in silenzio per tutto il tragitto: a dir la verità, non fu molto lungo, ma i ragazzini provarono una sensazione di incredibile libertà e leggerezza; il vento sfiorava le loro giovani pelli, facendoli tremare e battere i denti dal freddo; si tenevano strettissimi l'uno con l'altro per paura di cadere; Eliah teneva gli occhi chiusi, mentre Maelle era terribilmente attratta dal contatto con quel drago, e teneva gli occhi sempre aperti; sotto di loro, vide una pattuglia di pochi cavalieri di Camelot addentrarsi nel bosco: pensò che stessero cercando loro.
Atterrarono nel grande spazio appena fuori le mura della cittadella: il drago bianco chinò il lungo collo e i due, ancora intorpiditi per il viaggio, scivolarono giù. Prima di andare, Maelle guardò intensamente la creatura, e le chiese di tornare da lei, un giorno; le sembrò che il drago chinasse il capo in senso di approvazione. Raggiunsero il castello, ridacchiando e scambiandosi le opinioni di quella bizzarra giornata; era ormai notte, e sapevano di essersi cacciati nei guai.
Fecero un respiro profondo, ed entrarono. Subito le guardie, naturalmente informate sul da farsi, avendo ricevuto ordini dal re, accompagnarono i ragazzini nella sala del trono, dove ad aspettarli c'erano il re, la regina, Mithian e Merlino. 
Appena si trovarono faccia a faccia con gli adulti, notarono che tutti tirarono un sospiro di sollievo: Mithian corse ad abbracciare il piccolo Eliah, e Ginevra la sua Maelle.
Quell'abbraccio durò poco, perché immediatamente Artù iniziò ad urlare, a rimproverare i due monelli per tutto lo spavento che avevano dovuto sopportare, l'angoscia e la paura. 
<< Papà.. Mi dispiace.. >> provò a difendersi Maelle incerta.
<< Ti dispiace? TI DISPIACE?? Quante volte te lo devo dire, che non sei una bambina come tutte le altre, sei la principessa di questo regno, e non posso permetterti di gironzolare per i boschi senza protezione fino a tardi! >> esplose il re.
<< E tu, tu dovresti difenderla, e non incoraggiarla nelle sue follie. >> disse rivolto ad Eliah.
Il bimbo rimase immobile a piangere silenziosamente, con le lacrime che gli rigavano il viso.
<< Non trattarlo così, basta! Non è colpa sua, ma solo mia! Tu non puoi impedirmi di fare quello che voglio, non sei nessuno! >> rispose Maelle con tono arrogante al padre, con una scintilla d'ira negli occhi: non sopportava che attaccasse Eliah.
Artù rimase senza parole di fronte a quell'affronto, visto che Maelle non aveva mai usato quel tono con lui; si sentì pugnalato, e per un attimo l'immagine di sua sorella si confuse con quella di sua figlia.
<< Forse è ora per tutti noi di andare a dormire, è stata una giornata faticosa.. >> Merlino si fece avanti ed interruppe la tensione. Le due donne uscirono con i bambini, per dirigersi verso le loro stanze.
Merlino poggiò una mano sul braccio di Artù, che era rimasto rigido vicino al tavolo del consiglio.
<< L'hai visto anche tu, non è vero? >> chiese il re al suo ex servitore, << aveva lo stesso sguardo, la stessa.. forza di.. >> fece un sospiro << la stessa rabbia di Morgana. >>.
<< E' stato solo per difendere Eliah, sai che sono amici.. anche tu mi avresti difeso così con Uther, o sbaglio? >> disse Merlino per provare a sollevare il morale dell'amico.
<< Può darsi. >> fu la sua unica risposta.
<< Avanti, ora andiamo, vedrete che già domani si sistemerà tutto. >> lo incoraggiò Merlino.

Il mago andò subito dal suo piccolo Eliah, che era sdraiato nel suo letto.
<< Non farmi mai più prendere uno spavento del genere, intesi? >> disse Merlino scompigliando i capelli a suo figlio.
<< Si papà.. Ma non l'abbiamo fatto apposta! Ora ti dico.. >>.

Eliah raccontò per filo e per segno cosa era successo quel pomeriggio, delle ginocchia, dei fiori, del torrente, e del drago.
Merlino, nel sentir nominare quella creatura, provò un brivido intenso, e il sudore gli si gelò sulla fronte; un'altra somiglianza, Aithusa.

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Capitolo 10
*** Il ritorno del passato. ***


Un colpo a destra, ora a sinistra e poi di nuovo a destra; un passo indietro, e poi una finta. L'avversario però non cade nella trappola, e contrattacca facendo cadere Eliah a gambe all'aria, con una spada puntata alla gola. Ancora.
Sir Francis sputò a terra, soddisfatto:
<< Alzati Semola, prenditi una pausa! >>. Semola era il nome con cui i cavalieri più altezzosi si facevano beffe di lui, non molto abile nel combattimento.
Il ragazzo si alzò e si mise a sedere vicino a Maelle, che osservava gli allenamenti dei giovani aspiranti cavalieri.
<< Che rabbia! Quel Francis non lo sopporto più, ma chi si crede di essere?! >> esplose la ragazza, rossa per via del nervoso.
<< Ma che pretendi? Ha ragione, non sono bravo in nulla.. Se continuo così, non sarò mai un cavaliere.. >> rispose Eliah, con lo sguardo basso, mentre con le dita torturava un filo d'erba del prato.
A Maelle si stringeva il cuore vedendolo così abbattuto e sfiduciato, e provò a rallegrarlo: << Sai che c'è? Magari non sarai bravo con la spada, ma con una piuma e dell'inchiostro tra le mani, riesci a creare delle vere opere d'arte; le tue poesie, i tuoi racconti.. Lì si che si cela la tua vera magia! >>.
<< Se ti riferisci a queste.. Ti stai sbagliando di grosso! >> disse Eliah, indicando un gesto quasi sprezzante il quaderno rilegato in cui scriveva le sue storie.
Maelle lo prese e iniziò a correre via, allontanandosi dalla radura di addestramento per inoltrarsi nel bosco.
Eliah sorrise, si alzò ed iniziò ad inseguirla: ricordava ancora che quando erano bambini, lei lo batteva sempre, ma ora erano cambiati, lui era cambiato; era molto più alto e agile, e con poche ampie falcate riuscì a raggiungere la principessa, serrandola in un abbraccio, e con la schiena rivolta contro un albero imponente.
Ridevano ancora, i loro visi erano vicinissimi, potevano sentire uno il respiro dell'altro.
Maelle chiuse gli occhi, e con la mano libera, quella che non reggeva il diario di poesie, chiuse gli occhi ad Eliah. Il ragazzo teneva strette entrambe le mani sui fianchi della principessa, accarezzandoli delicatamente.
Era l'ennesimo contatto tra di loro che nasceva all'improvviso, senza dirsi niente. Non si dicevano mai niente, era come se entrambi appartenessero ad un mondo estraneo, solamente loro, fatto di taciti accordi. Loro vivevano di quei contatti, che li faceva sentire così vicini, e allo stesso tempo così lontani..
<< Torna qui, Semola! O te la sei data a gambe dalla paura? >> era la voce di sir Francis che proveniva da qualche parte fuori dal bosco, voce seguita dagli sghignazzi degli altri cavalieri.
Ma Eliah neanche ci badò: continuò a godersi quel momento, dove l'incertezza e la paura di spingersi oltre li dominava, dove ogni sospiro si interrompeva a metà, senza mai essere coltivato.
Fu Maelle che con un sorriso tolse la mano dagli occhi del ragazzo e, tenendosi stretto al petto il diario, senza guardarlo negli occhi, tornò nel palazzo, per permettere al giovane di tornare ai suoi allenamenti.
Camminava per i lunghi corridoi sognando ad occhi aperti, felice dopo quel loro contatto, quando sentì le voci dei suoi genitori provenire dalla sala del trono: a giudicare dal tono, sembravano molto felici. Incuriosita, la ragazza si avvicinò alla porta, per origliare la loro conversazione.
<< E' davvero.. Incredibile! >> sentì dire da Ginevra. << Dopo tutto questo tempo! Amore, te l'avevo detto che ho sempre amato solo te! >> continuò la regina, che si buttò tra le braccia di Artù.
<< Perché non ci abbiamo mai pensato? Sono stato così sciocco.. Merlino, ora questo braccialetto non può più causare danni, non è vero? >> chiese Artù al mago.
<< Assolutamente no, è del tutto innocuo.. Con la morte di Morgana, ha perso qualunque tipo di potere.. E' strano che dopo tutti questi anni sia venuto fuori! >> continuò Merlino.
<< E' stata la nuova guardia a trovarlo, a casa dei vecchi guardiani che probabilmente, avendolo trovato nelle celle, pensarono di tenerselo per loro.. >> rispose il re.
Volendo sapere di cosa parlassero, Maelle entrò.
<< Buongiorno >> disse educatamente, facendo finta di niente, << ehi papà, ma cos'è quel braccialetto che avete tra le mani? >>. Furtivamente si avvicinò e lo prese.
<< Non è niente, è un vecchio.. ricordo, che ha causato a me e tua madre non pochi problemi, che ora però non possono più tormentarci >> disse il re, sorridendo alla sua regina e dandole un bacio sulla guancia.
<< Posso tenerlo? >> chiese Maelle.
<< A cosa ti serve? >> s'intromise Merlino.
<< Niente, mi incuriosisce e basta, posso papà? >> disse rivolgendosi ad Artù.
Il re guardò il mago, che fece spallucce.
<< Come vuoi, ma vieni qui e dammi un bacio! >> rispose il re, sorridendo.
<< Ma papà, ho diciassette anni.. >> rispose imbarazzata la principessa.
<< Non m'importa, sarai sempre la mia bambina. >> disse il re abbracciandola forte.

Era ora di cena, e tutti erano a tavola.
Artù ed Eliah stavano discutendo sulle migliori tecniche di combattimento, il re dava consigli, a cui il ragazzo dava ascolto più per rispetto che per interesse. Ogni tanto incontrava lo sguardo di Maelle, che faceva facce buffe per farlo ridere davanti al re.
In un momento in cui era calato il silenzio però, Maelle, improvvisamente, fece una domanda:
<< Chi è Morgana? >>.
Tutti, tranne Eliah, si immobilizzarono. Solo Artù, dopo un momento di indecisione, parlò:
<< Già lo sai, era la mia sorellastra.. che è morta tanto tempo fa.. >>.
<< Aveva i poteri magici, come me e Merlino? >> continuò Maelle con quel suo tono di sfida.
<< Si >> rispose Merlino, << ma a differenza nostra, lei li usava per fare cose orribili.. >>.
<< Cioè? Tu la conoscevi Mithian? >>.
La donna rabbrividì al solo ricordo dell'anziana Morgana, che l'aveva torturata e costretta a mentire ai suoi amici.
<< Mamma e tu? >> insisteva Maelle.
<< Basta! Ma non capisci che è un argomento delicato se nessuno vuole parlarne?!? >> Artù urlò contro la figlia, e tremava visibilmente.
Maelle si zittì, si alzò ed andò nelle sue stanze. Eliah si alzò automaticamente per seguirla, ma Artù lo congelò con uno sguardo.
<< Resta lì, vado io.. >>.
Il re trovò la sua bambina stesa sul letto, con la faccia rivolta verso la luna che si intravedeva dall'ampia finestra, e con il braccialetto sul comodino.
Si sedette accanto a lei e, accarezzandole i capelli, iniziò a scusarsi per il tono brusco e per aver perso la pazienza. Non vedendo nessun segno da parte della figlia, iniziò a raccontare..
<< Tanto tempo fa, quando io avevo le tua età e vivevo con Uther, mio padre, c'era qui a palazzo con noi, una ragazza di nome Morgana. Eravamo amici, molto amici, un po' come te ed Eliah; lei era buona, onesta e coraggiosa, aveva un carattere forte e combattivo proprio come il tuo. A volte me la ricordi. >> qui Artù fece una pausa, poi continuò: << Con il passare del tempo, si accorse di avere poteri magici; come ben sai, la magia era vietata, e così iniziò a sentirsi sola. Trovò l'appoggio della sua sorellastra, Morgouse e, quando scoprimmo che lei era figlia illegittima di Uther, Morgana tramò alle nostre spalle, ci tradì, solo per sete di potere e vendetta. Il buio, l'odio, il rancore, l'hanno resa cieca, l'hanno allontanata da noi, non abbiamo potuto fare niente per fermarla. >>
Il re si interruppe, si girò dall'altro lato della stanza ed iniziò a piangere silenziosamente. Guardò verso la porta, ed incontrò gli occhi di Merlino pieni di lacrime come i suoi. Non si era accorto che il mago l'aveva seguito. Artù fece cenno all'amico di avvicinarsi, e così Merlino fece; si sedette accanto al re e cominciò a rassicurare Maelle.
<< E' una storia triste, è vero, ma non pensare che lei sia stata solo una vittima; ha sofferto nella sua vita, ma ha sempre scelto la strada sbagliata. Anche io sono sempre stato solo, incompreso, e nessuno, neanche tuo padre, mi riconosceva mai niente, tutti i miei forzi passavano inosservati. Ma ho preferito restare leale con me stesso piuttosto che vendermi per la gloria o vivere di odio. E' questa la differenza tra noi e lei. >> concluse Merlino.
Maelle si girò, guardò negli occhi entrambi, il suo papà e quell'amico che era come uno zio, e li abbracciò, scusandosi per l'atteggiamento che aveva avuto e sussurrando  parole come "grazie per avermi detto la verità".
I due uscirono per lasciarla dormire.
Era notte fonda, Maelle dormiva profondamente, quando iniziò ad avere strane visioni, a fare strani incubi.. E poi sognò, vide una ragazza dai capelli scuri che alzava un forte vento verso Eliah facendolo scomparire, allontanandolo da lei.
Si svegliò urlando dal terrore.

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Capitolo 11
*** L'incubo ha inizio ***


Scusate il ritardo nel pubblicare questo capitolo, spero che continuerete a seguire la storia! Buona lettura :)



Il sole stava iniziando a tramontare, era pronto a lasciare il posto alla luna. Maelle lo stava aspettando da un’eternità, ma niente, lui non arrivava. Basta, non avrebbe aspettato più. Iniziava a far freddo, così si strinse nel suo mantello rosso, lasciò la radura e si incamminò verso casa.
Provò a trattenere le lacrime, ma già sentiva che la delusione la stava per sopraffare: era l’ultima occasione che aveva dato ad Eliah per chiarirsi e per tornare ad essere amici come un tempo, ma ancora una volta il ragazzo aveva preferito la compagnia dei cavalieri a quella di Maelle.
Passando per la cittadella, notò che un gruppo di ragazzi, visibilmente ubriachi, stavano urlando fuori della taverna. La principessa si strinse più forte nel suo mantello e con la coda nell’occhio lo vide, era proprio lì, il suo Eliah stava festeggiando con quel branco di suoi nuovi amici. Maelle si voltò immediatamente e corse verso casa.
Appena entrata a palazzo, fu bloccata da Merlino.
<< Ehi Maelle, che è successo? Sei sconvolta! Per caso sai dove si è cacciato Eliah? >>.
Maelle provò a calmarsi, e a sorridere: << stava con dei suoi amici, credo, ma non preoccuparti, è tutto a posto.. >>. Fece un sorriso falsissimo.
Merlino la squadrò per bene, poi annuì a se stesso: << ora ci penso io a quel ragazzo, tu va a riposarti, bambina mia. >> e così dicendo, le diede un bacio sulla fronte.
Maelle andò nelle sue stanze, e si abbandonò sul letto. Perché, perché era cambiato così improvvisamente? Non riusciva a spiegarselo. Era un anno ormai che Eliah non dava retta più a nessuno, se non a quel gruppo di ragazzi che fino a poco tempo prima disprezzava. Ora tutto era cambiato, Maelle sentiva che quel ragazzo che amava tanto non era più suo; ormai aveva paura che a lui non importasse più niente di lei. La principessa strinse forte il cuscino e si addormentò con questi pensieri.

Il mattino successivo, tutto il palazzo era in agitazione; quella sera stessa infatti, ci sarebbero stati grandi festeggiamenti a corte: Artù aveva stretto nuovi accordi con i regni vicini, accordi che garantivano aiuto reciproco anche in caso di attacchi militari, in modo da creare un’alleanza praticamente indistruttibile. Tutte le famiglie nobili più importanti erano state invitate, e molte erano già arrivate. Maelle fu vestita da cerimonia e, insieme al re e alla regina, salutò pazientemente tutti gli ospiti. Si guardò intorno, ma non vide né Eliah né Merlino.. chissà che stavano facendo in quel momento. Già si vedeva il povero Merlino che rimproverava il ragazzo per il comportamento che aveva ormai sempre più spesso.
I pensieri di Maelle furono interrotti da una ragazza, la figlia del duca di Corleon, che si presentò a lei. La principessa dovette trattenere un grido: era lei, era la stessa ragazza che sognava spesso: aveva gli stessi capelli neri come la notte, lo stesso visto pallido, la stessa bellezza quasi eterea; era la ragazza che nei suoi sogni distruggeva Eliah.
<< Avanti Maelle, saluta Lady Olivia >> sussurrò Ginevra, con aria imbarazzata.
Maelle continuò a fissarla, incredula, ad occhi sgranati.
<< Piacere mio, principessa >> disse Olivia. . Quella ragazza aveva qualcosa di sinistro.
Artù di nascosto diede a Maelle un pizzicotto sul braccio e lei sembrò riprendersi.
<< Perdonatemi, avevo la testa altrove. Vi prego, accomodatevi >> e così facendo indicò le porte d’ingresso del palazzo.
Maelle continuò per tutta la mattinata a salutare cordialmente gli ospiti, senza dar a vedere la sua agitazione. Appena ebbero finito, prima che Artù potesse chiederle spiegazioni, si precipitò nelle stanze di Merlino: sapeva che era l’unico con il quale poteva confidarsi. Lo intercettò proprio mentre stava per dirigersi alla sala del trono, bloccandogli la via.
<< Oh Maelle! Com’è andata questa mattina con tutti quei barbosi nobili? Immagino che ti sarai annoiata da morire! >> il mago rise. 
<< Merlino, devo dirti una cosa: la ragazza che sogno spesso, è qui. >>.
Merlino ci mise un po’ a ricordare ciò che Maelle le aveva detto mesi prima: sognava spesso una ragazza si, ora ricordava; l’unica cosa che Maelle gli aveva tenuto nascosto era che questa ragazza faceva del male a suo figlio.
<< Ne sei certa? E come ti è sembrata? >> chiese Merlino.
<< Non so, è stata.. educata, credo. Ciò non toglie che.. >> Maelle si interruppe. Come mesi fa, aveva paura a rivelare quella visione sinistra, quel vento che portava via Eliah.
Si fece coraggio, e continuò: << Temo che, lady Olivia (si, si chiama così) possa far del male ad Eliah.. Oh ti prego Merlino, fa qualcosa! Ho paura! >>.
Merlino restò un momento pensieroso: si fidava ciecamente di Maelle, ma non avrebbe voluto dover intervenire su questioni così delicate, ora che un nuovo accordo era stato firmato. Lesse negli occhi di Maelle il terrore, così le disse: << va bene,ora tu và a parlare con Eliah, digli che per questa sera non deve muoversi dalle sue stanze. Sta tranquilla, presto se ne andrà, e se i due non si incontreranno lady Olivia non potrà fargli del male. Io vado da Artù >>.
<< No, Merlino, io.. non posso. Parla tu con tuo figlio, e io con mio padre. >> disse Maelle, guardando in basso.
<< Non avete proprio intenzione di far pace eh? Quanto ancora dovrà andare avanti questa storia? Va bene, facciamo così >>.

Maelle avvertì Artù, che però si limitò solamente a rassicurare la principessa, ribadendo che la casata di Corleon non avrebbe avuto interessi a danneggiare un giovane cavaliere.
La serata passò tranquilla e in allegria, tutti si divertirono e mangiarono in gran quantità. Ad un certo punto, Maelle ormai stanca, si alzò per fare una breve passeggiata prima di andare a dormire.
Una volta fuori, nel cortile, si sedette sulle scalette che conducevano al pozzo della cittadella e rimase ad osservare il cielo luminoso, pieno di stelle.
Fu richiamata alla realtà da delle voci che si facevano sempre più vicine: erano risatine fastidiose, irritanti. Poi distinse la voce allegra di Eliah. Si immobilizzò. Aveva capito che tutto era iniziato, che era in compagnia di Olivia, che presto gli avrebbe fatto del male. Si alzò, pronta per difendere il suo amico, ma si arrestò: ogni cosa cessò di avere senso. Vide che i due si erano appartati, vide Eliah prendere tra le mani il volto di quella, avvicinarlo al suo, e baciarlo, in modo disgustoso. Ormai non lo riconosceva più. Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Come aveva potuto trovare il coraggio di fare con una bellissima sconosciuta ciò che non aveva mai fatto con lei? Era disgustata, non sopportava quella visione, non avrebbe potuto continuare a vivere con quella scena sotto gli occhi. Senza pensare, prese la scorciatoia che permetteva di uscire facilmente dalla cittadella e scappò, lontano, per i boschi. Niente aveva ormai più senso. Voleva solo perdersi, dimenticare, trovare una nuova vita, lontano da lui. Non ce la faceva più. Niente aveva senso ormai.

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Capitolo 12
*** Nuova luce. ***


Faceva freddo. Moltissimo freddo. Se non fosse stato per il fiato caldo di Aithusa, Maelle sarebbe morta di freddo, ne era certa. Aveva passato tutta la notte nel bosco, in compagnia del suo drago, che era venuto a lei proprio nel momento del bisogno. La giovane creatura proteggeva la principessa con la sua ala, così da mantenerla sicura e al caldo.
Il sole spuntò, e Maelle iniziò ad avere sonno: aveva passato l’intera notte a piangere, non si era mai sentita così sola, così abbandonata. Credeva che Eliah fosse tutta la sua vita, e vederlo così diverso, l’aveva distrutta, le sembrava che il passato non contasse più nulla, che tutto fosse stato dimenticato. Le sembrava di essere vissuta fino a quel momento in un’ amarissima illusione. Stanca di tutto, si addormentò.

Al calar del sole, fu svegliata da un coro di urla, da forti grida, poi da un guaito, e da una fiamma vicinissima a lei; era stata Aithusa a reagire in quel modo! Improvvisamente aprì gli occhi e vide davanti a sé un piccolo esercito di uomini che avevano colpito il drago con una possente freccia. Fortunatamente Aithusa aveva una pelle così resistente da non subire lesioni, ma ciò non valeva per Maelle. Una freccia la colpì alla gamba, sentì un dolore così forte che gli occhi le bruciavano, sentì la testa come infiammata, urlò e riuscì ad abbattere numerosi banditi con la sua magia. Aithusa faceva del suo meglio per proteggerla, gettando fiamme su quegli uomini che avevano messo addosso gli occhi sulla principessa, ma ormai Maelle era terribilmente debole. Cadde a terra, socchiuse gli occhi e perse i sensi.

La prima cosa che vide, appena riaperti gli occhi, fu un fiume. Maelle era ancora stordita, e faticosamente si mise  a sedere. Le faceva male la testa, poi ricordò, ricordò fino a quel momento in cui aveva perso i sensi, poi non sapeva più nulla.
<< Aithusa! AITHUSA DOVE SEI?! >> urlò la principessa, ormai terribilmente confusa e spaventata.
<< Finalmente ti sei svegliata! Come ti senti? >>.
A parlare era stato un giovane uomo, dalla pelle piacevolmente abbronzata, piena di cicatrici, e dai capelli castani, che però sotto il sole cocente sembravano biondi; lo stesso valeva per gli occhi che, illuminati dai raggi, sembravano avere totalità dorate, come spighe di grano.
Istintivamente, Maelle si ritrasse e allungò una mano pronta a difendersi.
<< Chi.. chi sei tu? Dove sono? Dov’è il mio drago? >> Maelle provò ad apparire abbastanza forte e sicura di sé, e pregò che così risultasse agli occhi di quello strano avventuriero.
<< Mi chiamo Gareth, e non preoccuparti per il tuo drago.. Svolazza qui intorno da un po’, e non si è mai allontanato.. Immagino voglia sgranchirsi le zampe! >> aggiunse con un risata, mentre Maelle rimase impassibile.
<< Beh, ti ho trovata svenuta nei boschi, più a nord, e.. Ho pensato che per una ragazza sarebbe stato pericoloso rimanere lì, con tutti i balordi che trafficano da quelle parti.. >> si fermò per sputare per terra, poi riprese: << il tuo draghetto ha sterminato tutti, strano che non abbia fatto fuori anche me anzi, mi ha permesso di portarti qui. >> concluse Gareth, accennando un mezzo sorriso.
Maelle alzò gli occhi al cielo e la vide, Aithusa volteggiava beatamente nel cielo. Poi fissò quel giovane uomo: non sembrava essere malvagio, ma Artù le aveva insegnato a non fidarsi mai di chi non conosceva. Nonostante questo, si sentì in dovere di ringraziarlo.
<< Non c’è di che, l’avrei fatto per chiunque >> rispose lui, e continuò << ma dimmi, come ti chiami? E che ci facevi lì… vestita così? >>.
Maelle notò che ora Gareth stava fissando il suo vestito, che era quello indossato durante la cerimonia di benvenuto; era un vestito di tessuto pregiato, aderente e scollato, che metteva in mostra le sue forme molto abbondanti e femminili; la gonna era rovinata e piena di graffi, e si rese conto che di certo non era un capo d’abbigliamento che la facesse passare inosservata, soprattutto con gli uomini.
E lui la stava ancora fissando.
<< Beh, mi chiamo Maelle e.. Non sono affari tuoi di cosa stavo facendo, e ora scusami ma io e il mio drago ce ne andia.. >> la fanciulla si stava alzando, quando improvvisamente un forte dolore alla gamba la costrinse a barcollare, e ricordò della freccia che l’aveva ferita.
Gareth si alzò prontamente per sorreggerla.
<< Fai attenzione! >> disse il giovane.
<< Lasciami, non mi toccare >> rispose Maelle, ancora diffidente.
<< Buona bambina eh! C’ho messo tempo a sistemarti la fasciatura, non rovinartela. >>
Maelle alzò delicatamente la gonna del suo vestito e vide che, a metà coscia, correva una lunga fascia arrangiata, adatta però a placare un’eventuale emorragia.
<< TU! MA COME.. TI SEI PERMESSO! >> urlò Maelle. Si fece rossa, pensando che mentre era svenuta, quell’uomo le avesse dovuto medicare la ferita in una zona così nascosta.
<< Calmati calmati! Ti ricordo che senza di me, a quest’ora probabilmente o saresti morta, o saresti la schiava di chissà quale animale >> rispose sulla difensiva Gareth. << E comunque, potrai non credermi, ma non ho fatto nulla di ciò che stai immaginando. >>.
Aveva ragione, gli doveva la vita, e Maelle sconfisse il suo orgoglio e l’ammise.
<< Non c’è di che >> ripeté Gareth.
<< Hai fame? >> chiese dopo un po’.
<< Si >> rispose sinceramente Maelle dopo aver sentito un brontolio che le saliva dallo stomaco, e Gareth sorrise << anche io >>. Poi continuò: << qui non ho niente con me, ma se ti và possiamo andare al mio villaggio, non è lontano da qui, e la mia famiglia saprà darti una mano. >>.
Maelle ci pensò su, e rispose, rassegnata: << qui non posso fare altro, quindi va bene.. Oh, ed è il terzo grazie che ti devo oggi, e pensare che non ci eravamo mai visti prima! >>. Gareth sorrise.
Maelle convinse Gareth a raggiungere il villaggio facendosi portare da Aithusa, nonostante all’inizio fosse del tutto scettico. Arrivarono in un batter d’ali.
Gareth, che aiutava Maelle a camminare facendola appoggiare alla sua spalla e cingendola alla vita, bussò ad una piccola casupola all’interno del villaggio; lì dentro, una donna stava cucinando, mentre una più anziana riposava su un letto angusto.
Quella casa era davvero piccolissima, pensò Maelle, era forse neanche la metà delle sue immense stanze a palazzo. Ed aveva uno strano odore di muffa, di vecchio.
 La donna che cucinava, appena vide i due alla porta, si avvicinò: << Figlio mio! Ma chi è questa ragazza? >> e così dicendo aiutò Gareth a portarla dentro.
<< Si chiama Maelle, era sola, o meglio con un drago, per i boschi a nord, oltre il fiume Palesia. Ha subìto un attacco da parte dei banditi e mi chiedevo se potessi prepararle un piatto caldo >>.
La madre di quel giovane guardò in faccia Maelle, sussurrando “povera piccola”.
Poi prese una coperta e gliela mise addosso e, appena finito di prepararlo, le porse davanti un piatto caldo di zuppa di latte e grano frantumato, che Maelle divorò all’istante.

Si fece sera, e Gareth chiese a Maelle il permesso di sistemarle il bendaggio. Maelle lo lasciò fare. Gareth alzò delicatamente le vesti della ragazza e con gesti esperti iniziò a medicare a ferita.
Maelle lo osservava stupita.
<< Come mai sei tanto abile? >> chiese la ragazza.
Gareth sorrise, senza distrarsi: << mi ferisco spesso, e ho dovuto imparare per forza >>.
Restarono in silenzio.
Una volta finito, il giovane dette a Maelle abiti con cui poter dormire e un letto dove riposarsi. Stavano per salutarsi quando Maelle lo fermò.
<< Devo chiederti scusa per come mi sono comportata oggi, perdonami ma.. ho avuto paura. Non sapevo chi fossi e.. e poi tu stai facendo tutto questo per me >>.
<< Shht, non importa! Ora riposati, a domani >> e Gareth la lasciò facendole l’occhiolino.
Maelle sorrise e per un solo istante, parve dimenticare la sua vita precedente.

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Capitolo 13
*** Una nuova minaccia. ***


Era passato circa un mese da quando Maelle aveva lasciato Camelot, o forse poco più. A volte, si chiedeva se la stavano cercando, se i suoi genitori avevano resistito a quel duro colpo, se Merlino li stesse aiutando a cercarla con la magia. Si chiedeva se Eliah si fosse accorto della sua assenza. Si chiedeva che fine avesse fatto quella Olivia. In quel mese, più volte sfiorò l’idea di tornare, ma il suo orgoglio, il suo disprezzo per ciò che aveva visto la rendevano insicura e poco combattiva; in più c’era Gareth. In quel nuovo villaggio, i pochi contadini e le piccole famiglie, dopo le prime perplessità, l’avevano accolta e fatta sentire parte integrante di quella comunità, dal momento che Maelle non si tirava indietro per nessun tipo di duro lavoro che l’aspettasse, con la voglia di imparare il più possibile da quella nuova vita, per rendersi utile e non sentirsi un peso. Proprio quel giorno, cadeva un anniversario importante: l’anziana del villaggio, nonché la nonna di Gareth, compiva ottant’ anni, e tutto il villaggio si organizzò per portare allegria almeno per quel giorno, in cui una piccola parte del duro lavoro quotidiano poteva essere limitata per dedicarla ai festeggiamenti. La serata passò piuttosto tranquilla, tra le risate delle donne, le corse dei bambini e le discussioni irriverenti degli uomini che avevano bevuto troppo. Quando ormai le persone stavano tornando nelle loro case, Maelle aiutò la mamma di Gareth, Azimi, a ripulire la piccola stanza. Appena ebbe finito, quando stava per mettersi a dormire, stanca per quella giornata intensa, sentì un bisbiglio da fuori la porta della casupola che la fece sussultare: andò ad aprire e vide Gareth che la invitò a seguirlo un momento. Maelle accettò.
<< Voglio farti vedere una cosa >> si giustificò il ragazzo.
Impaziente, la prese per mano e la condusse lungo i pendii di una collinetta lì vicino, poco lontana dalle case e dai campi coltivati del villaggio.
Maelle era curiosa e sorpresa al tempo stesso, non sapeva cosa aspettarsi, e il cuore iniziò a batterle forte, per chissà quale ragione.
<< Ci siamo quasi >> la incitò il giovane.
Finalmente, arrivarono: da lì in cima, si godeva di una vista spettacolare: la luna brillava alta nel cielo, ed era immensa, sembrava vicinissima; inoltre, quel grande astro si rispecchiava nello stagno ai piedi della collina, risplendendo sui visi dei due giovani spettatori. Maelle rimase a bocca aperta di fronte a quel panorama, di fronte all’aria che le sferzava il viso arrossandolo. Si sedettero su un tronco resistente, e per un po’ stettero in silenzio.
<< WOW >> disse alla fine Maelle, << non ho mai visto nulla del genere… Come può la luna essere così.. enorme! >> continuò, ridendo dallo stupore.
<< Accade raramente, ma è un fenomeno del cielo. La nonna dice che la luna si avvicina alla Terra per illuminare le cose belle, come la speranza, la nascita, l’amore.. >> rispose Gareth.
<< Grazie per avermi portata qui >> disse Maelle, guardandolo negli occhi. Come sempre, gli occhi di lui sembravano assorbire il colore di ciò che lo circondava: quella sera erano grigi come il ghiaccio, come la luna. Maelle osservò la sua fronte larga, il riflesso della luna sulla sua pelle abbronzata, il suo naso dritto ed importante, appena tendente all’ingiù, i suoi denti bianchi, la barba appena ricresciuta, le sue labbra sottili e quasi arse dalle avventure; le sue cicatrici e le sue spalle larghe, che le infondevano un profondo senso di sicurezza. Allo stesso modo, lui si perse nei suoi grandi occhi marroni, da cerbiatto; nei suoi capelli pieni di ricciolili, folti, che quella sera sembravano ancora più scuri, quasi neri, nella sua pelle bianca; accarezzava con lo sguardo le piccole lentiggini che le spruzzavano il viso, la fronte stretta e le sopraciglia tonde; osservò con attenzione le labbra perfettamente disegnate, quasi fossero un petalo di viola, che ora erano appena socchiuse. Istintivamente, si avvicinò a lei, e le mise una mano sul collo, appena sotto la nuca; continuò a guardarla negli occhi, e poi si avvicinò sempre di più al suo viso.. Maelle sapeva cosa stava per fare, e nella sua mente si affacciò un ricordo: aveva 14 anni, quando Eliah, mentre giocavano a lanciare i sassi il più lontano possibile, iniziò a ricorrerla fino a farla cadere, per poi darle un piccolissimo bacio sulle labbra, un bacio delicato, appena accennato. Dopo quella volta, tra i due c’era stato un certo imbarazzo, ma entrambi finsero che nulla fosse successo e continuarono a giocare come sempre. Ma ora quell’ Eliah l’aveva tradita, aveva preferito altro a lei, che viveva solo per lui. 
E poi lo sentì: sentì il respiro caldo sulle sue guance, le labbra dure e sottili di Gareth che si insinuavano fra le sue, sentì il battito di entrambi accelerare, sentì il tremito delle sue mani sul suo collo e sui suoi fianchi. Maelle provò per la prima volta quell’incredibile sensazione, l’essere desiderata con così tanta intensità; sentì un formicolio nel ventre. Dopo il primo momento di imbarazzo, di goffaggine, rispose con calore a quel bacio, non permettendo a quella magnifica sensazione di abbandonarla. Si lasciò avvinghiare da Gareth, che l’aveva presa tra le sue braccia forti che la stringevano a sé. Dopo un po’ fu proprio lui ad interrompere quel bacio, senza però allentare la presa su i lei, ridendo felice. Maelle lo osservava sorridendo, e gli mise le braccia attorno al collo.
<< E’ da quando ti ho trovata lì in quel bosco che desidero farlo, non sai che fatica è stato per me trattenermi >>, e risero entrambi per l’imbarazzo.
<< Se tu l’avessi fatto quel giorno, non credo che saresti ancora vivo. >> disse la ragazza tra le risate.
<< Ah davvero? E cosa avresti potuto fare tu, così indifesa, ad uno come me? >> disse Gareth riportando un ricciolo sfuggito dalla chioma della ragazza dietro il piccolo orecchio, provocandola.
Lui non sapeva niente di Maelle, che gli aveva tenuto nascosto tutto, compresa la magia. Non perché non si fidasse, ma perché voleva essere per una volta nella sua vita come tutti gli altri. Queste continue bugie la facevano soffrire.
Non sapendo cosa rispondere, lo baciò lei questa volta, con calore: quella sensazione la faceva sentire proprio bene, e non poté fare a meno di chiedersi che sapore avessero i baci di Eliah..
I due amanti erano così presi l’uno dall’altro, da non accorgersi che Aithusa stava passando sopra le loro teste, e che qualcuno si stava avvicinando.
<< MAELLE! >>
Gareth vide la ragazza che teneva tra le braccia irrigidirsi. Poi la vide voltarsi, liberandosi dal suo abbraccio, e correre verso un uomo che si avvicinava correndo verso di lei, un uomo alto e magro, con un viso allungato, pallido, con i capelli ingrigiti dalla mezza età e con gli occhi azzurri, sagaci ed intelligenti. Vide Maelle abbracciare quell’uomo, piangere sulla sua spalla, e vide le mani di lui abbracciarla forte. Lesse nei suoi occhi il conforto e la gioia di averla trovata. Gareth si alzò e si avvicinò ai due.
Sentì Maelle chiamare quell’uomo col nome di “Merlino”.
<< Ehi, bambina mia, sta calma ora.. >> disse il mago per tranquillizzarla e per fermare le sue lacrime, << basta shh >> continuò, stringendola forte. Dalle sue spalle incrociò lo sguardo di Gareth, confuso e preoccupato.
<< Merlino.. io, mi dispiace.. mi sei mancato ma, non potevo, io.. >> continuò a singhiozzare Maelle, che solo in quel momento si rese conto di quanto la sua famiglia le era mancata.
<< Shh, ascoltami ora, basta piangere >> sussurrò Merlino asciugandole col pollice le lacrime, << siediti, devo dirti una cosa. Se sono venuto qui da te solo ora, era perché è successa una cosa, una disgrazia.. Ma non ti ho mai lasciata sola: ho portato Aithusa da te per proteggerti, è stato tramite lei che ho sempre conosciuto le tue condizioni, i tuoi spostamenti.. Sapevo che qui saresti stata al sicuro.. Maelle, ascoltami bene, tutti i tuoi presentimenti su Olivia erano veri, è riuscita a danneggiare Camelot dall’interno, usando Eliah.. Avrei dovuto darti maggior ascolto, perdonami >>.
Maelle si sentiva la testa pesante: era stata una giornata stancante, piena di emozioni, prima la festa, poi il bacio, ora questo. Si sentiva scoppiare, ma provò a restare lucida.
<< Co..cosa? come sta Eliah? >> disse infine Maelle. << E papà, la mamma? Il regno è caduto? Ma.. Eliah? >>.
La faccia di Merlino si oscurò, e Maelle capì che qualcosa di terribile era successo. Si sentiva trasportare da una corrente invisibile, la testa le girava fortissimo, e l’immagine di Eliah steso ai piedi di quella ragazza dai capelli neri come la notte e gli occhi di fuoco la tormentava. Un groppo alla gola le impediva di respirare e, voltandosi di colpo, incontrò lo sguardo timoroso e protettivo di Gareth.

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Capitolo 14
*** Tempo di riconquiste. ***


<< Ti dirò tutto, ma forse è meglio che lui.. non ascolti >> disse Merlino, con voce greve.
Maelle guardò Gareth, l’ombra del suo sorriso e delle emozioni di quella sera spazzate via in un soffio gelido.
<< Se vuole, per me può restare >> affermò Maelle in tono autoritario. Era giusto così: non poteva continuare ad ingannarlo, ora avrebbe saputo tutto ciò che la riguardava. Gareth si avvicinò e strinse forte la mano della ragazza.
Merlino sospirò, ed iniziò il suo racconto, con voce monotona e lontana, stanca:
<< Quella sera i festeggiamenti si erano prolungati fino a tarda serata.. Artù ti aveva persa di vista, ma pensava che fossi andata a riposare e non diede troppa importanza alla tua assenza.. Non appena tutti gli invitati se ne furono andati, si precipitò nelle tue stanze e, trovandole vuote, uscì fuori di senno; mi chiamò immediatamente per avere tue notizie, notizie che io non avevo.. E in più anche Eliah era scomparso. Tuo padre voleva mandare l’esercito a cercarti, ma io lo convinsi a non farlo, dopotutto non era la soluzione migliore, e mandai da te Aithusa, che ero certo che ti avrebbe protetto, e così è stato.. Due o tre giorni dopo, io e Artù decidemmo di inviare un gruppo di soldati a cercarvi entrambi (pensavamo che tu ed Eliah foste fuggiti insieme) ma alla pattuglia fu impedito di proseguire: un enorme esercito nemico si riversò alle mura di Camelot. La difesa del regno si rivelò inutile; non sappiamo ancora come sia stato possibile, ma quell’immenso esercito non era stato avvistato da nessuna sentinella e non ci fu il tempo di prepararsi allo scontro. A capo di quell’esercito c’era quella donna, Olivia e.. >> Merlino fece una pausa << e al suo fianco Eliah >>. Gli occhi del mago si riempirono di lacrime. Maelle si sentì male nel vedere quello sguardo sofferente sul suo volto.
<< Sicuramente è stato stregato, è così! >> proseguì subito dopo, con forza, << sono certo che quella donna sia molto più simile a noi di ciò che pensiamo, non è la figlia del duca di Corleon, è una strega, e sta usando Eliah come tramite, come mezzo per raggiungere il cuore di Camelot. La cittadella è stata presa, io, Ginevra, Mithian e Artù, insieme ai cavalieri, ci siamo rifugiati in un’antica grotta piuttosto lontana da qui, oltre le montagne di Idrolas. Del resto, non so più niente.>>.
Durante quel lungo racconto, la stretta di Gareth sulla mano di Maelle era cambiata: prima un stretta forte, poi una fievole presa, e infine un totale abbandono di quella grossa mano in quella piccola e snella della principessa. Quante volte si era domandato in quel mese chi fosse e da dove venisse quella ragazza? Aveva optato per migliaia di spiegazioni, ma mai avrebbe immaginato di trovarsi a parlare, passeggiare e lavorare con la figlia di Artù Pendragon, l’eroe di quelle terre, l’unico che era riuscito a portare pace e prosperità nella vita degli abitanti di quel piccolo villaggio e in tutti quelli sotto il suo regno.
<< Cosa dobbiamo fare? >> chiese improvvisamente Maelle con voce supplichevole, disperata. Non ancora riusciva a credere che tutto ciò fosse successo.
<< Dobbiamo spezzare l’incantesimo che tiene legato Eliah a quella donna.. Ora devi essere tu a dirmi esattamente ciò che hai visto quella sera, ciò che ti ha spinto a scappare, senza aver timore di nulla. >>.
E così Maelle raccontò tutto di un fiato del bacio e delle effusioni che i due si erano scambiati quella sera, di tutto ciò che aveva visto. Stranamente, si rese conto di non sentirsi così male nel rievocare quel ricordo.
<< Se è come penso, Eliah è stato legato a quella donna con un filtro d’amore.. Uno dei più potenti, per essere capace di tradirci tutti quanti.. Se Eliah l’ha baciata prima di essere sotto incantesimo, sarà tutto più difficile: un conto è un incantesimo fatto ad un estraneo, un altro se fatto a qualcuno con cui si ha già vissuto qualcosa.. >> spiegò Merlino, riflettendo.
<< Andiamo a Camelot >> riprese all’improvviso Merlino. << Tuo padre ha già chiesto aiuto militare ai regni amici, saranno già lì. Però Camelot ora è sotto incantesimo e nessuno può entrarci, è come se fosse sotto una cupola che la difende.. Io proverò a creare un varco in quella barriera usando la magia, tu dovrai entrare, cercare Eliah e spezzare l’incantesimo. C’è bisogno dell’amore vero e solo tu puoi fare una cosa del genere. Dovrai baciarlo. >> disse sbrigativo il mago.
Maelle restò senza parole: dunque Merlino sapeva tutto? Era certa di essere sempre riuscita a non dare a vedere i suoi sentimenti, ma si sbagliava. Annuì senza cercare di ribattere.
Gareth lasciò la presa su di lei e si allontanò senza dire una parola. Maelle lo raggiunse subito e provò a spiegarsi, a chiedere scusa, a cercare giustificazioni, ma sentiva che quelle parole erano del tutto superficiali di fronte alle disgrazie che in quei giorni erano accadute.
<< Basta, non devi dirmi niente.. Ti sei divertita, ora vattene, torna nel tuo regno, salva il tuo.. come ha detto? Vero amore? >> fece una smorfia disgustata, mentre sentiva il suo cuore farsi sempre più pesante.
<< Ti prego, guardami! >> disse Maelle, posandogli le mani sul viso, << è vero, ti ho mentito sul mio passato, ma non sul mio presente. Mai. Neanche stasera. Ti prego, non voglio che tu mi lasci. >> disse la ragazza, improvvisamente con le lacrime agli occhi. Era sincera, si era affezionata davvero troppo per permettere a quel giovane di lasciarla.
Gareth la guardò negli occhi, e l’abbracciò forte.
<< Non so se crederti, so solo che non voglio perderti >> disse il ragazzo, affondando il viso nei suoi lunghi capelli castani.
<< Maelle, dobbiamo andare >> disse ansioso Merlino. Aveva una strana espressione sul viso, dopo aver assistito a quella scena.
<< Tornerò, te lo prometto >> disse Maelle felice, dopo essersi chiarita con lui.
<< Non ce n’è bisogno, io vengo con te. Ora che ti ho trovata, non ti libererai di me! >> disse Gareth sorridendo.
<< Sbrighiamoci! >> ripeté Merlino insistente.

Aithusa li portò fino alla radura appena fuori di Camelot. Maelle si accorse che non potevano più proseguire: come aveva detto Merlino, c’era un’ immensa cupola trasparente che proteggeva il castello.
Merlino chiuse gli occhi, poggiò entrambe le mani su quella struttura invisibile e iniziò a pronunciare formule magiche. Maelle vedeva la fatica di quel gesto sul suo viso, sulle contrazioni della fronte e della bocca. Finalmente accadde qualcosa: nel punto in cui Merlino aveva posto le mani, appariva una leggera sfocatura, che si allargava sempre di più.
<< NON POSSSO RESISTERE A LUNGO! ENTRATE! >> urlò il mago.
Gareth e Maelle si precipitarono all’interno della cupola, che si richiuse con un assordante rumore.
La loro missione era trovare Eliah, rompere l’incantesimo in modo che tutto l’esercito potesse attraversare la cupola e finalmente riconquistare Camelot.
Gareth seguiva furtivamente la principessa, pratica di quei luoghi.
<< Dove potrebbe stare? >> chiese ad un certo punto.
<< Non lo so, dobbiamo esplorare le varie stanze.. Iniziamo da quelle principali.. Seguimi, conosco delle scorciatoie! >> rispose la ragazza.
Finalmente lo trovarono. Era seduto su un trono, nell’ immenso studio di Ginevra. Appena entrarono, Eliah stava già per sguainare la spada e urlare << GUARDIE! >> che Gareth gli fu addosso, bloccandolo e mettendogli una mano sulla bocca.
Maelle si avvicinò e lo guardò negli occhi. Non erano più azzurri e giocosi come sempre, ma rossi come rubini, adirati, fuori di senno. Maelle si frappose tra la stretta di Gareth e il corpo di Eliah e lo abbracciò forte, cercando di non lasciare la presa seppure lui si dimenasse senza sosta. Gareth si girò, non avrebbe sopportato la vista di ciò che la principessa stava per fare.
Maelle non perse tempo e subito lo baciò: appena le loro labbra entrarono in contatto, sentì il corpo di Eliah farsi sempre più leggero, più tranquillo, più rilassato; si accorse che ora Eliah la stava cullando dolcemente tra le sue braccia, continuando a baciarla con delicatezza.
Maelle si staccò da lui e lo vide sorridere, con un’espressione stupita dipinta sul volto.
<< A cosa devo tale onore? >> chiese Eliah, tra il divertito e il sollevato: la sua gioia era evidente, e Maelle dovette faticare a restare con la mente lucida.
<< Non ricordi nulla di quello che è successo? >> chiese la principessa, che in quel momento faticava anche lei a ricordarsi qualcosa, come si respirasse, ad esempio.
<< No.. cosa dovrei ricordare? >>.
Un enorme boato si sentì nel castello: l’ esercito era entrato tra le mura pronto per riprendersi Camelot.
La porta si spalancò, e quella donna dagli occhi di fuoco entrò in quello studio con una tale ira da far andare in mille pezzi le finestre della stanza.

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Capitolo 15
*** Due facce della stessa medaglia. ***


<< TU! >>.
A quella strega era bastato un attimo per capire: l’incantesimo di protezione su Camelot era stato spezzato dall’amore di Maelle. Amore che aveva reso vano il tramite di cui si era servita, ovvero Eliah.
<< TU >> ripeté quella rivolta alla ragazza, che nell’ira si stava trasformando nella vera se stessa. Il viso non era più delicato e  pallido come la prima volta che l’aveva incontrata, i capelli da morbidi e ondulati erano ora tutti in disordine. Ma si rivelava comunque essere una donna molto giovane.
Si avventò sulla principessa, e prima che chiunque ebbe il tempo di reagire, Gareth passò di fianco ad Eliah, sfilò la spada che il giovane teneva nel fodero dell’armatura e corse puntandola verso la strega. Questa rispose con un ghigno malefico e lo fece volare dall’altra parte della stanza. Il ragazzo cadde a terra privo di sensi.
Il sangue si gelò nelle vene di Maelle; senza pensarci, allungò le braccia davanti a sé per attaccare la strega. Le lanciò contro il più potente incantesimo che Merlino le aveva insegnato tanto che quella, colta alla sprovvista, perse l’equilibrio e cadde sul freddo pavimento. Eliah fu subito sopra di lei pronto ad ucciderla, ma in quel momento la strega urlò in maniera così potente, così disumana, da far vacillare i due. Riuscì a rialzarsi, per poi scomparire in una nube di fumo.
Maelle non ancora riusciva a credere a ciò che aveva vissuto. Il tempo di riprendere il controllo, che subito andò da Gareth, ancora privo i sensi.
Aveva battuto la testa e perdeva sangue. Alla vista di quel rosso scintillante su quel viso abbronzato, vissuto, con una lunga cicatrice sulla guancia, Maelle iniziò a piangere, come se con le sue lacrime potesse lavare via quell’atrocità.
Eliah si era seduto silenziosamente vicino a lei, con una mano sulla sua spalla.
<< Eliah, ti prego, dobbiamo far qualcosa! Portiamolo.. via, dobbiamo curarlo.. Ci serve Merlino.. >> disse la ragazza tra i singhiozzi.
<< Aspetta.. E’ meglio se restiamo qui, saremo al sicuro.. Nel resto del castello stanno combattendo una guerra. E poi, Merlino deve stare al fianco di Artù. >>. Ormai i due sapevano che nel momento del bisogno, i loro padri non potevano vivere senza contare l’uno sull’altro.
<< Aspetta >> Eliah strappò un pezzo della pesante tenda rosso porpora che proteggeva dalla luce del sole ed iniziò a fasciare le testa del giovane.
<< Chi è? >> chiese finalmente il ragazzo. Il modo in cui Maelle lo accarezzava, con cui ora si stava disperando per non poter far altro che aspettare lì, in quella stanza, gli dava da pensare.
<< Se non avessi incontrato lui la notte in cui me ne sono andata, credo che sarei morta. >> rispose Maelle, senza staccare gli occhi dal viso di Gareth.
<< Ma.. Maelle perché te ne sei andata? E io? Non ricordo quasi niente, solo che.. >> si, ricordava solo che aveva baciato colei che pensava che fosse la figlia del duca di Corleon.
Poi iniziò a capire: quella donna, il cui vero nome non era Olivia, l’aveva stregato; il suo intento era conquistare Camelot. Guardò Maelle.
<< Non sarai scappata perché mi sono divertito un po’ con un’ altra ragazza? >> chiese divertito, con un sorrisetto sul viso.
<< Ti sembra una cosa su cui scherzare?! >> esplose Maelle << tu, con la tua stupidità e la tua voglia di divertirti, hai messo a rischio l’intero regno! E questo non te lo perdonerò mai. >> disse infine.
<< Ma che ne potevo sapere io? Nessuno avrebbe potuto immaginare che.. >> iniziò a dire Eliah.
<< Nessuno?! NESSUNO?! Nessuno mi ha dato retta, vorrai dire! Lo sapevo che quella strega ci avrebbe fatto del male, la vedevo nei miei incubi.. >> rispose la ragazza.
<< Perché non me ne hai mai parlato? >>.
Maelle abbassò lo sguardo ancora di più.
<< Ehi.. >> provò ad insistere Eliah, con tono persuasivo.
<< C’è da chiederlo?! >> rispose la principessa non riuscendosi a trattenere. << Da quando mio padre ti ha fatto cavaliere, da quando te ne vai in giro a pavoneggiarti con i tuoi amici solo perché hai una spada in mano, da quando non passi più il tuo tempo con me perché è più importante ridursi uno straccio nelle più schifose taverne.. Come avrei potuto solo rivolgerti uno sguardo? >>. In quel discorso, in quel fiume di parole, Maelle era diventata rossa come le tende della stanza, i suoi occhi si erano fatti gonfi e pieni di lacrime, e per un momento distolse lo sguardo dal viso di Gareth, per piantarli in quelli di Eliah.
Senza dire una parola, quest’ultimo si avvicinò e la abbracciò forte. La ragazza non si ritrasse all’abbraccio e continuò a singhiozzare silenziosamente.
<< Mi dispiace.. Mi dispiace tanto.. Mi sento un mostro.. >> disse Eliah affondando il viso nei suoi capelli.
<< Eliah.. Sono stanca, tanto stanca. >> disse Maelle in un sussurro. Continuarono a cullarsi e a farsi forza a vicenda, fin quando finalmente una guardia entrò nella stanza per annunciare che l’ assedio era finito, Camelot era stata riconquistata.
Gareth fu immediatamente portato da Merlino, che lo curò con facilità: non era successo nulla di grave, ora il giovane aveva bisogno solo di riposo.

Il momento in cui Maelle rivide i suoi genitori dopo quel lungo periodo, fu piuttosto comico: Gineva l’aveva immediatamente abbracciata, con il calore che solo una madre può dare. Artù era rimasto all’altro capo della stanza, nervoso ed inquieto. Era evidente che si era preparato una ramanzina per la figlia fuggiasca, le sue intenzioni erano quelle di rimproverarle severamente quel gesto, ma non appena la vide entrare sana e salva nella stanza il suo cuore parve liberarsi da una morsa che lo faceva sanguinare dall’ultima volta che l’aveva vista. Gli occhi iniziarono a pungergli, e dovette girarsi per non farsi vedere con le lacrime sul viso. Maelle intuì i sentimenti del padre e corse ad abbracciarlo con calore. Artù perse ogni forma di difesa e strinse più forte che poteva la sua bambina tra le braccia.

<< Aspetta, Maelle.. >>.
Eliah fermò la ragazza che si stava muovendo per i corridoi.
<< Ehi, scusami ma ho fretta.. >> rispose sbrigativa lei.
<< Stai andando da quel Gareth, non è vero? Ascolta, mio padre non vuole dirmi niente.. Dice che devi essere tu a farlo. >>
<< Dirti cosa? >> rispose Maelle sulla difensiva.
<< Beh.. Dirmi se tra di voi c’ è qualche tipo di rapporto.. >>.
La ragazza sbuffò; fingeva di essere infastidita, mentre in quel momento si sentiva il cuore in gola. Voleva evitare quella conversazione, andarsene, ma sentiva la presa di Eliah sul suo braccio che le impediva di muoversi.
<< Aspetta.. Vuoi dirmi che il bacio che mi hai dato oggi era falso? E’ stato grazie al nostro amore che abbiamo salvato questo regno. Ancora una volta, noi due, insieme. Come quando eravamo piccoli.. Ti ricordi quello che combinavamo? >> disse Eliah sorridendo e avvicinando sempre di più il suo viso a quello di Maelle.
<< Io.. ho sempre amato solo te. Lo sai, io e te siamo uno l’ombra dell’altra. Come due facce della stessa medaglia. >> proseguì lui, imperterrito.
Maelle sorrise e stette immobile. Da quanto tempo aveva voluto sentirsi dire cose così? Da sempre. Era quella la risposta. Sentì le labbra di Eliah sulle sue, e quel contatto le fece ricordare quello della sera prima, le fece ricordare di quel giovane che l’aveva salvata, che era disposto a dare tutto per lei e che in quel preciso istante riposava in una stanza lì vicino, ignaro di tutto.
Istintivamente, allontanò con la mano il viso di Eliah, lasciando sospeso quel bacio; come ogni altro loro sguardo o gesto che, in tutta la loro vita, avevano preferito evitare, per non rivelare i propri sentimenti. Finalmente ora Eliah aveva fatto cadere il suo muro, ma Maelle, sarebbe stata in grado di fare altrettanto, ora che c’era Gareth? Non lo sapeva nemmeno lei.

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Capitolo 16
*** Un dolce addio. ***


Nei giorni seguenti, Merlino cercò di ottenere maggiori informazioni possibili su chi fosse quella donna che era sul punto di portare Camelot alla distruzione. Consultò e studiò a fondo i vecchi tomi rilegati di Gaius, ma non trovò niente di soddisfacente. Decise di incontrare i Druidi, e questi seppero dargli la risposta: si narrava che sull’isola di Avalon un gruppo di sacerdotesse avesse riportato in vigore le antiche usanze magiche, continuando l’opera di Morgana e cercando di riappropriarsi di ciò che per loro era un diritto: il trono di Camelot. Merlino informò immediatamente il re, che provvide ad inviare una truppa per cercare quelle donne, senza
ottenere risultati.

Nel frattempo, le cose nel castello stavano migliorando.
In quella tarda mattinata, Maelle sedeva sul letto in cui riposava Gareth, ancora debole, tenendo un vassoio ricolmo di pietanze deliziose  sulle gambe.
<< Colazione a letto? >> chiese Gareth con un sorriso brillante, che contrastava sulla sua bella carnagione.
<< Lord Gareth, servito e riverito per aver dato prova del suo grande coraggio! >> rispose Maelle, drizzando la schiena ed assumendo il tono di suo padre quando lodava le sue reclute.
Entrambi risero così tanto che le lenzuola candide del letto si macchiarono del vino contenuto nel calice, caduto dal vassoio.
In quel momento la porta si aprì, e il giovane Eliah vide i due ancora ridenti, complici. Nessuna caduta in battaglia, nessun colpo subito durante gli addestramenti, nessuna ferita fisica gli aveva mai provocato tanto dolore come quella scena.
Strinse forte l’elsa della spada che portava al fianco, tanto che le dita gli divennero bianche dallo sforzo, per mantenere la calma.
<< Maelle.. sei qui.. ehm, tua madre voleva solo avvisarti che il pranzo è servito, ti aspettiamo. >> disse con voce fredda e distaccata.
<< Immaginavo, infatti stavo proprio per venire… >> rispose Maelle, ricomponendosi.
<< Si, come no.. A proposito, mi pare di vedere che stai meglio Gareth, non hai una famiglia che ti sta aspettando? O hai intenzione di approfittare ancora a lungo dell’ accoglienza del nostro re?  >> disse in tono brusco rivolto verso l’ospite.
Maelle trasalì e lo fulminò con lo sguardo. Gareth si alzò leggermente sui gomiti e, puntando il dito contro Eliah rispose, in tono adirato: << non ho bisogno che uno sciocco ragazzino venga a dirmi cosa devo fare e cosa no, e soprattutto quando andarmene >>.
La stanza si riempì di tensione. Eliah fece un passo verso di lui, ma la principessa lo prese per la manica della maglia e lo costrinse ad uscire. Richiuse le porte dietro di lei.
<< Ma cosa ti prende! Io.. io non ti riconosco più! >>, esplose la ragazza.
<< Io?! E’ lui che si sta approfittando di tutti noi, e soprattutto di te. E tu sei la solita ingenua che non si accorge di niente. Non lo sopporto, non mi piace! >>.
<< Non deve piacere a te, infatti >> disse lei acidamente, voltandosi per andarsene.
Eliah la prese per un braccio e la costrinse a voltarsi. Per un attimo, Maelle parve cogliere nei suoi occhi un gran turbamento.
<< Aspetta, stasera, dobbiamo parlare >>.
<< Non vieni a mangiare? >>
<< No, mi è passato l’appetito >> rispose lui, allontanandosi a passo veloce.
Maelle fece un respiro profondo per trattenere le lacrime e andò in camera sua; anche lei aveva perso l’appetito. Possibile che non riuscissero più ad avere una conversazione senza litigare? Qualcosa si era rotto. Come sarebbe voluta tornare indietro, ai vecchi tempi, dove il suo primo pensiero era giocare, passare tutto il suo tempo con lui! Non facevano altro: giocavano, chiacchieravano di tutto, prendevano dei sassi fingendo che fossero i loro animaletti e “li facevano combattere”.. Erano sempre stati un’ unica realtà.
Giunse la sera: a tavola, c’erano solo Ginevra, Mithian e Maelle. Quando quest’ultima chiese alla madre dove fossero gli altri, la regina rispose che avevano cose importanti su cui discutere insieme al resto del Consiglio. Neanche ora Maelle aveva fame.. si limitava a giocherellare con il cibo, fin quando, non potendo fingere oltre, si congedò dalle due donne ed andò in camera sua.
Si lasciò cadere sul letto, e chiuse gli occhi..
Qualcuno bussava. La principessa si alzò ed andò ad aprire. Davanti a lui c’era Eliah, che aveva tra le mani un mazzo di viole, le sue preferite, e dei dolcetti avanzati dalla mattina che il giovane aveva sgraffignato dalle cucine, insieme ad un fiasco di idromele.
Maello lo guardò e scoppio a ridere; non era la prima volta che facevano una cosa del genere, tutt’altro, quando erano più giovani adoravano immergere quei dolcetti appena induriti dalla mattina facendoli ammorbidire in quel liquore aromatizzato.. era sempre stato un loro piccolo segreto.
<< Te lo sei ricordato? >> chiese Maelle, sollevata.
<< Ovviamente! Ma non sono mica tutti per te! Fammi entrare, vediamo chi riesce a mangiarne di più! >> rispose il cavaliere, che pareva sereno e rilassato, come un tempo.
Stavano ridendo e scherzando su chi avesse vinto, quando Eliah si fece serio.
<< Comunque.. non sono venuto qui solo per “mangiare” >> disse con un sorriso nostalgico, << c’è di più: vedi, stasera non c’eravamo a cena perché il Consiglio ha discusso su una questione molto importante. Tuo padre e gli altri regnanti di Albione hanno deciso di istruire militarmente tutte le giovani reclute contemporaneamente, in modo da poterci coordinare nel momento del bisogno. Partiremo, presto, e… mi dispiace >>.
<< Cosa? >> rispose la fanciulla con voce soffocata, << Partirete? Ma quando? Per quanto tempo starete via? >>.
<< Tra una decina di giorni, al massimo, e torneremo non prima della fine del prossimo inverno >>.
A Maelle mancò il respiro: era un’infinita di tempo.
<< Sei solo un.. bastardo! Ecco cosa sei! Perché, perché devi lasciarmi sempre? Con che coraggio! >> la principessa non ragionava più, non voleva sentir ragioni, e iniziò a colpirlo con cuscini, con le sue stesse mani, con tutto ciò che le capitava.
Il giovane le serrò i polsi e provò a rassicurarla, dicendole che le avrebbe scritto, tutti i giorni, e che il tempo sarebbe passato velocemente.
Una decina di giorni, e non lo avrebbe più rivisto. Non era colpa sua, ma non le importava. Non sopportava quel pensiero, ora che lo aveva ritrovato.
Le loro fronti si sfioravano, ora si erano entrambi calmati, e Maelle rivide nell’azzurro limpido e penetrante di Eliah lo stesso sguardo pieno di affetto, comprensione e rispetto che aveva sempre avuto per lui.
Prese il suo viso tra le mani e lo baciò. Una carica di adrenalina si impossessò del giovane, che non aspettava altro che un segno della principessa. Rispose con calore e passione a quel bacio. In quella notte non vi furono pensieri razionali, idee sensate o altro: erano governati esclusivamente dall’amore che entrambi provavano per l’altro, un amore che finalmente esplodeva con tutta la sua passione, con tutta la sua grinta. Si amavano, si amavano più di qualsiasi altra coppia, e quella consapevolezza, unita al pensiero che presto non l’avrebbe rivisto per così tanto tempo, convinse la principessa a far crollare il muro sotto cui nascondeva i propri sentimenti ed abbandonarsi totalmente tra le sue braccia, fin quando, tra quelle lenzuola, i loro cuori cominciarono a battere all’unisono.

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Capitolo 17
*** Erede. ***


 “ Mi manchi. Più di ogni altra cosa. Mi manca aprire gli occhi e trovarti al mio fianco, perfetta, accarezzata dalla luce dell’alba. Mi manca il profumo della tua pelle, i tuoi baci. Mi manca poter accarezzare i tuoi capelli. Vorrei averti qui con me. Senza di te, mi sento mancare il fiato, ogni giorno che passa mi sento più stanco e debole. L’unico momento che bramo con tutto me stesso è l’oscurità della notte, in cui posso chiudere gli occhi per amarti e guardare il tuo viso impresso nella mia mente. Mandami una tua lettera e una ciocca di capelli, così che possa avere qualcosa di te a scaldarmi l’anima. Per sempre tuo, perdutamente innamorato, Eliah.
Maelle era distesa sul letto, a pancia all’aria, e rileggeva quella lettera, l’ultima arrivata, senza smettere di sorridere per un istante.
Fu interrotta da un rumore: qualcuno bussava alla porta. Si alzò di scatto, baciò la lettera un’ ultima volta e la ripiegò con cura, per poi metterla in un cofanetto preziosamente decorato assieme a tutte le altre che il giovane cavaliere le aveva mandato in quella prima settimana di assenza.
Aprì la porta, ed incontrò lo sguardo solare di Gareth.
<< Sono contenta di vedere che stai meglio >> disse educatamente la principessa, con un certo distacco.
<< Tutto grazie a Merlino.. è davvero bravo! Mi sento completamente guarito ormai! E per questo.. sono venuto a chiederti se ti va di fare una passeggiata.. non dirmi di no, voglio parlarti. >>.
Maelle si irrigidì: sapeva che prima o poi avrebbe dovuto chiarirsi con quel giovane. Lo stava ingannando? Probabilmente, e per questo si sentiva disgustata. Aveva promesso ad Eliah, prima che partisse, che avrebbe chiarito le cose. Chiarezza, ecco ciò che meritavano, tutti.
<< Dammi il tempo di cambiarmi e arrivo subito.. Aspettami vicino alle scuderie. >> disse Maelle.
Gareth uscì facendo un cenno del capo.
La principessa indossò un paio di vecchi pantaloni scuri e una maglia comoda e larga; si legò anche i capelli in una lunga treccia: voleva apparire il meno bella possibile, avrebbe voluto che Gareth la odiasse per quello che stava per dirgli: che non l’amava, che in fondo non l’aveva mai amato.
Uscì dalle stanze e lentamente si avviò verso la scuderie; montarono su due cavalli e si inoltrarono nel bosco. Dopo che ebbero cavalcato un po’ in silenzio, Gareth scese dall’ animale e aiutò Maelle a fare altrettanto.
<< Credo che me ne andrò, tornerò al mio villaggio.. Ora sono guarito, e non vedo il motivo per cui restare. >> disse improvvisamente il giovane.
<< Ah.. come vuoi, se ritieni che sia la cosa migliore.. >> la principessa non poté proseguire: sentiva lo sguardo bruciante di Gareth su di lei.
<< E’ incredibile >> disse lui, abbassando la testa e coprendosi la fronte con una mano.
<< Co-cosa.. >>
<< Maelle, dimmi la verità.. non t’ importa più nulla di me? Non mi hai mai amato, non è così? Che sciocco, sono stato solo uno sciocco.. cosa mi passava per la testa? >>.
Maelle lo guardava camminare su e giù, con gli occhi rivolti al terreno, non sapendo che dire. Continuava a mordersi le labbra, finché non gli si avvicinò per guardarlo negli occhi.
<< Si, si, ti chiedo perdono, io non ti amo! Vorrei farlo, credevo di amarti! Spero che mi crederai: io non ti ho mai illuso! Quella sera, sotto quell’ immensa luna, credevo di non desiderare altro che te, ma poi.. >>
<< E’ a causa di Eliah, non è così? >>. Maelle stette in silenzio, con lo sguardo basso. << Maelle guardami, non è tardi.. scegli me, ti prego, sono certo che non esiste al mondo qualcuno che ti ami come ti amo io! Io saprei prendermi cura di te, ti ascolterei, ti consiglierei con dolcezza, sarei sempre al tuo fianco, non ti abbandonerei mai.. Dov’è lui adesso? Ti ha lasciato sola, ancora una volta! >>.
<< No.. basta, tu non.. >>
<< E’ questa la realtà! Scegli me, fallo per te, per la tua felicità. >>
La principessa continuava a scuotere la testa, meccanicamente, con il viso arrossato.
<< Tu non capisci! >> lo interruppe Maelle, facendosi forza, << tu non hai idea di quanto io lo ami! Non avrei mai potuto scegliere, è qualcosa di più grande, va oltre ogni pensiero razionale.. Io credo alle tue parole, so che tu mi ameresti con tutte le tue forze, che mi faresti felice >>
<< Allora sceglimi >>
<< Non posso.. Amo lui, nonostante mi faccia soffrire così tanto.. Perdonami Gareth, perdonami se non riesco ad amarti, se non sono all’altezza. >> disse la ragazza con le lacrime agli occhi.
Gareth si lasciò cadere sul freddo pavimento, e restò seduto in silenzio, finché non diede un forte pugno ad un tronco lì vicino.
<< So che mi odi, è giusto così! Lo accetto.. >>
<< Odiarti? Come potrei? >> rispose immediatamente il giovane, << odio me stesso con tutte le mie forze, non sono riuscito in niente, mi odio a tal punto da desiderare la mia stessa morte! >>.
A quelle parole, la principessa trasalì, gli si avvicinò e gli diede un pugno sul grosso braccio.
<< Non devi mai più dire una cosa del genere, hai capito? Mai più! >>.
<< Mi sento così.. sfiduciato, inutile.. tutti i miei sforzi sono vani, cos’ho nella vita? Nulla! Mi ero così illuso.. Ma sono stato solo uno stupido.. >>.
<< Odia me, ti prego, non te stesso.. >>.
Gareth continuava a scuotere la testa, quando Maelle vide che i cavalli cominciavano a diventare inquieti. Si voltò e vide una donna in lontananza che accarezzava dolcemente la sua Aithusa.
<< Cosa c’è? >> chiese il giovane.
Maelle gli indicò la scena e gli fece segno di restare lì. Poi, si avvicinò alla donna, facendo passi molto cauti.
Appena fu abbastanza vicina, la donna le fece un inchino di riconoscenza e rispetto.
Era una donna di circa quarant’anni, con lunghi capelli rossicci raccolti appena. Aveva un abito riccamente decorato, sembrava quasi una cortigiana, ma c’era qualcosa di indefinibile in lei, nel suo sguardo.
<< Chi siete? >> chiese la ragazza,restando sulla difensiva.
<< Mia cara.. che bello conoscerti di persona.. sono una vecchia amica di tua zia, Lady Morgana >>.
<< No, non voglio avere niente a che fare con lei, io so chi era, conosco la sua perfidia, so di come ha cercato di uccidere la mia famiglia.. >> disse Maelle indietreggiando, mentre sentiva la gola bloccata dalla paura.
<< Non essere sciocca, bambina mia. Tu sei molto più simile a lei di quanto tu stessa non creda! >>
<< Non è vero, lasciaci in pace, non toccare più il mio drago! >> disse con rabbia Maelle, ora che aveva riacquistato il suo coraggio. Sentiva i passi di Gareth farsi sempre più vicini.
<< Davvero lo credi? Almeno sai che questo drago apparteneva a lei? Proprio così, questo drago bianco è la prova definitiva nel tuo legame con Morgana.. >>
La ragazza fissava a bocca aperta Aithusa, quell’ incredibile creatura che l’aveva salvata così tante volte, che l’aveva protetta in così tante occasioni..
<< Che succede? >> era la voce di Gareth, alle sue spalle.
<< Niente, ce ne andiamo >> disse Maelle, ancora confusa, voltandosi.
<< Non mi lasci altra scelta allora. >>. La donna iniziò a pronunciare strane parole, sembrava invocare un potentissimo incantesimo dalle profondità della Terra stessa. Non ci fu il tempo nemmeno per pensare: un‘ enorme nube nera era comparsa dalle profondità del bosco, risucchiando in un vortice spaventoso Maelle, Aithusa e la donna stessa. Gareth fu spazzato via da quella potenza inarrestabile, finché, aperti finalmente gli occhi, montò a cavallo per avvertire immediatamente il re di ciò a cui aveva appena assistito.


C’erano tante voci che si affollavano nella sua testa. Voci melodiose, femminili. Aveva una terribile sensazione di nausea. Maelle aprì gli occhi. Era distesa in un candido letto bianco, il più morbido che avesse mai provato; le assi del letto erano riccamente decorate, era una struttura maestosa. Sentiva i capelli scenderle morbidi sulle spalle, e notò che indossava una lunga veste raffinata color zaffiro. Ma la cosa che più la inquietava, erano quei ventiquattro occhi che la fissavano.

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Capitolo 18
*** Salvataggio. ***


<< Guardatela! Si è svegliata! >> diceva qualcuna.
<< Zitta, zitta! Lasciatela respirare! >> ammoniva un’altra.
Maelle aveva un terribile dolore alla testa, non riusciva a ricordare nulla di ciò che era successo.. Si sentiva profondamente frastornata.
<< Chi siete? Dove mi trovo? >> domandò la principessa debolmente. Provò ad alzarsi, quando avvertì il sangue gelarsi nelle vene: una pesantissima catena di metallo le avvolgeva i polsi, le caviglie e il bacino, impedendole di muoversi.
<< No.. NO! Liberatemi,, IMMEDIATAMENTE! >> Maelle aveva perso il controllo, si sentiva fuori di sé, ripeteva convulsamente formule magiche, ma quelle catene si illuminavano soltanto e anzi, ogni volta che provava a liberarsi con la magia, queste le si stringevano attorno sempre di più.
<< Chi siete? >> ripeté, << lasciatemi andare, non avete idea di chi io sia! >>.
<< Oh, lo sappiamo benissimo. >> rispose una giovane donna dai lunghissimi capelli biondo cenere, << tu sei la nostra ultima speranza, Maelle, la degna erede di Morgana Pendragon. >>.
Maelle le fissava con terrore: riconosceva alcune figure, come la donna con i capelli rossicci del bosco e quella con i lunghi capelli scuri che si era fatta passare per lady Olivia.
Era assurdo, tutto quello che le stava capitando non poteva essere vero, eppure era lì, totalmente vulnerabile.. Dopo essersi dimenata furiosamente contro quelle catene, capì che l’unica soluzione era stare al gioco.
<< Avanti, parlate, >> disse rivolgendosi a quelle streghe, << perché dite che sono la vostra speranza, che volete da me? >>. Voleva apparire altezzosa ed arrogante, e mascherare così la profonda paura che la attanagliava.
<< Noi siamo le ultime sacerdotesse sulla Terra.. Siamo deboli, senza guida, tutto ciò che avevamo ci è stato portato via dai Pendragon! L’unica della tua stirpe che era dalla nostra parte era Morgana, e ora che non c’è più, abbiamo bisogno di te. Vedi mia cara, per tornare all’antico splendore abbiamo bisogno di un regno, il più potente che si possa avere. Morgana ci aveva promesso la grande Camelot, ma a causa di Emrys non è riuscita nel suo intendo. Vogliamo che tu diventi nostra regina e che unisca la corona di Camelot a quella delle sacerdotesse di Avalon >> concluse la donna con i capelli biondi, con un sorriso sinistro.
<< E se lo facessi, cosa accadrebbe a Camelot? >> chiese Maelle, prendendo tempo, mentre cercava di pensare ad un modo per andarsene da lì.
<< Nulla di male.. sarebbe il potere delle antiche sacerdotesse a governare con le nostre usanze. >>.
<< Credete davvero che io accetti di consegnarvi il trono di Camelot? Perché è questo che mi state chiedendo no? >> la interruppe la principessa.
<< Lo farai, credimi, ed è meglio per te che tu non ci costringa.. ad usare le maniere forti. >> sentenziò quella con un ghigno orribile.
<< Non potrete mai costringermi, MAI! La mia fedeltà verso il mio regno è forse la cosa più intoccabile che io abbia! >>. Nessuna di quelle donna sembrava realmente ascoltarla. Solo Olivia, con voce stanca, chiamò << Guth! >>, e un uomo alto e con una muscolatura imponente si avvicinò a Maelle, la sollevò con tutte le catene al seguito e la portò in una cella piccola e fredda. La ragazza urlava e si dimenava, ma in quel luogo magico, in quello strano castello andato in rovina sembrava che la sua magia non funzionasse.
<< Lasciami, ti prego, portami a Camelot e ti ricompenserò con un’infinità di oro! Ti prego.. >>. Ormai le lacrime scendevano copiosamente sul volto della giovane, mentre il suo carcerario, senza degnarla di uno sguardo, la lasciò cadere sul freddo pavimento. Si ritirò in un angolo della cella, quando vide entrare Olivia.
<< Sapevo che avrei dovuto distruggerti quando ne ho avuto l’occasione >> mormorò Maelle.
<< Shh, ormai è tardi, e non puoi più fare nulla >> disse quella maleficamente. <> e così dicendo si avvicinò a Maelle, mentre teneva in mano un piccolo serpente nero.
<< Lasciami, non toccarmi!! >>. Il dolore divenne insopportabile, era partito dal centro esatto della gola e ora era diffuso in tutto il corpo: delle continue, violente scosse avevano paralizzato dal dolore la principessa a terra, che continuava ad urlare e a strapparsi i capelli. Era sicura che se fosse continuato ancora, sarebbe impazzita.

Camelot.
<< Dimmi ragazzo, ne sei sicuro? >> Artù teneva Gareth per le spalle e lo guardava fisso negli occhi.
<< Si, mio signore, so quello che ho visto! Vi dico che l’hanno rapita. >> rispose il giovane ancora scosso.
Il re imprecò. Cominciò a correre per il castello con Gareth che lo seguiva, fino a che non incontrò colui che stava cercando, Merlino. Gareth cominciò a raccontare anche a lui tutto ciò che aveva visto solo poche ore prima, e una volta finito, vide il mago farsi scuro in volto.
<< Chi poteva essere quella donna, Merlino? Dimmi che dobbiamo fare! >> Merlino notò che il re cominciava a perdere il controllo. Gli mise una mano sulla spalla per tranquillizzarlo.
<< Ha detto che conosceva Morgana, giusto? Dev’essere una sacerdotessa dell’antica religione, i Druidi ci avevano avvertito su una loro possibile ricomparsa. >> iniziò a dire il mago.
<< Abbiamo già esplorato l’isola di Avalon, non c’è assolutamente nulla! >> rispose il re con il tono alterato dall’agitazione.
<< Magari si proteggono con un incantesimo di difesa per nascondersi.. Dobbiamo ritornare lì! >> continuò Merlino deciso.
<< Avremo bisogno di uomini? >> chiese Artù.
<< No, non c’è tempo per organizzare l’esercito, dobbiamo agire in fretta. >> rispose Merlino.
<< Verrò con voi. >>
A parlare era stato Gareth: si era fatto avanti con passo deciso, e ora guardava il re negli occhi. 
<< Va bene >> disse Artù, << allora, andiamo! >>.
<< Un momento.. andremo con Aithusa, guadagneremo tempo.. Ma prima dobbiamo avvisare Eliah. >> disse Merlino riflettendo.
<< Non c’è tempo! >> iniziò a lamentarsi Artù.
<< Pensaci! Se ci sarà anche lui avremo più possibilità di farcela; beh, sai che sarebbe disposto a tutto per lei… Aspettatemi qui, non ci metterò molto! >>.
Il mago uscì nel grande spiazzale ed invocò il drago bianco. Aithusa rispose immediatamente al richiamo del signore dei draghi, e lo portò così nel campo in cui Eliah si stava allenando. Con i cavalli ci sarebbero voluti giorni interi di cammino, ma Aithusa in una manciata di minuti arrivò sul posto.
Merlino spiegò la situazione al figlio che, senza farselo ripetere, montò sul drago ed insieme tornarono a Camelot per caricare Gareth ed Artù.
In poco tempo, arrivarono sull’isola di Avalon. Come la scorsa volta, appariva completamente deserta. Merlino chiuse gli occhi per concentrarsi e si chinò a terra, appoggiando le mani sul terreno. Pronunciò una lunga formula magica, e la terra iniziò a tremare: all’improvviso, si innalzò un castello macero e pieno di crepe, del tutto in rovina.
I quattro uomini si guardano stupiti e senza esitazione entrarono in quel rudere.
Si sentivano come dei lamenti, dei gemiti che supplicavano la morte. Lamenti deboli, di chi non ha più le forze per urlare.
Nella mente di tutti loro si affacciò l’idea che quei lamenti potessero provenire da Maelle, così iniziarono a correre disperatamente.
Si ritrovarono in un’immensa sala, quando dodici sacerdotesse li circondarono.
<< Ma quale onore! Il re di Camelot è venuto a farci visita! >> disse una sorridendo nervosamente.
<< E c’è anche Emrys! >>.
<< Dov’è mia figlia?! >> sbraitò Artù contro quelle donne. Sentiva ancora dei gemiti disperati nelle orecchie.. Prese la spada e cercò di colpire una di quelle streghe, ma questa lo sbalzò via con uno sguardo. Arrivarono otto imponenti guerrieri al fianco delle sacerdotesse, e Artù, Merlino, Gareth ed Eliah si sentivano ormai presi in trappola.

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Capitolo 19
*** Completezza. ***


I quattro uomini si schierarono: Artù, Gareth ed Eliah tenevano le loro spade sguainate, pronte a colpire i loro nemici. Merlino invece era solo contro il potere di quelle terribili sacerdotesse. Per quanto il mago fosse potente, colpo dopo colpo, attacco dopo attacco iniziò a vacillare; ogni volta che lanciava loro un incantesimo più potente, tutte le dodici donne si riparavano respingendo l’incantesimo contro Merlino stesso. Tentò con tutte le forze un ultimo attacco, il più potente che potesse fare: la terra sotto di loro cominciò a tremare, e il mago cadde all’indietro.
<< Padre nooo! >> urlò Eliah.
Si distaccò dagli altri combattenti per assistere il padre. Improvvisamente sentì una carica esplodere dentro di sé, pareva che ogni forza vitale in quella stanza si concentrasse su di lui. Merlino sorrise. Eliah allungò una mano davanti a sé e si liberò di tutta quell’energia riversandola su quelle perfide avversarie. Padre e figlio iniziarono a duellare insieme, parandosi a vicenda e contrattaccando ogni volta. Lo scontro si fece sempre più incalzante, il ritmo accelerò tanto che il castello iniziò a tremare sempre di più sotto quell’incredibile potenza.
<< FERMATEVI! TUTTI! >>. Le sacerdotesse s’immobilizzarono a quelle parole, così come il re e lo stregone. La voce che avevano appena udito era impressa nelle loro menti da molto tempo, non l’avrebbero mai potuta dimenticare.
<< Morgana.. >> sussurrò Artù. << Com’è possibile che tu sia ancora viva? Dove sei?! Rivelati >> disse il re infuriato.
<< Portateli da me >> ordinò la strega.
<< Ma.. mia signora.. >> iniziò una di quelle sacerdotesse.
<< Obbedite. >> sentenziò Morgana.
I quattro uomini vennero scortati fino ad un grande altare che si trovava al centro di quella stanza, un altare bianco, al cui centro sorgeva uno spazioso catino d’oro riempito d’acqua. Riflesso in esso, vi era il volto della strega. Artù si riflesse in quello sguardo tormentato ed irrequieto, e riconobbe in quella figura la testardaggine e la fierezza della sua infelice sorellastra.
<< Morgana, dov’è Maelle? Portala qui da me >> chiese Artù con voce fiera, che lievemente tradiva la sua angoscia.
<< Non posso, lei è mia nipote. La voglio con me, voglio che continui a percorrere la strada che io le ho segnato. >>.
<< E’ mia figlia! Tu.. non ti rendi conto della follia che stai commettendo. E’ finita, tu sei finita, non hai più alcun potere, sei solo un’ombra.. Lei è viva e non puoi fare nulla per cambiarlo! >>.
<< Lei potrebbe essere la chiave per la mia rinascita! Lo capisci? >> sul volto di Morgana si dipinse un’espressione ancor più tormentata che le deformava il viso in modo patetico.
<< A volte rivedo qualcosa di te in lei >> continuò il re, << è testarda e combattiva proprio come lo eri tu. E’ leale, e preferirebbe la morte piuttosto che farsi umiliare.. e ha lo stesso buon cuore che avevi tu. Non capisci che è già la tua grande vittoria? Sii felice per noi, per lei,potrebbe essere l’inizio di una nuova fratellanza, il cambiamento che tanto desideravi, la pace. >>.
Morgana continuava a rivolgere quello sguardo pieno di angoscia a tutti i presenti, fin quando non si bloccarono in quelli di Merlino. Si fissarono a quel modo per vari istanti, finché il mago sussurrò << mi dispiace >>.
La strega sospirò rumorosamente e, ricomponendosi, disse semplicemente: << è finita, portate qui la ragazza >>.
Le dodici sacerdotesse si indignarono profondamente, e nessuna sembrò muoversi.
<< No, Morgana non è il momento dei ripensamenti, ce l’abbiamo quasi fatta! >>.
<< Portate qui la ragazza, ho detto >>.
<< No non può essere, non siete voi a parlare, noi.. non lo faremo! >> e, prima che i quattro potessero impedirlo i combattimenti ricominciarono.
<< Dobbiamo trovarla! >> urlò Eliah sottosforzo, quando vide una striscia di luce sul pavimento che conduceva ad una porticina all’altro capo della stanza.
<< Va, segui la via! >> lo incitò Merlino.
Il giovane si affrettò ad obbedire evitando i colpi di spada dei combattenti e i vari incantesimi, ed entrò nella nuova stanza passando per quella porticina malridotta. Il percorso di luce continuava, e il giovane la seguì finché non vide delle sbarre di ferro che celavano il corpo esangue di Maelle. Si avvicinò immediatamente a lei, vide la sua pelle tiratissima e pallida, quasi cadaverica, e gli occhi fuori dalle orbite, fissi in un punto lontano. Non gli parlava, era perfettamente immobile. Il giovane sentì che il fiato era debolissimo, così come il battito nel suo petto. La sollevò con tutte le catene che la appesantivano, ed insieme uscirono da quella prigionia per tornare nella sala dei combattimenti.
Appena Merlino li vide, urlò: << ORA! >>  e la terra iniziò a tremare: grosse pietre cadevano dal quel castello in rovina, un gran polverone si alzò, tant’ è che ormai tutto era diventato indistinguibile alla vista.
I primi ad uscire da quell’inferno furono Merlino ed Artù, seguiti immediatamente da Gareth. Passarono lentamente i secondi, ma dei due giovani neppure l’ombra. Il castello ormai era caduto in rovina. La stessa isola di Avalon iniziava a tremare per affondare in quelle gelide acque.
<< No.. non è possibile! Merlino.. >> il re guardò il suo amico, sembrava aver perso le speranze, quando dal buio delle macerie finalmente emerse la figura di Eliah che teneva Maelle tra le braccia. Artù corse da sua figlia e la prese su di sé.
<< Dobbiamo tornare immediatamente a Camelot, ha bisogno di cure >> disse Merlino, che non si era ancora rilassato del tutto.
<< Ce la farà? >> chiese preoccupato Eliah.
<< E’ forte, ce la farà >> rispose Artù continuando a cullarla senza staccarle gli occhi di dosso.

Era una bella giornata estiva: Eliah e Maelle erano seduti alle rive del lago di Avalon, godendosi quella tranquillità. Era stata lei a chiedergli di portarla in quel luogo, ed era la prima volta che ci tornava dopo aver vissuto quell’orribile incubo.
<< Stai bene? >> le chiese Eliah dopo averla osservata in silenzio fino ad allora.
<< Si.. stavo pensando a mia zia, Morgana, al fatto che dopotutto è stata una vittima anche lei. Sai, quando mi.. hanno torturata, sentivo la sua voce nella mia testa. Sapevo che era lei, mi consolava e non mi ha fatto perdere le speranze. Senza di lei forse non ce l’avrei fatta. Non so perché, ma credo che mi abbia voluto bene. >>.
<< Non dimenticare però che è anche colpa sua se hai dovuto sopportare quell’orribile prigionia. >>.
La ragazza annuì. Poi, improvvisamente si alzò e lentamente arrivò fino al limite della riva per toccare quelle acque limpide quanto ghiacciate con le dita. Ogni volta che lo faceva, sentiva come la presenza di sua zia che le scorreva tra le mani. No, dopotutto non l’avrebbe odiata, erano troppo simili, e come può una metà odiare ciò che la completa? Tornò a sedersi vicino ad Eliah e si fece circondare dalle sue braccia. Sospirò felicemente, godendosi ancora un po’ quella gioia che la circondava. Il sole stava lasciando il posto alla luna, e i due tornarono a palazzo. Il giorno dopo qualcosa di straordinario sarebbe accaduto: Maelle, avendo raggiunto la maggiore età, sarebbe stata proclamata principessa ereditaria del regno di Camelot e di quello di Avalon. Per una volta finalmente i due regni sarebbero stati uniti sotto un’ unica corona.
Eliah e Maelle, con la loro magia, potevano finalmente dare origine al nuovo regno, ad Albione.






 

Non riesco a credere di aver portato a termine questa mia prima fan fiction! E’ stato davvero bello entrare a far parte di questo meraviglioso mondo, scrivere mi ha aiutato moltissimo, e spero che anche voi, come me, vi siate appassionati alle avventure di Maelle e a tutti gli altri personaggi. Spero di non aver deluso nessun fan di questa splendida serie dando spazio a nuovi personaggi, e spero di aver descritto al meglio i comportamenti dei nostri amati Artù e Merlino. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia, e un grazie speciale va a coloro che l’hanno recensita (non sapete che gioia trovare i miei capitoli commentati!). Magari un giorno scriverò un’altra fan fiction a tema Merlin, ho già un’ idea carina, e se lo farò spero di trovarvi tutti con me in quella nuova avventura! Saluti a tutti lettori e ancora GRAZIE!

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