Please, forgive me

di a small town girl
(/viewuser.php?uid=239091)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fear ***
Capitolo 2: *** Journey ***
Capitolo 3: *** Words ***
Capitolo 4: *** Calls ***
Capitolo 5: *** Memories ***
Capitolo 6: *** Calling ***
Capitolo 7: *** Decisions ***
Capitolo 8: *** Forgive? ***
Capitolo 9: *** Five years after. ***
Capitolo 10: *** Keep holding on ***



Capitolo 1
*** Fear ***


Il cielo ascoltava le sue emozioni e si colorava dei suoi sentimenti, erano grigio piombo quel giorno, pesavano come macigni troppo grandi per essere portati via, avrebbe dovuto cercare di scalarli per poterli superare ma si sentiva sconfitta dai sensi di colpa, inerte. Restava davanti a quelle montagtne, le guardava dal basso, non pensava neanche a come superarle, pensava che sarebbe rimasta lì, non voleva affrontare le conseguenze.
Semplicemente avrebbe voluto evitare qualsiasi contatto con Rachel, ma la chiamata arrivò puntuale come ogni giorno, il suo nome sullo schermo del cellulare e due scelte: “accetta”, “rifiuta”. Ascoltò la suoneria immobilizzata dall’idea di quello che sarebbe potuto succedere, non voleva litigare, era colpa sua e lo sapeva, doveva dirglielo, doveva trovare un modo, ma come si può confessare un tradimento? come si spiega il pentimento? L’avrebbe sicuramente ferita e non voleva farlo, aveva paura. Sapeva di aver sbagliato e che la sua ragazza non avrebbe accettato nessuna scusa, l’avrebbe lasciata fingendo di essere forte, fingendo che non le importasse più niente di lei. Ma Quinn la conosceva e sapeva che Rachel avrebbe pianto sino ad addormentarsi e forse l’avrebbe sognata, avrebbe avuto la tentazione di chiamarla, di dirle che l’amava e voleva stare solo con lei, ma non sarebbe successo, il suo orgoglio avrebbe vinto, nonostante la sofferenza. Il telefono smise di squillare. Quinn pensò che forse poteva non dirle niente, ma i sensi di colpa l’avrebbero divorata dall’interno e non voleva mentire a Rachel, non a lei.

Decise che avrebbe dovuto dirglielo guardandola negli occhi, sarebbe partita per New York la mattina dopo, avrebbe sicuramente trovato un volo. Prese il cellulare “Scusa amore, devo studiare, ti chiamo domani”, inviò il messaggio. La risposta arrivò quasi immediatamente “Va bene amore, a domani”. Quinn sentì una fitta al cuore quando lesse quelle semplici parole, si sentiva morire, fare del male a Rachel era l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare e invece l’aveva fatto la sera prima e non poteva tornare indietro.
Prese il cellulare, cercò nella rubrica il numero e chiamò Santana, rispose dopo pochi squilli “Pronto?” Quinn piena di rabbia più verso se stessa che verso l’amica quasi le urlò contro “Tu lo sapevi! Tu lo sai che io la amo! Cosa mi hai fatto fare?! ” “Tesoro frena la lingua, io non ho fatto nulla che tu non volessi, avevamo bevuto un sorso di più di quello che avremmo dovuto, Rachel capirà…” Quinn scoppiò in lacrime e quasi non riusciva a parlare tra un singhizzo e l’altro, Santana cercò di tranquillizzarla, di farla ridere, ma era difficile e alla fine la stanchezza prese il sopravvento e Quinn si addormentò tra le lacrime, con il telefono ancora in mano e la voce dell’amica che le parlava.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Journey ***


La sveglia suonò e ci volle un attimo perché Quinn ricordasse tutto quello che era successo, si alzò e accese il computer per controllare gli orari dei voli. Evitò di chiedersi se andare da lei fosse davvero la cosa giusta, ormai aveva deciso. Dopo poche e rapide ricerche scoprì che c’era un volo che sarebbe partito dopo qualche ora, era perfetto.
Ancora non sapeva cosa avrebbe potuto dirle, che parole avrebbe usato per ferirla il meno possibile, pensò che forse le parole giuste sarebbero arrivate appena si fosse trovata di fronte a lei.
Mise un cambio dentro la borsa e uscì di casa per dirigersi verso l’aeroporto.
Quando ebbe il biglietto in mano tutto divenne estremamente reale, come se tutti i suoi pensieri e sensi di colpa avessero trovato consistenza in quel pezzo di carta così leggero e fragile. Adesso tutto sembrava ancora più difficile, Rachel non l’avrebbe mai perdonata, non avrebbe mai capito e avrebbe avuto ragione, ma Quinn doveva provare.
Salì sull’aereo e chiuse gli occhi sperando di addormentarsi per non essere tormentata dai sensi di colpa, ma il sonno non arrivò e la mente si riempì di immagini ed emozioni che non riusciva a controllare, trattenere le lacrime divenne impossibile. Una signora che cercava il suo posto le si avvicinò preoccupata, chiedendo se stesse bene, la risposta di Quinn non arrivò, si limitò a scuotere la testa.
La donna si mise a sedere vicino a lei, ma Quinn non aveva voglia di raccontare, aveva paura di sentire il suono della sua voce, le parole che avrebbero descritto chiò che aveva fatto avrebbero reso tutto ancora più reale, ancora più difficile da affrontare. La signora non fece domande, semplicemente allungò la mano con dei fazzoletti, Quinn fu felice di potersi asciugare le lacrime. Rimasero vicine, senza parlare, per tutta la durata del volo che sembrò essere più veloce del solito.
Arrivata a New York chiamò un taxi e al conducente disse l’indirizzo come fosse un automa e allo stesso modo lo salutò mentre lo pagava. Giunse davanti alla porta. I movimenti si fecero sempre più pesanti e lenti. Allungò il braccio verso il campanello. Il dito lo sfiorò. Aveva paura, era terrorizzata. Suonò. Sentendo quel rumore pensò che forse avrebbe dovuto portarle dei fiori, è così che fanno nei film. Rachel aprì la porta, rimase incredibilmente sorpresa, un sorriso le riempì il volto, dopo qualche secondo realizzò che Quinn era davvero davanti a lei e la abbracciò come se avesse temuto di non vederla mai più. In quell’abbraccio Quinn rimase passiva, pietrificata, non aveva ancora mosso un muscolo da quando il braccio, dopo aver suonato il campanello, era tornato verticale vicino al corpo. “Devo parlarti”, pensò che non c’era cosa più stupida da dire eppure erano le uniche parole che erano uscite dalla sua bocca. Rachel sciolse l’abbraccio e i suoi occhi si fecero seri e preoccupati “Cosa è successo? Entra.”. Quinn entrò, si mise a sedere e aspettò che Rachel la raggiungesse sul divano, le si sedette vicino ma era spaventata da quello che aveva appena sentito, si immaginava cosa le avrebbe detto ma non sapeva come avrebbe reagito.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Words ***


"Ho scopato con Santana".

Dopo aver pronunciato queste parole Quinn si sorprese di se stessa, pensava che avrebbe trovato le parole giuste, ma erano state tutt'altro che giuste. Dirette e brutali, non era quello che si aspettava, non aveva deciso cosa dire, erano arrivate quelle parole ed erano uscite senza chiedere il permesso. La sua voce aveva trovato la forza che lei non sentiva di avere, ed il volume era stato forse troppo alto per la situazione ed il silenzio che le circondava.

Rachel rimase immobilizzata da quel proiettile arrivato senza preavviso, le sue dita si intrecciavano nervose, la bocca era secca, la mente si era improvvisamente svuotata, non aveva niente da dire, neanche una parola sembrava avere intenzione di venir fuori, ma ce n'erano due che vagavano nella sua testa: "Lo sapevo", non le pronunciò. I suoi occhi guardavano avanti, fissando il vuoto.

Quinn cercava di interpretare quell'interminabile silenzio che pesava più di quanto avessero pesato i sensi di colpa.


Nessuna delle due sapeva cosa fare, non si guardavano, rimasero inermi su quel divano che era stato testimone di molti momenti d'amore, di quando l'arrivo di Quinn era un avvenimento da festeggiare, di quando tutto andava bene.


Dopo che fu passato qualche interminabile minuto Quinn decise di alzarsi, dirigendosi verso la porta riuscì a dire solo: "Chiamami... se ti va".

Rachel sentendo quelle parole si sentì morire, l'avrebbe voluta chiamare anche in quell'istante, doveva sapere perché l'aveva fatto, voleva pronunciare il suo nome per fermarla prima che aprisse la porta che invece si stava già chiudendo, sembrò che quella porta fosse un muro insormontabile, ora non poteva più fermarla, non sapeva se l'avrebbe mai chiamata.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Calls ***


Rimase ferma, immobile su quel divano per quasi un’ora.
Il suo cervello non faceva altro che ripeterle che doveva aspettarselo, una relazione a distanza non può durare per sempre e la loro andava avanti già da molto, qualcosa doveva capitare.
Quando decise di alzarsi prese il telefono in mano e senza neanche pensarci prese il telefono, cercò nella rubrica e chiamò.
Non ci volle molto perché Santana rispondesse, solo qualche squillo e Rachel sentì la sua voce. “Pronto? Rachel?” … “Rachel? Quinn ti ha parlato, vero?” “Sì. Stronza.” “Va bene, prenditela pure con me, ma io non ho tradito nessuno” “Ma lo sapevi! Lo sapevi e ci hai scopato!” “Senti, avevamo bevuto un po’ e ci sembrava una buona idea…” “una buona idea?! Sei veramente stronza, potresti almeno avere la decenza di chiudere quella bocca, potresti anche chiedere scusa e invece mi dici che sembrava una buona idea!” “Non sono io a doverti chiedere scusa tesoro, e immagino che la tua ragazza l’abbia già fatto, ora devi decidere tu.”
Dicendo questo Santana chiuse la chiamata.
Rachel guardava lo schermo del telefono, Santana aveva ragione, doveva decidere lei e Quinn era arrivata sin lì solo per dirglielo, avrebbe potuto far finta di niente o scriverle un messaggio piuttosto che affrontarla e invece aveva deciso di prendere quell’aereo per chiedere scusa, per guardarla negli occhi e lei aveva lasciato che se ne andasse, che chiudesse quella porta.





Quinn non conosceva bene New York, ogni volta che c’era stata aveva passato tutto il tempo con Rachel e anche quando uscivano non facevano lunghi tragitti, così se ne stava seduta a guardare una fontana in una panchina di un parco non lontano dalla casa della sua ragazza.
Il telefono squillò e la speranza riempì la mente di Quinn, sperava che fosse Rachel, che avesse deciso di incontrarla di nuovo, di parlarle.
Prese in mano il telefono e vide che era Santana a chiamarla, si sentiva una stupida ad essersi illusa, ad aver potuto pensare che fosse Rachel.
“Ciao bionda” “Non chiamarmi così.” “Ok bionda, come vuoi” Quinn alzò gli occhi al cielo, sapeva che l’avrebbe chiamata così ancora per molto, le dava fastidio, ma era una causa persa. “Perché mi hai chiamato?” “Mi chiedevo se fossi libera stasera” “Santana!” “Calmati, scherzavo… Mi ha chiamato la tua bella” “Cosa? Cosa le hai detto? Dimmi che non hai peggiorato la situazione, ti prego…” “Io? Lo sai che sono sempre delicata con tutti” “Sì, certo… Mi vuoi dire cosa le hai detto? E poi perché ha chiamato te?” “Perché mi odia e credo che mi odierà più o meno per sempre, ma credo di poterci convivere…” “E di me cosa ti ha detto?” “In realtà non molto, ma credo che prima o poi ti chiamerà, devi solo avere pazienza, ora ti lascio. Ciao bionda” “Ciao”.
Quinn non sapeva se fidarsi dell’amica, lei non riusciva ad essere ottimista, Rachel non l’avrebbe più chiamata e doveva rassegnarsi, ma col telefono in mano le venne spontaneo comporre il suo numero che aveva imparato a memoria, chiamò.




Rachel prese in mano il telefono che squillava, lesse il nome di Quinn e non sapeva se si sentiva pronta a parlarci, teneva il telefono in mano e lo guardava, aspettò che smettesse di suonare mentre dall’altra parte l’attesa per Quinn diventava snervante anche se in fondo sapeva che non ci sarebbe stata nessuna risposta.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Memories ***


L’aeroporto era stranamente poco affollato, qualche famiglia rideva e guardava le vetrine dei negozi trascinando le valige, Quinn aveva sempre amato il rumore che facevano le rotelle dei trolley, ma non quel giorno.
Le ricordavano che il suo non era stato un viaggio divertente, che lei in quel viaggio aveva molto probabilmente perso la persona che amava e non poteva smettere di pensarci, qualsiasi cosa le riportava alla mente qualcosa di lei o di qualche momento passato insieme.




Si ricordò della prima volta che era atterrata in quell’aeroporto, l’ansia e l’emozione nel sapere che Rachel la stava aspettando e che quella volta sarebbe stato tutto diverso. Quinn era uscita dalla porta automatica dopo essere riuscita a non perdere la sua valigia e l’aveva vista immediatamente, non un secondo a scrutare tra i volti della folla, era stato come se gli occhi ed il sorriso di Rachel avessero attirato lo sguardo di Quinn, come una calamita attira il ferro.
Quel giorno l’aveva vista davvero per la prima volta, l’aveva guardata spesso durante le ore passate nell’aula di canto, ma mai si era veramente resa conto di quanto fosse bella, di quanto il suo sorriso illuminasse il suo volto, di quanto i suoi occhi fossero profondi.
Era rimasta ferma qualche secondo ad osservarla, ad ammirarla in tutta la sua bellezza e sarebbe rimasta ancora così per molto tempo se Rachel non avesse preso l’iniziativa di correre verso di lei ad abbracciarla ed in un attimo si erano ritrovate più vicine di quanto non fossero mai state.
Strette tra le loro stesse braccia non riuscirono a trattenere le lacrime e nel momento in cui i loro occhi lucidi ed emozionati si erano di nuovo incontrati entrambe erano scoppiate in una risata colma di gioia, vedersi così le aveva dimostrato quanto fosse vero ciò che stavano provando.
Mentre ridevano i loro volti si avvicinavano sempre di più, adesso i loro nasi si toccavano, le loro fronti si sfioravano e le loro labbra si toccarono per la prima volta nel bacio più dolce che avessero dato.




Quinn era come stata rapita dalle emozioni e si rese improvvisamente conto di essere ferma, in piedi davanti alle porte automatiche da cui era uscita la prima volta, le lacrime le avevano completamente bagnato le guance, si asciugò con una manica, prese il telefono e le scrisse un messaggio “Perdonami, ti prego”.
Non si aspettava nessuna risposta e aveva ragione, perché il cellulare quel giorno non avrebbe suonato.






Dopo aver ricevuto la chiamata di Quinn, Rachel aveva deciso di spegnere il cellulare e concentrarsi su qualcosa che non fosse quella che riteneva ormai la sua ex ragazza.
Aveva deciso di non cercarla, non voleva parlarci, non ancora. Non sapeva quanto tempo le sarebbe servito ad accettare ciò che era successo e non voleva pensarci. Sperava solo che un giorno avrebbe trovato il coraggio di perdonarla.
Cercava di esercitarsi con il ballo, ancora non aveva raggiunto la perfezione a cui aspirava e le serviva per sfogare tutta la rabbia che aveva dentro.
Fuggiva dai ricordi che prepotenti cercavano il modo di affiorare, ma se c’era una cosa che la danza le aveva insegnato era l’autocontrollo così con forza spingeva in fondo alla sua mente qualsiasi cosa potesse farle ancora del male.
Quella sera aveva provato i passi più di quanto avesse mai fatto, era andata a dormire sopraffatta dalla stanchezza e fortunatamente il sonno era arrivato presto, ma se la sua razionalità la aiutava a non ricordare da sveglia, il suo subconscio non era altrettanto gentile con lei.
Per tutta la notte vide il viso di Quinn, le sue mani che si muovevano eleganti, il suo corpo così perfetto, i suoi capelli del colore del sole.
Sicuramente tutto questo non l’avrebbe aiutata al risveglio.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Calling ***


Quella mattina si era svegliata tardi, la sveglia non aveva suonato, ma andava bene così, non aveva nulla di particolarmente importante da fare, avrebbe dovuto sistemare la casa ma sapeva che non l’avrebbe fatto comunque.
Kurt a breve sarebbe tornato da Lima, e Rachel lo aspettava per chiedergli qualche consiglio, era il suo migliore amico e sicuramente le avrebbe detto la frase giusta per aiutarla.
Non ci volle molto perché nella sua mente tornassero le immagini vivide di Quinn che aveva sognato quella notte e avrebbe voluto respingere quei pensieri almeno sino a quando l’amico non fosse arrivato a casa, ma l’averla rivista nel sonno le complicava le cose.
Non riusciva a non chiedersi il perché avesse sentito la necessità di fare quello che aveva fatto, erano felici, o almeno così credeva, si sentivano ogni giorno e non c’era mai stato un litigio, nessuna incomprensione.
Fortunatamente la porta si aprì e Kurt entrò, “Ma che disordine!” “Lo so, scusa…”, il ragazzo poggiò per terra la sua borsa e si avvicinò all’amica. “Cos’è che ti impedisce di sorridere al tuo migliore amico?” “Quinn mi ha tradito” disse Rachel forzando un sorriso.
“Cosa?” “Ha scopato con Santana ed è venuta sin qui solo per dirmelo, non so cosa fare” “Ti preparo qualcosa di caldo, thè? Cioccolata?” “Stai tranquillo, sei appena arrivato, siediti”.

Ma si sentiva in imbarazzo a stare fermo in situazioni del genere quindi fece finta di niente e si diresse in cucina, non molto tempo dopo tornò dall’amica con due tazze calde in mano. “Raccontami tutto” “Non c’è molto da raccontare, si è presentata alla porta e poi eravamo sedute sul divano e me l’ha detto, non le ho rivolto la parola, non l’ho neanche guardata” “E cos’hai intenzione di fare?” Il viso di Rachel si tuffò nelle sue mani e le lacrime trovarono la via d’uscita “Non lo so, davvero” “Perché non provi a parlarci?”




Amava guardare dall’alto le città illuminate nel buio della notte ma quella volta non aveva trovato un posto vicino al finestrino, così si era addormentata ed era stata svegliata da una hostess che annunciava l’imminente atterraggio.
Aveva preso la sua borsa ed era andata via con un taxi verso casa sua, non pensava, compiva i gesti automaticamente, non voleva ricordare, sperare o aspettare niente.
Arrivata a casa aveva buttato la borsa sul suo letto ed era andata subito a farsi una doccia, mise della musica e l’acqua calda aveva iniziato a scorrere sul suo corpo, era la cosa di cui aveva più bisogno in quel momento.




Rachel prese in mano il telefono e compose quel numero, ora sapeva di voler conoscere le motivazioni di Quinn.
Gli squilli continuarono a lungo, ma nessuna risposta sembrava arrivare.




Quinn sotto la doccia non poteva sentire il telefono, ma questo Rachel non poteva saperlo.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Decisions ***


Il mondo di Rachel sembrava essere crollato, le sembrava di essere finita in uno di quei catastrofici film in cui il pianeta viene distrutto.
Niente le sembrava avere senso, l’aveva tradita, aveva cercato di parlarle e ora non rispondeva, non capiva quali potessero essere le sue motivazioni.


Kurt era rimasto ad ascoltare gli squilli interminabili, anche lui in attesa di una risposta che non arrivava, ora si sentiva in colpa, era stato lui a parlarle e convincerla del fatto che chiedere spiegazioni a Quinn fosse la cosa migliore da fare.




La doccia la aveva aiutata a rilassarsi un po’, aveva pensato che forse avrebbe dovuto controllare il telefono prima di andare a letto, ma non voleva vedere ancora il nulla, rendersi conto di nuovo di averla persa così si mise sotto le coperte e si addormentò.




Gli occhi di Rachel si erano riempiti di lacrime e silenziose scivolavano sul suo viso, l’amico cercava di minimizzare ciò che era successo “Dai, stai calma, sicuramente non l’avrà sentito, ti richiamerà presto… o magari è già a letto” “Smettila! Mi ha tradito e non ha neanche la decenza di rispondere al telefono. È evidente che non gliene frega un cazzo di me, non la perdonerò mai”.
Kurt pensò che rimanere in silenzio fosse la cosa migliore fosse semplicemente restare in silenzio ad abbracciarla.



La luce del sole entrava dalle finestre e sembrava illuminare i capelli biondi di Quinn che ancora dormiva nel caldo del suo letto, non si sarebbe svegliata se il telefono non avesse iniziato a squillare.
“Pronto?” rispose con voce assonnata “Stavi ancora dormendo? Scusa” “Non fa niente” non aveva ancora capito con chi stesse parlando, ma era sicura che fosse la voce di qualcuno che conosceva bene “Ti sto chiamando per Rachel, cioè, lei non lo sa e non deve sapere che ti sto parlando” era Kurt, aveva sempre quel tono di voce così sveglio e acuto, si era sempre chiesta dove trovasse l’energia per parlare tanto ed in quel modo “Non dirle niente, ok?” “E quando dovrei dirglielo? Non vuole parlarmi…” “Veramente ti ha chiamato ieri sera e non le hai risposto, ha pensato che non ti importi niente di lei, ma io penso che non sia vero, insomma hai preso un aereo solo perché ti sentivi in colpa…” “Frena. Ha chiamato quando? Io non l’ho sentito, aspetta, quindi vuole parare con me? Mi perdona? Ti prego dimmi che è così. Fanculo, ero sotto la doccia! Devo parlarle, la chiamo, ciao, grazie.”




Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
Cinque squilli.
Quinn stava per chiudere la chiamata.
Sei squilli.
Rachel era ancora furiosa e l’avrebbe voluta evitare per sempre.
Sette squilli.
“Pronto?”
“Oddio, Rachel, grazie”.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Forgive? ***


“Ti prego perdonami, io ti amo…”
“Non è vero. Voglio sapere perché l’hai fatto…”
“Io non lo so, avevamo bevuto ed è successo, ho capito subito di aver sbagliato, io voglio solo te, per favore…”
“Ti rendi conto che non puoi dirmi che “è successo” e pretendere che io ti perdoni e basta? Cosa dovrei dirti? Che ti amo ancora e sei la benvenuta a casa mia ogni volta che vuoi?”
Quinn ascoltava in silenzio.
“Sei stata una stronza e continui a dirmi che mi ami, ma non è così, se mi avessi amato non ti saresti dimenticata di me, se si ama si ama anche da ubriachi”
“Devi credermi, ti prego…”
“No. Non posso crederti, e non posso farlo perchè io ti amo e io non ti dimentico. Sapevo che era tutto troppo perfetto e sarebbe dovuto finire, grazie per aver reso le cose più semplici, non chiamarmi più”
La chiamata si era conclusa così, Rachel aveva chiuso la comunicazione prima di poter ricevere una risposta.
Stava male, le lacrime arrivarono presto, seguite dai singhiozzi incontrollabili e Kurt era tornato a casa trovandola in quello stato.
“Ti ha chiamato?”
“Sì, non ce l’ho fatta. È finita, vorrei perdonarla, ma non posso, non ce la faccio…”
"Ora calmati, hai ragione, è difficile, ma la supererai..."
"Non lo so..."




Quinn era rimasta in silenzio per qualche secondo ad ascoltare il rumore del telefono dopo che Rachel aveva chiuso la chiamata.
L'aveva distrutta, sapeva che non l'avrebbe perdonata, aveva capito di averla persa appena si era sdaraiata vicino a Santana su quel letto ancora caldo.
Si sentiva una stupida ad essersi illusa, non avrebbe dovuto sperare neanche una volta, neanche per un attimo, e invece l'aveva fatto.
E adesso era sola.
Si sentiva sola.
Sola con i suoi sensi di colpa.
Sola con la consapevolezza di aver distrutto ciò che aveva.
Sola senza Rachel.
Le parole che le aveva detto continuavano a ripetersi nella sua mente e si chiedeva se davvero Rachel avesse ragione, se davvero non la amasse abbastanza e le sembrava che fosse una cosa così assurda.
Non aveva mai amato nessuno così, ci aveva messo tutta se stessa, non l'aveva mai dimenticata, con Santana era stato un attimo di debolezza.
Avrebbe solo voluto che Rachel le avesse permesso di rispondere, forse se l'avesse ascoltata avrebbe potuto perdonarla.
Forse.
Forse però non l'avrebbe mai perdonata, anche se le avesse parlato e forse le parole che avrebbe potuto pronunciare avrebbero solo reso tutto molto più difficile.
La capiva.
Se anche avessero continuato la loro relazione niente sarebbe stato più come prima, Rachel avrebbe sempre visto in lei il viso di chi l'aveva ferita.
Non ci sarebbe mai più stata la fiducia reciproca che prima era alla base del loro rapporto, e nulla avrebbe più potuto modificare e migliorare quella situazione.
E se anche Rachel fosse riuscita a perdonarla, Quinn non avrebbe mai perdonato se stessa.



Entrambe avrebbero pianto e ripensato a quello che avevano avuto, all'inizio non avrebbero fatto altro che rimproverarsi per i loro gesti e le loro decisioni, ma con il passare del tempo avrebbero iniziato a ricordare solo le cose migliori, i bei momenti che avevano passato insieme, e tutto sarebbe diventato più bello e avrebbero ripreso a sorridere con sorrisi sinceri.
Forse un giorno si sarebbero incontrate di nuovo e non ci sarebbero più stati nè rimorsi nè rancore.



















Perdonatemi (lol) e fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Five years after. ***


From: Mercedes
To: New Drections



    Sono passati sei anni dall’ultima volta che ci siamo visti in aula canto e che siamo stati tutti insieme, che ne dite di tornare a Lima per un weekend? E non cercate scuse, lo so che potete permettervelo! Quindi cantate una canzone e andate all'aeroporto più vicino a voi. Cosa state aspettando?



Quinn. Il primo pensiero di Quinn nel leggere quella mail era andato subito a cercare Rachel, erano state così vicine pur essendo fisicamente lontane che le sembrava impossibile che fosse successo. Le sembrava impossibile che fosse finita e che fosse stata tutta colpa sua.
Ancora non riusciva a spiegarsi cosa l'avesse spinta a comportarsi in quel modo, a tradire la persona più importante che fosse mai entrata nella sua vita.
Come sarebbe stato rivederla dopo cinque anni di silenzio? Avrebbero cercato di fingere che nulla fosse successo? Quanto imbarazzo avrebbero provato?
Forse non era il caso di presentarsi, poteva rispondere qualche giorno dopo fingendosi sorpresa e dispiaciuta per non aver letto prima quell'invito, oppure semplicemente rimanere in silenzio, forse nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Erano anni che non sentiva nessuno dei suoi compagni, tutti eccetto Santana ma anche con lei le parole erano poche e non pesavano niente, quindi forse davvero la sua assenza sarebbe passata inosservata alla maggior parte del gruppo, ma cosa avrebbe pensato Rachel? Lei sicuramente si sarebbe accorta di quel silenzio e avrebbe anche capito di esserne la causa. Non voleva che succedesse ma non era neanche convinta di volerla rivedere, non sapeva cosa aspettarsi. Era anche probabile, conoscendola che la salutasse con uno schiaffo dicendo una frase di quelle che si sentono tanto nei film, qualcosa tipo “Questo avrei dovuto dartelo cinque anni fa” e nessuno ne sarebbe rimasto sorpreso.
Decidere se andare ad una rimpatriata dei compagni del Glee Club non poteva essere così difficile e invece per lei, in quel momento lo era.






Le loro vite erano andate avanti, certo, ma comunque rassegnarsi ad una perdita così grande era ancora difficile, nonostante il tempo che era passato, perchè forse non è vero quello che dicono tutti: il tempo non risolve i problemi e non sana le ferite, non se non siamo noi a volerlo e loro non volevano dimenticare ciò che era stato.





Rachel.
“KURT!”
“Che c'è?”
“Mercedes ci chiede di andare a Lima per una rimpatriata nel weekend”
“Andiamo! Aspetta! Cosa mi metto”
“Davvero? Ci saranno Quinn e Blaine e tu pensi a cosa mettere?”
“Ancora ci pensi? Sono passati cinque anni! Eravate delle ragazzine, andrà tutto bene”
“Non lo so, mi ha tradita, che dovrei fare? Far finta di niente? Di non aver pianto tutte quelle lacrime? Di essere a mio agio tra lei e Santana? Io non vengo”
“Ma dai! Se non dovessi venire la tua assenza si noterà e cosa credi che penserebbe Quinn? Semplicemente che ancora non fai altro che pensare ad un amore adolescenziale invece di andare avanti con la tua vita. Insomma, guardati! Ormai Brodway non ha segreti per te e ti preoccupi di rivedere una vecchia fiamma?”
“Forse ancora non si è spenta...” Rachel sussurrò queste ultime parole e l'amico fortunatamente non l'aveva sentita, non voleva essere compatita o ricevere lezioni di vita e lunghi monologhi sul come lui fosse riuscito a lasciarsi alle spalle la sua vecchia vita.
Però aveva ragione, non poteva non presentarsi, tutti si sarebbero chiesti dove fosse e Quinn avrebbe sicuramente capito le sue intenzioni.
Doveva andare, ma le avrebbe fatto male rivederla.



















Fatemi sapere cosa ne pensate:)




Peace ✌.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Keep holding on ***


Non volevano pensarci, avevano preso l'aereo e basta. Avevano preso la loro decisione ed era la stessa: sarebbero andate alla rimpatriata e avrebbero fatto quello che si sentivano, era la cosa giusta.






Quinn.


Erano arrivati tutti al Breadstiks dove si erano dati appuntamento, tutti si abbracciavano, ognuno chiedeva dell'altro in un'atmosfera gioiosa, a qualcuno scappò qualche lacrima alla vista degli amici, persino il durissimo Puck aveva gli occhi lucidi mentre guardava quella scena, tutti quei ragazzi, ormai diventati donne e uomini l'avevano aiutato moltissimo ed era solo grazie a loro se non era caduto in frequentazioni poco produttive di persone che poco avevano a che fare con la legalità, avrebbe voluto ringraziarli tutti, uno ad uno, ma il suo orgoglio e la sua immagine da cattivo ragazzo glielo impedivano.
Quando vide Quinn non poté fare a meno di avvicinarsi a lei, abbracci, baci e soliti convenevoli li portarono a sedersi vicini, la ragazza fu molto sollevata, le aveva risparmiato l'imbarazzo di dover scegliere un posto e magari finire seduta accanto a Rachel, era l'ultima cosa che voleva.
Parlarono a lungo e di svariati argomenti, si chiesero come stesse procedendo la vita di Beth, non l'avevano più vista da quando avevano cambiato città ed entrambi sostenevano, nonostante ne sentissero la mancanza, che fosse la cosa migliore per tutti.
“Sai, sono felice di essere venuta, mi mancava tutto questo...”
“Mancava anche a me”
“Stavo per decidere di rimanere a casa...” continuò Quinn senza quasi sentire ciò che aveva detto il ragazzo.
“E perchè?”
Rispose indicando Rachel, pensava che Puck non avrebbe capito e invece aveva scoperto che aveva molto più intuito di quel che aveva mai pensato.
“Era una cosa seria, eh?”
“Già, e poi ho mandato tutto a puttane, come sempre... Non voglio parlarne...”
“Ok, tranquilla, ti tengo lontana da lei, potrebbe essere pericolosa”.
I due risero sapeendo che quella battuta poteva anche essere una realtà.
Rachel si sedette davanti a Quinn e quest'ultima era praticamente certa che l'avesse fatto di proposito.
Negli istanti in cui i loro occhi si incrociavano sentiva il suo cuore fermarsi colpito dai sensi di colpa, avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare indietro e cambiare le sue azioni, se solo fosse riuscita a parlarne forse Rachel avrebbe capito, dopo cinque anni ancora ci sperava in un futuro insieme.






Rachel.


L'aveva vista appena era entrata e aveva sentito la rabbia bollire dentro di lei, se fosse stata al liceo probabilmente non l'avrebbe trattenuta e le sarebbe andata incontro per darle uno schiaffo nel modo più teatrale possibile, ma per fortuna era cresciuta e non voleva fare scenate però voleva starle vicino, voleva studiare le sue reazioni, guardare quegli occhi grandi e verdi per cercare di carpire qualche emozione.
Non sapeva se le avrebbe rivolto la parola, probabilmente no.
Durante tutta la cena cercò di guardarla senza farsi troppo notare per cercare di capire cosa stesse pensando, avrebbe voluto con tutta se stessa poterle leggere il pensiero, per capirla, per sapere se lei volesse ancora avere a che fare con lei.



Appena finito di mangiare si erano appropriati del piccolo palco presente nel locale e avevano iniziato a cantare insieme le canzoni che avevano provato e li avevano uniti nei tre anni di superiori in cui erano stati insieme.
Qualcuno aveva iniziato a cantare “Keep holding on”, era la canzone che le aveva avvicinate e le aveva portate a pensare l'una all'altra per la prima volta, se l'erano confessate in una notte d'amore, strette vicine al buio con solo le coperte come vestiti, avevano parlato sottovoce e si erano confessate quel piccolo grande segreto, era stato uno dei momenti che Rachel aveva ricordato con più nostlgia e sentendo le prime note di quella canzone i suoi occhi si erano fatti lucidi e avevano immediatamente cercato quelli della sua ex che a sua volta la cercava.
I loro corpi si erano avvicinati senza che neanche se ne accorgessero, cantavano e ad ogni nota si ritrovavano più vicine.
Quando dalle casse si diffusero nella stanza le ultime note i loro nasi si stavano sfiorando e dalla bocca di Quinn uscì un leggero sussurro:“Ti amo”.


Tutto il rumore che le circondava sembrava non esistesse, gli sguardi dei vecchi compagni cercavano di non essere troppo indiscreti, ma lo stupore e la curiosità per quella strana situazione erano tanti.

“Ti amo anche io”
Le loro labbra si avvicinarono sino a toccarsi con leggerezza, quasi con timore.

Il resto del Glee Club non riuscì a trattenere un applauso che scoppiò fragoroso nella commozione generale.

Le due alzarono gli occhi e si ritrovarono accerchiate e scoppiarono in una rumorosa risata, erano felici come non lo erano da cinque anni e questa volta niente avrebbe mirato alla loro felicità, niente si sarebbe messo tra loro, niente le avrebbe impedito di amarsi, niente. Ci sarebbero state solo loro, più forti di prima e non avrebbero commesso altri errori.





































Fin.




































Lasciate una recensione se vi va c:




































Peace✌
























Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1750415