Adelle - Sangue di drago

di aletdd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'avventura inizia! ***
Capitolo 2: *** Un flashback - La storia del misterioso venditore ***



Capitolo 1
*** L'avventura inizia! ***


«Adelle!» ... 
«Adelle alzati!»
Iniziai ad aprire gli occhi al suono stridente di quella voce, era la solita mattina domenicale e mia madre mi urlava dalla stanza accanto cercando di farmi svegliare, impresa impossibile.
Presi coraggio e aprì definitivamente gli occhi, sedendomi. Il mio sbadiglio faceva concorrenza al barrito di qualunque elefante esistente.
Ogni domenica mattina nel nostro paese, il Comandante Tullius, colui che comandava la legione imperiale, era solito organizzare una cerimonia a palazzo per parlare dei problemi che si erano verificati in settimana.
Odiavo quella cerimonia. Spesso, venivano condannati davanti a tutto il paese degli innocenti, essi venivano umiliati, picchiati e infine imprigionati.
Non consideravo questo comportamento "giustizia", bensì una cerimonia inutile e spietata.
Mia madre mi costringeva ad andarci, e come se non bastasse mi consigliava, anzi, obbligava ad indossare degli abiti pomposi cuciti dalla sarta del negozio di vestiti più famoso di Solitude "Vesti Radiose", che io detestavo.
«Adelle! Finalmente! Sono dieci minuti che ti chiamo! Sbrigati sei in ritardo, ti prego di vestirti e lavarti immediatamente, è scortese presentarsi in ritardo.»
«Mamma. Cosa importa quel che indosso? Sicuramente i condannati non staranno a guardare il mio ridicolo vestito, penseranno sicuramente alla prigionia che li aspetta no? E se io
dovessi essere imprigionata, l'ultima cosa che vorrei vedere sarebbero persone vestite in quel modo.»
«Smettila di parlare in questo modo assurdo! E vestiti! Non voglio sentire ragioni.»
Ovviamente, come sempre, mia madre non mi considerava. Tutto ciò che le dicevo era solo un rumore fastidioso, probabilmente preferiva il ronzio delle mosche.
A parte la delusione di non essere ascoltata, iniziai controvoglia a vestirmi, presi dal mio armadio di legno il mio vestito preferito, ignorando il vestito nuovo compratomi da mia madre.
Era lungo, sopra le caviglie, era di un color ghiaccio tendente al grigio, le maniche corte a palloncino bianche, e il corpetto di cuoio. Indossai le mie solite scarpe di cuoio cucite a mano e presi il mio mantello abbinato alle scarpe,
quando andavo in giro per il paese ero solita indossare un cappuccio, non ero una ragazza molto vanitosa. Riempita la mia bisaccia con qualche oro e una boccina d'acqua, infilai l'arco nella tasca apposita dietro alla schiena, e presi
l'oggetto di cui andavo più fiera... la mia Frangialba. A quei tempi, era una spada rarissima e inoltre la mia in particolare aveva un valore aggiunto, mi era stata regalata da mio padre.
Corsi giù per le scale, avevo fretta, questa volta non sarei andata alla solita cerimonia domenicale, sarei partita per luoghi lontani... in cerca di me stessa e in cerca di lui, l'uomo che mi aveva cresciuta e che per un motivo ignoto era sparito.
Mi recai in cucina dove mia madre mi aspettava impaziente.
«Avanti Adelle prendi questo pane e marmellata e andiamo!» Disse velocemente, mentre sistemava la sua bisaccia.
Fu allora che le diedi la notizia peggiore che potesse immaginare quella mattina.
«Mamma... oggi non verrò alla cerimonia.»
Deglutì, era sempre difficile dirle qualcosa, era difficile ferirla.
«Cosa vorresti dire?! Dove dovresti recarti?!»
Presi coraggio... e alla fine le uniche parole che riuscì a pronunciare furono.
«Vado a scoprire chi sono».
La sua faccia impietrì in uno sguardo che metteva i brividi, i suoi occhi spalancati quanto la bocca e le parole che le si erano bloccate in gola.
«... I-io... non capisco...» 
E invece capiva perfettamente. In tutti quegli anni avevo disperatamente cercato una risposta a chi fossi in realtà, al perché quando camminavo per strada le persone mi guardavano in modo strano e bisbigliavano tra loro,
al perché mio padre se n'era andato dopo il mio quinto compleanno. Ero stanca di guardare il mio riflesso e di vedere una persona che nemmeno io conoscevo, avevo sete di sapere.
Rimasi in silenzio, con una sguardo che parlava da solo: "Mamma so che per una volta mi hai compresa."
Il mio istinto di figlia mi consigliò di abbracciarla e io seguii quell'impulso. Mi avvicinai a lei piano e porsi le mie braccia verso di lei, cercando di abbracciarla, ma lei si girò con uno scatto, dirigendosi verso la porta di ingresso.
«Muoviti Adelle, mi hai già fatta perdere abbastanza tempo.»
Disse freddamente, tirando su con il naso e asciugandosi di nascosto le lacrime con la manica del suo abito ampio ed elegante, era sempre stata una donna orgogliosa, ma questa volta l'avevo realmente ferita.
«Mamma non puoi dirmi una cosa simile! Per te sono solo e sempre una perdita di tempo? Ti sto dicendo che sono stanca di rimanere chiusa in questo villaggio e di svegliarmi ogni giorno non sapendo chi io sia veramente. E poi... mio padre, non so dove sia finito e perché sia andato via così. Non puoi negarmi la verità.
«Io non ti ho mai negato nulla Adelle, ti ho dato tutto ciò che potevo, perfino l'anima, e ora mi ripaghi in questo modo? Volendotene andare?»
«Non è questo lo sai è...»
«Non accetto le tue ragioni. Non di punto in bianco...»
«Tu non sai quanto io stia soffrendo e ora che sono abbastanza grande da poter capire, sento di dover andare! E se non vuoi accettare le mie scelte, non mi importa... farò tutto da sola non ho bisogno di nessuno...» Dissi, scoppiando in lacrime.
«Perfetto... se non hai bisogno di nessuno allora buona fortuna Adelle... significa che tutto quel che ho fatto in questi anni non è stato abbastanza, evidentemente ho fallito.» Concluse, uscendo e sbattendo la porta dietro di se.
Sentii una fitta nel petto e fu difficile accettare una situazione tanto dolorosa.
Abbassai la testa fermandomi per qualche minuto a pensare e a riflettere su quale strada volevo prendere quella mattina. La mia mente era buia, vuota, i pensieri affollati, ero confusa.
Dove sarei andata? Come avrei iniziato a cercare indizi su chi sono in realtà? ... Dove si trovava mio padre?
Domande, continue domande, senza una risposta certa.
In uno stato di totale confusione mentale, scrissi una lettera a mia madre e la lasciai sul tavolo, dopo di che varcai la soglia della casa che tanto odiavo ma che era pur sempre il luogo dove trascorrevo più tempo o meglio dove mi rintanavo, dove mi nascondevo, dalla verità.
Presi una boccata d'aria fresca, era ciò di cui avevo bisogno, adoravo stare a contatto con la natura e la mia abitazione non distava molto dalla foresta. Sentì l'odore meraviglioso del pane appena sfornato e il fruscio del vento tra gli alberi.
Era indubbiamente il mio rumore preferito. Continuai a camminare dirigendomi verso il cancello di uscita di Solitude, i bambini giocavano e correvano tra le mie gambe e le persone continuavano a guardarmi con gli stessi occhi di sempre,
gli occhi di chi detesta qualcosa ma ha troppa paura per affrontarla. Ad un tratto vidi un banco interessante, non era il solito banchetto che vendeva materiali per la forgiatura o carne fresca. Era un banco che vendeva gioielli e gingilli di vario genere.
Mi avvicinai incuriosita dalla brillantezza di quegli oggetti, era vero che non ero una ragazza vanitosa ma ero pur sempre una ragazza e quelle piccole gemme mi affascinavano.
Come venditore c'era un ragazzo, molto giovane e molto bello. Non era un cittadino del mio paese, non l'avevo mai visto prima. Aveva uno sguardo soddisfatto di chi è molto bravo nel suo mestiere, sapeva
probabilmente che una bancarella del genere avrebbe attirato decine di ragazze e molti piu' ori. Sentendomi parte della massa, continuai comunque a guardare quegli oggetti bellissimi.
Tra tutti i gioielli i miei preferiti erano sempre stati gli amuleti, in particolare uno di essi aveva attirato la mia attenzione. Era un amuleto in bronzo, con un drago intagliato e al centro una pietra azzurra.
Aveva un'aria misteriosa, come se racchiudesse arcani segreti, e anche se mi sembrava strano al momento, emanava una strana aura. Non so per quale strana ragione, ma quell'amuleto chiamava me.
Scusate ho deciso di unire i primi due capitoli per il fatto che erano molto brevi...!!! Grazie del commento :-)

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Capitolo 2
*** Un flashback - La storia del misterioso venditore ***


Tre giorni prima.
Rifugio nord dei Thalmor.
«Perfetto. Il piano è ultimato! Comunicherò tutti i dettagli agli altri membri sedutastante.» Disse il consigliere del Capo Thalmor, Endromis.
«Bravissimo Endromis... mi fido ciecamente di te, interverrò nel tuo discorso quando sarà necessario.» Disse Persus, il Capo.
Mentre il Capo e il consigliere stavano confabulando tra loro, tutti gli altri membri della fazione si stavano allenando, come al solito, si allenavano tutto il giorno, pranzavano, e dopo continuavano l'allenamento.
A far parte dei Thalmor erano degli individui scelti o che avevano alle spalle storie particolari. Erano selezionati dal Capo in persona. Se egli decideva che un individuo doveva farne parte, egli lo otteneva, con le buone o con le cattive.
Nessuno si era mai opposto al suo volere, ed egli aveva ottenuto sempre tutto ciò che voleva, era rispettato e temuto da tutto il regno, tranne da Ulfric e da Tullius, entrambi suoi acerrimi nemici.
Persus era un tipo apparentemente tranquillo, ma bastava poco a farlo arrabbiare. E quando si arrabbiava, non c'era scampo per nessuno. Era uno dei maghi più potenti di Skyrim e per sfortuna del regno, egli esercitava esclusivamente
le arti arcane oscure. La sua arma era il Bastone di Magnus, egli l'aveva trovato tempo fa in qualche santuario dimenticato ed era un'arma rarissima. E poi c'era Endromis, il suo fedele consigliere, Persus non si fidava di nessuno che non fosse lui.
Gli affidava tutti gli incarichi piu importanti mentre le missioni che riguardavano omicidi le riservava agli altri membri. Endromis e Persus non si sporcavano mai le mani personalmente, strappavano vite solo utilizzando la parola, comandavano la morte.
Quando si trattava di missioni di arruolamento Persus si recava dal "candidato" e gli lanciava il suo solito ultimatum: La morte o il potere?. Quando parlava del potere egli si riferiva ai Thalmor. Secondo lui non esisteva altra forma di potere.
Parecchie storie interessanti erano intrise nel nome dei "Thalmor", una di queste era la storia di William. William viveva a Riften con sua madre, suo padre era un ubriacone e bandito, in città era mal visto da tutti e spesso picchiava la madre e la tradiva.
Un giorno, in stato d'ebrezza, decise di lasciare il paese e di recarsi altrove. Pochi giorni dopo egli fu ritrovato sotto il ponticello che si trovava dopo Riften, senza vita. Quando William aveva 6 anni, Riften fu attaccata dai Thalmor che la rasero al suolo e
la saccheggiarono senza alcuna pietà. Egli stava scappando tenendo la mano a sua madre, ma nel trambusto della folla impazzita, la perse di vista. Vedendola da lontano, in mezzo alle genti, William le urlò e ella iniziò a correre verso il suo caro
bambino, preoccupata per lui, ma non fece in tempo, un Thalmor la prese di mira e la infilzò violentemente con la sua spada. William era in preda alle lacrime e alla disperazione quando davanti gli si presentò un signore, era incappucciato e aveva una voce rassicurante.
«Piccolo... non preoccuparti... ti aiuterò io.» Egli lo addormentò con un colpo dietro la nuca e lo prese in braccio, portandolo via seguito dai suoi seguaci. Di lui non si ebbero più notizie. Attualmente il ragazzo aveva appena compiuto vent'anni, era un bellissimo ragazzo.
Era alto un metro e novanta, i capelli castani, mediamente lunghi con dei ciuffi che gli finivano negli occhi di un colore tra il verde e il nocciola. Aveva un viso dolce e una carnagione molto chiara, grazie all'intenso allenamento era muscoloso e fisicamente forte, la sua
arma preferita era lo spadone a due mani, raramente usava altre armi, ma adorava costruire rune e trappole di vario genere. Ormai non pensava più al suo passato, si concentrava solo sul suo allenamento e sulle sue missioni, non gli piacevano gli omicidi, le sue preferite
erano le missioni di spionaggio e raccolta di informazioni, la cosa più pacifica. Ma sta volta il capo aveva in servo per lui la missione più importante, Persus credeva in lui e lo considerava un ragazzo dotato.
Endromis si recò sull'altare delle comunicazioni, e attirò l'attenzione di tutti i membri.
«Eh ehm, silenzio. Ho una comunicazione importante da fare, dovete ascoltarmi tutti. Il piano che da tanto stavamo architettando è finalmente concluso. Sappiamo precisamente quel che dobbiamo fare e sicuramente questa volta
non falliremo. Il nostro obbiettivo, vi ricordo, è quello di sconfiggere i draghi che stanno invadendo Skyrim. E' vero, altre due fazioni hanno questo obbiettivo, i Manto della Tempesta e la Legione, ma noi abbiamo un diverso scopo, quello di ottenere il potere.
Se riusciremo a sconfiggere i draghi, l'intero regno ci sarà debitore e si chinerà al nostro cospetto considerandoci degli eroi, mentre Ulfric e Tullius verranno considerati dei codardi.
Per fare ciò però abbiamo bisogno dell'unico individuo che sia in grado di assorbire l'anima di un drago e sconfiggerlo, il Sangue di Drago. Attualmente abbiamo ricevuto informazioni su una ragazza di nome Adelle, ella vive nella città di Solitude con sua madre.
La ragazza è apparentemente innocua ma molto furba, non è al corrente di essere un Sangue di Drago, e tra tre giorni, uno di voi si recherà nel suo villaggio recitando la parte di un mercante di gioielli, e le farà vedere questo.»
Endromis prese dalla tasca della sua tunica un oggetto che metteva i brividi, un amuleto con inciso un drago.
«Questo oggetto attirerà sicuramente la sua attenzione, solo un vero Sangue di Drago può avvertire l'aura che esso emana, è come un richiamo per questi individui. Dopo averla attirata con questo amuleto, il membro scelto dovrà farla innamorare di lui,
in modo tale che ella si fidi ciecamente di lui. Poi dovrà portarla nel Santuario Del Primo Urlo, il luogo che può essere aperto solo da questo amuleto, in questo modo ella apprenderà l'urlo del potere, e noi potremmo catturarla utilizzando la sua potenza per distruggere i draghi di Skyrim.»
Endormis fece una faccia soddisfatta per il suo piano malefico. Ma ora toccava alla notizia più importante.
«La persona che sarà protagonista di questa missione è stata scelta dal Capo in persona, sulla base delle sue capacità estetiche e fisiche. Il soggetto in questione è... William.»
Tra i membri iniziò un chiacchiericcio rumoroso, tutti erano rimasti sbalorditi dalla scelta del capo, alcuni erano contenti di non essere stati scelti e altri protestavano perché pensavano di essere le persone adatte.
William invece, rimase senza parole, con gli occhi spalancati così come la bocca, quando finalmente si riprese riuscì a parlare.
«M-ma... I-io... Capo ho espressamente detto che le uniche missioni a cui desidero partecipare sono quelle di spionaggio e ricerca di informazioni, questa missione non fa per me!»
«Come osi parlare in questo modo a Persus, tu devi rispettare il suo volere senza proferire parola, sei solo uno schiavo del suo potere!»
Intervenne Endromis.
«Endromis... calmo... non c'è assolutamente nessun problema» 
Lo fermò il Capo, con la sua solita calma apparente.
«Caro giovane Will... capisco la tua reazione, ma tu sei il membro più dotato per questo tipo di missione...»
Persus si avvicinò lentamente a William e prese il suo viso con la mano.
«Un così dolce viso, questi occhi, la tua abilità, sono tutti elementi che farebbero impazzire qualsiasi giovane donna, non c'è nessuno più adatto di te, amico mio.»
William scosse la testa, scansando la mano di Persus che si voltò tornando all'altare.
«Comunque sia, non ci sono scelte, questo è ciò che ho deciso e questo piano DEVE funzionare, altrimenti posso assicurarti che questa sarà l'ultima missione che eseguirai, William, l'ultima della tua esistenza.»
William rispettava sempre il grande Persus, ma questa volta lo guardò con uno sguardo infuocato e rabbioso, ma senza altre alternative fu costretto ad accettare.
«Va bene... ho capito, eseguirò al meglio la missione, ma al termine di essa voglio essere lasciato libero, PER SEMPRE.»
A quelle parole eccheggiò nella sala un "Ohh..." generale, tutti erano rimasti meravigliati dal comportamento di William.
«Hahaha... perfetto amico mio, sapevo che potevo contare su di te, e certo, ti prometto che ti lascerò libero.» Rise rumorosamente Persus, non stava nella pelle, non vedeva l'ora di realizzare il suo piano.
«Deciso questo, potete continuare l'allenamento, tra tre giorni William partirà, gli saranno date ulteriori istruzioni sulla missione e tutto l'occorrente, ora tornate a lavoro!»
Disse Endromis con voce tuonante.
Con il capo chino William, iniziò a pensare a come comportarsi durante la sua missione e a preparare il suo zaino, tra tre giorni sarebbe partito per la missione piu importante e orribile della sua vita, ma era determinato a compierla nel modo migliore, e a
tornare finalmente un uomo libero.
 
 
 
SCUSATE PER LE MODIFICHE... NON SI RIPETERA' PIU' LA PROSSIMA VOLTA CHE PUBBLICHERO' QUALCOSA SARA' DEFINITIVA :-) HO UNITO I DUE CAPITOLI PER SPIEGARE MEGLIO!

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