Sette, il numero magico

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Annunciazione ***
Capitolo 2: *** Nausea quotidiana ***
Capitolo 3: *** Lieto evento, no? ***



Capitolo 1
*** Annunciazione ***


Sette, il numero magico


Molly era strana da qualche giorno. Era evidente che cercava di non darlo a vedere, più per i bambini che per altro, però lui se n’era accorto ugualmente. Avrebbe voluto starle più vicina, ma al Ministero regnava il caos più totale e lui era costretto a fare straordinari su straordinari. Incredibile a dirsi: il suo reparto aveva un sacco di lavoro da fare. Nessuno avrebbe mai potuto prevedere qualcosa del genere, nemmeno Cassandra in persona. Inoltre sei bambini da mantenere erano tanti, senza contare che Bill presto avrebbe cominciato a frequentare Hogwarts, con tutte le spese che ne conseguivano. Quei soldi in più non erano che un bene. Nonostante ciò lui e sua moglie dovevano parlare; cominciava a preoccuparsi. Contrariamente alle sue aspettative, Arthur Weasley finì di lavorare molto tardi anche quella sera. Probabilmente i suoi figli erano già nel mondo dei sogni mentre lui si avviava verso casa, pensò tristemente chiudendo la porta del suo ufficio.

In effetti Molly era riuscita in qualche modo (vale a dire dopo una guerra senza quartiere e senza esclusione di colpi) a mettere a letto i più piccoli e ora stava rigovernando la cucina, maldestramente aiutata da Bill e Charlie. Presa dai suoi lavori e dai suoi pensieri non si accorse del marito fino a che non sentì la voce del figlio perforarle l’orecchio sinistro.
- Ciao papà! – urlò Charlie correndo incontro all’uomo.
Bill lo salutò rimanendo al suo posto: era il più grande e ci teneva a dimostrarlo. Ormai aveva dieci anni, certe smancerie non facevano più per lui.
- Arthur, come mai così tardi?
- Lo sai Molly – replicò stancamente – c’è ancora una tale confusione in ufficio che non so quando ne verremo a capo. Dovremo andare avanti così ancora per un po’.
- Già – annuì la donna sbrigativamente tornando ai suoi lavori. – Hai fame? – aggiunse poi con tono amorevole, sentendosi in colpa per la fredda accoglienza che aveva riservato al marito.
- No, grazie tesoro. Sono stanco anche per quello. Al momento vorrei solo andare a dormire e cercare di dimenticare la voce gracchiante di Moody. Sembra che nemmeno i processi bastino a tranquillizzarlo; passa le giornate facendo avanti e indietro per i corridoi urlando: “Vigilanza costante!”.
- Malocchio Moody? L’auror?
- Sì, Bill, proprio lui. Penso che ormai dovrebbero pensionarlo. – Il signor Weasley fece una pausa per cambiare completamente discorso – Se hai finito di aiutare tua madre vai a dormire, e anche tu Charlie.
- Ma io non ho sonno! – protestò il secondogenito tentando, come faceva sempre (senza grandi successi), di muovere a compassione i genitori.
- Dai, è tardi. Hai sentito tuo padre, no? – Molly si avvicinò al bambino e gli diede un sonoro bacio come a suggellare la fine della discussione. Cercò di fare la stessa cosa con fratello maggiore, ma incontrò qualche difficoltà.
- Ma io sono grande, mamma! – il bambino pareva scandalizzato dall’affettuosità materna. Se gli avessero chiesto di affrontare un lupo mannaro a mani nude probabilmente avrebbe manifestato meno perplessità.
- Mai abbastanza per un bacio della buonanotte – rispose lei abbracciando forte il figlio che fuggì di sopra non appena sentì allentare la stretta.
I due rimasero in silenzio ascoltando i passi dei bambini per le scale, poi tutto tacque.
- Bill ha fretta di crescere. Passa le giornate a dicendomi quanto sarà meraviglioso passeggiare per i corridoi di Hogwarts, di quanto sarà bello provare la sua prima bacchetta. Sembra che la Tana non gli mancherà nemmeno un po’. – disse la donna con un pizzico di amarezza.
Arthur fece un sorriso conciliante – Sai benissimo che gli mancherà, non essere sciocca. Ora vuole sentirsi grande ed indipendente, ma vedrai che paura quando salirà su quel treno, o quando indosserà il Cappello.
- Mi ha già detto che verrà smistato a Grifondoro – confessò lei ridendo.
- Ne sarei felice.
Calò di nuovo il silenzio nella grande cucina. Molly si mordeva il labbro nervosamente, come se stesse cercando di non farsi scappare qualcosa di inopportuno. Per sciogliere l’imbarazzo che si stava creando decise di armarsi di bacchetta e con un lieve gesto fece fischiare la teiera.
- Vuoi un po’ di tè caldo? Ti aiuterà a dormire – chiese indicandola.
- Sì grazie. Anche se penso di non aver bisogno di aiuto in questo senso. – rispose lui sbadigliando.
La strega chiamò a sé due tazze e le riempì. Fece per porgerne una al marito, quando entrambi udirono dei rumori provenienti dal piano di sopra.
- Che sia…? – si chiese Molly riferendosi allo spirito che infestava la soffitta.
- No, questi devono essere i ragazzi. Vado io a controllare. – mormorò Arthur arrampicandosi pigramente su per le scale. Credeva di sapere chi era all’origine di quegli strani rumori.
Oltrepassò silenziosamente la stanza del piccolo Ron; pareva tutto tranquillo e non era certo il caso di disturbarlo. Se cominciava a piangere c’era il rischio di vedersi costretti a passare una notte insonne. Anche Percy sembrava dormire beato. Gli indiziati principali erano i gemelli, nientemeno. Alzando gli occhi al cielo aprì la camera ed entrò: i due erano svegli, vispi e impegnati a prendersi a cucinate.
- Fred, George: piantatela immediatamente! – minacciò Arthur cercando di non alzare troppo la voce.
- Ciao papà!
- Ti aspettavamo!
- Facciamo un gioco. Indovina: chi è Fred? Chi è George?
Piccola correzione: i bambini erano svegli, vispi e fastidiosamente loquaci.
- Avanti, basta.
- Devi dirlo! Magari tu sei un falso papà mascherato da papà. Solo quello vero ci riconosce. – borbottò uno dei due, improvvisamente serio.
- Fred, metti giù quel cuscino e dormi.
- Ah! – sbottò il bambino indicando il padre con fare accusatorio - Io sono George, vedi?
- Solo tu potevi sbagliare! - ghignò l’altro saltando sul letto.
- Va bene, ragazzi. Ma adesso…
- E se sono Fred? Cosa dici?
- Dico: a letto! – senza troppi complimenti Arthur strappò i cuscini dalle mani dei figli, rimettendoli a posto. Poi prese i gemelli di peso e li ficcò sotto le coperte, esasperato.
- Le coperte sono strette – si lamentò George notando il padre molto indaffarato a rimboccare il lenzuolo.
- Magari così riesci a rimanere fermo e a dormire – scherzò il mago controllando che non fossero realmente troppo strette.
- Buonanotte pà’!
- ‘Notte – salutò lui chiudendo finalmente la porta.
Sicuramente né Bill né Charlie si erano addormentati, ma erano tranquilli, perciò era il caso di non disturbarli.

Molly sorrise vedendo il marito scendere dalle scale. Arthur notò che, stranamente, non aveva toccato una goccia del suo tè.
- Erano i gemelli, al solito. Ora dovrebbero mettersi finalmente a dormire. Cos’ hai Molly? E’ da qualche giorno che ti vedo diversa.
- Diversa? – chiese lei, spiazzata.
- C’è qualcosa che devi dirmi?
- Beh – tentennò lei – in effetti sì. Solo che tu hai fatto tardi, io volevo dirtelo a cena ma poi…- ci vuole un momento adatto per dire ogni cosa; in quel caso più che in un altro. E quello non era decisamente il momento adatto. Non era meglio rimandare tutto di qualche giorno o anno? - Dimmelo, coraggio!
La strega fece un lungo sospiro – Sono incinta – disse. – Di nuovo – specificò poi, come la cosa fosse di fondamentale importanza.
Il signor Weasley sgranò gli occhi per lo stupore. Non parlò: si sedette soltanto…molto lentamente.
- Arthur?
- Quando è successo, Molly? Abbiamo fatto attenzione... – si bloccò improvvisamente guardando la moglie negli occhi. Quella certa sera non avevano fatto attenzione proprio per niente.
- Arthur? – lei lo chiamò di nuovo, preoccupata.
- Sì?
- Non è così grave – puntualizzò lei, quasi mortificata.
- Oh no, affatto. E’ solo così…
- Inaspettato, lo so – concluse la strega intuendo il pensiero dell’uomo.
Il mago ringraziò per tutti quegli straordinari; li benedì mentalmente, uno per uno. Presto ne avrebbero avuto un gran bisogno.
- Credo che avremo qualche problema con il nome – aggiunse poi Arthur soprappensiero.
- Perché?
- Ormai li abbiamo esauriti.
- Vero! - esclamò la signora Weasley, ridendo.

Di colpo l’atmosfera parve rasserenarsi. Molly non era mai stata brava né a mentire né a mantenere i segreti, senza contare poi che “la cosa” si sarebbe ovviamente palesata. Suo marito non avrebbe certo potuto ignorare un cambiamento del genere, per quanto distratto fosse. Si sentiva leggera, quasi entusiasta. Non stava accadendo nulla di nuovo, aveva provato quest’esperienza tante volte da poter dire di esserne un’ esperta e anche un po’ stanca, per la verità. Di certo le mancava il brivido della novità. Sapeva che sarebbe stata un’attesa quasi piacevole ad ogni modo, o almeno lo sperava.

Dal canto suo Arthur impiegò qualche minuto più del previsto prima di riuscire ad addormentarsi. Si lasciò cadere pesantemente sul letto e si tirò le lenzuola fin sotto al naso come consuetudine. Quella notizia l’aveva colpito come un fulmine a ciel sereno, era del tutto inaspettata. Quella novità poneva non pochi problemi, ma la sua natura ottimista gli diceva che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Non aveva altro da fare che lavorare, lavorare e lavorare. Quella notte sognò se stesso al lavoro che correva da una parte all’altra dell’ufficio ad una velocità sovrumana. Aveva avuto notti più riposanti di quella, decisamente.



Note: Ho fatto un fattaccio? Vi sembra troppo sdolcinata? Fatemelo sapere, mi farebbe molto piacere. Non preoccupatevi ad ogni modo, la storia conta pochi capitoli ed è già conclusa, non vi abbandonerò a metà strada^^
Ladyhawke

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Capitolo 2
*** Nausea quotidiana ***


Passarono i giorni e presto questi divennero settimane. Arthur aveva continuato a fare tardi per diverse sere, ma Molly aveva smesso di arrabbiarsi: sapeva che accettava incarichi e commissioni straordinarie per il bambino in arrivo, anche se questo significava essere schiavizzati da un Malfoy perfettamente reintegrato. Di tutto questo gliene era grata.
Già, Malfoy: ci aveva messo davvero poco a conquistare il suo prestigioso posto di lavoro. Il tribunale sembrava aver creduto ai suoi pigolii riguardo la storia della maledizione Imperius. Probabilmente si erano fatti lobotomizzare il cervello in massa e si sentivano pronti a credere a qualunque favola.
Smettila di pensare a certe sciocchezze,ora! Si disse mentre preparava la cena, cercando di non vomitare sentendo il profumo che usciva dal pentolone. Aveva ben altri problemi al momento. Tanto per cominciare era appena entrata nella terribile fase delle nausee. Le era difficile tentare di cucinare se nove volte su dieci l’odore del cibo le faceva venire voglia di chiudersi in bagno e passarci dentro anni. E poi, aveva conservato abbastanza vestitini? Ne aveva buttati un paio di troppo? No, certi erano davvero lisi. E, ultimo ma non meno importante, come dire ai ragazzi dell’arrivo dell’ennesimo fratellino? Ronnie era ancora così piccolo… potevano prenderla bene o molto male, a seconda dei casi. I figli sono pur sempre una benedizione!
La donna non potè che ringraziare quando sentì Ron urlare nella sua culla, perché riuscì a distrarla dai suoi pensieri per un po’.

E venne il fatidico giorno: il momento della rivelazione alla prole. La strega aspettò nuovamente la sera prima di parlare, in modo da poter usufruire dell’appoggio e dell’aiuto del marito in caso di sollevazione popolare.
- Un altro fratello? Ma ne abbiamo già uno piccolo! – sbottò Charlie appena presa la notizia. Per lui già era schifoso vedere quei pannolini vagare per la casa, ma in quantità doppia erano davvero troppo. Tutto ciò era peggio dell’arrivo della coppia di gemelli. E poi aveva già dei fratelli con cui giocare, a cosa gliene serviva un altro?
- Perché?
- Perché cosa, caro?
- Perché un altro, mamma? – insistette Fred.
Molly capì che c’erano guai in vista. Le cose stavano prendendo una brutta piega; i bambini non le sembravano per niente entusiasti, e Arthur non era di alcun aiuto. Sembrava caduto vittima di un Incantesimo Impagliatore.
- Tesoro non me l’aspettavo nemmeno io – rispose sorridendo – in fondo è una bella sorpresa.
- Si prenderà la mia stanza quando andrò via?
- Ma certo che no Bill! – lo rinfrancò il padre – nessuno toccherà la tua camera . – “Forse” aggiunse poi tra sé e sé.
- Magari questa volta nascerà una femmina.
- Lo dici sempre, ma però nasce sempre un maschio – fece notare Percy stancamente sedendosi in braccio alla madre a poggiando la testa sul suo petto.
- Già – pensò Molly soprappensiero. Se fosse nata una femmina ne sarebbe stata davvero felice; la sognava da tanto. Doveva ammettere, inoltre, che non sarebbe stata in grado di sopportare un altro uragano stile Fred e George. Non c’era nulla di male nel volersi affidare alla sorte.

L’entusiasmo per la novità finì subito, anche perché non lo si poteva definire tale. Ognuno di loro aveva vissuto l’esperienza dell’attesa di un nuovo fratello ad eccezione di Ron che, sfortunatamente, era troppo piccolo per rendersene conto.
Nessuno nominò più la cosa nei giorni successivi; nessun riferimento, domanda, curiosità: assolutamente niente. Beh no, qualcosa, o meglio qualcuno, era cambiato: Percy.
Il bambino sembrava del tutto intenzionato a non lasciar respirare la sua povera mamma (in senso metaforico, ovviamente), e il tutto per una semplice questione di gelosia. Non era stupido e sapeva bene che, in quanto figlio di mezzo, sarebbe stato presto ignorato da tutti. Bill e Charlie erano presi dalle loro lezioni e dai giochi per “bambini grandi”, Fred e George non facevano che mettere a repentaglio la loro incolumità e quella di chi gli stava intorno, senza contare i due poppanti: Ronnie e quello in arrivo. E lui?
- Mamma? Posso salire in braccio?
- Tesoro, sto facendo i compiti con i ragazzi, vai a giocare con i gemelli.
- No, non mi va. Voglio stare qui! – piagnucolò lui aggrappandosi alla sua veste come un ramo d’edera.
Sospirando sonoramente la donna sollevò il piccolo e lo fece sedere sulle sue ginocchia sotto lo sguardo scocciato dei due fratelli maggiori.
- Che piantagrane. – bisbigliò il primo
- Deve stare qui per forza? – mormorò l’altro.
- Avete detto qualcosa?
- No mamma! – mentire sfacciatamente non è così difficile, nemmeno se a farlo sono due teneri ed innocenti bambini.
- Bene allora. Charlie mi fai vedere le tue divisioni?
- Non le ho finite. – biascicò mortificato.
- Ti aspetto – rispose Molly, conciliante.
- Ma non sono capace! – pigolò lui imitando la fastidiosa voce del fratello, usata poco prima per implorare attenzioni.
La strega parve non notare questo dettaglio e si alzò pigramente lasciando Percy sulla sua sedia. Facendo il giro del tavolo raggiunse il figlio e con calma si mise a spiegargli, per la quarta volta, le divisioni; di certo non avrebbe mai avuto grandi voti in Aritmanzia.
Con attenzione Charlie approfittò di un momento di distrazione della madre, intenta a correggere la sua pergamena, per fargli la linguaccia. Bill nel frattempo borbottava come una pentola sul fuoco dicendo qualcosa di poco udibile che suonava, più o meno, come un “Sparisci, tappo!”.
- Mamma – ululò immediatamente Percy senza muoversi – mi fanno le linguacce e mi dicono “sparisci tappo”!
Per un breve momento Molly si chiese se era normale odiare i figli, a volte.
- Davvero un comportamento maturo da parte vostra. Ho già abbastanza cose a cui badare senza che voi vi mettiate a litigare! Che fastidio vi dava poi, vorrei sapere!
In quel momento Fred fece il suo ingresso, sembrava parecchio agitato.
- Mamma, George si è fatto male!
- Cosa? – chiese la donna allarmata.
- Giocavamo, è caduto.
Preoccupata agguantò la bacchetta e si precipitò su per le scale, seguita dal bambino. Gli altri tre rimasero in silenzio, a fissarsi.
- Chissà che hanno combinato…- disse Charlie.
- Fanno sempre danni. – si lamentò Percy.
- E’ vero – concordò il fratello – ma almeno non sono capricciosi come te – aggiunse lanciando sul tavolo la piuma che teneva fra le mani.
Il piccolo rimase senza parole, offeso. Forse aveva esagerato, giusto un pochino.
- Vado di sopra – annunciò Bill, stanco di sentire le stupide lamentele di quei due.

Molly arrivò di sopra in un baleno e lì trovò George, in lacrime, aggrappato allo stipite della porta della sua camera; evidentemente la stava aspettando. Sembrava tutto intero, ma gli sanguinava un labbro.
- Tesoro come hai fatto? – chiese lei piombandogli addosso come un condor e cominciando a sommergerlo di domande.
- Stavo giocando e sono caduto – continuava a ripetere il bambino, come incapace di dare altre risposte.
Esaminando la ferita la strega constatò con sollievo che si tagliava di un taglio superficiale; era stato fortunato. Per quanto ne sapeva lei suo figlio poteva essersi lanciato giù dal letto imitando l’agile mossa di un giocatore della nazionale di Quidditch. Non sarebbe stata nemmeno la prima volta.
- Che si è fatto? – chiese Bill entrando nella stanza.
- Oh, niente. – rispose la madre – Come al solito questi due non hanno alcuna cognizione, e sono riusciti a farsi male. – mormorò un semplice incantesimo di guarigione per fermare la lieve emorragia e riprese a parlare – tu non mi davi tanti problemi alla loro età.
- Io non sono mica come William – disse solennemente Fred pronunciando il nome del fratello per intero. Per lui quelle erano quasi delle ferite di guerra di cui andar fiero.
- Ed è un vero peccato – fu il laconico commento della donna. – Tutto bene caro, sei sicuro, vero?
- Tutto ok, mamma – rispose Fred in un sorriso.
- Hai bisogno di qualcosa? – domandò il primogenito.
- Sì, potresti farmi un gran favore. Cosa preferisci: impedire a questi due di autodistruggersi o spiegare le divisioni ad un recidivo?
- Rimango qui! – disse Bill prima che la madre finisse di parlare.
- Lo immaginavo – sorrise lei. – Tienili d’occhio per davvero.
- D’accordo.
Dopo la rapida salita Molly decise di prendersela comoda. Dal piano inferiore non provenivano urla, quindi Charlie e Percy erano ancora interi. O almeno lo sperava. Per la prima volta in dieci anni avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Come poteva pensare di sopravvivere a quei mostri? Li amava con tutta se stessa, ma l’avrebbero uccisa. Passava metà della giornata a fare l’arbitro dividendo i litiganti, e l’altra metà ad assicurarsi che qualcuno non si fosse fatto male. Le si prospettava davanti una gravidanza abominevole.
Arthur poteva fare l’ottimista quanto voleva, ma quella che sentiva gli strilli da una parte all’altra della casa era lei.
Il lato positivo in tutto questo era che aveva talmente tanto da fare che non poteva permettersi di far caso alle sue nausee.

Stranamente trovò i duellanti nella stessa posizione in cui li aveva lasciati. Charlie scriveva alacremente sulla sua pergamena e Percy lo osservava come un gatto in agguato.
- George?
- Sta bene, non si è fatto nulla.
- Guarda mamma! Gli gnomi in giardino. – fece notare il piccolo indicando la finestra.
- Possiamo andare a cacciarli via? Posso prenderli a calci per te? – chiese Charlie sperando di avere una pausa dall’orribile programma di studi previsto per la mattinata.
La donna ci pensò su. Non aveva voglia di perdere tempo con le lezioni, ma non poteva farsi invadere la proprietà; prima se ne liberava meglio era.
- D’accordo, ma fai attenzione.
- Vieni Percy! – urlò il bambino prendendo il fratello per mano e trascinandolo fuori.
Poco dopo sentì provenire le insopportabili urla delle creature che venivano lanciate oltre il recinto tra le risate dei figli.
- Brutti puzzoni! – urlava Percy inseguendone un paio per volta.
Quelle parole, che in casi normali l’avrebbero spinta ad infiniti rimproveri e tirate sul linguaggio scurrile, la misero di buon umore. Approfittando del momento di pausa si mise alla finestra ad osservarli. Era lo spettacolo più buffo e divertente a cui avesse mai assistito.


Note: Volevo aspettare ancora un po' prima di pubblicare il secondo capitolo, ma la tentazione di pubblicare il giorno di Halloween è stata troppo forte. D'altronde Mr Wilde raccomandava di cedere alle tentazioni, quindi mi sento a posto. Dicevo? Ah sì... la mia fissazione infentile.
Ringrazio Nonna Minerva per la sua lettura/betaggio di questa storia in tempi rapidissimi. Senza dimenticarci di Alektos che ha visto questa storia nascere.

Ringraziamenti ai recensori:
Elly: Felice di sentire che ti piacciono le storie con protagonisti Arthur e Molly. Purtroppo qui il signor Weasley non è molto presente ma avrà modo di rifarsi più avanti, lo prometto!

anna weasley: Grazie mille per i tuoi complimenti! Felice di sapere che non mi sono abbandonata troppo nella sdolcinatezza, davvero. Mi fa molto piacere leggere che i personaggi sono molto in canon!!

Nonna Minerva: E Ginny si suicidò XD. In effetti è un finale esilarante per ogni storia ad alto contenuto di minchiate. Davvero grazie per la tua opera di beta, rapida ma inesorabile!

EDVIGE86: Grazie per i complimenti. Non trovi anche tu che le piccole pesti Weasley siano adorabili durante la loro tenera infanzia? Questo capitolo dovrebbe averti fatto piacere.

Aurora: Famiglia Weasley e molto di più! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, aspetto i prossimi commenti.

Grazie anche a tutti coloro che hanno letto. Commentate pure, io non mordo quasi mai.
Ladyhawke

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Capitolo 3
*** Lieto evento, no? ***


Molly odiava dover partorire. Era una cosa che detestava, per quanto inevitabile. Odiava il S. Mungo e tutti quelli che ci lavoravano; soprattutto quella stupida assistente guaritrice che non faceva altro che fare avanti e indietro per la sua stanza. Era una sciacquetta di nemmeno vent’anni, saputella e insopportabile. La credeva una stupida? Lo sapeva anche lei che le si erano rotte le acque, era ovvio che doveva rimanere calma. Era calmissima, lei. Era tutta colpa di quella ragazzina se si agitava!
Un figlia femmina? Piuttosto la morte.
Un maschio era decisamente meglio, gestirlo era una sciocchezza e aveva sei prove viventi di questa sua teoria. Dove diavolo era finito quello stupido guaritore? D’accordo, non era al primo figlio, ma non poteva fare tutto da sola: tanto valeva starsene a casa, altrimenti.
Le contrazioni le facevano un gran male, dannazione; possibile che in dieci anni non avessero inventato niente di meglio contro il dolore? Non voleva ripetere la pessima esperienza avuta alla nascita di William.
- Come sta? – chiese Arthur, un poco ansioso.
- Oh bene, non si preoccupi. Il medimago dovrebbe arrivare a momenti – rispose la ragazza in tono altamente professionale.
Dalla stanza di udì provenire un urlo rabbioso.
- Gli consiglio di sbrigarsi, o non sarò responsabile delle sua azioni – fece notare il signor Weasley, pragmatico.
- Certo, certo – rispose la ragazza distrattamente avviandosi per i corridoi.
Il mago si sentì vagamente preso per i fondelli; decise allora di entrare per fare compagnia alla moglie. Affidò la custodia dei figli alla zia Muriel, arrivata apposta per quest’evento, con gran dispiacere di tutti. Bisognava ammettere che tornava disgraziatamente utile, quindi non si poteva far altro che tenersela buona, e approfittare della sua gentile disponibilità.
- Vai pure Arthur, te li tengo d’occhio io.
- Sei sicura? Non so per quanto potremmo averne qui.
- Ma certo, noi andiamo nella sala d’aspetto, vero ragazzi?
- Mi compri le caramelle zia Muriel? – chiese Percy educatamente.
- Anche noi! – urlarono gli altri in coro.
- Perfetto, andiamo ragazzi. – disse la donna portandosi dietro un piccola tribù dai capelli scarlatti.
Sospirando il signor Weasley entrò nella stanza dove era ricoverata la moglie. Stentava a riconoscerla, trasfigurata com’era dalla rabbia e dal nervoso.
- Tesoro?
- Che fine ha fatto quello stupido Medimago? – sbottò la donna in preda all’isteria.
- Non ne ho proprio idea cara, mi dispiace. – si avvicinò a lei prendendole la mano. Era sinceramente dispiaciuto per quel contrattempo, ma non poteva certo smuovere mari e monti.
Tra una contrazione e l’altra, va detto, sempre più frequenti, Molly dava una gran stretta alla mano del marito imprecando parole che sarebbe poco carino ripetere. Dopo pochi minuti, il mago, sconvolto per l’incredibile scurrilità della donna e per dare tregua alla povera mano che cominciava a sentire nostalgia per la circolazione sanguigna, decise di cercare questo stramaledetto individuo ritardatario.
- Senti, vado a cercarlo, non puoi andare avanti così. – e subito lasciò la stanza. Non si trattò di una lunga ricerca, perché si imbattè nel “suo” uomo pochi passi dopo nel corridoio. Arrivò con tutta calma, cosa che non fece che arrabbiare Arthur.
- Mia moglie la aspetta da un pezzo.
- Me l’hanno riferito. – commentò il Medimago, pacato. Vedendo però l’espressione del mago che gli stava davanti si sentì in dovere di aggiungere qualcosa – Ci scusi, ma siamo in carenza di personale in questo periodo, si fa quello che si può.
Senza dire niente il signor Weasley lo seguì ripercorrendo a ritroso il corridoio.
- Finalmente! – ululò la strega vedendo entrare l’uomo con il camice, l’unico tipo di persona che avrebbe accolto nella stanza senza prenderlo a calci, al momento.
- Come va? Sono il Medimago Chappel, mi occuperò di voi per le prossime ore – disse lui distrattamente premurandosi di leggere la cartella clinica che gli stava porgendo con aria ultra professionale la sua assistente.
- Non so, dipende da quanti parti ha passato lei – commentò Molly piccata.
Il medico si rivolse ad Arthur con un sorriso – Il sarcasmo è sempre un buon segno. – commentò. – Vedo che è al suo sesto parto. Ormai è lei che può fare lezione a me, signora!
- Qualcosa in contrario?
- No, anzi, l’ammiro molto. Piacciono anche a me le famiglie numerose.
- Può fare qualcosa? Lamenta continue contrazioni!
- Sì, ha perfettamente ragione signor Weasley. Annabel, per favore, portami la pozione del dottor Deuley.
- Vado subito. – rispose la ragazza sgambettando via. Molly notò che aveva un nome orripilante, tanto peggio per lei, pensò con sadica soddisfazione. In quel momento fu colpita dall’ennesima fitta. Non era giusto essere puniti per così poco.
- E’ un nuovo ritrovato, piuttosto recente, funziona che è una meraviglia. Il signor Deuley ha ricevuto il secondo ordine di Merlino per questa scoperta. – spiegò il signor Chappell con l’aria di chi sta tenendo conferenza in un ateneo.
- Eccomi – mormorò Annabel porgendo un calice alla partoriente. – Attenta è un sapore un po’ forte. – l’avvertì.
- Se mi farà effetto andrà benissimo! - Esclamò Molly.
Dopo pochi minuti, in effetti, il dolore si fece più sopportabile. C’era da aggiungere che la presenza costante di un Medimago, la sua assistente e del marito aiutavano a tranquillizzarla.
- Vuole rimanere dentro o uscire, signor Weasley? – chiese Annabel poco dopo.
- Ci siamo?
- No, potrebbe volerci del tempo, ma questa è la sua ultima possibilità di fuga. – fece notare il Medimago – se sviene non verrò a raccoglierla.
- Ci vediamo dopo, Arthur. – lo salutò la moglie sbrigativa.
La sentenza era stata emessa, il mago non potè fare altro che uscire dalla stanza abbandonando la moglie al suo destino. Avrebbe potuto mettersi alla ricerca della banda di zia Muriel, ma Molly poteva aver bisogno di lui. Si sedette su una sedia, in attesa degli eventi.

L’ultimogenito di casa Weasley si prese tutto il tempo a sua disposizione per venire al mondo, per la gioia di sua madre. Dopo sei lunghe ore di attesa inframmezzate da urla e maledizioni di ogni sorta il piccolo fagotto rosa fece il suo ingresso trionfale nel mondo.
Era una femmina.
Fatta eccezione per Ron, tutti gli altri piccoli di casa, nuovamente immobilizzati nel fantomatico corridoio ad opera della disciplina della cara zietta, non si sforzarono nel mascherare la loro delusione. Secondo i loro calcoli, se proprio doveva nascere un altro, stupido fratello, almeno che fosse maschio!
- Che strazio – mormorò Charlie, visibilmente contrariato. Un’occhiataccia da parte di Muriel, commossa per il lieto evento, lo fece desistere dal continuare.
Preso dal panico Arthur corse a vedere la piccola, per poi ricongiungersi con la moglie che non vedeva dalla mattina.
- Come stai? – disse entrando.
- Come una che ha partorito il suo settimo figlio dopo un travaglio di ore, Arthur.
- Giusto – convenne lui. – Il sarcasmo è un buon segno, lo sapevi?
- L’hai già vista? – chiese lei, sorridendo.
- Sì, è bellissima. La stanno lavando, tra poco dovrebbero riportartela. Hai pensato al nome?
- Mmm – grugnì Molly – nonostante le mie speranze ero rassegnata all’idea di avere per casa l’ennesimo maschio.
- Anche i ragazzi lo speravano.
- Non voglio un nome strampalato. Hai sentito quell’assistente? Ma che razza di nome è Annabel? Si sentono cose orrende in giro – commentò la donna, acida.
- Che ne pensi di Ginevra? – suggerì lui.
- Ginevra Molly Weasley…
- Potremmo sempre abbreviarlo con Ginny.
- Ma allora ci avevi pensato!
- Anche io speravo fosse femmina. – confessò il mago. In effetti ci aveva fantasticato sopra per mesi e mesi.
- Qualcuno vuole conoscere la mamma! – interruppe Annabel tentando di seminare un ‘orda di bambini dai capelli fulvi che assediava la porta.
- Li lasci, li lasci entrare – suggerì Arthur vedendo che nemmeno zia Muriel aveva più presa su quelle pesti.
La ragazza mise la piccola tra le braccia delle neo (si fa per dire) mamma. Sparì subito dopo mormorando un “vi lascio soli”, per la gioia della strega.
- Oh Molly è stupenda! – cinguettò Muriel cominciando a soffocare la piccola di moine e complimenti. Sembrava sopraffatta dall’emozione, come se la figlia fosse sua.
- Grazie – disse l’altra, lievemente in imbarazzo.
- Finalmente una piccola bambina! Sai, non nasceva una femmina Weasley da un sacco di tempo, vero Arthur?
- Confermo. Falla vedere ai ragazzi, si stanno spingendo un po’ troppo – mormorò l’uomo sentendo da dietro la testa di uno dei suoi figli spingere contro le sue gambe.
- Ragazzi, avvicinatevi – chiamò la signora Weasley – ho il piacere di presentarvi Ginny.



Ringraziamenti:
Eccoci alla fine di questa storia, rispondo alle vostre recensioni mentre mi riguardo il film da cui ho ispirato il mio nick, è cretino, lo so, ma non posso farci nulla XD.
Nonna Minerva: Eccoti l'ultimo, spero che ti piaccia. Grazie per il tuo betaggio
Aurora: Grazie, mi fa piacere riuscire a rendere bene la caratterizzazione, è una cosa a cui tengo parecchio^^.
Seiryu: La curiosità è sempre una virtù ;P. Grazie per aver cliccato e per aver trovato piacevole questa famiglia in divenire.
ale 146: Grazie mille. Felice di sapere che ti sia piaciuto il modo con cui ho reso i personaggi^^
EDVIGE 86: Grazie mille per la tua recensione, mi ha fatto piacere. Povero Bill, ma soprattutto povero Percy che teme di essere trascurato.
anna weasley: grazie per i tuoi complimenti, sai a me non piacciono le sdolcinatezze, quindi non mi piace essere melensa, felice di averla scampata XD.
Ronvin: Dura la vita della mamma, vero? Felice di sapere che questo capitolo ti sia piaciuto^^
lyrapotter: Certo, siamo dopo la caduta di Voldemort, e il signor Malfoy si è già salvato alla grande, mi fa ridere il pensiero delle sue testimonianze ai processi con il sottofondo delle unghie che stridono sullo specchio XD. Eppure gli hanno creduto!Mollyè tosta!
cesarina 89: tutte quelle a mi deformano la pagina XD. Comunque grazie per i complimenti.

Grazie a tutti, siamo alla fine di questa storia che mi ha divertito molto (oh sì, avere a che fare coi piccoli Weasley è stato spassoso XD). Grazie a chi ha commentato, solo letto o è passato qui per caso. Alla prossima gente!

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