Terreni

di ichigo_sakura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** Novità ***
Capitolo 3: *** Ventiquattro ore ***
Capitolo 4: *** La frase che non riesco a dirti ***
Capitolo 5: *** Toccarsi ***
Capitolo 6: *** Perfettina ***
Capitolo 7: *** Fuoristoria:L'unione fa la forza ***
Capitolo 8: *** Pizza & Tiramisù ***
Capitolo 9: *** Aspettando la separazione... ***
Capitolo 10: *** Arriva la cavalleria! ***
Capitolo 11: *** Ecco perché... Non bisogna mentire. ***
Capitolo 12: *** Fuoristoria: La sfilata ***
Capitolo 13: *** Chiarimenti ***
Capitolo 14: *** Segreti e dichiarazioni ***
Capitolo 15: *** Per gelosia? ***
Capitolo 16: *** Il Ballo ***
Capitolo 17: *** Rimaniamo noi stessi ***
Capitolo 18: *** Bad News ***
Capitolo 19: *** Divisione ***
Capitolo 20: *** Verso il nemico ***
Capitolo 21: *** La Punizione Divina ***
Capitolo 22: *** Quello che mi collega a te ***
Capitolo 23: *** Il primo capitolo della mia vita con te ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


TERRENI
 
 
Capitolo Primo:
 
-Hei, ciao tesoro…-
Furono queste le parole che sentii non appena aprii gli occhi colpita dalla flebile luce che passava
dalle finestre nel dormitorio della Golden School.
Una mano accarezzava dolcemente i miei lunghi capelli biondi, su e giù per la schiena.
-Buon giorno…- risposi io allungando i piedi sotto le coperte per stiracchiarmi un po’, ma quando iniziai a rendermi davvero conto di chi avevo davanti ebbi un fremito e sobbalzai.
-Cosa ci fai tu qui?- Urlai trovandomi di fronte un occhio ambrato circondato da un tatuaggio a forma di stella rossa.
-Ma cosa stai dicendo?- fece lui abbracciandomi e socchiudendo di nuovo gli occhi come se nulla fosse. –Non ti ricordi che ieri mi hai fatto entrare mandando a dormire Uriè da Miki e Dolce?- disse lui sbadigliando e accoccolandosi sul mio cuscino celeste.
Uriè, Miki, Dolce? Da quando in qua le chiama in modo così… insomma… amichevole? E poi, Uriè mi avrebbe mai lasciato dormire con un…
-Cazzo, siamo in ritardo! Su, su! Alzati dormigliona, dobbiamo andare in classe o il prof. Ci romperà di nuovo!-
Dobbiamo? Ci romperà? Adesso andiamo pure in classe assieme? Questo è il colmo!
-Ma che cosa ti prende oggi, si può sapere?- mi chiese lui alzandosi dal letto e in quel momento mi accorsi che era completamente a petto nudo.
-Haa!! Ma cosa fai copriti!!!- urlai coprendomi gli occhi imbarazzatissima.
-Hahaha!- rise lui dandomi la schiena per cercare la sua maglietta (vi chiederete come faccio a saperlo… ebbene si, ho sbirciato!!! Ma vi prego non lo dite a nessuno!!)
-Adesso fai pure la timida, come se non mi avessi mai visto a petto nudo!-
E quando mai ti avrei visto??????!
Poi, togliendomi gli le mani dagli occhi, lo vidi. Niente ali, niente corna. Andava a lezione da terreno? Mi guardai bene anche io e, si: ero terrena. Ma quando mi ero trasformata, e perché?
-Perché siamo in forma terrena?- chiesi io temendo la risposta, e cioè che avevamo infranto le regole… toccandoci tutta la notte.
-Cosa?- chiese lui come se non avesse davvero capito. Poi sorrise e si mise a gattonare sul letto, dove io ero ancora sdraiata, fino ad arrivarmi ad una spanna dal naso.
-Ho capito, stai farneticando perché sei ancora un po’ assonnata… giusto?- disse socchiudendo gli occhi e avvicinandosi nuovamente a me.
-Ma ora ci penso io… a svegliarti!-
Fui come ipnotizzata: improvvisamente non riuscivo più a muovermi avevo solo una gran voglia di urlare il suo nome e baciarlo con passione, e sembrava proprio che il mio desiderio stesse per essere esaudito…
-…S-s…- sussurrai timidamente non credendo ancora a quello che stava succedendo -…Sulfus…- ma forse tutta la storia tra Angel e Devil era stato solo un sogno e in realtà eravamo semplici umani che si amavano… doveva essere così!
-…Raf…-
Che strana voce… sembra quasi… no, è solo la mia immaginazione!
-Raffsszz!!-
Hum…?
-Fszzz!!!-
 
Ho, no!
 
-Umpf!!- sbadigliai
-Grazie davvero Cox! Mi hai appena rovinato la gior…nata…- conclusi realizzando che era stato davvero solo un sogno. Mi trovavo nella mia camerette ad Angie Town, e, davanti a me, lo specchio raffigurava la mia figura dotata di piccole ali angeliche azzurre, e un’aureola brillante faceva bella mostra di se poco sopra la mia chioma bionda.
-Bzzzz!!- Cox mi girava intorno continuando a ronzare.
-Si, si… lo so… scusa se me la sono presa con te… è che stavo facendo un sogno davvero bello…- dissi stropicciandomi gli occhi  mentre mi disfavo delle coperte.
-Bzzzz…Bzz?- ronzò posizionandosi sulle mie ginocchia.
-Beh… ecco, parlava… insomma…- Non volevo dire a Cox del mio sogno. Non volevo dirlo a nessuno!
-Non  me lo ricordo di cosa parlava, so solo che era molto bello!- risposi senza pensarci troppo.
Dopo qualche secondo di pentimento per aver mentito, (cosa che gli Angel non dovrebbero mai fare!) m’alzai di fretta e corsi in bagno urlando.
-Ma cosa sto facendo??? Accidenti, perdo tempo così? Cavolo oggi e il primo giorno del secondo anno di scuola!! Rischio di fare tardi!!!- ma quando mi fui finalmente chiusa in bagno e ebbi acceso l’acqua della doccia, m’accasciai sula pavimento schienata contro la porta.
Una lacrima mi rigò il volto arrivando alle labbra, era salata. Mi diede fastidio.
-Perché sto piangendo? Che stupida, ho davvero creduto che quel sogno potesse essere vero? Pff…- ridacchiai senza umorismo ne ironia.
Mi alzai in piedi e mi diedi dei colpetti sulle guance con i palmi delle mani.
-Su! Oggi è il primo giorno di scuola, devo essere in piena forma!-




Ciao a tutti, so che il primo capitolo non è nulla di chè... ma, non nel prossimo, ma in quello successivo farò realmente cominciare la storia, per ora prendetela così com'è!
Con la speranza che vi sia piaciuto, vi lascio!
Mi raccomando, recensite che voglio sapere cosa ne pensate!!!
Ciao, ciao ^^
Icchy <3

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Capitolo 2
*** Novità ***


Ebbene sì. Eccoci di nuovo qui, alla Golden School, pronte ad affrontare un nuovo anno.
Io, Uriè, Miki e Dolce, fuori dal cancello della scuola terrena, sì, faceva uno strano effetto… soprattutto perché ancora non si vedevano i Devil, il ché era strano, perché: “Dove c’è un Angel c’è sempre anche un Devil”.
Ma, sinceramente, dopo quel sogno l’ultima cosa che volevo era vedere i Devil… e… e Sulfus.
-Dai, dai! Entriamo!!- disse Dolce saltellando sul posto mentre la sua lunga chioma rosa/fucsia ondeggiava a destra e a sinistra in modo ritmico.
-Quanta fretta! Hai così tanta voglia di studiare?- chiese Miki col suo solito tono sarcastico inarcando le folte sopracciglia.
-Cosa? No, certo che no! E’ che saremo riassegnate a nuovi terreni. Non vedo l’ora di scoprire come sono!- disse lei picchiettandosi con un dito la tempia con sguardo pensieroso.
Già, terreni nuovi, mi sarebbe mancato Andrea, era un ragazzo così bravo… con la mia fortuna, pensavo, mi sarebbe capitato un teppista!
-Dai, Dolce ha ragione. È meglio che entriamo!- sorrise docilmente Uriè prendendomi per mano e alzandosi in volo verso il Sognatorio.
 
Una volta depositate le valige nelle nostre rispettive camere (e non ci volle poco, con la scusa che Dolce doveva mettere a posto magliette, scarpe, jeans, gonne, trucchi, pettini, occhiali ecc… ecc… rimasimo in camera per una bella mezz’ora piena prima di riuscire a tirarla fuori) camminammo lungo il corridoio verso la classe angelica.
Ero ancora turbata dal sogno e continuavo a pensare a delle possibili “vie d’uscita” prendendo in considerazione anche Il Sentiero Delle Metamorfosi. Certo, io e Sulfus avevamo già deciso alla Summer School che ne avremmo parlato, ma mai come ora volevo diventare terrena…
-Raf, cosa succede?- chiese Uriè accortasi del mio stato d’animo… come avevo potuto pensare di nasconderglielo? Lei era la mia migliore amica, s’accorgeva sempre di tutto.
-No, ecco… un brutto sogno…- dissi io guardandola di sfuggita.
-Lo sai che me la so cavare con i sogni: racconta!- sorrise lei cercando di infondermi un po’ d’allegria.
-Beh… nel sogno ero nella scuola… e, insomma, ero… terrena!- dissi leggermente titubante, omettendo Sulfus, mentre svoltavo l’angolo del corridoio che segnalava qualche metro dalla classe.
-Umm…- fece Uriè potandosi una mano alla nuca.
–Potrebbe dire molte cose... ma nel tuo caso, considerando le tue origini terrene, direi che simboleggia la voglia di scoprire la tua natura umana!- disse decisa, poi con sguardo indagatore si rivolse verso di me.
-C’era qualcun altro nel sogno?- chiese entrando in classe e sedendosi nel suo banco. Io mi sedetti accanto a lei.
-Ecco… c-c’era… S-Su…- cercai di dire, ma fui interrotta dall’ingresso del professor Arkan.
-Capisco che abbiate ancora voglia di vacanze, ma mettersi a chiacchierare così ancora prima dell’inizio della lezione…- sorrise il professore, ovviamente non intendeva sgridarci.
-Ci scusi!- dicemmo io e Uriè in coro.
-Bene, ora che siamo riusciti ad avere un po’ di silenzio- cominciò Arkan mentre io e Uriè ci scambiavamo sguardi complici.
-Inizierò la lezione assegnandovi i vostri nuovi terreni!-
Tra bisbigli generali e risatine il professore aprì una finestra ad ologramma con schedati diversi terreni con le rispettive foto.
-Ma prima di questo, vi voglio comunicare che gli studi quest’anno saranno portati ad un livello superiore, saranno più difficili, quindi vi dovrete impegnare molto di più se volete l’aureola radiante!- e così dicendo s’indicò l’aureola che fluttuava sopra la sua testa.
-E che seguirete i terreni in modo completamente diverso dagli anni precedenti!-
La classe ebbe un sussulto e si sentirono mormorii.
-Cosa intende precisamente prof.?- chiese Miki alzando la mano.
-Quello che intendo è…-
 
 
-COOOSAA!!?- urlai.
-Vedo che ti sei svegliato dal tuo pisolino Sulfus… molto male, eri quasi riuscito a dormire tutta la lezione!- la Temptel incrociò le braccia sul petto e cominciò a squadrarmi.
-Ma non me ne frega un cazzo! Ora, voglio sapere che cosa intendeva!- urlai di nuovo battendo le mani sul banco facendo mandare di traverso, a Gas, un boccone dell’enorme panino che stava ingurgitando.
-Non mi sembra poi così complicato, dovrete trascorrere il resto dell’anno, esclusi i week-end e le festività, da t-e-r-r-e-n-i!- scandì la prof ridacchiando.
-Ma non può privarci dei nostri poteri!!- urlò Kabalè che nel corso dell’estate era cresciuta di qualche centimetro.
-Già, ha ragione! Come faremo con le sfide, poi?- intervenne Cabiria mentre si limava le lunghissime unghie laccate di blu scuro.
-Semplicissimo, non ci saranno!-
 
 
-Niente sfide?- Chiesi alzando la mano
-Ma come faremo a decidere chi interverrà per primo?- mi feci passare una mano nei capelli nervosamente.
Si preannuncia un anno difficile… accidenti! Sono così agitata!
-Ottima domanda Raf, e la risposta è presto data: Angel e Devil interverranno contemporaneamente sul terreno affidatogli- disse il prof camminando tra le due file di banchi immacolati.
-Bene. Ed ora, se non ci sono altre domande, possiamo procedere con l’assegnazione dei terreni- disse tornando all’ologramma
-Miki!- cominciò il prof causando alla mia amica un piccolo infarto.
-S…si?- disse e poi sussurrò a Dolce: “Perché sempre io per prima?”
-Tu sarai assegnata al terreno Iacopo- Arkan le fece gesto di venire alla cattedra, Miki un po’ titubante s’alzò e le venne consegnato un piccolo Flyphone.
-All’interno di ogni Flyphone troverete qualunque informazione necessaria alla riuscita del vostro incarico- annunciò il prof. alla classe.
-Fantastico! È come quello della Summer School!- esultò Miki cominciando a curiosare.
-Il tuo avversario Devil sarà Gas- concluse mandandola al posto.
-Uriè, la tua terrena sarà Heaven.- disse consegnandole il cellulare
-Mentre la tua avversaria sarà la Devil Cabiria-
-Dolce, sei stata assegnata a Ghita e la tua avversaria è Kabalè-
Chiamò uno ad uno tutti i miei compagni, e arrivato infine a me fece una breve pausa e sospirò.
-Raf, il tuo terreno è…-
 
 
-Roberto!- disse con un sorrisetto maligno affidandomi l’Hornsphone. Guardai le caratteristiche sul telefono.
Pessimo studente, vive per l’hard rock, odia le ragazze perché le trova superficiali, bullo e ladro a tempo perso … pfft sarà un gioco da ragazzi!
-La tua avversaria Angel sarà… Raf- concluse la prof. guardandomi di sottecchi come se da un momento all’altro avrei potuto mettermi a baciare la prima Angel che mi capitava sott’occhio.
-Bene…anzi male. Da questo momento in poi avete ventiquattro ore per conoscere, studiare, osservare il vostro terreno in forma diabolica. Scaduto questo tempo recatevi in aula sfida, dove vi trasformerete in terreni e inizierete ufficialmente il vostro anno scolastico!- ghignò e poi aggiunse.
-Al peggio vi è possibile, mi auguro!-
Stavamo per uscire tutti quando fummo fermati dalla professoressa.
-Cosa vuole ancora prof.?!- chiese  uno dietro di me.
-Confido nel fatto che non seguiate le indicazioni che vi ho dato… soprattutto per quanto riguarda… studiare. Quindi vi darò qualcosa di più gradito da fare nel frattempo!-
-Cioè?- chiese Kabalè inarcando un sopracciglio e mettendosi una mano sul fianco.
-È palese che una volta diventati terreni non potrete più tornare all’incubatorio, ne tantomeno venire a lezione. Quindi io e il mio esimio collega Arkan, abbiamo provveduto a trovarvi degli alloggi a pochi isolati da qui!-
-Uaa!! Davvero?! Diabolico, vivremo da soli!!!- urlò qualcuno.
-Troverete le vostre chiavi nelle attuali stanze- sorrise.
-Beh?! Si può sapere che angelo ci fate ancora qui?!! Smammate, su! Shò, shò!- gesticolò.




Ciao a tutti!! Volevo aggiornare ieri, ma alla fine non ce l'ho fatta... sorry ^^
sono contentissima che sia piaciuto il primo capitolo, e mi auguro che questo non vi abbia in qualche maniera "deluso" (metto tra virgolette perchè non diceva nulla di chè, quindi è un po' difficile che possa deludere come capitolo)!!
Mille grazie ancora e continuate a recensire!!!
un bacio!!
Icchy <3

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Capitolo 3
*** Ventiquattro ore ***


Ventiquattro ore.
Solo ventiquattro ore e poi sarei stata terrena per il resto dell’anno, certo escluse festività e week-end, ma, in fondo, non era esattamente quello che desideravo? Trascorrere la mia vita da terrena accanto alla persona che amavo? Certo, Sulfus ancora non ero riuscita a vederlo, ma di sicuro ci saremmo incontrati…
-È enorme!!- Esclamò Dolce entrando nel suo appartamento.
Ci saremmo incontrati?!... Se continuavamo di questo passo la risposta verteva su un patetico “forse”.
-Dolce, capisco che tu voglia vedere il tuo appartamento, ma lo vorremmo fare anche noi… e poi Arkan ci ha detto di studiare i nostri terreni- dissi io, e in parte era vero, per il resto non era altro che una banale scusa… volevo vedere Sulfus.
-Ma dai Raf! Abbiamo solo ventiquattro ore da trascorrere come sempiterne, non vorrai sprecarle così!- disse lei aprendo l’ armadio e immergendoci la testa per verificarne la capienza.
-Ha, si?- intervenne Miki da dietro la mia spalla raggiungendo Dolce.
-E cosa vorresti fare da sempiterna che da terrena non puoi fare?- chiese sorridendo all’amica mentre cercava di tirarla fuori dall’armadio enorme (con tanto di luce) nella quale si era inoltrata.
-Beh…- cominciò Dolce spuntando fuori dall’armadio.
-Shopping!- rise lei ingenuamente.
-Ma se le cose non puoi neppure toccarle!- rise Miki.
-Allora mangiare gelati!-
-Mi prendi in giro???- chiese Miki inarcando un sopracciglio.
-Uffa e allora…!- ma la interruppe subito.
-Se stavi per dire shopping sappi che ti stai ripetendo!- rise dandole un piccolo colpetto sulla spalla.
-Ah… uff…- sbuffò Dolce. Mentre noi scoppiammo a ridere vedendo la sua faccia da cucciolo.
-Ci lasci andare?-
-In questo caso ok! Però ci vediamo domani!!- sorrise tornando allegra come al solito.
-Certo, ciao!!!- salutammo io e Uriè, mentre Miki rimase a far compagnia a Dolce.
-Tu cosa avevi intenzione di fare?- mi chiese lei.
-Umm… ecco, volevo andare da Roberto, il mio terreno!- vero. Di sicuro era il posto dove sarebbe stato più facile trovare Sulfus.
-Vuoi che ti accompagni?- sorrise alzandosi in volo subito seguita da me.
-No, grazie. Ci vediamo dopo, ok?- avevo bisogno di stare da sola, e poi non mi sembrava carino disturbarla.
-Ok, come preferisci, allora io andrò da Heaven… quella terrena mi sta già simpatica! Ha un nome così… angelico!- rise e si separò da me.
 
-Diabolico!!- disse Gas guardando il suo appartamento
-Ci sono TV, video games, fumetti…! È il posto perfetto per non studiare!-
Aveva ragione, ma io, per la prima volta, sentivo il bisogno di ubbidire agli ordini e di andare dal mio terreno. Lì avrei di sicuro trovato Raf. Volevo vederla, avevo bisogno di vederla! Poi, nel corso dell’anno, da terreno, avrei addirittura potuto toccarla!
-Io me ne vado!- annunciai ai ragazzi voltando le spalle.
-E dove intendi andare, si può sapere?- chiese Kabalè appoggiandosi alle mie spalle.
-Diciamo che non sono cazzi tuoi, ti basta?- dissi il più sgarbatamente mi era possibile.
-Non ci credo…! Hai ancora per la testa quella testolina bionda di una Angel?- chiese staccandosi e cercando di guardarmi in faccia. Ma appena i nostri occhi si incontrarono le risposi.
-Lei è il mio angelo. Se ti permetterai di insultarla un’altra volta, non mi farò scrupoli a carbonizzarti!- dissi mettendo in mostra un pugno circondato dalle fiamme.
Kabalè si limitò a deglutire teatralmente e a lasciarmi andare via. Forse avevo esagerato… no. Nessuno poteva insultare la mia Raf…
L’anno scorso, però, se qualcuno mi avesse fatto la stessa domanda, probabilmente avrei mentito in maniera spudorata… stavo cambiando… ma non sapevo ancora se esserne felice o meno.
Scacciai ogni pensiero dalla mente e mi alzai in volo.
 
Percorsi quasi tutto il perimetro della città per trovare la casa di Roberto. Era davvero lontana dalla Golden School e ci misi un po’ ad arrivare, ma quando fui lì rimasi senza parole.
Era una villa! Giardino gigantesco con piscina interrata e riscaldata, giochi e serra. Probabilmente solo il giardino era più grande di tutta la Mistery House!
Decisi di dare un’occhiata all’interno, pensai che dovesse essere fantastica, ma quando la vidi non riuscii a fare a meno di rimanere delusa: Certo, era stupenda, ma spoglia, vuota… priva di qualsiasi segno di vita.
-Bzzz bzzzbz!!!- la mia coccinella mi svolazzò davanti con gli occhietti che le scintillavano.
-Cosa dici Cox?! Qui non c’è nessuno, non senti che silenzio?- dissi mostrandole la casa con un gesto della mano.
-Dovremmo cercare da qualche altra parte… anche se a quest’ora non saprei proprio dove andare a par…-
-Bzzz bzzz bz bzzzz bz!!!!- (come parlo bene il linguaggio delle coccinelle nd Icchy XD)
-Okay, okay! Andiamo a vedere se di sopra c’è qualcuno! Uff…- sbuffai mentre Cox sbatteva la testa contro la mia schiena per sollecitarmi ad aumentare il passo.
Magari potrebbe essere Sulfus… forse anche lui sta cercando Roberto o… o me.
-Bzz!!- disse poi arrivati davanti ad una porta nera con un ammasso di cartelli appiccicati sopra che, in lingue diverse, ripetevano tutte lo stesso avviso: “Non rompete, non bussate, non entrate!!”
Ignorai i diversi cartelli ed entrai passando attraverso alla porta seguita dalla mia mascotte.
Ma quello che trovai al suo interno non fu esattamente quello che mi aspettavo.
La stanza era spoglia: una scrivania con dei fogli sopra, un piccolo armadio, un computer, e un letto.
Ma solo dopo m’accorsi che sopra il letto c’era disteso un ragazzo… m’avvicinai.
Sonnecchiava ascoltando musica attraverso un piccolo Ipod.
Aveva lunghi capelli castano scuro, la carnagione pallidissima, quasi pari a quella di un Devil, indossava una canotta bianca e un paio di jeans larghi e corti fino al ginocchio. Poi, guardandolo bene vidi, sulla spalla destra, un tatuaggio che assomigliava ad una stella, ma non la seppi ben definire, e sopra la scritta Believe.
Deve essere Roberto… è… è incredibilmente bello…
Realizzai osservandolo con poca discrezione. Era davvero bellissimo… quasi quanto…
-Ma che cazzo stai dicendo?- una voce interruppe i miei pensieri. Veniva dal piano di sotto.
-Qui non c’è nessuno, quante volte te lo devo dire!? Andiamocene che devo trovare…- ci fu una breve pausa e il rumore di passi diventava mano a mano più forte.
-Okay, okay… controlliamo! Ma appena abbiamo guardato ce ne andiamo che io devo cercare…-
la porta si spalancò.
-Raf…- sussurrò Sulfus incontrando il mio sguardo.
-Sulfus!- sorrisi io perdendomi nei suoi occhi color ambra, mentre sui nostri volti affiorava un sorriso… 



Ciao!! Forse è un po' tardi come orario per aggiornare... è fuori dai miei programmi... ma visto che domani non ci sarei stata ho deciso di farlo oggi! ^^
Mi auguro che vi sia piaciuta, e che, magari troviate persino il tempo di recensirla!!!
Un bacio a tutti!!
Icchy <3
P. S. Già che ci siamo, vi piacciono i disegni? fatemelo sapere!! ^^

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Capitolo 4
*** La frase che non riesco a dirti ***


-Raf…- Mossi qualche passo verso quell’angelo… quella bellezza, quei capelli lunghi e dorati, quegli occhi come lapislazzuli, quel profumo dolce. Volevo stringerla a me.
-Sulfus!- Disse lei girandosi di scatto passando a rivolgere il suo sguardo da quel terreno a me… e vidi nascere sul suo volto il sorriso più perfetto che nemmeno nei miei sogni più intimi avrei potuto sperare di vedere.
Ignorai i sibili di Basilisco, che mi consigliavano di mantenere le distanze, e m’avvicinai ancora di un passo e lei fece lo stesso.
Era ancora più bella di quanto non la ricordassi: aveva cambiato divisa, ma nonostante indossasse sempre un top corto e un paio di pantaloncini era come se fosse più bella… la sua aureola era più luminosa e le sue ali erano diventate più grandi come la sua presenza nel mio cuore.
-Io… volevo vederti…- dissi cercando di non sembrare patetico.
Troppo tardi… che stupido! Sembro un mocciosetto innamorato! Ma dov’è finito il perfido sul Sulfus? Mi odio per averlo detto per primo!
-Anche io… ti volevo vedere… avevo bisogno di vederti!!- quando pronunciò quelle parole ogni mia preoccupazione sparì, era stato così sincero il modo in cui l’aveva detto che il mio sembrava quasi una presa in giro… in fondo era lei l’angelo…
-Davvero?- chiesi stupidamente.
Lei annuii.
-Raf, ti devo dire una cosa importante!- me ne saltai fuori ad un certo punto ricordandomene.
-Dimmi, ma anche io avrei qualcosa da dirti…-
-Allora parla prima tu!- dissi cercando di toccarle il ciuffetto per metterglielo apposto, ma fui fermato da Basilisco che mi strinse il polso.
-Okay… è da quando ce ne siamo andati dalla Summer School che ti volevo dire…-
 
ZZZzzz! Zzzzzz!
 
Lo stupido telefono di quel terreno aveva cominciato a suonare, e se non fossi stato in forma sempiterna, probabilmente, l’avrei preso e buttato fuori dalla finestra assicurandomi che, per lo meno, venisse investito da un auto!
-Pronto…?- fece il terreno con la bocca impastata impedendomi di parlare con Raf.
-Cosa?? Le prove erano oggi??! Perché cazzo nessuno me lo ha detto?- fece lui mentre Raf guardava curiosa.
-Si, si… aspettatemi, arrivo subito!- fece chiudendo la chiamata, alzandosi dal letto di corsa, prendendo una chitarra elettrica appoggiata al muro assieme ad una classica e un basso.
-Dovremmo seguirlo?- chiesi sottovoce, quasi come se ci potesse sentire.
-Sarebbe meglio di si…- disse Rafgià precipitatasi a seguire il terreno.
-Che palle!- me ne uscii io con tono sprezzante.
Raf a quel punto si girò verso di me e sfoderò un sorriso a duemila watt.
-Continueremo quel discorso dopo… ora andiamo-
Bella, bella. Bellissima. Se in quel momento m’avesse chiesto di buttarmi sotto un treno in corsa da terreno probabilmente l’avrei fatto. Avrei fatto tutto per lei.
-Va bene- sbuffai come se nulla fosse mentre Basilisco mi guardava storto e sibilava qualcosa che neppure io capii.
 
Ero estremamente curiosa di due cose in particolare.
La prima era quella di sapere che tipo fosse il nostro terreno, insomma, era un tipo estremamente carino… ma non sapevo nulla di lui se non quello che veniva riportato sul Flyphone…
La seconda, e la più importante, era sapere cosa voleva dirmi Sulfus. Purtroppo sono un Angel, anche se non del tutto, ragion per la quale non mi potevo assolutamente permettere di disubbidire agli ordini del professore, quindi Sulfus doveva aspettare… anche se, ovviamente, mi dispiaceva.
-Ma dove sta andando?- chiesi vedendo che prendeva una moto da cross nera lucida dal garage.
-Beh angelo, mi sa che devi sbattere più forte quelle alucce se vuoi scoprirlo… ci sta seminando!- disse Sulfus cominciando a prendere velocità.
-Hei…- richiamò la mia attenzione lui come se gli fosse appena venuta un’idea.
-Che ne dici…? Ce la giochiamo?-
-Ma che dici?!- chiesi corrugando la fronte.
-Non c’è bisogno di sfidarci… l’hai dimenticato?- sorrisi scuotendo la testa da destra verso sinistra.
-Mica dobbiamo farlo per sfida!- sfoderò un sorriso sghembo che, me lo sentivo, mi fece diventare rossa.
-Dai angelo! Come ai vecchi tempi!!- rise lui posizionandosi come all’inizio di una corsa.
Sbuffai mascherando un sorriso.
-Sempre il solito diavolo!!- dissi spalancando le braccia e chiudendo gli occhi.
-Ma, quando ti avrò stracciato, ricordati che l’hai voluta tu questa sfida!!- risi prima di urlare la formula: “ Speed Fly!” che rendeva le mie ali più veloci.
-Vedremo!- lo sentii ridacchiare prima di seminarlo.
 
-Hahaha!!!- risi poco dopo.
-Sono arrivata prima!! Ti ho battuto!- sorrisi riprendendo fiato.
-Haa…anf… hai… hai barato!!!- disse Sulfus col fiatone cercando di appoggiarsi ad un palo come se niente fosse.
-Haha! Ho solo usato i miei poteri, non è barare!- risi dandogli le spalle per seguire Roberto.
-Dai, dai! Che se no lo perdiamo!- dissi muovendo la mano su e giù cercando di farlo muovere.
-Ma chissenefrega!!!- sbuffò mettendo giù il muso.
-Non dirmi…- lo stuzzicai.
-…Che sei già stanco?! Devo dire che come Devil lasci molto a desiderare!! Persino Gas potrebbe fare di megl…-
-SU! Cosa ci fai ancora lì perditempo! E non mi paragonare mai più a quel ciccione: come il Grande Sulfus non c’è nessuno!- disse riprendendosi completamente e cominciando a camminare con la testa alta.
-Hahahahahahaha!!!!- scoppiai a ridere senza volerlo.
Permalosetto il diavolo!
-E ora che ti prende angelo?-
-Haha… niente, dai andiamo!- dissi riprendendomi anche io e entrando in un’enorme garage tutto buio.
-Vedi qualche cosa Raf…?- mi chiese Sulfus poco più avanti di me.
-No… volevo farti la stessa domanda, credevo che i Devil vedessero meglio al buio…- dissi mettendo le mani davanti cercando di trovare un appiglio per orientarmi.
-Non credere a tutto quello che ti dicono, angelo!- lo sentii ghignare.
Certo se qui ci dovessimo toccare per sbaglio… non sarebbe una vera e propria violazione del V.E.T.O… No, no… ma cosa vado a pensare??
-Qui è così buio…- interruppe i miei pensieri Sulfus.
-Che se, per sbaglio, le nostre mani si dovessero incontrare… probabilmente non lo sapremmo nemmeno noi!- ci rise sopra, ma, forse fu una mia paranoia, però sentii un tono piuttosto malinconico nella sua affermazione.
Oh, Sulfus!
-Ma cambiando discorso… che ne dici di continuare la conversazione di prima? Tanto qui io non vedo niente! Probabilmente l’abbiamo perso…-
-Ho! Certo… cosa mi volevi dire?- chiesi.
-Io, ecco…- lo sentii girarsi verso di me (lo capii dal fatto che il tono di voce era diventato più forte e diretto)
In quel momento, una luce, abbagli il garage e ci scoprimmo in un’enorme sala prove dove partii la musica di una band composta da ragazzini di più o meno quindici anni che vedeva come chitarrista Roberto.
La cantante era una ragazza molto carina e intonata… ed io mi persi in quella musica tanto dolce quanto triste.
 

http://www.youtube.com/watch?v=5anLPw0Efmo
 
Quando finii fu come se mi risvegliassi a un coma. Erano riusciti a creare un’atmosfera fantastica.
-Uaaa! Che barba questa musica!- interruppe Sulfus.
-Non potrebbero suonare qualcosa di più rock??- chiese retoricamente agitando i pugni.
-Non hai un minimo di apertura mentale!- Certo, non era neppure il mio genere… ma non per questo non potevo apprezzarla. Fui quasi delusa da quell’affermazione.
Comunque le prove continuarono fino a sera tardi. Per la gioia del cuore di Sulfus vennero cantate anche canzoni Rock e Hard Rock. E in quei momenti più che alla musica pensavo a quanto fosse bello il suo volto sorridente. Davvero bello.
-Hu? Che c’è?- chiese quando s’accorse che lo stavo fissando. Arrossì di colpo e mi girai dall’altra parte fingendo di essere immersa nella musica.
-No, niente…- Patetica.
 
-Allora ciao ragazzi!-
-Ciao Rob, ci vediamo domani per le prove!!-
Tra una cazzata e l’altra si erano già fatte le dieci… dovevamo ritornare nelle nostre aule.
Cazzo. Non avevo ancora detto nulla a Raf. Quel terreno mi stava già sulle palle. Me l’aveva tenuta occupata tutto il tempo.
Accompagnammo il terreno fino a casa sua aspettammo che entrasse in casa sua e poi ci dirigemmo verso la Golden School per passarci l’ultima notte dell’anno scolastico.
Arrivati al corridoio che si biforcava e conduceva da una parte all’Incubatorio e l’altra al Sognatorio ci salutammo  e cominciammo camminare nelle due parti opposte.
Poi mi fermai.
-Comunque…- cominciai aspettando di non sentire più i suoi passi, cosa che non ci mise molto ad accadere.
-Quello che volevo dirti da tutto il giorno…- dissi senza girandomi, ma sperai che lei non lo fece ed in fatti rimase di spalle.
-È… Che io continuo ad amarti Raf!!- urlai.
Silenzio. Seguirono trenta secondi d’interminabile silenzio. Quello con la “s” maiuscola. Non riuscivo neppure a sentire il suo respiro.
-Anche io…- disse infine correndo via.
Mi girai e sorrisi. Passando da una risatina ad una risata forte quasi urlata. Ero felice.
Ora ne sono certo. Quest’anno sarà pieno di sorprese!
Avrei preferito non avere ragione.

 
 
 
Mi scuso IMMENAMENTE per il ritardo… avevo promesso che avrei pubblicato lunedì, ma per cause di forza maggiore, non ne ho avuto la possibilità. La connessione Wii-Fii continuava a saltare e per dei giorni sono rimasta addirittura senza. Ma grazie alla mia Sorellona sono riuscita a pubblicare oggi! Spero non me ne vogliate per questo… ma anche senza problemi la puntualità non è il mio forte ^///^
Un bacio
Icchy <3

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Capitolo 5
*** Toccarsi ***


-Hei Raf! Sveglia!- mi chiamò Uriè scuotendomi la spalla.
-No, no… voglio dorm…- farfugliai agitandole una mano davanti al naso.
-Suvvia Raf, non fare così! Dobbiamo andare in Aula Sfida, siamo già in ritardo…- disse smettendo di scuotermi, forse si era arresa… si sdraiò vicino a me a pancia in giù appoggiata sui gomiti.
-Ho, beh… fai come vuoi. Allora non ci tieni minimamente a impiegare il tuo tempo libero da terrena facendo quello che vuoi tu con chi vuoi tu…- s’interruppe un attimo mentre controllava discretamente se la stavo seguendo.
-Insomma, quello che voglio dire è che i terreni hanno molti meno divieti di noisempiterni… sia Angel che Devil…-
-Ok, ok! Andiamo!!- lei sapeva sempre quali tasti toccare, ma soprattutto sapeva come usarli a suo favore.
Mi vestii e uscimmo di corsa.
-Sai…- Mi disse Uriè mentre camminavamo a passo svelto per i corridoi.
-L’unica cosa che mi mancherà sarà Lampo, la mia mascotte…- fece accarezzando la testolina della sua lucciola.
-Umm? Che cosa intendi?- chiesi guardando la mia coccinella preoccupata.
-Ma come, non sei stata attenta, vero? Non importa, te lo spiego io: nel coso dell’anno apparte le vacanze e i week-end non ci è concesso per nessuna ragione trasformarci in sempiterni. Quindi fino a quei momenti le nostre mascotte sono tenute sotto custodia dal prof., capito?-
-Oh, mi dovrò separare da Cox?! Già sarà difficile visto che io e te, Uriè, non avremo molte occasioni di vederci… per di più senza la mia coccinella sarò completamente sola!- mi lamentai.
-No, non dire così! Non dirlo neppure per scherzo!- mi sorrise Uriè prendendomi per mano.
-Lo sai no? Noi siamo Angel’s Friend, quando avrai un problema, io, Dolce e Miki, saremo li per aiutarti… non cambierà nulla!-
-Uriè…- dissi commossa da quelle parole sincere.
-Grazie…- le sussurrai entrando in Aula Sfida. Lei si limitò a sorridermi, ma mi bastò.
Entrando in aula sfida si percepì tensione nell’aria. A sinistra, schierati in perfetto ordine, c’erano tutti gli angeli del secondo anno, comprese Dolce e Miki, che affiancammo poco dopo.
Dall’altro lato di fronte a noi si presentavano i diavoli, sparpagliati o seduti per la metà della sala. Sono una cosa condividevano le due fazioni: l’impazienza. Si, l’impazienza di iniziare un nuovo anno come terreni! Persino i Devil non vedevano l’ora di fare quello che volevano senza la supervisione di nessuno.
-Bene, ci siamo tutti. Cari Angel…- cominciò Arkan.
-…E perfidi Devil…- completò la Temptel.
-Sapete tutti il motivo per la quale siete qui, quindi senza ulteriori indugi, procedete con la trasformazione!-
Tutti eseguirono gli ordini, e in men che non si dica fummo terreni.
-Bene ragazzi! Ora avete qualche minuto per salutare tutti coloro che è nel vostro interesse salutare e poi potrete…-
-Alzare i tacchi e smammare, stupido branco di mocciosi!- fece la Temptel girandosi di spalle e uscendo, lasciando Arkan a bocca aperta.
-Beh, a questo punto dovremmo salutarci…- fece Miki guardando verso il basso.
-G-già, ci vedremo mooolto meno!! Mi mancherete una sacchissimo!- Dolce tirò su col naso, per poi finire, non so come, ad abbracciarci tutte.
-Ma no, non dovete dire così!- dissi io accarezzando la testa a forma di cuore di Dolce.
-Anche io ero pessimista prima, ma Uriè mi ha fatto capire che non c’è niente da temere!- dissi sorridendo all’amica dagli occhi viola.
 
-Bella Sulfus!!!- mi disse Gas tirandomi una pacca sulla spalla che quasi non mi spalmò a terra.
-Mmh? Che cosa c’è?!- chiesi girandomi verso di lui.
-Ma come, non sei felice? Finalmente potremo fare quello che ci pare da mattina a sera!!!- disse lui sorridendo.
-Personalmente, avrei fatto quel cazzo che volevo anche senza la scusa di essere terreno…- dissi dandomi delle arie come sempre, ma in realtà ero davvero felice. Ora che io e Raf ci eravamo dichiarati, pensavo, sarebbe stato tutto in discesa.
-Ahh… hai ragione, tu sei il peggiore della classe!!- disse facendomi una piccola riverenza come a prendermi per il culo. Poi si mise una mano al mento come se davvero fosse intenzionato a pensare.
-Certo che un po’ mi dispiace… non rivedrò la mia amata Temptel per tutto il resto della settimana fino a sabato!!!- fece una faccia così assurda che non potei fare a meno di scoppiare a ridere come uno scemo. Immediatamente seguito da Gas, Cabiria e Kabalè che erano arrivate solo qualche secondo prima.
-Allora, allora!!- cominciò Cabiria.
-L’aula sfida si sta svuotando, neh?- disse guardandosi attorno.
-Già, gli angioletti se ne sono già andati per svolgere il loro compito…- Disse Kabalè.
-…Mentre i Devil saranno andati in giro a fare bordello…- conclusi io sospirando.
-Io vado, ci si vede sabato Devil!- dissi battendo il cinque a Gas mentre salutai le altre con un cenno della mano.
Cazzo, avevo già perso Raf… non ci voleva!
 
Da terrena la prima cosa che feci fu precipitarmi nella mia stanza. Con tutto il trambusto che c’era stato il giorno prima non avevo fatto a tempo a vedere il mio appartamento. A dirla tutta ci misi anche un po’ ad arrivare, non avevo mai avuto un ottimo senso dell’orientamento e senza Cox che mi aiutava… comunque, non mi persi d’animo, e dopo un quarto d’ora buono trovai l’edificio. Mi detti della scema in tutte le lingue del mondo, perché era esattamente dietro la scuola. Depositai lo zainetto davanti alla porta mentre cercavo le chiavi nelle tasche dei jeans, ma quando lo zaino celeste andò a sbattere contro la porta dell’appartamento mi resi conto che era socchiusa…
Ebbi un sussulto ed iniziai a sentire le mani sudate mentre spingevo piano il pomello della porta.
Qualcuno si è introdotto nel mio appartamento! Ma chi può essere stato?? Oh cielo, cosa faccio?
Pensai mentre cercavo di sbirciare all’interno della camera. Riuscì a intravedere solo le pareti azzurre, ma nient’altro. Conclusi che calmarsi era la soluzione migliore, probabilmente Uriè, Miki o Dolce avevano provato a cercarla lì il giorno precedente (chi voleva poteva decidere di dare una copia della chiave del suo appartamento a un amico) e si erano dimenticate di chiudere la porta.
Entrai nella stanza e chiusi la porta alle mie spalle, dopodiché decisi di sdraiarmi sul letto fino alle otto, quando sarei dovuta entrare a scuola per iniziare la mia vita da terrena.
Socchiusi leggermente gli occhi assonnata, ma prima che potessi precipitarmi sul letto fui afferrata. In un primo momento mi spaventai e continuai a tenere chiusi gli occhi, ma quando decisi di aprirli non me ne pentii affatto.
Una lunga chioma blu mi sfiorava il volto solleticandolo, mentre due braccia forti e scoperte mi stringevano, quasi costringendomi egoisticamente a nascondere il volto nei suoi pettorali coperti solo da una leggera canotta.
-Sulfus!- dissi presa di sprovvista col fiato mozzato.
-Raf, sono venuto qui per vederti, ma tu non arrivavi…- disse lui con voce ferma affondando il naso nei miei capelli.
-Haha…- risi sarcasticamente.
-Mi ero persa…- dissi poi vergognandomi.
Mi staccai lentamente dalla sua presa, e quando riuscii a vederlo in volto sorrisi. Da quanto tempo non riuscivo a vederlo così vicino a me?
Dal torneo di luce e ombra… quando noi…
Mi ripresi in fretta lasciando spazio ai dubbi.
-Come hai fatto ad entrare?- chiesi sedendomi sull’enorme letto colorato.
-Beh, sono un Devil, non ricordi? Scassare una serratura è un gioco da bambini per uno come me!- sorrisi.
-Ok, ma non lo fare mai più!- dissi sorridendogli.
Sorrise anche lui e si sedette vicino a me. Ci fu qualche secondo di silenzio, non sapevo dove guardare… non so come, ma tutto d’un tratto mi sentivo in imbarazzo.
Quando, alla fine, mi decisi a voltare lo sguardo verso Sulfus m’accorsi che anche lui mi stava guardando, e che i suoi occhi erano l’unico posto giusto dove avrei potuto mai posare il mio sguardo.
-Sulfus io…- ma lui mi zittì appoggiando delicatamente il pollice diafano sulle mie labbra carnose e rosee.
-Shh… potremo parlare per sempre, ma sono pochi i momenti nella quale ti posso toccare così, senza paura di essere visto o spiato…- disse lui trascinando la mano dalla bocca all’orecchio facendola scorrere, poi, fino al collo e infine alla spalla.
S’avvicinò lentamente a me socchiudendo gli occhi. Pensai che volesse baciarmi.
-No, aspetta…- dissi cercando di spostarmi. Non che non volessi, ma ne ero ancora spaventata… anche se in forma terrena eravamo sempre noi… mi sembrava così strano…
ma quando il contatto sembrava ormai inevitabile fu lui stesso a cambiare direzione, poggiando le sue labbra delicate all’attaccatura dei capelli esattamente dove avevo la mia voglia a forma di campanello. Prese a baciarmi in quel punto ripetutamente, mentre io passavo le mie mani nei suoi capelli afferrandoli e qualche volta tirandoli in preda a flebili gemiti.
Sentii la bocca di Sulfus salire fino ad arrivare al lobo dell’orecchio destro, che cominciò a mordicchiare con i suoi canini aguzzi, facendo crescere ancora di più il mio piacere.
Per tutto il tempo avevo tenuto gli occhi chiusi, ma quando riuscii ad aprirli e m’accorsi che il suo volto era cosi vicino… la voglia di baciarlo venne a me. Così gli presi il volto tra le mani e lo spostai verso di me. Quando fui così vicina da riuscire a percepire il suo calore sulle mie labbra…
 
Ma ancora????!!!! Non è possibile, i cellulari mi odiano!!
Fu il mio pensiero quando il telefono di Raf prese a suonare e lei staccò la presa da me precipitandosi sul telefono.
-Avevo puntato la sveglia, dobbiamo andare!- disse alzandosi mentre si sistemava i suoi stupendi capelli dorati e scompigliati che la rendevano tanto sexy.
-Dai, Sulfus! Cosa aspetti? Dobbiamo cercare Roberto!- disse dandomi le spalle mentre io continuavo a osservarla mentre camminava su e giù per la stanza.
Poi, dopo aver preso lo zaino con assortiti quaderni e libri, s’avvicinò a me chinandosi all’altezza della mia guancia, e a velocità della luce la baciò per poi uscire lasciando socchiusa la porta aggiungendo:
-Ricordati di chiudere la porta, ti aspetto in fondo alle scale!- io mi passai la guancia con una mano m’alzai e sorrisi.
-Arrivo angelo!-

 
 
Buongiorno!!!! Non sono stata molto veloce neanche sta volta… sorry <3
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto :) Recensiteee!!
Un bacio
Icchy <3
P.S. io ho aggiunto questo disegno, ma se qualcuno volesse vedere disegnate altre scene sarò ben felice di farlo, fatemelo sapere ^^

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Capitolo 6
*** Perfettina ***


Fu quasi strano mettere piede alla Golden School sotto forma di terrena… ma ci avrei dovuto fare l’abitudine. La campanella non era ancora suonata, quindi io e Sulfus rimasimo all’esterno del cortile a chiacchierare un po’… quasi come se non fossimo mai stati rivali, come se io non fossi mai stata un Angel e lui mai un Devil.
-Quindi, come hai intenzione di fare?- mi chiese lui ad un certo punto senza lasciarmi possibilità di collegamento.
-Che cosa intendi?- chiesi in risposta.
-Che so, per presentarti alla classe, o cose simili… ma soprattutto per tenere Roberto sotto controllo…- disse lui azzardando un sorrisetto diabolico.
-Beh…- ma fui interrotta dal suono della campanella che fece mobilitare la massa informe di studenti che si era andata a formare. Io e Sulfus rimasimo fermi lì. Quando tutti, o la maggior parte, furono saliti nelle rispettive classi riuscii a intravedere, da dietro le spalle di Sulfus, qualcuno che avevo già visto da qualche parte. Roberto.
-Potrei farti la stessa domanda!- dissi io riprendendo il discorso di prima.
-Hm? Che cosa intendi dire angelo?- chiese lui dandomi un buffetto sulla fronte.
-Lo sanno tutti che prima c’è il bene e poi arriva il male, prima ci sono pace e tranquillità e poi caos e disperazione! Quindi non ho motivo di preoccuparmi: fa la tua mossa e io agirò di conseguenza- disse prendendomi per il mento e avvicinando il suo sguardo al mio. Sembrava essere tornato il vecchio Sulfus fuco di paglia.
-Quanta presunzione, da come ne parli sembra quasi che tu abbia già vinto!- sorrisi io.
-Perché, non è così?- rise lui lasciando la presa.
-Ebbene, angelo: come hai intenzione di fare?- chiese infine tornando alla domanda di partenza.
Diedi ancora un ultimo sguardo a Sulfus prima di portarlo su Roberto e viceversa.
-Lo scopriremo presto!-
M’avvicinai, a passi svelti e decisi, a Roberto seduto sulle scale della Golden School che s’accendeva proprio in quel momento una sigaretta.
-Hei, ciao…- dissi salutando con un cenno della mano mentre lui ancora teneva la testa abbassata.
-Hm?- mugugnò quando s’accorse della mia presenza.
-Chi sei?- chiese alzando, teatralmente, un sopracciglio.
-Giusto, io mi chiamo Raffaela, ma chiamami Raf. Sono nuova alla Golden School…- prima non me n’ero accorta, e neppure il giorno precedente, non avevo mai avuto l’occasione di stargli così vicino da sveglio, e quando il suo sguardo si scontrò col mio rimasi senza fiato. I suoi occhi erano eterocromici, sono degli occhi particolari che presentano una diversa pigmentazione: dei suoi quello sinistro era azzurro mentre quello destro nero.
-M… mi chiedevo, se… potevi farmi da guida!- mi ripresi dalla sorpresa e rimasi in attesa di una risposta.
-No- rispose seccamente facendo un ultimo tiro di sigaretta e buttando il resto poco più al di là dei miei piedi.
-Oh, va bene… ma se posso chiedere, perché?- dissi sistemandomi una ciocca di capelli dietro all’ orecchio.
-Uno: io non sono una guida turistica. Due: scommetto che sai più te su questa scuola che non io, anche se non ci sei mai entrata!- disse sfoggiando un’espressione completamente annoiata.
-Come puoi dirlo?- chiesi quasi offesa dal suo tono.
-Semplice, hai la faccia da… beh… perfettina. Di sicuro ti sarai andata a scaricare una mappa super-dettagliata dal sito della scuola- disse alzandosi in piedi, dandomi le spalle e cominciando a muovere dei passi verso l’edificio.
-Bye bye…- aggiunse infine.
-“Perfettina” neh?! Haha!!- Rise Sulfus quando mi raggiunse.
-Non è da perfettini procurarsi una mappa della scuola, certo, io non ne ho bisogno, ma di sicuro è una cosa da persone responsabili!-
Sulfus rise ancora.
-Certo, mi ero quasi scordato che sei un Angel!-
-Hmpf…- sbuffai teatralmente.
-Vieni, andiamo è tardi!!- dissi trascinando Sulfus per la maglietta.
-Cooosa?! Devo andare a scuola?! Oh, nonononono!!- disse lui cercando di ribellarsi.
-Invece si, visto che sono una perfettina esigo, come minimo, che tu presenzi a scuola!-
feci una breve pausa e per un po’ non ebbe da ribattere.
-Raf- cominciò.
-Si?- chiesi leggermente allerta immaginando una sua possibile ribellione.
-Anche se fai così… ti amo comunque- disse sfoggiando un sorriso abbagliante.
-Ci mancherebbe, se smettessi di amarmi per così poco, renderei la tua vita un vero… Paradiso!- scherzai io, passando la mano con cui lo trascinavo, dalla maglietta, fino a congiungendola con le sue dita. Iniziando a camminare verso la classe.
-Haha… pessima…- rise lui stringendomi a sua volta la mano.

 
 
 
 
Buongiorno a tutti! (Anzi, buona sera)
Cooomunque… cosa ve ne pare? So che è cortino, ma vi prego di perdonarmi, volevo inseriirlo, a dirla tutta, nel capitolo precedente che, però, sarebbe risultato troppo lungo… quindi compatitemi ç.ç
Annuncio già che il prossimo capitolo sarà diverso dagli altri, in quanto a parlare sarà Uriè. Sarà come un “intervallo” per mettere un po’ di suspance (anche se non c’è ^^)
Vi auguro buona serata e alla prossima ^^
Un bacione a tuttiiii!
Icchy <3
P.S. Per quanto riguarda il disegno, mi dispiace… non è il massimo. Ne avevo fatto un più bello, ma con la pioggia che c’è in questi giorni qui si è sgretolato… Pardonnez-moi
:*  

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Capitolo 7
*** Fuoristoria:L'unione fa la forza ***


Buon Giorno a tutti ^^
È piuttosto strano da parte mia… ma ho deciso di mettere il commento dell’autrice prima del capitolo questa volta perché (Per chi non avesse letto il precedente commento dell’autrice nell’altro capitolo) questo capitolo sarà narrato da Uriè… e sostanzialmente volevo prepararvi ^^
In oltre mi era stato consigliato da errewaylove4ever9 di inserire POV (più il nome del personaggio) quando si cambiava il personaggio narratore, ma come le avevo già detto mi sembrava che interrompesse lo svolgimento della storia… quindi inserirò tre asterischi (***) ogni volta che cambierò personaggio giusto per farvelo capire… so che non è la stessa cosa, ma accettatemi così ^^
E dopo avervi rotto con ‘sto mega commento passiamo alla storia, grazie per chi ha letto ^^
Icchy <3
 

Certo che la vita da terreni è complicata…! Non c’è mai un attimo di tregua. E una volta a casa non posso neppure sfogarmi come si deve con Raf… effettivamente, adesso che ci penso, non vedo Raf da un paio di giorni. Chissà come se la cava…
La sveglia suonò frenetica, anche se io ero già cosciente da un pezzo, a dirla tutta, avevo dormito davvero poco. Comunque m’alzai svogliata.
La mia terrena, Heaven, frequentava la seconda liceo nella sezione C, quindi feci il diavolo a quattro per entrare in quella sezione… purtroppo però, non fui l’unica.
-Cabiria!- dissi quasi spaventata quando me la trovai fuori dall’uscio della porta.
Ma, anche se ci aveva provato, effettivamente Cabiria non era riuscita a entrare in quella classe, considerando poi, che non poteva usare neppure il potere dell’ipnosi venne assegnata ad un’altra classe. Questo non le impediva comunque di rovinarmi le giornate… né a me, e neppure alla mia terrena.
-Non fare quella faccia capretta- disse, mostrandomi i suoi denti aguzzi e brillanti, mentre rideva.
Era vestita più darkettona che mai: portava una minigonna di pelle nera che lasciava poco all’immaginazione, la pancia piatta e diafana era scoperta e mostrava spavaldamente un tatuaggio a forma di ragno alla destra dell’ombelico. Sopra, a coprire il petto, portava un toppino bianco e largo a sua volta coperto d un gilerino di pelle nera, pure quello. Le gambe erano coperte soltanto da un paio di lunghissimi stivali dai tacchi a spillo. Al collo una collana borchiata a collare e un ciondolo a forma di croce… un po’ contraddittorio per la sua natura, non trovate?
-Sapevi che saremmo andate a scuola tutti i giorni assieme… anche se con mio immenso dispiacere, l’abbiamo deciso ieri!- riprese lei dopo una breve pausa.
-Si, hai ragione…- ammisi poggiandomi una mano sulla nuca.
-Ma a dirla tutta non ci contavo molto…- effettivamente, da quando in qua un Devil manteneva un patto stretto con un Angel? Dai, è un paradosso!
-Andiamo- conclusi infine prendendo lo zainetto color giallo.
Sarà una pessima giornata!
 
Arrivate a scuola avvistammo Heaven che, recentissimamente, avevo scoperto non essere esattamente il tipo di persona che m’aspettavo: nonostante il suo nome angelico, quella era un vero diavolo!
Fisicamente era una ragazza estremamente deliziosa: Capelli corti e arancioni raccolti in una cosa laterale con le punte leggermente scurite. Occhi giganteschi e azzurri contornati da pesante trucco nero, magra, piuttosto bassina, ma molto prosperosa. Predilige i vestiti attillati e le scarpe dai tacchi vertiginosi. In oltre porta una collana con un ciondolo sulla quale c’era incisa la lettera H.
-Bene, bene… vediamo quale azione malvagia starà architettando la nostra Hell (inferno)- disse ridacchiando sotto i baffi.
-Si chiama Heaven!- strinsi i pugni ungo i fianchi indignata.
Questa ragazza aveva un unico, grande problema: era un’accidiosa; non aveva mai voglia di fare nulla e quindi usava la sua bellezza per passare le sue fatiche a qualche altro mal capitato.
Ed era esattamente quello che stava facendo in quel momento.
-Hum, che male…- disse poggiandosi, in modo più che teatrale, una mano sulla spalla.
-Il peso di questo zaino uccide la mia povera spalla, non sono abituata a fare certi sforzi…- disse ad un ragazzo occhialuto che passava di li.
-Vuoi che te la porti io, Heaven? In fondo, siamo nella stessa classe- disse in tono gentile, il ragazzo, porgendole la mano libera.
-Oh, ma non potrei mai chiederti una cosa simi…- sospirò e si tolse li zaino dalla spalla.
-Ma visto che ti sei mostrato così gentile… credo proprio che approfitterò- disse lanciandogli lo zaino, quasi facendo cadere il povero ragazzo, già gracilino di suo.
-Ha, puoi precedermi in classe? Vorrei scambiare due paroline con i miei amici- concluse lei voltandosi mentre il ragazzo avvilito se ne andava.
-Ma non posso crederci!- dissi mettendomi le mani tra i boccoli.
-Lo ha fatto di nuovo… per poi passare del tempo con quelli lì!-
-Come siamo acidelle pecorella!-
-Cabiria insomma! Se proprio devi darmi un nomignolo così sgradevole deciditi: o capretta o pecorella!- dissi senza neppure degnarla di uno sguardo, ero troppo impegnata a rimproverare mentalmente Heaven.
-Ma non lo sai, Uriè, che variare fa bene?- chiese sarcastica.
-Che te lo chiedo a fare, poi? Scommetto che nella tua dieta il termine “variare” non ci entri molto… considerate le tue forme è plausibile che t’abbuffi soltanto di torte!- rise sonoramente.
-Ha. Ha. Ha- dissi sarcastica guardandola di sottecchi.
-Ma che spirit…- ma m’interruppi quasi subito, non appena vidi la situazione che si stava verificando davanti ai miei occhi.
-Hei Heaven, vuoi fare un tiro?- disse uno porgendole qualcosa che era tutt’altro che una sigaretta.
-Mmmh… io, ecco… di solito non fumo certe… cose- disse lei portandosi una mano davanti al petto.
Non cedere!
-Haaa, cazzo! E adesso?- disse quasi lo stesse chiedendo a se stessa.
-Hm? Che cosa c’è, Cabiria? Ti si è forse rotta un’unghia?- chiesi io con un’espressione tra il sarcastico e il preoccupato
-Le droghe, il fumo e quel genere di cose fanno male alla salute degli esseri umani, creano dipendenze e noi Devil, nonostante tutto ci preoccupiamo anche dello stato fisico dei nostri terreni…- fece una pausa e poi si passò con la lingua un canino aguzzo, come se stesse pregustando un enorme gelato.
-Ma la tentazione… è troppo forte!-
-Che cosa?!- non ci potevo credere!
Non dirmi che hai davvero intenzione di tentarla?- chiesi, ma la risposta era palese.
-Beh… diciamo di si, in fondo è proprio questo il mio compito, non trovi<’- chiese lei mettendosi una mano sul fianco.
-Si, ma non dovresti comunque farlo! La salute dei terreni viene al primo posto tra i compiti dei sempiterno, l’hai detto anche tu!- la rimproverai.
-Io non ho mai detto una cosa del gen…-
-Ragazzi…- sentimmo parlare a nostra terrena dopo una lunga pausa.
-Non saprei, ora vado in classe… al massimo c’è sempre domani!- disse avviandosi.
-Guarda che ci conto!- disse un ragazzo con i capelli cortissimi salutandola.
-S-si, ciao…!- disse lei arrossendo.
-A domani- concluse lui.
 
Oddio, oddio! E ora come faccio? Devo trovare un modo per non far fare a Heaven un gesto così avventato.
Pensai mentre sfogliavo il quaderno di algebra applicata, cercando gli appunti. Certo, Cabiria non mi avrebbe aiutata neppure a morire! Di sicuro stava già architettando un piano diabolico per tentarla.
Istintivamente alzai lo sguardo verso la porta dove, dall’altra parte del corridoio, riuscivo a intravedere l’aula di Cabiria. Poco dopo, e qui ci starebbe bene una frase del tipo: “Parli del diavolo e spuntano le corna”, apparii sulla soglia proprio lei, la quale annunciò al professore che la signorina Marie (la prof della classe di Cabiria) aveva chiesto di vedere me.
-Allora, cosa vuole la professoressa?- chiesi appena uscita dall’aula.
- Niente- rispose tranquilla allontanandosi con passi felini fino a condurmi alle scale dove si sedette.
-Come nien…?-
-Uff, Uriè! Ho mentito, è ovvio! Ero io a volerti parlare- disse sistemandosi un ciuffo di capelli.
-Ebbene, cosa c’è?-
-Arrivi subito al nocciolo, quando vuoi, vero?- fece una breve pausa e con un’espressione che sembrava quasi riluttante, proseguii il discorso.
- V-voglio… aiutarti…- balbettò come se la cosa gli costava fatica, o un dolore atroce.
-Cosa? E da quando!- chiesi scettica.
-Non rendermi le cose più difficili capretta!- disse lei in tono acido con quella sua voce stridula e acuta.
-Mpf! Ma fammi il piacere! Come faccio a sapere che non mi stai mentendo, e che, magari, all’ultimo secondo non mi sfrutterai per tentare Heaven? Dopotutto per voi diavolacci è una cosa del tutto normale tradire e mentire!- dissi credendo di averla incalzata.
-È vero- disse lei lasciando me senza parole. Lo ammetteva così?
-Ma anche noi Devil abbiamo delle restrizioni. Non hai mai sentito parlare dei patti con Satana?- al solo sentire quel nome, che lei pronunciava con tranquillità, mi gelò il sangue e un brivido convulso mi percorse tutta la schiena.
-Io non ho intenzione di stringere nessun patto con il…!-
-Ma taci! Io non ho detto che devi stringere un patto col nostro Signore, ma non solo lui è in grado di fare patti: quado un Devil stringe un accordo con chiunque, terreno o Angel, è obbligato a rispettarlo, o uno dei demoni degli inferi salirà dai più schifosi meandri dell’inferno per punirlo- le credetti, in un certo senso vidi la sincerità, e la paura nei suoi occhi, quindi le credetti.
-Non devo darti nulla in cambio? Tipo la mia anima?- Cabiria scoppiò in una risata fragorosa.
-E chi la vuole l’anima senza valore di una stupida Angel?!- rise ancora.
- No. - disse ferma, ora.
-L’unica cosa che voglio da te è che dal momento esatto nella quale Hell avrà fatto la scelta… g-g…giusta… il nostro patto sarà sciolto- disse guardandomi più seriamente che mai.
Non so per quanto tempo stetti zitta ad esaminare la proposta.
- Accetto- dissi infine.
- Beene.-
 
***
 
Per attuare il nostro piano avremmo dovuto aspettare l’intervallo. Nell’attesa marinai la lezione da brava non-studentessa.
Quando poi, da fuori l’edificio, sentii suonare la campanella mi precipitai all’interno dell’istituto nell’aula insegnanti, dove mi ero data appuntamento con la capretta, e dove, isolata da tutti, Hell passava la maggior parte dei suoi intervalli.
-Tutto pronto?- mi chiese Uriè con il solito sguardo di chi dubita di noi poveri diavoli.
-Certo, per chi mi hai presa?! Piuttosto tu, sei in grado di recitare la tua parte?- chiesi più acida che mai.
-Non ne sono sicura… fingermi tua amica potrebbe costarmi la vita!- disse sfoggiando un sorrisetto sarcastico.
E brava, l’angioletto!
-Tsk, cosa pensi che dovrei dire io? A fingermi tua amica rischio che le Basse Sere mi sospendano!-
-E che problema ci sarebbe, scusa? Non ne saresti felice?- mi chiese senza capire.
-Certo, se non ci fosse l’obbligo di frequenza!- sbuffai io.
-Shhh! Arriva. Pronta?- mi disse gesticolando in modo che mi mettessi nel posto accordato.
-Sono nata pronta!- replicai mettendomi seduta vicino al tavolo.
Quando sentimmo la porta socchiudersi iniziò la nostra recita… e la mia tortura.
-Cabiria!- Mi urlò Uriè prima che la ragazza potesse entrare. Come se non ce ne fossimo accorte.
-Cosa hai…? Ti sei fumata un’altra volta quella roba?!-
Brava a recitare… davvero, non me l’spettavo… ho! Tocca a me!
-Haaa! Ma che caazzo vuuoi?- dissi fingendomi più fatta possibile… in fondo non era difficile, sono stata drogata un sacco di volte e di roba ben peggiore dell’erba, è solo che su noi Devil ha effetti completamente diversi, meno dannosi.
-Quante volte te l’ho detto? Finirai per morire!- disse questa volta in tono più gentile… sembrava, quasi, che fosse davvero un’amica che mi rimprovera.
-Non mi rompeere! Loo so che tu… non mi vuooi beene! Neeessuno mi vuole bene!- singhiozzai mentre con la testa sghignazzavo come una scema. Ma apparte tutto, il piano stava funzionando: la ragazza si era fermata a origliare.
-Non dirlo neppure per scherzo, Cabiria!... lo sai benissimo che ti voglio un mondo di bene!- disse sedendosi nella sedia di fianco alla mia e prendendomi le mani con un po’, lo sentivo, d’esitazione.
-Secondo te perché faccio così?-
-Boooh…-
-Ma perché ci tengo a te e alla tua salute, qualsiasi problema potrai mai avere, io sono tua amica e sono qui per te. Quindi ti prego, non farti più del male!!!- disse lei quasi sull’orlo delle lacrime
E ora arriva il pezzo forte!
-Urièè!!!! Ti voglio bene, amica mia!!!- dissi buttandole le braccia al collo e stringendola forte. All’inizio provai ribrezzo, e la sensazione che da un momento all’altro mi sarebbe cascato addosso un fulmine, ma dopo, non fu così orribile.
Quando sentimmo un sussulto e la porta dell’aula chiudersi, ci staccammo.
-Beh, comunque vada… sei una brava attrice. Ti ringrazio.- mi disse sorridendomi.
-Non ci fare l’abitudine-
 
il mattino dopo arrivammo prestissimo per vedere cosa avrebbe fatto Hell.
Quando arrivò, non so come, io e Uriè ci trovammo a tenerci per mano. La sua calda contro la mia gelida.
-Hei, Heaven!- la chiamò il ragazzo.
-Allora, vuoi?- disse offrendogli una mozza.
-No. Io, non voglio far soffrire le persone che mi stanno accanto. Ma soprattutto, non voglio farmi del male!- concluse, poi, andandosene via.
-Bravissima, Heaven!- sorrise Uriè lasciando la mia mano per poi tirarmi una leggera pacca sulla schiena. Sul suo volto s’era allargato un’enorme sorriso e lo stava condividendo con me.
Forse quest’anno non sarà così pessimo… ma se si continua così non supererò lo Stage!!!!!!!

 
Ciaaooo!
Solo una parola, anche se è un capitolo a parte: Recensiteeee!!! ^^
Icchy<3

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Capitolo 8
*** Pizza & Tiramisù ***


Mi sveglio. La mia stanza è silenziosa: Uriè non mi chiama per dirmi che è il mio turno in bagno, Cox non mi rompe perché sono in ritardo, Miki non mi chiede se per colazione ci sarebbero state le frittelle con la panna e Dolce non mi descrive tutto l’ultimissimo catalogo della rivista di moda “Cose da Angelo” che si è imparata a memoria la sera prima. Tutta la ma settimana era stata piatta, mi svegliavo, andavo a scuola, facevo la strada assieme a Sulfus, tornavo a casa e andavo a dormire. Piatta.
Certo, un lato positivo c’era: il mio Sulfus. Anche un solo minuto passato con lui valeva la mancanza delle mie amiche.
Ma l’indomani sarebbe stato diverso. Il giorno dopo era sabato ciò significava riavere le mie ali, rivedere la mia Cox e riabbracciare le mie amiche, ma soprattutto significava V.E.T.O. non avrei visto Sulfus per due giorni… non dovevo sprecare il tempo che passavo con lui, le mie amiche ci sarebbero state per sempre, ma lui… lui no. Appena finito quest’anno di Stage, avrei guadagnato l’Aureola Radiante, quindi sarei tornata ad Angie Town per svolgere il mio compito da Angel al 100% e allora non ci saremmo mai più rivisti.
Comunque, mi alzo. La stanza è profumata e colorata in maniera deliziosa, rende il risveglio più facile… cerco a tentoni le pantofole celesti con i piedi, ma appena feci contatto con il suolo rabbrividii fino alle punte dei capelli biondi tutti scompigliati.
-Okay… vestiti, bagno, colazione, scuola…- elenco ancora in dormiveglia.
Fui costretta a mettere la gonna (tutti i miei pantaloni erano a lavare) di jeans, una canottiera bianca che mi era un po’ corta, e sopra una camicetta sempre di jeans chiaro sbracciata.
Preparai lo zaino di corsa e –quasi ingozzandomi con un croissant- uscii sbattendo la porta alle mie spalle.
Fuori dalla porta non trovai quello che mi sarei aspettata di trovare. Sulfus non c’era.
Lo aspettai per cinque, dieci minuti poi m’incamminai.
-Ma possibile?! Un Devil rimane sempre un Devil… non posso contare su di lui neanche cinque giorni su sette… poi, proprio oggi doveva mancare?- sbuffai farfugliando parole incomprensibili anche per me.
Nonostante l’avessi aspettato per tutto quel tempo, ero comunque in anticipo. Decisi quindi che mi sarei seduta sulle scale anti-incendio sul retro dell’edificio della scuola. Le scale dove io e Sulfus avevamo passato la maggior parte degli intervalli, a chiacchierare del più e del meno. Magari l’avrei trovato lì.
Effettivamente il posto era occupato, ma non da chi m’aspettavo io.
-Roberto!- dissi sorpresa fermandomi di fronte a lui.
-Oh, sei tu…- disse mentre ispirava profondamente dalla sigaretta e si staccava un auricolare dall’orecchio.
-Perché, aspettavi qualcuno?- dissi in tono ammiccante.
-Magari, la tua ragazza?- dissi provocandolo un po’. Non chiedetemi il perché.
-Di che cazzo t’impicci?- disse lui irritato, ma si calmò praticamente subito. Fece un altro tiro.
-No, io odio le ragazze. Mi sorprende solo il fatto che in questa settimana mi sei stata tra i piedi anche troppo-
-Beh, non è colpa mia se ti trovo ogni volta che giro l’angolo!- Verità. Ma effettivamente era comodo: potevo evitare di andarlo a cercare.
-E tu…?-
-Io cosa?- chiesi sedendomi un gradino sotto di lui.
-Aspettavi il tuo ragazzo?-
 
***

 
Non so. Non so proprio perché le feci quella domanda. La prima cosa che si capisce delle ragazze ad una certa età è che non bisogna mai farle domande su ragazzi o cose simili. Ma anche se fosse non avrei comunque capito… di lei non m’interessava niente.
-Io…- arrossì e quasi rischiai di farmi andare di traverso il fumo, ma non potei farne a meno. Le sue gote erano diventate così rosse che facevano risaltare i suoi occhi azzurri come lapislazzuli, i capelli biondi le frustavano il viso disegnando curve invisibili nell’aria.
-Cos’è, non ce l’hai?- mi sorpresi a chiedere. Questo era proprio il colmo! Oltre che mi ero pentito di averle fatto la prima domanda, senza farlo apposta, mi ero ritrovato a fargliene anche una seconda.
-Ecco, la mia situazione è complicata…-
Fantastico, un’altra ragazzina imbranata con problemi di cuore… adesso mi terrà qui a sentire le sue lagne per secoli…perché cazzo ho dovuto farle quella domanda??? Devo trovare una scusa per filarmela…
-Scusa, ma dev…- sussurrai, ed evidentemente lei non mi sentii, perché continuò la frase.
-Ma, non credo che ti interessi…- disse sistemandosi una ciocca di capelli.
-Cosa?- chiesi sgranando gli occhi in procinto di alzarmi.
-Beh… mi sembra il minimo, o davvero ti interessa?- i suoi occhi giganti brillavano nei miei. Mi fissava con una tale insistenza, senza pudore… ma al contempo sembrava docile e pura. Quando poi m’accorsi che anche io la stavo fissando di rimando, mi finsi molto concentrato a farmi girare il filtro della sigaretta tra le dita.
-Potrebbe…- feci guizzare il mio sguardo a vedere la sua reazione. Mi sorrise.
-Grazie, sei molto carino- disse. Sbuffai, non volevo sembrarle “carino” quel termine lo affibbi ad un cucciolo! Diamine, non volevo neppure starle simpatico.
Io detesto le ragazze.
-Non ti fare strane idee chérie, la mia curiosità è dovuta solamente alla costante noia- buttai il mozzicone e, ficcandomi le mani nelle tasche dei larghi jeans neri, lo spensi col piede.
-Oh, certo…- disse delusa.
-Capisco, allora facciamo che entro a scuola… ci vediamo do…-
-Hei, ti ho detto che sono annoiato, non che non voglio sentire…- dissi. L’avevo fatto ancora. Ero riuscito a interessarmi a qualcosa della quale, normalmente, non mi sarebbe fregato nulla.
-Ma io… beh, okay. Insomma… da dove comincio…?- si zittì per qualche secondo, come se stesse calibrando le parole esatte, come se avesse paura di dirmi qualcosa di troppo.
-Ecco, l’anno scorso avevo frequentato un corso, non molto lontano da qui, con la mia migliore amica…- cominciò lei un po’ titubante gesticolando con le mani, a volte.
- Principalmente c’erano due classi… e due studenti di ogni classe venivano messi a coppia per custod… volevo dire per mettere alla prova le proprie abilità in tutti i campi-
-Fammi indovinare: tu sei stata messa in coppia col tipo che ti piace?- chiesi ridendo.
-Come hai fatto ad indovinare?- chiese lei spalancando leggermente le labbra rosee.
-Boh, forse sei prevedibile…- dissi facendo spallucce.
-Ha-a- rise sarcastica e poi riprese.
-Beh, si. Hai indovinato. Comunque all’inizio ci odiavamo… insomma io e lui… noi… quello che voglio dire è che… uff…- sembrava non trovare le parole. Si portò una mano alla testa e la sfregò.
-Se non riesci a dirlo fai un paragone!- dissi io sbuffando.
-Ecco… Ha!- disse lei come se avesse avuto l’Illuminazione. Mi sarei pure aspettato di veder comparire una lampadina all’altezza della sua nuca come nei cartoni.
-Che cibi preferisci?- mi chiese all’improvviso.
-Eh? Ma che c’entra?- chiesi sfoggiando la mia migliore espressione da “questa è pazza”.
-Rispondi e basta!- ordinò ridendo leggermente alla vista, probabilmente, della mia faccia.
-…Non so, credo pizza al peperoncino piccante… e poi… vuoi il menù completo o mi fermo qui?- chiesi sarcastico continuando a non capire il motivo della domanda.
-Menù!- rispose lei seria. Rimasi basito, possibile che prendesse quella questione così seriamente.
-…Mmh, oltre la pizza, frutta di ogni genere e… tiramisù, si, senza dubbio è il dolce che preferisco- conclusi infine.
-Bene, suppongo che la pizza e il tiramisù ti piacciano allo stesso modo, giusto?-
-Te l’ho appena detto, no?-
-Si, ma mangeresti mai una pizza al peperoncino con il tiramisù… contemporaneamente?- chiese.
-No! Farebbe schifo- conclusi senza accorgermi che il suo sguardo si era intristito.
-Ecco che reazione ebbero tutti quando scoprirono il nostro amore…- disse sistemandosi i capelli, che quasi a comando, erano ricaduti a nasconderle il viso.
-Noi siamo troppo diversi… lo trovarono… contro natura, tutti cercarono in diversi modi di separarci: i nostri professori, i suoi amici… persino i miei-
-E ci sono riusciti?- mi feci sfuggire la domanda senza pensare agli effetti che avrebbe potuto avere su Raf.
-…- ebbi in risposta un lieve gemito triste e trovai opportuno trascinare la conversazione su un altro punto.
-Allora… tu sei la pizza al peperoncino?- chiesi ridendo e con piacere constatai che lei mi seguii nella risata.
-Ma cosa dici?! Potrei pensare male!!!- rise lei tirandomi uno schiaffetto sulla spalla.
Ci alzammo entrambi di scatto quando ci accorgemmo che il preside era uscito a raccattare quelli che all’alba della mezz’ora di ritardo ancora non si erano decisi ad entrare. Solo dopo ci rendemmo conto che da lì era improbabile essere visti.
-Beh, è comunque meglio andare- disse quasi avesse fatto i miei stessi ragionamenti.
Annuii.
Scesi prima io dai cinque, stretti gradini che ci separavano dall’asfalto, ma quando fu il suo turno uno dei tacchi s’incastrò nella grata e inciampò.
Sfortunatamente, addosso a me.
Finimmo a terra entrambi, picchiai la schiena, ma non mi feci male. Era il petto che mi sentivo oppresso ed infatti, quando aprii gli occhi, mi trovai il suo piccolo corpo sopra il mio col suo seno che all’altezza dei pettorali, ma, ad onore del vero, me ne accorsi solo dopo.
Quando lei si accorse di essere sopra di me fece uno scatto felino all’indietro e da quel momento in poi fu un fiume di parole intonate a scuse.
-Oddio, oddio!!! Scusami, non l’ho fatto apposta, ho… inciampato. Ti sei fatto male? Hai battuto la testa? Qualcosa di rott…?-
-Hei, tranquilla! Non sono mica fatto di vetro!- dissi rialzandomi e mettendomi a posto la maglietta.
È sicuramente il tiramisù.
-Raf!!!!- quell’urlo proveniva dal cancello d’ingresso della scuola. Quell’urlo la fece girare. Quell’urlo la fece sorridere come non l’avevo mai vista.
-Sulfus!- disse lei felice andandogli incontro con le braccia aperte, come se lo stesse per abbracciare, ma quando furono alla portata di abbraccio non si sfiorarono neppure… come se avessero paura.
non volevo rimanere lì. Ma se me ne fossi andato avrei attirato l’attenzione di Raf, che di sicuro (buona com’è), mi avrebbe presentato e forse costretto a fare due chiacchiere con loro. Così rimasi seduto lì, a guardare.
Il volto di Raf, prima raggiante, si scurì fino a quasi diventare arrabbiato.
-TU, BRUTTO STUPIDO! TI HO APETTATO UN SACCO QUESTA MATTINA!!!- urlò lei quasi fosse una cosa normale e il ragazzo, Sulfus, sembrò farsi piccolo piccolo. Poi si tirò su e le sorrise sfiorandole delicatamente i capelli, attento, come se non potesse farlo.
-Non ti arrabbiare, Angelo. Il mio ritardo…-
-Assenza- lo corresse lei con un tono ancora acido, anche se non molto.
-Il mio ritardo… dicevo, era giustificato- si frugò nelle tasche e ne estrasse una scatoletta di raso rossa che rifletteva opacamente la lieve luce del sole di settembre.
-Cosa…?- disse lei spiazzata rimanendo quasi incantata dalla scatoletta, nonostante, qualche volta, di sfuggita, guardasse gli occhi gialli di lui.
-Non avresti dovuto fare nulla del gen…-
-Shhh!!! Non rovinare il momento!- disse lui sfoggiando un sorrisetto malizioso.
Aprii la scatoletta e ne estrasse una lunga catenina d’argento con un pendaglio, che da quella distanza, sembrava a forma di serpente.
Regala un serpente ad una ragazza? A Raf, poi… la odierà di sicuro… non è il tipo da serpenti!
Tutt’ora sono sicuro che sia così, ma la sua reazione fu un’altra.
-È un serpente corallo… come Basilisco- disse in tono dolce sfiorando il ciondolo. Evidentemente lui doveva avere un serpente corallo a casa.
-Già… sai, l’ho visto e per prenderlo ho dovuto litigare con un coglione col crestone… ma alla fine ce l’ho fatta- disse.
-Ma perché proprio Basilisco?-
Lui non disse nulla fece solo un’espressione che non riuscii a decifrare, ma evidentemente Raf si.
-Non dirmi che… Tayco e Sai…- lui annuii.
Ma di che diavolo stanno parlando? Sarà un film?
-Sai, quando affrontò il Sentiero e non ce la fece, regalò a Tayco il suo ragno Glicera… per fare in modo che lui non si scordasse mai di lei- fece una breve pausa per estrarre la catenina e, dopo aver fatto scivolare i lunghi boccoli di Raf dietro al collo, gliela mise.
-Io non posso donarti Basilisco per ricordarti di me… anche perché in questo momento non ce l’ho neppure io… ma, una sua rappresentazione, per tenerci uniti nei prossimi due giorni, che ci separeranno- lui fece scorrere la mano sul petto di lei fino a raggiungere il ciondolo, lo prese tra le dita e lo baciò. Non so dire perché, ma strinsi i pugni lungo i fianchi.
-Oh, Sulfus!- disse lui prendendolo per mano e avviandosi verso la classe.
Io finalmente m’alzai, ma non entrai subito. Estrassi il mio pacchetto di Black Devil dalla cartella e ne accesi una assaporando il primo tiro come se fosse l’ultimo.
Beh, lui deve essere la pizza…
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Volevo scusarmi tantissimo per il ritardo… e probabilmente anche per il capitolo, perché non mi ha soddisfatto particolarmente… ma sta a voi giudicare!
In oltre volevo darvi delle motivazioni per il ritardo… non mi pareva giusto dire così e farla finita. Quindi la pura e sfacciata verità è che non avevo voglia di scrivere. Mi era passata completamente qualsiasi tipo d’ispirazione, ma effettivamente “il genio è uno per cento ispirazione e novantanove per cento sudore”.
Quindi è solo colpa mia… pardon ^^
Un bacione a tutti!!
Icchy <3

 

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Capitolo 9
*** Aspettando la separazione... ***


-Cazzo!- urlai gettandomi fuori dal letto con un lungo balzo felino.
9.10… l’orario stabilito per tornare sempiterni è tra mezz’ora.
-Basilisco! Perché non mi hai svegliato, cazzo!- cercai una maglietta e, trovatane una nera attillata, me la misi. Poi mi voltai verso il letto cercando con lo sguardo la lunga coda di Basilisco sul cuscino di fianco al mio dov’era solito addormentarsi.
Quando poi m’accorsi che non c’era rimasi un po’ spiazzato e sospirai.
-Già… me l’ero scordato che non c’è…-
Dopo essermi reso conto di stare per uscire in boxer e maglietta, mi precipitai a prendere un paio di bermuda neri e quando li ebbi infilati mi misi lo skateboard sotto il braccio, e senza chiudere la porta a chiave, me ne uscii.
Presi a correre, quasi ne andasse della mia vita. Non m’importava del ritardo. Un Devil deve essere in ritardo. Ma un Angel no, Raf no.
Appena avvistai le scale che mi avrebbero portato fuori dall’edificio, lanciai davanti a me lo skate, e con un leggero salto mi ritrovai al piano terra in due secondi, risparmiandomi la fatica di fare i gradini… anche se in discesa.
Fuori dal condominio mi buttai nel traffico facendo lo slalom tra le auto nella coda degli automobilisti che uscivano di città per il week-end. Fortunatamente per arrivare alla casa di Raf la strada era tutta, o quasi, in discesa.
Quando fui a pochi metri di distanza dal portone d’ingresso sfruttai una piccola rampa naturale per fare un giro a mezz’aria di trecentosessanta gradi, e quando mi ritrovai a testa in giù, afferrai lo skate al volo atterrando perfettamente sul marciapiede, con la tavola in mano, pronto a correre su per le scale.
Pregai che Raf non avesse ancora incontrato le sue amiche per andare alla Golden School. Non avrei saputo come giustificare la mia presenza nella stanza di un Angel… quell’Angel in particolare, poi.
L’appartamento di Raf era al secondo piano, e ancora prima di aprire la sua porta (aperta) avevo già gridato il suo nome.
Entrando chiusi, piano la porta alle mie spalle e aspettai una risposta. Nulla. Nel timore che non mi avesse sentito, la chiamai di nuovo, guardandomi in giro per vedere se c’era qualcuno.
Okay… le sue amichette non ci sono… ma non c’è neppure lei! Che sia già partita? No, non è possibile!
-Uriè…?- una flebile voce proveniente dalla stanzetta chiusa del bagno mi raggiunse come un coro angelico, era lei.
-Scusa, ma non ti avevo sentita! Sto facendo la doccia, arrivo subito!-
Forse col rumore dell’acqua della doccia ha scambiato la mia voce per… un attimo! Doccia? Sta facendo la doccia?!
In quel momento le fantasie più perverse mi passarono per la mente: Raf, con le goccioline d’acqua che le sfioravano la pelle nuda, tracciando linee sinuose… i capelli dorati che le aderivano perfettamente alla nuca coprendo tutta la schiena… le gambe lunghe e magre che… ( Censuraaaa!!!! Nd. Icchy <3 ^^ Hei! Brutta… Mm! Non mi puoi censurare così, alla gente piace sentire certe cose!! Nd. Sulfus è.é Taciii tu!!! Nd Icchy <3 -.-‘’’)
Forse non avrei dovuto essere lì. Avrei dovuto dirle che ero io, e che l’avrei aspettata fuori. Non lo feci. La voglia di trasgredire mi stava logorando dentro.
Mi sentii comunque leggermente in colpa… quando urlò uscendo dal bagno.
-SULFUS!!!! CHE DIAVOLO STAI FACENDO!!!???- le sue guance ancora umide si erano tinte di rosso, come il ciuffo di capelli che ora ricadeva sulla fronte e sgocciolava a intervalli regolari sul sopracciglio inarcato. Si portò in tutta fretta le braccia al petto coperto solo da un leggero reggiseno di pizzo verde acqua, anch’esso leggermente bagnato. I capelli biondi ondeggiavano schizzando acqua dappertutto. Nella mano sinistra teneva una spazzola di legno che… mi lanciò con tutta la forza che aveva.
Pensai di riuscire a schivarla, ma non mi mossi di un passo. Ero paralizzato. E quella mi beccò: prima il manico mi prese la guancia destra , che lo fece rimbalzare sino alla fronte, facendomi oscillare ed infine cadere. Avrei trovato quella scena parecchio comica… se fosse successa a qualcun altro.
-Oddio, oddio!! Sulfus, stai bene?- d’stinto le venne di correre verso di me, ma si trattenne.
Mmmh… che male…
-Sto da Dio… solo una domanda Angelo. Chi ti ha insegnato a tirare così? Un angioletto come te queste cose non le dovrebbe fare…- ma nonostante l’atteggiamento un po’ da sbruffone, alla fine della frase gemetti ancora dal dolore.
Mi lamentai steso a terra, poggiandomi la mano sulla parte colpita.
Raf corse verso il bagno e ne uscii con un asciugamano di quelli grandi arrotolato attorno al petto, che la circondava sino a metà coscia, affrancato con una mollettina.
Poi con tutta tranquillità mi raggiunse e mi guardò dall’alto in basso. Letteralmente.
-Beh, te lo sei proprio meritato! Non si entra nella camera di una ragazza così!- disse lei ancora rossa in volto.
-Ma se… sei stata tu a dirmi di entrare…!- dissi maliziosamente… per quanto mi permettesse la situazione.
-Mpf! Credevo fossi Uriè! Sei proprio un maleducato…- disse in tono acido, ma si vedeva che era preoccupata.
-Io maleducato? Ma se sei tu che ti metti a lanciare le cose a chiunque ti capiti a tiro!!- dissi io, ma appena m’alzai gemetti. Di nuovo.
-No!- esclamò lei inginocchiandosi vicino a me.
-Non ti alzare, potrebbe venirti un capogiro!- mi scostò delicatamente la mano dalla fronte sostituendola con la sua, e carezzando gentilmente il punto leso.
Macchè! Il mal di testa è già passato… ma se mi procura queste attenzioni… forse, potrei anche star male tutto il giorno…no. Tutto il giorno no, neppure mezz’ora.
Guardai l’orologio distrattamente erano le nove e venticinque…
Meno quindici minuti. Devo sfruttarli al meglio.
-Aspetta, vado a prenderti del ghiaccio- disse scattando verso la cucina.
-No!- le afferrai repentinamente una mano e la obbligai a sedersi di nuovo. Non volevo che se ne andasse.
-Non è la fronte a farmi male…- dissi lasciandola e facendo passare la mano sull’occhio fingendo di non riuscire a tenerlo aperto come si deve.
-Me sa che una scheggia del pettine mi è entrata nell’occhio…- lei soffocò una risatina.
-Ma come ti è successo? Sei proprio imbranato!- sorrise ancora. Un sorriso disarmante.
-Se non mi avessi lanciato nulla a quest’ora non sarei così…- sbuffai io, ma in fondo non ce l’avevo su con lei. Anzi, mi aveva dato un’ottima scusa per starle così vicino.
-Stai zitto! Non c’è bisogno che me lo ricordi ogni tre per due!- rimise la mano sul mio viso, appena sotto la guancia.
-Dai, fammi vedere…- mi disse in tono gentile e in quel momento cercai di immaginarmela con una divisa sexy da infermiera, ma non mi riuscii bene, ero troppo occupato a guardare la non-divisa che indossava in quel momento.
Il suo sguardo s’avvicinò al mio con una lentezza snervante, come in uno di quei sogni dove sai che deve succedere qualcosa di grandioso, ma quando stai per arrivare al punto diventa tutto più lento e poi ti svegli, senza aver mai raggiunto il tuo scopo.
Non era quello che volevo io.
 
***

 
Fu veloce. Prima che potessi arrossire, era già tutto finito. Ma ci fu.
Il contatto tra le mie labbra con le sue. Non mi resi neppure conto di come, ma ricordo che un secondo prima stavo controllando il suo occhio e un secondo dopo sento il fuoco accrescermi dentro. Le sue labbra calde e vogliose sulle mie che mi lasciano un bacio a stampo… ma che bramano altro. Comunque, dopo poco si staccano per poi tornare vicino alla cavità del mio orecchio e sussurrano.
-Ci vediamo in aula sfida Amore mio- detto questo si alza come se nulla fosse e se ne va.
Io rimasi li, ferma, seduta sul pavimento freddo coperta solo da un asciugamano bagnato, e li mi rendo conto di tutto: di quanto fosse stato imbarazzante essere mezza nuda di fronte a lui, di quanto fossi stata stupida a non accorgermi che tutta la storia della botta alla testa era una scusa, di quanto fossi stata stupida a non ricambiare il suo bacio all’istante e di non aver avuto la forza di volontà di chiedere di più.
Ma non importava.
Ora ero felice.

 
 
 
 
Buooongiorno!!!
Lo so, non ho affatto aggiornato presto… ma, se devo essere sincera, questo capitolo l’ho riscritto la bellezza di tre volte, evidentemente mi porta sfiga: la prima l’avevo praticamente finito e mia sorella mi stacca la spina perché tenevo il volume della musica troppo alto e salta tutto, la seconda andavano troppi elettrodomestici e mi salta il computer, ma per fortuna l’avevo appena iniziato… poi mi sono rotta e al terzo tentativo l’ho fatto da cani, col pensiero: “E tanto mi si cancellerà di nuovo”
Quindi perdonatemi se è un po’ così… come dire, bruttino…
Un bacione a tutti,
Icchy <3
P. S.  Per quanto riguarda il disegno… ne avevo fatto uno un po’ più a rathing rosso… ma non mi sembrava il caso XD
 
 

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Capitolo 10
*** Arriva la cavalleria! ***


-Ciaooo!!!- Dolce ci saltò addosso. Letteralmente.
-Hei, ciao Dolce! Ciao anche a te Miki!- Uriè le abbracciò entrambe. Invece a me rivolse solo un leggero sorriso. Ci eravamo già salutate a dovere poco dopo che Sulfus se n’era andato.
Già, Sulfus…
 
Quando lui uscii dalla mia stanza, io rimasi li ferma come un’ebete finché Uriè non venne a chiamarmi.
-Che cosa ci fai li seduta? E sei ancora fradicia!- mi chiese levandomi una ciocca di capelli dagli occhi.
-Ti è successo qualcosa di bello?- di certo non mi aspettavo quel genere di domanda. O, almeno, mi aspettavo qualcosa del tipo: “Ti è successo qualcosa?” oppure “perché sei stesa a terra? Ti è successo qualcosa di brutto?”
-Mm? Perché dici questo? Non sto sorridendo…- dissi io alzandomi lentamente.
-Non serve che una persona sorrida pe capire che è felice! Non hai mai sentito dire “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”?- io annuii.
- Ecco, i tuoi in questo momento stanno dicendo: “Mi è successo qualcosa di fantastico”-
 
-Ciao ragazze! Come è andata la vostra prima settimana?- chiesi tornando in me.
-Oh, male- cominciò Dolce abbassando leggermente lo sguardo.
-Kabalè mi ha stracciata ben due volte… ma la prossima volta mi rifarò!- disse lei stringendo i pugni.
-Brava, è così che si ragiona, Dolce! E tu, Miki?- rivolsi lo sguardo verso Miki e lei mi strizzò l’occhio.
-Ha! L’ho stracciato quel ciccione!- sorrise come solo lei era capace di fare, alzando un pugno e agitandolo in segno di vittoria.
-Che bel…- la campanella suonò, sovrastando le mie parole. Ne fui stupita: perché in un giorno festivo suonava la campanella?
-Mm… forse è meglio andare….- disse Uriè precedendomi.
-Si, hai ragione. Magari ha qualcosa da dirci il prof…- Miki s’incamminò seguita da Dolce e da me.
 
-Bentornate, ragazze!- il prof ci accolse con le braccia aperte, come a mandarci un abbraccio.
-Salve professor Arkan!- esclamò la classe in coro.
-Vi chiederete perché siete stati richiamati in classe. Ebbene, il primo motivo è semplice, volevo congratularmi con ognuno di voi per aver passato indenni la prima settimana, mi auguro che le prossime possano essere altrettanto produttive.- il prof fece una piccola pausa guardando Dolce come a dirle: “Non fa nulla se hai perso, ti rifarai la prossima volta”
-Il secondo, invece, riguarda per l’appunto le vostre prossime settimane. Mi sono accorto che è effettivamente rischioso che nessuno vi osservi, o che, comunque, vi aiuti in questo compito…- Arkan allungò il braccio fino a indicare la porta e continuò.
-Sono dunque orgoglioso di dare il benvenuto a una vecchia conoscenza…- dalla porta s’intravidero due grandi ali bianche con le piume iridescenti, l’aureola radiante spuntò poco dopo, accompagnata da una chioma castano chiaro che incorniciava due grandi occhi verdi.
-Gabi!- esclamò infine.
-Ciao ragazze, è un piacere rivedervi!- disse squadrandole una per una e sorridendogli.
-Raf… mi auguro che le cose vadano meglio dell’anno scorso!-disse scoccandomi un sorriso sghembo.
-Vanno benissimo, grazie- dissi distogliendo lo sguardo mentre una flebile immagine del bacio di Sulfus mi sfiorava la mente.
Il professore ci disse di andare, di riposarci, perché quel lunedì sarebbe ricominciata le settimana. Come se già non lo sapessimo.
Mentre mi dirigevo fuori, però, fui fermata da Gabi che mi sfiorò un braccio con le sue mani calde, facendomi voltare.
-Hm? Che c’è?- chiesi quasi sgarbatamente scostandomi abbastanza da fargli capire che non mi andava di essere toccata.
-Hei, hei!- disse lui come se dovesse chiedere scusa.
-L’anno scorso ci eravamo lasciati bene… ricordi?-
Io annuii distrattamente, ma, in effetti, era vero.
-Quindi, perché mi aggredisci così?- chiese sfiorandosi la nuca con la mano.
-Si… hai ragione. Scusami.- dissi guardandomi i piedi e scuotendo la testa imbarazzata.
-È che non mi è piaciuto il tono con il quale mi hai parlato prima…- alzai lo sguardo e abbozzai un sorriso, che lui ricambiò.
-Non è solo questo vero?- mi chiese poi addolcendo ancora di più lo sguardo.
-Mmm…- presi una bella boccata d’aria e annuii.
-Ebbene? Lo sai che mi puoi dire tutto, no? In fondo sono stato il tuo tutore per un certo periodo…- lo interruppi prima che potesse rigirare il coltello nella piaga.
-È proprio questo il punto. Credo che Arkan ti abbia chiamato…-
-Per aiutarvi e tenervi sotto controllo… almeno un po’- m’interruppe quasi nervoso.
-In particolare per tener d’occhio me giusto?- più che una domanda fu un’affermazione.
-Ma cosa…?-
-No, non fa nulla… posso capire…- poi alzai la testa di scatto e inarcai le sopracciglia.
-Anzi, no! Non capisco per nulla! Perché dovreste temere che mi avvicini di nuovo a Sulfus?- mi pentii subito di quell’affermazione e mi morsi un labbro. L’avevo già fatto… mi ero già avvicinata a Sulfus… in più di un’occasione.
-Ma anche se fosse, cosa temete? Siamo terreni! Anche se dovesse, per caso, succedere qualcosa… non capiterebbe nulla di male, mi sbaglio?-
Respirai profondamente dopo aver quasi urlato, e senza riprendere fiato, tutto quel fiume di parole.
-No… non ti sbagli Raf- disse lui.
-È appunto per questo che non sono stato chiamato per te- disse lui sorridendomi e passandosi una mano sulla fronte.
-Davvero?- chiesi incredula.
-Già. A dire il vero il professore non mi ha neppure chiamato- aggiunse sorridendo con leggerezza.
-Come no? Io credevo… cioè, lui ha detto…-
-Lo so cosa ha detto. Il punto è che qui mi ci sono auto-invitato io- inarcai un sopracciglio, confusa.
-Perché avresti dovuto farlo?- chiesi.
-Beh… perché mi sono ricordato quanto fu difficile il mio secondo anno di Stage, ho pensato che avreste gradito una mano…-
Ci fu una lunga pausa, che però io non interruppi, perché sembrava volesse concludere la frase, anche se, evidentemente, non sapeva come.
-E poi… beh, perché…-
 
***

 
“Mi sono molto affezionato a te”????!!! Io questo brutto bastardo lo ammazzo!!!
Ero in giro così, a cazzeggiare, e cosa trovo…anzi, chi trovo? Quel brutto pesce lesso che fa il filo alla mia Raf?? Ma che, siamo impazziti?!
-Hei, cos’hai intenzione di fare?- Kabalè, vista la situazione, mi prese per un braccio e mi tirò verso di lei. Nascosti dietro l’angolo del muro.
-Lasciami andare immediatamente! Lo faccio diventare cenere quello!!- dissi io cercando di staccarmela di dosso. Senza neppure volerlo attivai il Fire Fly e le mie mani diventarono incandescenti.
-Piantala Sulfus! Non puoi neppure sfiorarlo quello lì! È un Guardian, te lo sei scordato?-
Era vero, probabilmente uno come me non poteva neppure immaginarseli i poteri di un Guardian.
Hei… aspetta! Io ho preso a calci in culo Malachia quando era sotto il controllo di Reina… quanto potrà essere più forte?
-Haa!! Mollami Kabalè, mi hai rotto!-
-Se fai così tanto casino ci sentiranno, e ti ricordo che siamo nell’ala degli Angel!!-
-È proprio quello che voglio!!- dissi dimenandomi ancora.
-L’hai voluto tu! Double Fly!- le sue copie mi furono subito addosso e io mi trovai steso a terra. Soffocato.
-Kabflè mofdflamfi! sbfitoo!!!!!- (Traduzione: Kabalè, mollami! Subito!!!!! Nd Icchy <3) cercai di liberarmi, ma per quanto potessi essere forte contro dieci Kabalè nessuno ce l’avrebbe fatta… almeno senz’armi…
-Umm?- fecero le sue copie sincronizzate.
-Non ho capito… hai, per caso, detto che avresti fatto il bravo diavolo?- disse lei incalzandomi.
-Nfo!!- (No) urlai, per quel che mi riusciva.
-Scusa non ho capito…- disse lei facendo ancora più pressione sul mio corpo schiacciato.
-Okkfei, okkfei! Fafò il brafo diafolo!!- (Okay, okay! Farò il bravo diavolo!!)
-Beene!- belò lei. Le sue copie tornarono nell’originale e a quel punto s’alzò da me.
-Me la pagherai…- sibilai tra i denti.
-He, he! Ci conto!- rise lei passandosi una mano tra i capelli noncurante.
-Comunque…- continuò.
-Non hai sentito? Ha detto che sarebbe rimasto a fare la guardia del corpo agli Angel…-
-Si. Ho sentito.- dissi irritato. Doveva per forza ricordarmelo? Come se la cosa già non mi bruciasse.
-E con questo?- chiesi in aggiunta.
-Beh, mio caro Sulfus, questo non po’ altro che significare che sarà un terreno- sogghignò  incamminandosi verso la mensa.
-Spiegati Kabalè, dannazione!- Dissi io afferrandola per l’avanbraccio.
-È più semplice di quanto tu non possa pensare, perché, vedi, se lui è terreno… non costituisce una grave minaccia-
-Ha…- un enorme sorriso mi spunto involontariamente sul volto.
-Giusto…- mi passai la lingua su un canino come se stessi già pregustando il momento nella quale gli avrei fatto il culo.
-Così ti voglio!- Kabalè mi diede una veloce pacca sulla spalla, per poi voltarsi e dirigersi, nuovamente, verso la mensa. Io, un po’ riluttante, la seguii.
 
***

 
 
-Hum…- deglutii rumorosamente, ma sperai non se ne fosse accorto.
-G… beh, grazie. Ma io…- le parole mi sfuggivano, non sapevo cosa dirgli. Come si rispondeva a una frase come: “Mi sono molto affezionato a te” se l’altra non ricambiava? Non lo sapevo. Non lo so tuttora.
-No. Lo so che per te non è … la stessa cosa- fece una breve pausa sporgendosi leggermente col busto verso di me, come se dovesse attirare la mia attenzione.
-Non è quello che ti sto dicendo… o almeno, non è quello che pretendo di sapere da te. Però, lo sai, gli angeli non possono mentire, quindi in un modo o nell’altro avrei dovuto dirtelo… e ho preferito questo modo- sorrise. Sorrisi anch’io.
-Capisco… beh, allora ci vediamo lunedì a scuola- dissi dandogli le spalle.
-Sarò lì ad aspettarti- concluse lui prima di voltarsi dalla parte opposta e andandosene.
 
 

 
 
 
Heiiii!!!! Buon Giorno!
Come ve la passate? Io bene, lo so che non ve ne frega niente… ma va beh ^^
Comunque, cosa ne pensate di questo capitolo?? Mi raccomando, recensite!!! (Positivo o negativo… o anche neutro, lo sapete che io accetto tutto, e sono ben felice di rispondere)
Beh, non ho più nulla da dire, a parte che ultimamente sto facendo capitoli un po’ cortini… ma prendetemi così come sono, vado a periodi!!
Un bacio,
Icchy <3

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Capitolo 11
*** Ecco perché... Non bisogna mentire. ***


* Prologo del capitolo *
Eppure non avevo mai fatto nulla per indurlo a credere quello che aveva creduto. E allora perché ero lì…? O, quantomeno, perché noi eravamo lì? Beh, trovarci a scuola non era strano ma Sulfus, un Sulfus che mi sbraitava contro… beh, quello lo era eccome.
-E allora, lo ammetti?- mi strillò contro gesticolando.
-No. Che cosa dovrei ammettere?-
-Mi stai prendendo per il culo?!- urlò lui afferrandomi il polso con una violenza tale da obbligarmi a emettere un gemito di dolore.
-Smettila Sulfus! Ci sentono tutti- eravamo in classe quel lunedì, tutto procedeva nel più normale dei modi, apparte…
 
* Quel mattino *
-Uff… si torna già a scuola, è incredibile quanto il tempo passi veloce con gli amici!- cantilenò Uriè prendendo la sua borsa e mettendosela a tracolla.
-Già- convenni io, ed ero sincera… solo che volevo anche tornare a essere terrena, per continuare a fare il mio dovere di custode… e per stare con Sulfus, soprattutto.
-Oh, vieni qui!- esclamò Uriè venendomi in contro a braccia aperte, accogliendomi in un lungo e caloroso abbraccio.
-Grazie- dissi io sorridendole e stampandole un bacio sulla guancia.
-Ci vediamo in giro… forse…- continuai staccandomi e prendendo il mio zainetto celeste.
-Si, di sicuro!- annuii in lontananza mentre finiva di prepararsi.
Scesi le scale piano, accidiosa, trovandomi di colpo in strada con i rumori delle macchine che passavano a tutta velocità per le vie abitate…
Ed eccolo lì, fuori dal mio appartamento ad aspettarmi. Come sempre.
-Buon mattino… Angelo mio- disse lui venendomi incontro protendendo le braccia verso le mie e intrecciando le nostre dita. Le portò all’altezza delle sue labbra e, una alla volta, baciò tutte le nocchie con una dolcezza disarmante, ma anche con un accenno di malizia nei suoi occhi ambrati.
-Buon mattino…- dissi io arrossendo leggermente e strusciando la mia fronte contro la sua come un gattino.
-Devi prendere qualcosa?- mi chiese lui staccandosi giusto il tempo di guardarmi negli occhi.
-Mm… beh, in realtà volevo fare colazione- dissi io e, quasi a comando, il mio stomaco brontolò.
-Haha, okay. Ti accompagno su, vieni- disse lui aprendomi la porta e facendomi passare, per poi scivolare dietro di me con passo felpato, prima che la porta automatica si chiudesse.
 
-Okay…- cominciai io imbarazzata.
-Avevi detto che mi avresti accompagnata, non che mi avresti preparato tu la colazione!- seduta al tavolo osservavo la schiena di Sulfus che si muoveva. Le braccia aggiungevano, frenetiche, ingredienti alla pastella compatta e grumosa.
-Io non ho mai detto che non te l’avrei preparata, però!- esclamò lui e lo capii, anche se era girato di spalle, che stava sorridendo.
Sbuffai scherzosamente –Almeno mi puoi dire cosa stai facendo?- chiesi cercando di sbirciare.
-Hei, stai lì al tuo posto!- mi disse voltandosi e sventolandomi una mano davanti agli occhi.
-Dovrai aspettare ancora dieci minuti…-
-Mm… ok-
Infilò l’impasto in dei piccoli contenitori che poi mise in forno. Dopo dieci minuti precisi li tirò fuori e, assieme a una tazza di latte caldo, me ne offrì un paio.
-Sono muffin!- esclamai addentandone uno.
-Al cioccolato bianco e alle fragole! Sono squisiti! Ma dove hai imparato, Sulfus?- lui sorrise rubandomene un pezzetto da quello che tenevo in mano, sporgendosi a tal punto sul tavolo, e vicino a me, che i suoi capelli mi solleticarono il naso.
-Che ci vuoi fare… talento?- fece sarcastico mandando giù il boccone.
-Ma smett… Ha! Dobbiamo andare, è tardissimo!!!!- sbottai alzandomi di colpo dalla sedia facendola stridere sul pavimento. Afferrai l’ultimo muffin sulla tavola e lo misi in un sacchetto di carta, mentre con l’altra mano trascinavo Sulfus.
-Dai, Angelo! Sono stato così bravo oggi… potresti chiudere un occhio sulla mia frequenza a scuola!- disse supplichevole sfoderando due occhi dolcissimi.
-Neanche per sogno!- dissi io scuotendo la testa.
-C’ho provato-
 
-Raf!- Sulfus mi stava chiamando da in cima alle scale del secondo piano della Golden School.
-Si, cosa c’è?- chiesi sorridendogli e tendendogli la mano. Lui la prese e mi tirò a se con forza.
-Mi aspetti qui? Devo prendere una cosa...- sorrise passandomi una mano nei capelli.
-…Ma torno subito…- sussurrò poi al mio orecchio, sfiorandolo col naso.
-Mmm… non sarà un altro modo per marinare le lezioni, vero?- chiesi corrucciando la fronte.
-No, no! Tranquilla: sarò qui prima dell’inizio della lezione… o, comunque, prima che sia finita!- rise poi dandomi le spalle.
-Che stupido…- dissi a bassa voce quasi come fosse un rimprovero.
Continuai a camminare per il corridoio fino ad arrivare alla mia classe. La maggior parte degli studenti era già dentro, forse perché le giornate si facevano man mano più fredde, nonostante fosse ancora settembre, oppure, più semplicemente, perché non avevano nulla di meglio da fare.
Entrata in classe mi scontrai rumorosamente con qualcosa di caldo e morbido.
-Raf!- Gli occhi profondi di Gabi mi squadravano dalla testa ai piedi, in cerca di qualcosa che non andasse.
-stai bene?- chiese in fine.
-Hum, si. Sto bene- dissi alzando lo sguardo e massaggiandomi la testa, anche se non mi ero fatta nulla.
-Hei, aspetta! Gabi!- realizzai poi.
-Che diavolo ci fai qui? Non dovevi solo… sorvegliarci? Cosa ci fai qui a scuola… come… come, cosa sei, si può sapere?- chiesi io bisbigliando, quando notai che avevo attirato l’attenzione un po’ di tutti.
-Sono un supplente… e si, io sto sorvegliando te- disse lui aiutandomi a sistemarmi.
-Non era questo quello che mi avevi det…- dissi io accigliata e… si, arrabbiata.
-Hei, Chérie!- Una voce calda e profonda m’interruppe.
-Roberto, ciao…- sussurrai io osservando la figura tutta vestita di nero che mi si presentava davanti. I suoi occhi, uno diverso dall’altro, mi guardavano in modo differente: quello nero aveva uno sguardo indagatore, quasi gli dovessi qualcosa, mentre quello azzurro mi guardava come se fosse la prima volta che mi vedeva, con sincera curiosità. Era inquietante, perché in fondo, appartenevano allo stesso viso.
-Ciao… Conosci il nuovo prof.?- chiese senza però staccare gli occhi da quelli da Gabi.
-Io… hem, io…-
-Si, ero il professore di cattedra nella sua vecchia scuola. Mi è, però, sfuggito il tuo nome… tu sei?-
-Ro-ber-to!- disse puntandosi un dito contro e sfoggiando un sorriso sarcastico e sfacciato… voleva già cacciarsi nei guai?
-Ha, si! Quello sulla quale il vecchio professore mi ha lasciato un intero libro di annotazioni sotto il nome… mi pare di: “come tenere a bada il più asino della scuola”- a quel punto Roberto si zittì e fece scorrere il suo sguardo su di me: non appena m’accorsi di essere ancora avvinghiata a Gabi, mi staccai immediatamente e feci qualche passo indietro.
-Sta scherzando!- dissi io ridendo falsamente (penso se ne siano accorti, non sono poi un gran ché a sistemare le situazioni imbarazzanti)
-Devi sapere… che anche nella vecchia scuola faceva battute di questo genere, bisogna solo capirlo! Vero Gab… cioè, Professore?- vedendo che lui non rispondeva gli piantai un tacco a spillo nel piede facendolo gemere di dolore.
-Hm! Sì, ha ragione!- disse lui.
-Sarà… ci si vede, Raf- disse prima di voltarsi.
-Mi scusi Prof.- dissi io appena si fu un attimo allontanato, ma ancora a portata d’orecchio.
-Posso chiederle di scambiare due parole in privato con lei prima dell’inizio della lezione?-
-Certo, Raffaela. Vieni, parliamo in corridoio- disse lui poggiandomi una mano sulla spalla e spingendomi leggermente fuori.
-Ma si può sapere perché l’hai fatto?- dissi appena la porta si chiuse alle sue spalle.
-Fatto che?-
-Hai umiliato Roberto, il mio terreno, perché?- dissi mettendomi le mani tra i capelli.
-Non mi piaceva… come ti fissava…-
-E per questo ti comporti così? Lui è mia giurisdizione: come si comporta con me non ti deve interessare!- urlai. Ma me ne pentii quasi subito, non appena vidi accendersi i suoi occhi di qualcosa di molto vicino alla rabbia, ma non lo seppi definire.
-Ha, beh! Hai ragione, in effetti non è di lui che mi dovrei preoccupare, ma di quel diavolo!- urlò a sua volta.
-Quello con la quale, a quanto pare, te la stai spassando alla grande!- questa volta la sua voce era più bassa, quasi un sussurro.
-C-cosa? E chi te lo avrebbe detto questo?!- dissi io imbarazzatissima, possibile che lui sapesse quello che era successo quel sabato?
-Secondo te perché sono qui? Se non ci fosse stato il ben che minimo dubbio che voi due steste facendo… qualcosa, io non sarei venuto, ti pare?- disse lui quasi con fare… violento.
-Smettila! Tra me e Sulfus…- feci una breve pausa e presi un profondo respiro.
 
***
 

-Tra me e Sulfus… Non c’è proprio niente! In questa settimana non è successo nulla, n-non credo neppure più… di amarlo!-
Ero appena tornato. Stavo salendo le scale, svogliato come sempre, ma sentire quelle parole mi mise una rabbia addosso che avrei potuto… beh, non lo so. Ma ero incazzato nero.
-Ma fammi il piacere!- disse quell’insulsa sottospecie di angelo dagli occhi verdi.
-No. Devi credermi, e adesso, se non ti dispia…-
-Si, mi dispiace!- la interruppe lui. Io rimasi lì, fermo ad ascoltare. Non era da me, eppure non volevo intervenire, volevo sentire quello che dicevano, così da avere più scuse per spaccargli il culo.
-Non credo a una sola parola di quello che hai detto: voi due vi amate ancora, e state continuamente infrangendo il V.E.T.O!-
-Ha! Non c’entra nulla il V.E.T.O! Noi siamo terreni, ora. E poi ti ho già detto che non lo amo più!- disse lei ad alta voce, ma poi si calmò. Fece un profondo respiro e cominciò a sussurrare, dovetti sforzarmi molto per capire quello che diceva.
-Probabilmente… la vicinanza, ci ha… anzi, mi ha fatto capire che non è la persona adatta a me. È soltanto unostupido Devil. Appena prenderò l’Aureola Radiante e supererò lo Stage, sarà tutto finito, non dovrò più vederlo. Mi dimenticherò subito di lui. Quindi non temere, andrà tutto bene, ma tu non devi più proferire parola a riguardo, né tantomeno starmi così appiccicato: so gestire la situazione-
-Mmm…- fece lui indeciso.
-Mi fido-
 
***

 
Okay, ero riuscita a cavarmela piuttosto facilmente…  se non fosse stato per il fatto di mentire, mentire era difficile. Lo odio.
-Uff…- sbuffai teatralmente ritornando in classe. Erano le otto e un quarto. Ma dov’era finito Sulfus?
Clap, clap
Da lontano mi giunse un leggero applauso. All’inizio non pensai che fosse rivolto a me e non ci badai, ma quando fu arrivato praticamente al mio orecchio, alzai lo sguardo.
Sulfus mi applaudiva sarcastico, ma quando lo guardai in faccia il suo volto era tutt’altro che felice. Anzi, era livido di rabbia.
-Sulfus, ma che cosa c’è? Cos’è successo?- gli chiesi alzandomi in piedi. La mia mano corse spontaneamente al suo volto, per accarezzarlo, consolarlo, ma fu scacciata in malo modo prima che potessi anche solo sfiorarlo.
-Non mi toccare!- disse acido.
-Sai benissimo cos’è successo! Dopotutto, se sono solo uno stupido Devil, puoi anche starmi alla larga!- continuò lui. Giurai che nel suo sguardo ambrato ci fosse un tocco di rosso, come se stessero andando a fuoco.
-Ma di cosa stai parlan… aspetta! Tu hai…- dissi io portandomi una mano alla bocca. Aveva sentito tutto.
-E allora, lo ammetti?-
-No. Che cosa dovrei ammettere?-
-Mi stai prendendo per il culo?-
-Smettila Sulfus! Ci sentono tutti…-
-Sulfus, devi credermi, qualsiasi cosa tu abbia sentito…-
-Ma piantala!- m’interruppe lui.
-Credevo di essere io il diavolo qui- disse lui. Il suo sguardo divenne così triste che sentii chiaramente il mio cuore andare in mille pezzi.
-Credevo… sì, credevo che tu fossi un angelo. L’Angelo venuto per salvare il mio cuore corrotto… sceso per amarmi…- fece un’altra breve pausa e si girò dandomi le spalle.
-Mi devo essere sbagliato- concluse poi facendo qualche passo verso la cattedra, dove ad attenderlo c’era Gabi.
-Sai- esordì Sulfus.
-Mi ero preparato: quando saresti stato terreno ti avrei spaccato il culo. Forse ero invidioso di te… perché sei un angelo, perché sareste potuti stare assieme senza problemi… ma mi sbagliavo. Sei un verme subdolo a tal punto da farla in barba al peggiore dei Devil. In realtà mi fai una gran pietà. Non ne vale proprio la pena, di sporcarsi le mani con uno come te-.
Non riuscii a vederlo in volto, ma anche di spalle, riuscivo a percepire lo stesso sentimento che provavo io in quel momento: disperazione. Si, Sulfus era disperato, e affranto. Proprio come me.
Gabi, invece, era sbigottito. Rimase per un po’ a bocca aperta dopo che Sulfus se ne fu uscito sbattendo la porta e poi cominciò con la sua “lezione” come se nulla fosse.
Proprio in quel momento, io, notai un bigliettino tutto colorato a pochi passi dal mio banco. Era tutto stropicciato, doveva essere stato tenuto in tasca per un po’. Lo scartocciai.
 
BALLO D’INIZIO ANNO!!!!
Tema: Il Regno di Re Artù
21 settembre 2013
A partire dalle 20.30
 
P.S. è TASSATIVAMENTE obbligatorio indossare maschere.
Ma quello che mi stupii non fu propriamente il biglietto del ballo, ma quello che era stato appuntato al di sopra.
 
Scommetto che sarai la più bella Ginevra che Camelot abbia mai visto. Mi concederesti l’onore di essere il tu re Artù?
Sulfus
 
 
 

 
 
Ciaooo!!!!
Le cose cominciano a complicarsi un po’ per la nostra coppietta, vero? Sulfus la voleva invitare al ballo prima che scoprisse che la sua Raf aveva mentito a Gabi sul fatto di aver mentito a lui ( O.o a volte mi stupisco pure io della mia stupidità) comunque, cosa ne pensate??? Mi raccomando recensite, come al solito: positivo, negativo e neutro vanno tutti bene, ormai mi conoscete!!! Anche chi non si è mai fatto sentire, si faccia avanti! A me non fa altro che piacere ricevere tanti suggerimenti o consigli… o, beh, se ci sono, apprezzamenti!!!
Un bacione a tutti!!!!
Icchy <3
P. S. Per il disegno, ho deciso di fare una mini storia a vignette. Se vi piacciono così le illustrazioni le farò più spesso (se non vi piacciono torno a quelle normali)! Ha, poi ho notato solo ora che ho messo le vignette (come nei manga originali) ordinate da destra verso sinistra. Scusate,  abitudine ^^
 

 

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Capitolo 12
*** Fuoristoria: La sfilata ***


Sfruttando il consiglio (più che apprezzato, nel caso non fosse chiaro) di giugiu8 ho deciso di fare un altro fuori storia, per lasciare più suspance. Riguarderà Dolce e Kabalè e, anche questavolta (ci tenevo a precisare)che la traccia della storia mi è sempre stata consigliata da lei, giugiu8.
E ora, buona lettura!!
Icchy<3
 
 

-Ma uffa!! Non ho proprio nulla da mettermi!- cercai in fretta qualcosa da mettere nel mio armadio. Volevo un vestito chic, ma in quel disastro poco mi sembrava definibile “carino” e ancor meno riuscivo a trovare qualcosa di chic. In fondo, avevo duecentosettantacinque vestiti e solo centoventisei paia di scarpe, non era assolutamente possibile trovare qualcosa da abbinarci! Comunque, dovevo solo andare a scuola e quindi optai per un top bianco corto e aderente, una minigonna di jeans sempre bianca e un cardigan verde scuro. Quando me lo stavo per infilare mi arrivò un messaggio sul Flyphone, che diceva:
 
Ti va di fare un gioco? 3XP
                                 -K
 
Avrei voluto strangolarla quella Kabalè! Da quando aveva vinto quella stupida sfida non faceva altro che stuzzicarmi… che fastidio!
Non le risposi, misi il telefono in borsa e uscii di casa, non prima, ovviamente, di essermi truccata e pettinata a dovere!
Camminavo sui tacchi alti dei miei stivali, con la borsa sotto braccio la coda alta… avevo dimenticato qualche cosa? Appena messo piede nel cancello della scuola sentii qualcosa scricchiolare e appiattirsi sotto i miei stivali. Tolsi i piedi: era un volantino.
 
Ballo d’inizio anno… bla-bla-bla
Ventun settembre… bla-bla-bla
Ho! Questo è interessante: è tassativamente obbligatorio indossare maschere! Fantastico, sarà l’occasione per sfoggiare il mio stile!!
 
-Hei, che stai pensando Bignè?- Kabalè mi spuntò alle spalle strappandomi il volantino di mano.
-Aspetta, tesoro: Tu non sai pensare, vero?!- mi disse con lo stesso tono di una che ti guarda perché hai fatto il tragico errore di metterti i calzettoni sotto i sandali.
-Ha-a! Molto spiritosa, ora ridammelo!!- dissi cercando di riprenderlo, ma lei alzò il braccio al celo, mentre con un tacco a spillo mi perforava il piede. Gemetti di dolore fino ad arrivare, quasi, alle lacrime.
-Haa… certo che tu, Kabalè… sei delicata… come un carro armato!- risposi muovendo le dita del piede dentro la scarpa per sensibilizzarle.
-Tsk, ma che vuoi?! Oltre che ti faccio dei favori: Non dovresti proprio andarci a questa festa, a meno che non vuoi fare la figura dell’idiota. Lo dico per te zuccherino!-
-Potrei passare per idiota solo se alla festa mi mascherassi da te!- dissi drizzando le spalle e inarcando le sopracciglia… poi pensai alle rughe e ripresi la mia espressione normale.
-Cosa vorresti dire?! Che, per caso, io non ho stile?!- urlò lei accartocciando il volantino e scagliandomelo addosso.
-Esattamente!- dissi io.
-Ma fammi il favore!! Mia nonna si veste meglio di voi, poveri angioletti, e tu vuoi insinuare che ho meno stile di te? Ripetilo se hai il coraggio!!!-
-Quante volte vuoi: tu non hai stile! Non lo sai che lo stile darkettona è passato di moda??-
-Haha!- rise sarcastica Kabalè.
-Sei solo una sfigatella che ha paura della sua ombra!- mi disse scoccandomi le dita sotto al naso.
-Mai quanto te!- le risposi.
Riuscivo a sentire la tensione, come se si fosse potuta tagliare con un coltello. Kabalè soffiava fumo da naso e orecchie, come un vulcano in eruzione. Io strinsi i pugni sperando di non rompermi le unghie appena laccate, perché, come minimo, avevo intenzione di tirarle i capelli fino a strapparli… e l’avrei fatto se non fossimo state interrotte da una voce femminile e squillante.
-Hei, vuoi due! – ci chiamò una ragazza con dei lunghi capelli rossi e un vestitino verde a balze.
-Mh? Che accidentaccio vuoi tu?- urlò Kabalè quando ancora era distante.
-Kabalè! Ma non vedi? È Ghita! La nostra terrena…- dissi tirandole una gomitata in un fianco.
-Oh, ho sbagliato!-
-Dovresti metterti degli occhiali!- dissi ridacchiando.
-Stai insinuando che non ci vedo?!-
-È esattamente quello che volevo insinua…- cercai di concludere la frase ma fui interrotta.
-Voi-due-siete-perfette!!!- scandii Ghita quando arrivò.
-Cosa?- dissi in coro con Kabalè.
-Piacere, io sono Ghita! Oh mammamia!! Siete splendide! Adesso dovete solo mettere una firmetta su un paio di moduli che vi presenterò all’intervallo e sarete pronte! Vi aspetto in sala grande per le tre di questo pomeriggio!!! Uaaa, sarò una cosa grandiosa!!!- disse senza quasi mai riprendere fiato, con una velocità assurda! Mi ricordava qualcuno… già, me.
-Hei, calmati ragazzina iper-attiva! Che cazzo stai dicendo??- dissi Kabalè mettendole una mano davanti alla bocca per zittirla.
-Ho, già. Scusatemi tanto… uff, ora riprendo!- disse lei sempre di fretta.
-Ecco, sto organizzando una sfilata di moda per beneficenza e…-
-No. Qualunque cosa tu voglia chiederci, per quanto mi riguarda dopo aver sentito la parola “beneficenza”, io non la faccio-Kabalè si girò e fece per andarsene, ma Ghita continuò a parlare
-C’è un premio in palio, però- disse sfoggiando un sorrisetto furbetto aspettando la reazione della Devil. Infatti in meno di due secondi fu di nuovo di fianco a me a braccia incrociate.
-Hai la mia attenzione, ragazzina-.
-Ne ero certa- disse sotto voce Ghita.
-Stavo dicendo: c’è questa sfilata di beneficenza e, come capo organizzativo dell’evento, mi servivano delle modelle… ma non ne ho trovate molte con le giuste caratteristiche… voi, invece, siete perfette!- la terrena ci prese per mano e ci invitò a seguirla.
-E quindi? In cosa diavolo consiste il premio?- disse Kabalè picchiettandosi un dito sulle braccia incrociate.
-Un titolo-
-Un titolo?- dissi io senza capire.
-Esatto, chi vince, ricevendo più voti, avrà il titolo di M.G.G “Most Glamur Girl” e potrà usufruire di diversi vantaggi… uno dei molti sono due biglietti per la prima fila al concerto di Sky Luke (Citato nella prima stagione di Angel’s Friends nd. Icchy<3)-
-Sky Luke!!! Aww! È meraviglioso!- sorrisi io con gli occhi a cuoricino.
-Tutto qui? Insomma, solo due miseri biglietti per uno stupido concerto??-
-No, certo che no! Te ne dico un altro se vuoi…-
-Sarà meglio!- disse Kabalè puntandosi le mani sui fianchi.
-Mmm… ha, ecco! C’è la possibilità di avere cinque “buoni salva vita”. Servono per saltare le interrogazioni, sono come giustifiche firmate- sorrise Ghita.
-Diabolico! Finalmente una buona notizia!!- urlò Kabalè.
-Quindi voi ci state?-
-SI!- urlammo in coro io e Kabalè.
-Bene, allora ci troviamo in sala grande alle tre precise di questo pomeriggio per le prove… visto che i vestiti li ho fatti io avrei bisogno prima di fare alcune modifiche in base ai vostri corpi!-
-Li fai tu? Sei una stilista?- chiesi io mentre Kabalè s’allontanava, evidentemente stufa di stare lì.
-Già… lo ho fatti io, ma sono un po’ cauta nel chiamarmi stilista… in fondo prendo solo vestiti smessi e fuori moda e apporto delle modifiche…-
-Non importa Ghita! Sarò di sicuro entusiasta… anzi, sono già entusiasta di lavorare con te! Sarà un piacere!!! A questo pomeriggio, allora. Ciao!-
-Ciao!-.
Corsi in classe… accidenti, com’era tardi!
-Facciamo una scommessa?-
-Haaa!!!- urlai io sentendomi spuntare una persona alle spalle, ero spaventata… ma quando m’accorsi che era solo Kabalè m’infuriai.
-Mi hai spaventata!! Si può sapere che accidenti vuoi?- chiesi riprendendo a camminare con lei alle calcagna.
-Una sfida! Per mettere fine, una volta per tutte, al discorso di stamattina!!-
-Che scemenza!-
-Hai paura! Hahah!! Lo sapevo!-
-Io non ho paura!! E va bene, accetto!!!!-
-Hahahah, bene zuccherino. A dopo!- con un ghigno stampato sulle labbra se ne andò.
 
La giornata passò in fretta, strano, ma vero. Erano le due e mezza e io avevo appena finito i corsi  extra di matematica (cause di forza maggiore, sono imbranatissima in quella materia), quando fui fuori dalla sala grande mi accorsi di non essere sola: c’era davvero tanta gente, alcune ragazze di altre classi si mettevano contro al muro per prendersi le misure, dovevano essere modelle, intuii, un altro gruppo di ragazzi era armato di ago, filo e pezzi di stoffa da rattoppo, alcuni ragazzi armeggiavano con luci, microfoni e prese per decorare il palco ed infine Ghita frugava nella sua borsa enorme per trovare le chiavi della sala.
Ero abbastanza agitata, finché non vidi un’enorme chioma bionda, che riconobbi subito.
-Raf!!- urlai alzando la mano per farmi vedere.
-Dolce? Ciao! Che cosa ci fai qui?- chiese lei sorridendomi e venendomi in contro a braccia aperte.
-Sono stata scelta per fare da modella alla sfilata di beneficenza, e tu?- chiesi contraccambiando l’abbraccio.
-Oh, anche io…- il suo sguardo si rabbuiò staccandosi dal mio abbraccio.
 
Ho, beh… perché sono sorpresa? Dopotutto lei è splendida… perché non avrebbero dovuto chiamarla? Però qualcosa non mi convince… perché ha quello sguardo? Sembra strana… che abbia qualche problema di cui non vuole parlare?
 
-Ma ho dovuto rinunciare… ci sono stati dei problemi… e io, beh, non me la sono sentita… quindi sono venuta a scusarmi per aver disdetto- disse lei sistemandosi un ciuffo di capelli come se volesse nascondersi.
-C’è qualcosa di cui vuoi parlarmi, Raf? Ti vedo giù…- dissi cercando di tirarla un po’ su.
-Ecco io… non importa, te lo dirò un’altra volta… invece tu? Sembri turbata- dissi guardandomi negli occhi.
-Ho, l’hai notato? Il fatto è che ho scommesso con Kabalè… e non voglio perdere un’altra volta!-
Raf scoppiò a ridere.
-Scusa… ma forse ho tralasciato un punto: questa è una sfilata di moda, giusto?-
-Si… ma non capisco che c’è da ridere?- chiesi incrociando le braccia un po’ offesa.
-E all’ora non puoi perdere! Tu sei la migliore in questo campo! Abbi fiducia in te stessa e andrà tutto bene, è l’unico extra che ti serve: il resto lo hai già!- disse abbracciandomi forte.
-Vai su quella passerella e straccia Kabalè! Io ora devo andare… ma fammi sapere come va!- mi salutò con un cenno della mano e io feci lo stesso.
Okay. Ora ero carica!
-Oh, eccoti qua!- mi chiamò Ghita, prendendo a spingermi da dietro la schiena verso l’ingresso.
-Ti stavo aspettando, Kabalè è già dietro le quinte e si sta provando i costumi!-
Ghita mi condusse dietro al palco, dove incontrai Kabalè e altre modelle intente a spogliarsi. Mi lasciò lì con precise indicazioni, tra le quali i vestiti da indossare e l’ordine d’uscita.
-Credevo ti fossi ritirata, zuccherino!- rise Kabalè.
-Neppure per sogno! Vedremo chi delle due sarà la migliore!!- così dicendo andai in camerino, più determinata che mai.
 
***

 
Le sfilate procedevano in coppia. Ovviamente, per la mia solita sfiga marcia, ero in coppia con quella testa vuota di Dolce. Tutto sommato, però, la sfilata procedette velocemente… all’inizio avrei voluto spararmi… o sparare a Ghita per questa orribile idea, ma poi ci presi gusto… quegli abiti sembravano fatti su misura per me! Così cresceva in me l’idea, anzi, l’assoluta convinzione di vincere! Avrei schiacciato quell’uccellino indifeso sul suo stesso campo! Sì. L’idea mi piaceva.
Sfilammo per tre volte con tre diversi vestiti: Casual da città, elegante corto ed elegante lungo. In tutti e tre ero visibilmente meglio io… oppure sono di parte? Nah, io sono la migliore!
Quando fu il momento di scegliere la vincitrice, ci radunarono tutte fuori come un gregge di pecore.
-E la vincitrice è…!- annunciò Ghita aprendo la busta. Io e Dolce ci scambiammo occhiate assassine, o almeno, le mie lo erano.
-Hannabel!!- Disse in fine Ghita seguita da un sonoro applauso.
Da dietro il gruppo spuntò una testa bionda, alta e magra con gli occhi verdi che sorrideva a tutti sfoggiando il suo bel vestito smeraldo.
-E te pareva! Un’altra bionda che si porta via quello che era mio!- Non so di preciso perché lo dissi, ma sapevo perfettamente a chi mi stavo riferendo e probabilmente anche Dolce lo intuii perché mi guardò storto.
Non appena ci fecero scendere tutte dal palco Ghita ci prese da parte.
-Siete state meravigliose, lo sapevo io!!!- gridò lui prendendoci per mano.
-Peccato che non abbiate vinto… ma, insomma… in fondo io lo sapevo già che nessuna di vuoi due avrebbe potuto vincere!- sorrise lei e a quel punto le scaraventai via la mano.
-Che cosa??? E ci hai fatto partecipare pur sapendolo? E poi, spiegami: come facevi a saperlo??- dissi prendendola per il colletto.
-Kabalè!! Calmati e lasciala andare!!- mi disse Dolce afferrandomi il braccio.
-No, no. Va bene Dolce. Adesso vi spiego: Quando vi ho viste questa mattina stavate litigando e vi ho notato per quello… solo dopo ho notato quanto siete belle, una bellezza tale da non poter essere comparata. Mi spiego, voi siete bellissime, ma in due campi completamente diversi, non potete essere comparate in alcun modo. Quindi nessuna di voi due poteva vincere… e, non potrei dirlo… ma siete arrivate seconde a pari merito! Ciò significa che se fate le cose per bene assieme potete arrivare molto in alto… certo non senza ostacoli, vedi Hannabel, ma ve la caverete sempre!- Concluse la frase con un bel sorriso e se ne andò.
-Hahahah! Questo sì che è ironico!- Rise Dolce non appena Ghita si fu allontanata.
-Cosa è ironico?- chiesi spazientita.
-Di solito… come è giusto che sia, siamo noi sempiterni a dare consiglio a chi ne ha bisogno, ai nostri terrene… ma ora una di loro ce ne ha dati a noi… fa uno strano effetto, ma aveva ragione. Sono un Angel eppure mi sono comportata proprio  come… come una stupida!- disse lei tirandosi un buffetto sulla fronte.
-Hai ragione… ma solo sul fatto che sei stupida!- non lo dissi sarcasticamente, ma lei si mise a ridere, come se avessi detto una cosa simpatica e, non so, ma risi anch’io.
 

 
Spero vi sia piaciuto (anche se è un fuori storia)!!
Recensite ^^
Icchy <3

 

 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Chiarimenti ***


Me lo feci girare e rigirare tra le mani. Nulla. Speravo che quel biglietto… non so, mi rivelasse qualcosa, mi facesse aprire gli occhi, mi dicesse come rimediare all’orribile situazione nella quale mi ero cacciata.
 
Mi concederesti di essere il tuo re Artù?
Sulfus
 
Sulfus… come aveva potuto essere così dolce, gentile e galante pochi minuti prima di avermi quasi fratturato il polso?
Forse era davvero la persona sbagliata, forse Gabi aveva ragione, e io stavo sbagliando tutto.
Ma ché, siamo matti???
Mi rigirai nel letto ancora una volta, appoggiando sul comodino da parte a me il biglietto e prendendo tra le mani il ciondolo di Sulfus, quello che mi aveva regalato. Mi sentivo ipocrita a tenerlo: Se, forse, non ci volevamo più bene come prima, che significato poteva avere continuare a indossarlo?
Guardai la radio-sveglia.
3:12
Ero davvero stanca, ma non potevo dormire, non con tutti quei dubbi. Presi la mia decisione, afferrai il Flyphone e composi l’unico numero che sapevo a memoria, ma l’unico che era così importante da essere ricordato.
Dopo una decina di squilli, all’apparecchio si fece largo una voce assonnata e leggermente irritata.
-Pr... Proontoo?- fece tra uno sbadiglio e l’altro.
-Uriè! Scusami, ma ho bisogno di…-
-Raf?! Perché mi chiami a quest’ora? Oddio, non è che stai male? Devo chiamare il professor Ar…- Uriè si era subito ripresa, e la sua voce da assonnata era passata a squillante e sveglia.
-No… no. Sto bene… quasi…- dissi io un po’ titubante.
-Cosa significa “quasi”? Hai dei problemi con il tuo terreno o… o con Sulfus?- disse col tono di chi sperava che non fosse la risposta giusta, ma in cuor suo sapeva che era così.
-Si, con lui…-
Sentii uno stano rumore all’apparecchio, come di un sospiro, ma di quelli buoni.
-Sputa il rospo!-
 
-Davvero? Oddio… ma non glielo hai detto che lo hai fatto per lui?- chiese Uriè quando ebbi finito di raccontarle tutto.
Scossi la testa, anche se sapevo che attraverso il Flyphone non avrebbe potuto vederlo –No. Non ne ho avuto la possibilità… dovevi vederlo, era… era infuriato!- le raccontai in preda ai ricordi.
-Dovresti dirglielo. Capirebbe, ne sono sicura- fece una breve pausa, me la immaginai a grattarsi la testa, come quando pensava. Lo faceva sempre.
-In fondo, lui ti ama-
-…I-io…-
-E lo ami anche tu. È così palese, che persino un cieco potrebbe vederlo!- sbadigliò di nuovo, ma mi stava sopportando, la ringraziai mentalmente.
-È appunto questo il problema! Se, se ne accorgono tutti, potrebbero allontanarci di nuovo… come l’anno scorso…-
-Ma quest’anno è diverso da quello precedente! Quest’anno potete amarvi come qualsiasi altra coppia di terreni. Devi solo… sì, devi solo seguire il tuo cuore, il cuore è la mappa più rara, quella che porta alla felicità, devi solo sapere come leggerla…-
Ci fu una breve pausa da tutte e due le parti.
-Urie…?-
-Si, Raf?-
-Grazie-.
Si sentì un altro sospiro, come se stesse sorridendo e poi riagganciò.
Ora sapevo quello che dovevo fare e, finalmente, mi addormentai.
 
***

 
Perché mi aveva dovuto mentire? A che scopo tutto questo, questo continuo tira e molla, che ormai, da qualche tempo, rappresentava la nostra relazione?
Non lo sopportavo più… Io l’amavo così tanto! Ogni volta che il mio sguardo incontrava il suo era un fuoco che divampava nei miei occhi, che si riempivano del suo volto, nei miei polmoni, che si riempivano del suo inebriante profumo… nel mio cuore, che si riempiva della sua presenza e del nostro amore.
Nostro… oppure solo mio?
 
Stavo seduto nel parchetto a qualche isolato dalla scuola, a quell’ora del mattino era vuoto e tetro. Il sole non era ancora sorto, solo qualche lampione malmesso illuminava lo stretto sentiero alberato, il che rendeva ancora più agonizzante la mia pena… la mia solitudine.
Estrassi un pacchetto di sigarette, tutto schiacciato, dalle tasche dei pantaloni. Quando ebbi il pacchetto tra le mani sorrisi: era da quando l’avevo conosciuta e mi ero innamorato di lei che non fumavo più.
Nel tentativo di aprire il pacchetto, in preda al nervosismo, lo stracciai. Ne presi due, una me l’appoggiai tra le labbra e l’altra la misi sopra l’orecchio per dopo.  Feci un profondo respiro e cercai di rilassarmi, mi appoggiai allo schienale della panchina e con la mano libera m’arruffai i capelli scuri e disordinati.
 
Immersi la mia mente nei ricordi… nei ricordi di quando io e Raf stavamo assieme… Quando, durante il torneo di luci e ombre, Reina ci mandò in chissà quale epoca… in quel periodo eravamo felici, volavamo in cielo e sembrava tutto così perfetto. Però, era una farsa. Noi non siamo mai stati assieme, era tutta una presa in giro… perché, anche se in quel periodo il suo amore era sincero, nulla era destinato a durare… e che senso può avere un amore come il nostro se non dura in eterno? Io fino ad all’ora avevo contato su quello, ma Raf aveva ragione… una volta finito lo Stage le nostre strade si sarebbero separate inevitabilmente e tutto sarebbe finito.
Feci l’ultimo tiro assaporandolo per bene, poi misi il mozzicone tra l’indice e il pollice e lo scaraventai, ancora fumante, a qualche metro da me. Presi la seconda dall’orecchio e l’accesi.
 
Dalle cinque alle sette e mezza della mattina, passai il tempo a pensare, pensare così intensamente che mi sarei aspettato vedere fumo uscire da naso e orecchie. Ma dopo tutto quello sforzo ero arrivato ad una conclusione… anzi a due: La prima era che senza dubbio Raf aveva mentito, ma non a me, bensì a Gabi! Non poteva non amarmi, ormai lo sentivo quasi come fosse la mia mente, dopo tutto quello che avevamo passato, dopo tutto quello che avevamo provato… non poteva non amarmi, era una certezza, il punto ora era scoprire perché aveva dovuto dire quelle cose a quell’Angel da strapazzo (Tra parentesi, sì. Mi sono pentito amaramente di non averlo pestato a sangue quando ne avevo la possibilità).
La seconda conclusione, al contrario, era terribile… e non avrei mai voluto arrivarci ma…
-SULFUS!-
 
***

 
Nonostante fossi riuscita a prendere sonno, non dormii per molto e, così, incapace di fare altro mi alzai e mi vestii. Erano le sette meno un quarto.
Sapevo cosa dovevo fare… solo non capivo quando farlo. Quindi, prima di tutto pensai di percorrere una strada famigliare, soprattutto per avere uno scopo, non mi piaceva vagare a vuoto… mi ricordava brutti momenti dell’anno scorso. Decisi, quindi, di andare a scuola. Percorsi tutta la strada a testa bassa, per evitare lo sguardo di passanti curiosi.
Sapevo a memoria la strada per la scuola, ogni centimetro di asfalto era fotografato e ricordato nella mia mente… per questo mi stupii quando mi ritrovai dall’altra parte del quartiere, a guardarmi intorno spaesata.
Beh, proprio spaesata spaesata no. Sapevo dov’ero e, in realtà, non mi sorprendeva neanche essere arrivata fin lì senza accorgermene. Ero a un incrocio, l’incrocio a dirla tutta. Quello dove io e Sulfus ci eravamo conosciuti, di fronte a me c’era il palo alla quale si era appoggiato mentre si prendeva gioco di me. Lì. Invece, in mezzo a strada, dove ora non passava un’anima viva ero stata “investita”.
E, al di là della strada c’era un parco.
Parco?! Non me n’ero mai accorta!
In realtà, prima di formulare quel pensiero avevo già cominciato ad attraversare la strada. Poi, però, ebbi un buon motivo per addentrarmi nel parco.
-SULFUS!- urlai a un paio di panchine di distanza da lui.
Sembrava immerso nei suoi pensieri, non appena alzò lo sguardo lo vidi sgranare gli occhi e battere i piedi sul terreno, come se volesse andare.
-Raf…- sussurrò quando gli fui vicina, con voce rauca.
-Non sapevo che fumassi…- non era quello che volevo dire e mi maledissi in tutti i modi per avergli detto come prima cosa quello!
-Ci sono tante cose che non sai di me- lo disse a voce bassa, quasi impercettibile.
-Cosa ci fai qui?!- chiese poi, riprendendo tono. Sembrava volesse essere scontroso, ma non gli riuscii bene. I suoi occhi lo tradivano.
-Potrei farti la stessa domanda!- risposi fissandolo.
Ci fu un secondo di silenzio interminabile, sembrava fosse una sfida a chi si arrende per primo. E mi arresi io.
-Non riuscivo a dormire…- gli confidai con un piccolo sospiro.
Aspettai una sorta di risposta che non arrivò e così continuai.
-Stavo pensando… a noi, anzi, a te!- gli dissi sedendomi vicino a lui. Sulfus si mise il mozzicone tra l’indice e il pollice e lo scaraventò via con noncuranza, per poi fissarlo spegnersi.
-Guardami, ti prego!!- lo supplicai io prendendogli le mani, ma lui si sciolse dalla presa e le mise in tasca, traduzione: Non voglio essere toccato.
-Okay… io capisco che tu sia arrabbiato! Ma non… non è vero niente, io ho mentito a Gabi e mi dispiace tantissimo… io-io non avrei mai voluto che tu…- iniziai a singhiozzare, i miei occhi bruciavano e la voce tremava. Lo amavo troppo per perderlo.
-Senti Raf io…- cominciò lui guardandomi per la prima volta, veramente.
-No! Ti prego, lasciami finire… non voglio che mi lasci… non voglio perderti! Ho dovuto mentirgli, oppure lui… oppure ci avrebbe separati… ho dovuto dirgli che non sentivo più nulla per te…-
-Raf, calm…- ma non lo feci finire, se mi avesse interrotto non avrei avuto il tempo di dirgli la cosa più importante… e la nostra storia sarebbe finita così.
-… Ma è stata la più grande bugia che… io abbia mai detto in vita mia!!! Perché io TI AMO!!!! Ti amo tanto che potrei morire… tanto che non m’interessa niente se tutto il mondo ci viene contro, mi basti tu!! E che possa colpirmi un fulmine in questo istante se ciò che dico non è vero!!!- dissi ancora singhiozzando con le lacrime che m’impedivano la vista.
-Lo so-.
-Che cosa?- chiesi io cercando di asciugarmi le lacrime nelle maniche della camicia.
-Lo sapevo… che avevi mentito a Gabi, o almeno, ci sono arrivato ora- disse sorridendomi, ma ancora non mi toccava.
-E come…? Perché non me lo hai detto subito? Io… Mi dispiace comunque, immensamente, ma…!-
-Hei, tranquilla. Ora ho capito perché lo hai fatto. Anche io ti amo e se fossi stato nella tua stessa situazione avrei detto e fatto cose ben peggiori!- disse abbassando lo sguardo come se fosse stato davvero lui a mentire.
-Oh Sulfus! Ti prometto che non ti mentirò più! Resterò sempre con te, non ci separerà niente e nessuno!- dissi abbracciandolo, ma con mia grande sorpresa fui respinta immediatamente.
-Non possiamo!- disse abbassando lo sguardo.
-Cosa? C-che… che cosa stai dicendo?- chiesi incredula.
-Una cosa giusta l’ho detta l’altro giorno: Ero invidioso, anzi, geloso di Gabi…- cominciò, ma io sorrisi e lo interruppi.
-Geloso di lui? Perché? Lui non potrà avere nulla di quello che tu possiedi già… compresa me- sussurrai le ultime due parole con imbarazzo.
-No, non hai capito… lasciami finire. Come gli ho già detto, lo trovo disgustoso, un verme del genere non può altro che farmi pietà. Ha smesso di ingelosirmi da un pezzo. Ma ciò non toglie che ci sono mille miliardi di Angel con la quale tu potresti stare liberamente, con la quale potresti essere felice… potresti amarli e dimenticarti per sempre di quel Devil per la quale avevi preso una cotta durante lo Stage…-
-La mia non è una cotta, io ti amo! Perché mi stai dicendo questo? Cosa significa…?-
-Non capisci, Raf? Lo sto facendo per te… per concederti un’esistenza migliore, non voglio vederti soffrire al mio fianco. Dovresti rinunciare alla tua famiglia, alla tua casa, ai tuoi amici… per un Devil? No. Non lo permetterei mai!-
-Io rinuncerei alla mia stessa vita per stare con questo dannato Devil! Preferirei essere dannata anche io piuttosto che lasciarti!- dissi convinta, tirando fuori tutte le mie energie e afferrandolo per la maglietta, ma lui volse lo sguardo dall’altra parte.
-Non ti rendi conto di quello che dici!- disse staccandomi le mani dalla sua maglietta con tanta delicatezza da farmi infuriare ancora di più!
-Io so perfettamen…!!!-
-Basta, Raf!!- Urlò lui alzandosi.
 
-È finita-.

 
 
 
 
Ciao a tutti!!!!
Spero abbiate gradito il capitolo. Ma mi scuso se l’avete trovato un po’ incasinato o deprimente… non è il mio periodo migliore, mi stanno capitando un sacco si problemi e sono un po’ depressa, per l’appunto… ma mi riprenderò in fretta!!
Fatemi sapere che cosa ne pensate, le vostre recensioni sono manna dal cielo e mi fanno sempre sorridere (credo sia così per ogni autore)!!
Un bacio e grazie a tutti per aver letto,
Ichigo_sakura 

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Capitolo 14
*** Segreti e dichiarazioni ***


-È finita-.
 
Possibile che fosse davvero così? No. Non lo era.
Sulfus se ne andò, lasciandomi sola, su quella panchina al freddo.
Le lacrime mi scendevano copiose, e non capivo: davvero credeva di averlo fatto per il mio bene? Come poteva anche solo pensare di fare una cosa del genere per il mio bene, sperava forse che mi sarei innamorata di qualcun’altro dimenticandolo così, su due piedi?
Mi strinsi nella camicia cercando disperatamente di svegliarmi da quell’orribile incubo.
 
***

 
Fu così che la vidi. M’apparse davanti come un bell’angelo, simile quelli disegnati nei fumetti: così dannatamente perfetta da non poter essere vera.
Ma stretta nella sua camicetta tutta colorata quell’angelo piangeva, triste.
-Hei, Chérie!- la chiamai, ma lei non distolse lo sguardo dai suoi piedi.
M’avvicinai ancora un po’, a passo lento ma deciso. Come se avessi dovuto avvicinare un piccolo coniglietto che sarebbe potuto scappare da un momento all’altro, non so perché ebbi tutte quelle premure con lei… o, almeno, lo sapevo, ma in quel momento non mi sentivo di ammetterlo.
-Raf… tutto bene?- chiesi quasi inginocchiandomi per poterla guardare in faccia.
Lei alzò lo sguardo di scatto, quasi spaventandomi. Aveva gli occhi arrossati dal pianto che, comunque, non voleva fermarsi, le guance infiammate e i capelli scompigliati sul viso.
 
No, non stai bene.
 
Mi risposi.
La guardai per un po’, in silenzio. Quasi fosse un dipinto, ma fu lei a rivolgermi la parola e a spezzare quel momento con la sua voce titubante.
-Roberto… che cosa ci fai qui?- cominciò lei fingendo un sorriso e asciugandosi le lacrime con la manica della camicia già zuppa.
-Io? Andavo a scuola. Ricordi? La lunga e quinquennale prigionia alla quale ogni ragazzo dai quattordici anni in su è costretto a patire, anche nota come liceo?- scherzai io abbozzando un sorriso sarcastico. Lei increspò le labbra un po’ in su, ma durò poco, così poco che, quando scomparve, sembrò risucchiare a se tutta la luce intorno.
-Mi dici che cos’è successo?- chiesi ancora. Lei abbassò lo sguardo di nuovo, tornando a posare quei piccoli lapislazzuli che sono i suoi occhi, sulle scarpe.
 
Lo sto facendo ancora. Mi sto preoccupando all’inverosimile per lei. Ma la cosa più strana è che vorrei fare qualcosa di più per lei, vorrei regalarle un sorriso e lasciare che risplenda sul suo volto, come fa sempre quando vede Sulfus… o, come faceva sempre, da quando hanno litigato non li ho più visti assieme…
 
-Hei!- m’illuminai.
-C’entra il tuo ragazzo, Sulfus?- le chiesi poggiando un dito sulla sua fronte e facendo una lieve pressione per farla alzare, ma quasi fosse una molla tornò indietro rimbalzando.
-…ex…- sussurrò lei.
-Cosa? Non ho sentito…- questa volta m’accovacciai a terra cercando di scrutare sotto quei lunghi capelli dorati per vedere il suo volto, ma era impossibile.
-EX!!! EX!!! Ho detto EX!!!- scattò lei alzandosi in piedi provocandomi un colpo tale da farmi scivolare e cadere all’indietro come un sacco di patate. Non me l’aspettavo.
-Hei, hei! Calmati!- le dissi poggiandole le mani sulle spalle.
Continuò a singhiozzare, ma almeno smise di urlare. La feci risedere e mi sedetti di fianco a lei.
-Allora… vuoi raccontarmi cos’è successo?- chiesi cercando di sdrammatizzare un po’ col tono, ma non sembrò funzionare.
Scosse appena la testa da destra verso sinistra.
-No. Okay- dissi alzando le mani in segno di resa.
Non potevo biasimarla se non aveva voglia di parlare, quindi stetti in silenzio per un po’. Poi mi stufai.
-Sai…- cominciai io.
-Non è solo una voce quella che io odio le ragazze…-
-Non è vero!- m’interruppe lei.
-Quella ragazza che canta nel tuo gruppo… non puoi odiarla… siete amici, no?-
-Hei, mica non avevi voglia di parlare? Adesso mi lasci finire!- risi io vedendo il suo momentaneo picco d’energia.
-Arriverò anche a quello. Stavo dicendo… ha, già: odio le ragazze. La storia risale a qualche anno fa. C’era una ragazza, lei era bellissima, l’essere più gentile e perfetto che avessi mai conosciuto fino ad allora. O, almeno, lo credevo. Non ci conoscevamo per nulla, ma come per incanto cominciò a parlarmi, a flirtare con me… e io non sapevo cosa fare. Ero innamorato, e quando mi chiese di metterci assieme accettai. Fu un enorme errore- vidi lo sguardo di Raf che, finalmente, incuriosito mi guardava.
-Cominciammo ad uscire insieme, sempre e lei sembrava felice. Io ero felice. Poi, ebbi l’incidente…-
-Incidente?! Quale incidente? Cosa ti è…- m’interruppe ancora, ma si ammutolii da sola, come per dire: “Scusa, continua pure”.
-Ero in moto e un camion mi prese dentro in curva, facendomi scivolare per diversi metri. Rimasi in ospedale per un mese, tra controlli e riabilitazioni, avevo una gamba rotta, un polso fratturato e avevo perso la vista dall’occhio sinistro, è per questo che è così chiaro-.
Mi fece una strana impressione rivelarglielo… non l’avevo mai detto a nessuno, ma con lei mi sentivo tranquillo, le avrei potuto dire qualsiasi cosa.
Raf sgranò gli occhi, incredula. Le sue morbide labbra rosee si schiusero, ma non emisero alcun fiato. Allungò una mano verso il mio occhio sinistro e mi accarezzò la guancia.
-Mi dispiace…- disse infine.
-Non dispiacerti… il bello deve ancora arrivare: In quel mese lei non venne a trovarmi neppure una volta, solo Mary, la ragazza della band, veniva a trovarmi regolarmente. Quando tornai a casa scoprii che la mia ex si era messa con un altro… quando cercai spiegazioni cominciò a dirmi che lei non mi aveva mai amato, che non le interessavo nulla, che era voluta stare con me perché non c’era nessun altro disponibile in quel momento e che quando ero caduto dalla moto aveva provveduto subito a rifarsi una vita- sospirai.
-Da lì in poi sono cresciuto con l’assoluta convinzione che le donne fossero esseri infimi e manipolatori. Mia madre non fu d’aiuto, perché neppure due settimane più tardi annunciò a mio padre che se ne sarebbe andata, che aveva trovato qualcuno di meglio. Io e mio padre ne rimasimo distrutti-.
-Io… non ne sapevo nulla…-
-E come avresti potuto? Non è colpa tua, Raf. Quello che sto cercando di dirti è che se uno come me, che ha una bassissima considerazione delle donne, trova davvero fantastica la compagnia di una ragazza a tal punto da interessarsi delle sue relazioni e della sua vita, significa che questa ragazza è davvero superlativa. E se un ragazzo non lo capisce e la lascia allora non la merita- le presi il volto tra le mani e la guardai negli occhi. Per la prima volta in tutta la mattinata, sentii che anche lei mi guardava. E sorrise, questa volta davvero. Donandomi un senso di spensieratezza e felicità assoluto.
-Grazie Roberto…- mi disse socchiudendo gli occhi.
-Sei una persona straordinaria!- continuò alzandosi e asciugandosi le ultime lacrime solitarie.
-Forse è meglio se andiamo a scuola, ora… non trovi?- mi chiese girandosi e rivolgendomi un sorriso gentile.
-Si, hai ragione- dissi alzandomi anche io, mentre lei mi precedeva di qualche passo.
Non potevo ancora credere di averle raccontato tutto… l’incidente, la mia parziale cecità, il mio primo amore… ma il suo sorriso così bello mi tormentava, avrei potuto dire tutto se solo mi avesse guardato per sempre con quel sorriso sulle labbra. Anzi, dovevo dirglielo.
-Raf!-
 
***
 
-Grazie Roberto… Sei una persona straordinaria!- dissi poco prima di alzarmi e di voltarmi. La sua storia mi aveva a tal punto commossa che mi ero rimessa a piangere, ma non volevo che se ne accorgesse, avrebbe potuto pensare che avessi avuto pena per lui. In realtà pensai che fosse una cosa dolcissima. Lui aveva avuto così tanta fiducia in me da raccontarmi cose che nessuno sapeva… doveva essere stato doloroso, per lui, rivelarmi tutto questo, ma l’aveva fatto comunque, e gliene fui grata.
-Forse è meglio se andiamo a scuola, ora… non trovi?- gli chiesi, girandomi, sentii sorgere spontaneo su di me un sorriso, che lui mi ricambiò.
-Si, hai ragione- mi sentii rispondere da dietro, così cominciai a camminare, aspettando che mi raggiungesse. Sentii un po’ di esitazione da parte sua e quando mi stavo per girare per chiedergli se andasse tutto bene lui urlò il mio nome. Afferrò il mio braccio, con una mossa veloce ma dolce lo poggiò sulla sua spalla, con l’altro braccio mi cinse la schiena e prima ancora che potessi rendermene conto mi stava baciando.
All’inizio sembrava sorpreso quanto me, se non di più, ma dopo pochi secondi chiuse gli occhi e cominciò a muovere le labbra, mi strinse ancora di più a se… ma il bacio fu più casto di quanto mi aspettassi.
-Scusa- disse quando poi si staccò riprendendo fiato.
-Non ne avevo intenzione… io volevo solo parlarti… ma poi tu ti sei girata e… non so cosa mi è preso, perdonami, Raf!- disse continuando a tenermi stretta.
-Non importa… cosa volevi dirmi?- mi staccai con delicatezza da lui, quasi si potesse rompere.
-Volevo dirti che ti amo- disse come se fosse la cosa più semplice del mondo, come se stesse dicendo che gusti voleva nel gelato. Tuttavia non l’aveva detto alla leggera… quello era chiaro.
-Volevo dirti …solo questo-.
 




Ciaoo!! 
Ok, sono in ritardo... di nuovo. Ma mi sto dedicando a un'altra storia... anche se non credo che la pubblecherò...
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Recensite
Un bacio a tutti!
Icchy<3
P. S. Avevo fatto un'altro disegno... con un bacio, ma poi ho pensato che essendocene di sicuro altri, vi sareste potute stancare, quindi ho messo questo, spero vi piaccia comunque!

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Capitolo 15
*** Per gelosia? ***


-… vero, Raf?-
Ero ancora assorta nei miei pensieri, non mi ero neppure accorta di dove fossi. Avevo la mente costantemente affollata da mille e mille pensieri. Il primo era Sulfus, perché aveva fatto così? Ancora non capivo. Insomma, potevo capire che si fosse arrabbiato con me per la storia della bugia, ma che mi avesse lasciato per il mio “bene” questo proprio non riuscivo a mandarlo giù. Era forse impazzito?! Da quando in qua gliene importava qualche cosa delle persone che ci circondavano? L’unica consolazione che avevo era che se aveva fatto questo… forse mi amava davvero. Tanto. Oppure poco. Per nulla.
L’altro pensiero che mi tartassava il cervello come un trapano era Roberto. Ma che cosa gli stava succedendo? Mi aveva baciata, ma davvero? E poi, mi aveva detto che… che mi amava?? Io ovviamente non gli avevo risposto nulla e me n’ero andata… ma prima o poi avrei dovuto rivederlo e a quel punto sarei stata proprio nei casini. Forse… e dico forse era lui il “meglio” di cui parlava Sulfus. No. Non volevo neppure pensare a che cosa ci potesse essere di meglio di Sulfus. Lui era il meglio.
-Scusa Miki… non stavo ascoltando…- le dissi posandomi un cuscino dell’enorme letto a baldacchino di Dolce sulla pancia.
-Raf! Come sei distratta oggi, ma che ti prende? Almeno ti ricordi perché siamo qui?- mi chiese Dolce sedendosi sul letto dopo aver rovistato per ore dentro al suo armadio.
-Certo: ci siamo riunite tutte nel tuo appartamento per decidere da chi mascherarci al ballo. Solo, non capisco perché lo stiamo facendo, non sarebbe più bello se ci facessimo una sorpresa?!- chiesi speranzosa, ma era una scusa: non volevo più andare a quello stupido ballo e al contempo non volevo che le mie amiche, notando il mio pessimo umore, si preoccupassero per me.
-Stai scherzando vero?!- chiese Dolce con la sua solita vocetta acuta.
-Se dovessimo andare con lo stesso costume? Sarebbe un disastro!- la sua voce era seriamente preoccupata, il che mi fece ridere. Sì, mi faceva ridere il fatto che potesse essere così spensierata da fare di quel ballo in maschera la sua maggiore preoccupazione. Ero un po’ invidiosa.
-Figurati, io mi vestirò da contadina, quindi non credo che andremo con lo stesso costume, a meno che tu non abbia così basse ambizioni!- annunciò Uriè.
-No, certo che no! Io sarò semplicemente favolosa! Anzi, tutte e quattro saremo favolose!!- esclamò Dolce rialzandosi e continuando a frugare nell’armadio da dove si era interrotta la volta prima.
-Ha-a- annuii Miki senza dare troppo peso alla faccenda.
-Ma dai, Miki! Secondo me non date abbastanza peso alla cosa! Il ballo è solo domani, e noi dobbiamo essere le più belle in assoluto! E soprattutto dobbiamo portare un cavaliere!-
-Caso mai, se tu che dai eccessivo gravità alla cosa!- rise Miki.
-Come sempre d’altra parte- si unii Uriè, provocando sul visino a forma di cuore di Dolce, una smorfia d’offesa.
-Sentite, l’idea di Raf mi pareva buona. Abbiamo gusti troppo diversi per vestirci uguali, quindi facciamoci una sorpresa!- continuò.
-Io voto di si!- disse Miki alzando la mano.
-Beh, io l’ho proposto quindi sono favorevole- conclusi alzandomi e sgranchendomi le braccia.
-Eh, ma io… e va bene!- acconsentii Dolce, lasciandoci finalmente libere di uscire.
-Però, se trovo una di voi vestita come me, ve la faccio pagare!- ci avvisò sull’uscio, provocandoci una risata.
 
-Hei, Raf: apparte gli scherzi, mi vuoi dire perché sei così triste? Credevo ti fossi chiarita con Sulfus- mi disse appena fummo fuori e cominciammo a camminare per strada.
-Ma, è vero! Abbiamo chiarito… ma avrei preferito non farlo…- ammisi poi.
-Che cosa?! E perché?-
-Perché, lui ha deciso di lasciarmi. Crede che sia la cosa migliore per me, vuole farmi vivere una vita più serena e pensa che senza di lui io potrò ottenerla- spiegai.
-Oh Alte Sfere! Mi dispiace tantissimo… ma sono sicura che al ballo di domani risolverete tutto! Vedrai, lui ti ama- mi sorrise fermandosi, parandosi di fronte a me e afferrandomi le spalle.
-E io invece sono sicura del contrario!- esclamai abbattuta.
-Perché ne sei così certa?-
-Non andrò a quel ballo. Non sono in vena- dissi continuando a camminare lasciando indietro Uriè.
-Ma se lui ci fosse? Se non andate assieme non significa che lui non ci sarà, sarebbe una buona occasio…- Uriè corse per raggiungermi.
-Un’ottima ragione in più per non andarci!!- urlai allontanandola con un braccio, avrei voluto accasciarmi a terra e farmi consolare, ma dovevo essere forte, non una bambina capricciosa.
-Mi dispiace, scusami Uriè- dissi poco dopo.
-Non ti preoccupare. Io non sono nella tua situazione, quindi non capisco. Però, se ti vedo soffrire a quel modo sono triste anche io!- mi venne in contro e mi abbracciò.
-Vacci a quel ballo, ti servirà per tirarti un po’ fuori… non è un ordire, ma un consiglio-.
Uriè se ne andò dalla parte opposta e io rimasi da sola.
 
Continuai a camminare per le affollate strade. L’indomani ci sarebbe stato il ballo e nonostante le gentili parole della mia amica, non mi era venuta più voglia di andarci.
Attraversando la strada, vidi una chioma blu. Sulfus, lui non mi aveva visto e mi spaventai, reagii d’stinto, cominciando a correre dal lato opposto.
 
Perfetto, se prima non mi aveva notato ora lo avrà fatto di sicuro! Ha, ma guardatemi: mi comporto proprio come una bambina!
 
Eppure, nonostante lo pensassi davvero non smisi di correre finché non inciampai e andai a sbattere contro qualcosa di morbido e caldo.
-Hai! Stai atten…- cominciò la voce prima di girarsi.
-Chérie?! Tutto bene?- mi chiese Roberto porgendomi la mano, ma la rifiutai alzandomi da sola.
-Sei ancora arrabbiata per ieri?- mi chiese ritirando la mano e mettendosela in tasca.
-No! No… non sono mai stata arrabbiata con te, è solo che ora… mi sembra tutto più strano- ammisi arrossendo.
-Capisco… senti: ti andrebbe… di venire al ballo con me, domani sera?- chiese lui battendo un piede sul cemento, come se fosse… nervoso.
-Ti ho appena detto che mi sembra strano prenderti per mano!- urlai, ma non in modo cattivo. Stavamo entrambi sorridendo.
-Ma guarda che hai capito male! Io intendevo andarci come amici… così non saremo costretti ad andarci da soli e al contempo non avremo alcun impegno nei nostri confronti. Ti vengo a prendere e ti porto a casa, promesso. Solo questo- gesticolò cominciando a camminare.
Gli sorrisi e camminai anch’io –In realtà non avevo intenzione di andarci…- dissi un po’ titubante.
-Ma dai, ti prego! Ci divertiremo un sacco! Apparte se balliamo… anzi, sarebbe meglio archiviare quella parte se vuoi avere ancora i piedi- rise lui imbarazzato.
-Senti Roberto, io non ho neppure un vestito!-
-Lo andiamo a comprare assieme!-
-E quando? Il ballo è domani!-
-Ora!-
-Che cosa? Non ho qui soldi… e non sono psicologicamente preparata!-
-Te li anticipo io. Per la psicologia t’arrangi-.
-Ma sei scemo? Non potrei mai… sai quanto vanno a costare?-
-Sono figlio di un uomo ricco, ricco, mooolto ricco. Non è un problema!-
-Davvero? Quanto ricco?- dissi scherzando.
-Ho l’American Expert Platinum. Ti basta?- mi chiese tirando fuori la luccicante carta di credito dal portafoglio con uno spigliato gesto della mano.
Alla fine di quel corto botta e risposta m’arresi, ma rimanevo della stessa, irremovibile idea. Non morivo dalla voglia di andare al ballo.
-Perché lo stai facendo?- gli chiesi.
-Beh, perché non puoi andare al ballo senza un vestito e una maschera!- mi rispose ingenuamente.
-No, non intendevo quello… perché stai facendo di tutto per tirarmi su di morale?-
-Oh, l’hai capito…- rise lui ancor più imbarazzato.
-Beh, perché tu ci creda o non, io ti amo, quindi voglio che tu sia felice, senza secondi fini- sorrise lui sempre con la stessa semplicità con la quale lo aveva detto la prima volta.
-Ma lo sai che io…- esitai, ma sembrò capirlo da solo.
-Lo so che tu non provi lo stesso. Però non m’interessa, mi basta che tu mi stai vicina in questo modo e che sorridi. Questa è la più grande felicità che tu mi possa dare-.
-Ma io… non voglio andare al ballo… io-.
-Lo so. Hai paura di incontrare Sulfus. Però, non è un motivo in più per andarci? Pensaci… se ti ama davvero non sopporterà di vederti con qualcun altro… e io punto su questo-.
-Sulla gelosia, intendi?-
-Precisamente-.
-Quindi stai facendo questo per me… solo per me?- chiesi.
-Precisamente-.
 
Effettivamente Sulfus è sempre stato un tipo geloso… ma sono sicura di voler questo? Ad ogni modo non posso rifiutare, Roberto si sta dimostrando così gentile… e anche se mi ama, vuole la mia felicità.
 
-Allora okay- dissi prendendolo sotto braccio con fare allegro.
-Cosa “okay”?- chiese lui arrossendo, ma senza scostarsi.
-Verrò al ballo con te Roberto!-




Ciaooo!!!
Mamma mia, mi sembra passato un secolo, invece sono solo due settimane! Mi scuso comunque, ma sono stata in vacanza e non ho avuto occasione, tra l'altro una vacanza strepitosa che però mi ha lasciato il cuore in frantumi :'( e va beh, non posso farci nulla.
Comunque la mia storia va avanti!! Sostanzialmente questo capitolo non serve a un cavolo. ma aggregarlo a un'altro sarebbe sato visibilmente pesante.
Spero comunque che vi sia piaciuto, recensite e buon fine vacanze a tutti!!!
Un bacio,
Icchy <3
P. S. Il disegno fa schifo

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Capitolo 16
*** Il Ballo ***


Era davvero sera. Di già.
Tutto il giorno di quel sabato l’avevo passato con le mie amiche al Sognatorio, in versione angelica e mai mi era sembrato più strano avere le ali.
Ma ora ero lì, nella mia stanza col mio bel vestito ad aspettare che il mio cavaliere venisse a prendermi.
Ero vestita da Dama del Lago, non avevo accettato il consiglio di Sulfus vestendomi da Ginevra. Sarebbe stato un affronto.
Era, il mio, un lunghissimo vestito sbracciato, stretto in vita che poi scendeva morbido fin sotto i piedi, verde acqua con sfumature che andavano dal verde più intenso all’azzurro. La schiena era quasi completamente nuda, infatti mi sentivo un po’ esposta, ma a coprirlo, anche se solo in parte, c’era uno scialle azzurro trasparente. La mia maschera era relativamente semplice, di quelle che s’allacciano dietro alla testa, era azzurra ricamata d’oro, con qualche piuma della stessa sfumatura d’azzurro qua e là che spuntava tra i capelli. Per l’occasione mi ero tinta il ciuffo, normalmente rosso, facendolo diventare dello stesso colore di quando usavo il Prisma Fly.
I capelli erano lisci, senza boccoloni, il che li faceva sembrare ancora più lunghi. Al collo non portavo nulla, nessun gioiello, neppure gli orecchini, l’unica cosa era la collana di Sulfus, che però tenevo ben nascosta sotto il corpetto del costume.
 
Roberto arrivò preciso alle otto e un quarto, con una lussuosissima macchina nera, con tanto di autista. Quando lo vidi arrivare probabilmente avevo gli occhi fuori dalle orbite.
-Hei, Chérie, che ti aspettavi?- mi disse abbassando il finestrino oscurato.
-Non lo so, una zucca?- risi alludendo a Cenerentola.
Lui rise e mi aprii la portiera, scendendo prima lui dalla stessa. Era vestito da cavaliere, portava lo stemma di Camelot sulla maglia, sopra una canotta di ferro dall’aria pesante. Sulle spalle si faceva spazio sontuoso, un enorme mantello rosso che arrivava fino alle caviglie e sul volto una semplice maschera nera –Non questa sera, my lady. Sta sera l’incantesimo non finirà a mezza notte- mi disse facendomi salire.
-Allora, grazie my lord- sorrisi io accomodandomi sul sedile posteriore.
 
Quando entrammo nell’enorme sala mi sentii osservata. Ero a braccetto con Roberto e tutti mi fissavano, ma sui loro volti c’erano sguardi interrogativi… che non avessero capito che eravamo noi? Il pensiero mi fece sorridere, mi faceva sentire davvero… beh, non so.
-Allora, è una mia impressione o ci stanno osservando tutti?- chiesi con voce titubante.
-No, ti sbagli. Stanno osservando tutti te- rispose lui portandomi via dall’ingresso e guidandomi verso il tavolo delle bibite, dove un gruppetto di ragazzi chiacchierava allegro.
-Me?- chiesi sgranando gli occhi mentre mi versava un po’ di finto punch.
-Eh già. Sai, quando ho visto quell’abito addosso al manichino ho pensato che fosse grazioso, però, quando sei uscita fuori da quella porta, questa sera, credevo fossi un angelo- sorrise arrossendo ancora, non lo facevo un tipetto così timido e dolce.
-Grazie…- sorseggiai un po’ di quel finto punch analcolico, cercando di non arrossire o almeno di non mettermi a ridere.
-Oh Alte Sfere! Raf! Sei stupenda!- mi chiamò Uriè da dietro, seguita dalle altre.
-Ciao ragazze!- dissi abbracciandole.
-Sei venuta… sono contenta!- mi sussurrò all’orecchio Uriè in modo che le altre non sentissero.
-Hei, chi è il tuo misterioso accompagnatore?- chiese Dolce scoccando un’occhiata poco discreta a Roberto.
-Lui è Roberto… un mio compagno di classe e carissimo amico- gli sorrisi, ma lui non ricambiò, anzi, sembrò rattristarsi.
-Allora Roberto, ti possiamo rubare la tua Dama per un momento?- chiese Miki prendendomi sotto braccio.
-Se me la riportate tutta intera- e così dicendo s’allontanò dirigendosi da qualche suo amico.
-Bene, bene! È proprio carino il tuo terreno!- Dolce si sventolò teatralmente col ventaglio che aveva in mano. Era vestita tutta in rosa, da dama di corte.
-Già, grazie-.
-E sei proprio carina tu! Ma perché non ci sei venuta con Sulfus?- chiese ingenuamente Dolce.
-Io… ecco…- al solo sentire il suo nome il mio volto scatto dietro gli sguardi delle mie amiche, alla ricerca del ragazzo.
-Scusate ragazze- interruppe una voce.
-Ma vorrei invitare la mia Dama a ballare- continuò il ragazzo e prima che potessi ribattere, mi ritrovai a ballare un lento con Roberto.
-Scusami Raf, ma ho sentito la conversazione… e ho pensato che non ne volessi parlare… ti vedevo in difficoltà…-
-No, non ti scusare, mi hai salvato da una situazione diffi… hai, aspetta! Mi avevi detto che non sapevi ballare!- dissi guardando le nostre figure che si muovevano sinuose tra le altre, Roberto mi guidava in maniera perfetta. Senza che me ne fossi neppure accorta eravamo al centro della sala con le altre persone che ci fissavano.
-Ho mentito… oops- mi fece pirolettare e mi portò in casquè.
-Perché lo avresti fatto?!- Gli chiesi tirandomi su e continuando a ballare.
-Beh, pensavo che non saresti stata dell’umore per ballare con me… visto e considerato che ti sembra strano persino prendermi per mano… quindi ho pensato che il modo migliore per non farti sentire in dovere di accettare un mio invito era dirti che non sapevo ballare- concluse lui.
-E poi, volevo fare la battuta!- rise ricordando quando mi aveva detto che se avessimo ballato assieme mi sarei ritrovata senza piedi.
-Che antipatico che sei!- risi io, ma da quando Dolce aveva nominato Sulfus non facevo altro che guardarmi attorno.
Ogni volta che giravamo era un’ottima occasione per guardare attraverso la sala. A destra, a sinistra, vicino al bancone delle bibite… nulla. Non c’era.
-Ti vedo distratta… cerchi qualcuno?- mi chiese rallentando il passo.
-Cosa?! Ah! No, figurati… tutto a posto!!- mi trovai a balbettare spiazzata.
-Hai la faccia tutta rossa… direi che hai bisogno di riposarti…- mi disse portandomi fuori dalla pista da ballo.
-Si, hai ragione- annuii puntando dritta ad una sedia vuota, ma continuando a guardarmi attorno.
-Ti trovo ancora un po’ accaldata. Sai, sul balcone c’è una bella arietta. Perché non esci un po’?- mi strizzò l’occhio e m’indicò l’enorme terrazza.
Li per li non capii cosa stesse facendo, ma m’alzai e mi diressi fuori, mentre lui continuava a sorridermi da lontano.
Ero quasi arrivata alla terrazza, ma continuavo a guardarmi attorno, finché, fatto qualche passo fuori, all’aria aperta, non mi scontrai con qualcuno. Eppure, ero sicura che fosse deserta.
-Mi dispiace… ero distratta- disi abbassando lo sguardo.
-Non è la prima volta- quella voce calda e maliziosa mi convinse ad alzare lo sguardo.
Di fronte a me si presentava un ragazzo, aveva lunghi capelli blu sciolti sulle spalle e scompigliati sulla nuca (per la gioia di Aliaaara ^^ ndIcchy<3), era vestito normale, con una semplice maglietta rossa e dei jeans lunghi, ma sul volto aveva una bella maschera ricamata, nera a forma di farfalla.
-S… Sulfus?!-
 
Come ha fatto… perché è… Roberto… lui lo sapeva! Ma certo, ora capisco l’occhiolino! Lui sapeva che si trovava qui…! Grazie!
 
-Mi hai riconosciuto, Raf… anche se stasera, in realtà, mi chiamo Massimo, la maschera l’ho rubata a lui… non mi facevano entrare senza- sorrise, vidi i suoi occhi brillare sotto la maschera.
-Tu hai riconosciuto me!- dissi sconcertata.
-Ho fatto l’errore di non riconoscerti una volta… e fu un disastro. Non rifarò lo stesso errore- fece qualche passo sulla veranda, appoggiandosi al muretto e osservando le stelle.
Io lo seguii –Già, me lo ricordo…- dissi malinconica. Quella fu la prima volta che gli mentii così spudoratamente.
-Ho bisogno di parlarti…- gli dissi avvicinandomi.
-Va bene… ma ti va se balliamo nel frattempo?- mi invitò porgendomi la mano.
-Vuoi ballare con me?- gli chiesi un po’ sbigottita.
-Vedi qualcun’altra qui alla quale potrei chiederlo?- mi rispose prendendomi sotto braccio e avvicinandomi a se.
-…- cominciammo a ballare, ma eravamo entrambi fuori tempo, come se lui non volesse seguire la musica, c’era un altro ritmo che ci guidava, lo sentivo chiaramente. Era il battito del suo cuore a segnarlo.
-Sulfus… io…-
-Shh!- mi zittii lui
-Prima voglio parlare io- ballare con lui era diverso dal ballare con Roberto. Nonostante i suoi passi fossero incerti e il suo sguardo fisso sui piedi per non sbagliare, era come se stessi volando. Sì, mi stavo librando in aria abbracciata all’uomo che amavo.
-Okay… parla-.
-Sono stato un coglione-.
 
La premessa mi piace…
 
-È vero, però, che noi due non avremo mai un futuro assieme…- continuò.
-No, Sulfus! Non devi dire…-
-E forse, quando tutto sarà finito… lo Stage, la scuola… ognuno tornerà al proprio mondo. Forse ci dimenticheremo l’uno dell’altra: io incontrerò una bella Devil, una di quelle toste… ma poi finirà, come tutte le mie altre storie, invece tu… tu incontrerai un bell’Angel, che ti farà perdere la testa e saprà amarti come meriti… e come io non portò mai fare, metterai su famiglia con lui e sarai felice- si fermò per qualche istante e si allontanò da me, intrecciando le dita con le mie, mi guardò per un’istante, uno solo… ma fu come se non mi avesse guardato per una vita intera. Poi, riprese a ballare.
-Questo… non succederà mai…- ma m’ignorò per la seconda volta.
-Ma, quello che voglio dire è che… se anche solo… mi rimanesse un’ora, una misera ora, da passare su questo modo… non ci sarebbe nessun luogo dove vorrei stare, se non qui… e non ci sarebbe persona, Angel o Devil con la quale vorrei essere, al di fuori di te!- mi strinse forte a se, accarezzandomi i capelli e nascondendo il volto tra essi.
Poi si staccò, guardandomi ancora negli occhi –Posso capire… che tu sia arrabbiata con me, che tu non voglia più vedermi… mi sono comportato da vigliacco… ma ho capito il mio errore e mi dispiace immensamente! Mi dispiace anche di averti interrotto… cosa volevi dirmi?- disse un po’ timoroso.
-…-
-Raf… ti prego non essere arrabbia…-
-TI AMO!- gli saltai letteralmente addosso, avvinghiandomi al suo collo e baciandolo, con passione. Dopo qualche momento di sconcerto, mi cinse la schiena, mi sfiorò i capelli con una mano e contraccambiò il bacio.
-Non sceglierei… per nessuna ragione al mondo, qualcun altro al di fuori di te!-
 
in poco tempo ci ritrovammo a correre tra la gente che ci guardava malissimo, ma non ci importava, finché il mio sguardo non ricadde su Roberto e allora chiesi a Sulfus di aspettare un momento e lui lo fece.
-Roberto!- lo chiamai allontanandomi un po’ da Sulfus.
-Raf… l’hai trovato…- disse accennando un sorriso.
-Sì… e devo ringraziare solo te. Sei il più caro am…-
-Hei, hei!- mi fece segno di rallentare con le mani.
-Vuoi farmi morire qui davanti a tutti? Perché se continui a dire quella parola, ti assicuro che alla fine succederà!- mi disse con un sorriso amaro sulle labbra.
-Mi dispiace…-
-No. Non è colpa tua, non si può costringere la gente a provare ciò che non prova, te l’ho già detto: se tu sei felice, lo sono pure io!- mi sorrise.
-Hai solo scelto il cavaliere sbagliato… sono contento che te ne sia resa conto. Ed ora, in via del tutto eccezionale, ti sciolgo dalla mia promessa!- fece una piccola riverenza.
Io lo abbracciai forte. Sentivo la sua esitazione, ma dopo qualche secondo si rilassò e contraccambiò l’abbraccio.
-Mi farai davvero morire…- gli sorrisi e mi allontanai a passi veloci, verso la persona che amavo.
-Raf!- mi chiamò Roberto. Quando mi voltai vidi che mi stava lanciando qualcosa di piccolo e nero.
-Mi auguro che il tuo ragazzo sappia guidare, perché ho mandato a casa l’autista!- presi al volo l’oggetto e notai che erano le chiavi della lussureggiante macchina nera che ci aveva accompagnato.
Mimai un grazie con le labbra e mi girai. Presi la mano di Sulfus e tutto divenne, finalmente, perfetto.
 
 

 
 
Mi dispiace per tutta l’attesa che vi ho fatto patire!!!!! Scusatemi!!! * Si inchina ripetutamente davanti al computer implorando perdono *.
Mi dispiace anche che il capitolo, nonostante tutta l’attesa non si a quel gran ché, né in lunghezza né in contenuto. Però il prossimo capitolo sarà meno deludente, anche se… nah, non vi anticipo niente!
Allora, siete felici che si sono rimessi assieme??? Mi auguro di si! Per qualunque reclamo, insulto alla mia puntualità o, magari, complimento… inserite una recensione, grazie!!!
Un bacio,
Icchy<3



 Ho inserito l'immagine del bacio tra Raf e Roberto, spero sia stato gradito... Già che ci sono, quale vi piace di più?

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Capitolo 17
*** Rimaniamo noi stessi ***


Quando fummo fuori dalla scuola, salii in macchina e, senza dire nulla, schiacciai il piede sull’acceleratore e partii.
Di tanto in tanto mandavo qualche occhiata a Raf, che però, non ricambiava… forse perché era tutta presa ad allacciarsi la cintura di sicurezza o a pregare che non facessimo un incidente. Mi misi a ridere.
-Che cosa c’è da ridere?- chiese lei aggrappandosi alla maniglia sopra il finestrino dopo una curva piuttosto pericolosa.
-Sei tu che mi fai ridere! A Zolfanello City gareggiavo spesso con le auto. Ho sempre vinto io, quindi non ti preoccupare!- la vidi mandarmi uno sguardo fulminante.
-Come puoi pretendere che non mi preoccupi? Stai andando a cento all’ora in una stradina di ci…- 
-Ti fidi di me?- le chiesi facendomi subito serio.
-Io…-
-Ti fidi?- non la guardavo in volto, ma sapevo che percepiva la mia presenza.
-Io ti amo. Quindi, sì. Mi fido- staccò la mano dalla maniglia e si rilassò chiudendo gli occhi. Io sorrisi e accelerai.

***


Quando riaprii gli occhi, la macchina si era fermata. Per tutto il tempo avevo creduto che stessimo andando a casa mia, ma quando uscii dalla automobile, riconobbi all’istante il posto.
Eravamo a pochi passi dalla spiaggia dove, l’anno precedente, io e Sulfus ci eravamo quasi baciati.
Mi prese per mano e cominciò a camminare. Diversamente da quello che avrei pensato, non mi condusse sulla spiaggia, ma in un appartamento dall’altra parte della strada. Entrati nell’atrio prese a baciarmi con passione, spingendomi dentro l’ascensore e schiacciando il pulsante del terzo piano. Dal momento nel quale le porte si chiusero a quando si riaprirono, non fece altro che baciarmi. 
Fu di una tale delicatezza che quasi non credetti che potesse essere lui.
Faceva scorrere leggere le dita tra i capelli per tutta la loro lunghezza, con l’altra mano mi accarezzava i fianchi dall’alto verso il basso spingendomi, piano, verso di lui e infine cingendomi la schiena.
Le sue spalle muscolose, riflesse sul vetro dell’ascensore, s’inarcavano ad ogni singolo, per quanto impercettibile, respiro e mi piaceva accarezzargliele, lentamente, quasi sfiorandole e salendo piano piano verso il volto passando per il collo.
Quando, poi, si aprirono mi prese sotto le ginocchia e mi sollevò con una tale facilità da sembrare una cosa abituale, come se mi prendesse in braccio a quel modo tutti i giorni. Ci fu un minuto di pausa, nella quale mi accoccolai tra l’incavo della spalla di Sulfus, che sembrava fatta a posta far giacere  la mia guancia. Chiusi gli occhi e mi lasciai semplicemente viziare dalle parole dolci della persona che amavo.
Aprii la porta con un semplice scatto: non era chiusa a chiave. Non volevo aprire gli occhi, stavo così bene, mi sentivo così amata che avevo paura che, aprendo gli occhi, sarebbe finito tutto e io mi sarei svegliata nella mia stanza. Da sola.
Comunque, non ce n’era bisogno, riuscivo a sentire perfettamente dove fossi: la stanza era impregnata del profumo di Sulfus. Dovevo essere nel suo appartamento.
Dopo che la porta si fu chiusa, fece qualche passo e cercò di staccarmi da se, ma io lo tenni più forte, non volevo abbandonare quel dolce tepore, non volevo lasciarlo.
-Hei, tranquilla, non me ne vado…- mi accarezzò la testa e mi appoggiò delicatamente su qualcosa di morbido, lo riconobbi subito come il letto. A quel punto aprii gli occhi.
Si, ero proprio distesa su un letto enorme, a due piazze rivestito da leggere lenzuola rosse.
Sulfus si era messo a cavalcioni sopra di me e mi osservava, quasi fossi un dipinto. Qualcosa che si poteva solo ammirare da lontano, dietro una spassa teca di vetro, senza poter essere toccato.
In un primo momento ne fui lusingata. Non tutte le donne possono vantare un ragazzo che ti guarda con gli occhi traboccanti d’amore, come stava facendo lui in quel momento, ma il suo sguardo diventava ogni secondo più intenso, scavava dentro il mio animo, uno sguardo così profondo da farmi pensare a tutte le cose sbagliate che avevo fatto, a partire da quell’insignificante bacio ricevuto da Roberto. In quel momento provai vergogna.
-C-cosa c’è?- balbettai arrossendo e voltando lo sguardo verso sinistra, cercando di affondare il più possibile il volto nel cuscino.
-Niente…- fece una breve pausa senza smettere di guardarmi, poi riprese.
-Lo sai, vero?-
-Cosa…?- chiesi dubbiosa riacquistando, però, quel tanto di sicurezza da permettermi di guardarlo negli occhi.
-Sei sdraiata nel mio letto… in un luogo dove nessuno ci verrà a disturbare…- si lasciò morire l’ultima parola tra le labbra, mentre s’avvicinava a me e mi sfiorava il collo col naso.
Sentivo il suo respiro che mi solleticava il collo e, per un secondo, ebbi l’impulso di passare le mie mani tra i suoi capelli e spingere quelle dolci labbra un po’ più verso le mie e baciarle con passione, ma lo respinsi indietro.
-Si. Lo so…- sorrisi fiera che il pensiero non mi spaventasse.
-Sai anche che sei la fine del mondo ‘sta sera… sdraiata qui…?- non risposi, lasciai che continuasse a stregarmi con le sue parole.
-Molte volte, ammetto, ho avuto istinti simili nei tuoi confronti… ma questa volta… questa volta è diverso. Non credo che riuscirò a fermarmi una volta iniziato, quindi… posso capirti se non vuoi…-
-Voglio!- mi sorpresi a dire più forte di quel che avessi premeditato.
-C-cioè… credo di non poterti amare più di così, quindi voglio… che ci amiamo appieno…- sorrise, un sorriso che irradiava luce, ma sembrava ancora dubbioso.
-Raf… lo so che ormai non sembra più così… ma io rimango un Devil e tu un Angel se questo dovesse influire su…- incrociai le dita dietro il suo collo e lo zittii con un leggiero bacio a fior di labbra.
-Per sta notte… sarò soltanto Raf, e tu sarai soltanto l’Amore della mia vita…-
Non passò più che qualche istante e io mi ritrovai sotto le coperte purpuree, accompagnata dai baci di Sulfus che ritmavano il mio respiro affannato.
La sua mano sfiorava egoista ogni parte del mio corpo bollente, prima di arrivare sul fianco destro e slacciare la corta cerniera. Mi portò entrambe le mani sopra la testa tendo i polsi con una mano mentre con l’altra sfilava piano il vestito, accarezzando, per tutta la loro lunghezza, la mie gambe lunghe, che ma no  a mano che si liberavano dall’impaccio della veste andavano ad attorcigliarsi ai suoi fianchi spingendolo di più verso di me, mentre lui continuava imperterrito a baciarmi. Mi stuzzicava il lobi delle orecchie, mi baciava spalle, collo e seno…
Una volta rimasta in solo in biancheria lo aiutai a spogliarsi a sua volta, accompagnando i suoi movimenti a dolci carezze che seguivano i lineamenti ben scolpiti dei muscoli delle sue spalle.

Non ricordo molto di quella notte. Ma so per certo che seguirono palpitazioni, respiri affannati e un piacere che non è, in alcun modo, descrivibile.

“Raf… Ti prego, aiuto…”
Cosa succede? Dove mi trovo? È tutto buio qui… fa freddo e, poi, cos’è questa voce rimbombante? Non esce più dalla mia testa… eppure, mi sembra di averla già sentita… una volta, tanto tempo fa. È così calda… chi sta parlando?
“Raf…!”
-Chi sei?- nulla, il silenzio più assoluto circondato di tenebre.
-Chi sta parlando? Rispondimi! Dove sei?- urlo ancora più forte.
“Aiutami! Ti prego…”
-Come posso far…?-
“Raf…” 
Si sta affievolendo… 
-No, aspetta! Dove vai?-
“Raf!”
“RAF!”



-MAMMA!!- 






Prima che voi prendiate pale, picconi e torce infiammate, volevo dirvi che: MI DISPIACE TANTISSIMO!! Sono passati secoli dall’ultima volta che ho aggiornato, ma come molti di voi già sanno ho avuto diversi problemi e, ora che ho trovato un attimo di respiro, sono pronta a riprendere il ritmo, o almeno spero!
Mi scuso anche per l’imbarazzante cortezza del capitolo, e per la scarsa qualità dei contenuti… spero vi siano piaciuti lo stesso, ma, sapete… è davvero da tanto che non scrivevo e non l’ho mai trovato così difficile, ve lo assicuro! Mi ci vorrà un po’ per riprendere il ritmo. Spero che con il prossimo vada meglio!
Grazie a tutte per aver pazientato così a lungo!
Un bacione enorme!
Icchy<3
P. S. nel caso non dovessi avere più occasione di farlo vorrei augurare buone feste a tutti e un buon Natale!!
P.P. S. Scusatemi per il disegno, ho fatto del mio meglio ma avevo troppo poco tempo!

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Capitolo 18
*** Bad News ***


-MAMMA!!-
Mi svegliai di soprassalto, con la fronte imperlata di sudore e gli occhi sgranati.
 
Un incubo… è stato solo un incubo…
 
Eppure, il mio settimo senso non mi lasciava in pace. Sentivo che qualcosa non andava, ma non riuscivo a capire… quella voce così calda e familiare… a chi apparteneva?
-Raf, ti senti bene?- Sulfus era sdraiato sul letto accanto a me, aveva ancora la voce impastata dal sonno e, mettendosi piano a sedere sul materasso, si stiracchiò.
-Hai fatto un incubo?- mi chiese carezzandomi la fronte scacciando qualche goccia di sudore.
-No. Va tutto bene- era stato solo uno stupido incubo, ma non volevo che si preoccupasse per me, non volevo rovinare il risveglio dopo la notte splendida che avevamo passato assieme.
-Non mi mentire: stai piangendo- m’abbracciò improvvisamente, ma con un gesto lento e dolce, accogliendo il mio viso tra il suo petto nudo e marmoreo.
 
Dannazione! Stupidi attacchi di pianto improvviso…
 
Quando mi staccò da lui, fece scorrere il pollice appena sotto il mio occhio, asciugando una lacrima solitaria intrappolata tra le mia ciglia.
-Mi puoi dire tutto, lo sai-.
Annuii distrattamente, mentre cercavo di coprire il mio corpo spoglio, il meglio possibile, con il lenzuolo –Si, lo so… è solo che…-
-“È solo che” cosa? Non ci sono scuse che tengano Raf. Non sopporterei altri segreti tra di noi, ne morirei. Quindi, dimmi: cosa ti fa stare male?-
Mi avvolsi il lenzuolo tutto intorno al corpo, come un grande asciugamano e mi alzai dal letto dando e spalle a Sulfus.
-Sei dispiaciuta per questa notte?- mi chiese con voce soffocata.
-No! Assolutamente no!- mi girai di scatto poggiandomi, in ginocchio, sul letto. Gli presi il volto tra le mani e appoggiai la mia fronte alla sua.
-No, questa notte è stata… è stata divina… ma, ecco credo di aver visto… o, meglio, credo di aver sognato…-
-Chi? Chi hai sognato, Raf?-
-Credo di aver sognato mia madre…-
 
Ora eravamo entrambi rivestiti, e Sulfus faceva avanti e indietro per il salottino.
-Potrebbe non essere stato solo un sogno…-
-Lo so… ma, perché proprio ora? Perché cercare di contattarmi adesso?-
-Forse, perché ora è in pericolo. Ragiona, te l’ha chiesto lei più volte… a quanto mi hai riferito-
-Si, è vero, ma…-  ero titubante, avevo paura.
-Raf!- Sulfus mi afferrò per le spalle, quasi istintivamente, come a sorreggermi
–Capisco che per te è una cosa strana e, probabilmente, ti spaventa, ma non la puoi ignorare. Tu…-
Il campanello suonò frenetico e ininterrottamente per quasi dieci secondi.
Sulfus mi lanciò un’occhiata di scuse e si diresse verso la porta.
-Mh? Ma che cazzo…! – Sentii urlare Sulfus alla porta
–È uno scherzo?!-  A passi svelti raggiunsi Sulfus alla porta.
Sull’uscio faceva ombra un’enorme Guardian Devil, muscoloso e spalluto. Le lunghe corna brillanti spuntavano dalla chioma nera fluente, la sottile coda si muoveva disegnando invisibili cerchietti nell’aria e le immense ali nere lo tenevano leggermente sospeso, a pochi centimetri da terra. Appena mi resi conto di essere, teoricamente, nel posto sbagliato al momento sbagliato, mi ritirai dietro la parete, nella speranza di non essere stata vista. Ovviamente mi sbagliavo.
-Hei, hei! Chi è quello schianto?- fece il Devil sporgendo la testa all’interno della porta.
-Perché sei qui?!- rispose scontroso Sulfus, parandosi davanti a lui, ricacciandolo indietro. Il Guardian Devil era alto più di una spanna rispetto a Sulfus ed era visibilmente più muscoloso, ma gli teneva comunque testa.
-Che cazzo hai, ti sei alzato con la luna girata, stagista?- disse lui affondandogli una mano diafana nei capelli e cominciando a sfregarglieli.
-Tanto non mi può vedere, è solo un’umana! Però, se te ne dovessi stancare, potrei prendere in considerazione l’idea di una botta e via… è da tanto che non mi faccio una bella bionda!-
Non feci in tempo ad offendermi, per il suo spregevole comportamento che Sulfus gli tirò un pugno in faccia.
-Lascia in pace Raf e rispondimi: Perché cazzo sei venuto qua, Akuma?!- Il ragazzo rimase un secondo in silenzio con il volto sbigottito, poi le sue labbra si allargarono in un’enorme e brillante sorriso malizioso… quasi come quello di Sulfus.
-E così… questa sarebbe la tua Raf?  Hei, vieni qui Dolcezza, lo so che puoi vedermi!- disse facendo riferimento al suo stato di Devil, per poi rivolgersi di nuovo a Sulfus.
-Oh, bel colpo fratellino!-
-“F…Fratellino”?- sussurrai io, ormai scoperta, dirigendomi verso l’ingresso.
-Sulfus non te lo ha detto? Piacere, mi chiamo Akuma, sono il fratello maggiore di Sulfus!-
-Potevi fare a meno… non era necessario che i sapesse!- intervenne Sulfus incrociando le braccia al petto e poggiando una spalla sull’anta della porta. Notai che Akuma non faceva altro che fissarmi, poi, con un sorrisetto si rivolse a Sulfus.
-Le hai fatto mettere una mia maglietta?- indicò l’enorme maglietta a maniche lunghe che indossavo, in quel momento (non mi era sembrato il caso di rindossare il vestito della sera precedente).
-Senti, tu: Avevamo di meglio da fare, quindi o mi dici perché sei qui, oppure giri i tacchi e te ne vai!- Sulfus sembrava sempre più spazientito. Non ero un’esperta, ma, evidentemente non doveva essere in ottimi rapporti con suo fratello.
-Oh, lo immagino! Però, effettivamente, hai ragione: ho già rimandato fin troppo-  s’interruppe un attimo per trasformarsi i terreno, prima che una vecchietta scendesse le scale e avesse il tempo di pensare che fossimo pazzi a parlare ad un corridoio vuoto.
 -Bene, sono qui, per ordine della Temptel. Ha mandato un Guardian Devil da ogni stagista di quest’anno: I corsi di quest’anno sono finiti- concluse lui.
-Come sarebbe a dire?- intervenni io un po’ spiazzata.
-E gli Angel?- continuai.
-Non ti preoccupare Dolcezza, penso che il Vecchio, abbia fatto fare la stessa cosa ai Guardian Angel… piuttosto, quello assegnato a te si starà disperando non trovandoti nel tuo appartamento…- cominciò a ridere.
-Ma d’altra parte, come potrebbe immaginare dove sei stata tutta la notte…- rise ancora.
-Allora: Siamo stati promossi?- chiese Sulfus senza degnare di peso le sue ultime parole, o almeno, ci provava.
-Mi dispiace, Sulfus… ma quando ho detto: “ I corsi di quest’anno sono finiti”, non intendevo che vi avessero già valutati- fece un cenno col capo, come ad invitarci a seguirlo.
Akuma, in oltre, porse a Sulfus, Basilisco, che tirò fuori dallo zainetto, ordinandogli di trasformarsi.
-La situazione è più grave di quanto non possiate pensare-.
 
Prima di dirigerci verso la scuola andammo nel mio appartamento (per ovvi motivi d’abbigliamento, anche se Sulfus mi aveva prestato un paio di pantaloni da ginnastica e una giacca). Fortunatamente era vuoto: Akuma aveva messo in me, per tutto il viaggio, la paura che qualche Guardian Angel potesse esser passato per il mio appartamento e… non so, scassinato la porta di casa per curiosare tra la mia roba?
 
Che idiota! Nessun Angel farebbe una cosa del genere!!
 
Arrivati alla scuola, ero l’unica a non essersi ancora trasformata… ma, effettivamente, non eravamo proprio tutti, come ci aveva detto Akuma. Eravamo solo il mio gruppo: Uriè, Dolce e Miki. E il gruppo di Sulfus: Kabalè, Cabiria e Gas. Più qualche Guardian, di entrambe le fazioni, che si guardavano intorno nervosamente, mentre gli stagisti, agitati si chiedevano perché fossero stati chiamati.
-Raf!- Mi chiamò Gaby dalla parte degli Angel, della sala.
-Dove diavolo eri finita? Sono venuto a cercarti ma non ti ho…- appena staccò lo sguardo da me e notò con chi ero, vidi le sue sopracciglia inarcarsi in una sorta di espressione, mista tra l’arrabbiato al completamente infuriato.
-Sei stata con lui?!- mi sgridò.
-Hei! Non usare quel tono con Raf!- urlò Sulfus formando una sfera di fuoco nella sua mano.
-Piuttosto, stalle alla larga, tu: Diavolo!- urlò, a sua volta, Gaby.
-Basta! Non è il momento di mettersi a litigare!- li ammonii il professor Arkan un gesto della mano.
-Gaby, restituisci a Raf la sua coccinella, Cox. In maniera tale che possa trasformarsi-
-Professoressa!- iniziò Gas –Perché siamo stati chiamati qui?-
-È molto semplice Gas…- rispose lei in tono pacato, come sempre.
-Reina è tornata!-

 
 
SCUSATEMIIIIIII!!!!!!!! Mi dispiace davvero tanto di avervi fatto aspettare così a lungo, per un capitolo tanto corto e tanto insignificante… ma mi sono detta che se l’avessi continuato, non sarei mai riuscita a finirlo, e voi mi avreste perseguitato sotto casa con i forconi… (o.O??)
Scusatemi davvero, so quanto può essere brutto leggere un capitolo dopo tanto tempo… perché non ti ricordi la storia o altro. Davvero, sono spiacente, anche per il capitolo davvero deludente…
Spero che mi possiate perdonare!!!
Ciao, un bacio, e grazie per essermi state “Fedeli” ed aver aspettato il seguito della storia!
Icchy<3
P. S. il personaggio di Akuma (=Demone in giapponese) l’ho inventato di sana pianta qualche giorno fa… quindi non so quanto potrebbe influire con la storia (che ha ancora molti capitoli davanti a se) ma ve ne ho comunque fornito un piccolo ritrattino da Terreno ^^. Spero vi piaccia!
 

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Capitolo 19
*** Divisione ***


-Reina?!- Nella sala si sentii un forte brusio, cominciato subito dopo la pronuncia di quel nome, quasi li spaventasse a tal punto da non poter essere pronunciato. Rivolsi uno sguardo d’apprensione alla mia Raf, dall’altra parte della sala.
Quanto capivo la paura dei miei compagni e degli Angel. Anche io avevo paura, paura che potesse succedere qualche cosa alla mia dolce Raf! Già in passato Reina, anzi, la Neutra, aveva dato molti problemi al mio Angelo, ingannandola e manovrandola fino a farle tradire le schiere angeliche, aprire la sala dei ritratti e permettere a quella brutta strega di schiavizzare i Terreni.
Ma non potevo mostrare a tutti la mia agitazione. Dovevo essere forte, forte per entrambi, se volevo vivere felicemente con l’amore della mia vita. Se avevamo superato tutte le avversità una volta, l’avremmo fatto ancora. Non avrei mai più commesso lo sbaglio di dubitarne.
-C-come è possibile? Lei… era imprigionata nel Limbo!- intervenne la rosa coprendosi la bocca con le mani.
 
Che idiota! Si è già liberata una volta, grazie a me e Raf, ma avrà di sicuro avuto un piano B
 
-Non  lo sappiamo, Dolce. Sappiamo solamente che è libera e che deve essere fermata ad ogni costo!- Rispose Arkan scuotendo la testa verso il basso.
-Questa volta, però, non dovremo lasciare nulla al caso: la Neutra dovrà morire!- La prof. agitò un pugno, subito seguita dall’esulto dei Devi e dei Guardian Devil.
-Purtroppo non c’è altra scelta, questa volta c’è in ballo molto di più rispetto all’anno scorso- quell’Angelo Pompato di Gabi, tentava in ogni modo di evitare lo sguardo di tutti, in particolare quello di Raf. La cosa non mi piaceva. Che Cazzo ci poteva essere di più terribile di un ex angelo, donna, odiata da tutti, psicopatica e con manie di protagonismo che vuole assoggettare tutti i Terreni al suo volere? Ma, soprattutto, perché avevo l’incessante sensazione che tutto questo centrasse con Raf?
-Ma è terribile!- Miki tentava di confortare Dolce e Uriè, ma si capiva che anche lei era impaurita. L’unica che non sembrava influenzata dalla notizia era Raf. Il suo sguardo era immobile sul professore, vedevo il suo petto muoversi a ritmo costante, ma le sue mani, le sue mani erano chiuse a pugno. Quel gesto tradiva i sentimenti che provava, anzi, il sentimento: la rabbia.
-No, no. Un momento!- Kabalè incrociò le braccia al petto.
-Che cosa pretendete esattamente da noi?!- sgranò gli occhi e fece qualche passo avanti.
-Già! Kabalè ha ragione! L’altra volta abbiamo dovuto ingannarvi per riuscire a partecipare alla battaglia. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?-
-Cabiria, omettere il fatto che avreste cercato un modo per conto vostro, di abbattere la Neutra, non è ingannare! Non mi sarai diventata buona? – La Temptel inarcò un sopracciglio, in un’espressione stranita e accigliata.
-Non è questo il punto! Dannazione!-
-Hanno ragione tutte e due!- intervenni io.
-Sono ben contento di prendere a calci in culo quella stronza, ma voi… perché, questa volta, decidete di mettere in ballo degli stagisti?- dissi cercando di rimanere calmo.
-Ma perché rompete tanto? Avete l’occasione di fargliela pagare a quella bastarda… eppure state qui a perdere tempo in chiacchiere come degli stupidi Angel!!- Akuma ridacchiava tra se e se, causando del caos, tutto intorno a noi. Gli Angel, indignati dall’offesa, rimanevano comunque sui loro passi e volevano sapere di più. I Devil, iniziavano a scaldarsi, litigando tra di loro per le idee diverse.
 
Cazzo. Qui si che andiamo bene.
 
Ovviamente io ero della stessa opinione delle ragazze. Volevo combattere più di ogni altra cosa, perché, ormai, mi sentivo un rammollito. Ma volevo delle spiegazioni: Come aveva fatto a liberarsi di nuovo? Perché volevano coinvolgere anche noi? Ma, soprattutto, Perché il mio sesto senso continuava a trapanarmi il cervello?
-No. Devono sapere, ma non qui. Non ora- Arkan alzò entrambe le mani e, quasi come se avesse usato uno dei suoi poteri, ci calmammo tutti.
-Ci divideremo in tre squadre: Cabiria, Uriè e Alexander, costituiranno la squadra uno. Prego, riunitevi qui, alla mia destra-
-Fantastico… oltre che dovermi sorbire una Angel, devo anche sopportare un fottutissimo Guardian Angel- cacciò un’occhiata infiammata al Guardian che ora le stava accanto, il quale contraccambiò con altrettanto disgusto.
-Mi duole dirlo, ma questo non è il momento di lottare tra di noi! Kabalè, Dolce e Zeno, saranno la seconda squadra. Muovete il culo e venite qui!- Sentenziò la Temptel. La rosa, a vedere il Guardian Devil, dalla faccia sfregiata, i lunghi canini appuntiti e il muscoli della quale ne bastava l’ombra per coprirla tutta, quasi non svenne.
-Miki, Gas e Sam, saranno la terza- La Guardian Angel Bionda accennò appena di aver capito, prima di muovere le ali e fluttuare verso i suoi due compagni. Quando riappoggiò i piedi a terra, ricadde nello stato di trance nella quale era stata fino a qualche secondo prima.
-Sulfus, Gabi e Akuma costituiranno la quarta!- Concluse il vecchio.
-Bene, ora seguiteci. Vi spiegheremo le vostre mansioni in armeria-
 
Abbiamo un’armeria? Questo si che è figo… però… c’è qualcosa che non va… manca…
 
-Professore!- Raf urlò da un angolo dell’aula sfida, dove, ormai, era rimasta sola.
-Non mi ha assegnata a nessun gruppo!-
-Il tuo compito, Raf, è quello di rimanere qui. Rimanere qui nel caso qualcuno torni indietro ferito e, nel caso, soccorrerlo. Sperando che una tale situazione non si debba verificare- la congedò, ammutolendola.
-Prof! Ma… è stata Raf a sconfiggere la Neutra… l’anno scorso- Uriè, spalleggiata dalle altre due Angel, tentavano di tener testa ai due professori.
-Questo non è rilevante. Ora lei ci serve qui-
 
Ha… il vecchio si sta innervosendo. Non buono.
 
Raf mi lanciò uno sguardo disperato, lei voleva più di chiunque altro sconfiggere Reina. Era una questione personale.
-Sulfus, ti prego…- le sentii sussurrare.
Nonostante avessi voluto dire qualcosa, e tutti se lo aspettavano considerato il silenzio nella quale era sprofondata l’aula, rimasi in zitto per qualche minuto. A pensare.
Volevo davvero che Raf rischiasse la vita, combattendo, solo per placare il suo desiderio di vendetta…?
-Il prof. ha ragione. Ora andiamo.

 
 
Ok, potete pure uccidermi, ora! Lo so, lo so… il capitolo è cortissimo e fa pure schifo. Vi do il permesso di organizzare una rivolta con torce e forconi sotto casa mia :’(
 Poi, quando saprete questo, mi odierete ancora di più: Ecco… come dire… era già pronto da un bel po’, questo capitolo… tipo, due ore dopo della pubblicazione del capitolo 18… ma non avevo ancora preparato un disegno. Lo so che a voi non interessa molto dei disegni, ma a me si. Anzi, sono la cosa più importante di tutta la  mia vita (che tristezza)!!!
Non molto tempo fa, tipo oggi, avevo finito il disegno, mi piaceva anche abbastanza… decido di scannerizzarlo e… Dam dam dam… lo scanner non me lo legge! Vi lascio immaginare il mio sclero, quindi questa volta niente disegno U.U
Mi scuso ancora per il capitolo penoso!! Se volete insultarmi ( e magari non solo quello), vi invito a farlo con una recensione!!!
Un bacio,
Ichigo_sakura
P.S. Sta per finire, contente?
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** Verso il nemico ***


Sola.
Non avrei mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Eppure ero ancora in Aula Sfida, nonostante i miei amici, i miei nemici, che poi così tanto nemici ora non sembrano neppure più, e il mio Amore se n’erano andati. Sulfus, oh, Sulfus… Come aveva potuto abbandonarmi qui? Come aveva potuto non capire quanto questa battaglia fosse importante per me?
Non lo capivo, eppure, se ci avessi ragionato di più in quel momento, ci sarei anche arrivata: Lui l’aveva fatto perché mi amava, aveva paura per me, e non voleva che mi ferissi per uno sciocco motivo, come lo era stato la vendetta.
Ma io potevo pensare la stessa cosa. Io volevo essere lì, per proteggerlo, combattere insieme per il nostro diritto ad amarci, senza nessuno che lo impedisca.
L’aula sfida rimbombava ogni volta che un singhiozzo usciva troppo rumorosamente dalla mia bocca.
Mi accasciai sul pavimento con un tonfo.
-Come hanno potuto?!- chiedevo a me stessa strascicando la voce rotta dal pianto.
-Come hanno… perché mi hanno fatto questo?!- ormai mi ero trovata completamente sdraiata sul pavimento freddo, con la testa cinta dalle braccia, sulle quali finivano le mie lacrime.
-Questa è la mia battaglia…! È la mia…-
Rimasi in silenzio per qualche minuto, ferma, immobile, su quel pavimento.
Quando mi alzai, avevo tutti i capelli scompigliati e le ali addormentate, il volto caldo e bagnato dal continuo fluire di lacrime, ma continuai ad alzarmi e a passi lenti e svogliati, abbandonai l’Aula Sfida.
 
Anche se ero davvero distrutta, mi avevano affidato un compito e, anche se nel mio piccolo, mi sarei resa utile!
Corsi in infermeria, anche se i miei tacchi traballavano sotto i miei passi pesanti, non potevo certo volare in quelle condizioni… troppo distratta.
Entrata nell’infermeria passai il mio tempo parlando con il dottore e sperando che non sarebbe arrivato nessuno, non avrei mai voluto dover curare uno dei miei compagni…
Pian piano, passata la compagnia del dottore, scivolai in un leggero dormiveglia che presto si sarebbe tramutato in sonno… un profondo sonno tormentato da incubi.
 
***

-Prof!- Cercai di fermare uno dei due professori, ma Arkan continuava ad ignorarmi e la Temptel… beh, è la Temptel. Potete immaginare quanto questo mi fece incazzare –Hei! Si fermi, cazzo!- urlai riuscendo a cogliere un sorrisetto soddisfatto dalla Temptel, probabilmente per il mio carattere irrispettoso.
-Siamo di fretta, Sulfus!- sentenziò il vecchietto –Dobbiamo andare in armeria, lì discute…- cominciò il vecchi tirando fuori la stessa solfa di prima: “ve lo diremo dopo” mi sentivo di nuovo piccolo, quando i miei genitori mi dicevano “Te lo diciamo quando sarai più grande!”.
-No! Non ho intenzione di aspettare un secondo di più! Mi avete fatto abbandonare la mia ragazza lì, da sola…!- sentì tutto all’improvviso, un rumoroso silenzio imbarazzato.
-Ragazza?- Kabalè con la sua vocina stridula e insinuatrice, stava stropicciando nervosamente la gonna.
-Ma che cazzo ve ne frega di come l’ho chiamata?! Non è un mistero il fatto che questo asino piumoso- dissi indicando Gabi –Non sia riuscito nel suo intento! E che ci amiamo è cosa nota, quindi non fate tanto i bambini scandalizzati, cazzo! Voglio solamente dire che ho dovuto lasciare da sola Raf! Senza sapere a cosa sto realmente andando in contro, se non la dovessi più vedere… le ultime parole che gli ho detto sono state: “Il prof ha ragione”… non so se mi spiego!-
Il corridoio cadde ancora nel silenzio.
-Essia…- disse il prof –è ora che voi sappiate!-
 
***

-No!!- scattai dalla poltroncina dove mi ero appisolata. Guardando la figura nella specchio di fronte a me, feci fatica a riconoscerla: I lunghi capelli disordinati e schiacciati sulla nuca, il volto accaldato, la fronte e il petto imperlati di sudore e le lacrime agli occhi.
Che cosa avevo sognato di così spaventoso? Cercai di portare alla mente i ricordi, ma più ci provavo, più si facevano evanescenti, fino a scomparire.
Ricordavo a malapena una mano, una mano dalle lunghe dita affusolate, che stringeva forte la mia… e una voce, non ricordavo tutto, ma ero più che sicura che fosse la stessa voce calda e dolce dei miei sogni precedenti.
Questa volta, però, aveva detto: “Non mi lasciare”.
L’aveva detto solo una volta, così chiaramente che ancora mi sembrava di sentirla.
Guardai fuori dalla finestra… si era fatto davvero buio. Quanto era passato? Come stavano i miei compagni? Erano già riusciti a sconfiggere… la Neutra?
Domande, davvero troppe domande ma nessuna risposta.
Un urlo agghiacciante interruppe i miei pensieri. Era acuto e stridulo. Alla luce fioca della sala d’attesa, mi vennero i brividi.
Mi alzai di scatto dalla poltrona e mi diressi istintivamente attraverso il corridoio, sorvolando il pavimento celeste, ormai ombroso.
-No, non può essere! Fa che mi sia sbagliata…- l’urlo di prima era seguito da gemiti a intervalli irregolari che sentivo avvicinarsi sempre più. Ma io conoscevo quella voce, anche se, in quel momento, avrei preferito non fosse così.
Svoltato l’angolo mi trovai dinnanzi ad uno spettacolo orribile: Miki era scossa da continue convulsioni, in braccio a Gas che cercava di tenerla ferma il più possibile. Entrambi erano terreni e avevano l’aria di essere esausti.
La felpa blu di Miki era stracciata al livello delle costole, appena sotto al seno,  il sangue che ne fuoriusciva aveva formato un raggrumo di sangue che si spandeva per tutta la stoffa. Il volto della mia amica, come quello di Gas, era grondante di sudore e livido.
Gasi, invece, apparte lo choc sembrava stare bene. Riportava lividi e graffi un po’ ovunque, ma continuava a stare fermi, in piedi e a stringere forte Miki per evitare che cadesse.
Io ero paralizzata. Cosa dovevo fare? Cosa potevo fare, io? La mia amica stava morendo dissanguata e io non riuscivo a muovere un passo!
Miki gridò ancora, scossa dall’ennesima convulsione.
-Raf!! Raf!!- Gas continuava a chiamarmi, ma solo quando mi tirò uno schiaffo, liberando per un secondo la presa delle gambe di Miki, mi svegliai dalla trance.
-O…ok! Ci sono, venite con me!- Cercai di caricare al meglio il peso della mia amica in modo da affaticare meno Gas, il quale aveva l’aria di averla portata a piedi sin qui.
Distesi Miki su un lettino e passai alle cure di routine. Essendo terrena le feci delle trasfusioni di plasma, per evitare che morisse dissanguata e passai a suturare la ferita. Gasi, invece, era collassato sul divanetto della sala d’attesa. Probabilmente aveva avuto una forte scarica adrenalinica, che si era esaurita in quel momento. Mi sarei occupata delle sue ferite dopo, per ora era meglio se riposava.
-Dai… dai, Miki, ti prego…- continuavo a parlarle per calmarla: non era facile ricucire la ferita con tutte quelle convulsioni.
Quando ebbi finito ripulii la ferita e la bendai. Le convulsioni erano notevolmente diminuite e il plasma le aveva dato colorito alla pelle.
Andai in sala d’attesa. Con una garza disinfettai le ferite, incrostate di fango di Gas, medicandole alla meglio con cerotti e bende. Facendo appello a tutta la mia forza fisica e di volontà… ma soprattutto fisica, lo caricai su un lettino e lo portai all’interno dell’infermeria.
Non appena riuscì a sedermi realizzai quello che era successo. Non volevo pensare al peggio, magari gli altri stavano bene. Si, non erano tornati perché stavano bene, per ora…
 
Oh, no! Ti prego, Raf… non pensare che non sia così!! Stanno tutti bene, stanno tutti bene!!
 
Continuavo a tormentare le mie tempie, massaggiandole con l’indice e il medio, alla ricerca di chissà quale risposta, che non sarebbe arrivata.
Improvvisamente due colpi di tosse mi ricatapultarono sulla Terra.
-Gas! Stai bene? Cos’è successo? Come stanno gli altri? Cosa posso fare?-
-Hei, calma, calma!- m’intimò alzandosi lentamente dal lettino e mettendosi a sedere –Gli altri stanno bene… Ma non so quanto tempo ancora riescano a tenere a bada quella matta!- si poggiò il palmo della mano sulla fronte con forza, quasi servisse a calmare il dolore.
-Cosa posso fare?- chiesi cadendo in ginocchio ai piedi della barella, in lacrime.
-Nulla… quella strega ha aumentato i suoi poteri… fino a togliere i nostri!-
-C-cosa significherebbe?-
-Per aumentare il suo potere ha assorbito lo spirito angelico di Miki e il mio Diabolico… siamo fuorigioco, in queste condizioni non possiamo più fare nulla!-
-Non è possibile!- dissi alzando la testa di scatto.
-Hei, siamo comunque i Devil e… gli Angel, più forti del corso: se la caveranno!- disse Gas con voce gracchiante.
-Gas!- mi alzai velocemente, quasi fino a volare –Occupati di Miki, io devo andare dagli altri!-
Non volevo lasciare la mia amica in quelle condizioni, ma non avrei sopportato doverne vedere arrivare delle altre, magari messe peggio. Cominciai a correre attraverso il corridoio, quando vidi una finestra aperta mi ci lanciai fuori, cominciando a volare più forte che potevo nel buio della notte.
Da lontano sentivo Gas che mi chiamava, che mi diceva di non andare e che doveva dirmi una cosa. M’insultava sperando che mi fermassi, ma non l’avrei fatto. Nonostante le divergenze Miki era in buone mani e questo mi bastava per darmi la sicurezza di non voltarmi indietro.
 



Ciao ragazze! Lo so che siete già pronte con pomodori, lattuga e ortaggi vari in mano, ma prima che me li lanciate, voglio dirvi che vi sono davvero, davvero grata!
Guardando la mia pagina su EFP, mi sono accorta di quanta gente abbia letto, seguito e recensito le mie storie. Vi devo tutto, è grazie a voi se continuo a coltivare la mia passione per la scrittura (anche se pubblico col solito ritardo) e ci tenevo che tutti lo potessero sapere!
Ok, ora potete tirarmi tutti gli ortaggi che volete...
Come promesso in questo capitolo ho aggiunto anche tre dei disegni di quello vecchio! Spero vi piacciano!
Un'ultima cosa e poi non vi rompo più: visto che sto per parture per quella che spero la vacanza più rilassante della mia vita, non pubblicherò per un po'... (un altro ritardo...che novità!) non mi vogliate male, ho bisogno di staccare completamente la spina... è stato un periodo davvero molto stressante, come penso sia stato per molte persone (compatiamoci a vicenda :'( )
Un saluto a tutti!! Grazie ancora per aver letto, ci sentiamo al prossimo capitolo!
Un bacio, 
Ichigo_Sakura

P.S. Potete comodamente insultarmi con una recensione, mi raccomando! :D


P.P.S. Avete presente che nel capitolo scorso c'erano tre nuovi Guardian? Ecco, il secondo angelo, me lo sono immaginata così figo, che non sono neppure riuscita a disegnarlo -.-, però, voi potete immaginarvelo, più o meno come nell'immagine qui sotto :D





 
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** La Punizione Divina ***


Il giorno precedente, in corridoio.
 
Nonostante l’intenzione del professore di dirci, finalmente, quel cazzo che stava succedendo, attese ancora qualche secondo cacciando diverse occhiate alla prof. sperando che le venisse in contro. Cosa che non successe.
-Allora?! Mi sono rotto le palle: parlate o no?- mio fratello picchiava nervosamente il piede sul pavimento, in trepidante attesa della battaglia –Se non vi decidete a dirlo voi, lo farò io!-
In quel preciso istante il vecchietto sembrò rientrare in se stesso e prese parola prima che Akuma potesse andare oltre.
-Ragazzi… questa battaglia va ben oltre Reina- Non capivamo bene quel che volesse dire. Tuttavia, nessuno fece domande, nella speranza che tutti i dubbi fossero chiariti direttamente dal vecchio –Riguarda anche Raf e… sua madre-.
-La madre di Raf?- la voce mi uscii senza che nessuno l’avesse autorizzata.
-Si, Sulfus. È per questo che non abbiamo potuto coinvolgerla: sarebbe stata confusa e i suoi sentimenti avrebbero prevalso sul buon senso…-
-Come avete potuto? È sua madre! Cristo, è da quando ha scoperto di essere nata terrena che non si da pace riguardo a sua madre e voi volete tenerle nascosto ciò che sapete e che probabilmente è pure in pericolo?- sbottai stringendo i pugni. Le mie gambe stavano già per scattare contro il professore per tirargli un pugno. Chi cazzo se ne frega più del V.E.T.O, ora?
Improvvisamente sentii un braccio che mi avvolgeva il collo, mentre una mano mi bloccava le braccia dietro la schiena.
-Calmati, idiota- la voce, seppur flebile, di Akuma venne percepita dal mio orecchio come un ringhio feroce sputato fuori dai denti.
Il Guardian Angel… come diavolo si chiamava? Hem, ah: Alexander, alzò i palmi delle mani, socchiuse gli occhi e in un secondo mi sentii più calmo, quasi impotente di muovere i muscoli, come se mi avessero somministrato un forte sedativo.
 
Fottutissimi poteri da Angel-rammolliti…
 
Pensai cadendo rovinosamente al suolo.
-Sulfus, se non mantieni il controllo metterai in pericolo te stesso e i tuoi compagni, questa non è una missione da prendere sotto gamba!- la Temptel incrociò le braccia e mi cacciò uno sguardo autoritario.
-Si, fratellino! Non vorrei dover portare il tuo cadavere puzzolente fino a Zolfanello City, solo perché tu sei un coglione!- sogghignò Akuma alle mie spalle, mentre mi tarava su di peso…
-Non mi toccare bastar…-
-Professore!- La Guardian Angel, che fino a quel momento se n’era stata zitta in un angolo, chiamò il vecchio, mentre i suoi occhi iniziarono a splendere di una luce iridescente.
-Sta avendo una visione?- Miki cercò di avvicinarsi a lei, ma i professori la trattennero.
-Non esattamente, Miki. Sam non vede il futuro-
-Ci credo: non vede neppure le persone che le stanno davanti!- Cabiria ridacchiò come un’oca, assieme a Kabalè.
-Tacete! Nonostante Sam sia cieca, i suoi poteri le permettono di vedere le intenzioni delle anime con la quale è collegata!- il professore si avvicinò all’angelo e poggiò le mani sulle guance –Sam, cosa sta succedendo?-
-Si stanno spostando… dobbiamo sbrigarci: Angelie è in pericolo…- L’Angel si accasciò al suolo stringendo la testa tra le mani. –Reina vuole collegarsi… - Ansimò la ragazza, come se stesse sopprimendo un dolore troppo forte -lei… procederà questa notte… dopo di che… nulla potrà fermarla…- Sam tirò un urlo così forte e agghiacciante che il suono scheggiò i vetri del corridoio ante stante l’armeria.
-Samantha! Sam…- Gabi cercò di tirare su di peso la ragazza con la fronte imperlata di sudore. Gli occhi erano tornati bianchi e inespressivi come prima –Sam, stai bene? Riesci ad alzarti?-
 
Cascamorto del cazzo.
 
Dopo questa mia breve riflessione su quel bastardo, la ragazza riprese conoscenza e parlò.
-Reina mi ha cacciata dalla sua mente. Si è accorta del collegamento e mi ha spinta via-
-Dannazione! Questo accorcia i tempi: ora che sa che la stavamo braccando farà in modo di anticipare le cose!- la professoressa fece segno ad Alexander di ridarmi il controllo del mio corpo e così fece. Dopo qualche secondo riuscii a reggermi in piedi senza l’ausilio di mio fratello.
-Bene, dobbiamo andare in armeria, lì vi verranno spiegati gli ultimi dettagli- detto questo il prof. spalancò le possenti ali bianche e cominciò a sfrecciare verso un’imponente portone in quercia nera alla fine del corridoio. Noi lo seguimmo.
 
Quando passammo attraverso il portone finemente intagliato, l’oscurità ci pervase. I miei occhi ci misero poco ad ambientarsi alla nuova luce, mentre gli Angel sembravano vagamente spiazzati e in agitazione: non erano abituati alle tenebre.
La prima cosa che notai fu che la stanza non era come le altre della scuola: il pavimento era completamente ricoperto dal parquet color quercia che si estendeva a perdita d’occhio. Sulle pareti non c’era neppure un metro di muro libero, bensì era completamente tappezzato di enormi balestre, sciabole, lance, spade, Alabarde e Katane di ogni forma e misura. Sui lunghi tavoli, anch’essi in legno c’erano, invece, armi più piccole, come frecce ed archi, Shiuriken, Sai, Kodachi, Kunai, Jitte e chi più ne ha più ne metta. Non mi era mai capitato di vedere tante armi in tutta la mia vita, nemmeno nelle armerie illegali di Zolfanello City!
Appese ai manichini ai lati dei tavoli c’erano ogni tipo d armatura mai inventata dall’uomo e costruita con materiali più resistenti e adatti ai sempiterni. Alcune erano ammaccate in alcuni lati, reduci di qualche scontro apocalittico, ma la maggior parte era in buone condizioni.
Ormai, quando io avevo già finito di fare un’analisi critica delle prestazioni di ogni possibile arma, gli Angel si adattarono al buio e iniziarono a bisbigliare stupefatti.
Probabilmente il professore non aveva parlato per tutto quel tempo giusto perché aveva avuto anche lui dei problemi di adattamento.
-Ragazzi! Prestatemi attenzione!- li ammonì la voce roca e stanca del prof. –Bene, quello che vi rimane da sapere è che Reina, desidera collegarsi psicologicamente alla madre di Raf: Angelie-.
-E perché mai dovrebbe volerlo?- Chiese Dolce, cercando a tentoni un punto dove potersi appoggiare. Non si era ancora abituata.
-Si, infatti! È solo una povera Terrena, perché non la vogliono lasciare in pace?- intervenne Miki a dare men forte.
-Perché Angelie non è una terrena!-
-C-cosa? Come… noi credevamo che…- Kabalè boccheggiò come un pesce fuor d’acqua –Ma allora la biondina di là… lei crede…-
-Lasciate che vi spieghi in breve: Angelie era una Angel. La migliore che sia mai esistita, sfortunatamente si innamorò di un famoso ma non del tutto buono alchimista…-
-Malachia!- intervenni. Mi stava davvero snervando: come potevo sopportare di stare acquisendo tutte queste informazioni, mentre il mio amore rimaneva nell’ignoranza?
-Esatto, Sulfus. Purtroppo come voi sapete Sempiterni e umani non possono stare assieme, pensino Angelie lo sapeva-.
-Ma loro… sono stati assieme comunque!- Disse Uriè –Angelie ha intrapreso il sentiero delle metamorfosi?-
-No, Ti sbagli Uriè. Angelie era dotata di uno dei poteri più strabilianti e pericolosi della storia: “La Punizione Divina”. Solo i discendenti diretti delle Alte Sfere hanno diritti a poteri simili!-
-Si, si… ok. Ma in che diavolaccio consiste?- Cabiria inarcò un sopracciglio impaziente, mentre utilizzava la lama di un Kodachi per pulirsi le unghie.
-La Punizione Divina è l’unico potere che permette all’angelo che lo possiede di trasformare in Terreno chi non si merita di essere un Sempiterno. Angelie utilizzò su lei stessa questo potere, rendendosi Terrena e capace di amare un umano. Tuttavia, nonostante la Punizione Divina sia irreversibile, anche se l’Angel diventa lui stesso un Terreno questo particolare potere, essendo ereditario, rimane in possesso dell’ex Angel. Sono stato chiaro?-
-Insomma, anche se Angelie era terrena, aveva comunque il suo potere da Angel?- confermò Gas. Il prof. sembrò tranquillizzarsi, insomma: se l’aveva capita Gas, di sicuro l’avevano capito anche tutti gli altri.
-Esatto-.
-Ma certo! È per questo motivo che la madre di Raf è stata rapita!- Strillò esaltata Dolce, come se avesse avuto una rivelazione –Chiunque avrebbe voluto avere quel potere!-
-Giusto! Sia i Devils che gli Angels cercarono di conquistarlo, in maniera da poter sconfiggere definitivamente la fazione avversaria!-
-Non solo i sempiterni cercarono quel potere, Kabalè- intervenne la Temptel –Anche la Neutra lo bramava e, sfortunatamente fu lei a conquistarlo. Tenne prigioniera Angelie fino al momento opportuno per ottenere il suo potere, renderci tutti quanti Terreni e diventare la padrona assoluta eliminando per sempre il Libero Arbitrio!-
-Quella troia!- tirai in pugno al muro, colpendo in pieno il manico argenteo di una sciabola. Faceva male, ma non me ne preoccupai, il dolore era rimpiazzato dall’odio –Quel mostro sta rovinando la vita di Raf solo per i suoi stupidi piani megalomani!- urlai contro il muro stringendo i denti.
-Sulfus, sappiamo tutti come ti senti. Ci sentiamo così anche noi…- per la prima volta la voce di Uriè fu dolce nei miei confronti e capii perché Raf ci tenesse così tanto a lei. Gli Angel sapevano  come comportarsi con un amico, e nonostante il ragazzo della loro amica fossi io, un Devil, mi trattavano bene. Non potei fare altro che apprezzarne le qualità in quel momento –Ma tirare pugni al muro non risolverà nulla: dobbiamo distruggere la causa del malessere di Raf… e di tutti noi-.
-Ognuno di voi ha il diritto di prendere una sola arma. Mi avete sentito bene, testoline vuote? Una sola- scandii la Temptel con fare acido.
-Perché una? Io le prenderei tutte…- fece Gas lanciandosi su un tavolo e cominciando ad arraffare più armi che le sue grosse e grasse mani riuscivano ad afferrare.
La Temptel aspettò a rispondere, lasciando che sul suo volto affiorasse un ghigno maligno, come se si aspettasse qualcosa da un momento all’altro. Qualche secondo dopo una forte luce arancione avvolse Gas, facendolo volteggiare in aria accompagnato da urla e movimenti convulsi.
-Ecco perché… Queste armi hanno il potere di accrescere del dieci per cento la vostra aura Sempiterna, essendo voi Demoni e Angeli al novanta per cento, non potreste mai sopportare una potenza maggiore del cento per cento. Se la superaste il vostro corpo non la reggerebbe e la spingerebbe fuori causando violenti dolori- spiegò la prof.
-Prof… io l’adoro, ma questo poteva dirmelo prima…- Gas tossiva a terra con i capelli fumanti e bruciacchiati.
-In oltre, sarà l’arma a scegliervi, in base alla vostra affinità con i cinque elementi!- annunciò Gabi.
-E che diavolo vorrebbe dire?- Cabiria poggiò sul tavolo il Kodachi che aveva preso prima, probabilmente impaurita dalle conseguenze.
-Gli elementi sono quattro: Acqua, aria, terra e fuoco. Ognuno di voi ha un’affinità con questi elementi e anche le armi ce l’anno. Se aguzzate la vista, vedrete che tutte sono divise in questi quattro settori…- continuò quello.
-Ok, ma come facciamo a sapere qual è la nostra affinità?- chiese Miki avvicinandosi ad alcune armi di livello Fuoco.
-Questo dovete stabilirlo voi, indagando nelle vostre anime a legando con le vostre introspezioni emotive e caratteriali-.
Seguì un momento di silenzio, tutti chiusero gli occhi, cercando di captare i propri livelli di aura. Tutti tranne me. Io sapevo già benissimo qual era il mio elemento: il Fuoco.
Mi avvicinai ad un pannello con inciso a carboni la targa “FIRE”. La mia attenzione era proiettata su una vecchia sciabola con incisioni in oro sul manico, ma successivamente, una specie di attrazione gravitazionale mi costrinse a prendere tra le mani un enorme alabarda. Il manico nero era molto più corto del normale, ricompensato da una lama lunga almeno un metro e mezzo del colore del sangue rappreso.
Riuscivo a sentirlo. Sentivo il fetido odore del sangue delle vittime che aveva disseminato per il mondo. Sangue che aveva fatto suo per accrescere il suo potere Sempiterno. Sentivo le vene pervase di potere caldo come il fuoco, sentivo di poter incendiare persino un’intera città con la facilità di un respiro. Ero imbattibile.
 
Posizionai l’alabarda nella suo saio, dietro le spalle in maniera tale che non mi desse fastidio durante il volo. Era incredibile, ma nonostante le sue dimensioni, pesava meno di una penna.
Qualche minuto dopo anche gli altri furono pronti:
Cabiria, aveva ripreso in mano quel vecchio Kodachi viola del segno dell’acqua. Kabalè aveva preso un set di Shiuriken da dodici che si identificavano nel segno dell’aria. Gas si diede alla Morningstar della Terra. Miki prese un piccolo pugnale con un dragone di zaffiro inciso sopra del segno dell’acqua. Dolce arco e 15 frecce del segno dell’aria, che mi dava decisamente l’idea di non saper usare… mi sarei dovuto tenere a debita distanza da lei, nel caso avesse avuto l’intenzione di scoccarne una. Mentre Uriè uno Jitte del segno della terra.
 
Eravamo pronti, mi chiedevo solamente cosa ci aspettasse, davvero. Non voglio mentire, avevo paura. Ma, tuttavia non avrei permesso a nessuno di portarmi via da Raf, mai.
 



Ok... non ho più scuse! Trucidatemi se volete: me lo merito!!!! Ho tardato di tantissimo a scrivere questo capitolo, ma la verità è che non ne posso più!! Non della storia, anzi, scrivere è l'unica cosa che se riesco a fare mi tira un po' su... il problema è che sono in crisi di vita, ma non vi voglio annoiare. Sappiate solo che mi dispiace e che ormai siamo agli sgoccioli della storia!!
Un bacione,

ichigo_Sakura



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Capitolo 22
*** Quello che mi collega a te ***


Non sapevo cosa diavolo mi fosse preso. Non sapevo neppure dove fossi diretta.
Volevo aiutare i miei compagni, aiutare Sulfus… e invece stavo inutilmente disubbidendo agli ordini di Arkan, sottraendomi dal compito che mi aveva affidato, dove potevo realmente rendermi utile.
Ero davvero convinta di stare sbagliando, ma in tutta la mia esperienza da Angel, avevo capito che sbagliare in fondo mi aveva portato a delle scelte giuste ed a una vita… beh, felice, nel suo piccolo. Era stato un errore baciare Sulfus durante la gara scatenando un sacrilegio? Ovvio. Tuttavia se non l’avessi fatto me ne sarei pentita per la vita. Soprattutto se non l’avessi baciato probabilmente non saremmo mai arrivati alla notte passata insieme solamente il giorno prima.
 
Fanculo. Io non posso rimanere da parte. Io li voglio aiutare. Voglio combattere a fianco di Sulfus, voglio sconfiggere ogni problema che ci si presenterà davanti assieme a lui e vivere il resto della mia vita innamorandomi ogni giorno di più… ma non posso farlo se morirà in battaglia! Dove sei amore mio?
 
In quel momento mi fu tutto chiaro. L’oscurità della notte non era mai stata così limpida e luminosa. La traiettoria da percorrere si tracciava davanti ai miei occhi, chiara come la scia di un aereo che squarcia il cielo azzurro. Sentivo il suo odore, il suo dolce profumo, il suo battito e il suo stato d’animo che si collegava al mio.
Credetti che in me si fosse sviluppato un nuovo potere, ma non era così. Capii subito che “quello” non c’entrava nulla con i poteri dei Sempiterni. “Questo” era l’amore indissolubile tra me e Sulfus, un amore che superava i confini, che abbatteva le barriere e che non ci abbandonava mai, nemmeno nella distanza.
Cominciai a volare veloce, seguendo il tragitto dettato dai miei sentimenti, il tragitto che mi avrebbe portato alla battaglia, ai miei amici e all’uscita di quel tunnel tenebroso che era la ricerca di vendetta, causata da Reina.
 
Più sbattevo forte le ali e meno mi sembrava di avanzare, la distanza era interminabile e l’attesa mi distruggeva. Capii di essermi avvicinata quando percepii nell’aria quello sgradevole odore… l’odore diaria intrisa di malvagità e oscurità che ne faceva un gas irrespirabile e copriva le tracce dell’amore mio.
La caverna dal quale proveniva aveva qualcosa di familiare e ci misi un po’ per capire che erano le grotte di Oxcuria. Mi affiorarono alla mente innumerevoli ricordi, ma non era quello il momento.
Scesi a terra e mi addentrai nell’oscurità della caverna a piedi. Le stalattiti gocciolavano ritmicamente sul suolo e il rumore dei miei tacchi riecheggiava. Il silenzio percepito era inquietante e davvero assurdo. Non poteva essere, li ci doveva essere una battaglia!
Continuai comunque a camminare, ero fiduciosa del mio istinto e il mio istinto mi diceva che li c’era qualcosa di davvero importante per me.
Percorrevo il cammino accidentato con passo svelto ma attento, tutti i miei sensi erano in allarme per eventuali trappole o pericoli. Continuando a camminare mi accorsi di trovarmi in una parte della caverna completamente sconosciuta, finché non mi sentii più la terra sotto i piedi e cominciai a precipitare in uno strapiombo, cadendo rovinosamente al suolo, rotolando per diversi metri. Il vestito si era tutto stracciato, ma era l’ultima cosa che m’importava. Quando riaprii gli occhi stanchi e provati dalla precedente oscurità fui abbagliata da una luce candida, ma fredda come il ghiaccio. Mi si gelarono le ali, le mani e i piedi, ma trovai comunque la forza di alzarmi e andare in contro a quel bagliore innaturale. Cominciavo a sentire il rumore delle voci che si infrangevano contro le pareti rocciose e umide della grotta, risultando ovattate e sfocate, il suono metallico di armi che si scontravano tra di loro e le urla. Le urla terribili dei miei compagni.
Cominciai a correre freneticamente, aiutandomi con i poteri delle mie ali, il petto mi bruciava per lo sforzo, ma il corridoio infinito non mi dava pace, dovevo continuare.
Quando finalmente uscii dal tunnel la vidi. Era lì davanti a me, ne fui paralizzata. Riuscì solo a emettere un suono smorzato nella gola.
-Mamma…-
 
***

 
Ero preoccupato. Da quando Miki era stata ferita gravemente e Gas se ne era andato, ormai irrimediabilmente Terreni entrambi, non riuscivo a darmi pace.
Mi chiedevo in continuazione se fossero arrivati sani e salvi, se Raf stesse bene, di come lei possa aver reagito. Segretamente speravo che non l’avesse mai saputo, non avrei mai voluto che si preoccupasse, non volevo che pensasse che io non l’avessi raggiunta perché per me era troppo tardi, non volevo che perdesse le speranze, ma soprattutto non volevo che in quella sua testolina testarda le saltasse in mente di cercarci.
Tuttavia questo non era proprio il momento di distrarsi.
Eravamo arrivati tardi, purtroppo. Quella troia bastarda, al nostro arrivo era già riuscita a connettersi con Angelie. Non utilizzava personalmente il potere della Punizione Divina, ma riusciva a comandare da brava burattinaia il corpo inerme della madre di Raf, facendola agire secondo il suo volere. Il che era proprio da bastardi infami: non avrei mai potuto, né io né gli altri, ferire la madre del mio Angelo.
Mentre Angelie cercava di usare il suo potere per privarci del nostro spirito Sempiterno, la strega reietta ci colpiva a morte con le sue armi.
I professori erano stati messi fuori gioco quasi subito, sapendo le loro potenzialità superiori alle nostre, era stata preparata una trappola per loro e ora giacevano inermi sul suolo. Pregai che fossero ancora vivi, perché avrei voluto avere io l’onore di uccidere quegli idioti con le mie mani nude, per aver permesso ai miei amici di esporsi a questo modo… tuttavia se non l’avessero fatto loro, probabilmente l’avremmo fatto noi per i cazzi nostri.
-Akuma! Non riesco… La mia arma non reggerà ancora per molto!- urlai a mio fratello, mentre cercavo di respingere i colpi di Angelie assorbendoli con la mia alabarda –Se assorbe troppo potere, mi respingerà! Fai qualcosa, muoviti!- intimai.
-Non fare l’isterico, ho anche io i miei cazzo di problemi! Continua a deviare i colpi finche riesci, io cercherò di colpire sta zoccola!- disse alludendo alla Neutra.
Mio fratello schivava abilmente i suoi colpi, ma proprio mentre si era avvicinato abbastanza da poter colpire a morte la bastarda, Angelie deviò il colpo direttamente da me a mio fratello.
-AKUMA!- urlai gettandomi verso di lui. Ma quando arrivai era troppo tardi, il raggio argenteo l’aveva già pervaso. Le convulsioni lo travolgevano. Quando riaprì gli occhi, lo potevo vedere: il suo immenso potere che lo abbandonava, la disperazione riflessa nelle sue pupille. Privo di forze si accasciò al suolo imprecando –Fratello! Prendi la mia arma! Almeno non sarai indifeso- cercai di trascinarlo via, ma lui si oppose.
-Ora sono un Terreno! Sei davvero così coglione da pensare che io possa impugnare quel genere di arma senza subire danni? Vattene Sulfus. Preferisco morire qui, in questo modo, piuttosto che passare la mia vita come umano. Così non ha senso-
-Me ne fotto di quello che ha senso per te! Ora stai zitto e fermo qui. Penso a tutto io- Piantai la mia alabarda nel terreno, cercando di creare uno scudo Akuma –Ah, e se ti fai colpire sarò io ad ammazzarti. Capito, fratello?- Akuma mi guardò e per un secondo sorrise sinceramente e annuì.
-E se tu perderai questa battaglia, sarò io ad ammazzare te- rise soffocando i colpi di tosse, prima di stramazzare al suolo privato di ogni energia.
-Sulfus! Dobbiamo adoperare una strategia!- mi urlò Uriè, cercando di prestare soccorso alla rosa, gravemente ferita, ma ancora Sempiterna.
-Non c’è tempo! Bisogna agire e basta, dovete smetterla di pensare voi cazzo di Angels, muovete il culo e basta!- Zeno era il Guardian nelle migliori condizioni, dopo che mio fratello era stato reso un terreno, Sam era rimasta vittima dei tranelli mentali della Neutra, rimanendo incastrata in una sorta di limbo psicologico e quel pennuto pompato di Gabi era stato messo fuori gioco dopo cinque minuti.
Eravamo rimasti solo io, Zeno, Cabiria e Uriè. Mentre Kabalè era rimasta colpita da uno dei suoi stessi shiuriken, deviati subdolamente dalla Reietta. Non so se ce l’avrebbe fatta… ma ora come ora nessuno di noi poteva staccarsi dalla battaglia per portare via i feriti o saremmo morti tutti. Una distrazione valeva la nostra vita.
-No, Uriè ha ragione! Non possiamo continuare così, altrimenti soccomberemo tutti nel giro di dieci minuti. Dobbiamo smetterla di colpire a cazzo!- con un paio di slanci indietro mi avvicinai al gruppo superstite.
-ORMAI DOVRETE ARRENDERVI, PICCOLI E INSIGNIFICANTI SCARAFAGGI! NON AVETE SPERANZE CONTRO LA REGINA REINA, FUTURA GOVERNATRICE DI TUTTO IL MONDO!- La vecchia arpia continuò a ridacchiare a lungo, facendo riecheggiare la sua voce stonata per tutta la grotta.
-Non so a voi, ma a me sta ancora più sul culo quando parla in terza persona…- sdrammatizzò Cabiria ridacchiando nervosamente.
-Come ci muoviamo?- cercai di arrivare ad una conclusione il prima possibile, quando alle mie spalle, verso l’ingresso sentii un sussurro appena accennato, ma lo riconobbi comunque.
-Mamma…-
-RAF!-

 
 ***
 
 

 
Mi sno resa conto che non accedevo più ad EFP... ed è stato un caso che ieri sia tornata, un caso che mi ha fatto notare che non aggiornavo dal 06 AGOSTO del 2014!!! ma siamo impazziti??? E' stato più di un anno fa!! No, questo mi ha dato una svegliata, in un pomeriggio ho gettato questo capitolo di sana pianta dopo essermi riletta gli ultimi capitoli, erche nemmeno io mi ricordavo più la trama! Tutto questo è tristemente ridicolo. Sono sicura che pochi, forse nessuno dei miei precedenti lettori continuerà a leggere e recensire... nemmeno io lo farei, odio le storie piantate a metà, quindi praticamente ho fatto io stessa una cosa che odio. Tuttavia sono decisa a finirla il prima possibile! Spero che qualcuno mi sosterrà fino alla fine! 
Un bacio.



 

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Capitolo 23
*** Il primo capitolo della mia vita con te ***


Ultimo capitolo di “Terreni”.
Nelle mie storie ho sempre ringraziato alla fine, ma sta volta volevo che fosse più particolare, come lo è stato questo percorso. Probabilmente il percorso più lungo mai fatto scrivendo Fic. Essendo passato un anno, non credevo che qualcuno si potesse interessare ancora, invece sono rimasta felicemente sorpresa del contrario! Non avete idea di quante soddisfazioni, seppur piccole mi abbia dato scrivere questa storia! Grazie mille a tutti, vi voglio bene, grazie per aver portato pazienza e avermi seguito fino ad ora!
Come al solito non dimenticatevi di recensire, ma soprattutto continuate a divertirvi nel leggere <3
 
 
 
 
 
-RAF!- la vidi davanti a me, con gli occhi sgranati per la sorpresa. Non feci a tempo a dirle di andarsene, di scappare che Reina cominciò a gridare.
-NO!!! TU NO. DEVI ANDARTENE!! DEVI MORIRE!- alzò il suo dannato bastone magico, facendo muovere come un abile burattinaio l’inerme Angelie.
Non ci pensai due volte, non ne ebbi tempo, agii e basta. Sfrecciai su di Raf, cercai di rinchiuderla nel mio abbraccio il più possibile. Perdemmo entrambi l’equilibrio cadendo a terra e sperai che questo potesse bastare a farci schivare il colpo.
Non fu così.
-Sulfus! Sulfus… amore mio… ti prego!- Raf continuava a strattonarmi, sentivo la sua dolce voce spezzata dal pianto. Sembrava così distante, come in un bellissimo sogno, che stava per concludersi.
Non appena riuscì ad aprire gli occhi e la vidi in volto, rimasi come folgorato da tanta bellezza. Si, lei era davvero bellissima, se anche fosse stata l’ultima cosa che avessi visto, non me ne sarei andato con dei rimpianti, perché lei era stata con me fino all’ultimo. Ma io non stavo morendo, mi stavano condannando ad una punizione peggiore: se Raf avesse vinto e io lo speravo proprio, noi non ci saremmo mai più potuti vedere, ancora meno di quanto avremmo potuto come personaggi di due fazioni differenti. Perché stavo per diventare un essere umano, prima o poi, a differenza sua, sarei persino morto… in tutte le maniere in cui sarebbe potuta andare la nostra storia, non avrei mai pensato che si concludesse così.
-Raf…- mi sporsi verso di lei, ogni respiro si faceva più pesante, ogni muscolo più rigido. Anche parlare era diventata un’impresa. Le forze mi stavano lentamente abbandonando, sostituite da un lacerante dolore -…Raf… Tua madre…- cercai di spiegarle, ma era troppo complicato, non sapevo come fare, anche perché sentivo che mi rimaneva poco tempo per parlare ancora.
-Io, la vedo… come è possibile? Cos’è successo?- continuava a sussurrare singhiozzando –Cosa ti sta succedendo, Sulfus? Le tue… le tue ali, com’è…?-
-Raf… ascoltami… Reina sta sfruttando il potere di tua ma… ah…- sussultai di dolore –tua madre era un Angel…-
-Cosa? Ma come è possibile? No…- lei incredula, mi spostò un ciuffo di capelli incrostato del sangue di una delle ormai innumerevoli ferite.
-Fidati, amore… è così. Tua madre porta via i poteri sempiterni e la strega li assorb… li assorbe, lei… stai attenta, ti prego!- tossii ancora e ancora, poi tutto divenne confuso e scuro e con la lucente immagine di Raf negli occhi, mi lasciai andare all’oblio.
 
 
***

 
Socchiuse gli occhi abbandonandosi tra le mie braccia inermi. Socchiusi gli occhi, avvicinai le mie labbra al suo orecchio e gli sussurrai: “Non temere, Amore… giuro che troveremo una soluzione a tutto… ti amo”.
Appoggiai il suo corpo inerme sul terreno roccioso, con delicatezza. Scacciai via le lacrime, alzandomi gettai uno sguardo infuocato verso quella donna malvagia.
-TU! Pagherai per quello che hai fatto!- le mie ali erano infuocate dal potere del Fire Fly.
-No, Raf!- Uriè, poco distante da me mi intimò a fermarmi –Non funzionerà! Non devi sprecare energie, ogni colpo che le scagli contro lei lo assorbe, aumentando l suo potere!-
-AHAHAH!!! Si… la tua amichetta ha ragione, forse una volta mi hai sconfitto ed è per questo che all’inizio ti temevo… ma ora so che non potrai fare nulla!!!- Continuò a ridere a lungo.
 
Che nervi!! Se solo sapessi come…
 
-Ehi, angelo! L’ultima volta come avevi fatto a farle il culo?- mi chiese Cabiria impugnando il suo Kodachi, proteggendoci.
-Io…- titubai un secondo.
-Ma certo, eri diventata una Stella angelica!! Così la sconfiggerai!- Uriè mi si avvicinò e mi sorrise fiduciosa.
Reina sembrava tranquilla… forse persino lei sapeva quello che stavo per dire.
-Io… io non so come sia successo…- sussurrai.
-Che cazzo stai dicendo bionda?- Zeno, gravemente ferito, ma ancora in piedi, aveva un tono arrabbiato e sinceramente mi faceva paura, ma non potei sottrarmi alla domanda.
-Non ho idea di come sia diventata una Stella angelica, l’ultima volta!-
Reina rise ancora –E’ ovvio!! Non eri pronta a diventarlo, non sei come tua madre, tu sei figlia mezzo sangue di un angelo e un umano! Per quanto tu possa essere forte, non potrai mai raggiungere il vero segreto dei diretti discendenti delle Sfere angeliche, come Angelie. Per questo usare la tua stessa mammina contro di te, si sta rivelando davvero una scelta saggia…- sorrise a trentadue denti.
 
Discendente delle Sfere Angeliche? Mia madre…? Lei era un angelo di primo livello?!
 
-Se è così… io non riuscirò mai…- cominciai con la voce tremante, presa da un’angoscia che nasceva dall’interno del mio torace, come un fuoco logorante che non si spegneva mai.
-No! Non dire così, non devi crederle! Tu sei potente, Raf e insieme riusciremo a sconfiggerla!- Uriè mi prese per mano ma istintivamente la scacciai via.
-Non puoi capire Uriè! Non posso sconfiggere mia madre… e anche se potessi, non posso ferirla, non potrei mai sopportare di perderla di nuovo ora che finalmente l’ho vista!- mi accasciai sulle ginocchia, mentre Zeno partiva all’attacco.
-Siete inutili!! Non voglio in giro persone deboli come voi, andatevene fuori dal cazzo!- Si gettò di scatto su mia madre, accompagnato dal suo lupo.
-NOOO!!! Non lo fare, ti prego!!- Urlai io senza però muovermi, ero paralizzata.
Lei, Angelie, con occhi come ghiaccio, appena socchiusi, si girò verso il Guardian Devil. Alzò di scatto un braccio, stendendolo davanti a lei e a quel punto fu tutto un fascio di luce. Zeno fu scaraventato dalla parte opposta, in un angolo buio della grotta, dove non riuscii a vedere la sua sorte.
 
 
Mamma… come puoi…?
 
-Raf, smettila di comportarti così! Reagisci, quella non è tua madre! E’ completamente manovrata da Reina… non è più…- Uriè cercava comunque di spronarmi, ma non mi piaceva quello che stava dicendo.
-No! Non ci credo… Io ci devo provare comunque! Non mi interessa, dovesse colpire anche me!-
Mi alzai e a passi prima decisi e poi lenti e timorosi mi avvicinai alla figura circondata da un’innaturale aurea biancastra.
-Cosa vuoi fare? Non ti avvicinare Raf!- Stranamente fu Cabiria a cercare di dissuadermi, mentre Uriè rimaneva immobile. Dalla mia migliore amica riuscii solo a sentire un sussurro: “Mi fido di te”.
 
Quando fui abbastanza vicina alla donna mi fermai. Lei mi squadrava, non sembrava sentirsi minacciata, ma non dimostrava comunque niente. Sul suo volto non traspariva alcun sentimento.
-Mamma… sono Raf… la tua Raf!-
-Cosa stai facendo?- sussurrò Reina incredula, ma sempre molto calma. Non la degnai di risposta.
-Lo so… che non ci siamo mai conosciute, insomma, io non ho memorie di te. Eppure, sin da quando ero piccola, nei miei sogni ho sempre percepito una mano calda che vegliava su di me… una voce dolce che mi sussurrava la buonanotte e un abbraccio forte che mi sollevava nei momenti tristi…- lo sguardo di Angelie si intensificò per un attimo, le iridi inespressive e opache di mia madre sembrarono diventare lucide per un momento e la sua bocca rosata si schiuse per la prima volta emettendo qualche piccolo suono, come quello di un neonato.
-Bi… na… R…- i suoi tentativi vani di cercare di stabilire un contatto con me, mi fecero sussultare e le lacrime cominciarono a scendere salate e calde sul mio volto.
-Piantala!! Non serve a niente parlare con lei, è una mia schiava!!- mi urlò contro Reina –E come mia schiava ti ordino di colpirla!!! Avanti, muoviti serva!!!- continuava a sbraitare, mentre mia madre, lentamente alzava il braccio verso di me.
-STAI ZITTA!- urlai a quella donna malvagia –Mamma, ti prego, dammi retta!- cercai di avvicinarmi ancora di più e così facendo mi accorsi che il suo braccio tremava, come se lottasse con se stessa. –Mamma… quella presenza così importante nella mia vita, sono sicura che fossi tu! Anche se non potevi essermi vicina fisicamente, so che tu ci sei sempre stata per me… se è davvero così… ti prego… ti supplico mamma: ritorna in te e resta con me per sempre!!- mi accasciai su me stessa, a nemmeno un metro da lei, piangendo disperata –Ti prego… mamma, torna da me…-
Angelie cacciò un urlo acutissimo, simile ad un ultrasuono, sentii il mio cuore straziarsi in armonia con il suo dolore. Lei smise di fluttuare in aria e cadde a terra, vicina al lago sotterraneo della grotta. Alzò piano lo sguardo e, finalmente, lo vidi: il vero volto di mia madre. I suoi occhi azzurri così simili ai miei scavavano nel mio animo. Noi non ci eravamo mai lasciate, sin da quando avevo aperto gli occhi la prima volta. Mi sembrò che quel contatto non si fosse mai infranto, lei mi leggeva dentro, lei era sulla mia stessa lunghezza d’onda, lei era la mia tanto desiderata mamma.
-Raf… bimba mia!- mi sorrise alzandosi e io la imitai. Cominciai a correre a perdi fiato verso di lei, ma quando fui abbastanza vicina da poterla finalmente sfiorare, un ruggito potente si mise tra di noi.
-NO! TU NON PUOI SOTTRARTI ALLA TUA REGINA! ANGELIE; RITORNA AD ESSERE MIA SERVA!- sentenziò Reina trascinando velocemente il suo corpo in volo verso mia madre. La afferrò per i capelli e la costrinse a fissarmi –Ora, colpiscila!-
Lo sguardo di mia madre tornò ad essere vitreo e, questa volta, senza indugio, alzò la mano verso di me.
 
No, non lo fare…
 
Ma lo fece. Un fascio di luce mi irradiò completamente, gettandomi nelle profondità del lago.
-RAFFFF!!!- fu la voce di Uriè, l’ultima cosa che sentì, prima di sprofondare nel mio subconscio.
 
Quanto buio… ho freddo.
Mi brucia la gola, sento l fiato che comincia a mancare…  mi fa male.
E’ così, allora, che doveva finire? Mpf… che tristezza.
Se non fosse che sto già annegando, affogherei nelle mie lacrime. Non sono nemmeno riuscita a stabilire un contatto con mia madre, come potevo pensare di sconfiggere Reina? Non sono riuscita a salvare le mie amiche… non sono riuscita ad impedire che diventassero tutti terreni, perdendo lo scopo più grande della loro vita. Non sono riuscita a salvare Sulfus…
Quante cose che avrei voluto fare ancora con te, Amore mio! Oh Sulfus, avrei tanto voluto vivere per sempre al tuo fianco, non importa in che forma, umani, sempiterni… avrei condiviso anche la morte con te! 
Non posso andarmene così, non posso lasciarmi scivolare via la possibilità di avere tutto ciò che ho sempre desiderato: una famiglia con mia madre, con le mie amiche e con te.
No. Non posso arrendermi così!
Cos’è? Cosa significa questo calore? E’ così meraviglioso, mi sembra che mi doni nuova vita, il fiato non mi manca più e intono a me le profondità del lago si schiariscono. È bellissimo.
 
***

 
-Raf…- mi alzai lentamente, ancora senza forze e lo scenario che mi trovai davanti mi fece sobbalzare il cuore.
Uriè piangeva davanti a me abbracciando la sua amica dai capelli rosa. Cabiria guardava davanti a se, senza sbattere le palpebre, immobilizzata. Reina esultava, guardando il lago con un atteggiamento vittorioso. Angelie rimaneva impassibile, ma anche lei rivolta verso le profondità del lago… solo un’importante figura mangava dal quadro. La più importante di tutte.
-Cos’è successo?? Cabiria! Cosa cazzo sta succedendo?? Dov’è Raf?- urlai.
-Lei- si fermò di scatto quasi le avessero strappato via la voce –Lei è morta.-
-No… no, no! Non e possibile!- urlai disperato alzandomi e correndo verso le due donne –Cosa le avete fatto?! Dannata troia!!! Rispondimi!- inveii contro la donna. andarla
-La tua cara Raf… è affondata nel lago per mano della sua adorata mammina! Non è commovente?- rise lei.
D’istinto mi gettai nel lago per andare a recuperarla, ma non riuscivo a scendere nelle profondità, il fiato mi mancava e la pressione mi schiacciava. Odiavo essere così debole.
Finché una luce accecante cominciò ad emergere dall’oscurità e io riemersi con lei.
Fluttuava nell’aria come un angelo, ma senza ali ne aureola. Era bellissima. La luce che irradiava era così pura e calda che mi sentì subito risanato nel profondo.
Uscii dall’acqua  e vidi i miei amici che uno dopo uno si rialzavano, guarivano, si rasserenavano. Non so cosa fosse, ma era come se la sua aura donasse fiducia e felicità.
Illuminata dalla luce emanata da Raf, anche sua madre riprese conoscenza e, girandosi verso Reina l’attaccò, cercando di prosciugarla dai poteri, esattamente come stava facendo raf, per rimetterli ai giusti posti: cioè dentro di noi.
Sentivo i poteri che mi sgorgavano dalle vene, le ferite che si richiudevano e la forza per poter aiutare il mio Angelo.
-Ragazzi, aiutatemi, vi prego!- Angelie si rivolse a noi, ormai tutti completamente ripresi. Non esitai un secondo, mentre gli altri erano perplessi dalla luce e non si mossero.
-DEVILS! Datemi una mano, forza! Dobbiamo fare il culo ad una certa stronza!- li vidi sghignazzare tutti e, mentre si alzavano in volo per colpire la Reietta, anche gli Angel si smossero e cominciarono a scagliare i loro colpi più potenti, finché non ci fu altro che luce e divenne tutto bianco.
-Ce l’abbiamo fatta!- urlò qualcuno notando per primo che della Strega non era rimasta altro che polvere puzzolente. I miei poteri erano nuovamente spariti, ma non mi importava: la mia Raf aveva aperto gli occhi e come un angelo scese fluttuando verso di me, illuminandomi. In quel momento capii quanto cazzo doveva essere bello il paradiso, perché se fosse stato bello la metà di lei, beh… non ci sono parole per descriverlo.
-Raf, amore mio!- mi avvicinai a lei sfiorandola soltanto, mentre lei si appoggiava leggera come l’aria a me. Avvicinò le labbra alle mie, permettendomi di sentire il suo respiro –Sei viva… temevo di averti persa per sempre…- lei sorrise.
-Non ci potremo mai perdere noi due. Siamo legati da qualcosa d’indissolubile- mi sussurrò dolcemente con quella voce così perfetta che alle mie orecchie pareva dolce musica.
-Ti amo- la presi tra le braccia, tenendola sospesa dal terreno e baciandola dolcemente a fior di labbra.
-Ti amo- rispose lei con gli occhi lucidi e le gote infiammate –Non voglio mai più avere così tanta paura di non rivederti mai più!- una lacrima solitaria le marcò il viso, ma io la fermai con un bacio –Non ti lascerò mai più, d’ora in avanti ti sarò vicina per sempre- s’accovacciò tra le mie braccia, annegando il volto tra l’incavo del mio collo.
-Questa è l’unica cosa a cui ambisco- la strinsi ancora un po’, ma sapevo che il mio turno non sarebbe durato ancora a lungo.
-Raf!- Uriè e Dolce la chiamarono e lei, poggiando a terra i piedi per la prima volta da quando era emersa, a passi quasi incerti, andò in contro alle sue amiche, abbracciandole. Ero così felice. Vederla in quel modo era la gioia più grande.
Ma poi il mio sguardo cadde poco più in la e…
 
***

 
-Piccola mia…- quella voce, così dolce, armoniosa mi fece sobbalzare il cuore.
-Mamma…- non volevo piangere ancora, quindi decisi di buttarmi tra le sue braccia e basta, senza starci troppo a pensare.
-Bimba mia! Quanto mi sei mancata, sei diventata l’angelo più bello e così coraggioso… sono fiera di te, piccola Raf!- mi strinse forte tra le sue braccia, come se non avesse fatto altro per tutta la sua vita.
-Da quanto tempo ti aspettavo mamma! Non sai che strazio non sapere da dove venivo, non sapere chi ero ma soprattutto non conoscere l’amore di una madre!- mi lasciai trasportare dal tepore dei suoi abiti e il profumo così nostalgico della sua pelle. Fino a ché non mi staccò dolcemente da lei, per guardarmi in volto.
-Lo so, tesoro! Ho sofferto la tua stessa pensa senza poter stare accanto alla mia bambina e vederla crescere! Ma ora sai chi sei: sei mia figlia, la figlia di una Angel di primo livello, discendente diretta delle alte sfere, questo fa di te una Angel di primo livello e come tale hai ereditato i miei poteri, come abbiamo visto oggi!- mi disse sorridendomi.
-Si!! Raf sei stata grandissima!- le mie amiche mi incitavano avvicinandosi con sguardi sorridenti. Sentii dire persino ad Akuma una cosa tipo “Beh, devo dire che hai scelto l’Angel più tosta di ogni singola Devil di tutto il mondo!” a Sulfus.
-Tuttavia…- aggiunse mia madre –Tu sei qualcosa di più speciale di questo, sei il frutto di un amore puro, come quello che c’è ora tra te e quel bel Devil laggiù!- mi sorrise dandomi un buffetto sulla guancia.
-Cosa vuoi dire?- chiesi stranita.
-Piccola mia, questo ti ha fatto diventare la persona più speciale di tutte. Hai un dono in più!- mi fece segno con la mano di guardare i miei compagni –Non ti sei resa conto che sotto l’effetto de tuoi poteri, per poco tempo, hai fatto tornare tutti Sempiterni? E guardali ora: sono guariti, sono in forze! Se solo ti concentrassi di più…-
-Stai dicendo che posso far tornare tutti come prima?- Non mi rispose, si limitò a sorridere e a spingermi leggermente le spalle, per farmi avanzare verso i miei amici.
Decisi dunque di provarci, li radunai tutti di fronte a me, a semicerchio. Non so come feci, ma senza formule, senza ali, mi bastò solo chiudere gli occhi e sentire il desiderio dei miei amici di voler tornare ad essere quello che gli riusciva meglio e, cioè Custodi e Tentatori. Quando li riaprii davanti a me tutti erano irradiati dalla loro luce brillante e Sempiterna, mentre si alzavano in volo per gioire dei poteri riacquistati.
Una sola persona, però era rimasta ancora Terreno.
-Sulfus… non ha funzionato con te?! Io non capisco!- mi avvicinai a lui incredula. Cosa avevo sbagliato?
-Non ha funzionato nemmeno con te…- mi fece notare lui e, si: era vero.
-Forse non lo desideravate davvero, perché quello che davvero bramate siete voi stessi, insieme, per sempre senza più barriere!- ci sussurrò mia madre sfiorando le teste di entrambi con le mani –Se è quello che desiderate allora è così che dovrà essere!- questa volta si girò verso Sulfus e gli sorrise, sussurrandogli poi –Io voglio solamente che mia figlia sia felice e se sarà un Devil, un Angel o un terreno, non mi interessa. Voglio solo che tu non la faccia soffrire mai- prese la sua testa con entrambe le mani e lo baciò sulla fronte.
-Lo farò… non ne dubiti!- rispose lui mentre mia madre si allontanava, per poi tornare a rivolgere lo sguardo a me –Bene, ora ho anche ricevuto la benedizione di tua madre… posso tenerti davvero con me?- mi chiese sfiorando il suo naso con il mio.
-Si, ora non ci dividerà più nulla! Potremo essere felici per sempre!- sorrisi sfiorando le sue labbra.
-E tu sei sicura di voler passare la vita con un Diavolo come me?- era davvero a un soffio da me e gemetti al solo pensiero del contatto.
 
 
-Non desidero altro…-

 

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