Diario di un'autolesionista

di Caroline Write
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.I need to be saved. ***
Capitolo 2: *** 2.I met a boy ***
Capitolo 3: *** 3.Yesterday, I was happy. ***
Capitolo 4: *** 4.I can be happy.. With him. ***



Capitolo 1
*** 1.I need to be saved. ***


Caro diario,
Sempre che ti si possa chiamare diario. Sei solo un'agendina che ho trovato sul ripiano
basso dello scaffale che sta nella mia camera. La copertina mi ha colpita subito.. Sei verde.
Verde come la speranza. La speranza che a me sta morendo.
Mi chiamo Caroline e ho sedici anni. Un'età bellissima,direte, ma non è così: è l'età
dell'indecisione ed è in questi anni più che mai che ti servirebbe avere una famiglia.
Una mamma,un papà che ti appoggino,con cui litigare,con cui piangere. Ecco,servirebbe
una famiglia durante l'adolescenza,ed è forse proprio per questo motivo che la mia
adolescenza non è quello che si può dire normale: non ho una famiglia con cui litigare,
con cui piangere e con cui preparare la cena di Natale. Non ci girerò troppo attorno: i miei
genitori sono morti. Si può fingere che non ti manchino più,puoi fingere di esserti rassegnata
al destino ma il dolore è fortissimo,forse anche troppo. A volte fa così tanto male che ho bisogno
di annullare il dolore psicologico con quello fisico. Non girerò attorno neanche a questa cosa:
sono un'autolesionista.
Non sono pazza,io non mi taglio per morire,mi taglio per vivere,per annullare il dolore psicologico,
mi taglio per lasciare che col sangue scorrano via tutte le mie paure.
Ma c'è ancora qualcosa che non ti ho detto: a volte tagliare a fondo non basta ad annullare il dolore
psicologico,a volte sento anche il bisogno di andare nel paese dei sogni. Ho già detto che non mi
piace girare attorno alle cose? Ecco,fumo. Non fumo pesante,sia chiaro.. Non sono arrivata ai livelli
dell'eroina,coca e via dicendo. Mi limito a fare qualche tiro a qualche canna qui e lì.
Non sono pazza,sono solo ferita.

Ciao,mi chiamo Caroline,ho sedici anni e i miei genitori sono morti.
Ciao,mi chiamo Caroline,ho sedici anni e sono un'autolesionista.
Ciao,mi chiamo Caroline,ho sedici anni e a momenti lascerò andare tutto.
Ciao,mi chiamo Caroline,ho sedici anni e ho bisogno di essere salvata.

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Capitolo 2
*** 2.I met a boy ***


Ho incontrato un ragazzo.
Si chiama Federico,credo ed è uno dei migliori amici del mio compagno di classe,Giorgio. Ho sempre avuto un buon rapporto con Giorgio,credo: ci conosciamo dalla prima elementare ed è con lui che ho conosciuto le strade di Bari,in motorino, che mai avrei pensato di percorrere. Per dirla breve,qualche volta mi portava dai commercianti di sogni: cinque euro per qualche ora di felicità,non credete sia stupendo? NO,non lo è. Non si può comprare la felicità,e puoi far finta di essere felice dopo il primo tiro ma il mondo ricomincerà a caderti addosso quando l'effetto della canna sarà finito.
In ogni caso, Giorgio ha portato questo ragazzo oggi in piazza dove ci riuniamo tutti noi ragazzi: piazza San  Nicola,proprio vicino alla Basilica. Amiamo stare lì,c'è sempre un'aria tranquilla; ed infatti,questo pomeriggio tranquillo lo era. Ero poggiata con la schiena contro la statua di San Nicola quando vedo spuntare Giorgio con un ragazzo. Giorgio,a mio parere,è uno dei miei amici più belli: è alto,è biondo e ha gli occhi verdi. Ma quel ragazzo che gli camminava accanto era di più: sembrava bello e dannato e negli occhi si portava la tristezza di una vita (falsamente) allegra. Alto poco meno di Giorgio,dagli occhi color ghiaccio e i capelli neri ebano. Neri. Proprio come l'inchiostro di questa penna. E la sua pelle, che sembrava di porcellana, pareva riflettere i raggi del sole senza catturarne mai uno. 
Si è avvicinato con Giorgio alla statua attorno la quale eravamo seduti a parlare tutti noi e lo presenta: -Ragazzi questo è Federico!- e non dice nient'altro,già tutti fanno come se "Fede" fosse uno dei nostri da secoli. Ma per me è sempre difficile iniziare, non trovo mai il modo giusto: proprio come l'inizio di questa pagina di diario. Ho scritto e riscritto l'inizio,ma niente non era mai abbastanza,e proprio in questo modo,mentre nella mia testa vagavano possibilità varie (dal sorridergli,al muovere la mano in cenno di saluto) io ero lì,immobile contro quella statua mentre i miei occhi non riuscivano a smettere di guardarlo. Sembrava un pupazzo,una bambola di porcellana di quelle che collezionavo quando ero bambina.
Insomma,ricapitolando.. Arriva questa sottospecie di dio e io ero lì imbambolata a guardarlo.
Giorgio mi si avvicina e mi tira via in dispare - Federico non è qui per caso..- inizia,mentre io lo guardo con aria interrogativa. -.. E' interessato a te. Sai,a lui piacciono quelle.. insomma..- lo guardavo con un'aria spaesata. Cos'avevo io che potesse piacergli?
Giorgio mi guarda le gambe,e poi i fianchi: ero così scheletrica da farmi quasi paura,ma quando la mattina mi guardavo allo specchio non avevo quella sensazione di autocommiserazione che provavo quando pesavo tanto. Troppo.
- Insomma,a lui piacciono le ragazze molto magre. Anche troppo.-
La mia espressione,fino a quel momento stranita,si era trasformata in un'espressione stupita: a tutti i ragazzi piacciono le ragazze con un davanzale prorompente,o un fondoschiena da urlo. Insomma,a tutti i ragazzi non piaccio io. E poi arriva Federico,uno straniero nella terra del mio cuore e cerca già di rapirlo. Giorgio si allontana e Federico continua a guardarmi. Mi sono sentita apprezzata. Non so da quanto tempo non mi sentivo così,e quindi un soriso nella sua direzione è partito spontaneo e lui ha ricambiato.
Un tuffo al cuore.
Il suo sorriso è magnetico.
Non è andato via subito e per tutto il tempo continuava a fissarmi; forse gli potrei piacere davvero,ma magari mi vorrebbe ancora più magra.
Continuo a ripetermi che se dimagrisco ancora potrei perdere le forze,ma a Federico piacciono le ragazze magre,quindi dimagrirò ancora. Abbandonerò i miei quarantasei chili e calerò ancora di peso. Ce la posso fare,se significa essere apprezzata da un ragazzo. 
Ce la posso fare. Ce la voglio fare.

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Capitolo 3
*** 3.Yesterday, I was happy. ***


Oggi non sono andata a scuola. Mi sentivo troppo debole.
E' passata poco meno di una settimana da quando ho conosciuto Federico; non si è
più fatto vedere con Giorgio, purtroppo. Ogni tanto mi capita di scorgere qualcuno
che gli possa assomigliare, ma il più delle volte rimango delusa. Avrei tanto voluto vederlo...
Sono dimagrita ancora,sai?! Ho perso altri tre chili. Gyuri dice che non va bene così,
che non posso continuare a tagliarmi e a dimagrire ancora, mi faccio solo del male,
ma ormai nella mia testa è partita la modalità "Devo piacergli" ed uscirne non è per
niente facile. 
La mia stazza e la mia statura potrebbero facilmente farmi sembra-
re una dodicenne; peccato che io a dodici 
anni non fossi così: ero una ragazzina ton-
da ed allegra, ero una ragazzina che ancora aveva qualcuno che si 
preoccupasse di lei.
Quattro anni fa era tutto diverso: la mattina della domenica,ad esempio, io ed i miei
genitori a
ndavamo a messa nella Chiesa proprio vicino alla nostra casetta. La mia
era una famiglia davvero molto felice; 
mio padre amava mia madre, lei amava lui
ed entrambi amavano me. 
Mi mancano, mi mancano tanto da fare schifo.
Ora la domenica resto nella "mia" camera ad ascoltare musica. Resto in quella
casa, quella casa così vuota. Non è casa mia, lì non ci sono cresciuta, lì sono cre-
sciuti i miei cugini e non c'è neanche un segno del mio passaggio.Nella casa dove vi-
vevo prima che i miei genitori morissero invece era tutto diverso: le pareti erano
colorate di colori accesi, i colori pastello che io amavo tanto, e almeno su due o
tre pareti c'erano dei segni fatti a matita che segnavano la mia crescita da
quando avevo più o meno cinque anni. Io lì ci ero nata e
cresciuta, ed era lì che i miei genitori mi avevano lasciato, il giorno in cui morirono.
Un incidente d'auto mentre tornavano da lavoro. Ed io ero a casa ignara di tut-
to ad aspettare il loro ritorno.  
Sarebbero dovuti tornare alle sei, ma ormai erano
le otto e nel vialetto che portava al nostro condominio non 
c'era neanche l'ombra
della loro auto. Ogni tanto sentivo dei passi e speravo con tutto il cuore che fossero
loro, 
ma, delusa, mi accorgevo che erano soltanto i condomini che tornavano a casa.
Si fecero le nove. Credetti che 
probabilmente stessero facendo gli orari prolungati,
o che, comunque, dovessero rimanere fino a tardi in ufficio, 
ma i loro cellulari con-
tinuavano a squillare all'infinito finchè non scattava la segreteria. Non riuscii a pensare
al 
peggio, non poteva succedere a loro. Non a noi. Il telefono squillò, era mia nonna.
Risposi ed il peggio era accaduto.
Erano morti, entrambi, non c'era più nulla da fare. Non piansi. Non ne avevo le forze,
lasciai solo cadere il cellulare a terra e mi accasciai sul pavimento. Il dolore non si può
dimenticare. E da lì è iniziato tutto.. la voglia di raggiungerli,il dolore nel vedere le
famigliole allegre che passeggiano, le domeniche passate a casa a pensare a loro. In
Chiesa non ci vado praticamente mai. Perchè dovrei andare a ringraziare un Dio che non
esiste? E che, se esiste, è solo un egocentrico narcisista ed egoista. Ho perso la fede
quando ho perso i miei genitori. Con loro ho perso tutto, anche me stessa. 
Voglio essere felice, come quando ero bambina e i miei genitori erano ancora vivi, e,
forse, Federico è la soluzione giusta. Gyuri si ricrederà quando vedrà tornarmi allegra
come prima, e sarà felice per me. Perchè lei, forse, a differenza degli altri, mi vuole bene.

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Capitolo 4
*** 4.I can be happy.. With him. ***



Ho le dita sporche  di fondotinta ed i palmi pieni di brillantini  per il corpo.
Mi sono truccata 
come meglio potevo per nascondere le guance incavate, e
ho indossato un vestito che era 
caduto nel dimenticatoio: è nero e molto
stretto, lungo a mala pena fino a metà coscia. 
Non ha niente di appariscente,
ma mette in risalto quanto sia magra e  per il primo appunta 
mento con lui è
quello che ci vuole. 
Sì! Finalmente si è fatto avanti ed io, in sua attesa, sono
arrivata a pesare quaranta chili. Non è davvero “troppo poco”, ma credo che a
lui potrebbe andare bene, se così non fosse posso dimagrire ancora. Posso farlo! 

Per lui, io devo! Me lo ha chiesto tre giorni fa ed a me non sembrava vero. Era-
vamo sempre in Piazza ed io ero, 
come sempre, poggiata con la schiena alla
statua del Santo e lui è arrivato, non è venuto con 
Giorgio (il biondo era già lì)
Federico non è arrivato lì per caso, è venuto di proposito, per me!
E’ stato come un arcobaleno senza che avesse piovuto, una cosa meravigliosa e
inaspettata. 
Mi ha presa in disparte e mi ha chiesto di uscire; ho finto di
doverci pensare, di dover spostare 
qualche altro impegno, giusto per non sembra-
re una facile, ma nella mia testa il criceto stava già 
ballando felice. Stasera sarà
tutto perfetto, ne sono sicura.
Qualcuno ha bussato.
E’ lui.
Sono agitatissima; metterò un’ultima passata di mascara.
E se non fossi abbastanza?
  ***
 
Sono appena tornata dall’appuntamento.
Mi ha portata al ristorante cinese, ma non ho mangiato nulla. A lui è andata bene così,
non mi ha neanche costretta a toccare qualcosa. Mi ha riempito di complimenti per
tutta la serata. Sono stata bene. Probabilmente usciremo di nuovo, ci spero tanto
perché con lui sono felice. E questo inizia a piacermi.


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Spazio autrice: 
Chiedo perdono per tutto il tempo che ho impiegato per caricare questo capitolo, ma è bene che sappiate che io sono una frana con le password ed anche questa volta l'avevo persa e ho dovuto fare un casino inimmaginabile per ritrovarla. Spero soltanto che il capitolo possa ripagare l'attesa. Ammetto che è molto corto, ma è davvero una svolta nella vita della piccola Caro. 
Ho già pronto il capitolo 5, e prometto che lo posterò prima della fine dell'anno (lol).
Stay tuned for chapter 5 ;)
-Vale

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