L'Incanto

di Argento
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Chihiro ***
Capitolo 2: *** 2. Haku ***
Capitolo 3: *** 3. Zeniba ***
Capitolo 4: *** 4. Sorelle ***
Capitolo 5: *** 5. Chihiro ***
Capitolo 6: *** 6. Insieme ***



Capitolo 1
*** 1. Chihiro ***


1. Chihiro

Le aveva promesso che si sarebbero rivisti, un giorno. Chihiro non aveva scordato l’avventura vissuta e ancora, dopo tutto quel tempo, teneva con se l’elastico che le aveva donato Zeniba. Ogni giorno dal loro addio serviva a ricordarle di non avere sognato, che Haku era esistito davvero e spesso nel cuore della notte invocava il suo nome, stringendo forte l’elastico, concentrandosi con tutte le sue forze, sperando ogni volta che quel gesto bastasse a farlo tornare. Eppure, non accadeva. Mai. E la speranza andava diminuendosi sempre un poco alla volta, sebbene senza mai estinguersi. Quante lacrime aveva versato, la povera Chihiro, non lo sapeva più neanche lei.
A volte lo vedeva in sogno, Haku. Sia come drago che come ragazzo. Le ambientazioni sembravano ripetersi ciclicamente: in un sogno si trovavano alle terme, in un altro sul treno, in un terzo presso la casa di Zeniba, in un altro ancora volavano insieme sul mare. I sogni non duravano molto e loro non parlavano mai, si sorridevano, si prendevano le mani, senza aggiungere suoni. Quando il sogno finiva Chihiro si svegliava sempre più triste e nostalgica, ed era in quel momento che stringeva al petto l’elastico, con le lacrime che le rigavano il volto.
Passò in questo modo sei anni, e di lì a un paio di mesi ne avrebbe compiuti diciassette.
Sette anni senza Haku. Come avrebbe fatto a resistere ancora?
La sua vita era totalmente cambiata da quando tutto accadde. Certo, si era appena trasferita, ed aveva dovuto conoscere gente nuova, aveva dovuto riadattarsi. Ma il vero cambiamento era avvenuto dentro di lei. Era cresciuta più nel tempo in cui era rimasta presso le terme di Yubaba che in quegli anni trascorsi e nonostante avesse sedici anni non si sentiva troppo diversa da quando si era allontanata per sempre dal tunnel magico, in auto con i suoi genitori, potendo guardare indietro, finalmente.
Poco tempo dopo che avvenne il trasferimento, con la scusa di esplorare per ambientarsi ai luoghi nuovi, aveva cercato più volte di nuovo la statua che introduceva al tunnel che la prima volta l’aveva tanto impressionata. Ma non l’aveva mai trovata, e non avrebbe saputo dire con certezza se sarebbe entrata, nel caso in cui ci fosse riuscita.
Quando il desiderio di Haku diventava talmente intenso da mozzarle il respiro e Chihiro si ritrovava stanca e provata nel suo letto, circondata dal buio della notte, pensava che sì, sarebbe tornata nella Terra degli Spiriti, solo per lui, solo per poterlo vedere ancora; avrebbe rischiato tutto, ne era certa e sarebbe stata capace di sacrificare la sua libertà, magari costretta da Yubaba a restare lì per sempre, per lui. Altre volte però, di giorno e con la luce del sole, magari mentre tornava da scuola, non era convinta che tornare sarebbe stata una gran soluzione. La sua vita si svolgeva tranquilla; gli studi procedevano senza troppi problemi, eccetto magari per la sua scarsa applicazione e facile distrazione. Riguardo al rapporto con i suoi genitori, non era cambiato molto da quando aveva dieci anni.
Era una vita normale, la sua, anche se a volte un po’ monotona. Sarebbe stata disposta a sacrificarla per cercare qualcuno che forse non si ricordava più di lei?
Crescendo, la ragione cominciava a prendere il sopravvento sulla fantasia e Chihiro stava vivendo l’adolescenza senza goderla davvero, prospettandosi più sul suo passaggio da ragazza a giovane donna. Spesso infatti i suoi genitori le parlavano del lavoro, di quanto fosse importante lo studio per trovarne uno buono, che le piacesse anche, dimenticandosi della sua ancora giovane età.
Chihiro era diventata una ragazza silenziosa e matura. Era cambiata molto dentro, per l’appunto, e a volte si abbandonava al mutismo, sentendosi incompleta, lasciandosi crescere dentro il vuoto che Haku le aveva lasciato. Quando la mente tentava di prevalere sul cuore, Chihiro si perdeva in letture che narravano di spiriti e magie, di streghe e incantesimi, costringendosi a rivivere così la sua grande avventura.
Per quanto fosse cresciuta mentalmente e psicologicamente, il suo corpo non era esageratamente cambiato. Era sicuramente diventata molto più alta, ma era magrissima come quando aveva solo dieci anni, e il suo seno non era grande come quello di tutte le altre ragazze della sua età. Quando le erano venute le prime mestruazioni, a tredici anni, la madre le aveva detto, felice, che il suo corpo sarebbe cambiato e lei aveva immaginato che sarebbe diventata una bella ragazza come lo era Rin - per quanto potesse esserlo una ragazza rana - ma non era successo e ciò rappresentava un dispiacere per lei, nonostante avesse imparato a non badarci troppo.
Piuttosto si rammaricava un po’ per sua madre che, per cercare di superare il silenzio di Chihiro, la quale da bambina era stata così chiacchierona, le regalava con frequenza abiti di vario tipo, dai vestiti adeguati alle feste alle magliette per tutti i giorni, compresa una serie di intimo alquanto variopinta, che poco si adattava però ai gusti semplici della figlia. Chihiro la ringraziava ogni volta con un sorriso sempre sincero, ma aspettava poi di vedere la madre uscire per andare a lavoro, così da potersi nuovamente cambiare per la scuola. Continuava a indossare magliette poco attillate, curandosi certamente, ma senza porre mai l’estetica come suo primo pensiero. Si ripeteva che probabilmente non attraeva i ragazzi per il suo modo di vestire, alquanto poco invitante, se paragonato alla maggior parte delle ragazze che conosceva, restando indifferente al loro desiderio di mettere in mostra quanto più possibile.
Conservava ancora, gelosamente, gli abiti che aveva indosso quando si ritrovò nella Città Incantata, compreso il bigliettino d’addio che qualcuno le aveva regalato prima che partisse per il trasferimento.
Le ricordavano Haku, e lei aveva aggiunto il suo nome completo - Kohaku - accanto al suo.
*
Amore.
Era questo che dicevano di loro, laggiù. L’aveva sentito più volte da Kamaji e aveva udito distintamente Zeniba pronunciarne la parola quando Haku era venuto da lei a prenderla. Era stata lei a spiegarle che solo l’amore poteva spezzare la maledizione. Grazie al suo amore nei confronti di Haku egli non era morto.
Ma allora era soltanto una bambina e non aveva inteso perfettamente cosa potesse significare. Per lei Haku era stato un grande amico, in un certo senso un confidente, l’aveva aiutata ad andare via dal quel luogo, difendendola come poteva da Yubaba . Solo crescendo Chihiro aveva  capito cosa fosse stato davvero per lei e quanto desiderasse averlo di nuovo con sé. Nutriva la paura cieca di non rivederlo mai più, e capitava che questa paura si trasformasse in incubo, alcune notti. Così, disperata, si abbandonava ai pianti e ai ricordi, rendendosi conto di come questi si facessero ogni volta più sfumati, meno precisi. Temeva di svegliarsi, una mattina, e scoprire di non ricordare più il viso di Haku, con i suoi occhi verde mare e il suo manto da drago candido e soffice.
*
Sempre più di rado si avventurava nelle sue esplorazioni alla ricerca dell’antico tunnel. Anzi, non antico, di cartapesta, come specificò al tempo suo padre. Effettivamente, ormai con i suoi genitori la scusa di voler conoscere bene i dintorni non poteva più funzionare dopo tutto quel tempo, e i suoi non apprezzavano particolarmente le ‘semplici passeggiate’ di Chihiro, che rischiavano di protrarsi per ore e ore, togliendo così il tempo allo studio. Chihiro conosceva però così bene ormai quelle zone da non provare quasi affatto delusione quando tornava a casa senza aver concluso nulla. Conosceva quei luoghi come le sue tasche dopo tutto quell’esplorare che era stato il suo punto fisso fino ai quattordici anni, con la speranza, sempre più accesa, di ritrovare il passaggio per tornare da Haku. Si era stancata di vedere sempre tutto uguale, sebbene tentasse ancora di respingere la possibilità di non tornare mai più. Eppure, anche nei momenti in cui la ragione regnava sul sentimento, Chihiro non poteva non pensare che loro due si sarebbero rincontrati per forza, un giorno; perché lo dicevano nel mondo degli Spiriti, dicevano che lei e Haku erano amore, e intendevano quello vero - di questo Chihiro era certa. Un uomo, o un ragno, come Kamaji non poteva sbagliarsi su qualcosa di cosi importante, Chihiro ne era fermamente convinta; semplicemente, non poteva.
*
L’estate precedente, a quindici anni, era tornata nella città natale per un paio di giorni con i genitori, i quali avevano proposto una rimpatriata di famiglia, per rivedere così la nonna di Chihiro. Non immaginavano neanche lontanamente però cosa potesse significare per la ragazza tornare là. Il palazzo in cui viveva la madre di Akio, nonché padre di Chihiro, era ubicato dove prima scorreva il fiume Kohaku.
Per questo motivo Chihiro era così informata su quel fiume, quando ricordò il vero nome di Haku. Ne era al corrente dato che sua nonna vi si era trasferita poco tempo dopo che venne prosciugato e, poiché sua nonna amava particolarmente quella zona della città, l’aveva portata spesso là a passeggiare da piccola, quando il fiume ancora scorreva, ed accadde durante una di quelle passeggiate che Chihiro cadde nel fiume, incontrando inconsciamente Haku per la prima volta.
Chihiro quasi si sentì male quando si ritrovò lì, e nonostante la nonna cercasse di passare più tempo possibile con la nipote, quest’ultima riuscì a chiudersi nel bagno per un po’, per potere dare sfogo alle lacrime che non accennavano a volersi fermare. Era stato uno shock per lei tornare a calpestare quelle strade, sentendosi un’usurpatrice nei confronti di Haku.
Con la scusa di comprare il pane per il pranzo, Chihiro aveva ottenuto di andare a fare una passeggiata nei dintorni, sperando di sentirsi più vicina ad Haku, trovandosi nel luogo dove egli aveva vissuto, ma l’inquinamento così denso l’aveva portata a pensare al Dio del Fiume, che lei aveva ripulito, alle terme. In quell’unica occasione l’aveva ringraziata perfino Yubaba. Sorrise al pensiero di come era riuscita a conquistare il figlio e della faccia che aveva fatto la strega, all’ultima prova, quando Bou l‘aveva difesa. Si era sempre chiesta come avesse fatto ad indovinare quella volta, ma non lo sapeva neanche lei. Le era sembrato palese che i suoi genitori non fossero là, ed era certa che Haku avrebbe risposto allo stesso modo, se si fosse trovato al suo posto.
*
A volte Chihiro scriveva lettere ad Haku. Qualcuna era più lunga, altre potevano essere costituite anche solo da una o due frasi. Chihiro le scriveva quando si sentiva proprio giù, quando né le letture ne l’elastico luccicante le erano di conforto. Sulla scrivania teneva della carta da lettere, che usava appositamente per questo. Non le sigillava mai. Una volta finito di scriverle si recava al fiume più vicino, le adagiava sull’acqua e le osservava scorrere via, seguendo il corso. Le sue lacrime accompagnavano sempre ogni lettera, silenziose. Era un rito diventato importante, per lei. Anche se era troppo intelligente per non sapere che prima o poi la carta e l’inchiostro si scioglievano durante il corso del fiume, la speranza che in qualche modo quei pensieri giungessero al destinatario le era d’aiuto, per superare i momenti tristi.
Inconsciamente stava cercando tutti i modi possibili per rintracciare il ragazzo, ma ogni delusione contribuiva ad aumentare il dolore. Nei momenti più bui, quando la disperazione giungeva alle stelle, Chihiro si sentiva tradita da Haku. Le aveva fatto una promessa, non riusciva a concepire che lui potesse non mantenerla. Significava che non teneva abbastanza a lei? Che non era poi così importante come le aveva fatto credere? Forse avrebbe dovuto fare un patto con lui, come quelli di Yubaba, pur di rivederlo, se le promesse non bastavano. Eppure, in cambio del perdono di Zeniba per il furto del Sigillo d’Oro, non avrebbe dovuto proteggerla? Ma per farlo... Avrebbe dovuto esserci.
*
Ti prego Haku, mantienila, la tua promessa. Non voglio lasciare questa terra senza vederti di nuovo.
*
Mi manchi.
*
Non scordarti di me, sono la tua Chihiro, è qualcosa che sento dentro, Haku. La prima volta... Ero troppo piccola per capire che ti stavo lasciando, credevo che ci saremmo rivisti, era una certezza, per me. Ma ora, mi pento di non aver fatto nulla di più per restarti accanto.











P.S: questa non è che la mia personale visione del personaggio di Chihiro; l’ho sempre immaginata così e poiché non possedevo molti elementi su cui basarmi ho cercato di evolverli secondo la mia fantasia. Se non gradite siete invitati a cambiare storia piuttosto che insultare questa. Grazie.

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Capitolo 2
*** 2. Haku ***


2. Haku

Haku non aveva mai pianto. Non ne aveva mai avuto bisogno. Non era totalmente umano dopotutto, era estraneo a ciò che potesse riguardare la sfera emozionale di una persona; ma questo non perché fosse cattivo, ovviamente.
Conosceva per esperienza la rabbia, ma non l’amore. Aveva da subito provato affetto per Chihiro, senso di protezione nei suoi confronti, ed aveva provato malinconia e tristezza quando l’aveva salutata per l’ultima volta, ma anche queste sensazioni erano state nuove, per lui. Non aveva capito di amarla. Non sapeva di amare.
Era per questi motivi che lo Spirito del fiume Kohaku piangeva ogni volta che apprendeva i pensieri di Chihiro. In tutti quegli anni, avevano rappresentato il suo unico legame con lei e non ne aveva mai perso uno.
Come Spirito del Fiume, l’acqua era il suo elemento, e ogni volta che si ritrovava a sfiorare la superficie di un fiume, di un lago, o del mare, sentiva la voce di Chihiro nella sua testa, con la voce che ricordava di lei.
Haku proprio non riusciva a spiegarsi il perché di quelle lacrime, ma si emozionava ogni volta, e ne era orgoglioso, in un certo senso. Aveva scoperto il pianto, che aveva visto tante volte sul viso di Chihiro, per la prima volta, grazie a lei, e questo lo faceva sentire più umano.
Non aveva pianto neanche quando Chihiro gli aveva rivelato il suo vero nome ed erano precipitati insieme tra le lacrime di lei e la gioia di lui, che aveva raggiunto il massimo quando aveva avvicinato il suo viso a quello di Chihiro, chiudendo gli occhi. In quell’istante si era sentito completo per la prima volta in tutta la sua esistenza.
Era stato strano per lui prendersi cura di Chihiro, era stato istintivo aiutarla e si era sentito bene nel farlo, e provava riconoscenza per lei, ma ciò non era dovuto solo al ritrovamento del suo nome. In qualche modo, lei l’aveva salvato ancora di più, si erano salvati a vicenda.
Gli mancava tantissimo quella bambina dolce e pasticciona che inciampava ovunque.
*
“Ci rincontreremo un giorno?”
“Certamente.”
“Promesso?”
“Promesso.”
Le aveva fatto una promessa ed aveva intenzione di mantenerla, era una questione personale ed irrisolta, rappresentava un disagio fisico. Niente gli sembrava cosi importante quanto rispettarla. Haku tremava solo al pensiero che Chihiro potesse buttare la sua vita ad aspettarlo invano, arrivando ad odiarlo, magari.
Spesso, pensandoci, si pentiva amaramente di averle promesso qualcosa di così complesso ed improbabile, ma si consolava considerandola come l’unica questione che avrebbe potuto convincerla ad andarsene dalla Città Incantata. Le aveva anche ingiunto di non voltarsi mai, di non guardarlo per l’ultima volta.
L’aveva detto perché altrimenti la magia del luogo avrebbe potuto scatenare l’effetto opposto nelle azioni di Chihiro, quindi attirandola di nuovo a sé? Ma lei aveva vinto con tutti nella Terra degli Spiriti, ormai questa non poteva più avere effetto su di lei.
Oppure poteva averle imposto di non guardare indietro così da non dovere sostenerla con gli occhi?
Per quanto avesse imparato ad emanciparsi, Chihiro si era sempre affidata allo sguardo di Haku, considerandolo un porto sicuro. E se, proprio all’ultimo, egli non fosse stato in grado di fornirle la necessaria sicurezza, perché lui stesso non la provava?
Probabilmente, solo Haku conosce il segreto di questo mistero e, certamente, non lo rivelerà mai ad alcuno.
*
Il giorno stesso in cui Chihiro se ne fu andata, Haku si recò presso Yubaba, con l’intenzione di chiarire il suo apprendistato, che non aveva più intenzione di completare, dopo aver riacquisito la conoscenza del suo nome. Come si aspettava, non venne accolto con entusiasmo.
“Haku. Cosa vuoi?”
“Non voglio più essere il vostro apprendista.”
“L’avevo capito, Haku. Che altro vuoi ancora?”
“Che annulliate il mio contratto.”
La strega sbuffò.
“È già stato annullato, Haku! L’avete già fatto voi! Credevo l’avessi capito, ragazzo.”
“Cosa intendi Yubaba?”
La strega sembrò andare su tutte le furie, ma la sua voce risuonò calma.
“Solo l’amore poteva spezzare il contratto. Corrisponde allo stesso tipo di magia applicata al sigillo di mia sorella.” Notando lo sguardo di Haku aggiunse: “Sì, sapevo che l’avevi preso tu.”
“Capisco.”
“Non avrei mai immaginato di dovermi preoccupare di questo effetto collaterale; anzi, lo consideravo il più improbabile, se non addirittura l’unico impossibile.”
Aggiunse lei stizzita, parlando più tra se che al ragazzo.
Erano parole difficili quelle, per Haku. Non era abituato al concetto di amore. Per lui era una cosa astratta e lontana, non avrebbe mai immaginato di considerarlo talmente potente da spezzare un incanto. Lui ne aveva vista di magia, ne aveva appresa, sapeva che era potente e complessa, a volte impenetrabile. Cosa poteva l’amore con tutto questo?
Nonostante avesse molto altro da chiedere, decise di lasciare l’ufficio della donna, dopo averla guardata un’ultima volta intenta a ricontrollare le sue preziose gemme e a riordinare i numerosi documenti sparsi sul tavolo, provando un desiderio estremo di lasciarla da sola a marcire nei suoi tesori di ghiaccio.
Con la testa occupata da mille pensieri si librò in volo, sperando di riuscire a schiarirsi le idee.                                       
La prima cosa che aveva avuto intenzione di fare dopo aver lasciato Chihiro era stata quella di rendersi libero presso Yubaba, ma sebbene avesse anche desiderato consultarla riguardo una sua possibile forma umana, poiché aveva provato l’impulso di raggiungere la ragazza, dopo quelle spiegazioni che avevano suscitato in lui così tanta confusione, decise di rivolgersi a qualcuno altrettanto esperto nell’arte della magia.                     
Haku non era certamente uno sprovveduto e aveva servito per diverso tempo Yubaba, abbastanza da capire che non gli aveva rivelato tutto ciò che sapeva. Soppesò dunque l’ipotesi di rivolgersi a Kamaji poiché ricordava che egli aveva capito subito come Chihiro fosse riuscita a spezzare la maledizione; ritenne tuttavia più opportuno consultare un mago o una strega nel pieno significato del termine e, concentrandosi sulla persona di Zeniba, decise infine di rivolgersi a lei.

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Capitolo 3
*** 3. Zeniba ***


3. Zeniba

In seguito a quella giornata piena di emozioni, Zeniba ripensò con dolcezza alla bambina mentre riponeva il cucito al suo posto. Senza Volto stava seduto tranquillo vicino al caminetto, dopo avere aiutato la donna a preparare la cena. Zeniba non era stata inizialmente troppo entusiasta nell’invitare Senza Volto a stare da lei, ma egli si era dimostrato fin da subito estremamente utile in casa e con particolare attenzione all’igiene, a dispetto del suo sconveniente comportamento della mattina, di cui però Zeniba non era al corrente; quando si era offerto di pulire le tazze e i piatti del the del pomeriggio. Dopotutto pensò, fissandolo, che avere un po’ di compagnia poteva risultare piacevole, in particolare se l’individuo in questione filava straordinariamente bene e non disturbava parlando a vanvera; qualità che Senza Volto possedeva abbondantemente.
Scelto un libro tra i suoi preferiti, si apprestava ad accomodarsi a sua volta vicino al camino quando sentì, per la seconda volta in quella giornata, un vento forte proveniente da fuori scuotere violentemente le finestre.
“Senza Volto, credo sia tornato un nostro amico. Andresti ad aprirgli?”
Il mostro emise versi di assenso mentre si dirigeva verso la porta. Aprendola, si trovò davanti un ragazzo giovane che aveva appena assunto sembianze umane, riconoscendolo come il drago che aveva portato Sen via da lui. Non potendo mostrare alcuna emozione, restò sull’uscio a fissarlo finché la voce della donna non lo convinse a farlo entrare in casa.
Haku non gli sorrise ed entrò, lasciando che l’altro chiudesse la porta con un suono sordo.*
Si rivolse a Zeniba, nel ringraziarla per averlo accolto. Lei gli sorrise.
“Ero quasi certa che saresti venuto, Haku. Avevo solo qualche dubbio sul perché. Ma di questo mi parlerai tu. Nel frattempo, prego, accomodati. Gradisci una tazza di the?”
Il ragazzo declinò l’offerta ringraziando. Sebbene apprezzasse enormemente che qualcuno oltre a Chihiro si rivolgesse a lui con gentilezza, non si trovava li per i convenevoli, scegliendo così di passare subito al dunque.
“Zeniba, voglio andare dall’altra parte. So che si può fare e so che tu conosci il modo. Aiutami, e ti ricambierò come vorrai.”
La strega sospirò, soppesando con attenzione le parole da usare per rispondere adeguatamente. Lo fissò con serietà.
“Tu sei uno spirito, Haku. Non lo sei diventato, lo sei stato da sempre. Uno spirito non può diventare umano, dovresti saperlo. Un umano può diventare uno spirito, nel momento in cui muore. Ma uno spirito può andare nel mondo degli uomini solo nel caso in cui sia legato ad un luogo preciso. In altri casi, non ha che fare lì.”
Haku ebbe un sussulto - impercettibilissimo - tranne che agli occhi attenti di Zeniba, che intuì perfettamente che Haku un motivo l’aveva, eccome.
“Non esiste quindi alcun modo per vedersi ancora?” Non serviva aggiungere altro, sapeva che Zeniba avrebbe capito perfettamente. La strega sospirò nuovamente, prima di parlare.
“Esiste una magia molto antica quanto potente, che permette di concedere ad uno spirito la capacità di passare del tempo nel mondo degli uomini. Ma non dona una vera e propria forma umana, perciò non è definitivo. Concede solo allo spirito di passare del tempo dall’altra parte. Una volta terminato il suo tempo - la cui durata varia dal tipo di magia applicata - lo spirito si dissolve tornando qui, nella sua terra; deve riposarsi per riprendere la forma che gli consente di tornare al mondo umano. È un incanto complesso e richiede molta energia, anche e soprattutto quella di chi ne è il soggetto. E inoltre, Haku, anche se tutto funzionasse, dovrebbe essere Chihiro a tornare qui, per prima. Altrimenti, se la cercassi tu rischieresti di non trovarla mai.”
“Se questa è l’unica soluzione, accetto qualsiasi tua condizione affinché mi aiuti a compiere questa magia.”
“Haku, io non ti voglio al mio servizio, non sono come mia sorella. Non dovrai stringere patti con me, a prescindere che io accetti o no di aiutarti.”
“Quindi non hai intenzione di farlo?”
“Come ti ho detto, è una magia molto antica e molto potente. Il mio potere da solo non basta. Dovrebbe essere copulato con quello di mia sorella.”
“Basterebbe convincerla. O ricattarla, o stringere un patto!”
“No, Haku. Con la magia non si scherza. Non la si può prendere in giro. Yubaba deve volere compiere quella magia, se viene costretta l’incanto non ha effetto.”
“Potresti parlarle tu. Potresti convincerla. Siete sorelle, chi meglio di te?”
“Haku, ora stai esag-”
“È la mia unica possibilità, Zeniba. Prima di darmi una risposta negativa, pensaci per favore.”
La donna lo fissò come se lo stesse guardando per la prima volta. Vide nei suoi occhi il desiderio, sincero e appassionato, di rivedere la ragazza. Quella ragazza che l’aveva chiamata nonna, che l’aveva abbracciata e che le aveva regalato un tesoro immenso confidandole il suo vero nome. Chihiro.
“Ci penserò, Haku.”
“Grazie.” Emise il ragazzo chinando la testa nella sua direzione. Leggero come se volasse si voltò e lasciò la casa, ma Zeniba sapeva che sarebbe tornato.
Raggiunse di nuovo la sedia vicino al camino e vi sedette, continuando a pensare alla ragazzina. Era riuscita a spezzare la maledizione del Sigillo d’Oro senza neanche saperlo, come poteva lei, vecchia strega, opporsi a quell’amore così potente? Si disse che il vero problema era rappresentato dal fatto che per aiutare Haku e Chihiro avrebbe dovuto rivolgersi a sua sorella, ma il loro distacco era ormai così radicato che temeva conseguenze negative a qualsiasi suo tentativo di avvicinamento.
Questi pensieri continuarono a ronzarle in testa, fino a che non si addormentò, così, sulla sedia, accanto al fuoco.
*
Il giorno successivo si sveglio di buona lena, sebbene gli acciacchi dovuti alla scomoda posizione notturna avrebbero convinto qualsiasi altro signore della sua età a rimettersi a dormire, nel letto, questa volta.
Tuttavia, il malore iniziale fu presto smorzato dalla sorpresa che le aveva fatto trovare Senza Volto: la tavola era splendidamente apparecchiata e la colazione pronta. Porse ad egli i suoi complimenti tra i vari ‘buongiorno’ e ‘dormito bene’ che riuscirono a scambiarsi durante il pasto. Non volendo che Senza Volto si occupasse però di tutto il lavoro domestico, in breve tempo ripulì le stoviglie per potersi concentrare su alcuni antichi libri di magia, aspettando il certo ritorno di Haku.
*
Come aveva previsto, nel tardo pomeriggio di quella giornata, quando le ombre cominciarono a calare, Haku si ripresentò alla sua porta, questa volta accettando l’invito di accomodarsi. Zeniba lo interpretò come un ottimo segno.
“Cosa hai deciso, dunque?”
La donna chiuse gli occhi. Poi li riaprì.
“Andrò da mia sorella. Le parlerò.”
“Grazie, Zeniba.”
Nonostante mantenesse sempre la sua compostezza, Zeniba distinse chiaramente il brillio negli occhi di Haku.
“Haku, comprendo il tuo entusiasmo, ma non è fatto certo che Yubaba accetterà di aiutarti. E anche nel caso in cui accettasse, abituati all’idea di dovere aspettare sette anni, prima che la magia possa realizzarsi.”
“Sette?”
“Il sette è il numero magico per eccellenza, Haku, è fondamentale perché la magia si compia. Nel tempo in cui trascorreranno questi anni dovrai migliorare le tue arti e ampliare le tue conoscenze, dovrai raggiungere il livello più alto, per essere in grado di sostenere la magia che potrà rendere umane le molecole del tuo corpo, sebbene per tempo limitato. Sei disposto ad accettare tutto questo?”
Il ragazzo rimase in silenzio, rivolgendo per la prima volta lo sguardo sul muro, riflettendo.
Zeniba l’aveva sempre considerato solo un ragazzo, sveglio certamente, ma comunque un ragazzo, giovane ed ancora non abbastanza esperto. Eppure, si ricredette immediatamente quando Haku, alzandosi in piedi e fissandola intensamente, disse che sì, avrebbe accettato. “Lo farò.” Aggiunse.
E Zeniba lo vide come un uomo.
* Haku non è cattivo, è solo che è ancora abituato a trattare con Yubaba e nessuno oltre Chihiro era stato davvero gentile con lui; gli altri lo temevano solo perché era l’apprendista di Yubaba. Non è ostile a Zeniba, ovviamente, ne a Senza Volto; volevo solo tendere a sottolineare un possibile ‘fastidio’ dovuto al fatto che Senza Volto abbia in qualche modo dimostrato un interesse alquanto morboso per Chihiro.

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Capitolo 4
*** 4. Sorelle ***


4. Sorelle

Zeniba si sentì emozionata come una bambina che scopre per la prima volta dove i genitori nascondono la marmellata. Era tornata ufficialmente, dopo anni e anni, alle terme tenute dalla sorella, dove da bambine avevano vissuto insieme. Anche se non aveva avuto la forza di confessarlo ad Haku, per lei era stato bellissimo poter approfittare di questa occasione per riavvicinarsi a Yubaba. Le aveva voluto bene, ed era rimasta delusa quando scoprì che la sorella preferiva sfruttare le sue doti magiche per arricchirsi piuttosto che offrire aiuto a chi ne aveva bisogno. Per questo motivo era andata via. Tuttavia, nonostante il disappunto per come la sorella portava avanti il complesso termale che i loro genitori avevano edificato, era certa che nel cuore di Yubaba non regnassero solo la cattiveria e l’avidità.
*
Yubaba camminava avanti e indietro nel suo studio ormai da ore, con la lettera della sorella stretta in pugno. Cosa doveva aspettarsi da lei? Non si vedevano da tantissimo tempo e questo contribuiva ad aumentare la sua inquietudine. Nonostante ciò, quando la vide varcare la soglia, quella donna identica a lei, non poté trattenere un sorriso che cercò invano di nascondere. Zeniba sorrise a sua volta.
*
Cosa si dissero le due sorelle quel giorno, a noi non è dato saperlo; da allora però ricominciarono a esercitare insieme nuove pratiche magiche, stupendo perfino se stesse, per quanto la loro magia risultasse completa.

Sette Anni Dopo
“È terminato, è tutto finito, Haku. Respira.”
Il ragazzo ormai cresciuto si accasciò con sollievo a terra, respirando fortemente. La magia era riuscita. Da quel momento in poi Haku sarebbe potuto essere, quando l’avesse voluto, un uomo.
Sorrise alle streghe che lo sovrastavano, mentre queste gli offrivano dell’acqua.
*
Sul ponte sotto il quale passava il treno - quello stesso che fungeva da collegamento tra il complesso termale e la strana costruzione rossa in cima alle scale; quello in cui Haku aveva incontrato Chihiro per la seconda volta; si era riunito un insolito gruppetto. Due donne identiche che discutevano sommessamente e una ragazza rana che rideva con un uomo dotato di otto arti che ricordava un enorme ragno. Ma la figura più importante era quella rappresentata da un enorme e maestoso drago bianco che si trasformò ben presto in un giovane uomo. Questi abbassò il capo in segno di rispetto in direzione delle due donne, rivolgendosi poi a Zeniba.
“Io non posso andare dunque?”
“No, Haku. Deve essere lei a tornare. Ma questo dovresti saperlo.”
Il ragazzo volse lo sguardo altrove, come se stesse fissando un punto lontano.
“Sì, lo so.” Sussurrò.
La strega gli si avvicinò. “Cosa ti turba Haku?”
“Se non riuscisse a ritrovare la strada?” Rispose lui continuando a guardare lontano. Era uno dei rari casi nella sua vita in cui mostrava la sua preoccupazione.
Zeniba si aprì in un sorriso caldo, pensando a quanto fosse bello l’amore.
“La troverà, ne sono sicura Haku. Anzi, starà certamente per arrivare. Perché non le vai incontro?”
Il ragazzo si girò di scatto nella direzione della donna.
“Quando riuscisti a farmi divenire umano mi spiegasti che sarebbe dovuta essere lei, per prima, a raggiungermi, perché altrimenti io non sarei riuscito a trovarla dall‘altra parte!”
“Infatti è così Haku, ma puoi comunque aspettarla entro i nostri confini. Dopotutto, scommetto che non aspetta altro che rivederti.”



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Capitolo 5
*** 5. Chihiro ***


5. Chihiro

Quella mattina Chihiro si svegliò col sorriso. Era un sorriso stanco, di quelli che ti fanno pensare che colui che sorride ne ha passate davvero tante. Eppure, per quanto potesse celare significati nascosti, era insolitamente un sorriso spontaneo. Quel giorno Chihiro compiva diciassette anni e, stranamente, poiché non si aspettava minimamente di sentirsi cambiata, si alzò dal letto piena di energie, sentendosi più leggera del solito.
Venne accolta in cucina dai suoi genitori con tanto di trombette, mentre questi le porgevano il loro regalo. Ricevette un libro che desiderava da tempo e un bellissimo vestito che sua madre aveva scelto personalmente, con la promessa di farglielo indossare quella sera stessa, per la festa che avevano intenzione di organizzarle. Baciò e abbracciò entrambi i genitori e dopo una veloce colazione si infilò sotto la doccia.
Quell’anno il giorno del suo compleanno veniva di sabato, giorno in cui non aveva scuola. Cadeva a fagiolo, perché Chihiro si era svegliata col desiderio di passare qualche ora fuori, a godersi il sole e il vento fresco. Una voglia insolita, considerato che non gironzolava nei dintorni da più di un mese.
Mossa da un’irrefrenabile voglia di uscire, si vestì velocemente e sorrise di rimando allo specchio mentre si legava i capelli in una coda di cavallo con l’ormai noto elastico. Era incredibile come non avesse mai smesso di sembrare vivo in quei sette anni, splendido come se l’avesse appena ricevuto.
I capelli che aveva lasciato leggermente lasciato crescere ondeggiavano a ritmo con i suoi movimenti veloci: salutò con affetto i genitori che le raccomandarono di non tornare tardi per pranzo e si precipitò fuori di casa, provando un curioso senso di libertà subito dopo aver chiuso la porta.
Lasciandosi illuminare dal sole, cominciò a camminare con passo lento e rilassato, apparentemente senza meta.
Man mano che avanzava, Chihiro cominciò a sentirsi sempre più nel posto giusto al momento giusto; sensazione che non provava da tantissimo tempo. Così, colta da un’illuminazione, decise di cercare ancora una volta il passaggio per la Città Incantata, decidendo che quello sarebbe stato il suo ultimo tentativo. Non si sentiva minacciata dal rischio del fallimento, sebbene non ne intendesse il motivo.
Immersa nei suoi ragionamenti, Chihiro si trovò più volte a dover cambiare strada, avendo involontariamente imboccato un vicolo cieco e rischiò una o due volte di cadere in qualche buca. Addentrandosi sempre più profondamente nel bosco come nei suoi pensieri, Chihiro sentiva il vento tra i capelli e all’improvviso mosse di scatto la testa, avendo avuto la sensazione che qualcuno la stesse chiamando, sussurrando il suo nome.
Riscossa così dai suoi pensieri, scoprì di stare percorrendo una strada lastricata, coperta in alcuni punti da muschio verde. L’aveva ritrovato, finalmente, il tunnel. Nel giorno del suo diciassettesimo compleanno.                  
Lo sapeva che ci sarebbe riuscita; aveva capito che quello era il giorno giusto. Svegliandosi, quella mattina, aveva sentito di nuovo, dopo sette anni, la magia nell’aria.
Il vento la spingeva dentro di nuovo, come la prima volta, ma in questa circostanza non lo sentì ostile, sembrava solo un dolce incitamento.

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Capitolo 6
*** 6. Insieme ***


6. Insieme

Haku la stava aspettando. Fu il primo che la vide sbucare fuori dalla costruzione, riconoscendo il suo sguardo e sentendosi scoppiare per l’emozione incontenibile.
Ogni nervo nel suo corpo fremeva ed egli non riusciva a pensare; il Grande Maestro Haku non avrebbe saputo pronunciare una frase di senso compiuto a causa della ragazzina che gli veniva incontro correndo. Iniziò a correre anche lui.
Quando si ritrovarono a un metro di distanza l’uno dall’altra, in equilibrio precario sulle rocce del letto del fiume, fermarono le loro corse, fissandosi intensamente negli occhi. Quel momento apparve loro così puro e perfetto, trascendente, che temevano entrambi di rovinarlo con qualsiasi gesto. Godendo di quegli istanti, Chihiro allungò timidamente il braccio verso di lui con l’intenzione di sfiorargli il volto, ma Haku prese la mano di Chihiro nella sua, stringendola.
“Buon compleanno, Chihiro.”
Udendo finalmente di nuovo la sua voce Chihiro si sciolse in lacrime sporgendosi verso Haku, che l’accolse in un abbraccio che entrambi avevano bramato per troppo tempo.
Per le domande e per le risposte ci sarebbe stato tempo dopo, in quell’istante niente e nessuno avrebbe potuto spezzare la loro magia.


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