il tour del mondo in ottanta giorni

di Necromance_theatre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1: Proposta ***
Capitolo 2: *** Chapter 2: partenze ***
Capitolo 3: *** Zacky V. can fly! ***
Capitolo 4: *** Chapter 4: MEXICO! ***
Capitolo 5: *** Chapter 5: BOSS ***
Capitolo 6: *** Chapter 6: dentifricio? ***
Capitolo 7: *** Chapter 7: Capitale europea e sconto famiglia ***
Capitolo 8: *** Chapter 8: Santo Sanders ***
Capitolo 9: *** Chapter 9: Tassisti, commessi e pannolini. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10: Thoughts ***
Capitolo 11: *** Chapter 11: Guest Star e McFlurry ***
Capitolo 12: *** Chapter 12: The Rev and the clown ***
Capitolo 13: *** Chapter 13: Wilkommen in Deutschland! ***
Capitolo 14: *** Chapter 14: Abbiamo solo bucato una gomma! ***
Capitolo 15: *** Chapter 15: Revenged Sevenfold ***
Capitolo 16: *** Chapter 16- Tra dirottamenti, funerali per vivi e noccioline ***
Capitolo 17: *** chapter 17: inspirato da una storia vera... ma anche no ***
Capitolo 18: *** Chapter 18: malintesi ***



Capitolo 1
*** Chapter 1: Proposta ***


Salve gente! Eccomi pronta a lanciarmi in una fanfiction a più capitoli! Che emozione! spero che sarà una sfida un po' più facil di quella che dovranno affrontare i nostri amati...
ci rivediamo in fondo al capitolo :)


C'erano una volta, in una calda mattina Hollywoodiana, cinque giovani musicisti che cercavamo disperatamente una casa discografica con cui produrre un nuovo album.
Essi, infatti, si sentivano pronti a registrare nuovi brani e a sfondare cosìnel mercato musicale, ma nessuna etichetta si fidava di loro.
Questi cinque ragazzi, che tutti conosciamo bene, si chiamavano rispettivamente Matthew Shadows, The Rev, Synyster Gates, Zacky Vengeance e Johnny Christ, e insieme formavano gli Avenged Sevenfold.
"Benebenebenebene, cari miei, quindi voi sareste?"
BorbottòJoe Brook, il capo della Famelik Records, accendendosi un sigaro.
"Siamo gli Avenged Sevenfold, veniamo da Huntington Beach... E vorremmo incidere un nuovo disco." Rispose Matthew sorridendo.
L'uomo si passòuna mano nei capelli brizzolati ridendo, rivolgendosi ai suoi colleghi.
"Sentito ragazzi? Questi qua vogliono un contratto! Devo sbatterli fuori a calci o sento anche qualche loro lavoro?" 
Gli altri due uomini ridacchiarono, sorseggiando i loro caffè.
"Mah, io direi di ascoltare qualcosa... Facciamoci due risate, Joe!"
Esclamòuno di loro.
"Se permettete..." L'uomo afferròil cd che James teneva tra le mani, tirando fuori il dischetto e lanciando la custodia con noncuranza contro il muro, rompendola.
Synyster fece per alzarsi, pronto a creare rissa coi discografici, stufo di essere preso per il culo, ma Zacky lo fermò, gli occhi che pregavano di pazientare ancora un po'.
Joe accese lo stereo, e le note di "to end the rapture" invasero l'aria.
Johnny sorrise orgoglioso sentendo la canzone in cui lui NON aveva suonato, ma credendosi comunque parte fondamentale della band, ma la fragorosa risata del direttore riportòtutti sulla terra.
"Ok, ok ragazzi, smanettate bene, ma ne ho cento mila di gruppetti come voi, che vengono qua dopo aver venduto qualche decina di copie e implorano per avere una tiratura piùampia, quindi... Datemi un buon motivo per farvi un contratto!"
"Beh, perché... Sarebbe un sogno firmare per una casa discografica cosìimportante..." MormoròShadows, speranzoso.
"Credi ancora nei sogni ragazzo? Quando penserai a darti una svegliata?" Rispose secco il produttore.
Synyster non riuscìpiùa trattenersi. "Adesso basta!" Urlò, richiamando l'attenzione di tutti. "Èmezz'ora che ci lanciate merda in faccia, sputtanando anni di studio e lavoro! Vi state divertendo? Bene, buon per voi! Ora io e i miei amici ce ne andiamo, e voi siete pregati di andare in un altro posto... Una piccola localitàchiamata Fanculo, dice nulla?"
Jimmy ridacchiò. "Ahi ahi" pensò. "Brian arrabbiato, contratto andato..."
I cinque si alzarono, rianimati dalla rabbia del chitarrista, pronti a lasciare l'edificio, quando Joe li richiamò.
"Aspettate, ragazzi... Ho una proposta."
Zacky si voltò, richiudendo la porta. "Ci dica..."
"A quanto pare avete le palle. Insomma, dei bambini come voi che si mettono contro uno dei piùgrandi produttori del mondo non èun fatto da nulla. Vi propongo una cosa: avete presente il famosissimo romanzo "il giro del mondo in ottanta giorni"?"
I nostri annuirono, con gli sguardi confusi.
"Ebbene, noi vi finanziamo un tour di ottanta giorni, con i quali voi dovrete fare minimo un concerto in America, Europa, Asia e Oceania. Se ce la farete entro il limite di tempo stabilito il contratto e la fama saranno vostri, altrimenti dovrete risarcirci le spese del tour. Che ne dite?"
Gli Avenged continuavano a squadrare Joe senza parole, incapaci di rispondere davanti ad una proposta cosìfolle.
"Ci lascia un minuto per valutare la cosa?" Chiese timidamente Johnny.
L'uomo annuì, uscendo dall'ufficio insieme ai suoi colleghi.
Quando furono finalmente soli, i cinque poterono tirare un sospiro di sollievo.
"Brian sei un grande." EsclamòMatthew.
Lui rise, cercando di far sbollire la rabbia.
"Ma questi sono fuori... Oltre ad essere stronzi. Cioè, che cazzo di proposta è?"
Jimmy annuì. "Vero, ma dobbiamo pur dargli una risposta. E non so voi, ma l'idea di un tour gratis in giro per il mondo mi sembra una gran figata. Sarebbe comunque un modo per avere pubblico."
"Concordo." Si aggiunse Zacky "ma se dovessimo perdere? Dove li troviamo i soldi per pagare tutte le spese del viaggio?" Chiese preoccupato.
"Giusto... Però, insomma, al giorno d'oggi non èpiùcosìdifficile viaggiare... Secondo me ce la facciamo tranquillamente. In meno di due giorni arriviamo dall'altra parte del mondo, con gli aerei... Penso che ce la faremo." Si spiegòMatthew.
"Quello che ha detto lui." BorbottòJohnny, confuso da tutti quei piani e progetti, pronto ad acconsentire a tutto pur di tornare all'aria aperta a godersi il panorama Hollywoodiano, e magari anche una buona birra.
"Quindi èdeciso? Lo facciamo davvero? Tutti d'accordo?" Chiese Brian.
Gli altri quattro annuirono. "Ok, allora... Facciamolo!" Urlòlui.
"Vedo, anzi sento che avete deciso..." BorbottòJoe aprendo la porta. "Bene, che dire... Piùtardi vi manderòvia mail tutti i dettagli, le informazioni e i biglietti per il viaggio... Non serve che portiate amplificatori e batteria, ci penseremo noi, prendete peròchitarre, basso e tanta fortuna, se sapete dove trovarla... Ci rivediamo il giorno della partenza."
Con queste parole e una grande risata, l'uomo liquidò i cinque ragazzi.

_______________________________________________


Eccoci tornati a noi...
insomma, che ne pensate?
vi sarei molto grata se lasciasse una recensione anche piccolina piccolina, giusto per farmi sapere se è un'idea gradita o se non ha nemmeno senso andare avanti...
prometto che i prossimi capitoli saranno più demenziali xD
grazie a tutti :)
a presto :D
Necromance_theatre

P.S.
ringrazio anche la mia amata easter s. che finalmente si è registrata quassopra, con la quale partorisco tutte queste cavolate xD

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Capitolo 2
*** Chapter 2: partenze ***


Heilà popolo!
scusate l'aggiornamento così lento, è che ero incasinata col pc... o.o
comunque voi, piccole ventiquattro personcine che avete letto il primo capitolo, potevate anche recensire eh! *si finge arrabbiata*
scherzo naturalmente, anzi, ringrazio Odino solo per il fatto che avete cliccato su questa cazzata xD
comunque, tornando alle cose serie... (serie?!)
la proposta che i nostri eroi hanno accettato puzzava di fregatura fin dal primo momento, non trovate? u.u
d'altronde, questi discografici cattivoni.. u.u
beh, basta, non dico altro ._.
ci sentiamo al prossimo capitolo!
recensite, da brave :D



"No, no, no, ho detto che io senza queste non parto!"
UrlòSynyster in direzione di Zacky, mentre gli amici li squadravano divertiti.
"Cazzo, Gates, èuna valigia piena di bombolette di lacca! Cosa credi, che nel resto del mondo non la vendano? Non so nemmeno se te la lasciano porta in aereo, quella roba..."
"Ma a me queste servono! Sono... Essenziali per la mia figaggine! E poi guarda che anche la tua borsa èpiena... Sono proprio curioso di..."
"No Brian, non apri..." UrlòVee, cercando di fermare l'amico.
Troppo tardi: una montagna di patatine, caramelle, pizze surgelate, cupcake e altre schifezze si era appena riversata sul pavimento.
"Ah! Lo sapevo! Sei peggio di me, razza di morto di fame! Ingrasserai e ci rovinerai la scena... Che dico, sei giàgrasso!" SbraitòSyn, con l'entusiasmo di un bambino di tre anni.
Prima che potesse scoppiare una rissa tra i due, Matthew si mise in mezzo.
"Bene, ora che vi siete offesi a vicenda, possiamo andare?"
I due chitarristi si dichiararono tregua momentanea, chiusero le rispettive valige e si incamminarono insieme agli altri in aeroporto, scambiandosi di tanto in tanto qualche occhiataccia o linguaccia.
In un primo momento, arrivati all'indirizzo che Joe gli aveva comunicato, i cinque credettero di aver sbagliato strada. Erano usciti da un bel pezzo dall'autostrada, e intorno al loro non c'erano altro che campi seccati dal sole e qualche spaventapasseri di tanto in tanto.
Quando Johnny stava per fare retromarcia, videro il produttore, che agitava dei fogli in parte a quello che all'apparenza sembrava un aereo appena uscito dalla seconda   guerra mondiale.
"Oh no... Ma scherziamo? Io su quello non ci salgo!" UrlòJimmy in preda a un raptus di paura.
Joe Brook gli si avvicinò. "Oh, ragazzi, eccovi qua. Come promesso, volo spesato e prenotazioni negli alberghi di tutto il mondo!" Gli porse il carteggio.
Matthew lesse brevemente, e lo passòagli altri. "Sta scherzando? Questi sono tutti hotel da mezza stella e da 5 dollari a notte. Spesati? E cos'èquesto...relitto?" Esclamòindicando il velivolo.
"Su, su, non perdiamoci in sottigliezze. Ah, già, qualcuno di voi lo sa pilotare? Perchéil nostro pilota si èdovuto assentare..."
"Io! Io lo so guidare!"  UrlòZacky contento, correndo sulla scaletta dell'aereo e entrando in cabina di pilotaggio.
"Cosa?! Vengeance sa guidare un aereo?" Chiese Synyster a James.
"Eh già, amico... Aveva fatto un corso ancora tempo fa... Ma fossi in te non mi fiderei troppo."
 Borbottòil batterista, ridacchiando. Poi, dopo essersi reso conto che sull'ultraleggero ci sarebbe dovuto salire anche lui, si rabbuiò. "Oh cazzo. Siamo fottuti!"
"Puoi dirlo forte amico..." MormoròMatt. Joe si intromise nella loro conversazione: "La smettere di lamentarvi? Ormai avete firmato il contratto. Il tour vi aspetta! Come prima tappa, dovrete suonare in Messico, vi abbiamo prenotato un albergo, sta a voi trovarvi un locale dove suonare..."
"Ma avevate detto che ci avrebbe pensato la casa discografica!" UrlòJohnny svegliandosi dal suo mondo di folletti e fatine, con le lacrime agli occhi.
"Perfetto, ci mancava solo che il nano si mettesse a piangere." BorbottòSynyster. "Forza, ci conviene muoverci... Credo che ormai possiamo considerarci fregati, ma lo vogliamo o no quel contratto?" I tre amici annuirono. Christ tiròsu col naso. "Bene, allora andiamo!"
"Gaaaaates! Che ne dici di venire a farmi da copilotaaaa?" UrlòZacky dal finestrino, sventolando quello che poteva benissimo essere un mazzo di fiorellini rosa porta fortuna.
Brian alzògli occhi al cielo, mandando a fanculo lui e il produttore.
I Sevenfold salirono sull'aereo,  Joe si accese un sigaro e aspettòil decollo.
Dopodichérimontòsulla sua lucidissima Chevrolet coupèanni '50 color ciliegia, e tornòalla sede della Famelik Records, credendo di avere la vittoria in pugno.








 

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Capitolo 3
*** Zacky V. can fly! ***


Guten Tag cara gente :D
Eccomi pronta con un nuovo capitolo di questa scemenza...
Mentre gli avenged continuano a farci stare in ansia con i loro criptici messaggi su "it begins" e "the seveth lair" (ohohho 12 maggio ti attendo con ansia!!!), io continuo la mia stupida storiella...
Chissà cos' ha combiato il prode Zacky.. mah, leggete, leggete u.u
Un grazie a chi ha aggiunto questa storia tra le seguite e chi l'ha recensita, vi benedico nel nome di me medesima ^.^
Al prossimo capitolo e... RECENSITE :D


 
"Signori e signore, il capitano voleva informarvi che siamo in volo da un po' di tempo, non so quanto perchého perso il conto... Ma tra circa mezz'ora arriveremo in Messico!"
La voce squillante di Zacky riempì il silenzio della cabina dell'aereo.
"Come fai ad esserne sicuro, se hai perso il conto?" Borbottò Matthew sfilandosi le cuffie dell'ipod.
Johnny e Jimmy dormivano, Synyster si pettinava i capelli davanti al finestrino con nervosismo.
All'ennesima virata violenta di Zacky lanciò il pettine e si mise ad imprecare.
"Cristo, Vengeance, vuoi farmi morire?! Vuoi farci morire tutti? No, perché se è così dimmelo, che per lo meno avviso Michelle!"
Zacky si affacciò nella cabina passeggeri, sfilandosi gli occhiali da sole con disinvoltura.
"Tranquillo, Bri, è tutto sotto controllo, ho solo schivato un piccione..."
"Cosa?! Perché cazzo non lo hai investito?" Si svegliò the Rev.
"Fammi capire bene... Tu sei qui... Quindi..." Iniziò Matt.
"... Chi cavolo c'è in cabina?" Continuò Brian.
Passarono alcuni attimi di terrore puro, in una di quelle classiche scene da Bmovie che mandano in onda il mercoledì pomeriggio.
Poi Vee ridacchiò. "Tranquilli, siamo fermi. Sono atterrato e voi non ve ne siete accorti. Che sciocchini! Forza, dai, andiamo. Jooooohnnyyy! Svegliati tesoro..." Esclamò lui, euforico, strattonando il povero bassista, destandolo da suo dolce e infantile sonno.
Le porte si aprirono, lasciando intravedere solo sabbia. Sabbia ovunque. Erano "atterrati" in mezzo al deserto.
"Mmmh... Dove... Dove siamo?" Biascicò Johhny, la voce impastata dal sonno.
"In Messico! Il mio gps dice che siamo lontani circa dieci chilometri dal prossimo centro abitato."
Disse Zacky tirando fuori dalla stiva borse, valige e chitarre.
"Dieci chilometri? Ma sono tantissimi! È quasi mezzogiorno, e siamo nel deserto! Moriremo di caldo!" Esplose Brian, lasciandosi cadere sulla sabbia.
"Vee, non potevi atterrare un po' più vicino al paese?" Chiese James, allontanandosi da un gigantesco e minaccioso cactus.
"No, beh, sì, avrei potuto, ma... Avevo problemi ad atterrare vicino a delle case, perchénon mi ricordavo bene come si faceva, quindi avrei rischiato di uccidere qualcuno..."
"Voglio morire!" Si lagnò Brian.
"Ci conviene iniziare ad andare, se vogliamo trovare per tempo un locale dove suonare..." Borbottò Matthew, mettendosi in spalla lo zaino e incamminandosi verso sud, dove si intravedeva il profilo di un paesino.
"E andiamo!" Esclamò Zacky raggiante, beccandosi in rimando le occhiatacce degli amici.

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Capitolo 4
*** Chapter 4: MEXICO! ***


Ma Buonasera gente :D
eccomi pronta con un nuovo capitolo che vedrà i nostri eroi alle prese con il deserto, le gang ... no, sto spoilerando troppo u.u
...eeee niente, spero che vi piaccia, grazie a tutte le lettrici e a tutte le recensioni, a presto, 
necromance_theatre

Dopo una decina di minuti di camminata sotto il sole cocente, i nostri eroi videro avvicinarsi una macchina.
Presi dalla follia stile “ultimo sopravvissuto”, iniziarono ad agitarsi ed urlare nella speranza di richiamare l’attenzione dell’autista.
“Siamo qui!!” Urlò James.
“Portatemi via da quest’inferno!” Sbraitò Syn sfinito.
Quando il Pick Up fu abbastanza vicino, notarono che era addobbato in modo molto tamarro: teschi sulle fiancate, doppia marmitta e fiammate vicino ai finestrini.
Ne uscirono due giovani messicani, seguiti da un bestione tre metri per quattro che al confronto, faceva sembrare quell’armadio a quattro ante di Matt una piccola e dolce fatina.
Tutti e tre avevano sul bicipite il logo di una gang, e il più basso di loro stringeva in mano una pistola.
“Ehm… Come non detto… Fa lo stesso, ne facciamo a meno del passaggio, ragazzi…”
Mormorò Matthew mentre la gang si avvicinava.
“Buondì gentil signori!” Esclamò Johnny con espressione ebete, sotto l’effetto di chissà quale miraggio.
“Vi abbiamo trovato, Cráneos de oro!” Esclamò quello col revolver, che doveva essere il capo, con un forte accento spagnolo.
“Avete fatto arrabbiare il boss, si? Bene, ora vi porteremo da lui, vi darà una bella lezioncina…” Continuò ridacchiando.
“Scusi ma di che cosa sta parlando?” Lo interrogò James, cercando di trovare un senso alle sue parole.
“Non fate el finti tonti, teppisti. Seguiteci senza fare storie, altrimenti dovrete vedervela con Rodrigo…” Il messicano fece un cenno col capo verso l’energumeno, che grugnì mostrando una fila di denti d’oro.
Matthew cercò di riportare la calma.“Credo che ci sia un errore, ci avete presi per…”
“SILENZIO!” Sbraitò il ragazzo. “Non costringetemi ad usare la forza. Muovetevi e salite nell’auto!”
I Sevenfold, basiti, non poterono far altro che assecondarli, dato che l’ultima cosa che volevano era venire pestati in mezzo al deserto.
Siccome non c’era abbastanza posto all’interno dell’auto, furono fatti accomodare molto poco educatamente sul rimorchio del pick up, scortati dal terzo gangster che non aveva fiatato dall’inizio del loro incontro.
Quando la macchina partì, Brian iniziò a piagnucolare.
“Ci hanno rapito! Lo capite! Ci hanno rapito! Moriremo tutti, verremo uccisi! Perché a me… Sono troppo giovane, figo, bellissimo, bravissimo e modesto per morire!!!” Singhiozzò soffiandosi il naso sulla manica della maglietta di Johhny.
“Povero piccolo Syn… Non piangere…” Mormorò dolcemente Zacky passandogli una mano sulla spalla.
“È tutta colpa tua razza di idiota! Se non fosse stato per te a quest’ora saremmo in un bar al fresco dell’aria condizionata a sbronzarci con delle belle messicane!”
Urlò lui in rimando, sull’orlo di una crisi di nervi.
“Wuo, gente, basta lagnarsi, ok? Appena arriveremo dal loro capo, si accorgerà che siamo le persone sbagliate e ci lasceranno in pace…” Borbottò Matthew, aggiustandosi il cappello.
“Sarà, ma io un po’ di paura ce l’ho lo stesso…” Rispose James, mentre guardava verso la strada.
“Matt… Bri… Dove siamo? Dove ci sta portando questa gente?” Si risvegliò improvvisamente Johnny, che fino ad allora era rimasto perso nei suoi pensieri da giovincello spensierato.
“Stiamo andando a Los Muertos, dal nostro capo…” Borbottò il messicano, accendendosi una cicca.
“Oh, ma allora l’inglese lo capisci!” Esclamò James girandosi verso il ragazzo. “Questo vuol dire che… Hai sentito tutta la nostra imbarazzante conversazione… Ehm… Cheffiguradimerd…”
Il messicano rise, sembrava il più amichevole dei tre.
“Tranquilli, non preoccupatevi… Comunque ho capito che voi non siete mica della gang dei Craneòs de Oro, è solo che è un po’ difficile distogliere Fernando da un’idea. Prendete questo “rapimento” come un passaggio, va bien?"
" Grande!" Brian batté il cinque con il nuovo “amico”, che scoprirono chiamarsi Josè.
Gli raccontò che probabilmente Fernando li aveva scambiati per membri della loro gang rivale per via dei tatuaggi.
I Sevenfold ci risero su, smollando finalmente la tensione.
“…E quindi voi siete un gruppo musicale, entiendo bien?”
“Già! Abbiamo accettato un contratto per cui dobbiamo fare dei concerti in tutto il mondo in soli ottanta giorni…” Disse Matthew, lucidandosi per bene gli occhiali da sole, sporchi di sabbia.
“Cosa? Ma questa è follia! Quando dovete partire per la prossima tappa?”
“Sarebbe comodo partire domani… Visto che dobbiamo arrivare fino in Europa… E li avremo moltissimi concerti da fare…” Spiegò Jimmy.
La loro conversazione fu bruscamente interrotta dalla frenata del pick-up.
Fernando insistette a farli scendere uno alla volta puntandogli la pistola alla schiena, ma subito Josè corse a spiegargli la situazione.
“Cosa dici, amigo? E tu credi davvero che questi stranieri siano una rock band americana? Ma sei proprio ingenuo! Adesso vedrai, quando il boss scoprirà che ho catturato ben cinque membri di Craneòs de Oro, quanti privilegi avrò. Altro che tu, giovane illuso credulone.”
Josè abbassò lo sguardo, poi lanciò un’occhiata di scusa ai Sevenfold, che gli strizzarono gli occhi fiduciosi. Per Fernando si preannunciava una figuraccia di quelle epiche.

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Capitolo 5
*** Chapter 5: BOSS ***


Salve Gentaglia! Perdonatemi in anticipo per questo micro capitolo, ma volevo proprio aggiornare, quindi... amatemi u.u

Comunque, piccola premessa, vi consiglio di immaginarvi i dialoghi con la gente messicana come se i locali avessero un forte accento spagnolo, altrimenti il tutto sembra un continuo nonsense grammaticale LOL

Usate l'immaginazione u.u

Bene, che dire, volevo ringraziare di fegato tutte le lettrici, recensitrici, chi ha aggiunto la storia alle preferite e alle seguite... spero che recensiate sempre in maggior numero, amo ricevere il vostro parere... detto questo... a presto :*

Necromance_theatre

 

“MA CHE CAVOLO?!”

L’urlo del capo della gang riecheggiò tra le mura della loro base.

I Sevenfold sobbalzarono spaventati.

Dopo essere stati scortati fino all’ufficio del boss, Fernando era entrato a parlargli lasciandoli soli.

Dopo qualche minuto la porta si aprì mostrandogli un uomo sulla cinquantina, basso e tarchiato, che indossava un’orrida camicia viola con scollo a v.

“E tu pretendi anche che io ti creda? Chi cavolo sono questi? Ti sembrano per caso Miguel il Revolver o Martin Cicatrice? Chi sono queste…donnine?” Sbraitò rivoltò a Fernando, mentre squadrava gli Avenged.

“Hey, calma con le offese, eh! Non saremo certo ’sti gran brutti ceffi, ma donnine proprio non direi…”

Borbottò Brian stizzito, ignorato dai due messicani.

“…che cosa devo farci ora con loro? Hanno scoperto la nostra base, razza di idiota! Dovremo ucciderli!”

“Cosa?!” Urlarono in coro i Sevenfold.

“…senta, non vorrei essere scortese, ma non credo che sia il caso… Le pallottole costano e noi non diremo a nessuno dove è la vostra base… Non siamo di qua, non sappiamo nemmeno orientarci!” Esclamò Matthew cercando di sembrare il più pacato possibile.

“Ma si, ma si, forestieri, stavo scherzando! Non vi faremo del male, siamo degli uomini d’onore, noi! È quest’idiota che pagherà…”

Esclamò con forte accento spagnolo il boss.

“…no, la prego capo, non mi faccia del male! Ho sbagliato, ma rimedierò, glielo giuro!”
Fernando iniziò a “lecchinare” come meglio riusciva.

“Ci penserò. Intanto accompagnerò questi poveracci a prendere qualcosa da mangiare… Dovremo pur sdebitarci, non credi?”

Il messicano sbuffò lanciando un’occhiataccia ai Sevenfold, liquidandosi.
“Bene, segnori, quindi voi sareste?"

 I ragazzi si presentarono, spiegando come erano arrivati fino a là.

"Una banda musicale? Che onore! Che ne direste se per farci perdonare vi offrissimo il nostro locale? Abbiamo un piccolo palco, ma la zona pe il pubblico è abbastanza capiente!"

James sfoderò un sorriso a sessantaquattro denti. "Sarebbe bellissimo!"

"Bene, allora è deciso, amici miei... Sta sera grande festa per la nostra banda! Avremo persino la musica! Vado a chiamare un po' di gente, voi fatevi pure un giro..."

L'uomo lasciò i Sevenfold davanti all'ingresso del'edificio. Oltre le strisce pedonali, un bar li chiamava invitante.

"..Birra!" Mormorò sognante Johnny.

"...Messicane!" Aggiunse Brian, con lo sguardo perso.

"...E cibo!" esclamò Zacky correndo attraverso la strada come un folle, rischiando quasi di essere investito.

Matthew e James si batterono il cinque. "Salve, Messico!" Urlarono raggiungendo gli amici, già entrati nel locale.

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Capitolo 6
*** Chapter 6: dentifricio? ***


Ma salve gente!
…sì, lo so, lo so, sono in supermegaipersquallidissimo ritardo, ma abbiate clemenza… Sono incasinata su ultime verifiche di fine anno, interrogazioni e esame di conservatorio… E sto anche imparando a suonare la batteria (senza la batteria lol)… vi assicuro che Radiant eclipse suonata su cuscini e quaderni è spettacolare u_u 

E poi ci si sono messi anche i Sevenfold, con la loro stremante suspance sulla data italiana… o.o Anyway, mi consolo pensando che mancano “solo” centosettanta giorni circa… Yeah!
Bien pulzelle, se avete commenti, insulti e minacce di morte, non esitate a inviarmi una recensione, al modesto costo di millemila dollaroni e un gatto a lettera lol
Ok, la smetto di scrivere cazzate o.o
Addioooo ❤
Necromance_theatre


“Brian, muoviti, che siamo già in ritardo!”
Borbottò Matthew all’amico, chiuso nel bagno del locale da quasi mezz’ora.
“Ancora un minutino!”
“…ma si può sapere che cavolo stai facendo?!” Si aggiunse James, spalancando la porta con la grazia di un pachiderma.
I due amici rimasero basiti davanti alla scena.
Il chitarrista era intento a mettersi *grida terrorizzate* una matita per gli occhi.
Si voltò verso di loro con un sorriso a trentadue denti.
“Bella, eh?”
Jimmy scoppiò a ridere, Matthew si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a trascinarlo fuori dalla stanza.
“Bene, ora che ti sei…truccato, possiamo entrare in scena.”
“E Zacky e Johnny?” Chiese lui innocentemente.
“Eccoci!” Esclamarono i due, basso e chitarra impugnati.
“Ok, pronti? Carichi? Suoneremo davanti ad un bel po’ di gente, eh?” Sorrise James agitando le bacchette nervosamente.
“Carico! Io lo so cosa ci vuole! Un bell’abbraccione di gruppo!” Esclamò Johnny buttandosi la tracolla del basso dietro le spalle.
I cinque si spiaccicarono stile “ammasso di braccia/chitarre/bacchette/”, per poi dare l’ok al ragazzo che li avrebbe presentati.
Sentirono qualche parola in messicano, tra cui un: “avenged sevenfold!”
Dapprima calò un silenzio imbarazzante, poi il pubblico, pian piano, li accolse con un rumoroso applauso, e i nostri eroi salirono sul palco.

 

 

“Grande serata, ragazzi, grande serata!” Esclamò il boss, avvicinandosi al tavolo degli Avenged. Avevano finito di suonare da una mezz’oretta, e la sbronza era d’obbligo.
“Lei dice?” Chiese Zacky, masticando i resti di quella che doveva essere stata una torta al cioccolato. Intera.
“…ma certo che sì, amici, avete visto anche voi il nostro caloroso pubblico, no? Questo è il nostro popolo! Direi che ora ci siamo fatti perdonare!" Gli strizzò l’occhio.
“Oh, credo proprio di sì!” Rise Brian mentre scolava l’ennesimo coso liquido che l’autrice non sa descrivere perché non fa uso di alcolici lol.
“Scusate, me lo fate l’autografo?” Chiese una ragazza avvicindandosi al tavolo, stringendo un piccolo taccuino.
“L’autografo? Manco fossimo delle rockstar!” Esclamò Matthew, afferrando tuttavia la penna.
James firmò a sua volta un po’ imbarazzato. “Mah, guarda… Prendila come un… Boh, la firma sull’annuario da parte di un amico… Ti giuro è stranissimo firmare…autografi?!”
Lei sorrise, cercando di ringraziarli come meglio poteva in inglese e ritornando dalle sue amiche che la stavano osservando ridacchiando.

 

 

Verso le tre di notte, i tre ritornarono nella camera dell’albergo che gli era stato consigliato.
“…chi l’avrebbe mai detto, eh? Abbiamo avuto un sacco di pubblico!”
Esclamò Johnny mentre nella testa gli risuonavano ancora le ultime note di Lips of deceit.
“Ma io ve l’avevo detto di rimanere positivi! Dovreste riporre fiducia in me più spesso…” Ribattè Zacky, tuffandosi sul suo letto.
“In Vengeance we trust!” Rise James.
“Puoi dirlo forte amico… Ora vi prego, lasciatemi dormire che pilotare quell’aereo mi ha stremato…"
“Va bene, va bene, buonanotte!” Esclamò Matthew spegnendo la luce.
Non appena Zacky appoggiò la testa sul cuscino, un sonoro “SPLASH” riecheggiò nella stanza.
Il chitarrista si passò una mano tra i capelli incredulo: dentifricio!
“Brian, domani ti ammazzo.”
In risposta, lui cercò di mascherare la risata fingendo di russare.
“Ah, bambini…” Sospirò Matt mentre si addormentava.

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Capitolo 7
*** Chapter 7: Capitale europea e sconto famiglia ***


Salve gente!

Eccovi pronto un nuovo capitolo! Sono stata veloce, vero? u.u 

*se la tira*

Beh, il merito è solo di Mike Patton, che tra Mr Bungle, Faith No More e Fantomas sto raggiungendo il nirvana della follia. Per non parlae del capolavoro "carne cruda squarciata dal suono di un sassofono"... 

Ebbene, cosa prevede questo capitolo? Un lungo dialogo privo di ogni benchè minimo senso logico... Non sono brva a scriere dialoghi, lo so, ma lo faccio solo per voi gentili personcine :*

Come sempre ringrazio chi segue questa storia, le mie recensitrici croniche e chiunque passa per sbaglio su cotesta (ja!) pagina. Specifico inoltre che non mordo (in realtà dipende dai casi...) e che se volete lasciare un piccolo commentino nelle recensioni vi guadagnerete un posticino speciale nel mio cuore.

Behr, 

Necromance_Theatre


Il mattino seguente, i nostri eroi dormirono fino a mezzogiorno passato.
Dopo che Zacky e Brian si furono lavati i capelli (Vengeance per via del dentifricio, Brian per colpa della vendetta a base di maionese dell’amico), i cinque uscirono dall’albergo.

Mangiarono qualcosa in uno di quei classici bar sfigati con due tavolini sporchi messi in croce e una quantità innaturale di mosche, salutarono per l’ultima volta il boss della gang, ringraziandolo per l’ospitalità, e si lanciarono all’avventura.

La prossima impresa era arrivare vivi in Europa. Non potevano più contare sulle dubbie doti da pilota di Zacky, questo lo sapevano bene, dato che l’ultraleggero ormai era bello che andato, e comunque attraversare l’Atlantico con lui come capitano sarebbe stato un suicidio.

Strano ma vero, trovarono una stazione ferroviaria, e si lasciarono finalmente alle spalle quella specie di far west.

In un paio d’ore, arrivarono all’aereoporto Chihuhuahua (non ridete! Esiste davvero! Nda), e lì si informarono sui voli.

Prima di tutto, Matthew chiamò Joe Brook, riferendogli la loro posizione e chiedendo chiarimenti sul pagamento.

Fortunatamente, il produttore gli concesse di pagare con i soldi della Famelik Records.
Al casello prenotazione, James si fece avanti.

“I signori desiderano?” Chiese l’impiegata con voce piatta.

“Il primo volo che c’è per l’Europa.”

“Che città?”

“Città? Quale città… Ehm… La capitale, no?” Esclamò James confuso.

“Jimmy…” Si intromise Johhny.

“Non ora nano, sto facendo una cosa da adulti, ti ascolto dopo…” Borbottò lui lanciandogli un’occhiataccia.

La segretaria sciolse la sua faccia priva di emozioni in una perfetta espressione a metà tra scandalo e sorpresa.

“…mi scusi, non la seguo. Mi ha detto che vuole un volo che vada in Europa. Se mi dice la capitale in cui vuole andare, glielo prenoto…”

“Oh, ma che palle, lo devo sapere io il nome della città, scusi? Al momento non me la ricordo la capitale dell’Europa… Mica posso sapere tutto. Si dà il caso che lei sia un’impiegata in un aereoporto, dovrebbe dirmelo lei! Vorrei proprio sapere con che criterio vi assumono…” Iniziò a farfugliare il ragazzo spazientito.

“James…” Insistette Johnny.

“Cristo Christ, ti ho detto di aspettare un secondo!”

“…senta, non so proprio che problema abbia. Lei arriva qua e mi chiede un volo per la capitale europea. È uno scherzo o cosa?”

Anche la donna iniziava a spazientirsi.

James sbuffò. “Le faccio un esempio: la capitale del Giappone è Kyoto…”

“Tokio.” Lo corresse la donna.

“Stessa roba. Ecco, io le sto chiedendo un volo per la capitale dell’Europa, della quale sfortunatamente non ricordo il nome.”

Tagliò corto lui.

“James! Mi puoi ascoltare?!” Urlò Johnny.

Il batterista lo squadrò innervosito. “Che hai tu da urlare?”

Il più giovane, che era fresco di studi, sfoderò un perfetto sguardo da maestrino.

“Ma si può sapere che cazzo facevi te durante le ore di geografia? Stai chiedendo a questa povera donna la capitale dell’Europa! Ringrazia il fatto che non ti abbia ancora mandato a fanculo!”

“Non ti seguo. Che ho fatto di male?” Chiese lui confuso.

L’impiegata li fissava basita. Gli altri tre assistevano ridacchiando di tanto in tanto, ma non si intromettevano.

“L’Europa è un continente, capisci? Come l’Africa e l’Asia e l’America. Si dà il caso che i continenti non hanno una capitale, dato che sono compisti da più stati.”

“Esatto!” Esclamò la donna.

“Ooooh. Giusto… Beh, non c'è bisogno di fare gli altezzosi in questo modo. E' stata solo una svista..." borbottò lui risentito. 

"Quand'è il primo volo per Londra?"  Chiese Matthew all'impiegata. 

"Parte questa sera alle nove, ma fa scalo di un giorno a New York. Se volete il diretto, dovete aspettare domani mattina alle sette."  

"Allora prendiamo cinque biglietti per il diretto. Vabene ragzzi?" Chiese Shadows agli amici.  

Annuirono tutti tranne James, che faceva ancora l'offeso. 

"Perfetto, sono tremila dollari e cinquanta." 

 A sentire quella cifra Zacky sobbalzò. "Non ci sarebbe tipo... uno sconto famiglia?" 

"Non vedo nessuna famiglia..." Sbuffò lei, che si era stancata di quel gruppo di pazzi.

"Come no? Lei è mia moglie e loro sono i nostri tre figlioletti!" Esclamò Baker mettendo una mano sulla spalla di Brian. 

Lui lo spinse via inorridendo. "Avvicinati ancora e ti riduco in modo tale che nemmeno tua madre ti riconoscerà più." Sibilò tra i denti.

A quel punto la donna porse i biglietti a Matthew, dopo che aveva pagato, e li spedì via dicendo che aveva da fare. 

"Chiamami!" Le urlò dietro Vengeance, mentre veniva trascinato via da Gates. 

Matthew sospirò. "Ci aspetta una lunga notte in areoporto. Vi prego, vi scongiuro e vi impolro in ginocchio, non fatemi fare troppe figure."

"Va bene mamma!" Esclamarono i quattro in coro.

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Capitolo 8
*** Chapter 8: Santo Sanders ***


Ma salve mie care/i Sevenfoldist! State già facendo il conto alla rovescia per il 27 agosto? Yahoooo *Sprizza gioia da tutti i pori*

Ho giurato a me stessa che se i nostri beneamini osano rifilarci un concept su storie di re ed eserciti li ammazzo. Che stiano in guardia v.v

Comunque... Ecco a voi un nuovo capitolo che vedrà come protagonista il nostro povero Matthew Sanders, alle prese con un lungo, lunghissimo volo.

Che altro dire...  Come al solito vi ricordo che se recensite vi conquisterete un posto nel mio piccolo cuoricino deturpato...

Tanto amore,

Necromance Theatre

 

A dispetto della supplica di Matthew, il giorno dopo il nostro armadio a quattro ante avrebbe volentieri ucciso i suoi compagni di band: la notte, Zacky, preso da un raptus di fame nervosa, si intrufolò nel retro del ristorante dell’aeroporto, iniziando un allegro festino tra torte, panini e leccornie varie.

Johnny pianse per tutta il tempo invocando la mamma.

Jimmy vide passare un piccione fuori dalla finestra, si schiantò sulle porte a vetri nel vano tentativo di catturarlo e fece rissa con uno degli agenti della sicurezza.

Per non parlare di Brian che venne scoperto e sbattuto fuori a calci dallo spogliatoio delle hostess.

Quando finalmente Matt riuscì a metterli a nanna, l’altoparlante dell’aeroporto annunciò il check-in imminente.

Esausto, seguì gli amici vero i gates (gioco di parole involontario lol nda). Nonostante il mancato riposo, la prospettiva di una ronfata di quattordici ore consecutive lo spingeva a tirare avanti.

Una volta salito sull’aereo, la disposizione prevedeva: Brian e James, alleati nella (poco) nobile causa di rendere il viaggio agli altri passeggeri un inferno, Zacky e Johnny, seduti davanti, e in cima alla fila, Shadows. Le cose sarebbero anche potute andare abbastanza bene, ma la somma pazienza di Matt fu messa a dura prova dalla sua vicina.

Avete presente le classiche turiste americane stereotipate? Quelle abbastanza obese, in partenza per la sessantina, camicetta floreale e sandali con calzini? Ecco, una di loro.

Non fece altro che parlare per tutto il viaggio al nostro povero cantante della sua imminente vacanza di due settimane a Londra dalla figlia che si era trasferita là due anni prima, aveva trovato l’amore, si era sposata e blablablabla…

Passate le prime tre ore, Sanders cercò di fare finta di dormire, in modo da zittire la donna, ma i risultati non furono molto gratificanti.

Si sentiva lo sguardo di quella lumacona addosso, che l’osservava sbavante.

Quando lei si alzò per andare in bagno, lui si girò in cerca di aiuto dagli amici.

Johnny stava ascoltando musica sull’ipod, mentre Vengeance leggeva l’ultimo sgualcito numero di Bleach.

“Ragazzi, vi prego…Fate a cambio di posto con me, non ce la faccio più!”Sussurrò.

Christ si tolse una cuffia. “Ma non si può fare! Siamo in volo!” 

Matthew cercò di zittirlo. “Fa lo stesso, non se ne accorge nessuno…”

“…Accorgermi di cosa?” Esclamò una hostess comparendo alle loro spalle.

Shadows cercò di fare un sorriso il più innocente possibile. “Di niente, il mio amico ed io stavavamo solo facendo un po’ di conversazione…”

Evidentemente funzionò, perchè la ragazza arrossì e se ne andò.

Tuttavia, qualche istante dopo ricomparve la sua vicina di posto. 

“Troppo tardi, amico…” Ridacchiò Vengeance senza alzare gli occhi dal suo manga.

Sanders sbuffò, preparandosi ad altre undici ore terribili.

Tuttavia, non andò così male. Dopo un po’ la donna si addormentò, ed il nostro cantante potè riposare indisturbato.

Finchè…

"Ma come cavolo si permette!"

Matt aprì gli occhi, sindovinando in una frazione di secondo da che parte dell'aereo provenisse l'urlo.

Si voltò appena in tempo per vedere un'assistente di volo tirare una sberla in piena faccia a Brian, allontanandosi stizzita.

James rideva, Gates si guardava intorno stupito.

"Ma che ho fatto?" Chiese sbalordito.

"Dovresti dirmelo te!" Sorrise il cantante, incapace di non ridere di fronte alla sua faccia.

"Le ho solo assicurato che se ci fosse stato un dirottamento o un sabotaggio, sarei stato pronto a proteggerla!"

Matthew alzò gli occhi al cielo. "Sempre il solito..."

Brian non si diete per vinto: decise di riprovarci con un'altra hostess.

Dopo che gli si presentò davanti uno Steuart alto, grosso e minaccioso, diventò improvvisamente mansueto, e l'intero aereo potè finalmente dormire sonni tranquilli.

 

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Capitolo 9
*** Chapter 9: Tassisti, commessi e pannolini. ***


*sbuca da sotto le copertine* 

Buonasera sevenfoldist, come va? :3 

*lo sai vero che dato che sei troppo pigra per andare a pubblicare il capitolo sull’altro computer aggiornerai domani mattina e tutto questo non avrà più senso?*

…a-hem, sono orgogliosa di presentarvi… la mia coscienza! 

*applausi*

…ok, evitiamo u.u 

Volevo chiedervi venia per il mio ritardo, ma ultimamente sono presa in una folle foga scrittrice che sta producendo qualcosa di serio. *finalmente eh!*

Dato che forse quando avrò finito il tutto la pubblicherò in cotesta amorevole sezioncina, non abbiatevene a male se ogni tanto sgarro coi tempi…

Si, si, va bene, la smetto di slecchinare/spoilerare/rompervi l’anima, altrimenti diventa più lunga l’introduzione del capitolo…. lol

Recensite oh popolo! u_u

A presto :3

Necromance_theatre


Tra una cosa e l’altra, atterraggio, bagagli e controlli, i nostri eroi arrivarono a Londra per le undici di sera.

Per un puro colpo di fortuna, trovarono un “black cab” a sei posti, cosìcchè poterono spanzarsi liberamente sui sedili senza spiaccicarsi come sardine. 

 Non potendosi permettere una traversata troppo lunga ed essendo senza meta, scesero nel primo quartiere promettente che trovarono.

La comodità del veicolo però, nascondeva un prezzo esorbitante.

James mise mano al portafogli controvoglia, riservando la più gelida occhiata di ghiaccio che i suoi occhi potevano lanciare per il tassista.

“Ladro.” Borbottò imbronciato.

Tuttavia, il sorriso ricomparve sulla bocca dei cinque dopo essersi guardati attorno.

“Wow!” Esclamarono Zacky e Johnny in coro.

“Beh, che c’è di tanto “wow”?" Chiese Brian con aria altezzosa.

“…E’ tutto così… divers…” Vengeance non riuscì a finire la frase che per poco non fu investito.

“Guarda dove vai, figlio di…” Il giovane chitarrista non riuscì a sentire il finale dell’imprecazione, la macchina era già lontana, ma potè intuirlo.

“Ma teoricamente era contromano!” Esordì Johnny guardandosi intorno stupito.

“…No! Siamo noi in torto!” Esclamò Matt riprendendosi dalla sua fase “Pensatore”.

“Opporcojohnny è vero! Qua guidano al contrario…” Brian si beccò un’occhiataccia dal bassista, mentre si dirigevano in salvo sul marciapiede.

“Bene: E’ quasi mezzanotte e noi non abbiamo un posto dove dormire… Cosa pensate di fare?” Chiese infine Matthew, cercando di riportare la calma nel mormorante gruppetto.

James sorrise. “Io dico di dormire per strada!”

“Io dico che tu sei completamete fuori.” Ribattè prontamente Brian, sostenuto da Zacky.

“Sai cosa vuol dire dormire all’aperto?! Lo sai cosa potrebbe accadere ai miei poveri capelli?! E alla mia chitarra? Non ci pensi a lei?!”

“Già! Per questa volta ha ragione Gates… Non andare in albergo significa niente colazione esagerata a spese del ristorante!”

James fece spallucce. “Va bene, va bene, mammolette, era solo una proposta… Se voi non avete le palle per farlo…”

“Fermo. Chi ti ha detto che noi non abbiamo le palle?” La frase dell’amico urtò l’orgoglio di Sanders, che si affrettò a metter in chiaro la sua fama da “uomo grande grosso e muscoloso”.

“Io ci sto.” Borbottò.

Johnny rimase indifferente.

“Per me va bene… Basta che mi compri un paio di birre e siamo a cavallo.”

“No, dai ragazzi… Non vorrete seriamente…” Brian scrutava in volto gli amici ghignanti, cercando un appiglio in Vee, che però si era già fatto corrompere.

“Zacky, avrai tutto il cibo che vuoi!” Gli aveva sussurrato James, tentatore.

“No Vee, non anche te! Traditore!” Piagniucolò il chitarrista.

“Ebbene, questa è una scommessa: siamo quattro contro uno, non puoi rifiutarti, a meno che tu non voglia andare a trovarti un albergo da solo soletto…” Jimmy iniziava a sfottere.

“E va bene, va bene ci sto! Ma solo perché ho paura di essere investito. E vedrete che ho più spirito da boyscout io che voi."

I quattro amici risero.

“Sì, certo, uno scout con la lacca!”

 

...

 

Dopo una decina di minuti, i Sevenfold riuscirono a trovare un supermarket aperto 24 ore su 24 dove poter fare scorte per l’imminente “campeggio”.

Ognuno acquistò cose assolutamente inutili, tra cui un pacco di merendine all’aloe aromatizzate al peperoncino con glassa di cioccolato bianco del Madagascar, una bottiglia di quello che sembrava succo di ribes abbastanza scaduto, delle mentine a forma di letterine e, Odino solo sa il perché, un pacco di pannolini pampers. James insistette nel dire che erano ottimi come cuscini.

Arrivati alla cassa, gli si parò davanti un commesso che sembrava uscito da una pubblicità educativa.

Nonostante fosse ormai quasi l’una di notte, appariva sveglio e attento, l’uniforme impeccabile, i capelli pettinati com un’orrenda riga in mezzo, un lucido cartellino con su scritta la ridocola frase:

“Adam Smith è qui per servirla! Non esiti a chiedergli una mano!”

Brian lo guardò disgustato, tuttavia passò oltre senza dire nulla.

Arrivati al turno di Johnny, che gli porse la sua cassa di birre felice come una pasqua, mister Smith lo squadrò contrariato.

“Sono veramente desolato, ma noi non vendiamo alcolici a chi è al di sotto dei ventun’anni.”

Mentre Johnny trasformava il suo sorriso nella più scandalizzata espressione che conosceva, i suoi amici scoppiarono in una rumorosa risata.

“Shhhht, silenzio per favore!” Sussurrò il commesso senza scomporsi.

“No, per favore un corno, ora lei mi lascia comprare queste cavolo di birre, ok? Non sono mica un bambino!” Esclamò Christ risentito.

“Mi mostri un documento che mi accerti che lei ha più dell’età stabilita, e io sarò molto felicie di vendergli il prodotto da lei richiesto…”

“Ma veda di andare a farsi benedire… Sono maggiorenne, questo dovrebbe bastarle, no?” Sibilò maledicendo il commesso, gli amici e l’Inghilterra. Anche negli States valeva quella legge, ma nessuno la rispettava… là sembrava che invece fosse tutto così… Fiscale… E a quanto pare i suoi miseri diciannove anni non bastavano.

“Dai piccolino, se vuoi te le compro io…”

Esclamò Matt benevolo.

“Va a farti fottere…” Grugnì Johnny lasciandolo passare.

“Sono nuovamente desolato, ma non posso lasciarglielo fare. Se lei compra queste birre, vorrà dire che permetterà a questo ragazzino di fare uso di alcolici nonostante la legge. E io sono qua per impedirgilelo.”

Adesso era Matt ad essere scandalizzato.

“Oh ma andiamo… Le prometto che non glielo permetteremo… Le basta la mia parola?”
“No. Mi dispiace, ma io non posso vendergli questi alcolici.” Il signor Smith li squadrava con sguardo attento, rimanendo calmo e composto.

“Cristo, comprare queste cazzo di birre è un parto! Senta, il gioco è bello quando sura poco, ok?” Si intromise Brian spazientito.

“Invito i gentili signori a non insistere, altrimenti sarò costretto a chiamare la sicurezza.”
“Non ne vedo il motivo. Ci venda le birre e tutto si risolverà.” Matt cercò di apparire il più calmo possibile.

“Invito i gentili signor…”

“Ma è un robot o cosa?!” Urlò Brian in preda a quella che assomigliava vagamente alla fase iniziale di un esaurimento nervoso.

Tirò fuori dalla tasca una manciata di sterline, le lanciò sulla cassa e afferrò le birre.
“Desolato signori, davvero desolato.” Mormorò sorridendo il cassiere, iniziando a grattarsi i capelli.

Prima con calma, poi con sempre più foga, starppandosi violentemente via il lato sinistro della faccia e rivelando un volto semi-robotico e sanguinante.
“Davvero molto desol…”

 

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”

L’urlò di Brian svegliò di colpo i quattro amici.

“Gates! Che è successo?!”

“…io…io…robot! Merendine! Pampers! Commesso!” Farfugliò in preda al terrore.
Zacky gli tirò un’ “amichevole” sberla in faccia per farlo riprendere.

“Ma che cazz… Oh, lascia perdere. Piuttosto, credo di essermi dimenticato dove siamo…”

“Occristo…” Sbuffò James. “Non ti ricordi? Abbiamo trovato una stanza d’albergo per pura fortuna, e Johnny ha voluto festeggiare con una scorta di birre che farebbe impallidire l’Hofbrauhaus… Mi sa che hai esagerato, amico…”

Brian tirò un sospiro di sollievo, mettendo a fuoco l’ambiente in cui si trovava.
Due letti a castello e una branda: ringraziò la prima divinità che gli venne in mente (Ratman) per essersi addormentato nel materasso di sotto, altrimenti avrebbe fatto un volo di quelli epici.

“È vero, è vero, forse ho un po’ esagerato… Matt, mi fai un favore? Credo di aver dimenticato una bottiglia semipiena là da qualche parte… Me la potresti passare?”

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Capitolo 10
*** Chapter 10: Thoughts ***


Salve popolo u_u

Ecco a voi questo corto capitolo... Molto corto effettivamente, ma ero in crisi con il mio piccolo universo mistico perchè ho finalmente pubblicato una one shot in cui  ho messo l'anima e nessuno me la recensisce D:

In realtà me l'ha recensita solo Easter S, ma non conta perchè sa che se non lo fa la picchio u_u 

Bene, dopo questo tentativo di pubblicità occulta mal riuscito, vi lascio a questo nuovo chapter :*

Possibile che ogni volta ce penso la parola capitolo mi viene in mente l'intro di Chapter Four? *tatataaaaan tatataaaaan turutututurutu...*

No, ok, me ne vado sul serio ._.

A presto :*

Necromance_theatre

 

Il jet lag ebbe un effetto abbastanza devastante su i cinque ragazzi.

Si svegliarono assonnati, intontiti, spaesati, intorno alle tre del pomeriggio.

"Che... che ore sono?" Mormorò Johnny sbadigliando.

Brian gli lanciò l'orologio, e il bassista sussultò.

"Wow, non ho mai dormito tanto in vita mia!"

James uscì dal bagno. "Non ti crede nessuno, amico. Non so se ti ricordi... L'anno scorso, a casa mia..."

I Sevenfold scoppiarono a ridere simultaneamente, al ricordo di chissà quale serata-devasto.

"Ok, ragazzi, dobbiamo pianificare. Per quanto vogliamo rimanere a Londra?"

Chiese Matt.

"Beh... E' circa cinque giorni che siamo partiti... ora più ora meno, se vogliamo tenere conto del fuso orario... Insomma... ne abbiamo di tempo!"

Rispose Zacky perdendosi nella marea di "numeri, questi sconosciuti" che il suo cervello stava producendo.

"Questo è vero... però dobbiamo vedere se troviamo i voli all'ultimo. Pensa, chessò, se c'è n'è uno tra una settimana..."

"Io credo che finchè siamo in Europa" E qua le loro quattro teste divertite si voltarono verso il povero James. "...finchè siamo in Europa non ci siano problemi. Cioè, un po' di tappe qua le facciamo... Cavolo, ci sono un sacco di stati da visitare a cui potremmo interessare, come band, no?" Si intromise Brian.

"Non ti seguo... dove vuoi arrivare?" Chiese Johhny, ancora stordito dal fuso orario.

"Intendo che potremmo rimanere un paio di giorni qua in Inghilterra, girare qualche pub dove suonare, e poi magari andare in Germania, o in Francia..."

"...E in Italia! Voglio mangiare una vera pizza!" Esclamò Zacky, riuscendo a mettere d'accordo tutti.

"Bene, quindi ci informiamo per Italia e...?" Matt stava cercando di fare rapidamente il punto della situazione.

"Io opto per la Norvegia... Dai, è strafigo come posto! Ci fanno pure il Rock Am Ring!" Esclamò James.

"Quella è la Germania..."

"Si, dai, quella roba là... Ma la smettete di rompere tutti? Cosa avete, una laurea in geografia?"

Il batterista si finse offeso.

Zacky ebbe un'improvvisa illuminazione. "Si cazzo, andiamo in Germania che ci suonano i Bad Religion!" 

Urlò esaltato.

"E va bene, va bene, allora andiamo a vedere i voli in aeroporto. Ci conviene dividerci: Qualcuno va là, e gli altri vanno a cercare posti dove suonare..." Disse Johnny coscienzioso.

"Chi vuol fare cosa?"  

"Io in aeroporto non ci vado più a parlare." Borbottò Jimmy mettendo il broncio.

"Io voglio andare per locali!" Esclamò Brian.

"Idem!" Si aggiunse Johnny.

 "Rght, allora io e Vee andiamo a fare i biglietti e poi vi raggiungiamo, ok?" Urlò Matt dall'altra parte della stanza dove stava cercando qualcosa tra le borse. Ritornò dagli amici con indosso l'inconfondibile cappello, soddisfatto.

"Matthew..." Sorrise Zacky.

"Dimmi!" 

"Ci fermiamo al mcDonald, vero?"

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Chapter 11: Guest Star e McFlurry ***


Buongiorno Sevenfoldist :D

Eccomi alle nove di mattina con un nuovo capitolo! Faccio gli straordinari per voi, sappiatelo u_u

Comunque, come da titolo, abbiamo un ospite speciale, ma non vi rovino la big surprise, ci vediamo in fondo :3

Necromance_Theatre

 

 

"Si può?"

James socchiuse leggermente la porta del primo locale che avevano trovato nei dintorni dell'albergo.

In risposta, sentirono una voce ovattata in lontananza, ma non riuscirono a capire che cosa avesse detto.

"Ehm... lo prendiamo come un sì o come un no?" Chiese Johnny dubbioso.

"Come un sì." Brian spalacò la porta, scansando i tavolini che bloccavano l'entrata.

"Ragazzi, che ci fate qua? E' chiuso..." Davanti a loro si parò un ragazzino sui quindici-sedici anni, magro come un chiodo, i capelli castani davanti agli occhi.

Era seduto con le gambe a penzoloni sul bancone del bar, ad asciugare i  bicchieri.

"Ehm... Ragazzino... c'è tuo padre?"

Chiese Brian con noncuranza.

Lui scese dalla sua postazione, legandosi lo straccio sul grembiule.

"Intendi forse il capo... Mica sono suo figlio, io qua ci lavoro!"

Esclamò squadrandoli da capo a piedi.

"Ah..." Johnny lo osservava dubbioso. 

Il ragazzino era poco più piccolo di lui, quindi non poteva trattarlo con sufficienza più di tanto.

"Che cosa vi serve?" Li interrogò lui, scrutandoli con i suoi profondi occhi nocciola.

"Siamo una band, abbiamo visto che qua la sera si suona... Cercavamo un posto per fare un concerto, tutto qua... anche gratis, se vi va, non importa, è giusto per farci conoscere, dato che veniamo dalla California..." James gli porse la mano.

"Io sono Jimmy."

Il volto del piccolo barista si illuminò in una perfetta espressione sorpresa. 

"Dalla... California?" Pronunciò quel nome con riverenza, quasi con paura di rovinarlo, mentre stringeva la mano del batterista senza metterci troppa forza, ancora incantato.

"Beh, si... Perchè quello sguardo?" Chiese Brian divertito.

 "No, è che... wow. Insomma, una band... dalla California! Come vi chiamate?"

"Avenged Sevenfold." Esclamò Johnny orgoglioso.

"Che figata di nome. Fatemi sentire qualcosa, che poi col vecchio ci parlo io... Lui di musica non ne sa un cavolo, si fida di me per queste cose.. Sapete, anche io sogno di diventare famoso... Canto in scream, ma sto perfezionando lo yelling..."

In un altro momento Brian si sarebbe spazientito, non volendo perdere tempo, tuttavia il ragazzino aveva centrato in pieno il suo tallone d'Achille, insomma, essere trattati come una rockstar non era una cosa da tutti i giorni, tutt'al più che le vendite di Sounding the Seventh Trumpet ad Huntington non andavano a gonfie vele...

"Cavolo, il nostro cantante non è qui, altrimenti ti facevamo dare qualche dritta..." Sorrise il chitarrista. "Beh, se metti una buona parola per noi lo conoscerai, no?"

"Hei, calma, non ho ancora ascoltato niente... Il nome è figo, ma se fate cagare io mica vi faccio suonare!"

Esclamò il ragazzino.

"Però, scaltro il bimbo!" Pensò James tirando fuori dallo zaino la custodia di Sounding.

"Toh, prendi..." 

"Grazie." Borbottò mentre tirava fuori uno stereo dal retro del bancone. "Comunque io sono Oliver, Oliver Sykes..."

 "Come già detto, io sono James, James Bond. No, aspetta, quello era un altro..." Il batterista mise il cervello in off per un paio di secondi, stordito da tutto quella formalità inglese. 

"Sono James e basta...Batterista." Concluse poi.

Oliver rise.

"Brian, aka Synyster Gates, prima chitarra." 

"Johnny Christ, basso." 

Le note di To End the Rapture riempirono l'aria. 

In una decina di minuti, Oliver portò velocemente avanti le tracce, soffermandosi su quelle che gli sembravano le più cariche per animare il concerto. 

"Questa è stupenda." Esclamò mentre finiva An epic of time wasted.

"Allora... Che ne dici?" Chiese infine Brian.

"Ci sto. Tanto la band di sta sera non mi convinceva, li sposto su domani che altrimenti è una serata morta. Col capo ci parlo io quando torna dall'ingrosso, ma non ci sono problemi. Passate più tardi, verso le sette e mezza così sistemiamo il palco..."

 "Grazie ragz...Oliver. Prometto che costringeremo Matt a farti una lezione di canto... sempre che tu voglia imparare la sua tecnica da gatto a cui stanno scuoiando le corde vocali!" Rise James.

"Sarebbe fantastico... Ora è meglio che torni a lavorare altrimenti non ci saranno abbastanza bicchieri per dopo!"

"Lucida bene, lucida bene, che li useremo!" Esclamò Johnny, facendo scoppiare tutti a ridere.

"A dopo, ragazzi, siete forti!"

 

[...]

 

"Ma il McFlurry è meglio se lo prendo all'apple pie o agli Smarties?"

"Zacky, vuoi stare zitto un secondo? Non capisco un cavolo di quello che mi sta dicendo Gates!" Sibilò Matthew spazientito in direzione del chitarrista.

Dopo qualche minuto concluse la telefonata, raggiungendo l'amico che stava facendo la fila al McDonald dell'areoporto.

"Comunque Smarties, Apple Pie ci mettono dentro una roba verdognola che non so cosa sia..." 

"E' mela, Sanders, mela." Rispose Zacky fingendosi offeso dalla sgridata di prima.

"Allora fai come vuoi. Sta sera suoniamo vicino all'albergo, in un pub. Tra tre giorni partiamo per la Germania, così ti vedi i Bad Religion, contento?"

Il chitarrista sorrise, pagando il gelato.

"Oh yeah! Questo viaggio è una figata."

 

 

 _____________________________________________________________________________

 

Ta taaaaan *-*

Come avrete capitol la guest star di cui stavo parlando è il McFlurry!

..Ehm, no aspettate, mi dicono qualcosa dalla regia...

Ah, giusto! 

Che sciocchina, che sono, l'ospite speciale è il piccolo Oliver Sykes... Fan dei Bring, gioite con me! *Si gasa*

Beh, ecco, dubito fortemente che un Oliver sedicenne lavorasse in un bar di Londra, ma che ci vogliamo fare... Licenza poetica, come direbbe Lenzuolo Pessarotta u_u

Seriamente, fare combaciare sta roba con la realtà del 2002 è un casino o.o

Voglio piazzarci qualche cellulare o computer portatile? Non posso, o per lo meno, posso ma  citando modelli da museo o.o

Voglio fare qualche battutina sui tatuaggi dei Sevenfold? Beh, nonè che ne avevano più di molti, a parte Matt e Syn... Che casino ._.

Spero che quindi perdonerete certe sviste :3

A presto ♥

Necromance_Theatre

P.S.

Recensite in tanti, che non mordo! (forse)

 

 

RIP McFLURRY all'APPLEPIE.

Sei durato poco, ma hai lasciato il vuoto nei nostri cuori stomaci.



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Capitolo 12
*** Chapter 12: The Rev and the clown ***


Salve Sevenfoldist!

E' una mia impressione o questo capitolo è lungo eterno?

Chissà u_u

Anche oggi abbiamo una guest star, quindi ci vediamo in fondo :3

A dopo ^.^

Necromance_Theatre 

 

"...Piacere, Zacky." Il chitarrista porse la mano ad Oliver, che gliela strinse sorridente.

"Ok, fatemi ricapitolare... Matthew." Il ragazzino lanciò un'occhiata a Johnny, che gli strizzò l'occhio indicando il cantante.

"Johnny." 

"Appunto." Rise il bassista.

"James alla batteria..." 

"Oh yeah." esclamò The Rev facendo roteare le bacchette.

"E Brian e Zacky alle chitarre."

"In arte Synyster Gates." Rispose prontamente lui, con aria altezzosa. 

"Ehm... okey... Bene! Se mi seguite al piano di sotto, vi presento il capo e vi faccio sistemare gli strumenti!"

 I ragazzi scesero le scale osservando le strambe stampe appese alle pareti.

C'erano inquietanti immagini di clown e paesaggi surreali.

"Questo posto mi pia..." James era così concentrato sui disegni che non vide l'ultimo scalino della rampa, inciampando e schiacciando il povero Johnny sotto il suo peso.

"Soffoco!" Gridò, mentre gli amici correvano a soccorerlo.

"Jim, diccelo se volevi liberarti del nano!" Esclamò Brian mentre li aiutava a rialzarsi.

"Nano a chi?!" Borbottò Christ spolverandosi la maglia.

"Ma sono sempre così?" Sussurrò Oliver in direzione di Matt.

"Purtroppo sì.. e non hai ancora visto niente..." 

Il cantante si chinò a raccogliere le bacchette di James che erano rotolate fino a là, mentre Zacky finiva di sorseggiare il suo frappè non curandosi del mondo esterno.

"Benebenebene, quindi questa è la band di stasera eh!"

Un *rullo di tamburi* clown sbucò da non si sa bene dove.

"AAAAAAAAAH!" Urlarono in coro Johnny e Zacky, rifugiandosi alle spalle di Matt. 

"Hei hei, ragazzi, non mordo mica!"

Oliver rise.

"Ecco, lui è il capo."

"Ah." Fu tutto ciò che uscì dalla bocca di Gates, che iniziava a chiedersi cosa ci faceva in mezzo a quella gabbia di matti, amici compresi.

"Così pare. Forza, il piccolo Sykes ha garantito per voi, quindi mi fido... Volete che vi dia una mano a sistemare gli strumenti?"

 "No!" Urlò Vengeance ancora terrorizzato, ricevendo un'occhiataccia da parte di Shadows.

"Grazie mille, non si disturbi, ce la facciamo anche da soli..." Sorrise poi in direzione del clown.

James non aveva ancora aperto bocca, ma continuava a fissare il direttore del bar come ipnotizzato. 

"Forza Rev, stiamo andando!"

"Ehm... Sì, sì, arrivo." Mormorò, distogliendo lo sguardo dall'uomo, ma con la mente ancora distante.

Quando i cinque furono lasciati soli (Oliver era andato al piano di sopra a servire al bancone, il clown era sparito così come era entrato in scena), prese coraggio e parlò agli amici.

"C'è qualcosa di strano nel direttore di questo posto..." Sussurrò agli amici.

"Ma non mi dire... non so se hai notato che è vestito da clown per chissà quale assurda ragione!" Esclamò Brian spazientito dal fatto di dover cambiare una corda alla sua chitarra, che probabilmente si era spezzata durante il viaggio.

"No, no, intendevo... E' come se lo avessi già visto da qualche parte... Ma non riordo dove!"

 "Beh, questo è improbabile, no?" Urlò Zacky, cercando di coprire il casino che stva facendo per settare la chitarra.

"Bah... Va bè, lasciamo perdere." Jimmy spostò di un paio di centimetri il charleston. "Ok, io sono pronto."

"Anche io." Borbottò Matt facendo penzolare il microfono.

"Un momento..." Johnny finì di accordare il basso. "Eccomi."

"Apposto... Gates, la stai partorendo quella corda?" Chiese Zacky divertito.

"Haha, davvero divertente. Vorrei vedere te alle prese con una Floyd Rose nuova di zecca." Rispose lui scontroso come sempre.

"Tiratela poco eh!" Rise Vengeance ignorando le frecciatine dell'amico.

 "Bene! Vedo che siete pronti!"

"AAAAAAAAAAAH!"

Questa volta fu solo Johnny ad urlare, e per poco non fece cadere il basso.

"Scusi la domanda, ma lei ha il vizio di comparire alle spalle della gente?"

Chiese Matt schivando l'abbraccione terrorizzato di Christ.

"Eh... Può essere. Ma su, non perdiamoci in chiacchiere... Avete un pubblico da soddisfare!"

L'uomo iniziò ad armeggiare con le corde del sipario, e tra una maledizione in turco e una in russo, riuscì ad aprirlo.

"Buonasera signore e signori!" Esclamò attirando l'attenzione della gente.

"Siamo molto lieti di presentarvi... gli Avenged Sevenfold!"

Oliver, in prima fila, fu il primo ad applaudire, dando il via anche agli altri.

Il clown saltellò via dal palco canticchiando una canzone che a James sembrava terribilmente familiare, ma che tuttavia non riuscì a riconoscere, preso dal dover dare il via agli altri.

 

[...]

 

"Cavolo ragazzi, in live siete ancora meglio che sul cd!" Oliver spalancò la porta del retro palco con ancora in mente gli ultimi versi di We come out at night.

Matt si era attaccato ad una bottiglietta d'acqua e non sembrava avesse voglia di lasciarla tanto presto, Johnny, Brian e Zacky giacevano in un bagno di sudore al centro del locale, malamente sdraiati a terra.

James era ancora assorto nei suoi pensieri.

 "Lo sapevo io che questo ragazzino mi consiglia bene! Siete stati grandi!" Per una volta il clown apparì normalmente, entrando dalla porta.

Tuttavia, Johnny non riuscì a non sussultare.

Senza preavviso, Jimmy si alzò in piedi iniziando a camminare in cerchio mormorando melodie confuse.

 "James, vuoi dirci che cos'hai? Cavolo, è tutta la sera che sei strano!" Brian sembrava preoccupato.

"Beh, vi lascio soli, ho del lavoro da sbrigare, vieni Oliver..."

"NO!"

 L'urlo del batterista rieccheggiò per le mura della sala.

"Come?" Il clown lo squadrava stupito.

"Io so chi è lei." Lo sguaro di James era serio come non mai.

 "C-come?" Questa volta l'espressione confusa la mostravano i suoi compagni di band.

"Si tolga la maschera." Jimmy era irremovibile.

"Beh, se proprio devo... Oliver, vai pure di là."

"Ma..." Il ragazzino sembrava non capirici più nulla.

"Ho detto vai, per favore." Insistette il clown calmo.

Dopo che se ne fu andato, il direttore si accinse a togliere la maschera.

"LO SAPEVO! LO SAPEVO!!!" 

Ora James era raggiante.

"Beh?" Chiese Matt non capendo cosa ci fosse di tanto speciale nel volto dell'uomo.

Che fossero alle prese con un serial killer? Con un membro dell'fbi? Un alieno?

Il batterista saltellava intorno all'uomo senza riuscire a fermarsi.

"Oh mio te! Oh mio TE! Sono in un bar con Dio!"

"Jim, vuoi dirci che cavolo stai farneticando?" Johnny era spaventato sì dal comportamento dell'amico, ma per lo meno non c'era più un pagliaccio a scrutarlo.

L'ex clown aspettava che il batterista si riprendesse dallo schock, buttando un occhio distratto all'orologio.

 "Lui è... lui è... Mike Patton." Pronunciò il nome con estrema reverenza.

"Bingo!" Esclamò l'uomo.

"Chi?" Zacky venne fulminato dallo sguardo di James.

"Cantante dei Mr Bungle, dei Fantomas, dei Faith No More, dei Tomahawk..."

"Si, non sono sicuro che tu li abbia elencati tutti, ma siamo lì lì." Rispose lui con noncuranza.

The Rev si prostrò ai suoi piedi. "Accolga il mio inchino."

Ora anche Patton era stupito. Gli porse una mano, aiutandolo a rialzarsi. "Guarda, ragazzo, non è necessario tutto questo."

"No, infatti, lei merita molto di più... Forza, ragazzi, sacrifichiamogli Johnny!"

Brian tirò un paio di schiaffi su volto dell'amico tentando di farlo riprendere dal suo "Extreme Fangirling Time".

"Meglio?" Mormorò poi.

"Sì. Grazie Gates, sei un amico." Sorrise lui, massaggiandosi il volto.

"Ecco. Ora che ti sei ripreso dallo schock, possiamo presentarci come si deve... Piacere ragazzi, io sono Mike."

Johnny, Matt e Zacky rimanevano in disparte con un'espressione della serie "Credo di essermi perso qualcosa. Chi è lui?", Brian gli strinse la mano e James... Beh, lui rimase ancora per un po' nel suo magico mondo alla scoperta dei propri idoli.

Dopo un po', la domanda gli sorse spontanea. "Scusa se te lo chiedo... Ma perchè hai un bar?" 

L'uomo rise. "E perchè no? Ho appena pubblicato Millenium Monsterwork 2000 coi Fantomas e mi stavo un po' annoiando, così mi son detto... Perchè non aprire un bar?"

"Effettivamente... Perchè no? E' un'idea grandiosa, vero ragazzi?" Esclamò James. 

 In quel momento, se Patton gli avesse detto che stava per aprire una ditta di gelatine alla frutta senza frutta, lui avrebbe appogiato l'idea con lo stesso entusiasmo.

Gli amici preferirono assecondarlo. "Certo, un'idea grandiosa!" Dissero sorridendo.

Le due ore seguenti trascorsero tra un raconto di vita vissuta di casa Patton e un altro, non prima di rifornirsi di autografi, foto e dediche.

Quando finalmente l'uomo disse che forse era arivata l'ora di andare a dormire (Effettivamente erano quasi le quattro del mattino), James lasciò il bar con gli amici felice come una Pasqua. "Fammi sapere quando pubblicate qualcosa di nuovo, eh! E la tua idea di formare un gruppo Avant Garde non è niente male! Pensaci su!" Gli urlò dietro Mike, mentre si dirigevano verso l'albergo.

 

[...]

 

"Ragazzi,  non è stato grandioso?" Esclamò il batterista.

"Si, James, abbiamo capito, sei contento di aver incontrato il tuo idolo, ora per cortesia, lasciaci dormire."

"Va bene, va bene..."

"Psssst! Zack!" Sussurrò Johnny da sotto le coperte.

"Dimmi!"

"Ma tu hai capito chi era quel tipo?" 

"Amico non ne ho idea. Contento Jim, contenti tutti, insomma..." Rispose lui.

"Buonanotte!"


  

Ri-salve :D

Probabilmente vi starà eccheggiando nella mente lo stesso dubbio che attanaglia Cionnino... Chi è costui?

Beeeeh, il signor Patton, secondo il mio modesto parere, è IL genio della musica *^*

Spero che, se non avete mai ascoltato nulla, andrete alla scoperta della sua immensa discografia, ce n'è per tutti i generi! *Dio mio, sembra la publicità di qualche formaggio lol*

Beh, questo capitolo era un po' di tempo che mi ronzava in testa, da dopo aver scoperto che il self titled dei Mr Bungle era uno degli album preferiti di Jimmy... 

Awww, io amo quell'album *^*

L'idea è: ora come ora i sevenfold sono gli "idoli" di un sacco di gente, quindi, perchè non immaginarseli alle prese con i LORO idoli?

Spero il capitolo vi sia piaciuto :3

Recensite in tantissimissimissimi che voglio vedere il programma recensioni esplodere per tutte le vostre parole :3

*Sparge loooove*

Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Chapter 13: Wilkommen in Deutschland! ***


Guten Tag Sevenfoldist! Come ve la passate? 

Mi scuso per il capitolo ritardatario, e mi duole dirvi che anche per il prossimo dovrete aspettare un po', dato che sto via per quindici giorni D:

Ma non temete, i nostri eroi torneranno presto!
Che altro aggiungere... Oggi vedremo i Sevenfold nel loro primo capitolo alle prese con la Germania! Sarà un soggiorno piacevole? Si metterano nei casini (come al solito lol)?

Heheheheh, chissà chissà....

Alla prossima e recensite, mi raccomando u_u

Necromance_theatre 

 

 

I successivi tre giorni passarono abbastanza in fretta: i cinque amici si divertirono a fare i turisti in giro per la città, Brian si fece buttare fuori a calci da Harrods, per poco James non venne arrestato per disturbo della quiete pubblica, Johnny fu costretto dagli altri a salire sul London Eye per poi urlare come un bambino durante tutta la corsa, temendo che da un momento all'altro sarebbe precipitato nelle poco invitanti fredde acque del Tamigi.

Insomma, una classica vacanza in stile Sevenfold.

Preso l'aereo e sbarcati in Germania, presero il primo treno per Adenau, con Zacky che non vedeva l'ora di arrivare al Rock Am Ring.

"Frühstücken?" Matt alzò lo sguardo verso la ragazza che stava portando il carrello del cibo verso di loro.

"CIBOOOO!" Urlò Zack in preda alla fame, avendo finito da ben quarantacinque minuti le sue provviste di merendine.

"Wollen Sie..."
"Va bene, va bene, qualsiasi cosa tu stessi per dire, la risposta è si. Dammi tutto il cibo che hai!"

La interruppe il chitarrista, mentre la cameriera cercava di tradursi mentalmente quello che aveva detto.

Aprì il carrello, e Zack iniziò a pescare tutto ciò che gli sembrava buono: Prosciutto, panini, due fette di torta, una bottiglia di spremuta, un pacco di patatine, tre ciambelle e cinque Pretzel, che si degnò di condividere con gli amici.

Dopo aver pagato il conto (per un ammontare di sessanta euro, che Matt sganciò riluttante), il chitarrista diede il via all'abbuffata.

 "Ragazzi, guardate che belle le colline!" Esclamò Jimmy sognante, lo sguardo perso sul finestrino.

"E tutti quei paesini così carini!" Si aggiunse Johnny.

"Chomp chomp chomp." Ribattè Zacky.

 "Santo cielo, cosa c'è di bello? Sono solo mucche, erba e casette. Scommetto che non troveremo un centro commerciale nemmeno a pagarlo."

Brian sbuffò, accendendosi una sigaretta, che gli cadde qualche secondo dopo per colpa della fermata del treno.

"Oh, ma siamo arrivati!" Jimmy prese i suoi bagagli e saltellò fuori dallo scompartiemento.

"Sei anche pregato di aspettarci, eh!" Gli urlò dietro Gates, mentre sollevava la chitarra. 

Matt trascinò Zack di peso, che si lamentava perchè non era riuscito a finire il suo panino.

Quando misero piede sulla terra ferma, si accorsero che mancava qualcosa. O meglio, qualcuno!

"JOHNNY!" Urlarono i quattro in coro, temendo di aver perso il bassista per sempre.

"Ragazzi, sono qua!" I sevenfold sentirono la sua voce, ma non capirono da dove provenisse. Si guardarono in torno confusi, quando una mano spuntò fuori dall'ammasso di bagagli.

"AAAAAH! E' l'alba delle valige viventi!" Urlò James facendo un balzo indietro e urtando una signora che a sua volta urtò un altro tipo che avviò una reazione a catena, che portò a mezza folla spiaccicata per terra.

Mentre Johnny provava di non essere una valigia vivente agli altri che lo guardavano ancora spaventati, James cercava disperatamente di scappare dall'orda di tedeschi incazzati.

"Ragazzi ci vediamo fuori da qua!" Urlò agli amici, mentre schivava una scarpa.

 

 [...]

 

"Salve, vorremmo cinque biglietti per lo show di oggi." Matt porse i soldi al commesso che stava all'entrata del circuito automobilistico dentro il quale si svolgeva il Rock Am Ring.

Lui scosse la testa lentamente.

"Nein. Solo due."

"Come?!" Matt ricontò i soldi: erano abbastanza!

"Zono rimasti nur zwei biglietti." Insistette l'uomo. "Dovevate fare prenotazione prima. Tutto venduto." Continuò, scandendo le parole con pesante accento tedesco.

"Ah. E non può proprio farci entrare?" Chiese Johnny speranzoso.

"NEIN! Voi amerikanen,  credete di arrivare qua e fare tutto quello che volete? Wir haben regole! Non si può entrare! Solo due! Questa è Germania, non Kalifornia!" 

Iniziò a sbraitare l'uomo, sputacchiando sul vetro che lo separava dal picchiare Johnny. Preso nella sua predica nazionalista com'era, non avrebbe esitato a far valere i suoi diritti da bravo cittadino tedesco prendendosela col piccolo Johnny che lo guardava spaventato.

Matt cercò di riportare la calma. "Va bene, va bene, non c'è problema... Allora ne prendiamo due..."

"Ma ma ma ma ma" Iniziò a mormorare Zacky. 

Shadows sospirò. "Sì, Zack, un biglietto per te è assicurato, tranquillo che non ti facciamo perdere i Bad Religion."

Il chitarrista si tranquillizzò. "Ooh che dolci." Esclamò spargendo cuoricini immaginari in giro.

Dopo che ebbero sottomano i biglietti, decisero che sarebbe stato lo stesso Matt ad entrare con Zack.

"Non preoccupatevi." Esclamò James. "Un modo per entrare lo troveremo anche noi!" 

"Jim, c'è qualcosa nel tuo sguardo che mi spaventa." Borbottò Brian mentre si incamminavano verso il retro del circuito seguiti da un allegro Johnny birra-munito.

"Suvvia, suvvia, fidati di me! Ti ho mai messo nei casini?"

Chiese il batterista spensierato.

"Fin troppe volte, amico, fin troppe volte.

 

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Capitolo 14
*** Chapter 14: Abbiamo solo bucato una gomma! ***


Ehm... *schiva torce e forconi*
Sono nel ritardo più epico di sempre, lo so, ma vi prego perdonatemi ç.ç
Volevo aggiornare, ma una serie di imprevisti mi hanno prtato a... *inserire scuse inutili qui*
Beeeeee, scherzi a parte (?) 
Salve a tutti, è bello tornare tra voi ❤
In questo capitolo ci ho ficcato dentro altri super ospiti! Di questo passo diventerà un'abitudine lol
Comunqueeee....
Che dire, spero vi piaccia u.u
Recensite, mie care ❤
Ci vediamo in fondo al capitolo :3
necromance_theatre






“Ragazzi, siete anche degnati di aspettarmi, eh!” Johnny cercava disperatamente di tenere il passo dei due amici, che camminavano a passo spedito verso chissà quale meta concepita dalla bizzara mente di James.

 
“Senti, Christ, o ti muovi o ti muovi. Se sei così lento non sei altro che un peso.” Sibilò Brian a denti stretti, nonostante non fosse nemmeno lui a conoscenza del piano del batterista.

 
“Ma non è colpa mia! Ho le gambe più corte delle vostre!” Ribattè lui sbuffando leggermente.

 
Dopo un po’ diventava stancante essere quello costantemente preso di mira da tutti, e le frecciatine del chitarrista sommate alla frustrante corsa che stava facendo per raggiungerli (per non parlare della birra finita troppo presto) lo stavano facendo innervosire non poco.

 
“Cavolo, ne ho abbastanza di voi due.” Borbottò scostandosi una ciocca ingellata dagli occhi.

 
“Eddai Johnny, stavavamo solo scherzando… Vuoi che ti porti in braccio?” Chiese Jimmy avvicinandosi al bassista con fare minaccioso.

 
“No grazie, Jim, non so se ricordi che l’ultima volta ho visto la morte in faccia per colpa tua…”

 
Esclamò lui, mentre il sorriso gli raffioriva sulle labbra.

 
“Bene, allora muoviti e basta. Forza, non c’è tempo da per… Aspeeeeetta un attimo.” Brian smise di spintonare il povero bassista per riservare il suo sguardo ad una prosperosa biondona seduta tutta sola davanti ad una delle entrate del circuito.

 
“No no no no no, Gates, non se ne parla nemmeno lontanamente, non pensare di andare là e…”

 
Iniziò a farfugliare Jimmy.

 
“Hai frainteso amico. Il mio sguardo non era per lei. Cioè, all’ottanta per cento era rivolto a lei, ma il restante ai due biglietti che stringe in mano…”

 
“Non penserai che…” Si aggiunse Johnny.

 
“Eccome. State a vedere, miscredenti, il fantastico Synyster Gates che prende due piccioni con una fava…"

 
Detto questo, si avvicinò alla ragazza, che si soffiava il naso con aria sconsolata.
 “Hey piccola, ti sei fatta male?”

 
Chiese con fare ammiccante.

 
“Eh?” Rispose lei alzando lo sguardo.

 
“Quando sei caduta dal paradiso!” Esclamò Brian mantenendo la sua perfetta espressione da playboy.

 
“Ma vedi di andare a fanculo.” Borbottò lei disgustata, infilandosi i biglietti nella borsetta e alzando i tacchi.

 
A qualche metro di distanza, Johnny e Jimmy scoppiarono a ridere.
 “Hei, no aspetta! Abbiamo iniziato col piede sbagliato… È solo che ti vedevo qua tutta sola soletta e triste e…"

 
“Senti moro, non ho tempo da perdere e non è giornata. Ho appena ricevuto una bidonata di quelle epiche e l’ultima cosa che voglio è un idiota che mi giri attorno. Quindi smamma alla svelta."

 
“Bionda! Quanto vuoi per il biglietto?”

 
Johnny si parò davanti alla ragazza, che dall’alto dei suoi dodici centimetri di tacco ci impiegò qualche secondo per capire da dove provenisse la voce.

 
“200.” Sputò subito lei, manco stesse aspettando quella richiesta.

 
“Andata. Perdona quel cretino del mio amico, nessun rancore?” Le chiese, porgendole le banconote.

 
Un sorriso soddisfatto le illuminò il viso.

 
“No, penso di no.” Borbottò, mentre si incamminava tutta contenta verso i cancelli.
 Johnny si voltò verso gli amici, che lo fissavano con aria allibita, le bocche spalancate.
 “Niente bionda, ma almeno un biglieto ce l’abbiamo…” Esclamò stringendosi nelle spalle, tornando il solito piccolo Johnny di sempre.

 
“Come cavolo hai fatto?” Chiese Gates ancora sconvolto.

 
“Potere dei soldi.” Farfugliò lui infilandosi il portafoglio in tasca.

 
James si riprese in fretta dallo schock della fermezza con cui aveva agito il bassista: aveva un piano da attuare, non c’era tempo da perdere!

 
“Bene… Johnny, che dire… Sei stato grande. Direi che ti meriti l’entrata al concerto, no?”
 “Mah, non saprei… Posso anche lasciarlo come premio di consolazione a Gates, che non ne ha preso nemmeno uno, di piccione…” Borbottò ghignando.

 
“Figlio di… Gnomo, sai che sei proprio uno stronzo?” Sibilò il chitarrista acido.

 
“Bene, allora è deciso, ciao Brian, ci vediamo dopo! Goditi il concerto, che tanto tra poco arrviamo… Grüße und Küße!” Urlò James mentre trascinava via Johnny, ancora preso dalla sua idea.

 
[…]

 
“Matt!” Esclamò Zacky spintonando la folla.

 
“Maaaaatt, dove sei!” Il chitarrista schivò un pugno da parte di un grande e grosso metalhead he aveva quasi fatto cadere.

 
“Shaaaaaadoooows!” Urlò portandosi le mani davanti ala bocca.

 
“Cazzo Zacky, settila di urlare, sono qua, non mi vedi?”

 
Vengeance fece una virata di 180 gradi ritrovandosi davanti la faccia scocciata del cantante.

 
“Ah, bene, eccoti! Chi suona ora?”

 
Il chitarrista indicò il palco ancora in fase d’allestimento.

 
Mathhew tirò fuori dalla tasca il programma che gli avevano dato all’entata del circuito.

 
“Fammi controllare… Ah, si, trovato! Si chiamano…System of a Down, sono un gruppo di L.A. se non sbaglio…”

 
“Hey, ragazzi!”

 
I due amici si girarono, sentendo Brian che li chiamava.

 
“Gates?! Come cavolo hai fatto ad entrare?!” Chiese Matt stupito.

 
“Ah, lascia stare, storia lunga… Sapevo che vi avrei trovato sotto il palco… Oh, hai il programma! Chi dovrebbe suonare adesso?”

 
[…]

 
“E così voi sareste il batterista e il bassista dei System of a Down, avete detto, giusto?”

 
Il buttafuori dell’entrata artisti squadrò James e Johnny con aria scettica.

 
Jimmy sfoderò un sorriso a trecentosessanta gradi.

 
“Già!”

 
“E siete arrivati solo ora perchè…”

 
“Abbiamo bucato una gomma!” Continuò Johnny sorridendo anche lui.

 
“No, okey, ragazzi, molto credibile, se non fosse che… LORO sono i System of a Down.”

 
Borbottò l’energumeno ironico, indicando Serj Tankian che discuteva animatamente con qualcuno all’ingresso del dietro le quinte.

 
“Cazzo Christ, non se l’è bevuta.” Sussurrò James in direzione dell’amico.

 
“Ehm, ci deve essere un malinteso…” Farfugliò all’uomo.

 
In quel mentre, Serj Tankian si diresse verso di loro.

 
“Senti Bruce, Shavo e John arriveranno molto in ritardo.”

 
Esclamò in direzione del buttafuori, preoccuopato.

 
“Ma come… tra un quarto d’ora dovete iniziare!"

 
“Nom dirlo a me, cavolo… Hanno bucato una gomma per strada… Se non si fossero fermati a quella cavolo di area di sosta…” Si intromise brusco Daron Malakian, che li aveva raggiunti borbottando nervoso, avendo da poco terminato la telefonata con i due amici.

 
“Hanno bucato una gomma?!” Bruce si girò verso James e Johnny che li guardavano confusi.

 
“È uno scherzo?” Chiese sbalordito.

 
“Ma quale scherzo! Ti dico che dobbiamo reclutare basso e batteria alla svelta, se non vogliamo fare aspettare tutta questa gente!”

 
Esclamò Tankian sbuffando.

 
“Avete detto basso e batteria, vero?” Si intromise James.

 
Tre paia di occhi si voltarono verso di lui, mentre sulle labbra di Johnny compariva il sorriso più incredulo di sempre.

 

...
Ta TAAAAAN! 
Ecco a voi I System of A Down! :D
li farò parlare di più nel prossimo capitolo, promesso u.u
comunque con questo la mia ff sarà inverosimile all'ennesima potenza... Lol
beeeeeeeh fatevela piacere u.u
scherzo, ovviamente u.u
okey, la smetto di rompere...
Sciao beleeee ❤

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Capitolo 15
*** Chapter 15: Revenged Sevenfold ***


Ma buongiornooo ❤ *schiva la folla inferocita*
Chiedo venia per il mio enorme ritardo, ma sono affetta da una forma grave di pigrizia acuta... Brutt'affare! XD
Anyway, eccovi pronto un capitlo fresco fresco, dedicato a tutte le persone che come me e Cionnino sono alte due mele o poco più ❤
Sperò vi piaccia, dato che a me non convinece molto... Lol
Mi ero quasi dimenticata che i nostri eroi NON sono in vacanza, bensì stanno affrontando una sfida epica, quindi prometto che d'ora in poi ci saranno più difficoltà sul loro percorso... Insomma, mica possono andargli tutte bene, no? *spoiler time mod on lol*
Bieeen, vi lascio al capitolo che è meglio... 
Ciò beleeee ❤
Necromance_theatre 




“Stiamo scherzando?”
 Daron Malakian osservava scettico James, che aveva appena finito di fare un’esaustiva presentazione di se, di Johnny, degli Avenged Sevenfold, di come erano arrivati in Germania, dell’indigestione da nachos che aveva avuto la sera prima, del gatto di sua nonna che era stato investito da un trattore…
 “Okey, okey, calma.” Serj si pizzicò la barba pensieroso.
 Jimmy e Johnny li osservavano impazienti.
 “Quindi voi sapete davvero suonare basso e batteria?”
 “Beh, si, e siamo anche piuttosto bravi!” Esclamò Christ (poco) modestamente.
 “E ce la fareste a starci dietro per un paio di minuti nel frattempo che arrivano i nostri?”
 Daron sembrava disperato, avrebbe fatto di tutto pur di suonare.
 “Sicuro!” Sorrise Jim, facendo roteare le bacchette.
 “Perfetto… Cavolo ragazzi, questa si chiama fortuna!” Esclamò Serj. “Non avete problemi, quindi, no?”
 Chiese speranzoso.
 “Certo che n…” Sullivan fu interrotto dal Johnny.
 “Calma calma calma. Nessuno ha detto che lo facciamo gratis.” Borbottò fermamente.
 Sia i due membri dei System of a Down che James abbassarono lo sguardo su di lui, increduli.
 “COSA?!” Esclamarono i tre in coro.
 “Non sono i soldi che vogliamo. Solo… Un po’ di pubblicità per la nostra band, vero Jim?”
 Il batterista, spaventato dall’aria seria che aveva assunto il piccoletto, annuì prontamente.
 “Certo, certo, un po’ di pubblicità per la band!” Borbottò riluttante.
 “Beh, sì, non c’è problema… A noi non cambia nulla, no?” Chiese Tankian. Daron annuì.
 Johnny ritornò in se. “Grazie mille ragazzi!” Esclamò con un sorrisone.
 “Grazie a voi! Beh, forza allora, non c’è tempo da perdere!” Urlò il chitarrista esaltato, trascinando tutti verso l’entrata del palco.

 
Quando furono lasciati soli a prepararsi (Daron e Serj erano andati a cercareil loro Manager), James potè finalmente parlare con Johnny.
 “Tu, gnomo, mi spieghi che cavolo ti prende? Continui a sfoderare comportamenti… autoritari! Prima con la biondona, ora con loro… C’è qualcosa di strano in te, e non mi piace.” Sbottò il batterista, immaginandosi chissà quali complotti dietro all’insolito comportamento del bassista.
 Christ arrossì, facendosi piccolo piccolo.
 “Sto… Sto solo imparando un po’ di cose da questo manuale, nulla di più!”
 Tirò fuori dalla giacca un tascabile.
 La copertina riportava lo strambo titolo: “COME FARSI RISPETTARE QUANDO SI È ALTI DUE MELE O POCO PIÙ IN DIECI SEMPLICI MOSSE.”
 James squadrò incredulo prima il libro, poi il bassista, e scoppiò a ridere.
 “Non ci credo!” Farfugliò. “Dove cavolo l’hai trovato quel coso?!”
 Johnny fece spallucce. “Al mercatino dell’usato dietro casa mia, perché?”
 Jimmy sembrava trovare la cosa parecchio divertente, dato che a stento riusciva a reggersi in piedi, scosso dalle risa.
 Serj si affacciò dallo stipite della porta.
 “Tutto bene?” Chiese preoccupato.
 “Si, si…” Il batterista cercò di ricomporsi. “Okey, ci sono…” Borbottò infine asciugandosi la classica lacrimuccia che si forma all’angolo dell’occhio quando si ride troppo.
 “Perfetto… Allora tra cinque minuti iniziamo… Va bene se prima vi presentiamo? Altrimenti là fuori non capiscono un cavolo!” Sorrise il cantante, la voce incrinata dal nervosismo e dall’emozione di stare per suonare davanti a un pubblico enorme.
 “Certo! Ma per quanto suoneremo, circa?” Chiese Christ.
 “Un paio di canzoni, credo… John e Shavo non dovrebbero essere troppo lontani… Voi seguitemi, okey?”
 “Seeerj! Voi altri due dei quali non ricordo il nomeee!”
 Urlò Daron dalla stanza vicina.
 Li raggiunse. “Si va in scena!”

 
[…]

 
“Hey guardate, arriva qualcuno!”
 Esclamò Zacky indocando il palco.
 Serj e Daron percorsero lo stage a grandi passi, un po’ imbarazzati, mentre il pubblico li acclamava.
 Tankian battè il palmo sul microfono. “A-hem… Salve a tutti!”
 Lasciò che la folla applaudisse per un paio di secondi.
 “Non sapevo fossero un duo…” Borbottò Matthew confuso.
 “Ci scusiamo immensamente per il ritardo… Abbiamo avuto un piccolo contrattempo.” La voce del cantante rimbombò nei grandi amplificatori, mentre il pubblico si zittiva, incuriosito.
 “Come potete notare, Shavo e John non sono con noi…” Continuò Daron. “Hanno bucato una gomma per strada e dovrebbero arrivare a breve…” Dalla massa si levò una risata, anche se carica di tensione. D’altronde avevano pagato un biglietto per un determinato concerto, no?
 Serj comprese al volo la situazione, e cercò di rimediare.
 “…Ma non preoccupatevi!" Esclamò. “Abbiamo avuto parecchia fortuna nel trovare dei sostituti momentanei… Sono un bassista e un batterista che vengono dall’Orange County, in California… Hanno una band da quelle parti, e per puro caso li abbiamo incontrati… Facciamo un applauso a Jimmy Sullivan e Johnny Christ dei Revenged Sevenfold!”
 “Non ci credo.” Mormorò Brian basito.
 “Revenged che?” Continuò Zacky.
 “Quel figlio di puttana…” Rise Matt, mentre Jim gli strizzava l’occhio dall’alto del palco.
 L’espressione dei tre era a metà tra l’incredulo e il divertito, vedendo i due che saltellavano tranquillamente in direzione dei rispettivi strumenti, acclamati da migliaia e migliaia di persone.
 Poi si resero conto che il LORO batterista e il LORO bassista stavano per suonare al Rock Am Ring, con una band che non conoscevano.
 E allora iniziarono a volare le offese.
 Sullivan, che fissava divertito gli amici, si accostò a Johnny.
 “Tu senti qualcosa, Christ?”
 Indicò sorridendo Zacky, Matt e Brian che si stavano sbracciando sotto il palco, urlando gli insulti più assurdi e originali che le loro menti potessero concepire.
 “Solo un leggero brusio…” Rise Johnny altezzoso, sistemandosi la tracolla del basso.
 Serj e Daron fecero cenno a Jimmy e Johnny che forse era anche arrivato il momento di incominciare il concerto.

 
[…]

 
“Avanti, ditemelo che sono un genio…” Esclamò Jimmy agitando una bottiglia di birra, facendola gocciolare in giro.
 Dopo che finalmente i VERI bassista e batterista dei System of a Down erano riusciti ad arrivare, Johnny e Jim erano rimasti in disparte fino a fine concerto, quando Serj Tankian li aveva piacevolmente sorpresi invitando tutti i Sevenfold al completo a salire sul palco.
 Abbastanza impacciati, gli altri tre avevano raggiunti gli amici, ma i tempi stretti avevano permesso solo un veloce inchino.
 Tuttavia, il pubblico si era mostrato abbastanza clemente con loro, riservandogli un rumoroso applauso.

 
“Non so se capite che abbiamo appena suonato al Rock Am Ring, ragazzi, non so se rendo l’idea!”
 The Rev gesticolò con fare teatrale.
 “È qua che ti sbagli, amico! Tu e Johnny avete suonato al Rock am Ring, non noi!” Esclamò Brian sbuffando.
 “Su su, che piaga che sei! Accontentarti tu nella vita mai, eh?” Borbottò il batterista contrariato.
 “In ogni caso, direi che è stata una gran bella pubblicità, no?” Si intromise Matthew sorridendo.
 “Si, okey, ma dovrete ancora spiegarci COME avete fatto a salire su quel palco.” Insistette Brian.
 Johnny ridacchiò, addentando un meritato hot dog.
 “Certe cose non possono essere raccontate…” Farfugliò tra un boccone e l’altro. “Vanno vissute e basta…” Finì, deglutendo, e sfoderando un’aria da filosofo.
 “Yo sentite il nostro piccolo Johnny come parla…” Rise Zacky, che fino a quel momento era stato assente, troppo concentrato ad assaporare tutte le sfumature del suo doppio panino al Würstel con senape artigianale, cipolle, formaggio e altre cose strane su cui aveva preferito non indagare.
 “Che notte ragazzi, che notte…” Mormorò Matthew alzando lo sguardo al cielo stellato, continuando a camminare col “pilota automatico”, spinto dalla marea di gente che si recava fuori dal circuito, le orecchie ancora rimbombanti per la musica.
 “Cioè, ci pensate? Siamo in giro per il mondo, completamente spesati, tutto quello che dobbiamo fare è suonare per farci conoscere… E in cambio riceveremo un contratto discografico!” Continuò Matt sognante.
 “Si, ma non stai tenendo conto del fatto che potremmo anche perdere!” Borbottò Zacky.
 “Ma dai, è praticamente impossibile! Basta che facciamo tutto in ottanta giorni ed è fatta… È solo una questione di calcolo dei tempi!” Esclamò James ottimista come sempre.
 “Aspettate un secondo…” Mormorò Brian, fermandosi in mezzo alla strada. “Che giorno è oggi?!”

 

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Capitolo 16
*** Chapter 16- Tra dirottamenti, funerali per vivi e noccioline ***


....okay, sono in ritardo. 
Sono MOLTO in ritardo... Chiedo venia mie amate, so che potrei stare qua a snocciolare scuse per ore, ma suvvia, vi chiedo solo pazienza ♥
non uccidetemi, vi prego u_u
Su su, che per farmi perdonare ho anche scritto un capitolo lungo eterno ai limiti della ragione umana...
sul serio, è un nonsense unico... Io mi sono spanzata dal ridere a scriverlo, spero vi piaccia *^*
Vi lascio alla lettura, mie care... E recensite, mi raccomando!
Adieu ♥
necromance_theatre

P.S.
il ringraziamento a Easter S. è d'obbligo... Se non ci fosse lei ad aiutarmi col blocco dello scrittore non so cosa farei! ♥



Dopo quasi una notte di ragionamenti e un gran mal di testa, i nostri eroi vennero a capo del fatto che erano al dodicesimo giorno di viaggio.

 
“Quindi, se sono passati solo dodici giorni… bè, cavolo, ce ne rimangono un sacco!”

 
Esclamò Zacky tutto contento.

 
“Non direi..” Borbottò Matthew. “Dobbiamo finire l’Europa, andare in Cina, Giappone, Australia… E questi posti sono abbastanza distanti tra loro!”

 
“Tsk, guastafeste… Insomma, ce la faremo sicuramente in sessantotto giorni, no?” insistette il chitarrista.

 
Johnny rise. “Mah, forse solo se pregate il vostro unico e solo Dio…”

 
I quattro, come in preda ad un’illuminazione divina, si inginocchiarono prontamente ai piedi del bassista.

 
“Oh grande Christ” iniziò Jimmy, concedendosi una risatina sulla parola “grande”.

 
“Accogli la nostra supplica” continuò Zacky.

 
“Facci tornare in tempo a casa” borbottò Matthew assorto.

 
“E in cambio avrai… Ehm… Avrai tanta… Cosa fa rima con casa?" Chiese Gates pensieroso.

 
“Mufasa!” Esclamò Jimmy tutto contento.

 
I sevenfold si girarono di scatto verso di lui, con la più grande espressione sconvolta/rassegnata del mondo.

 
“Beh… Non fate quelle facce! A chi è che non piace il Re Leone?” Chiese, cercando complicità negli altri.

 
Zacky, Matthew e Brian scoppiarono a ridere, cercando di trovare un senso logico in tutto ciò.

 
“Lasciamo stare” sospirò Johnny con fare drammatico. “Mi accontenterò di un paio di birre.”

 
[…]

 
Quel pomeriggio, i cinque trovarono un volo last minute diretto a Milano per pura fortuna.
 Fatti i biglietti in quattro e quattr’otto, in meno di un’ora erano già comodamente seduti su un aereo in fase di decollo.

 
“Ma dite che a Milano la sapranno fare bene la pizza?” Chiese Zacky elettrizzato.

 
“Penso proprio di si, amico! Insomma, è sempre Italia, no?" Sorrise James, sfogliando con curiosità un depliant su “L’Italia e i suoi sapori”.

 
“Guardate qua gente, fanno anche il formaggio con i vermi!" Porse il volantino a Matthew e Brian, seduti dietro di loro, che lo spinsero via disgustati.

 
“Ti prego Jim, già soffro il mal d’aria nonostante non siamo ancora partiti, se poi tu mi fai vedere ’ste schifezze io qua ci muoio!” Borbottò Brian rabbrividendo.

 
“Vedi di non vomitarmi addosso allora!” Rise Matt, tamburellando nervosamente con le sita sul tavolino del sedile.

 
Dietro di loro, Johnny cercava di ricavarsi un po’ di spazio tutto suo sul sedile, occupto per metà da bagagli e valigioni di uno strambo ragazzo tedesco.

 
Doveva essere alto qualche centimetro più di Jimmy, un colosso vicino al povero bassista, magro con un chiodo, tipicamente biondo e occhi azzuri.
 Insomma, all’appernza un bravo ragazzo, ma c’era qualcosa di inquietante nel suo sguardo, una strana luce malata che trasmetteva a Johnny un insolito senso di disagio.
 Inoltre mormorava tra se e se una specie di mantra, incomprensibile al bassista che si sa, ai tempi della scuola superiore preferiva andare in giro in cerca di birra e ragazze piuttosto che partecipare alle lezioni di lingua straniera.

 
“Ragazzi!” Bisbigliò agli amici, certo che il suo vicino non capisse l’inglese. “Questo tipo mi spaventa!” Continuò.

 
I quattro si sporsero verso di lui, curiosi, ma subito il tedesco sfoderò il più gioviale dei sorrisi che il suo volto potesse mostrare, dando l’idea di un perfetto ebete che non capiva una parola di quello che i cinque stavano dicendo.

 
“Nano, qual’è il tuo problema?” Chiese Brian ridacchiando.

 
“Già… Ti spaventa la sua altezza, ammettilo!” Continuò Zacky facendoli scoppiare a ridere.

 
Johnny sospirò, frustrato, lasciandoli ridacchiare.

 
Tuttavia, si spiaccicò ancora più verso il suo finestrino, cercando di fare finta di niente.

 
Dopo qualche minuto, l’aereo decollò, e Johnny, cullato dal rombo dei motori, si addormentò.

 
[…]

 
“Mmmnnn ancora cinque minuti…” Mormorò Johnny Christ, con la voce impastata.

 
Qualcosa di freddo gli stava premendo sul collo, ma il dolce sonno lo reclamava. “Ho detto di svegliarti!” Sibilò aggressivamente una voce con un pesante accento tedesco.

 
Il bassista aprì gli occhi di colpo, spaventato.

 
“Finalmente!” Sibilò ancora la voce. Johnny lo mise a fuoco, e subito rimpianse di non aver fatto finta di essere ancora addormentato.

 
Ebbene si, signori e signore! L’inquietante ragazzo tedesco che aveva tanto turbato il nostro povero bassista, ora gli stava puntando una pistola alla gola!

 
Il ragazzo cercò di trovare aiuto sui sedili davanti a lui, ma Brian e Matthew stavano discutendo come se nulla fosse su qualcosa che riguardava un certo tipo di locale nei sobborghi di Huntington Beach.

 
“Idioti!” Pensò. “Io son qua che rischio di morire e voi nemmeno ve ne accorgete!”

 
Il tutto avvenne in una frazione di secondo, e subito il fetido alito del tedesco lo sommerse.

 
“Ascoltami bene, bambino. Io sono Felix von Krapfen e adesso dirotterò questo aereo. Tu sarai il mio ostaggio, na ja?!” Sussurrò minaccioso.

 
Johnny deglutì.

 
“Ehm… Suppongo di non avere molte alternative… Quindi sì, ja.”

 
“Benissimo. Ci tengo a precisare che questa pistola non è ASSOLUTAMENTE un giocattolo, quindi non esiterei nemmeno un momento a spararti con dei VERI proiettili se non fai quello che ti dico…”

 
Il bassista lo squadrò confuso. “Sì, fin là ci ero arrivato anche io…”

 
“BENE!” Sibilò il tedesco, isterico. “Al mio tre ti alzerai in piedi. Uno… Due… Tre!”

 
Johnny si spolverò i pantaloni, posò il giornalino di cucito che poco prima aveva iniziato a leggere, e in tutta calma si alzò.

 
“Ci devi mettere così tanto?!” Borbottò Felix nervoso.

 
Il bassista fece spallucce. “La calma è la virtù dei forti.” Disse convinto.

 
Dal sedile davanti, Matthew si stava dilungando con Brian su argomenti che costerebbero a questa fanfic il raiting rosso, e che per questo motivo l’autrice si rifiuta di trascrivere, lasciando spazio alla vostra perversa immaginazione.

 
Felix si portò una mano davanti agli occhi.

 
“Possibile che debba essere circondato da ostaggi completamente stupidi?!” Borbottò tra se e se.

 
Johnny ormai stava in piedi da un bel po’ di secondi, ma a quanto pare, nascosto dalla mole del tedesco, sembrava ancora seduto agli occhi delle hostess.

 
“Okay, bambino. Adesso io urlerò che questo è un attentato, capito?!” Chiese Felix, sempre tenendo puntata la pistola sul bassista.

 
Lui sospirò. “Sì, sì, ho capito, ma ti prego spostami quella cosa di dosso.” Borbottò, indicando la pistola.

 
Il tedesco lo ignorò, tutto preso dal suo piano.

 
“QUESTO È UN ATTENTATO!” Urlò, richiamando l’attenzione dell’aereo.

 
La maggior parte della gente stava ascoltando musica dal nuovissimo prodotto di casa apple, l’ipod di prima generazione, così Felix dovette ripetere il concetto due volte.

 
“Siete vittima di un attentato! Adesso farete tutto quello che vi dirò altrimenti il bambino qui vicino a me morirà!”

 
Farfugliò, rosso in volto.

 
Nell’aereo si diffuse il panico: urla, imprecazioni, pianti di adulti e bambini, richieste d’aiuto…

 
“Ommioddiojohnny!” Esclamarono in coro i Sevenfold, dopo essersi accorti a scoppio ritardato che il “bambino” preso in ostaggio era il loro diciottenne bassista.

 
“Alla buon’ora!” Borbottò lui.

 
“Ti salveremo noi Johnny, non temere!” Urlò Jimmy terrorizzato.

 
“No, sul serio ragazzi, sto bene…” Continuò il bassista, cercando di fare l’eroe.

 
“Insomma, Christ, hai una pistola puntata alla testa, se anche urli di avere paura non muori mica eh!” Borbottò Brian.

 
“Beh, sì, in effetti… Aiutooo! Non voglio morire! Pietà! Farò tutto ciò che vuoi se risparmierai la mia misera esistenza!” Iniziò ad urlare Johnny, piagnucolando.

 
“Quasi quasi ti preferivo prima…” Mormorò il chitarrista portandosi le mani alle orecchie per coprire le urla dell’amico.

 
“Insomma Brian, non fare lo stronzo! Johnny potrebbe morire! Facciamogli vivere bene i suoi ultimi minuti!” Sussurrò Zacky cercando di non farsi sentire dal bassista.

 
“Non voglio morireee!” Continuò lui.

 
“E non morirai, mio piccolo amico, non morirai!” Esclamò Jimmy commosso.

 
“Ma insomma, sentite che cavolo di casino state facendo?!” Urlò Matthew cercando di riportare la calma.

 
“Chiedo scusa per l’interruzione…” Mormorò Felix, che da una trentina di secondi osservava basito lo spettacolo da circo che i sevenfold avevano messo su, con tanto di spettatori tra i passeggeri, che filmavano la scena concentrati.

 
“Non vorrei dire, ma io stavo cercando di fare un attentato.” Continuò.

 
Detto questo trascinò Johnny di peso attraverso lo stretto corridoio dell’aereo.

 
“Johnnyyy!” Esclamarono i Sevenfold.

 
“Ragazziii!” Urlò lui, con le lacrime agli occhi.

 
Spinte via le hostess in malo modo, il tedesco spalancò la porta della cabina di pilotaggio.

 
“Chi cavolo osa entrare così bruscamente mentre io sto pilotando?!” Sbottò il pilota, scazzato, senza nemmeno spostare lo sguardo dai suoi strumenti.

 
“Ehm… Capo…” Mormorò il copilota, con tono spaventato.

 
“Che c’è?!”

 
“Ha… ha una pistola!”

 
Felix sorrise malignamente, mentre l’uomo si voltava di colpo verso di loro.

 
“Salve!” Borbottò Johnny cercando di allontanare con la manina la pistola dalla sua tempia.

 
Il piota e il suo assistente deglutirono, mentre alle loro spalle le hostess cercavano di riportare la calma tra i passeggeri.

 
“Okay. Cosa vuoi?” Chiese il pilota, che, a quanto sosteneva la sua targhetta, si chiamava Hermann Schmidt.

 
“Voglio…” Felix si deliziò del fatto che finalmente qualcuno si interessasse alla sua giusta causa al posto di quello stupido bambino che gli era capitato come ostaggio. “Voglio che questo aereo atterri ad Inculandia del Nord invece che a Milano.”

 
Herman e il suo copilota rabbrividirono. “Impossibile!” Urlò Schmidt.

 
“Utopico!” Esclamò l’altro.

 
“Inculandia?!” Chiese Johnny confuso.

 
“Dovrete farlo! Altrimenti vi faccio esplodere tutti! Basta un mio semplice gesto e la mia valigia esploderà, e addio aereo!” Sbraitò Von Krapfen.

 
“Ma insomma, lei conosce le regole di Inculandia del Nord! Passeremo dei grossi guai!” Borbottò Herman stizzito.

 
“Non so se ha recepito il messaggio: se lei non lo fa, moriremo tutti, eccheccazzo!” Si intromise Christ, che si stava iniziando a scocciare della situazione.

 
“E va bene, e va bene, allora atterraggio d’emergenza ad Inculandia del Nord… Ma guarda un po’ che tutte a me capitano… Un attentato… Tsk… Che poi che ci vuole andare a fare in quel buco di posto, mi chiedo io!” Continuò il pilota, trafficando con il navigatore dell’aereo.

 
“Oh, è molto semplice…” Iniziò a raccontare Felix.

 
Nel resto dell’aereo calò il silenzio, tutti i passeggeri e le hostess che si sporgevano emozionati verso la cabina di pilotaggio, curiosi di sentire la classica storia strappalacrime che spinge l’attentatore a dirottare un aereo. Qualcuno tirò addirittura fuori dei pop corn, mentre i Sevenfold stavano già pensando ad organizzare il funerale per Johnny, dandolo già per morto.

 
“Vedete… Nel mio paesino, nel nord della Germania, pochi supermercati vendono le rinomate Salty Nuts… Cavolo, sono le noccioline più buone del mondo…” Mormorò Felix emozionato.

 
“E si dà il caso che le producano solo in Inculandia del Nord… Purtroppo, questo paese è molto restrittivo con i commerci con il resto dell’Europa, e ha deciso di non esportarle più… E io devo ASSOLUTAMENTE farne scorta!” Continuò euforico.

 
In quel momento, Johnny iniziò a chiedersi quale grave colpa dovesse estirpare per meritarsi tutto ciò.

 
“Okay, molto interessante…” Borbottò Herman Schmidt annoiato. “Iniziamo le procedure di atterraggio allora. Lei scende e noi ripartiamo, atterreremo in un campo… Facciamo così: noi non raccontiamo a nessuno di questo dirottamento se lei non dice a nessuno che siamo atterrati in Inculandia… Va bene?”

 
“Mh, si si, può andare…” Rispose Felix compiaciuto.

 
“Se non vi dispiace… Mi sono un po’ rotto di stare in piedi… Potrei andare a sedermi?”
 Chiese Johnny lagnandosi.

 
“Mah sì, mah sì, vai!” Sbottò il tedesco massaggiandosi le tempie.
 “Non ci son più gli ostaggi di una volta!” Borbottò tra se e se.

 
Il bassista corse fuori da quella gabbia di matti che era diventata la cabina di pilotaggio per andare in contro agli amici.

 
“No no no, secondo me è meglio la bara bianca… È molto più IN del classico legno lucido… E le candele devono stare davanti ad ogni bancata, cavolo, faremo un figurone!” Farfugliò Gates in preda al suo “Funeral Planner time”.

 
“Ehm… Ragazzi…” Iniziò Johnny, ignorato dai quattro.

 
“Mannò! Le candele fanno troppo… Setta!” Esclamò Zacky indignato.

 
“Ragazzi…” Riprovò il bassista.

 
“Figo!” Esclamarono Matt e Jimmy in coro.

 
“RAGAZZIIII!” Urlò Christ, frustrato.

 
James si voltò di scatto. “Ommioddio Johnny! Sei ancora vivo!” Urlò euforico, stritolandolo a se.

 
“Si… Se mi lasci andare, magari sopravvivo ancora qualche annetto.” Borbottò lui, sottraendosi all’abbraccio del batterista.

 
“Sei vivo?!” Chiese Brian, appallottolando con disinvoltura il foglietto su cui stava prendendo appunti per la cerimonia funebre.

 
“Così pare… Non stavate organizzando il mio funerale… Vero?!” Chiese il bassista sconvolto.

 
Matt rise nervosamente. “No, certo che no, cosa ti salta in mente?!”

 
Christ si accontentò di quella risposta, sedendosi finalmente al suo posto.

 
“Ah, giusto… Atterreremo ad Inculandia del nord… Per favore, possiamo scendere là e prendere il primo treno per Milano? Non ce la faccio più di questo cavolo di aereo…” Borbottò sfinito.

 
“Ma certo, tutto quello che vuoi, mio piccolo amico…” Esclamò Jimmy ancora commosso.

 
Zacky si guardò intorno dubbiosamente.
 “Aspettate un secondo… Non sarò un genio in geografia… Ma si può sapere che cavolo di posto è Inculandia del Nord?!”

 

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Capitolo 17
*** chapter 17: inspirato da una storia vera... ma anche no ***


Passati poco più di dieci minuti da quando il povero Johnny era potuto tornare tra le braccia dei suoi (poco) preoccupati amici, l’aereo atterrò in una triste landa desolata.

Felix Von Krapfen salutò amichevolmente tutti i passeggeri, che lo osservavano scazzati per il ritardo che stava causando, ma tuttavia sollevati nel vedere quel pazzo allontanarsi saltellando da loro. I Sevenfold si scambiarono uno sguardo di intesa, e poco prima che le porte del veivolo si chiudessero, si lanciarono fuori in un balzo valigie-e-strumenti-munito degno di un action movie Hollywoodiano.

Mentre l’aereo decollava alle loro spalle, il tedesco, riconoscendoli, li guardò accigliato. “Beh, che volete ancora voi?”

Matt scrollò le spalle. “Niente. Tu vai per la tua strada e noi per la nostra.”

Felix sembrò sollevato. “Perfetto. E… Bambino… Nessun rancore per prima, vero?”

Borbottò porgendo al bassista una caramella.

Johnny sorrise, prendendola. “Tutto a posto. Hai fatto quello che ritenevi giusto.”

“Benebenebene non me ne frega un cazzo.” Si intromise Brian trascinando gli amici dalla parte opposta dalla quale si stava dirigendo il dirottatore.

“Ora, se non vi spiace, troviamo una cavolo di stazione e raggiungiamo Milano.” Esclamò acido.

“Giusto. Milano uguale pizza.” Lo appoggiò Zacky, nel suo semplice quanto brillante ragionamento.

“Okay okay… Secondo me dovremmo andare verso di là… Se non sbaglio quello sembra essere il profilo di una città…” Jimmy indicò verso sud, dove effettivamente si vedevano delle case e altri edifici. “Perfetto. In un’oretta dovremmo farcela a raggiungerla… In marcia ragazzi!” Esclamò Matt aggiustandosi le cinghie dello zaino in preda ad uno strano spirito scoutista.

“Si, ma un’ora di cammino è tanto… Cantiamo per alleggerirla!” Esclamò Johnny intonando la canzoncina dell’elefante.

Gli altri quattro, prontamente, si unirono a lui. “Un elefante si dondolava sopra il filo di una ragnatela…”

[…]

“…Easter S?”

“Dimmi Danielle…”

“…Dove siamo?”

Le due ragazze si fermarono guardandosi attorno. Davanti, chilometri e chilometri di alberi di mele.

“…ehm… In mezzo ad un sacco di frutta, così pare.” Annuì lei convinta, con sguardo intelligente.

“Ma dici che il music planet è ancora lontano?”

Chiese Danielle grattandosi la testa con aria perplessa.

“Ma no, secondo me è proprio dopo la prossima curva!”

La rossa strizzò gli occhi “Aspetta, lì c’è un cartello! Andiamo a vedere!"

Dopo un paio di minuti lo raggiunsero, non prima di essere sostate in un cespuglio di lavada nel quale Easter S. fece la sua dovuta scorta di violacei fiorellini.

“Ma si può sapere perché cavolo se siamo in Inculandia del Sud scrivono i cartelli in Nordico?”

Urlò Danielle, in preda alla frustrazione perché non riusciva a tradurre le indicazioni, memore del suo recente 3 nella verifica sui paradigmi.

“Beh, aspetta … C’è scritto che siamo a 10 chilometri da GrandeCittadinen…”

“Cosa?! GrandeCittadinen?! Fammi capire bene, abbiamo camminato per quaranta chilometri e siamo arrivati in Inculandia del Nord?!”

“Ehm … Così pare… Però guardiamo il lato positivo, abbiamo fatto un bel po’ di moto… Tutto a vantaggio della nostra linea!” Disse Easter S, sfoggiando il suo sorriso più fotogenico.

In quello stesso istante, si schiantarono contro qualcosa… O meglio, qualcuno.

“Ma che cazz…” Urlò Brian.

“Calmino eh, imprechi con qualcun’altro.” Ribattè prontamente Danielle, passando automaticamente con il cervello un modalità English, allontanandosi da lui disgustata.

“Ommioddio!!! Tamarri! Danielle, salvati almeno tu, scappa finchè sei in tempo!” Sbottò Easter S. con tono apocalittico, mentre l’amica correva goffamente a nascondersi dietro ad un albero di mele.

Non che ci fosse molto altro dove nascondersi, là intorno.

“Voi! Villiche! Come osate interrompere la sacra canzone dell’elefante? Eravamo arrivati all’ottantanovesimo!” Esclamò Jimmy squadrando minaccioso le due ragazze.

“Ehm… Noi non volevamo, ve lo giuro! Risparmiate le nostre vite! ”

La rossa si prostrò ai loro piedi spaventata.

“Hei, aspetta! Quella è lavanda?!” Chiese il batterista radioso.

“Si…beh… È la mia scorta di lavanda magica, perché?” Borbottò Easter S. confusa.

“Perché la lavanda è ottima da fumare, così come il rosmarino, la salvia, le stecche di vaniglia…”

Mentre Easter S. dimenticava la paura indotta dai tamarri abiti sevenfoldiani e iniziava a colloquiare amichevolmente con James riguardo agli effetti della combustione delle più svariate piante, Johnny si avvivinò titubante all’albero di mele dove si era nascosta Danielle, seguito dagli altri amici.

“Ehi, tu, guarda che non vogliamo farti del male… Perdona il tono sgarbato di Brian, è che è un po’ acido ultimamente…” Borbottò, schivando un pugno dal chitarrista.

“Non mi avrete mai, malefici tamarri!” Urlò la ragazza sporgendosi dall’albero solo per lanciargli addosso un paio di mele.

Zacky venne colpito, ma, come se nulla fosse, raccolse la mela e iniziò a mangiucchiarla.

Matt cercò di sistemare la situazione.

“Per favore, saresti così gentile da uscire da là dietro? Io e i miei amici avremmo bisogno di indicazioni, ma non capiamo un cavolo di quel che c’è scritto là sopra…” Esclamò indicando il cartello stradale.

“Dov’è Easter S.?” Chiese la ragazza senza prestare attenzione a ciò che gli aveva detto il cantante.

L’altra ragazza li raggiunse, ridendo con Jimmy a proposito di qualcosa riguardante un invasione di ornitorinchi o una cosa del genere.

“Coraggio Danielle, non penso ci mangeranno! – si girò verso i ragazzi- avete intenzione di mangiarci?”
Matt scosse la testa, impegnato a schivare le mele che piovevano con mira sempre migliore dall’albero.

“Visto? Dai, vieni fuori! Io intanto preparo il fuoco per accendere la lavanda…”

Danielle li raggiunse con un balzo, inciampando e crollando addosso a un sempre più scazzato Brian.

“Ma che cazzo fai?!” Sbraitò buttandola per terra con poca grazia.

“Guarda che non ti meno solo perché sei una donna.”

“Cosa hai osato dire?!” Urlò lei fuori di se, iniziando a prendere a calci il chitarrista.

Zacky intervenne cercando di separarli, riuscendo solo ad aumentare il numero dei partecipanti alla rissa, mentre Johnny e Matt li guardavano con un’espressione alquanto perplessa.

“Scusa un attimo, James, ho una rissa da placare …” Easter S sfoderò la sua fedele Stonewell e si lanciò nella mischia.
Qualche minuto dopo i due chitarristi si trascinarono doloranti vicino al Reverendo, che profumava forse un po’ troppo di lavanda.

“Okay. Ora che ci siamo calmati più o meno tutti … " lo sguardo dei presenti cadde su Danielle, che stava ancora imprecando in svedese verso quel bizzarro gruppo di metallari che intralciava il suo cammino. “Potreste … Dirci come si arriva alla stazione?” Matt allontanò Johnny che, in preda ai fumi della lavanda gli si era accasciato vicino.

Easter S aspirò una profonda boccata dal suo improvvisato narghilè e lo fissò con sguardo vacuo. “Stazione … Treni … Mondo … Vita … Ma noi chi siamo in realtà? Perché siamo qui?”

“Siamo qui…” Borbottò Brian spazientito “Perché un cazzo di deficiente ha dirottato l’aero che ci stava portando a Milano per atterrare in questo schifo di posto.”

“Milano?!” Esclamarono in coro le due ragazze, dimenticando lavanda e risse varie.

“Beh sì…” Mormorò Zacky. “Siamo in tour e dobbiamo guadagnarci un contratto discografico, quindi più date facciano meglio è.”

“Aspetta aspetta aspetta…” Danielle squadrò i cinque con fare interessato, riservando tuttavia un’occhiata di rancore verso Brian.

“Voi cinque sfigati sareste in tour?!” Borbottò confusa.

“Tooour!” Mormorò Johnny senza nemmeno aprire gli occhi, tutto preso dal suo floreal trip.

“Mmmmm … Vi faremo un’offerta che non potrete rifiutare!” Disse Easter S calandosi nei panni del padrino. “Noi vi porteremo alla stazione … Ma voi ci pagherete il viaggio fino a Milano.”

“Maledetto il giorno in cui ciò accadrà!” Esclamarono in coro i due chitarristi, inorriditi alla prospettiva di fare un viaggio con quelle pazze.

“Va bene, va bene, dicevamo per dire …” Le due ragazze si scambiarono un’occhiata di intesa, e iniziarono a confabulare in italiano.

Dopo qualche secondo di animata discussione, di cui Matt aveva compreso solo la parola “pizza”, le ragazze si alzarono in piedi con entusiasmo.
“Coraggio ragazzi! La stazione ci attende!”

I Sevenfold aiutarono il piccolo Johnny a destarsi dal suo colorato e profumato sonnellino e si apprestarono a seguire, non senza qualche perplessità, le loro due nuove “amiche”.

[…]

“Bene, questa è la stazione. Grazie per averci accompagnati e arrivederci.” Borbottò Brian stringendo in mano i biglietti del treno appena fatti.

“Ma…” Azzardò Danielle.

“Niente ma. Questi erano i patti. Addio” continuò il chitarrista.

Matt strinse la mano alle due ragazze. “Grazie mille per averci accompagnati, a quest’ora saremmo ancora persi tra le mele!”
Esclamò sorridendo.

Zacky, appena rifocillato al bar della stazione, sfoderò un sorrisone. “Grascie mille anche da me!” Farfugliò masticando un biscotto.

“Di nulla!” Rise Easter S.

Johnny sembrava ancora confuso. “Stiamo andando a Milano, quindi?” Chiese.

Jimmy annuì, mentre le due ragazze gli facevano l’occhiolino.

“Il segnale!” Pensò il batterista emozionato. “Ora devo solo trovare un modo per distrarre quei quattro e la lavanda sarà mia!”
Nella sua mente riecheggiava una risata malvagia con tanto di fiamme infernali e diavoletti ridenti.

“James… Ci sei?” Chiese Brian sventolando la mano davanti agli occhi dell’amico per l’ennesima volta.

Lui si riprese. “Si! Certo… Ah, giusto, ragazzi, datemi pure le vostre valigie, le porto io al vagone!”

Easter S. e Danielle, capendo al volo le sue intenzioni, si affrettarono ad aggiungere un entusiasta “ti aiutiamo noi!”, seguito da una goffa corsa dietro al batterista.

“Sullivan che ci porta le valigie? Amico, che ti sei fumato?” Chiese Zacky confuso, ma tuttavia contento di liberarsi dal peso del suo zaino.

Mentre Matt, Johnny, Brian e Zacky si recavano nel loro scompartimento per prendere posto, salutando per l’ultima volta Danielle e Easter S, le due ragazze e James si nascosero nel vagone bagagli.

“Okay, muovetevi.” Borbottò Jimmy nervoso.

Easter S trafficò con la cerniera della sua borsa, tirando fuori un generoso mazzo di lavanda. “Ecco, tieni la tua ricompensa. Ora lascia fare a noi.” Sussurrò con fare da cospiratrice.

Nel giro di un secondo lei e la sua amica si erano infilate nelle valigie dei Sevenfold, sfruttando la loro bassezza.

“Oh. Non credevo avrebbe funzionato… Ma almeno respirate là dentro?” Chiese James preoccupato.

“Si, si, ora vattene o i tuoi amici si insospettiranno. A Milano, prima che voi ve ne accorgiate, saremo già scomparse.” Il suono della voce di Danielle proveniva offuscato dalla borsa, ma tuttavia si poteva notare una punta di stizza nella sua voce.

“Okay okay, allora buon viaggio… E grazie per la lavanda!” Borbottò Jim avviandosi fuori dal vagone.

“Byeeee bello! Fanne buon uso!” Urlò Easter S gasata dall’imminente viaggio.

“Ce ne hai messo di tempo eh!” Borbottò Brian mentre James prendeva posto vicino a lui.

“Si, beh, avevo delle faccende da sbrigare…” Rispose lui vago, stringendo nella sua tasca il mazzetto di lavanda.

 

*schiva i pomodori* *schiva la lattuga* *schiva un frigorifero*

Ehm... Salve a tutti *smile*

Lo so, lo so, sono in ritardo.... again. EEEh lo so che avevo promesso di aggiornare prima, ma ahimè non ho avuto tanto tempo... scusate ._.

Anyway, veniamo a noi... questo capitolo è scritto a quattro mani con la mia fedele compagna di deliri Easter S. a cui adesso farò pubblicità occulta altrimenti poi mi picchia: visitateee il suooo profiloooo!

Ooookay, tono spettrale a parte... l'idea ci è venuta ancora meeesi e mesi fa, quando ci siamo perse guarda a caso per andare a un negozio di musica, e ci siamo ritrovati in mezzo alle mele... brutt'affare ma forse no, dato che abbiamo potuto specularci (?) scrivendoci un nuovo capitolo :3

Che dire... spero vi sia piaciuto e recensite, mi raccomando!

Alla prossima *^* 

Necromance_theatre


P.S.

oh, giusto, ricordate... lavanda is the waaaaay!

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Capitolo 18
*** Chapter 18: malintesi ***


Ma saaaaalve gente! *cri cri cri*

Lo so, lo so, son quaranta giorni che non aggiorno. E' un sacco di tempo!

Ma beh ecco, volevo fare un bel lavoro, quindi ci ho messo un  po'. 

Spero che il capitolo valga l'attesa, ora la smetto di parlare da sola che è meglio... ci sentiamo in fondo!

A tra poco miei cariiii *sguardo da killer*

Necromance_theatre

 

“Prossima fermata Milano, Stazione Centrale.”

La fredda voce meccanica proveniente dagli altoparlanti del treno si intromise nel sonno di Zacky.
Sbadigliando, aprì pigramente gli occhi e si ritrovò davanti i suoi quattro amici ancora addormentati, che si godevano il loro meritato riposo.
Spinto da quella tenera visione (se vogliamo considerare tenera la vista di tre omaccioni più un piccolo ragazzino spanzati su delle poltroncine malmesse a russare come dei vecchietti con problemi alle adenoidi) decise di non svegliarli e andare a prendere lui i bagagli.
“Che bravo ragazzo che sono” borbottò tra se e se mentre apriva lo sportello dello scompartimento valige.
Afferrata la sua, si stupì del suo peso.
“Che cavolo?!” Pensò subito. “Questo dev’essere Brian che mi ha riempito la borsa di lacca, me lo sento.” Un po’ infastidito , la lasciò cadere pesantemente per terra per prendere quella di James.
“Hey tu, puoi fare un po’ più piano? C’è gente che cerca di riposare qua.”
Il chitarrista fece un balzo all’indietro di un paio di metri, spiaccicandosi terrorizzato sulla parete del vagone.
“Chi.. Chi cavolo ha parlato?!” Mormorò spaventato, guardandosi attorno. Fuori dal finestrino, Milano si intravedeva in lontananza.
Danielle, armeggiando con la cerniera interna della valigia, si aprì un varco, uscendo sotto lo sguardo incredulo di Zacky.
“Tu?!” Sbraitò il chitarrista confuso.
“Beh? Che ti aspettavi, un cadavere parlante?” Borbottò la ragazza scazzata, iniziando ad armeggiare con la valigia di Matt e tirando fuori Easter S.
“Oh. Salve buon uomo. Siamo già arrivati a destinazione?” Borbottò la rossa stiracchiandosi.
“Frena frena frena. Che cavolo ci fate voi qua?” Zacky non sapeva se ridere o piangere.
“Mi pare ovvio: scrocchiamo un passaggio per Milano… Anzi, fammi un favore… Non so che cavolo ci tieni in questa valigia ma puzza davvero tanto… Credo che provenga da quel sacchetto là, fossi in te ci darei un’occhiata… In genere i virus zombieschi si diffondono sempre per cazzate simili…”
Danielle lanciò addosso al chitarrista un sacchetto maleodorante.
“Effettivamente…” Mormorò Zacky disgustato. Aprendo la busta si illuminò.
“Ommerda. La mia collezione di formaggini Susanna! Sono andati a male!” Esclamò di colpo.
“Ehm… La prenderò come una cosa normale…” Ridacchiò Easter S.
“Parla quella che si nasconde in una valigia.” Rispose Zacky acido.
“In ogni caso…” Iniziò. “Come cavolo vi siete infilate qua dentro?” Chiese.
“Beh, il tuo amico spilungone è facile da corrompere, è bastata un po’ di lavanda…”
“Ma certo!” Il chitarrista si sbattè il palmo sulla fronte. “Avrei dovuto sapere che dietro la gentilezza di James c’era qualcosa di losco… Ma ora agli altri cosa dico? Haner non sarà molto felice di vedervi, credo si arrabbierà parecchio…”
“Beh, non c’è bisogno di dirgli niente…” Mormorò Easter S. con fare da cospiratrice. “Abbiamo giusto una cosuccia per te qua, tanto per essere sicuri che non svuoterai il sacco con gli altri…”
“Non se ne parla nemmeno” la interruppe il ragazzo bruscamente. “Non mi faccio corrompere con… Della lavanda!”
“Ma certo che no…” Continuò la rossa. “Sappiamo che sei un tipo più raffinato, per questo abbiamo qualcosa di prima scelta… Roba buona mio caro, roba buona…”
Danielle tirò fuori un pacchetto dall’enorme tasca della sua salopette a strisce arancioni e nere e lo porse al chitarrista.
Appena lo scartò, il volto di Zacky si illuminò.
“Mi piace come ragionate voi due…” Borbottò annuendo.
“In pratica io faccio finta di niente, prendo le valige e vi lascio andare per la vostra strada, e voi mi lasciate questo… Questo tesoro?!”
Chiese ghignando.
“Certamente. Tutto tuo… Buon divertimento…” Detto questo, Danielle e Easter S si incamminarono verso la porta.
“Ah, giusto… Zacky, vero?” Chiese Danielle voltandosi verso di lui per l’ultima volta.
Il ragazzo annuì.
“Sii comprensivo, esci un paio di minuti dopo di noi, non vorremmo mai destare qualche sospetto, mi capisci, no?”
Il chitarrista biascicò un si stretto stretto, intento a contemplare il suo piccolo tesoro.
Quelle ragazze sì che sapevano fare affari, pensò tra se, mentre richiudeva il pacchetto con cura.

[…]

“Zacky! Che cavolo ci fai qua!” Sussurrò James schiantandosi contro l’amico all’entrata del vagone bagagli.
“Sono venuto a prendere le valige… Perché?” Chiese lui sospettoso. “C’è qualcosa che devi dirmi, Jiiiim?”
“Merda.” Borbottò il batterista nervosamente. “Le hai…”
“Sì, sì, ma questa cosa resta tra noi. Mi hanno detto di non dire nulla in cambio di… Cavolo, fratello, ancora non ci credo…”
Il chitarrista tirò fuori dalla tasca un pacchettino avvolto nella carta di giornale.
“Non ci credo! Ti sei fatto dare dell’altra lavanda?!” Il volto di Jimmy si illuminò.
“Meglio amico, meglio.”
Vengeance porse il pacco all’amico.
“Non ci credo. Oh mio dio, non ci credo. Questa roba… Questa roba è fuori commercio da un decennio! Come se la sono procurata?!” James era euforico.
“Non ne ho idea. Ma, sinceramente, non mi interessa… Cioè, è… Boh, non credevo che mi sarebbe più capitata un’occasione del genere… Ora però dobbiamo solo liberarci degli altri e goderci questo tesoro per conto nostro… Conoscendoli, si prenderebbero il meglio solo per loro…”
Zacky si guardò intorno, poi richiuse il pacchetto furtivamente e se lo infilò in tasca.
Jimmy lo strinse in un abbraccio strizza polmoni. “Cavolo amico, è il miglior regalo del mondo!” Esclamò con le lacrime agli occhi.
“J-jim, lasciami andare che mi uccidi!” Sputò il chitarrista liberandosi dalla stretta del batterista.
“Comunque acqua in bocca, mi raccomando. Non una parola!” Sussurrò afferrando le valige e aprendo la porta.
“Dai, aiutami a portare ’sta roba.”
“Ma certo!” Esclamò Sullivan sollevando con noncuranza un paio di zaini da venti chili ciascuno. “Starò muto come un… Gatto?”
“Pesce”
“Si beh, il senso è quello.” Borbottò, dirigendosi verso il loro scompartimento.

[…]

“Buongiorno belli addormentati! Il sole è alto nel cielo e la stazione è vicina! Che ne dite di iniziare ad avviarci verso l’uscita?”
Esclamò James saltellando intorno agli amici.
“Ma io ho ancora sonno!” Biascicò Johnny stropicciandosi gli occhi con le manine.
“Su, su, non lamentarti che siamo pure andati a prendervi le valige!” Borbottò Zacky mentre lo sollevava di peso dal sedile, lasciandolo poi cadere con noncuranza al suolo.
“Aaaah! Che succede?!” Urlò Brian svegliandosi di colpo a causa del tonfo provocato da Johnny.
“Ah.” Borbottò poi, scansando il bassista che cercava di afferrassi alla sua gamba per risollevarsi in piedi e facendolo cadere di nuovo. “Siamo arrivati?” Chiese poi.
“A quanto pare…” Matt sbadigliò, aiutando Johnny ad alzarsi. “Cerchiamo di non uccidere il nano, okay? Ci serve intero per il prossimo concerto.”
“Ma io…”
“Su su, forza, non c’è tempo da perdere!” Lo interruppe James mentre il treno rallentava stridendo. “Italia, arriviamooo!”
Urlò poi in mezzo al corridoio, attirando le occhiatacce di un bel po’ di passeggeri.
“Wow.” Mormorarono i cinque in coro appena scesero dal veicolo.
“Questa stazione è… Bella!” Esclamò Zacky guardandosi attorno.
“Effettivamente…” Si concesse Brian.
“Questo vuol dire che la città sarà ancora meglio! Per non parlare dei locali dove suonare, no?” Chiese Johnny stringendosi bene la custodia del basso in spalla.
“Esattamente!” Jimmy tirò fuori da chissà dove una macchina fotografica improvvisandosi turista giapponese e correndo verso l’uscita, non senza far cadere un paio di cestini della spazzatura.
“Santo cielo qualcuno lo fermi prima che distrugga tutto…” Sospirò Matt preparandosi ad una lunga giornata.

“Cos’è questa cosa artistica?” Chiese Johnny ritrovandosi davanti all’enorme facciata del duomo Milanese.
“Un museo!” Esclamò Zacky.
“Mannò scemo, non vedi che è una chiesa? Ed è anche famosa! Forza su, fammi una foto decente…”
Borbottò Brian rivolgendosi prima al chitarrista e poi a Jim.
“Ooookay, dì apellefigliodiapollofeceunapalladipelledipollo…”
“Apellefigliodi… Oh, andiamo, scatta e basta.” Brian sorrise altezzoso verso l’obiettivo.
“Bene, dopo che Gates ha fatto le sue pose da donnina, possiamo andare a cercarci un ingaggio?” Chiese Matt, che si stava incominciando a stancare di quel lungo giro turistico. In fondo erano là per lavorare, non per divertirsi!
“Donnina a chi?” Borbottò il chitarrista offeso. “Comunque prima sarebbe meglio trovare un albergo dove dormire, no?”
“Effettivamente…” Ribatté Shadows stupito dal fatto che per una volta Brian aveva avuto una buona idea.
Johnny tirò fuori dal suo zaino una lista degli alberghi finanziati dalla Famelik Records.
“Dunque… Hong Kong, Pechino, Oslo, oh, ecco, Milano!” Esclamò indicando l’indirizzo agli amici.
Zacky aprì la cartina della città che avevano comprato poco prima.
“Dice che per arrivarci bisogna prendere la Metropolitana…”
“Fantastico, ancora treni…” Borbottò Brian sbadigliando. “Dai, andiamo, prima partiamo prima arriviamo.” Biascicò illuminando tutti con la sua perspicacia.

Appena saliti sulla metro, James si accostò a Zacky.
“Amico, stavo pensando… Sta notte…”
Il chitarrista si voltò verso di lui con fare da cospiratore.
“Ho capito quello che intendi. Io, te, camera doppia e il mio tessssoro…” Mormorò con una strana luce negli occhi.
“Esatto!” Esclamò Jim prima di venire interrotto da Matthew.
“Ehi, voi due, ci sono due posti a sedere qua, se non vi muovete qualcuno ve li fotte!” Esclamò con la sua classica finezza.
“Arriviamo, arriviamo.” Borbottarono i due facendosi spazio tra i pendolari.
Dopo una ventina di minuti, fu annunciata la loro fermata, che era proprio di fronte all’albergo.
“Che bettola.” Fu tutto ciò che Johnny riuscì a dire, ritrovandosi davanti alla facciata malmessa di un “hotel” con una sola stella (penzolante, per giunta).
Si era fatto buio, e i cinque si erano messi d’accordo per rimandare la ricerca di un posto dove suonare al giorno dopo.
“Buonasera!” Esclamò una voce femminile appena varcarono la porta.
“Ehm… Chi ha parlato?” Chiese Brian guardandosi intorno confuso.
“Oh, giusto, scusate… Datemi un secondo…” Continuò la voce, seguita da una serie di rumori provenienti da sotto il bancone prenotazioni.
“Eccomi!” Una donna sulla quarantina, con un ammasso di capelli ricci e arancioni fluorescente spuntò da dietro il bancone, aggiustandosi gli occhiali.
“Tutto bene?” Chiese Matt osservandola scettico.
“Certo, certo, figurati… È che stavo cercando il mio… Ehm… Topolino domestico, Richard…” La donna ridacchió nervosamente.
“Sapete, è un vero birichino, ogni volta che arriva un cliente si nasconde da qualche parte… Siete pure in cinque voi, figuriamoci… Comunque piacere, io sono Vanessa… desiderate prenotare?” Chiese ammiccando.
“Mmmsì.” Borbottò il cantante guardandola di sottecchi.
“Bene!” Urlò la donna facendoli sussultare.
“Una camera? Due camere? Venti camere? Abbiamo tutte le camere che volete!” Esclamò gesticolando animatamente.
Brian sospirò. “Chissà come mai…” Sussurrò, facendo scoppiare a ridere Johnny.
“Oh, ma che carino, avete pure un bambino!” Esclamò lei, girandosi di scatto verso il bassista.
“E la tua mamma dov’è?” Chiese poi. “Oh no, ho capito! Scusate, non volevo offendervi, è chiaro che è vostro figlio!” Urlò poi fissando Zacky e Jimmy. “Io non ho nessun problema con le coppie… Gay!” Sussurrò con fare da cospiratrice.
“Cosa?!” Sbottarono in coro i due, mentre gli altri cominciavano a ridere.
“Cioè, cioè, no, aspetta… Tu ci hai scambiato per i genitori gay di questo nano?!” Esclamò Zacky guardando Johnny inorridito.
“Beh, non sarei un cattivo figlio” borbottò il bassista facendo spallucce.
Matt cercò di darsi un contegno, mentre Brian e Jimmy continuavano a ridere sotto lo sguardo sconvolto di Zacky.
“Ehm, no, c’è stato un fraintendimento. Siamo una band, cinque amici…” Disse, scandendo bene l’ultima parola.
“E comunque ora vorremo prenotare una camera… Abbiamo fatto un lungo viaggio, se non le dispiace ci piacerebbe andare a dormire…”
“A questo proposito…” Lo interruppe James facendosi serio. “Io e Zacky prendiamo una camera doppia.”
Il cantante si voltò confuso verso di lui, mentre Brian e Johnny rincominciavano a ridere.
“Jim? Sei serio?” Chiese Matt.
“Beh, ecco… Sì…” Borbottò il batterista mentre Vengeance arrossiva come un pomodoro.
“L’avevo detto io!” Esclamò l’albergatrice consegnandogli due chiavi.
“Buona notte miei cari… E ricordate: se vi serve qualcosa basta che mi chiamate!” Esclamò facendo l’occhiolino a Zacky, che da rosso come un peperone diventò bianco come una mozzarella.

“Okay. Adesso mi spiegate questa storia.” Esclamò Matt non appena furono arrivati davanti alle porte delle loro camere.
“Ehm.. Ecco…” Zacky cercò aiuto lanciando un’occhiata preoccupata a James.
“Beeeh…” Iniziò il batterista, mentre Brian e Johnny si sedevano nel corridoio sgranocchiando popcorn. “Praticamente… Ci ha contattato… Ehm… Il caaaaapo degli Avengers (hahaha avenged… Avengers? No eh? No. NDA) e…”
“James.” Matt lo interruppe prima che potesse dare inizio ad una storiella demenziale. “Sono serio. Ragazzi, se c’è qualcosa che dovete dirci fatelo… Siamo amici, insomma!”
Johnny e Brian annuirono continuando a masticare.
“Nononono, guardate, ci state fraintendendo. Davvero!” Esclamò Zacky non sapendo più cosa fare per tirarsi fuori da quel malinteso.
“A questo punto tanto vale dirglielo…” Borbottò Jimmy.
“Dirci cosa?!” Chiesero i tre amici in coro.
Vengeance tirò fuori dalla tasca il pacchetto, porgendolo agli amici.
“Ecco, guardate… Volevamo tenerci questo tesoro solo per noi ma a quanto pare questo è il male minore.” Borbottò.
“Brutti figli di buona donna.” Esclamò Brian alzandosi in piedi di colpo. “Volevate tenerci all’oscuro di questo?”
“Esatto! Che razza di amici siete?!” Chiese Matt risentito.
“Ehi, ragazzi, se non vi abbassate non riesco a vedere di che state parlando!” Li interruppe il piccolo Johnny saltellando invano. “Opporcamucca.” Esclamò quando finalmente poté capire COSA conteneva quel pacchetto.
“Beh, insomma… Vogliamo stare qua a lamentarci ancora a lungo o iniziamo a goderci la serata?” Esclamò Jimmy riportando la pace.
“Andiamo!” Urlarono gli altri quattro in coro, spalancando la porta della camera più grande.

“Ragazzi! Sono venuta a portarvi il desseeeeeert! Sapete, è tanto che non avevo clienti, quindi… Un momento. Ragazzi?”
La stramba albergatrice si guardò intorno confusa.
Era entrata con il suo passe-partout nella camera di Zacky e Jimmy, ma di loro non c’era traccia.
“Ehm… Ragazzi?” Chiese ancora, spaventata.
Un urlo si levò dalla camera vicina.
“Aaaaah! Toglimelo di dosso! Ti prego, toglimelo di dosso!”
La donna lasciò cadere il vassoio carico di pasticcini e corse verso la camera da cui provenivano le voci.
“Non temete, figliuoli! Sto arrivando!” Urlò, sfoderando una katana da un suo stivale.
Con un calcio spalancò la porta, e si ritrovò davanti una scena… Particolare.
Brian aveva addosso un’enorme pantegana, e urlava come una femminuccia, Johnny era sommerso da una serie di lattine e bottiglie di birra che Odino solo sa dove si era procurato, Zacky e Matt stavano trafficando con delle candele e un… palo per la lap dance mentre Jimmy riprendeva il tutto con una videocamera.
Vanessa lasciò cadere la katana a terra.
“Richard!” Urlò correndo verso Gates.
“Veramente io sarei Brian…” Borbottò lui, riuscendosi finalmente a liberare della pantegana.
La donna, invece di fermarsi al capezzale del chitarrista, lo schiacciò con noncuranza, prendendo in braccio il topo.
“Oh piccolo mio! Che cosa ti hanno fatto questi cattivoni! Ma la mamma è arrivata, non temere…” Sussurrò accarezzandolo.
“Mi faccia capire bene…” Si intromise Matthew “quello è il suo ‘topolino’?!”
“Ho il diritto di accudire tutti gli animali che voglio.” Borbottò lei risentita.
“In ogni caso: che state facendo alla mia bella camera d’albergo?” Chiese confusa.
Zacky si parò in posa plastica davanti al palo per la lap dance, cercando di coprirlo.
“Nieeeente, perché?” Chiese Jimmy continuando a filmare.
“Ragazzini, insomma, potrei essere vostra madre! Non crederete di potermi nascondere una cosa così evidente!” Esclamò la donna.
“Ehm…” Borbottarono i cinque in coro.
“Ma suvvia, per questa volta lascio passare…” Borbottò. “Ma che non succeda più: il tappeto va steso senza pieghe! Altrimenti rischiate di inciampare e farvi la bua!” Continuò, piegandosi a sistemarlo.
“Vabè, buona serata!” Esclamò uscendo dalla stanza con ancora il topo in braccio.
“Quella è completamente fuori!” Esclamò Johnny alzandosi dalla montagna di lattine.
“Puoi dirlo forte amico… Ma chissenefrega!” Esclamò James. “È tutto pronto là?” Chiese rivolto a Matt e Zacky, che stava accendendo le ultime candele.
“Siamo pronti!” Urlarono in coro.
“Bene… Johnny! Portami dell’acqua!” Borbottò il batterista con aria solenne.
“Quanta ce ne vuole?” Chiese lui, armeggiando con il rubinetto.
Jimmy inforcò gli occhiali e si mise a leggere il foglietto illustrativo del misterioso flaconcino.
“Qui dice che basta un bicchiere!” Esclamò poi.
Brian, che nel frattempo si era ripreso dallo shock causato dal ratto, si avvicinò all’amico.
“Siete tutti pronti?” Chiese rivolto agli altri.
Loro annuirono.
“Bene, facciamolo!” Jimmy iniziò a versare il contenuto del flacone nel bicchiere, mentre gli amici lo guardavano impazienti.
“Ancora una mescolatina e…”

PUFF

Cinque ragazzi super lampadati e muscolosi si pararono davanti ai Sevenfold.
“Ebbene, chi ci ha comprati?” Chiese uno di loro guardandoli curioso.
“Ehm… J-james…” Iniziò Zacky. “C’è qualcosa che non va…”
Matt era sbiancato.
“Che cavolo?”
“Ci dev’essere un errore…” Johnny sembrava sul punto di piangere.
“Okay, se ci avete ripensato fa lo stesso. Cento dollari a testa per il disturbo e noi ce ne andiamo…” Esclamò uno dei “gorilla”.
“Jimmy, fammi un bel favore… Passami quel flaconcino.” Brian sembrava essere l’unico ad aver capito il malinteso.
“Qui c’è scritto ‘STRIPPER LIOFILIZZATI’” esclamò mostrando agli altri l’etichetta. “Liofilizzati. Non liofilizzate. Abbiamo preso un granchio.” Esclamò gettando a terra il flacone.
“Non può essere… Ci hanno fregati!” Zacky iniziò a mangiucchiarsi le unghie.
“Quindi niente spogliarelliste?” Chiese Johnny tristemente.
“A quanto pare…” Rispose Matt, non riuscendo proprio a tornare del suo colorito normale.
“Ma che peccato tutto questo ben di dio sprecato!” Esclamò Vanessa spuntando da un armadio.
“AAAAAAH!” Esclamarono tutti in coro, spogliarellisti compresi.
“Da dove cavolo sei uscita tu?!” Urlò Brian scansando il ‘piccolo’ Richard che zompettava allegramente verso di lui.
“Beh, mi pare ovvio!” Rispose lei indicando il mobile. “Comunque si da’ il caso che ho casualmente assistito alla scena… E pensavo che se voi non ve ne fate niente potrei prendermi io questi bei maschioni!” Esclamò ammiccando verso i cinque gorilla.
“Tutti tuoi. Ora vi prego, fuori da qui. Voglio solo andare a dormire e dimenticarmi di questo fallimento.” Borbottò Matt che ormai aveva raggiunti il suo limite di sopportazione.
Cacciati fuori albergatrice, Pantegana e spogliarellisti, i cinque amici si lasciarono cadere sui rispettivi letti e divani.
“Che giornata di merda.” Borbottò Zacky.
Johnny strinse a se una bottiglia di birra. “Piccola mia, tu non mi deluderai mai!” Le sussurrò dolcemente, accarezzandola.
“Non voglio più sentire parlare di spogliarelliste liofilizzate in vita mia, va bene?” Chiese Brian, coperto leggermente dal rumore di Matt che bel giro di un paio di secondi già russava beatamente.
Jimmy, del canto suo, aveva riavvolto il filmato della videocamera e se lo stava riguardando ridendo da solo come un bambino.
“Certo però che ne è valsa la pena! Insomma, guardate le vostre facce!” Esclamò rivolto agli amici.
Come risposta ottenne solo il silenzio, dato che si erano già addormentati tutti.
“Ah, vergogna! La notte è ancora giovane!” Borbottò tra se e se uscendo dalla stanza e dirigendosi in quella che aveva inizialmente prenotato con Zacky.
Tirò fuori dalla tasca il vero flacone di spogliarelliste liofilizzate e ci aggiunse un po’ d’acqua.
“La notte è ancora giovane!” Ripetè tra se e se, ridacchiando.

...

Haha! dopo questo papiro ritorno a rompervi le ovaie!

Premetto che nessun/a spogliarellista liofilizzato/a è stato sfruttato in questo capitolo, sono tutti molto contenti e ben ripagati lol

Insomma, se non siete morti dopo tutto questo tempo sarei felice di sentire un vostro parere... in sostanza, recensite, mi raccomando!

Alla prossima e buon san valentinooo *apre flacone di spogliarelliste liofilizzate*

Necromance_theatre 

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