Sabbia nelle mani, schegge nel cuore

di Ladies in blue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Knight ***
Capitolo 2: *** Sandcastles ***



Capitolo 1
*** Knight ***


Yoh. E con questa fic, io e la mia adorabile mammina inauguriamo il nostro nuovo account! *passa una balla di fieno solitaria*
Comunque, ieri ci siamo rese conto di una bruttissima cosa: nessuno aveva mai scritto fic su questo meraviglioso gioco, che secondo me andrebbe calcolato di molto di più. E così abbiamo deciso di rimediare noi, con una bella(?) raccolta su una delle nostre coppie preferite, la KudohxMisao. Sì, perchè alla fine anche Misao provava qualcosa qualcosa per lui, anche perchè Tohma lo vedo bene solo con Aki.
Le shot verranno scritte a turni, e tratteranno principalmente del loro rapporto e della loro evoluzione negli anni.
In conclusione, spero che questa prima shot, che fa anche da una sorta di "prologo", vi piaccia ^^
Calciatrice_



Knight
 

La bambina si dondolava piangendo sull’altalena, osservando con gli occhi lucidi il parco deserto. Non ne poteva più di lui, continuava a prenderla in giro, ancora e ancora. Nonostante fosse già buio, Misao non aveva nessuna intenzione di andare a casa, perché sulla strada di ritorno c’era Takeshi e la sua banda. E lei non aveva intenzione di esser presa in giro di nuovo, era troppo umiliante e lei non aveva la forza necessaria per reagire. Lui era più grande e comunque non andava mai in giro da solo, aveva sempre insieme a lui qualcuno della sua banda, e, si sa, due contro uno è sleale e non ci sono speranze di riuscire a vincere. La avrebbero schiacciata come un moscerino, soprannome che le avevano dato per via dei capelli scuri e il fisico gracile che aveva.
Non aveva mai provato a parlare di questi suoi problemi a sua madre, donna frivola ed egoista, che non gliene era mai importato nulla di lei e che non veda l’ora che se ne andasse al college. Per lei, Misao era solo un peso, che teneva in casa solo per ricevere i soldi del mantenimento dal padre lontano per lavoro. Di sicuro non avrebbe mosso un dito per aiutarla, anzi, avrebbe incitato Takeshi a continuare.
Continuava a piagnucolare piano, la mano stretta sulla catenella dell’altalena per evitare di cadere, sperando che, non vedendola passare per la strada del ritorno, Takeshi non la venisse a cercare lì. Si sentiva così piccola e impotente in confronto a lui, senza la forza di potersi riscattare e di poter finalmente uscire da quell’inferno.
Ad un tratto vide avvicinarsi un bambino con la faccia conosciuta e lo sguardo rassicurante: Kudoh, un suo compagno di classe. Non sapeva se poteva considerarlo un “amico”, perché di amici non ne aveva mai avuti nella sua breve vita. Però il bambino dai capelli verdi era gentile, non la prendeva in giro e le dava sempre un pezzetto della merenda, visto che la madre a lei non gliela preparava mai. Le aveva insegnato lui a costruire gli origami, rassicurandola con un bel sorriso e incitandola a dare il massimo, dicendole “Non preoccuparti se sbagli, stai tranquilla”.
«Misao, Misao, che succede? Perché piangi?» il bambino le si avvicinò e le prese delicatamente le mani, scoprendole il viso niveo bagnato dalle lacrime.
«Tak-Takeshi continua a prendermi in giro…» rispose lei, con un sussurro appena percettibile, la voce rotta dal pianto.
«Oh, no, ancora?» si lamentò il ragazzo. Poi, dopo aver riflettuto per qualche minuto, prese la mano di Misao e la aiutò a scendere dall’altalena, promettendole coraggiosamente:
«Non preoccuparti, i-io… ti proteggerò da Takeshi e da chiunque altro si metterà contro di te, quindi asciuga le tue lacrime! Da oggi in poi, io sarò il tuo cavaliere!» e le baciò la mano, come un piccolo gentiluomo. Misao rimase senza fiato, era la prima volta che qualcuno le rivolgeva un gesto d’affetto come quello. Fece un mezzo sorriso e si asciugò le lacrime, sicura che lui avrebbe dato una bella lezione a Takeshi.
E così, mano per la mano, i due bambini si avviarono verso la casa di quest’ultima. Misao era felicissima, era sicura che nessuno avrebbe potuto mai prenderla in giro, perché ci sarebbe stato il suo piccolo cavaliere a difenderla da ogni pericolo. Peccato che, avrebbe scoperto in seguito, si sbagliasse di grosso.

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Capitolo 2
*** Sandcastles ***


Ed eccoci qui, con la seconda shot! Questo secondo capitolo è uno schifo, per questo a scriverlo è stata Niv. Cioè, boh. Non so. Ho qualche dubbio a riguardo. (?)
Insomma, in sostanza non ho molto da dire. Solo che preparatevi, voi amanti di questi videogiochi indie-horror, che io e la mia figlioccia stiamo tornando con qualcos'altro di nuovo, più agguerrite che mai. Perché oltre alla Misao/Kudoh, moooolte altre ship hanno conquistato il nostro cuoricino. Vi faremo amare coppie nemmeno lontanamente immaginabili!
Okay, ho sclerato abbastanza. Era giusto per scrivere qualcosa in queste insensate note d'autore. #wtf.
Dunque, godetevi questi due pucci e ricordatevi di lasciare qualche commento /ma anche no/ che ci farete taanto contente. ^^
Niv.



Sandcastles


Ogni volta che entrava in quel parco, Kudoh non vedeva altri che Misao.
Il piccolo si guardava spesso attorno per vedere se c'erano altre persone o altri bambini con cui lei stesse giocando, ma purtroppo a quell'ora tarda - vicino al tramonto - erano tutti nelle loro case, accuditi dai propri genitori, davanti ad un bel pasto caldo.
Tutti, tranne Misao.
La bambina giocava, la maggior parte delle volte, vicino all'altalena o - come quella sera - con il cumulo di sabbia, nella parte più lontana del parco. Kudoh si avvicinò lentamente, per non spaventarla, sussurrando appena il suo nome: «Misao?».
Lei alzò gli occhi dalla sabbia, sussultando leggermente. Arrossì e lo salutò con una mano, «Ciao Kudoh. Che ci fai qui?».
«Sapevo di trovarci te» rispose il bambino con semplicità, poi fece gesto di sedersi al suo fianco, «Posso?».
Misao lo guardò, stupita. Era così strano che lui volesse giocare con lei?
In effetti, aveva sentito spesso sparlare di lei da vari bambini, che la consideravano stupida e incapace, nonché brutta. Kudoh, sinceramente, non capiva affatto come potessero dire cose del genere: Misao, per lui, era carina, era timida e un po' chiusa, che si nascondeva in se stessa, ma non per questo brutta e antipatica. Forse erano state proprio questo voci a convincerlo ad avvicinarsi a lei, per rendersi conto di come era realmente la bambina che le era davanti.
«G-Giochi con me?» chiese lei, in un sussurro, abbassando gli occhi quando lui le si sedette accanto. Sembrava così fragile, così indifesa. Diversamente dagli altri bambini, Kudoh sentiva uno strano senso di protezione nei suoi confronti, perché era proprio questo di cui Misao aveva bisogno.
«Sto costruendo un castello con la sabbia. Sarà il palazzo dove un giorno vivrò, lontano da tutte le persone che non mi vogliono. Accanto a me, resterà solo chi mi vuole bene». A quel punto, la bambina alzò lievemente le sue iridi chiare su di lui, «Tu ci sarai... Non è vero?».
«Certo!» le sorrise lui, «Resterò al tuo fianco, proprio come ho detto l'altro giorno: tu sarai la principessa del castello, ed io il tuo cavaliere».
Era tardi, ma a Kudoh non importava. Rimase accanto a Misao finché non calò completamente il sole e non iniziò a fare freddo, poi la accompagnò sotto casa - da sola non l'avrebbe mai lasciata andare, con quei brutti ceffi che c'erano in giro. Pensò tutta la sera a lei, a come comportarsi con lei e come fare a proteggerla.
Nonostante fosse un bambino e nonostante l'unica cosa che volesse fosse proprio il suo bene, Kudoh si rese conto che non avrebbe mai potuto proteggerla per sempre; prima o poi lui si sarebbe allontanato anche per un istante e l'avrebbe lasciata da sola, anche non volendolo, e non avrebbe potuto fare niente per difenderla.
Misao doveva imparare anche a cavarsela da sola, allora.
Ma per il momento, preferì non pensarci più di tanto. L'avrebbe protetta, sarebbe stato il suo cavaliere in quel castello di sabbia che avevano costruito insieme, sarebbe stato il suo compagno di giochi e le avrebbe fatto compagnia quando era sola.
Avrebbe fatto in modo, in qualsiasi modo, che quel castello non sarebbe stato distrutto da alcun esercito cattivo.

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