Il litigio.

di nicoleblack97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il nostro primo bacio ***
Capitolo 2: *** Confusione. ***
Capitolo 3: *** Amore. ***



Capitolo 1
*** Il nostro primo bacio ***


Mi strinsi ancora di più le gambe al petto, sfregandomi le braccia con i palmi delle mani.  Seduta sul davanzale della grande finestra della mia casa, pensavo. Buttai la testa all’indietro, incontrando la fredda ruvidità del muro bianco di casa mia. Una lacrima solitaria mi scese sulla guancia. 

Sospirai, asciugandomi il viso. Odiavo litigare con lui e l’idea che questa fosse stata la prima litigata cosi forte mi spaventava. Non ci parlavo da due giorni.
Avevo litigato con lui proprio nel posto in cui c’eravamo dati il nostro primo bacio. Quella terrazza rivolta verso la città, quella vista così dolce e delicata che in quella serata magica ci aveva fatti avvicinare più di quello che potessimo aspettarci. Desiderosi, speranzosi, lontani da tutti. Lontani da tutti, si, una delle poche volte data la sua fama internazionale. I paparazzi e i giornalisti lo seguivano da ogni parte.

Ricordo che la sera del nostro primo bacio c’era una festa. Una festa dove lui e i ragazzi erano ovviamente invitati, e in cui, oltre a Eleanor e Danielle, avevano invitato anche me, Natalie e Charlie.
Loro amavano le feste. Io no. Per niente. Ero uscita su quella terrazza che mi aveva colpito sin dall’inizio ed ero rimasta immobile, appoggiata alla balaustra, con il viso rivolto verso l’alto, godendomi l’aria primaverile, fresca, che mi solleticava la pelle e mi faceva svolazzare i capelli.

Avevo chiuso gli occhi, ma nonostante quello, ero riuscita a sentire una presenza accanto a me. E ancor prima di riaprire gli occhi, avevo riconosciuto il suo profumo, avevo riconosciuto lui. Mi ricordo di aver pensato che non avrei mai potuto competere con le modelle che lo desideravano e che non sarei stata abbastanza per lui. Lui era perfetto. Era un cantante con migliaia di fan al seguito, era bellissimo, dolce e soprattutto sincero e altruista. Io ero solo una ragazzina italiana con una bella voce, tanti sogni e molte speranze.

Quando aprii gli occhi e mi voltai leggermente verso di lui, lo vidi fissare un punto lontano davanti a lui. I capelli raccolti in un ciuffo che quasi si spettinavano con l’aria, gli occhi scuri e le ciglia lunghe e nere, la mascella rilassata e le labbra carnose, perfette da baciare, leggermente schiuse in un sorriso.

Involontariamente, sorrisi a mia volta. Lui si voltò e il suo sorriso aumentò, mentre mi salutava. La sua voce. Unica, indescrivibile. La riconoscerei tra mille.

“Ciao.” dissi, sorridendo imbarazzata e abbassando gli occhi. Lui tornò a fissare il punto davanti a sé. “Come mai qui fuori tutta sola? La festa non ti piace?”. Esitai. “A dire la verità, non sono un tipo da festa. Preferisco leggere un buon libro, magari sul dondolo del mio giardino.” Sorrisi, pensierosa. “Mmm, davvero?” “Già.”

“Tu non sei come le altre…” Lo sentii sussurrare. Rimasi interdetta. Cosa…? Me lo ero immaginato? “ Come, scusa?” “Tu non sei come le altre.” Ripeté, questa volta a voce più alta. “No, credo di no.” Risposi. “Sai, dalla prima volta che ti ho vista, mi sei piaciuta subito.” Arrossii. “Eri cosi gioiosa, energica, splendida. Ho subito pensato che potessi essere una persona davvero fantastica, una persona a cui puoi dare la tua fiducia, una persona che non ti tradirebbe mai, per nessun motivo. E avevo ragione.” Disse sorridendo e guardandomi. “ Emily, sei la persona più speciale che abbia incontrato. Nemmeno quei 4 pazzi ti superano.”

Rimasi a fissarlo, incantata. Senza nemmeno saper perché, gli occhi mi si velarono di lacrime. E una scivolò al mio controllo. Lui si preoccupò e si avvicinò a me, prendendomi il viso tra le mani e asciugandomi le lacrime. “Che cosa..? Io…Ho detto qualcosa che non dovevo? Mi disp..” “NO! No,no..tu non.. Mi sono soltanto commossa, Zayn..” Mi riappoggiai alla balaustra, senza aumentare le distanze, rivolta verso di lui. “Nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. Nessuno.” Lui sorrise e alzò una mano, sfiorandomi una guancia con la punta delle dita e avvicinandosi un pochino. “Beh, allora sono felice di essere stato il primo a farlo.” Mi morsi il labbro. Incrociai i suoi occhi e rimasi incantata a fissarli, perdendomi in quei pozzi scuri che amavo come non mai. Ero talmente persa che non mi accorsi che il suo viso si era avvicinato al mio. Sentii la sua fronte contro la mia e il suo naso sfregare leggermente contro il mio. Incatenò di nuovo i suoi occhi con i miei. E poi, senza dire niente, trovò le mie labbra.

Da lì, inizio un gioco di labbra, lingue, dolcezza e amore. La sua mano era appoggiata alla base della mia schiena, e mi trascinava dolcemente verso di sé. La mia mano volò verso la sua guancia, desiderosa di sfiorare quella mascella perfetta e di intrecciarsi tra i capelli scuri del ragazzo. Lo strinsi a me, mentre approfondivamo il bacio.  Era stata la serata più magica, meravigliosa, emozionante e perfetta della mia vita.

Da quel momento tutto era andato benissimo. Nonostante i suoi tour, i miei impegni, la scuola e le giornate lontani, il nostro amore vinceva sempre ed incontrarsi dopo tanto tempo era un sollievo e una marcia in più per continuare.
 

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Capitolo 2
*** Confusione. ***


Le ultime volte però, non sono state come le altre.
Dei fotografi mi avevano vista passeggiare per Londra mano nella mano con un altro ragazzo ed avevano giustamente pensato di pubblicare in prima pagina le nostre foto, con un sospetto di presunto tradimento. Appena avevo visto le foto, avevo subito pensato di chiamare Zayn, per spiegargli tutto.
Inizialmente non aveva voluto parlarmi, e avevo dovuto pregare Liam in turco per convincerlo a farmi passare Zayn. Cosi potei spiegargli che quel ragazzo era solo un amico, il mio migliore amico in Italia, che era riuscito ad ottenere il permesso dei suoi per venirmi a trovare in Inghilterra. E che ero per mano con lui perché se non avessi accelerato il passo, dato le mie gambe diversamente lunghe, avremmo perso l’ultimo autobus e avremmo dovuto aspettare fino alla sera.
Lui, con mia sorpresa, mi aveva creduto subito. E accolse tutta la mia felicità nel sapere che lui si fidava di me. Me l’aveva dimostrato concretamente. Ancora una volta.
Ma da quel giorno, circa un mese fa, le tre volte che era riuscito a districarsi dagli impegni per venire a trovarmi, era stato fin troppo protettivo, fin troppo preoccupato e…e non era lui. Non si comportava come il ragazzo dolce, a volte geloso e spensierato ragazzo di cui mi ero innamorata. Amavo quando faceva il geloso con me, quando si metteva in testa di dovermi proteggere da non so che cosa, ma il modo in cui ultimamente lo faceva mi soffocava e io non ce la facevo più.
Quando l’altro ieri pomeriggio gli esposi ciò che pensavo, mentre eravamo su quella terrazza,  lui si arrabbiò. Cominciò a gridare e a dirmi che forse faceva cosi per quello che era successo il mese scorso. Capivo che era preoccupato, ma non riuscivo a capire perché reagisse cosi.
“Amy, cazzo,  non riesco a smettere di pensare che io non sia mai presente con te, che quei maledetti paparazzi pubblicano nei loro stupidi giornali foto di te che esci con…con un ragazzo.” “Zayn…” “No! Amy, io… Merda!” Avevo fissato il pavimento tutto il tempo, mentre sentivo tutto il dolore e la tristezza che si trasformavano in lacrime. Odiavo piangere. Lo facevo sempre e non riuscivo a trattenere le lacrime.
“Tu non ti fidi di me” sussurrai. “Cosa…?” “Tu NON ti fidi di me” dissi. “Amy, io..” disse, alzando la testa al cielo. “Tu non ti fidi di me, Zayn! Dopo tutto… dopo che ti ho dimostrato che potevi farlo, nonostante tu lo credessi già, tu non ti fidi!” “Zayn, non ti farei mai del male! Io ti amo!” Era la prima volta che lo dicevo. Lo sapevo già da un po’, ma dirlo ad alta voce era tutta un’altra cosa. Singhiozzai. Ero arrabbiata, confusa e svuotata. Come non poteva fidarsi di me? E se non c’era la fiducia, che cosa avrebbe potuto mantenere il nostro rapporto integro?
“ Emily…Amy…Io…” Venne verso di me, con le braccia tese per abbracciarmi. “Non mi toccare!” Mi scansai, gridando, mentre le lacrime scendevano sulle mie guance e io non riuscivo a capire.
Dopo averlo detto, mi fermai. E lui con me. Mi guardava con una strana luce negli occhi, che non gli avevo mai visto prima. Era… esitante, confuso e…triste? Mi fissava immobile, mentre abbassava le braccia e si mordeva il labbro. I suoi occhi luccicavano. L’avevo detto davvero?
Mi stupii, portando una mano alla bocca. Singhiozzai nuovamente, ancora più confusa, e mi voltai  andandomene da quel posto che per la prima volta mi risultava cosi estraneo e freddo.

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Capitolo 3
*** Amore. ***


Da quel giorno lui non mi aveva più chiamata ed io non ero più uscita di casa, nonostante le richieste di Natalie e le minacce di Charlie. Non sapevo che cosa fare, che cosa pensare.
E mi sentivo in colpa. Tremendamente. Avrei dovuto spiegare con più calma le cose, e non avrei dovuto dire cosi. Lui…lui mi amava. E speravo lo facesse ancora.
Sospirai un’altra volta, asciugandomi le ennesime lacrime. Mi decisi a scendere dal davanzale e a mettermi dei vestiti decenti. Se fossi rimasta in quella casa ancora qualche minuto, probabilmente sarei scoppiata.
Camminando all’aria fresca, mi ritrovai sulla strada verso il parco. Il nostro piccolo rifugio. Sorrisi tristemente. Sentii un rumore e in pochi secondi mi ritrovai circondata da microfoni e telecamere, mentre un brusio fastidioso mi si insinuava nelle orecchie.
“Emily Watson! Emily! E’ vero che hai lasciato Zayn Malik per un altro ragazzo?” “Cosa ne penseranno le sue fans, quando dirai che il semplice motivo per cui lo hai mollato era che non lo amavi più?” “Qual è la verità? Cosa ci dirai?” “Emily! Sei pronta a ricevere insulti e minacce dalle cosiddette Directioners?” 
Non ci capivo più niente. Mi scostai un po’, confusa e infastidita. E finalmente parlai. “Cosa…cosa state dicendo? Io non ho lasciato Zayn! Chi ha messo in giro queste notizie false? Smettetela! Io…io lo amo ancora! E non smetterò di farlo! Credo che ci possano stare dei litigi a volte no, o dovrebbe essere tuto come nelle favole? Svegliatevi. Siamo esseri umani e possiamo sbagliare. Lo amo. Avete capito? Lo amo e non ho nessuna intenzione di lasciarlo, né ora né mai!”
Rimasero in silenzio. Io respiravo velocemente, mentre pensavo che queste voci erano sicuramente giunte a Zayn! Io non volevo separarmi da lui! Era ridicolo!
“Zayn…” sussurrai. Mentre ragionavo, notai un movimento dietro la folla di curiosi e giornalisti. Un ciuffo scuro spuntò, seguito subito dopo da un viso familiare e da una figura fasciata da dei jeans stretti e da un giubbotto di pelle.  “Zayn..” sussurrai nuovamente.
Lui si districò dalla folla e me lo ritrovai davanti, in tutta la sua altezza e la sua perfezione. Perfino con gli occhi stanchi e spenti era bellissimo. Mi circondò le spalle con un braccio e mi baciò la fronte, mentre piano mi allontanava dalla folla e si dirigeva verso il nostro parco. Per tutto il breve tragitto non dissi una parola, troppo nervosa ed emozionata per iniziare, figuriamoci per sostenere, una conversazione.
Quando arrivammo, lui si posizionò di fronte a me. Mi guardava, esitante e agitato. Respirava velocemente anche lui, e teneva le mani in tasca.
Mi morsi il labbro e gli gettai le braccia al collo. Lui, veloce, mi circondò i fianchi e mi strinse. Gli accarezzai i capelli della nuca, mentre piangevo. Ancora. “Zayn, ti prego, dimmi che non l’hai pensato.” Lui non rispose e si limitò ad affondare ancora di più il viso tra i miei capelli e a stringermi ancora più forte. “Zayn, sei uno stupido, come hai potuto pensare….Io non ti lascio! Non voglio! Non….Zayn, io ti amo!” Si staccò da me e mi guardo negli occhi, accarezzandomi una guancia e sorridendo leggermente. “Ti amo anche io.” Confessò. “Tanto”.
Sorrisi, nonostante le lacrime continuassero a scendere. Fece scontrare le nostre fronti e si avvicinò velocemente.
Ma prima che le nostre labbra potessero ritrovarsi, lui si fermò. E esitò. “Amy…” “Zayn, non devi chiedermelo. Né pensarlo. Lo sai. Sei il mio ragazzo.” Le sue labbra si aprirono finalmente in quel sorriso che amavo tanto, un sorriso che avrebbe potuto illuminare l’intera città. Sollevandomi tra le braccia, fece incontrare le nostre labbra. E tutti i pezzi si rimisero al posto giusto. Ci staccammo e lo strinsi ancora più forte, mentre ci chiedevamo scusa e ci promettevamo di non ricadere più in una situazione del genere. E piansi ancora. M questa volta non per la tristezza, la confusione o la rabbia. Per la felicità e la consapevolezza che tutto era come prima. Anzi, no. Meglio.
 
 

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