A Dark Tale

di theshinygirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo. 

 

N.d.a.: Ci sono storie che valgono davvero la pena di essere lette e sapere che alcune persone non possono venirne a conoscenza mi rattrista. Per questo faccio ciò che faccio.
Un particolare ringraziamento va a momob, con la quale ho iniziato a collaborare nel tradurre le storie di the-shiny-girl, per avermi dato l’opportunità di migliorarmi e perfezionarmi ogni giorno.

- Sijack

 

A Dark Tale

~ Chapter 1 ~

 

Girano delle voci. Brutte voci. La gente parla. Anche riguardo cose di cui non dovrebbero parlare.

Riesco a sentirli mentre passo accanto a loro. Li sento in classe. Li sento nella Sala Grande.

Roba da matti.

Sposare il tuo Professore.

Non c'è da stupirsi che abbia voti così alti.

Provo ad ignorarli. Cosa ne sanno loro comunque?

C'è una buona ragione per cui ho sposato il secondo uomo più odiato del Mondo Magico, Severus Piton. Ho fatto la cosa giusta, anche se lui non lo sa ancora.

Ed è per questo che mi odia.

L'ho obbligato a farlo. Ho insistito fin quando non si è arreso. Non è lui quello a cui dare la colpa per tutto questo, malgrado ciò la gente è ancora crudele con lui. Gli parlano alle spalle. Lo accusano di sedurre una studentessa, una ragazza che ha la metà dei suoi anni.

Anche dopo la caduta di Voldemort, anche dopo che la verità è stata rivelata, la gente non lo ha ancora perdonato. Tutti sanno da quale parte stava veramente, sanno perché ha ucciso Silente. Ma ancora non si fidano di lui.

Io mi fido.

Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di lui sul pavimento nel suo stesso sangue. Il modo in cui guardava me e Harry, lo sguardo disperato che aveva negli occhi. Stava morendo. Ne era sicuro.

Ma poi io l'ho salvato.

Ho fermato l'emorragia.

Ed è sopravvissuto. Ha imbrogliato la morte. Ha imbrogliato il destino. Doveva morire quel giorno. Lui stesso l'ha detto più volte dopo di allora.

Cosa mi aspettavo da lui? Gratitudine?

Ho ricevuto solo rancore.

Rabbia.

Era arrabbiato con me per averlo salvato.

E il mio cuore si è spezzato quando ho scoperto tutta la sua storia. Harry mi ha mostrato i ricordi. I ricordi che Piton gli aveva ceduto solo perché era convinto che stesse per morire.

E ora deve vivere sapendo che Harry è a conoscenza di tutto, che io sono a conoscenza di tutto.

Non voleva essere l'eroe. Non voleva vivere dopo che la Guerra fosse finita.

Invece è in vita. A causa mia.

Ed è sposato con me. Anche questo a causa mia.

Dio, mi odia così tanto.

Se solo sapesse perché ho fatto quel che ho fatto.

Ma non può saperlo.

Non ancora.

 

xxx

 

 

 

Mi sfugge un gemito e mi appoggio contro il muro, portandomi le ginocchia al petto. Solo un attimo dopo, il mio stomaco si contorce di nuovo e mi fiondo in bagno prima di vomitare violentemente.

Odio sentirmi così.

Mi copro la bocca con la mano e posso solo sperare che sia finalmente finita. Chiudo gli occhi e aspetto in silenzio.

"Cosa c'è che non va?" una voce fredda mi scuote.

Lo guardo.

É sulla porta mentre guarda giù verso di me, con evidente agitazione sul volto.

"Niente," rispondo, "É solo che non mi sento bene."

Se ne sta in silenzio e so a cosa sta pensando. So cosa può sembrare questa situazione. É anche più pallido del solito e questo è tutto dire.

Alla fine trova il coraggio di chiedere, "Sei...?" poi risponde alla sua stessa domanda, "Non puoi esserlo."

"Non sono incinta."

C'è ancora paura sul suo volto. Paura e disgusto.

"Sei sicura?" chiede.

"Sì."

Sembra rilassarsi leggermente. Dopo un attimo si schiarisce la gola, "Allora cosa c'è che non va?"

"Deve essere qualcosa che ho mangiato," dico, alzandomi lentamente da terra.

Lui si limita a fissarmi.

"Non deve fare lezione?" chiedo.

"Sì."

Silenzio.

Dopo un lungo istante si volta e se ne va. Posso sentire le porta sbattere mentre si chiude e so che sono sola.

Viviamo insieme nei suoi alloggi a Hogwarts.

Lui insegna tutti i giorni e io sto finendo il mio settimo anno.

Perché me ne preoccupo?

Non è che avrò mai un lavoro.

 

 

 

xxx

 

 

 

Dopo la Guerra ci sono state grosse perdite da entrambe le parti. E per assicurare la sopravvivenza del Mondo Magico il Ministro ha escogitato un piano. Una Legge Matrimoniale.

Un'idea stupida.

Una scusa per terrorizzare la gente.

Ogni strega o mago maggiorenne deve sposarsi.

Tutti coloro che si opponessero e rifiutassero di sposarsi verrebbero espulsi dal Mondo Magico. La magia verrebbe strappata via dai loro corpi.

Non potevo permettermi di fare quella fine.

Avevo una missione. Ce l'ho ancora.

E questo è il motivo per cui non ho sposato Ron o qualche altro ragazzo.

Solo la Professoressa McGranitt sa la verità e desidero che rimanga tale.

C'è una frase molto interessante nella lunga lettera della Legge Matrimoniale che abbia ricevuto tutti.

Dopo la morte di un coniuge l'altro non è tenuto a risposarsi.

Quella frase mi ha fatto scegliere Severus Piton come marito.

Siamo sposati da due mesi.

Due mesi passati ad ignorarci.

Due mesi di lotte.

Di momenti umilianti.

Di parole crudeli.

E anche se adesso mi odia, me ne sarà grato alla fine.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

A Dark Tale

 

C'è un silenzio di tomba nella stanza.

Gli lancio uno sguardo, notando che si sta concentrando intensamente sul cibo nel suo piatto, ignorando completamente la mia presenza.

Ogni tanto mangiamo insieme nei suoi... nostri alloggi. A volte mangiamo nella Sala Grande. Non so cosa è peggio.

Essere ignorata da mio 'marito' e cercare di mangiare in un silenzio imbarazzante o essere circondata da studenti che mi fissano e sussurrano cose brutte su di me. Su di noi.

Gioco con il cibo nel piatto, prendendone piccoli morsi. Non posso fargli notare che non sto mangiando. Potrebbe fargli sorgere qualche sospetto ed è l'ultima cosa di cui ho bisogno al momento.

Ma d'altra parte, non penso noterebbe qualcosa neanche se mi crescesse una seconda testa. É come se non fossi nemmeno nella stanza.

Mi schiarisco la gola e mi sforzo di parlare. "Signore... riguardo questo saggio che ha assegnato - "

"Sai che non possiamo parlare di compiti, Miss Granger. Non sarebbe professionale."

"Voglio solo sapere se - " 

"No." É la sua risposta fredda.

Mi mordo la lingua, frustrata. Perché non può semplicemente essere onesto e ammettere che non vuole parlare con me in generale? Non ha niente a che fare con l’essere professionali.

"Date le circostanze, non dovresti nemmeno frequentare le mie lezioni." Continua e alzo lo sguardo verso di lui.

I nostri occhi si incontrano per un secondo e poi lui distoglie lo sguardo, irrigidendosi.

Faccio scorrere la lingua sulle labbra con esitazione, con una gran domanda in testa. Dovrei chiedere?

Come se avesse mi letto la mente, scuote il capo."No. Non stanotte." 

"Sono già passati sei giorni." 

"Non c'è bisogno di dichiarare l’ovvio. Sono consapevole della data, grazie tante."

"Allora... domani?"

"Domani sì."

Stupido.

Come se stessimo discutendo di un incontro d'affari, non qualcosa di intimo come-

"Me ne vado in camera mia." Si alza improvvisamente.

Annuisco. "Va bene. A domani." 

Non aspetta nemmeno che finisca di parlare che è già sparito dalla stanza.

 

 

xxx

 

 

 

Abbiamo camere separate. E questo è qualcosa per cui sono grata. Ho bisogno del mio spazio, della mia privacy.

Specialmente adesso.

Trascorriamo solo una notte a settimana insieme. E questo perché siamo obbligati.

La legge.

Andare a letto con il mio insegnante.

Disgustoso.

All'inizio era orribile, ma adesso mi ci sono... abituata. É ancora imbarazzante, ma cerco di trattare la cosa con maturità.

Di solito ci impiega qualche minuto e poi mi caccia praticamente fuori dalla sua stanza, quasi sbattendomi la porta in faccia.

Immagino sia difficile anche per lui.

 

 

 

xxx

 

 

 

Mi sta fissando.

Non c'è alcuna reazione sul suo volto.

Niente.

Forse non mi ha sentita.

Ripeto la frase. "Credo che dovremmo sposarci, Signore."

Di nuovo, nulla.

Il mio coraggio sta lentamente scemando e inizio a pensare che tutto questo sia uno sbaglio.

Poi lui apre la bocca, ma passano alcuni lunghi attimi prima che le parole prendano vita.

"Granger." Sussurra poi alza la mano, puntando la porta. "Fuori."

"Cosa? Ma - "

"Fuori." Ripete, calmo.

"Non ci... farà un pensiero? Mi lasci spiegare."

"Non lo ripeterò ancora, Miss Granger."

"Ci ho pensato molto! Non sarebbe davvero un matrimonio, ma una... specie di accordo. Potremmo - "

Si avvicina a me improvvisamente, afferrandomi il braccio e trascinandomi verso l’uscio. Prima che riesca a dire qualcosa mi spinge fuori e sbatte la porta.

 

 

 

xxx

 

 

 

Sbadiglio, trascinandomi in cucina. Svegliarsi presto la mattina sta diventando davvero difficile. Sono stanca tutto il tempo, non importa quanto dorma.

Questa sarà una giornata davvero stressante. Ho lezioni fino a stasera. Ricordo i momenti in cui ero così entusiasta di imparare cose nuove, ma adesso sono... insensibile. So che non userò mai questa conoscenza nella vita reale, allora perché prendermi il fastidio di imparare?

Mi verso un bicchiere di succo d'arancia e poi lo sento.

Voltandomi, gli finisco quasi addosso, ma lui si sposta di scatto. Come al solito ha addosso i suoi vestiti scuri. É tutto ciò che indossa. Non l'ho mai visto con qualcosa di diverso.

E io sto lì con la maglietta e il pantalone del pigiama, sentendomi un po' imbarazzata.

Non ci sentiamo a nostro agio quando stiamo insieme come una moglie e un marito dovrebbero.

É comprensibile.

Il nostro matrimonio è una falsa.

"Quando iniziano le tue lezioni?" Chiede.

"Tra un'ora." 

"Dovresti sbrigarti. Non vorrai fare tardi."

Non mi piace quando si comporta come se fosse mio padre. Rende tutta la storia del matrimonio ancora più disgustosa e imbarazzante e ambigua.

"Devo chiamare l'Elfo Domestico? Desideri mangiare - ?" Interrompe la frase a metà.

M'irrigidisco.

Cosa c'è che non va?

I suoi occhi si socchiudono e si avvicina a me, guardandomi la faccia.

"Dove ti sei fatta quel livido?" Chiede, incrociando il mio sguardo.

"Q-quale livido?" Indietreggio, cercando di nascondermi il volto dietro i capelli.

"Quello sotto l'occhio."

Merda.

Ho dimenticato di controllarmi allo specchio. 

Lo faccio ogni mattina, nascondendo i lividi e individuando le macchie di sangue sotto la pelle con un semplice incantesimo. 

"N-non ricordo." Rispondo velocemente.

Sono arrabbiata con lui per avermi presa alla sprovvista.

"Come puoi non ricordare?" Insiste.

"Non lo ricordo e basta!" lo aggredisco. "La smetta con le domande. Lei non è mio padre. Non gliene importa niente di me quindi la smetta di fingere."

Serra la mascella e annuisce, i suoi occhi sono freddi.

"Hai ragione, Miss Granger. Non m'importa."

Si volta e se ne va. Reagisce sempre così. Raramente discute, perché semplicemente va via.

Non sono dispiaciuta per averlo aggredito.

Non può sapere della mia condizione. Non lo sopporterei. É più facile quando le persone ti odiano piuttosto che provare pena per te.

Non ho bisogno della sua compassione. Non voglio la sua compassione. 

Voglio solo fare qualcosa per lui. Qualcosa di buono. Qualcosa che lo premi per tutti quegli anni che ha trascorso in pericolo cercando di tenerci al sicuro.

E se questo significa  avere in cambio il suo odio, mi sta bene.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

A Dark Tale

 

 

 

Sospiro, passandomi una mano tra i capelli e cercando di pensare ad una risposta. La Professoressa McGranitt mi sta fissando e immediatamente capisce cosa significa il mio silenzio.

"Non ha cambiato atteggiamento nei tuoi confronti?" mi chiede.

Scuoto la testa.

Emette un gemito arrabbiato, "Ci parlerò io. Non ha nessun diritto di trattarti così, Miss Granger."

"No!" spalanco gli occhi, nel panico, "Non può. É... tutto a posto. Non gli piaccio. É arrabbiato ed è comprensibile."

"Ma se sapesse della tua... beh... della tua condizione, sarebbe - "

"Non ne vale la pena. Se deve essere carino con me solo perché sto... morendo, mi sentirei patetica. Non voglio."

La McGranitt mi guarda con occhi colmi di compassione.

É esattamente questo lo sguardo che non voglio vedere negli occhi di nessun'altro.

Mi schiarisco la gola e continuo, "L'abbiamo forzato in questa situazione. Non sa il perché ed è meglio per lui."

"Perdonami, ma ancora non capisco perché hai scelto lui."

Irrigidendomi, abbasso lo sguardo verso le mie mani, "Non c'era nessun'altro."

"E il Signor Weasley?"

"Ronald è..." faccio una pausa, "Avrebbe sofferto troppo per la mia... quando io... quando..."

Sono così patetica. Non riesco nemmeno a dirlo.

Alla fine raccolgo il mio coraggio, "Avrebbe sofferto troppo per la mia morte se ci fossimo sposati. Avevo bisogno di qualcuno che rimanesse... disinteressato."

"Severus può essere un bastardo a volte, ma non è completamente privo di sentimenti, Miss Granger."

"Non è..." arrossisco, "Non è innamorato di me. Sarà più semplice. Voglio che Ronald vada avanti con la sua vita. Non voglio che si affezioni troppo a me. É un bene che non sia tornato per finire il suo settimo anno."

La McGranitt prende un bel respiro prima di chiedermi lentamente, "Ha accettato il tuo matrimonio alla fine?"

Forzo un sorriso appena accennato, "No. Non lo sento da due mesi, ma Harry mi ha detto che è ancora arrabbiato."

Silenzio.

"Questo è troppo per te, bambina mia."

Di nuovo, m'impongo di sorridere, "Sto bene."

Sono stufa di usare questa frase.

 

 

xxx

 

 

É sempre imbarazzante quando devo fare Pozioni. Gli studenti mi rivolgono occhiatacce. Probabilmente pensando che ricevo un trattamento speciale e voti migliori perché sono sposata col Professore.

Tengo la testa china e provo a concentrarmi sulla pozione che sto facendo.

"Hermione," mi sussurra Harry accanto, "Ho fatto tutto in modo corretto, ma la mia pozione sta diventando verde."

Mi sposto più vicino a lui, "Hai aggiunto- "

"Granger, non osare aiutarlo," sussurra uno studente dietro di noi, "Lascia che il Ragazzo-Che-Ci-Ha-Salvati-Tutti faccia la sua pozione da solo per una volta."

"Chiudi il becco," Harry sussurra di rimando.

Anche dopo la Guerra c'è ancora rivalità tra le Case. Specialmente tra Serpeverde e Grifondoro.

"Che c'è, Potter? Incapace di preparare una pozione così semplice?"

Alzo gli occhi al cielo e torno alla mia pozione mentre loro due continuano a litigare. Non ho tempo per certi giochi infantili.

Davvero non ne ho.

Poi sento le parole che mi fanno correre un brivido lungo la colonna vertebrale.

"...sempre a chiedere aiuto a quella puttana di una sanguesporco..."

Lo ignorerò. Lo ignoro sempre.

Mi hanno chiamata in diversi modi in vita mia. Puttana è solo uno di questi. Cosa mi aspettavo che sarebbe successo dopo aver sposato il mio insegnante?

"Signor Larson," dice Piton improvvisamente, "Vorresti condividere ciò che hai appena detto con il resto della classe?"

Silenzio.

"N-no, Signore," risponde il ragazzo.

"Saggia scelta," risponde Piton, "Ti vedrò in punizione. Sette in punto."

Cos'è successo? Piton è davvero intervenuto in mia difesa?

Poi sposta la sua attenzione su Harry, "Signor Potter, se desideri finire l'anno, dovrai preparare le pozioni per conto tuo. Senza aiuto. Sono stato chiaro?"

Harry annuisce rapidamente, "Sì, Signore."

Segue il silenzio.

Prendo un bel respiro e poi capisco che è stata una pessima decisione. Ci sono così tanti odori disgustosi in classe, mi stanno facendo venire la nausea.

"Questa materia è davvero difficile," sussurra Harry, "Non so perché Piton deve insegnare Pozioni. Pensavo volesse il posto di Difesa Contro le Arti Oscure."

Scuoto la testa, "Lo pensavo anche io."

"Beh?" insiste, "Sai perchè - "

"Non lo so, Harry. La McGranitt è la Preside, puoi chiedere a lei," non appena le parole mi escono di bocca, le rimpiango.

Sto costantemente aggredendo le persone e non posso farci nulla. Le piccole cose mi danno fastidio.

"Mi dispiace," sussurro.

Harry annuisce, "É... tutto a posto. Non mi sarei dovuto aspettare che sapessi tutto solo perché sei... sposata con lui. Devo prendere questa materia seriamente se voglio diventare un Auror..."

Harry continua a parlare, ma non riesco a concentrarmi su quello che dice. Finirà la scuola, diventerà un Auror. Diventerà un adulto.

E io?

Mi rimangono solo un paio di mesi.

Mi si chiude la gola al pensiero.

E poi un'ondata di nausea mi colpisce di nuovo. Mi copro la bocca con la mano e chiudo gli occhi per un secondo, cercando di ricompormi.

"Mione, tutto bene?"

Annuisco, incapace di parlare.

Perché deve succedere a me?

Non posso vomitare davanti a tutti. Penseranno che sono incinta e in un certo senso è anche peggio che scoprire che sto morendo.

"Hermione?" chiede di nuovo Harry.

Lo guardo prima di muovermi in direzione della cattedra di Piton. So che tutti mi stanno guardando, lo sento.

Piton sta correggendo dei fogli, ma quando mi nota alza lo sguardo, ha un'espressione confusa.

"Chiedo scusa, Signore" mormoro.

"Per cosa esattamente, Miss Granger?"

"Non... mi sento bene."

Alza un sopracciglio, "Cosa intendi?"

"I-io... vado dalla Signora Chips."

"Per cosa esattamente?" ripete la domanda.

Deve proprio fare così?

So che tutti stanno sentendo la nostra conversazione adesso. Non c'è mai stato un silenzio del genere prima d'ora.

"Beh, Granger? O riveli il motivo per cui vuoi lasciare la classe o torni al tuo posto."

A volte lo odio davvero.

Vomiterò sulla sua cattedra. Sarebbe un motivo abbastanza valido?

Alza entrambe le sopracciglia e mi fissa.

Non posso affrontarlo in questo momento.

Mi volto semplicemente e torno al mio posto. Tutti si rilassano e Piton continua a correggere i compiti.

Ma poi raccolgo la mia roba e cammino verso la porta, lasciando la classe.

 

 

xxx

 

 

Mi getto sulla tazza del gabinetto, tenendomi indietro i capelli.

Quella stupida medicina non mi sta aiutando per niente.

Dopo qualche minuto mi alzo, guardando il mio riflesso nello specchio.

Non sembro così diversa.

Sono ancora me stessa. Giusto?

 

 

xxx

 

 

É ora di cena.

E lui non è qui. Posso immaginare che sia ancora arrabbiato con me per ciò che è successo in classe oggi. Ma è stata tutta colpa sua. Avrebbe permesso a qualsiasi altro studente di lasciare l'aula. Ha rifiutato solo perché si trattava di me e credeva di dover essere super-severo nei miei confronti. Non è di aiuto comunque. Non piaccio agli altri studenti e continuano a pensare cose orribili su di me.

D'altro canto, è un bene che non sia qui. Così non devo sforzarmi di mangiare quando anche la sola vista del cibo mi fa venire la nausea.

 

 

xxx

 

Dov'è?

Sono quasi le dieci e dobbiamo ancora fare quella cosa.

Esco dalla mia camera, sbadigliando mentre mi dirigo nella sua.

Non è qui.

É la prima cosa che noto quando entro, accendendo le luci.

Sospirando, mi siedo sul suo letto e aspetto.

Sa che deve essere fatto.

Sarà qui a momenti.

 

 

xxx

 

 

"Granger."

Spalanco gli occhi al suono di quella voce fredda.

Dove sono?

Mi guardo intorno, rendendomi conto che non sono in camera mia. Poi ricordo.

Come ho fatto ad addormentarmi nella sua stanza?

Mi alzo, schiarendomi la gola, imbarazzata, "La stavo aspettando."

"Mi sembra ovvio."

"Dov'è stato? Che ore sono?"

"Abbiamo ancora un'ora," risponde e guarda il letto dietro di me.

Annuisco, risiedendomi.

Sono sempre tesa.

"Mi hai messo in imbarazzo a lezione oggi," dice.

Sapevo che non avrebbe tralasciato quest'argomento.

"Stavo male e non mi ha lasciato andare."

"Mi hai mancato di rispetto davanti agli altri studenti."

"Non volevo," alzo lo sguardo verso di lui, "Lei mi ha costretta."

"Sì, posso immaginare che sai molto sul costringere qualcuno a fare qualcosa che non desidera." dice crudelmente.

Mi mordo il labbro, voglio solo finire questa faccenda così che possa tornarmene in camera mia.

Mi distendo mentre lui spegne le luci. Non appena l'oscurità riempie la stanza, tolgo velocemente i pantaloni del pigiama e la biancheria intima.

É sempre la stessa storia.

Così distaccata. E fredda.

So che era abituato a prendere una pozione prima di iniziare. Non so se la prende ancora.

M'irrigidisco quando lo sento avvicinarsi. Mi separa le gambe, un po' più sgarbatamente del solito. É ancora arrabbiato e lo dimostra.

Ha ancora i vestiti addosso, lo sento.

Non c'è bisogno di togliersi più vestiti di quanto assolutamente necessario. Questo è ciò che ha detto la prima notte.

Mentre i secondi passano provo a rilassarmi e a pensare ad altre cose, ma è impossibile.

E poi lo sento muoversi.

É sempre sgradevole, ma questa volta è quasi doloroso.

Mordendomi a sangue il labbro, ignoro le lacrime che si stanno formando nei miei occhi.

Lui non emette nessun suono mentre si muove sopra di me, attento a non toccarmi più del necessario.

Mi lascio sfuggire un piccolo grido e lui si ferma per un momento prima di continuare, più veloce di prima. Vuole finire il prima possibile.

Dopo qualche minuto finalmente trattiene il respiro e s'immobilizza, tremando un po'.

E io sono distesa lì, aspettando che si allontani.

Appena lo fa mi rimetto velocemente i pantaloni.

É tutto.

É sempre la stessa storia.

Accende le luci e lo guardo. É un po' affannato, ma oltre quello non c'è nient'altro che provi che lui... che noi...

"La pozione," dice, indicando il comodino.

Giusto. La pozione che previene la gravidanza. Una cosa del genere è illegale e il Ministero punisce coloro che usano contraccettivi. Ma secondo Piton non sono capaci di intercettare questa pozione. Forse la prepara lui stesso? Non lo so, non gliel'ho mai chiesto.

Prendo la pozione e mi alzo, lasciando la sua stanza velocemente prima che abbia la possibilità di cacciarmi fuori.

 

 

xxx

 

 

"Questo è ridicolo," mi fa notare.

"Beh, è l'unico modo che ho trovato per far sì che lei mi ascoltasse," spiego.

"Minerva che mi chiude a chiave in un ufficio con te, ordinandomi di parlare con te. Non pensi sia alquanto estremo? Per quale motivo poi?"

Prendo un respiro profondo, "Lo sa."

Alza gli occhi al cielo, "Granger, se riguarda quella tua stramba idea - "

"Non è stramba, Signore. Dobbiamo tutti sposare qualcuno e... potremmo aiutarci a vicenda."

"Come potrebbe aiutarmi  sposare una studentessa? Non sono interessato nel danneggiare la mia reputazione ancora di più."

Apro la bocca per parlare, ma impiego qualche istante prima che le parole vengano fuori, "Beh... non sarebbe un vero matrimonio. Potrebbe ancora fare le cose che vuole e così anch'io."

"Un matrimonio di convenienza."

"Esattamente."

Mi manda un sorriso malvagio, "Ha letto ciò che c'è scritto nella legge, Miss Granger?"

"Certo che l'ho fatto."

"É a conoscenza di quella parte riguardo all'avere un bambino entro due anni e gli altri obblighi coniugali?"

Arrossisco un po', "Questo è... spiacevole, ma pensi alle altre cose. Potremmo continuare a vivere la nostra vita, esattamente come stiamo facendo adesso."

"Perché stai facendo questo, Granger? Perché io?"

Perché mi sento in colpa per non aver avuto fiducia in lei. Perché mi sento uno schifo sapendo ciò che ha dovuto passare e che gli altri la odiano comunque. Perché merita un po' di pace nella sua vita ed è ciò che otterrà una volta che me ne sarò andata. 

Resto in silenzio. 

Alza un sopracciglio, "Non hai mai avuto una cotta per me. L'avrei notato. Perché io? Perché non quel Weasley?" 

"Non stiamo... insieme in quel senso." 

Scuote semplicemente la testa, "Non m'interessa. Questa conversazione è finita." 

Con un colpo della sua bacchetta le porte si spalancano e se ne va.

Poteva aprire le porte? Allora perché è rimasto così a lungo e mi ha ascoltato?

Quando ho deciso di agire nobilmente e di aiutarlo non avrei mai pensato che un gesto del genere avrebbe causato così tanti problemi. Morirò prima di riuscire a convincerlo a sposarmi.

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

A Dark Tale

~ Chapter 1 ~

 

 

 

Lo fa sempre. Mi evita tutto il giorno dopo che abbiamo fatto il nostro dovere di marito e moglie. E una parte di me è riconoscente per questo. Non mi sento a mio agio come cerco di sembrare. Essere intima proprio con lui fra tutte le persone è... rivoltante. Disgustoso. Dovrebbe esserlo. Le altre persone pensano sia una cosa da pazzi.

Condividevo la loro opinione all'inizio, ma adesso non tanto. È solo un altro sacrificio ed è... sopportabile. Facciamo quello che dobbiamo fare e poi fingiamo che nulla sia successo. È più facile così.

Mi siedo da sola a tavola, godendomi il silenzio e la pace.

Faccio scorrere gli occhi sulla Gazzetta del Profeta, tentando ansiosamente di trovare una qualche nuova informazione sulla Legge Matrimoniale. Ma non ce n'è alcuna. La gente è ancora furiosa, ma non ci sono cambiamenti rilevanti all'orizzonte. Non importa comunque. Non a me.

Se ci penso, sarei distrutta se la Legge fosse tolta di mezzo prima che morissi. Significherebbe che è stato tutto inutile, ogni sacrificio, ogni umiliazione, le occhiate cattive e i pettegolezzi. Non riesco nemmeno a immaginare quanto ci starei male.

 

 

xxx

 

 

"Non ora, abbiamo ancora qualche mese," Harry scuote la testa, "Voglio dire, amo Ginny, ma non siamo così entusiasti all'idea del matrimonio. Siamo troppo giovani per una cosa del genere."

Annuisco, "Capisco, ma non avete scelta. Nessuno di noi ce l'ha."

"Non posso crederci. É tutta colpa di Voldemort. Anche dopo la sua morte sta ancora mettendo sottosopra la nostra vita," la rabbia traspare dalle sue parole.

Inizio a camminare più velocemente, non volendo arrivare tardi alla nostra prossima lezione, "Harry, sei fortunato. Hai una persona con cui vorresti trascorrere la tua vita. Immagina di dover sposare qualcuno solo perché la legge dice così."

"Come è successo a te?"

M'irrigidisco e smetto di camminare.

"Mi dispiace, so che non vuoi parlare - " inizia Harry.

"Esatto. Non voglio parlarne."

Apre la bocca per rispondere, ma alla fine annuisce semplicemente e sorride, comprendendo. Mi sforzo di sorridergli e continuiamo a camminare.

 

 

xxx

 

 

Mi fa male lo stomaco. É gonfio o una cosa del genere.

Gemo e infilo velocemente il pigiama, desiderosa di andare a letto presto stasera. Non appena mi avvicino al letto sento qualcosa.

Qualcuno che bussa.

Non può essere.

Chi mai busserebbe -?

Lo sento di nuovo. Più forte stavolta.

É Piton?

Deve essere lui.

Mi dirigo velocemente verso la porta, afferrando la maniglia e aprendo.

É davvero lui.

Stiamo lì per un paio di lunghi attimi. Aspetto che parli, che spieghi cosa ci fa qui, ma non dice nulla. Mi sta solo fissando.

E poi inizio ad agitarmi. C'è di nuovo qualcosa sulla mia faccia? Un livido?

"Posso entrare?" dice alla fine, con voce bassa.

"Um, certo," faccio un passo indietro e lui entra.

C'è qualcosa che non va. Non è mai venuto in camera mia prima d'ora. Mi volto velocemente a guardarlo, notando i suoi occhi esaminare la mia stanza. E non sta nemmeno cercando di nasconderlo. Il suo sguardo si sposta dal mio letto al mio tavolino da toletta, alla mia scrivania e alla fine incontra di nuovo i miei occhi.

"C'è qualcosa che non va?" chiedo.

Si prende del tempo per rispondere e la mia agitazione cresce soltanto.

Alla fine alza le sopracciglia, "Dimmelo tu."

Incrocio le braccia al petto, "Cosa intende?"

"Sono appena tornato dall'ufficio di Minerva."

M'immobilizzo di nuovo. Incapace di trovare la voce aspetto che continui.

"Sai cosa ci facevo lì?" chiede.

Scuoto la testa.

"Non sei più una So-Tutto-Io, capisco," si ferma un secondo, "Sono stato obbligato a sedermi e ad ascoltarla farneticare e delirare riguardo come non ti tratti come dovrei."

Oh Dio. Gli ha detto qualcosa?

"Apparentemente sono un marito orribile. Un uomo crudele. Un bastardo."

"Non ho mai detto questo," mi difendo.

"Mi chiedo da dove abbia preso certe idee allora."

Distogliendo lo sguardo, aspetto che parli di nuovo. Voglio sapere di quanto è a conoscenza.

"E poi ho scoperto qualcosa di molto interessante," la sua voce è profonda e quasi scherzosa, "Vuoi sapere cosa?"

Lo guardo, sentendo il mio cuore battere all'impazzata.

"Mia moglie è una bugiarda."

Oh Dio.

Mi si chiude la gola.

In qualche modo riesco a dire, "Cosa intende dire?"

Si avvicina a me, "I tuoi genitori."

Cosa?

"Perché è stata cancellata loro la memoria? Ti dispiace spiegarmi perché hai deciso di cancellare la memoria dei tuoi genitori e far dimenticare loro che tu sia mai esistita?"

Mi lascio sfuggire un piccolo sospiro di sollievo. É tutto ciò che sa?

Alza le sopracciglia, "Allora, Miss Granger?"

"Io... non... non è affar suo."

Questo lo sorprende. Lo vedo.

Prima che abbia l'occasione di rispondere, continuo, "Lei mi odia. Non vuole avere niente a che fare con me. Perché dovrei darle spiegazioni?"

Se ne sta in silenzio.

I suoi occhi scuri mi stanno fulminando con lo sguardo ed è difficile rimanere forte e decisa.

"Mi stai nascondendo qualcosa," sussurra, "Non sono un idiota, Miss Granger."

Gli passo accanto, "Vorrei davvero andare a letto adesso."

"Questo matrimonio. I tuoi genitori. É tutto collegato," continua, "E io scoprirò qual è questa connessione. Credimi."

Gli sto voltando le spalle e posso sentire i suoi passi mentre esce dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Ogni giorno è sempre più vicino alla verità.

Cosa farò se lo scopre?

Mi siedo sul bordo del letto, tenendomi lo stomaco.

Fa male.

Le pillole erano solite alleviare il dolore, ma adesso non più.

Non posso fare più nulla.

Sono malata e la medicina Babbana non mi sta aiutando come faceva prima.

Com'è ironico.

Sono sposata con il Maestro di Pozioni.

Potrebbe inventarsi qualcosa per il dolore. Sono sicura che può. Ma non posso nemmeno chiederglielo.

Non posso contare su nessuno.

Nemmeno sui miei genitori.

Ricordo com'erano devastati quando hanno scoperto che sono malata. Non riuscivo a sopportarlo. Il dolore nei loro occhi, era peggio della notizia che avrei dovuto morire.

Così ho deciso di aiutarli. Rendere le cose migliori.

Adesso vivono la loro vita normale, felice e senza preoccupazioni.

Senza una figlia malata.

Credo di aver preso la giusta decisione.

 

 

xxx

 

 

"Vorrei avere notizie migliori," il dottore prende un bel respiro.

Mia madre stringe la mia mano nella mia mentre aspettiamo che continui.

"Cosa intende con questo?" chiede mio padre, sporgendosi un po' in avanti.

"I risultati del sangue -"

"Cosa c'è che non va in me?" lo interrompo, forzando una faccia coraggiosa.

"Hai un sacco di globuli bianchi anormali e sta iniziando a -"

Lo interrompo di nuovo, "Leucemia?"

Mia madre ansima e inizia a tremare.

Il dottore annuisce lentamente, "Leucemia acuta..."

Ci sono così tante altre parole dopo di quelle.

"...non si sa cosa causi la leucemia... alcuni fattori sono conosciuti per incrementare il rischio di alcuni tipi di leucemia... sei stata esposta a una grande quantità di radiazioni?... fumi?... sintomi... sudorazione notturna... infezioni..."

Sento come se avessi abbandonato il mio corpo.

So dove sono.

Nell'ufficio del dottore, stringendo la mano di mia madre, facendo finta di ascoltare il dottore, ma non sono lì davvero.

Non percepisco nulla.

Non posso credere a ciò che sto sentendo. Starò sognando.

"Voglio essere sicuro di aver fatto un buon lavoro nel spiegartelo," dice il dottore e attira di nuovo la mia attenzione.

Annuisco lentamente, "Ho capito."

Continua, "L'obiettivo del trattamento per la leucemia è di distruggerne le cellule e permettere a quelle normali di formarsi nel tuo midollo osseo... chemioterapia... radioterapia..."

Non sembra vero.

 

 

xxx

 

 

Lavoro in silenzio, tenendo la testa china e sperando che la lezione di Pozioni di oggi passi senza problemi.

Gli studenti sembrano badare agli affari propri.

Poi una voce fredda interrompe il silenzio, "Ah, Miss Granger," sogghigna Piton, "Punizione stasera dopo cena."

"C-cosa?" spalanco gli occhi sorpresa.

"Non pensavi mica che avrei lasciato passare l'accaduto di due giorni fa senza averti dato una punizione?” chiede, sollevando un sopracciglio.

Mi mordo la lingua per la rabbia, "No, Signore. Certo che no."

Annuisce e si avvicina a uno studente, osservando la sua pozione.

Posso avvertire di nuovo lo sguardo degli altri su di me.

Non doveva farmi questo.

 

 

xxx

 

 

La sera arriva più in fretta di quanto potessi immaginare.

Entro nella sua aula con le mani sui fianchi, "Sono qui. Cosa vuole che faccia?"

Non mi guarda nemmeno. É seduto alla cattedra, leggendo alcuni compiti.

"Signore?" alzo la voce.

"Siediti un momento."

No. Non voglio sedermi.

"É una punizione," dico, "Cosa devo fare?"

Alla fine mi guarda ed è un po' divertito, posso leggerglielo negli occhi. Si protende all'indietro, prendendo un respiro profondo, "Fammi pensare."

Silenzio.

"Perché?" chiedo a voce bassa.

"Alza la voce, Miss Granger."

"Perché?" ripeto, "Non può solo... lasciarmi in pace? Non le do alcun fastidio. Perché deve rendere miserabile ogni giorno della mia vita?"

Il suo volto si fa più cupo, "Rendo la tua vita miserabile?"

"Signore - "

"Beh, immagino che rimpiangi di avermi sposato."

Mi sfugge una piccola risata, "Allora si tratta di questo? Mi ha messo in punizione perché voleva interrogarmi."

Si alza, il suo volto freddo, "No. Ti ho messo in punizione perché mi hai mancato di rispetto in classe."

D'accordo. Posso fare il suo gioco, "Allora mi dica cosa devo fare. Pulire qualcosa o - "

"Cosa stai nascondendo?"

Scuoto la testa, "Lo sapevo! Questo è il motivo per il quale mi sta torturando! Lei crede che io sputerò fuori il mio grande segreto se si comporta in modo meschino con me e se mi tortura quel tanto che basta - "

É calmo, "Voglio semplicemente sapere il motivo. Ho il diritto di sapere perché sono stato minacciato di essere licenziato se non ti avessi sposato."

"Le sto... facendo un favore. Lasciamo solo che - "

Si avvicina a me, "Un favore? Interrompere la mia pace, vivendo nei miei alloggi?"

"Sta esagerando."

"Portarmi a letto una studentessa non è mai stata una mia fantasia," risponde in modo freddo.

"Beh, questa non è nemmeno la mia idea di divertimento!" dico bruscamente, "Non sta nemmeno provando a renderlo facile per me."

"Rendere facile per te cosa?"

"Anche con la pozione contraccettiva. L'ha mai assaggiata? Se mi sta obbligando a berla, avrebbe dovuto almeno provare a rendere il sapore sopportabile!"

Le sue labbra formano una linea sottile, ma non parla.

Questo è troppo. Non voglio più litigare con lui.

"Perché io?" chiede pacatamente, "Ti sto facendo questa domanda da mesi."

Quando non rispondo, le sue labbra formano un sorrisetto, "Forse ti sto facendo un favore. Forse nessuno voleva sposarti. Saresti stata espulsa da questo mondo e io ero la tua unica opzione."

"Sa che non è vero."

Mi afferra il braccio, "Allora qual è la verità?"

Emetto un grido di dolore e mi lascia andare immediatamente.

Fa un passo indietro, "Io... chiedo scusa."

Silenzio.

"Posso andarmene in camera mia?" chiedo, "Sono stanca. Sono davvero stanca."

"Me lo stai chiedendo da studentessa o da moglie?"

"La prego."

Fa un bel respiro. Dalla sua bocca non esce nessuna parola ma posso leggerglielo negli occhi. Mi sta dando il permesso di andare. É stanco anche lui, è ovvio.

Mi volto ed esco dall'aula silenziosamente.

Qualcosa deve cambiare. Non posso trascorrere il resto della mia vita in quest'odio.

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


 

Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

 

A Dark Tale

~ Chapter 5 ~

 

 

Le cose devono cambiare.

Ho deciso di parlare con Piton e tentare di rendere le cose migliori. Non possiamo continuare a litigare ogni giorno. Non ce la faccio.

Devo solo ricordare perché l'ho sposato, prima di tutto. Mi dispiaceva per lui, ero grata per tutto ciò che ha fatto per l'Ordine. E dopo aver saputo della sua triste vita sentivo che gli spettava qualcosa in cambio. Così ho deciso di dargli il dono della vita. Una vita tranquilla e in pace come merita. Ed è esattamente ciò che otterrà. Dopo che me ne sarò andata, ovviamente.

Non avrei mai immaginato che essere sposata con lui sarebbe stato così difficile.

Non avrei mai immaginato che lui sarebbe stato così difficile.

 

xxx

 

Fuori è una bellissima giornata.

Ma io non mi sento così bene.

Mi fa ancora male lo stomaco.

Sono a letto, rannicchiata e sotto le coperte. A quanto pare non andrò a lezione oggi.

Spero che la McGranitt troverà qualche scusa per spiegare la mia assenza. Non ho voglia di vedere nessuno. Non che qualcuno verrebbe a farmi visita, poi, si sentono tutti troppo a disagio negli alloggi di Piton. Ginny è l'unica che è venuta a trovarmi da quando ci sono state le nozze. Nemmeno Harry ha osato venire qui.

Divertente.

Sono tutti così spaventati da Piton.

Non posso biasimarli.

 

xxx

 

Qualcuno bussa alla porta.

No. 

Non posso vederlo adesso.

Così resto in silenzio, sperando solo che se ne vada. Non sento nulla per una manciata di secondi e mi rilasso, ma poi lo sento di nuovo.

Non ha intenzione di andarsene.

"Che c'è?" dico, sforzandomi di cacciare una voce forte.

Nulla.

A cosa sta giocando?

Improvvisamente la porta si apre ed entra fiduciosamente.

Mi metto in una posizione seduta, "Cosa sta facendo?"

"Sono venuto a dare un'occhiata a mia moglie," risponde, avvicinandosi.

"Non le ho dato il permesso di entrare!"

Incrocia le braccia al petto, "Ero semplicemente preoccupato per mia moglie. Non ho il permesso di esserlo?"

"Non ha nessun rispetto per la mia privacy," lo accuso.

"Perché non eri a lezione oggi?" chiede, ignorando il mio commento di poco prima.

"I-io... non è affar suo."

"Vedi, Miss Granger, è affar mio. Sei mia moglie, dopo tutto."

"Questa sì che è bella, Professore. Continua a ricordarmi che sono sua moglie, però mi chiama Miss Granger."

S'immobilizza.

"Se ne vada," mi distendo nuovamente, rimboccandomi le coperte fino al collo.

"Cosa c'è che non va?" chiede.

Sembra preoccupato. Me lo sto immaginando?

"Non mi è permesso sentirmi male di tanto in tanto?"

Sa che sto mentendo. Persino io posso avvertire l'agitazione nel mio tono di voce. Non può essergli sfuggito.

Parla di nuovo, lentamente, "Mi stai mentendo?"

Silenzio.

"Allora?" chiede di nuovo.

"Mentendo su cosa?"

Il suo tono di voce è più basso adesso, "Hai preso la pozione contraccettiva?"

Alzo gli occhi al cielo, "Per amor di Dio, non sono incinta!"

Il suo volto s'irrigidisce, "Vorrei prendere un campione del tuo sangue per esserne sicuro. La pozione può aver fallito. E un bambino è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento."

L'agitazione s'impossessa di me, "No. Nessun campione di sangue."

"E perché no?"

"P-perché... non sono incinta. Lo so che non sono incinta e non c'è bisogno di nessun'analisi del sangue."

Mi guarda diffidente, "Altri segreti, Granger?"

"Non c'è alcun segreto. Mi sento solo un po'...stressata ultimamente e non sto mangiando bene."

Lo sguardo cupo nei suoi occhi mi fa capire che non mi crede.

"Vorrei riposarmi un po' adesso," mi giro dall'altra parte voltandogli le spalle, sperando che se ne vada.

E lo fa.

 

 

xxx

 

 

Finalmente è sabato.

E mi sento meglio così ho deciso di trarre il meglio da questa giornata.

Entro in cucina, notando Piton seduto al tavolo intento a leggere la Gazzetta del Profeta.

"Buongiorno," borbotto mentre mi verso un bicchiere di succo di zucca.

Lui abbassa il giornale lentamente e mi guarda, "Esci?"

"Sì, io e Ginny andiamo a Diagon Alley a fare un po' di spese."

"Spese?" chiede, "Di cosa hai bisogno?"

"Non ho bisogno di nulla, è solo...per divertimento."

Mi guarda in modo strano.

"É quello che facciamo, noi ragazze, per divertirci," cerco di spiegare.

"Andare a Diagon Alley, in mezzo alla confusione cercando di farsi strada tra i negozi affollati è la vostra idea di divertimento?"

"Sì?" mi viene fuori come se fosse una domanda.

Mi sta guardando come se avessi due teste.

"Devo andare," bevo in fretta il mio succo e mi volto per andarmene.

"Lo sai che non è prudente," dice improvvisamente.

Mi giro verso di lui.

Continua, "Non tutti i Mangiamorte sono stati catturati. E sono sicuro che molti di loro non vedono l'ora di mettere le mani su un membro del Trio d’Oro."

"Starò bene. Nessuno mi attaccherebbe in pubblico," rispondo, "Comunque, so badare a me stessa."

Solleva un sopracciglio, senza dire nulla.

"D'accordo," annuisco, "Tornerò tra un paio d'ore."

Non appena sto per uscire lui parla di nuovo, "Hai bisogno...di Galeoni?"

"No, sono a posto, ce li ho, i soldi."

"Oh, perdonami," risponde, "Dimenticavo che avessi dei genitori. Dimmi, hai preso il loro denaro prima o dopo averli Obliviati?"

Apro la bocca per controbattere, ma in qualche modo mi trattengo. Non ne vale la pena. Sono di buon'umore stamattina e lui non cambierà le cose.

Esco dalla cucina senza dire una parola.

 

 

xxx

 

 

"Allora..." inizio a dire, "Dovremmo iniziare probabilmente."

Se ne sta nell'angolo della stanza, dandomi le spalle.

Abbasso lo sguardo verso il mio vestito da sposa, ricordandomi della cerimonia. Era così patetica. É durata solo un paio di minuti e poi ce ne siamo andati entrambi. C'erano dieci o quindici invitati. Nessuno, eccetto la McGranitt, aveva capito perché ci stavamo sposando. L'atmosfera era imbarazzante, cupa.

Sembrava di essere a un funerale.

Sospiro, passandomi una mano tra i capelli.

La prima parte è fatta.

Adesso dobbiamo solo finire la seconda parte e saremo sposati legalmente.

"Non posso farlo," sussurra.

"Cosa?" mi alzo dal letto, "Non può tirarsi indietro adesso."

Mi guarda in faccia, "Sei mentalmente stabile?"

Sono presa un po' alla sprovvista da quella domanda, ma annuisco, "Sì, lo sono."

"Ne sei sicura?"

"Sì."

"Forse sei innamorata di me? Questo è il momento in cui ammetti di essere stata innamorata di me da molti anni ormai?"

Arrossisco un po', "N-no."

"Lo immaginavo," commenta, poi il suo volto si fa cupo, "Forse ti diverte il dolore e la sofferenza e l'oscurità e la malvagità. Forse è per questo che mi hai scelto. Sai che posso darti tutto questo."

Adesso mi sta spaventando.

"No, q-questo non è vero," mi difendo.

"É per sesso? Non dovevi obbligarmi a sposarti se volevi portarmi a letto. Ci sono vie più semplici."

"La smetta!" alzo la voce, "Perché si comporta così?"

Si avvicina a me e posso sentire l'odore di Whiskey Incendiario che emana, "Sto semplicemente cercando di comprenderti, Miss Granger."

"Sta sprecando il suo tempo," mi sforzo di dire, "Non ci sono segreti. Le ho spiegato tutto. Otterremo molto entrambi da questo matrimonio."

"Ah sì, la libertà."

"Esattamente. Questo matrimonio è falso e possiamo vivere entrambi come abbiamo vissuto prima. Solo... insieme."

Dopo un momento annuisce, "Sai cosa si deve fare adesso, giusto?"

"S-sì, lo so," mi guardo le mani.

"Non fare la timida adesso. É stata tutta una tua idea," la sua voce è crudele.

Annuisco, mostrando una faccia coraggiosa. Prima lo facciamo, meglio è. Abbasso la zip del vestito e la sua voce mi ferma, "Cosa stai facendo?"

"Mi tolgo il vestito?"

"Non ce n'è bisogno."

"No?"

"No."

Annuisco, cercando di comprendere cosa vuole dire.

"Stenditi solo sul letto," mi ordina.

Si volta di nuovo, "Sono un uomo sposato," sussurra poi si lascia sfuggire una risata.

Credo sia un po' ubriaco.

"Ho sposato una studentessa," ride di nuovo.

Il suo comportamento mi sta preoccupando. Sono agitata e lui è ubriaco. Non penso che finirà bene.

Sta ancora parlando da solo, mormorando parole che non riesco a capire.

Mi schiarisco la gola, "Non l'ho mai fatto davvero."

Questo attira la sua attenzione.

Si gira a guardarmi, "Chiedo scusa?"

"Non l'ho mai fatto davvero prima," ripeto, irrigidendomi.

Silenzio.

Mi fissa, senza alcuna espressione sul volto.

"Pensavo solo... che avrebbe dovuto saperlo," dico, sedendomi sul letto.

Perchè mi sta guardando in quel modo?

Appena apro la bocca per parlare si volta improvvisamente ed entra nel bagno, sbattendo la porta.

 

 

xxx

 

 

"Sì, amo Harry, ma non sono sicura di voler trascorrere il resto della mia vita con lui," ammette Ginny mentre ci dirigiamo verso un altro negozio.

"Beh, non hai molto tempo per trovare un'altra persona," rispondo.

"Lo so," sospira, "E non sto cercando di trovare un'altra persona, è solo che... l'idea del matrimonio... è terribile."

"Non è così orribile."

Ginny mi guarda, "Dici sul serio?"

Annuisco.

"Quindi stai dicendo che essere sposata con Piton non è orribile?"

"É... sopportabile."

Ginny ride, "Qualunque cosa significhi, Hermione."

Entriamo nel negozio e sono sorpresa per ciò che c'è dentro.

"Ginny, è un negozio di lingerie."

Lei ride, "Già."

"Ma non ho bisogno di comprare nulla qui."

"Io sì," mi fa l'occhiolino, "Vorrei fare una sorpresa a Harry."

Faccio una smorfia, "Troppe informazioni."

Ginny ride, "Forse potresti fare una sorpresa al tuo marito adorato?"

"Non penso che la sorpresa gli piacerebbe molto."

"Davvero? Allora le voci sono vere?"

Socchiudo gli occhi, "Quali voci?"

"Che lui è... sai... asessuale?"

Lo è? Non lo so. Forse lo è. Non ha mai mostrato interesse per una cosa del genere. O forse è solo che io non gli piaccio.

"Allora, lo è?" insiste Ginny.

"Stai chiedendo alla persona sbagliata."

"Sei sua moglie."

Sospiro, "Possiamo non parlare di Piton, per favore?"

Ginny annuisce, comprendendo, "Certo."

"Grazie."

"Hermione, io sono qui se vuoi parlare, lo sai questo, vero?"

Guardo la mia amica e improvvisamente sento come se avessi bisogno di dirle tutto. Di confessare cosa c'è davvero nella mia testa, di spiegare perché ho sposato Piton, di dirle che sono malata. Sarebbe bello appoggiarsi a qualcuno, per parlare.

Parlarne aiuta. Così dicono.

Ma sarebbe ridicolo.

Non posso dirle che sto morendo in un negozio di lingerie.

Improvvisamente una commessa si avvicina a noi, "Ciao, posso aiutarvi?"

Ginny inizia a parlarle mentre mi perdo nei miei pensieri.

Perché non posso fidarmi di nessuno? Sto tradendo i miei amici nascondendogli le cose. Mi odieranno una volta che lo scopriranno.

Perché non posso dirglielo?

E poi capisco perché.

Lo renderebbe troppo reale.

Persino io non l'ho accettato veramente e dicendolo a tutti dovrei... ammetterlo a me stessa. E questo è troppo.

Vorrei solo ignorarlo quanto più a lungo possibile.

Oggi mi sento bene. Posso fingere di essere una ragazza normale che ha un'intera vita davanti a sé.

 

 

 

xxx

 

 

 

Lascio cadere la mia borsa da shopping sul pavimento e mi siedo sul divano, facendo un bel respiro.

É quasi notte fuori.

Ginny davvero non sa quando è ora di tornare a casa.

É tutto così silenzioso.

Mi guardo intorno, notando che tutto è esattamente dov'era quando me ne sono andata.

Mi alzo e mi dirigo verso la camera di Piton lentamente, bussando gentilmente alla porta.

Nessuna risposta.

Busso ancora.

Nulla.

Apro la porta e do una sbirciata all'interno.

Non è qui.

Tornando nel salotto non posso fare a meno di chiedermi dove sia.

 

 

 

xxx

 

 

Mezzanotte è passata e lui non è ancora tornato a casa.

Inizio a preoccuparmi.

Ci sono ancora Mangiamorte in fuga, proprio come ha detto lui.

E se-?

Improvvisamente sento un rumore.

Poi dei passi.

Nemmeno un secondo dopo compare, venendo in salotto. Si paralizza quando mi vede, ma si riprende velocemente.

"Perché non sei a letto?" chiede.

"Dov'era?" mi alzo, "Mi ha fatto stare in pensiero."

"In pensiero?"

"Sì, è mezzanotte passata."

Si schiarisce la gola, "Come puoi vedere sto bene. Va' in camera tua."

"Dov'era?" chiedo.

"Non sono cose che ti riguardano."

Questo mi ferisce un po'.

"Volevo solo -"

Mi interrompe, "Tu mi tieni dei segreti. Non mi è concesso fare lo stesso?"

Piano piano inizio a capire, "Stava con un'altra donna?"

Non risponde.

Perché non dice nulla?

Lo guardo sorpresa, "Lei sta... con un'altra?"

É impossibile. Non posso nemmeno immaginare Piton con una donna. Non è qualcosa che farebbe.

Resta in silenzio.

"Mi risponda," dico.

"E se stessi con un'altra? Tu stessa hai detto che questo matrimonio è falso."

Faccio un passo indietro, "Lei è..."

"Non ho ammesso nulla, Granger. Non saltare alle conclusioni."

"Allora mi risponda."

Scuote semplicemente la testa, "Dovresti davvero andare a letto."

E con quelle parole se ne va, lasciandomi sola.

Me ne sto lì per una manciata di lunghi minuti.

Sta succedendo davvero?

E se fosse così, perché ci sto male? Perché mi sento tradita? Il nostro matrimonio è falso, questo lo so.

Faccio un respiro profondo per calmarmi.

Non importa.

É la sua vita.

E io ho la mia.

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.

 

A Dark Tale
~ Chapter 6 ~

 

 

Prendo un sorso di caffè e fingo di leggere la Gazzetta del Profeta mentre lui entra in cucina, non dicendo nulla. Il ricordo dell'evento della scorsa notte è ancora vivido nella mia mente e non me la sento di parlargli. O anche di guardarlo.

Anche se provo con tutte le mie forze ad ignorarlo, non posso fare a meno di notarlo quando si siede e si versa del caffè.

Prendo un respiro profondo, mordendomi il labbro inferiore.

"Hai piani per oggi?" Chiede all'improvviso.

M'irrigidisco e scuoto semplicemente la testa, non alzando gli occhi per guardarlo. "No."

"Hai intenzione di trascorrere la giornata qui?"

"Forse." Rispondo. "Non lo so ancora."

Silenzio.

"C'è un motivo per il quale non mi hai degnato di uno sguardo?"

Lentamente appoggio il giornale sul tavolo e alla fine incontro i suoi occhi. "No, nessun motivo particolare."

Solleva un sopracciglio. "É così?"

"Sì."

"Non ti credo."

Questo mi fa arrabbiare. "Creda ciò che vuole."

Fa un sorrisetto. "Sei arrabbiata."

Lo fisso, tentando più che posso a restare impassibile ma non funziona.

"É per ieri?" Chiede. "Non ti capisco, Granger. Hai menzionato un centinaio di volte che il nostro matrimonio è falso - "

"Questo non le dà il diritto di mancarmi di rispetto."

Ecco. L'ho detto.

Non posso fingere che non mi dia fastidio.

Lui sta in silenzio, fissandomi soltanto.

Così continuo. "Come si sentirebbe lei se io... se io la stessi... tradendo?"

"Non lo chiamerei tradire." Dice con cadenza lenta. "Stai dimenticando il vero motivo che c'è dietro il nostro matrimonio?"

"No, ma mi aspettavo che mi rispettasse."

Si alza in piedi. "Il rispetto va guadagnato, Miss Granger. Così come la fiducia."

E con questo se ne va.


 

 

ooo

 

 

 

Siedo in silenzio affianco al suo letto, guardandolo, osservandolo per scorgerne qualsiasi segno di movimento. Il suo petto si alza e si abbassa lentamente. Sta respirando. C'è un senso di pace sul suo volto e per qualche strana ragione non riesco a distogliere lo sguardo.

É come se fosse magico.

Salvare la vita di qualcuno.

Sapere che quella persona sarebbe morta se non fosse stato per te.

Siamo soli nella stanza. Tutti sanno che era un doppiogiochista, tutti sanno che non era un traditore. E tutti non vedono l'ora che si svegli per aggredirlo con le loro domande.

Avvicino la sedia al letto e lo vedo.

Il suo viso si muove, si acciglia e poi i suoi occhi si aprono lentamente. Sbatte le palpebre un paio di volte, non notandomi per niente. Trattengo il respiro in trepidazione mentre aspetto che si renda conto di dove si trova.

Alla fine i suoi occhi si spostano su di me e c'è confusione sul suo volto. Sono probabilmente l'ultima persona che si aspettava di trovare affianco al suo letto.

“Granger?” La sua voce è rauca e debole.

“Sì, Professore, sono io. Come si sente?” Chiedo con lentezza.

Lui non risponde.

La sua mano sale fino al collo solo per trovarlo coperto di bende. Guardo in silenzio mentre la presa di coscienza lo colpisce lentamente e poi mi guarda di nuovo.

"Cos'è successo?"

"A-abbiamo vinto, Signore. Voldemort se n'è andato."

"Quando?"

"Due giorni fa. Lei... dorme da allora..."

"Sono morto."

"No, è quasi morto." Poi sorrido. "Ma sono riuscita a riportarla in vita."

I suoi occhi si socchiudono. "Tu?"

"Sì, Harry ha aiutato, ma - "

"Mi hai salvato la vita?"

"L'ho fatto."

Silenzio.

Non mi aspettavo che mi fosse grato, lo conosco fin troppo bene. Ma ero dannatamente sicura di non aspettarmi di vedere rabbia sul suo viso. Rabbia nei miei confronti.

"Cosa te ne ha dato il diritto?" Chiede lentamente, la sua voce traboccante di veleno.

"Chiedo scusa - ?"

"Chi ti ha dato il diritto di decidere se avrei dovuto vivere oppure no?"

"Signore - "

"Esci, Miss Granger."

I miei occhi si spalancano per lo shock. "Ma... Non capisco. Voleva morire?"

"Esci." Ripete.

"Pensavo di averla aiutata."

"Vai fuori." Sibila, rivolgendomi un'occhiata glaciale.

Mi alzo, tremando leggermente ed esco velocemente dalla stanza.

 

 

ooo

 

 

 

É passato un po' di tempo da quando sono entrata in Sala Grande per un pasto l'ultima volta. Avevo troppa vergogna di affrontare tutti gli altri studenti, ma oggi ho deciso di mangiare con i miei amici.

E di evitare Piton.

"Quindi sta girando il mondo." Dice Ginny. "Tornerà per un paio di giorni a Dicembre."

Mi sforzo di sorridere.

"Verrà a dare una visita a Hogwarts?" Chiede Harry.

"Probabilmente, muore dalla voglia di vederti."

Mi schiarisco la gola. "Non ha parlato di me? É ancora arrabbiato?"

Ginny fa roteare gli occhi. "Sai quanto possa essere testardo Ron a volte. Sta fingendo di non importarsene di te, ma cambierà idea eventualmente."

"Spero non gli ci voglia più di qualche mese." Sussurro.

"Cosa vuoi dire?" Harry si volta a guardarmi.

"Lascia perdere."

Ginny si fa più vicina. "Ti stai comportando in modo così strano ultimamente, Hermione."

Prendo un respiro profondo. "Ho solo... dei problemi con Piton."

Sia Harry che Ginny s'irrigidiscono ma fanno finta che non sia niente.

"Che genere di problemi?" Chiedono entrambi allo stesso tempo per poi guardarsi a vicenda in modo strano.

"Non posso veramente parlarne, ma lui sta facendo il difficile." Ammetto.

Ginny fa un sorrisetto. "Beh, lui è Piton. Cosa ti aspettavi?"

Cosa mi aspettavo?

Forse una vita tranquilla. O almeno ciò che ne resta. Non un costante battibecchi e litigi.

Sorrido e cambio argomento rapidamente, "Allora, come va il Quidditch?"

 

 

ooo

 

 

É già sera.

E lui non è a casa. Di nuovo.

Dov'è? Cosa sta facendo? Non dovrebbe prepararsi per domani? É lunedì.

E perché sono così agitata?

Ho bisogno di rilassarmi. Ho bisogno che qualcosa mi distragga dal pensiero di lui.

I miei occhi si dirigono lentamente verso il Whiskey Incendiario sul tavolo. Non l'ho mai provato. Di che sa? Beh, non farebbe male provare.

Mi verso un bicchiere e lo porto al naso, annusandolo. Non ha un odore tanto cattivo.

Prendo un primo sorso e faccio una smorfia mentre il liquido mi brucia la gola.

Disgustoso.

Metto giù il bicchiere, tossicchiando un po', mentre gli occhi mi lacrimano.

Ma solo un momento più tardi prendo un altro sorso. E un altro.

Presto mi verso un altro bicchiere. Il sapore migliora ad ogni sorso che prendo.

E mi rendo conto che anche il mio umore sta migliorando.

Mi scappa una risata mentre mi verso un terzo bicchiere

 

 

ooo

 

 

Adesso sto ridendo forte.

E cosa c'è che non va con la stanza? Perché mi sta ruotando intorno in questo modo? Piton gli ha fatto una qualche specie di incantesimo?

Mi stendo sul divano, osservando il soffitto.

"Granger?"

É lui.

Mi siedo e sorrido. "Salve."

"Cosa fai ancora in piedi?" Chiede.

"Cosa fa lei ancora in piedi?" Chiedo di rimando, sbattendo le palpebre un paio di volte per schiarirmi la vista.

Sta in silenzio per un lungo attimo, poi si avvicina a me. "Hai... bevuto?"

"No." Rispondo, poi mi scappa una risata e mi copro la bocca con una mano.

Si avvicina. "Hai bevuto quasi tutta la bottiglia, Granger."

"Davvero?" I miei occhi si spalancano per lo stupore. "Beh, beviamola tutta così può buttarla via."

Prendo la bottiglia dal tavolo e me la porto alla bocca. Improvvisamente viene allontanata da me e alzo lo sguardo verso di lui. "Me la ridia!"

"No." É la sua unica risposta mentre mette via la bottiglia e ritorna da me. "Alzati. Ti porto nella tua stanza."

"Non mi va di andare in camera mia, Piton." Gli dico, incrociando le braccia al petto.

"Smettila con questo comportamento infantile." Dice. "Hai lezione domani."

"E allora? Non ci andrò, comunque."

"Certo che ci andrai." Poi indica la mia stanza. "Alzati."

"Questo... questo sarà un problema." Rido.

"E come mai?"

"Perché la stanza si sta... muovendo. E io aspetterò qui finché non si ferma se non le dispiace."

Quello è un piccolo sorriso sul suo volto? O me lo sto immaginando?

"Vieni." Dice, afferrandomi un braccio e facendomi mettere in piedi.

In un primo momento cerco di divincolarmi, ma poi mi arrendo e ci dirigiamo lentamente verso la mia stanza.

"Dov'è stato?" chiedo, guardandolo.

"C'erano cose di cui dovevo occuparmi."

"Davvero? I-i-io non la credo."

Alla fine raggiungiamo la mia stanza e non appena entriamo, il mio stomaco si torce.

Chiudo gli occhi. "Non mi sento molto bene."

"Come mai? Eri così allegra soltanto un minuto fa." Risponde Piton con sarcasmo.

Afferro il suo braccio per reggermi. "Credo che vomiterò."

Gli scappa un sospiro stanco e mi aiuta a raggiungere il bagno velocemente. Cado sulle ginocchia e mi affaccio sul gabinetto, tremando.

"A cosa diavolo stavi pensando?" Lo sento chiedermi.

Cerco di rispondere, ma il malessere ha di nuovo la meglio su di me, seguito dal vomito.

Questa è una sensazione terribile.

I minuti passano.

Quando penso che sia finalmente finita mi muovo per alzarmi e poi sento le sue mani sulle spalle, reggendomi saldamente.

"Letto." Riesco a sussurrare.

Non appena lo raggiungiamo, cado su di esso, chiudendo gli occhi. Mi fa male la testa adesso.

Posso sentirlo andarsene via.

É tutto?

Se n'è andato.

Inizio ad avere freddo, ma non voglio muovermi per coprirmi con una coperta.

Poi lo sento di nuovo.

Apro un occhio per vederlo seduto sul letto affianco a me, mentre mi offre qualcosa.

"Prendila. Ti sentirai meglio." Dice e noto una bottiglietta nella sua mano.

"C-cos'è?"

"Una pozione. Ti aiuterà."

Scuoto la testa. "N-no."

"Non essere testarda, Granger."

"Non posso prenderla."

"Perché no?"

Chiudo gli occhi. "Se ne vada e ci vediamo d-domani."

"Prendi questa dannata pozione, Granger. Ti assicuro che non è avvelenata."

"Non ne sarei così sicura." Le parole mi sfuggono.

Inspira dell'aria ma decide di ignorare il commento. "Bevila, Granger."

"No."

"Non obbligarmi a versartela giù per la gola."

"Non posso prenderla. Potrebbe reagire male con la mia medicina." Rispondo con voce assonnata.

"Quale medicina?"

Spalanco gli occhi. Cos'ho appena detto?

Mi sta guardando con fare sospetto. "Di che medicina stai parlando, Granger?"

Mi giro sulla schiena. "Voglio andarmene a letto."

"Sei a letto."

"Voglio andare a dormire."

Mi fa male tutto. Sento come se dovessi vomitare di nuovo, ma non posso muovermi. Voglio solo dormire. Cosa pensavo di fare ubriacandomi?

Si sta muovendo. Posso sentirlo.

E poi qualcosa viene adagiato sopra di me e mi sento molto più al caldo.

"Perché mi odia?" Chiedo con calma.

"Dormi."

"Io non la odio."

"Non ricorderai nemmeno questa conversazione domani mattina, Granger."

La mia voce è poco più che un sussurro mentre lo guardo. "Sto morendo."

"Non stai morendo."

"Sì."

"Starai bene. E mi auguro che ci penserai due volte prima di fare di nuovo una cosa stupida come questa."

É divertente. Gli ho finalmente confessato il mio segreto e lui non mi crede. Probabilmente doveva essere così. L'universo non vuole che lui lo sappia.

Chiudo gli occhi di nuovo. "Non voglio che mi odi."

Silenzio.

Gemo e mi muovo, sprofondando il viso nel materasso.

"Io non ti odio. Adesso vai a dormire."

Il mio corpo non mi ubbidisce. Voglio aprire gli occhi. Voglio parlare, ma non posso.

Presto l'oscurità mi avvolge.

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Questa è la traduzione della storia “A dark tale” pubblicata sul sito ‘fanfiction.net’ da The-shiny-girl. Potete trovare il link della versione originale nel profilo.


A Dark Tale

~ Chapter 7 ~

 

 

Mi fa male la testa.

Riesco a stento ad aprire gli occhi e a guardarmi intorno. Quando mi rendo conto di essere nella mia stanza, mi rilasso, poi i ricordi iniziano a scorrere nella mia mente.

A che diavolo stavo pensando?

Ubriacarsi non è decisamente da me.

Ma... è stato divertente finché è durato. Posso ancora ricordare come tutto sembrasse buffo e non mi preoccupavo per nulla. Non provo vergogna, né imbarazzo, niente mi ha trattenuta. Potevo persino parlare con Piton senza essere - .

Oh Dio.

Piton.

Nascondo il volto sotto le coperte mentre cerco di ricordare cosa gli ho detto.

Non c'è molto che possa ricordare.

Un minuto prima gli stavo ridendo in faccia e quello dopo lui mi stava accompagnando nella mia stanza, mettendomi a letto.

É stato carino da parte sua.

Di certo l'ha probabilmente fatto perché non voleva che vomitassi per tutto il suo salotto.

Chiudo gli occhi, decidendo di riposarmi ancora un po'.

Poi sento un leggero bussare alla porta.

É lui?

"E-entri." Dico, obbligandomi a sedermi e a sembrare sobria.

Ma non è lui.

É il suo Elfo Domestico e sta reggendo un piatto.

Mi guarda con fare scettico. "Buon giorno, Miss."

"'Giorno." Rispondo. "Che ore sono?"

"Le undici passate, Miss."

I miei occhi si spalancano in sorpresa. "Sono in ritardo per le lezioni!" Salto giù dal letto velocemente, poi capisco che è stata una cattiva idea poiché la stanza inizia a girare attorno a me ancora una volta. Proprio come ieri, ma questa volta è meno divertente.

Mi risiedo sul letto, chiudendo gli occhi per un secondo. "Come mai nessuno è venuto a svegliarmi?"

"Il padrone ha ordinato così." Risponde l'Elfo e posa una grossa tazza di caffè sul comodino. "Inoltre mi ha ordinato di portare questo alla signorina quando si sarebbe svegliata."

"Davvero?"

L'Elfo annuisce, poi mi guarda in modo strano.

"P-puoi andare. Grazie." Gli dico e lui se ne va immediatamente.

Mi passo una mano tra i capelli, non credendo a quanto sia stata stupida.

In che modo potrò spiegare tutto ai miei amici? Non posso semplicemente ammettere di essermi ubriacata. Loro vorrebbero sapere perché e i-io non posso rispondere a questa domanda.

Perché?

Credo che ero semplicemente stufa e seccata per tutto e avevo disperatamente bisogno di rilassarmi un po' e... non sentire più niente.

Dimenticare tutto.

E l'alcool ha aiutato.

Purtroppo l'effetto è durato solo un paio d'ore.

 

 

 

ooo

 

 

 

Mi copro la bocca, sperando che il malessere vada via. Sono stata al bagno già tre volte ed è passata solo mezza giornata. Se vomito ancora una volta, di me non rimarrà nient'altro.

"Credo che inizierò a nascondere le mie bottiglie di Whiskey Incendiario." Una voce rompe il silenzio.

Mi scappa un piccolo urlo e mi volto per vedere chi sia.

É lui. Chi altro potrebbe essere? Chi altro irromperebbe in camera mia senza bussare?

"Lei ha davvero bisogno di imparare un po' di buone maniere." Gli abbaio contro. "Questa è la mia stanza e - " Smetto di parlare mentre un'altra ondata di nausea mi travolge e chiudo gli occhi, aspettando che passi.

Quando alla fine mi sento abbastanza forte da parlare di nuovo, gli rivolgo uno sguardo freddo. "Se non impara a bussare prima di entrare, inizierò a chiudere la porta a chiave."

Dopo questo lui alza solo un sopracciglio, leggermente divertito.

Tiro le coperte fino al collo e aspetto.

Cosa vuole?

Lentamente si avvicina al mio letto, guardando in basso oltre il suo naso. "Come ti senti?"

"Secondo lei?"

"Sei in grado di tenere una conversazione? Ci sono alcune cose di cui avrei bisogno di discutere con te."

Annuisco. "Di che si tratta?"

"Cosa sta succedendo esattamente tra te e Minerva?"

"C-cosa?"

"Voi due state nascondendo qualcosa."

"Cosa le fa pensare una cosa simile?"

Socchiude gli occhi. "Quando non sei venuta a lezione oggi lei si è precipitata nella mia classe esigendo spiegazioni e mi ha quasi messo a terra pur di accedere ai miei... nostri alloggi."

M'irrigidisco. "É sempre stata come una madre per me."

Un sorrisetto freddo prende vita sulle sue labbra. "Credo che ci sia molto più di questo. Si comportava come se tu fossi morta."

Mordendomi il labbro inferiore cerco di restare calma e di non lasciarmi influenzare dalle sue parole.

Lui continua. "E quando le ho spiegato la vera ragione della tua assenza, il suo comportamento è diventato... strano."

Mi sforzo di sorridere. "Questo è qualcosa che dovrebbe chiedere a lei."

"Cosa mi stai nascondendo?" La sua voce si fa più rabbiosa. "Perché prendi delle medicine?"

Il mio cuore si arresta. "Medicine? Ha... ha rovistato tra le mie cose?"

Alza gli occhi al cielo. "Non sono completamente privo di buone maniere, Miss Granger."

"Allora come - ?"

"L'hai detto tu stessa. La scorsa notte, quando ti ho offerto una pozione ti sei rifiutata di assumerla, dichiarando che avrebbe potuto reagire male con la tua medicina."

Sono senza parole.

Cosa posso dire?

Come faccio a liberarmi di quest'ultima affermazione?

"I-i-io ero ubriaca." Le parole riescono a uscirmi di bocca in qualche modo.

"Questa è una bella giustificazione. Cosa intendevi per 'medicina'?"

Un'altra ondata di malessere mi travolge e non potrei esserne più grata. Saltando già dal letto, corro passandogli accanto e fiondandomi in bagno, sbattendo la porta e urlando "Vada via!" prima di cadere sulle ginocchia e di affacciarmi sulla tazza.

 

 

 

ooo

 

 

 

É umiliante.

Mi stanno guardando tutti.

Sussurrando cose. Indicandomi. Facendo smorfie. Scuotendo la testa.

Ed è comprensibile.

Due giorni fa ho sposato il Maestro di Pozioni.

I miei amici fingono di capire. Fingono di non giudicarmi, ma posso vederlo nei loro occhi. Si stanno chiedendo cosa diavolo c'è che non va in me.

Cammino per il corridoio, dirigendomi in Sala Grande, cercando ardentemente di sembrare forte e sicura di me.

"Hermione!"

Quella voce.

Mi volto, notando Ron a pochi passi da me.

Non posso crederci.

É stato via per più di un mese. Da allora il fatto che avrei sposato Severus Piton è diventata una cosa pubblica.

Immediatamente gli corro incontro, con l'intento di abbracciarlo, di chiedergli come sta, dov'è stato, perché è tornato. Così tante domande.

Ma mi paralizzo non appena noto l'espressione sul suo volto.

Rabbia.

Odio.

"Ron."

"Allora l'hai fatto davvero." Dice in tono freddo. "Hai sposato quel... quell'essere spregevole."

"Andiamo nella mia stanza." Cerco di farlo calmare.

"La tua stanza? Vuoi dire i suoi alloggi?"

"Ron - "

"Cosa diavolo c'è che non va in te, Hermione?" Alza la voce. "Sei... impazzita? Ti ha lanciato qualche incantesimo, deve essere così!"

Tutti ci stanno guardando adesso.

"Ron, smettila, non sono sotto incantesimo. Non sai di cosa stai parlando."

"Allora spiegamelo! Non puoi, non è così?"

Digrigno i denti. "Andiamocene semplicemente da qualche parte in privato."

"Non posso farlo, Hermione. Sei una donna sposata adesso, cosa si potrebbe pensare se te ne andassi da qualche parte con il tuo ex-ragazzo?"

Le persone stanno sussurrando.

Amano vedere scene come questa.

Come può Ron farmi questo?

Prendo un bel respiro. "Non discuterò di questa cosa qui."

Proprio quando sto per andarmene, lui ride. "Capisco. Non puoi discutere della tua vita amorosa in pubblico!"

"Ronald, chiudi il becco!" Gli urlo contro, tutto il mio corpo sta tremando.

"Chiuderò il becco, ma solo quando ti sarai spiegata!"

"La signorina Granger non ha bisogno di spiegarti nulla, Signor Weasley."

Piton.

Appare dal nulla e si sposta accanto a me.

"Bastardo." Ron sussurra. "Sapevo che non era un eroe. Desiderare ragazze di meno della metà dei suoi anni! Lei è disgustoso."

"Ron, smettila!" Provo di nuovo.

Piton sposta la sua attenzione sugli studenti che ci circondano. "Conterò fino a tre e chiunque sarà ancora nei paraggi nel momento in cui pronuncerò 'tre', sconterà punizioni ogni giorno per il resto dell'anno. Uno."

In due secondi se ne sono andati tutti.

Mi avvicino a Ron. "Mi dispiace. Non posso spiegare, ma un giorno capirai. Te lo prometto, è tutto per il meglio."

Lui afferra il mio braccio. "Mi hai rimpiazzato con lui! Lui tra tutte le persone!"

Cosa posso dire per migliorare le cose?

Piton non si muove, ma la sua voce fredda rompe il silenzio. "Toglile le mani di dosso, Weasley, se non desideri portarti via un arto sanguinante."

Ron mi lascia andare e scuote solo la testa, guardandomi in modo grave. "Chi sei tu?"

Prima di avere l'opportunità di rispondere lui si volta e va via.

Me ne sto lì, sentendomi come se qualcuno mi avesse strappato via le budella.

Piton si avvicina a me. "Farò sì che non gli sia più permesso di accedere alla scuola."

E poi va via anche lui.

 

 

 

ooo

 

 

É quasi notte ormai.

Sto ancora male, ma avevo bisogno di farlo.

Mi mancano così tanto.

Fa freddo e inizio a tremare mentre mi nascondo dietro un cespuglio della strada dove affaccia casa mia.

La mia ex-casa.

La casa dove sono cresciuta e che avrei dovuto eventualmente lasciare per sempre.

M'irrigidisco nel momento in cui una macchina parcheggia di fronte ad essa.

Passa un secondo.

Poi un altro.

E poi lei apre la portiera.

Mamma.

Un sorriso prende vita sulle mie labbra mentre la guardo. Sembra che stia bene. É in salute ed è felice. La vita è migliorata così tanto per lei da quando non ha più una figlia malata di cui prendersi cura.

Osservo in silenzio mentre solleva una grande busta della spesa e la porta all'interno dell'abitazione. Un'arancia cade sul pavimento e avverto questo forte bisogno di andare lì e aiutarla. Di aprire la porta di casa per lei, di raccogliere l'arancia, di dirle 'ciao, mamma, com'è andata la giornata?'.

Ma non faccio nessuna di queste cose.

Mi nascondo e la guardo mentre torna indietro per prendere l'arancia, chiude la macchina e sparisce all'interno della casa.

Me ne sto lì per un paio di minuti, con silenziose lacrime che scivolano sul mio viso.

E poi mi smaterializzo nel Mondo Magico.

 

 

 

ooo

 

 

 

"A volte mi chiedo perché sono tornato qui," ammette Harry, tirando fuori i libri dalla sua cartella e appoggiandoli sul banco.

"Perché," Gli ricordo. "Vuoi diventare un Auror."

"Forse c'è un altro modo..."

"Harry, smettila."

Lui scuote la testa. "Due ore di Trasfigurazione! Non pensi che dovrebbero riservarci una specie di... trattamento speciale per essere eroi di Guerra?"

Gli sorrido. "Sei solo pigro, Harry."

La Professoressa McGranitt entra in classe e ci sediamo tutti, spostando la nostra attenzione verso di lei.

"Buon giorno, ragazzi." Inizia.

Apro il libro, girando a pagina cinquantacinque e poi inizio a sentirla.

La nausea.

Sbatto le palpebre un paio di volte, facendo un bel respiro.

Passerà.

Ignorandola, guardo la Professoressa McGranitt ma presto mi rendo conto che non la sento davvero. Avverto una pressione nella mia testa e mi chino sul banco, pregando e sperando che passi.

Ma non succede.

Presto inizio a vedere macchie nere e questo mi spaventa.

"Harry." Riesco a sussurrare prima che la mia vista si oscuri.

"Hermione."

"Che succede?"

"Respira."

Posso sentire le voci ma non riesco a vedere nulla.

Presto l'oscurità mi travolge completamente.

 

 

 

ooo

 

 

 

Gemo, aprendo gli occhi lentamente.

Questa non è la mia camera.

Perché sono nel letto di qualcun'altro?

Il Professor Piton.

É seduto sulla sedia accanto al mio letto.

E mi sta fissando.

"Perché lei è qui?" Chiedo, la mia voce è rauca.

"In quanto tuo marito io sono la prima persona da contattare in caso di emergenza."

"Emergenza?" Sono un po' sorpresa, poi do un'occhiata in giro. "Infermeria."

"Sono colpito dal tuo potere d'osservazione."

Ignorando il suo commento, chiedo. "Come sono finita qui?"

"Sei svenuta."

Oh.

Adesso ricordo.

Non la parte dello svenimento, ma ricordo di essermi sentita un po' strana e di aver sperato che la sensazione passasse.

"Beh, i-io mi sento bene adesso." Dico, mettendomi seduta.

"Dove credi di andare, Miss Granger?"

"Fuori di qui. Sto bene, è stato solo un... incidente."

La sua espressione mi blocca.

É serio.

"Tu non vai da nessuna parte." Dice in modo tranquillo e non posso obbligarmi di disobbedire.

"Sto bene." Insisto.

"Non stai bene. Sei stata priva di sensi per un paio d'ore."

I miei occhi si spalancano per lo shock. "Cosa?"

"Esattamente." Annuisce. "E rimarrai in questo letto fin quando non tornano i risultati delle analisi del sangue."

La gola mi si chiude. "D-d'accordo. Ma lei può andare. Sto bene e non c'è bisogno che lei rimanga qui. Ho già sprecato il suo tempo più che a sufficienza."

I suoi occhi scuri mi mandano un'occhiata e per un secondo penso che lui sappia tutto.

Ma questo è impossibile, giusto?

"Non andrò da nessuna parte." Risponde lui. "Per quanto possa dolermi ammetterlo, sei sotto la mia responsabilità adesso."

"Non lo sono."

"Lo sei." Ripete. "E non ho mai voltato le spalle alle mie responsabilità. Solo quando vedrò la prova che tu stai veramente bene, ti lascerò da sola e potrai iniziare di nuovo a infastidirmi con la tua presenza. Ma fino a quel momento io me ne starò seduto qui e tu te ne starai su questo letto. Preferibilmente, in silenzio."

Deglutisco, mantenendo un'espressione tranquilla.

E adesso?

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