Be My Angel

di Vedrina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Journey... ***
Capitolo 2: *** Finishing Line ***
Capitolo 3: *** Leap ***



Capitolo 1
*** Journey... ***


Finalmente ci ero riuscito, mi ero buttato alle spalle la mia penosa situazione famigliare... dove facevano la comparsa una madre nevrotica e un padre burbero ma assente, e una sorella più piccola completamente viziata.
Finalmente ero riuscito, con tanta fatica, a spesarmi il viaggio che mi avrebbe fatto fare questo salto di qualità. Mi ricordo ancora per filo e per segno il calvario per ottenerlo: mi dividevo tra annunci di lavoro in internet e lavoro come magazziniere in un supermercato. Odiavo quel lavoro, ma mi permise di arrivare dove sono ora.
L'idea del viaggio mi venne dopo l'ennesima lite, con conseguente crollo di nervi di mia madre che non finiva mai di rinfacciarmi ingiustamente le mie mancanze.
 
Ma mancanze di cosa in realtà?

Mi trovavo a fare pure più del dovuto con conseguente remora di averlo fatto bene.
E nonostante questo non avevo mai voce in capitolo, in nessun caso, in nessun discorso.
Sbattendo la porta dietro di me, strinsi i pugni decidendo che era ora di dare una svolta alla mia vita. Non volevo rimanere lo schiavo di quella situazione a vita, volevo andare via, lontano, il più lontano possibile da quel paesino di merda.
Cominciai a lavorare in un magazzino quindi, cercando di rimanere più tempo possibile fuori di casa, mentre ad ogni occasione facevo un salto in un internet point a cercare annunci di lavoro all'estero. Si, perchè non mi accontentavo di cambiare città, io volevo cambiare paese!
E fu quasi per caso, che buttai l'occhio su quell'annuncio.
cercavano un ventenne con buona conoscenza dell'italiano, per fare il cameriere in un ristorante italiano per l'appunto, aperto da poco. Scorsi avidamente l'annuncio per vedere dove lo cercavano. Stati Uniti.
Era la mia occasione. Compilai il modulo e lo spedii senza aver prima inventato qualcosa che mi potesse aiutare ad aver quel posto. Avevo scritto che ero italiano (e questo è vero!) e che mi ero recato spesso in quella città e vi cercavo lavoro per poter commutare il mio permesso di soggiorno vacanziero in qualcosa di più serio. Che volevo lavoro era vero, che ero stato spesso a Los Angeles no. Ma loro, come potevano saperlo?
da parte avevo messo un po' di soldi, abbastanza per spesarmi un biglietto andata e ritorno, più un ostello.
Tanto, se avessi trovato lavoro, sarei riuscito a cavarmela.
Mi sarei accontentato anche di andare a scaricare casse al mercato, tanto era la voglia di andarmene!!!
così mi ritrovai su un aereo diretto nella città degli angeli, sperando che uno di loro mi tenesse una mano sulla testa.

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Capitolo 2
*** Finishing Line ***


I gestori di quel ristorante rimasero molto colpiti dal mio inglese autodidatta. Forse un po' per solidarietà compatriota (il gestore effettivo era un omone Romano), un pò perchè ero volenteroso e capace, mi assunsero.
Il lavoro era semplice e ben più stimolante di mettere in ordini scaffali di prodotti. Dovevo servire la tavola non solo con il cibo, ma anche con le migliori maniere che forse erano l'unica cosa per cui ringraziavo mia madre.
la fatica non la sentivo quasi, tanto era la gioia di stare lontano (in realtà ero abituato a pesi ben più maggior di un misero piatto da portata!), e il locale era di ottimo gusto.
Non era la solita accozzaglia di stile simil italiano, era gusto vero, rustico. Dava quel senso di vecchia trattoria che si vede nei film d'epoca.
Avevo trovato alloggio in una pensione abbastanza squallida, con poche pretese d'igiene. Ma d'altronde, per quello che costava, non potevo aspettarmi un hotel di lusso no?
era composta da una stanza abbastanza ampia per essere una camera da letto, ma troppo piccola per essere considerata appartamento (come invece voleva farmi credere il padrone dell'edificio, un grasso e canuto signore), aveva un letto a una piazza e mezzo spacciato per due nella parete in fondo alla stanza, un fornelletto elettrico con un piccolo frigo scalcagnato di cui avevo serie perplessità sul suo corretto funzionamento (avevo persino paura di aprirlo per timore di trovarvi dentro qualche cadavere non meglio identificato) e un lavabo scheggiato, macchiato dall'uso.
 
Il bagno era una porticina vicino ad un'altra che funzionava da sgabuzzino (ricavato come ebbi conferma dal ridurre lo spazio del bagno), composto da un piatto doccia senza cabina, un lavandino con uno specchio crinato e ormai opaco con una luce fulminata e un water.
Le mattonelle macchiate dall'usura e con pezzi mancanti laddove spostavo gli occhi distratamente.
Il pavimento di tutta la stanza era di simil parquet, segnato da qualche sigaretta di troppo del precedente inquilino (di cui per inciso non volevo sapere che fine avesse fatto: avevo visto troppi film!).
Uno scenario squallidissimo, direte voi. Eppure a me sembrava l'appartamento più bello del mondo.

Il mio piccolo paradiso rispetto all'inferno dorato che avevo a casa.
 
Certo, casa mia aveva un bel bagno luminoso con tanto di bidet e vasca da bagno, la mia camera era luminosa (anche se molto calda l'estate) con un bel letto con le lenzuola che profumavano sempre di lavanda. La cucina era una signora cucina, con del mobilio coordinato. Ora avevo a momenti l'acqua corrente.
Posai il mio misero bagaglio sul letto e pensai che avrei reso quel posto migliore.
Il bagaglio consisteva in uno zaino di quelli da campeggio contentente il minimo indispensabile.
Vestiti per lo più, un quaderno (che in realtà fungeva da diario dei ricordi) e qualche ricordo che volevo tenermi ben stretto. 

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Capitolo 3
*** Leap ***


Quella sera fu speciale. O almeno così asserii con il senno di poi.
Quella sera venne un cliente che mai mi sarei aspettato di vedere.
entrò vestito casual, con un paio jeans, una maglietta a righe orizzontali nere e rosse slavate e occhiali scuri. In sua compagnia una ragazza in minigonna nera, sandali alla schiava e maglietta aderente. Niente di particolare, una normale coppia direte voi. era quello che avrei detto anche io fino a che non si tolse gli occhiali.
Che fosse particolarmente bello già con gli occhiali scuri lo pensai da subito, ma quando se li tolse rimasi letteralmente affascinato. Non avevo tuttavia ancora inquadrato chi fosse.
Mi avvicinai al tavolo con i dovuti modi e esordii con il mio migliore inglese.
"salve! posso esservi d'aiuto?"
ma che avevo detto!? essere d'aiuto? io ero li per servirli!
"Salve..." rispose il ragazzo che ancora non avevo focalizzato, aprendo il menù. Mi fissava insistentemente con quei suoi occhi di taglio orientale, o era una mia impressione? Scostò gli occhi, che andarono a scrutare le pagine del menù. La ragazza interloquì. "ci porti una bottiglia d'acqua minerale intanto". la sua voce era odiosa. Ma era odiosa perchè era la sua voce  o perchè era la voce della ragazza in compagnia di un ragazzo tanto bello?
"vattela a prendere da sola strega!" le avrei voluto rispondere. Invece dalla mia bocca uscì un "subito, signorina" e mi diressi in cucina.
Nella cucina ci stavano i propietari a spentolacciare.
"Hai visto? hai visto?" mi diceva concitata la donna 
"eddaje lascialo in pace!" gli rispondeva il marito "non farci caso, è un po' rincojonita"
"Maaa nando statte zitto! hai visto? hai visto chi ce sta nel nostro locale?! Nando non se ne intende perchè lui non se guarda li filmi! Quello n'attore!! come se chiama...chichi...chinchi...eddaje aiutame! quello che ha fatto quel firm vestito de nero con i nei..."
La guardavo stralunato, e mi veniva da ridere. Avevo finalmente inquadrato chi fosse quel bel ragazzo. QUello che aveva attirato la mia attenzione. "Ma dici Keanu Reeves?" dissi con un sorriso divertito. "si! si! lui! ecco come se chiamava va'".
il film con i nei.Mi veniva da ridere. Lui impersonava NEO, non i nei. Ma la signora Anna mi faceva tenerezza anche per quella sua semplicità. "oh, vedi de trattallo bene eh! che questo ce porta un sacco de pubblicità se è davero famoso come sta a di mi moje!" incalzò Nando. "eddaje Nando! lo sai che sto giovanotto tratta sempre bene tutti!" lo rimboccò Anna.
Quei battibecchi sul mio conto mi riempivano il cuore di tenerezza. perchè i miei non ne avevano mai avuti di simili? 
Quando litigavano a causa mia io diventavo il figlio di questo o di quello (mai un NOSTRO figlio, ma sempre TUO figlio), che ero incapace, che avevo ereditato la nullafacenza da questo o quel ramo di famiglia. Invece loro erano diversi, mi facevano sentire parte di una famiglia che avrei sempre voluto. E non avevo.
Presi la bottiglia di minerale e mi diressi verso il tavolo.
La stappai e la versai nei due bicchieri. Poi la lasciai sul tavolo.
"Siete pronti ad ordinare?" chiesi con il taccuino in mano.
Keanu non distolse lo sguardo dal menù. "Si" mi rispose assorto. "prendiamo due piatti di maccaroni" non mi guardava in faccia. Probabilmente l'essere star voleva dire questo, non dover guardare in faccia l'interlocutore. "da bere?" domandai falsamente interessato. "mm...del vino rosso." chiuse il menù. Mi guardò, finalmente, e sentii qualcosa di strano smuoversi dentro di me. Rimasi imbambolato per un istante, perso nel suo sguardo. Forse arrossii, non saprei... guardai quindi il taccuino e balbettai un penoso "q-quindi due maccheroni e un vino rosso" sentivo ancora i suoi occhi su di me.
"esattamente" rispose gentile.
Mi congedai e mi diressi in cucina.
 
Come potevo essere così stupido? chi si sarebbe mai imbambolato di fronte a un ragazzo? Mica ero una bambina!!! non capivo...Mi faceva più effetto lui che la ragazza che era in sua compagnia! Questo mi turbava alquanto. "ma certo è il fatto che è una persona famosa!" mi ripetevo. A me piacciono le donne dopotutto!
lasciai le ordinazioni in cucina. Quegli occhi penetranti mi turbavano, volevo servire altri tavoli ma allo stesso tempo volevo servire solo lui. mi portai una mano alla testa, mi girava tutto...mi sentivo strano, avevo una sensazione mai provata prima. Come se un angelo mi avesse attraversato l'anima e poi fosse scappato in una frazione di secondo. Ecco come mi sentivo ogni volta che posava gli occhi su di me. Ma come era possibile?
"nun te senti bbene fijolo?" mi domandò preoccupata Anna. Ero visibilmente turbato "no no.." risposi cortesemente "è solo un po' di stanchezza sai...tutto a posto" affrettai a rispondere. Avevo paura mi dicesse che potevo andare a casa prima e io non volevo. Guardai verso il suo tavolo. Non contavo niente.
Parlava amabilmente con la sua compagna, sorridendo. Non guardava mai verso di me. "logico" mi dissi "figurati se noterebbe mai un misero cameriere" ma poi scacciai questi pensieri, che non facevano altro che agitarmi. 
"ecco mi raccomanno eh!" mi disse Nando mentre mi metteva i due piatti da servire sul bancone "che si è vero quello che disce mi moje, ce porta pubblicità e soldi!" poi si girò affaccendato. Presi i piatti e con molta professionalità li portai al tavolo.
Keanu mi guardò giusto l'istante per sorridere educatamente mentre porgevo le portate. Sentii la mano incerta tremare.
Iniziarono a mangiare e io mi allontanai verso la cucina. Il locale era semivuoto, giusto qualche coppietta troppo impegnata a parlare di sè per accorgersi di quel personaggio a qualche tavolo di distanza. Non mi sentivo così da quanto? ma soprattutto, mi ero mai sentito così? Non ero stato mai un suo grande fan, avevo visto giusto i film di rito...lo avevo reputato un bell'uomo, ma niente di più. Ma ora, ora che avevo visto che era una persona, ora che i suoi occhi penetranti mi avevano trafitto, qualcosa in me era cambiato per sempre... presi la bottiglia di vino da associare al piatto ordinato da lui e mi ridiressi al tavolo.
 
Versai con garbo il vino dei bicchieri, mentre la conversazione tra di loro si era un poco spenta al mio arrivo.
"Serve altro?" chiesi gentilmente. Keanu non mi rispose se non con un gesto della mano che diceva che potevo andare.
Mi allontanai alle cucine un po' frustrato.
Non si era nemmeno degnato di rispondermi con un "no grazie"!
Mi aveva liquidato con un gesto della mano...quanto ero invisibile da uno a dieci?
Mi asciugai il sudore della fronte con il dorso della mano. Non capivo più niente.
"Tutto bene?" mi chiese la signora Anna. "si...si tutto bene, vado un momento a rinfrescarmi nel bagno" le risposi e mi congedai.
Il personale aveva un bagno di servizio, ma non mi andava di stare li. Pensai che con l'occasione, per tenere la mente occupata, potevo vedere se mancavano salviette e saponi nei bagni riservati ai clienti. Entrai così nei bagni.
Avevo fatto bene, pensai subito, poichè come ogni bagno per uomini per quanto fosse chic il locale, era ridotto davvero un...cesso!
Il cestino traboccava di salviette usate, il lavandino era macchiato di sapone liquido.
Frugai nella mia tasca ed estrassi la chiavetta della porticina dello sgabuzzino che altri non era che un armadio a muro. Presi il secchio delle immondizie e vi vuotai il cestino. Sentii la porta aprirsi dietro di me.
Cercai il pacco di salviette nuove. Qualcuno stava usando gli urinatoi. Mi girai per mettere le salviette al loro posto e indugiai per un momento. Era entrato Keanu. E stava urinando. Gli passai vicino per mettere a posto le salviette, e non potei fare a meno di fissargli il membro. Anche se non era eretto era di generose dimensioni! Distolsi quasi subito lo sguardo imbarazzato, fingendomi troppo occupato a mettere dei rettangolo di carta assorbente in un contenitore per evitare di incrociare il suo sguardo, ero troppo agitato. Come chiudevo gli occhi mi tornava in mente la visione del suo pene e questo non andava bene perchè...mi stavo eccitando! Io! Io che ero etero! Keanu tirò l'acqua e venne a lavarsi le mani al lavello vicino dove io stavo affaccendandomi e giurai che mi fissò il rigonfiamento dei pantaloni senza pudore. Questo ovviamente non mi calmò per niente.
Giurai davvero che avesse uno sguardo divertito, e io ero così imbarazzato. Si protese verso di me per prendere una delle salviette che stavo mettendo a posto. "posso?" mi disse suadente mentre il suo profumo entrava in ogni parte del mio corpo inebriandomi. "C-certamente" balbettai impacciato.
"grazie..."rispose allora. Dio santo sentivo di impazzire! Quando mi resi conto della situazione lui era già uscito dai bagni e tornato al tavolo come se nulla fosse, mentre io ero rimasto li imbambolato, come un cretino con un erezione che non avevo mai avuto con nessuna ragazza prima di allora.

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