The deep blue

di ItTakesAFullToRemainSane
(/viewuser.php?uid=272184)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The start of Something ***
Capitolo 2: *** Is this love? ***
Capitolo 4: *** Dark, again. ***



Capitolo 1
*** The start of Something ***


Cleo entrò trafelata nella stanza. Era arrivata per un pelo all’inizio delle prove già due volte; niente male considerando che avevano iniziato a provare da una settimana. Il fatto era che il ritmo di Los Angeles era diverso dal suo, diverso da quello di ….  . In realtà ogni cosa le sembrava ancora così diversa lì in California, anche se ci viveva da quasi due anni.
Appoggiò la borsa per terra e salutò gli altri membri della band, che le sorrisero, mentre cominciava a fare un po’ di stretching. Studiò per l’ennesima volta la sala prove, la batteria nera e lucida, il basso di Tommy appoggiato delicatamente nella custodia aperta, i microfoni delle due coriste, la tastiera di quel simpatico ragazzo che faceva sempre ridere tutti e del quale non si ricordava suo malgrado il nome.
Tommy, il bassista, entrò dalla porta facendo il suo solito saluto educato e un po’ timido,mostrando un lieve sorriso nascosto quasi completamente dal ciuffo biondo, dietro di lui il batterista ,e a chiudere la fila Lui.
Cleo lo fissò mentre chiudeva la porta dietro di sé, reggendo nella mano destra una tazza di caffè di Starbuks. Osservò le sue unghie dipinte di nero leggermente scheggiate, gli anelli stile behemmiene, i capelli corvini sistemati in una cresta elaborata e gli occhi, quegli occhi che toglievano il fiato. Azzurri, glaciali; quasi sempre incorniciati da una linea di matita nera. Attraversò con i suoi stivali neri la stanza salutando la crew con quel suo assurdo accento californiano e sorridendo, come sempre. Adam Lambert sorrideva davvero spesso.
 Se ne era accorta fin dal giorno dei provini, il giorno in cui Lui l’aveva scelta, e la sua carriera aveva avuto una svolta. Il manager di Adam aveva fatto girare la voce che cercava ballerini talentuosi e disponibili per il tour mondiale che sarebbe iniziato dopo due mesi circa; Cleo non aveva esitato. Conosceva bene il suo nome, aveva avuto un grandissimo successo con American Idol, aveva appena pubblicato un album e le donne impazzivano per lui.
Il giorno della selezione c’erano tante ragazze, tutte brave, carine e molto abbronzate. Lei si era subito accorta di essere come un pesce fuor d’acqua; pallida, taciturna, impacciata in mezzo a tutte quelle barbie. Ma forse era stato un bene. Lui le aveva sorriso, l’aveva guardata ballare, le aveva fatto diverse domande, dettate forse più dalla curiosità che dalla necessità, e poi l’aveva congedata, sempre con un sorriso smagliante. Mentre usciva pensò che le donne potevano avere i loro buoni motivi per essere affascinate da quel pezzo di ragazzo. Due giorni dopo arrivò la chiamata e l’assunzione come una delle ballerine del tour.
Cleo ripensò a questo mentre si metteva in posizione assieme agli altri tre ballerini per iniziare a ballare a ritmo della voce di Adam.
Le prove durarono due ore, alla fine delle quali si sentì esausta. Aveva ballato con impegno, si era lasciata trasportare dal suono di quella voce dolce e potente allo stesso tempo. Raramente aveva staccato lo sguardo dal cantante. Lui aveva dominato la stanza come un palco, con entusiasmo e sensualità e volteggiando scherzosamente tra i musicisti e i ballerini, correggendo un accordo e regolando la tonalità. Qualche volta i loro sguardi si erano incontrati, durante Strut e Sure fire winners, e lei aveva distolto lo sguardo imbarazzata.
Dopo essersi asciugata e aver bevuto, guardò l’orologio mentre afferrava la borsa. 13:25,ora di pranzo. Sentì un piccolo crampo allo stomaco; si infilò gli occhiali da sole e fece per girarsi. Avvertì un profumo dolce e deciso dietro di sé. Si voltò e si trovò col volto a pochi centimetri da quello di Lui, di Adam. “Hey! Cleo, giusto? Una settimana e nemmeno ci siamo mai parlati. Io sono Adam, quello dei provini” Le porse la mano.” Lei glie la strinse “Cleo”.
Ed ecco un altro di quei sorrisi smaglianti “Sì lo so. Senti, pensavi di andare a pranzo? Ti andrebbe di venire con noi?” I suoi occhi si illuminavano mentre parlava, la sua vicinanza le dava come una scossa elettrica.
“ Io … Beh … Credo di sì. Con voi? Beh, non vorrei disturbare …”
Lui sorrise “Ma no!! Ti stiamo invitando! Allora, andiamo? Pensavamo a un giapponese …” Lei ricambiò il sorriso “Ok, ci sto.”
Adam le fece l’occhiolino “Perfetto”. Si diresse a chiederlo agli altri ballerini.
Dopo poco tornò grattandosi un labbro “Siamo rimasti tu ed io. Tommy ha revocato, Sasha pure e gli altri devono proprio andare oggi. Vuoi comunque?” i suoi occhi azzurri affondarono nei suoi.
In quel momento non era del tutto cosciente di ciò che diceva, ma rispose di sì, cercando di fare la disinvolta. Andarono in un locale giapponese lì vicino, carino e apparentemente anche caro. Parlarono quasi tutto il tempo di svariati argomenti, a parte qualche interruzione per degli autografi. Si sorprese della naturalezza con cui lui salutava tutti, come se fosse loro amico; la notorietà non sembrava dargli alcun problema.
Cleo rimase affascinata da lui, da come parlava, da come gesticolava, da come la guardava; le sembrava così in confidenza, così tranquillo. Osservò il suo viso più da vicino e scorse i pesanti segni dell’acne giovanile e la miriade di lentiggini che aveva sulle labbra e sulle braccia. Era diverso da come tutti lo immaginavano, da come appariva sul palco o sulle riviste; era … normale.
Al momento di pagare insistette per saldare lui il conto, poi la accompagnò fino alla scalinata della metro e la salutò con un leggero bacio sulla guancia, come avrebbero fatto due buoni amici.
Due giorni dopo la cosa si ripeté, stavolta anche con Tommy e Cam, poi regolarmente, talvolta in compagnia e talvolta da soli. Spesso dividevano la spesa, spesso pagava lui ignorando le sue proteste con ironia e un immancabile sorriso.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Is this love? ***


Dopo quasi un mese lei e Adam erano diventati amici; si erano scambiati il numero di telefono e si era formata una strana, ma bella complicità. Certo non convenzionale … proprio no. Spesso si scrivevano o si chiamavano per cosa assurde, scoppiando a ridere come pazzi, oppure quando lui si sentiva solo, cosa che a quanto pare capitava spesso e sembrava turbarlo molto, le telefonava, giusto per chiacchierare. Era bello; era bello avere legato così tanto, era bello non sentirsi soli. Cleo si rendeva conto di essere stregata da Adam Lambert. Non era solo la sua fama, il fatto che spesso andava a interviste o alla radio, ma anche ,anzi soprattutto, la sua energia, la sua voglia di vivere, la sua gentilezza, la sua sincerità. Lui le aveva raccontato moltissimo riguardo se stesso, mostrandosi molto estroverso, e anche lei era riuscita ad aprirsi, abbandonando la corazza iniziale di timidezza e diffidenza. Anche il suo orientamento sessuale non era un segreto. Lui glie ne aveva parlato tranquillamente durante i loro incontri ( anche se tutta l’ America lo sapeva), e questo suscitava in lei diverse reazioni. Sollievo; perché non rischiava di poter allacciare una qualsiasi relazione in ambito professionale, ma anzi aveva trovato un buon amico. Amarezza; perché ,nonostante tutto, trovava quel cantante famoso, e dichiaratamente gay, incredibilmente sexy. Spesso si era ritrovata a studiare il suo profilo, le sue mani, i capelli, il modo in cui camminava. Tutto l’attraeva. Ma era assurdo, e lo sapeva bene. Si dava delle sciocca ogni volta che pensava a lui, magari collegandolo a una cosa qualsiasi; nulla sarebbe potuto essere e lui non pensava di certo a lei in quel modo. Lo desiderava, ma desiderava non desiderarlo. Una sera le prove finali prima dell’inizio del tour si dilungarono fino le dieci di sera: si cercava la perfezione del coordinamento e si correggevano le ultime minime imprecisioni. Tutti quindi uscirono dall’edificio nel centro di Los Angeles verso le dieci e si separarono, salutandosi sfiniti dalla giornata; Adam e Cleo parlarono per tutto il tragitto verso la metro, dove lei avrebbe preso la linea verde per poi fare 4 fermate e andare a casa. “Allora ci vediamo giovedì alle due” disse lei, mettendo le mani in tasca in modo da ripararle dalla brezza serale di fine maggio. Lui annuì impercettibilmente col cappuccio calato sulla testa e la giacca di pelle molto elaborata, slacciata sopra la felpa celeste. Le diede un bacio sulla guancia,come sempre, con affetto, non come un gesto di circostanza. “Cleo” disse , con quella voce non troppo profonda, ma dannatamente sensuale “senti, vieni da me? Sono solo come un cane ultimamente … ho anche la pasta.” Lei lo guardò sorridendo sotto i baffi. Sentì che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, anche solo per passarci pochi istanti in più ” Beh … sei hai la pasta …”, ed entrambi scoppiarono a ridere. Andarono a casa sua con l’auto, una BMW grigia piuttosto disordinata anche se nel complesso pulita; quando scesero, lei si sentì addosso l’odore di lui che era presente nel veicolo e la cosa le diede una strana ma piacevole sensazione. La casa era notevole, frutto dei cospicui guadagni degli ultimi tempi; comprata da poco sicuramente, perché non presentava ancora pienamente lo stile di Adam; la cucina ampia e moderna sembrava pressoché inutilizzata. Cucinarono pasta veramente,condita con del sugo improvvisato. Lui si rivelò un cuoco non particolarmente capace, ma non male come padrone di casa; le offrì del vino, preparò la tavola e la aiutò a riordinare. Mentre Cleo sistemava i piatti e lui asciugava i bicchieri, i loro corpi si trovarono incredibilmente vicini mentre si muovevano a ritmo della musica dello stereo; Adam iniziò a canticchiare qualche parola in modo scherzoso, poi la trascinò a ballare costringendola ad abbandonare un piatto sul lavello. Risero. Sentiva il suo respiro, il calore del suo corpo, ma voleva rimanere lucida. Percepì lo sguardo di lui su di sé; la stava studiando, cosa che faceva spesso. I loro occhi si incrociarono; Cleo sentì un brivido di eccitazione : perché faceva così? Perché risultava così attraente? Di certo sapeva di avere un certo ascendente a livello fisico; come poteva essere altrimenti? Nonostante da adolescente , come lui stesso le aveva raccontato, si fosse sentito brutto e fuori posto, ora era diverso, era padrone del suo corpo. Delle sue spalle larghe, il suo petto che risaltava sotto le magliette attillate, il sorriso , lo sguardo … Si rese conto che avevano smesso di ballare. Lui non staccava gli occhi dai suoi, li aveva catturati … avvicinò il viso a quello della ragazza. La situazione risultava palesemente assurda, ma Cleo non riuscì a pensare ad altro che alle sue labbra, bellissime. Il bacio fu prima impacciato, poi profondo e vorace, come se l’uno cercasse di trattenere l’altro a sé disperatamente; le braccia di Adam le cinsero la vita e la sollevarono in modo che i loro corpi fossero perfettamente incastrati. L’adrenalina era alle stelle, come mai le era successo prima; fece passare le dita tra quei capelli neri lucidi, dietro le sue orecchie sfiorando gli orecchini di metallo freddo, e poi con le mani seguì il contorno della mandibola. Perfetto, tutto. Le loro labbra si muovevano in simbiosi, tanto che il mondo avrebbe potuto fermarsi in quel preciso istante e nessuno dei due l’avrebbe percepito minimamente; tutto era lì, in quel bacio … * Ma che stai facendo?!* Quel minimo di coscienza che le era rimasto aveva parlato. * Che sta succedendo? E’ sbagliato! …* Cleo staccò all’improvviso le labbra da quelle di lui e fu come separare due calamite; si allontanò di un passo dal moro che ora la fissava con gli occhioni azzurri spalancati. Era sorpreso, poi parve anch’egli realizzare la situazione. “Scusa, io … non so che mi è preso.” balbettò mortificato. Calò il silenzio nella cucina, in sottofondo la canzone Is this Love di Bob Marley; anche la beffa. “E’ meglio che io vada ora …” disse lei, cercando di evitare il più possibile lo sguardo del moro. Adam sospirò e fu sul punto di dire qualcosa mentre la ragazza prendeva la giacca e la borsa, abbandonate su di una sedia; le parole però gli morirono in gola, e si sentì impacciato come non si sentiva dai tempi del liceo. Cleo si diresse alla porta “Scusa … io, devo andare. Grazie per la cena, davvero … “ gli sorrise e gli sfiorò la spalla. Lui annuì “Ok. Ci vediamo …” Cleo si chiuse la porta alle spalle. Lui appoggiò la schiena al muro e sospirò * che gli stava succedendo?*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dark, again. ***


L’aria della notte la investì fredda non appena uscì dalla porta di Adam, lasciandolo solo. Per essere febbraio faceva piuttosto freddo, e la ragazza dovette allacciarsi il chiodo di pelle che indossava e infilare le mani nelle tasche dei jeans. Si incamminò lungo il marciapiede, illuminato dalle fredde luci dei lampioni e da quelle sgargianti dei negozi; Los Angeles le dava l’impressione di non dormire mai. Cleo camminava con passo sostenuto, come se avesse fretta di scappare da qualcosa. E in effetti era così. Temeva, forse irrazionalmente, che da un momento all’altro Adam sarebbe potuto uscire dalla porta e raggiungerla, per parlare, spiegarsi … E quella di certo era l’ultima cosa che lei voleva. Fermò un taxi e, dopo essere salita ed aver indicato all’autista la destinazione, si abbandonò, stanca, sul sedile di pelle, e appoggiò la testa al finestrino. *Bel casino ho combinato, complimenti … Che mi è preso? E’ assurdo, non posso …* Si passò una mano tra i capelli. Sapeva di essere attratta da lui, ma era altrettanto consapevole di non voler avere una relazione con lui. Allora perché aveva accettato il suo invito? Bella domanda. Era stata avventata, stupida. * In fin dei conti non è successo nulla di male … Che sarà mai un bacio?! Domani sarà tutto come prima, ne sono certa. E’ giusto così …* E allora perché sentiva un peso sul cuore? Il taxi si fermò davanti al suo condominio; la ragazza pagò il tassista ed aprì la portiera. Un brivido le percorse la schiena, sentì la testa girare. *E’ solo il freddo …* si disse, cercando di calmarsi. Sapeva cosa voleva poter dire quella sensazione … nulla di buono. Mise un piede fuori dalla portiera; la vista cominciò ad annebbiarsi e una fitta le attraversò il petto. * Ti prego, no …* bisbigliò tra sé e sé * Devo solo prendere le medicine ..andrà tutto bene * Ma quando, dopo essersi chiusa la portiera alle spalle, abbassò lo sguardo per cercare le chiavi, un’altra fitta la trafisse e le gambe le vennero meno. Si accasciò a terra, inerme; il corpo come pervaso da fiamme, gelide. Fece in tempo a sentire il rumore di una portiera e ad intravedere la sagoma del tassista che correva verso di lei prima che le luci della strada e il cielo stellato lasciassero posto al buio, nero e profondo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1688902