Defences.

di onedirectionsvoices
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** iced eyes. ***
Capitolo 2: *** Smile,for me. ***
Capitolo 3: *** he was able ***



Capitolo 1
*** iced eyes. ***


 
Sono April Hale,frequento il terzo anno della Oxford University.
Circa due anni fa sono stata presa in giro da un ragazzo.
Strano come una persona che per te è tutto possa diventare con un secondo niente e ti senti cosi piccola tanto da scomparire,cosi invisibile.
Ho diciassette anni e il cuore di pietra.
I miei occhi celesti tendono sempre a guardare fuori la finestra,sia durante le lezioni che a casa,si persono spesso nel vuoto.
Mi piace guardare fuori,osservare il cielo,scrutare ogni minimo particolare con il mio sguardo freddo,quasi come ghiaccio.
I miei capelli,lunghi,castani,non hanno mai una posizione.
O lisci,o ricci,o con la frangia a destra,o con la frangia a sinistra.
Sono il tipo ti ragazza alla quale non piace la discoteca e preferisce restare a casa con il suo adorato piumone a leggere un libro mentre ascolta musica rilassante dal suo i-pod.
Le mie insicurezze potrebbero mangiarmi viva e mi stò impegnando a non innamorarmi.
L'ultima volta mi sono fatta male,tanto.
Sono sempre stata una di quelle persone che consola gli altri,che dice di non essere tristi,perchè non serve a nulla. Sono una di quelle che ti dice ''Resiti,ce la puoi fare!'' e alla fine sono proprio io la prima che si chiude in camera a piangere,come se quello che dicessi agli altri non valesse per me.
 
Giuro che per amare non avevo mai aspettato cosi tanto; 
Era il mio tutto. Lui,lui,lui.
«Rohn,che ci fai qui,chi è lei?»
Avevo sentito il cuore che si stringeva,quasi si induriva,diventava di sasso.
Senza preavviso,mi ritrovai la mia ragione di vita tra le braccia di un'altra ragazza.
Silenizio.
In quel momento pensavo solo al mio sguardo che si abbassava,al mio cuore che si spezzava e alle mie lacrime che iniziarono a scendere. Iniziai a correre,volevo scappare.
Correre,fino a che le mie gambe non sarebbero cedute..correre,scappare via.
Da quel momento,mi ero promessa che non ci sarebbe stato nessun altro.
Nessun altro mi avrebbe spezzato il cuore,ormai di pietra.
Nessun altro sarebbe valso le mie lacrime.
Nessun altro mi avrebbe fatto venire le farfalle nello stomaco,ma subito dopo le lacrime agli occhi.
Avevo promesso solennemente a me stessa che non avrei piu amato.
 
 
Camminavo a testa bassa,passo svelto,con i libri in mano,per i corridoi della scuola,vicino gli armadietti,sola.
Entrata nell'aula di storia,sentivo perfettamente l'odore dei banchi e il rumore delle sedie che si spostavano,il chiacchiericcio di sottofondo ,un astuccio che cadeva e l'ipertensione pre-interrogazione.
Dopo Rohn ignoravo i ragazzi.
Si può avere paura dell'amore?
Ripetevo nella mia mente,la risposta la sapevo ed era affermativa,perchè paura era tutto cio che provavo.
Arrivata al mio banco,prima di poggiare i pesanti libri che mi torturavano le braccia,notai un bigliettino.
''Armadietto.''
Che cosa poteva stare a significare 'armadietto'?
Ignoato il pezzo di carta strappato da un foglio a buchi rigato stavo iniziando a ripassare la lezione.
 
Suonò la campanella.
Rumore assordante ma nello stesso tempo una liberazione.
 
Correvo in corridoio,la merenda mi aspettava. Scivolava un altro bigliettino.
''Cortile.''
Invasa dalla curiosità,volevo sapere chi si stava divertendo a farmi fare la caccia al tesoro.
Stavo uscendo dall'edificio scolastico per raggiungere il cortile e qualcuno mia veva afferrato per il braccio.
Conoscevo quel tocco,conoscevo quella mano.
Avevo identificato la morbidezza di quel palmo e la delicatezza di quelle dita che avvolgevano l'arto.
 
«Harry!» avevo gridato a gran voce voltandomi.
Chi era? Il ragazzo che mi aveva aiutato a mettere i cerotti sul cuore.
«Quanto mi sei mancata» mi sussurrava nell'orecchio destro,con la sua solita voce calda che avrebbe fatto sciogliere qualsiasi ragazza,mi aveva portato a se per abbracciarlo.
«Che ci fai qui?» domandavo mentre sgattaiolavo fuori dalle sue braccia.
«Era da tempo che non ti vedevo,come stai?»
Aveva lasciato la scuola ed era andato a lavorare nella panetteria di suo padre a inizio semestre.
«Sto bene,tu?»
«Bene,ma starei meglio se oggi venissi a fare un giro con me»
«Volentieri,poi ti chiamo.»
La campanella suonava ed io lasciavo il riccio da solo,dopo avergli stampato un bacio sulla guancia,altezza fossetta.

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Capitolo 2
*** Smile,for me. ***


Mi ero messa d'accordo con Harry,alle quattro davanti la biblioteca.
«Ma ciao,sei la puntualità,come al solito.»
«Scusa Haz,sai che arrivare in ritardo è il mio sport preferito.» Mi avvicinai per salutarlo.
«Hai vinto la medaglia d'oro.» scherzò e poi aggiuse: «Dove vogliamo andare?»
«Io entrerei,voglio vedere qualche libro nuovo» proposi.
Harry odiava leggere,ma riuscivo ogni volta a trascinarlo in qualche biblioteca.
Scorrevo le dita sui libri perfettamente posizionati in ordi alfabetico in cerca di qualcosa che avrebbe potuto interessarmi,nel frattempo Harry mi veniva dietro portando ogni tanto la mano alla bocca.
«Abbiamo finito?»
«Diciamo che non c'è niente che per adesso possa interessarmi,ti è andata bene!»
Intanto rideva.
Mi soffermai sul suo sorriso,era da tanto che non lo vedevo.
Osservavo la piega che prendevano i suoi occhi,verdi,luminosi e quella che prendevano le sue labbra,per non parlare delle fossette che incorniciavano perfettamente quel dipinto.
«Ti sei incantata?» sorrideva ancora.
Scuotevo la testa distogliendo lo sguardo da tanta bellezza,intimidita.
Cambiavano i miei pensieri,ripensavo a quanto ero stata male,le mie sopracciglia si piegavano in un'espressione seria,la mia bocca non prendeva la via del sorriso e le mie guance non diventavano rosse.
Lo superavo e iniziavo a camminare,passo veloce,lui faceva fatica a starmi dietro.
«Rallenta.» mi prendeva per un braccio.
«Sei tu che sei lento.» scherzavo.
Mi giravo verso di lui e puntualmente mi ritrovavo all'altezza del suo petto.
Si chinava e mi solleticava la fronte con i ricci,morbidi,profumati.
Si metteva alla mia altezza per poi sussurrarmi:-«Sorridi per me,perfavore.»
Quelle parole rimbombavano dentro.
Era tanto che non sorridevo per un ragazzo.
«No,potresti innamorarti,non voglio.»
 
Harry's thought.
Fissavo la sua espressione da ragazza senza cuore nella mente,che poi non lo era.
In attesa di una persona che si sarebbe presa cura di quel gioiello cosi prezioso e delicato,mascherato da ferro,il cuore,era stato rinchiuso in uno scrigno.
Si era solo nascosto,in realtà non aspettava di essere scoperto e smascherato.
Chi dopo una grande ferita non scapperebbe dalla causa?
E cosi aveva fatto April. 
Scappava da quello che le aveva causato delle ferite,ormai cicratizzate.
Come quando si era piccoli.
Correvamo e qualche volta cadevamo. All'inizio la ferita faceva male ed usciva sangue,ma poi si cicratizzava.
Quella cicatrice,riguardandola dopo anni,diventa un ricordo,ci si può ridere su pensando che tutto prima o poi andrà bene.
Aveva capito che le cicatrici sul cuore e le delusioni erano da evitare,ma non aveva capito che da esse,si poteva imparare,ogni volta sempre di piu. Con esperienza.
Non aveva capito che non si può avere l'arcobaleno senza prima un po' di tempesta dietro le spalle.
Io l'avevo inteso.
                                                      ***
«Perchè fai cosi?» mi accarezzava il volto.
Eravamo seduti in riva al lago.
Il vento mi scompigliava i capelli.
La luce del tramonto,la piu bella,regalava alle nostre pelli un colorito abbronzato.
«Cosi come?»
«Eviti.»
Sapevo benissimo a cosa si riferiva.
«Evito di soffrire.» spostavo la testa dal suo viso all'immensità dell'acqua del lago.
Mi tranquillizzava.
Insieme al rumore che faceva quando le sue piccole onde sbattevano contro la riva.
«Smettila,stai soffrendo piu di qualsiasi altra persona.»

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Capitolo 3
*** he was able ***


«So che ti piace»
«Non lo so neanche io..»
«Lo credo,non ti vedi quando parli di lui.»
«Che succede?»
«Ti si illuminano gli occhi.»
«No,Harry è un amico,non mi piace.»
Mi alzavo e me ne andavo dalla cucina,dove mia madre aveva appena finito di farmi il quarto grado.
Non può piacermi lui,no.
Cercavo di autoconvincermi.
Di solito ci riuscivo.
Lo pensavo sempre,sentivo dappertutto il suo profumo,vedevo i suoi occhi anche quando i miei li avevo chiusi,lo sentivo ridere anche con le cuffiette nelle orecchie,sentivo la sua mano che prendeva la mia per scaldarla anche quando avevo i guanti,sognavo i suoi abbracci e quando mi svegliavo realizzavo che stavo stringendo il cuscino. Mi mancava anche se avevo tutto.
Non mi piaceva,no.
Era solo che quando si trattava di lui in me tornava la primavera.
Era che quando si parlava di lui io ero felice.
Era che quando ero con lui io mi dimenticavo di tutto il male che avevo subito e avevo voglia di ricominciare.
Mi bastava sentire il suo nome per avere i brividi.
Mi bastava sentire una voce maschile per sperare nella la sua.
Come potevo sfuggire da lui? 
Con gli altri riuscivo a puntare sempre le mie difese avanti per non innamorarmi..
Ma con lui no,non ci riuscivo. Mi travolgeva completamente,mi prendeva le forze,squagliava il mio sguardo e indeboliva il mio cuore.
Quando stavo con lui tutto mi abbandonava. Rinascevo.
Non volevo farlo notare,non volevo far vedere agli altri di quanto quel ragazzo mi rendeva felice.
Non volevo far sapere a nessuno di quanto il mio crevello era in sintonia con il mio cuore quando scherzavamo.
Non volevo far dire alla gente: «E' riuscito a renderla viva.»
Queste cose erano destinate a restare segrete,sempre.
Lui si sarebbe trovato un'altra ragazza,pronta ad amare,magari piu bella,piu in gamba,piu forte di me,capace di amare,e l'avrebbe amato,tanto.
Si sarebbero sposati ed io avrei fatto da testimone.
Avrebbero avuto dei figli ed io avrei badato loro mentre i genitori avevano impegni di lavoro.
Sarei stata contenta,mentre prendevo in braccio i bimbi e li mettevo a letto con una storia in attesa di Harry e la moglie.
Sarei stata contenta perchè volevo solo il meglio per lui.
Quel 'meglio' che non era in me,ma che si nascondeva in un'altra ragazza.
Era solo un amico,dovevo mettermelo in testa.
Senza rendermene conto ecco che la mia testa era tormentata da un ragazzo,ma sta volta per colpa mia.
Un'altra volta finivo a farmi complessi mentali invece di npn pensare a niente come prima.
Mi accorsi di star seriamente male,capii che le mura che mi difendevano erano state demolite,con delicatezza, a poco a poco,tra un abbraccio e un bacio sulla fronte,tra uno scherzo e un sorriso.
Lui le aveva abbattute.

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