La Giusta Via

di Maggie_Koala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dante mi continuava a guardare : ancora non riuscivo a credere che fosse risorto dalle sue stesse ceneri proprio davanti ai miei occhi . Le lacrime erano pronte a spuntare per scorrere sulle guancie , ma le ricacciai subito dentro ; non volevo che mi vedesse piangere . Senza che me ne accorgessi si avvicinò a me
- Ehi , Zhalia , tutto bene ? – mi chiese .
- Dante , io… io …
- Te l’ ho detto che non ti libererai di me così facilmente .
Mi abbracciò .
Non riuscì più a trattenere le lacrime : mi aggrappai a lui e presi  a singhiozzare.
- Va tutto bene , sono qui .
- Stupido! Credevo fossi morto e …
Non riuscivo neanche più a parlare da quanto singhiozzavo e continuavo piangere , il volto appoggiato sul suo petto .
Mi prese il mento con una mano e con l’ altra mi asciugò le lacrime .
- Su , vieni , dobbiamo andarcene da qui .
- O .. ok , va bene.
Si tolse l’ impermeabile e me lo mise sulle spalle , come i vecchi tempi .
Ci incamminammo tutti e due verso l’aereo più vicino : dovevo avere la faccia veramente depressa , perché mi mise un braccio sulle spalle , come per tranquillizzarmi . Sul ponte dell’ aereo c’ era Metz , il viso raggiante e un sorriso stampato sulla faccia .
- Dante ! – urlò appena fummo abbastanza vicini – Sapevo che non potevi andartene così facilmente!
Appena arrivati Metz abbracciò Dante  :
- Mi hai fatto prendere un colpo !
- Bé , anche io credevo che non ce l’ avrei fatta .
Lo sguardo di Metz passò su di me
- Zhalia cara ! è bello ritornare nella Fondazione , eh ?
- A dire la verità  sì . Almeno non dovrò più indossare una divisa  .
Metz cominciò a ridere di cuore e io abbozzai un piccolo sorriso .
- Come stai ? Non ti vedo al massimo delle tue forze – continuò lui.
- Effettivamente non mi sento molto bene .
- Forse è meglio che vai in infermeria ; dentro l’ aereo abbiamo una stanza dove potrai recuperare le forze .
- Sì , grazie Metz .
- Ti accompagno io – mi disse Dante , e andammo dentro l’ aereo .
Mi accompagnò fino in infermeria : era una stanza abbastanza grande , con circa cinque letti . Dante mi adagiò sul primo e mi accarezzò la guancia .
- Adesso devo andare , ma poi ritorno , ok ?
Annuì con la testa e lo guardai mentre si allontanava da me e chiudeva la porta .
Avevo ancora il suo impermeabile sulle spalle ed era come se Dante mi stesse abbracciando , ad aspettare che mi addormentassi , pronto a proteggermi se mi succedeva qualcosa .
Era da molto tempo che non dormivo decentemente e  quel letto era così comodo…Senza accorgermene mi addormentai profondamente .
 
                                                                   ***
 
Mi svegliai  dopo non so neanche quanto tempo , ma era già buio . Una minuscola lucina era accesa sul comodino vicino a me e accanto alla luce c’ era una figura seduta . No ci misi molto a capire chi era : Dante . Era profondamente addormentato , gli occhi chiusi e la testa leggermente inclinata a destra . Era rimasto vicino a me tutto quel tempo…
In quel momento la porta si aprì e io finsi di dormire : era  Montehue ,che aveva in mano un piatto .
Si avvicinò a Dante e gli scosse un poco la spalla : Dante si svegliò subito .
- Ehi , Romeo , devi ancora mangiare .
- Cosa ? Io … oh , grazie Montehue.
Dante prese il piatto e se lo mise sulle gambe ; Montehue lo continuava a guardare , con un sorriso beffardo.
- Che cosa c’ è , Montehue ? – chiese Dante .
- Sei rimasto tutto il tempo accanto a lei , vero ?
- Sì , da quando siamo saliti l’ avrò lasciata sola solo un paio di minuti , per tutto il resto del tempo sono stato vicino a lei .
Montehue diede a Dante una pacca sulla schiena e rise piano .
- Ma guardalo ! Ti ricordi ancora quando l’ hai incontrata per la prima volta ?
- Certo , non dimenticherò mai quel giorno .
Rise appena un po’ più forte , poi si diresse verso l’ uscita .
- Allora vi lascio , soli , va bene ?
- Falla finita , Mont .
Lui si chiuse dietro la porta e Dante rimise gli occhi su di me . Mi accarezzò di nuovo la guancia e credendo che fossi addormentata , mi disse :
- Non ti lascerò mai , Zhalia .
Dopo quello sprofondai di nuovo nel sonno…
 
                                                                                ***
 
- Ehi , Zhalia , svegliati .
Qualcuno mi stava scuotendo delicatamente : aprì gli occhi e vidi Dante davanti a me , le sue mani strette sulle mie spalle , un piccolo sorriso sulle labbra .
- Mmh ? Dante , Che ore sono ?
- Hai dormito per un giorno intero , ma adesso sono le otto e mezza di sera.
-  Ho dormito un giorno intero ?!
- Sì , eri molto affaticata e stanca , ma adesso siamo arrivati a Venezia ; bisogna che scendiamo .
- S.. sì .
Era ancora sorpresa : tutto un’ intero giorno ! E tutto quel tempo Dante… arrossì lievemente , pensando che fosse rimasto insieme a me tutto quel tempo .
- Va tutto bene ? – mi chiese gentilmente , mentre scendevo dal letto – Sei diventata tutta rossa .
- Sì , sì , va tutto bene – risposi velocemente , senza neanche pensarci – è che …  magari invece di dormire potevo aiutarvi un po’ … nella navigazione .
Mi sorrise , un sorriso solare e rassicurante .
- Non ti preoccupare , è meglio che tu abbia dormito ; hai ripreso le forze .
Scendemmo insieme a Lok e Sophie : Lok non aveva ancora ripreso completamente le forze e Sophie lo aiutava un poco a camminare .
- Ciao Dante ! Ciao Zhalia ! Come è andato il vostro viaggio ? – chiese Sophie .
- A dire il vero , io mi sono riposata tutto il tempo – risposi io , con un tono un po’ divertito .
- Io mi sono occupato di un paio di cose che Metz mi ha assegnato – rispose Dante , subito dopo di me.
Lo guardai di sottecchi ; lo capivo subito quando mentiva , ma questa volta me ne resi conto perché sapevo che era stato vicino a me tutto il tempo .
Continuammo tutti a camminare per un bel pezzo , finché Sophie e Lok dovettero prendere un’ altra strada .
- Se ci sarà un’ altra missione , vi contatterò – promise Dante .
- Spero che passi un po’ di tempo – disse Lok -  Non mi sono ancora ripreso da questa !
- Non ti preoccupare – lo rassicurò Dante – Metz mi ha assicurato che passerà circa una settimana prima di un’ altra missione .
E così ci dividemmo .
Restai sola con Dante ; tutti e due eravamo un po’ imbarazzati , ma nessuno dei due voleva ammetterlo , così riprendemmo a camminare . Dopo un po’ Dante ruppe il silenzio :
- A te va bene Venezia ? Sai , ti ho fatto scendere qui , ma non sapevo se avevi un appartamento qui … se non ce l’ hai potresti venire a casa mia …
Aveva il tono imbarazzato quando mi disse questo e io mi morsi il labbro : Dante mi stava invitando a casa sua ? Solo io e lui ? Oddio , era infantile pensare questo , però …
- No , no , ho un appartamento qui vicino , ma grazie della disponibilità .
Mi sentivo una sciocca a dire questo , ma non riuscì a dire altro .
- Se abiti qui vicino allora ti accompagno – mi disse dopo un poco di silenzio .
- Grazie – fu l’ unica cosa che riuscì a dire .
Arrivammo vicino a casa mia dopo poco tempo
- Bene , io sono arrivata – gli dissi , scostandomi una ciocca di capelli dal viso .
Eravamo ancora molti imbarazzati , e non riuscivamo a dirci niente . Ad un certo punto mi  mise una mano sulla spalla e mi guardò dritta negli occhi :  ero come ipnotizzata dai suoi occhi ambrati : mi erano sempre piaciuti  .
- Vedrai , andrà tutto bene – mi disse – ora però è meglio che ti riposi .
- Grazie , Dante – gli risposi .
- Grazie anche a te .
Si avvicinò lentamente a me e mi baciò la fronte : un interruttore nella mia testa ebbe un cortocircuito ed ebbi un piccolo sussulto .
- Buonanotte , Zhalia .
- Buonanotte , Dante .
Lui cominciò ad incamminarsi verso casa sua , mentre io aprì la porta e la richiusi subito . Mi appoggiai sul muro e cominciai a respirare profondamente : non ero mai stata così sensibile , anzi , era sempre stata una tipa dal carattere tagliente , ma allora perché facevo così ?
Mi risposi da sola : perché l’ amavo , l’ amavo perdutamente ed era la persona a cui tenevo di più nel mondo .
Quando mi ripresi cominciai a fare le scale e salì  fino a casa mia : aprì la porta , feci pochi passi e mi buttai sul divano . Anche se avevo dormito tutto quel tempo mi sentivo la testa molto pesante e  il mio corpo era in lotta tra amore e rabbia . Non riuscì a restare sveglia .

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


                                                                      ***
Ero dispersa nel vuoto più assoluto : non vedevo altro che bianco davanti e non c’ era nessuna forma di vita .
Ad un certo punto sentì dietro di me un rumore e mi girai di scatto : c’ era una bambina , di circa 10 anni , seduta di fronte a un fuoco verde chiaro . La bambina era totalmente concentrata sulle punte del fuoco che danzavano continuamente , saltando o abbassandosi  a loro piacimento .
Alzò lo sguardo e mi notò .
- Ciao – mi disse amichevolmente – come ti chiami ?
Una domanda banale per una della sua età .
- Zhalia – risposi – E tu ?
- Il mio nome ? Non me l’ ho ricordo ; ma ‘Zhalia’ mi piace molto .
Mi avvicinai e mi sedetti di fronte a lei .
- Da quanto tempo sei qua ?
- Da molto , molto tempo , tanto che non me l’ ho ricordo più .
Continuava a guardarmi i capelli ,con aria sognante .
- Perché mi fissi i capelli ?
- Anche mia madre ce li aveva come i tuoi , mentre mio padre ce li aveva di  un rossiccio , come i miei …
Presi un colpo : suo padre aveva i capelli rossi ?! Ma anche …
- Gli occhi da chi li hai presi ?
- Da mia mamma : marroni con un leggero riflesso ambrato, però a me si vede molto di più il riflesso . Invece papà li aveva proprio ambrati …
Mi sentì svenire : anche io avevo i suoi occhi , e lui ce li aveva ambrati…
- Che ne è stato dei tuoi genitori ? – chiesi , mentre il mio cuore batteva all’ impazzata.
- Non so bene dove si trovino ora , ma mi ricordo che continuavano a litigare , sempre più spesso…
- Sai anche il perché ?
- Mamma aveva sempre avuto un carattere molto tagliente , ma papà si era innamorato di lei perché sapeva che era dolce in fondo . Ma in quegli ultimi tempi mamma era sempre più trova , si isolava sempre di più e a papà non piaceva . Sapeva che aveva avuto un infanzia difficile , perché era orfana , ma non capiva molto il motivo di questo suo comportamento . Mamma era sempre più nervosa e lei e papà  litigavano per niente . Io non ce la facevo più e …
Il fuoco sussultò , per poi tornare calmo , come prima .
- Ed ora eccomi qua . Ma tu , adesso voglio sapere la tua storia adesso .
Mi prese alla sprovvista : ero stata molto intenta a seguire la storia , tanto che questa domanda mi fece sobbalzare .
- Sei proprio sicura ? Non è una storia molto bella.
- Sì , sono sicura . Racconta .
Mi aspettavo un’ altra reazione , tipo che prendesse paura , ma non ci feci molto caso e gliela raccontai .
Quando ebbi finito mi guardò ancora per un secondo con aria sognante , per poi riconcentrarsi sulle fiamme del fuoco .
- Non è stata una bella vita all’ inizio , eh ?
- No , proprio un’ inferno .
La guardai meglio : sembrava che i suoi occhi fossero persi completamente nel vuoto .
- Però poi hai incontrato quell’ uomo ; come si chiama ?
Caddi quasi all’ indietro : come faceva a sapere di Dante ? Io non l’ avevo minimamente menzionato nella mia storia .
Mi sorrise docilmente , come se capisse quello che pensavo .
- Sei sorpresa perché non mi avevi detto di questo uomo , vero ? Io non ti conosco , ma percepisco  le tue emozioni e le tue sensazioni .
Mi sorprese molto questa dichiarazione : ecco perché aveva una faccia triste quando raccontavo la mia storia ; sapeva come mi ero sentita in quel momento .
- Si chiama Dante .
- ‘Dante’… è anche questo un bel nome ; mi ricorda qualcuno di familiare .
La guardai sbigottita : ma allora … Come poteva essere che …
Alzò la testa in alto , come per guardare un cielo invisibile , poi mi riprese a fissare
- Sai , mia madre aveva un problema come il tuo .
- E quale sarebbe ? – domandai con un tono di sfida .
- Anche lei non sapeva cosa scegliere : non sapeva se avrebbe fatto bene a continuare ad avere un carattere tagliente anche se aveva una famiglia o diventare docile . Pensava che papà l’ avrebbe smessa di amare se non fosse stata più come un tempo . Non sapendo cosa scegliere decise di cominciare ad evitare le persone , anche quelle a cui teneva di più . Ma non risolse niente , e le cose sai già come andarono .
Mi morsi il labbro inferiore : e così sarebbe stato il mio futuro se non avessi preso una decisione . Di colpo mi feci prendere dall’ ansia : cosa dovevo fare ?
- La cosa giusta – mi disse la bambina .
Si era alzata e si era avvicinata a me , silenziosa come un gatto . Mi alzai anche io e le chiesi :
- E quale sarebbe la cosa giusta da fare ?
- Io non lo so – mi rispose lei – ma tu troverai la risposta , ne sono sicura . Basta scegliere .
Si buttò addosso a me e avvinghiò le sue braccia attorno alla mia vita ; mi lasciò totalmente di stucco , ma non provai altro che affetto per lei . Dopotutto anche lei aveva sofferto moltissimo , e sapevo di chi era la colpa …
L’ abbracciai anche io , sopraffatta dai sensi di colpa ; una lacrima mi scivolò sulla guancia , cadendo a terra dopo aver segnato tutto il suo percorso sul mio viso .
 - Ti voglio bene , mamma.
-Ti voglio bene anche io .
Quando ci staccammo mi guardò con aria supplichevole .
- Il futuro non sarà più come prima , vero ?
- Certo .
Mi chiese un’ altra domanda dopo un poco di silenzio .
- Io esisterò ?
Le spettinai affettuosamente i capelli prima di risponderle
- Certo , figlia mia .
La mia vista si fece sempre più sfocata e l’ ultima cosa che riuscì a scorgere fu il sorriso felice di mia figlia .
E il sogno finì .
                                                                     ***

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Un dolore terribile al braccio sinistro mi fece praticamente cadere dal divano : guardai il mio avambraccio e vidi che il Marchio della Spirale di Sangue emettere un lieve bagliore rosso prima di spegnersi completamente .
Cosa significava ? La Spirale di Sangue era stata distrutta , ma se il marchio mi faceva ancora male…
Guardai l’ orologio : le dieci e mezza passate …
Presi il cellulare e composi il numero di casa di Dante . Attesi pochi squilli prima che mi rispondesse .
- Pronto ?
- Dante , sono io , Zhalia .
- Zhalia ? Che cosa è successo ?
- Dante , il segno della Spirale ha ricominciato a bruciarmi !
Dante non mi rispose subito
- Verso che ora ti ha cominciato a farti male ? – mi chiese , preoccupato .
- Proprio adesso – gli risposi – Stavo dormendo e mi sono svegliata sentendo un dolore terribile al braccio .
- Capisco ; Metz mi aveva detto qualcosa al riguardo del segno …
- E quindi cosa si può fare ?
- Bé , Metz mi aveva anche detto che si può curare , ed io ho la medicina . Potresti venire qua e ti tolgo il segno …
- Tra dieci minuti arrivo .
- Non sarà indolore , Zhalia …
- Non importa , c’ è di peggio in questo mondo .
- Allora ti aspetto .
Stavo quasi per far cadere il telefono da con quanta dolcezza aveva detto l’ ultima frase . Riuscì a dire solo una parola prima di chiudere la chiamata .
- Grazie .
Appoggiai il telefonino sul divano e corsi a cambiarmi : finalmente mi levavo quella stupida divisa e mi rimettevo i miei abiti normali ! Mi infilai la maglia verde e i jeans in fretta e uscì mentre mi stavo ancora mettendo gli stivali . Quando finalmente riuscì a chiuderli mi misi a correre verso la casa di Dante . In meno di due minuti arrivai a casa sua e bussai alla porta . Dalla piccola finestra che era messa sulla porta vidi Dante che si avvicinava per aprirmi la porta : si stava mettendo una maglietta nera , a maniche lunghe , ma prima che se la infilasse del tutto scorsi i suoi addominali perfetti .
Mi morsi il labbro inferiore  e arrossì tremendamente
- Ciao , Zhalia . Non ti aspettavo così presto – disse , aprendomi la porta – Perché sei tutta rossa ?
- Ecco , bé … Ho fatto una corsa per venire da te – mi inventai al minuto – Visto che mi avevi detto che era doloroso… Sai come è il detto : ‘Prima si inizia,prima si finisce’ .
Era una scusa veramente stupida e inventata lì per lì , ma Dante non ci fese troppo caso e mi lasciò entrare . Dopo avermi fatto accomodare sul divano mi chiese :
- Il dolore è stato molto forte ?
- Abbastanza , cioè ,il dolore è stato atroce , ma è durato neanche due minuti .
- Capisco : Metz mi aveva detto che avrebbero potuto esserci degli imprevisti ed è meglio che te lo tolga .
Annuì debolmente .
- Ok , allora  vado a prepararlo . Meglio che ti distenda : potrebbe rivenirti un’altra fitta di dolore e non voglio che tu svenga .
- Sì , hai ragione .
Mi distesi lentamente , mentre Dante si dirigeva verso il piano superiore . Chiusi gli occhi e comincia a trarre profondi respiri per calmarmi un po’ .
Sentì un picchiettio , poi un altro , e poi un altro ancora ; girai lentamente la testa verso la finestra e vidi che era cominciato a piovere . Le nuvole scure mettevano la stanza in penombra e questo mi rilassò un poco : adoravo quando pioveva , era come se il tempo avesse il mio stesso atteggiamento . Già , il mio atteggiamento…
Dante ritornò giù a passo affrettato : in mano teneva una pomata e , con mia grande paura , uno strano accendino .
Vedendo il mio sguardo terrorizzato disse :
- Sì , Zhalia , mi dispiace , ma per togliertelo dovrò anche un po’ bruciarti la pelle , ma non ti preoccupare , farò in modo che non ti rimanga la cicatrice .
- O..ok , ma ti prego , fai in fretta .
- Cercherò di non bruciarti troppo .
Si sedette accanto a me e io gli porsi il braccio marcato . Appena mi spostò un po’ la manica , il marchio riprese a bruciare .  
- Ti fa di nuovo male , vero ?
- S..sì .
- è perché sta intuendo che tra poco verrà tolto .
Quando Dante  si avvicinò con l’accendino al mio braccio gli presi la mano .
- Ho paura , Dante – sussurrai .
- Ci sono io qui , Zhalia , andrà tutto bene .
Allentai la presa alla mano , fino a toglierla .
- Mi fido di te , Dante .
Mi sorrise .
- Dimmi quando sei pronta .
Gli feci l’ok con la testa .
- Va bene .
Riavvicinò l’accendino al braccio…
 
Tutto quello che provai fu intenso dolore : era come se il Marchio cercasse di non uscire dalla mia pelle , ma visto che gli era impossibile , propagava il dolore in tutto il corpo . Il sangue ribolliva , la testa mi girava , il cuore mi batteva all’impazzata  , ma non mossi un solo muscolo .
Strinsi la mia mano talmente forte da far diventare le nocche bianche , ma non urlai , ne ritrassi il braccio : volevo mettere fine a tutto questo .
 
Riaprì gli occhi quando Dante tolse l’accendino dal mio avambraccio : la fronte era letteralmente coperta di sudore .
- Tutto bene ? – mi domandò preoccupato .
- No , mi sento malissimo , ma almeno siamo riusciti a togliermi quel maledetto Marchio , no ?
Lui annuì distratto , poi cominciò a mettermi la pomata .
- Zhalia , mi dispiace tanto da averti fatto soffrire , ma…
Gli presi la mano libera e lo guardai negli occhi
- Dante , tu hai fatto molte cose per me , e non ti devi preoccupare , te l’ho già detto , me la so cavare .
‘ Bugiarda ’ : la parola mi esplose in testa  in testa .
Gli occhi mi cominciarono a lacrimare senza motivo .
- Zhalia , che succed…
Non finì la frase : mi buttai addosso a lui e lo abbracciai .
Dante era abbastanza sorpreso , ma ricambiò l’abbraccio .
- Zhalia , è tutto ok – mi diede una bacio sui capelli .
- No , Dante , non è tutto ok , io mi sento malissimo , non so più chi sono , non riesco più a capire niente  , mi sento distrutta nell’anima …
Lo strinsi ancora più forte : odiavo piangere , sembrava segno di debolezza , ma non riuscivo a smetterla .
- Zhalia ..
Sollevai la testa : mi stava fissando interrogativo , ma con occhi dolci .
- Tu sei la Cercatrice migliore che io abbia mai conosciuto in tutto il mondo , sei forte , sei intelligente , sei  onesta e…
Mi baciò . Mi baciò sulla bocca .
Non capì più niente , solo che amavo Dante più di qualsiasi cosa al mondo .
- ..E sei il mio raggio di Sole .
Anche lui mi strinse più forte , per darmi sicurezza , per farmi capire che non ero sola .
- Ti amo più di qualsiasi altra cosa , Zhalia .
- Ti amo anche io , Dante .  

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


È strano, vero ? Insomma, prima è così, passa un minuto, e dopo… dopo cambia.
Forse era così che mi sentivo : non capivo niente.
Forse mi sentivo così perché ora sapevo perfettamente cosa significava amare : Klaus mi aveva dato una casa, vero, mi aveva dato il padre che non avevo mai avuto, ma non mi aveva mai insegnato bene il significato di “amore”.
Ora lo conoscevo.
 
Restammo abbracciati per quanto ? Un quarto d'ora ? Un minuto ? E chi lo sa, quando si è innamorati non si fa caso al tempo. O sbaglio ?
So solo che in tutto quel tempo mi sono sentita realizzata : finalmente avevo conosciuto il vero amore, finalmente sapevo chi ero, finalmente mi sentivo in pace con il mondo. In molti dicono che l’amore può cambiare le persone e ora posso affermare che è vero : l’amore cambia le persone in esseri viventi migliori di prima.
 - Zhalia ? – la dolce voce di Dante mi risvegliò dai pensieri.
- Cosa c’è, amore ? – chiesi io, con voce morbida e tenendo gli occhi ancora chiusi .
- Sai – cominciò lui – tutti mi ritengono un uomo coraggioso…
- E lo sei – pensai divertita, con le palpebre ancora chiuse.
- Ma io non credo di esserlo – puntualizzò lui.
Questa volta aprì gli occhi e lo guardai.
- E perché credi di non esserlo ? – domandai dolcemente
- Perché ti ho amato dal primo momento che ti ho vista, ma fino ad ora non ho mai avuto il coraggio di dichiararti il mio amore e…
Gli misi un dito sulle labbra per bloccarlo.
- Non aggiungere un’altra parola, caro . Forse non avrai mai avuto il coraggio di dirmelo, ma devo dire che lo davi molto a vedere .
- Alla mia lupacchiotta non sfugge mai nulla, vero ?
- No, alla tua lupacchiotta non sfugge mai nulla !
Dante sorrise felice .
- E alla tua lupacchiotta non è sfuggito il modo in cui guardavi Scarlet ! – dissi divertita .
Dante aprì la bocca per parlare, ma lo precedetti :
- Però Sophie mi ha anche assicurato che la seconda volta che hai rivisto Scarlet io non c’ero, ma tu non ti sei fatto minimamente toccare da lei.
- Avevo in mente solo te , amore mio.
- Stessa cosa per me , tesoro – gli assicurai, avvicinandomi a lui per ribaciarlo.
 
                                                                      ***
 
Per la prima volta dormii assieme a Dante : non fatevi strane idee, dormimmo soltanto insieme nel suo letto. Mi tenne stretta tutta la notte, come se avesse paura che se mi avesse lasciato solo per un secondo mi avrebbe perso per sempre. Lo ringraziai mentalmente per quell’abbraccio, che mi faceva sentire come protetta da un grosso fuoco; il fuoco del suo amore. Mi addormentai sul suo petto, felice come non mai di aver trovato la mi anima gemella.
 
                                                                      ***
 
Stavo sognando ? Certo, stavo sognando, perché quella bambina dai capelli rossicci seduta davanti a quel fuoco verde chiaro mi era familiare.
Appena mi vide si gettò su di me.
- Ciao, mamma ! – strillò allegra
- Ciao, piccola mia – dissi io abbracciandola.
Non c’era nulla da dire : era tutto suo padre.
- Allora, mamma, hai capito chi essere ? – domandò guardandomi, sempre avvinghiata a me.
Le accarezzai dolcemente i capelli :
- Certo, bambina mia, ho capito chi devo essere.
Sembrava felicissima, ma tutto a un tratto il suo bel viso si incupì.
- Piccola, cosa c’è ? – domandai preoccupata.
- Mamma, i pericoli non sono finiti….
- Cosa vuoi dire ?
Ad un certo punto strabuzzò gli occhi
- MAMMA ! Presto ! Corri, CORRI !
- Cosa succed…
- CORRI !!!
Cercai di correre, ma le gambe parevano incollate al pavimento.
- MAMMA !!!
Guardai mia figlia :delle ombre  nere cominciarono a volteggiarle intorno, cercando di prenderla, cercando di morderla…
- LASCIATE IN PACE MIA FIGLIA ! – urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Le ombre si girarono e sogghignarono. Lasciarono in pace mia figlia e si diressero verso di me.

- Come è debole questa donna – sussurrò con voce rauca un’ombra alla sua vicina – Ha conosciuto l’amore e questo l’ha indebolita.

- Non ha scelto la sua vera strada e ha cercato di essere quel che non è – disse ridendo la vicina – e sai cosa significa questo ?
Non risposi. Le ombre si avvicinavano sempre di più a me …
- Morte atroce – sussurrarono insieme, prima di balzare su di me : mi morsero la gola, la faccia, la schiena, gli arti e la pancia . Sentivo i loro dentini affilati nella mia carne…
Prima di sprofondare nell’incoscienza, sentì l’urlo disperato di mia figlia che implorava pietà per me.
 
                                                                      ***
 
Mi svegliai scossa dai brividi e con una forte nausea : mi girai su un lato e vomitai. Che cosa diavolo significava quel sogno ? Morte ? Dolore ?
Però prima di poter formulare altre domande, una mi balzò nella mente sentendo il pavimento di roccia dura e fredda : Dove mi trovavo ?

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Non ero sul soffice letto di Dante, ma in una grotta umida, buia e piuttosto ampia, piena zeppa di stalattiti e stalagmiti. Come c’ero arrivata fin laggiù?
Appena cercai di ricordarmi qualcosa, un terribile dolore dietro la testa mi fece quasi svenire. Subito portai la mano dietro la nuca e lì sentì qualcosa di caldo che mi scivolava dentro la maglietta. Sangue.
La ferita si trovava nel punto esatto dove c’era il cervelletto ed era bella lunga, ma fortunatamente poco profonda. Il problema serio era che stavo sanguinando da parecchio, dato che sentivo la schiena appiccicosa e bagnata del mio stesso sangue. Sperai solo di non aver perso così tanto sangue, altrimenti…
Luce. Un’accecante raggio di luce mi colpì in pieno viso, abbagliandomi.
- Ma guarda, la nostra traditrice si è svegliata! – disse una figura scura che si trovava davanti al raggio di luce.
Riconobbi perfettamente quella voce:
- Shauna…- praticamente sputai il suo nome.
- Vedo che mi riconosci, Zhalia – senza che la potessi vedere, ancora accecata dalla luce, si era avvicinata a me, e mi aveva preso per i capelli per guardarmi in faccia.
Con uno schiaffo riuscì ad allontanarla da me, ma lo sforzo fu troppo: macchie nere si misero sulla mia visuale, e caddi di schiena sulla dura pietra.
- Non dovresti sforzarti troppo, carina, altrimenti va a finire che muori dissanguata – stava sorridendo, quella bastarda.
- Che cavolo vuoi da me? – riuscì a dire, mentre la testa cominciava a farsi pesante.
- Tu? Tu sei solo l’esca, stupida traditrice. Appena ne avremo la possibilità, ti toglieremo di mezzo.
- Mhf - feci, mentre le forze cominciavano a mancarmi – se credi che non combatterò…
- Me lo aspettavo da te, ma io e Wind non siamo degli sciocchi – e, mettendo la mano dentro una saccoccia, tirò fuori tutti i miei titani.
- Razza di c….
-Ah ah ah, non provare a insultarmi, o i tuoi amati titani faranno una brutta fine.
Mi alzai in piedi il più velocemente possibile, anche se non riuscì a trovare un buon equilibrio, e l’attaccai. Sfortunatamente riusciva a bloccare tutti i miei colpi, per via della mia lentezza.
- Mai attaccare se si perde troppo sangue – mi gridava Shauna, mentre parava i miei calci – altrimenti si rischia la morte.
- Se morirò almeno voglio trascinare qualcuno con me nell’inferno!
- E il tuo Dante cose ne direbbe se  morissi?
Mi bloccai: Dante….Finalmente avevamo trovato il coraggio di dirci tutto quello che tenevamo dentro, e adesso….
- CAGNA! – urlai, facendo un salto e atterrando sopra di lei, che cadde per terra.
La presi per il colletto della maglia:
- Se avete provato a fargli qualcosa, io giuro…
Shauna si mise a ridere, guadagnandosi un pugno in pieno bocca.
- Se gli abbiamo fatto qualcosa, cosa ci farai, traditrice? – anche lei mi aveva preso per il colletto, e mi reggeva a peso morto con tutta la sua forza. I miei stivali non toccavano neanche il pavimento. Aveva il labbro inferiore che sanguinava - Non puoi farci niente!
E in quel momento sentì veramente quanto mi pesava il corpo. I miei occhi si stavano chiudendo lentamente, e sentivo le gocce di sangue percorrermi la schiena.
Svenni.
 
                                                                     ***
 
Mi risvegliai non so quanto tempo dopo, neanche sapendo se ero viva. Sentivo solo dei singhiozzi di una bambina, e una vocetta che continuava a dire:
- Mamma, MAMMA! Ti prego, svegliati mamma, svegliati!
Aprì solo un’ occhio: mia figlia continuava a scuotermi.
- Piccola…-sussurrai a malapena.
Appena si accorse che ero sveglia, mi abbracciò, cominciando a piangere sul mio petto. Con una forza sovrumana riuscì ad abbracciarla, cominciando a cullarla.
- Non piangere, cosa c’è?
- Mamma, mamma! Le ombra ti hanno attaccato e…
Solo allora mi accorsi di avere il corpo ricoperto di morsi, ma di sangue neanche l’ombra.
- Sto bene, sono solo un po’ stanca…
- Mamma, pensavo ….pensavo…
- Non è successo niente – la rassicurai io – Niente…
- Mamma, un uomo alto è venuto a salvarti, per poi andarsene.
- Un…uomo?
- è riuscito a scacciare le ombre, e ti ha salvato.
- E come era?
- Aveva i capelli rossicci.
Sorrisi, abbracciando ancora più forte la bambina.
- Allora andrà tutto bene, piccola.
- Sicura?
- Sicura, ora scusami, devo risolvere una cosa…
 
- Wind, credo che sia morta – Shauna parlava col fratello.
Molto lentamente aprì un occhio, in modo da vedervi bene: Wind guardava la sorella in maniera interrogativa.
- Non ti preoccupare, ormai il piano è già in atto. Dante e la sua squadricciola da quattro soldi stanno arrivando, e finalmente faremo fuori il cercatore più forte della Fondazione.
Wind le prese il braccio, ma Shauna se lo scrollò di dosso.
- Smettila di preoccuparti per me, vedrai che andrà tutto bene. Inoltre se gli facciamo vedere il cadavere senza che scoprano che sia morta, avremo tutta la situazione in pugno!
Wind si avvicinò alla sorella per stringerla in un abbraccio. Con mia grande sorpresa Shauna non si scompose, anzi, ricambiò l’abbraccio.
- Vedrai, la Spirale di Sangue vincerà. – sussurrò lei.
Wind non fece nessun cenno, ma continuò ad abbracciare la sorella in modo fraterno.
Una cosa mi balzò subito all’occhio: alla cintura Shauna portava la sacchetta con dentro i miei titani…Sarebbe bastato un’ attimo, ma Shauna  poteva anche staccarsi dal fratello…Bisognava agire in fretta. Con uno scatto felino fui in piedi e con agilità strappai la sacchetta dalla cintura di Shauna. Se ne accorse subito, difatti lasciò il fratello e mi guardò sorpresa, ma arrabbiata.
- Credevo che fossi morta, Zhalia…
- L’apparenza inganna.
- Avevi perso un sacco di sangue. Dovresti essere morta dissanguata.
- Sono guarita grazie a mia figlia.
- Tua…figlia?
Sorrisi beffarda.

- Non lo potrai mai capire!
Aprì la sacchetta e ne estrassi un titano:
- FALLI TREMARE DI PAURA, KING BASILISK!
Subito il titano del Basilisco fu vicino a me.
- Allora vuoi giochicchiare, eh? – anche Shauna sorrideva – Sarà un vero piacere ucciderti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


- Allora vuoi giochicchiare, eh? – anche Shauna sorrideva – Sarà un vero piacere ucciderti.
Wind le prese di nuovo il braccio.
- Tu sta pure fuori della caverna, fratello, e avvertimi se ci sono problemi. Di questa qua mi occupo io.
Wind sembrava fidarsi di sua sorella, infatti mollò la presa e si diresse verso l’uscita.
- DISTRUGGI, ASH!
Anche il titano mummia fu al suo fianco.
- Non ti facevo così sentimentale, Shauna.
- Questi non sono affari tuoi, maledetta.
In un attimo fu sopra di me: era molto veloce, dovevo ammetterlo, ma Klaus non  mi aveva addestrato per niente. Mi scansai velocemente e le tirai un calcio sul fianco; Shauna rotolò dall’altra parte della grotta.
- Tutto quello che sai fare, Shauna? – mi misi in posizione di attacco, ma subito un dolore mi colpì la schiena. Mi girai indietro per vedere: la mummia della mia avversaria aveva atterrato King Basilisk per un secondo, e aveva utilizzato quel tempo per colpirmi alla schiena con una delle sue ali fatte di rami. Un secondo taglio poco profondo si era creato sulla mia schiena. Fortunatamente il mio Basilisco si era rialzato e aveva atterrato Ash. Mi rigirai verso Shauna. Troppo tardi: aveva approfittato della mia distrazione per avvicinarsi e mi mollò un calcio in pieno volto. Rotolai via per un paio di metri, ma mi rialzai subito, passandomi la manica sul labbro spaccato e sullo squarcio della guancia. Shauna era già in posizione di attacco.
- Una cosa non mi è chiara – disse con la sua voce roca – King Basilisk ha il potere di pietrificare le cose, ma allora perché non l’hai fatto subito contro di me?
Mi misi anche io in posizione.
- Perché voglio sapere, Shauna.
- Che cosa vuoi sapere prima della tua morte, traditrice?
- Wind ci tiene molto a te, ma allora perché sei entrata nella pericolosa Spirale di Sangue? Certo, lui ti ha seguito per proteggerti, ma perché l’hai fatto?
Si bloccò per un’ attimo, ma poi si riprese, mentre una nuova luce le appariva negli occhi rossi.
- QUESTI NON SONO AFFARI TUOI! – urlò, per poi avventarsi contro di me.
Il fatto strano era che non attaccava con la magia, ma solo con calci e pugni.
Ad un certo punto cercò di colpirmi alla pancia: non avevo via di scampo.
- HIPERSTRIDE! – urlai, ma qualcosa andò storto: la luce blu apparve sui miei piedi e provai a balzare, ma senza ottenere successo. Sentì il pugno di Shauna colpirmi lo stomaco con una forza mai vista, e fui scaraventata via. Andai a sbattere contro una stalagmite e il colpo mi mozzò il respiro.
- Non capisco…- dissi, alzandomi lentamente in piedi – Av-Avevo usato l’Hiperstride…
- Giusto, tu non lo sai – mormorò Shauna divertita, mentre si avvicinava a me – Siamo in un’area nella quale è stato messo un potente sigillo: possiamo usare i Titani e i loro poteri, ma la magia che abbiamo in corpo svanisce appena li evochiamo.
Mi sollevò di nuovo per la maglietta:
- Per questo facevo solo attacchi con gli arti.
- Sei migliorata, a quanto vedo – sorrisi sarcastica – Nel combattimento corpo a corpo non avevi così tanta forza…
Il suo sguardo divenne arrabbiato; aveva abbassato la guardia.
- Adesso la facciamo finita, razza di…
Non finì mai la frase: la colpì con una ginocchiata sul petto talmente forte che lasciò andare la presa. Atterrai in piedi, mentre lei era inginocchiata, le mani premute sul seno.
- E' un colpo basso, traditrice! – riuscì a dire mentre ansimava.
- Senti chi parla. Tu e il tuo titano mi avete attaccato mentre ero distratta!
Shauna si alzò, le mani ancora tenute strette al petto.
- Se ti distrai è colpa tua, Zhalia, non mia!
- Ah, da quando non sono più la “traditrice”?
- Maledetta! ASH, SAI COSA FARE!!!
Ash si avvicinò alla sua padrona, per poi ripartire all’attacco: King Basilisk si mise davanti a me per proteggermi, ma la mummia lo trapassò da parte a parte.
Prima che il mio Basilisco potesse scomparire, si girò verso la mummia, pietrificandola completamente. King Basilisk tornò nel suo amuleto, provocandomi una fitta sulle costole, ma non mi arresi e sferrai un calcio ad Ash, che si polverizzò completamente, tornando anche lui nell’amuleto di Shauna.
- Ora siamo pari. – sorrisi, visto che Shauna aveva ancora le mani che proteggevano il petto: gli avevo fatto davvero  male.
- Tsk, smettila di fare la rompiscatole, non risolvi nulla, anche perché King Basilisk ti ha fatto perdere un bel po’ di energia. – finalmente le braccia le tornarono lungo i fianchi – Non ti sei chiesta il perché non abbia usato il mio titano più forte? Ash non è niente al confronto di Lilith the Queen.
- Effettivamente mi sono accorta subito che non avevi usato il tuo titano più forte. Mi avevi sottovalutato per caso?
Shauna cominciò a ridere: odiavo la sua voce roca , ma profonda.
- Ti ricordi del sigillo di cui ti ho parlato? Bé, mi sono dimenticata di dirti una cosa…
Subito capì quel che stava per dire.
- Vigliacca!
- Hai capito, allora? In quest’area si può usare solamente un titano, poi anche la loro magia viene risucchiata completamente. In questa maniera si può lottare solamente a mani nude.
- Il tuo era uno schifoso stratagemma per fare in modo che io avessi meno energia di te!
- E a quanto pare il mio schifoso stratagemma ha funzionato!
Si lanciò all’attacco su di me: mi voleva attaccare con un pugno sul mento, in modo da farmi perdere l’equilibrio, così mi preparai a difendere la faccia, ma era solo un diversivo: all’ultima cambiò posizione e mi tirò un calcio alla pancia, facendomi mancare di nuovo il respiro.
Subito si allontanò da me, per poi riposizionarsi.
- Wind è un buon allenatore, sai?
- Tsk, tu non sei mia stata picchiata dai ragazzi prepotenti di strada, vero?
Avevo toccato un nervo scoperto: gli occhi cremisi di Shauna si fecero più scuri, fino a diventare del  color vischioso del sangue. Cominciò ad attaccarmi di istinto: non pensava quello che faceva, il suo corpo era mosso completamente dalla rabbia, dall’odio e dalla disperazione. In questa maniera era più facile attaccare con un colpo ben preparato. Bisognava solo pensare a un buon piano…




NOTA DELL'AUTRICE : Dio Mio, quando non mi piace questo capitolo! Solo che non mi veniva in mente niente di meglio. Scusatemi :(

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Mi venne in mente un’idea, un po’ stupida, ma efficace: lasciai le gambe scoperte e all’apparenza poco stabili, in modo che la rabbia di Shauna la portasse a pensare che stavo per perdere l’equilibrio. Per rendere migliore la mia tattica finsi di essere stanca, muovendomi più lentamente e attaccando sempre meno. Ma non si fidava molto. Per riuscire a convincerla dovetti prendermi un pugno in piena guancia. La mia avversaria sorrise: la trappola era scattata.
- Mai perdere l’equilibrio! – mi urlò, mentre si chinava e mi sferrava un calcio in modo da farmi cadere a terra. All’ultimo saltai non molto in alto, ma abbastanza da aver le gambe giusto alla portata di Shauna: con un calcio la colpì di nuovo sul petto, mentre l’altra scarpa colpiva direttamente il viso. Il piano funzionò: Shauna non si aspettava questa reazione e rimase allibita, tanto che non riuscì a bloccare il mio attacco. Atterrò di schiena due metri da me, senza rialzarsi. Mi avvicinai a lei con passo sicuro: respirava a fatica; l’impatto ricevuto alla schiena per colpa della caduta e al petto per colpa mia l’aveva lasciata senza fiato.
- Riesci ad alzarti o vuoi una mano? – chiesi ironica.
Il suo corpo tremò leggermente, poi si tirò su sui gomiti, in un equilibrio veramente instabile.
- Non…mi…serve…il…TUO AIUTO! – aveva le due labbra completamente spaccate, il naso grondante di sangue e un brutto taglio sulla guancia. Cercò di mettersi in piedi, ma le ginocchia non la reggevano, e cadde nuovamente distesa. Dovevo approfittare del momento per sapere…Per sapere il perché. Le bloccai le mani sopra la testa, visto che non riusciva a comandare le gambe.
- E adesso, Shauna, mi spiegherai un paio di cosette…
  Mi sputò saliva mischiata al sangue sulla guancia.
- E se io non volessi risponderti, traditrice?
- Allora la cosa ti farà male, molto male – era una bugia, ma volevo ottenere risposte alle mie domande.
- Non ti credo.
- Klaus non ti ha detto come riducevo gli agenti che lottavano con me, vero? – dissi la frase con voce bassa e roca, un po’ come la sua.Ghignai malefica, per fare un po’ di scena.Sembrò credermi, perché spalancò gli occhi: non mi piaceva molto guardare le sue pupille piene di rancore, ma sostenni lo sguardo con decisione.
- Che vuoi sapere, maledetta traditrice?
- Tutto : la tua infanzia, il perché sei entrata nella Spirale di Sangue…Vedi un po’ tu.
- Che cosa ti interessa della storia della mia vita?
- Miei affari.
Mi guardò in cagnesco, ma cominciò a raccontare:
- Sono nata per le strade della Spagna, a Madrid nel 19… . Fui la secondogenita di mia madre Paola Ramos Sanz e Pedro Ortiz Inglesias. Mio fratello maggiore, Wind, ha due anni in più di me, ed è muto dalla nascita. Non avevamo da mangiare, quindi ci toccava sempre rovistare fra la spazzatura per trovare qualcosa di commestibile. Mio padre morì quando avevo appena tre anni: la tubercolosi che portava con se da quando era nato stava peggiorando sempre di più negli ultimi tempi, fino a portarlo alla morte. Un giorno dopo sei anni dalla morte di mio padre, delle “persone” ci ritrovarono in uno scatolone nel quale avevamo passato la notte: portarono via mia madre perché dicevano che era in possesso di un certo “Titano“. All’epoca non sapevo neanche cosa fosse. Io e Wind fummo sbattuti sui cassonetti dell’immondizia e picchiati, perché le persone credevano che fossimo in possesso di altri titani. Quando capirono che ne eravamo sprovvisti ci lasciarono lì mezzi morti: Wind è sempre stato fisicamente più forte di me, e quindi non era messo troppo male, ma io sì: avevo quattro costole incrinate e due rotte, e la spalla era letteralmente spaccata. Di fronte alla mia visione, qualcosa cambiò in Wind: si alzò subito, e corse incontro ai nostri aggressori. Anche se aveva appena undici anni, riuscì a far perdere i sensi a cinque dei migliori agenti della Fondazione Huntik. Dopo aver fatto quello che doveva fare mi caricò in spalla e mi portò all’ospedale più vicino per farmi guarire. Erano tempi diversi, accoglievano ancora i piccoli orfani per guarirli gratuitamente. Noi non eravamo orfani, ma ci scambiarono lo stesso appena videro come eravamo conciati: molti ragazzini che vivevano per strada venivano pestati a sangue ogni giorno, quindi era normale trovarne almeno 50 in sala da attesa che aspettavano cure. Io venni operata subito alla spalla, visto che la spezzatura dell’osso mi aveva provocato un’emorragia interna. Restai in sala operatoria per quattro ore, le quattro ore più lunghe nella vita di Wind, a detta sua. L’intervento andò a buon fine, mi bloccarono l’emorragia interna, e la spalla tornò al suo posto, ma la notte dopo l’intervento io e Wind dovemmo fuggire dall’ospedale: dopo che i bambini erano stati curati, venivano  mandati in orfanotrofio per restarci fino alla maggiore età. Cercammo nostra madre dappertutto: nelle discariche, negli scatoloni abbandonati, nelle case semi-distrutte, negli ospedali e perfino negli obitori. Era scomparsa, scomparsa per sempre. Quella sera mi addormentai sulla spalla di Wind dopo essermi sfogata piangendo per ore. Fu una notte terribile: capimmo che da quel momento avremmo dovuto cavarcela da soli, affidandoci a noi stessi, e che avremmo dovuto fidarci solo l’uno dell’altro. Avevo solo nove anni, ma dovevo già comportarmi da donna adulta. Da allora abbiamo vissuto di piccoli furti; da quando ero stata pestata in Wind si era accesa una strana luce: sembrava che combattesse per proteggere me, solo me, l’ultima parte di famiglia che gli era rimasta. Mio fratello nascondeva in se una natura da ninja. Era bravissimo nel combattimento fisico, anche se non aveva mai alzato i pugni in vita sua: sembrava che avesse un talento naturale in fatto di combattimento corpo a corpo. In quanto a me ero sempre stata agile, sin da bambina: amavo arrampicarmi sugli alberi, scavalcare bidoni di immondizia ed ero sempre stata molto veloce. Con la forza di Wind e la mia agilità, presto il nostro nome si diffuse in tutte le gang di adolescenti che si trovavano a Madrid: in molte ci chiesero di unirci a loro, ma noi non volevamo: ci fidavamo solo l’un dell’altro, e volevamo continuare da soli il nostro cammino. Poi quando compì 16 anni successe qualcosa di strano…

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Interruppe la sua narrazione per guardarmi in faccia, per notare se avevo cambiato espressione: non volevo lasciar trasparire nessuna emozione, quindi rimasi impassibile, ma aumentai la stretta al suo braccio.
- Cos’è successo?
- Io e Wind avevamo appena sconfitto una gang chiamata “El Lobo Negro“, che voleva rubarci tutto quello che possedevamo, quando ci accorgemmo che qualcuno ci aveva visto. Non lo vidi bene in faccia, perché quel giorno c’era nebbia, ma io e Wind pensammo la stessa cosa: dovevamo fuggire da lì e in fretta. Cominciammo a correre, saltando fontane e rovesciando sulla strada bidoni e altre cose: se la persona ci avesse preso, molto probabilmente ci avrebbe mandato in riformatorio.
Ma all’improvviso davanti a si parò un dio egiziano: anche se sconvolti da quell'apparizione, cercammo di continuare la fuga, ma la bestia ci bloccò in un vicolo. Quando intravedemmo l’uomo che avevamo seminato avvicinarsi sempre di più a noi, Wind si mise davanti a me: avrebbe rischiato la morte pur di non perdermi. Ma l’uomo non ci attaccò: tirò semplicemente fuori una specie di pietra che risucchiò il dio egiziano. Io e Wind eravamo allibiti: come cavolo aveva fatto quell'uomo a risucchiare un’antichità egizia? Prima che potessimo fare qualcosa ci disse che ci aveva visto combattere, e che gli piaceva il nostro stile. Ci chiese se volevamo lavorare per lui, ma io e Wind lavoravamo solo per noi stessi e basta. Ma sembrava che non si sarebbe tolto da lì finché non avessimo accettato la sua proposta, quindi bisognava batterlo. Io e mio fratello ci avvicinammo cauti, come per dire che non ci fidavamo tanto di lui, ma subito dopo l’attaccammo. Pensavamo che l’avremmo fatto fuori in due minuti, visto che era vecchio, ma qualcosa andò storto: per quanto picchiavamo duro, lui parava ogni colpo. E inoltre era forte, molto forte. Ci mise fuori combattimento nel giro di poco tempo. Io e Wind capimmo che non voleva farci fuori dal modo in cui ci attaccava: faceva colpi leggeri e precisi, adatti per far perdere i sensi o per mettere KO una persona senza ucciderla. Ci disse che non voleva combattere contro di noi, perché eravamo due “elementi preziosi“ per lui. Io e Wind non capivamo che diavolo stava dicendo. Ricordo che ho cominciato a urlargli cosa voleva da noi, che noi lavoravamo solo per noi stessi, e che non l’avremmo mai seguito. Lui ghignò, e ci disse che sapeva cosa era successo a nostra madre. Io rimasi spiazzata: diceva la verità oppure era tutto un trucco? Non mi fidavo molto di quel mezzo-cadavere, ma volevo veramente sapere cosa era successo. Gli dissi che prima volevamo sapere la verità su nostra madre, e che poi forse l’avremmo seguito. Sembrava sicuro di sé, quindi ci raccontò la storia: all’inizio nostra madre faceva parte della Fondazione Huntik, ma poi aveva combattuto con nostro padre, che faceva parte della Spirale di Sangue, ed era stato amore a prima vista. Pur di non rinunciare al suo amore, scappò dalla Fondazione, e si mise insieme a mio padre. Per non essere trovati, cercarono rifugio a Madrid, una città con così tante persone che sarebbe stata una pazzia controllarle tutte. Tre anni dopo la loro fuga a Madrid, nacque Wind. Ma subito dopo cominciarono i guai: la Fondazione ce l’aveva a morte con mia madre, e cominciarono a setacciare ogni appartamento per trovarla. Per non essere scoperti, i miei genitori dovettero vivere per strada, dove io nacqui. Dopo la morte di mio padre la situazione si era fatta ancora più critica, finché non ci trovarono; mentre io e Wind venivamo pestati, altri membri della Fondazione Huntik accusarono mia madre di alto tradimento: la picchiarono, la malmenarono e la lasciarono mezza morta per la strada. Ma un uomo volle darle il colpo di grazia, tanto per “non farla soffrire“. Non indovini il nome di quell’uomo?
Deglutii.
- Chi era?
- Si chiamava…Achille Vale.
Il cuore mi si fermò: Vale? VALE?! Non era mica…
- Esatto, il padre di Dante Vale!
Restai sbigottita: mi stava mentendo?! Era veramente successo?! Non era possibile…
Shauna mi guardava sorridendo perfida.
- Sorpresa, eh? E pensare che il tuo adorato è il figlio di una tale carogna…
SBAM!
Non ero riuscita a trattenermi: avevo mollato un pugno sull’unica guancia sana del mio ostaggio. Shauna sputò di nuovo sangue, mentre sulla guancia le si formava un livido violaceo.
- Capito coma la penso? Va avanti, se non vuoi un altro assaggio di questo!
- Pff, come sei simpatica.
Alzai di nuovo il pugno.
- Allora?
- Allora cosa? – scherzò lei.
SBAM!
Altro pugno, sempre sulla stessa guancia.
- Muoviti, o ti faccio ancora più male.
Shauna sospirò.
- Appena quell’uomo ebbe finito di raccontarci tutto, io avevo le lacrime agli occhi: nostra madre malmenata e picchiata…In quel momento Wind mi strinse a sé, percependo i miei sentimenti. Mi guardò negli occhi: pupille rosse contro pupille rosse; voleva sapere cosa volevo fare. Io indicai l’uomo, facendo capire che l’avrei seguito. Lui soffiò e mi lasciò andare. Io dissi all’uomo che l’avremmo seguito fino in capo al mondo, pur di rivendicare nostra madre. Lui sorrise, e si presentò con il nome di Rassimov. Ci disse che ci avrebbe reso ancora più forti, che ci avrebbe portato direttamente dall’assassino di nostra madre. Io e mio fratello sorridemmo: era arrivata l’ora della giustizia. Ma Rassimov ci disse che dovevamo giurare fede alla Spirale di Sangue, l’organizzazione di cui faceva parte. Noi eravamo disposti a tutto pur di riavere la nostra vendetta col sangue. Appena pronunciammo le parole di fedeltà, Rassimov alzò la mano destra e una strana polvere viola  si levò in aria per poi toccarmi entrambe le spalle.Sentì solo un pizzico di dolore, poi mi fissai la pelle: il Marchio della Spirale di Sangue era lì, nero e con lineamenti perfetti. Guardai Wind e mi accorsi che anche lui si fissava l’avambraccio destro, dove ora apparire il famoso segno della Spirale. Il sorriso che io e mio fratello avevamo si allargò ancora di più: era venuta l’ora che l’Angelo della Morte si stagliasse sulla Fondazione Huntik. Ma il vecchio ci bloccò: ci disse che non potevamo combattere semplicemente con il corpo a corpo, ma che potevamo usare i titani, ovvero delle specie di creature che si legavano all’anima e combattevano per te. Il primo che riuscì a evocare fu Lilith the Queen, mentre per Wind fu Shakrit. Ci allenammo per circa 3 anni. Io e mio fratello imparavamo in fretta. Eravamo bravi. Finiti quei tempi di allenamento eravamo pronti sia fisicamente che psicologicamente. Ma quel bastardissimo Achille Vale...
Gli diedi uno schiaffo in pieno viso.
- La smetti di insultarlo? – mormorai glaciale.
- Pffff, come vuoi tu. – mi prese in giro.
Altro schiaffo.
- Muoviti, razza di vampiro!
- Stà calma, adesso ti racconto.
Per un’ attimo si girò verso l’uscita, forse pensando a Wind, ma poi si riscosse e continuò.
- Come dicevo, Achille Vale era scaltro: tutte le volte che lo incontrammo riuscì sempre a sfuggirci. Sempre. Ma poi l’ultima volta che lo vedemmo era più lento del solito. Forse stava male. Io e Wind cercammo di approfittarne, ma lui riuscì lo stesso a scappare. Una settimana più tardi il nostro scontro arrivò la notizia: Achille Vale, l’assassino di nostra madre, era morto di tumore al cuore. Io non ero soddisfatta della sua morte: avrei voluto ucciderlo con le mie mani, avrei voluto sentire il suo cuore smettere di battere mentre gli stringevo il collo… In poche parole non ero sazia della sua morte: volevo vendicarmi. Avevi sentito però che Vale aveva un figlio, un certo Dante Vale, che aveva tre o quattro anni più di me. Decisi che lui sarebbe stato l’oggetto della mia vendetta: avrebbe pagato lui per l’assassinio commesso dal padre. Ma Rassimov mi fermò prima che potessi fare qualsiasi cosa: diceva che Dante Vale era forte, molto forte, e che non potevamo farlo fuori con un attacco a sorpresa. Bisognava usare una tattica, usare il cervello per fare un piano perfetto. Questo richiese tempo. Ma la vendetta doveva essere un piatto servito freddo, studiato accuratamente per non tralasciare  nessun particolare. E finalmente arrivò il momento…

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Mi sorrise, mentre la sua lingua saettava velocemente fuori dalla bocca per assaggiare il sangue che le colava dalle labbra.
- Che è successo? – chiesi dura.
- Il momento da aspettare era quello nel quale tu avresti confessato il tuo amore per Vale: ti avevo tenuta d’occhio mentre eri nella Spirale di Sangue, e vedevo che ogni volta usavi quel libro per parlare con lui. Perché credi che ti abbia lasciata stare mentre gli disegnavi il punto esatto di dove si trovava la Spirale? Per fare in modo che il momento perfetto arrivasse più velocemente.
E quando il momento arrivò, io e Wind eravamo pronti: Vale aveva abbassato la guardia perché era intento a proteggere la “sua lupacchiotta“ , e non si era accorto che eravamo riusciti a entrare in casa sua. Certo, ti ha difeso come un leone che protegge la leonessa la quale ha in grembo un cucciolo, ma non è riuscito a proteggerti del tutto. Credo che siamo riusciti a fargli male…
Mi morsi il labbro: che cosa gli avevano fatto?
- Maledetta cagna – sussurrai, abbastanza forte che potesse sentirlo – Se l’hai ferito gravemente io…
- Oh, non ti preoccupare – mi rispose sarcastica Shauna – Io gli ho solo spaccato sei costole e rotto un braccio. Wind gli ha fatto una tale squarcio sulla schiena che tra un po’ gli si vedevano i polmoni. Insomma, fa un po’ tu.
La rabbia prese il sopravvento sul corpo: senza che me ne rendessi conto avevo saltato sulla pancia della mia nemica, con una tale forza che le mie scarpe gli ruppero la pelle. Per un momento strabuzzò gli occhi e le pupille si dilatarono, poi cominciò a vomitare sangue.
- Giuro su mia madre che se Dante è morto, vi farò vedere l’inferno!
Shauna continuò a vomitare sangue, finché con un ultimo conato, riuscì a riprendere fiato per poi sorridermi.
- Non credo che Vale sia morto, anche perché se l'avessimo ucciso non ci sarebbe servito a niente rapirti; volevamo solo giocare un pò con lui e togliergli la cosa a cui teneva di più. Sapendo del tuo rapimento, si sarebbe arrabbiato molto e sarebbe stato più forte che mai. In poche parole, volevamo che combattesse con tutta la sua forza, in modo da pregustare di più la sua sconfitta. Se ti avesse lasciato rapire non l'avremmo ferito così, ma visto che non volevo mollarti gli abbiamo fatto un pò male. La prossima volta chiedigli di non stringerti così forte a lui!
Il mio pugno si risollevò velocissimo, pronto a colpirla, ma un’esplosione improvvisa ci colse entrambe alla sprovvista. Shauna cercò di liberarsi, senza però riuscirci: non l’avrei liberata per nulla al mondo. Tra la nebbia di polvere scatenata dall’esplosione si muoveva qualcosa.
O meglio, qualcuno.
- Zhalia! – una voce urlava il mio nome – Rispondimi, per favore! ZHALIA!
 Gli occhi mi si riempirono di lacrime appena udì quelle parole. La nebbia si dissolse, e finalmente lo vidi.
Dante.
Dante Vale.
Il MIO Dante Vale.
Il mio unico e vero amore.
- DANTE! – urlai, lasciando la presa dalle braccia del mio ostaggio e correndo verso di lui.
Appena gli fui vicina gli buttai le braccia al collo, stringendolo vicino a me. Lui rispose prontamente, abbracciandomi forte e affondando il viso sui miei capelli.
- Dante… - singhiozzai, cominciando a piangere sul suo petto – Sei vivo…
Sollevai la testa per guardarlo: era pallido, come se fosse malato da tempo, e aveva due grosse borse nere sotto gli occhi. Gli occhi ambra, di cui mi ero subito innamorata, erano spenti e i capelli rossi ora sembravano più marroni.
- Cosa ti è successo? – mormorai, accarezzandogli una guancia.
Lui chiuse gli occhi sorridendo, appena le mie dita toccarono la sua pelle: gli piaceva quella sensazione.
- Mi è capitato di tutto – sussurrò: aveva la voce bassa e strascicata – Mi hanno rotto il braccio, le costole rotte mi hanno provocato emorragie interne e ancora un po’ e i miei polmoni avrebbero visto la terra.
Mi accorsi del braccio destro ingessato e sotto la maglia la mano che era ancora abbracciata al suo corpo percepì le fasce grezze.
- Ma sono ridotto così per un’altra cosa… - soffiò.
Lo guardai dritto nell’iride.
- Per cosa? – domandai con un fil di voce.
La sua faccia si avvicinò lentamente alla mia.
- Mi hanno rubato la cosa più preziosa per me – eravamo a pochi centimetri di distanza – Il mio amore. Il mio tesoro. Te.
La sua bocca si posò delicatamente sulla mia, quasi avesse paura di farmi male: schiusi piano le labbra, per fare in modo che le nostre lingue si incontrassero. Fu un bacio bellissimo, dolce, pieno di speranze e di risposte.
Quando (purtroppo) finì, gli guardai di nuovo gli occhi: il colore ambra si era riacceso in una maniera spettacolare e brillava di felicità. Mi abbracciò più stretto di prima, anche se riusciva a usare un solo braccio.
- Ti amo, Zhalia . – mi sussurrò all’orecchio con la sua voce calda e rassicurante.
- Ti amo anche io, Dante – gli baciai dolcemente lo zigomo.
- DANTE! – una voce riecheggiò nella caverna – DANTE, CI SEI? HAI TROVATO ZHALIA?
- L’HO TROVATA! – rispose lui, facendomi appoggiare la testa sul suo petto – CHIAMA GLI ALTRI E SEGUI LA MIA VOCE!
Un rumore si scarpe si fece sempre più vicino, finché non distinsi una figura…OH NO! TUTTI, MA  LEI NO!
Dante sciolse l’abbraccio e sorrise.
- Questa me la paghi – sibilai.
- Zhalia! – Scarlet mi saltò addosso, abbracciandomi – Sei viva!
Riluttante, le misi un braccio attorno alle spalle, mentre Dante rideva.
Scarlet mi prese per le spalle per guardarmi: quanto odiavo quel suo sorrisetto bastardo e quei suoi occhi verdi.
- Zhalia, sei ricoperta di sangue dalla testa ai piedi! – mormorò preoccupata – Ti senti bene?
Solo in quel momento le ferite ricevute si fecero sentire: stando a parlare con Shauna non mi ero accorta che tutti i movimenti che avevo fatto durante la lotta mi avevano fatto aumentare la perdita di sangue. Le gambe mi cedettero, ma la rossa e Dante erano pronti: lui mi prese per dietro,  mentre Scarlet mi sorresse per davanti.
- Hai perso molto sangue – constatò lei – Vado a cercare Metz per avvisarlo e per riferirgli le tue condizioni.
Si allontanò correndo.
- Amore – sussurrai a Dante – Sono stanca.
- Ci sono io qui, stai tranquilla. Vuoi distenderti?
Annuì flebile. Lui si sedette e fece in modo che potessi distendermi sopra di lui.
- Va meglio?
- Sì.
Mise il  braccio attorno alle mie anche.
- Non ti lascerò più, te lo prometto.
Sorrisi, accarezzandogli di nuovo la guancia.
- Nemmeno io, Dante, nemmeno io.
Le palpebre cominciarono a farsi pesanti.
- Tesoro, ho sonno…
- Ti prego, cerca di tenere gli occhi aperti. Fallo per me.
- Cercherò.
- Vorrei poter fare qualcosa, ma sono troppo debole, e la mia energia non sarebbe sufficiente per guarire le ferite, nemmeno per bloccare il sangue.
- Non importa, riusciremo a cavarcela. – sussurrai, per poi cambiare discorso – Scarlet non ti ha toccato spero, altrimenti a quella là gli faccio vedere le stelle.
Dante sorrise, mentre la sua risata cristallina riempiva la grotta.
- Non ti preoccupare, amore, le interessa un altro…
Cosa cosa? No, era impossibile…
- Mi stai prendendo in giro, Dante? – chiesi, guardandolo.
Lui mi fissò teneramente.
- Mai stato più sincero.
- Ma dai! E chi è il fortunato?
- Se te lo dico, però, tu mantieni il segreto, va bene?
Sospirai: avrei voluto dirlo al mondo intero.
- Va bene, prometto.
- Si è innamorata di Montehue.
Strabuzzai gli occhi, mentre un sorriso affiorava sulle mie labbra.
- Scusa? – cominciai a ridere – Credo di aver capito male…
Dante sorrise.
- Già, si è innamorata di quel pezzo di Montehue.
Entrambi ridemmo fino a farci venire le lacrime agli occhi, ma ad un tratto mi sentì malissimo: cominciai a tossire violentemente, sputando sempre più sangue.
Dante smise subito di ridere e cercò di aiutarmi mettendomi sulle ginocchia, in modo che potessi vomitare senza soffocare.
Appena sputai l’ultimo goccia di sangue, mi lasciai andare all’indietro, sapendo che Dante mi avrebbe preso. Mi fece sdraiare, tenendomi la testa alzata per non far toccare terra alla ferita sulla schiena.
- Tra poco arriveranno i soccorsi, sta tranquilla – mi rassicurò, accarezzandomi i capelli lentamente.
Lo speravo seriamente: mi sentivo sempre più debole, ma dovevo resistere,  per lui.
-Dante…per favore…raccontami qualcosa per…distrarmi….per favore …tipo…di Lok e….Sophie…
Fece un mezzo sorriso, misto fra il preoccupato e il divertito.
- Allora? – feci io – Alla fine…si sono…dichiarati o…no?
Dante aprì la bocca, ma in quel momento sentimmo dei rumori: qualcuno si stava avvicinando.
- MUOVETEVI RAGAZZI, MUOVETEVI! – urlava una voce: ero quasi sicura che fosse Scarlet, ma ormai i rumori arrivavano ovattati alle mie orecchie – ANDIAMO! CORRETE, PER L’AMORE DEL CIELO! ZHALIA E' IN GUAI SERI! MI STATE ASCOLTANDO O NO?! MUOVETE QUEI CULI!!!
Con una forza sovrumana riuscì ad aprire un occhio: praticamente metà della Fondazione si trovava dentro la grotta, guidata da Scarlet e Metz. Sophie, Lok e Lucas erano dietro di loro.
- ZHALIA! – strillò Sophie, raggiungendomi e mettendosi le mani davanti alla bocca – COSA E' SUCCESSO?! SEI UN GRUMO DI SANGUE! CHI TI HA RIDOTTO COSI'?!
Un lieve gemito si levò poco lontano da me: Shauna aveva provato ad alzarsi, senza ottenere risultato.
- SHAUNA! – gridò Sophie, mentre le lacrime cominciavano a rigarle il volto –BASTARDA! COSA HAI FATTO A ZHALIA?!
Provò a saltarle addosso, ma fu tempestivamente bloccata da Lok.
- Sta calma, Sophie – le disse dolcemente.
- Lok…lei…Zhalia…il…sangue… - Sophie scoppiò in un pianto misto fra rabbia e tristezza.
Intanto sia Scarlet che Metz mi si erano avvicinati.
- Ne ha perso troppo – Metz era preoccupato – Mi meraviglio che sia ancora viva. Bisogna farle subito una trasfusione, o potrebbe entrare in coma, o nel caso più grave…
Scarlet lo zittì.
- Zhalia, che gruppo sanguigno hai? – mi domandò subito lei.
- A…B…+…- riuscì a dire.
- AB+…- ripeté lei. Poi si alzò e urlò a squarciagola:
- CI SERVE UNA PERSONA CHE ABBIA IL GRUPPO SANGUIGNO AB+! FATE IN FRETTA!
- Dante…-riuscì a mormorare con le ultime forze che mi rimanevano.
- Cosa c’è, amore? – sussurrò.
- Non lasciarmi mai più.
Mi strinse a lui, mentre i suoi occhi cominciarono a farsi lucidi.
- Mai più, promesso.
Scivolai nell’incoscienza.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


                                                                          ***
 
Camminavo con sicurezza nel gigantesco bianco che si stagliava davanti a me: non avevo idea di dove fossi, ma le mie gambe si muovevano automaticamente. Quando vidi qualcosa di verde che si stagliava in lontananza sorrisi: ora capivo dove mi trovavo. Arrivai davanti al fuoco di smeraldo dove avevo incontrato per la prima volta mia figlia, ma lei dove era? Mi guardai intorno, senza risultato.
- SORPRESAAAAA! – urlò una vocetta e prima che potessi rendermene conto ero schiena a terra, con la mia bambina sopra il torace.
- Ti ho fatto paura, mamma? – rise lei, mentre mi abbracciava.
- Ok, lo ammetto, mi hai fatto prendere un colpo – dissi io, accarezzandole i capelli.
Mi misi seduta, mentre lei era ancora attaccata a me.
- Ehi, piccolo koala – scherzai io – Adesso basta, va bene?
Si staccò da me.
- Come hai fatto a comparire all’improvviso? – domandai.
- Te l’ho detto, mamma: è da tanto tempo che sono qui, e conosco tutti i segreti del posto.
Ad un tratto si fece seria:
- Hai risolto quella cosa?
- Non ti preoccupare, piccola: mamma ha risolto tutto – dissi, baciandole la fronte.
In quel momento la mia bambina di illuminò.
- Mamma! Mamma! – strillò felice, saltellando e trascinandomi per la mano – Vieni! Ti voglio far vedere una cosa speciale!
Restai un po’ sorpresa dalla felicità improvvisa di mia figlia ma, alzandomi, mi feci guidare da lei per una strada inesistente.
- Dai, mamma, più veloce! – mi sgridò, aumentando il passo.
- Tesoro, ho capito che la mamma ha solo 24 anni, ma sono stanca morta.
- Manca poco, mamma, accelera solo un pochino.
Raccolsi le ultime energie e cominciai a correre più velocemente.
- Guarda, mamma! – trillò la piccola – Laggiù c’è quell’uomo che ti ha salvato dalle ombre.
Per quanto sforzassi gli occhi, non riuscivo a vedere nulla.
- Sei sicura, piccola?
- Sì, mamma, sicurissima.
Ci fermammo improvvisamente.
- Aspetta un attimo e vedrai – sussurrò la bambina, emozionatissima.
All’improvviso degli sprazzi di luce colorata cominciarono a volteggiare intorno a noi: prima lentamente, poi sempre più veloce.
La manina di mia figlia strinse più forte alla mia, mentre un sorriso le si stampava in faccia.
- Eccolo, mamma!
Ad un certo punto gli sprazzi cominciarono a volteggiare insieme, fino a formare un uragano colorato. Chiusi gli occhi d’istinto per proteggermi dalla polvere che avrebbe innalzato, ma sentì solo un lievissimo vento spettinarmi dolcemente i capelli.
- Zhalia…
Aprì gli occhi di scatto: Lui era di fronte a me.
Non ci pensai due volte: lo abbracciai, stringendolo a me con tutte le mie forze.
- Ehi, piano – disse Dante divertito, cullandomi teneramente.
- Mi hai trovato – mormorai, con la voce rotta.
- Già, non è stato semplice – rispose sorridente – Ma ora sei qui con me.
- Mamma, chi è questo signore? – domandò la bambina, tirandomi la maglietta.
Staccandomi da Dante la presi in braccio, mentre lei metteva le braccia intorno al mio collo.
Baciandole nuovamente la fronte, le rivelai la verità:
- Piccola mia, fino a prova contraria, lui è tuo padre.
Alla bambina si dilatarono gli occhi, poi si staccò da me e saltò addosso a Dante.
Lui la prese prontamente, ma mi rivolse uno sguardo scioccato.
- Noi abbiamo una figlia? – mi chiese a bocca aperta.
- A quanto pare sì.
Dopo un momento di stupore, Dante guardò la bambina che era fra le sue braccia con affetto e la strinse dolcemente a lui.
- La mia piccola…-sussurrò, quasi commosso, mentre la bambina si aggrappava al suo petto.
- Già - risposi io, avvicinandomi a lui – La nostra piccola, grande gioia. Nostra figlia.
Lo baciai con delicatezza.
- MAMMA! PAPA’! COSA FATE? BLEEEEEEAAAAAAAAAH! – strillò la bambina, facendo una smorfia.
Io e Dante scoppiammo a ridere a sentir quelle parole.
- Allora – chiese alla piccola – Come ti chiami, angelo mio?
- Non mi ricordo – disse la bambina, abbassando gli occhi.
Dante mi guardò interrogativo.
- Hai qualche idea, amore?
- In realtà sì – dissi sorridendo e avvicinandomi nuovamente a lui.
Gli sussurrai il nome nell’orecchio.
- Che te ne pare? – domandai.
Mi baciò la guancia.
- Credo sia perfetto per questo piccolo fiore.
- Anche io lo voglio sentire! – protestò la bambina.
Dante, sorridendo, glielo disse.
- Allora piccolina, ti piace?
- Sì! – strillò lei, battendo le manine, entusiasta – Mi piace tanto!
In quel momento la mia vista si offuscò. Mi passai le mani sugli occhi : forse era solamente un po’ di stanchezza. Ma quando li riaprì, vedevo peggio di prima.
- Non ti preoccupare, mamma – mi rassicurò la mia piccola – Ti stai svegliando dal sogno. È normale che tu cominci a vederci male.
Senza che potessi dir niente, Dante mi passò la bambina.
- Mi sto…svegliando?
- Già – mi disse lei, per poi diventare triste – E questo significa che…è l’ultima volta che ti vedrò.
- Piccola mia, cosa dici?
La strinsi a me protettiva.
- Mi rivedrai di sicuro.
- Davvero? – chiese, mentre gli occhi le si facevano lucidi.
- Se non ricordo male ti ho fatto una promessa – la guardavo sorridendo, per infonderle coraggio – Ho promesso che saresti esistita e che avresti avuto un futuro migliore. E Zhalia Moon mantiene sempre le promesse date.
La bambina, per la commozione, scoppiò in un pianto silenzioso. Dante si avvicinò a noi, cominciando ad accarezzarle i capelli rossicci.
- Non piangere, piccolo angelo – sussurrò – La mamma ha ragione: la rivedrai più presto di quanto tu possa immaginare.
- Sei sicuro, papà? – domandò lei, asciugandosi gli occhi.
- Mai stato più sicuro di così.
Ci abbracciò: sentivo il cuore di Dante battere quasi all’unisono con il mio, e percepivo il calore del corpo di mia figlia sul petto.
- Vi voglio bene –dissi, mentre una lacrima cominciava a percorrermi la guancia.
La vista peggiorava sempre di più; ormai vedevo solo immagini sfocate.
- Manca poco – sospirai, cercando ci convincermi che quel bellissimo sogno stava per finire – Vi devo salutare.
Appoggiai la bambina per terra e, voltandomi verso Dante, lo abbracciai stretto.
- Ehi – disse lui, appoggiando le labbra sulla mia fronte – Stai tranquilla, Zhalia: anche se il sogno sta per finire non vuol dire che non sarò fuori nella realtà ad aspettarti.
- Grazie di tutto, Dante.
Lo baciai dolcemente: all’inizio rimase stupito, ma poi ricambiò.
- Ti aspetterò sempre – mi sussurrò dopo essersi staccato dalle mie labbra.
- E io ti cercherò sempre – conclusi, dandogli un altro lieve bacio.
Con molta controvoglia, mi staccai da lui, per poi rivolgere lo sguardo verso mia figlia: teneva i pugni stretti e la testa bassa, in un tentativo disperato di non piangere. Mi misi in ginocchio per arrivare alla sua altezza.
- Piccola mia – mormorai, prendendole un braccio e avvicinandola a me – Te l’ha detto anche papà: ci rivedremo presto.
Prima che potessi reagire mi abbracciò con forza, affondando la testa nell’incavo del collo.
- Non piango per quello – disse, cominciando a singhiozzare – Solo che….sono stata felice di aver incontrato la mia mamma.
La tenni stretta a me, permettendole di sfogarsi.
- Ti voglio bene, mamma.
- Anche io, piccola. Tanto tanto bene.
Dante si accucciò per unirsi a quell’abbraccio. La mia vista peggiorò ulteriormente, mentre cominciai a sentire il corpo più leggero.
- Addio Dante – dissi, mentre la sensazione di leggerezza diventava più grande-  E addio anche te, piccola mia. Giuro che il tuo futuro sarà migliore di quello che hai avuto. Ci rivedremo presto.......Beatrice.
Detto questo, l’oscurità mi avvolse.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Quando provai ad aprire gli occhi, non ci riuscì. Tutto il mio corpo era intorpidito, e mi sembrava quasi che il cervello non riuscisse a far muovere i muscoli. Inoltre ero stanca. Davvero stanca.
 Ad un certo punto però sentì un leggero brusio: sembravano quasi voci che parlavano contemporaneamente, ma non riuscivo a distinguere le une dalle altre. Provai a concentrarmi unicamente su quel brusio. Lentamente cominciai a sentire meglio: le voci che parlavano erano solo due, ed entrambe appartenevano a degli uomini. Riuscivo anche a sentire qualche parola. Mi concentrai ancora di più sulle voci, finché non riuscì a udire tutto.
- Comunque sto migliorando. Per il braccio ci vorrà un po’ di più.
“Dove ho già sentito questa voce?”
- Ne sono felice, Dante.
“ Dante? Dante è qui?”
.- Qualche miglioramento, Metz?
- Nessuno.
- Come sarebbe a dire nessuno?!
- Non ti preoccupare, Dante, sta solo riposando.
- E se fosse entrata in coma?!
- Stai calmo, non ti scaldare. Non è entrata in coma.
- E’ da 5 giorni che dorme!
“Cosa? Sto dormendo da così tanto”
- Dante, vecchio mio, cerca di ragionare: con quelle ferite è normale dover riposare molto. Sai che è una donna forte. Ce la farà.
- Eppure Shauna è guarita in tre giorni!
- Shauna non aveva perso così tanto sangue, e non aveva quella terribile ferita sulla nuca. E’ naturale che sia guarita prima di Zhalia.
- Ma non meritava di guarire prima di lei!
- Lo sappiamo tutti, Dante, ma devi avere pazienza.
SBAM!
- Dante!
“Amore, cosa è successo? Cosa è stato quel rumore terribile?”
- Dante, che diavolo hai fatto?!
- S-Scusa Metz, non so cosa mi sia successo….
- Ma ti ha dato di volta il cervello?! Hai spaccato quell’armadio a metà!
- Metz, devi perdonarmi, l’ira ha preso il sopravvento….
- Se non riesci a controllarti, allora è meglio che aspetti fuori dalla porta!
“No Metz! Non allontanare Dante! Ti prego!”
- Hai ragione, è meglio se me ne vado.
“No Dante! Ti prego! Non andare via! Ti prego! Adesso apro gli occhi, ma ti prego! Resta!”
- Scusami ancora Metz. Vado a prendermi qualcosa al bar.
“ Aspetta! Adesso li apro! Ti prego! E’ faticoso, ma adesso lo faccio!”
- Prenditi qualcosa di forte. Non dormi da troppo.
Non potevo lasciarlo andare. Volevo averlo vicino. L’avevo ritrovato e non me lo sarei più fatto scappare. Impiegai tutte le mie forze per sollevare le palpebre, ma sembravano fatte di piombo.
Sentì una porta che si stava aprendo.
- Ci vediamo dopo.
- NO!!!
Ero stata io a gridare. Solo in quel momento riuscì ad aprire leggermente gli occhi. Ero dentro una grande stanza bianca, distesa in un lettino da ospedale. Vicino a me c’era Metz, mentre Dante si trovava sulla soglia della porta. Entrambi erano a bocca aperta.
- Zhalia…. – sussurrò Dante, avvicinandosi lentamente al letto. Aveva le lacrime agli occhi.
- Zhalia – ripeté, sedendosi sul materasso e abbracciandomi dolcemente – Amore…. Stai bene…Io…Io…..
Cominciò a singhiozzare silenziosamente sulla mia spalla. Lo abbracciai anche io.
- Dante, sono qui, non preoccuparti – cercai di rassicurarlo. Ma anche a me veniva una voglia terribile di piangere.
In quel momento comparvero sulla soglia della porta le teste di Lok e Sophie.
- Dante, che cosa diavolo…..? – cominciò Lok, bloccandosi subito dopo come Sophie per avermi vista sveglia.
In mezzo secondo erano entrambi saltati sul letto travolgendo completamente Dante, e mi abbracciavano con forza.
- Ragazzi – annaspai – Potete allentare un po’ la presa? Non respiro più.
- Zhalia – singhiozzò Sophie – Abbiamo preso paura, tanta paura.
Lok aveva leggermente allentato l’abbraccio, ma per quanto si sforzasse non riusciva a trattenere le lacrime, che gli scorrevano copiose sulle gote.
Non avevo mai amato quel genere di situazioni: troppo sentimentali e sdolcinate. Ma ora…. Ora non potevo proprio trattenermi dal piangere.
Fu uno tra i risvegli più felici che avevo mai provato. Dopo esserci tutti asciugati le lacrime ( e vi assicuro che ci volle un bel po’), cominciammo a parlare del più e del meno. Finalmente scoprì che Sophie e Lok si erano dichiarati: era successo tutto durante il viaggio per venirmi a cercare. Sophie era veramente preoccupata per la mia sorte, tanto che più volte era scoppiata in pianto, e Lok era stato accanto a lei tutto il tempo per rincuorarla. Ad un certo punto Lok le aveva sussurrato: “Se fossi stata rapita tu, avrei anche nuotato per tutto l’oceano per cercarti. E alla fine ti avrei trovata. E ti avrei salvata, e ti avrei riportata a casa, senza che nessuno ti torcesse un capello.” Non era certo una delle frasi più romantiche che Sophie si aspettava, ma le bastò questo per andare a premere leggermente le sue labbra contro quelle di Lok. E da quel momento erano diventati ufficialmente fidanzati. L’unico problema era stato Lucas, che aveva visto Sophie e Lok baciarsi di nuovo dopo avermi trovata. Il caro fratello di Sophie aveva preso Lok per un orecchio e, dopo averlo trascinato fuori, aveva cominciato a tempestare di botte il povero ragazzo. Evidentemente era ancora troppo protettivo nei confronti di Sophie.
Fu un pomeriggio piacevole, passato fra chiacchiere e risate.
Verso il tardo pomeriggio Lok e Sophie uscirono dalla stanza: in primo luogo perché volevano andare a fare una passeggiata per il giardino che si trovava dentro l’ospedale e in secondo…. Volevano lasciare me e Dante un po’ da soli. Metz, che era rimasto tutto quel tempo vicino al letto senza aprir bocca, fece un sorriso stanco, abbracciò sia me che Dante e se ne andò, dicendo che voleva riposare un po’. Rimanemmo da soli nella stanza.
- Effettivamente credo di avergli fatto saltare più volte i nervi – sussurrò Dante sorridendomi – Come ti senti?
- Molto stanca, ma felice di essere di nuovo qui.
Dante fece un altro sorriso, più tirato del primo.
- Ho preso davvero paura questa volta – confessò – Avevo paura di arrivare troppo tardi.
- Invece sei arrivato al momento giusto – lo rassicurai, accarezzandogli la guancia.
In quel momento un ricordo terribile attraversò la mia mente.
- Dante…
- Sì?
- T-tuo padre…C-come si chiamava?
Rimase un po’ sorpreso per la domanda, ma rispose comunque.
- Achille Vale.
Il mio cuore sussultò.
- Perché me lo chiedi?
- Ecco, vedi…Shauna……
Gli raccontai tutta la storia che avevo appreso nella caverna. Quando finì di parlare Dante aveva lo sguardo basso.
- Allora – chiesi cautamente – Allora è vero che tuo padre ha ucciso la madre di Shauna?
- Sì.
Trasalì.
Dante mi guardò severo e dispiaciuto.
- Ma ti prego, lasciami spiegare: sin da quando ero bambino mio padre era sempre scontroso, riservato e solitario. Quando compì due anni mia madre morì, e lui si ritrovò solo con me. Sapendo di non essere un buon padre mi lasciò a Metz, e cominciò a girare per il mondo. Un giorno la Fondazione affidò a lui e alla sua squadra un compito: ritrovare Paola Ramos Sanz, la madre di Shauna. Metz non voleva che fosse uccisa, ma solo che fosse ritrovata una delle migliori agenti della Fondazione. Era addirittura disposto a perdonarla per il tradimento. Purtroppo mio padre era cambiato totalmente: durante i suoi viaggi era successo qualcosa, e lo aveva cambiato. Era diventato sadico, bramoso di sangue e di morte. Disse alla sua squadra che Paola era accusata di alto tradimento, e che poteva vendicarsi da un momento all’altro. La squadra, impaurita da questo, appena la trovarono le rubarono i titani e la picchiarono. Ma fu definitivamente ammazzata da Achille. Dopo questo fatto, mio padre e la sua squadra furono esiliati in Groenlandia per il resto della loro vita. Achille è morto circa sette anni fa, ma io non l’ho mai considerato mio padre. Per me lo è Metz.
Rimasi in silenzio: d’altronde cosa gli potevo dire?
- Shauna non ti ha mentito in quanto a mio padre. Ma un paio di bugie le ha dette.
Lo guardai accigliata.
- Cosa? – domandai.
Sorrise appena, forse sollevato dal fatto di aver cambiato argomento.
- Vieni. Ti accompagno – disse semplicemente.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Non aggiorno da 5 mesi........ Bene insomma! Ok, prima di tutto mi scuso veramente, ma in questo periodo ho avuto vari casini (anche privati) e non ho proprio avuto tempo per pensare a questa storia. A volte mi è venuta anche voglia di cancellarla e riscriverla tutta, ma poi mi sono resa conto che sarebbe stata una missione suicida. Quindi mi scuso veramente per il ritardo, ma spero che lo spirito natalizio che è nell'aria vi spinga a non ammazzarmi :)
Buon natale!
Un abbraccione,
Maggie

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Prima che potessi dire qualcosa mi sollevò dal letto e, dopo che fummo usciti in corridoio, mi adagiò su una carrozzina.
- Posso sapere dove mi stai portando? – chiesi mezza infastidita.
- Da Shauna.
- Perché?
- Lo vedrai.
Cominciò a spingere la carrozzina senza aggiungere altro.
Oltrepassammo vari corridoi e salimmo per due piani prima di raggiungere una stanza sorvegliata da due agenti della Fondazione. Ad un cenno di Dante, entrambi si spostarono.
- Ecco una bugia di Shauna – disse, aprendo la porta.
All’inizio fui soltanto investita da una luce accecante, ma poi gli occhi si abituarono e cominciai a vederci meglio: Shauna era distesa sull’unico letto presente nella stanza, le braccia ricoperte da varie fasciature e varie parti del viso da cerotti. Wind era vicino a lei, anche lui ricoperto di fasce, anche se non come sua sorella. Shauna gli parlava, mentre Wind le accarezzava una mano. Ad un certo punto Wind si avvicinò di più a lei, le passò una braccio intorno alla vita, si tolse la fascia he gli copriva la bocca e…
 - COSA DIAVOLO STANNO FACENDO?!?!?!? – urlai nella mia testa, sconvolta alla vista di loro che si baciavano.
Sentì Dante ridacchiare dietro di me, probabilmente divertito dalla faccia impressionata che avevo.
Appena si accorsero di noi, Wind e Shauna interruppero il bacio: Wind ci guardava con indifferenza, mentre Shauna era leggermente arrossita.
- Mpf, alla fine ti sei ripresa, traditrice – mormorò Shauna, con una faccia schifata – Speravo di averti picchiato fino alla morte.
- Purtroppo per te, questa volta ti è andata male – risposi prontamente, incrociando le braccia – Ti devo parlare.
Mi guardò accigliata.
- Di nuovo? Sinceramente sono stanca dei tuoi interrogatori.
- Oh, come mi dispiace – sussurrai sarcastica – Ma dato che sei stata catturata, credo che non potrai evitarlo.
Lo sguardo di Wind si fece minaccioso.
- Non te lo consiglierei se fossi in te – lo avvertì Dante – Sei ancora debole per lo scontro. E comunque non le farà niente. Non preoccuparti.
Wind mi scrutò con diffidenza ma, dopo aver dato un bacio sulla guancia a Shauna ,si alzò dal letto e si avvicinò alla porta. Con un cenno della testa intimò a Dante di uscire con lui. Dante mi strinse la spalla, per poi andarsene con Wind.
Nella stanza rimanemmo solo io e Shauna.
Mi avvicinai al letto muovendo le ruote con le mani, mentre lei continuava a non staccarmi gli occhi di dosso.
- Allora? Che cosa vuoi? – chiese.
- Riguardo alla storia di tua madre – la vidi irrigidirsi di colpo – Dante non c’entra niente.
- Cosa? – mormorò, ridacchiando.
- E’ vero, tua madre è stata uccisa da Achille Vale, suo padre biologico, ma lui non l’ha mai considerato tale. Era un tipo meschino e crudele. Ha abbandonato suo figlio e…
- E questo cosa diavolo c’entra?! – disse Shauna, alzando improvvisamente la voce e interrompendomi di colpo – E’ comunque sangue del suo sangue! Tale padre tale figlio! Riscatterò il sangue di mia madre versando quello di un membro della famiglia Vale!
- Questo tuo modo di pensare mi ricorda quello degli antichi Greci – dissi sbeffeggiandola – Oramai Achille Vale è morto! E non mi interessa se non sei soddisfatta della sua morte. Non esiste soltanto la vendetta. Fatti una vita, razza di idiota! Possibile che stai ancora a rimuginare su questo? Devi superare questo ostacolo! Questa tua ossessione mi fa venire il voltastomaco!
Shauna non parlò. Teneva gli occhi bassi. Possibile che quel discorso, che mi pareva tanto elementare e facile da intuire, l’avesse fatta ragionare?
Sbuffando, mi girai e mi diressi verso l’uscita. Mi fermai davanti alla porta.
- Un’ultima cosa…
- Che cazzo vuoi sapere ancora?
- Chi è veramente Wind?
- Wind è il figlio della migliore amica di mia madre. Purtroppo lei morì dandolo alla luce. Stette con suo padre per circa 7 anni, e lui gli insegnò tutto ciò che sapeva. Ma purtroppo fu arrestato e condannato all’ergastolo. Non so per che cosa. Wind non me l’ha mai detto. In onore della vecchia amicizia, mia madre lo prese con sé e in un certo senso lo adottò. Il resto lo sai.
- E perché mi hai detto che era tuo fratello?
- Non ti interessa.
- Non fare la demente. Dimmelo.
Non parlò.
- Fammi indovinare: di solito i fidanzati sono in maggior pericolo dei famigliari, se hai fatto un torto a qualche gang, vero? E in Spagna ce ne erano molte, di gang che usavano questo modo di pensare, no?
- Sì.
- Sai, Shauna, noi abbiamo un modo di pensare più moderno. E soprattutto non siamo una banda di malviventi – dissi, aprendo la porta e uscendo – Comunque bella recitazione. C’eravamo cascati in molti.
Chiusi la porta e sospirai pesantemente.
Finita.
Girai la testa e li vidi: Wind e Dante erano appoggiati su due muri opposti, ognuno che fissava l’altro, un’espressione dura in volto.
- Amore… - lo chiamai.
Dante mi guardò, interrompendo quella lotta fra sguardi.
Si rilassò completamente quando mi vide.
Wind si staccò dal muro e con passo affrettato si diresse verso la camera, aprì la porta e la sbatté rumorosamente.
- Hai capito il perché di quelle bugie? – mi chiese, baciandomi a fior di labbro.
- Sì, ma adesso non ho proprio voglia di raccontartelo – dissi sorridendo.
- Non ho mai avuto intenzione di domandartelo – affermò Dante, sorridendo a sua volta – Vuoi andare a prendere una boccata d’aria?
- Sì, grazie.
- Ai suoi ordini – scherzò, cominciano a spingere la carrozzina verso il parco.
- Dante?
- Mh?
- Ti amo.
Mi baciò teneramente la nuca.
- Ti amo anche io.
 
 
Una settimana dopo il mio risveglio, Wind e Shauna scapparono dall’ospedale. Erano tutti e due in forze e non avevano quasi più bisogno di cure. Trovammo le due guardie che sorvegliavano la stanza a terra, prive di sensi, e la finestra che dava sul corridoio spalancata. Scoprì sopra il cuscino del letto di Shauna un bigliettino. “Sappi che non è finita qui” diceva. Peccato che la mano dello scrittore aveva tremato abbastanza nello scrivere quel “non”.
Io uscì il giorno dopo, completamente ristabilita. Lok, Sophie e Dante organizzarono un piccolo party a casa di quest’ultimo per festeggiare. Venne anche Klaus, anche se dovetti insistere un bel po’ per convincerlo. Fu divertente e bellissimo. Mi ricorderò sempre di quella festa.
La prima vera festa passata con la mia famiglia.





ANGOLO DELL'AUTRICE:
Et voilà! Rieccomi! Ehm, mi dispiace se aggiorno così in ritardo, ma in questi tre mesi è successo davvero di tutto, e in certi momenti l'ispirazione mi mancava davvero. Comunque non preoccupatevi, il prossimo capitolo sarà l'ultimo! ;) Spero che questo vi piaccia! Un abbraccio, Maggie

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 
7 ANNI DOPO
 
- Mamma!
Beatrice, la mia piccola bambina dai capelli rossi e dagli occhi nocciola, mi tirava insistentemente l’orlo della maglietta.
- Bea! Cosa c’è? – chiesi, spettinandole affettuosamente i capelli.
- Mami, posso tenere in braccio Luna? – domandò, riferendosi alla creatura che stavo cullando.
La guardai: Luna Vale, mia terzogenita, mi guardava con quei grandi occhi rossi. Rossi, perché era albina. Appena l’avevo partorita, i medici mi avevano detto che aveva qualcosa che non andava. Mi avevano fatto prendere un colpo. Quando me l’avevano portata, avevo visto questa piccola neonata bianchissima, con dei piccoli ciuffi di capelli argentei e con dei grandi occhi cremisi. Ma a differenza di altri occhi scarlatti che conoscevo, questi erano candidi, puri e caldi. Per questo non ci avevo pensato due volte e l’avevo presa subito, baciandole la fronte. Era mia figlia, e l’avrei amata, anche se era diversa. Sia Dante che i bambini avevano la mia stessa idea.
- Allora, mamma, posso?
- Va bene, ma sta attenta. Ricordati che ha appena un anno.
- Non preoccuparti. Sono grande ormai.
Sorridendo per l’ultima frase, le porsi Luna.
Beatrice la prese in braccio e, lentamente, si sedette sul pavimento, mentre la sorellina era tutta concentrata a cercare di afferrarle i capelli.
Dopo averla tenuta in braccio per un pò, Bea la mise sul pavimento e si allontanò un poco. Poi, battendo le mani, cominciò a dire:
- Dai, Luna! Vieni dalla sorellona! Dai, prova a camminare! L’altro giorno c’eri riuscita benissimo!
Luna, che all’inizio sembrava provare più interesse a slacciarsi le scarpette, la guardò pensosa.
 - Dai che ce la fai! Su, vieni qui!
In quel momento arrivarono Dante e William, mio secondogenito: era un bambino dai capelli blu e gli occhi ambrati, molto timido quanto dolce, sempre pronto a scoprire il mondo. Quando gli avevo fatto vedere Luna, si era emozionato tantissimo come Beatrice, e aveva cominciato a dire “Che bella! Ho una sorellina bianca come la neve!”
Mentre Dante mi cingeva da dietro, William si diresse verso la sorellina e l’abbracciò.
- William! Cosa stai facendo?! – urlò Bea, imbufalita – Luna stava per alzarsi in piedi e venire da me!
Will si staccò dalla sorella e si piantò di fronte a Beatrice.
- Non è vero per niente! – disse di rimando – Non aveva intenzione di farlo!
- Sei un bugiardo!
- Non è vero! Sei cattiva!
- Stupido!
- Brutta!
Ridacchiai divertita.
- Dante, a te l’onore di calmare quei due scalmanati.
- Grazie amore – sopirò, dandomi un bacio sulla guancia e andando a calmare i due bambini.
Luna assisteva a tutta quella scena senza far nulla. Ad un certo punto, forse stufa di vedere i fratelli litigare, si voltò e mi notò. Mise le mani per terra e, con un po’ di fatica, si alzò in piedi. Con passo barcollante, cominciò a camminare verso di me. Arrivata vicino alle mie gambe, stese le braccia, aprendo le manine. Intenerita da quel gesto, la presi in braccio e la baciai sulla punta del nasino, sussurrando “Amore della mamma!”.
Beatrice, William e Dante assistevano alla scena in silenzio.
- Hai visto? – disse Bea, ancora più arrabbiata – Se non fossi arrivato tu, sarebbe sicuramente venuta da me!
- Non voleva venire da te! – protestò William – Voleva solo andare dalla mamma!
- Non è vero!
- E invece sì!
Dante ci mise un bel po’ a calmarmi entrambi.
-Beatrice, William.
Si voltarono verso di me, ognuno con un broncio in faccia.
- Facciamo così – spiegai – Adesso do a William Luna (Bea, non protestare) e andate in camera vostra, così Beatrice potrà leggervi una bella favola, ok?
Tutti e due erano entusiasti.
Appena diedi la piccolina a William, lo raccomandai.
- Will, non correre. Ti ricordo che hai in braccio Luna.
- Ok mamma! – mi disse, stampandomi un bacio sulla guancia e avviandosi verso le scale con passo calmo.
- Io intanto vado a scegliere la storia! – annunciò Beatrice, correndo su per la scalinata, diretta in camera sua.
Vedendo il mio bambino che saliva lentamente i gradini, mi addolcii.
- E bravo il mio ometto – sussurrò Dante, stringendomi di nuovo forte e baciandomi il collo.
- Dai! Mi fai il solletico! – dissi ridendo – Poi da quando in qua solo tuo? E’ il nostro ometto.
- Mi scusi allora – ridacchiò, mentre mi girava in modo che fossimo faccia a faccia – Io direi che adesso possiamo concederci un po’ di tempo per noi due.
- Proposta accettata.
Proprio in quel momento squillò il telefono.
Di controvoglia, Dante mi lasciò e andò a rispondere.
- Pronto? Oh, ciao! Cos..? Ah, ok, va bene, te la passo. Zhalia, è per te.
- Chi è? – chiesi incuriosita.
- Un ragazzo che conosci bene, e che ha sempre avuto la passione di interromperci nei momenti migliori.
- Capito.
Presi la cornetta.
- Lok?
- Zhalia, grazie al cielo! Ti devo chiedere un paio di cose!
Mi venne da ridere: non era quasi cambiato, anche se ora aveva la bellezza di 24 anni.
- Dimmi.
- Zhalia, è normale che Sophie si gonfi come un ippopotamo?!
Sentì chiaramente la voce di Sophie in sottofondo.
- A CHI AVRESTI DATO DELL’IPPOPOTAMO?! SEI UN UOMO MORTO, LAMBERT!
- Scusami amore, non volevo dire questo. Zhalia, allora???
- Lok, è al quarto mese, è normalissimo.
- Ah, meno male! E il fatto che abbia delle voglie impossibili?
- Tipo?
- Vuole assolutamente un’anguria, ma siamo in inverno!
- LOK! DOVE DIAMINE E’ LA MIA ANGURIA?!?!
- Sophie, siamo a Dicembre, non ci sono le….
- DAMMI DELL’ANGURIA!!!
- Zhalia, ti prego, aiutami!
Sospirando, mezza divertita, lo rassicurai.
- 10 minuti e sono da te, va bene?
- Grazie Zhalia, sei la mia salvatrice! Io cerco di sopravvivere fino al tuo arrivo!
Misi giù la cornetta e andai a mettermi il cappotto.
- Problemi con Sophie? – domandò Dante.
- E’ messo quasi come eri tu quando ero incinta di Beatrice.
- Ma se me la cavavo benissimo!
- Certo. Ringrazia che non avevo delle strane voglie.
Mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio.
- Dopo avremo tempo per noi due, non preoccuparti – gli sussurrai nell’orecchio.
- Lo spero. Era da due settimane che volevo vederti. E ieri, quando sono tornato, ero stanco morto.
Aprì la porta.
- Sei mancato da morire sia ai bambini sia a me. E scommetto che loro non vedono l’ora di poter giocare col papà.
- Era quello che intendevo subito andare a fare – mi rassicurò.
- A dopo allora! – dissi, strizzando l’occhio e chiudendo la porta.
Mi incamminai velocemente verso il cancello, quando sentì un baccano terribile.
Evidentemente William e Beatrice si erano rimessi a litigare.
- Buon lavoro, amore. Spero di non ritrovarti di nuovo stanco al mio ritorno – pensai divertita.
Chi avrebbe mai immaginato che una donna solitaria e sprezzante come me avrebbe avuto una vita così felice?


                                  THE END


ANGOLO DELL'AUTRICE: Ed ecco finalmente completata la mia storia! Sono abbastanza soddisfatta del risultato finale, e spero lo siate anche voi. Grazie mille a tutti coloro che mi hanno seguito e recensito in tutto questo tempo. Vi prometto altre piccole storielle che riguarderanno sempre i nostri personaggi (sempre che lo studio me lo permetta)!
Un abbraccione da koala a tutti!
Maggie

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