Grazie a te la felicità...

di linasyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia tristezza ***
Capitolo 2: *** Robbie ***
Capitolo 3: *** la cena ***
Capitolo 4: *** Si ricomincia dalla fine... ***



Capitolo 1
*** La mia tristezza ***


Apro leggermente gli occhi, sento l’odore della cioccolata preparata da mia madre, come ogni mattina, è formidabile anche quando devo uscire in passeggiata e devo svegliarmi presto mi prepara la cioccolata! Scendo dal letto e mi dirigo verso il bagno, mi lavo e torno in camera per vestirmi.

Prendo i miei pantaloni da equitazione e una maglietta, finito vado al piano di sotto per bere la mia cioccolata.

“Mamy, te l’ho detto e te lo ripeto, puoi pure non svegliarti… me la so cavare da sola” “ma va Giusy, mi piace è il mio rito è un modo per farti iniziare bene la giornata” mia madre ormai ha solo me al mondo, nostro padre ci ha abbandonate quando avevo poco più di tre mesi, mia mamma non l’ha mai scordato, le poche volte che mi parla di lui lo descrive come un uomo fantastico, io penso, un uomo come può essere fantastico e abbandonare la moglie e una figlia piccolissima? Avrei tanto voluto conoscerlo… mia mamma dice che come carattere ci assomigliamo, gentili, un po’ timidi e con un’immensa passione per l’equitazione, anche lui montava ma dopo una brutta caduta ha smesso, io credo che non smetterò mai, anche se mi cascasse il mondo addosso.

Finisco la mia cioccolata, vado in anticamera m’infilo gli stivali, prendo cap, guanti e frustino.

“Allora vado mà, non so per che ora torno, comunque per pranzo! Baci!” “ciao tesoro, mi raccomando stai attenta!” “si!! Ancora ciao!”, esco di casa, è una bellissima mattinata, come nelle fiabe il sole splende e gli uccellini cantano. Ma a parte questo fa freddo, non ci si può aspettare altro per un paesino in Alto Adige.

Prendo il motorino e mi dirigo sul sentiero che divide la mia villetta in una radura con il paese.

Attraverso il centro, se così si può chiamare, del paese, poi prendo un altro sentiero per dirigermi in un'altra radura, dove si trova il maneggio.

Appena arrivata, Ombre e Ombra, i due pastori tedeschi di Lucie, la padrona del maneggio.

“Giusy devo dirti una cosa… Ginger ha avuto una colica” sento il mio viso accaldarsi, gli occhi mi si stanno inumidendo, cerco di mantenere la calma una colica non è mortale…

“Ed ora come sta?” “il veterinario la sta visitando… ma stava molto male quando l’ho trovata questa mattina” ormai le lacrime corrono sulle mie guance, Ginger, la mia Ginger una colica, la conosco fin da quando era una puledrina, vispa e allegra, caratteristiche che non ha mai perso… me la immagino… la vedo rotolarsi per il dolore lancinante, non riesco neanche a pensarlo… mi viene un forte senso di nausea… devo correre al bagno.

Tornando incontro il veterinario.

“Come sta Ginger?” “signorina, mi dispiace non è solo una colica… ha un tumore… dovremmo abbatterla, altrimenti ha solo un mese circa l’abbiamo scoperto troppo tardi… è incurabile…” sento un’ondata di spilli sulla faccia, non ci posso credere… è così giovane… devo chiamare mia madre, lei è in grado di tirare su il morale, dopo tutto quello che ha passato.

Compongo il numero di fretta, quasi in uno stato di trance, lo devo rifare due volte perché sono troppo sconvolta.

Non la lascio neppure rispondere.

“Mamma, Ginger… un tumore ha un mese ma il veterinario dice di abbatterla, io non so che fare… non voglio perderla, voglio che resti qui con me…” “arrivo subito, aspettami”.

Dopo dieci minuti è qui ad abbracciarmi.

“Giusy tu devi fare quello che ti dice il tuo cuore… se vuoi tenere Ginger per il tempo che le resta fa pure… ma se vuoi toglierle subito le sofferenze dovremmo…” “non voglio farla soffrire, credo sia il caso di… di… non riesco a dirlo! Però prima voglio salutarla… vederla per l’ultima volta”, vado verso il suo box, la trovo accasciata a terra, il suo bel manto sauro pieno di trucioli.

“Ciao piccola” cerca di alzarsi ma le forze le vengon meno.

Le accarezzo ogni centimetro del suo corpo. Prendo e me ne vado, dandole un ultimo bacio sulla fronte, e augurandole buona fortuna. Di una cosa sono certa ovunque andrà resterà sempre nel mio cuore.

Dico al dottore che può procedere, ma non voglio vederlo quando lo farà, e non voglio vederla portar via, ma voglio che venga seppellita nel mio giardino, sotto un albero, ma non uno qualsiasi, quello in cui mia madre mi venì a dire, ormai sette anni fa, che era mia Ginger era tutta mia, aspettai un anno prima che potessi montarla, doveva essere addestrata, dal primo istante capì che era perfetta.

Lascio al maneggio il motorino, torno a casa con mia madre, in macchina.

Il breve viaggio è silenzioso, rompono il silenzio i miei singhiozzi.

Torno a casa e mi chiudo in camera, la musica a paletta che non mi fa pensare.

Guardo le foto mie e di Ginger sul comodino, la ritraggono insieme a me nelle nostre varie età, l’ultima è quella che non sorpasserà mai.

 

Io giorni passano, le settimane passano. E sento un vuoto accompagnarmi, nessuno neanche le mie amiche riescono a tirarmi su col morale, fa troppo male.

Credo che mia madre sia preoccupata per me. Mangio il minimo indispensabile…

 

Ci sono momenti in cui pensi che vivere sia solo un’ingiustizia, questo è uno di quei momenti.

 

Mia mamma è sempre più preoccupata per me. Credo stia pensando di fare qualcosa.

E così fu… un giorno sentì bussare alla porta, mia madre corse ad aprire.

“GIUSY SCENDI PER FAVORE, DEVO PRESENTARTI UNA PERSONA”  a malincuore scesi.

Mi trovai davanti un uomo, sulla cinquantina d’anni.

“Lui è il professore John Felix, e credo possa aiutarti a superare questo tuo periodo buio.” Io non volevo, volevo ribellarmi.

“Mi dispiace signore, ma non c’è niente che possa fare” detto questo me ne andai.

 

Allora com’è??? E’ la prima ff a sfondo drammatico ke scrivo… l’ho messa nella categoria “romantica” perché più avanti, nel prossimo chap, farà la comparsa un ragazzo… e chissà, magari ci sarà pure un nuovo amore…

Bè lasciatemi un commentino x farmi sapere cosa ne pensate!!!

Bax Lina^^

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Capitolo 2
*** Robbie ***


Robbie

 

E’ passato esattamente un mese.

Vado a fare una passeggiata a piedi nei boschi.

Sento il profumo del bosco avvolgermi, finalmente sento che qualcuno in silenzio mi ascolta, ascolta le mie parole di dolore. Mi sfogo, piango, fino a quando sento gli occhi bruciare.

Un rumore attira la mia attenzione, pian piano mi alzo dal mio giaciglio sotto un albero.

Percorro un piccolo pezzo non battuto, e mi trovo di fronte ad una piccola radura recintata.

Al suo interno una ventina di puledri giocano liberi.

Senza neanche pensarci scavalco la recinzione. I giovani cavalli vi vedono e stanno all’erta. Li conto sono esattamente 23. I più coraggiosi si avvicinano, uno morello incomincia ad annusarmi, io li tendo la mano, quando capisco che posso gli accarezzo il muso, la criniera, il collo.

Oh quanto mi era mancato questo contatto.

Vedendo che sono “buona” anche gli altri mi si avvicinano. Incomincio ad accarezzarli uno ad uno, ma non tolgo mai gli occhi dal primo, il più coraggioso, anche lui mi resta vicino.

“Hey che ci fai tu qui?” mi giro, un ragazzo che avrà circa la mia età è fuori dal recinto, con agilità entra anche lui.

“Mi- mi dispiace, ho visto i cavalli e sono entrata… ma ora vado, scusa” dico imbarazzata “no, figurati non c’è problema, basta che non te li pori via…” faccio segno di no col capo.

“Comunque io sono Robbie Gool, e tu sei?” “Giusy, Giusy Feder, piacere” li rispondo, “comunque, se vuoi sono in vendita” mi dice “no, io non voglio un cavallo… da un mese ho perso il mio e…” “non volevo importunanti, comunque mi dispiace… quand’è successo?” mi chiede, “un mese fa…”, un silenzio imbarazzante aleggia nell’aria, si sentono solo gli zoccoli dei cavalli sul terreno.

“Allora vado…” dico, “aspetta, perché non vieni con me abito qui dietro posso offrirti una cioccolata o un the…” “volentieri.

Percorriamo un piccolo pezzo a piedi, poi da dietro un enorme pino appare una piccola baita su due piani.

“Allora cosa vuoi?” mi chiede Robbie appena entrato, “una cioccolata va bene” gli rispondo.

Appena preparata ci sediamo al tavolo.

Incomincia a raccontarmi della sua vita, fin da piccolo abita con la sua famiglia in quella casa, i suoi genitori allevano cavalli da una vita. Ma ora hanno problemi economici, quindi se non vendono tutti i puledri entro due mesi devono vendere la casa. A peggiorare le cose c’è il divorzio dei genitori, la madre non voleva rischiare di perdere tutto e se n’è andata ad abitare con un altro uomo.

Non riesco a dire nulla a parte un “mi dispiace” al quale lui risponde con un mezzo sorriso, che, credo mi abbia fatto diventare rossa come un peperone.

Continuiamo a parlare, non mi accorgo che è ormai buio. Robbie mi propone un passaggio in motorino, che accetto ben volentieri.

Arrivo sotto casa.

“Ciao Robbie” “ciao Giusy… ci vediamo” ci diciamo scambiandoci uno sguardo  “magari ti verrò a trovare” gli dico.

Nelle mie parole si nasconde una promessa, senza il magari.

Ma non potevo dirgli ti verrò a trovare di certo…

 

“Dove sei stata?” appena chiusa la porta mia mamma mi attacca “A fare una passeggiata nel bosco…” di co scusandomi, non ho la minima idea di dirle di Robbie…

“E chi ti ha accompagnata?” mi chiede senza un attimo di tregua, adesso sono nei guai, faccio lavorare il mio cervello il più velocemente possibile.

“Ehm… era Jen… l’ho incontrata nel bosco” Jen è la mia ex migliore amica, ma dopo un brutto litigio non ci ho più parlato, per fortuna mia mamma non ne sa nulla.

“Ah bene… la cena è pronta fra mezz’ora” mi dice lasciandomi finalmente libera, salgo le scale di corsa e mi rinchiudo in camera.

Cerco e ricerco di fare i compiti, ma nulla, non riesco a smettere di pensare a lui…

Chissà quando potrò andarlo a trovare ancora, quei puledri erano così carini.

 

E’ ora di cena, scendo le scale.

“Robbie tesoro, ti devo dire una cosa…” mi dice mia madre abbassando lo sguardo “dimmi” le rispondo,

“vedi mi vedo con un uomo” mi dice tutto d’un fiato, dalla sua espressione si capisce che si è tolta un fardello, chissà da quanto tempo è così…”Da quanto” le chiedo “da due mesi” mi dice sempre più imbarazzata.

Due mesi, due mesi… ed io non ne sapevo nulla fino ad ora.

“Ah va bene” non ho voglia d’arrabbiarmi, perché in fondo sono felice, se la merita un po’ di felicità…

“non sei arrabbiata” mi chiede con tono incredulo, le faccio cenno di non con la testa.

“Bè ha un figlio… di cui però non mi ricordo il nome, comunque andiamo a cena da loro domani” le annuisco.

Dopo questa confessione la cena va avanti silenziosa, ognuna  assorta nei propri pensieri.

 

Eccomi tornata col secondo chap!!! Grazie a miss_miky per aver recensito!!!

Bax Lina^^

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Capitolo 3
*** la cena ***


La cena
 
Secondo a mia madre oggi è “il grande giorno” perché dopo mesi e mesi che me lo teneva nascosto, finalmente conoscerò il suo fidanzato… manco fosse chissà cosa, però è strano pensare a mia madre con un uomo, ma sono felice per lei.
Fra all’incirca mezz’ora  saremo a casa loro (loro perché ci sarà anche il figlio), mia madre si è già fatta la doccia ed ora ha una crisi di nervi perché non sa che vestito mettere!
Quando avrà scelto verrà a stressare pure me, quindi mi preparo…
Eccola che arriva…
“Tesoro a che punto sei?” entra correndo e cercando di allacciarsi una camicetta di pizzo.
“Ho quasi finito mamma, devo solo mettermi la maglia” dico con un tono di voce svogliato,
“Bene tesoro… dobbiamo uscire un po’ prima… sai devo andare a ritirare la torta in pasticceria” detto questo mi lasciò sola.
Dopo essermi data una lavata ed essermi cambiata la maglia, sono pronta ad uscire.
Trovo mia madre con su il cappotto che passeggia nervosamente davanti alla porta.
“Oh eccoti tesoro! Andiamo!”.
 
La pasticceria è proprio al centro del paesino, intanto che mia madre entra io sto in macchina.
Sono curiosa di vedere quest’uomo, che tipo sarà? Magari giovanissimo e ultra ricco? Oppure potrebbe essere… uhm… un uomo come molti altri, paga normale, una piccola casina in paese e il figlio, avuto da una moglie che poi è scappata, magari con mio padre!
No, non credo…
Non mi sono accorta che mia madre è appena rientrata in macchina.
Bè a dir la verità l’ho sentita perché ha sbattuto la portiera…
Un po’ insicura le chiedo cosa non va, e lei mi risponde: “cosa non va? Quell’ imbecille della pasticcera ha messo la crema al cioccolato invece che quella classica… e Christopher è allergico al cioccolato! Che rabbia! Inizia già male…!”.
 
Ormai è già buio, quindi non vedo bene dove ci stiamo dirigendo, ma ha un non so che di famigliare…
Poi tutto diventa chiaro, compare una villetta su due piani… che è quella di… Robbie, adesso che ci penso è vero, il padre di Robbie è single…
Bè almeno so che il figlio è simpatico… e carino.
Ma come comportarmi? Cosa farò appena entrata?
 
La porta è sempre più vicina, ormai ci siamo.
Si apre e qualcuno saluta con la mano, dev’essere come si chiama? Cristhopher… è un bell’uomo, capelli un pò grigi, ma perlomeno ci sono tutti quanti! Ha l’aria di quello che fa un lavoro molto faticoso.
Ed ecco anche lui, affianca il padre sotto la veranda, credo non mi abbia ancora visto.
 
La macchina si ferma, riluttante scendo dalla vettura.
Mi vede, incrociamo lo sguardo.
Sembra stupito…
“Ciao tesoro!” mia madre corre per andare ad abbracciare Cristhopher, quando la raggiungo dice “Chris, lei è mia figlia Giusy” cordialmente Chris, come lo chiama mia mamma, allunga la mano “piacere” mi limito a dire.
Per tutto questo tempo Robbie se n’è rimasto in disparte.
“Lui è mio figlio Robbie” dice ad un certo punto Chris, il ragazzo fa un passo avanti, un po’ incerto.
A bassa voce mormora un “piacere”, non smette mai di fissare il pavimento.
Finalmente entriamo in casa.
“Robbie perché non porti Giusy a fare il giro della casa?” dice Christopher dirigendosi verso la cucina.
“Okay” risponde Robbie.
 
Mi trascina su per le scale, visto che il piano di sotto, a grandi linee, l’ho già visto ieri.
Ma poi si ferma in corridoio.
“Non sapevo che tu fossi la figlia Renè…” mi dice “bè, comunque benvenuta nella famiglia! Vieni, ti faccio vedere camera mia” mi dice prendendomi per mano e facendomi dirigere verso una porta chiusa.
La apre, rimango stupita, la sua camera è stupenda… molto ampia, in un angolo la libreria e una scrivania col computer, più o meno al centro il letto.
Le finestre danno sulla valle, con una vista magnifica.
Tutte le pareti sono addobbate da foto e poster di tutti i tipi.
Prevalgono però foto d’equitazione, monta western.
Sulla libreria ci sono vari trofei, tutti d’equitazione.
“Facevi gare?” gli chiedo “si… ma ormai più di due anni fa, ho smesso dopo un brutto incidente” mi dice,
tutto d’un tratto il volto gli si abbuia, dal tono di voce si capisce che non vuole andare oltre con la discussione. Quindi non indago ulteriormente.
Poi mi avvicino ad uno scappale contenente i cd.
“Vedo che hai molti dischi…” “già, dal country a Madonna!” mi dice tornando a sorridere.
“Vieni ti faccio vedere il resto della casa…” dice uscendo dalla porta e spegnendo la luce.
“Questa è la stanza degli ospiti2 dice aprendo la porta affianco.
Come la sua camera è molto ampia, anche la vista è la stessa, ma non c’è quel tocco di personalità che rende la camera bella.
Per finire mi fa vedere la camera di suo padre.
Fra tutte è la più bella, appena entrati si nota che è molto luminosa.
La vista è la più bella.
Divisa a metà si vede da una parte la valle, dall’altra i pascoli con i cavalli.
A distrarci è la voce di suo padre che ci chiama per dirci che è pronto.
 
La cena va avanti tranquilla, si chiacchiera, ci si raccontano esperienze passate… insomma è tutto perfetto!
Poi ad un certo punto, tutto tace.
“Ragazzi dovremmo dirvi una cosa” esordisce mia madre “io e Renè ci sposiamo” conclude Christopher.
Cala il silenzio, questa dichiarazione ha preso me e Robbie in contropiede.
Una domanda affiora all’istante nella mia mante, dove andremo ad abitare?
A rompere il silenzio sono io, che porgo questa domanda.
“Verremo qua” mi dice mia madre, una secchiata d’acqua fredda mi viene lanciata in volto.
Lasciare la casa? La MIA casa? Dove sono nata e cresciuta e dov’è stata seppellita la mia Ginger?
No, non posso farlo.
“Ah” rispondo, ma non finisce qui, non mi voglio mettere a fare la scenata in casa altrui.
Anche se non sarà altrui per molto.
Mia madre capisce e cerca di cambiare discorso.
“Lo sai che hanno dei cavalli? Ci sono dei puledri ma anche degli esemplari adulti… se ti va potresti occupartene…” occuparmene? Non credo, visto che sono in vendita, ma forse con l’aiuto di mia madre non verranno venduti… con i nostri soldi…
no, Christhopher e Robbie sono della brava gente, non sono dei truffatori… spero.
 
La cena finisce e io e mia madre torniamo a casa, riesco a resistere per metà tragitto, ma poi scoppio.
“Io non voglio andarmene di casa… li ci sono i miei ricordi e c’è Ginger…” le dico “ma tesoro! Chris non può trasferire quasi cinquanta cavalli… non c’è il posto…” “ma…” cerco di ribattere, ma mia madre con un’occhiata mi dice di stare zitta.
Bè almeno una cosa positiva c’è, avrò Robbie come fratellastro!
 
Scusate per la lunga attesa!!!! Bè eccomi tornata… hi hi, sono cambiate delle cose… grazie ancora a miss_miky ed a Valentina78… spero continuate a recensire!!!
Bax Lina

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Capitolo 4
*** Si ricomincia dalla fine... ***


Me ne sto silenziosa a guardare fuori dalla finestra, il sole è limpido, in passato, questa sarebbe stata una bella giornata per fare una passeggiata, nei boschi, il rumore degli zoccoli attutito dal sottobosco, poi, arrivare in una radura, illuminata dal sole, con mille fiori gialli, bianchi e rosa.

Smontare da cavallo e appoggiarsi al tronco di un albero, Ginger che bruca tranquillamente l’erba, non c’è bisogno di tenerla per le redini, tanto, grazie alla fiducia reciproca e all’affetto entrambe sapevamo che non ci saremmo, mai, sottolineo il mai tradite a vicenda…

Ma forse, è giunto il momento di rimpiangersi addosso, perché se non l’accetto con le buone, me lo faranno imparare con le cattive, mettendomi a stretto contatto con i cavalli.

Devo cercare di andare avanti, certo, questo di sicuro non comprende che io torni a montare come se niente fosse, dimenticando la mia Ginger e tutto quello che è stato per me… no, no di certo!

DRIIIIIIIIIIIN

Uff, il telefono, devo per forza andare a rispondere, mia madre è andata fuori con Christopher, ad organizzare il matrimonio…

“Pronto?”,

“Giusy? Sei tu?” riconosco subito la voce, una voce dal tono grave, ma alo stesso tempo quasi acida, è Lucie.

“Sono Lucie, ti ricordi di me?” e come potrei dimenticare? Sbaglio, o sei stata tu a dirmi che Ginger stava male? Proprio ora che volevo dimenticarla, mi vengono in mente le sue parole, “Giusy devo dirti una cosa… Ginger ha avuto una colica”, con un tono che non sembrava minimamente dispiaciuto, come se pensasse già, nel caso in cui il cavallo non ce l’avesse fatta, a chi poteva affittare il box…

“Certo che mi ricordo…” mantengo il tono della mia voce il più piatto possibile,

“ah bene, senti, ti ho dato tempo per riprenderti dal trauma della morte di Gingy ma-“

“Ginger la correggo subito” complimenti, brutta megera, manco il suo nome ti ricordi!

“Vabbè quel che l’è! Ti stavo dicendo, ho bisogno che tu porti assolutamente via la sella e le altre cose, ho bisogno di posto nella selleria, se non lo fai sarò costretta a buttarle, o meglio venderle, però senza il minimo guadagno per te…” ecco che ricomincia a pensare ai soldi.

“Va bene, ci vediamo” riattacco, non voglio più sentire per un secondo, che sia uno la sua voce maleducata.

Così sono costretta a tornare li, a percorrere quel vialetto che avevo già pensato di percorrere per l’ultima volta, ma questa, giuro, sarà l’ultima.

Ma dovrò aspettare mia madre, col mio motorino non riesco a portare tutte quelle cose, almeno che non voglia fare minimo dieci viaggi.

Aspetto meno di dieci minuti e mia madre è già qui, mi dice che deve comunque uscire, quindi può portarmi subito, meglio, via il dente via il dolore.

Percorro la strada un tempo famigliare, e dietro la curva ecco sbucare il maneggio, fa uno strano effetto, pensare , che, circa un mese e mezzo fa, ero felice, entusiasta della cavalcata che mi aspettava,  ma già dopo cinque minuti, le lacrime.

Dico a mia madre di stare in macchina, questa è una cosa che devo fare da sola.

Come, quello che sembra, tanto tempo fa, Ombre e Ombra mi vengono incontro, lui, Ombre, zoppica, chissà come si è fatto a far male…

Spero che Lucie non mi veda, non voglio sentire mai più la sua voce.

Recupero dalla tasca la chiave del mio armadietto con tutte le cose.

Ma prima di passare dalla selleria, devo fare una cosa, vedere chi ha preso il posto di Ginger, quale nuovo cavallo o cavalla sta facendo provare quella sensazione d’affetto che si prova verso questi magnifici animali.

Ogni passo che faccio sembra durare un’eternità, finalmente arrivo, l’ultimo box sulla fila di sinistra.

Mi affaccio, vedo un bel cavallo, grigio, ma si legge negli occhi, non è trattato bene, c’è un velo di sofferenza, i miei occhi si spostano sul mantello, incrostato di fango, almeno non è magro.

Sento dei passi dietro di me.

Spero non sia Lucie.

“Che guardi il mio cavallo?” è la voce nasale di un ragazzo.

Mi giro di scatto, un ragazzo biondo, occhi azzurri, quello che potrebbe essere benissimo un principe azzurro, è arrivato alle mie spalle.

“Io… ehm scusa” balbetto quelle che potrebbero essere scuse, ma non sembrano avere effetto.

“Bè spostati, devo montare quel mulo di cavallo…” mi dice con tono sprezzante.

Non ce la faccio, non resisto.

“Scusa, ma non sono i cavalli ad essere ma le persone, un cavallo può fare qualsiasi cosa, ma per fare questo deve essere stimolato, trattato con gentilezza, fargli fare le cose con gradualità, certo, possono sbagliare, ma è cosa ben rara…  prima di tutto dovresti pulirgli il pelo, e spruzzarli un repellente per mosche, sai, danno fastidio” il ragazzo “mulo” è rimasto a bocca aperta, gli sta più che bene…

“E tu chi sei per dirmi questo? Non i sembra di averti visto montare qui…”

“Io montavo qui… e sono una che, a quanto pare, ne sa molto più di te…” detto ciò giro sui tacchi, sperando, di aver aiutato un ragazzo scemo a comprendere il suo cavalo “non mulo”.

Poi, passo dalla selleria, è strano sentire l’odore ancora impresso nella sella, nei gambali, impugnare di nuovo le redini, chiudere gli occhi e sognare…

Rimuovo dall’armadietto ogni traccia della mia permanenza in questo maneggio, così da non doverci più tornare, tanto, anche Ginger è venuta a casa, con me.

 

Allola, questo capitolo molto corto è solo di “transizione”, nel prossimo ci sarà il trasloco!

Spero che la mia assenza non vi abbia fatto scordare di me! Bax Lina^^

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