Grazie a te la felicità... di linasyan (/viewuser.php?uid=24039)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia tristezza ***
Capitolo 2: *** Robbie ***
Capitolo 3: *** la cena ***
Capitolo 4: *** Si ricomincia dalla fine... ***
Capitolo 1 *** La mia tristezza ***
Apro leggermente
gli occhi, sento l’odore della cioccolata preparata da mia
madre, come ogni
mattina, è formidabile anche quando devo uscire in
passeggiata e devo
svegliarmi presto mi prepara la cioccolata! Scendo dal letto e mi
dirigo verso
il bagno, mi lavo e torno in camera per vestirmi.
Prendo i miei
pantaloni da equitazione e una maglietta, finito vado al piano di sotto
per
bere la mia cioccolata.
“Mamy, te
l’ho
detto e te lo ripeto, puoi pure non svegliarti… me la so
cavare da sola” “ma va
Giusy, mi piace è il mio rito è un modo per farti
iniziare bene la giornata”
mia madre ormai ha solo me al mondo, nostro padre ci ha abbandonate
quando
avevo poco più di tre mesi, mia mamma non l’ha mai
scordato, le poche volte che
mi parla di lui lo descrive come un uomo fantastico, io penso, un uomo
come può
essere fantastico e abbandonare la moglie e una figlia piccolissima?
Avrei
tanto voluto conoscerlo… mia mamma dice che come carattere
ci assomigliamo,
gentili, un po’ timidi e con un’immensa passione
per l’equitazione, anche lui
montava ma dopo una brutta caduta ha smesso, io credo che non
smetterò mai,
anche se mi cascasse il mondo addosso.
Finisco la mia
cioccolata, vado in anticamera m’infilo gli stivali, prendo
cap, guanti e
frustino.
“Allora vado
mà,
non so per che ora torno, comunque per pranzo! Baci!”
“ciao tesoro, mi
raccomando stai attenta!” “si!! Ancora
ciao!”, esco di casa, è una bellissima
mattinata, come nelle fiabe il sole splende e gli uccellini cantano. Ma
a parte
questo fa freddo, non ci si può aspettare altro per un
paesino in Alto Adige.
Prendo il motorino
e mi dirigo sul sentiero che divide la mia villetta in una radura con
il paese.
Attraverso il
centro, se così si può chiamare, del paese, poi
prendo un altro sentiero per
dirigermi in un'altra radura, dove si trova il maneggio.
Appena arrivata,
Ombre e Ombra, i due pastori tedeschi di Lucie, la padrona del maneggio.
“Giusy devo
dirti
una cosa… Ginger ha avuto una colica” sento il mio
viso accaldarsi, gli occhi
mi si stanno inumidendo, cerco di mantenere la calma una colica non
è mortale…
“Ed ora come
sta?”
“il veterinario la sta visitando… ma stava molto
male quando l’ho trovata
questa mattina” ormai le lacrime corrono sulle mie guance,
Ginger, la mia
Ginger una colica, la conosco fin da quando era una puledrina, vispa e
allegra,
caratteristiche che non ha mai perso… me la
immagino… la vedo rotolarsi per il
dolore lancinante, non riesco neanche a pensarlo… mi viene
un forte senso di
nausea… devo correre al bagno.
Tornando incontro
il veterinario.
“Come sta
Ginger?”
“signorina, mi dispiace non è solo una
colica… ha un tumore… dovremmo
abbatterla, altrimenti ha solo un mese circa l’abbiamo
scoperto troppo tardi… è
incurabile…” sento un’ondata di spilli
sulla faccia, non ci posso credere… è
così giovane… devo chiamare mia madre, lei
è in grado di tirare su il morale,
dopo tutto quello che ha passato.
Compongo il numero
di fretta, quasi in uno stato di trance, lo devo rifare due volte
perché sono
troppo sconvolta.
Non la lascio
neppure rispondere.
“Mamma,
Ginger… un
tumore ha un mese ma il veterinario dice di abbatterla, io non so che
fare… non
voglio perderla, voglio che resti qui con me…”
“arrivo subito, aspettami”.
Dopo dieci minuti
è
qui ad abbracciarmi.
“Giusy tu
devi fare
quello che ti dice il tuo cuore… se vuoi tenere Ginger per
il tempo che le
resta fa pure… ma se vuoi toglierle subito le sofferenze
dovremmo…” “non voglio
farla soffrire, credo sia il caso di… di… non
riesco a dirlo! Però prima voglio
salutarla… vederla per l’ultima volta”,
vado verso il suo box, la trovo
accasciata a terra, il suo bel manto sauro pieno di trucioli.
“Ciao
piccola”
cerca di alzarsi ma le forze le vengon meno.
Le accarezzo ogni
centimetro del suo corpo. Prendo e me ne vado, dandole un ultimo bacio
sulla
fronte, e augurandole buona fortuna. Di una cosa sono certa ovunque
andrà
resterà sempre nel mio cuore.
Dico al dottore che
può procedere, ma non voglio vederlo quando lo
farà, e non voglio vederla
portar via, ma voglio che venga seppellita nel mio giardino, sotto un
albero,
ma non uno qualsiasi, quello in cui mia madre mi venì a
dire, ormai sette anni
fa, che era mia Ginger era tutta mia, aspettai un anno prima che
potessi
montarla, doveva essere addestrata, dal primo istante capì
che era perfetta.
Lascio al maneggio il
motorino, torno a casa con mia madre, in macchina.
Il breve viaggio
è
silenzioso, rompono il silenzio i miei singhiozzi.
Torno a casa e mi
chiudo in camera, la musica a paletta che non mi fa pensare.
Guardo le foto mie
e di Ginger sul comodino, la ritraggono insieme a me nelle nostre varie
età,
l’ultima è quella che non sorpasserà
mai.
Io giorni passano,
le settimane passano. E sento un vuoto accompagnarmi, nessuno neanche
le mie
amiche riescono a tirarmi su col morale, fa troppo male.
Credo che mia madre
sia preoccupata per me. Mangio il minimo indispensabile…
Ci sono momenti in
cui pensi che vivere sia solo un’ingiustizia, questo
è uno di quei momenti.
Mia mamma è
sempre
più preoccupata per me. Credo stia pensando di fare qualcosa.
E così
fu… un giorno
sentì bussare alla porta, mia madre corse ad aprire.
“GIUSY SCENDI
PER
FAVORE, DEVO PRESENTARTI UNA PERSONA”
a
malincuore scesi.
Mi trovai davanti
un uomo, sulla cinquantina d’anni.
“Lui
è il
professore John Felix, e credo possa aiutarti a superare questo tuo
periodo
buio.” Io non volevo, volevo ribellarmi.
“Mi dispiace
signore, ma non c’è niente che possa
fare” detto questo me ne andai.
Allora
com’è??? E’
la prima ff a sfondo drammatico ke scrivo… l’ho
messa nella categoria
“romantica” perché più
avanti, nel prossimo chap, farà la comparsa un
ragazzo…
e chissà, magari ci sarà pure un nuovo
amore…
Bè
lasciatemi un
commentino x farmi sapere cosa ne pensate!!!
Bax Lina^^
|
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Capitolo 2 *** Robbie ***
Robbie
E’
passato
esattamente un mese.
Vado
a fare una
passeggiata a piedi nei boschi.
Sento
il profumo
del bosco avvolgermi, finalmente sento che qualcuno in silenzio mi
ascolta,
ascolta le mie parole di dolore. Mi sfogo, piango, fino a quando sento
gli
occhi bruciare.
Un
rumore attira
la mia attenzione, pian piano mi alzo dal mio giaciglio sotto un albero.
Percorro
un
piccolo pezzo non battuto, e mi trovo di fronte ad una piccola radura
recintata.
Al
suo interno una
ventina di puledri giocano liberi.
Senza
neanche
pensarci scavalco la recinzione. I giovani cavalli vi vedono e stanno
all’erta.
Li conto sono esattamente 23. I più coraggiosi si
avvicinano, uno morello
incomincia ad annusarmi, io li tendo la mano, quando capisco che posso
gli
accarezzo il muso, la criniera, il collo.
Oh
quanto mi era
mancato questo contatto.
Vedendo
che sono
“buona” anche gli altri mi si avvicinano.
Incomincio ad accarezzarli uno ad
uno, ma non tolgo mai gli occhi dal primo, il più
coraggioso, anche lui mi
resta vicino.
“Hey
che ci fai tu
qui?” mi giro, un ragazzo che avrà circa la mia
età è fuori dal recinto, con agilità
entra anche lui.
“Mi-
mi dispiace,
ho visto i cavalli e sono entrata… ma ora vado,
scusa” dico imbarazzata “no,
figurati non c’è problema, basta che non te li
pori via…” faccio segno di no
col capo.
“Comunque
io sono
Robbie Gool, e tu sei?” “Giusy, Giusy Feder,
piacere” li rispondo, “comunque,
se vuoi sono in vendita” mi dice “no, io non voglio
un cavallo… da un mese ho
perso il mio e…” “non volevo
importunanti, comunque mi dispiace…
quand’è
successo?” mi chiede, “un mese
fa…”, un silenzio imbarazzante aleggia
nell’aria,
si sentono solo gli zoccoli dei cavalli sul terreno.
“Allora
vado…”
dico, “aspetta, perché non vieni con me abito qui
dietro posso offrirti una
cioccolata o un the…” “volentieri.
Percorriamo
un
piccolo pezzo a piedi, poi da dietro un enorme pino appare una piccola
baita su
due piani.
“Allora
cosa
vuoi?” mi chiede Robbie appena entrato, “una
cioccolata va bene” gli rispondo.
Appena
preparata
ci sediamo al tavolo.
Incomincia
a
raccontarmi della sua vita, fin da piccolo abita con la sua famiglia in
quella
casa, i suoi genitori allevano cavalli da una vita. Ma ora hanno
problemi
economici, quindi se non vendono tutti i puledri entro due mesi devono
vendere
la casa. A peggiorare le cose c’è il divorzio dei
genitori, la madre non voleva
rischiare di perdere tutto e se n’è andata ad
abitare con un altro uomo.
Non
riesco a dire
nulla a parte un “mi dispiace” al quale lui
risponde con un mezzo sorriso, che,
credo mi abbia fatto diventare rossa come un peperone.
Continuiamo
a
parlare, non mi accorgo che è ormai buio. Robbie mi propone
un passaggio in
motorino, che accetto ben volentieri.
Arrivo
sotto casa.
“Ciao
Robbie”
“ciao Giusy… ci vediamo” ci diciamo
scambiandoci uno sguardo “magari
ti verrò a trovare” gli dico.
Nelle
mie parole
si nasconde una promessa, senza il magari.
Ma
non potevo
dirgli ti verrò a trovare di certo…
“Dove
sei stata?”
appena chiusa la porta mia mamma mi attacca “A fare una
passeggiata nel bosco…”
di co scusandomi, non ho la minima idea di dirle di Robbie…
“E
chi ti ha accompagnata?”
mi chiede senza un attimo di tregua, adesso sono nei guai, faccio
lavorare il
mio cervello il più velocemente possibile.
“Ehm…
era Jen…
l’ho incontrata nel bosco” Jen è la mia
ex migliore amica, ma dopo un brutto
litigio non ci ho più parlato, per fortuna mia mamma non ne
sa nulla.
“Ah
bene… la cena
è pronta fra mezz’ora” mi dice
lasciandomi finalmente libera, salgo le scale di
corsa e mi rinchiudo in camera.
Cerco
e ricerco di
fare i compiti, ma nulla, non riesco a smettere di pensare a
lui…
Chissà
quando
potrò andarlo a trovare ancora, quei puledri erano
così carini.
E’
ora di cena,
scendo le scale.
“Robbie
tesoro, ti
devo dire una cosa…” mi dice mia madre abbassando
lo sguardo “dimmi” le
rispondo,
“vedi
mi vedo con
un uomo” mi dice tutto d’un fiato, dalla sua
espressione si capisce che si è
tolta un fardello, chissà da quanto tempo è
così…”Da quanto” le chiedo
“da due
mesi” mi dice sempre più imbarazzata.
Due
mesi, due
mesi… ed io non ne sapevo nulla fino ad ora.
“Ah
va bene” non
ho voglia d’arrabbiarmi, perché in fondo sono
felice, se la merita un po’ di
felicità…
“non
sei
arrabbiata” mi chiede con tono incredulo, le faccio cenno di
non con la testa.
“Bè
ha un figlio…
di cui però non mi ricordo il nome, comunque andiamo a cena
da loro domani” le
annuisco.
Dopo
questa
confessione la cena va avanti silenziosa, ognuna
assorta nei propri pensieri.
Eccomi
tornata col
secondo chap!!! Grazie a miss_miky per aver recensito!!!
Bax
Lina^^
|
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Capitolo 3 *** la cena ***
La cena
Secondo
a mia
madre oggi è “il grande giorno”
perché dopo mesi e mesi che me lo teneva
nascosto, finalmente conoscerò il suo fidanzato…
manco fosse chissà cosa, però
è strano pensare a mia madre con un uomo, ma sono felice per
lei.
Fra
all’incirca
mezz’ora saremo
a casa loro (loro perché
ci sarà anche il figlio), mia madre si è
già fatta la doccia ed ora ha una
crisi di nervi perché non sa che vestito mettere!
Quando
avrà scelto
verrà a stressare pure me, quindi mi preparo…
Eccola
che arriva…
“Tesoro
a che
punto sei?” entra correndo e cercando di allacciarsi una
camicetta di pizzo.
“Ho
quasi finito
mamma, devo solo mettermi la maglia” dico con un tono di voce
svogliato,
“Bene
tesoro…
dobbiamo uscire un po’ prima… sai devo andare a
ritirare la torta in
pasticceria” detto questo mi lasciò sola.
Dopo
essermi data
una lavata ed essermi cambiata la maglia, sono pronta ad uscire.
Trovo
mia madre
con su il cappotto che passeggia nervosamente davanti alla porta.
“Oh
eccoti tesoro!
Andiamo!”.
La
pasticceria è
proprio al centro del paesino, intanto che mia madre entra io sto in
macchina.
Sono
curiosa di
vedere quest’uomo, che tipo sarà? Magari
giovanissimo e ultra ricco? Oppure
potrebbe essere… uhm… un uomo come molti altri,
paga normale, una piccola
casina in paese e il figlio, avuto da una moglie che poi è
scappata, magari con
mio padre!
No,
non credo…
Non
mi sono
accorta che mia madre è appena rientrata in macchina.
Bè
a dir la verità
l’ho sentita perché ha sbattuto la
portiera…
Un
po’ insicura le
chiedo cosa non va, e lei mi risponde: “cosa non va?
Quell’ imbecille della
pasticcera ha messo la crema al cioccolato invece che quella
classica… e
Christopher è allergico al cioccolato! Che rabbia! Inizia
già male…!”.
Ormai
è già buio,
quindi non vedo bene dove ci stiamo dirigendo, ma ha un non so che di
famigliare…
Poi
tutto diventa
chiaro, compare una villetta su due piani… che è
quella di… Robbie, adesso che
ci penso è vero, il padre di Robbie è
single…
Bè
almeno so che
il figlio è simpatico… e carino.
Ma
come
comportarmi? Cosa farò appena entrata?
La
porta è sempre
più vicina, ormai ci siamo.
Si
apre e qualcuno
saluta con la mano, dev’essere come si chiama?
Cristhopher… è un bell’uomo,
capelli un pò grigi, ma perlomeno ci sono tutti quanti! Ha l’aria di
quello che fa un lavoro molto faticoso.
Ed
ecco anche lui,
affianca il padre sotto la veranda, credo non mi abbia ancora visto.
La
macchina si
ferma, riluttante scendo dalla vettura.
Mi
vede,
incrociamo lo sguardo.
Sembra
stupito…
“Ciao
tesoro!” mia
madre corre per andare ad abbracciare Cristhopher, quando la raggiungo
dice
“Chris, lei è mia figlia Giusy”
cordialmente Chris, come lo chiama mia mamma,
allunga la mano “piacere” mi limito a dire.
Per
tutto questo
tempo Robbie se n’è rimasto in disparte.
“Lui
è mio figlio
Robbie” dice ad un certo punto Chris, il ragazzo fa un passo
avanti, un po’
incerto.
A
bassa voce
mormora un “piacere”, non smette mai di fissare il
pavimento.
Finalmente
entriamo in casa.
“Robbie
perché non
porti Giusy a fare il giro della casa?” dice Christopher
dirigendosi verso la
cucina.
“Okay”
risponde
Robbie.
Mi
trascina su per
le scale, visto che il piano di sotto, a grandi linee, l’ho
già visto ieri.
Ma
poi si ferma in
corridoio.
“Non
sapevo che tu
fossi la figlia Renè…” mi dice
“bè, comunque benvenuta nella famiglia! Vieni,
ti faccio vedere camera mia” mi dice prendendomi per mano e
facendomi dirigere
verso una porta chiusa.
La
apre, rimango
stupita, la sua camera è stupenda… molto ampia,
in un angolo la libreria e una
scrivania col computer, più o meno al centro il letto.
Le
finestre danno
sulla valle, con una vista magnifica.
Tutte
le pareti
sono addobbate da foto e poster di tutti i tipi.
Prevalgono
però
foto d’equitazione, monta western.
Sulla
libreria ci
sono vari trofei, tutti d’equitazione.
“Facevi
gare?” gli
chiedo “si… ma ormai più di due anni
fa, ho smesso dopo un brutto incidente” mi
dice,
tutto
d’un tratto
il volto gli si abbuia, dal tono di voce si capisce che non vuole
andare oltre
con la discussione. Quindi non indago ulteriormente.
Poi
mi avvicino ad
uno scappale contenente i cd.
“Vedo
che hai
molti dischi…” “già, dal
country a Madonna!” mi dice tornando a sorridere.
“Vieni
ti faccio
vedere il resto della casa…” dice uscendo dalla
porta e spegnendo la luce.
“Questa
è la
stanza degli ospiti2 dice aprendo la porta affianco.
Come
la sua camera
è molto ampia, anche la vista è la stessa, ma non
c’è quel tocco di personalità
che rende la camera bella.
Per
finire mi fa
vedere la camera di suo padre.
Fra
tutte è la più
bella, appena entrati si nota che è molto luminosa.
La
vista è la più
bella.
Divisa
a metà si
vede da una parte la valle, dall’altra i pascoli con i
cavalli.
A
distrarci è la voce
di suo padre che ci chiama per dirci che è pronto.
La
cena va avanti tranquilla,
si chiacchiera, ci si raccontano esperienze passate… insomma
è tutto perfetto!
Poi
ad un certo punto,
tutto tace.
“Ragazzi
dovremmo dirvi
una cosa” esordisce mia madre “io e Renè
ci sposiamo” conclude Christopher.
Cala
il silenzio, questa
dichiarazione ha preso me e Robbie in contropiede.
Una
domanda affiora
all’istante nella mia mante, dove andremo ad abitare?
A
rompere il silenzio
sono io, che porgo questa domanda.
“Verremo
qua” mi dice
mia madre, una secchiata d’acqua fredda mi viene lanciata in
volto.
Lasciare
la casa? La
MIA casa? Dove sono nata e cresciuta e dov’è stata
seppellita la mia Ginger?
No,
non posso farlo.
“Ah”
rispondo, ma non
finisce qui, non mi voglio mettere a fare la scenata in casa altrui.
Anche
se non sarà altrui
per molto.
Mia
madre capisce e
cerca di cambiare discorso.
“Lo
sai che hanno dei
cavalli? Ci sono dei puledri ma anche degli esemplari
adulti… se ti va potresti
occupartene…” occuparmene? Non credo, visto che
sono in vendita, ma forse con l’aiuto
di mia madre non verranno venduti… con i nostri
soldi…
no,
Christhopher e
Robbie sono della brava gente, non sono dei truffatori…
spero.
La
cena finisce e io
e mia madre torniamo a casa, riesco a resistere per metà
tragitto, ma poi scoppio.
“Io
non voglio andarmene
di casa… li ci sono i miei ricordi e
c’è Ginger…” le dico
“ma tesoro! Chris non
può trasferire quasi cinquanta cavalli… non
c’è il posto…”
“ma…” cerco di ribattere,
ma mia madre con un’occhiata mi dice di stare zitta.
Bè
almeno una cosa
positiva c’è, avrò Robbie come
fratellastro!
Scusate
per la lunga
attesa!!!! Bè eccomi tornata… hi hi, sono
cambiate delle cose… grazie ancora a miss_miky
ed a Valentina78… spero continuate a recensire!!!
Bax
Lina
|
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Capitolo 4 *** Si ricomincia dalla fine... ***
Me
ne sto silenziosa a guardare fuori dalla finestra, il
sole è limpido, in passato, questa sarebbe stata una bella
giornata per fare
una passeggiata, nei boschi, il rumore degli zoccoli attutito dal
sottobosco,
poi, arrivare in una radura, illuminata dal sole, con mille fiori
gialli,
bianchi e rosa.
Smontare
da cavallo e appoggiarsi al tronco di un albero,
Ginger che bruca tranquillamente l’erba, non
c’è bisogno di tenerla per le
redini, tanto, grazie alla fiducia reciproca e all’affetto
entrambe sapevamo
che non ci saremmo, mai, sottolineo il mai tradite a vicenda…
Ma
forse, è giunto il momento di rimpiangersi addosso,
perché se non l’accetto con le buone, me lo
faranno imparare con le cattive,
mettendomi a stretto contatto con i cavalli.
Devo
cercare di andare avanti, certo, questo di sicuro non
comprende che io torni a montare come se niente fosse, dimenticando la
mia
Ginger e tutto quello che è stato per me… no, no
di certo!
DRIIIIIIIIIIIN
Uff,
il telefono, devo per forza andare a rispondere, mia
madre è andata fuori con Christopher, ad organizzare il
matrimonio…
“Pronto?”,
“Giusy?
Sei tu?” riconosco subito la voce, una voce dal
tono grave, ma alo stesso tempo quasi acida, è Lucie.
“Sono
Lucie, ti ricordi di me?” e come potrei dimenticare?
Sbaglio, o sei stata tu a dirmi che Ginger stava male? Proprio ora che
volevo
dimenticarla, mi vengono in mente le sue parole, “Giusy devo
dirti una cosa…
Ginger ha avuto una colica”, con un tono che non sembrava
minimamente
dispiaciuto, come se pensasse già, nel caso in cui il
cavallo non ce l’avesse
fatta, a chi poteva affittare il box…
“Certo
che mi ricordo…” mantengo il tono della mia voce
il
più piatto possibile,
“ah
bene, senti, ti ho dato tempo per riprenderti dal
trauma della morte di Gingy ma-“
“Ginger
la correggo subito” complimenti, brutta megera,
manco il suo nome ti ricordi!
“Vabbè
quel che l’è! Ti stavo dicendo, ho bisogno che tu
porti assolutamente via la sella e le altre cose, ho bisogno di posto
nella
selleria, se non lo fai sarò costretta a buttarle, o meglio
venderle, però
senza il minimo guadagno per te…” ecco che
ricomincia a pensare ai soldi.
“Va
bene, ci vediamo” riattacco, non voglio più
sentire per
un secondo, che sia uno la sua voce maleducata.
Così
sono costretta a tornare li, a percorrere quel
vialetto che avevo già pensato di percorrere per
l’ultima volta, ma questa,
giuro, sarà l’ultima.
Ma
dovrò aspettare mia madre, col mio motorino non riesco a
portare tutte quelle cose, almeno che non voglia fare minimo dieci
viaggi.
Aspetto
meno di dieci minuti e mia madre è già qui, mi
dice
che deve comunque uscire, quindi può portarmi subito,
meglio, via il dente via
il dolore.
Percorro
la strada un tempo famigliare, e dietro la curva
ecco sbucare il maneggio, fa uno strano effetto, pensare , che, circa
un mese e
mezzo fa, ero felice, entusiasta della cavalcata che mi aspettava, ma già dopo
cinque minuti, le lacrime.
Dico
a mia madre di stare in macchina, questa è una cosa
che devo fare da sola.
Come,
quello che sembra, tanto tempo fa, Ombre e Ombra mi
vengono incontro, lui, Ombre, zoppica, chissà come si
è fatto a far male…
Spero
che Lucie non mi veda, non voglio sentire mai più la
sua voce.
Recupero
dalla tasca la chiave del mio armadietto con tutte
le cose.
Ma
prima di passare dalla selleria, devo fare una cosa,
vedere chi ha preso il posto di Ginger, quale nuovo cavallo o cavalla
sta
facendo provare quella sensazione d’affetto che si prova
verso questi magnifici
animali.
Ogni
passo che faccio sembra durare un’eternità,
finalmente
arrivo, l’ultimo box sulla fila di sinistra.
Mi
affaccio, vedo un bel cavallo, grigio, ma si legge negli
occhi, non è trattato bene, c’è un velo
di sofferenza, i miei occhi si spostano
sul mantello, incrostato di fango, almeno non è magro.
Sento
dei passi dietro di me.
Spero
non sia Lucie.
“Che
guardi il mio cavallo?” è la voce nasale di un
ragazzo.
Mi
giro di scatto, un ragazzo biondo, occhi azzurri, quello
che potrebbe essere benissimo un principe azzurro, è
arrivato alle mie spalle.
“Io…
ehm scusa” balbetto quelle che potrebbero essere
scuse, ma non sembrano avere effetto.
“Bè
spostati, devo montare quel mulo di cavallo…” mi
dice
con tono sprezzante.
Non
ce la faccio, non resisto.
“Scusa,
ma non sono i cavalli ad essere ma le
persone, un cavallo può fare qualsiasi cosa, ma per fare
questo deve essere
stimolato, trattato con gentilezza, fargli fare le cose con
gradualità, certo,
possono sbagliare, ma è cosa ben rara…
prima di tutto dovresti pulirgli il pelo, e spruzzarli un
repellente per
mosche, sai, danno fastidio” il ragazzo
“mulo” è rimasto a bocca aperta, gli
sta più che bene…
“E
tu chi sei per dirmi questo? Non i sembra di averti
visto montare qui…”
“Io
montavo qui… e sono una che, a quanto pare, ne sa molto
più di te…” detto ciò giro
sui tacchi, sperando, di aver aiutato un ragazzo
scemo a comprendere il suo cavalo “non mulo”.
Poi,
passo dalla selleria, è strano sentire l’odore
ancora
impresso nella sella, nei gambali, impugnare di nuovo le redini,
chiudere gli
occhi e sognare…
Rimuovo
dall’armadietto ogni traccia della mia permanenza
in questo maneggio, così da non doverci più
tornare, tanto, anche Ginger è
venuta a casa, con me.
Allola,
questo capitolo molto corto è solo di
“transizione”, nel prossimo ci sarà il
trasloco!
Spero
che la mia assenza non vi abbia fatto scordare di me!
Bax Lina^^
|
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