Parigi in fiamme. (Capitoli sparsi)

di AmieRice94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parigi in fiamme. (Capitoli sparsi) ***
Capitolo 2: *** Chiedimi scusa. ***



Capitolo 1
*** Parigi in fiamme. (Capitoli sparsi) ***


“Due centesimi per favore. Un euro. Ho bisogno di soldi, ho fame. Ho bambini. Ho un’operazione da fare”.
Devo fare il biglietto del treno. Hai cinquanta centesimi da prestarmi?
Le scuse alla stazione degli ubriachi di vita. Le scuse alla stazione dei drogati d’amore. Dei malati di cuore.
C’è Selene che è seduta per terra. Ma è sporco a terra. 
C’è Selene con le ginocchia strette al petto e il viso tra dita. Ma le gambe le scivolano e le dita, le lacrime, non le coprono. La disperazione e il desiderio non li nascondono. 
Rimane in silenzio. 
Ha dei bei capelli lunghi, Selene. Sono lunghi, morbidi e marroni. Da dormirci, da baciarli e, ad ogni bacio, condannarli. Ha dei bei capelli lunghi, Selene. E rimane in silenzio. In silenzio fino a che non passa un ragazzo alto, più grande di lei. Ma con un sorriso diverso dagli altri, Lui. Con un’attenzione che la chiama, con l’aria che la soffoca.
Lo blocca afferrandogli un braccio:
“Dammi un po’ di soldi. Sto male, ho fame”.
“Tu non stai male. Hai fame di bene”, gli risponde. “Vieni con me, ti offro un caffè”.
Selene s’illumina. La pelle bianca si colora. Selene si alza e segue il ragazzo alto, più grande di lei, con un sorriso diverso da tutti quelli contro cui ha sbattuto. Lui.
Prendono il caffè, senza scambiarsi una parola. Si guardano con audacia e curiosità, ma nessuno ha il coraggio di dire niente, e allora nessuno dice niente.
Sorso.
Sguardo a destra.
Sorso.
Sguardo a sinistra.
Sorso.
Sguardo a terra.
Sorso.
E’ finito il caffè.
Il ragazzo alto, più grande di lei, con un sorriso diverso da tutti quelli che ha incontrato, si alza.
“Potresti darmi dei soldi?”, lo supplica, Selene.
“A cosa ti servono?”
“Sono malata, te l’ho detto!”
Le scuse alla stazione degli ubriachi di vita. Le scuse alla stazione dei drogati d’amore. Dei malati di cuore.
 
Lui le lascia dieci euro sul tavolo. 
Selene li prende subito come se avesse raggiunto il Paradiso. 
Come se per un attimo qualcuno le avesse messo delle pile nuove. 
Con dieci euro, uno zingaro ci mangia per due giorni, almeno. Se è bravo, per tre. 
Con dieci euro, Selene ci prende un grammo di droga. Che dura un secondo. Ma un secondo le basta. Che è un secondo fuori dal mondo. Ma il fuori dal mondo più straordinario di qualsiasi altra cosa sulla terra.
Allora Selene si alza e questa volta corre.
Corre nel bagno della stazione, bussa in un bagno occupato ed entra. Una donna piazzata, sulla quarantina, l’aspetta. Selene ha solo diciotto anni. Le dà dieci euro. Si prende una siringa. 
La nasconde nel giubbotto, cambia bagno e si chiude dentro. E’ agitata, Selene.
Posa la siringa a terra. Si mette seduta. Trema tutta. Suda. Si alza la manica. Senza laccio, prende la vena. 
E’ un attimo. Il sangue le pulsa. Il cuore le batte. Fa caldo. Fa freddo. Gira tutto. Vomito. 
Selene finisce di ansimare sotto voce. Si calma. Si rilassa e sembra non essere sul pianeta. Tocca con le spalle il muro freddo e le s’increspa la pelle. Rimane lì. Senza riprendere conoscenza.
 
La stessa urgenza di essere felice,
il chiodo sulla parete che tiene il quadro,
un mobile antico in casa,
lo stesso desiderio,
l’anestesia totale di un’operazione,
la terra bagnata,
e il bisogno del profumo di un respiro.
Uguale, è quel secondo,
l’amore.
Così qualche volta.

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Capitolo 2
*** Chiedimi scusa. ***


C'è una sigaretta ancora accesa su un portacenere di un bar e il suo filtro è macchiato dal rossetto rosso di una ragazza, disperato speranzoso, che qualcuno troverà.

"Io sono irrazionale. Responsabile e altruista, ma irrazionale. E non è che sono un controsenso della natura, molti me lo dicono, ma io non sono quello che dicono, sono così e basta perché l'irrazionalità ha ragione e cuore, poi la via di mezzo la può trovare. Perché la mia irrazionalità è razionalità giusta.

Caro James, non ti scrivo da molti mesi, ormai. Perdona questa mia fretta insopportabile e le mie mani che non si fanno toccare perché hanno paura, paura di farsi male. Ieri sera ho terminato un libro che desideravo leggere da molto tempo, uno di quei libri che leggo io distruttivi, a bomba atomica di Hiroshima, con tutte quelle insicurezze e ingenuità. Un libro pesantissimo e tanto forte sulla Shoah. Il penultimo capitolo diceva: | In quel momento mi ritornarono in mente chiare e nette le parole di Yakov il giorno delle nozze 'avremo molti figli e ti amerò per cent'anni'. La realtà cambia tutto, tutto.| ; ed io sono d'accordo sul fatto che la nostra è una storia diversa, che gli anni in cui viviamo sono anni diversi, che quelli che abbiamo provato l'uno per l'altra sono istanti, frammenti di sentimenti distanti, su tutto questo io sono d'accordo, ma non voglio passare la vita a cadere capisci? Io per te passerei la vita a cadere capisci? E quindi ho paura, e quindi perdonami, mia anima. Da te io non voglio niente, non voglio speranze accartocciate, non voglio frasi riciclate, e non voglio promesse che non potrai mantenere, che non potremo mantenere.
Caro James ho fatto un sogno questa mattina e non è stato facile evitare di aggrapparmi a te, perchè come nel libro che ho letto "la felicità ha il contorno preciso di quei due corpi stretti in un abbraccio, e tutto il resto è assurdo, vano e insensato", e quel sogno eravamo noi, e in quel sogno eravamo insieme. Che io sia dannata per questi sospiri, che io sia dannata perchè ti riempirei di rose ogni volta che li sfiori. Mi sfioreresti, tesoro? Mi percorreresti quanto e fin dove io vorrei, con un solo dito? Allora perditi fra i capelli e corri sulle mie guance, se vuoi. Premi sulle labbra e scivola sul collo che aspetta. Arriva al cuore e fallo riposare. Afferra le mie spalle e dalle scapole portami a te. Scava all'orlo della spina dorsale, e frapponi i tuoi desideri fra quelle ali che non sanno volare. Segui la mia mano e fatti guidare sulle mie gambe che sono fredde e hanno bisogno di ardere. Torna al cuore che è fermo, saluta la mia bocca pietrificata e perditi fra i miei segreti ancora una volta. Dimmi, ripetimelo come stai? Sono successe così tante cose che penso che il nostro scrivere sia a questo punto tanto banale, senza emozione. Però, però ricorda Parigi, Parigi è sempre in fiamme, è Londra, Londra, è lei che tace. Ti sto scrivendo da un bar davanti la Tour Eiffel e il cameriere mi fissa sbalordito e infastidito mentre ti parlo su un tovagliolo di stoffa. In questi anni micidiali ho imparato dalla vita che non esiste un modo in cui si deve amare, perchè l'amore non si decide; non si può stabilire la quantità d'amore da riversare perchè l'amore non si limita. Dell'amore non si parla. Da questo cielo azzurro come gli occhi che vorrei avere ho imparato che bisogna dare poco a poco, senza fretta e con libertà. Quindi ti chiedo, ci domando, riprendiamo da dove avevamo lasciato? Adesso che ci siamo fermati a riflettere, adesso che ci conosciamo e adesso che ci sogniamo, afferriamo questo mio e tuo coinvolgerci? Ti va di farlo crescere, di educarlo, rispettarlo e lasciare che ci comprenda, viva, affondi, ora con più consapevolezza? James, io vivo bene senza di te. Io vivo meglio con te. Sai, si decide di smettere di amare a volte, come i miei genitori che si erano abbracciati sulla veranda pensando che fosse la decisione più giusta. Si decide di continuare ad amare a volte, con tutte le proprie forze, come le nuvole che corrono si avvinghiano ed entrano l'una nell'altra.
E' un fatto di razionalità e irrazionalità. Nessun destino, nessun impedimento, nessuna scusa e nessuna luna pallida.
Io ho scelto.
Io ti ho scelto."

Selene beve un sorso di spremuta, si allontana dal tavolo, sorride al cameriere e abbandona quella sua lettera sfacciatamente perfetta, pura, nel portacenere che guarda la Torre d'Eiffel. Insieme ad una sigaretta.

'Adesso hai capito il motivo?'
'Il motivo di cosa? Non mi hai spiegato niente'
'Perchè dico sempre che odio le scuse..'
'Be' non l'ho capito, perchè'
'Perchè odio immaginare che possa esistere tra noi, una situazione così'
'...'
'Perchè odio quello che ci hai fatto accadere'
'Scusa..'
'Chiedimi scusa..'
'Ancora.. scusa..'
'Io odio le scuse'.

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