Dance with me tonight.

di imakoala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***
Capitolo 5: *** Cinque ***
Capitolo 6: *** Sei ***
Capitolo 7: *** Sette ***
Capitolo 8: *** Otto ***



Capitolo 1
*** Uno ***


TIC-TAC;TIC-TAC.
 L’orologio sul muro dietro la professoressa continuava a ticchettare, ma a me sembrava che il tempo non passasse mai. Mi stava realmente venendo sonno, la vista cominciava ad offuscarsi, le parole della professoressa giungevano come un flebile sussurro e il caldo di maggio contribuiva al mio sonno.
Credevo che mi sarei addormentata, quando d’un tratto la voce sgraziata della preside gracchiò agli altoparlanti, risvegliando la mia attenzione.
“Carissimi studenti, sono lieta di annunciarvi che il 15 giugno ci sarà l’annuale ballo studentesco di fine anno! Vi invito a partecipare e, per chi volesse dare una mano nei preparativi, si può rivolgere ai rappresentanti d’istituto! Grazie e buona giornata.”
La mia testa scivolò lentamente sul banco con un tonfo, non ero per nulla entusiasta di questa notizia, al contrario della mia compagna di banco Angel, che con gli occhi che le brillavano, già farfugliava di abiti, scarpe, borse e ragazzi.
 “NON E’ FANTASTICO?” si girò verso di me, con una vocetta acuta che mi fece saltare i nervi.
“Si, certo, meraviglioso.” Il sarcasmo trapelava da ogni mia parola. Poggiai il mento sul mio braccio steso sul banco e mi girai dall’altra parte, mentre la prof richiamava al silenzio per poter continuare la lezione.
Ma ormai l’attenzione degli studenti era persa: tutti pensavano al fantomatico ballo.
Tutti tranne me.
“E dai Miriss , un po’ di vivacità!” mi guardò speranzosa.
“Grazie ma non ci riesco proprio” dissi, con un accenno di fastidio nella voce per la sua insistenza.
“Dai, su! Pensa, andremo al ballo con abiti bellissimi, tacchi alti e….ragazzi!” sottolineò con la voce quest’ultima parola, tentando di convincermi.
La guardai tristemente, poi sospirai.  Aveva centrato in pieno...ragazzi.
Era questo il mio problema.
“Ed io so già chi invitare…” disse in tono malizioso, mordicchiandosi la punta dell’indice e facendo un sorrisetto, mentre guardava Giulio, il ragazzo più carino della classe, a detta delle mie compagne.
Lui restituì lo sguardo sorridendole, mostrando dei denti bianchissimi, e ammiccandole.
Lei si sciolse e lanciò un piccolo gridolino di felicità, dicendo “Lui è il ragazzo più bello della Terra!”
Lo guardai attentamente: grandi occhi grigi, capelli castani mossi, bei lineamenti, alto, ma… io avrei detto carino, ‘ragazzo più  bello della Terra’ mi sembrava un po’ eccessivo.
Finalmente il suono angelico della campanella invase i corridoi e tutti gli studenti si prepararono per tornare a casa, sollevati dal fatto che non avrebbero dovuto sopportare un altro minuto di storia.
Riposi con molta calma i libri nella borsa e mi avviai verso la porta, dalla quale Angel era appena uscita per seguire Giulio.
La raggiunsi poi al cancello della scuola, luogo nel quale ci incontravamo ogni giorno per avviarci verso casa, visto che condividevamo un pezzo di strada insieme. Ma quel giorno fu un po’ silenzioso perché io continuavo a stare zitta, mentre lei guardava le nuvole.
“Ti immagini? Io e lui che volteggiamo per la sala sulle note di una romantica canzone e gli occhi di tutti addosso a noi… sarebbe bellissimo” disse con aria trasognante.
“Mh” risposi io, cercando di mostrare un minimo di interesse.
Finalmente arrivammo al nostro bivio, ed io ringraziai mentalmente una qualche entità superiore di non dover più sentire gli sdolcinati progetti della mia migliore amica.
Sulla strada per casa, mi fermai in libreria per comprare un libro, l’unica cosa che potesse tenermi compagnia in quel momento.
Mi avvicinai al piccolo negozietto e spinsi la porta di vetro, facendo suonare la piccola campanella in cima alla porta. La ragazza alla cassa alzò lo sguardo dalla sua lettura per farmi un sorriso, poi ritornò a leggere.
Andai nel reparto di generi fantasy, il mio preferito, ed iniziai a sfogliare qualche nuovo arrivo, per vedere se c’era qualcosa che mi colpisse.
Mentre ero intenta a leggere la trama di alcuni romanzi, la campanella della porta suonò di nuovo, rivelando un ragazzo mai visto da queste parti.
Dopo aver parlato con la commessa, la quale gli indicò il reparto dei generi di avventura, si girò e mi lanciò un sorriso malizioso, guardandomi da capo a piedi.
Arrossii immediatamente ed abbassai lo sguardo, nascondendo il viso tra i libri, mentre lui andava a cercare un libro nell’altro reparto.

 
 
 


Salve a tutti ragazzi/e! Questa è la mia prima storia, ho dato il nome ad alcuni personaggi delle persone che mi hanno spronata a scriverla e pubblicarla, come ringraziamento diciamo :)
Beh, lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate, se secondo voi dovrei aggiungere o togliere qualcosa o altri commenti particolari :) Grazie a tutti! <3

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Capitolo 2
*** Due ***


Il giorno dopo, arrivata a scuola, non avevo fatto in tempo a superare la porta della mia classe, che ero stata assalita dalle mie compagne di classe, che si erano messe a urlarmi nelle orecchie cose senza un filo logico.
“Calme, calme. Cosa diamine sta succedendo?” dissi, evidentemente scocciata dalle urla di primo mattino nelle mie orecchie.
“Un ragazzo nuovo, un ragazzo nuovo!” disse la mia amica Silvia.
Prima che potessi rispondere in modo non del tutto entusiasta, un’altra mia amica aggiunse:
“E’ nella classe accanto e le sue compagne dicono che sia molto carino!” le brillarono gli occhi.
Fortunatamente, la campanella che annunciava l’inizio delle lezioni suonò, facendomi tirare un sospiro di sollievo. Molto meglio la matematica che delle amiche che ti urlano nelle orecchie per colpa di un ragazzo.
Le prime tre ore passarono abbastanza bene, se non fosse stato per Angel che continuava a dirmi, ogni qual volta poteva, che il suo Giulio era molto più bello del ragazzo nuovo e altre cose del genere.
Non aveva ancora capito che non mi interessava nulla?
Misi il mento sul mio braccio, appoggiato al banco. Stavo morendo di fame. Guardai velocemente il cellulare: le 10:58. Tra due minuti avrei assaporato un gustoso pacchetto di patatine al formaggio. Avevo l’acquolina in bocca.
La campanella suonò e mi diressi velocemente verso le macchinette nel corridoio.
Iniziai ad infilarci le monete, quando mi accorsi che non avevo abbastanza soldi.
Mi maledii mentalmente per non aver controllato prima, tirai un pugno alla macchinetta, infastidita per i 30 centesimi persi.
Feci per andarmene quando un pacchetto di patatine calò da sopra la mia spalla.
“Erano queste che volevi?” disse una voce dolce.
“S…si, grazie.” Presi il pacchetto e mi girai per vedere in faccia il ‘donatore’.
Rimasi sorpresa quando vidi il ragazzo della libreria che mi tendeva la mano, sorridendomi.
“Piacere, Francesco.”
Presi la sua mano, stringendola.
“Miriss.” Sorrisi, arrossendo.
“In che classe sei?” Sorrise ancora di più, mostrandomi il suo sorriso radioso.
“P…prima A.”
“Oh, io sono in Terza A invece, siamo vicini!” Rise, lo trovai subito adorabile.
Io lo guardai sorridendo.
La campanella suonò, facendo finire la ricreazione.
“Io… dovrei ritornare in classe.” Dissi, cercando di spostarmi da sotto il suo sguardo.
Si piazzò davanti a me, inchiodandomi con i suoi occhi verde brillante.
“Ti riaccompagno io, tanto siamo vicini.” Mi ricordò sorridendo, così ci incamminammo verso le classi.
Ci fermammo in mezzo al corridoio, per salutarci.
“G…grazie per le patatine, ti restituirò i soldi al più presto.”
E iniziai a incamminarmi verso la mia classe.
“Non ti preoccupare assolutamente! Ci saranno altri modi per ricambiare il favore.” Mi fece l’occhiolino. “A presto, bellissima.”
Sorrise, guardandomi con i suoi occhioni smeraldo.
Arrossii ed entrai in classe, sedendomi al mio posto per mangiare le patatine e ripensare a quei bellissimi occhi verdi e al suo sorriso smagliante.

 
 

 
Piccolo capitolo per fare conoscenza col nuovo e misterioso ragazzo dagli occhi verdi. In che modo Miriss ricambierà il favore? Vedremo presto eheheh.
Ringrazio ReyNajiko per aver recensito e messo la storia tra le seguite e anche Oh My Justin.
A presto ragasse/i! x

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Capitolo 3
*** Tre ***


Non prestai molta attenzione alle due ore successive, pensavo e ripensavo alla conversazione avuta poche ore prima.
Ci saranno altri modi per ricambiare il favore’ cosa intendeva?
Guardai distrattamente fuori, il cielo era terso, di un azzurro brillante, i raggi del sole illuminavano le foglie degli alberi del cortile, che venivano leggermente mosse dal caldo venticello.
Non vedevo l’ora di uscire fuori per assaporare al meglio quella giornata, magari andare a prendere un gelato con Angel nel pomeriggio. Già assaporavo la fresca dolcezza del gelato al cioccolato, quando una voce mi riportò alla realtà.
“I vettori non sono di suo gradimento signorina?” disse sarcasticamente il mio professore di fisica.
Lo guardai immediatamente abbassando lo sguardo.
“Si… mi scusi professore.”
La campanella suonò, salvandoci dalle grinfie del professore.
 Misi tutto apposto e mi preparai ad uscire dalla scuola, incamminandomi verso il parcheggio.
Finalmente mia madre mi aveva dato il permesso di prendermi lo scooter.
Infilai il casco e mi preparai a partire, quando qualcuno mi abbassò la visiera.
Mi voltai per vedere chi fosse e ritrovai il ragazzo dagli occhi verdi che mi sorrideva.
“E così hai uno scooter, eh?”
“No, questa è un’astronave spaziale.” Dissi sarcasticamente.
Si mise a ridere, facendo ridere anche me.
Ci fu qualche minuto di silenzio dopo la risata, ma fu lui a romperlo.
“Mi fai fare un giretto?” mi sorrise, guardandomi con gli occhi da cucciolo. Oh, era adorabile.
“Hm, okay dai.” Gli diedi un casco di riserva e mi misi al posto del guidatore, pronta a togliere il cavalletto e ad uscire dal parcheggio ormai quasi vuoto.
“Però guido io.” Mi sorrise, mostrando una dentatura bianca e perfetta.
Poi si infilò il casco che gli avevo ceduto.
Gli stava un po’ grande, mi misi a ridere.
“Cosa c’è da ridere?” mi guardava con aria interrogativa.
“Il casco… ti sta un po’ grande. Sei proprio buffo!” Continuai a ridere.
Lui sbuffò, fingendosi offeso, poi però si unì alla risata.
“Allora mi fai guidare?”
Scesi dal motore e gli tesi lo sterzo. Lui mise in moto, fece retromarcia e aspettò che salissi dietro.
“Possiamo andare a casa mia? Così giacché mi lasci là.” Fece un risolino insolente.
Alzai gli occhi al cielo.
“Va bene.”
Iniziò a correre per le strade quasi deserte, segno che quasi tutti erano a casa a mangiare.
“Vai troppo veloce! Rallenta!” lo ammonii, stringendomi a lui per la paura.
Lo sentii ridere, poi rallentò per girare in una via che mi sembrava familiare. Si fermò vicino ad una casetta arancione, davvero carina.
“Ma questa è la mia via!” dissi, ricordando alcuni particolari della strada in cui abitavo.
“Oh, che coincidenza! E dove abiti precisamente?” Mi sorrise.
“In fondo, in quella casa grigia e bianca all’angolo.” La indicai.
Nel frattempo si tolse il casco e me lo tese, sorridendomi.
“Beh, perfetto allora. Ora so da chi andare se mi serve qualcosa.” Disse ridendo.
Lo salutai con un cenno della mano prima di saltare in sella e mettere in moto, quando lui si avvicinò a me e mi diede un leggero bacio sulla guancia.
“A presto, bellissima.” Si voltò e salì a casa sua.
Io lì per lì rimasi un po’ imbambolata, con gli occhi spalancati per la sorpresa. Nessun ragazzo si era mai minimamente avvicinato a me, nemmeno per chiedermi l’orario, mentre lui mi aveva addirittura dato un bacino sulla guancia e mi aveva chiamato ‘bellissima’.
Arrossii a quel pensiero e me ne andai a casa sorridendo.




Yoo,raga! beh, che dire, grazie per le visualizzazioni e recensioni, le apprezzo molto :3
Mi raccomando fatemi sapere se vi è piaciuto o se secondo voi c'è qualcosa che non va... a presto! x

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Capitolo 4
*** Quattro ***


Nel pomeriggio inviai un messaggio ad Angel, per incontrarci.
Ehi Angel, a pomeriggio ci prendiamo un gelato?’
La risposta arrivò quasi subito.
Certamente! Alle 4 e mezzo in gelateria ;)’
Erano ancora le 2 e mezzo, perciò mi sedetti e mi feci un po’ di compiti.
Ero completamente persa nella matematica, cercando di risolvere un esercizio complicato, quando alzai lo sguardo: le 4 e un quarto.
Mandai a quel paese la matematica, chiudendo tutti i libri e buttandoli nello zaino, mi cambiai velocemente, mettendomi una canotta gialla, un paio di pantaloncini e delle ballerine. Presi gli occhiali da sole, la borsa ed uscii velocemente di casa.
Arrivai in gelateria con 5 minuti di ritardo, ma ancora non c’era nessuno. Così mi sedetti ad aspettare.
Passarono circa 20 minuti e di Angel nemmeno l’ombra. Presi il cellulare e le inviai un messaggio.
Dove sei?’
Nessuna risposta. Aspettai un’altra infinità di tempo, quando il mio telefono vibrò.
Giulio mi ha chiesto di uscire, non te l’ho detto?’
Aggrottai la fronte.
No.’
Upss. Mi deve essere sfuggito di mente, scusa Miriss.’
Buttai il cellulare nella borsa, mi alzai per andare al bancone e prendermi il mio gelato. Che non ci fosse lei non significa che non avrei potuto gustarmelo anche da sola.
Poi uscii e mi andai a sedere su un muretto lì vicino.
Dopo aver mangiato l’ultimo pezzo di cono, mi alzai per andarmene, quando qualcuno mi salutò.
“Ehi!”
La voce familiare mi vece subito voltare con un sorriso.
“Ehi.”
“Come va?”
“Bene, dai, e tu?”
“Non c’è malaccio. Sei da sola?”
Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualcuno con me, poi puntò il suo sguardo su di me.
Annuii.
“Come mai?”
Mi guardò con i suoi grandi occhioni verdi.
“La mia amica mi ha piantato in asso senza dirmi nulla per uscire col suo pseudo-ragazzo, dopo che ci eravamo date appuntamento qui.”  C’era un accenno di disprezzo nella mia voce. “E tu come mai qui tutto solo?” chiesi, guardando anch’io in giro per vedere se ci fosse qualcuno in sua compagnia.
“Facevo un giretto per ambientarmi un po’” sorrise. “Vuoi farmi compagnia?” mi guardò con degli occhioni da cucciolo che mi fecero sciogliere.
“Si, perché no?” gli sorrisi.
Il suo viso si rallegrò , mi sorrise e iniziammo a camminare.
Parlammo del più e del meno per tutto il pomeriggio, lui ogni tanto faceva battute alle quali io ridevo, parlammo anche dei nostri interessi. Rimasi sorpresa quando scoprii che gli piaceva leggere romanzi d’avventura e che un giorno avrebbe voluto fare lo scrittore.
Lo guardai sorridendo.
“Sai, mi sembra strano.” Dissi.
“Perché?” chiese confuso, fermandosi e guardandomi negli occhi, aspettando una risposta.
“Non hai l’aria da intellettuale, né da scrittore… sembri più uno sportivo, un pallone gonfiato.”
Mi misi a ridere, lui mi guardò serio.
“Sai, a volte l’apparenza inganna. Ma a volte ti tiene lontano da alcuni guai.”
Disse, abbassando lo sguardo e guardando a terra con aria malinconica.
“Cosa intendi dire?” Lo guardai preoccupata.
Lui alzò la testa per guardarmi e, dopo aver notato la mia preoccupazione, mi sorrise dolcemente.
“Nulla… Oh, si è fatto tardi. Ti accompagno a casa, forza su.”
Mi prese la mano ed affrettò il passo.
Abbassai lo sguardo sulle nostre mani intrecciate, arrossendo.
Il mio cuore batteva forte, sorrisi, mantenendo la sua velocità.
Per tutto il tragitto verso casa non dicemmo niente, io non osavo rovinare quel momento. Non osavo rovinare quel bellissimo sorriso che era comparso sulle sue labbra.
Purtroppo però, tutte le cose belle hanno una fine. Infatti arrivammo subito sotto casa mia.
“Io abito qui. Grazie mille per il pomeriggio e per avermi accompagnata a casa.”
Lo ringraziai con una sorriso, lui mi sorrise di rimando.
“Nulla di che. Mi ha fatto piacere passare del tempo con te. Sei una ragazza simpatica. Magari potremmo passarne altri.”
“Certo, perché no?” Gli sorrisi.
Mi porse il suo cellulare. Lo guardai con aria interrogativa.
“Potresti darmi il tuo numero, per iniziare.”
Mi fece l’occhiolino.
Afferrai il suo iPhone e composi il mio numero. Dopo di che glielo resi e lui lo salvò nella rubrica.
“Beh, io vado. Buonanotte bellissima.”
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
“B…buonanotte.”
Arrossii leggermente, poggiando le dita sul punto dove le sue labbra avevano fatto contatto con la mia guancia, mentre lui mise le mani in tasca e si avviò verso casa, canticchiando una canzoncina.





 Zalve a tutti! :3 Come al solito se il capitolo vi è piaciuto o avete qualcosa da dirmi riguardo alcuni errori, o semplicemente dubbi che vorreste togliervi,   sapete cosa fare... E se il capitolo non v'è piaciuto... MAGNEMA!                                                                                                                                                      


Tanti  cari saluti
un bacione alla mamma
California
e al prossimo capitolo!
WIIIII

 

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Capitolo 5
*** Cinque ***



La vibrazione del mio cellulare mi svegliò.
Chi potrà mai essere a quest’ora? Pensai, stropicciandomi gli occhi e prendendo il cellulare.
 
Da: Numero Sconosciuto

Buongiorno bellissima ;)
 

Sorrisi guardando lo schermo, che dolce che era stato a inviarmi il buongiorno.
Risposi velocemente.

A: Francesco
Buongiorno anche a te ;)


Da: Francesco
Ci vediamo dopo a scuola, devo chiederti una cosa ;)


A: Francesco
Certamente, a dopo :)



Dopodiché mi preparai per andare a scuola.
                                              
                                                                                       ***


Mi sorprese arrivandomi alle spalle.  
“Domani sera hai nulla da fare?”
Mi girai per guardarlo e mi misi a riflettere sulla sua domanda.
“Fammi controllare un attimo la mia agenda”
Si mise a ridere.
“Dai.”
“Hm, no, non ho nulla da fare, sei fortunato.” Gli sorrisi.
“Perfetto, perché ho due biglietti per la festa di un mio amico… Ti andrebbe di venirci?”
ODDIO. Nessun ragazzo mi aveva mai invitata ad uscire con lui. Cosa si doveva rispondere? Che sciocca.
“Certamente.” Arrossii di colpo.
“Bene, passo a prenderti alle nove. Mi raccomando puntuale.” Si mise a ridere, poi mi prese per il mento e mi diede un leggero bacino sulla guancia. In quel momento la campanella suonò, facendo finire la ricreazione.
“Beh, devo andare. Ci sentiamo, bellissima!”
E così dicendo uscì dalla porta, mentre lo salutavo con la mano.

                                                                                 ***

“IL RAGAZZO NUOVO TI HA CHIESTO COSA?!?” Mi urlò Angel nelle orecchie, dopo che le raccontai  la conversazione avuta la mattina a scuola con Francesco.
“Si, mi ha chiesto di uscire domani sera… Lo smalto lo vuoi rosso o blu?”
Quanto amavo i pomeriggi con Angel, quando ci facevamo la manicure a vicenda e ci mettevamo lo smalto, spettegolando e confidandoci.
“Rosso. Allora tu che hai risposto?” Mi guardò raggiante.
“Di sì, cosa avrei dovuto rispondere?”
“Aah, non ci credo! Che bella cosa, sono così felice per te Miriss.”
La sua voce era acuta, particolarità che aveva quando era felice, ed  ogni tanto faceva dei piccoli saltelli di gioia, facendo sbavare lo smalto rosso che le stavo mettendo alle mani.
“Stai ferma che così rovini tutto il duro lavoro di manicure che ti sto facendo!” la ammonii.  Poi continuai a parlare “E a te come va con Giulio?”
Lei sorrise, arrossì  e abbassò la testa.
“Allora?” la incitai, incuriosita.
“Mi ha baciata, stiamo insieme.” Si fece ancora più rossa.
“Ma… E’ fantastico Angel!”
Ci mettemmo a urlare e saltare per tutta la stanza, come due bambine. Facevamo sempre così quando succedeva qualcosa di bello.  Con lei stavo bene e ci capivamo subito, per questo era la mia migliore amica.
Si sentii bussare alla porta, poi mia madre fece capolino chiedendoci se volevamo delle fragole con il gelato.
“Si, grazie!” urlammo in coro, e mia madre ci lasciò i bicchieri sulla scrivania.
“Beh, cosa ti metterai domani?” mi chiese ad un certo punto lei.
“Boh, non ne ho idea.” Non mi ero mai preoccupata dei vestiti, di solito mi infilavo le prime cose che trovavo nell’armadio.
“Sei senza speranze, mia cara.” Scosse la testa, sconsolata. “Ma vediamo un po’ che hai in quest’armadio.”
Si alzò e puntò verso il mio guardaroba, iniziando a frugarci dentro e a tirare fuori vestiti che secondo lei erano ‘ok’ .
“Ti ha detto dove ti porterà?” la sua voce giunse attutita dalle ante dell’armadio.
“Ha detto ad una festa di un suo amico, ma non so dov’è.”
Lei si alzò, guardandomi un momento, poi sgranò gli occhi.
“Oddio, non è che è la festa di Dj Rick? È la più in del paese!” urlò, spalancando la bocca.
“Boh…” Non sapevo nulla, lui mi aveva detto semplicemente ‘la festa di un suo amico’ , nulla di più.
“Se così fosse devi vestirti per bene. Andiamo a casa mia, qui non c’è nulla di soddisfacente.”
A malavoglia mi alzai e ci avviammo verso casa sua.
 
Dopo ore di prova e riprova, scelse per me un top attillato nero, pantaloni stretti che mi risaltavano le forme e scarpe nere con i tacchi. Avevo categoricamente vietato le gonne, non le sopporto.
“Io dovrei ballare, credo. Quindi come faccio a muovermi con questi cosi?” dissi, indicando i trampoli che mi aveva infilato ai piedi.
Lei sbuffò stizzita, poi si porse nella sua scarpiera e mi allungò un paio di ballerine, davvero carine. Avevano un fiocco davanti ed erano tutte nere lucide.
“Queste ti vanno bene? Fortuna che abbiamo lo stesso numero, altrimenti saresti andata con le scarpe da ginnastica.” Tirò un sospiro e scosse la testa.
“Oh, grazie!” la abbracciai stretta. “Sei un’amica meravigliosa, Angie, ti voglio tanto bene!”
 
Mi accompagnò alla porta.
“Ciao, a domani!” la salutai con la mano, poi mi diressi verso casa.

                                                                                ***

La giornata seguente passò in fretta, catapultandomi direttamente alla sera.
Mi lavai i capelli, mi feci una doccia, mi misi i vestiti che mi aveva prestato Angel e mi truccai.
Sentii il fischio di mio padre appena mi vide.
“Ma come siamo belle stasera. Doveva di bello la mia bambina?”
Alzai gli occhi al cielo.
“Ad una festa.” Gli sorrisi.
“E con chi?” Mi guardò serio.
“Con… un amico”
“Ah, e chi sarebbe questo amico?” enfatizzò la parola ‘amico’.
“Si chiama Francesco. Viene nella mia scuola.”
“Quanti anni ha?”
“Sedici.” Stavo iniziando a spazientirmi di questo interrogatorio. Mio padre se ne accorse e, fortunatamente, la smise.
“Ah, ok. Mi raccomando, attenta. C’è tanta brutta gente in giro.”
Il campanello suonò.
“Si, non preoccuparti papi, io vado eh.” Gli diedi un bacino sulla guancia.
“Mi raccomando non prenderti drink o altro, sta’ attenta!”
“Si-i!” urlai dalla tromba delle scale, mentre mi precipitavo giù.
Quando aprii la porta lo trovai appoggiato ad uno scooter.
Aveva una camicia bianca un po’ sbottonata che lasciava intravedere i muscoli del torace, dei pantaloni grigi e Converse dello stesso colore. Era meraviglioso.
“E quello scooter?” chiesi, incuriosita.
“Diciamo che sono riuscito a farmelo mandare dalla mia vecchia città.” 
Sorrise e mi guardò dalla testa ai piedi per due o tre volte. Poi tirò un fischio.
“Wow.”
“Cosa c’è?”
“Nulla, solo che… sei bellissima.”
Arrossii di colpo. Lui si avvicinò e mi diede un bacino sulla guancia.






Yoo bebbi. Allora mi sembra che come capitolo è un po' lungo e inutile (?) boh, ditemi se vi piace. Credo che fino ad ora la storia sia stata abbastanza noiosa ma vi prometto che nel prossimo capitolo forse succederà qualcosa.
Vi prego recensite çwç 
Alla prossima.

imakoala. x

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Capitolo 6
*** Sei ***




Arrivammo alla festa verso le 9 e mezzo, c’era molta gente fuori che fumava e rideva.
Aspettammo un po’ lì all’esterno del locale, ma quando quell’orribile fumo iniziò a intasarmi le vie respiratorie ed io iniziai a tossire, Francesco decise che era momento di entrare.
Consegnò i due biglietti al ragazzo all’entrata ed entrammo.
Rimasi a bocca aperta quando vidi il locale. Era molto spazioso, le pareti erano tinte di grigio fumo, c’erano quadri che raffiguravano le moderne metropoli appesi a tutte le pareti, e il pavimento era  lastricato nero e bianco con dei brillantini, i quali sbrilluccicavano appena venivano illuminati dalla luce riflessa della grande palla stroboscopica appesa al soffitto.
Ad un angolo c’era il bar con decine di bottiglie di drink dai diversi colori, bicchieri di varie grandezze, cannucce e quant’altro ci poteva essere in un bar. Una piccola folla era riunita intorno al bancone per osservare le acrobazie del barman, che era già indaffaratissimo a preparare i vari cocktail.
Al centro della sala, su un piccolo palchetto, c’era un tavolo pieno di attrezzatura elettronica del dj, tra cui computer, mixer e quant’altro, il tutto circondato da cinque o sei casse che sparavano musica in ogni angolo del locale. Su di esso si ergeva il dj, intento a mettere la musica.
Francesco gli si avvicinò e quando il dj lo riconobbe si batterono i pugni, i soliti saluti fra maschi con tutti quei movimenti strani.
“Yo, Rick!” urlò lui, per sovrastare la musica.
“Yo, Frà!”  Ribatté lui, dopo essersi tolto le cuffie che gli proteggevano le orecchie.
“Grazie per averci dato i biglietti, sei un grande, fratello!”
“Di nulla, zio! Torno a mettere musica. Intanto voi ballate, divertitevi e scatenatevi! Ci si becca, Frà!”
“Ovviamente, Rick!”
Si batterono di nuovo i pugni in segno di saluto, io rimasi ad osservarli per tutto il tempo: che razza di strane creature.
Scossi il capo quando lui mi richiamò alla realtà dai miei pensieri profondi che riguardavano gli studi che avrei fatto da grande come possibile scienziata pazza per scoprire di più sulla razza ‘uomini’ , magari sezionando loro il cervello o altre cose del genere.
“Ti va di ballare?” Mi tese la mano.
Io sorrisi, annuii e poggiai la mano sulla sua. Lui mi attirò a sé e iniziammo a scatenarci.
Dopo circa due ore di balli ci allontanammo dalla pista per riposarci un po’, quando lui disse che andava a prendere qualcosa da bere.
“Mi raccomando resta qui e non allontanarti.” Mi disse serio.
“Certo, non preoccuparti. Potresti prendermi un bicchiere d’acqua?”
“Si, aspettami qui, torno subito.”
Mi sedetti ed aspettai.
Passarono venti minuti buoni, quando spazientita mi alzai per andarlo a cercare.
Girai per tutto il locale, urlando “Francesco!” ad alta voce per sovrastare la musica.
Ma nulla. Dopo un po’ persi le speranze e feci per tornarmene al mio posto, quando lo vidi.
La sua bocca era momentaneamente impegnata con la lingua di una ragazza, seduta sopra di lui, che definirei ‘figlia di una buona città di Priamo’ , mentre la sua mano destra era impegnata a massaggiare con foga il suo fondoschiena. Nella sinistra reggeva un drink.
Gli occhi iniziarono a pizzicarmi. Delle lacrime minacciavano di comparire, ma non volevo piangere per lui, non se lo meritava. Mi morsi furiosamente il labbro inferiore e strinsi le mani a pugni.
Andai a prendere le mie cose ed uscii fuori, tanto casa mia era lontana solo uno o due kilometri da lì.



La fresca arietta notturna di maggio mi fece rabbrividire, così mi infilai la giacca ed iniziai a camminare verso casa. Dopo qualche decina di metri però le ballerine iniziarono a lacerarmi i piedi.
Così me le tolsi ed iniziai a camminare scalza, pestando il freddo asfalto e buttando giù  qualche parola in una lingua ostrogota per aver pestato qualche sassolino o cose del genere.
Purtroppo dopo un po’ sentii uno strano bruciore sulla pianta del piede. Guardai e mi accorsi di avere un taglietto, provocatomi di sicuro da qualche vetro sparso per strada. Continuai zoppicando quando sentii un ringhio alle mie spalle.
Oh, fantastico. Di bene in meglio devo dire, questa deve essere la mia serata fortunata.’ Pensai sarcasticamente. Poi mi voltai.
Un grosso cane randagio mi stava ringhiando contro e il suo sguardo non era proprio amichevole.
Cercai di allontanarmi con cautela, cercando di non mostrare  alcuna paura, ma ovviamente non funzionò, perché il cane, sempre più rabbioso, iniziò ad avanzare verso di me.
Oh, merda merda merda.’ Iniziai a correre zoppicante, ma il cane aveva la meglio. Ovviamente era più allenato di me nella corsa.
Già m’immaginavo i titoli sui giornali ‘ragazzina sbranata da un cane mentre tornava a casa da una festa’ . Maledetta a me e a quando ho accettato l’invito di quello stronzo di andare con lui a quella festa.
Grazie alla mia solita fortuna caddi a terra e sbattei la testa. Era così che doveva finire? Sbranata da un cane randagio?
Mi accucciolai per terra e misi un braccio sulla mia testa, come ultimo gesto di difesa.
Dopodiché sentii solo un rumore acuto ed una luce che mi illuminava.
Poi il rumore di uno sportello e alla fine due braccia robuste che mi prendevano saldamente.
Socchiusi gli occhi. Un bellissimo angelo dagli occhi blu e dai capelli biondo cenere mi guardava con preoccupazione.
“Sei l’angelo che è venuto a prendermi per portarmi in paradiso?” dissi in un flebile sussurro, poi svenni tra le calde braccia di quell’angelo biondo.





 

 YOO

Allora .... vi avevo promesso che sarebbe successo qualcosa no? A quanto pare il nostro bel Frà si era dimenticato di avere già un'accompagnatrice, ma a quanto pare non le piaceva abbastanza, così se n'è andato a cercare un'altra. Eh, no bello mio. Così non si fa. Guarda che poi te la soffiano la ragazza. E infatti vediamo comparire un misterioso angelo biondo dagli occhi blu che la salva da una fine indecente. Chi sarà mai il ragazzo misterioso? Voi non lo sapete, ma io si. MUAHAHAHAH. Beh stiamo a vedere allora u.u

ps. per "città di Priamo" si intende "Troia" per chi non si ricordasse dell'Iliade.


pps. Non credo continuerò almeno finchè non vedo quattro recensioni... A voi non costa nulla scrivere pure due cazzate no? Ma a me fareste un piacere immenso, perciò dai su, non fate i tirchi di parole 

Vi voglio bene.
imakoala. ❤

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Capitolo 7
*** Sette ***



Un piccolo raggio di luce attraversò le persiane e puntò dritto sul mio viso addormentato. Mugolai, tirando su le lenzuola e girandomi dall’altra parte.
Poi mi stiracchiai e inspirai a fondo. C’era un odore strano… diverso.
Sapeva di cocco e mandorle, ricordava tanto l’estate, la spiaggia, le creme solari, il mare… Tutto il contrario del profumo di lavanda che accompagnava il mio risveglio ogni mattina.
Aprii lentamente gli occhi, notando per prima cosa le pareti azzurro mare, con i mobili bianchi e grigi, totalmente diversi dalle mie pareti arancioni e dai mobili color mogano.
Mi sedetti di scatto sul letto. Questa non era la mia stanza.
Alzai le lenzuola candide per scendere dal letto e , quando posai il piede a terra, notai la fasciatura. D’istinto battei una mano sulla fronte, arrecandomi un dolore pazzesco. Avevo un grosso bernoccolo proprio lì.
Mi venivano in mente solo alcuni sfocati ricordi della sera precedente.
La festa. Lui che baciava quella ragazza. Le lacrime pungenti che mi spinsero ad andarmene. Il cane che mi si scaraventò addosso. Poi una luce e infine un angelo biondo che mi portava in salvo.
Lo stesso angelo che stava entrando ora dalla porta, stringendo una tazza di ceramica in mano.
Mi girai sorpresa, verso di lui.
“L’angelo…” farfugliai, sbalordita.
Lui si mise a ridere, poi mi guardò dolcemente con degli occhioni blu, lo stesso blu delle pareti della stanza.
“No, mi chiamo Alex, e tu sei Miriss, vero?”
“S… si. Come sai il mio nome?”
“Diciamo che ti conosco  da un po’, ma tu non conosci me.”
Mi sfuggì solo un ‘oh’ sospirato, poi guardai in giro per la camera. Tutti i soprammobili, tante piccole conchiglie, stelle marine, c’era pure un piccolo faro sulla scrivania, che faceva da lampada. Appese ai muri c’erano varie foto, in molte di queste era rappresentato il mare.
Il mio sguardo si posò poi su di lui.
Aveva un viso né troppo rotondo, né troppo magro, una via di mezzo che lo rendeva carinissimo; un accenno di barba biondiccia sotto il mento, capelli biondo cenere che arrivavano fino alla nuca. Ma la cosa più bella di quel viso erano gli occhi.
Grandi occhi blu come il mare, occhi teneri, dolci , così profondi che potevi tuffartici per scomparire nella loro immensità.
Si sedette di fianco a me e mi porse la tazza.
“Vuoi del the caldo?”
“Si… Grazie.” Presi la tazza e iniziai a bere a piccoli sorsi.
Ci fu un lungo silenzio, ma lo ruppi.
“Grazie anche per avermi salvata da una morte atroce. Ti sarò debitrice a vita.”
In quel momento pensai che avevo anche un altro favore da restituire, anche se meno importante di ciò che Alex aveva fatto per me, ma comunque decisi di non dargli importanza, non gliel’avrei restituito.
“Figurati, è stato un piacere per me. Ti avevo vista alla festa e, dopo aver osservato ciò che aveva fatto il tuo ragazzo, ho deciso di tenerti d’occhio. Sai, la rabbia non fa fare cose molto sensate, tipo camminare scalza all’1 di notte da sola.”
Mi guardò la ferita ai piedi.
Io divenni subito seria.
“No, non lo è.”
“Cosa?”
“Il mio ragazzo. Lui non è il mio ragazzo.”
Poi mi venne in mente una cosa, mi alzai e corsi a prendere il mio cellulare.
“Ma sono le dieci e mezzo! I miei saranno preoccupatissimi!”
Mi misi le scarpe e feci per andarmene, ma la ferita mi faceva male, così mi sedetti sul letto.
“Non ti preoccupare, ho inviato un messaggio dal tuo telefono dicendo che dormivi da un’amica che era lì alla festa con te.”
Tirai un sospiro di sollievo.
“C’era anche qualche messaggio da ‘Francesco’ , ma per privacy non l’ho letto.”
Tracciai il dito sullo schermo per sbloccare il cellulare e andai nella rubrica messaggi. Ce n’erano tre.
Da: Francesco
Miriss? Dove sei? Ti avevo detto di restare seduta.
Da: Francesco
Dove cazzo sei? Sono due ore che ti cerco!
Da: Francesco
Me ne sto andando! Trovatelo sola il passaggio!
 
Aggrottai la fronte. Che razza di bastardo. Misi il cellulare nella borsa e sbuffai.
“Successo qualcosa?” mi chiese preoccupato.
“No, nulla, grazie. Potresti riportarmi a casa?”
“Certo.”
Si alzò ed andò nell’altra stanza. Nel frattempo io mi alzai, presi le mie cose e, a piedi scalzi, me ne andai nell’altra stanza con lui.
                                                                                       ***
“Grazie mille del passaggio!”
“Figurati, ci vediamo! Ciao!”
“Ciao.”
Salutai Alex, poi lui se ne andò.
Salii in casa zoppicante.
“Oh, ciao Miriss.”  Mia madre mi salutò dalla cucina.
La salutai a mia volta, poi mi chiusi nella mia stanza.

Mi fiondai sul letto e chiusi gli occhi. Sentii il mio cellulare vibrarmi in tasca. Lo presi e c’era un messaggio.

Da: Francesco
Si può sapere dove cazzo sei finita? Non ci si comporta così. Ieri eri con me alla festa e te ne sei andata lasciandomi solo.

Presa dalla rabbia digitai velocemente:

A: Francesco
Non mi pare tu fossi solo, stavi così bene in compagnia della tua amica.

Attesi risposta, ma non arrivò nessun messaggio.
Stizzita buttai il telefono sul comodino e mi andai a fare una doccia scaccia-pensieri.

                                                                                        ***

Dopo essermi avvolta nel mio morbido accappatoio, andai in camera a prendere i vestiti.
Non prestai molta attenzione allo schermo che lampeggiava: sapevo chi era e sapevo che non volevo sentirlo.
Dopo un po’ sentii suonare a casa, così mi misi in fretta un paio di pantaloncini ed una canotta e mi affacciai.
Era lui.
“Scendi, devo parlarti, ti prego!” urlò dal marciapiede.
“No!”
“Ti prego! Perdonami!”
“Come potrei dopo ciò che hai fatto?”
“Almeno scendi e parliamone a quattr’occhi!” urlò per l’ultima volta.
Io entrai in casa e, con molta calma, andai a mettermi le scarpe. Volevo farlo aspettare ancora un po’.
Dopo una decina di minuti scesi.
“Quindi?” il mio tono era freddo e distaccato.
“Ti prego, perdonami. Non sapevo cosa facevo, è stata lei a venirmi addosso, te lo giuro.”
Si mise la mano destra sul cuore ed alzò la sinistra, come segno di giuramento.
“Si, ed io ho un unicorno che mangia zucchero filato nel mio armadio.”
Risposi in modo sprezzante.
Lui mi guardò male. Restammo così per un po’ di tempo, io a braccia incrociate, imbronciata. Lui che stringeva i pugni e guardava per terra.
Poi lo sentii singhiozzare, girai lo sguardo su di lui: aveva gli occhi lucidi e delle lacrime minacciavano di scendere.
“Io ci tengo a te, più di ogni altra cosa. Sono stato un coglione, lo ammetto, ma non voglio perderti per una cazzata che ho fatto mentre ero ubriaco.”
Sembrava dispiaciuto, molto. Io feci la dura ancora un po’, ma mi si scioglieva il cuore a vederlo in quello stato.
Sono fatta così, voglio sembrare dura e fare l’arrabbiata, ma non ci riesco, perché dentro mi dispiace.
Lui si avvicinò ad abbracciarmi ed affondò il viso tra i miei capelli.
“Perdonami… ti prego.” Sussurrò tra i singhiozzi.
Basta, non reggevo più. Lo abbracciai stretto.
“Si.”
Si allontanò leggermente per guardarmi il viso, con gli occhi sgranati.
“Si cosa?”
“Si, ti perdono.”
Lui mi prese il mento e posò le sue morbide labbra sulle mie, lasciandoci un leggero bacio. Poi mi abbracciò di nuovo.
“Grazie, non lo farò più.”
Lo speravo. Lo speravo con tutto il cuore.




YOOOOOO

Allora, a quanto pare abbiamo conosciuto Alex, il nostro angelo che ha salvato Miriss dal diventare la cena di un cane randagio (povera cucciola 
), ma che ruolo ha lui in tutta questa faccenda?
Però poi vediamo anche una parte 'pentita' di Francesco. Lui si scusa, promette di non farlo più ma... come si dice, il lupo perde il pelo ma non il vizio, no? Beh, staremo a vedere cosa succederà uu
-Lo so che avrei dovuto scrivere il settimo dopo quattro recensioni, ma a quanto pare la storia non piace così tanto, perciòòò continuo solo per quelle poche/i che la leggono  Vorrei solo dirvi che vi ringrazio moltissimo, sia chi recensisce, sia i lettori silenziosi, sia chi aggiunge tra preferite/seguite. Se volete postare una recensione qua sotto (e non là sopra) siete liberi di farlo e sapete che avrete aggiunto un sassolino nel mio carretto della felicità. 


Sia io che il mio unicorno che mangia zucchero filato nascosto nel mio armadio vi vogliamo bene.

imakoala. ❤

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Capitolo 8
*** Otto ***


Passarono i giorni, Francesco era molto premuroso con me, si era davvero reso conto di essere stato uno stupido, di aver tradito me e la mia fiducia, e stava facendo di tutto per riconquistarla.

“Ti va di andare al cinema stasera?” mi chiese, abbracciandomi da dietro.

Eravamo a casa di Angel per passare il pomeriggio tutti insieme, ma lei e Giulio erano scomparsi tutto d'un tratto, quindi eravamo rimasti soli nella sua camera.

“Si, dai, a vedere cosa?”

“Decidi tu”

Mi diede un bacio sulla guancia e mi strinse forte a sé.

“Va bene.”

Gli sorrisi e poggiai le mie labbra sulle sue.

“Perfetto, passo a prenderti alle otto.”

Dopodiché rientrarono Angel e Giulio nella stanza, ridendo e scherzando.

“Dov'eravate finiti voi due?” chiesi.

“Ehm... avevamo deciso di lasciarvi un po' soli, così potevate stare tranquilli.” sorrise, arrossendo.

“Noi potevamo stare tranquilli o VOI?” incociai le braccia al petto.

“Si, ehm, be' è la stessa cosa.”

Angel si buttò sul letto, seguita a ruota da Giulio che continuava a baciarla.

Ok, non mi andava di vedere mentre facevano altro, contando la foga che ci stavano mettendo, così decisi di andarmene. Farfugliai un “ciao” ed uscii dalla stanza, seguita da Francesco.

Ci incamminammo verso casa mano nella mano, quando lui si fermò e si chinò a terra.

“Cosa c'è?” gli chiesi.

Lui si sollevò, nella mano aveva un fiore bellissimo. Era di un colore violetto, con la corolla nera.

“Com'è bello.” dissi, ammirando il fiore.

Lui con dolcezza me lo mise tra i capelli, per poi accarezzarmi la guancia.

“Mai quanto te.”

Si chinò e mi baciò, portando la sua mano tra i miei capelli ed accarezzandomi la nuca, mentre le mie mani salivano dalla sua schiena verso le spalle, per poi appoggiarsi sul suo petto.

***

Erano ormai le otto passate, io ero pronta ed aspettavo pazientemente nel salotto.

Mia madre si affacciò dalla porta e vide che ero ancora lì.

“Pensavo fossi uscita, non avevi detto alle otto?”

“Si, mamma, sto aspettando che arrivi.”

Mi guardò preoccupata e se ne ritornò in cucina. Nel frattempo io guardavo insistentemente l'orologio.

Quando si fecero le 20:45, uscii con l'intento di andarlo a cercare. Andai fino a casa sua, ma era buia e vuota, così andai a cercarlo a zonzo per il paese. Durante le mie ricerche lo chiamai, ma il telefono risultava spento.

Ok, stavo iniziando seriamente a preoccuparmi.

Quando arrivai vicino al parchetto, notai parcheggiati due motorini isolati.

Uno era quello di Francesco, ne ero sicura, ma l'altro... dove l'ho già visto?

Mi misi a camminare dentro il parco, poi sentii delle voci che non riuscivo a distinguere e infine i rumori sordi di qualcosa che veniva preso a pugni. Qualcosa o... qualcuno.

Mi avvicinai di più, e riconobbi una delle voci. Impaurita mi nascosi dietro un albero per ascoltare e vedere senza essere vista.

“Hai capito,stronzetto? Prova a spiarmi di nuovo e non te la caverai così bene.” disse sprezzante, poi sputò la sagoma che era accasciata a terra.

“Fammi quello che vuoi...ma non riuscirai...a farla franca...” sussurrò quello a terra, senza fiato.

Il ragazzo in piedi lo sputò, poi se ne andò.

Io ero rimasta pietrificata a quella vista.

Possibile che la persona che credevo tanto dolce fosse un mostro?

Corsi subito verso il ragazzo steso per terra. Gli occhi azzurri erano bullati, e dalle labbra rosee spaccate colava un rivolo di sangue. I capelli biondi erano sporchi di terra e si teneva dolorosamente lo stomaco.

Mi inginocchiai accanto a lui, presi dolcemente la sua testa e la poggiai sulle mie gambe, poi presi il cellulare e digitai il numero di emergenza, per farlo venire a prendere e portarlo in ospedale, quando lui farfugliò qualcosa che non capii.

“Alex? Alex cosa c'è?”

“A...ten...ta” qualcosa di duro mi colpì la testa, poi vidi solo il buio più totale.
 


Ciao a tutti! Scusate se aggiorno dopo... mesi, forse? mi era venuto un blocco su come continuare la storia, e così ho aspettato per farmi venire qualche idea, che a quanto pare, fa schifo lo stesso, ma sempre meglio di quella che avevo scelto prima (?)
Scusate anche se il capitolo non è molto lungo, sempre per lo stesso motivo detto sopra...
Comunque spero vi piaccia lo stesso, come al solito recensite per farmi sapere che ne pensate o se volete darmi consigli sulla trama o altro :)

xoxo, imakoala.

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