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Richiuse la porta del dormitorio con una lentezza esasperante,quasi non
avesse la forza per portare a termine quel semplice ge
Richiuse la porta del dormitorio con una lentezza
esasperante:la luna era appena calata e lui,dopo
l’ennesima capatina alla Stamberga Strillante si sentiva più stanco che mai.
Attraversò la stanza con passipesanti e una volta arrivato al letto
ci si buttò sopra a peso morto.
Il contatto fu brusco e sgradevole:le
ferite che si era procurato quella stessa notte ricominciarono a bruciare
dolorosamente e sentì il suo corpo tremare per il dolore.Strinse
spasmodicamente le lenzuola e soffocò le la lacrime
che cercavano di uscire,quasi per alleviare il suo dolore.Ma
stavolta il piangere non l’avrebbe portato a nulla.Questa volta erano finiti
nei guai,guai seri.
Tutti e quattro,i mitici Maradeurs, coloro che avevano dato più problemi a Hogwarts dopo la fondazione della scuola stessa e che non
erano mai stati beccati in flagrante da nessun insegnante, rischiavano
l’espulsione. E per una cazzata
poi!
Beh,ripensandoci bene non era stata
proprio una cazzata quella di condurre SeverusSnape,loro acerrimo
nemico fin dal primo anno, nella Stamberga mentre lui era trasformato in
licantropo.La cazzata l’aveva fatta,Sirius.
Ma perché? Che cazzo
gli era passato per la testa a quella zucca vuota mentre
faceva una cosa simile?
Stupido, egoista, idiota: se voleva davvero uccidere
quell’idiota di Snape perché non l’aveva fatto di suo
pugno? Perché aveva dovuto coinvolgerli tutti e
quattro?
Oh la sapeva bene la risposta: il caro Sirius
faceva parte dei Black no? E allora per la sua
famiglia non ci sarebbero stati problemi a fargli evitare l’espulsione,non erano forse una delle famiglie più potenti di maghi in
tutta Inghilterra?
Ma lui,James
e Peter non erano ricchi quanto lui:sarebbero stati
espulsi e forse imprigionati per tentato omicidio.Beh lui di certo sarebbe
stato cacciato dalla comunità magica,bollato come
animale pericoloso o forse ucciso.
Lacrime cominciarono a scendere sulle sue gote:non voleva,non voleva lasciare Hogwarts,
la sua unica casa.Sua madre non sarebbe stata in grado di mantenere entrambi
per un anno intero,invece che per i soli tre mesi
estivi.L’avrebbe portata nella rovina e nella
miseria, come già era successo nove anni prima,in quella terribile notte in cui
suo padre era morto e lui era diventato un licantropo.
Non voleva che tutto ciò accadesse di nuovo per colpa di uno
stupido egoista che una volta aveva creduto suo amico.
-Ti odio Sirius-mormorò prima di
addormentarsi sul letto.
# # #
Con lentezza fece adagiare il corpo sottile dell’odiato Mocciosus sul lettino mentre
l’infermiera,Mrs Green, rovistava nei cassetti
attorno a lui,in frenetica ricerca delle medicine adatte a curare il ferito.
La bocca di James formò una piega
di disgusto quando si accorse,rialzandosi,che i suoi
vestiti erano macchiati del suo sangue,del sangue della persona che più aveva
odiato in vita sua e che ora si trovava nel ruolo dell’innocente vittima mentre
lui e i suoi amici in quella dei crudeli assassini.
-Signor Potterdesidero
una spiegazione a tutto questo-la voce irosa della
donna lo risvegliò dai suoi pensieri.Mrs Green,solitamente
una donna dolce e generosa,che ogni volta che lui dopo una partita di Quiddich finiva in infermeria ormai per abitudine regalava
caramelle di ogni tipo, ora lo fissava accigliata, il viso dalle morbide
fattezze trasformato in una maschera di severità.
-Ecco io….in verità vede io non…-“Sirius
in che pasticcio mi hai cacciato”.
Fortunatamente a salvarlo dalla donna di fronte a lui e dal
confronto con ciò che era accaduto la notte stessa fu AlbusDumbledore,che ancora
vestito in vestaglia, prego Mrs Green a curare il
malato. Seppur sbuffando,la donna siallontanò da James
e cominciò a curare l’altro giovane,che giaceva in condizioni piuttosto
malridotte.
-Signor Pottergradirei
che lei raggiungesse il suo dormitorio,ho gia pregato anche il signor Minus e Lupin di fare la stessa
cosa.-
James registrò ciò che Dumbledoree subito si accorse che c’era qualcosa
che non andava.CercòDumbledore
e vide solo la porta che si chiudeva.Un tremito alla schiena lo convinse a inseguirlo.
Fortunatamente era abbastanza veloce a correre e in pochi
attimi riuscì a raggiungere il professore.
-Professor Silente cosa ci succederà adesso? Saremo espulsi
dalla scuola?-chiese trepidante.
E sbagliò.
Se c’era una cosa per cuiAlbusDumbledore andava fiero era
la sua pacata e infinita pazienza.Inutile dire che
quella sera il suo stato d’animo era tutt’altro che pieno di pazienza.
L’occhiata che riservò a James
fece gelare il sangue al giovane mago.Poi parlò.
-Per quello che mi riguarda voi non sarete cacciati, starà
agli altri insegnanti decidere.Per quanto riguarda il giovane Black me ne occuperò personalmente-
-Ma perché solo lui?-chiese di
scatto Potter, ergendosi inconsapevolmente in difesa
di quello stasso amico che li aveva messi tutti nei
casini.
-Non sono affari che la riguardino-e con questo il professore si diresse con
passo deciso verso il proprio studio.
James rimase per
parecchi minuti imbambolato nel corridoio, incapace di pensare
coerentemente.Era successo tutto troppo in fretta.Faceva faticaa capire perché Sirius avesse fatto una cosa del genere,faceva fatica a
capire il comportamento di Dumbledore, faceva fatica
a capire se stesso e i suoi tre più cari amici.
Nell’ultimo periodo i loro rapporti si erano irrigiditi: non
parlavano più di tutto quello che gli capitava a tiro, andavano male a scuola,
litigavano per cazzate tutti
i giorni…
Eppure avrebbero dovuto essere contenti: erano finalmente
diventati Animagi e utte le
notti di luna piena,ora, accompagnavano Remus al Platano Picchiatore, dove si trasformavano a facavano divertentissime scorribande.
Ora però sembrava che si divertissero più in forma animale
che umana.
“Comunque tutta questa situazione
non quadra: ci deve essere successo qualcosa per arrivare a questo.Voglio
capirlo.Devo capirlo”
E con questi propositi si affretto
verso il dormitorio.
# # #
Strinse spasmodicamente la manica della sua maglietta e
ricominciò a salire le scale, in direzione del dormitorio del Grifondoro. La professoressa McGranitt
era stata molto chiara in proposito:o si precipitava
immediatamente nel suo letto senza proferire alcuna parola, o le speranze di
rimanere nella scuola si sarebbero volatilizzate.E
lui questo non lo voleva.
Amava quella scuola quasi quanto Moony.
Quell’edificio era riuscito a dargli delle certezze,delle
aspirazioni che prima non aveva.D’altronde la
famiglia Minus era conosciuta per la crudeltà con cui
cresceva i propri discendenti.E sua sorella ne era
stato l’esempio.
Percorse le ultime scalinate con il fiatone grosso,con quasi l’impressione di avere la McGranitt.Non
l’aveva mai vista così arrabbiata.D’altronde però
come biasimarla: stavolta non era stato qualche petardo in Sala Grande a
suscitare la sua ira.
Stavolta avevano quasi ucciso una persona.Certo
non che fosse una persona di fondamentale importanza,anzi sarebbero stati in
molti a tirare un sospiro di sollievo per la scomparsa di Mocciosus,
ma "una persona è pur sempre una persona" era stata la risposta
urlatagli nell'orecchio dalla McGranitt.Alle volte il
perbenismo di quella donna unito all'indulgenza del preside gli davano il
voltastomaco e un potente prurito si appoderava delle sue mani: insomma tutti
gli studenti della scuola sapevano che presto o tardi Snape
sarebbe finito sulla cattiva strada,e tutto si sarebbe risolto se loro lo
avessero espulso dalla scuola impedendogli di apprendere incantesimi e formule
che gli sarebbero stati utili per la sua carriera di stregone oscuro.
E invece no, loro erano sicuri che quel ragazzo in fondo
fosse una brava persona, che in fondo non avrebbe utilizzato gli incantesimi
per scopi malvagi, che in fondo sarebbe rimasto dalla
parte dei buoni.
-Molto in fondo però-sussurrò ridacchiando.
Arrivò di fronte al ritratto della Signora Grassa e, dopo
essersi lambiccato il cervello un paio di minuti, svegliò l'occupante del quadre, reduce di una bella sbronza, disse la parola
d'ordine ("Burrobirra") ed entrò nella sala
del Grifondoro.
Notò immediatamente la figura scura seduta davanti al
caminetto della loro sala comune.VideJames spostare la sua attenzione dal fuoco scoppiettante
alla sua figura;rabbrividì.
Dire che il suo giovane compagno di
stanza fosse infuriato era poco:la rabbia malcelata che si nascondeva dietro i
suoi occhi fece valutare a Peter che non sarebbe
stata una cattiva idea quella di uscire nuovamente dalla Torre del Grifondoro,rischiando di affrontare di nuovo le ire della
loro professoressa di Trasfigurazione.
"Sempre meglio che affrontare unJamesincazzato e forse
anche violento"pensò Minus,cominciando a muovere
dei passi verso l'uscita.
-Remus sta piangendo-
La notizia lo gelò sul momento:sapeva
che il suo amico era molto sensibile,ma da lì a piangere...
Questo non fece altro che rendergliancora più chiara la situazione di merda in cui si trovavano.
Strinse i pugni grassocci e sentì un lieve pizzicore impossessarsi
dei suoi occhi:perchè doveva finire in quel modo?
-Peter-
La voce sommessa di Potter gli
fece alzare il viso:incontrò gli occhi lucenti di
lacrime dell'amico che,silenziosamente,sembravano chiedergli aiuto.
-Io...io...io non so come
consolarlo,insomma di solito era Sirius che pensava a
queste cose, emh...cioè che pensava alui quando non stava troppo bene-disse mentre cominciava a
singhiozzare- Dio,perchè sta succedendo tutto questo?Perchè Sirius
l'ha fatto?-
Si coprì gli occhi con le mani e cominciò a piangere
disperatamente.
Allora Peter andò al suo fianco,lo abbracciò un pògoffamente e cerco di consolarlo,sentendosi
libero anch'egli di piangere il suo dolore,la sua frustrazione e la sua
paura,mentre la notte si allontanava e cedeva il posto ad un'alba rossastra e
cupa.
Note:
La ff si colloca la notte in cui Snapeviene ferito.Ci sarà un pò di mescolanza tra
nomi inglesi e italiani e me ne scuso già in anticipo.
Sentì la fredda aria mattutina penetrare all’interno dei suoi
vestiti,facendole gelare il sangue nelle vene, ma non ci fece caso
Sentì la fredda aria mattutina penetrare all’interno dei
suoi vestiti,facendole gelare il sangue nelle vene, ma non ci fece caso. I
lunghi capelli scarmigliati volteggiavano attorno a lei,mentre con passo veloce
saliva le scale che portavano all’infermeria. Non si era dimenticata gli
inverni gelidi che Hogwarts propinava ai suoi abitanti. Si sarebbe fermata
volentieri ad ammirare lo spettacolo del paesaggio illuminato dalla nascita di
un nuovo giorno ma non poteva.
Sirius era nei guai,guai seri stavolta.
Il suo adorato cugino,l’unica persona che l’avesse mai
accettata per ciò che era, aveva attaccato senza motivo uno degli Slytherin più
importanti della Casa, Severus Snape. Sapeva che i due ragazzi non erano mai
stati in buoni rapporti,d’altronde non era un caso se il migliore amico di
quello Slytherin era proprio Regulus. Quel bambino,che una volta adorava il
proprio fratello come un dio,era diventato la mente fredda e diabolica che
Walburga e suo marito avevano sempre desiderato. Ciononostante non riusciva a
capire perché Sirius fosse arrivato a tanto:le aveva sempre ripetuto che pur di
non avere contatti con la famiglia Black non rispondeva nemmeno alle
provocazioni velenose che suo fratello ogni giorno gli lanciava. La McGonagall non le aveva
detto nulla in proposito e forse era proprio per questo che l’avevano
convocata:doveva cercare di capire il motivo di una simile pazzia da parte di
suo cugino. Si sentì stringere il cuore in una morsa,affrettò il passo.
Ted la guardò preoccupato:ogni volta che si trattava della
sua famiglia,i Black, Andromeda perdeva la testa. Albus Dumbledore quella notte
li aveva convocati d’urgenza ad Hogwarts, non avevano neppure avuto il tempo di
affidare la piccola Ninphadora ai suoi genitori. Ma d’altronde non avevano
avuto scelta. Sebbene Ted fosse un babbano, comprendeva perfettamente la
gravità della situazione.
Sirius gli era sempre piaciuto:era
allegro,scanzonato,divertente,quasi un fratello minore per lui. Ogni volta che
veniva a far visita a casa loro (di nascosto,naturalmente,i Black non avrebbero
mai permesso che il futuro capofamiglia frequentasse dei rinnegati) l’ambiente
si rallegrava e Andromeda ritornava ragazzina:dimenticava di avere già
vent’anni e rideva proprio come piaceva a lui,con quella risata cristallina che
l’aveva affascinato quando l’aveva conosciuta. Ninphadora, la sua adorata
figlia,aveva un’adorazione spropositata per suo zio e quando lo vedeva i suoi
capelli cambiavano colore di continuo per la felicità.
Ma sapeva che Sirius fingeva di essere felice:nei suoi occhi
grigi spesso leggeva la disperazione di un adolescente che cerca disperatamente
di non sprofondare nel dolore. Né lui,né sua moglie erano sciocchi:ad ogni sua
visita,quel ragazzo sfoggiava sempre una cicatrice nuova. Non era un caso se
indossava quasi sempre pantaloni lunghi e maglioni nei periodi successivi al suo
soggiorno a Grimmauld Place.
Era terribilmente preoccupato:non era una situazione facile
stavolta e temeva che sia Sirius che Andromeda ne sarebbero usciti feriti più
che mai. Quest’ultima poi,dopo che se ne era andata di casa ed era stata
diseredata, aveva una paura folle della propria famiglia e cercava in tutti i
modi di stare lontana dal mondo magico,specialmente per proteggere la loro
figlia.
Finalmente le scale terminarono e la donna si diresse con
sicurezza lungo il corridoio che portava all’infermeria;dinanzi alla porte si
imbatterono nel preside della scuola.
-Andromeda,Ted-
-Come sta?-chiese subito la donna,tremando leggermente.
Lo sguardo dell’uomo non presagiva nulla di nuovo e Ted
strinse di più al proprio corpo quello della figlioletta addormentata.
Dumbledore sospirò:-Poppy gli ha appena dato un sedativo,era
fuori di sé-
-Posso vederlo?-
-Sì e magari cerca di capire anche perché ha fatto tutto
questo,almeno per cercare di difenderlo dai suoi genitori-
Un brivido corse lungo la spina dorsale dei coniugi:-Quando
arriveranno?-chiese Ted cercando di non apparire troppo spaventato.
-Gli manderò un gufo tra un’ora. Inoltre vorrei che al loro
arrivo ve ne foste già andati-disse con calma.
-Non posso lasciarlo solo-disse Andromeda stringendosi
nervosamente le mani.
L’uomo la guardò comprensivo:-E’ per il tuo bene
Andromeda,sai bene che potrebbe essere pericoloso,per te ma specialmente per
tua figlia-disse guardando la piccola.
-E’ mio cugino Albus,sai bene che stavolta non avranno pietà
per lui-urlò la donna,facendo svegliare la bambina. Quest’ultima si strinse di
più al corpo del padre e guardò con occhi sgranati la propria madre:non l’aveva
mai sentita gridare.
-Mamma…-disse allungando una piccola mano.
Andromeda la prese dalle braccia del marito e cominciò a
cullarla,non voleva che la figlia la vedesse piangere. I due uomini la
osservarono in silenzio finché la bambina non ricadde nuovamente tra le braccia
di Morfeo.
-Lo sai che è troppo rischioso,Andy- disse Ted riprendendo
la bambina tra le braccia-i Black sono una famiglia maledetta,hanno già cercato
di distruggerti,hanno già distrutto Narcissa e Bellatrix…-
-E’ proprio per questo che devo difenderlo,devo difendere
Sirius da quei mostri che gli vogliono far vendere l’anima al diavolo. Lui ha
già sopportato troppo: essendo il futuro capofamiglia avrà sofferto le pene
dell’inferno. E per che cosa,poi?Perchè è finito a Gryffindor e non a
Slytherin-
Cadde il silenzio e Dumbledore si ritrovò a sospirare:-Se
questa è la tua volontà,non ti tratterrò Andromeda. Porterò Ted e tua figlia
nel mio studio,lì saranno al sicuro-
La donna annuì brevemente e aprì la porta dell’infermeria.
-Andy-
Ted le si avvicinò e,facendo attenzione a non svegliare la
bambina,le diede un leggero bacio sulla bocca:-Mi raccomando fa
attenzione-disse fissandola ansiosamente negli occhi.
Andromeda gli sorrise e gli carezzò la guancia con la
mano:-Bisogna che ti ricordi di farti la barba quando torniamo a casa-
L’uomo annuì e,dopo averle baciato il palmo della mano,seguì
l’anziano preside sperando di non incappare in qualche essere magico troppo
spaventoso.
# # #
Si sentiva completamente intorpidito:i rumori,gli odori,le
voci gli giungevano lontani all’orecchio. Ma tutte queste cose non avevano
importanza:aveva quasi ucciso Snape,svelato il segreto di Remus,tradito James e
Peter….che importava se il resto del mondo continuava ad andare avanti?
Lui era finito:la sua famiglia,suo padre l’avrebbe
ucciso,non potevano tollerare un simile affronto.
Sentì i suoi occhi bruciare e,senza riuscire a
trattenersi,cominciò a piangere.
Era un idiota.
Aveva perso tutto e, purtroppo non poteva tornare indietro.
L’infermeria gli sembrava vuota e silenziosa. Nessuno
studente era adagiato su quei letti bianchi; eppure era convinto di aver visto
due ragazze fasciate da capo a piedi quel pomeriggio stesso. Forse Dumbledore
le aveva spostate in qualche angolo del castello per non lasciarle assieme a
lui.
-La solitudine è la sola cosa che ti meriti- era solita
sussurragli sua madre,e ora Sirius era convinto che avesse ragione.
-Sei sveglio-sussurrò una voce gentile.
Sirius volse il capo e si trovò di fronte alla figura stanca
di sua cugina:- Andy…?-
La donna sorrise e cominciò ad accarezzargli i capelli:-Come
ti senti?-
Il ragazzo si sentì bruciare nuovamente gli occhi; si posò
un braccio sugli occhi,mentre soffocava un silenzio. Andromeda lo fissò con
tristezza;poi con un movimento deciso delle braccia spostò quelle di suo cugino
dal volto:-Non puoi andare avanti così Sirius?-
-E cosa dovrei fare secondo te? Non ce la faccio ad andare
avanti così,è una situazione insopportabile- gridò il giovane sedendosi di
scatto sul letto.
-Questo lo so anch’io,ti avevo detto che sarebbe finita così
ed è anche per questo che a Natale ti ho proposto di venire ad abitare con me e
….-
-Farnetichi Andromeda,lo sai perfettamente che non mi
lasceranno mai andare via-urlò Sirius- sono il futuro capofamiglia,e,sebbene io
abbia fatto di tutto per liberarmi di questo peso,non mi lasceranno mai in
pace. Faranno di tutto per mettermi in riga e,se tu ti metterai in mezzo, non
avranno alcuna pietà-
Cadde il silenzio.
Andromeda si ritrovò a maledire tra se la propria
stupidità;suo cugino aveva ragione: quando si era trattato di lei i Black
l’avevano lasciata andare perché all’interno della famiglia non aveva mai avuto
alcun valore. Tutto il contrario delle sue sorelle: Bellatrix era il gioiello
di sua madre,un modello di perfidia e glaciale superiorità che trovava l’approvazione
dell’intera famiglia Black;d’altronde aveva sposato un Lestrange,una delle
famiglie più influenti di Inghilterra,e, sebbene fosse sterile,era riuscita a
mantenere l’alto prestigio della casata con impeccabile contegno. Poi c’era
Narcissa, la piccola Narcissa che già all’età di quattordici anni sua madre
aveva immolato alla causa facendola fidanzare con Lucius Malfoy,l’uomo che lei
aveva respinto per sposare Ted.
Ma per Sirius le cose erano diverse:lui era il
capofamiglia,colui che avrebbe dovuto guidare la nuova generazione della
famiglia Black. Fin dall’infanzia quel giovane ragazzo dagli occhi grigi aveva
sopportato le rigide regole dei suoi genitori,anteponendo i bisogni della
famiglia ai propri, presenziando alle serate di gala più importanti del mondo
magico alla tenere età di sei anni.
Come un piccolo soldatino di piombo,eseguiva i compiti
impartitagli da mamma e papà senza ottenere mai nulla in cambio:le carezze,i
baci non erano cose degne di un Black. Eppure,nonostante avesse imparato a memoria
la rigida etichetta della famiglia,quel piccolo bimbo dagli occhi
grigio,adorato e osannato dai propri coetanei, accettava con entusiasmo le
coccole che Regulus,il suo fratellino,gli dedicava quando erano soli nella
propria stanza,quello stesso fratello che ora lo derideva e faceva di tutto pur
di fargli del male.
-Sono stata una sciocca-sussurrò Andromeda,asciugandosi le
lacrime che le scivolavano lungo le guance;il ragazzo la fissò- ho sempre
pensato che io e te fossimo nella stessa situazione,quando invece tu eri messo
peggio di me. Non ho mai capito che,mentre io non ero indispensabile per i
Black,tu lo sei. Tu sei il capofamiglia,lo sei da quando sei nato e io non ho
mai pensato alla possibilità-soffocò un singhiozzo-…che tu abbia potuto
soffrire più di me.
La donna tacque per un momento;poi guardò il ragazzo
che,seduto su quel letto,sembrava più fragile che mai:-Mi dispiace Sirius….per
non averti mai capito- sussurrò.
Il ragazzo sorrise con tristezza:-E come avresti
potuto,Andy. I nostri mondi erano troppo simili ed allo stesso tempo troppo
distanti. Tu sei diversa da me perché sei riuscitaa trovare il modo di scappare,ne hai avuto la
forza,quella stessa forza che io non ho mai avuto-disse accarezzandole la guancia.
Andromeda strinse quella mano:-Mi hanno lasciato scappare
Sir perché io per loro non avevo alcun valore:c’erano Narcissa e Bellatrix,che
importava della sorella fedifraga!-
Sirius la guardò in silenzio;poi spinse la cugina a sedersi
sul letto e l’abbracciò,affondando il capo tra morbidi capelli,simili ai suoi
per il colore ma distinti per il profumo,un profumo che sapeva di libertà.
-Hai valore per me Andy -sussurrò stringendola più forte
–hai valore per me-
La donna singhiozzò e,dopo aver scostato il capo del cugino
dal proprio petto,gli diede un bacio sulla fronte,sentendosi scioccamente
felice.
# # #
Note:
per prima cosa serve un chiarimento:quello che in questa ff
ho postato come prologo,in realtà in principio era il primo capitolo di
un’altra mia ff,intitolata “Maradeur’s friendship”,di cui avevo postato anche
il secondo capitolo. Poi però ho deciso di interromperla e infine di
cancellarla perché,sebbene l’avessi finita,mi pareva parecchio superficiale.
L’idea iniziale rimane comunque la stessa:mostrare cosa
accadde la notte in cui Sirius giocò quel brutto “scherzo” a Snape, cosa lo
spinse a fare un’azione del genere e come reagirono gli altri tre Maradeurs.
L’elemento che invece ho aggiunto (e si vede già da questo
capitolo) sono certe mie elucubrazioni mentali riguardo i rapporti tra Sirius e
la sua famiglia,approfondendo di conseguenza la figura di sua cugina
Andromeda,personaggio che nel corso del tempo mi ha sempre più intrigato.
Per ultima,una giustificazione: il titolo “Gifts and curses”
l’ho preso da una canzone dei The Yellowcard, e solo a posteriori mi sono
accorta che c’era un’altra ff con un titolo simile di Chu (“Gifts and
curses-solo un’altra banale storia d’amore”):mi scuso con l’autrice subito
assicurandole che non avevo intenzione di copiarla.
Bene,direi che ho detto e fatto tutto.
Spero che questa ff in qualche modo astruso vi possa
piacere!
Sebbene la sala comune fosse gelida, James Potter continuò a
fissare imperterrito le ceneri del fuoco,che era stato
testimone silenzioso del suo sfogo. Aveva pianto tra le braccia di Peter per
una buona mezz’ora,cercando di soffocare la paura che
aveva provato quella notte. Sua madre aveva ragione quando
gli diceva che era ancora un ragazzino. Lo erano tutti, Sirius in particolar
modo.
Il pensiero dell’amico gli fece prudere le mani:era stato un bastardo,come aveva potuto rivelare il segreto
di Remus a quel viscido Slytherin? Aveva pensato a quali rischi sarebbero
andati incontro tutti quanti loro? No,certo che no:lui
era il grande Sirius Black,colui che va contro le regole,contro la sua
famiglia,contro tutti. Spesso si era chiesto fino a quale punto sarebbe
arrivato il suo amico:lui era irrequieto ma il fautore
della maggior parte dei loro scherzi era Sirius. Ora aveva la sua risposta e,sebbene non gli piacesse neanche un po’,ormai non poteva
fare nulla per evitare quel disastro.
Peter,seduto su una poltrona
vicina,lo guardò preoccupato:aveva paura che James potesse commettere qualche
sciocchezza,come andare in infermeria e prendere a pugni Sirius e,benché lo
avrebbe fatto volentieri anche lui,era sicuro che non fosse la cosa giusta.
Il preside più di un’ora prima era venuto a rassicurarli
riguardo la loro posizione all’interno della scuola e
li aveva pregati di andare a letto. Certo,quella era
una buona,un’ottima notizia ma ciò non era bastato a tranquillizzarli.
Remus,il dolce Remus era rinchiuso
da più di un’ora nel loro dormitorio e si era rifiutato di aprire loro la
porta. Sapevano che era estremamente deluso e ferito
dal comportamento di Padfoot e,allo stesso tempo,si sentiva colpevole di aver
potuto anche minimamente tentato di sfiorare con le proprio zanne una vita
innocente (anche se quest’ultima era Severus Snape).
Si passò una mano davanti agli occhi gonfi di sonno e
sbadigliò:non sapeva cosa fare.
James in quel momento era praticamente
irraggiungibile e non aveva abbastanza confidenza per poter tentare di nuovo di
parlare con Remus. La verità era che la chiave di volta all’interno dei
Maradeurs era Sirius,lo stesso ragazzo che ora li
stava distruggendo:se Prongs era giù di morale lui faceva qualche battuta
stupida e lo rallegrava;quando Moony si rifiutava di compiere uno scherzo,
Padfoot,con la sua incredibile abilità dialettica,smontava ogni sua minima
obbiezione, convincendolo a partecipare ai loro “piani diabolici” con un
sorriso sulle labbra.
-Peter-
- Umh? Che c’è James?-
Il cercatore si voltò a guardarlo:-Voglio
andare in infermeria,vuoivenire con
me?-
Peter rabbrividì:-Non mi sembra una
buona idea,sarebbe meglio evitare il contatto con Sirius per un po’-
-Meglio per noi o per lui?-chiese James sprezzante.
-Per lui ovviamente-
Entrambi i ragazzi si girarono di scatto: Remus,vestito con la divisa della scuola,scendeva le scale con
un’ espressione indecifrabile in volto. Giunto vicino a loro Peter notò che
aveva gli occhi gonfi per il pianto.
-Sei sicuro di stare bene,Moony?-chiese
con voce stridula.
-Mai stato meglio Peter. Ora possiamo andare? Ho un intenso
desiderio di spaccare la faccia a quel idiota-sibilò
dirigendosi verso il ritratto.
James con sguardo risoluto si alzò per seguirlo.
-Lo sapete che non siamo autorizzati ad andare in giro per
il castello a quest’ora e poi cosa credete di risolvere andando a prendere a
pugni Sirius? Niente e lo sapete bene-gridò loro Peter
alzandosi in piedi.
-E cosa pensi che dovremmo fare,eh
Wormtail? Stare qui ad aspettare che Sirius ci chieda comprensione,come ha già un sacco di volte? E magari anche perdonarlo?-urlò
Remus, dimentico del suo solito comportamento-non ne ho la forza,non ci riesco a perdonarlo stavolta,ha passato il
limite-disse passandosi una mano sul viso,cercando di impedire alle lacrime di
sopraffarlo ancora una volta.
-Non ti sto chiedendo di risparmiarlo,Rem-
sussurrò Peter con voce afflitta- cosa pensate?Che io lo abbia perdonato? Ho
rischiato anch’io la vita stanotte e la vista del sangue di Severus non mi ha certo fatto star bene. Solo vi chiedo di lasciarlo stare,solo per un po’. Tanto non faremmo che peggiorare le cose-
James non rispose;Moony,invece,forte
del proprio dolore,digrignò i denti:-Voi avrete pure rischiato la vita,ma io
stavo per diventare un assassino. Come pensi che mi debba sentire,eh Pet? Licantropo e anche quasi assassino-urlò
-Moony,abbassa la voce o ti sentirà
tutto il dormitorio-
-Non mi importa un accidenti del
dormitorio o degli studenti di tutta questa scuola. Tanto tra poche ore tutti
sapranno che razza di mostro sono,un mostro che stava
per uccidere un innocente. E per colpa di chi? Di quel idiota di Sirius,un ricco borioso che per tutta la vita
non ha mai fatto altro che cercare di andare contro la sua famiglia. Non
crederò mai più alle sue parole, né ai suoi discorsi gloriosi sulla amicizia,questa amicizia l’ha appena buttata nel cesso
per i suoi scopi personali- singhiozzò -Vorrei tanto che avesse passato una
vita simile alla mia,così forse avrebbe capito il vero significato del dolore-
L’atmosfera tra i tre ragazzi si caricò di tensione.
Remus era troppo stanco per sopportarla e fece l’unica cosa
che poteva fare:aprì il buco del ritratto e uscì. Potter,dopo un attimo di indecisione, si apprestò a seguirlo.
-Lo sai che non è giusto -
-Neanche Sirius è stato corretto con noi:ha
buttato cinque anni di amicizia alle ortiche per colpa di quel suo stupido
comportamento impulsivo,ci ha traditi- sospirò –Se ci fosse un modo per evitare
tutto questo lo farei Peter:Padfoot è quasi un fratello per me e ti assicuro
che l’idea di spaccargli la faccia non mi rallegra neanche un po’ –
-E allora non farlo: ci penserà Dumbledore a punirlo,non serve una vendetta personale-lo pregò il ragazzo
avvicinandoglisi.
James lo guardò contristezza:-Non ci riesco,non posso
accett..-
-Potter,Minus che ci fate in piedi
a quest’ora?-
Lily Evans,avvolta in una morbida
vestaglia verde,li guardava con aria imperscrutabile dallascala che conduceva ai dormitori femminili;i
due ragazzi le restituirono due sguardi diversi,Peter spaventato e James
determinato. E Lily in qualche modo fraintese la
situazione.
-State combinando qualche altro stupido scherzo,vero? Ma quando crescerete e
capirete che è da bambocci continuare a comportarsi così?-li aggredì
cominciando a scendere dalla scala.
-Senti,Evans,ho poco tempo da
perdere per ascoltare le tue ramanzine quindi vattene-rispose James irato
avviandosi verso il buco del ritratto.
-Non ti lascerò andare,non
stavolta-urlò Lily correndo verso il ragazzo e afferrandosi al suo braccio.
E senza volerlo per liberarsi da quella presa fragile ma
decisa James spintonò la ragazza,facendola cadere a
terra.
Nella sala regnò il silenzio più assoluto.
Peter trattenne il fiato e James si rifiutò di credere a ciò
che aveva appena fatto:aveva spintonato la Evans,la ragazza che da tre
anni diceva di amare.
“Bella mossa James,complimenti”disse
la vocina maligna all’interno della sua testa e il ragazzo con un impeto
rabbioso si spinse fuori dal buco del ritratto e corse via,senza che Peter
potesse fare nulla per fermarlo.
Lily intanto era rimasta seduta a terra,gli
occhi spalancati rivolti a terra. Minus la guardò incerto sul da farsi:doveva avvisare Dumbledore delle intenzioni dei suoi due
amici ma allo stesso tempo non poteva lasciare la Evans in quello stato.
Si chinò sulle ginocchia:-Tutto
bene Evans?-chiese gentile.
La ragazza alzò lo sguardo e vide di fronte a se Peter che
la guardava incerto;gli occhi le si riempirono di
lacrime e,senza sapere il perché,si mise a piangere. Wormtail si spaventò:non aveva mai visto una ragazza piangere e lui non era
molto bravo a consolare le persone.
Agì d’istinto e abbracciò la compagna di casa,che si avvinghiò a lui spasmodicamente;annusò il profumo
che proveniva dai capelli della ragazza e pregò con tutto se stesso che quello
fosse solo un sogno.
# # #
Nella maestosa dimora di Grimmauld Place il silenzio regnava
sovrano.
Walburga Black, nobile e bellissima moglie di Orion Black,era seduta su un’imponente poltrona di
velluto nero davanti al camino acceso. Erano appena le otto di mattina ma la donna era completamente sveglia e con sguardo
attento leggeva l’ultima lettera che aveva ricevuto da parte di sua nipote
Bellatrix. Quest’ultima la informava con orgoglio dell’ultimo incarico portato
a termine da lei e suo marito per conto di Voldemort,un
oscuro mago che si era fatto conoscere nell’ambiente nobiliare per il suo odio
nei confronti dei babbani e dei mezzosangue,incontrando il favore di molte
antiche casate, avverse all’avvento di tanti maghi dal sangue sporco nella
comunità magica.
Né Walburga né Orion si erano mai interessati a questa situazione ma non si erano opposti quando il loro
secondogenito Regulus aveva chiesto di poter entrare a far parte del gruppo di
maghi scelti dallo stesso Voldemort,i Death Eaters. Sebbene la famiglia Black
non si fosse ufficialmente schierata dalla parte di quel mago,aveva
numerosi motivi per appoggiarlo.
-Buongiorno-
Suo marito,vestito della vestaglia
da camera, entrò nel piccolo salotto e si sedette sulla poltrona di fronte alla
sua:-Avete dormito bene?-chiese con voce sussiegosa.
-Molto,e voi?-rispose la
donna,portandosi alle labbra la tazza di the e bevendone un piccolo sorso.
L’uomo la guardò:-Non quanto avrei
voluto-rispose ammirando il profilo nobile della consorte.
Walburga gli era stata promessa quando
aveva poco meno di nove anni:era di una bellezza impressionante,con quei lunghi
capelli corvini,le mani eleganti e delicate,la vita sottile,le spalle
armoniose. Come gli aveva spesso ripetuto sua madre,per
lui era un onore aver sposato una simile bambola di porcellana.
Non l’amava,questo era certo.
Ma gli unici due amplessi in cui lei si era concessa,giusto per concepire i propri eredi, Orion li portava bene
impressi nella propria memoria. Con atroce morbosità,ricercava
la bellezza algida della moglie in locali babbani di dubbio gusto,dove le
prostitute,incantate dal suo fascino,cedevano alle sue lusinghe. In hotel di infima categoria Orion montava quelle ragazzine spesso
minorenni alla ricerca di un piacere che non arrivava mai;poi le uccideva:non
voleva che ci fossero testimoni per questi suoi attimi di follia.
Pazzo e assassino.
Chissà se la sua algida consorte avrebbe avuto una qualche
reazione sapendolo.
Finora nessuno se ne era accorto e
la sua anima forse avrebbe potuto trovare un po’ di pace. Non grazie a sua
moglie,questo era certo,ma per mezzo di uno dei suoi
figli: entrambi i ragazzi avevano acquisito,infatti,la bellezza ereditaria
della famiglia Black. Certamente Regulus sarebbe stato il candidato perfetto
con quel suo carattere completamente sottomesso ai suoi voleri,ma,sebbene il ragazzo fosse dotato di un’avvenenza
notevole,alcuni particolari ne avevano macchiato la perfezione:era molto alto
ma anche terribilmente scarno e la carnagione pallida contribuiva a rendere il
suo aspetto un po' esangue;non era un caso se suo fratello gli ripeteva spesso
che Regulus era la sua copia da giovane. Orion detestava il proprio aspetto
quanto la sua anima ed era per questo che non aveva
scelto il suo secondogenito.
Ma Sirius…Sirius era perfetto.
La sua bellezza era stata palese all’età di due anni,quando al suo passaggio s’incantavano bambini ed adulti.
Possedeva l’innata eleganza di Walburga e i suoi occhi argento,che ammaliavano e stregavano chiunque fosse sottoposto al
suo sguardo. Aveva un carattere impetuoso e ardente e,anche
se era finito in mezzo ai babbanofili Gryffindor,sapeva distinguersi dalla
massa ed era uno degli studenti più invidiati della scuola.
-I signori mi perdonino-
L’uomo,distolto dai propri
pensieri,rivolse lo sguardo verso Kreacher,l’elfo domestico adorato da sua
moglie:-Cosa c’è?-chiese senza nascondere uno sguardo di completo disgusto.
-Kreacher non voleva disturbare ma
è arrivata una lettera dalla scuola dei signorini e Kreacher ha pensato che i
signori la volessero subito- rispose squittendo l’esserino,porgendo la lettera
su un vassoio d’argento,agli elfi domestici non era infatti permesso di toccare
i propri padroni.
Orion prese la lettera e,sotto lo
sguardo attento della moglie, la aperse cominciando a leggerne il contenuto
-E’ accaduto qualcosa?-chiese la donna sorseggiando ancora
il suo the.
Gli occhi dell’uomo si ridussero a due fessure, le mani
accartocciarono la lettera gettandola poi nel fuoco;Walburga
di fronte a quei gesti s’insospettì:-Che cosa è accaduto?-chiese con voce
ferma.
-Sirius ci ha disonorato ancora-sibilò l’uomo in preda alla
rabbia.
-In che modo?-gridò la donna visibilmente alterata- Orion
Black,voglio sapere in che modo,lo esigo!-ripeté con
un tono ancora più alto,sbattendo la tazzina di porcellana sul tavolo,per
Walburga l’onore della famiglia Black era tutto e non poteva tollerare che il
suo primogenito tentasse ogni volta di rovinare ciò che lei aveva costruito.
-Ha ferito gravemente Severus Snape,ora
a San Mungo ricoverato d’urgenza-
-Questo è inammissibile, andrò subito a Hogwarts:intendo ritirare Sirius da quella scuola di babbanofili
idioti. D’ora in poi prenderà lezioni private qui a casa,sotto
la mia stretta sorveglianza-urlò la donna alzandosi dalla sedia e dirigendosi
verso la porta.
-Verrò anch’io, anche perché quel ignobile
preside ci ha convocati per un colloquio-disse il marito alzandosi anch’egli in
piedi.
La donna annuì gravemente;poi,si
diresse verso le proprie stanze.
Orion fissò di nuovo le fiamme del fuoco.
E sul suo viso comparve un sorriso
sadico.
# # #
Note:
come avrete notato,Peter ha un
ruolo abbastanza rilevante in questo capitolo,e così rimarrà per gran parte
della fic,suppongo. Naturalmente sarà probabilmente quello che
però cambierà di più.
Per quanto riguarda la famiglia Black e soprattutto per
Orion ho preso spunto dalla famiglia di Voldemort per delinearne
il carattere: supponendo che per secoli i Black si siano imparentati tra di
essi per mantenere il sangue puro, se nella famiglia di Voldemort Morfin era
pazzo, lo stesso vale per Orion. D’altronde la stessa Bowling
ci dice che,poiché i discendenti di Salazar non si mischiarono con altri maghi,
le ultime generazioni erano formate da squilibrati.
Per Sibil: teoricamente Regulus per me non è troppo giovane anche perché
ha quindici anni e Draco Malfoy diventa Death Eater a sedici
Sirius…
Era un nome che aveva un significato non indifferente:la stella Sirius era la stella più luminosa della
costellazione del Canis Maior. Lui avrebbe dovuto essere la luce che avrebbe
portato gloria e onore alla casata dei Black. E invece
era il disonore della famiglia,”feccia” come amava
definirlo la sua dolce madre,la stessa che all’età di tre anni gli aveva
proibito di piangere per qualsiasi cosa: l’integrità morale e fisica di un
Black veniva dimostrata anche nei momenti peggiori della propria vita.
Ma quando aveva cominciato a
ribellarsi? Quando si era accorto che il mondo non
girava attorno ai precetti di sua madre?
Non certo mentre viveva ancora a Grimmauld Place.
Chiuso in quella casa lugubre e triste aveva innalzato le
figure dei genitori a quella degli dei,obbedendo ad
ogni loro singolo ordine:disprezzava i domestici, non rivolgeva la parola a
persone di lignaggio inferiore al proprio ai balli di gala cui prendeva parte
la sua famiglia,non si lasciava mai andare a sciocco sentimentalismo né prendeva
parte ai giochi preferiti dai suoi coetanei,erano così infantili!.
Lui esisteva per i suoi genitori e suo
fratello Regulus.
Regulus…il suo piccolo fratellino,quello
che ogni volta che c’era un temporale si raggomitolava nel suo letto e piangeva
per la paura,non avrebbe mai osato chiedere aiuto,gli era stato severamente
vietato. Lo stesso ragazzo che aveva ereditato il nome di un famoso condottiero
romano morto in battaglia e che non era capace di affrontare di petto una
singola situazione,quello che preferiva ricorrere a
meschini sotterfugi pur di averla vinta comunque.
Poi era arrivata Hogwarts e la sua vita era cambiata.
Il Cappello Parlante lo aveva mandato a Gryffindor invece
che a Slytherin e lui era diventato un reietto: ricordava ancora la scenata che
sua madre aveva fatto nello studio del preside quando
aveva saputo che il suo primogenito sarebbe rimasto nella Casa assegnatagli. Quel anno i suoi genitori si rifiutarono di vederlo fino
alle vacanze estive; tra i ragazzi del suo dormitorio non fece amicizia con
nessuno,spaventato all’idea che se i suoi genitori avessero saputo che aveva
cominciato ad andare d’accordo con qualche “rozzo e stupido babbanofilo” lo
avrebbero cacciato da casa seduta stante.
Poi all’inizio del secondo anno conobbe James Potter,o meglio,James Potter lo costrinse a fare amicizia con lui:
non aveva mai capito perché uno dei ragazzi più popolari del suo anno volesse
proprio stare con lui,il reietto della famiglia Black.
Non che glielo avesse mai chiesto,ma
James,da bravo Maradeur quale era,non gli aveva mai spiegato il motivo vero di
questo interesse nei suoi confronti.
“Perché mi sei simpatico” gli aveva
detto una volta al loro terzo anno e ciò gli era bastato.
Peter e Remus si erano aggiunti il primo verso ottobre del
secondo anno e il secondo era stato adescato da James a fine marzo.
Erano uno strano gruppo ma,come
aveva detto una volta Dumbledore dopo uno scherzo fatto a inizio del quarto
anno,ognuno aveva una propria funzione e si completavano l’uno con l’altro:
James era quello scaltro,bravissimo nel Quidditch ma troppo borioso per farsi
amare da tutti;Peter era il ragazzo timido e mediocre che però sapeva
ascoltare; Remus era quello diligente,quello riservato che tutti rispettavano;
e infine arrivava lui,Sirius,quello divertente e scapigliato che organizzava
tutte le feste nascoste del loro dormitorio,quello talmente bello che al suo
passaggio le ragazze anche più grandi di lui si lasciavano andare a languidi
sospiri.
Sì,era stato allora che aveva
capito che il mondo era ben diverso da Grimmauld Place,che le regole
impartitagli da sua madre non avevano alcun valore e che fino ad allora non
aveva mai realmente vissuto.
Il resto era storia: si era allontanato dalla sua famiglia,si era rifiutato di partecipare alle serate di gala,aveva
cominciato a uscire allo scoperto. Erano cominciate le persecuzioni degli
Slytherin, le prese in giro,gli scontri veri e propri.
Durante le vacanze estive si chiudeva in camera sua ed
evitava come la peste i suoi parenti. Si era procurato un lucchetto e una
catena da mettere sulla porta,per evitare che quel
pazzo di Kreacher entrasse nella sua camera e distruggesse tutto ciò che vi
trovava dentro. Si era innamorato del mondo,della
libertà:sognava,sognava di continuo e James spesso lo richiamava dai suoi
vagheggiamenti,dicendo che uno di quei giorni sarebbe caduto dalle scale,tanto
era svanito.
Sapeva che però tutto aveva un termine,che
lui non era destinato ad essere libero: non era in grado di distruggere le
catene invisibili che lo legavano alla sua famiglia. Non era come Andromeda,ormai libera dalle regole a cui le sue regole obbediscono
ancora meccanicamente, regole inumane e medievali.
Il ragazzo sospirò e si strinse al corpo della cugina
addormentata. L’infermeria era rimasta silenziosa,le
finestre permettevano a pochi spiragli di sole di illuminare la stanza. Sapeva
che Dumbledore aveva convocato i suoi genitori e tutto ciò per lui equivaleva
ad una condanna .
Perciò in quella fredda mattina invernale Sirius Black pregò
gli dei affinché gli permettessero di rimanere così ancora per un po’,sdraiato su un comodo letto con accanto la persona a cui
più voleva bene al mondo,quella che aveva preso il posto di sua madre e che lo
aveva confortato nei momenti difficili.
Perché forse quella sarebbe stata
l’ultima volta che l’avrebbe vista.
# # #
-Minus,sei sicuro di quello che
stai facendo?-
Peter sbuffò:non le aveva chiesto
lui di seguirlo,perché la Evans
doveva essere una tale rompiscatole?
–Evans,ascolta,…-
- Lily-
Il ragazzo la guardò sbigottito:-Come?-
-Chiamami Lily,non mi piace il mio
cognome-disse lei portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Scusa Lily, ma James non
desidera fare altro se non chiamarti per nome (e tu per questo lo mandi sempre
al diavolo),mentre invece al primo che passa,io in questo caso,permetti
addirittura di chiamarti per il tuo diminutivo?!-
La ragazza sbuffò:-Sai bene quanto
me,Peter,che se io permettessi a Potter di chiamarmi per nome,lui si monterebbe
di certo la testa. Da quando è arrivato in questa scuola
non ha fatto altro che cambiare una ragazza alla settimana solo per dimostrare
che lui può permettersi tutto e tutti. E’ sfrontato,egoista
e ridicolo in quei suoi atteggiamenti tronfi, sembra che tutto gli sia dovuto e
io non lo sopporto. Il suo è il tipico atteggiamento di una persona cresciuta
nella bambagia-
Peter si fermò di colpo:-E allora
perché mi stai seguendo?-le chiese guardandola negli occhi.
-Come perché? Mi ha spintonata,te
ne rendi conto?-rispose lei posando le mani sui fianchi.
-Beh,non è un fatto così grave
tanto da seguirmi nello studio del preside alle sette di mattina-
-Ma io sono un prefetto e come
tale…-
La risata di Peter interruppe il suo tentativo di difesa:-Oh Evans,sapevo che eri una rompiscatole di dimensioni
stratosferiche ma non avrei mai pensato che fossi anche una gran bugiarda-
-Che cosa vorresti insinuare?-disse
Lily stringendosi le braccia attorno al petto.
Il giovane le si avvicinò divertito
e la spinse ad avvicinarsi al muro:anche se Peter non era il più alto tra i
Gryffindor,in quel momento la ragazza si sentì comunque intimidita
dall’atteggiamento del suo compagno di casa.
-Non è un’insinuazione,Lily, è la
realtà: tu passi tutto il tempo a disprezzare James,hai sempre affermato con
sicurezza che il suo atteggiamento fosse solo una seccatura,mentre invece….tu lo ami,non è vero?-
-Di che diavolo stai blaterando?Minus penso che tu abbia qualche rotella fuori posto:io odio Potter,con tutta me
stessa, e non sarei certo tu a farmi cambiare idea-sibilò lei in risposta.
In seguito,con spasso svelto se ne
andò,diretta verso la loro sala comune. Peter rimase a
osservarla finché non scomparve su per le scale,poi,con un’alzata di spalle,di
diresse verso lo studio di Dumbledore.
# # #
Quando aveva accettato di divenire preside di Hogwarts,sapeva a cosa sarebbe andato incontro: nobili famiglie
purosangue che rivendicavano un miglior trattamento nei confronti dei loro
altrettanto nobili e altezzosi rampolli, alunni provenienti da famiglie babbane
che a stento credevano nelle magie che compievano i prestigiatori.
Era una lotta incessante,e per un
uomo dinamico come lui era un continuo divertimento. Soleva
infatti dare poco credito alle piccole scaramucce che avvenivano tra
studenti e si divertiva nell’osservare come gli studenti più brillanti
elaborassero piani sempre più complicati e difficili pur di riuscire a farla
franca almeno una volta. Un paio d’anni addietro aveva addirittura premiato
un’alunna del quarto anno di Ravenclow per l’ingegnoso scherzo che aveva ideato
ai danni del ragazzo che l’aveva appena lasciata per un’avvenente Gryffindor:
entrambi erano rimasti chiusi in infermeria per
diverse settimane,vergognandosi di parlare a causa della lingua biforcuta che
si ritrovavano in gola.
Ma quelli che di sicuro negli ultimi anni erano stati una
fonte ininterrotta di divertimento erano di sicuro James
Potter,Sirius Black,Remus Lupin e Peter Minus. Tutti e quattro nell’arco di
cinque anni avevano dimostrato di possedere le caratteristiche tipiche di ogni buon Gryffindor: coraggio, spericolatezza e un
pizzico di malizia. Potter e Black erano poi un vulcano d’idee: provenienti
entrambi da famiglie altolocate, affascinanti per natura,trascinavano
col loro entusiasmo Lupin e Minus;probabilmente per quei quattro era stato un
bene incontrarsi,si completavano a vicenda.
Tuttavia sembrava che quella concordia fosse destinata a infrangersi.
Nessuno avrebbe potuto prevederlo:Sirius
Black aveva cercato di uccidere un suo compagno, anzi,aveva quasi reso Remus
Lupin un assassino. Non era ancora chiaro il motivo per
cui avesse fatto una simile azione,ma la situazione era grave: Severus
Snape era stato mandato immediatamente al San Mungo,dove l’avevano ricoverato
d’urgenza; aveva ordinato a James Potter ea Peter Minus di rimanere chiusi nel proprio dormitorio anche tutto il
giorno se fosse stato necessario,si era assicurato delle condizioni del giovane
Lupin,mandandolo poi a letto,poi era andato a cercare Sirius Black. L’aveva
trovato nel mezzo della Foresta Proibita,accerchiato
da una schiera di lupi affamati,privo di bacchetta e pronto a lasciarsi
sbranare. Aveva dovuto renderlo incosciente per portarlo via,non
voleva essere salvato in nessun modo.
L’aveva lasciato in infermeria in compagnia della cugina
Andromeda,poi,mentre il sole sorgeva si era deciso a
spedire un gufo a Grimmauld Place. Sapeva perfettamente di che pasta fossero
fatti Orion e Walburga Black,Sirius stavolta non
avrebbe avuto scampo dall’ira dei suoi genitori e,sfortunatamente, lui,Albus
Dumbledore,preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e forse mago
più potente al mondo,non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
# # #
Note:
Mi scuso per il tremendo ritardo ma
l’ispirazione è tremendamente labile in questo periodo. Cercherò di essere più costante anche perché per questa ff ho
previsto numerosi eventi che richiedono altrettanti numerosi capitoli. Vi prego
di avere pazienza!
Per quanto riguarda questo capitolo,c’è
poca azione e molto pensiero: consideratelo un prologo anche perché dal
prossimo entreranno effettivamente in scena i genitori di Sirius e vi assicuro
che la vicenda evolverà in fretta (sto anche pensando di cambiare rating).
Per Sibil: teoricamente Regulus per me non è troppo giovane
anche perché ha quindici anni e DracoMalfoy diventa Death
Eater a sedici. Ti ringrazio per avere commentato!
E ringrazio anche tutti coloro che
hanno commentato finora,vi ringrazio infinitamente.
Quando venne allontanata a forza dalla stanza di Sirius, Andromeda ebbe
paura
Quando venne allontanata a forza da
Sirius, Andromeda ebbe paura. Il suo cuginetto,il suo
adorato cuginetto era l’unica persona che non l’aveva mai criticata,l’unico a
continuare a frequentarla,seppur di nascosto, nonostante la sua famiglia
l’avesse diseredata pubblicamente.
Lui e Ted erano stati i suoi unici
appigli quando la disperazione prendeva il possesso del suo corpo e le sbatteva
in faccia la cruda realtà: aveva disonorato la sua famiglia,infangato il nome
delle due dee che un tempo erano state anche sue sorelle,Narcissa e
Bellatrix,splendide bamboline che avevano come missione il ripristino degli
antichi fasti della casata dei Black. E che cosa avrebbero ottenuto in
cambio?Una vita agiata,lusso sfrenato,un marito
affascinante (Rodolphus Lestrange e Lucius Malfoy),….un’esistenza senza
amore,senza risate,senza quel calore che ti riempie il cuore quando vedi tua
figlia ridere alle facce buffe del suo papà.
Ninphadora,la sua adorata bimba che
ogni giorno cambiava il colore dei capelli e degli occhi,che si divertiva a
nascondersi nell’armadio e non ne usciva finché Andromeda non le prometteva che
l’avrebbe portata al parco a giocare con gli altri bambini. Allora le ante
dell’armadio si aprivano con forza e la bambina ne usciva urlando felice.
La sua era una famiglia normale,ciò
che aveva sempre desiderato.
I Black,nonostante fossero una
delle più antiche casate di Inghilterra,erano marci fino al midollo;storie
orribili erano celate tra le mura di Grimmauld Place, storie vere di sorelle
sposate con i loro stessi fratelli nei periodi in cui la peste nera
imperversava a Londra affinché il sangue puro fosse preservato,l’onore,un onore
più importante persino della vita stessa,non fosse macchiato dalla vergogna.
Era stato suo zio Alphard a farla
allontanare dai Black,a sfuggire l’atmosfera ormai
satura di follia che permeava gli scuri ed angusti corridoi di casa sua. Era
stato l’unico a difenderla dalle ingiurie di sua madre,le
cattiverie delle sue sorelle. Ma la spirale dei Black non l’aveva risparmiato e,in una buia notte di dicembre,era sparito. Andromeda
rimpiangeva spesso la sua perdita e si chiedeva che cosa sarebbe accaduto se ad
aiutare Sirius ci fosse stato anche lui.
-Vedrai che andrà tutto bene-
La giovane donna rivolse il suo sguardo alla sua vecchia insegnante di Trasfigurazione. Quest’ultima
ricambiò lo sguardo e continuò a camminare verso lo studio del preside:- Dumbledore non permetterebbe mai a nessuno che
qualcuno,anche il Primo Ministro della Magia in persona,di fare del male a
qualcuno dei suoi studenti-disse in tono rassicurante.
Andromeda guardò altrove e ripensò agli occhi penetranti di
Walburga,al sorriso canzonatorio di Regulus quando con
le sue mani scheletriche e le unghie affilate lasciava lunghi graffi sulle
braccia del fratello;e infine ripensò all’espressione di Orion Black,il padre
di Sirius: un’espressione incomprensibile ed inquietante che ricordava bene e
che da bambina l’aveva spesso terrorizzata.
Alphard l’aveva messa in guardia
molte volte nei confronti di quel uomo; nonostante infatti
fossero fratelli, già in tenera età la natura di Orion gli era apparsa ambigua.
Come Sirius,fin dall’infanzia,era stato allevato per
diventare capofamiglia. Ma a differenza di quest’ultimo,che
detestava anche solo il modo in cui venivano trattati gli elfi domestici, il
giovane Orion si compiaceva nel maltrattare gli altri,specie quando si
ricorreva alle maniere forti. Oh,no,certamente no:non
era lui quello che si sporcava le mani. L’erede dei Black aveva infatti una folta schiera di leccapiedi che a un suo
schiocco di dita accorrevano spintonandosi l’un l’altro, avere il favore di un
Black,specie quello del futuro capofamiglia,era un obiettivo a cui molti
aspiravano.
Nella sua memoria si ricordò di occhi
penetranti e sanguigni,di mani scheletriche ma robuste e graffianti,di vesti
nere di un velluto pesante, di un vago profumo dolciastro alla magnolia….questo era Orion Black per lei, una cortina di mistero e
spesso di oscurità che più volte aveva sperato di dimenticare.
-Siamo arrivate-
Andromeda si riscosse dai propri pensieri,trovandosi
di fronte all’ufficio di Dumbledore. Salì le scale che conducevano allo
studiolo del preside.
-Andy-
Ted le corse incontro
abbracciandola; ricambiò la stretta sospirando.
-Pensava che ti fossi imbattuta nei Black- s’intromise la McGonagall sorridendo-
Era talmente preoccupato che ho dovuto quasi
minacciarlo con la magia-
La giovane sorrise,guardando con
affetto il marito,che nel frattempo era arrossito per la vergogna.
-Beh,lo sai come sono fatto…e io
conosco i Black quindi ho pensato che…oh,diavolo,non lo so neanche io cos’ho
pensato,so solo che ero preoccupato da morire- disse l’uomo agitando le
braccia.
-Fortuna che con me c’erano questi
due ragazzi che mi hanno tranquillizzato altrimenti non saprei cosa avrei
fatto-continuò Ted indicando due giovani,seduti entrambi alla scrivania di
Dumbledore e intenti a far ridere la piccola Ninphadora.
Andromeda gli si avvicinò,li aveva
riconosciuti immediatamente: il ragazzo piccolo e tozzo,con le lentiggini sul
viso e gli occhi un po’ acquosi era sicuramente Peter Minus,mentre la ragazza
dai lunghi capelli rossi ondulati era certamente Lily Evans.
-Vi ringrazio per esservi “presi cura” di mio marito, sono
Andromeda Tonks ,una cugina di Sirius- disse
allungando un mano.
La ragazza si alzò in piedi e ricambiò la stretta:-Io sono Elizabeth Evans, è un piacere conoscerla-
Quegli occhi verdi,negli anni
avvenire, Andromeda li ricordò spesso.
# # #
Un rintocco…
Due rintocchi…
Tre rintocchi…
La campana dell’abbazia aveva appena cominciato a suonare quando la porta dell’infermeria si aprì. Non era
stata un’entrata trionfale quella dei suoi genitori: sua madre vestiva un lungo
abito nero,il viso non era truccato e l’acconciatura
non era perfetta come al solito (alcuni ciuffi di capelli erano sfuggiti alla
ferrea presa della crocchia nera che sua madre utilizzava prima di andare a
dormire);suo fratello aveva gli occhi segnati da pesanti occhiaie,segno
inequivocabile di una notte a base di alcol e ,molto probabilmente,sesso,che
gli conferiva un aspetto trasandato nonostante le vesti nuove di zecca che
indossava; suo padre aveva occhi acquosi e labbra serrate in una morsa stretta.
Non sembravano felici di vederlo.
Che imbecille! Perché
avrebbero dovuto esserlo?
Li aveva disonorati (di nuovo) nella maniera peggiore che ci
potesse essere,ferendo il migliore amico di Lucius
Malfoy,futuro marito di quel oca di sua cuginaNarcissa. Se voleva darsi il colpo di
grazia,aveva trovato il modo perfetto per farlo.
A passo deciso si erano avvicinati al suo letto,rimanendo a qualche passo di distanza da esso. Sirius si
era messo a sedere,poggiando i piedi a
terra,aspettando le urla,gli strepiti,gli insulti.
-A quanto vedo Sirius,hai deciso di
disonorarci ancora una volta-disse suo padre,aveva quasi sibilato il suo nome-
per quanto tempo ancora hai intenzione di mantenere ancora questa condotta?
Siamo stanchi dei tuoi giochetti,sia io che tua madre,
e scommetto che anche tuo fratello si sia stufato di riparare alle vergogne che
stai arrecando alla nostra casata. Che intenzioni hai?
Vuoi rovinarci tutti,e questo che vuoi?-
Sirius non rispose echinò il capo a terra.
Orion lo guardò:-
Walburga,Regulus,lasciateci soli,penserò io a redimere questo giovane ribelle-
-Ma padre?!-protestò Regulus.
-Niente ma mio giovane secondogenito. Penserò io a tuo
fratello. Porta tua madre a fare un giro del castello e avverti Narcissa,sono certo che saranno felici di rivedersi,non è vero?-
La donna annuì e,dopo aver lanciato
uno sguardo severo al suo primogenito,si avviò verso l’uscita seguita da un
riluttante Regulus.
Quando la porta si chiuse dietro le
loro spalle, Sirius sentì un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Suo
padre l’aveva sempre spaventato,fin da quand’era
bambino.
Lo sentì sedersi sul letto e,istintivamente,strinse
le mani sulle ginocchia,temendo per il peggio.
-Ahh,mio
giovane Sirius,che cosa devo fare con te-sussurrò Orion facendogli passare un
braccio sopra le spalle del figlio,abbracciandolo- cosa devo fare per renderti
fedele e servizievole alla nostra casata?-chiese l’uomo alzandogli il capo con
la mano.
Il giovane lo guardò spaventato e cercò di allontanarsi.
-Non provarci Sirius- lo minacciò il padre,avvolgendogli
un braccio attorno alla vita e schiacciandoselo quindi contro il petto.
-Pensi che qualcuno ti verrà a salvare stavolta?-sibilò
Orion nel suo orecchio- pensi che dopo aver tradito i tuoi amici in una maniera
così spregevole,ci sarà ancora qualcuno che ti vorrà
stare ancora accanto?-
L’uomo cominciò ad accarezzargli i capelli senza alcuna
dolcezza,facendo premere il viso del giovane contro la
sua spalla:-Pensi che qualche altro mago vorrà avvicinartisi dopo che io
ti avrò diseredato?-
Cominciò a baciargli il collo,mentre
con una mano sollevò il pigiama di stoffa leggera cominciandoa
toccargli con rudezza il torace. Sirius chiuse gli occhi,cercando
a stento di soffocare il senso di vomito che gli aveva invaso prepotentemente
la gola; le mani,posate sul petto del padre,cercavano invano di allontanarlo da
quel corpo che lo stava lentamente violentando nel fisico e nell’animo.
-Tu non vali niente Sirius,senza di
me non vali niente,senza il potere dei Black non sei nessuno-
-Non è vero-sussurrò il giovane con le lacrime agli occhi.
Il capo del padre si rialzò a guardarlo negli occhi:-Ah sì,e com’è che sei qui tutto solo? E perché hai questo occhio nero? Di certo Remus Lupin non l’ha fatto in
segno d’amicizia-disse con voce canzonatoria –La verità è che ti odia,proprio come James Potter,il tuo migliore amico-
Sirius spalancò gli occhi,lasciando
che le lacrime,trattenute fino a qualche momento prima,fluissero indisturbate
sulle sue gote; la realtà lo colpì come uno schiaffo in faccia e non fu in
grado di reagire.
Si arrese.
Orion guardò l’espressione sconfitta del figlio e sorrise
compiaciuto: finalmente era tra le sue mani e niente avrebbe potuto più
allontanarlo da lui…
# # #
Note:
ritardo mostruoso dovuto a
mostruosa mancanza di ispirazione e mostruosa quantità di
verifiche,compiti,interrogazioni,etc etc….
Comunque questa settimana dovrebbe
essere completamente dedicata al fancazzismo (per grazia divina!), quindi non è
escluso che aggiorni presto,visto che le idee mi sono tornate.
Chiedo perciò perdono ancora per il ritardo,cercherò di evitare in futuro.
Per Valery: come vedi ti ho accontentata:Sirius affronta i propri genitori in questo
capitolo,specie suo padre. Ma non è finita qui!
Per sery black: sono contenta che
la mia ff ti intrighi,spero di riuscire ad intrigarti
sempre di più!
Per Chloe89: addirittura una delle tue ff preferite! Guarda
che così mi lusinghi,mi monto la testa poi :P
Naturalmente ringrazio anche coloro che
leggono questa ff,sperando che continuino a farlo.
Quando Andromeda Black gli aveva
tirato uno schiaffo in pieno viso,aveva sentito la rabbia sfumare. Lui e James
si erano diretti verso lo studio di Dumbledore,per prevenire la probabile
ramanzina del preside, sicuramente già informato della loro “scappatella” e
soprattutto della rissa avvenuta in infermeria. Lì avevano trovato il
preside,Peter,la Evans e la cugina di Sirius con la sua
famiglia.
Cadendo a terra,si accorse che la
mano destra gli doleva in una maniera terribile e che probabilmente aveva
ricominciato a sanguinare. James e Peter erano accorsi al suo fianco mentre la
giovane donna veniva trascinata via dal marito.
-Hai fatto una cosa molto
stupida,Remus-
Il ragazzo alzò lo sguardo e i
suoi occhi incontrarono quelli del preside, senza riuscire ad evitare di
guardarlo con odio: non era lui il fautore di tutto quel casino e, nonostante
ciò, veniva punito a parole e gesti non propriamente gentili.
-Dov’è mio cugino adesso?- chiese
Andromeda con trepidazione.
-Con i signori Black, Andyfaresti meglio a calmarti, sai bene che
non potrebbe accadergli nulla di grave, mentre ci sarò io in questa scuola-
La giovane lo guardò con poca
convinzione,ma si lasciò guidare dal marito nella stanza attigua allo studio del
preside, chiudendo la porta.
-Per quanto vi
riguarda,tornatevene subito nei vostri dormitori, peroggi salterete le lezioni- ordinò
Dumbledore perentoriamente.
-Ma preside,…-
- Non sono ammesse lamentele,
signorina Evans. Fate ciò che vi ho detto prima che io possa cambiare idea-
Mestamente i quattro ragazzi
uscirono dallo studio e si incamminarono verso la
Sala Comune: non uno di loro fiatò e, dopo
aver attraversato il ritratto della Signora Grassa, si diressero verso i propri
dormitori,desiderando che tutto ciò che stava accadendo fosse solo un sogno.
# # #
Da bambino aveva sempre cercato
l’avventura,il brivido,l’adrenalina attraverso i suoi giochi. L’educazione
imposta dai Black lo soffocava:tutte quelle regole sul buon comportamento, tutti
quei pomeriggi passati a studiare antichi tomi di magia nera finché gli occhi
non cominciavano a bruciargli per lo sforzo lo soffocavano.
Lui amava l’aria,la luce del
sole,il cielo sereno,le risate.
E invece era recluso in una casa
buia,austera,piena di ragnatele e segreti orribili. Non aveva mai visto sua
madre sorridere e suo fratello Regulus aveva smesso di ridere alla tenera età di
otto anni.
Hogwarts era stata la sua
benedizione.
Finalmente era lontano
dall’oscurità, dall’apatia e dalla falsità.
Il suo cognome aveva perso poi
ogni valore quando aveva incontrato i suoi più cari amici,James,Remus e Peter.
Provenivano da famiglie diverse (solo James poteva vantare una famiglia
abbastanza ricca da essere ammessa ai balli e le feste che frequentavano i
Black), ma tra di loro la parola d’ordine era “essere se stessi” ,oltre che
naturalmente il combinare più guai possibili.
Erano diventati il gruppo più
affiatato e più bizzarro di tutta la scuola,ma a nessuno di loro importava che
cosa pensassero gli altri.
“Sono degli amici fantastici” aveva
pensato spesso Sirius nel corso del tempo che avevano trascorso assieme.
Ma allora perché li aveva traditi
in quel modo spregevole?
Perché aveva voluto svelare il
segreto di Remus,un segreto che aveva tenuto nascosto per paura di essere
disprezzato anche a loro?
Stupidità?
Cattiveria?...disperazione?
Forse.
Ciò comunque non lo
giustificava.
La sua era stata una decisione
avventata,dettata dallo stato di ubriachezza in cui si era ridotto esattamente
sei ore prima. Il motivo?
L’ennesimo scontro tra lui e
Regulus,quel viscido bastardo di suo fratello gli aveva sbattuto in faccia la
sua natura meschina,quel suo atteggiamento menefreghista e stronzo che era
proprio di tutti i Black.
Lui e Severus Snape si erano
ampiamente compiaciuti nel deriderlo duramente e gli avevano ricordato che la
prossima estate avrebbe fatto ingresso nell’alta società magica. Non poteva più
fuggire e Regulus gli aveva anticipato l’intenzione di sua madre di ritirarlo da
scuola per fargli continuare gli studi privatamente.
Lo aveva preso la
disperazione.
Era corso nel dormitorio che
condivideva con i suoi amici e dal fondo del baule aveva tirato fuori una
bottiglia di Fire Whiskey ,tracannandola in pochi sorsi.
Dei momenti seguenti ricordava
poco: si era trascinato fuori dal buco del ritratto,aveva allontanato in malo
modo due sciocche ragazzine di Ravenclaw del secondo anno e si era diretto verso
la Torre di
Astronomia,in cerca di un po’ di pace. Lì,aveva incontrato Snape,che con il
migliore dei suoi ghigni lo aveva sbeffeggiato per l’aspetto trasandato in cui
si trovava.
Lo aveva sfidato.
Si ricordava ancora,tra i suoi
nebulosi ricordi,la frase che gli aveva rivolto:-Se ti credi tanto migliore di
me scommetto che non avrai alcuna paura nell’affrontare una creatura veramente
mostruosa,invece dei soliti animaletti che ci riserva Kettleburn-
Lo Slytherin si era subito fatto
serio:temeva una presa in giro ma lo sguardo di Black,nonostante i fumi
dell’alcol,sembrava fosse sincero. Sorrise,un sorriso perfido e lascivo:accettò
la sfida.
Il resto Sirius lo ricordava
vagamente:gli aveva dato le istruzioni per bloccare il Platano Picchiatore,poi
si era rifugiato in infermeria,il mal di testa dovuto al whiskey lo stava
facendo impazzire.
Lì si era risvegliato dopo
qualche ora,il preside Dumbledore che lo guardava con occhi severi ai piedi del
suo letto.
….
Si ricordava ancora, a distanza
di anni, il profumo che suo padre indossava quel giorno: essenza di
magnolia.
Lo aveva sempre detestato, fin da
bambino, quando quell’uomo gli dedicava l’unico momento della giornata in cui
non sarebbe stato disturbato da questioni di lavoro, il momento della punizione.
C’era infatti sempre qualcosa che non andava bene alla sua “madre diletta” e
colui,che puntualmente si occupava della remunerazione che avrebbe ricevuto in
cambio della propria disobbedienza, era suo padre.
Oh no, certamente no: Orion Black
non ricorreva a punizioni corporali, non amava sporcarsi le mani; preferiva dei
“semplici” incantesimi di magia nera, per torturare la propria vittima
attraversando e dilaniando con violenza il suo subconscio. Non aveva di certo
pietà, nemmeno per Sirius, che aveva ben presto imparato a reprimere i propri
scatti di ribellione, da quando una volta Orion aveva rischiato di mandarlo in
coma irreversibile.
Non era un caso,se, arrivato ad
Hogwarts avesse letteralmente saccheggiato la biblioteca di tutti i testi che
avrebbero potuto fornirgli degli incantesimi validi per l’autodifesa. Di certo,
fino al quarto anno non era stato in grado di difendersi a dovere, ma tutti
quegli esercizi avevano temprato la sua abilità magica, consentendogli di
diventare uno degli alunni più dotati ad Hogwarts in Difesa delle Arti Oscure ed
Incantesimi.
Le mani di suo padre erano grandi
e viscide, con dita lunghe e rapaci. Anche quando Sirius era convinto di non
avere sbagliato nulla, tremava da capo a piedi quando Orion si portava alle sue
spalle e poggiava le mani sulle sue spalle, quasi fossero un monito a non
combinare guai, a non disonorare ulteriormente la famiglia Black.
Gli occhi erano freddi e privi
d’espressione, proprio come quelli di un serpente; la voce non era grave, ma un
sussurro sferzante che penetrava nelle orecchie di chi era vicino a lui,
richiamandone l’attenzione. Non aveva un’intelligenza particolarmente acuta, ma
la sua crudeltà lo rendeva ugualmente temibile.
Ogni volta che era tornato a casa
per le vacanze estive, già sul treno le mani cominciavano a sudargli e tremare
incontrollatamente, rideva in maniera forzata alle battute di James e,l’ultima
mezz’ora di viaggio, si chiudeva in bagno,cercando di calmarsi.
“ Quando sarai più grande
riuscirai a difenderti, quando sarai più forte riuscirai a mandarli al diavolo e
ad andartene da lì”
Si ripeteva quella frase come un
mantra, ancora ancora e ancora una volta, cercando di autoconvincersi a
calmarsi, che sarebbero sopraggiunti tempi migliori.
Forse un giorno sarebbe stato un
ragazzo normale, con una vita normale, con degli amici normali,…per ottenere
tutto questo un tempo non avrebbe esitato un attimo a sfidare l’autorità di suo
padre un tempo.
Ma ora che aveva perso tutto
quello che aveva di più caro, non se la sentiva più di mettersi in gioco.
Soccombette.
In quella pallida mattina di
marzo, lasciò che il Mostro avesse sopravvento, che prendesse possesso della sua
anima e la spezzettasse in minuscoli frammenti.
“E’ per il tuo bene Sirius”
diceva Lui, guardandolo negli occhi con fare languido e possessivo,mentre con un
braccio gli cingeva la vita “ E’ necessario che tu sopporti questo,ma vedrai che
dopo sarà tutto più facile: io e te domineremo il mondo, questo mondo pieno di
Mezzosangue sudici e schifosi, di babbanofili abbietti, di essere mostruosi come
i lupi mannari e i goblin. Noi riporteremo l’ordine Sirius-sussurrava con voce
rapita ed estasiata- e saremo venerati e idolatrati”
Sirius rispose con un vago
sorriso, mentre il viso del padre discendeva ancora una volta su di lui.
# # #
Regulus Black non era uno
stupido.
Quando suo padre aveva chiesto
loro di uscire,sapeva perfettamente cosa stesse passando nella mente malata del
genitore. La cosa non lo turbava minimamente, era a conoscenza del fatto che
molti membri della loro famiglia fossero stati afflitti da ‘lievi disturbi
mentali’: suo nonno materno era famoso per gli scatti d’ira che aveva nei
confronti degli elfi domestici, prontamente mascherata dalla favoletta inventata
da sua madre secondo cui,agli inservienti troppo vecchi per portare i vassoi del
tè, la cara zia Elladora concedeva loro il privilegio di decapitarli. E poi non
si poteva dimenticare la cara cugina Bellatrix che, da quando aveva preso parte
alle iniziative di Voldemort, sembrava ancora più decisa a sterminare chiunque
le si trovasse davanti,che fossero donne o bambini non aveva alcuna importanza
se si trattava di Muggle. D’altronde il suo primo successo non era stato forse
l’assassinio di un’intera famiglia nello Yorkshire?
Suo padre era pazzo, ma ciò non
lo tangeva minimamente: sarebbe stato Sirius a pagare il prezzo della sua follia
e forse ciò era la ricompensa che gli spettava,dopo aver fatto vivere alla
famiglia Black anni pieni di disonore.
-Regulus-
Walburga richiamò la sua
attenzione posandogli una mano sul braccio.
- Sì madre?-
La donna guardò con aria
compiaciuta e severa il figlio che le assomigliava in tutto, sia nel corpo che
nell’anima:- Non devi temere per il tuo futuro, le pratiche che ti renderanno
unico erede del patrimonio dellanostra famiglia sono già state compilate ed inviate al Ministero della
Magia,affinchè vengano approvate dal ministro in persona. Sarai tu il nuovo
capofamiglia dei Black-
Regulus sentì il proprio stomaco
fare i salti di gioia, ma si trattenne dal mostrare la propria soddisfazione,
proprio come esigeva l’etichetta in simili occasioni:- Ne sono onorato madre, ma
che ne sarà di mio padree di
Sirius?- chiese con fare innocente.
-Tuo padre e tuo fratello
verranno dichiarati instabili mentalmentee saranno rinchiusi nella nostra villa di campagna in meno di due
settimane. So che non è un modo di dire molto appropriato, ma in una simile
situazione si rivelerebbero una spina nel fianco per noi e per i nostri
propositi, non ti pare figliolo?- chiese la donna, mentre con la mano si
rassettava la crocchia che le imprigionava i capelli.
Il giovane sorrise:- Sì, madre,
sono perfettamente d’accordo- concordò, mentre i corridoi cominciavano a
riempirsi di studenti insonnoliti.
-Penso che dovremmo riavviarci
verso l’infermeria,non vorrei che la vostra persona venisse in contatto con dei
luridi babbanofili o peggio con dei mezzosangue- disse con sussiego Regulus,
invitando la donna ad appoggiarsi al braccio alzato che le offriva.
Walburga accettò di buon grado
e,con un sorriso trionfante dipinto sulle labbra, seguì il figlio.
# # #
Note:
Premetto che questo mio ritardo è
stato imperdonabile,ma purtroppo tra la Maturità e l’impossibilità di
rimanere seduta di fronte a un computer per più di cinque minuti ( a cui vaaggiunta un’ispirazione
capricciosa,volubile e spesso influenzata da formule aritmetiche, citazioni
greche e latine) la stesura di questo capitolo è stata una vera battaglia. Non
penso sia anche uno dei migliori, per cui chiedo venia ulteriormente.
Passando a cose serie: ho letto
in toto l’ultimo libro di Harry Potter.
Non sono in vena di
disquisizioni, né farò commenti riguardo gli avvenimenti narrati, ma devo
avvertirvi che,anche se involontariamente, a partire dal prossimo capitolo è
possibile che vi siano degli spoiler al riguardo, non perché mi piaccia fare la
sapientona, ma poiché,dato che ora so come sono andati i fatti, mi sono proposta
con questa ff di narrare delle vicende dei Maradeurs dopo la Fatidica Notte ma
anche di rispettare in ogni suo particolare (spero!) la storia così come è stata
narrata dalla Rowling.
Bene dopo queste mie
delucidazioni,spero che il capitolo vi sia piaciuto (bah! Ndmio subconscio molto
scettico) e che avrete voglia di farmi sapere le vostre impressioni, belle o
brutte che siano (senza pomodori marci alla mano,please!)
Quello era un ricevimento da sogno.
Appena aveva varcato la soglia della dimora dei Malfoy, Lily Evans aveva dovuto
riconoscere che,per quanto non potesse sopportare le
abitudini malate dei maghi purosangue, sapevano come stupire i propri ospiti,quando
volevano.
L’immensa villa con il giardino occupava un’intera collina. Le larghe stanze
avevano soffitti alti,a cassettoni intarsiati; il
soggiorno poteva contenere più di cinquecento persone e aveva uno splendido
lampadario in cristallo che rischiarava tutta la stanza, dando un tocco quasi
etereo alle pareti bianche e agli stessi invitati.
Il giardino era un susseguirsi di fontane con puttiniin marmo bianco, di siepi tagliate alla maniera
italiana, di roseti curati in maniera precisa quasi maniacale.
Gli ospiti non erano certo di meno.
Erano presenti i nobili più in vista di tutto il paese: le dame vestivano abiti
all’ultima moda,cuciti a mano dalle sarte più abili di
Inghilterra,accompagnati da gioielli che scintillavano per i zaffiri,i rubini,
i diamanti che li decoravano. Gli uomini conversavano di politica ed economia,
prestando particolare attenzione nell’enfatizzare la propria influenza in
questo e in quel campo. Indossavano quasi tutti eleganti smoking dal taglio
classico, di colore o blu o nero, e come unico accessorio sfoggiavano
i gemelli che appartenevano da generazioni e generazioni alle proprie famiglie.
Lily non aveva mai fatto caso al lignaggio delle
persone né alla loro rendita fondiaria, ma si rese conto che, circondata da
tutta quella gente così diversa da lei, non poteva che sentirsi fuori luogo.
-Mia giovane dama,non lasciarti intimidire da questi individui tronfi e
boriosi,la loro è tutta apparenza: la metà di questa gente è decaduta da un bel
pezzo e naviga nei debiti, mentre l’altra metà è in procinto di esserlo-
La ragazza sorrise: il nonno di Potter sapeva proprio come rincuorare le
persone!
-Non so proprio come ho fatto a cacciarmi in questo pasticcio- sospirò lei,
lisciando con nervosismo una delle pieghe dell’abito verde che indossava.
- E’ per una buona causa,no? In fondo se non fosse stato per te, a quest’ ora mio nipote sarebbe ancora in alto,altissimo mare-
disse l’uomo,accompagnando le proprie parole con un gesto enfatico del
braccio,che fece sollevare teatralmente il mantello.
-Appunto,non capisco cosa ne venga a me da tutta questa situazione!-
L’anziano signore ridacchiò nel vedere la faccia corrucciata della fanciulla
che lo accompagnava: la dolce ingenuità adolescenziale!
Poi qualcosa catturò la sua attenzione. -Signorinella, è ora di mettere da parte il tuo
rancore e passare all’azione-
Lily abbandonò ogni atteggiamento infantile quando si accorse dell’oggetto
dello sguardo del suo accompagnatore: Walburga Black stava ora scendendo le
scale del primo piano avvolta in un abito blu scuro, la chioma corvina lasciata
sciolta sulle spalle, la carnagione chiara che rendeva giustizia alle sue
origini nobiliari.
Con un cenno di intesa i due si diressero verso di
lei, mentre i nobili uomini ancora scapoli osservavano con bramosia la
capofamiglia dei Black.
Giunto al suo cospetto, Alexis Potter si inchinò e le
baciò il dorso della mano; Lily rimase in disparte,aspettando il momento
opportuno per salire al piano superiore senza che la signora Black la notasse.
-Mia signora- -Alexis Potter, non sapevo che foste tornato a Londra- disse la Black,osservandolo
con circospezione.
-Madame, sapete bene che sono un uomo discreto, non amo far sapere i fatti miei
alla massa-rispose lui,ammiccando eloquentemente verso due donne piuttosto grassottelle,famose
per la propria incapacità nel tenere chiusa la bocca.
Walburga sorrise leggermente e ritirò la mano da quella dell’uomo:- Vi trovo in forma Alexis,la
campagna ha temprato il vostro spirito-
-Non mi posso lamentare. Nonostante mi sia ritrovato spesso in compagnia di
rozzi campagnoli e maghi incompetenti, trovo che la
vita rurale sia un toccasana per la mia salute. Ma ditemi, Walburga, ci sono
stati cambiamenti significativi in questi ultimi sette
anni?- chiese lui, offrendole il braccio.
La donna lo accettò di buon grado e lo guidò fuori dalla
sala in giardino. Lily li osservò,finchè
non sparirono dalla sua vista,poi si affrettò a salire le scale
Il primo piano sembrava quasi completamente privo di finestre: l’unica luce
proveniva dai radi candelieri che trovava poggiati su tavolini di antica
fattura lungo il corridoio. La giovane avanzò con circospezione,prestando attenzione ad ogni minimo rumore che le sue
orecchie potevano cogliere. Il nonno di Potter era stato chiaro:
“ Se ti scoprono mia giovane dama,
io non potrò aiutarti. Sembrerà già abbastanza strano il mio
ritorno repentino dalla campagna, non sarei in grado di giustificare
anche la tua presenza”
Passò davanti ad una stanza fiocamente
illuminata, ma,sbirciando attraverso gli spiragli
lasciati aperti dalla porta, si avvide con delusione che non era altro che una
camera da letto vuota, probabilmente la stessa che Walburga aveva occupato
pochi istanti prima. Si fece coraggio: se la stanza
della madre era in quel luogo, probabilmente quella di Regulus non doveva
essere troppo lontana.
Infatti,svoltato in un corridoio sulla sua sinistra,
si trovò di fronte ad un’altra stanza, stavolta più illuminata
e,presumibilmente, abitata. Si fece coraggio e bussò.
-Chi è?- chiese una voce maschile che rese Lily euforica. L’aveva trovato!
-Sono io- rispose lei,cercando di nascondere il
proprio compiacimento.
La porta si spalancò e Regulus Black le si parò
innanzi:-Che piacevole sorpresa! Mi avevano detto che
eri malata e che non avresti potuto presenziare alla cerimonia di oggi,
Narcissa ne era rimasta così delusa- disse lui, facendole spazio per poter
entrare in camera.
- Sai com’è, l’influenza può essere una vera e propria seccatura quando vuole.
Fortuna che mio padre conosce un medico famoso per le
sue guarigioni miracolose- rispose lei, osservandolo mentre chiudeva la porta-
Black la guardò con un sorriso enigmatico, poi le si avvicinò,senza smettere di
guardarla: -Sono contento che tu sia qui Alecto-
disse lui,guardandola con bramosia, mentre le carezzava una guancia con la mano.
Lily gli sorrise, mentre dentro di sé ebbe un
fremito:non era stupida, sapeva benissimo che lo sguardo,che le stava
rivolgendo,non era lo stesso che il giovane Slytherin dedicava alle sue amiche,
era uguale a quello che utilizzava l’altro Black quando cercava di conquistare
qualcuna delle sue compagne di casa. Non avrebbe mai pensato che Black e la Carrow
stessero insieme! Cercò di mantenere il sangue freddo e continuò a fissarlo con
affetto.
Regulus ,dopo averle portato una mano dietro il capo,
la attirò a sé in un bacio. La ragazza ebbe come primo istinto quello di
tirargli un sonoro ceffone, poi si ricordò il motivo per cui
si trovava lì e si calmò,ricambiando il bacio.
Lentamente si stesero sul letto, mentre il ragazzo cominciava a posarle leggeri
baci sul collo. Lily dovette riconoscere che le sue doti amatorie non erano
indifferenti. Dunque erano vere le leggende che giravano sul conto dei due
fratelli Black che,sebbene fossero in due Case
differenti, erano degli amanti dalle doti innate.
-Ti trovo piuttosto addormentata oggi,mia cara-
Il sussurro del ragazzo sopra di lei la distolse dalle proprie elucubrazioni
mentali:- Oh, beh, Regulus devi comprendere che non sono ancora completamente
guarita e mi stanco facilmente-
Lui la guardò con circospezione per alcuni istanti, poi sorrise:- Ma
certo-disse togliendosi da sopra di lei e sdraiandosi al suo fianco.
Lily ritenne naturale l’appoggiarsi al suo fianco,mentre
un braccio del ragazzo scendeva a cingerle amorevolmente la vita,stringendola a
sé.
-Ti sarò eternamente grato Alecto,per aver
presenziato a questa cerimonia,nonostante le tue condizioni. Narcissa sarà al
settimo cielo quando ti vedrà-
-Immagino. Non capita tutti i giorni di potersi fidanzare con l’uomo che si ama
con tutte le proprie forze,specie con il benestare di
entrambe le famiglie- disse lei, lisciando noncurante la camicia che indossava.
-Hai ragione. Ma d’altronde non penso che neanche per il nostro fidanzamento ci
sarà qualcuno disposto a opporsi- rispose lui,
carezzandole i morbidi capelli.
- E come potrebbero, stai per diventare capofamiglia dei Black, la famiglia più
potente in tutta la Gran Bretagna.
Nessuno si potrà mai opporre al tuo volere d’ora in poi-
Il ragazzo ridacchiò: - A quanto pare sei molto fiera
di me, prefetto Carrow- le sussurrò in un
orecchio,facendola rabbrividire.
-Non dovrei forse?- disse alzandosi dal suo petto e fissandolo direttamente
negli occhi.
Lui la fissò compiaciuto; poi la attirò a sé nuovamente, coinvolgendola in un
bacio travolgente. Lily sentì ogni pensiero coerente abbandonare la sua mente e
si aggrappò alle sue spalle, rispondendo con veemenza
al bacio.
Forse passarono secondi, forse minuti, fatto sta che
quando bussarono alla porta e il giovane si staccò da lei, si sentì
letteralmente senza fiato e con il volto in fiamme.
- Reg, sei qui?- chiese una voce femminile dall’altra
parte della porta.
- Sì Narcissa, entra pure- disse lui, alzandosi dal letto e afferrando la
giacca che giaceva dimenticata su una poltrona a lato del letto a baldacchino.
Narcissa Black era vestita di un abito azzurro, con
una fine coroncina in argento che le adornava il capo e che faceva pendant con
gli orecchini finemente cesellati che indossava. -Alecto, che piacere vederti qui!-esclamò con gioia,
correndo ad abbracciarla.
Lily si sentì invadere da un profondo profumo di cannella,che
la nauseò, ma ricambiò l’abbraccio, stando attenta a non rovinarle l’abito: -
Come potevi pensare che avrei mancato ad un ricevimento così importante. E’ il giorno del tuo fidanzamento dopotutto!-disse con
enfasi.
La biondina rise deliziata e le strinse le mani:- Oh Alecto, non sai che piacere sia per me vederti qui! Quando
Regulus mi ha comunicato che non saresti potuta venire, mi sono sentita
letteralmente morire dentro:non potevo fidanzarmi
senza che la mia migliore amica fosse presente!-
-Come vedi ora sono qui, e non vedo l’ora di vederti al dito quel famoso anello
che Lucius ha promesso di donarti-
La giovane sorrise, poi si rivolse al cugino:- Reg,
tua madre ha detto di raggiungerla non appena sarai pronto. E per quanto ti
riguarda, mia cara, pretendo che tu sia presente anche al mio matrimonio, che
si terrà il 21 settembre di quest’anno-
-Non mancherò te lo assicuro- disse Lily,fissandola
con fare convincente negli occhi.
Narcissa le strinse ancora una volta le mani; poi baciò il cugino sulla guancia
e si dileguò per il corridoio.
-E’ sempre stata così innamorata di Lucius, sono contenta che finalmente le
abbiano dato il permesso di sposarsi- disse
Lily,guardando il ragazzo che stava mettendo a posto il farfallino.
-Già- disse lui- Grazie al suo matrimonio e alla mia nomina a capofamiglia, i
Black potranno finalmente risorgere dalle ceneri. Non ci sarà più alcuna fonte
di disonore che macchierà il nostro buon nome-
-Ti riferisci a Sirius…-
Il silenzio calò all’improvviso: Regulus la guardò severamente
mentre con colpi secchi finì di allacciarsi la giacca:-Ti avevo detto
che odio sentir pronunciare il suo nome in mia presenza- sibilò, facendola
tremare da capo a piedi.
-Scusa, mi dispiace, non volevo assolutamente metterti
di cattivo umore- lo pregò lei,prendendogli le mani.
Il ragazzo la osservò per alcuni istanti:- Mio
fratello è stato un disonore troppo grande per la mia famiglia e per me, non è
neanche degno di essere ricordato-disse lui con voce spezzata.
-Hai ragione,sono stata una sciocca a parlarne, non accadrà mai più. E‘ solo
che…temo che la brutta influenza che ha avuto Sirius sull‘immagine della tua
famiglia possa impedirci di stare insieme-
Regulus le sorrise e poi le diede un bacio sulla guancia: -Posso comprendere i
tuoi timori al riguardo, il ricordo di mio fratello potrebbe risultare
fastidioso, nel momento in cui decidessimo di sposarci. Ma non temere, farò in
modo che nulla possa ostacolarci-
-E come?-sussurrò Lily, stringendosi a lui, sentendo che il momento della verità stava arrivando.
-Mio fratello verrà ben presto dimenticato. Mia madre ha fatto in modo che sia lui che mio padre vengano dichiarati insani di mente
entro questo venerdì, sabato verranno trasferiti nella nostra villa di
campagna, dove vivranno fino alla fine dei propri giorni, senza più turbare
alcuno- rispose Regulus mentre si apprestava ad uscire dalla stanza.
-Ma ora dove si trovano?- chiese Lily impulsivamente,pentendosene immediatamente:
non poteva lasciarsi scoprire adesso!
Fortunatamente il giovane Black non parve dare peso al suo tono di voce:- A
Grimmauld Place, dove sono sorvegliati da Kreacher e Bellatrix- disse
invitandola ad uscire dalla stanza e offrendole il braccio come sostegno.
Lily nascose il suo sorriso di trionfo e seguì il ragazzo per il corridoio.
Ben presto si ritrovarono nel salone da ballo. Avevano appena sceso l’ultimo gradino quando un uomo
si fece innanzi loro.
-Giovane Black, vedo che siete in ottima forma- -Alexis Potter, mia madre mi ha parlato molto di voi-
rispose Regulus sussiegoso, stringendogli la mano.
- E’ un onore conoscere di persona il futuro capofamiglia dei Black. Ma ditemi, chi è la splendida creatura al vostro fianco-
disse osservando Lily.
-La mia futura fidanzata, AlectoCarrow-
-Siete un’autentica bellezza, mia cara. Il giovane Black
è stato fortunato a conquistarvi- sussurrò baciandole la mano.
Lily ostentò un’aria deliziata:- Il piacere è tutto
mio, messere. A quanto vedo siete completamente diverso da vostro nipote-
-Ohh mio nipote è un piccolo ribelle che non conosce il proprio posto in
società, mi vergogno profondamente di avere un benché
minimo legame di parentela con lui-
Regulus lo guardò con approvazione,ricordando con disgusto James Potter e la
sua combriccola di amichetti.
-Se mi permettete, mio giovane signore, avrei l’ardire di chiedere la mano
della vostra dama per un ballo- chiese Alexis,fissando
Lily in maniera eloquente.
Il giovane non oppose alcuna rimostranza e Lily fu libera di seguire Alexis nella sala da ballo. Che prontamente oltrepassarono.
- Sciocca ragazza, l’effetto della pozione Polisucco
rischia di svanire da un momento all’altro. Cosa pensavi di fare restando così tanto in compagnia di Black, di farlo rinsavire e di
farti riconsegnare su un piatto d’argento il fratello?-
- Non è colpa mia se a un certo punto si è intromessa anche Narcissa. E poi
guardi che non è stato facile riuscire a cavare di
bocca il luogo in cui tengono quell’imbecille!-
sbottò Lily, sentendosi indignata: dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per
sembrare convincente agli occhi di Regulus, doveva pure sentirsi rivolgere
delle rimostranze!
- Dunque sei riuscita ad ottenere le informazioni che volevamo?- le
chiese,mentre controllava che non ci fosse alcuno all’uscita della villa.
-Certo che sì,ho ottenuto anche i nomi di coloro che lo stanno sorvegliando-
sussurrò Lily,seguendo il passo veloce dell’uomo. Fuori dalla villa, entrambi tirarono un sospiro di
sollievo:- Beh, la prima parte del piano è conclusa. Devo dire
che hai fatto un ottimo lavoro, Elizabeth. A buon ragione
Dumbledore ti stima una delle studentesse più brillanti di Hogwarts-disseAlexis,
sorridendole.
Lily arrossì e si sentì fiera di sé stessa.
-Bene,è ora di tornare indietro. Quel mio sciocco
nipote sarà stato in ansia per tutto il tempo-disse indossando il cappotto-
Prego, signorinella, aggrappati al mio braccio-
La ragazza fece quanto gli era stato ordinato e,un
attimo dopo si erano smaterializzati.
# # #
Note:
Come vedete in questo capitolo, mi dedico
completamente a Lily e alle sue prodezze, facendola accompagnare dal nonno di
James, che, devo ammetterlo, è un abile doppiogiochista.
I Maradeurs torneranno nel prossimo capitolo, mentre per Sirius dovrete
attendere ancora un poco.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^
Innegabilmente, quella era stata una brutta giornata
Innegabilmente,
quella era stata una brutta giornata. James aveva imprecato, grugnito e mugugnato per ore, mentre
gironzolava a larghi passi dalla cucina al salotto. Poi si era arreso
e,sdraiato sul divano verde davanti alla televisione,era sprofondato in un
silenzio funereo, finché il sonno non lo aveva colto impreparato, lasciandolo
indifeso e profondamente addormentato. Remus era stato ancor peggio: aveva passato delle ore a fissare il
camino in cui erano scomparsi Lily e il nonno di James, sordo ad ogni tentativo
di conversazione che aveva tentato di fare. Verso le cinque e mezza aveva
deciso di andare a dormire e, con un giornale sottomano (quello di due
settimane prima), si era avviato al piano di sopra strascicando i piedi, dopo
aver biascicato un ’Buonanotte’ poco convinto. L’orologio segnò le undici di sera e Peter represse a fatica uno
sbadiglio: era da più di dieci ore che non si sapeva nulla della loro compagna
di casa e la preoccupazione e il pessimismo, che fino a quel momento era
riuscito a tenere a bada, gli attanagliarono lo stomaco. Non riusciva ancora a capacitarsi di quanto era accaduto in quegli
ultimi due mesi, era successo tutto troppo in fretta! I suoi amici,poi, erano
stati di ben poco aiuto:sempre di cattivo umore, litigavano tra di loro e gli
rispondevano male. Alla fine della scuola, quando si erano trasferiti a casa
Potter, aveva accolto l’arrivo della Evans come una benedizione dal cielo:
aveva esultato più lui di James,che,non appena l’aveva vista,aveva aggredito
Dumbledore, sostenendo che non avessero alcun bisogno dell’aiuto di una ragazza. D’improvviso le fiamme del camino diventarono blu e ,con un sonoro CRACK!,due
figure gli comparvero innanzi,facendolo sobbalzare per lo spavento. Anche James
si svegliò di colpo, sopprimendo a fatica l’urlo spaventato che gli premeva in
gola, quando vide suo nonno fissarlo divertito. -A quanto pare nipote, mentre io e la mia giovane accompagnatrice
lavoravamo come pazzi, tu dormivi senza farti alcun problema- lo schernì
l’uomo, mentre con un movimento fluido si toglieva il mantello scuro. -Avete scoperto qualcosa?-chiese Peter trepidante. -Abbiamo scoperto tutto quello che c’era da sapere,Minus- rispose
Lily,mentre con le mani ripuliva il vestito dalla polvere- Il vostro amico è
rinchiuso a Grimmauld Place,almeno per adesso: venerdì un medimago si dirigerà
nella dimora dei Black per dichiarare la sua insanità mentale e quella del
padre, poi verranno trasferiti nella dimora di campagna e lì saranno rinchiusi- Peter sbiancò di colpo e con una mano cercò il bracciolo del
divano,quasi non si sentisse più in grado di stare in piedi da solo. James deglutì,sentendo un brivido percorrere tutta la sua spina
dorsale: Sirius malato di mente? Non poteva crederci! Insomma, non era mai
stato il tipo di ragazzo che rientrava nei canoni tradizionali del bravo
studente, ma diamine! Era Sirius! Un insopportabile,detestabile ed estremamente
divertente compagno di scorribande, che aveva saputo farsi amare e benvolere da
tutti,persino da quella frigida della McGonagall. Sentì le lacrime che si facevano strada tra le sue palpebre e,con
sua grande sorpresa,si ritrovò a piangere come un bambino. -James,no,dai non fare così- sussurrò Peter, posandogli una mano
sulla spalla e guardandolo con nervosismo. Lily guardò sconvolta la scena che le si presentava davanti:
Potter,il grande James Potter stava piangendo come un bambino e si guardava
bene dal nasconderlo. “Allora è proprio vero che anche gli dei cadono ogni tanto dal loro
trono di perfezione” pensò la ragazza. -Jamie,capisco che tutto ciò ti sconvolga,ma non è il momento di
piangere. Il vostro amico ha bisogno di noi- disse il nonno Potter mentre con
delicatezza riconduceva il nipote verso il divano. Lo fece sedere e,con lentezza, cercando di non fare movimenti
bruschi,gli si accovacciò davanti prendendogli le mani tra le proprie. -Devi essere forte,nipote mio, perché, se non lo sarai, i tuoi
compagni si sentiranno smarriti e Sirius sarà perduto-gli disse,asciugandogli
le gote dalle lacrime con un fazzoletto:-Lo capisci,Jamie?Sii forte!- Il ragazzo alzò lo sguardo:- S--s-s-ì, ho capito nonno- sussurrò
tirando su con il naso. -Bene! Ora andate a dormire, domani sarà una lunga giornata- disse
l’uomo alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cucina. Peter si sedette accanto a James e cautamente cercò la mano
dell’amico con la propria: -Avanti Prongie, sono sicuro che ce la faremo,
riporteremo Paddy indietro- Il giovane si voltò a guardarlo ed incontrò lo sguardo sincero
dell’amico; sorrise e ricambiò la stretta:-Sì,hai ragione,devo tirarmi su di
morale,altrimenti qui diventa un mortorio e voi di sicuro senza di me morireste
di noia-scherzò passandosi una manica della maglietta sul naso,gli occhi lucidi
per le lacrime. -Veramente Potter, staremmo molto più tranquilli se tu sparissi per
un po’- James si voltò verso Lily, il volto indecifrabile. La ragazza non si sentì affatto intimidita sotto quello sguardo
indagatore e,con nonchalance, si portò le mani sui fianchi,in un chiaro
atteggiamento di sfida:-D’altronde ho già constatato quanto questo mio sogno
sia irrealizzabile, quindi mi dovrò accontentare di starti il più lontano
possibile. E poi non ho sedotto Regulus Black per nulla-concluse portandosi con
aria strafottente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -Tu cosa?-esclamò James,scoppiando subito dopo a ridere. Lily lo guardò indignata: -Che c’è Potter? Non credi che io sia
capace di sedurre un ragazzo?- -No,no per carità Evans, mi chiedevo solo quale sia stata la tua
tattica di seduzione:che dici Peter? Gli avrà recitato l’intera procedura per
creare una perfetta Felix Felicitis o lo avrà incantato con i movimenti della
sua bacchetta mentre trasfigurava il suo letto in un delfino?-disse tra le
risate James, stringendo più forte la mano dell’amico. Quest’ultimo,dopo aver ponderato se fosse più conveniente rimanere
impassibile ed evitare le ire della Evans oppure scegliere la strada della
perdizione e unirsi alle risate del suo amico, scelse la seconda: d’altronde
era un Maradeur! Lily era livida: come si permetteva di prenderla in giro adducendo
che non avesse una grande femminilità! Lei era una bella ragazza, aveva frotte
di ammiratori ai suoi piedi! Con un ringhio (a dire il vero ben poco femminile) afferrò la prima
cosa che si ritrovò sotto mano,un cuscino, e lo lanciò contro James. Sfortunatamente il suddetto cuscino era vecchio quanto il trisnonno
Potter e,non appena entrò in collisione con il volto di James (sì,Lily tra i
suoi vari pregi vantava anche una mira perfetta!) esplose riempiendo di piume
il giovane. Calò un silenzio di tomba. Sia Lily che Peter guardarono con orrore il loro compagno di casa,
la prima perché temeva le ovvie conseguenze delle sue azioni, il secondo perché
l’idea di vedere l’ennesima sfuriata da parte dell’amico non lo esaltava. James,totalmente ammutolito (e ricoperto di piume), liberò la mano
dalla stretta di Peter e la alzò a livello del volto,constatando che anch’essa
era ricoperta di piccole piume candide. Poi un ghigno si dipinse sul suo volto. -Peter, noto che sei particolarmente pulito stasera- Minus realizzò nella frazione di un nanosecondo ciò che il suo amico
aveva in mente:-James, no! Lo sai che non sopporto le piume-gemette,mentre
cominciava ad arretrare sul divano. -Ohhh,non ti preoccupare,me lo ricordo,me lo ricordo- E con un balzo gli fu addosso. Caddero sul divano e cominciarono a rotolare sul tappeto, in una
nuvola di piume candide. Peter,dopo i primi venti secondi,in cui aveva
continuato a chiedere pietà, cominciò a difendersi strenuamente dal proprio avversario.
Le sue armi? Il solletico e i morsi. Lily era rimasta sbalordita ma,davanti a quel groviglio di corpi in
lotta,contornati dalle piume implacabili, cominciò a ridere: non aveva mai
visto nulla di tanto spassoso in vita sua! Rise talmente tanto che dovette sedersi pur di non cadere per terra! James e Peter,dinanzi alla reazione del tutto inaspettata della loro
compagna, si fermarono e ,dopo essersi guardati a vicenda, scoppiarono
anch’essi a ridere. Alexis Potter li guardava dalla cucina,un sorriso appena accennato
sulle labbra sottili.
# # #
La
mattina seguente James si alzò presto. Nonostante fosse andato a letto meno di quattro ore prima si sentiva
pieno di energie e non vedeva l’ora di mettersi all’opera. Con il sorriso sulle
labbra si lavò i denti,il viso e cercò pure di pettinarsi i capelli. Ma quelli
non avevano la minima voglia di farsi domare e quindi il giovane desistette
all’idea che per una volta nella propria vita avrebbe potuto vantarsi di avere
una frangia più o meno decente. Tornato in camera,dopo aver tirato fuori dal baule nell’armadio con
estrema fatica la colonia che gli aveva regalato Sirius a Natale,se ne spruzzò
un poco addosso. Così la smetti di puzzare come un caprone gli aveva detto
lui,quando lo aveva fissato perplesso,la boccetta appena scartata in mano. Naturalmente
si erano azzuffati come dei pazzi,gridando a più non posso ( Io non puzzo aveva
urlato James mentre lo trascinava a terra assieme a sé ) e insultandosi come
degli scaricatori di porto ( Certo che puzzi come un caprone,stupido idiota,
non vedi come tutti si scostano quando passi tu aveva ribattuto Sirius
mentre gli si buttava addosso con la sua tipica grazia di
elefante,schiacciandolo a terra). Fischiettando, scese le scale e si diresse verso la cucina. Aveva
una fame tremenda! Era da più di una settimana che si rifiutava di mangiare
qualsiasi cosa che non fosse cereali e non vedeva l’ora di mettere sotto i
denti un succulento tacchino, sebbene fossero appena le sette della mattina. La cucina era deserta e il ragazzo,sorridendo tra sé, cominciò a
tirare fuori dall’armadio il pentolame necessario alla sua “colazione”. Poi si
diresse verso il loro frigo di ultima generazione, vanto e gioiello
inestimabile di sua madre, e ne estrasse un tacchino di dimensioni
considerevoli, un maschio probabilmente. Armato di un coltello che somigliava più a una mannaia,che
probabilmente sua madre aveva rubato dall’officina dello zio Wincester, il
falegname ufficiale della famiglia Potter, si apprestò a tagliare il povero
volatile. -Non avrai mica intenzione di cucinare quel affare?- James con la mannaia a mezz’aria si voltò: Remus lo fissava
con aria assonata e vagamente perplessa dalla soglia della cucina. -Certo,altrimenti perché avrei tirato fuori tutte quelle pentole!-
rispose lui,indicando il pentolame vario che aveva accatastato in malo modo sul
tavolo della cucina. Lupin assunse un’espressione ancora più perplessa,ma si limitò ad
alzare le spalle e si diresse verso la dispensa cominciando a tirare fuori
latte e cereali. Rimasero in silenzio per più di dieci minuti:uno che fissava con
aria critica il povero pennuto,chiedendosi se fosse meglio cominciare a
tagliare partendo dalla coscia o tagliargli senza troppe cerimonie la testa per
poi sventrarlo partendo dal collo; l’altro invece ostentava
indifferenza,mentre,seduto al lato opposto del tavolo, mangiava i suoi cereali. In realtà un occhio più attento sarebbe stato in grado di scorgere
il sottile gioco di sguardi furtivi che i due ragazzi avevano cominciato subito
dopo il loro breve scambio di battute. Nessuno dei due aveva il coraggio di rivolgere la parola all’altro:
c’erano troppe cose non dette tra loro, troppe volte si erano
aggrediti,feriti,umiliati in quelle due settimane. Le ferite bruciavano, gli
insulti giacevano in una parte ben visibile della loro memoria. Sembrava quasi
che,dopo quella notte, fossero diventati due estranei; più di una volta Peter
aveva cercato di farli ragionare ma non c’era stato verso. Il problema? Entrambi ritenevano che l’altro fosse la causa del
tradimento di Sirius. D’altronde perché il loro amico avrebbe dovuto tradirli in quel
modo? Non aveva nessun motivo razionale ed entrambi ritenevano che la famiglia
Black fosse ormai un ricordo lontano nella mente del loro amico. L’unica
soluzione a cui entrambi erano giunti, dopo aver deposto la rabbia nei
confronti dell’amico, era che uno dei Maradeurs lo avesse deluso o ferito
profondamente,tanto da spingerlo a compiere un’azione tanto efferata. Peter lo avevano escluso entrambi a priori: non aveva degli
strumenti,un’amicizia tanto profonda con Sirius da ferirlo in una maniera così
dolorosa. Gli unici rimasti erano loro due, uno di loro due era il colpevole. Spesso Peter aveva cercato di dissuaderli dal pensare una cosa del
genere : Nessuno di noi ha ferito Sirius. Ha perso la testa, ha fatto tutto
da solo e voi lo sapete bene,quindi smettetela di accusarvi per qualcosa che
non è stata provocata da nessuno,se non da Paddy stesso.
Poi James, mentre con lentezza faceva aderire la lama del coltello al collo
fragile dell’animale, ebbe una folgorazione: rivide gli occhi ridenti di Sirius
a Natale,quando,a cavalcioni su di lui,aveva riso delle sue espressioni di
finto dolore, si ricordò della sua risata,quella risata tanto simile ad un
latrato,le sue mani energiche che lo afferravano per le spalle e lo tiravano
su, porgendogli gli occhiali. Allora Sirius emanava calore ed allegria, lo
aveva sempre fatto da quando lo aveva conosciuto. Ma non a febbraio. Non si ricordava il momento preciso,l’esatta frazione di attimo in
cui il suo amico aveva perso il suo calore. Forse subito dopo San Valentino,o
accaduto prima? Al momento non ci aveva fatto caso,troppo perso com’era a
cercare di sedurre la Evans, ma ora rammentava che una settimana prima di
quella notte Sirius era diventato una persona completamente diversa:più
taciturno, più freddo,alla sera,invece di ubriacarsi con la Butterbeer che
avevano sottratto a Hogsmeade, preferiva andare a letto presto,chiudendo le
tende attorno a sé,cosa che non faceva dal secondo anno, quando i Maradeurs si
erano formati. Perché non se n’era accorto? James sospirò e posò il coltello sul tavolo:- Sai,Remus, mi sono
chiesto migliaia di volte il perché Sirius si sia comportato in quel modo,
ma,per quanto mi sforzassi, non mi veniva in mente una sola spiegazione logica- Remus lo fissò in silenzio,la tazza abbandonata a lato. - Allora la risposta logica che mi sono dato è stata che qualcuno di
noi lo avesse ferito in maniera irrimediabile, perché -ti ricordi?-quella
notte,quando ti ho allontanato da lui,sembrava che stesse per impazzire dal
dolore-disse passandosi una mano tra i capelli. -Ti ho accusato perché sei l’unica persona in grado di fargli del
male oltre a me. Mi sono escluso a priori,perché ero sicuro di non aver fatto
nulla di sbagliato, di essermi comportato da amico come sempre- un sospiro- e
forse è proprio in questo che ho sbagliato … perché Sirius per arrivare a quel
punto deve aver incubato tutto per più di una notte. Lui stava soffrendo già da
tempo e io,da bravo coglione, non me ne sono minimamente accorto!- Strinse i pugni e con rabbia fissò il muro davanti a sé: come poteva
essere stato così sciocco? Non solo non si era accorto del malessere di Sirius,
ma aveva addirittura accusato Remus di tutto! -Mi sa che siamo in due- sussurrò Remus,mentre giocherellava con la
sua tazza:- Ci ho pensato anch’io un migliaio di volte,mi sono scervellato
tutte le notti per trovare una spiegazione e stanotte,quando ti ho sentito piangere,
mi sono reso conto che non potevi essere tu il solo colpevole- Un sorriso amaro gli si dipinse sulle rabbia: - Hai ragione, Sirius
probabilmente stava già soffrendo da tempo e persino Frank se ne era accorto- Potter lo fissò interrogativo. Remus lo guardò a sua volta;poi,con un sospiro, si passò una mano
tra i capelli: -Una settimana prima di…di quella sera, Frank è venuto da me in
biblioteca,dicendomi che mi voleva parlare- James poggiò il coltello sul tavolo. - Ti devo parlare mi ha detto e io allora l’ho invitato a
sedersi Hai notato qualcosa di strano in Sirius? L’ho guardato e gli ho risposto che no,non avevo notato nulla
di strano in Sirius,forse che era un po’ di malumore,ma nulla di più. Allora
lui ha sospirato e ha cominciato a tamburellare con le dita sul tavolo,sai,come fa lui quand’è nervoso- Potter annuì in silenzio. - Vedi Remus,io non mi permetterei mai di intromettermi nella
vostra amicizia, voi avete il vostro gruppo,io il mio, quindi non è che io
voglia impicciarmi negli affari vostri, mi conosci,no?
Al che ho annuito e lui ha continuato Però è da più di una settimana che vedo che Sirius diventa sempre
più cupo,più triste e né tu né James sembra che ve ne siate resi conto. L’altra
notte,quando James e Peter erano in punizione e tu di ronda, mi è
sembrato addirittura di sentirlo piangere.- Remus smise di parlare e si alzò dal tavolo: -Capisci che quando mi
sono sentito dire certe cose, non ho potuto crederci, James. Non era possibile
che Sirius stesse così male da piangere. Noi ci siamo sempre detti
tutto:sicuramente,se fosse stato così male,ce lo sarebbe venuto a dire. Così ho
ringraziato Frank e gli ho detto che gli avremmo parlato- Un sospiro. -Non gli ho parlato,né quella sera,né dopo. Sono stato dannatamente
superficiale e solo ora mi sono ricordato che nell’ultimo periodo aveva
cominciato a lamentarsi di una strana allergia che gli faceva irritare gli
occhi,nello stesso modo in cui si irritano quando uno piange a lungo- Con passi lenti,quasi circospetti,si avvicinò all’amico,posandogli
una mano sull’avambraccio:- Quindi i coglioni sono due,James,non uno- gli disse
guardandolo negli occhi con fermezza:-Però non possiamo mollare. Dobbiamo
salvarlo,glielo dobbiamo!- Potter si voltò a guardarlo,poi annuì:- Già,glielo dobbiamo- Si sorrisero a vicenda e,così,senza preavviso,si
abbracciarono,sentendo come la tensione venutasi a creare tra loro si dissipava
lasciando posto a una piacevole e familiare sensazione di calma. Erano di nuovo
uniti ed pronti ad affrontare il futuro assieme. -Bene,e ora,caro Moony, sei obbligato ad aiutarmi a tagliare questo
dannato pennuto,ho una fame da lupo-esclamò James,sciogliendosi dall’abbraccio
e brandendo con nuova convinzione la mannaia. Remus rise: -Ehm, Prongie,sei sicuro di sapere come si fa a tagliarlo- L’altro ragazzo lo guardò oltraggiato:- Certo che lo so, e poi non
ci vorrà mica una laurea per affettarlo come si deve. Lupin lo guardò con aria sufficiente:- Aha,…senti James,perché non
lasci a me questo lavoro e ti dedichi al contorno di patate,mi ricordo che
l’ultima volta eri riuscito a farle anche in una maniera vagamente
decente,senza farle bruciare tutte intendo- disse prendendo dalla mano del suo
compagno di casa la mannaia e cominciando ad analizzare con aria più esperta il
povero volatile,che ormai non vedeva l’ora di essere affettato piuttosto che
stare ad ascoltare i discorsi strampalati di quegli altrettanto strambi ragazzi. Potter lo guardò con aria altamente offesa,ma fece quello che gli
era stato chiesto. -Se Sirius e Peter fossero stati qui,avrebbero difeso a braccia
aperte le mie doti di macellaio- -Se Sirius e Peter fossero stati qui,il primo ti avrebbe sfilato di
mano il coltello e il secondo avrebbe aiutato me e Sirius a legarti ed
imbavagliarti alla sedia- -Non è vero,io non….-
La
discussione continuò ancora a lungo, tanto che all’alba delle dieci,quando il
tacchino,messo in salvo dalle mani di James nel forno, cominciò ad assumere un
colorito vagamente appetitoso e Peter e Lily scesero per fare colazione, i due
stavano ancora discutendo. Ma,come si suol dire, il peggio era passato. I Maradeurs erano tornati uniti ed erano pronti a tornare
all’attacco. E a riprendersi Sirius Black.
Naturalmente
mangiarono tacchino per tre giorni di seguito.
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Note:
Un
capitolo lungo ma vagamente statico. Non ho potuto fare altrimenti, poichè,dato
il salto temporale che ho fatto con il capitolo precedente, dovevo darvi
un'idea di cosa stesse passando per la testa ai Maradeurs. Naturalmente vi
chiedo scusa per il ritardo,ma cercate di capire,sono al primo anno di
università e devo darmi da fare fin dall'inizio se voglio superare gli esami!
Ringraziamenti
Per Chloe 89: ti ringrazio per la recensione,sono
contenta che questa fic discontinua continui a piacerti!
Per Viky Lunastorta: con tutti questi complimenti mi lusinghi,spero che questo
mio nuovo capitolo ti piaccia tanto quanto gli altri.
Ringrazio poi Pikkola Prongs che ha avuto il coraggio di affermare,nel forum, che sono una brava scrittrice di ff: grazie per
avere avuto questo coraggio da leone!
Direi
che per stavolta è tutto.
Fatemi sapere che ne pensate!