Gifts and curses

di Anna Mellory
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Le differenze tra te e me ***
Capitolo 3: *** Rabbia e pazzia ***
Capitolo 4: *** La pace prima della tempesta ***
Capitolo 5: *** Istinto feroce e azioni calcolate ***
Capitolo 6: *** La vera natura dell'anima ***
Capitolo 7: *** Baratro ***
Capitolo 8: *** Sotterfugi ***
Capitolo 9: *** Gli errori degli altri ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Richiuse la porta del dormitorio con una lentezza esasperante,quasi non avesse la forza per portare a termine quel semplice ge

Richiuse la porta del dormitorio con una lentezza esasperante:la luna era appena calata e lui,dopo l’ennesima capatina alla Stamberga Strillante si sentiva più stanco che mai. Attraversò la stanza con passi  pesanti e una volta arrivato al letto ci si buttò sopra a peso morto.

Il contatto fu brusco e sgradevole:le ferite che si era procurato quella stessa notte ricominciarono a bruciare dolorosamente e sentì il suo corpo tremare per il dolore.Strinse spasmodicamente le lenzuola e soffocò le la lacrime che cercavano di uscire,quasi per alleviare il suo dolore.Ma stavolta il piangere non l’avrebbe portato a nulla.Questa volta erano finiti nei guai,guai seri.

Tutti e quattro,i mitici Maradeurs, coloro che avevano dato più problemi a Hogwarts dopo la fondazione della scuola stessa e che non erano mai stati beccati in flagrante da nessun insegnante, rischiavano l’espulsione. E per una cazzata poi!

Beh,ripensandoci bene non era stata proprio una cazzata quella di condurre Severus Snape,loro acerrimo nemico fin dal primo anno, nella Stamberga mentre lui era trasformato in licantropo.La cazzata l’aveva fatta,Sirius.

Ma perché? Che cazzo gli era passato per la testa a quella zucca vuota mentre faceva una cosa simile?

Stupido, egoista, idiota: se voleva davvero uccidere quell’idiota di Snape perché non l’aveva fatto di suo pugno? Perché aveva dovuto coinvolgerli tutti e quattro?

Oh la sapeva bene la risposta: il caro Sirius faceva parte dei Black no? E allora per la sua famiglia non ci sarebbero stati problemi a fargli evitare l’espulsione,non erano forse una delle famiglie più potenti di maghi in tutta Inghilterra?

Ma lui,James e Peter non erano ricchi quanto lui:sarebbero stati espulsi e forse imprigionati per tentato omicidio.Beh lui di certo sarebbe stato cacciato dalla comunità magica,bollato come animale pericoloso o forse ucciso.

Lacrime cominciarono a scendere sulle sue gote:non voleva,non voleva lasciare Hogwarts, la sua unica casa.Sua madre non sarebbe stata in grado di mantenere entrambi per un anno intero,invece che per i soli tre mesi estivi.L’avrebbe portata nella rovina e nella miseria, come già era successo nove anni prima,in quella terribile notte in cui suo padre era morto e lui era diventato un licantropo.

Non voleva che tutto ciò accadesse di nuovo per colpa di uno stupido egoista che una volta aveva creduto suo amico.

-Ti odio Sirius-mormorò prima di addormentarsi sul letto.

 

# # #

 

Con lentezza fece adagiare il corpo sottile dell’odiato Mocciosus sul lettino mentre l’infermiera,Mrs Green, rovistava nei cassetti attorno a lui,in frenetica ricerca delle medicine adatte a curare il ferito.

La bocca di James formò una piega di disgusto quando si accorse,rialzandosi,che i suoi vestiti erano macchiati del suo sangue,del sangue della persona che più aveva odiato in vita sua e che ora si trovava nel ruolo dell’innocente vittima mentre lui e i suoi amici in quella dei crudeli assassini.

-Signor Potter desidero una spiegazione a tutto questo-la voce irosa della donna lo risvegliò dai suoi pensieri.Mrs Green,solitamente una donna dolce e generosa,che ogni volta che lui dopo una partita di Quiddich finiva in infermeria ormai per abitudine regalava caramelle di ogni tipo, ora lo fissava accigliata, il viso dalle morbide fattezze trasformato in una maschera di severità.

-Ecco io….in verità vede io non…-“Sirius in che pasticcio mi hai cacciato”.

Fortunatamente a salvarlo dalla donna di fronte a lui e dal confronto con ciò che era accaduto la notte stessa fu Albus Dumbledore,che ancora vestito in vestaglia, prego Mrs Green a curare il malato. Seppur sbuffando,la donna si  allontanò da James e cominciò a curare l’altro giovane,che giaceva in condizioni piuttosto malridotte.

-Signor Potter gradirei che lei raggiungesse il suo dormitorio,ho gia pregato anche il signor Minus e Lupin di fare la stessa cosa.-

James registrò ciò che Dumbledore  e subito si accorse che c’era qualcosa che non andava.Cercò Dumbledore e vide solo la porta che si chiudeva.Un tremito alla schiena lo convinse a inseguirlo.

Fortunatamente era abbastanza veloce a correre e in pochi attimi riuscì a raggiungere il professore.

-Professor Silente cosa ci succederà adesso? Saremo espulsi dalla scuola?-chiese trepidante.

E sbagliò.

Se c’era una cosa per cui Albus Dumbledore andava fiero era la sua pacata e infinita pazienza.Inutile dire che quella sera il suo stato d’animo era tutt’altro che pieno di pazienza.

L’occhiata che riservò a James fece gelare il sangue al giovane mago.Poi parlò.

-Per quello che mi riguarda voi non sarete cacciati, starà agli altri insegnanti decidere.Per quanto riguarda il giovane Black me ne occuperò personalmente-

-Ma perché solo lui?-chiese di scatto Potter, ergendosi inconsapevolmente in difesa di quello stasso amico che li aveva messi tutti nei casini.

-Non sono affari che la riguardino-e con questo il professore si diresse con passo deciso verso il proprio studio.

 

James rimase per parecchi minuti imbambolato nel corridoio, incapace di pensare coerentemente.Era successo tutto troppo in fretta.Faceva fatica  a capire perché Sirius avesse fatto una cosa del genere,faceva fatica a capire il comportamento di Dumbledore, faceva fatica a capire se stesso e i suoi tre più cari amici.

Nell’ultimo periodo i loro rapporti si erano irrigiditi: non parlavano più di tutto quello che gli capitava a tiro, andavano male a scuola, litigavano per cazzate tutti i giorni…

Eppure avrebbero dovuto essere contenti: erano finalmente diventati Animagi e utte le notti di luna piena,ora, accompagnavano Remus al Platano Picchiatore, dove si trasformavano a facavano divertentissime scorribande.

Ora però sembrava che si divertissero più in forma animale che umana.

Comunque tutta questa situazione non quadra: ci deve essere successo qualcosa per arrivare a questo.Voglio capirlo.Devo capirlo”

E con questi propositi si affretto verso il dormitorio.

 

# # #

 

Strinse spasmodicamente la manica della sua maglietta e ricominciò a salire le scale, in direzione del dormitorio del Grifondoro. La professoressa McGranitt era stata molto chiara in proposito:o si precipitava immediatamente nel suo letto senza proferire alcuna parola, o le speranze di rimanere nella scuola si sarebbero volatilizzate.E lui questo non lo voleva.

Amava quella scuola quasi quanto Moony. Quell’edificio era riuscito a dargli delle certezze,delle aspirazioni che prima non aveva.D’altronde la famiglia Minus era conosciuta per la crudeltà con cui cresceva i propri discendenti.E sua sorella ne era stato l’esempio.

 

Percorse le ultime scalinate con il fiatone grosso,con quasi l’impressione di avere la McGranitt.Non l’aveva mai vista così arrabbiata.D’altronde però come biasimarla: stavolta non era stato qualche petardo in Sala Grande a suscitare la sua ira.

Stavolta avevano quasi ucciso una persona.Certo non che fosse una persona di fondamentale importanza,anzi sarebbero stati in molti a tirare un sospiro di sollievo per la scomparsa di Mocciosus, ma "una persona è pur sempre una persona" era stata la risposta urlatagli nell'orecchio dalla McGranitt.Alle volte il perbenismo di quella donna unito all'indulgenza del preside gli davano il voltastomaco e un potente prurito si appoderava delle sue mani: insomma tutti gli studenti della scuola sapevano che presto o tardi Snape sarebbe finito sulla cattiva strada,e tutto si sarebbe risolto se loro lo avessero espulso dalla scuola impedendogli di apprendere incantesimi e formule che gli sarebbero stati utili per la sua carriera di stregone oscuro.

E invece no, loro erano sicuri che quel ragazzo in fondo fosse una brava persona, che in fondo non avrebbe utilizzato gli incantesimi per scopi malvagi, che in fondo sarebbe rimasto dalla parte dei buoni.

-Molto in fondo però-sussurrò ridacchiando.

Arrivò di fronte al ritratto della Signora Grassa e, dopo essersi lambiccato il cervello un paio di minuti, svegliò l'occupante del quadre, reduce di una bella sbronza, disse la parola d'ordine ("Burrobirra") ed entrò nella sala del Grifondoro.

 

Notò immediatamente la figura scura seduta davanti al caminetto della loro sala comune.Vide James spostare la sua attenzione dal fuoco scoppiettante alla sua figura;rabbrividì.

Dire che il suo giovane compagno di stanza fosse infuriato era poco:la rabbia malcelata che si nascondeva dietro i suoi occhi fece valutare a Peter che non sarebbe stata una cattiva idea quella di uscire nuovamente dalla Torre del Grifondoro,rischiando di affrontare di nuovo le ire della loro professoressa di Trasfigurazione.

"Sempre meglio che affrontare un James incazzato e forse anche violento"pensò Minus,cominciando a muovere dei passi verso l'uscita.

-Remus sta piangendo-

La notizia lo gelò sul momento:sapeva che il suo amico era molto sensibile,ma da lì a piangere...

Questo non fece altro che rendergli  ancora più chiara la situazione di merda in cui si trovavano.

Strinse i pugni grassocci e sentì un lieve pizzicore impossessarsi dei suoi occhi:perchè doveva finire in quel modo?

-Peter-

La voce sommessa di Potter gli fece alzare il viso:incontrò gli occhi lucenti di lacrime dell'amico che,silenziosamente,sembravano chiedergli aiuto.

-Io...io...io non so come consolarlo,insomma di solito era Sirius che pensava a queste cose, emh...cioè che pensava alui quando non stava troppo bene-disse mentre cominciava a singhiozzare- Dio,perchè sta succedendo tutto questo?Perchè Sirius l'ha fatto?-

Si coprì gli occhi con le mani e cominciò a piangere disperatamente.

Allora Peter andò al suo fianco,lo abbracciò un   goffamente e cerco di consolarlo,sentendosi libero anch'egli di piangere il suo dolore,la sua frustrazione e la sua paura,mentre la notte si allontanava e cedeva il posto ad un'alba rossastra e cupa.

 

 

Note:

La ff si colloca la notte in cui Snape viene ferito.Ci sarà un di mescolanza tra nomi inglesi e italiani e me ne scuso già in anticipo.

Mellory

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Le differenze tra te e me ***


Sentì la fredda aria mattutina penetrare all’interno dei suoi vestiti,facendole gelare il sangue nelle vene, ma non ci fece caso

Sentì la fredda aria mattutina penetrare all’interno dei suoi vestiti,facendole gelare il sangue nelle vene, ma non ci fece caso. I lunghi capelli scarmigliati volteggiavano attorno a lei,mentre con passo veloce saliva le scale che portavano all’infermeria. Non si era dimenticata gli inverni gelidi che Hogwarts propinava ai suoi abitanti. Si sarebbe fermata volentieri ad ammirare lo spettacolo del paesaggio illuminato dalla nascita di un nuovo giorno ma non poteva.

Sirius era nei guai,guai seri stavolta.

Il suo adorato cugino,l’unica persona che l’avesse mai accettata per ciò che era, aveva attaccato senza motivo uno degli Slytherin più importanti della Casa, Severus Snape. Sapeva che i due ragazzi non erano mai stati in buoni rapporti,d’altronde non era un caso se il migliore amico di quello Slytherin era proprio Regulus. Quel bambino,che una volta adorava il proprio fratello come un dio,era diventato la mente fredda e diabolica che Walburga e suo marito avevano sempre desiderato. Ciononostante non riusciva a capire perché Sirius fosse arrivato a tanto:le aveva sempre ripetuto che pur di non avere contatti con la famiglia Black non rispondeva nemmeno alle provocazioni velenose che suo fratello ogni giorno gli lanciava. La McGonagall non le aveva detto nulla in proposito e forse era proprio per questo che l’avevano convocata:doveva cercare di capire il motivo di una simile pazzia da parte di suo cugino. Si sentì stringere il cuore in una morsa,affrettò il passo.

Ted la guardò preoccupato:ogni volta che si trattava della sua famiglia,i Black, Andromeda perdeva la testa. Albus Dumbledore quella notte li aveva convocati d’urgenza ad Hogwarts, non avevano neppure avuto il tempo di affidare la piccola Ninphadora ai suoi genitori. Ma d’altronde non avevano avuto scelta. Sebbene Ted fosse un babbano, comprendeva perfettamente la gravità della situazione.

Sirius gli era sempre piaciuto:era allegro,scanzonato,divertente,quasi un fratello minore per lui. Ogni volta che veniva a far visita a casa loro (di nascosto,naturalmente,i Black non avrebbero mai permesso che il futuro capofamiglia frequentasse dei rinnegati) l’ambiente si rallegrava e Andromeda ritornava ragazzina:dimenticava di avere già vent’anni e rideva proprio come piaceva a lui,con quella risata cristallina che l’aveva affascinato quando l’aveva conosciuta. Ninphadora, la sua adorata figlia,aveva un’adorazione spropositata per suo zio e quando lo vedeva i suoi capelli cambiavano colore di continuo per la felicità.

Ma sapeva che Sirius fingeva di essere felice:nei suoi occhi grigi spesso leggeva la disperazione di un adolescente che cerca disperatamente di non sprofondare nel dolore. Né lui,né sua moglie erano sciocchi:ad ogni sua visita,quel ragazzo sfoggiava sempre una cicatrice nuova. Non era un caso se indossava quasi sempre pantaloni lunghi e maglioni nei periodi successivi al suo soggiorno a Grimmauld Place.

Era terribilmente preoccupato:non era una situazione facile stavolta e temeva che sia Sirius che Andromeda ne sarebbero usciti feriti più che mai. Quest’ultima poi,dopo che se ne era andata di casa ed era stata diseredata, aveva una paura folle della propria famiglia e cercava in tutti i modi di stare lontana dal mondo magico,specialmente per proteggere la loro figlia.

Finalmente le scale terminarono e la donna si diresse con sicurezza lungo il corridoio che portava all’infermeria;dinanzi alla porte si imbatterono nel preside della scuola.

-Andromeda,Ted-

-Come sta?-chiese subito la donna,tremando leggermente.

Lo sguardo dell’uomo non presagiva nulla di nuovo e Ted strinse di più al proprio corpo quello della figlioletta addormentata.

Dumbledore sospirò:-Poppy gli ha appena dato un sedativo,era fuori di sé-

-Posso vederlo?-

-Sì e magari cerca di capire anche perché ha fatto tutto questo,almeno per cercare di difenderlo dai suoi genitori-

Un brivido corse lungo la spina dorsale dei coniugi:-Quando arriveranno?-chiese Ted cercando di non apparire troppo spaventato.

-Gli manderò un gufo tra un’ora. Inoltre vorrei che al loro arrivo ve ne foste già andati-disse con calma.  

-Non posso lasciarlo solo-disse Andromeda stringendosi nervosamente le mani.

L’uomo la guardò comprensivo:-E’ per il tuo bene Andromeda,sai bene che potrebbe essere pericoloso,per te ma specialmente per tua figlia-disse guardando la piccola.

-E’ mio cugino Albus,sai bene che stavolta non avranno pietà per lui-urlò la donna,facendo svegliare la bambina. Quest’ultima si strinse di più al corpo del padre e guardò con occhi sgranati la propria madre:non l’aveva mai sentita gridare.

-Mamma…-disse allungando una piccola mano.

Andromeda la prese dalle braccia del marito e cominciò a cullarla,non voleva che la figlia la vedesse piangere. I due uomini la osservarono in silenzio finché la bambina non ricadde nuovamente tra le braccia di Morfeo.

-Lo sai che è troppo rischioso,Andy- disse Ted riprendendo la bambina tra le braccia-i Black sono una famiglia maledetta,hanno già cercato di distruggerti,hanno già distrutto Narcissa e Bellatrix…-

-E’ proprio per questo che devo difenderlo,devo difendere Sirius da quei mostri che gli vogliono far vendere l’anima al diavolo. Lui ha già sopportato troppo: essendo il futuro capofamiglia avrà sofferto le pene dell’inferno. E per che cosa,poi?Perchè è finito a Gryffindor e non a Slytherin-

Cadde il silenzio e Dumbledore si ritrovò a sospirare:-Se questa è la tua volontà,non ti tratterrò Andromeda. Porterò Ted e tua figlia nel mio studio,lì saranno al sicuro-

La donna annuì brevemente e aprì la porta dell’infermeria.

-Andy-

Ted le si avvicinò e,facendo attenzione a non svegliare la bambina,le diede un leggero bacio sulla bocca:-Mi raccomando fa attenzione-disse fissandola ansiosamente negli occhi.

Andromeda gli sorrise e gli carezzò la guancia con la mano:-Bisogna che ti ricordi di farti la barba quando torniamo a casa-

L’uomo annuì e,dopo averle baciato il palmo della mano,seguì l’anziano preside sperando di non incappare in qualche essere magico troppo spaventoso.

 

# # #

 

Si sentiva completamente intorpidito:i rumori,gli odori,le voci gli giungevano lontani all’orecchio. Ma tutte queste cose non avevano importanza:aveva quasi ucciso Snape,svelato il segreto di Remus,tradito James e Peter….che importava se il resto del mondo continuava ad andare avanti?

Lui era finito:la sua famiglia,suo padre l’avrebbe ucciso,non potevano tollerare un simile affronto.

Sentì i suoi occhi bruciare e,senza riuscire a trattenersi,cominciò a piangere.

Era un idiota.

Aveva perso tutto e, purtroppo non poteva tornare indietro.

L’infermeria gli sembrava vuota e silenziosa. Nessuno studente era adagiato su quei letti bianchi; eppure era convinto di aver visto due ragazze fasciate da capo a piedi quel pomeriggio stesso. Forse Dumbledore le aveva spostate in qualche angolo del castello per non lasciarle assieme a lui.

-La solitudine è la sola cosa che ti meriti- era solita sussurragli sua madre,e ora Sirius era convinto che avesse ragione.

-Sei sveglio-sussurrò una voce gentile.

Sirius volse il capo e si trovò di fronte alla figura stanca di sua cugina:- Andy…?-

La donna sorrise e cominciò ad accarezzargli i capelli:-Come ti senti?-

Il ragazzo si sentì bruciare nuovamente gli occhi; si posò un braccio sugli occhi,mentre soffocava un silenzio. Andromeda lo fissò con tristezza;poi con un movimento deciso delle braccia spostò quelle di suo cugino dal volto:-Non puoi andare avanti così Sirius?-

-E cosa dovrei fare secondo te? Non ce la faccio ad andare avanti così,è una situazione insopportabile- gridò il giovane sedendosi di scatto sul letto.

-Questo lo so anch’io,ti avevo detto che sarebbe finita così ed è anche per questo che a Natale ti ho proposto di venire ad abitare con me e ….-

-Farnetichi Andromeda,lo sai perfettamente che non mi lasceranno mai andare via-urlò Sirius- sono il futuro capofamiglia,e,sebbene io abbia fatto di tutto per liberarmi di questo peso,non mi lasceranno mai in pace. Faranno di tutto per mettermi in riga e,se tu ti metterai in mezzo, non avranno alcuna pietà-

Cadde il silenzio.

Andromeda si ritrovò a maledire tra se la propria stupidità;suo cugino aveva ragione: quando si era trattato di lei i Black l’avevano lasciata andare perché all’interno della famiglia non aveva mai avuto alcun valore. Tutto il contrario delle sue sorelle: Bellatrix era il gioiello di sua madre,un modello di perfidia e glaciale superiorità che trovava l’approvazione dell’intera famiglia Black;d’altronde aveva sposato un Lestrange,una delle famiglie più influenti di Inghilterra,e, sebbene fosse sterile,era riuscita a mantenere l’alto prestigio della casata con impeccabile contegno. Poi c’era Narcissa, la piccola Narcissa che già all’età di quattordici anni sua madre aveva immolato alla causa facendola fidanzare con Lucius Malfoy,l’uomo che lei aveva respinto per sposare Ted.

Ma per Sirius le cose erano diverse:lui era il capofamiglia,colui che avrebbe dovuto guidare la nuova generazione della famiglia Black. Fin dall’infanzia quel giovane ragazzo dagli occhi grigi aveva sopportato le rigide regole dei suoi genitori,anteponendo i bisogni della famiglia ai propri, presenziando alle serate di gala più importanti del mondo magico alla tenere età di sei anni.

Come un piccolo soldatino di piombo,eseguiva i compiti impartitagli da mamma e papà senza ottenere mai nulla in cambio:le carezze,i baci non erano cose degne di un Black. Eppure,nonostante avesse imparato a memoria la rigida etichetta della famiglia,quel piccolo bimbo dagli occhi grigio,adorato e osannato dai propri coetanei, accettava con entusiasmo le coccole che Regulus,il suo fratellino,gli dedicava quando erano soli nella propria stanza,quello stesso fratello che ora lo derideva e faceva di tutto pur di fargli del male.

-Sono stata una sciocca-sussurrò Andromeda,asciugandosi le lacrime che le scivolavano lungo le guance;il ragazzo la fissò- ho sempre pensato che io e te fossimo nella stessa situazione,quando invece tu eri messo peggio di me. Non ho mai capito che,mentre io non ero indispensabile per i Black,tu lo sei. Tu sei il capofamiglia,lo sei da quando sei nato e io non ho mai pensato alla possibilità-soffocò un singhiozzo-…che tu abbia potuto soffrire più di me.

La donna tacque per un momento;poi guardò il ragazzo che,seduto su quel letto,sembrava più fragile che mai:-Mi dispiace Sirius….per non averti mai capito- sussurrò.

Il ragazzo sorrise con tristezza:-E come avresti potuto,Andy. I nostri mondi erano troppo simili ed allo stesso tempo troppo distanti. Tu sei diversa da me perché sei riuscita  a trovare il modo di scappare,ne hai avuto la forza,quella stessa forza che io non ho mai avuto-disse accarezzandole la guancia.

Andromeda strinse quella mano:-Mi hanno lasciato scappare Sir perché io per loro non avevo alcun valore:c’erano Narcissa e Bellatrix,che importava della sorella fedifraga!-

Sirius la guardò in silenzio;poi spinse la cugina a sedersi sul letto e l’abbracciò,affondando il capo tra morbidi capelli,simili ai suoi per il colore ma distinti per il profumo,un profumo che sapeva di libertà.

-Hai valore per me Andy -sussurrò stringendola più forte –hai valore per me-

La donna singhiozzò e,dopo aver scostato il capo del cugino dal proprio petto,gli diede un bacio sulla fronte,sentendosi scioccamente felice.

 

# # #

 

Note:

 

per prima cosa serve un chiarimento:quello che in questa ff ho postato come prologo,in realtà in principio era il primo capitolo di un’altra mia ff,intitolata “Maradeur’s friendship”,di cui avevo postato anche il secondo capitolo. Poi però ho deciso di interromperla e infine di cancellarla perché,sebbene l’avessi finita,mi pareva parecchio superficiale.

L’idea iniziale rimane comunque la stessa:mostrare cosa accadde la notte in cui Sirius giocò quel brutto “scherzo” a Snape, cosa lo spinse a fare un’azione del genere e come reagirono gli altri tre Maradeurs.

L’elemento che invece ho aggiunto (e si vede già da questo capitolo) sono certe mie elucubrazioni mentali riguardo i rapporti tra Sirius e la sua famiglia,approfondendo di conseguenza la figura di sua cugina Andromeda,personaggio che nel corso del tempo mi ha sempre più intrigato.

Per ultima,una giustificazione: il titolo “Gifts and curses” l’ho preso da una canzone dei The Yellowcard, e solo a posteriori mi sono accorta che c’era un’altra ff con un titolo simile di Chu (“Gifts and curses-solo un’altra banale storia d’amore”):mi scuso con l’autrice subito assicurandole che non avevo intenzione di copiarla.

Bene,direi che ho detto e fatto tutto.

Spero che questa ff in qualche modo astruso vi possa piacere!

Baci,Mellory

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Capitolo 3
*** Rabbia e pazzia ***


Erano le sei di mattina

Erano le sette di mattina.

Sebbene la sala comune fosse gelida, James Potter continuò a fissare imperterrito le ceneri del fuoco,che era stato testimone silenzioso del suo sfogo. Aveva pianto tra le braccia di Peter per una buona mezz’ora,cercando di soffocare la paura che aveva provato quella notte. Sua madre aveva ragione quando gli diceva che era ancora un ragazzino. Lo erano tutti, Sirius in particolar modo.

Il pensiero dell’amico gli fece prudere le mani:era stato un bastardo,come aveva potuto rivelare il segreto di Remus a quel viscido Slytherin? Aveva pensato a quali rischi sarebbero andati incontro tutti quanti loro? No,certo che no:lui era il grande Sirius Black,colui che va contro le regole,contro la sua famiglia,contro tutti. Spesso si era chiesto fino a quale punto sarebbe arrivato il suo amico:lui era irrequieto ma il fautore della maggior parte dei loro scherzi era Sirius. Ora aveva la sua risposta e,sebbene non gli piacesse neanche un po’,ormai non poteva fare nulla per evitare quel disastro.

Peter,seduto su una poltrona vicina,lo guardò preoccupato:aveva paura che James potesse commettere qualche sciocchezza,come andare in infermeria e prendere a pugni Sirius e,benché lo avrebbe fatto volentieri anche lui,era sicuro che non fosse la cosa giusta.

Il preside più di un’ora prima era venuto a rassicurarli riguardo la loro posizione all’interno della scuola e li aveva pregati di andare a letto. Certo,quella era una buona,un’ottima notizia ma ciò non era bastato a tranquillizzarli.

Remus,il dolce Remus era rinchiuso da più di un’ora nel loro dormitorio e si era rifiutato di aprire loro la porta. Sapevano che era estremamente deluso e ferito dal comportamento di Padfoot e,allo stesso tempo,si sentiva colpevole di aver potuto anche minimamente tentato di sfiorare con le proprio zanne una vita innocente (anche se quest’ultima era Severus Snape).

Si passò una mano davanti agli occhi gonfi di sonno e sbadigliò:non sapeva cosa fare.

James in quel momento era praticamente irraggiungibile e non aveva abbastanza confidenza per poter tentare di nuovo di parlare con Remus. La verità era che la chiave di volta all’interno dei Maradeurs era Sirius,lo stesso ragazzo che ora li stava distruggendo:se Prongs era giù di morale lui faceva qualche battuta stupida e lo rallegrava;quando Moony si rifiutava di compiere uno scherzo, Padfoot,con la sua incredibile abilità dialettica,smontava ogni sua minima obbiezione, convincendolo a partecipare ai loro “piani diabolici” con un sorriso sulle labbra.

-Peter-

- Umh? Che c’è James?-

Il cercatore si voltò a guardarlo:-Voglio andare in infermeria,vuoi  venire con me?-

Peter rabbrividì:-Non mi sembra una buona idea,sarebbe meglio evitare il contatto con Sirius per un po’-

-Meglio per noi o per lui?-chiese James sprezzante.

-Per lui ovviamente-

Entrambi i ragazzi si girarono di scatto: Remus,vestito con la divisa della scuola,scendeva le scale con un’ espressione indecifrabile in volto. Giunto vicino a loro Peter notò che aveva gli occhi gonfi per il pianto.

-Sei sicuro di stare bene,Moony?-chiese con voce stridula.

-Mai stato meglio Peter. Ora possiamo andare? Ho un intenso desiderio di spaccare la faccia a quel idiota-sibilò dirigendosi verso il ritratto.

James con sguardo risoluto si alzò per seguirlo.

-Lo sapete che non siamo autorizzati ad andare in giro per il castello a quest’ora e poi cosa credete di risolvere andando a prendere a pugni Sirius? Niente e lo sapete bene-gridò loro Peter alzandosi in piedi.

-E cosa pensi che dovremmo fare,eh Wormtail? Stare qui ad aspettare che Sirius ci chieda comprensione,come ha già un sacco di volte? E magari anche perdonarlo?-urlò Remus, dimentico del suo solito comportamento-non ne ho la forza,non ci riesco a perdonarlo stavolta,ha passato il limite-disse passandosi una mano sul viso,cercando di impedire alle lacrime di sopraffarlo ancora una volta.

-Non ti sto chiedendo di risparmiarlo,Rem- sussurrò Peter con voce afflitta- cosa pensate?Che io lo abbia perdonato? Ho rischiato anch’io la vita stanotte e la vista del sangue di Severus non mi ha certo fatto star bene. Solo vi chiedo di lasciarlo stare,solo per un po’. Tanto non faremmo che peggiorare le cose-

James non rispose;Moony,invece,forte del proprio dolore,digrignò i denti:-Voi avrete pure rischiato la vita,ma io stavo per diventare un assassino. Come pensi che mi debba sentire,eh Pet? Licantropo e anche quasi assassino-urlò

-Moony,abbassa la voce o ti sentirà tutto il dormitorio-

-Non mi importa un accidenti del dormitorio o degli studenti di tutta questa scuola. Tanto tra poche ore tutti sapranno che razza di mostro sono,un mostro che stava per uccidere un innocente. E per colpa di chi? Di quel idiota di Sirius,un ricco borioso che per tutta la vita non ha mai fatto altro che cercare di andare contro la sua famiglia. Non crederò mai più alle sue parole, né ai suoi discorsi gloriosi sulla amicizia,questa amicizia l’ha appena buttata nel cesso per i suoi scopi personali- singhiozzò -Vorrei tanto che avesse passato una vita simile alla mia,così forse avrebbe capito il vero significato del dolore-

L’atmosfera tra i tre ragazzi si caricò di tensione.

Remus era troppo stanco per sopportarla e fece l’unica cosa che poteva fare:aprì il buco del ritratto e uscì. Potter,dopo un attimo di indecisione, si apprestò a seguirlo.

-Lo sai che non è giusto -

-Neanche Sirius è stato corretto con noi:ha buttato cinque anni di amicizia alle ortiche per colpa di quel suo stupido comportamento impulsivo,ci ha traditi- sospirò –Se ci fosse un modo per evitare tutto questo lo farei Peter:Padfoot è quasi un fratello per me e ti assicuro che l’idea di spaccargli la faccia non mi rallegra neanche un po’ –

-E allora non farlo: ci penserà Dumbledore a punirlo,non serve una vendetta personale-lo pregò il ragazzo avvicinandoglisi.

James lo guardò con  tristezza:-Non ci riesco,non posso accett..-

-Potter,Minus che ci fate in piedi a quest’ora?-

Lily Evans,avvolta in una morbida vestaglia verde,li guardava con aria imperscrutabile dalla  scala che conduceva ai dormitori femminili;i due ragazzi le restituirono due sguardi diversi,Peter spaventato e James determinato. E Lily in qualche modo fraintese la situazione.

-State combinando qualche altro stupido scherzo,vero? Ma quando crescerete e capirete che è da bambocci continuare a comportarsi così?-li aggredì cominciando a scendere dalla scala.

-Senti,Evans,ho poco tempo da perdere per ascoltare le tue ramanzine quindi vattene-rispose James irato avviandosi verso il buco del ritratto.

-Non ti lascerò andare,non stavolta-urlò Lily correndo verso il ragazzo e afferrandosi al suo braccio.

E senza volerlo per liberarsi da quella presa fragile ma decisa James spintonò la ragazza,facendola cadere a terra.

Nella sala regnò il silenzio più assoluto.

Peter trattenne il fiato e James si rifiutò di credere a ciò che aveva appena fatto:aveva spintonato la Evans,la ragazza che da tre anni diceva di amare.

“Bella mossa James,complimenti”disse la vocina maligna all’interno della sua testa e il ragazzo con un impeto rabbioso si spinse fuori dal buco del ritratto e corse via,senza che Peter potesse fare nulla per fermarlo.

Lily intanto era rimasta seduta a terra,gli occhi spalancati rivolti a terra. Minus la guardò incerto sul da farsi:doveva avvisare Dumbledore delle intenzioni dei suoi due amici ma allo stesso tempo non poteva lasciare la Evans in quello stato.

Si chinò sulle ginocchia:-Tutto bene Evans?-chiese gentile.

La ragazza alzò lo sguardo e vide di fronte a se Peter che la guardava incerto;gli occhi le si riempirono di lacrime e,senza sapere il perché,si mise a piangere. Wormtail si spaventò:non aveva mai visto una ragazza piangere e lui non era molto bravo a consolare le persone.

Agì d’istinto e abbracciò la compagna di casa,che si avvinghiò a lui spasmodicamente;annusò il profumo che proveniva dai capelli della ragazza e pregò con tutto se stesso che quello fosse solo un sogno.

 

# # #

 

Nella maestosa dimora di Grimmauld Place il silenzio regnava sovrano.

Walburga Black, nobile e bellissima moglie di Orion Black,era seduta su un’imponente poltrona di velluto nero davanti al camino acceso. Erano appena le otto di mattina ma la donna era completamente sveglia e con sguardo attento leggeva l’ultima lettera che aveva ricevuto da parte di sua nipote Bellatrix. Quest’ultima la informava con orgoglio dell’ultimo incarico portato a termine da lei e suo marito per conto di Voldemort,un oscuro mago che si era fatto conoscere nell’ambiente nobiliare per il suo odio nei confronti dei babbani e dei mezzosangue,incontrando il favore di molte antiche casate, avverse all’avvento di tanti maghi dal sangue sporco nella comunità magica.

Né Walburga né Orion si erano mai interessati a questa situazione ma non si erano opposti quando il loro secondogenito Regulus aveva chiesto di poter entrare a far parte del gruppo di maghi scelti dallo stesso Voldemort,i Death Eaters. Sebbene la famiglia Black non si fosse ufficialmente schierata dalla parte di quel mago,aveva numerosi motivi per appoggiarlo.

-Buongiorno-

Suo marito,vestito della vestaglia da camera, entrò nel piccolo salotto e si sedette sulla poltrona di fronte alla sua:-Avete dormito bene?-chiese con voce sussiegosa.

-Molto,e voi?-rispose la donna,portandosi alle labbra la tazza di the e bevendone un piccolo sorso.

L’uomo la guardò:-Non quanto avrei voluto-rispose ammirando il profilo nobile della consorte.

Walburga gli era stata promessa quando aveva poco meno di nove anni:era di una bellezza impressionante,con quei lunghi capelli corvini,le mani eleganti e delicate,la vita sottile,le spalle armoniose. Come gli aveva spesso ripetuto sua madre,per lui era un onore aver sposato una simile bambola di porcellana.

Non l’amava,questo era certo.

Ma gli unici due amplessi in cui lei si era concessa,giusto per concepire i propri eredi, Orion li portava bene impressi nella propria memoria. Con atroce morbosità,ricercava la bellezza algida della moglie in locali babbani di dubbio gusto,dove le prostitute,incantate dal suo fascino,cedevano alle sue lusinghe. In hotel di infima categoria Orion montava quelle ragazzine spesso minorenni alla ricerca di un piacere che non arrivava mai;poi le uccideva:non voleva che ci fossero testimoni per questi suoi attimi di follia.

Pazzo e assassino.

Chissà se la sua algida consorte avrebbe avuto una qualche reazione sapendolo.

Finora nessuno se ne era accorto e la sua anima forse avrebbe potuto trovare un po’ di pace. Non grazie a sua moglie,questo era certo,ma per mezzo di uno dei suoi figli: entrambi i ragazzi avevano acquisito,infatti,la bellezza ereditaria della famiglia Black. Certamente Regulus sarebbe stato il candidato perfetto con quel suo carattere completamente sottomesso ai suoi voleri,ma,sebbene il ragazzo fosse dotato di un’avvenenza notevole,alcuni particolari ne avevano macchiato la perfezione:era molto alto ma anche terribilmente scarno e la carnagione pallida contribuiva a rendere il suo aspetto un po' esangue;non era un caso se suo fratello gli ripeteva spesso che Regulus era la sua copia da giovane. Orion detestava il proprio aspetto quanto la sua anima ed era per questo che non aveva scelto il suo secondogenito.

Ma Sirius…Sirius era perfetto.

La sua bellezza era stata palese all’età di due anni,quando al suo passaggio s’incantavano bambini ed adulti. Possedeva l’innata eleganza di Walburga e i suoi occhi argento,che ammaliavano e stregavano chiunque fosse sottoposto al suo sguardo. Aveva un carattere impetuoso e ardente e,anche se era finito in mezzo ai babbanofili Gryffindor,sapeva distinguersi dalla massa ed era uno degli studenti più invidiati della scuola.

-I signori mi perdonino-

L’uomo,distolto dai propri pensieri,rivolse lo sguardo verso Kreacher,l’elfo domestico adorato da sua moglie:-Cosa c’è?-chiese senza nascondere uno sguardo di completo disgusto.

-Kreacher non voleva disturbare ma è arrivata una lettera dalla scuola dei signorini e Kreacher ha pensato che i signori la volessero subito- rispose squittendo l’esserino,porgendo la lettera su un vassoio d’argento,agli elfi domestici non era infatti permesso di toccare i propri padroni.

Orion prese la lettera e,sotto lo sguardo attento della moglie, la aperse cominciando a leggerne il contenuto

-E’ accaduto qualcosa?-chiese la donna sorseggiando ancora il suo the.

Gli occhi dell’uomo si ridussero a due fessure, le mani accartocciarono la lettera gettandola poi nel fuoco;Walburga di fronte a quei gesti s’insospettì:-Che cosa è accaduto?-chiese con voce ferma.

-Sirius ci ha disonorato ancora-sibilò l’uomo in preda alla rabbia.

-In che modo?-gridò la donna visibilmente alterata- Orion Black,voglio sapere in che modo,lo esigo!-ripeté con un tono ancora più alto,sbattendo la tazzina di porcellana sul tavolo,per Walburga l’onore della famiglia Black era tutto e non poteva tollerare che il suo primogenito tentasse ogni volta di rovinare ciò che lei aveva costruito.

-Ha ferito gravemente Severus Snape,ora a San Mungo ricoverato d’urgenza-

-Questo è inammissibile, andrò subito a Hogwarts:intendo ritirare Sirius da quella scuola di babbanofili idioti. D’ora in poi prenderà lezioni private qui a casa,sotto la mia stretta sorveglianza-urlò la donna alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso la porta.

-Verrò anch’io, anche perché quel ignobile preside ci ha convocati per un colloquio-disse il marito alzandosi anch’egli in piedi.

La donna annuì gravemente;poi,si diresse verso le proprie stanze.

Orion fissò di nuovo le fiamme del fuoco.

E sul suo viso comparve un sorriso sadico.

 

# # #

 

Note:

come avrete notato,Peter ha un ruolo abbastanza rilevante in questo capitolo,e così rimarrà per gran parte della fic,suppongo. Naturalmente sarà probabilmente quello che però cambierà di più.

Per quanto riguarda la famiglia Black e soprattutto per Orion ho preso spunto dalla famiglia di Voldemort per delinearne il carattere: supponendo che per secoli i Black si siano imparentati tra di essi per mantenere il sangue puro, se nella famiglia di Voldemort Morfin era pazzo, lo stesso vale per Orion. D’altronde la stessa Bowling ci dice che,poiché i discendenti di Salazar non si mischiarono con altri maghi, le ultime generazioni erano formate da squilibrati.

Spero di essermi spiegata bene!

Grazie a tutti coloro che mi hanno commentato!

Baci,Mellory

 

 

 

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Capitolo 4
*** La pace prima della tempesta ***


Per Sibil: teoricamente Regulus per me non è troppo giovane anche perché ha quindici anni e Draco Malfoy diventa Death Eater a sedici

Sirius…

Era un nome che aveva un significato non indifferente:la stella Sirius era la stella più luminosa della costellazione del Canis Maior. Lui avrebbe dovuto essere la luce che avrebbe portato gloria e onore alla casata dei Black. E invece era il disonore della famiglia,”feccia” come amava definirlo la sua dolce madre,la stessa che all’età di tre anni gli aveva proibito di piangere per qualsiasi cosa: l’integrità morale e fisica di un Black veniva dimostrata anche nei momenti peggiori della propria vita.

Ma quando aveva cominciato a ribellarsi? Quando si era accorto che il mondo non girava attorno ai precetti di sua madre?

Non certo mentre viveva ancora a Grimmauld Place.

Chiuso in quella casa lugubre e triste aveva innalzato le figure dei genitori a quella degli dei,obbedendo ad ogni loro singolo ordine:disprezzava i domestici, non rivolgeva la parola a persone di lignaggio inferiore al proprio ai balli di gala cui prendeva parte la sua famiglia,non si lasciava mai andare a sciocco sentimentalismo né prendeva parte ai giochi preferiti dai suoi coetanei,erano così infantili!.

Lui esisteva per i suoi genitori e suo fratello Regulus.

Regulus…il suo piccolo fratellino,quello che ogni volta che c’era un temporale si raggomitolava nel suo letto e piangeva per la paura,non avrebbe mai osato chiedere aiuto,gli era stato severamente vietato. Lo stesso ragazzo che aveva ereditato il nome di un famoso condottiero romano morto in battaglia e che non era capace di affrontare di petto una singola situazione,quello che preferiva ricorrere a meschini sotterfugi pur di averla vinta comunque.

Poi era arrivata Hogwarts e la sua vita era cambiata.

Il Cappello Parlante lo aveva mandato a Gryffindor invece che a Slytherin e lui era diventato un reietto: ricordava ancora la scenata che sua madre aveva fatto nello studio del preside quando aveva saputo che il suo primogenito sarebbe rimasto nella Casa assegnatagli. Quel anno i suoi genitori si rifiutarono di vederlo fino alle vacanze estive; tra i ragazzi del suo dormitorio non fece amicizia con nessuno,spaventato all’idea che se i suoi genitori avessero saputo che aveva cominciato ad andare d’accordo con qualche “rozzo e stupido babbanofilo” lo avrebbero cacciato da casa seduta stante.

Poi all’inizio del secondo anno conobbe James Potter,o meglio,James Potter lo costrinse a fare amicizia con lui: non aveva mai capito perché uno dei ragazzi più popolari del suo anno volesse proprio stare con lui,il reietto della famiglia Black.

Non che glielo avesse mai chiesto,ma James,da bravo Maradeur quale era,non gli aveva mai spiegato il motivo vero di questo interesse nei suoi confronti.

Perché mi sei simpatico” gli aveva detto una volta al loro terzo anno e ciò gli era bastato.

Peter e Remus si erano aggiunti il primo verso ottobre del secondo anno e il secondo era stato adescato da James a fine marzo.

Erano uno strano gruppo ma,come aveva detto una volta Dumbledore dopo uno scherzo fatto a inizio del quarto anno,ognuno aveva una propria funzione e si completavano l’uno con l’altro: James era quello scaltro,bravissimo nel Quidditch ma troppo borioso per farsi amare da tutti;Peter era il ragazzo timido e mediocre che però sapeva ascoltare; Remus era quello diligente,quello riservato che tutti rispettavano; e infine arrivava lui,Sirius,quello divertente e scapigliato che organizzava tutte le feste nascoste del loro dormitorio,quello talmente bello che al suo passaggio le ragazze anche più grandi di lui si lasciavano andare a languidi sospiri.

,era stato allora che aveva capito che il mondo era ben diverso da Grimmauld Place,che le regole impartitagli da sua madre non avevano alcun valore e che fino ad allora non aveva mai realmente vissuto.

Il resto era storia: si era allontanato dalla sua famiglia,si era rifiutato di partecipare alle serate di gala,aveva cominciato a uscire allo scoperto. Erano cominciate le persecuzioni degli Slytherin, le prese in giro,gli scontri veri e propri. Durante le vacanze estive si chiudeva in camera sua ed evitava come la peste i suoi parenti. Si era procurato un lucchetto e una catena da mettere sulla porta,per evitare che quel pazzo di Kreacher entrasse nella sua camera e distruggesse tutto ciò che vi trovava dentro. Si era innamorato del mondo,della libertà:sognava,sognava di continuo e James spesso lo richiamava dai suoi vagheggiamenti,dicendo che uno di quei giorni sarebbe caduto dalle scale,tanto era svanito.

Sapeva che però tutto aveva un termine,che lui non era destinato ad essere libero: non era in grado di distruggere le catene invisibili che lo legavano alla sua famiglia. Non era come Andromeda,ormai libera dalle regole a cui le sue regole obbediscono ancora meccanicamente, regole inumane e medievali.

Il ragazzo sospirò e si strinse al corpo della cugina addormentata. L’infermeria era rimasta silenziosa,le finestre permettevano a pochi spiragli di sole di illuminare la stanza. Sapeva che Dumbledore aveva convocato i suoi genitori e tutto ciò per lui equivaleva ad una condanna .

Perciò in quella fredda mattina invernale Sirius Black pregò gli dei affinché gli permettessero di rimanere così ancora per un po’,sdraiato su un comodo letto con accanto la persona a cui più voleva bene al mondo,quella che aveva preso il posto di sua madre e che lo aveva confortato nei momenti difficili.

Perché forse quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe vista.

 

# # #

 

-Minus,sei sicuro di quello che stai facendo?-

Peter sbuffò:non le aveva chiesto lui di seguirlo,perché la Evans doveva essere una tale rompiscatole?

 –Evans,ascolta,…-

- Lily-

Il ragazzo la guardò sbigottito:-Come?-

-Chiamami Lily,non mi piace il mio cognome-disse lei portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Scusa Lily, ma James non desidera fare altro se non chiamarti per nome (e tu per questo lo mandi sempre al diavolo),mentre invece al primo che passa,io in questo caso,permetti addirittura di chiamarti per il tuo diminutivo?!-

La ragazza sbuffò:-Sai bene quanto me,Peter,che se io permettessi a Potter di chiamarmi per nome,lui si monterebbe di certo la testa. Da quando è arrivato in questa scuola non ha fatto altro che cambiare una ragazza alla settimana solo per dimostrare che lui può permettersi tutto e tutti. E’ sfrontato,egoista e ridicolo in quei suoi atteggiamenti tronfi, sembra che tutto gli sia dovuto e io non lo sopporto. Il suo è il tipico atteggiamento di una persona cresciuta nella bambagia-

Peter si fermò di colpo:-E allora perché mi stai seguendo?-le chiese guardandola negli occhi.

-Come perché? Mi ha spintonata,te ne rendi conto?-rispose lei posando le mani sui fianchi.

-Beh,non è un fatto così grave tanto da seguirmi nello studio del preside alle sette di mattina-

-Ma io sono un prefetto e come tale…-

La risata di Peter interruppe il suo tentativo di difesa:-Oh Evans,sapevo che eri una rompiscatole di dimensioni stratosferiche ma non avrei mai pensato che fossi anche una gran bugiarda-

-Che cosa vorresti insinuare?-disse Lily stringendosi le braccia attorno al petto.

Il giovane le si avvicinò divertito e la spinse ad avvicinarsi al muro:anche se Peter non era il più alto tra i Gryffindor,in quel momento la ragazza si sentì comunque intimidita dall’atteggiamento del suo compagno di casa.

-Non è un’insinuazione,Lily, è la realtà: tu passi tutto il tempo a disprezzare James,hai sempre affermato con sicurezza che il suo atteggiamento fosse solo una seccatura,mentre invece….tu lo ami,non è vero?-

-Di che diavolo stai blaterando?Minus penso che tu abbia qualche rotella fuori posto:io odio Potter,con tutta me stessa, e non sarei certo tu a farmi cambiare idea-sibilò lei in risposta.

In seguito,con spasso svelto se ne andò,diretta verso la loro sala comune. Peter rimase a osservarla finché non scomparve su per le scale,poi,con un’alzata di spalle,di diresse verso lo studio di Dumbledore.

 

# # #

 

Quando aveva accettato di divenire preside di Hogwarts,sapeva a cosa sarebbe andato incontro: nobili famiglie purosangue che rivendicavano un miglior trattamento nei confronti dei loro altrettanto nobili e altezzosi rampolli, alunni provenienti da famiglie babbane che a stento credevano nelle magie che compievano i prestigiatori.

Era una lotta incessante,e per un uomo dinamico come lui era un continuo divertimento. Soleva infatti dare poco credito alle piccole scaramucce che avvenivano tra studenti e si divertiva nell’osservare come gli studenti più brillanti elaborassero piani sempre più complicati e difficili pur di riuscire a farla franca almeno una volta. Un paio d’anni addietro aveva addirittura premiato un’alunna del quarto anno di Ravenclow per l’ingegnoso scherzo che aveva ideato ai danni del ragazzo che l’aveva appena lasciata per un’avvenente Gryffindor: entrambi erano rimasti chiusi in infermeria per diverse settimane,vergognandosi di parlare a causa della lingua biforcuta che si ritrovavano in gola.

Ma quelli che di sicuro negli ultimi anni erano stati una fonte ininterrotta di divertimento erano di sicuro James Potter,Sirius Black,Remus Lupin e Peter Minus. Tutti e quattro nell’arco di cinque anni avevano dimostrato di possedere le caratteristiche tipiche di ogni buon Gryffindor: coraggio, spericolatezza e un pizzico di malizia. Potter e Black erano poi un vulcano d’idee: provenienti entrambi da famiglie altolocate, affascinanti per natura,trascinavano col loro entusiasmo Lupin e Minus;probabilmente per quei quattro era stato un bene incontrarsi,si completavano a vicenda.

Tuttavia sembrava che quella concordia fosse destinata a infrangersi.

Nessuno avrebbe potuto prevederlo:Sirius Black aveva cercato di uccidere un suo compagno, anzi,aveva quasi reso Remus Lupin un assassino. Non era ancora chiaro il motivo per cui avesse fatto una simile azione,ma la situazione era grave: Severus Snape era stato mandato immediatamente al San Mungo,dove l’avevano ricoverato d’urgenza; aveva ordinato a James Potter e  a Peter Minus di rimanere chiusi nel proprio dormitorio anche tutto il giorno se fosse stato necessario,si era assicurato delle condizioni del giovane Lupin,mandandolo poi a letto,poi era andato a cercare Sirius Black. L’aveva trovato nel mezzo della Foresta Proibita,accerchiato da una schiera di lupi affamati,privo di bacchetta e pronto a lasciarsi sbranare. Aveva dovuto renderlo incosciente per portarlo via,non voleva essere salvato in nessun modo.

L’aveva lasciato in infermeria in compagnia della cugina Andromeda,poi,mentre il sole sorgeva si era deciso a spedire un gufo a Grimmauld Place. Sapeva perfettamente di che pasta fossero fatti Orion e Walburga Black,Sirius stavolta non avrebbe avuto scampo dall’ira dei suoi genitori e,sfortunatamente, lui,Albus Dumbledore,preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts e forse mago più potente al mondo,non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.

 

# # #

 

Note:

 

Mi scuso per il tremendo ritardo ma l’ispirazione è tremendamente labile in questo periodo. Cercherò di essere più costante anche perché per questa ff ho previsto numerosi eventi che richiedono altrettanti numerosi capitoli. Vi prego di avere pazienza!

Per quanto riguarda questo capitolo,c’è poca azione e molto pensiero: consideratelo un prologo anche perché dal prossimo entreranno effettivamente in scena i genitori di Sirius e vi assicuro che la vicenda evolverà in fretta (sto anche pensando di cambiare rating).

Per Sibil: teoricamente Regulus per me non è troppo giovane anche perché ha quindici anni e Draco                  Malfoy diventa Death Eater a sedici. Ti ringrazio per avere commentato!

E ringrazio anche tutti coloro che hanno commentato finora,vi ringrazio infinitamente.

 

Anna Mellory

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Capitolo 5
*** Istinto feroce e azioni calcolate ***


Aveva il respiro affannoso,correva da più di mezz’ora per il castello,cercando di non farsi sviare dalle

 

Aveva il respiro affannoso,correva da più di mezz’ora per il castello,cercando di non farsi sviare dalle

scale magiche,che,quasi volerlo prendere in giro,cambiavano posizione più del solito. Tre volte si era

ritrovato sul corridoio che conduceva alla torre di astronomia,mentre l’infermeria si trovava ben cinque

piani più sotto.

La fronte era imperlata di sudore e il suo corpo faticava a sostenere quella corsa sfrenata,cosa alquanto

comprensibile dato che le trasformazioni durante la luna piena di solito lo costringevano a letto per un

giorno intero. Era la rabbia,quella furia cieca che lo aveva pervaso al suo risveglio in infermeria,quando

era venuto a conoscenza del tradimento di Sirius, e che ora lo spingeva a trovare quel bastardo e a

riempirlo di botte.

-Moony!-

-Non provarci James,non provare neanche a trattenermi-sibilò Lupin.

Potter lo trattenne per il braccio:rabbrividì quando sentì gli occhi inferociti dell’altro posarsi su di sé.

Deglutì a stento,poi,trovata la forza di reagire da qualche parte del suo cuore,ricambiò lo sguardo:

-Anche tu hai intenzione di spaccargli la faccia,di urlargli tutto il tuo disprezzo nei suoi confronti?-

Remus lo guardò sorpreso ma annuì.

-Bene,allora siamo in due-

 

Giunsero di fronte all’infermeria pochi minuti dopo. Si scambiarono uno sguardo d’intesa,poi James

aprì la porta con forza. Erano pronti ad essere sgridati dall’infermiera,cacciati nel dormitorio di nuovo

dal preside….ma non accadde nulla di tutto ciò.

 

-Se pensi che te lo lascerò fare,te lo scordi,Sirius-

-Andromeda,per favore…-

-No,non intendo abbandonarti al tuo destino,ti ammazzeranno,questo lo sai vero?-

Al centro della stanza c’erano Sirius e una giovane donna:sembravano non essersi accorti della loro

presenza ed avevano un aspetto stravolto,come quello di qualcuno che ha passato la notte in bianco.

D’un tratto la donna abbracciò di slancio il ragazzo e cominciò a piangere sulla sua spalla.

-Sir,ho paura per te lo capisci. Ti faranno del male,te ne hanno sempre fatto e io non voglio che

infieriscano ancora di più-

Il giovane sospirò e cominciò ad accarezzare i capelli della donna:-Andy,era inevitabile,prima o poi

 sarei arrivato a questo punto:non posso più tirarmi indietro-disse guardandola negli occhi.

 

James e Remus erano rimasti senza parole,era la prima volta che vedevano Sirius così….vulnerabile.

In tutti quegli anni non si era mai mostrato a loro sotto quel aspetto:Padfoot era sempre stato il ragazzo

bonario,avvenente e malizioso che aveva saputo creare assieme a James la leggenda dei Maradeurs,

quello che prendeva tutto alla leggera ed era capace di far ridere chiunque,anche l’algida professoressa

McGonagall. Remus sembrava sul punto di ritornare sui propri passi,quando si ricordò del motivo che

lo aveva condotto fin lì,della disperazione che aveva provato nel momento in cui Peter lo aveva

informato del rischio di espulsione che correvano,del dolore che aveva provato di fronte al tradimento

di uno dei suoi più cari amici. Strinse i pugni.

-A quale punto sei arrivato,Black?-

A quella voce,Sirius sobbalzò:-Remus….James…-sussurrò,sentendo lo stomaco attorcigliarsi per la

paura:non sarebbe stato in grado di sopportare tutto insieme:il disprezzo dei suoi genitori e dei suoi più

cari amici.

Lupin con sguardo indecifrabile gli si avvicinò:-Su,Black,dimmi a che punto sei arrivato-

Andromeda osservava la situazione senza capire che cosa stesse accadendo:-Scusa,ma tu chi diav…-

-Allora Sirius,a che cazzo di punto sei arrivato,eh?!-esclamo di nuovo Remus,prendendo l’amico per il

Bavero della camicia.

-Rem,io non penso sia il caso…-

-Sta zitto James- urlò Lupin.

Poi senza preavviso,senza che potesse più controllarsi, tirò un pugno in faccia a Sirius,facendolo cadere

a terra;non riuscì più a trattenersi e guidato da una furia cieca si sedette cavalcioni su quello che un tempo

era stato uno dei suoi più cari amici e cominciò a picchiarlo ferocemente. Lacrime cominciarono a

scendere sulle sue guance,mentre con tutto il fiato che aveva in gola gli urlava in faccia tutto il suo

disprezzo.

Non sentiva più nulla,solo il rumore sordo dei suoi pugni che si infrangevano sul volto di quel bastardo

che li aveva traditi,che lo aveva tradito;le urla si trasformarono in singhiozzi convulsi che gli fecero

mancare il respiro. Esanime,sconvolto si accasciò sul corpo inerme dell’altro ragazzo:annusò l’odore

acre del suo dopobarba e ricordò tutte le volte che alla mattina si erano presi a cucinate. Niente sarebbe

tornato più come prima. Quando James lo prese per le spalle e lo sollevò in piedi,facendosi passare un

suo braccio sulle spalle,sentì tutto il corpo

dolergli ma non si lasciò sfuggire neanche un lamento. Si voltò indietro e vide come quella giovane

donna dai capelli neri lo stesse aiutando ad alzarsi:incrociò i suoi occhi e sentì la sua bocca riempirsi

di veleno:-Con me hai chiuso,lurido bastardo. Se provi anche solo ad avvicinarti a me,ne subirai le

conseguenze,sappilo-

Poi,con passo malfermo,uscì dalla stanza.

 

# # #

 

Quando Orion e Walburga Black si materializzarono nei pressi di Hogwarts,trovarono il giovane Regulus

ad attenderli. Il ragazzo stava ancora dormendo placidamente quando il reale gufo d’ordinanza di casa

Black era entrato nella sua stanza,recando una lettera dei propri genitori che gli ordinavano di trovarsi in

quel luogo alle otto esatte.

Si era lavato in fretta e furia,aveva tirato fuori dal lussuoso armadio di ciliegio i preziosi abiti da

cerimonia che sua madre gli aveva comprato nel più esclusivo negozio della Londra magica e li aveva

indossati,facendo attenzione che non ci fosse la minima piega;si pettinò accuratamente i capelli e si

cosparse del profumo che suo padre e,prima di lui,suo nonno avevano sempre utilizzato per le occasioni

importanti.

Nell’allacciarsi i polsini della camicia immacolata aveva osservato con orgoglio il punto dove il suo

Signore aveva impresso il suo marchio l’estate scorsa,facendolo entrare a far parte della cerchia ristretta

dei suoi eletti. Quando era tornato a scuola tutti i suoi compagni di casa avevano provato invidia e

ammirazione nei suoi confronti: era ormai motivo di prestigio l’essere in stretti rapporti con il Signore

Oscuro,specie se si ha solo quindici anni. I suoi genitori non avevano detto nulla riguardo questa sua

scelta,ma sapeva che in fondo,in fondo lo appoggiavano;sua cugina Bellatrix era stata entusiasta della

sua decisione e l’aveva subito messo in contatto con alcuni dei maghi più potenti e importanti tra i

Death Eater.

-Buongiorno madre-sussurrò con voce reverenziale.

Walburga lo osservò soddisfatta,l’educazione che aveva impartito Regulus era stata impeccabile.

Si avviarono in completo silenzio verso Hogwarts;i mantelli dei coniugi Black ondeggiavano leggermente

a causa della gelida brezza mattutina che soffiava usualmente a quel ora del mattino.

Orion guardò davanti a se e constatò con disprezzo quanto il figlio minore assomigliasse ancora di più a

lui,non lo sopportava. Quelle membra così sottili,il naso pronunciato,gli occhi vitrei, l’espressione

untuosa e lasciva che ingannava i suoi coetanei e gli stessi professori. Sua moglie lo adorava per la completa

sottomissione nei loro confronti,lui lo odiava perché in quel ragazzino amorale languido vedeva se stesso

e la sua stessa rovina.

-Come va la scuola,Regulus?-chiese la donna,evitando che le costose scarpe firmate fossero rovinate o

sporcate dalle pozze di fango che erano sparse qua e la per il sentiero.

-Bene,madre. Ho appena ottenuto un Eccellente in Trasfigurazione e un Oltre Ogni Previsione in Storia

della Magia- rispose con tono sussiegoso il ragazzo,osservando soddisfatto lo sguardo pieno di approvazione

che la madre gli rivolse. Suo padre non disse nulla,ma d’altronde a Regulus  poco importava di lui: sapeva

benissimo chi fosse più importante in casa Black e sua madre,emblema di perfezione e di onore per la casata

dei Black ,era certamente la persona più autorevole della sua famiglia. Aveva sempre guardato a suo padre

con indifferenza e,a volte, con disprezzo: era un uomo privo di passioni,sempre chiuso in un mutismo che

spesso rasentava il ridicolo e incapace di intrattenere rapporti anche con un elfo domestico. I suoi modelli

di ispirazione erano ben altri; Regulus ambiva alla gloria,ambiva di riportare la nobile casata dei Black agli

antichi fasti che un tempo le erano stati propri. Voleva riuscire in quello scopo che prima era stato affidato

a suo fratello Sirius,con la semplice differenza che lui non avrebbe fallito.

Un sorriso compiaciuto si dipinse sulle sue labbra,mentre assieme ai genitori varcava l’ingresso del castello

dove una rigida McGonagall li stava attendendo.

 

# # #

 

-Andromeda sta bene,non è vero?-

Dumbledore lo guardò sorridendo:-Non preoccuparti Ted,appena i genitori di Sirius arriveranno qui,ti

farò raggiungere da tua moglie-

L’uomo sospirò sollevato e rivolse la sua attenzione alla figlia che,dopo essersi svegliata,si era fatta

crescere dei lunghi capelli verdi e cercava con scarso successo di strappare una piuma a Fanny.

-Ninpha,non si fa:potresti farle male-borbottò l’uomo prendendola tra le braccia.

La bambina strillò con disappunto e si divincolò rapidamente dalla presa del padre.

-Ha lo stesso carattere indomabile della madre-disse il preside ridacchiando,osservando come la bimba

tornava a tormentare la sua povera fenice.

-Non me lo dica,non oso immaginare cosa saranno quelle due assieme quando Ninphadora sarà cresciuta,

sto pensando seriamente di fuggire in Alabama- rispose Ted sconsolato.

Un trillo acuto fece trasalire l’uomo e spaventò la bambina che corse dal padre,aggrappandosi alle sue gambe.

-Scusa per il frastuono,Ted,non mi sono ancora deciso a cambiare il suono del campanello-disse

 sorridendo il preside mentre faceva un lieve movimento con la bacchetta in direzione della porta d’ingresso

- Sarà di sicuro qualche Slytherin che si viene a lamentare del freddo che ha dovuto sopportare stanotte;

d’altronde vivendo nei sotterranei è comprensibile che quei poveracci facciano fatica a dormire

 quando hanno delle stalattiti che pendono dal soffitto,devo escogitare degli incantesimi di

riscaldamento più efficienti-

Ted non seppe se ridere o rimanere in silenzio:per un “essere umano normale” come lui a volte era difficile

 gestire e accettare situazioni così stravaganti. Fortuna che Andromeda aveva deciso che,a beneficio di entrambi,

avrebbe usato la magia solo per le situazioni di emergenza.

Dopo qualche istante dalle scale fece capolino la figura di un ragazzo che sembrava tremendamente

impaurito all’idea di trovarsi in quel luogo:non era molto alto,aveva capelli color paglia e occhi acquosi che

 guizzavano di qua e di là.

Sebbene Ted non l’avesse mai visto in vita propria,sentì qualcosa che si attorcigliava alla base dello stomaco:

decise che quel ragazzo non gli piaceva e,anche se spesso in seguito si trovò in disaccordo con la moglie,

quella sensazione sgradevole gli rimase impressa per sempre.

 

# # #

 

Note:

 

essendo cosciente del fatto che il capitolo precedente non sia stato il massimo,ho cercato di rimediare.

Spero che apprezzerete.

Baci,Anna Mellory

 

 

 

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Capitolo 6
*** La vera natura dell'anima ***


Quando venne allontanata a forza dalla stanza di Sirius, Andromeda ebbe paura

Quando venne allontanata a forza da Sirius, Andromeda ebbe paura. Il suo cuginetto,il suo adorato cuginetto era l’unica persona che non l’aveva mai criticata,l’unico a continuare a frequentarla,seppur di nascosto, nonostante la sua famiglia l’avesse diseredata pubblicamente.

Lui e Ted erano stati i suoi unici appigli quando la disperazione prendeva il possesso del suo corpo e le sbatteva in faccia la cruda realtà: aveva disonorato la sua famiglia,infangato il nome delle due dee che un tempo erano state anche sue sorelle,Narcissa e Bellatrix,splendide bamboline che avevano come missione il ripristino degli antichi fasti della casata dei Black. E che cosa avrebbero ottenuto in cambio?Una vita agiata,lusso sfrenato,un marito affascinante (Rodolphus Lestrange e Lucius Malfoy),….un’esistenza senza amore,senza risate,senza quel calore che ti riempie il cuore quando vedi tua figlia ridere alle facce buffe del suo papà.

Ninphadora,la sua adorata bimba che ogni giorno cambiava il colore dei capelli e degli occhi,che si divertiva a nascondersi nell’armadio e non ne usciva  finché Andromeda non le prometteva che l’avrebbe portata al parco a giocare con gli altri bambini. Allora le ante dell’armadio si aprivano con forza e la bambina ne usciva urlando felice.

La sua era una famiglia normale,ciò che aveva sempre desiderato.

I Black,nonostante fossero una delle più antiche casate di Inghilterra,erano marci fino al midollo;storie orribili erano celate tra le mura di Grimmauld Place, storie vere di sorelle sposate con i loro stessi fratelli nei periodi in cui la peste nera imperversava a Londra affinché il sangue puro fosse preservato,l’onore,un onore più importante persino della vita stessa,non fosse macchiato dalla vergogna.

Era stato suo zio Alphard a farla allontanare dai Black,a sfuggire l’atmosfera ormai satura di follia che permeava gli scuri ed angusti corridoi di casa sua. Era stato l’unico a difenderla dalle ingiurie di sua madre,le cattiverie delle sue sorelle. Ma la spirale dei Black non l’aveva risparmiato e,in una buia notte di dicembre,era sparito. Andromeda rimpiangeva spesso la sua perdita e si chiedeva che cosa sarebbe accaduto se ad aiutare Sirius ci fosse stato anche lui.

-Vedrai che andrà tutto bene-

La giovane donna rivolse il suo sguardo alla sua vecchia insegnante di Trasfigurazione. Quest’ultima ricambiò lo sguardo e continuò a camminare verso lo studio del preside:- Dumbledore non permetterebbe mai a nessuno che qualcuno,anche il Primo Ministro della Magia in persona,di fare del male a qualcuno dei suoi studenti-disse in tono rassicurante.

Andromeda guardò altrove e ripensò agli occhi penetranti di Walburga,al sorriso canzonatorio di Regulus quando con le sue mani scheletriche e le unghie affilate lasciava lunghi graffi sulle braccia del fratello;e infine ripensò all’espressione di Orion Black,il padre di Sirius: un’espressione incomprensibile ed inquietante che ricordava bene e che da bambina l’aveva spesso terrorizzata.

Alphard l’aveva messa in guardia molte volte nei confronti di quel uomo; nonostante infatti fossero fratelli, già in tenera età la natura di Orion gli era apparsa ambigua. Come Sirius,fin dall’infanzia,era stato allevato per diventare capofamiglia. Ma a differenza di quest’ultimo,che detestava anche solo il modo in cui venivano trattati gli elfi domestici, il giovane Orion si compiaceva nel maltrattare gli altri,specie quando si ricorreva alle maniere forti. Oh,no,certamente no:non era lui quello che si sporcava le mani. L’erede dei Black aveva infatti una folta schiera di leccapiedi che a un suo schiocco di dita accorrevano spintonandosi l’un l’altro, avere il favore di un Black,specie quello del futuro capofamiglia,era un obiettivo a cui molti aspiravano.

Nella sua memoria si ricordò di occhi penetranti e sanguigni,di mani scheletriche ma robuste e graffianti,di vesti nere di un velluto pesante, di un vago profumo dolciastro alla magnolia….questo era Orion Black per lei, una cortina di mistero e spesso di oscurità che più volte aveva sperato di dimenticare.

-Siamo arrivate-

Andromeda si riscosse dai propri pensieri,trovandosi di fronte all’ufficio di Dumbledore. Salì le scale che conducevano allo studiolo del preside.

-Andy-

Ted le corse incontro abbracciandola; ricambiò la stretta sospirando.

-Pensava che ti fossi imbattuta nei Black- s’intromise la McGonagall sorridendo- Era talmente preoccupato che ho dovuto quasi minacciarlo con la magia-

La giovane sorrise,guardando con affetto il marito,che nel frattempo era arrossito per la vergogna.

-Beh,lo sai come sono fatto…e io conosco i Black quindi ho pensato che…oh,diavolo,non lo so neanche io cos’ho pensato,so solo che ero preoccupato da morire- disse l’uomo agitando le braccia.

-Fortuna che con me c’erano questi due ragazzi che mi hanno tranquillizzato altrimenti non saprei cosa avrei fatto-continuò Ted indicando due giovani,seduti entrambi alla scrivania di Dumbledore e intenti a far ridere la piccola Ninphadora.

Andromeda gli si avvicinò,li aveva riconosciuti immediatamente: il ragazzo piccolo e tozzo,con le lentiggini sul viso e gli occhi un po’ acquosi era sicuramente Peter Minus,mentre la ragazza dai lunghi capelli rossi ondulati era certamente Lily Evans.

-Vi ringrazio per esservi “presi cura” di mio marito, sono Andromeda Tonks ,una cugina di Sirius- disse allungando un mano.

La ragazza si alzò in piedi e ricambiò la stretta:-Io sono Elizabeth Evans, è un piacere conoscerla-

Quegli occhi verdi,negli anni avvenire, Andromeda li ricordò spesso.

 

# # #

 

Un rintocco…

 

Due rintocchi…

 

Tre rintocchi…

 

La campana dell’abbazia aveva appena cominciato a suonare quando la porta dell’infermeria si aprì. Non era stata un’entrata trionfale quella dei suoi genitori: sua madre vestiva un lungo abito nero,il viso non era truccato e l’acconciatura non era perfetta come al solito (alcuni ciuffi di capelli erano sfuggiti alla ferrea presa della crocchia nera che sua madre utilizzava prima di andare a dormire);suo fratello aveva gli occhi segnati da pesanti occhiaie,segno inequivocabile di una notte a base di alcol e ,molto probabilmente,sesso,che gli conferiva un aspetto trasandato nonostante le vesti nuove di zecca che indossava; suo padre aveva occhi acquosi e labbra serrate in una morsa stretta.

Non sembravano felici di vederlo.

Che imbecille! Perché avrebbero dovuto esserlo?

Li aveva disonorati (di nuovo) nella maniera peggiore che ci potesse essere,ferendo il migliore amico di Lucius Malfoy,futuro marito di quel oca di sua cugina  Narcissa. Se voleva darsi il colpo di grazia,aveva trovato il modo perfetto per farlo.

A passo deciso si erano avvicinati al suo letto,rimanendo a qualche passo di distanza da esso. Sirius si era messo a sedere,poggiando i piedi a terra,aspettando le urla,gli strepiti,gli insulti.

 

-A quanto vedo Sirius,hai deciso di disonorarci ancora una volta-disse suo padre,aveva quasi sibilato il suo nome- per quanto tempo ancora hai intenzione di mantenere ancora questa condotta? Siamo stanchi dei tuoi giochetti,sia io che tua madre, e scommetto che anche tuo fratello si sia stufato di riparare alle vergogne che stai arrecando alla nostra casata. Che intenzioni hai? Vuoi rovinarci tutti,e questo che vuoi?-

Sirius non rispose e  chinò il capo a terra.

Orion lo guardò:- Walburga,Regulus,lasciateci soli,penserò io a redimere questo giovane ribelle-

-Ma padre?!-protestò Regulus.

-Niente ma mio giovane secondogenito. Penserò io a tuo fratello. Porta tua madre a fare un giro del castello e avverti Narcissa,sono certo che saranno felici di rivedersi,non è vero?-

La donna annuì e,dopo aver lanciato uno sguardo severo al suo primogenito,si avviò verso l’uscita seguita da un riluttante Regulus.

 

Quando la porta si chiuse dietro le loro spalle, Sirius sentì un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Suo padre l’aveva sempre spaventato,fin da quand’era bambino.

Lo sentì sedersi sul letto e,istintivamente,strinse le mani sulle ginocchia,temendo per il peggio.

-Ahh,mio giovane Sirius,che cosa devo fare con te-sussurrò Orion facendogli passare un braccio sopra le spalle del figlio,abbracciandolo- cosa devo fare per renderti fedele e servizievole alla nostra casata?-chiese l’uomo alzandogli il capo con la mano.

Il giovane lo guardò spaventato e cercò di allontanarsi.

-Non provarci Sirius- lo minacciò il padre,avvolgendogli un braccio attorno alla vita e schiacciandoselo quindi contro il petto.

-Pensi che qualcuno ti verrà a salvare stavolta?-sibilò Orion nel suo orecchio- pensi che dopo aver tradito i tuoi amici in una maniera così spregevole,ci sarà ancora qualcuno che ti vorrà stare ancora accanto?-

L’uomo cominciò ad accarezzargli i capelli senza alcuna dolcezza,facendo premere il viso del giovane contro la sua spalla:-Pensi che qualche altro mago vorrà avvicinartisi dopo che io ti avrò diseredato?-

Cominciò a baciargli il collo,mentre con una mano sollevò il pigiama di stoffa leggera cominciando a toccargli con rudezza il torace. Sirius chiuse gli occhi,cercando a stento di soffocare il senso di vomito che gli aveva invaso prepotentemente la gola; le mani,posate sul petto del padre,cercavano invano di allontanarlo da quel corpo che lo stava lentamente violentando nel fisico e nell’animo.

-Tu non vali niente Sirius,senza di me non vali niente,senza il potere dei Black non sei nessuno-

-Non è vero-sussurrò il giovane con le lacrime agli occhi.

Il capo del padre si rialzò a guardarlo negli occhi:-Ah sì,e com’è che sei qui tutto solo? E perché hai questo occhio nero? Di certo Remus Lupin non l’ha fatto in segno d’amicizia-disse con voce canzonatoria –La verità è che ti odia,proprio come James Potter,il tuo migliore amico-

Sirius spalancò gli occhi,lasciando che le lacrime,trattenute fino a qualche momento prima,fluissero indisturbate sulle sue gote; la realtà lo colpì come uno schiaffo in faccia e non fu in grado di reagire.

Si arrese.

 

Orion guardò l’espressione sconfitta del figlio e sorrise compiaciuto: finalmente era tra le sue mani e niente avrebbe potuto più allontanarlo da lui…

 

# # #

 

Note:

 

ritardo mostruoso dovuto a mostruosa mancanza di ispirazione e mostruosa quantità di verifiche,compiti,interrogazioni,etc etc….

Comunque questa settimana dovrebbe essere completamente dedicata al fancazzismo (per grazia divina!), quindi non è escluso che aggiorni presto,visto che le idee mi sono tornate.

Chiedo perciò perdono ancora per il ritardo,cercherò di evitare in futuro.

 

Per Valery: come vedi ti ho accontentata:Sirius affronta i propri genitori in questo capitolo,specie suo padre. Ma non è finita qui!

Per sery black: sono contenta che la mia ff ti intrighi,spero di riuscire ad intrigarti sempre di più!

Per Chloe89: addirittura una delle tue ff preferite! Guarda che così mi lusinghi,mi monto la testa poi :P

 

Naturalmente ringrazio anche coloro che leggono questa ff,sperando che continuino a farlo.

 

Ci vediamo alla prossima,Anna Mellory

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Capitolo 7
*** Baratro ***


Quando Andromeda Black gli aveva tirato uno schiaffo in pieno viso,aveva sentito la rabbia sfumare. Lui e James si erano diretti verso lo studio di Dumbledore,per prevenire la probabile ramanzina del preside, sicuramente già informato della loro “scappatella” e soprattutto della rissa avvenuta in infermeria. Lì avevano trovato il preside,Peter,la Evans e la cugina di Sirius con la sua famiglia.

Cadendo a terra,si accorse che la mano destra gli doleva in una maniera terribile e che probabilmente aveva ricominciato a sanguinare. James e Peter erano accorsi al suo fianco mentre la giovane donna veniva trascinata via dal marito.

-Hai fatto una cosa molto stupida,Remus-

Il ragazzo alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono quelli del preside, senza riuscire ad evitare di guardarlo con odio: non era lui il fautore di tutto quel casino e, nonostante ciò, veniva punito a parole e gesti non propriamente gentili.

-Dov’è mio cugino adesso?- chiese Andromeda con trepidazione.

-Con i signori Black, Andy  faresti meglio a calmarti, sai bene che non potrebbe accadergli nulla di grave, mentre ci sarò io in questa scuola-

La giovane lo guardò con poca convinzione,ma si lasciò guidare dal marito nella stanza attigua allo studio del preside, chiudendo la porta.

-Per quanto vi riguarda,tornatevene subito nei vostri dormitori, per  oggi salterete le lezioni- ordinò Dumbledore perentoriamente.

-Ma preside,…-

- Non sono ammesse lamentele, signorina Evans. Fate ciò che vi ho detto prima che io possa cambiare idea-

Mestamente i quattro ragazzi uscirono dallo studio e si incamminarono verso la Sala Comune: non uno di loro fiatò e, dopo aver attraversato il ritratto della Signora Grassa, si diressero verso i propri dormitori,desiderando che tutto ciò che stava accadendo fosse solo un sogno.

 

# # #

 

Da bambino aveva sempre cercato l’avventura,il brivido,l’adrenalina attraverso i suoi giochi. L’educazione imposta dai Black lo soffocava:tutte quelle regole sul buon comportamento, tutti quei pomeriggi passati a studiare antichi tomi di magia nera finché gli occhi non cominciavano a bruciargli per lo sforzo lo soffocavano.

Lui amava l’aria,la luce del sole,il cielo sereno,le risate.

E invece era recluso in una casa buia,austera,piena di ragnatele e segreti orribili. Non aveva mai visto sua madre sorridere e suo fratello Regulus aveva smesso di ridere alla tenera età di otto anni.

Hogwarts era stata la sua benedizione.

Finalmente era lontano dall’oscurità, dall’apatia e dalla falsità.

Il suo cognome aveva perso poi ogni valore quando aveva incontrato i suoi più cari amici,James,Remus e Peter. Provenivano da famiglie diverse (solo James poteva vantare una famiglia abbastanza ricca da essere ammessa ai balli e le feste che frequentavano i Black), ma tra di loro la parola d’ordine era “essere se stessi” ,oltre che naturalmente il combinare più guai possibili.

Erano diventati il gruppo più affiatato e più bizzarro di tutta la scuola,ma a nessuno di loro importava che cosa pensassero gli altri.

 “Sono degli amici fantastici” aveva pensato spesso Sirius nel corso del tempo che avevano trascorso assieme.

Ma allora perché li aveva traditi in quel modo spregevole?

Perché aveva voluto svelare il segreto di Remus,un segreto che aveva tenuto nascosto per paura di essere disprezzato anche a loro?

Stupidità? Cattiveria?...disperazione?

Forse.

Ciò comunque non lo giustificava.

La sua era stata una decisione avventata,dettata dallo stato di ubriachezza in cui si era ridotto esattamente sei ore prima. Il motivo?

L’ennesimo scontro tra lui e Regulus,quel viscido bastardo di suo fratello gli aveva sbattuto in faccia la sua natura meschina,quel suo atteggiamento menefreghista e stronzo che era proprio di tutti i Black.

Lui e Severus Snape si erano ampiamente compiaciuti nel deriderlo duramente e gli avevano ricordato che la prossima estate avrebbe fatto ingresso nell’alta società magica. Non poteva più fuggire e Regulus gli aveva anticipato l’intenzione di sua madre di ritirarlo da scuola per fargli continuare gli studi privatamente.

Lo aveva preso la disperazione.

Era corso nel dormitorio che condivideva con i suoi amici e dal fondo del baule aveva tirato fuori una bottiglia di Fire Whiskey ,tracannandola in pochi sorsi.

Dei momenti seguenti ricordava poco: si era trascinato fuori dal buco del ritratto,aveva allontanato in malo modo due sciocche ragazzine di Ravenclaw del secondo anno e si era diretto verso la Torre di Astronomia,in cerca di un po’ di pace. Lì,aveva incontrato Snape,che con il migliore dei suoi ghigni lo aveva sbeffeggiato per l’aspetto trasandato in cui si trovava.

Lo aveva sfidato.

Si ricordava ancora,tra i suoi nebulosi ricordi,la frase che gli aveva rivolto:-Se ti credi tanto migliore di me scommetto che non avrai alcuna paura nell’affrontare una creatura veramente mostruosa,invece dei soliti animaletti che ci riserva Kettleburn-

Lo Slytherin si era subito fatto serio:temeva una presa in giro ma lo sguardo di Black,nonostante i fumi dell’alcol,sembrava fosse sincero. Sorrise,un sorriso perfido e lascivo:accettò la sfida.

Il resto Sirius lo ricordava vagamente:gli aveva dato le istruzioni per bloccare il Platano Picchiatore,poi si era rifugiato in infermeria,il mal di testa dovuto al whiskey lo stava facendo impazzire.

Lì si era risvegliato dopo qualche ora,il preside Dumbledore che lo guardava con occhi severi ai piedi del suo letto.

 

….

 

Si ricordava ancora, a distanza di anni, il profumo che suo padre indossava quel giorno: essenza di magnolia.

Lo aveva sempre detestato, fin da bambino, quando quell’uomo gli dedicava l’unico momento della giornata in cui non sarebbe stato disturbato da questioni di lavoro, il momento della punizione. C’era infatti sempre qualcosa che non andava bene alla sua “madre diletta” e colui,che puntualmente si occupava della remunerazione che avrebbe ricevuto in cambio della propria disobbedienza, era suo padre.

Oh no, certamente no: Orion Black non ricorreva a punizioni corporali, non amava sporcarsi le mani; preferiva dei “semplici” incantesimi di magia nera, per torturare la propria vittima attraversando e dilaniando con violenza il suo subconscio. Non aveva di certo pietà, nemmeno per Sirius, che aveva ben presto imparato a reprimere i propri scatti di ribellione, da quando una volta Orion aveva rischiato di mandarlo in coma irreversibile.

Non era un caso,se, arrivato ad Hogwarts avesse letteralmente saccheggiato la biblioteca di tutti i testi che avrebbero potuto fornirgli degli incantesimi validi per l’autodifesa. Di certo, fino al quarto anno non era stato in grado di difendersi a dovere, ma tutti quegli esercizi avevano temprato la sua abilità magica, consentendogli di diventare uno degli alunni più dotati ad Hogwarts in Difesa delle Arti Oscure ed Incantesimi.

Le mani di suo padre erano grandi e viscide, con dita lunghe e rapaci. Anche quando Sirius era convinto di non avere sbagliato nulla, tremava da capo a piedi quando Orion si portava alle sue spalle e poggiava le mani sulle sue spalle, quasi fossero un monito a non combinare guai, a non disonorare ulteriormente la famiglia Black.

Gli occhi erano freddi e privi d’espressione, proprio come quelli di un serpente; la voce non era grave, ma un sussurro sferzante che penetrava nelle orecchie di chi era vicino a lui, richiamandone l’attenzione. Non aveva un’intelligenza particolarmente acuta, ma la sua crudeltà lo rendeva ugualmente temibile.

Ogni volta che era tornato a casa per le vacanze estive, già sul treno le mani cominciavano a sudargli e tremare incontrollatamente, rideva in maniera forzata alle battute di James e,l’ultima mezz’ora di viaggio, si chiudeva in bagno,cercando di calmarsi.

 

“ Quando sarai più grande riuscirai a difenderti, quando sarai più forte riuscirai a mandarli al diavolo e ad andartene da lì”

 

Si ripeteva quella frase come un mantra, ancora ancora e ancora una volta, cercando di autoconvincersi a calmarsi, che sarebbero sopraggiunti tempi migliori.

Forse un giorno sarebbe stato un ragazzo normale, con una vita normale, con degli amici normali,…per ottenere tutto questo un tempo non avrebbe esitato un attimo a sfidare l’autorità di suo padre un tempo.

Ma ora che aveva perso tutto quello che aveva di più caro, non se la sentiva più di mettersi in gioco.

Soccombette.

 

In quella pallida mattina di marzo, lasciò che il Mostro avesse sopravvento, che prendesse possesso della sua anima e la spezzettasse in minuscoli frammenti.

 

“E’ per il tuo bene Sirius” diceva Lui, guardandolo negli occhi con fare languido e possessivo,mentre con un braccio gli cingeva la vita “ E’ necessario che tu sopporti questo,ma vedrai che dopo sarà tutto più facile: io e te domineremo il mondo, questo mondo pieno di Mezzosangue sudici e schifosi, di babbanofili abbietti, di essere mostruosi come i lupi mannari e i goblin. Noi riporteremo l’ordine Sirius-sussurrava con voce rapita ed estasiata- e saremo venerati e idolatrati”

 

Sirius rispose con un vago sorriso, mentre il viso del padre discendeva ancora una volta su di lui.

 

# # #

 

Regulus Black non era uno stupido.

Quando suo padre aveva chiesto loro di uscire,sapeva perfettamente cosa stesse passando nella mente malata del genitore. La cosa non lo turbava minimamente, era a conoscenza del fatto che molti membri della loro famiglia fossero stati afflitti da ‘lievi disturbi mentali’: suo nonno materno era famoso per gli scatti d’ira che aveva nei confronti degli elfi domestici, prontamente mascherata dalla favoletta inventata da sua madre secondo cui,agli inservienti troppo vecchi per portare i vassoi del tè, la cara zia Elladora concedeva loro il privilegio di decapitarli. E poi non si poteva dimenticare la cara cugina Bellatrix che, da quando aveva preso parte alle iniziative di Voldemort, sembrava ancora più decisa a sterminare chiunque le si trovasse davanti,che fossero donne o bambini non aveva alcuna importanza se si trattava di Muggle. D’altronde il suo primo successo non era stato forse l’assassinio di un’intera famiglia nello Yorkshire?

Suo padre era pazzo, ma ciò non lo tangeva minimamente: sarebbe stato Sirius a pagare il prezzo della sua follia e forse ciò era la ricompensa che gli spettava,dopo aver fatto vivere alla famiglia Black anni pieni di disonore.

-Regulus-

Walburga richiamò la sua attenzione posandogli una mano sul braccio.

- Sì madre?-

La donna guardò con aria compiaciuta e severa il figlio che le assomigliava in tutto, sia nel corpo che nell’anima:- Non devi temere per il tuo futuro, le pratiche che ti renderanno unico erede del patrimonio della  nostra famiglia sono già state compilate ed inviate al Ministero della Magia,affinchè vengano approvate dal ministro in persona. Sarai tu il nuovo capofamiglia dei Black-

Regulus sentì il proprio stomaco fare i salti di gioia, ma si trattenne dal mostrare la propria soddisfazione, proprio come esigeva l’etichetta in simili occasioni:- Ne sono onorato madre, ma che ne sarà di mio padre  e di Sirius?- chiese con fare innocente.

-Tuo padre e tuo fratello verranno dichiarati instabili mentalmente  e saranno rinchiusi nella nostra villa di campagna in meno di due settimane. So che non è un modo di dire molto appropriato, ma in una simile situazione si rivelerebbero una spina nel fianco per noi e per i nostri propositi, non ti pare figliolo?- chiese la donna, mentre con la mano si rassettava la crocchia che le imprigionava i capelli.

Il giovane sorrise:- Sì, madre, sono perfettamente d’accordo- concordò, mentre i corridoi cominciavano a riempirsi di studenti insonnoliti.

-Penso che dovremmo riavviarci verso l’infermeria,non vorrei che la vostra persona venisse in contatto con dei luridi babbanofili o peggio con dei mezzosangue- disse con sussiego Regulus, invitando la donna ad appoggiarsi al braccio alzato che le offriva.

Walburga accettò di buon grado e,con un sorriso trionfante dipinto sulle labbra, seguì il figlio.

 

# # #

 

Note:

 

Premetto che questo mio ritardo è stato imperdonabile,ma purtroppo tra la Maturità e l’impossibilità di rimanere seduta di fronte a un computer per più di cinque minuti ( a cui va  aggiunta un’ispirazione capricciosa,volubile e spesso influenzata da formule aritmetiche, citazioni greche e latine) la stesura di questo capitolo è stata una vera battaglia. Non penso sia anche uno dei migliori, per cui chiedo venia ulteriormente.

Passando a cose serie: ho letto in toto l’ultimo libro di Harry Potter.

Non sono in vena di disquisizioni, né farò commenti riguardo gli avvenimenti narrati, ma devo avvertirvi che,anche se involontariamente, a partire dal prossimo capitolo è possibile che vi siano degli spoiler al riguardo, non perché mi piaccia fare la sapientona, ma poiché,dato che ora so come sono andati i fatti, mi sono proposta con questa ff di narrare delle vicende dei Maradeurs dopo la Fatidica Notte ma anche di rispettare in ogni suo particolare (spero!) la storia così come è stata narrata dalla Rowling.

Bene dopo queste mie delucidazioni,spero che il capitolo vi sia piaciuto (bah! Ndmio subconscio molto scettico) e che avrete voglia di farmi sapere le vostre impressioni, belle o brutte che siano (senza pomodori marci alla mano,please!)

Baci,Mellory

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Sotterfugi ***


Malfoy Manor

Malfoy Manor

 

Quello era un ricevimento da sogno.
Appena aveva varcato la soglia della dimora dei Malfoy, Lily Evans aveva dovuto riconoscere che,per quanto non potesse sopportare le abitudini malate dei maghi purosangue, sapevano come stupire i propri ospiti,quando volevano.
L’immensa villa con il giardino occupava un’intera collina. Le larghe stanze avevano soffitti alti,a cassettoni intarsiati; il soggiorno poteva contenere più di cinquecento persone e aveva uno splendido lampadario in cristallo che rischiarava tutta la stanza, dando un tocco quasi etereo alle pareti bianche e agli stessi invitati.
Il giardino era un susseguirsi di fontane con puttini in marmo bianco, di siepi tagliate alla maniera italiana, di roseti curati in maniera precisa quasi maniacale.
Gli ospiti non erano certo di meno.
Erano presenti i nobili più in vista di tutto il paese: le dame vestivano abiti all’ultima moda,cuciti a mano dalle sarte più abili di Inghilterra,accompagnati da gioielli che scintillavano per i zaffiri,i rubini, i diamanti che li decoravano. Gli uomini conversavano di politica ed economia, prestando particolare attenzione nell’enfatizzare la propria influenza in questo e in quel campo. Indossavano quasi tutti eleganti smoking dal taglio classico, di colore o blu o nero, e come unico accessorio sfoggiavano i gemelli che appartenevano da generazioni e generazioni alle proprie famiglie.
Lily non aveva mai fatto caso al lignaggio delle persone né alla loro rendita fondiaria, ma si rese conto che, circondata da tutta quella gente così diversa da lei, non poteva che sentirsi fuori luogo.
-Mia giovane dama,non lasciarti intimidire da questi individui tronfi e boriosi,la loro è tutta apparenza: la metà di questa gente è decaduta da un bel pezzo e naviga nei debiti, mentre l’altra metà è in procinto di esserlo-
La ragazza sorrise: il nonno di Potter sapeva proprio come rincuorare le persone!
-Non so proprio come ho fatto a cacciarmi in questo pasticcio- sospirò lei, lisciando con nervosismo una delle pieghe dell’abito verde che indossava.
- E’ per una buona causa,no? In fondo se non fosse stato per te, a quest’ ora mio nipote sarebbe ancora in alto,altissimo mare- disse l’uomo,accompagnando le proprie parole con un gesto enfatico del braccio,che fece sollevare teatralmente il mantello.
-Appunto,non capisco cosa ne venga a me da tutta questa situazione!-
L’anziano signore ridacchiò nel vedere la faccia corrucciata della fanciulla che lo accompagnava: la dolce ingenuità adolescenziale!
Poi qualcosa catturò la sua attenzione.
-Signorinella, è ora di mettere da parte il tuo rancore e passare all’azione-
Lily abbandonò ogni atteggiamento infantile quando si accorse dell’oggetto dello sguardo del suo accompagnatore: Walburga Black stava ora scendendo le scale del primo piano avvolta in un abito blu scuro, la chioma corvina lasciata sciolta sulle spalle, la carnagione chiara che rendeva giustizia alle sue origini nobiliari.
Con un cenno di intesa i due si diressero verso di lei, mentre i nobili uomini ancora scapoli osservavano con bramosia la capofamiglia dei Black.
Giunto al suo cospetto, Alexis Potter si inchinò e le baciò il dorso della mano; Lily rimase in disparte,aspettando il momento opportuno per salire al piano superiore senza che la signora Black la notasse.
-Mia signora-
-Alexis Potter, non sapevo che foste tornato a Londra- disse la Black,osservandolo con circospezione.
-Madame, sapete bene che sono un uomo discreto, non amo far sapere i fatti miei alla massa-rispose lui,ammiccando eloquentemente verso due donne piuttosto grassottelle,famose per la propria incapacità nel tenere chiusa la bocca.
Walburga sorrise leggermente e ritirò la mano da quella dell’uomo:- Vi trovo in forma Alexis,la campagna ha temprato il vostro spirito-
-Non mi posso lamentare. Nonostante mi sia ritrovato spesso in compagnia di rozzi campagnoli e maghi incompetenti, trovo che la vita rurale sia un toccasana per la mia salute. Ma ditemi, Walburga, ci sono stati cambiamenti significativi in questi ultimi sette anni?- chiese lui, offrendole il braccio.
La donna lo accettò di buon grado e lo guidò fuori dalla sala in giardino. Lily li osservò,finchè non sparirono dalla sua vista,poi si affrettò a salire le scale
Il primo piano sembrava quasi completamente privo di finestre: l’unica luce proveniva dai radi candelieri che trovava poggiati su tavolini di antica fattura lungo il corridoio. La giovane avanzò con circospezione,prestando attenzione ad ogni minimo rumore che le sue orecchie potevano cogliere. Il nonno di Potter era stato chiaro:  

Se ti scoprono mia giovane dama, io non potrò aiutarti. Sembrerà già abbastanza strano il mio ritorno repentino dalla campagna, non sarei in grado di giustificare anche la tua presenza”

 Passò davanti ad una stanza fiocamente illuminata, ma,sbirciando attraverso gli spiragli lasciati aperti dalla porta, si avvide con delusione che non era altro che una camera da letto vuota, probabilmente la stessa che Walburga aveva occupato pochi istanti prima. Si fece coraggio: se la stanza della madre era in quel luogo, probabilmente quella di Regulus non doveva essere troppo lontana.
Infatti,svoltato in un corridoio sulla sua sinistra, si trovò di fronte ad un’altra stanza, stavolta più illuminata e,presumibilmente, abitata. Si fece coraggio e bussò.
-Chi è?- chiese una voce maschile che rese Lily euforica. L’aveva trovato!
-Sono io- rispose lei,cercando di  nascondere il proprio compiacimento.
La porta si spalancò e Regulus Black le si parò innanzi:-Che piacevole sorpresa! Mi avevano detto che eri malata e che non avresti potuto presenziare alla cerimonia di oggi, Narcissa ne era rimasta così delusa- disse lui, facendole spazio per poter entrare in camera.
- Sai com’è, l’influenza può essere una vera e propria seccatura quando vuole. Fortuna che mio padre conosce un medico famoso per le sue guarigioni miracolose- rispose lei, osservandolo mentre chiudeva la porta-
Black la guardò con un sorriso enigmatico, poi le si avvicinò,senza smettere di guardarla: -Sono contento che tu sia qui Alecto- disse lui,guardandola con bramosia, mentre le carezzava una guancia con la mano.
Lily gli sorrise, mentre dentro di sé ebbe un fremito:non era stupida, sapeva benissimo che lo sguardo,che le stava rivolgendo,non era lo stesso che il giovane Slytherin dedicava alle sue amiche, era uguale a quello che utilizzava l’altro Black quando cercava di conquistare qualcuna delle sue compagne di casa. Non avrebbe mai pensato che Black e la Carrow
stessero insieme! Cercò di mantenere il sangue freddo e continuò a fissarlo con affetto.
Regulus ,dopo averle portato una mano dietro il capo, la attirò a sé in un bacio. La ragazza ebbe come primo istinto quello di tirargli un sonoro ceffone, poi si ricordò il motivo per cui si trovava lì e si calmò,ricambiando il bacio.
Lentamente si stesero sul letto, mentre il ragazzo cominciava a posarle leggeri baci sul collo. Lily dovette riconoscere che le sue doti amatorie non erano indifferenti. Dunque erano vere le leggende che giravano sul conto dei due fratelli Black che,sebbene fossero in due Case differenti, erano degli amanti dalle doti innate.
-Ti trovo piuttosto addormentata oggi,mia cara-
Il sussurro del ragazzo sopra di lei la distolse dalle proprie elucubrazioni mentali:- Oh, beh, Regulus devi comprendere che non sono ancora completamente guarita e mi stanco facilmente-
Lui la guardò con circospezione per alcuni istanti, poi sorrise:- Ma certo-disse togliendosi da sopra di lei e sdraiandosi al suo fianco.
Lily ritenne naturale l’appoggiarsi al suo fianco,mentre un braccio del ragazzo scendeva a cingerle amorevolmente la vita,stringendola a sé.
-Ti sarò eternamente grato Alecto,per aver presenziato a questa cerimonia,nonostante le tue condizioni. Narcissa sarà al settimo cielo quando ti vedrà-
-Immagino. Non capita tutti i giorni di potersi fidanzare con l’uomo che si ama con tutte le proprie forze,specie con il benestare di entrambe le famiglie- disse lei, lisciando noncurante la camicia che indossava.
-Hai ragione. Ma d’altronde non penso che neanche per il nostro fidanzamento ci sarà qualcuno disposto a opporsi- rispose lui, carezzandole i morbidi capelli.
- E come potrebbero, stai per diventare capofamiglia dei Black, la famiglia più potente in tutta la Gran Bretagna. Nessuno si potrà mai opporre al tuo volere d’ora in poi-
Il ragazzo ridacchiò: - A quanto pare sei molto fiera di me, prefetto Carrow- le sussurrò in un orecchio,facendola rabbrividire.
-Non dovrei forse?- disse alzandosi dal suo petto e fissandolo direttamente negli occhi.
Lui la fissò compiaciuto; poi la attirò a sé nuovamente, coinvolgendola in un bacio travolgente. Lily sentì ogni pensiero coerente abbandonare la sua mente e si aggrappò alle sue spalle, rispondendo con veemenza al bacio.
Forse passarono secondi, forse minuti, fatto sta che quando bussarono alla porta e il giovane si staccò da lei, si sentì letteralmente senza fiato e con il volto in fiamme.
- Reg, sei qui?- chiese una voce femminile dall’altra parte della porta.
- Sì Narcissa, entra pure- disse lui, alzandosi dal letto e afferrando la giacca che giaceva dimenticata su una poltrona a lato del letto a baldacchino.
Narcissa Black era vestita di un abito azzurro, con una fine coroncina in argento che le adornava il capo e che faceva pendant con gli orecchini finemente cesellati che indossava.
-Alecto, che piacere vederti qui!-esclamò con gioia, correndo ad abbracciarla.
Lily si sentì invadere da un profondo profumo di cannella,che la nauseò, ma ricambiò l’abbraccio, stando attenta a non rovinarle l’abito: - Come potevi pensare che avrei mancato ad un ricevimento così importante. E’ il giorno del tuo fidanzamento dopotutto!-disse con enfasi.
La biondina rise deliziata e le strinse le mani:- Oh Alecto, non sai che piacere sia per me vederti qui! Quando Regulus mi ha comunicato che non saresti potuta venire, mi sono sentita letteralmente morire dentro:non potevo fidanzarmi senza che la mia migliore amica fosse presente!-
-Come vedi ora sono qui, e non vedo l’ora di vederti al dito quel famoso anello che Lucius ha promesso di donarti-
La giovane sorrise, poi si rivolse al cugino:- Reg, tua madre ha detto di raggiungerla non appena sarai pronto. E per quanto ti riguarda, mia cara, pretendo che tu sia presente anche al mio matrimonio, che si terrà il 21 settembre di quest’anno-
-Non mancherò te lo assicuro- disse Lily,fissandola con fare convincente negli occhi.
Narcissa le strinse ancora una volta le mani; poi baciò il cugino sulla guancia e si dileguò per il corridoio.
-E’ sempre stata così innamorata di Lucius, sono contenta che finalmente le abbiano dato il permesso di sposarsi- disse Lily,guardando il ragazzo che stava mettendo a posto il farfallino.
-Già- disse lui- Grazie al suo matrimonio e alla mia nomina a capofamiglia, i Black potranno finalmente risorgere dalle ceneri. Non ci sarà più alcuna fonte di disonore che macchierà il nostro buon nome-
-Ti riferisci a Sirius…-
Il silenzio calò all’improvviso: Regulus la guardò severamente mentre con colpi secchi finì di allacciarsi la giacca:-Ti avevo detto che odio sentir pronunciare il suo nome in mia presenza- sibilò, facendola tremare da capo a piedi.
-Scusa, mi dispiace, non volevo assolutamente metterti di cattivo umore- lo pregò lei,prendendogli le mani.
Il ragazzo la osservò per alcuni istanti:- Mio fratello è stato un disonore troppo grande per la mia famiglia e per me, non è neanche degno di essere ricordato-disse lui con voce spezzata.
-Hai ragione,sono stata una sciocca a parlarne, non accadrà mai più. E‘ solo che…temo che la brutta influenza che ha avuto Sirius sull‘immagine della tua famiglia possa impedirci di stare insieme-
Regulus le sorrise e poi le diede un bacio sulla guancia: -Posso comprendere i tuoi timori al riguardo, il ricordo di mio fratello potrebbe risultare fastidioso, nel momento in cui decidessimo di sposarci. Ma non temere, farò in modo che nulla possa ostacolarci-
-E come?-sussurrò Lily, stringendosi a lui, sentendo che il momento della verità stava arrivando.
-Mio fratello verrà ben presto dimenticato. Mia madre ha fatto in modo che sia lui che mio padre vengano dichiarati insani di mente entro questo venerdì, sabato verranno trasferiti nella nostra villa di campagna, dove vivranno fino alla fine dei propri giorni, senza più turbare alcuno- rispose Regulus mentre si apprestava ad uscire dalla stanza.
-Ma ora dove si trovano?- chiese Lily impulsivamente,pentendosene immediatamente: non poteva lasciarsi scoprire adesso!
Fortunatamente il giovane Black non parve dare peso al suo tono di voce:- A Grimmauld Place, dove sono sorvegliati da Kreacher e Bellatrix- disse invitandola ad uscire dalla stanza e offrendole il braccio come sostegno.
Lily nascose il suo sorriso di trionfo e seguì il ragazzo per il corridoio.
Ben presto si ritrovarono nel salone da ballo.
Avevano appena sceso l’ultimo gradino quando un uomo si fece innanzi loro.
-Giovane Black, vedo che siete in ottima forma-
-Alexis Potter, mia madre mi ha parlato molto di voi- rispose Regulus sussiegoso, stringendogli la mano.
- E’ un onore conoscere di persona il futuro capofamiglia dei Black. Ma ditemi, chi è la splendida creatura al vostro fianco- disse osservando Lily.
-La mia futura fidanzata, Alecto Carrow-
-Siete un’autentica bellezza, mia cara. Il giovane Black è stato fortunato a conquistarvi- sussurrò baciandole la mano.
Lily ostentò un’aria deliziata:- Il piacere è tutto mio, messere. A quanto vedo siete completamente diverso da vostro nipote-
-Ohh mio nipote è un piccolo ribelle che non conosce il proprio posto in società, mi vergogno profondamente di avere un benché minimo legame di parentela con lui-
Regulus lo guardò con approvazione,ricordando con disgusto James Potter e la sua combriccola di amichetti.
-Se mi permettete, mio giovane signore, avrei l’ardire di chiedere la mano della vostra dama per un ballo- chiese Alexis,fissando Lily in maniera eloquente.
Il giovane non oppose alcuna rimostranza e Lily fu libera di seguire Alexis nella sala da ballo.
Che prontamente oltrepassarono.
- Sciocca ragazza, l’effetto della pozione Polisucco rischia di svanire da un momento all’altro. Cosa pensavi di fare restando così tanto in compagnia di Black, di farlo rinsavire e di farti riconsegnare su un piatto d’argento il fratello?-
- Non è colpa mia se a un certo punto si è intromessa anche Narcissa. E poi guardi che non è stato facile riuscire a cavare di bocca  il luogo in cui tengono quell’imbecille!- sbottò Lily, sentendosi indignata: dopo tutti gli sforzi che aveva fatto per sembrare convincente agli occhi di Regulus, doveva pure sentirsi rivolgere delle rimostranze!
- Dunque sei riuscita ad ottenere le informazioni che volevamo?- le chiese,mentre controllava che non ci fosse alcuno all’uscita della villa.
-Certo che sì,ho ottenuto anche i nomi di coloro che lo stanno sorvegliando- sussurrò Lily,seguendo il passo veloce dell’uomo.
Fuori dalla villa, entrambi tirarono un sospiro di sollievo:- Beh, la prima parte del piano è conclusa. Devo dire che hai fatto un ottimo lavoro, Elizabeth. A buon ragione Dumbledore ti stima una delle studentesse più brillanti  di Hogwarts-disse Alexis, sorridendole.
Lily arrossì e si sentì fiera di sé stessa.
-Bene,è ora di tornare indietro. Quel mio sciocco nipote sarà stato in ansia per tutto il tempo-disse indossando il cappotto- Prego, signorinella, aggrappati al mio braccio-
La ragazza fece quanto gli era stato ordinato e,un attimo dopo si erano smaterializzati.

 # # #

 Note:

Come vedete in questo capitolo, mi dedico completamente a Lily e alle sue prodezze, facendola accompagnare dal nonno di James, che, devo ammetterlo, è un abile doppiogiochista.
I Maradeurs torneranno nel prossimo capitolo, mentre per Sirius dovrete attendere ancora un poco.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^

Baci,Mellory

 

 

 

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Capitolo 9
*** Gli errori degli altri ***


Innegabilmente, quella era stata una brutta giornata

Innegabilmente, quella era stata una brutta giornata.
James aveva imprecato, grugnito e mugugnato per ore, mentre gironzolava a larghi passi dalla cucina al salotto. Poi si era arreso e,sdraiato sul divano verde davanti alla televisione,era sprofondato in un silenzio funereo, finché il sonno non lo aveva colto impreparato, lasciandolo indifeso e profondamente addormentato.
Remus era stato ancor peggio: aveva passato delle ore a fissare il camino in cui erano scomparsi Lily e il nonno di James, sordo ad ogni tentativo di conversazione che aveva tentato di fare. Verso le cinque e mezza aveva deciso di andare a dormire e, con un giornale sottomano (quello di due settimane prima), si era avviato al piano di sopra strascicando i piedi, dopo aver biascicato un ’Buonanotte’ poco convinto.
L’orologio segnò le undici di sera e Peter represse a fatica uno sbadiglio: era da più di dieci ore che non si sapeva nulla della loro compagna di casa e la preoccupazione e il pessimismo, che fino a quel momento era riuscito a tenere a bada, gli attanagliarono lo stomaco. 
Non riusciva ancora a capacitarsi di quanto era accaduto in quegli ultimi due mesi, era successo tutto troppo in fretta! I suoi amici,poi, erano stati di ben poco aiuto:sempre di cattivo umore, litigavano tra di loro e gli rispondevano male. Alla fine della scuola, quando si erano trasferiti a casa Potter, aveva accolto l’arrivo della Evans come una benedizione dal cielo: aveva esultato più lui di James,che,non appena l’aveva vista,aveva aggredito Dumbledore, sostenendo che non avessero alcun bisogno dell’aiuto di una ragazza.
D’improvviso le fiamme del camino diventarono blu e ,con un sonoro CRACK!,due figure gli comparvero innanzi,facendolo sobbalzare per lo spavento. Anche James si svegliò di colpo, sopprimendo a fatica l’urlo spaventato che gli premeva in gola, quando vide suo nonno fissarlo divertito.
-A quanto pare nipote, mentre io e la mia giovane accompagnatrice lavoravamo come pazzi, tu dormivi senza farti alcun problema- lo schernì l’uomo, mentre con un movimento fluido si toglieva il mantello scuro.
-Avete scoperto qualcosa?-chiese Peter trepidante.
-Abbiamo scoperto tutto quello che c’era da sapere,Minus- rispose Lily,mentre con le mani ripuliva il vestito dalla polvere- Il vostro amico è rinchiuso a Grimmauld Place,almeno per adesso: venerdì un medimago si dirigerà nella dimora dei Black per dichiarare la sua insanità mentale e quella del padre, poi verranno trasferiti nella dimora di campagna e lì saranno rinchiusi-
Peter sbiancò di colpo e con una mano cercò il bracciolo del divano,quasi non si sentisse più in grado di stare in piedi da solo.
James deglutì,sentendo un brivido percorrere tutta la sua spina dorsale: Sirius malato di mente? Non poteva crederci! Insomma, non era mai stato il tipo di ragazzo che rientrava nei canoni tradizionali del bravo studente, ma diamine! Era Sirius! Un insopportabile,detestabile ed estremamente divertente compagno di scorribande, che aveva saputo farsi amare e benvolere da tutti,persino da quella frigida della McGonagall.
Sentì le lacrime che si facevano strada tra le sue palpebre e,con sua grande sorpresa,si ritrovò a piangere come un bambino.
-James,no,dai non fare così- sussurrò Peter, posandogli una mano sulla spalla e guardandolo con nervosismo.
Lily guardò sconvolta la scena che le si presentava davanti: Potter,il grande James Potter stava piangendo come un bambino e si guardava bene dal nasconderlo.
“Allora è proprio vero che anche gli dei cadono ogni tanto dal loro trono di perfezione” pensò la ragazza.
-Jamie,capisco che tutto ciò ti sconvolga,ma non è il momento di piangere. Il vostro amico ha bisogno di noi- disse il nonno Potter mentre con delicatezza riconduceva il nipote verso il divano.
Lo fece sedere e,con lentezza, cercando di non fare movimenti bruschi,gli si accovacciò davanti prendendogli le mani tra le proprie.
-Devi essere forte,nipote mio, perché, se non lo sarai, i tuoi compagni si sentiranno smarriti e Sirius sarà perduto-gli disse,asciugandogli le gote dalle lacrime con un fazzoletto:-Lo capisci,Jamie?Sii forte!-
Il ragazzo alzò lo sguardo:- S--s-s-ì, ho capito nonno- sussurrò tirando su con il naso.
-Bene! Ora andate a dormire, domani sarà una lunga giornata- disse l’uomo alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cucina.
Peter si sedette accanto a James e cautamente cercò la mano dell’amico con la propria: -Avanti Prongie, sono sicuro che ce la faremo, riporteremo Paddy indietro-
Il giovane si voltò a guardarlo ed incontrò lo sguardo sincero dell’amico; sorrise e ricambiò la stretta:-Sì,hai ragione,devo tirarmi su di morale,altrimenti qui diventa un mortorio e voi di sicuro senza di me morireste di noia-scherzò passandosi una manica della maglietta sul naso,gli occhi lucidi per le lacrime.
-Veramente Potter, staremmo molto più tranquilli se tu sparissi per un po’-
James si voltò verso Lily, il volto indecifrabile.
La ragazza non si sentì affatto intimidita sotto quello sguardo indagatore e,con nonchalance, si portò le mani sui fianchi,in un chiaro atteggiamento di sfida:-D’altronde ho già constatato quanto questo mio sogno sia irrealizzabile, quindi mi dovrò accontentare di starti il più lontano possibile. E poi non ho sedotto Regulus Black per nulla-concluse portandosi con aria strafottente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Tu cosa?-esclamò James,scoppiando subito dopo a ridere.
Lily lo guardò indignata: -Che c’è Potter? Non credi che io sia capace di sedurre un ragazzo?-
-No,no per carità Evans, mi chiedevo solo quale sia stata la tua tattica di seduzione:che dici Peter? Gli avrà recitato l’intera procedura per creare una perfetta Felix Felicitis o lo avrà incantato con i movimenti della sua bacchetta mentre trasfigurava il suo letto in un delfino?-disse tra le risate James, stringendo più forte la mano dell’amico.
Quest’ultimo,dopo aver ponderato se fosse più conveniente rimanere impassibile ed evitare le ire della Evans oppure scegliere la strada della perdizione e unirsi alle risate del suo amico, scelse la seconda: d’altronde era un Maradeur!
Lily era livida: come si permetteva di prenderla in giro adducendo che non avesse una grande femminilità! Lei era una bella ragazza, aveva frotte di ammiratori ai suoi piedi!
Con un ringhio (a dire il vero ben poco femminile) afferrò la prima cosa che si ritrovò sotto mano,un cuscino, e lo lanciò contro James.
Sfortunatamente il suddetto cuscino era vecchio quanto il trisnonno Potter e,non appena entrò in collisione con il volto di James (sì,Lily tra i suoi vari pregi vantava anche una mira perfetta!) esplose riempiendo di piume il giovane.
Calò un silenzio di tomba.
Sia Lily che Peter guardarono con orrore il loro compagno di casa, la prima perché temeva le ovvie conseguenze delle sue azioni, il secondo perché l’idea di vedere l’ennesima sfuriata da parte dell’amico non lo esaltava.
James,totalmente ammutolito (e ricoperto di piume), liberò la mano dalla stretta di Peter e la alzò a livello del volto,constatando che anch’essa era ricoperta di piccole piume candide.
Poi un ghigno si dipinse sul suo volto.
-Peter, noto che sei particolarmente pulito stasera-
Minus realizzò nella frazione di un nanosecondo ciò che il suo amico aveva in mente:-James, no! Lo sai che non sopporto le piume-gemette,mentre cominciava ad arretrare sul divano.
-Ohhh,non ti preoccupare,me lo ricordo,me lo ricordo-
E con un balzo gli fu addosso.
Caddero sul divano e cominciarono a rotolare sul tappeto, in una nuvola di piume candide. Peter,dopo i primi venti secondi,in cui aveva continuato a chiedere pietà, cominciò a difendersi strenuamente dal proprio avversario. Le sue armi? Il solletico e i morsi.
Lily era rimasta sbalordita ma,davanti a quel groviglio di corpi in lotta,contornati dalle piume implacabili, cominciò a ridere: non aveva mai visto nulla di tanto spassoso in vita sua!
Rise talmente tanto che dovette sedersi pur di non cadere per terra!
James e Peter,dinanzi alla reazione del tutto inaspettata della loro compagna, si fermarono e ,dopo essersi guardati a vicenda, scoppiarono anch’essi a ridere.
Alexis Potter li guardava dalla cucina,un sorriso appena accennato sulle labbra sottili.

 # # #

 La mattina seguente James si alzò presto.
Nonostante fosse andato a letto meno di quattro ore prima si sentiva pieno di energie e non vedeva l’ora di mettersi all’opera. Con il sorriso sulle labbra si lavò i denti,il viso e cercò pure di pettinarsi i capelli. Ma quelli non avevano la minima voglia di farsi domare e quindi il giovane desistette all’idea che per una volta nella propria vita avrebbe potuto vantarsi di avere una frangia più o meno decente.
Tornato in camera,dopo aver tirato fuori dal baule nell’armadio con estrema fatica la colonia che gli aveva regalato Sirius a Natale,se ne spruzzò un poco addosso.
Così la smetti di puzzare come un caprone gli aveva detto lui,quando lo aveva fissato perplesso,la boccetta appena scartata in mano. Naturalmente si erano azzuffati come dei pazzi,gridando a più non posso ( Io non puzzo aveva urlato James mentre lo trascinava a terra assieme a sé ) e insultandosi come degli scaricatori di porto ( Certo che puzzi come un caprone,stupido idiota, non vedi come tutti si scostano quando passi tu aveva ribattuto Sirius mentre gli si buttava addosso con la sua tipica grazia di elefante,schiacciandolo a terra).
Fischiettando, scese le scale e si diresse verso la cucina. Aveva una fame tremenda! Era da più di una settimana che si rifiutava di mangiare qualsiasi cosa che non fosse cereali e non vedeva l’ora di mettere sotto i denti un succulento tacchino, sebbene fossero appena le sette della mattina.
La cucina era deserta e il ragazzo,sorridendo tra sé, cominciò a tirare fuori dall’armadio il pentolame necessario alla sua “colazione”. Poi si diresse verso il loro frigo di ultima generazione, vanto e gioiello inestimabile di sua madre, e ne estrasse un tacchino di dimensioni considerevoli, un maschio probabilmente.
Armato di un coltello che somigliava più a una mannaia,che probabilmente sua madre aveva rubato dall’officina dello zio Wincester, il falegname ufficiale della famiglia Potter, si apprestò a tagliare il povero volatile.
-Non avrai mica intenzione di cucinare quel affare?-
James  con la mannaia a mezz’aria si voltò: Remus lo fissava con aria assonata e vagamente perplessa dalla soglia della cucina.
-Certo,altrimenti perché avrei tirato fuori tutte quelle pentole!- rispose lui,indicando il pentolame vario che aveva accatastato in malo modo sul tavolo della cucina.
Lupin assunse un’espressione ancora più perplessa,ma si limitò ad alzare le spalle e si diresse verso la dispensa cominciando a tirare fuori latte e cereali.
Rimasero in silenzio per più di dieci minuti:uno che fissava con aria critica il povero pennuto,chiedendosi se fosse meglio cominciare a tagliare partendo dalla coscia o tagliargli senza troppe cerimonie la testa per poi sventrarlo partendo dal collo; l’altro invece ostentava indifferenza,mentre,seduto al lato opposto del tavolo, mangiava i suoi cereali.
In realtà un occhio più attento sarebbe stato in grado di scorgere il sottile gioco di sguardi furtivi che i due ragazzi avevano cominciato subito dopo il loro breve scambio di battute.
Nessuno dei due aveva il coraggio di rivolgere la parola all’altro: c’erano troppe cose non dette tra loro, troppe volte si erano aggrediti,feriti,umiliati in quelle due settimane. Le ferite bruciavano, gli insulti giacevano in una parte ben visibile della loro memoria. Sembrava quasi che,dopo quella notte, fossero diventati due estranei; più di una volta Peter aveva cercato di farli ragionare ma non c’era stato verso.
Il problema? Entrambi ritenevano che l’altro fosse la causa del tradimento di Sirius.
D’altronde perché il loro amico avrebbe dovuto tradirli in quel modo? Non aveva nessun motivo razionale ed entrambi ritenevano che la famiglia Black fosse ormai un ricordo lontano nella mente del loro amico. L’unica soluzione a cui entrambi erano giunti, dopo aver deposto la rabbia nei confronti dell’amico, era che uno dei Maradeurs lo avesse deluso o ferito profondamente,tanto da spingerlo a compiere un’azione tanto efferata.
Peter lo avevano escluso entrambi a priori: non aveva degli strumenti,un’amicizia tanto profonda con Sirius da ferirlo in una maniera così dolorosa. Gli unici rimasti erano loro due, uno di loro due era il colpevole.
Spesso Peter aveva cercato di dissuaderli dal pensare una cosa del genere : Nessuno di noi ha ferito Sirius. Ha perso la testa, ha fatto tutto da solo e voi lo sapete bene,quindi smettetela di accusarvi per qualcosa che non è stata provocata da nessuno,se non da Paddy stesso.
Poi James, mentre con lentezza faceva aderire la lama del coltello al collo fragile dell’animale, ebbe una folgorazione: rivide gli occhi ridenti di Sirius a Natale,quando,a cavalcioni su di lui,aveva riso delle sue espressioni di finto dolore, si ricordò della sua risata,quella risata tanto simile ad un latrato,le sue mani energiche che lo afferravano per le spalle e lo tiravano su, porgendogli gli occhiali. Allora Sirius emanava calore ed allegria, lo aveva sempre fatto da quando lo aveva conosciuto.
Ma non a febbraio.
Non si ricordava il momento preciso,l’esatta frazione di attimo in cui il suo amico aveva perso il suo calore. Forse subito dopo San Valentino,o accaduto prima? Al momento non ci aveva fatto caso,troppo perso com’era a cercare di sedurre la Evans, ma ora rammentava che una settimana prima di quella notte Sirius era diventato una persona completamente diversa:più taciturno, più freddo,alla sera,invece di ubriacarsi con la Butterbeer che avevano sottratto a Hogsmeade, preferiva andare a letto presto,chiudendo le tende attorno a sé,cosa che non faceva dal secondo anno, quando i Maradeurs si erano formati.
Perché non se n’era accorto?
James sospirò e posò il coltello sul tavolo:- Sai,Remus, mi sono chiesto migliaia di volte il perché Sirius si sia comportato in quel modo, ma,per quanto mi sforzassi, non mi veniva in mente una sola spiegazione logica-
Remus lo fissò in silenzio,la tazza abbandonata a lato.
- Allora la risposta logica che mi sono dato è stata che qualcuno di noi lo avesse ferito in maniera irrimediabile, perché -ti ricordi?-quella notte,quando ti ho allontanato da lui,sembrava che stesse per impazzire dal dolore-disse passandosi una mano tra i capelli.
-Ti ho accusato perché sei l’unica persona in grado di fargli del male oltre a me. Mi sono escluso a priori,perché ero sicuro di non aver fatto nulla di sbagliato, di essermi comportato da amico come sempre- un sospiro- e forse è proprio in questo che ho sbagliato … perché Sirius per arrivare a quel punto deve aver incubato tutto per più di una notte. Lui stava soffrendo già da tempo e io,da bravo coglione, non me ne sono minimamente accorto!-
Strinse i pugni e con rabbia fissò il muro davanti a sé: come poteva essere stato così sciocco? Non solo non si era accorto del malessere di Sirius, ma aveva addirittura accusato Remus di tutto!
-Mi sa che siamo in due- sussurrò Remus,mentre giocherellava con la sua tazza:- Ci ho pensato anch’io un migliaio di volte,mi sono scervellato tutte le notti per trovare una spiegazione e stanotte,quando ti ho sentito piangere, mi sono reso conto che non potevi essere tu il solo colpevole-
Un sorriso amaro gli si dipinse sulle rabbia: - Hai ragione, Sirius probabilmente stava già soffrendo da tempo e persino Frank se ne era accorto-
Potter lo fissò interrogativo.
Remus lo guardò a sua volta;poi,con un sospiro, si passò una mano tra i capelli: -Una settimana prima di…di quella sera, Frank è venuto da me in biblioteca,dicendomi che mi voleva parlare-
James poggiò il coltello sul tavolo.
- Ti devo parlare mi ha detto e io allora l’ho invitato a sedersi
  Hai notato qualcosa di strano in Sirius?
 L’ho guardato e gli ho risposto che no,non avevo notato nulla di strano in Sirius,forse che era un po’ di malumore,ma nulla di più. Allora lui ha sospirato e ha cominciato a tamburellare con le dita sul tavolo,sai,come fa lui quand’è nervoso-
Potter annuì in silenzio.
- Vedi Remus,io non mi permetterei mai di intromettermi nella vostra amicizia, voi avete il vostro gruppo,io il mio, quindi non è che io voglia impicciarmi negli affari vostri,  mi conosci,no?
Al che ho annuito e lui ha continuato
Però è da più di una settimana che vedo che Sirius diventa sempre più cupo,più triste e né tu né James sembra che ve ne siate resi conto. L’altra notte,quando James e  Peter erano in punizione e tu di ronda, mi è sembrato addirittura di sentirlo piangere.-
Remus smise di parlare e si alzò dal tavolo: -Capisci che quando mi sono sentito dire certe cose, non ho potuto crederci, James. Non era possibile che Sirius stesse così male da piangere. Noi ci siamo sempre detti tutto:sicuramente,se fosse stato così male,ce lo sarebbe venuto a dire. Così ho ringraziato Frank e gli ho detto che gli avremmo parlato-
Un sospiro.
-Non gli ho parlato,né quella sera,né dopo. Sono stato dannatamente superficiale e solo ora mi sono ricordato che nell’ultimo periodo aveva cominciato a lamentarsi di una strana allergia che gli faceva irritare gli occhi,nello stesso modo in cui si irritano quando uno piange a lungo-
Con passi lenti,quasi circospetti,si avvicinò all’amico,posandogli una mano sull’avambraccio:- Quindi i coglioni sono due,James,non uno- gli disse guardandolo negli occhi con fermezza:-Però non possiamo mollare. Dobbiamo salvarlo,glielo dobbiamo!-
Potter si voltò a guardarlo,poi annuì:- Già,glielo dobbiamo-
Si sorrisero a vicenda e,così,senza preavviso,si abbracciarono,sentendo come la tensione venutasi a creare tra loro si dissipava lasciando posto a una piacevole e familiare sensazione di calma. Erano di nuovo uniti ed pronti ad affrontare il futuro assieme.
-Bene,e ora,caro Moony, sei obbligato ad aiutarmi a tagliare questo dannato pennuto,ho una fame da lupo-esclamò James,sciogliendosi dall’abbraccio e brandendo con nuova convinzione la mannaia.
Remus rise: -Ehm, Prongie,sei sicuro di sapere come si fa a tagliarlo-
L’altro ragazzo lo guardò oltraggiato:- Certo che lo so, e poi non ci vorrà mica una laurea per affettarlo come si deve.
Lupin lo guardò con aria sufficiente:- Aha,…senti James,perché non lasci a me questo lavoro e ti dedichi al contorno di patate,mi ricordo che l’ultima volta  eri riuscito a farle anche in una maniera vagamente decente,senza farle bruciare tutte intendo- disse prendendo dalla mano del suo compagno di casa la mannaia e cominciando ad analizzare con aria più esperta il povero volatile,che ormai non vedeva l’ora di essere affettato piuttosto che stare ad ascoltare i discorsi strampalati di quegli altrettanto strambi ragazzi.
Potter lo guardò con aria altamente offesa,ma fece quello che gli era stato chiesto.
-Se Sirius e Peter fossero stati qui,avrebbero difeso a braccia aperte le mie doti di macellaio-
-Se Sirius e Peter fossero stati qui,il primo ti avrebbe sfilato di mano il coltello e il secondo avrebbe aiutato me e Sirius a legarti ed imbavagliarti alla sedia-
-Non è vero,io non….-

 La discussione continuò ancora a lungo, tanto che all’alba delle dieci,quando il tacchino,messo in salvo dalle mani di James nel forno, cominciò ad assumere un colorito vagamente appetitoso e Peter e Lily scesero per fare colazione, i due stavano ancora discutendo.
Ma,come si suol dire, il peggio era passato.
I Maradeurs erano tornati uniti ed erano pronti a tornare all’attacco.
E a riprendersi Sirius Black.

 Naturalmente mangiarono tacchino per tre giorni di seguito.

 # # #

 Note:

Un capitolo lungo ma vagamente statico. Non ho potuto fare altrimenti, poichè,dato il salto temporale che ho fatto con il capitolo precedente, dovevo darvi un'idea di cosa stesse passando per la testa ai Maradeurs. Naturalmente vi chiedo scusa per il ritardo,ma cercate di capire,sono al primo anno di università e devo darmi da fare fin dall'inizio se voglio superare gli esami!

Ringraziamenti
Per Chloe 89: ti ringrazio per la recensione,sono contenta che questa fic discontinua continui a piacerti!
Per Viky Lunastorta: con tutti questi complimenti mi lusinghi,spero che questo mio nuovo capitolo ti piaccia tanto quanto gli altri.
Ringrazio poi Pikkola Prongs che ha avuto il coraggio di affermare,nel forum, che sono una brava scrittrice di ff: grazie per avere avuto questo coraggio da leone!

Direi che per stavolta è tutto.
Fatemi sapere che ne pensate!

Mellory

 

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