La Nostra Storia

di _Charlotte_8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Charlotte ***
Capitolo 2: *** Noi ***
Capitolo 3: *** Ero sua ***



Capitolo 1
*** Charlotte ***


Era emotivamente distrutta come quelli che nel corso della loro vita avevano vissuto enormi drammi.
Era terrorizzata dai sentimenti come quelli che erano stati feriti dalle persone più e più volte.
Il problema era che lei era stata sempre piuttosto fortunata, nessuna grande sofferenza, nessuna insopportabile delusione.
Il suo animo però aveva qualcosa di inquietante. Era come un mare in tempesta in pieno inverno: freddo, irrequieto, non attirava le persone, le faceva scappare a gambe levate.
Lei aveva sempre amato i temporali, la distruzione, tutto ciò che era in disordine e tutto ciò che sembrava sempre in bilico, ma la gente non era così e nessuno la capiva.
Charlotte aveva una sola enorme paura, che manovrava la sua vita e condizionava le sue scelte.
Guardava gli adulti e aveva il terrore di diventare come loro. Sconfitta.
Osservava i loro occhi e vedeva solo rimpianti, rinunce, paure e tristezza. Riusciva a vedere tutti i sogni che si erano lasciati alle spalle.
Non aveva “l’ambizione” di ancorarsi a qualcuno o a qualcosa per sempre, semplicemente perché era ben consapevole che le persone non sono salvagenti, sono macigni che, la maggior parte delle volte, ti trascinano in basso.
Una volta ci credeva, alle promesse. Il tempo, però, le aveva insegnato a credere solo all’inaffidabilità delle persone.
Le persone dicevano “per sempre”, ma in fin dei conti era la vita che decideva, non loro.
Charlotte era nel suo letto a fissare il soffitto con gli occhi lucidi. Non piangeva, si era ripromessa di non farlo più. Per uno così non ne valeva la pena.
Erano stati fantastici i primi tempi. Lei gli voleva bene, aveva passato ore e ore ad analizzare i sentimenti che provava e,se lui le avesse dato più tempo, lei avrebbe anche potuto cominciare ad amarlo
Ma lui era come tutto il resto del mondo, non aveva tempo di aspettare e lei invece non aveva il coraggio di correre, di dimenticare la ragione. Tutte le volte che era con lui la sua mente era piena di “e se”.
E se non funziona? E se smetto di piacergli? E se litighiamo? E se mi lascia?
Se era finita male, la colpa era tutta di Charlotte, lui si era stufato di una ragazza così insicura e lei, dopo la rottura lo era diventata ancora di più.
Si alzò di scatto. Basta piangersi addosso. Accese il computer, si sedette e comincio a scrivere della loro Storia, l’unica veramente degna di questo nome.

 

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Capitolo 2
*** Noi ***


“Ommioddio,mamma che ore sono? Vado bene così?”. Affatto interessata alla mia crisi mi rispose guardandomi appena “ Santo cielo Charlotte,sì stai benissimo… come con gli altri 5 vestiti che hai provato,sono le 22,30,quanto tempo hai ancora intenzione di metterci?” con un piccolo sbuffo mi voltai e correndo su per le scale le gridai “Scusami se sono agitata per la mia prima volta in discoteca”. Nella mia stanza sembrava essere appena passato un tornado,il letto non si riconosceva più sotto quell’enorme pila di vestiti e gonne mentre ombretti matite e salviette sporche di trucco erano sparsi sul piano di marmo del bagno. Dalle otto e mezza correvo per tutta la casa intenzionata a uscire alle 11 assolutamente perfetta per andare al ballo di Natale che aveva organizzato il mio istituto. Mia mamma fingeva un filo di esasperazione,ma in fin dei conti sapevo che era contenta per me. Per la prima volta nella mia vita dimostravo quella frivolezza tipica di ogni sedicenne. Non era una cosa normale per me. Ero molto particolare,avevo sempre considerato tutta quella roba come inutile e superficiale e,quindi, mentre gli altri si divertivano io ostentavo un’apparente superiorità e un inutile distacco da quella massa di adolescenti infantili che erano i miei compagni di classe. Preferivo di gran lunga passare i sabati a casa mia con un libro piuttosto che con gente così. Le cose però cominciavano un po’ a cambiare,diciamo che stavo cercando di rendere meno estremi alcuni aspetti del mio carattere,quindi avevo deciso che quella sera sarei stata una frivolissima teenager. Quando arrivai in discoteca ero agitata come non mai. Mi sentivo tanto insicura. Vedevo ragazze su tacchi vertiginosi e con gambe lunghissime che ridevano tranquillamente come se fossero nel loro ambiente naturale, e in effetti forse lo erano davvero. Io sicuramente no. Quando trovai la mia migliore amica e gli altri compagni di classe mi tranquillizzai un po’. Erano tutti così diversi dalle mattine a scuola,sorridenti,rilassati,splendidi. Una volta entrati dentro mi guardai intorno stupita,era davvero un altro mondo. Musica a tutto volume,luci che ti disorientavano,tutti che ballavano attaccati gli uni agli altri. Bevvi un drink, il primo della mia vita e quindi fece il suo effetto. Fu una serata unica. Non cancellerei nulla anche perché è da lì che è iniziata La Storia. Ballai moltissimo,risi fino allo sfinimento,e per la prima volta vidi i miei compagni di classe sotto una nuova luce. Quella sera successe una cosa piuttosto bizzarra,ci baciammo tutti tra noi. Furono tutti “baci da discoteca”,tutti tranne uno. Mi ricordo ogni cosa di quel bacio la canzone che c’era di sottofondo,il punto in cui ci trovavamo, i suoi occhi luminosi e intensi quando ci staccammo rimanendo abbracciati. Mi ricordo ogni dolce parola che mi disse,soffiandomela in un orecchio come se fosse un intimo segreto,tra un bacio e l’altro. Mi ricordo la sensazione che provai,mi ricordo il secondo prima che le nostre labbra si toccassero,il timore,il desiderio,l’emozione ogni singola cosa. Alle 22.30,mentre mi preparavo non avrei mai immaginato nulla di tutto ciò che è poi successo,nemmeno mi piaceva lui. Alle 2.30,soltanto quattro ore dopo, ero perdutamente innamorata. Quella notte dormii pochissimo. Continuavo a rigirarmi nel letto,a svegliarmi sempre sorridendo come una stupida,come un’innamorata. Il giorno dopo guardai per tutto il giorno,con un enorme sorriso, il cellulare. Ogni volta che sentivo un messaggio che arrivava il mio sorriso diventava un po’ più grande e i miei occhi un po’ più brillanti,dopo aver letto il destinatario,che non era mai lui,si spegnevano un po’ entrambi. Quelle vacanze di Natale le passai così,tra illusione e delusione. Il messaggio non arrivò mai e quella felicità apparentemente indistruttibile cominciò a svanire lentamente,l’attesa cominciò a divenire rassegnazione e la speranza si trasformò in dolore. Rassegnazione e Dolore: i sentimenti predominanti della Storia con lui e nonostante questo è ancora il ragazzo più importante della mia vita. Mi consolavo. Trovavo le scuse più assurde: “ Magari non trova più il telefono” “Forse ha perso il mio numero” “Magari non gli piace scrivere messaggi,mi parlerà a scuola” “Sicuramente non ha soldi sul telefono”. Ero patetica e una piccolissima parte di me se ne rendeva conto,mi urlava a gran voce di smetterla di illudermi,per lui quel bacio non aveva significato nulla,ma facevo finta di niente. Le ragazze hanno questa buffa capacità. Riescono a illudersi, a convincersi e arrivano a credere davvero che ciò che desiderano accadrà. Quando si imbattono nella realtà si fanno male il doppio rispetto ai ragazzi,perché loro ci avevano sperato molto di più. E’ una strana forma di masochismo. Si dice che le donne siano deboli,di lacrima facile,ma io credo che se gli uomini possedessero anche loro questo strano meccanismo di “auto-convincimento” sarebbero sempre così emotivamente a pezzi che non riuscirebbero nemmeno a uscire di casa. Le donne ci riescono a convivere,con questo peso. Sperano tanto,soffrono tanto e nonostante tutto la maggior parte di loro continua ad avere il coraggio di provarci. Finite le vacanze di Natale il suo disinteresse nei miei confronti sarebbe stato palese a chiunque,ma non a me. Salendo le scale per andare in classe avevo il cuore che batteva a mille le guance rosse per l’emozione e per l’impazienza di rivederlo. E’ stata una delle giornate peggiori della mia vita perché non è successo nulla. Pensavo che la cosa peggiore che potesse capitare sarebbe stato che non mi parlasse. Ma lui quel giorno non mi guardò nemmeno ,si comportò come se non fossi mai esistita. Io ero sicura al cento per cento che quelle sensazioni durante il bacio le avesse provate anche lui,che alle parole che aveva pronunciato ci credesse davvero,quindi la delusione fu cocente. Avevo voglia di urlare e di piangere. In classe mi muovevo come un’automa come se con la felicità fosse andata via anche la mia anima. Mi sentivo le gambe tremare,mi mancava la forza per continuare a vivere figuriamoci quella per stare in piedi. Mantenni un sorriso finto finché scesi dal pullman,poi non riuscii più a trattenere le lacrime. Fu un miracolo se in quei giorni non morii disidratata. Mi presentavo a scuola con occhiaie scure e con un sorriso tirato fingendo che andasse tutto bene,poi arrivavo a casa e mi sotterravo sotto una montagna di coperte incapace di trattenere lacrime e singhiozzi. Riuscivo solo a pensare a lui e alla mia disperazione e non capivo come fosse possibile che il mondo andasse avanti,indifferente a tutto ciò. Volevo essere lasciata in pace,con la testa sotto il cuscino e invece ero obbligata a scontrarmi tutti i giorni con la sua indifferenza, ad aumentare giorno dopo giorno il mio dolore. Se mi guardo indietro ora, capisco che è stata una reazione un po’ esagerata, tutti quei pianti tutte quelle ore passate a pensare a cosa non andasse in me… La Storia con lui è stata una serie interminabile di situazioni come la prima. E’ stata la Storia di due insicuri che si dicono “stiamo insieme” e poi non hanno il coraggio delle loro scelte. La prima volta mi sono spezzata,non so quanto ci ho messo a rimettermi insieme. Abbastanza comunque. Per un mese evitai il suo sguardo,imbarazzata ,come se avessi commesso una colpa che non avevo il coraggio di ammettere, quando lui,il vero colpevole,continuava a sorridere in quella maniera adorabile. Quel suo sorriso era la mia salvezza e insieme la mia distruzione. Vedendolo ridere stavo meglio perché pensavo che dopotutto almeno lui era felice poi mi colpiva una fitta forte,dolorosa. Quel sorriso non era per me. Non ero io la causa di quello splendido sorriso. Poi c’erano le mie amiche, che non mi aiutarono in quell’occasione semplicemente perché io non glielo permisi. Non sapevano il motivo per cui ero triste,devastata. Erano a conoscenza dei baci che c’erano stati,ma pensavano che per me non fossero stati importanti. Di cosa ci siamo detti,invece, non sapevano nulla. E non lo sanno nemmeno ora. Sono sempre stata dannatamente gelosa di “noi”, delle nostre conversazioni,dei nostri baci,dei nostri tocchi e dei nostri sorrisi. Ho sempre pensato che condividere i ricordi con altri sarebbe stato un po’ come rovinare la loro bellezza,e comunque nessuno ci capirebbe. Parlano,danno consigli,ma non ci conoscono come ci conosciamo noi, non sanno nulla della paura,dell’insicurezza,della voglia di superarla e dell’impossibilità di farlo. Mi svegliai un giorno di fine gennaio. Erano passati 35 giorni dal nostro primo,e pensavo ultimo,bacio. Mi alzai vedendo il cielo azzurro e il sole che brillava e mi dissi che io ero molto più di quello che ero stata nell’ultimo mese,non ero il genere di persona che si faceva influenzare da altri nelle sue scelte e tanto meno che lasciava che gli altri,un altro in questo caso,influenzasse tutta la sua vita. Sorrisi davvero,per la prima volta e mi dissi che se era il ragazzo giusto tutto si sarebbe messo a posto,quindi non valeva la pena essere triste,mentre se non era il ragazzo giusto beh sarebbe stato stupido continuare a essere triste. Decisi di rinascere e lo lasciai perdere. Nella mia vita incasinata non avevo voglia di accogliere anche lui con la sua insicurezza e la sua allergia alla stabilità. Ci allontanammo come due persone legate ad un elastico. L’elastico per la sua stessa natura ha la possibilità di allungarsi per un po’rimanendo intatto. Poi possono succedere due cose. O le due persone hanno la forza di allontanarsi fino a rompere irrimediabilmente l’elastico e in questo caso si faranno male una volta,ma poi dopo un po’ dimenticheranno sia il dolore sia la persona che l’ha causato oppure ai due dopo un po’ mancherà la forza di allontanarsi e si lasceranno andare. Si ritroveranno facendosi tanto male e quindi si riallontaneranno,senza di nuovo avere la forza per rompere definitivamente l’elastico. Noi eravamo così. Ci siamo sempre fatti male e per star meglio non potevamo far altro che stare insieme anche solo per una sera,per un minuto. Ci bastava anche solo un bacio,una carezza,una parola. Non posso definire quel nostro rapporto se non con il termine “droga”. Una droga che faceva stare bene una sera e male una settimana,ma a noi tutto sommato andava bene così,perché non avevamo il coraggio di pretendere di più. Passai il mese successivo benissimo,ci baciammo una volta e tu senza bisogno di parlare mi insegnasti ad essere come te,è stata questa la nostra rovina. Se non fosse stato per la tua pessima influenza ci saremmo messi insieme molto tempo prima. Imparai quindi a considerare il tuo bacio come una droga,non ci si fidanza con le droghe,era questo il messaggio sottinteso in tutte le nostre uscite. Continuammo così per un po’ indifferenza-passione-indifferenza. E ad un certo punto l’indifferenza prese il sopravvento e lui smise di piacermi. Naturalmente questo “smise di piacermi” non è da intendersi come “riuscii a rompere l’elastico” bensì come “per un po’ ebbi la forza di allontanarmi da lui”. E poi lui scelse di distruggere la stabilità che mi stavo faticosamente costruendo. Ha sempre fatto così, non ci consideravamo per un po’,io cominciavo a pensare che il periodo del ”noi” fosse concluso,gettavo il passato alle spalle e in quel momento lui ritornava. L’ho sempre odiato un po’ per questo suo pessimo tempismo,ma soprattutto ho odiato me perché non sono mai riuscita a dirgli “no,basta”. Quando lui decideva di tornare nella mia vita io la stravolgevo nuovamente pur di fargli posto. Eravamo rimasti solo noi in città. Erano le vacanze di Pasqua e il gruppo di amici con cui uscivamo si era dileguato chi al mare,chi da parenti,chi con amici. A Pasquetta progettavo una rilassante serata con un libro avvincente e soprattutto senza lui… ma il destino non voleva così.

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Capitolo 3
*** Ero sua ***


Guardai distrattamente il telefono per controllare l’ora e vidi l’icona del messaggio,era tutto normale, tranne il mittente. Lui non mi interessava quasi più,ma il mio cuore prese comunque a battere più velocemente. Non aprii subito il messaggio,assaporai quella sensazione con un misto di preoccupazione,rabbia e tenerezza. Nodo allo stomaco,respiro strozzato,cuore impazzito … non era poi così facile,in fin dei conti,controllare i sentimenti. -ehi ci sei stasera per andare al cinema?- O mio Dio. Pensai subito,magari è uno scherzo. Non poteva fare sul serio,non poteva non considerarmi per settimane e poi ricomparire chiedendomi di uscire. - ma chi altro c’è?- No, non potevo rispondergli così,avrebbe pensato che sarei uscita con lui solo se ci fossero state anche altre persone. -ma dove?- No,dannazione c’era un solo cinema nella nostra città. -c’è qualcosa di bello?- Sì, era neutro,forse un po’ distaccato…Invio. Mi aveva scritto pochissime volte,le cose preferiva dirmele in faccia,il sabato sera,dopo aver bevuto. Dalle 21 alle 2 era la persona più romantica del mondo. Io odiavo le persone tenere e dolci , il sentimentalismo mi faceva ribrezzo. Lui lo sapeva,ma si comportava comunque in quel modo che mi sarebbe risultato odioso da parte di chiunque altro,ma non da parte sua . Era così dannatamente splendido quando era romantico e faceva sentire dannatamente splendida anche me. Mi sarei sciolta anche se mi avesse parlato al telefono,perché era capace,improvvisando,di comporre poesia allo stato puro. Riusciva a usare un tono di voce,basso e suadente,che mi conquistava,ogni volta, perdutamente. Ma probabilmente se non l’avessi visto tutti i sabati sera sarei riuscita a resistergli, era la sua presenza che mi fregava sempre . Mi guardava con i suoi occhi verdi e mi chiedeva,mentre eravamo in un pub con in nostri amici -Usciamo un attimo?-, -Adesso?Ma fa freddissimo.- replicavo io. - Per favore Charlotte¬,devo parlarti- Lo diceva tutte le sere,sempre con quel tono di voce che mi faceva impazzire e io lo seguivo sempre. I nostri amici inizialmente facevano battutine sarcastiche,poi si erano abituati anche loro. Era chiaro: una sera a settimana noi due stavamo insieme. Tutte le volte,prima di vederlo mi ripromettevo che avrei tentavo di rimanergli lontano,ma ero dipendente da lui e dai suoi tocchi. Stavamo fuori,da soli, mezza serata parlavamo,ridevamo e soprattutto ci baciavamo. Si avvicinava e mi guardava con quegli occhi che scatenavano una tempesta nel mio cervello,mi prendeva per mano e mi lasciava una scia di baci roventi sul collo. Dopo quello ero sua. I suoi baci mi facevano girare la testa,la sua voce mi stordiva. Mi diceva cose splendide -Sei incantevole Charlotte- , -Dio,hai degli occhi stupendi-, -Non so come farei senza di te-, -Ti amo-. Se passare sei giorni desiderando il settimo era il prezzo da pagare per sentirsi dire quelle parole a me andava bene. -boh non so,qualcosa lo troviamo- Se qualcuno avesse letto i nostri messaggi avrebbe pensato che fossimo praticamente degli sconosciuti,nessun segno di affetto,nessun sentimento. ”Verba volant,scripta manent.” Era più facile mostrare i sentimenti di persona,parlare a raffica dichiarandoci amore perché il vento,in ogni caso, avrebbe portato via le nostre frasi. I messaggi invece erano tutta un’altra cosa. Rimanevano,erano delle prove tangibili… rendevano tutto spaventosamente vero. -ok,ci vediamo alle 19?- -ok,a dopo Charlotte- Che strano. Non mi aveva mai invitato a uscire. Un appuntamento era quasi…sbagliato. Non era tipico di noi. Era molto lontano dal terreno neutro che cercavamo di solito,cosa voleva da me? Ma soprattutto, io lo volevo ancora? Nonostante le lacrime,nonostante la tristezza e nonostante la disperazione io lo volevo ancora? Avevo davvero bisogno di un ragazzo che per la maggior parte del tempo non aveva bisogno di me? Volevo davvero un ragazzo talmente insicuro da non avere nemmeno il coraggio di parlarmi di giorno come mi parlava di sabato sera? E soprattutto volevo continuare davvero a umiliarmi lasciandogli la soddisfazione di sapere che ero sempre a sua disposizione?No,era la risposta razionale. Ma ero consapevole che di fronte ai suoi occhi verdi non l’avrei mai pronunciato. Non so se lui avrebbe sofferto per un mio rifiuto,forse sì,ma io avrei sofferto più di lui. Pensavo che senza i suoi baci e senza la sua voce la vita stessa non avrebbe più avuto alcun senso. Cominciai a prepararmi piuttosto agitata. Era tutto diverso dal solito,noi due da soli. Cosa eravamo? Amici,fidanzati o forse solo due stupidi. Lui cosa aveva di speciale in fin dei conti? Mi presentai davanti al cinema alle 19 in punto. Un paio di jeans,un top e, stampato in faccia, il sorriso più nervoso che avessi mai avuto. Lo vidi in mezzo alla piazza e mi ricordai cosa aveva di speciale. Era così perfetto con la sua felpa verde e i suoi jeans slavati. Mi vide e si toccò distrattamente i capelli sorridendo. Ecco perché impazzivo per lui. Ero circondata da gente che dava un ‘eccessiva importanza all’apparenza,gente che studiava il proprio aspetto e il proprio atteggiamento fin nei minimi particolari…lui invece no. Faceva ogni cosa distrattamente e questo lo rendeva spontaneo in modo sorprendente. Si guardava intorno distrattamente, ascoltava distrattamente, sorrideva distrattamente. Sembrava che ogni cosa gli scivolasse addosso. Mi venne incontro e quando mi fu vicino il suo sorriso divenne lievemente ironico -Sembri un po’ agitata- disse ridendo. Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia. Sobbalzai,non l’aveva mai fatto,non a inizio serata. -Infatti lo sono,è tutto un po’ strano-. Dopo avermi lanciato uno sguardo pensieroso,spalancò le labbra in un sorriso sornione e mi disse -Sei davvero splendida stasera- arrossii,come sempre. Si divertiva da morire a vedermi diventare paonazza,lo considerava,forse,un modo per capire l’ascendente,enorme,che aveva su di me. -Allora? Hai visto se c’è qualche bel film?- -Ah,ma io sono un gentleman,decidi tu,Charlotte- Il mio nome lo pronunciò con quel tono di voce che mi piaceva da morire e lui sapeva anche questo. Mi conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva che mi piacevano i baci sul collo e le rose rosse,che mi piaceva la sua felpa verde e il suo profumo,sapeva che i complimenti mi facevano arrossire e che il sarcasmo mi conquistava, sapeva che odiavo piangere ma che lo facevo,per colpa sua. Sapeva questo e tante altre cose,nonostante io non gli avessi mai detto nulla. Dopo aver guardato la bacheca su cui erano scritti tutti i film,commedie e horror da quattro soldi dissi,quasi dispiaciuta -Non mi piace nulla.- -Gusti difficili,la signorina. Allora chiudi gli occhi e scegline uno a caso- disse con un sorriso ammaliante. -Ma dai! E se ne scelgo uno brutto?- -A parte che sono tutti brutti e poi…non siamo qui per il film, no?- mi rispose sogghignando Scelsi una commedia mediocre e una volta che ebbe comprato i biglietti tornò da me,mi prese per mano e usando quel tono di voce disse -Manca parecchio all’inizio del film,ora ti porto in un bel posto.- Non potei far altro che seguirlo,ero sua.

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