Una bugia. Un destino. Un'amore.

di itsmeWallflower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. L'inizio dei giochi del destino. ***
Capitolo 3: *** 2. Bugia e Picnic. ***
Capitolo 4: *** 3. Un gelato e un bacio d'addio mancato. ***
Capitolo 5: *** 4. relazioni sbagliate e canzoni sotto la luna. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


AVVERTIMENTO INIZIALE: voglio avvisarvi che questa non è una CrissColfer. E che in questo prologo c'è molto Nicole e poco Darren. Quindi se detto ciò ancora siete curiosi di leggere.. io non vi fermerò! 
Oh, questo è solo un esperimento che avevo iniziato un anno fa.. durante le ultime riprese della 3° stagione di glee.. è storia vecchia, insomma.. e ancora incompiuta.. Quindi vi chiedo di farmi sapere se può essere interessante, così da continuare a scriverla e concluderla.

Fatemi sapere!

Buona Lettura!


PROLOGO

                                      
 
Nicole Anderson era sempre la ragazza che portava guai. E dopo la morte della madre e il secondo matrimonio del padre, la sua matrigna non faceva altro che ricordarglielo.
I brutti voti a scuola, le brutte amicizie, i brutti vestiti.
Niente era giusto per la matrigna e per la sorellastra e quindi niente era giusto in lei per il papà.
Aveva passato le estati della sua infanzia a Londra dalla nonna. Da lei aveva ereditato la passione per i dolci.
Passava tutto il suo tempo libero a decorare torte.
Anche durante l’adolescenza, mentre sua sorella, che non aveva mai considerato tale, era interessata ai ragazzi, alle amiche, a quei tipi strani in tv, lei non faceva altro che meditare su come andare via da lì.
Da una vita grigia e spenta, che suo padre le aveva riservato dopo il funerale della madre.
Non spiccava in nessuna materia, a 18 anni era riuscita a diplomarsi senza non pochi ostacoli, ma come aveva programmato, riuscì ad avere una borsa di studio per un corso di Cake Design ad Arezzo.
Lavorava da quando ne aveva 15 in una piccola pasticceria di Napoli e poi come cameriera in un Hotel, per potersi permettere di andare via di casa a 18.
E ci era riuscita.
Non ci furono piagnistei quando annunciò che sarebbe partita.
La matrigna le diede la sua benedizione senza battere ciglio, la sorellastra chiese se poteva prendersi il suo armadio e il padre forse troppo occupato a far andare bene il suo secondo matrimonio,  non le chiese nemmeno se era sicura di quello che stava facendo.
“Ritornerai?” chiese però l’uomo seduto di fronte a lei con lo sguardo abbassato sul giornale che era intento a leggere, “il corso dura un semestre, se non trovo lavoro lì.. credo che andrò dalla nonna.. quindi no,non tornerò.” Nicole aveva letto in quella domanda tutta la poca fiducia che il padre aveva in lei.
Suo padre credeva che avrebbe fallito, che era un desiderio ridicolo quello di essere una pasticciera.
Senza neanche sapere che quello che lei aspirava era diventare una Cake designer, lei non glielo aveva mai detto e lui non aveva mai chiesto.
Nicole però era convinta. Era convinta del suo sogno, del suo progetto e delle sue forze.
Cake designer o no, lei non si sarebbe voltata indietro.
Non aveva niente lì che la tratteneva.
Sua madre era andata via già molto tempo fa.
Suo padre pure, in un modo, forse, anche più doloroso era andato via da lei.
La nuova famiglia non le era mai andata bene o meglio lei non era mai andata bene alla nuova famiglia.
Non aveva amici, se non quelle poche persone con cui passava il tempo in un bar, quando la sua stanza le andava troppo stretta.
Sì, lei ne era sicura. Se ne sarebbe andata da lì e non si sarebbe mai voltata indietro. Mai.
 
“Ti chiedo solo una cosa.” Si rivolse al padre prima di lasciarlo, era già fuori all’uscio di casa con le sue poche valigie e tante aspettative mentre un taxi l’aspettava
“va a trovare la mamma. Io non posso più farlo anche per te” forse quella volta fu l’unica in cui il padre l’abbracciò. Fu l’unica volta che abbandonò la maschera di cera che si era messo dopo la morte della moglie e strinse forte a sé la figlia, che da sempre gli ricordava tanto la persona che aveva amato più di tutto.
L’abbracciò così forte da farle male, ma lei non si lamentò né si scostò, lo lasciò fare.
“Nicole spero tu sia felice.” Quella frase racchiudeva tutto e niente.
Racchiudevano le sue scuse per non esserci mai stato.
 
******************************
 
12 settembre 2008 – Arezzo.
 
Quel giorno cambiò radicalmente la sua vita.
Non proprio quel giorno, ma da lì iniziò tutto.
 
Il primo giorno di corso fu un disastro e niente era andato come voleva. Era arrivata in ritardo, anche se il suo minuscolo e misero appartamento era a tre passi dalla sede, l’insegnante era uno stronzo, e tutti i suoi compagni sembravano essere più in gamba di lei.
Dopo sei ore di lavoro e una torta mediocre, voleva solo prendersi un caffè, farsi una doccia e dormire.
Camminava a passo spedito per strada, maledicendo se stessa per aver messo da parte il design quell’estate per lavorare come cameriera in un misero hotel. Più ripensava a quella torta, più le veniva da urlare e piangere e pensare che forse il padre aveva ragione a non credere in lei.
E proprio quel pensiero era l’unica cosa che ancora la faceva desistere dal tornare indietro. Si era ripromessa di non mollare. Era il suo sogno, l’unico che poteva permettersi e niente, o almeno non una giornata storta, le avrebbe fatto cambiare idea.
Entrò nel bar che da una settimana a quella parte era solita frequentare, ordinò il suo solito caffè e si sedette al solito posto davanti al bancone.
Ma quel giorno c’era musica dal vivo, lei nemmeno ricordava che ci fosse mai stata musica in quel locale.
Quella voce, quella melodia della chitarra e quella canzone a lei sconosciuta la fecero distrarre da tutti i suoi pensieri.
Senza pudore si voltò a fissare il ragazzo, aveva i capelli ricci ridicolmente lunghi, scuri e disordinati, le sopracciglia folte di una strana forma triangolare e delle ciglia lunghissime, gli occhi erano chiusi ma lei aveva comunque pensato che fossero grandi e pieni di passione, le labbra erano piene ben delineate, le mani erano perfette per la chitarra, ma fu la voce a colpire Nicole.
Il ragazzo prese a cantare una canzone che lei sapeva bene questa volta.
Tu vuò fa l’americano.
La stava cantando in un italiano davvero stentato, ma comprensibile e adorabile.
Nicole si ritrovò a bere il caffè molto più lentamente, continuando a fissare il ragazzo seduto senza il minimo pudore e senza nemmeno accorgersene si era ritrovata a tenere il tempo col piede e a dimenticare quello che fino a poco prima la stava facendo demoralizzare.
Il riccio, però s’inceppò.. aveva dimenticato le parole “oh ahm.. Si, Apologize..” guardò il soffitto come se cercasse di ricordare.. Nicole aspettò che qualcuno gliele suggerisse, ma non arrivava parola.
“..l’ammor sott a lun” suggerì allora lei portandosi il bicchiere alle labbra.
Il ragazzo riprese a cantare dedicandole un sorriso, un sorriso che lei non fu in grado di reggere, così lasciò andare quegli occhi grandi e vivi e si voltò verso il barista, ordinando una brioche.
 
Quella fu l’ultima canzone, lei lo sentì posare la chitarra e salutare. Stava andando via? D’istinto si girò a cercarlo ma se lo ritrovò invece seduto di fianco a lei.
Ordinò una birra e scambiò quattro chiacchiere col barista in un italiano davvero, davvero precario.
  Solo quando aveva bevuto metà del suo bicchiere che il ragazzo le rivolse la parola.
“grazie per prima” indicò la chitarra, “per avermi ehm.. suggeritole parole ” continuò e lei annuì e sorrise, “figurati.. sei andato bene, per non essere la tua lingua” mormorò lei, “beh grazie.. sono qui da sei mesi e ancora ho molte difficoltà” lei fece spallucce, “io ti capisco, quindi non vai tanto male” gli occhi di lui erano puntati dritti nei suoi e finalmente potette vederli, guardarli per davvero.
Erano di un colore difficile da descrivere se non impossibile, c’era un universo di stelle e caramello in quelle iridi ambrate.
E sorridevano sempre. Tutto il suo viso sorrideva.
Parlarono per un po’, si scoprì che lui sarebbe stato li ancora per una settimana, lei per altri sette mesi almeno.
Lui le raccontò che stava seguendo un corso di recitazione, che era di San Francisco e che lì frequentava l’università di Arte della recitazione, stava formando una compagnia teatrale con i suoi compagni di college e voleva diventare un attore e un cantante.
Era molto ambizioso, e Nicole senza nemmeno conoscerlo credeva in lui.
Si stava impegnando troppo per non riuscirci.
Lei gli raccontò del suo corso di Cake design , definendolo come l’unico sogno a cui poteva aggrapparsi.
Gli parlò anche di come era andato male il suo primo giorno ma che non avrebbe mollato.. perché sì, prima o poi lei avrebbe aperto la sua pasticceria.
Gli parlò delle sue origini e del perché parlava così fluentemente l’inglese.
Gli parlò molto di sua nonna Sophie e anche di sua madre Lisa.
E lui ascoltò senza sembrare mai annoiato, l’ascoltò interessato.
 
 
Il tempo però era volato e si era fatto tardi e doveva andare.
 Pagò il conto e si alzò, “è stato un piacere conoscerti..” si accorse solo in quel momento di non sapere nemmeno il suo nome, “Darren” concluse l’altro, stringendole la mano, “piacere mio..” continuò lui aspettando di conoscere il suo di nome, “Nicole” disse allora lei sorridendo.
“Nicole..” ripetè Darren come per memorizzarlo e assaporarlo, e detto da lui quel nome, il suo nome, aveva un suono più dolce,  “che ne dici se ci vediamo questa sera? Per altre due chiacchiere?” domandò poi lui con un sorriso.
Era un appuntamento? Lei non aveva mai avuto un appuntamento, sempre se non si considera andare in piscina dai vicini della nonna col ragazzo strambo che si ritrovò a baciare in acqua, un appuntamento.
“alle nove qui?” chiese prima di pentirsene.
 
E alle nove lei era lì, e anche se non se lo aspettava c’era anche lui.
 
Ora vi starete chiedendo, perché un incontro casuale che sapeva non l’avrebbe portata a nulla, visto che lui se ne sarebbe ritornato in America di lì a poco, le avrebbe cambiato la vita?
 
Perché dopo quel primo appuntamento, c’è ne furono altri.
Perché dopo una settimana in cui entrambi avevano deciso di viversi. Di vivere quello che potevano offrirsi senza rimpianti, dopo una settimana di baci e carezze e belle parole arrivò l’ultima sera. L’ultima notte e Nicole era pronta.
Si era ripromessa di viverlo fino in fondo no?
Era stupido aspettare l’uomo giusto, e se non sarebbe arrivato? Lei cosa avrebbe fatto?
E poi quello era Darren, il dolce e simpatico e adorabile Darren.
Era il ragazzo che in una settimana le aveva insegnato a conoscersi meglio, le aveva fatto capire che era più forte di quanto pensasse.
Solo per quella notte voleva sentirlo davvero suo.
 
 
Fu così un gioco di mani, labbra e respiri affannosi.
Di baci romantici e passionali e bisognosi e desiderosi.
Di tocchi leggeri e curiosi e bramosi.
Di sguardi persi e ritrovati.
In quel letto, nel suo appartamento lei si era sentita per la prima volta amata.
Non era stato semplicemente sesso, era stato uno strano legarsi di anime.
Era stato uno scoprirsi e viversi.
 
E fu proprio come se lo era sempre immaginato e anche meglio, molto meglio.
Erano distesi stanchi e soddisfatti, sul letto, Darren la teneva stretta al petto e giocava con i suoi capelli.
“beh.. esistono telefoni e computer.. potremmo sentirci e poi..” Nicole troncò la conversazione sul nascere,
“No Dare, lo abbiamo promesso. Nessuno cerca nessuno. Doveva essere una piacevole parentesi per due stranieri.. ed è così che sarà, sarebbe solo da stupidi. Siamo stati bene, nessun rimpianto, nessun rancore.” Darren le baciò i capelli, poi si tolse il bracciale che aveva al polso e lo mise al suo, “per non dimenticarmi” mormorò con un sorriso triste che in realtà lei non potè vedere.
“Grazie” lo accettò lei, poi si alzò per trovare nella sua borsa, qualcosa di suo da dare a lui.
Gli diede un elastico per capelli nero, semplice che poteva essere scambiato tranquillamente per un bracciale su cui erano state cucite le sue iniziali, lo aveva fatto sua madre, era il suo elastico portafortuna, ma voleva darlo a lui.
“ecco prendi.. per non dimenticarmi” ripeté lei, “N. A. le tue iniziali..” disse lui mettendoselo al polso, “le ha cucite mia madre, è il mio elastico portafortuna” lui se lo tolse subito per ridarglielo, “oh, ma allora non posso accettarlo. Tua madre..” Nicole glielo mise nei capelli sorridendo, “con tutti i sogni che hai un po’ di fortuna ti serve. A mia madre farebbe piacere che lo avessi tu.” Darren le stampò un bacio sulle labbra e l’attirò di nuovo a sé, stringendola forte; come per poter imprimersi meglio nella mente ogni dettaglio del suo corpo, del suo profumo, dei cuoi capelli.
Ogni dettaglio di loro.
 
La notte però terminò e il mattino seguente lui partì.
Con la promessa di essere stato l’uno per l’altro solo una parentesi piacevole.
Nessun contatto, nessun rimpianto.
Solo il piacere della loro reciproca compagnia per una settimana. Non potevano avere altro.

******************************
Nicole era sicura che di quella sera, le sarebbero rimasti solo i bei ricordi e quel bracciale.
Ma un mese dopo dovette ricredersi. Il ritardo delle mestruazioni e tre test positivi dicevano che era incinta.
Era stata una sola volta, una sola volta con un solo ragazzo.
Non poté nemmeno andare nel panico, no non poteva.
Sapeva cosa doveva fare.
Sua madre non l’avrebbe mai perdonata se avesse ucciso o abbandonato una vita.
Si. L’avrebbe tenuto. E come aveva promesso a Darren, non l’avrebbe cercato.
Si rimboccò le maniche, s’impegnò al corso come se fosse tutto quello che aveva per il suo futuro e in un certo senso era vero.
Trovò lavoro al bar dove aveva conosciuto Darren e conservò tutto quello che poteva. Ma dopo sette mesi, la pancia era evidente, il corso era finito e lei riuscì ad avere il massimo dei voti.
Era a tutti gli effetti incinta e una Cake Designer.
Ma proprio perché era incinta non aveva potuto avere il posto di lavoro che le spettava quando concludi il corso col massimo dei voti.
Restare ad Arezzo quindi era inutile per lei e per il bambino, e allora andò dall’unica persona che sapeva l’avrebbe accettata e aiutata.
Sua Nonna.
Nonna Sophie dopo un attimo di smarrimento nel trovarsi sua nipote sull’uscio di casa sola e incinta, le preparò una tisana per calmarsi e calmare Nicole e accettò di aiutarla.
Sophie chiamò suo figlio, il padre di Nicole, per informarlo, visto che lei non aveva avuto il coraggio di farlo, e come risposta ebbe solo una cornetta del telefono attaccata in faccia.
 
I primi tempi furono davvero duri. Nelle sue condizioni non riusciva a trovare lavoro. Nessuno, di nessun genere.
Intanto, anche se non poteva e non voleva rintracciare Darren, da lontano lo seguiva, si stava facendo strada piano, ma ci stava riuscendo.
Aveva messo in scena insieme alla sua compagnia una web serie, stava per mettere su anche la loro prima opera teatrale.
Lei ancora credeva lui. Sarebbe riuscito a sfondare. Lo sapeva.
 
Intanto partorì un maschietto. Scegliere un nome fu facile. Sam.
Come la protagonista della web serie di Darren. Sami, così aveva intitolato la canzone che le dedica.
Nicole, sognava che un giorno lui l’avrebbe cantata a Sam.
 
 
Era passato un anno. Un anno pieno. Nicole era pronta per rimettersi in carreggiata.
Suo padre era diventato nonno, e forse per l’insistenza di Sophie o forse per il bel faccino di Sam che la nonna continuava a mandare per e-mail lo avevano convinto a farsi vivo.
Appena lo vide, l’uomo scoppiò in lacrime, “è bellissimo” disse, “proprio come te” e come quella volta quando lei stava partendo il padre l’aveva stupita. Ancora una volta a modo suo si stava scusando e lei di nuovo lo lasciò fare.
Lo lasciò fare anche quando dopo essersi accertato, che sì era cresciuta e che sì era in grado di gestire la sua vita, le aveva dato quello che sua madre le avevo lasciato prima di morire.
“Tua madre voleva che te li dessi quando saresti stata abbastanza grande da usarli in maniera saggia” erano 60 mila euro, “e invece questo è da parte mia. Per tutto quello che non ti ho saputo dare dopo che tua madre se n’è andata.” Era un assegno di 20 mila euro che il padre le diede, “ma papà.. quelli di mamma li prendo, visto che mi spettano.. ma questo..” indicò l’assegno, “non posso. Non voglio.” Lui fece spallucce, “dallo a Sam allora. Lui si che ne farà un buon uso.. vero ometto?” il nonno gli scompigliò i capelli riccioluti del bambino, gli stessi capelli del padre  “beh papà.. grazie. Davvero. Grazie per essere qui. Vale molto di più dell’assegno, vale molto di più di tutte quelle cose che tu hai detto di non avermi dato” per la prima volta dopo la morte della madre fu lei ad abbracciarlo.

******************************
 
Due anni dopo, Sam avrebbe compiuto 3 anni a breve, lei ne aveva già ventuno e Darren 25.
Darren, era sulla cresta dell’onda.
Era sempre un colpo al cuore quando lo vedeva in tv.
Ci era riuscito. Era un’attore, un attore di una serie televisiva canterina.
Come era possibile, che in così poco tempo, lui era riuscito a realizzare tutto quello che voleva dalla vita?
Era un attore.. non solo di cinema, aveva debuttato anche a Broadway. Aveva inciso un EP, e stava lavorando ad un cd vero. La sua compagnia andava a gonfie vele, tanto che avevano fatto un tour ed erano venuti anche a Londra, proprio come il suo cast di GLEE. Saperlo a Londra così vicino a lei e Sam le aveva fatto battere il cuore più forte, ma non aveva avuto il coraggio di cercarlo.
Seguiva Darren ad ogni evento pubblico, era sempre aggiornata facilmente grazie a internet su quello che faceva. Ed era sempre un colpo al cuore quando qualche sua foto lo ritraeva col suo elastico.. in effetti.. glielo vedeva spesso al braccio, perché? Perché? Aveva anche una ragazza lui. Perché tenere ancora quell’elastico al braccio? Anche lei aveva ancora il suo bracciale, non lo metteva mai però.. per non perderlo. Forse era proprio per questo che lui lo indossava di continuo, voleva perderlo.
Ma non voleva pensarci. Avrebbe perso il lume della ragione.
 
E non poteva nemmeno lamentarsi di come stava proseguendo la sua vita. Aveva un lavoro soddisfacente in una pasticceria di Londra e guadagnava abbastanza bene, da avere tutto quello che le serviva per iniziare a pensare di aprirsi un’attività.
Sam era un bambino tranquillo, gli piaceva stare con la nonna quando lei era a lavoro.
Gli piaceva colpire ogni cosa potesse emettere suoni. Proprio come il padre forse? Aveva i suoi stessi capelli, e il suo stesso sorriso e anche la sua stessa energia.
Anche lui, senza saperlo, seguiva suo padre in tv.
‘Papà’ per lui e anche per Nicole era una parola tabù.
Una volta, però, ci provò a spiegarglielo.
“Vedi Sami quando ho conosciuto il tuo papà ero ancora piccola. E lui era proprio carino e allora decidemmo di stare un po’ insieme prima che lui sarebbe ritornato a casa sua. Ci siamo voluti bene per questo sei nato tu.” A Nicole sembrò che il discorso stesse procedendo bene quando il piccolo Sam le pose la fatidica domanda, “ma se vi siete voluti bene perché se n’è andato? Non voleva che io nascessi?” Nicole sprofondò, “Sam.. no! non è così” il piccolo continuava a non capire allora la nonna che stava ascoltando tutto s’intromise, “vieni qui.. sweetie, ascolta.. la tua mamma era piccola come ti ha detto.. e non sapeva che fare quando ha saputo che tu eri nel suo pancino, il tuo papà era già tornato a casa sua e non sapeva come contattarlo. Poi lei stava studiando per diventare pasticciera, sai? E lavorava tanto per comprarti tutto quello che ti sarebbe servito. Così non ha cercato più il tuo papà.. magari quando crescerai, se lo vorrai.. potrai farlo tu..” Nicole non riuscì più a trattenersi, scoppiò in lacrime e corse in bagno per nascondersi dal figlio.
Che stupida scelta aveva fatto? Quando aveva deciso di non cercare Darren pensava a lei, pensava a lui.. ma a Sam? Era lui che avrebbe sofferto di più.
Dopo quel giorno non parlarono più di un papà. Ma Sam non sembrava farlo stare male non avere una figura paterna. E Nicole riuscì a dimenticare un po’.
Anche se il senso di colpa, non l’abbandonava mai.
 
Poi arrivò la fatidica lettera di cui Nicole non sapeva nemmeno l’esistenza.
Sua nonna, aveva mandato a suo nome curriculum, foto e lettere di referenza alla famosa pasticceria di Los Angeles di Mary.
Era così famosa, perché come Buddy, aveva un suo show.. lei la seguiva tutte le settimane alla tv, e non faceva altro che ripetere che voleva lavorare per lei, senza però fare qualcosa per far sì che quello accadesse.
“Aprila che aspetti! Siamo curiosi!” la nonna seduta sul divano aveva preso Sam in braccio e aspettavano con ansia l’esito, “cavolo nonna! Perché lo hai fatto?! Io ho già un lavoro! E mi piace.. e poi non mi prenderà mai in considerazione! Ma hai visto quanto sono bravi quelli che lavorano per Mary?” la nonna alzò gli occhi al cielo, “cavolo apri questa lettera  prima che lo faccia io!” lei sbuffò e l’aprì.
Mantennero tutti il fiato sospeso, anche Sam che ancora non capiva a pieno quanto fosse importante quella lettera.
Nicole la lesse attentamente, più volte, immobile. Senza dire una parola si sedette per terra sul tappeto e guardò la nonna con le lacrime agli occhi, “non ti hanno presa?” chiese la donna dispiaciuta, Nicole scosse la testa, “no invece.. per una settimana di prova. Sono stata assunta.” Corse ad abbracciare Sophie e suo figlio.
“lo sapevo!” urlò la nonna contenta, “lo sapevo che quella donna era in gamba!” urlò baciando Sam sulla fronte, “che schifo nonna!” si lamentò lui, pulendosi svelto.
“ora ho un regalo per voi!” disse lei, andò nell’altra stanza e tornò con un'altra busta tra le mani, “un'altra lettera?” chiese Nicole ridendo, “aprila” suggerì la donna sedendosi di nuovo sul divano in attesa di un'altra reazione della nipote.
“sono dei biglietti per Los Angeles! Oddio! Nonna ti amo!” la strinse così forte da strozzarla, “sono per la settimana prossima..” mormorò poi controllando bene, “e ne sono solo due..” guardò la nonna dritto negli occhi, “io resto qui Nicole se è questo quello che stai per chiedere. Da qui non mi muovo! Tu devi pensare a te e Sam. Và in America e realizza i tuoi sogni e quelli di tuo figlio” Nicole in quella frase aveva capito tutto quello che la nonna non disse ad alta voce. Realizza i sogni di tuo figlio, suo figlio non aveva espresso nessun desiderio se non quello di conoscere suo padre.
“questo è stato subdolo. Davvero subdolo. Se credi così io non ci vado.” Lasciò cadere i biglietti sul tavolino da tè e fece per andare via.
“Nicole non essere stupida. Non potevi chiedere una vita migliore.. e hai fatto tutta da sola. Ti sei costruita un futuro anche con tutte gli ostacoli che hai incontrato. Però devi capire anche cos’è più importante per tuo figlio. Hai tutto quello che hai voluto dalla vita, se non di più..” disse Sophie guardando Sam, poi continuò, “perché devi negare qualcosa di più anche a tuo figlio?” Nicole alzò gli occhi al cielo, “nonna ne abbiamo già parlato. Credi che se mi presentassi ora davanti alla sua porta, ci crederà? Penserà che io sia solo un approfittatrice.. di sicuro.. e chi ci soffrirà di più?” anche lei guardò suo figlio, per farsi intendere dalla nonna, “allora promettimi una cosa.. va’ a Los Angeles, costruisciti una vita lì.. e se deve accadere qualcosa accadrà. Tu ci credi nel destino no? bene se il destino vuole che qualcosa accadi tu lascialo fare” Nicole scoppiò a ridere, “che romantica che sei nonna. Il nostro destino lo scegliamo noi, per questo ci credo. Lui da solo non può fare niente. Quindi okay, andremo a Los Angeles, ma solo perché voglio lavorare per Mary e voglio trovare un posto dove aprire la mia pasticceria.. voglio provarci almeno”
 
Ed ora noi possiamo definire il destino come un insieme di inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale oggetta alla necessità e che portano ad una conseguenza finale prestabilita o ancora come l’irresistibile potere che determina il futuroo come un qualcosa in cui credere per andare avanti. Definiamolo come vogliamo.. tanto non cambia il fatto che a volte questo, gioca brutti scherzi.
A volte cambia tutte le carte in tavola e tu non puoi fare altro che giocare.
Puoi anche provare a barare, ma il destino è furbo.. è tosto e capisce il bluff e allora tu puoi solo lasciarlo fare.
 
********************************
 
Angolo Wallflower_

Okay, cosa ne pensate?
Io sinceramente non lo so.
Ho ritrovato questa storia in un vecchia cartella dimenticata del mio computer.. e con le opportune modifiche mi è sembrata accettabile.

Non so.. addentrarmi in una Fanfiction con protagonista Darren Criss è un po' strano.. soprattutto quando al suo fianco non c'è Chris Colfer.. xD
Ma, ehi! Questa è una storia inventata, completamente inventata.. di reale c'è solo Darren, il suo lavoro, qualche amico e Mia.

Oddio, ho moooooolti dubbi e quindi non so che dire >.<
Ma se volete che continui dovreste dirmelo.. ho già detto che è un esperimento.. e se a voi non piace.. è inutile continuare a pubblicare, e cancellerò seduta stante sta roba che ho scritto.

Quindi, davvero.. recensite, mandatemi un messagio privato o qualsiasi cosa per dirmi se l'idea vi interessa.

Alla prossima, forse! xD
xoxo
Wallflower_

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Capitolo 2
*** 1. L'inizio dei giochi del destino. ***


CAPITOLO I







28 Maggio 2012- Los Angeles
 
E Nicole lo aveva sempre detto: se sai ciò che vuoi..  e lo vuoi con tutte le tue forze, riuscirai ad ottenerlo.
Certo, doveva mettere in conto tutte le difficoltà del caso, ma lei era una dura e non si spaventava facilmente.
 
Così lei e Sam erano a Los Angeles già da qualche giorno, faticavano ad abituarsi al posto nuovo, alla casa nuova e all’assenza della nonna, ma non si scoraggiavano.
 
Trascorrevano i giorni a sistemare casa, a gironzolare per la città alla ricerca di posti loro e a conoscere il vicinato.
Stavano anche cercando una babysitter che si occupasse di Sam mentre lei era a lavoro, ma il piccolo era difficile da soddisfare, nessuna andava bene. Voleva la nonna Sophie, che ovviamente non potevano avere nessuno dei due.
 
La casa era piccola ma accogliente ed era vicino la pasticceria di Mary, utile per Nicole per qualsiasi emergenza, l’aveva presa senza pensarci.
Non voleva stare troppo lontana da Sam, sapeva che avrebbe dovuto lavorare molte ore al giorno e senza l’aiuto di Sophie si sentiva tremendamente in ansia a dover lasciare suo figlio in custodia alla babysitter, quindi una casa vicino al lavoro le era sembrata la soluzione più ovvia a qualsiasi evenienza.
A Sam dal canto suo piaceva quell’appartamento soprattutto per le persone che vivevano nel quartiere.
Aveva fatto già amicizia con altri bambini. C’erano parecchie famiglie lì intorno e solo una era composta da due persone come loro.
Sam conobbe il suo primo vero amico al parco, “mamma anche lui non ha il papà! Si chiama Toby!” esclamò il piccolo quando aveva trascinato l’amico sulla panchina dove era seduta Nicole che alzò gli occhi al cielo prima di sorridere “ciao Toby! Io sono Nicole.. Sam lasciagli il braccio!” disse poi risoluta al figlio, “posso andare a giocare a casa sua?” chiese Sam eccitato, “dov’è tua madre Toby?” chiese lei non trovando una donna che potesse essere madre del bambino, “oh eccomi! Toby mi hai fatto prendere un accidenti! Non ti avevo visto più sullo scivolo!” la ragazza si voltò verso Nicole e si presentò, “sono Jane la mamma di Toby.. vi stava dando fastidio?”, 
“io sono Nicole e lui è mio figlio Sam.. e no non ci stava dando fastidio, anzi è mio figlio quello che disturba! Mi ha chiesto di poter venire a casa vostra..” la donna sembrò contenta, “ma si certo! Vieni anche tu.. siete i nuovi del quartiere.. mi farebbe piacere conoscervi.. è bello sapere che io non sono più l’unica mamma single. Così la smetteranno di parlare di me!” la ragazza si guardò intorno con sguardo serio e poi tornò col suo sorriso simpatico, “scusami.. ma questa gente di quartiere a volte mi irrita.. allora andiamo? Casa mia è lì di fronte!” 
Ovviamente Nicole accettò più che volentieri, non solo per la formalità da vicinato, ma perché aveva realizzato in quel momento di aver bisogno di un’amica, di una persona della sua età con cui parlare.. anche solo di futilità.
Erano anni ormai che oltre a sua nonna o suo figlio, non aveva altre persone con cui confrontarsi.
 
Jane fu così gentile da offrirsi come babysitter. 
Spiegò che Toby soffriva molto la mancanza del padre e per questo non riusciva a fare amicizia, ma con Sam si era stabilito subito un legame. “mi fa piacere che lui stia qui, con mio figlio” finì col dire.
“ti ringrazio, ma visto che avrei comunque cercato una babysitter.. voglio pagarti!” Nicole non riuscì a convincerla in nessun modo, “facciamo così.. io lavoro a casa, visto che mi occupo di siti internet.. ma quando ho bisogno di una babysitter la sera, lo chiedo a te!” Nicole fu felice di accettare.
 
-3 Giugno 2012-
Sam compiva 3 anni.
Nicole gli organizzò una piccola festa, con Toby, Jane e altre due famiglie che accettarono l’invito anche se su due piedi.
Sam scelse anche la torta e fu quasi uno shock per Nicole  “mamy voglio la torta di glee! Al cioccolato!” esclamò battendo i piedi per terra, “voglio Kurt e Blaine e Brittany su di un unicorno!” e lei non riuscì a dirgli di no. Era il suo compleanno dopotutto.
La festa fu un successo, Sam sprizzava gioia da tutti i pori.. Toby gli aveva regalato una piccola chitarra che non lasciò nemmeno per andare a dormire quella sera. Ricevette gli auguri anche dal nonno e dalla nonna Sophie, l’elettricità di Sam era alle stelle e con lui anche Nicole.
 
Due giorni dopo finalmente si presentò a lavoro.
Conoscere Mary fu un sogno per lei, quasi non riusciva a parlare, ma una volta in laboratorio lasciò perdere la ragazzina eccitata che era in lei e si mise a lavoro.
Gli altri pasticcieri erano grandiosi e socievoli e mai una volta la fecero sentire fuori posto.
Il primo giorno andò alla grande, le fu chiesto di fare una torta identica a quella già fatta da Rosy, una delle cake designer di Mary, era una torta nuziale di tre piani, quadrata, con petali di rose rosse sparsi un po’ dovunque, “Nicole deve essere uguale all’altra.. servono per un film. Quindi non puoi deludermi” disse Mary prima di tornare al bancone di vendita.
Dopo sette ore di lavoro e tanta ansia, Nicole completò l’ incarico, “Rosy che ne dici? Può andare?” chiese conferma a chi si era occupata della prima torta, “stai scherzando? Non so nemmeno più distinguere quale sia la mia! Hai fatto un ottimo lavoro!” e anche Mary dopo un attenta osservazione, le diede l’okay, “perfetta.. ragazza tu sei in gamba. Sembra fatta da un'unica persona. Non ho bisogno di una settimana di prova. Ho bisogno di personale certo. Sei assunta!” Applaudirono tutti e le diedero il benvenuto a bordo.
“Domani mattina ho bisogno di te alle otto. C’è da dipingere una torta per 100 persone.”
 
I giorni seguenti furono una vera guerra, lei era diventata l’addetta alle torte paesaggistiche. Ma doveva occuparsi anche delle sculture insieme a Nick, e delle torte nuziali con Rosy.
Tornava a casa da Sam distrutta ma non per questo si lamentava. Suo figlio sapeva come tenerla su.
Era un uragano quel ragazzino e a fine giornata, quando si mettevano a letto lui le raccontava tutto quello che aveva fatto durante la giornata e lei faceva altrettanto. Era un po’ come raccontarsi le favole della buonanotte.
 
Quelle settimane quindi furono solo casa, lavoro, Sam e letto.
Non era riuscita a ritagliarsi un po’ di tempo per mettersi a pensare. In verità se non fosse stata per l’assenza di Sophie neanche avrebbe realizzato che si trovava davvero a Los Angeles.
Si rifiutò di soffermarsi a pensare che era nella stessa città del padre di suo figlio.. Los Angeles era enorme e la possibilità di incontrarlo lì erano pari a 0.
Ed è meglio così, si diceva quando il pensiero di Darren era troppo forte e lei troppo stanca per mandarlo via, era meglio non incontrarlo, perché trovare una spiegazione alquanto ragionevole sull’esistenza di Sam.. sarebbe stato davvero difficile se non impossibile.
 
Ma Nicole non sapeva che il destino, quello di cui parlava tanto sua nonna e di cui lei credeva poco, aveva già mischiato il mazzo.
Stava solo aspettando per fare la sua mossa e cambiare le carte in tavola.
 
“Nicole, ormai ti sei ambientata bene, le telecamere del mio show ti adorano.. per questo voglio che sia tu ad andare al Mckinley” lei aveva già sentito quel nome, ma in quel momento le sfuggiva dove, “Mckinley?” chiese allora, visto che Mary sembrava  non volesse continuare il discorso, “il liceo dove viene girato Glee.. hanno richiesto una torta per il diploma.. e la fine delle riprese. Voglio che tu vada lì per capire cosa vogliono da noi. Sanno del tuo arrivo con le telecamere, quindi li troverai preparati” a Nicole sembrò rompersi la terra sotto ai piedi. Era uno scherzo.. magari ora sarebbe spuntata sua nonna per dirle che stava in uno di quegli show televisivi che la donna amava tanto.. ma no, Sophie non c’era e lei era Los Angeles.
“perché io Mary? Io sono nuova, non so come muovermi.. mandaci Rosy! Lei è bravissima..e..” Mary alzò la mano per farla tacere, “non era una richiesta Nicole, voglio che ci vada tu. Non si discute” ed era vero, con Mary non si discuteva, mai! 
Ma come era possibile che doveva andare di proposito a infilarsi nella tana del lupo?
Come era possibile che tra tutte le pasticcerie che c’erano a Los Angeles chi di dovere avesse chiamato proprio quella di Mary?
E perché poi Mary aveva scelto proprio lei?
Destino Nicole, semplice destino.
“quando dovrei andarci?” chiese cercando di restare calma e di preparasi al meglio per quel giorno.
Voleva essere almeno un briciolo preparata quando e se avrebbe rivisto Darren.
“ora” la donna le consegnò una divisa nuova di zecca, “indossa questa e segui tutte le istruzioni dei camera-man” così dicendo se ne andò senza battere ciglio, lasciando Nicole a crogiolarsi nella più totale crisi. Non era pronta, non era così che dovevano andare le cose.
“Tu ci credi nel destino no? bene se il destino vuole che qualcosa accada tu lascialo fare” le parole della nonna le rimbombarono nella testa come una bomba ad orologeria.
Il Destino. Lo aveva odiato.
L’unica sua speranza ora era che se Darren fosse stato presente alle riprese non si fosse ricordato di lei.
In effetti, poteva succedere che Darren si fosse dimenticato di lei.. erano stati insieme una sola misera settimana più di tre anni fa.. e in questi anni erano cambiate molte cose anche per lui.. Nicole poteva solo immaginare le tante persone che il ragazzo incontrava ogni giorno.. quindi perché ricordarsi di lei?
E perché il fatto che Darren avrebbe potuto dimenticarla la fece rabbrividire? Non voleva e doveva pensarci.
Rosy la guardò facendo spallucce, “avanti tuo figlio adora glee.. questa sera avrai molte cose da raccontargli!” disse la ragazza per incoraggiarla, “mio figlio è un idiota!” esclamò invece lei irritata.
 
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Era arrivata al Mckinley col cuore in gola e le mani sudaticce. 
Non poteva fare a meno di pensare che Darren era lì, perché lei lo sapeva, in cuor su sapeva che lui era lì.
E se fosse stato davvero lì, lei che cosa avrebbe dovuto fare? Salutarlo? Fingere di non ricordarsi chi fosse? Avvicinarsi anche se lui non l’avrebbe riconosciuta? 
Tutto quel pensare la stava mandando fuori di testa, ma doveva riprendersi.. lei era al Mckinley per lavoro e doveva essere professionale.
La lasciarono entrare subito, insieme alla sua troupe, portandoli nel teatro della scuola, quello che lei e suo figlio avevano visto molte volte in tv. Era grande e in quel momento pieno di persone dello staff che lo sistemavano ,forse, per qualche scena da girare. Come aveva detto Mary li stavano aspettando visto che tutti salutarono guardando dritto nelle telecamere.
Dopo una gran bel respiro, partì la scenetta. 
Ryan Murphy si presentò, e dopo alcuni convenevoli passarono a parlare della torta.
“vorrei che si incentrasse sul diploma e quindi sui diplomandi, ma non voglio escludere nessuno” disse l’uomo guardando verso il palco, Nicole annuì cercando qualche idea buona da esporre, “beh direi che questo palco sarebbe ottimo da raffigurare.. il colore principale sarà il rosso.. visto che si tratta di un diploma.. e..” prese una pausa guardando il palco insieme a Ryan sperando di avere una grande idea per la torta che potesse entusiasmarlo e che l’avrebbe portata fuori di lì il prima possibile.
“sta pensando a qualche idea?” chiese lui sorridendo, “si.. che ne dice di avere i diplomandi nel centro con le loro toghe rosse.. e, quanti ne sono che si diplomano?” domandò alla fine facendo ridere Ryan, “non segue molto lo show vero?” lei fece spallucce, “non ho una buona memoria” sorrise come per giustificarsi, “ora li facciamo entrare tutti, così li puoi focalizzare meglio”
No! Avrebbe voluto urlare, ma non ebbe nemmeno la forza di respirare. Restò immobile, col fiato sospeso aspettando di essere inghiottita magari da un mostro mitologico.
Entrarono tutti, Darren compreso, sorridente e ingelatinato come il suo personaggio richiedeva.
Salutarono tutti verso la telecamera senza preoccuparsi di Nicole o di Ryan.
“i diplomandi al centro!” ordinò Ryan, mentre i ragazzi si sistemavano, il camera-man consigliò a Nicole di essere più sciolta e di parlare di più.
Come se fosse facile! Pensò lei mandando giù per l’ennesima volta il groppo che aveva in gola.
“perfetto” mormorò invece, cercando di controllarsi.
“la vedo già la torta!” esclamò poi anche con troppa enfasi, “ci saranno le luci e loro staranno sul palco come vere rock star!” si sentiva anche un po’ idiota a urlare in quel modo guardando la telecamera ma sperava davvero di convincere il camera-man e andare via di lì il prima possibile.
Veloce e indolore, pensava.
Ma invece Darren aveva riconosciuto la voce, perché lei era oscurata dalla luce dei fari scenici e lui si fece avanti socchiudendo gli occhi in due piccole fessure per focalizzarla e dimentico delle telecamere esclamò: “Nicole!” correndo giù dal palco per abbracciarla.
 L’abbracciò così forte da farle mancare il respiro.
E Dio! Nicole sentì le gambe diventare di gelatina. 
Le sue braccia erano ancora forti e dolci allo stesso tempo, proprio come ricordava.. ma il suo profumo.. era quello che mandò Nicole in corto circuito.
 “Stop!” urlo il camera-man scuotendo la testa, “che ci fai qua?” Darren la teneva per le spalle e la guardava dritto negli occhi con un espressione sorpresa e felice.
E quegl’occhi, quelle iridi cangianti che nascondevano un intero universo erano sempre bellissime, proprio come ricordava.
Nicole dovette raccogliere tutte le sue forze per aprir bocca, “sto lavorando” disse indicando la telecamera, “Nicole dobbiamo continuare” le ricordò il camera-man.
Darren si scusò, “parleremo dopo” le disse prima di tornare al suo posto.
E cavolo, quel “dopo” arrivò troppo presto. L’idea delle rock star e delle vere luci entusiasmarono Ryan, “sarà eccezionale! Mi fido di te Nicole!” esclamò l’uomo.
“e Stop!” il camera-man aveva avvertito che era tutto finito.
Ryan Murphy si dileguò in un niente e lei cercò di fare lo stesso. Ma Darren non glielo permise, in un lampo fu da lei con il suo solito sorriso sghembo.
 “credevo di non rivederti più!” Darren l’abbracciò di nuovo incurante del disagio di lei, “lo credevo anche io” mormorò lei così fredda da farlo allontanare.
 Il silenzio che seguì dopo fu imbarazzante “e quindi ci sei riuscita!” Nicole non riusciva a capire di cosa stesse parlando.. aveva il cervello in totale blackout e gli occhi di lui la tenevano prigioniera, “dico.. sei una cake designer! Lavori per Mary poi!” si sedette sul bordo del palco invitandola a fare lo stesso, era assurdo come ogni cellula del suo corpo si muoveva senza il suo consenso per sedersi di fianco a lui.
“anche tu ci sei riuscito.. beh ma si sapeva” cercò di scherzare lei, “faccio quel che si può” mormorò lui alzando le spalle, “da quanto sei qui?” le chiese poi, “intendi qui a Los Angeles? Poco meno di un mese.. devo ancora abituar mici a questa città..” lui annuì, “perché non mi hai cercato?” dritti al punto dunque.
Nicole aveva dimenticato quanto potesse essere diretto, schietto e disarmante, “perché avrei dovuto? Avevamo promesso di non cercarci” lui alzò gli occhi al cielo, “ma solo perché tu eri in Italia ed io qui. Non credi che una volta che anche tu fossi stata qui la promessa poteva anche essere rotta?” sorrise come per farle capire che era un ragionamento ovvio, e che lei era una stupida a non averci pensato, “sono passati tre anni. E quella doveva essere una..” lui alzò di nuovo gli occhi al cielo, “piacevole parentesi.. lo so, lo so” mormorò lui alzandosi, “devo tornare a lavoro.. ma questa sera possiamo vederci? Ho talmente tante di quelle cose da dirti che ora non mi viene in mente niente” si alzò anche lei, “scusa Dare, ma ho degli impegni” che si chiamano Sam, avrebbero voluto dirgli, ma evitò.
“quando potremmo rivederci?” chiese allora fissandola, lei fece spallucce, “devo tornare anche io a lavoro.. a stato bello rivederti. A presto Dare” come fece anche l’ultima volta che lo salutò, si alzò in punta di piedi sorrise e gli baciò la guancia. 
“non hai risposto alla mia domanda” le fece notare lui, ma lei gli aveva già dato le spalle per correre via “tra due settimane vi porterò la torta.” Urlò lei mentre lasciava il teatro e Darren.
 
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Riprendersi da tutto quello fu difficile. Darren non era più quel ragazzo conosciuto per caso ad Arezzo, era cresciuto. E cavolo se era cresciuto. 
Era bello da togliere il fiato. E lei non poteva pensare a lui in quei termini, era troppo pericoloso.
In quegli anni, aveva provato ad uscire con altri uomini, ma trovava sempre una scusa: troppo vecchio, troppo affrettato, Sam ne soffrirà. Quando forse l’unica reale scusa era che nessuno di quei ragazzi era Darren.
Quella sera tornata a casa, come tutte le sere arrivò il momento di raccontarsi le proprie giornate.
E quando Nicole raccontò a Sam cosa avesse fatto quel giorno il piccolo non riusciva a stare più nella pelle.
“li hai conosciuti tutti? Anche Kurt e Brittany?” 
“li ho visti tutti.. ma non li ho conosciuti!” 
“che bello. Sono proprio contento.. la prossima volta posso venirci anche io?”
“non posso portarti.. lo sai.. è lavoro.. e tu sei piccolo”
“ma voglio le firme di tutti!”
“ma se non sai nemmeno leggere!”
“non  è vero.. sto imparando!” Nicole gli rimboccò le coperte e spense le luci, “dormi.. ne riparliamo”
 
Le due settimane passarono, volente o nolente era arrivato il giorno in cui Nicole avrebbe dovuto consegnare la torta al Mckinley. Lei insieme agli altri pasticcieri si erano impegnati sul serio per quella torta, doveva essere perfetta, era una grande responsabilità anche per Mary.
Lei fece del suo meglio e non poteva dire di non essere soddisfatta del risultato. Non voleva ammetterlo, ma voleva che Darren vedesse quanto fosse in gamba nel suo lavoro.
“mamy.. posso venire anche io con te! Sono stufo di stare con Jane!” il piccolo Sam cercava con il suo visino dolce di convincere sua madre a portarlo con se al Mckinley, “non dire bugie Sam, che ti cresce il naso come quello di Pinocchio! Ti piace stare con Jane e con Toby.. tu resterai qua! Non si discute” Sam iniziò a piagnucolare incrociando le braccia al petto, insistendo che allora sarebbe rimasto a letto, da solo.
“Sam, non fare i capricci. Ti prometto che farò il possibile per portarti le loro firme.. va bene?” lui rimuginò sulla risposta, poi sempre col muso si vestì, “va beeeene.. però se ci fosse stata la nonna.. lei mi avrebbe portato” mormorò, nascondendosi dietro la maglietta che doveva indossare, “la nonna non c’è. Ora sbrigati!” 
Nicole come tutte le mattine, accompagnò suo figlio da Jane e poi si recò a lavoro.. con il cuore che voleva scoppiarle dal petto e non sapeva come calmarlo.
 
“Nicole! C’è tuo figlio Sam.. come può essere così carino? Mi ha portato un disegno!” urlò Mary dalla pasticceria, “cosa?” chiese lei accorrendo nell’altro locale, “Sam!” Esclamò vedendolo intento a parlare con Mary, “non sono riuscita a convincerlo.. voleva venire da te e..” cercò di spiegarsi Jane, “grazie Jane, ma non preoccuparti. Ci penso io” Nicole si piazzò di fronte al figlio con le mani sui fianchi, era arrabbiata e Sam lo aveva capito.. “mamy io..” cominciò il piccolo con gli occhioni lucidi, “no Sam, non voglio sentire scuse. Mi hai disubbidito! Sono davvero arrabbiata con te. Ti avevo promesso che ti avrei portato le loro firme, ora non te le meriti. Perciò torna a casa” Sam si mordicchiava le labbra per non piangere davanti a tutti, ma non ci stava riuscendo, “Dio Nicole è un bambino! Così lo farai piangere” Mary cercò di calmare le acque, prendendo il piccolo in braccio accarezzandogli le guance con affetto,“Jane portalo a casa.. e scusami ancora per il disturbo..” prese Sam dalle braccia di Mary e lo consegnò all’amica, “hai chiesto scusa a Jane?” il bambino scoppiò in lacrime e lei detestava vederlo piangere, ma questa volta aveva esagerato, “mamy io voglio stare con te.. non farò il cattivo!” disse tra i singhiozzi, Nicole gli asciugò le lacrime e gli baciò la guancia,  “Sam ti ho già detto che non posso portarti con me. E poi non è vero che vuoi stare con me! Vuoi solo vedere glee!” Sam l’abbracciò forte, “okay, basta! Io non c’è la faccio più!” Mary alzò le braccia al cielo, “Sam se mi prometti che farai il bravo potrai andare con tua madre.. però questa sarà l’unica volta.. okay?” Nicole si voltò di scatto verso Mary sconvolta, “no Mary! Sam non può venire!” 
Quello era un incubo.
Altro che destino.. il suo era Karma.. un Karma decisamente negativo!
 “se io dico che può venire, allora può farlo” e con Mary non si discuteva, “sappilo Sam, ora sono davvero arrabbiata con te. Farai tutto quello che ti dico senza discussioni e capricci intesi?” il bambino prese il viso della madre tra le mani e la baciò sulle labbra, come faceva ogni sera prima di andare a dormire, “te lo prometto!” poi si fece mettere giù per andare ad abbracciare Mary.
 
Sam era eccitato lo si vedeva dagli occhi, ma si costringeva a tenere la mano della madre, senza mettersi a correre dovunque, “allora Sam.. io devo lavorare ora.. quindi tu resterai seduto qui..” Nicole aveva scelto la sedia più lontana e più nascosta di tutto il teatro, “ma non riesco a vedere niente..” cominciò Sam, “ricordati la promessa” sibilò Nicole con voce seria, lui si ammutolì abbassando lo sguardo da quello della madre.
“non muoverti da qui!” Nicole si sistemò i capelli e disse al camera-man di essere pronta.
Anche se pronta non lo era per niente. Era da due settimane che pensava e ripensava a quando si sarebbe ritrovata di nuovo con Darren e nei suoi piani ovviamente non c’era mai stato anche Sam. E quello complicava le cose.
 
Sistemarono la torta al centro del palco, lei aggiustò i dettagli, accese le luci e parlando dritta verso la telecamera esclamò, “è tutto pronto, manca solo il cast! Speriamo che non restino delusi!” da dietro le quinte spuntarono Ryan insieme a tutto lo staff e per ultimi gli attori.
Nicole voleva vedere il viso di Sam, lo immaginava elettrizzato e che non riusciva a stare fermo sulla sedia, ma non si voltò.. Darren avrebbe potuto seguire il suo sguardo e lei era convinta di non volerli far incontrare.
Ma tutto il mondo le cadde addosso quando vide Sam mano nella mano con Chris Colfer, “ma non è carino? sembra un piccolo Darren con questi riccioli!” esclamò Chris verso gli altri e tutti scoppiarono a ridere, Il camera-man urlò stop, “si era perso..” mormorò l’attore come per giustificarsi all’operatore, “ehi ciao Campione! Come sei arrivato fin qui?” Darren si era abbassato all’altezza di Sam che in quel momento stava nascondendosi dietro le gambe di Chris Colfer, perché aveva guardato la madre che era come paralizzata.
“Sam..” mormorò senza riuscire a dire altro. 
 “ehi Nicole.. richiama tuo figlio non possiamo stare qui tutto il giorno” disse il camera-man sotto voce, lei dovette chiudere gli occhi per un secondo, la testa le girava e non riusciva a vedere nient’ altro che suo figlio e Darren.
“S-scusate..” mormorò lei facendosi avanti, Darren si alzò facendole spazio, mentre la guardava, “Sam.. vieni qui” ma lui di tutta risposta si nascose ancora meglio dietro Chris, “non sono arrabbiata.. davvero.. ma dobbiamo lavorare..” il piccolo fece capolino solo con la testa per controllare che la madre non stesse mentendo, “non sei arrabbiata?” tutti scoppiarono a ridere, tranne Darren che non toglieva gli occhi dalla scena, Nicole sentiva il suo sguardo sulla schiena, “no te l’ho detto..” lui sorrise e si avvicinò a lei, Nicole lo prese in braccio e lo portò giù dal palco facendolo sedere sulla sedia più vicina.. ormai il guaio era fatto e non c’era più nessun motivo per perderlo di vista.
“resta qui. Non farmelo ripetere” sibilò lei, “farò il bravo” era troppo contento per vedere quanto fosse inviperita la mamma.
“riprendiamo!” esclamò Nicole una volta sul palco, si scusò con tutti e rifecero la scena.
Questa volta andò tutto come doveva andare, ci furono le facce sorprese di tutti, i ringraziamenti di Ryan, il taglio della torta e i commenti di alcuni. Mezz’ora dopo il lavoro di Nicole era finito.
“Nicole.. vero?” le si avvicinò Chris, “si..” fece lei voltandosi verso di lui, “mi dai il permesso di portare un po’ di torta a tuo figlio?” lei restò di stucco solo per un attimo, poi sorridendo chiamò Sam e la ragazza che interpretava Brittany lo aiutò a salire sul palco, era assurdo come sembrava lui la star.. lo avevano accerchiato tutti, Chris gli offrì la torta, gli altri cercavano di strappargli fuori qualche parola.
Darren invece se ne stava in disparte fissando lei e poi Sam e poi di nuovo lei.. come in un circolo vizioso.
 Nicole finse di dover parlare col camera-man pur di scrollarsi di dosso quello sguardo..
“Nicole, vado a fare qualche ripresa del posto.. serve per il video” disse l’uomo allontanandosi, “vengo con te?” chiese lei, “non è necessario. Torno tra un po’” e quindi non potette fare altro che restare lì con le mani in mano.
Sam ancora un po’ timido, si lasciava coccolare da tutti, “e quindi è tuo figlio?” in tutto quel trambusto non aveva sentito Darren avvicinarsi, “Sam? Si.. è mio figlio” lui annuì serio, “quanti anni ha?” perché sembrava una domanda mirata invece che casuale? “ha appena compiuto tre anni” il ragazzo annuì ancora e senza aggiungere altro si allontanò da lei per raggiungere Sam.
“oh eccolo.. lui nella realtà si chiama Darren.. non Blaine!” Chris si era preso la briga di presentargli tutti. Perché povero Sam, credeva davvero che loro fossero i personaggi che interpretavano.
Darren si sedette per terra di fianco a Sam e gli sorrise, “non star a sentire Chris, se lo trovi difficile puoi chiamarci come vuoi” Sam fece spallucce, “no invece.. non è difficile” disse il piccolo risoluto, poi uno ad uno elencò gli attori, ricevendo alla fine un applauso meritato, “non è stupido come te Darren!” scherzò Lea tirandogli uno scappellotto dietro la nuca, “cercavo solo di metterlo a suo agio!” si giustificò lui scoppiando a ridere, “Allora Sam.. chi è il tuo personaggio preferito?” chiese uno di loro, “mi piace tanto Brittany perché a lei piacciono gli unicorni e poi mi piacciono Kurt e Blaine perché piacciono alla mia mamma” Darren quella volta scoppiò a ridere davvero, “ma che dolce che sei!” Chris lo abbracciò scoccandogli un bacio sulla guancia, “idiota ha appena detto che ci piacciamo solo per far contento alla mamma!” gli fece notare Darren, “e non credi sia dolce?” fece di rimando il ragazzo.
Intanto era tornato il camera-man e dovevano tornare in pasticceria, “Sam.. dobbiamo andare ora, saluta tutti” il sorriso del piccolo scomparve, “di già?” chiese, “si.. devo tornare a lavoro.. e tu a casa” Sam annuì, e poi uno ad uno li salutò tutti abbracciandoli, e stava per andarsene quando si ricordò delle firme.
“Mamma ho dimenticato le firme!” esclamò cercando di sfilare la mano da quella della madre, “ora è tardi.. la prossima volta” Nicole strinse la mano del piccolo più forte per tirarlo via, ma Sam non ne voleva sapere niente.
“Nicole posso portartele io questa sera.. so dov’è la pasticceria.. a che ora finisci di lavorare?” Darren che aveva assistito a tutta la scena non perse tempo a cogliere l’occasione al volo, “non è necessario..” ma Sam non la lasciò finire, “invece si.. mamma finisce di lavorare alle sei. Grazie Darren!” Sam gli sorrise, e poi contento trascinò via la madre senza darle il tempo di aprire bocca.
Per tutto il tragitto fino a casa di Jane, Nicole non rivolse la parola a Sam.
“mamma sei arrabbiata? Per questo non parli con me?” Nicole girò lo sguardo verso il finestrino ignorando il figlio. 
 “Jane, Sam è in punizione non deve giocare con Toby e non deve vedere nemmeno la tv” disse lei quando l’amica venne ad aprirgli la porta e Sam non protestò nemmeno, sapeva che la madre era davvero arrabbiata, “sei sicura?” Nicole annuì, “passo a prenderlo alle sei come sempre” così dicendo se ne andò, senza prestargli nemmeno uno sguardo.
 
Quando Nicole finì di lavorare erano passare le sei già da dieci minuti e di Darren nemmeno l’ombra. Bene, Sam non avrebbe avuto gli autografi, proprio come meritava per il comportamento che aveva avuto quel giorno e lei non avrebbe dovuto affrontare Darren, in nessun modo.
Era sollevata al pensiero di non doverlo vedere.
Aspettò Rosy che salutasse gli altri, visto che facevano un tratto di strada insieme e poi si avviarono
“Ehi Nicky ma cos’hai? Non hai detto una parola oggi” le fece notare l’amica, “sono solo stanca” rispose lei, mentre uscivano dalla pasticceria.
Un clacson prese a suonare ma Nicole non ci fece nemmeno caso, Rosy invece cercò con lo sguardo da dove provenisse, “ehi il tipo sta guardando da questa parte, magari vuole te” 
Darren. L’unica persona che avrebbe potuto essere per lei. Si voltò versò l’auto parcheggiata di fronte la strada, e come aveva pensato era proprio lui.
“si è per me” disse alzando la mano in segno di saluto a Darren, “beh allora io vado, ci vediamo domani” Nicole si avvicinò all’auto e aspettò che Dare le aprisse il finestrino per darle i fogli, ma lui le aprì l’intero sportello, “guarda che era aperto” disse lui sistemandosi gli occhiali sul naso, “credevo mi aprissi il finestrino.. per darmi gli autografi” rispose lei, “vorrei darglieli io a Sam, se posso” lei non si mosse da dov’era, “oh, ma Sam non è qui” lo potevano vedere tutti che lui non c’era, “lo so questo Nicole, ti accompagno a casa e do i fogli a Sam.. se non ti dispiace” come poteva dirgli in maniera gentile che sì le dispiaceva e pure tanto?
“oh okay..” non aveva trovato nessun modo ovviamente, “e allora sali?” lei si sistemò sul sedile e lui partì.
“gira a sinistra.. duecento metri sulla destra è casa mia” lo istruì lei indicando la strada con il dito della mano sinistra che lui guardò con attenzione, “vedo che non indossi un anello” Nicole non capì dove volesse andare a parare, “dovrei indossare un anello?” chiese lei confusa, “se sei sposata si” Nicole scoppiò a ridere, “Dare ho ancora 21anni! No che non sono sposata” lui fece spallucce, “non si sa mai a 21 anni non dovresti avere nemmeno un figlio di 3” quel commento la ferì più di quanto si aspettasse.
“invece a 21 anni non potevo chiedere di meglio” sbottò lei mentre Darren parcheggiava l’auto proprio di fronte casa sua, “Sam è da una vicina.. aspettami qui” scese dall’auto chiudendo la portiera con stizza.
Darren aveva giudicato lei, la sua vita e aveva visto Sam come un errore. Ecco cosa aveva letto Nicole in quello stupido commento. 
Ora più di prima era convinta di non rivelargli mai che Sam era pure suo figlio. Non di certo.
Il piccolo come vide la madre le fece le feste, ma lei non si addolcì per niente, era arrabbiata con lui e con suo padre.
“ti ho fatto un disegno!” esclamò il ricciolino porgendo un foglio a Nicole, “lo guarderò dopo.. ora c’è Darren che ti aspetta.. ha detto che vuole darti le firme” Sam fece per correre verso casa, ma poi decise che era meglio tenere la mano alla mamma, “mamy sei ancora arrabbiata?” le tirò il bordo della maglietta per attirare l’attenzione, “lo sai che non mi passa in fretta” mormorò lei.
Darren quando li vide avvicinare scese dall’auto con il suo sorriso più smagliante.
“ehi Sam! Cos’è questo muso lungo?” Sam fece spallucce, “è che la mamma..” la guardò, “niente sono stanco” Darren non riuscì a fermarsi dal ridere, “è arrabbiata per i capricci di questa mattina?” Nicole alzò gli occhi al cielo, “dobbiamo stare ancora molto qui fuori?” era impaziente di chiudersi la porta alle spalle e restare sola. Per quanto Sam potesse lasciarla sola, ovviamente.
“se tu mi facessi entrare, no non dovremmo stare molto qui fuori” le fece notare però Darren e Nicole per tutta risposta allora, aprì la porta di casa, facendo spazio per fare entrare gli altri due.
Nicole sprofondò nel divano con le braccia conserte al petto e un espressione dura sul viso, aspettando che Darren gli desse i fogli e sarebbe andato via.
“Credo proprio che anche io ho fatto arrabbiare tua madre” disse lui osservando lei, “perché? Cosa hai fatto?” chiese Sam, “ho detto un frase stupida senza pensarci. Tua madre è sempre stata una ragazza piena di sorprese, e mi fa diventare stupido” Sam fece spallucce, “anche io dico sempre frasi stupide ma mi perdona sempre” Nicole per quanto quella situazione poteva essere inverosimile, scoppiò a ridere, “perdonerà anche me?” il piccoletto ci pensò appena, “è stato tanto stupida?” anche Darren finse di pensarci, “si credo di si” Sam si avvicinò alla madre, “mamy.. non puoi essere arrabbiata con tutti.. la nonna dice che diventi brutta.. perché non perdoni Darren?” Nicole cercò di mantenere il broncio ma era così difficile con quel piccolo diavolo che aveva per figlio, “devo proprio?” chiese lei attirandolo a sé, “okay okay.. è stato perdonato” Sam le baciò la guancia e le porse il disegno che prima lei non aveva voluto vedere, “aprilo” le ordinò contento.
Era un pasticcio di colori, ma Nicole riuscì a intravedere un fiore, “è bellissimo Sam.. grazie” poi si alzò dal divano, “Dare ti prendo qualcosa da bere?” non si era nemmeno accorta di averlo chiamato Dare, era un riflesso incondizionato.. lo aveva sempre chiamato così.. e certe abitudini sono dure a morire.
 Frugò nel frigo in cerca di qualcosa che non fosse per bambini, ma senza risultato, “oltre all’acqua ho del succo.. mi dispiace..” lui sorrise, 
“il succo andrà bene” 
“è al mirtillo, a Sam piace solo così”,
 “mirtillo va benissimo” Nicole riempì tre bicchieri per lui, Sam e lei.
Il bimbo si mise poi seduto in attesa di ciò che voleva da quella mattina.
Fissava Darren in modo quasi subdolo, “ho capito. Stai aspettando le firme, vero?” chiese Darren cercando nella sua tasca dei pantaloni, “oh finalmente” il ricciolino sorrise contento, “sono tutte qui su questo foglio” Dare alzò il foglio al cielo e Sam gli corse in contro come un matto, saltellava intorno al ragazzo cercando di afferrare il foglio, “aspetta.. voglio leggerti cosa ti hanno scritto..vieni qua” Darren fece sedere Sam sulle sue gambe, “allora.. vediamo.. Al bambino più dolce della terra:Chris Colfer..” cominciò un elenco di dediche e di firme e Sam sembrava essere in paradiso, “e Brittany? Cosa mi ha scritto?” chiese non riuscendo più ad aspettare, “al mio fan numero uno, ricorda che gli unicorni esistono. Basta crederci. Ti voglio bene HeMo” Sam si coprì il viso imbarazzato, e poi alzando il pugno al cielo esclamò, “io ci credo!” Darren e Nicole scoppiarono a ridere incapaci di fermare l’entusiasmo del piccolo, “oh e tu? Cosa hai scritto?” domandò Sam ad un tratto serio, “al bambino più capriccioso del mondo. Darren Criss” Sam mise il muso incrociando le braccia al petto, “non mi piace. Io non sono capriccioso!” Nicole stava guardando la scena come sospesa, era assurdo come quei due si assomigliassero, ed era assurdo come Sam fosse riuscito a stringere subito un legame con lui. Lasciare che Darren lo tenesse in braccio era davvero stupefacente per Nicole. Certo con Darren era facile, ma Sam era sempre stato restio ad avvicinarsi agli uomini. 
Darren stava ancora ridendo, quando scompigliò i capelli del piccolo, “sto scherzando! Ho scritto: Sam you are magicooool! Darren Criss” a lui sembrò piacere, “magicool come un unicorno” sentenziò prendendo il foglio che Dare gli porgeva, “vado a conservarlo in camera mia” corse di là lasciando i due da soli.
“Ascolta Nicole, voglio scusarmi per prima non avevo intenzione di offenderti, né di giudicarti.. non mi aspettavo di rivederti con un bambino tutto qui. Sono andato fuori di testa.. insomma Sam ha 3anni e..” per fortuna Darren dovette interrompere il discorso visto che Sam era ritornato con in mano una chitarra, “ne parliamo più tardi” disse prima di dedicarsi a lui e Nicole non poté fare altro che annuire e morire dentro.
Insomma il fatidico momento era arrivato. Quel momento che lei aveva tanto temuto e non solo da quando lo aveva rivisto per la prima volta due settimane fa.. ma da molto prima.
 
Aveva promesso a sua nonna che se il Destino avesse voluto far cambiare le cose, lei lo avrebbe lasciato fare.. ma come poteva? Che diritto aveva di catapultarsi nella vita di Darren senza permesso e stravolgerla in un secondo? Non poteva farlo.. e non voleva perché aveva un paura fottuta.
La paura di sentirsi accusare, a ragione, da Darren di aver deciso per lui, tre anni fa.
La paura di vederlo voltare le spalle a suo figlio.
La paura di vedere soffrire Sam.
La paura di vedere soffrire lei.
Una maledetta paura che non la lasciava respirare.
 
 
 
 
Angolo Wallflower_
Ho ben poco da dire, il capitolo è lungo e alquanto inconcludente.. visto come finisce! Sorry xD
 
Oh, in precedenza ho dimenticato di dirvi che Nicole fisicamente l'ho immaginata come Lucy Hale  stile semplice e romantico.. proprio come nella foto.
 
 
Beh, che ne dite? 
Può andare? è ancora tutto da scoprire..
Ma voi cosa credete che Nicole dirà a Darren?? mmmmh.
Lo scoprirete nel prossimo capitolo ovviamente, non temete!
 
Non so, sono ancora molto dubbiosa su questa storia.. quindi nel caso in cui non me la sentissi più di scriverla e pubblicarla.. avviserò quelle poche anime pie che la stanno seguendo e la cancellerò.. non mi piace tenere le cose in sospeso! ;)
 
Oh beh.. recensite! 
Alla prossima!
 xoxo

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Capitolo 3
*** 2. Bugia e Picnic. ***


CAPITOLO II
 
Darren era rimasto per cena, perché Sam aveva insistito e perché Nicole, l’aveva capito.. non se ne sarebbe andato fino a quando non avrebbe avuto le risposte che cercava.
Quelle risposte che lei non voleva proprio dare.
 
Stavano cenando tranquillamente, se con “tranquillo” si intendeva Sam che strimpellava la chitarra e Darren colpiva i bicchieri con la forchetta per accompagnare il piccolo.
“okay, forse è meglio smetterla e mangiare sul serio, prima che scoppi la testa di tua madre e ci manda a dormire senza cena!” scherzò Darren affondando la forchetta nel piatto di pasta al pesto.
“però sei bravo Sam.. anche io suono la chitarra sai?” il bambino allargò gli occhi stupito prendendo a mangiare senza neanche accorgersene, “wow! Davvero?” chiese con la bocca piena facendo ridere Darren e lamentare Nicole.
“la suono da quando ero piccolo come te! e credo che sia grazie alla mia chitarra che ho conosciuto tua mamma!” Sam di nuovo strabuzzò gli occhi sorpreso,
“conoscevi già la mia mamma?” domandò confuso guardando prima Darren e poi Nicole e poi di nuovo Darren, aspettando una risposta che tardava ad arrivare, “si Sami, ci siamo conosciuti in Italia.. ma non è stato grazie alla sua chitarra.. è stato tutto merito della sua sbadataggine! Stava cantando una canzone in un piccolo bar di Arezzo.. quando dimenticò le parole.. ed io gliele suggerii!” Darren scoppiò a ridere, portandosi una mano dietro la nuca come se fosse imbarazzato, “Oddio! Non volevo dirlo! Ma è vero.. dimentico sempre le parole delle canzoni! Sono pessimo, per uno che vuole fare il cantante!” di nuovo si perse in una risata spontanea e genuina e di nuovo Nicole si beò di quel suono. 
Neanche poteva immaginare quanto potesse mancarle quella sensazione nel petto quando lo sentiva ridere.. era un timbro caldo e avvolgente. Era la sua voce a farle sempre un certo effetto.
Lo sapeva da sempre, da quando lo aveva sentito cantare la prima volta in quel bar in Italia.
“ma cosa è successo dopo che mamma ti ha suggerito le parole della canzone?” domandò curioso Sam non riuscendo a trattenersi.
Darren guardò Nicole come per chiederle il permesso per raccontare quella piccola storiella e Nicole pur sapendo che quello sarebbe stato un territorio pericoloso, per tutti i ricordi che poteva riportare con sé e per le domande che avrebbe fatto nascere nella testa troppo sveglia del suo bambino di tre anni.. acconsentì a lasciarlo parlare.
“Allora..quando finii di cantare la raggiunsi al bancone del bar, ma tua mamma non mi degnò di uno sguardo.. così feci finta di niente, ordinai una birra e aspettai un po’ prima di parlarle” Nicole restò a bocca aperta, lei l’aveva guardato eccome, per tutto il tempo del live.. ed anche dopo, ma si congratulò con se stessa per essere stata tanto discreta.
“e poi?” chiese Sam accorgendosi che nessuno dei due continuava, “mi ha ringraziato per averlo aiutato” finì Nicole, “tutto qui?” chiese il piccolo un po’ deluso, “no.. siamo stati ore a parlare. Lei mi prendeva in giro per il mio italiano.. e alla fine le chiesi di uscire la sera stessa e ovviamente, non riuscendo a resistere al mio fascino, accettò!” Nicole alzò gli occhi al cielo, sperando con tutta se stessa di non arrivare in un punto in cui il racconto sarebbe stato difficile da spiegare ad un bambino di tre anni.
“dopo quella sera ci frequentammo per un po’.. poi io ritornai qui.. e lei restò ad Arezzo” Sam ci pensò un po’ prima di chiedere: “cosa significa frequentare?” Darren guardò Nicole in allerta, e lei alzò le mani come per dire non è affar mio, “tua la parola, tua la spiegazione” spiegò lei, per enfatizzare il suo gesto “sul serio?” fece lui, e lei annuì decisa.
“mmmh io e Nicole siamo usciti spesso insieme..ci siamo conosciuti un po’.. e..” Nicole vedeva suo figlio sempre più confuso e Darren sempre più in difficoltà, così decise di intromettersi, “siamo diventati amici. Ecco tutto. Poi lui è tornato a casa e non ci siamo più visti” Sam corrugò la fronte, “perchè non hai mai chiamato la mamma?” Darren questa volta fu lui ad alzare le mani, “la promessa era tua, la spiegazione anche!” Nicole sbuffò, “era difficile sentirsi, io andavo a scuola e lui anche.. e allora ci facemmo una promessa: che ci saremmo voluti bene per tutto il tempo che avevamo lì in Italia e che avremmo avuto poi di quei giorni un bel ricordo.. capito?” il bambino sembrò rifletterci, “come con papà?” Nicole quasi si strozzò con la sua saliva, Sam e Darren la stavano fissando aspettando una risposta, “hai detto che vi siete voluti bene, come con papà.. per questo sono nato io.. e anche papà è dovuto andare via.. e..” Nicole lo zittì, “Sam, no. Non è la stessa cosa. Papà non c’entra in questa storia. Finisci di mangiare” il silenziò che seguì fu pesante come un macigno sulle spalle di Nicole.. la tensione che c’era in quella stanza poteva essere tagliata con un coltello.
Sam aveva perso il suo solito caratterino pimpante come ogni volta che si parlava di suo padre e Darren invece si era perso nei suoi pensieri.. che ne erano troppi e troppo pericolosi.
Eppure più pensava all’età del piccolo, ai suoi capelli, ai suoi occhi, alla sua passione per la chitarra.. più l’idea di essere suo padre si faceva strada dentro di lui, pietrificandolo e spaventandolo a morte.
Lui e Nicole erano stati insieme una sola volta.. una sola volta e lui era convinto di essere stato attento.. ma possibile che lei era stata con un altro subito dopo di lui? sminuendo di significato tutto quello che li aveva legati anche solo per una settimana?
E perché quei pensieri.. lo facevano sentire strano.. con un nodo allo stomaco?
E perché forse, gli faceva più male pensare che quel piccolo angelo era frutto di un altro amore, sempre se si trattava di amore, che pensare che fosse realmente suo?
Erano troppe le domande a cui non sapeva dare risposta.
 
 
Dopo cena mentre Nicole riordinava la cucina e lavava i piatti Darren e Sam guardarono un cartone: Mulan..  la fissa per i cartoni Disney era un’altra cosa che i due avevano in comune, pensò Nicole sempre più agitata.
E vederli insieme, a scegliere il film giusto da vedere, tra la collezione di Sam la fece sentire sporca.. una vigliacca.. quale era.
Quante cose aveva privato a Sam.. e a Darren?
Quante esperienze tolte che un figlio può avere solo con un padre?
Tutto quello l’avrebbe portata alla rovina, ne era sicura.
“ehi Nicole si è addormentato” Darren parlò sotto voce per non svegliare Sam, “oh meglio se lo porto a letto.. torno subito” disse lei togliendo le scarpe, i pantaloni  e portando Sami a letto.
“per addormentarsi sul divano era davvero stanco, non gli capita mai” mormorò Nicole quando fu di ritorno.. Darren spense la tv e aspettò che lei finisse tutte le faccende, senza sapere che in realtà Nicole non doveva far niente, ma fingeva di mettere a posto per guadagnare tempo, “hai pulito quel tavolo già tre volte” gli fece notare Darren.
“c’era una macchia” si giustificò lei posando lo straccio, “Nicole.. perché stai cercando di evitare un confronto?” era giunto il momento, quel momento che lei stava evitando da tutta la sera, da tutta la vita di Sam in realtà.
“di quale confronto stai parlando?” 
 “dov’è il padre di Sam?”
“non qui.. e non lo so”
“ora ti farò una domanda.. e voglio che tu mi dica la verità” la guardò dritto negli occhi come per capire se potesse mentirgli,
“dimmi pure”
“Sam è mio figlio?” Nicole spalancò gli occhi dalla sorpresa, anche se vera sorpresa non era. Credeva che Darren avrebbe fatto tanti giri di parole, che avrebbe cercato di portarla in quella direzione con calma e pazienza.. e invece sentirsi fare quella domanda diretta fu come una doccia fredda..Ma lei si era preparata a quel problema già da un po’. Ecco perché quel giorno a lavoro era stata silenziosa e sulle sue. Stava architettando una bugia che avesse potuto reggere, doveva essere credibile.
Perché sì, lei era convinta di non dire la verità a Darren. Era troppo tardi e troppo un rischio.
“No Dare! Certo che non lo è! Sei impazzito?” 
“ha compiuto tre anni poche settimane fa, no, non sono impazzito. Tre anni e nove mesi fa ci siamo conosciuti noi” Darren non le staccava gli occhi di dosso, “Nicole vuoi dire qualcosa?”
“okay. Suo padre si chiama Matt, l’ho conosciuto pochi giorni dopo la tua partenza.  Era più grande di me di molti anni. Ne aveva 32, e sapeva come farmi innamorare. E quando sono rimasta incinta per sbaglio, ho scoperto che era già sposato.” Lei non era mai stata una grande bugiarda, ma quella balla lì l’aveva preparata con cura tutto il giorno. Sapeva che non avrebbe dovuto prendere pause mentre parlava, soprattutto non doveva nemmeno sospirare sul nome di lui o sulla sua età.. doveva essere sicura e precisa.
Quando notò lo sguardo di Darren rilassarsi, capì di essere riuscita nel suo intento, Darren l’aveva creduta.
“ma lui sapeva che aspettavi un bambino?” le chiese,
“si certo.. ma mi offrì dei soldi per abortire e dimenticare tutta quella storia.” Fece spallucce, come per dire che il passato era passato, “dopo allora non l’ho più rivisto e non m’interessa cercarlo.. ma come posso dire certe cose a Sam?” 
Darren si mostrò comprensivo e dispiaciuto, e non chiese altro.
E Nicole che non aveva mai mentito a qualcuno così spudoratamente si sentì così in colpa da non riuscire a fermare le lacrime.
“Nicole? Stai piangendo? Dimmi di no! non saprei che fare!” Darren si avvicinò per abbracciarla, ma lei si scostò, sentendosi a quel punto davvero un mostro.
“Nicole.. Matt è un idiota e tu te la stai cavando benissimo anche senza di lui. Sam è un bambino stupendo” stava peggiorando solo le cose e non lo sapeva.
Scappò in bagno quando le lacrime si trasformarono in singhiozzi e ne uscì solamente dopo quasi mezz’ora, con gli occhi gonfi e la gola secca.
“stai bene?” chiese lui vedendola tornare, “meglio non parlarne” mormorò lei.
“mi sento in colpa ora..” mormorò lui passandosi una mano tra i capelli, Nicole dovette raccogliere tutto il suo autocontrollo per non crollare di nuovo, era l’ultima cosa che voleva sentirsi dire da lui.
Lui si sentiva in colpa perché lei era troppo vigliacca. Ecco qual’era il punto.
Era una stupida idiota, “Dare no. così non fai altro che peggiorare le cose.” Lei sprofondò nel divano e lui le si sedette di fianco, “altro che succo al mirtillo, ora ci vorrebbe almeno della vodka!” Nicole non riuscì a non sorridere, per quanto quella situazione era tremendamente complicata le labbra si voltarono all’in su da sole.. proprio come la prima volta che aveva visto Darren dopo tre anni, il suo corpo la spinse a sedersi di fianco a lui “hai proprio ragione. Dovrei comprarla per le emergenze.. non si sa mai!” 
Stavano ancora cercando di dimenticare la conversazione avvenuta poco prima, tra l’imbarazzo, il disagio di lei e battute stupide che l’altro non si vergognava a tirare fuori, quando fece capolino in salotto Sam assonnato.
“Mamy, mi sono svegliato e tu non c’eri..” si strofinò gli occhi accoccolandosi sul petto di lei, “stavo chiacchierando ancora un po’ con Darren.. ti sei spaventato?”domandò lei e lui scosse la testa, “no,perché ho fatto un bel sogno. Noi tre siamo andati ad un picnic.. e abbiamo giocato con la palla, abbiamo dato da mangiare alle anatre e poi stanchi ci siamo addormentati al sole. Proprio come piace a te” disse Sam rivolto alla mamma, “noi tre?” chiese invece Darren, “si. C’eri anche tu.. ed eri una schiappa con la palla!” Darren finse di offendersi, “ti lancio una sfida. Domenica io e te giocheremo con la palla.. e vedremo chi vince!” il piccolo sembrò risvegliarsi del tutto, si mise a sedere sulle gambe della madre eccitato, “andremo al parco? Tutti e tre?” Darren guardò Nicole e Sam lo imitò, -la volevano morta- pensò, “domenica?” Il ricciolino annuì speranzoso, “magari Darren ha altro da fare” mormorò lei sperando che l’altro cogliesse la sua titubanza e lasciasse perdere ma invece Darren alzò gli occhi al cielo, “non devo fare niente fino alla sera” disse sicuro, contraddicendola.
Sam continuava a guardarla con quegli occhioni verdi eppure tanto simili a quelli del padre.. e lo stesso stava facendo Darren “va bene. Faremo questo picnic” cedette alla fine pur sapendo che quella non era una buona idea. “si! Io porto la palla!” esclamò il piccolo, “io porto la chitarra!” esclamò il più grande e Nicole alzò di nuovo  gli occhi al cielo, “io porto il picnic?!” disse poi ironica.
*************************
 
Domenica Darren si presentò alla porta di Nicole tutto pimpante alle nove del mattino, con la barba incolta, una semplice tshirt bianca, gli occhiali da sole appesi al colletto e un sorriso che poteva, in qualsiasi momento, lasciar secco qualcuno.. Nicole per l’esattezza.
“e tu che ci fai già qui?” disse lei aprendo la porta ancora in pigiama, “buongiorno anche a te Nicole!” entrò senza aspettare che gli desse il permesso e cercò con lo sguardo Sam, “ma non siete ancora pronti?” chiese poi guardando la ragazza, “sono le nove del mattino, chi andrebbe a fare un picnic così presto?” gli fece notare lei, “oh forse non ve l’ho detto.. ma ci vuole un po’ per arrivare ad un parco che conosco e..” lei fece spallucce, “non è necessario andare in nessun parco speciale, questo qui vicino andrà benissimo” lui si passò una mano fra i capelli, proprio come faceva ogni volta che la doveva contraddire, “il fatto è che ci sarebbero troppe persone che mi riconoscerebbero, non staremo tranquilli” lei non ci aveva minimamente pensato e la cosa la turbò non poco. Darren ora non era semplicemente Darren, uno studente di recitazione, era un attore anche alquanto riconosciuto.
“oh in effetti non ci avevo pensato.. quindi? Dove andremo? Sei sicuro di volerci andare?” 
“certo.. e per questo che ci metteremo un po’ di tempo..  è un parco che sta fuori Los Angeles.. sulla strada per andare a San Francisco.. è molto tranquillo” lei annuì,
“oh beh..devo ancora preparare il pranzo.. e Sam! Vado a svegliarlo!” lui la fermò per un braccio, “ci vado io.. tu occupati del pranzo.. faremo prima” e ovviamente lei neanche riuscì a rispondere che l’altro l’aveva già lasciata e si era diretto nella camera del piccolo.. era assurdo come anche solo quel semplice ed innocuo gesto, quel leggero tocco fatto senza malizia aveva risvegliato in Nicole ricordi che non erano mai stati sopiti sul serio.
Come era possibile che quel piccolo e all’apparenza insignificante gesto le avesse mandato in pappa il cervello e fatto andare il viso in escandescenza?
Dio, non era più una ragazzina e doveva smetterla di comportarsi come tale.
 
Darren stava facendo un rumore esagerato per svegliare il povero Sam, e poco dopo lo portò trionfante in cucina come se fosse un sacco di patate, “ha detto di voler far colazione” lo fece decollare sulla sedia e poi si sedette di fianco a lui, “tu hai fatto colazione?” chiese Nicole a Darren, “ho preso tanto caffè prima di venire qua” lei gli servì comunque delle frittelle appena cotte, con del succo.
Dopo mezz’ora sembravano essere pronti, Sam finalmente era completamente sveglio, e Nicole aveva preparato il picnic.
Ci misero quasi due ore per arrivare e il viaggio fu estenuante, ma solo per Nicole, che a quanto pareva le sanguinavano le orecchie e furia di sentire quei due cantare insieme alla radio.
Scelsero un albero sotto cui stendere la tovaglia e Nicole si stese pronta per leggere per l’ennesima volta i progetti su cui stava lavorando per il suo locale.
Perché lei si era presa davvero sul serio.. voleva davvero aprire una pasticceria tutta sua.. voleva davvero realizzare il sogno per cui stava lottando da una vita superando non poche difficoltà.
Aveva già trovato un posto e l’aveva comprato senza esitazione, proprio come il suo appartamento.. era stato amore a prima vista.. era un vecchio ristorantino italiano.. lasciato in disuso.. il valore di mercato era alto.. eppure lei non aveva pagato tutto quello che si sarebbe aspettata, il punto dove si trovava era trafficato, come ogni angolo di Los Angeles dopotutto.. ed era abbastanza lontano dalla pasticceria di Mary, perfetto per non avere una concorrenza così forte.
Insomma.. lo aveva visto i primi giorni che si era trasferita lì a Los Angeles e l’aveva comprato solo una settimana prima, eccitata come una ragazzina.. ed era da una settimana.. che ogni volta che trovava un po’ di tempo libero.. soprattutto di sera, quando Sam si addormentava, lei si perdeva a fantasticare sul suo locale e disegnava i progetti più disparati per vedere nascere la sua pasticceria.
“ehi cosa fai? Dobbiamo giocare con la palla!” disse Darren quasi offeso, quando la vide intenta a scrutare attentamente i fogli che aveva tra le mani “no, voi andate pure.. io devo sbrigare alcune faccende di lavoro..” spiegò lei, “ma mamy.. ancora?” fece il piccolo parandosi davanti a lei, “solo una sbirciatina ai fogli e qualche telefonata veloce, te lo prometto!” il bimbo sbuffò, “di che lavoro si tratta? Tu non eri quella che faceva torte?!” scherzò Dare, giocando con la palla come se fosse un giocoliere, “è un mio progetto.. niente di speciale” Nicole attirò a sè Sam , “un bacio portafortuna prima della partita” disse e il piccolo come faceva sempre, gli prese il viso tra le mani e gli baciò le labbra, “oh te ne servirà tanta di fortuna se vuoi vincere!” esclamò Darren cominciando a correre seguendo la palla, “distruggilo!” urlò Nicole al figlio, “ma senza allontanarti o farti male!” urlò poi seguita dalle risate dei due.
 
Prese a guardare i progetti che le aveva dato Robert, (l’architetto che aveva ingaggiato subito dopo acquistato il locale) e dopo aver buttato giù anche lei qualche schizzo lo chiamò.
“Salve Robert.. so che è domenica.. spero di non disturbare”
“no figurati.. ha deciso per qualche progetto?”
“in realtà si.. il secondo.. è quello che più si avvicina alla mia idea.. la saletta mi piace un sacco, quei divanetti e quei tavolini mi ricordano molto una sala da tè e non c’è la vetrina di vendita, proprio come volevo..”
“bene sono contento.. allora dobbiamo solo metterci d’accordo su quando cominciare..”
“ecco proprio su questo.. ho bisogno di sapere con certezza quanto costa tutto il lavoro di ristrutturazione e poi ho fatto anche io uno schizzo per il locale ovviamente rifacendomi al secondo progetto.. speravo di farglielo vedere per sapere se era possibile realizzarlo”
“che ne dici se ci vediamo domani sera? Così ne discutiamo da vicino?”
“domani sera?”
“se non è un problema..”
“no no.. troverò una babysitter.. allora a domani Robert e grazie per il tuo tempo”
“a Domani Nicole.. alle nove!”
Continuò a sfogliare tutte quelle carte improvvisamente preoccupata dal tono del suo architetto, sperando che con un’altra semplice occhiata a quelle carte riuscisse a far tornare i conti. Ma era davvero difficile.. se non impossibile. Sarebbe stato più facile partire dal zero invece che di ristrutturare. Ma ormai il posto era suo. L’aveva comprato e non poteva fare altro che continuare con quell’impresa.
Avrebbe dovuto trovare un contabile al più presto.. pensava..quando una palla le colpì la schiena.
Saltò dallo spavento e si voltò infuriata, trovando Darren e Sam a ridere come matti.
“oh bene. Allora è guerra quello che volete!” lasciò andare sulla coperta i fogli, prese il pallone e si unì alla partita.
Inizialmente era lei contro Darren e Sam, ma poi si trasformò in una gara contro Darren.
“Sami! Io lo distraggo.. tu prendi il pallone!” così dicendo Nicole si gettò alle spalle di Darren tenendosi per il collo e mentre il figlio prendeva il pallone per tirare il goal della vittoria, lei lo teneva giù sedendosi sul suo stomaco.
“questo è più che fallo!” cercava di dire il ragazzo, ma ormai Nicole e Sam stavano già festeggiando per la sua sconfitta.
Ritornarono sulla coperta stanchi morti, Nicole prese il cuscino pronta a dormire un po’, Sam invece prese la sua chitarra, proprio come fece Darren appoggiato al tronco dell’albero. Aveva tolto la maglietta, ormai fradicia e in qualche modo se l’era legata sulla testa, Nicole non potette fare altro che notare quanto fosse cresciuto e pure bene Darren.
Tre anni fa, era carino, il tipo di ragazzo che piaceva a lei. Ma in quel momento era tutt’altra storia. I capelli più corti ma sempre disordinati, un fisico più maturo, gli occhi più consapevoli ma non per questo meno allegri. “che c’è?” chiese Darren mentre accordava la chitarra, “mmh, niente” disse lei distogliendo lo sguardo cercando di nascondere il suo palese imbarazzo.
Darren e Sam si misero a cantare, ma il piccolo ci rinunciò dopo poco, era troppo bravo Darren per lui, e non faceva altro che rovinare la sua musica, così si accoccolò di fianco alla madre per godersi meglio la voce del ragazzo.
Nicole approfittò di quella calma e della vicinanza col figlio per dirgli che domani sera sarebbe stato con la signora Smith.
“Sam domani sera ho un impegno col signor Robert.. te lo ricordi?” il piccolo annuì, voltandosi verso la madre per ascoltare meglio, “e non posso portarti con me.. così resterai un po’ con la signora Smith.. okay?”
“ma mamma! La signora Smith non mi lascia fare niente!”
“non ti lascia fare le cose pericolose..”
“voglio venire con te.”
“si tratta di lavoro Sami, ti annoieresti”
“si tratta sempre di lavoro! Non posso stare più con te!” sbuffò il bambino alzandosi in piedi pronto a fuggire, ma Darren, fortunatamente fu più veloce e lo prese per un braccio giusto in tempo, prima che scappasse
“perché hai questo muso lungo?” gli chiese mettendo via la chitarra, “mamma non vuole stare più con me!” disse arrabbiato indicando la madre che si mise a sedere con sguardo severo, “Sami! Stai dicendo idiozie! È questione di lavoro e devo andarci per forza! Sono solo tre ore al massimo.. e in quelle ora tu starai pure dormendo! Quindi non farne un dramma!” alzò le braccia al cielo, 
“di cosa state parlando?” chiese Darren ancora allo scuro di tutto l’accaduto, “domani sera ho un’ appuntamento di lavoro e Sam sta facendo i capricci perché non gli piace l’unica babysitter che è sempre disponibile e che posso permettermi! Ecco cos’è!” Sam incrociò le braccia al petto arrabbiato, “la signora Smith è antipatica!” Nicole alzò gli occhi al cielo, “non sai nemmeno cosa significa antipatica!” rispose lei, “è importante questo appuntamento?” chiese Darren intromettendosi, “si” rispose Nicole contemporaneamente al “no” di suo figlio, “non posso stare anche io con te e Robert?” chiese Sam cercando un compromesso, intanto Darren guardava incuriosito Nicole, “non sono cose per bambini..” disse lei prima di rimettersi a dormire come per dire che il discorso era chiuso, “se è davvero un appuntamento di lavoro posso tenere io Sam, può stare da me per la notte. Andremo a teatro, dormiremmo e il giorno dopo andremmo negli studi di glee, farebbe piacere al resto del gruppo rivederlo.. e..” Nicole si alzò di scatto, “è davvero un appuntamento di lavoro, ma no.. Sam resterà con la signora Smith! Dormirà nel suo letto e il mattino dopo andrà da Toby, come sempre” Sam a quel punto era ingestibile, sbatteva i piedi nell’erba e si aggrappava a Darren come per dire che era con lui che voleva stare, e continuava a lamentarsi senza sosta “avanti Nicky.. almeno saremo tutti contenti.. tu e questo Robert.. e Sam! Sono grande abbastanza da riuscire a stare attento a lui per un giorno” a Nicole salì il sangue al cervello, “no! no e no! io non sarei contenta se Sam stesse con te.. okay? e forse nemmeno la tua fidanzata lo sarebbe! Non è un giocattolo mio figlio!” il solito sorriso di Darren sparì per lasciare spazio ad un aria corrucciata e stizzita, “la mia.. cosa? Giocattolo? Stai dando i numeri!” sbraitò lui, “cavolo Darren! Non mi fido nemmeno di me stessa quando si tratta di mio figlio.. perché dovrei fidarmi di te? non ci conosciamo neppure! Non capisco cosa stai cercando di fare! ritorna alla tua vita Darren, che noi torniamo alla nostra!” Sam era in lacrime che cercava di far calmare gli spiriti, ma era tutto inutile, “wow! Non riesci a fidarti di me! Non sono un’idiota.. so come badare ad un bambino.. ma lascia stare. Hai regione devo pensare alla mia vita, alle mie cose.” Indossò di fretta la maglietta e se ne andò, a passo svelto, Nicole lo seguì con lo sguardo per un po’.. poi quando fu fermato da un paio di ragazzine che gli chiedevano l’autografo, girò il volto stizzita.
Era assurdo, sapeva di aver esagerato e non poco.. Ma non poteva permettere che Sam si affezionasse a lui, forse per Darren era tutto un gioco, un modo per distrarsi forse dal lavoro o chissà cosa. Forse pensava ad un’altra parentesi piacevole. Ma lei non poteva lasciarglielo fare. Sam ne avrebbe sofferto quando lui un giorno annoiato se ne sarebbe andato dalla sua vita.
“Mamy.. perché ti sei arrabbiata con Darren? Ora se ne è andato!” Nicole lo fece sedere sulle sue gambe, “abbiamo discusso, ma sono sicura che tra un po’ ritorna.. ha lasciato la sua chitarra qui.” Lui fece spallucce, “resterò con la signora Smith” disse lui, “bene. Ora meglio se mangiamo” 
Quando Darren ritornò sul suo volto era di nuovo disegnato il suo solito sorriso, peccato che era finto, Nicole lo aveva capito perché questo non arrivava agli occhi, “Darren sei tornato!” Sam corse ad abbracciarlo e quello distrusse non poco l’autocontrollo di Nicole, Sam era già fin troppo coinvolto in quella storia.
“beh a quanto pare sono tornato” disse lui scompigliandogli i capelli, “ti abbiamo conservato un panino.. lo vuoi?” lo accompagnò fino alla coperta facendolo sedere tra lui e Nicole, “si grazie” Sam gli porse la merenda , “siete ancora arrabbiati?” i due risposero in coro. “si” fece Darren, “no” Nicole.
“se mamma dice di no, allora solo tu sei arrabbiato con noi..” mormorò il piccolo con un faccino triste e Darren sorrise, “tua madre sta mentendo. È arrabbiata” fece dando un morso al panino, “non sono arrabbiata, sono dispiaciuta perché non capisci le mie ragioni.” Nicole non lo guardava era intenta a giocare con i capelli del figlio, “nemmeno io sono arrabbiato, sono offeso. Perché di ragioni valide non ne ho sentito nemmeno una.” Nicole fece spallucce, “beh allora il problema è un altro, non è che non capisci le mie ragioni, tu non mi capisci affatto. E questo mi riporta al discorso di prima, non ci conosciamo. Non ci fidiamo” disse testarda come un mulo, pur sapendo di star sbagliando, pur sapendo di addossargli colpe che in realtà erano solo sue e lui fece spallucce lasciando cadere il discorso, “andiamo a dar da mangiare alle oche?” chiese lui sorridente a Sam.
“Andiamo!” il piccolo, entusiasta tirò con se anche la madre.
Per il resto della giornata i due non parlarono per niente, lasciarono che Sam giocasse e si divertisse. 
E solo durante il viaggio di ritorno, quando Sam si era addormentato sui sedili posteriori dell’auto Darren volle riprendere il discorso, “non ho davvero capito la tua reazione. Capisco che chiederti di lasciarlo dormire da me è stato esagerato. Ma urlare in quel modo..” cominciò Darren senza togliere gli occhi dalla strada, “anche io so che la mia reazione è stata esagerata.. ero andata nel panico. Darren devi capire che non può esserci un’altra piacevole parentesi, non se si tratta di Sam. Non voglio che si affezioni a te e poi quando tu ti sarai stufato o avrai altro da fare sparirai. Sam ci soffrirà. Non l’ho mai visto così aperto con un maschio, neppure con suo nonno. E poi non capisco perché hai insistito così tanto.. sembra quasi che tu voglia distrarti da te stesso. E Sam non è la tua distrazione, capisci?” Darren seguì il discorso paziente, prima di prendere  un profondo respiro e buttare fuori quello che stava pensando “non riesco più a gestire nulla, nulla della mia vita. Ma con te e Sam non si tratta di distrazione. È più un raggio di luce nel buio. Devo stare attento a qualsiasi cosa faccio, a dove vado, la mia ragazza mi ha tradito, c’è chi crede che io sia gay. Tutto questo mi sta facendo impazzire. Mi piace il mio lavoro. Anzi lo adoro. Ma l’altra faccia della medaglia è difficile da mandare giù. Non posso più uscire liberamente con i miei amici. Non posso più partecipare agli spettacoli degli starkid come una volta, non posso dire una cosa di stupido o avventato che mi ci trovo mezzo mondo addosso. Tu sei l’unica cosa del mio passato che è ancora solo mio. E poi con Sam ho questo senso di protezione e di attaccamento che nemmeno io capisco..” Nicole si sentiva morire. Ora non solo si sentiva in colpa per come aveva mentito l’altra sera, ma anche per come lo aveva trattato poco prima. 
Lui aveva il diritto di sapere. Doveva sapere perché sentiva questo senso di protezione e attaccamento per Sam.
Prese coraggio.
“Dare.. io.. ehm.. vedi Sam..” Incontrò gli occhi di Darren solo per un secondo, un solo secondo per perdere ogni briciola di coraggio che era riuscita a racimolare, “la signora Smith è impegnata domani.. la tua offerta è ancora valida?”  inventò al momento lasciando Darren senza fiato con la bocca aperta neanche tanto elegantemente “mi prendi in giro? Per due volte mi hai detto di non fidarti di me, che addirittura credi che Sam sia per me una distrazione e che non vuoi che lui si affezioni a me.. e poi mi chiedi se sono ancora disponibile? Tu sei pazza!” Nicole alzò gli occhi al cielo, non era davvero convinta a lasciare suo figlio a Darren, ma era l’unica cosa che le era venuta in mente quando era andata nel pallone. Di nuovo, non era riuscita a dirgli chi fosse davvero Sam per lui.
“ovviamente, Sam dormirà a casa, ma sì, credo che tu possa portarlo con te allo spettacolo degli starkid. Sempre se per te vada bene. Voglio dire, mi hai appena detto che devi essere molto discreto e non credo che presentarti lì con un bambino lo sia. Ma sta a te decidere” fece spallucce e guardò fuori dal finestrino maledicendosi.
“la mia offerta è ancora valida” sospirò il ragazzo. 
Intanto erano arrivati.
Nicole svegliò suo figlio e lo prese in braccio per portarlo dentro, il piccolo si nascose dietro ai capelli della madre, ancora mezzo addormentato, “Sami io e Darren dobbiamo dirti una cosa..” Nicole guardò Darren come per dargli il permesso di dire la notizia, “domani andremo allo spettacolo degli starkid insieme!” il piccolo alzò la testa del tutto sveglio e contento, “davvero? Avete fatto pace? Io non devo stare con la signora Smith?” i due annuirono scoppiando a ridere, “a che ora passerai a prenderlo? Non troppo tardi.. il mio appuntamento è per le nove!” Darren alzò gli occhi al cielo, “verrò per le sette..”,
 “così presto? ma così non lo vedrò per niente domani! Lo spettacolo inizia così presto?” chiese Nicole, 
“devo aprirlo io lo spettacolo Nicole! Quindi devo anticiparmi! Va bene per le sette e mezzo?” Nicole scosse la testa, “questo non lo sapevo! tu devi lavorare e lui allora potrebbe metterti nei pasticci!” Darren però la rassicurò, “tranquilla.. starà al massimo a dieci passi da me. Non lo perderò mai di vista e poi starà con Morgan.. andrà tutto bene” Nicole era ancora dubbiosa, “chi è Morgan?” domandò scettica già pentendosi di avergli chiesto quel favore, “il mio manager! Ci sa fare con i bambini.. ne ha tre!” ma lei non si lasciava convincere così presto, “e tornerete presto? cioè vorrei che tornaste presto. Sam non è abituato a fare tardi.. e nemmeno io! Non vorrei che quando torno lui non c’è ancora!” Darren sbuffò, “ti prometto che saremo a casa prima del tuo ritorno!” Nicole sospirò.
“okay! mi hai convinta. Alle otto allora?” Darren scoppiò a ridere, “non ci provare ho detto alle sette e mezzo!” lei sorrise di rimando, “si ma tu di solito vieni in anticipo! Quindi dico le otto per vederti arrivare alle sette!” Darren scosse la testa divertito, “sarò qui alle sette e mezzo. Così non farai tardi a questo misterioso appuntamento” 
“non c’è niente di misterioso” Nicole mise giù Sam che aveva visto Toby giocare nel suo giardino di fronte, “vengo a prenderti tra dieci minuti” disse lei al figlio e poi riprese la conversazione con Dare, “è solo l’architetto che si sta occupando del mio progetto. Dobbiamo parlare di disegni e cose così” Darren sembrò pensarci un po’ su e poi spalancò gli occhi piacevolmente stupito, “non dirmi che il tuo progetto sarebbe la pasticceria!?” Nicole fece spallucce, come per dire –mi hai scoperto!-  “oh mio Dio! Ma perché non me lo hai detto subito!” Darren l’attirò a sé abbracciandola forte, “sono contento per te! non posso crederci!” Nicole scombussolata dalla troppa vicinanza non riuscì a dire nulla se non un semplice grazie.
“devo scappare ora, ma la prossima volta mi racconterai tutto! E voglio vedere i progetti.. ma aspetta un secondo.. per avere i progetti significa che hai già il locale!” Nicole a volte non riusciva a capacitarsi di quanto fosse poco perspicace quel ragazzo, ma solo a volte per sfortuna!
“certo che ho già il locale. Ma è ancora tutto da organizzare” lui l’abbracciò di nuovo come se fosse la cosa più naturale del mondo.. e forse lo era.
Si staccarono quanto il cellulare di lui prese a squillare, “devo scappare sul serio. A Domani!” un ultimo bacio sulla guancia, un saluto veloce e da lontano a Sami e se ne andò sul serio.
Lasciando per l’ennesima volta Nicole piena di dubbi, domande e paure.
************************ 




Angolo Wallflower_

Scusasate per l'aggiornamento tremendamente in ritardo.. ma mi sto occupando anche di un'altra long, Klaine questa volta.. che mi porta via moooolto tempo!
spero che il capitolo sia piaciuto! xD
Fatemi sapere!
E se avete qualsiasi domanda da farmi.. o volete un qualsiasi chiarimento.. non esitate!
Questo è il link della mia pagina Autrice! ->
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=339462

Questo è il link della mia FanFiction Klaine -> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1630570&i=1

 
Alla prossima, che non so quando sarà.. ma sarà! xD
xoxo
;)
Oh.. buona diretta per chi vedrà l'ultima puntata questa notte.. sono molta in ansia per i miei due cupcakes (Kurt e Blaine, per chi non lo avesse capito ;P)!! 

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Capitolo 4
*** 3. Un gelato e un bacio d'addio mancato. ***


Capitolo 3

 
Quel giorno, dopo il picnic, dopo che Darren se ne fu andato e dopo che Nicole ebbe messo Sam a dormire, sentì il bisogno di chiamare Sophie e raccontarle cosa stava succedendo e cosa diavolo stava facendo e magari cercare un po’ di comprensione e conforto che invece non trovò in sua nonna , poiché durante tutta la conversazione non fece altro che riempirla di ramanzine e parole dure.
Ma lì doveva pur esserci qualcuno che facesse l’adulto e che le aprisse gli occhi e Sophie si era riservato quel ruolo.
“Davvero Nicole, se ci fosse tua madre ti direbbe che stai sbagliando di grosso. Tu non sei una bugiarda.. non lo sei mai stata e mentire così a quel ragazzo.. è sbagliato!”
“nonna.. lo so.. io..”
“cavolo Nicky non capisci che non sei tu a dover decidere per loro? Sam si merita un padre e credo che Darren si merita di sapere che Sam è suo figlio!”
“lo so nonna, lo so. Ci sto male per questo. Ma non è facile.”
“mi avevi promesso che se il destino lo avesse voluto tu lo avresti lasciato fare.. invece lo stai ostacolando! E poi cara, ma non capisci che questo ragazzo nonostante siano passati anni e che la vostra storia sia durata poco ti vuole bene? Lo capisco perfino io!”
“nonna, anche io gli voglio bene, ma questo non significa niente.”
“sarà meglio per te che quando verrò a trovarti, avrai già risolto tutto. Altrimenti lo faccio io!”
La nonna riattaccò arrabbiata. Lasciando Nicole con un nodo in gola.
Non era stata d’aiuto, non le aveva detto niente di nuovo.. ora sperava solo che avrebbe deciso di andarla a trovare il più tardi possibile, perché si potevano dire molte cose di Sophie ma non che non mantenesse la parola data.. se si fosse presentata lì e Nicole non avesse già sganciato la “bomba” era sicura che lo avrebbe fatto lei.
******
 
Darren quella sera fu puntuale, suonò il campanello alle sette e mezzo in punto.
Nicole non fece nemmeno in tempo ad aprire la porta che quello si fiondò dentro, afferrando Sam e facendolo volare come un aeroplano sulla sua spalla, “allora? Noi siamo pronti?” chiese al piccolo mettendolo giù e scompigliandogli i ricci, “prontissimo!” esclamò Sami tornando in braccio a Darren per un altro volo, “ehi vacci piano Dare!” scherzò Nicole che si era presa tutto il tempo per guardarlo a dovere.
Quella sera era bello e raggiante, con un filo di barba e gli occhi pieni di energia, “non riesco a stare fermo!” disse lui, fermandosi però per guardarla, “ma sei ancora in vestaglia?” domandò alzando un sopracciglio un po’ malizioso, e quello sguardo era fuoco puro sulla pelle di Nicole, che cercò con tutta se stessa di non arrossire ed evitare i suoi occhi, “devo ancora decidere cosa mettermi..Ma voi non fate tardi okay?”  Sam e Darren nemmeno se ne accorsero, ma alzarono gli occhi al cielo nello stesso momento, prima di dire “si mamma” all’unisono..
“allora noi andiamo.. a dopo e buona serata” Darren prese Sam e fece per andare, “saluta la mamma” disse poi rivolto al piccolo, “Sam fa’ il bravo, non far arrabbiare o preoccupare Darren okay? mi fido di te!” Sami annuì convinto, le diede un bacio sulla guancia e poi strinse più forte la mano di Darren pronto per andare, “e Darren.. un bacio portafortuna!” così dicendo Nicole si alzò sulle punte e baciò lui sulla guancia. “grazie” mormorò Dare alzando il polso per fargli vedere il vecchio elastico che gli aveva dato lei in Italia, “lo metto sempre in queste occasioni” la salutò.
Chiuse la porta poggiandosi con le spalle contro, prendendo un profondo respiro.
Sapeva che tutto quello non sarebbe durato ancora per molto. Sarebbe crollata. E quando questo sarebbe accaduto, tutto il suo equilibrio e quello di Sami si sarebbe rotto.
Si sarebbero rotte molte cose.
E la fiducia di Darren era una di quelle.
Scoppiò in un pianto liberatorio, perché quello era l’unica cosa che poteva fare, perché non c’era nessuno a cui nascondersi, perché la situazione in cui lei stessa si era costruita le stava andando stretta, Perché stava mentendo a tutti, pure a lei stessa.
Pianse un sacco ma alle nove però, quando Robert suonò alla porta lei era pronta con un sorriso stampato sul viso.
 
La serata, per quanto l’architetto le avesse dato brutte notizie, non era andata male.
Aveva cercato di distrarla dal fatto che con il budget che aveva non sarebbe riuscita a fare nemmeno la metà del suo progetto, e che per come era la sua situazione sarebbe stato difficile chiedere ed avere un prestito bancario.
“vedrai si troverà una soluzione, hai un buon lavoro.. e..” cercò di dire Robert ma lei lo bloccò,
“si ho un buon lavoro, ma vivo con mio figlio in una casa in affitto, ho 21 anni e sono italiana con un visto temporaneo. Nessuno accetterebbe di farmi un prestito e poi io non voglio cominciare un attività già sommersa di debiti. Sono stata affrettata. Come sempre” sospirò la ragazza.
“meglio non parlarne più per questa sera. Ci penseremo domani!” Robert pagò il conto di una cena che Nicole non avrebbe potuto nemmeno immaginare di poter mangiare e uscirono fuori, “che ne dici di un gelato?” chiese lui, “solo se te lo lasci offrire” disse lei sorridendo, si sentiva in debito con lui, dopo tutto quel lavoro che stava facendo senza vedere nemmeno un centesimo fino ad ora e dopo quella cena deliziosa.
Mangiarono il gelato passeggiando per le spiagge di Los Angeles e parlando ancora, ma questa volta fu Robert a riempire la conversazione.
Parlò del suo matrimonio fallito, dei suoi due figli, del suo lavoro e poi si ritrovarono entrambi a raccontarsi di aneddoti divertenti dei loro bambini.
“Sam non ha mai conosciuto suo padre?” chiese poi ad un tratto serio lui, “beh ecco.. lo ha conosciuto.. ma non in veste ufficiale” lui la guardò curioso, “che vuoi dire? Che lo conosce ma che non sa che è suo padre?” lei annuì “e a suo padre sta bene?” lei sorrise amara, “anche lui lo conosce ma non in veste ufficiale.. giusto?” lei di nuovo annuì, “beh ora sono curioso.. come hai fatto a tenerlo nascosto? Ti ho raccontato tutto del mio matrimonio.. ma di te invece non so niente” lei guardò l’ora e notò che si era fatto tardi.
“è una lunga storia e si è fatto tardi, meglio se te la racconto un’altra volta” lui non insistette tanto, però si fece promettere che gliela avrebbe raccontata un giorno o l’altro..
Una volta a casa Robert da gentiluomo l’accompagnò fino alla porta, “è stato un piacere passare del tempo con te, e spero che per te sia stato lo stesso” lei sorrise “senza contare le brutte notizie, anche a me ha fatto piacere!” lui scoppiò a ridere, Nicole fece per mettere le chiavi nella toppa della porta quando questa si aprì e si ritrovarono di fronte Darren, “avevo sentito delle voci.. erano le vostre!” disse  con in braccio il piccolo Sam assonnato, “mamy sei tornata! Ciao Robert!” l’architetto lo salutò e passò in rassegna i tre guardandoli uno per uno, “ora sono davvero, davvero curioso di sentire la tua storia” disse a Nicole sorridendo furbo, “non è poi così interessante” fece lei cercando di chiuderla lì, “Robert lui è Darren” fece le presentazioni, “oh Darren.. Darren Criss, giusto? ecco dove ti avevo visto! Mia figlia ha una tua foto in camera.. piacere di conoscerti” disse Robert sorridendo, “piacere mio Robert..” la situazione era alquanto tesa, “beh allora io vado. Buonanotte. E non dimenticare, mi devi una storia.” Robert si abbassò a baciare la guancia di Nicole che restò spiazzata da quel gesto , “buonanotte Robert e grazie ancora per la cena” .
Darren fece entrare Nicole in casa come se fosse il padrone, lei esausta gettò via le scarpe troppo scomode e si buttò con poca delicatezza sul divano, “sono stanca morta” sospirò prendendo suo figlio tra le braccia, “e tu perché sei ancora sveglio?” disse carezzandogli i capelli, “volevo raccontarti come mi sono divertito” disse il ricciolino lasciandosi sfuggire uno sbadiglio, “beh lo puoi fare anche domani.. meglio se ora ti porto a letto” Sam cercò di protestare, ma era davvero stanco, “gli starkid sono bravissimi. Anche io da grande voglio essere uno starkid” disse accoccolandosi meglio sul petto della mamma, “sarai uno starkid eccezionale!” esclamò Darren come per salutarlo quando Nicole fece per portarlo a letto.
 
“si è addormentato subito” disse quando fu di ritorno, “ha insistito tanto per aspettarti. Non ho saputo dirgli di no e poi non credevo che facessi così tardi” guardarono entrambi l’orologio e si accorsero che la mezzanotte era passata già da un po’, “mi dispiace..non mi ero accorta dell’ora” lui fece spallucce, “come è andata la serata?” chiese poi, “è andata” rispose lei chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulle testiera del divano, “invece Sam ti ha fatto disperare?” domandò senza voltarsi a guardarlo, “è stato bravissimo! Ma cosa c’è Nicole? Avete parlato del progetto?”  annuì pensierosa, “ne abbiamo parlato.. ma niente che non si possa risolvere” disse, cercando di chiudere lì il discorso, “non voglio insistere, ma se hai bisogno di qualcosa chiedi pure, magari posso aiutarti” Nicole sorrise ringraziandolo.
“e allora? Vuoi raccontarmi lo spettacolo?” lui si sedette di fianco a lei sul divano, prese il cellulare e cominciò a parlare facendo vedere le tante foto che aveva fatto, la maggior parte di quelle raffiguravano Sam che ballava, rideva, guardava incantato chissà cosa, “e queste sfuocate invece le ha fatte Sam..” indicò col dito, un punto astratto, “questo sono io mentre canto!” Nicole sembrò dimenticare le notizie di quella sera e si divertì insieme a Sam e Darren in quelle foto.
“beh, vi siete davvero divertiti. Credo che la prossima volta ci verrò anche io!” disse lei poggiando la testa sulla testiera del divano e chiudendo gli occhi, di nuovo.
“tu dopo la cena cos’hai fatto?” domandò Dare, imitando lei e poggiando la sua testa di fianco a quella di Nicole, “gli ho offerto un gelato. E abbiamo passeggiato per la spiaggia” lei non lo vedeva ma Darren alzò le sopracciglia, “romantico” mormorò, “non c’era niente di romantico in quello che dicevamo, abbiamo parlato dei suoi due figli, del matrimonio finito e un po’ di Sam” Darren fece spallucce, “secondo me ci stava provando” Nicole sbirciò dalla parte di lui e poi tornò a richiudere gli occhi, era veramente bello parlare con lui, così.. naturale.
“ha quarant’anni.. credo che mi vede come una sua figlia in difficoltà, per questo è così gentile..” lui scoppiò a ridere, “io non porterei mia figlia in un ristorante elegante e poi a fare una passeggiata sulla spiaggia di notte” Nicole sorrise, “e poi quale storia gli devi?” questa volta quando lei lo sbirciò lui la stava guardando, “nessuna storia in particolare.. questa sera ha parlato molto di più lui di me, vuole che ricambi” Darren allora si mise a sedere, “oh capisco sta usando la scusa della storia per avere un secondo appuntamento.. tu ricambierai?” Nicole fece spallucce, “non lo so, forse!” Darren tornò al suo posto, “beh comunque  sei stato gentile ad esserti preso cura di Sam questa sera, non so come ringraziarti” lui sorrise furbo, “basta dire grazie.. sai è semplice!” Nicole lo colpì con una spalla scherzando, “idiota, davvero non so come ringraziarti!” lo sentì sorridere, “vediamo.. offri anche a me un gelato” sembrava una richiesta più che fattibile, “andata. Ti offrirò un gelato.. ma dimmi, vuoi davvero un gelato o è solo una scusa per avere un appuntamento?” scherzò prendendolo in giro, “forse tutt’ e due le cose”  Nicole decise di non prenderla troppo seriamente, decise che per quella serata non si sarebbe complicata ancora le cose. Solo per quel po’ che lui era lì.
“meglio che vada, sono stanchissimo.. ed anche tu. Allora ci vediamo domani sera?” Nicole alzò gli occhi e lo vide di fronte a lei sorridente, “non posso lasciare Sam da solo di nuovo.” Lui sembrò rifletterci un po’, “beh mercoledì è il tuo giorno libero, ma io sono occupato.. quindi che ne dici di giovedì dopo il lavoro? Passo a prenderti in pasticceria” Nicole sorrise, era un buon compromesso, “giovedì dopo il lavoro allora.”
 
 ****
La gelateria era molto discreta, Darren conosceva bene i posti che poteva e non poteva frequentare. Pensare tutto il tempo a cosa si può o non si può fare era davvero estenuante.
“io prendo cioccolato e menta con tanta panna!” esclamò Darren rivolto alla barista, “per me invece nocciola e pistacchio.. grazie” la commessa aveva riconosciuto Darren e dopo vari occhi dolci e frasi gentili disse che il gelato glielo regalava la casa.
“e mi farebbe davvero piacere un autografo e..” Darren sorrise gentile, come faceva ogni volta che lo riconoscevano, “figurati.. l’autografo lo faccio lo stesso, ma i gelati voglio pagarli” la ragazza insisteva e Darren stava per cedere, allora Nicole scostante prese una banconota da dieci dollari e la mise sul bancone, “la ringrazio infinitamente, ma visto che io non sono abituata ad avere sconti, e visto che il gelato al ragazzo qui devo offriglielo io.. prenda questi e si tenga il resto” Nicole le diede le spalle e cercò un posto appartato dove sedersi mentre Darren ringraziava un’ultima volta la barista.
“avresti potuto approfittarne.. e invece le hai lasciato addirittura sei dollari di mancia!” Darren si sedette di fianco a lei gustandosi il gelato, “così potrà offrire il gelato al prossimo ragazzo interessante che si presenta. Dovrebbe ringraziarmi!” il riccio scoppiò a ridere, “sembra buono il tuo gelato” Nicole alzò la testa e glielo porse davanti alla bocca, “assaggia” disse, leccò sia la nocciola che il pistacchio, “in effetti il tuo è più buono” disse come un bambino, “è ovvio! Tu le hai fatto mettere un quintale di panna.. per di più sulla menta!” lui fece spallucce, “hai risolto il problema per il progetto?” Nicole sorrise amara, “non è così facile da risolvere” lui abbassò il viso per guardarla meglio, “non me ne vuoi parlare?” Nicole prese un gran bel respiro e sputò tutto fuori, “ho comprato il locale, ma con i soldi che mi sono rimasti non riesco a finire tutto il progetto. E nella situazione in cui mi trovo, un italiana senza green card, con un figlio e una casa in affitto, è difficile chiedere un prestito e sinceramente nemmeno voglio chiederlo, non vorrei cominciare l’attività sommersa di debiti. Quindi credo che dovrò aspettare”
“quanto ti servirebbe?”
“ora 30 mila dollari.. più o meno. Ma facendo qualche calcolo tra un anno riuscirei a conservarmene 15 mila e allora forse potrei chiedere un prestito.”
“posso prestarteli io. Me li darai quando vorrai, senza interessi.. così non sarai davvero sommersa dai debiti, e non devi chiedere a nessuna banca” lei scosse la testa decisa, “sei impazzito! Assolutamente no! non sono 10 dollari che dovresti prestarmi! E poi con quest’attività non si sa come potrebbe andare a finire. Potrei perdere tutto. Non posso proprio.” Darren fece per replicare, “non si discute. Mangia il gelato!” lo disse come se stesse parlando con suo figlio, “non posso nemmeno aiutarti per richiedere la green card?” propose, “ci ho già provato.. ma per quanto io possa avere un buon lavoro é difficile che mi diano la green card prima dei cinque anni. È un disastro” sospirò pesantemente e diede un altro morso al gelato, “meglio cambiare discorso.. vedo che indossi ancora l’elastico che ti ho regalato.. sii sincero lo indossi con la speranza di perderlo eh?!”dove gli era uscita tutta quella faccia tosta lei non lo sapeva, ma era tremendamente curiosa di sapere perché portasse quel portafortuna ancora dopo tutto quel tempo e lui sembrò quasi scandalizzato da quell’affermazione, “stai scherzando? Questo elastico mi ha portato davvero fortuna.. non vedi dove sono arrivato?” Nicole scoppiò a ridere, “credi davvero che sia stato merito dell’elastico? Ancora credi nella fortuna e nel destino e cose del genere? Quando crescerai?” Darren storse il naso, “non offendermi Nicole! La fortuna di questo elastico ha influito.. anche se un po’ del merito va anche a me!” Nicole alzò gli occhi al cielo, “sono convinto che tua madre mi abbia aiutato sul serio. Tu dicesti che lei sarebbe stata contenta se lo avessi avuto io.. e che mi avrebbe portato fortuna ricordi?” lei fece spallucce, “lo ricordo si. All’epoca ci credevo” lui leccò un altro po’ del gelato di lei, “io ci credo ancora.. però avresti potuto dire a tua madre di portarmi fortuna anche in amore. Una volta glielo ho chiesto.. sai? Ma mi sa che non mi ha ascoltato!” a quel punto Nicole non riusciva più a smettere di ridere, “da qua” prese il polso di lui e cominciò a carezzare l’elastico, “ehi mamy.. se mi stai ascoltando.. ti chiedo di vegliare ancora su questo ragazzo qui e di portargli un po’ di fortuna anche in amore. Si, lo so, non si accontenta mai. Oh si.. dimenticavo mi manchi, Sam avrebbe voluto conoscerti.. e ti voglio bene!” gli lasciò andare il polso e prese a mangiare il suo gelato, “grazie” lei fece spallucce, “che poi sei davvero sicuro di essere stato sfortunato fino ad ora? Io avevo notato che quella ragazza.. Mia, giusto? Ti supportava al cento per cento. sempre” sembrò farsi serio, “avevi notato?” Darren invece aveva notato la sua stupida frase, ma non si diede per vinta, “stavo parlando di Mia” disse lei abbassando lo sguardo, “in effetti si. Mi ha aiutato parecchio. Lei c’è sempre stata per me. Mi ha sempre capito e mi ha sempre sostenuto, anche quando le cose non andavano molto bene per me” Nicole si stupì di quella frase, nemmeno immaginava cosa potesse essergli andato storto, “quand’è che le cose non ti sono andate bene?”
“appena tornato dall’Italia, avevo bisogno di dimenticare e lei insieme a Joey mi hanno aiutato parecchio. Quando nessun provino andava come volevo lei c’era.” Nicole aveva corrugato la fronte, “perché avevi bisogno di dimenticare l’Italia? ricordo che mi dicesti che era stata un’ esperienza bellissima lì..” non la lasciò finire, “dovevo dimenticare quella piacevole parentesi che non mi lasciava in pace nemmeno un secondo” Nicole quasi non cadeva dalla sedia, in compenso però il gelato le cadde sulla ginocchia e fece in fretta per pulirsi, “in verità non era la parentesi che non mi lasciava in pace ma era quella promessa fatta.. non riuscivo a capire perché non potevo cercarti, perché non potevo chiamarti. Era illogico e..” Nicole lasciò perdere il gelato mettendolo da parte, ormai aveva lo stomaco contratto dai nervi.
Non riusciva a credere alle sue orecchie, in quel momento aveva avuto la conferma che se lo avesse cercato lui non sarebbe scappato. Ora ne era sicura. Ora ne era spaventata. Ora voleva fuggire.
“anche tu eri stato d’accordo. Non avevi detto che era illogico, tu avevi la tua vita ed io stavo cercando di costruirmi la mia e..”
“non ero stato d’accordo, ma non volevo rovinare il tempo che ci restava da passare insieme. Ho dovuto scegliere: se passare gli ultimi giorni con te e poi basta oppure solo basta. Ho scelto la prima.” Nicole non voleva più ascoltare. Si alzò dal tavolo senza riuscire a guardarlo, “meglio se torno a casa, si sta facendo tardi” Darren la imitò seguendola, “non volevo turbarti Nicole. Ma pensavo che era giusto dirtelo. Anzi no, era un peso che volevo togliermi” Nicole alzò le braccia al cielo “quindi volevi o non volevi turbarmi?” e per quanto la situazione era davvero seria, Darren scoppiò a ridere e Nicole non riuscì a non fare lo stesso.
“no davvero, non volevo turbarti. Non credevo di farlo” la prese per un braccio e la fece voltare verso di lui, “sono passati tre anni Nicole, non è più importante. Non dovrebbe esserlo , no?” Nicole fece un gran bel respiro, come poteva dirgli che in quei tre anni, non aveva fatto altro che pensare a lui.. come poteva dirgli che ogni volta che guardava suo figlio, inevitabilmente quella parentesi in Italia, quella sua stupida decisione di non contattarsi si ritorceva contro e non la lasciava respirare? “no infatti.. però mi sono sentita un po’ in colpa. È come se avessi dato a me la colpa della tua storia con Mia che è poi finita male” lui sorrise ancora, “ma figurati. Voglio ancora bene a Mia, e non mi pento di niente. Sono stati tre anni intensi con lei. Se mi ha tradito e ci siamo lasciati, non è soltanto colpa sua.. io non riuscivo più a dargli quello che lei meritava, mentre lei continuava a darmi tanto, troppo. Ero sempre con la testa da un’altra parte, e lei è sempre stata comprensiva..” Nicole lo affiancò e lo spinse e camminare, “okay.. dovremmo davvero cambiare discorso..” mormorò lei, “non abbiamo finito il gelato!” esclamò lui, eccolo lì il Darren che non cresceva mai.
“ho praticamente buttato dieci dollari!” Darren scoppiò a ridere, “torniamo indietro.. magari sono ancora sul tavolo!” fece per correre ma lei lo fermò, “scherzavo!” dissero entrambi, le risate furono d’obbligo.
“sai che sono stato in Italia.. l’anno scorso? A Milano..” si era fatto di nuovo serio, “ho provato a cercarti.. l’unico numero che avevo era quello di Luca, il barista.. mi disse che avevi lavorato lì per un po’ e che eri andata via.. ma non mi disse che eri a Londra e nemmeno che eri incinta” Nicole quella volta cercò di non pensarci troppo seriamente, Darren era fatto così, era espansivo e si affezionava a tutti subito, era un grande bambino.
“e sono stato anche a Londra.. tu non mi hai mai provato a cercare?” Nicole fece spallucce, “no, però in compenso sono stata ad un tuo concerto.. al Garage, quel locale era vicino la pasticceria dove lavoravo. È stato un bel concerto” Darren spalancò gli occhi sorpreso, “tu eri lì! E non hai nemmeno provato ad avvicinarti a farti vedere. Wow. Perché? Ora sono incazzato. Io ero a Milano, ore di viaggio da Arezzo ed ho provato a cercarti, tu eri lì a 10 passi da me e non hai fatto niente.” Si era impalato lì, con le braccia incrociate e lo sguardo serio, “Darren, non sapevo nemmeno cosa avrei potuto dirti. Non sapevo che mi avevi cercato e non sapevo nemmeno se ti saresti ricordato di me! È vero, non ti ho cercato.. ma questo non significa che non abbia voluto farlo. Ma sei tu quello istintivo. Non io, e avresti dovuto capirlo” Darren sembrò capire le sue ragioni e sorrise, “devi farti perdonare. Ora!” disse giocoso, “mmmh vediamo. Verrò al tuo prossimo concerto e mi farò notare” lui scosse la testa, “verrai al mio concerto, ma perché lo vuoi non perché devi farti perdonare” lei annuì pensando a qualcos’altro, “ti offro un altro gelato?” lui storse il naso, “no! credi che ti perdonerei facendomi offrire un misero gelato?!” Nicole alzò gli occhi al cielo e poi le balenò in testa un idea, si ricordava ancora molto bene il loro saluto all’aeroporto, quando lui doveva tornare a casa.
“ti ricordi il bacio d’addio che non ti ho dato?” lui alzò un sopracciglio confuso, “vuoi farti perdonare anche quello?” lei nemmeno lo ascoltò, “io ti dissi che era meglio salutarci da amici..” lei iniziò.. e lui continuò, “non volevi una fine drammatica che ti avrebbe fatto.. rattristire ogni volta che avresti ricordato noi. Mi desti un bacio sulla guancia e sorridesti..”
“fa un buon viaggio e conquista Hollywood.. ti dissi” lui sorrise, “già, ed io ancora una volta ti chiesi di poterti cercare, ma tu con sguardo assassino, mi puntasti il dito contro. ‘Abbiamo deciso così. Tu la tua vita ed io la mia.’ Poi scoppiasti a ridere poggiasti le mani sulle mie spalle..” Nicole stava facendo proprio come diceva Darren, “e mi desti un bacio sulla fro..” non potette continuare Dare, perché Nicole si era impossessato delle sue labbra. Era il bacio d’addio che non gli aveva concesso tre anni fa’.
Era quello che si stava ripetendo Nicole quando le mani di Darren le presero il viso per paura che si allontanasse.
Era quello che si stava ripetendo quando l’unica cosa che voleva era che il tempo si fermasse lì, per sempre.
Sam. Era Tardi. Sam.
Entrambi furono confusi e senza parole. “perdonata” mormorò lui, lasciandola andare e lei sorrise, “bene. Ora possiamo andare.. si sta facendo tardi” Nicole cercò di fingere che non fosse successo nulla, che quello era solo un bacio d’addio mancato.
Ma Darren invece non faceva niente per nascondere quanto fosse confuso. Era silenzioso, strano per lui, serio e non faceva altro che fissarla.
Ma una volta in macchina Nicole non riuscì più a reggere la situazione, “Darren.. non volevo turbarti, non credevo di farlo.. non avevi detto tu che non era più importante? Che era passato tanto tempo?” Darren la guardò dritta negli occhi, “ora come ora non so risponderti. Ma dimmi che quello era solo un bacio d’addio, ed io ti credo. Guardami” Nicole raccolse tutte le sue forze, “te l’ho già detto no? era il bacio d’addio che ti dovevo” Darren si zittì fino a quando non furono fuori casa di lei, “beh allora io vado” lei fece per scendere, “perché l’hai fatto? Nicole quel bacio non l’ho sentito solo io. Dimmi che lo vuoi anche tu, dimmi che possiamo provarci” lei abbassò lo sguardo sul suo grembo, “no, non dovremmo” Darren poggiò la testa sulla testiera del sediolino e chiuse gli occhi sospirando, “non dovremmo non significa che non lo vuoi, ma non voglio spingerti dove non vuoi..” chissà cos’altro ancora avrebbe detto se non fosse arrivata Jane con Sam e Toby a picchiettare sul finestrino dell’auto di Darren, facendoli sobbalzare entrambi.
“scusa Nicole se disturbo, ma io e Toby dobbiamo andare a cena dalla nonna e si sta facendo tardi” Sam salutò entrambi con entusiasmo, “Sam mi ha detto che eri tornata riconoscendo l’auto.. ad ogni modo, io sono Jane” la donna si presentò a Darren, lui le prese la mano e fece altrettanto, “beh allora io vado” Nicole aveva raggiunto Sam per strada e salutò la sua amica, “ciao Darren.. resti con noi?” chiese il piccolo arrampicandosi al vetro dell’auto, “oh no, non posso.  Mi dispiace che in questi giorni non ci vedremo spesso Sam, parto per lavoro, ma chiamami quando vuoi. E ti prometto che verrò a trovarti presto.. okay?” Sam si fece subito triste, “ehi stai facendo il musone? Avanti salutiamoci per bene.. e non far arrabbiare troppo spesso la mamma.. eh?” Sam annuì, “mi chiamerai?” gli chiese poi Darren sorridendo, “ti chiamerò!” si era ripreso, “bene. Ne sono contento. E cerca di non allentare troppo le corde della chitarra che non ci starò a sistemartele.. okay?” Sam glielo promise.
Quando partì Nicole sapeva che non lo avrebbe rivisto molto presto. Sapeva che le cose non sarebbero migliorate col tempo.
La questione non poteva essere risolta. Era troppo difficile la battaglia tra mente e cuore.


 
 
Avevo lasciato in sospeso questa storia, ma sono tornata!
non so se sarò regolare con gli aggiornamenti, ma sto scrivendo e sono ad un buon punto.. quindi niente è perduto.

Non vado molto fiera di come è uscito fuori il capitolo, ma lo avevo scritto molto tempo fa e ho trovato difficoltà a sistemarlo.
Spero che lo abbiate apprezzato lo stesso.

Chiedo ancora scusa per l'enorme lasso di tempo che vi ho fatto aspettare.

Alla prossima,
Wallflower.


 

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Capitolo 5
*** 4. relazioni sbagliate e canzoni sotto la luna. ***


Capitolo 4 

Relazioni Sbagliate
e canzoni sotto la luna.
 
Il tempo passa.
E le cose cambiano, a volte.
A volte invece no.
 
Era passato quasi un mese da quando Nicole aveva visto Darren per l’ultima volta. E come per la prima, lei se n’era fatta una ragione.
Anzi, era meglio così si diceva.
Si diceva che non avrebbe portato a nulla di buono ad averlo comunque nella sua vita e in quella di Sam.
Si diceva, ogni volta che involontariamente si fermava a pensarci, che prima o poi se ne sarebbe andato, ed era meglio averlo fatto prima, quando Sam non era ancora del tutto invischiato.
 
Sam era un altro problema in effetti.
Continuava a pretendere di volerlo chiamare quasi tutti i giorni, continuava a chiedere di lui e continuava ad aspettarlo, convinto che alla fine di tutti i suoi impegni lavorativi si sarebbe fatto vivo.
 
“ha detto che potevo chiamarlo quando volevo ed io voglio chiamarlo ora!”
“sta lavorando Sam, lo chiameremo domani, okay?”
“perché non possiamo provarci ora?” insisteva lui,
“devi capire che non può sempre avere del tempo per te, Sam. Lo chiameremo domani. Non si discute”
“tanto mi ha promesso che sarebbe venuto a trovarmi presto”
 
In effetti quel presto era arrivato, ma tardi.
Un mese non è tanto da quantificare ma può essere abbastanza per trovare nuovi appigli a cui aggrappare una vita intera.
 
E mentre Darren percorreva i red carpet insieme alla sua –di nuovo- fidanzata Mia, Nicole aveva avuto una seconda e poi una terza cena con Robert.
 
Cene che si erano trasformate in veri appuntamenti seguiti da baci sulla porta di casa prima e baci in casa poi.
 
Poco più di trenta giorni non sono tanti, ma Nicole non aveva mai quantificato i giorni per dare importanza alle sensazioni e ai sentimenti provati.
E la settimana di quattro anni prima ne era la prova.
Solo che c’era poco da quantificare lì.
La relazione con Robert, non era quello che aveva sempre sognato, però lui le dava quella stabilità e quella sicurezza che aveva sempre cercato e mai trovato se non in una sua nonna Sophie.
E poi c’erano i suoi due figli che per quanto fossero più grandi di Sam, gli facevano comunque compagnia.
 
Non era tanto, ma era quel poco che era riuscita ad ottenere e andava bene così.
Robert era sempre gentile, pieno di mille attenzioni e affascinante.. e Nicole era consapevole del fatto che il problema non era lui, ma lei.
Lei che non poteva fare a meno di pensare a quegli occhi d’ambra troppo lontani.
Lei che ad ogni carezza di Robert ne ricordava tre di Darren.
Lei che ricordava quel bacio rubato solo un mese prima e non riusciva a pentirsene.
Lei che moriva dalla voglia di sentirlo e non lo chiamava perché era tutto un casino.
 
Era un casino e doveva solo lasciar andare e andare avanti.
 
Ma poi quel presto, seppur tardi era arrivato sul serio e Darren era di nuovo lì.
Da lei, da loro.
 
Era una sera, tutti erano in veranda, Sam giocava con la sua barchetta e Nicole e Robert chiacchieravano tranquilli quando Sam vide scendere Darren dall’auto e gli corse incontro come se non lo vedesse da una vita.
Forse Robert smise di parlare o forse Nicole aveva completamente dimenticato la sua presenza quando i suoi occhi incontrarono quelli di lui.
Nicole guardava Darren, Robert guardava lei.
Darren salì le scale con Sam sulle spalle, “ehm ciao” disse improvvisamente poco spavaldo, poggiando a terra il piccolo, “ciao Darren” rispose Nicole,
“piacere di rivederti” rispose in modo brusco Robert, che intanto anche se Nicole non gli aveva raccontato l’intera e ingarbugliata storia, lui sospettava qualcosa.
“forse, avrei dovuto chiamare, mi dispiace del disturbo..” mormorò lui, soffermando lo sguardo sul bicchiere di vino che Robert aveva fra le mani, Nicole seguì il suo sguardo e poi proseguì fino a guardare il viso di Rob.
“nessun disturbo” disse l’architetto posando il bicchiere e alzandosi, “si è fatto tardi ed io devo andare.. ti chiamo domani, okay?” così dicendo l’uomo si abbassò a baciare lei sulle labbra e sorrise quando sentì la protesta di Sam, “bleah che schifo!” esclamò, come sempre quando vedeva Robert fare il romantico con la madre,
“mettiti qualcosa di comodo domani.. okay?” poi si avvicinò a Sam, “e tu fa’ il bravo. Domani ci divertiremo” il ricciolino storse il naso e gli fece la linguaccia, “io sono sempre bravo Robert!”
L’architetto se ne andò, dopo un ultimo saluto a Darren che era rimasto pietrificato alla fine di quelle scale ad osservare la scena.
Vedere le sue labbra prese da un altro gli lasciò l’amaro in bocca. E si maledisse per essere stato così stupido da non essere stato lì, con lei, per un mese intero.
Come se quei quasi quattro anni di lontananza forzata non fossero stati abbastanza.
Perché sì, doveva ammetterlo almeno a sé stesso: Nicole gli era mancata quel mese come in quei tre anni.. ed era da stupidi, lo sapeva.
“non volevo mandarlo via..” disse quando l’auto si fu allontanata,
“non l’hai mandato via” disse lei di rimando,
“beh comunque ero venuto per portarvi questi..” tirò fuori dal taschino della sua camicia a quadri due biglietti, “li avevo promessi a Sam, sono i biglietti per lo spettacolo degli starkid” il piccolo, non lasciò nemmeno fargli finire la frase che gli saltò in grembo entusiasta, “oh grazie allora.. e quando sarebbe lo spettacolo?” chiese Nicole accettando i biglietti che gli stava porgendo lui, “domani sera.. alle otto” Sam non stava più nella pelle dalla contentezza,
“ma Sam! Ricordi che domani dobbiamo andare con Robert in barca?” gli ricordò la madre,
“non voglio andarci, ho paura!” Nicole alzò gli occhi al cielo,
“non è vero Sam! Sono io quella che ha paura, tu sei quello che voleva andarci! Ricordi? Poi ci sono anche Lisa e Tom!” il ricciolino mise il muso,
“non mi piace giocare con loro. Dicono che sono piccolo! Voglio vedere gli starkid!” Darren cercò di convincerlo che ormai aveva un altro impegno e che li avrebbe visti un’altra volta, ma fu irremovibile.
“okay, andremo allo spettacolo. È inutile convincere te, quando nemmeno io avevo voglia di andarci” disse la madre alzandosi, “meglio se lo chiamo per dirglielo” sbuffò già sapendo che Robert ne avrebbe fatto una storia.
“torno subito” disse chiudendosi la porta alle spalle.
La chiamata durò poco, Nicole gli promise che sarebbero andati domenica prossima, Robert fece storie, ma Nicole non aveva voglia di litigare, non che con Robert lo facesse spesso, lei era molto accondiscendente di solito con lui, “Rob davvero mi dispiace, ma Darren glielo aveva promesso prima che decidessimo per la barca. E Sam non vuole rinunciare.” Si scusò ancora, “ehi Rob sai che ci tenevo davvero a venire con te e Lisa e Tom.. volevo vederti all’opera col timone e tutto quanto” stava mentendo, ma almeno funzionava.
“buonanotte Robert” lo salutò così prima di riattaccare, per poi prendere un profondo respiro e tornare fuori,
“spero che non abbia fatto storie” disse Darren vedendola uscire,
“niente che non potevo gestire” sorrise riaccomodandosi a sedere, lui si accomodò di fianco a lei, sulla panchina.
“beh allora alla fine ce l’ha fatta..” Nicole non aveva capito a cosa si riferisse e lo guardò in maniera così.. enigmatica, “Robert, alla fine è riuscito a conquistarti” sorrise forzato lui e lei fece spallucce, “non saprei.. credo che ci stiamo frequentando.. è presto per etichettare questa cosa tra noi” disse e poi aggiunse, “anche Mia è riuscita a riconquistarti eh?” fu la volta di lui di fare spallucce,
“credo di si, ci stiamo riprovando.. avevi ragione, sai.. quel giorno.. le voglio bene” solo ora che l’aveva rivista, con un altro per giunta, aveva davvero capito quanto fosse stato sbagliato tornare da Mia.
E che sì, l’affetto c’era.. infondo avevano passato una vita insieme, erano cresciuti insieme e lei lo aveva aiutato quando non tutti erano disposti a farlo, ma in quel momento, seduto su quella panchina di fianco a Nicole, aveva capito quanto era ipocrita spacciare per amore quell’affetto che sentiva per Mia.
 
 Si lasciarono accompagnare dal vento leggero e dal cielo blu di Los Angeles, parlando di tutto e niente, senza toccare quello che più gli stava a cuore, cercando di mettere da parte quell’imbarazzo che il tempo, la distanza, i sentimenti repressi, e la bugia portava a galla.
 
Ed erano momenti come quelli, in cui Sam si addormentava sulle gambe di Darren, mentre gli intonava qualche canzone della Disney che Nicole, non riusciva più a trovare una ragione per continuare a portarsi dietro quell’enorme balla che era diventata la sua vita.
 
Ma era tutto un casino e andare avanti per la propria strada si faceva sempre più difficile.
 
***********************************
“Sam! Smettila ti tirarmi!” Nicole era davvero spazientita, Sam non le dava un minuto di tregua,
“è tardi!” protestava lui contrariato,
“tranquillo! Darren ci ha dato dei biglietti speciali. Non abbiamo bisogno di fare la fila, anche se arriviamo tardi, tu starai davanti!” il piccolo sbuffò,
 “ma io non voglio fare tardi!” Nicole si truccò il più velocemente che poteva, controllò che tutte le finestre e porte fossero chiuse e corse fuori con la speranza che il taxi sarebbe arrivato presto.
 
Nonostante le proteste e le lamentele di Sam, alla fine erano arrivati anche con largo anticipo in quel piccolo teatro dove si sarebbe tenuto lo spettacolo.
E mentre la folla si dimenava come impazzita per accaparrarsi i posti migliori, Nicole e Sam si sistemarono in prima fila, grazie ai biglietti di Darren.
 
La calma di Sam non durò molto però, perché quando una ragazza sbucò da dietro le quinte il piccolo cominciò a fare mille moine per farsi vedere e salutarla,
 “Sam, non ti allontanare..”  si lamentò Nicole quando il figlio saltò giù dalla sedia per correre incontro alla ragazza, che a quanto pareva doveva essere Lauren, la quale –le aveva raccontato Darren- aveva una cotta per Sam,
“ehi Ron!” urlò Sami, quando vide comparire di fianco a Lauren un ragazzo alto almeno il doppio di lei “Sam! Nicole! Venite qui dietro!” com’era possibile che quel Ron conoscesse il suo nome?
Non ebbe neanche il tempo di formulare quel pensiero, che fu trascinata da Sam dietro le quinte del palco.
 
Salutavano e abbracciavano Sami come se fosse la loro mascotte e lui non disdegnava nessuna delle parole dolci a lui rivolto, come se quello che avesse di fronte Nicole fosse il bambino di qualcun altro.. quasi non lo riconosceva più.
Quando, tra i due, era lei quella con problemi ad interagire?
 
“oh il piccolo Dare! Come stai?”  ecco perché sentiva che andare lì non sarebbe stata una buona idea, pensò lei alzando gli occhi al cielo “tu sei Nicole! Finalmente ci conosciamo!” il misterioso Ron si presentò invece come Joey, svelando il segreto di come lui sapesse il suo nome, era l’amico di Darren che lo aiutò a dimenticare, “è un piacere conoscerti Joey!” esclamò Nicole stringendogli la mano, e dopo di lui, si presentò a tutti gli altri, “ma Darren dov’è?” chiese Meredith, “mi ha mandato un messaggio.. ha detto che stava aspettando Mia” rispose Joey mentre trafficava con la sua tracolla alla ricerca di qualcosa, “quella ragazza..” Lauren non riuscì a finire la frase che la vide apparire dietro di lei, “scusatemi. È colpa mia!” la ragazza si scusò portandosi al seguito Darren e la sua chitarra, “non siamo così in ritardo!” disse Dare ancora col respiro affannato, “oh voi siete qua!” disse poi, dopo un attimo di sbandamento, trovandosi Nicole e Sam proprio davanti a lui e poi riprendendosi subito scompigliò i capelli di Sam, “ehi sapete che da grande Sam vuole essere uno starkid?” Darren spiattellò in giro per prenderlo un po’ in giro, “oh eccola! Trovata!” Joey si sedette per terra di fronte a Sami, “non c’è bisogno che diventi grande.. con questa spilla io ti consacro uno STARKID!” Joey gli appuntò la spilla sulla sua maglia e ritornò in piedi,  iniziando un altro giro di abbracci e risate con protagonista Sam, a cui partecipò volentieri anche Mia.
 
“tu devi essere Nicole. Io sono Mia, è un piacere conoscerti” non sembrava astiosa, ne antipatica, aveva un gran sorriso gentile, “piacere mio, Mia.” Nicole non sapeva bene cosa fare o cosa dire, così si limitò a sorridere.
“tra un po’ si inizia.. ma non è ancora venuta Dianna?” chiese Darren guardando fuori, verso il pubblico, “qualcuno mi ha chiamato?” la dolce Quinn di Glee era arrivata tutta trafelata con un sorriso smagliante, “oh! Eccoti! Pensavo non venissi più!” Darren l’abbracciò, la salutarono tutti, anche Sam.
“oh ma io mi ricordo di te. Tu sei il piccolo Darren! Che ci fai qui?!” Nicole alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta, stufa di quel nomignolo,
“io credo che Sam abbia una faccia troppo intelligente per somigliare a Darren” a quella battuta di Joey, Nicole non potette che amarlo, mentre scatenò in tutti gli altri risate,
 “fra cinque minuti si inizia” avvisò un tecnico.
 
“oh ma allora noi andiamo a sederci fuori. In bocca al lupo ragazzi” Dianna aveva incluso nel discorso anche Nicole e Sam, “Mia tu non vieni?” chiese poi rivolta alla ragazza comodamente seduta su una cassa, “no, mi piace stare a guardarli da dietro le quinte” Dianna annuì e prese per mano Sam, “ti siedi di fianco a me?” chiese lei al piccolo che annuì entusiasta.
 
Non si erano salutati e non si erano nemmeno guardati.
Semplicemente era stato più facile per loro evitarsi e basta.
E per quanto Nicole non avrebbe voluto pensarci, faceva male.
Era così dunque, erano alla frutta, senza neanche aver ordinato il primo, ed era solo colpa sua, ovvio.
e niente, riusciva a convincerla che fosse meglio così.. anche la presenza di Mia non riusciva a cancellarle dalla testa il fatto che era così che dovevano andare le cose.
 
Per tutto lo spettacolo Sam fu preso dai ragazzi, mentre Nicole e Dianna avevano intrapreso un’ interessante conversazione, per quanto Nicole riuscisse a staccare gli cocchi da Darren e concentrarsi su parole.
 
Parole che l’altra non sembrava infastidita a ripetere più volte.
Si erano ritrovate a parlare di come era strana la fama di lei, del suo nuovo film, del cast di glee, soffermandosi di più su Darren dato che era il loro amico in comune, per spostarsi poi sulla vita di Nicole, che per ovvi motivi era restia a raccontare, ma Dianna sembrava capirlo e accettarlo.
Riuscirono alla fine a parlare di tutto e niente, provando comunque a conoscersi.. Nicole scoprì che era facile prendere a genio Dianna,
“mi piace guardarti nello show di Mary, perché sei lì che lavori senza interessarti delle telecamere che ti riprendono eppure ne esce fuori sempre una gran bella puntata. Mi è piaciuto un sacco quella torta che avete realizzato per quell’eccentrico addio al nubilato, ho riso come una matta quando stavi modellando quel pompiere mezzo nudo ed hai detto guardando il camera-man e non la telecamera: se mi vedesse la nonna ora direbbe di smetterla di giocare con i finti uomini e di mettermi a cercarne uno vero, in carne ed ossa!” Nicole nemmeno se lo ricordava, “oddio, sono pessima, dimentico che Nick, riprende qualsiasi cosa!”
Di tanto in tanto Sam le riportava all’attenzione, soprattutto quando al centro c’era Darren o Lauren.
“sono sempre più bravi..” disse Dianna quando lo spettacolo fu finito, “voi venite a salutarli?” chiese poi rivolta a Nicole che guardò l’orologio pronta a dire di no, ma Sam la precedette, “si voglio salutare Darren!” e neanche a dirlo, che per la seconda volta quella sera, fu trascinata dal figlio dietro le quinte del teatro.
Stava seriamente cominciando a pensare che avrebbe dovuto avere più una volontà di ferro col figlio.
 
Tutti stavano festeggiando lo spettacolo che era riuscito benissimo, Darren sembrava pura adrenalina che correva per il poco spazio e Mia nemmeno gli stava dietro, non ci riusciva.. quindi tanto valeva restarsene seduta lì dove Nicole l’aveva lasciata prima dello spettacolo.
“Oh Mio Dio ragazzi.. siete stati fenomenali!” esclamò Dianna abbracciando chi le passava davanti, “ehi Dianna, voi venite a festeggiare con noi?” Joey guardava anche Nicole, e quindi lei si sentì tirata in causa,
“oh io non posso.. tra un po’ Sam crollerà dal sonno.. anzi ora è meglio se andiamo.. con tutta questa gente trovare un taxi libero sarà un’impresa!” Nicole spinse il figlio a salutare tutti,
“vi accompagno io.. non c’è bisogno di aspettare un taxi.. andiamo.. prendo le mie co-” Nicole non lasciò nemmeno che Darren finisse la frase,
“non c’è bisogno. Tu va’ pure a festeggiare.. grazie comunque”l’altro  stava per replicare quando s’intromise Dianna, “li accompagno io, visto che festeggiare con voi significa fare mattino ed io non posso.. domani ho un impegno” Dianna prese Sam per mano, “ti va se ti accompagno io a casa?” lui scosse la testa, ancora un po’ intimidito dai modi di fare di Dianna.
 
 
 
Le chiacchiere delle due continuarono anche una volta arrivate a casa e messo a letto Sam, che si era addormentato, stanco morto, in auto.
 
Portarono avanti i loro discorsi davanti ad un caffè, senza accorgersi dell’ora tarda.
Nicole le spiegò del suo progetto, del fatto che aveva dovuto abbandonarlo per un po’, della green card e di tutto quello che la stanchezza mischiata con il caffè forte le faceva dire.
Si era persino ritrovata a parlare di Arezzo, di come aveva conosciuto Darren e di come avevano deciso di chiudere quella piccola piacevole storia.
 
Il fatto era che Nicole non aveva un’amica da troppo tempo, e sua nonna non poteva essere considerata tale, c’era Jane sì, ma anche con lei non era mai riuscita sul serio a considerarla una buona confidente.
Era una buona vicina ed era stata gentilissima ad offrirsi per tenere Sam tutti i giorni, ma non era comunque riuscita ad aprire il cuore di Nicole, come invece aveva fatto Dianna con i suoi dolci modi di fare.
 
In tutto quel casino, avere una persona- amica, con cui parlare, anche di frivolezze era un toccasana.
 
 “io tra un mese devo partire per l’Italia.. un paesino vicino Salerno.. lo conosci?” domandò Dianna e Nicole strabuzzò gli occhi,
“scherzi? Io abitavo vicino Salerno.. ci andrai per il Giffoni, giusto?” lei annuì,
“sono davvero emozionata, non sono mai stata in Italia” Nicole sorrise,
“oh ti piacerà, te lo assicuro. Magari anche io e Sam potremmo partire, è da un po’ che non vede suo nonno.. e poi dovrei comunque tornare in Italia dato che i miei documenti non sono ancora del tutto in regola.. quindi..” Dianna sembrò entusiasta, “partiamo insieme! Così mi aiuterai con il posto! Dai!” Nicole fece spallucce un po’ titubante,
“beh non saprei.. dovrei parlarne con Mary, ma mi farebbe piacere tornare a casa..”disse,
“parla con Mary e poi fammi sapere..”
 Dianna guardò l’orologio e si accorse che era davvero tardi, “guarda un po’.. anche noi stiamo facendo mattino.. meglio se vado.”
Si scambiarono i rispettivi numeri di telefono e si salutarono con la promessa di farsi sentire per le novità sul viaggio.
***********
 
Darren aveva una costante nella vita da qualche mese a quella parte.
Nicole e Sam erano per lui come una calamita, ed era assurdo perché più cercava di non pensarci, più si sentiva attratto da loro, come una forza magnetica.
Aveva provato a non farsi vedere per un po’, per il bene di Mia anche, ma soprattutto per il suo.
Lui che non riusciva a capire perché ogni volta che pensava a Nicole con un altro, con quel Robert, gli si attanagliava qualcosa nello stomaco.
Lui che non sapeva perché sentiva questo strana forma di legame con Sam. Gli erano sempre piaciuti i bambini, dato che lui era uno di loro un po’ cresciuto, eppure per quella piccola peste sentiva un senso di protezione e attaccamento che non riusciva a spiegarsi.
 
Ed era un casino, perché alla fine, ogni sua prova di resistenza falliva quando si ritrovava a bussare fuori dalla porta di Nicole e mai una volta però li aveva trovati da soli.
Come se il destino o chi per esso volesse dirgli qualcosa che lui non voleva ascoltare.
Il fatto che Dianna fosse diventata in così poco tempo una presenza abitudinaria nel piccolo appartamento di Nicole e quindi nella sua vita, un po’ gli faceva storcere il naso dall’invidia, perché lui non poteva, perché vedeva nell’atteggiamento di Nicole che lei non voleva.
Ma anche quello non lo faceva desistere ad andare da loro.
Gli mancavano, era quello il vero problema. Dopo giorni che non li vedeva, sentiva la loro mancanza come invece avrebbe dovuto sentire la mancanza della sua ragazza a kilometri di distanza da lui.
Ma non era così, ed era un casino.
Un casino a cui lui non riusciva a rinunciare, neanche quando a casa loro, invece di Dianna ci trovava Robert e l’atmosfera non era mai delle più rosee.
Però in quelle occasioni Nicole non lo aveva mai fatto sentire fuori posto, anzi, sembrava prendere una boccata d’aria quando lo vedeva entrare, abbracciare Sam e salutare lei.
 
Nicole sarebbe sempre stata il suo più grande rompicapo.
Un attimo prima lo trattava con distacco e sempre con qualche remora, come se avesse paura di dire o fare qualcosa di troppo, un attimo dopo si appisolava sulla sua spalla mentre Sam guardava la tv e Dianna stava raccontando qualche aneddoto della sua vita.
Un attimo prima neanche riusciva a guardarlo negli occhi senza far scorgere un ombra d’incertezza e l’attimo dopo lei e Sam stavano giocando a parrucchieri con i suoi capelli.
 
Intanto il tempo passava ancora e Dianna era diventata un’amica così fidata per Nicole, che quando le chiese di parlarle della sua storia con Robert, lei non potè fare altro che dirle la verità.
E fu proprio grazie a Dianna che riuscì a prendere la decisione più giusta per lei e Sam e lasciar perdere quella relazione che non aveva niente di rassicurante.
Era stata monotona prima ancora di cominciarla e non aveva sentito niente durante tutto il tempo che erano riusciti a ritagliarsi da soli.
Non che ne erano stati tanti, questo perché era proprio lei che non voleva che lo fossero, ecco.
“Beh Nicole, se non ti piace, se non ti trasmette niente devi lasciarlo. Non è vero che hai bisogno della sicurezza che ti dà.. fino ad ora c’eri solo tu e hai fatto un ottimo lavoro, non solo con Sam. Ma guardati.. cavolo!” Nicole sorseggiava il caffè pensierosa pensando davvero alle parole di Dianna,
“non lo so. È comunque il mio architetto.. ed è l’unico che ha lavorato per me senza vedere anche una briciola di un quattrino.” Dianna alzò gli occhi al cielo,
“non puoi starci insieme solo per paura di perderlo come architetto.. e poi non credo sia un uomo stupido, continuerà a lavorare per te! Nicole, se sai che questa storia non porterà a niente.. perché continuare? Così lo illudi.. ed è sbagliato” Nicole sapeva che la sua amica aveva ragione.
Lo sapeva anche quando prese il coraggio a quattro mani e si fece avanti con Robert.
Non aveva mai lasciato nessuno prima e quindi non sapeva di preciso come comportarsi. Gli chiese di seguirla sul portico, mentre Sam giocava dentro con la sua chitarra.
Cominciò il discorso cercando di spiegargli che le cose non andavano ma che la colpa non era di nessuno, forse non era il momento o forse semplicemente non erano fatti per stare insieme.
“Robert sei davvero carino con me, ma non riesco a provare quello che si dovrebbe provare per una persona con cui vuoi stare. Quando stiamo insieme non sento niente, ed è inutile continuare, finirei solo con l’illuderti..” Robert sembrava essere confuso, continuava ad aprire la bocca senza però riuscire a spiccicare parola.
“Nicole tu mi stai lasciando..” mormorò poi, ma non era una domanda, sembrava più che altro che avesse tirato le somme, dopo l’intero discorso. “Spero che resteremo buoni amici.. e ho sempre bisogno di te come mio architetto” Nicole aveva detto quelle parole nella maniera più ingenua possibile, ma Robert s’infuriò, “buoni amici, io e te non siamo mai stati amici. e cosa significa ho bisogno di te come mio architetto? È per questo che sei stata con me per tutto questo tempo? Volevi tenerti stretta l’architetto! Ecco cosa volevi da me! Oddio.. ed io che perdevo tempo dietro ad una ragazzina problematica come te! assurdo!” non riusciva a stare fermo ed ogni volta che si avvicinava a lei, Nicole arretrava di qualche passo un po’ preoccupata, “ma no, Robert.. cosa dici..” cercò di dire ma lui la bloccò, “non fare quel visino con me! Avevi deciso di pagarmi diversamente per i miei lavori eh? Ecco perché sei stata alle mie avance! Ma che schifo! Ma ora mi paghi! Devi pagarmi tutto!” Nicole spalancò gli occhi dalla sorpresa, quello che le stava dicendo Robert era completamente fuori luogo, “non essere ridicolo Robert! Certo che ti pago. Non era mia intenzione approfittarne così di te!” lui finse di fare dei conti, “sono tre incontri, più la progettazione. Mi devi 1200 dollari, ladra!” Nicole non poteva credere alle sue orecchie, “Robert, so quanto ti devo. E te li darò.. ma evita di usare certi termini” cercava di farlo calmare, suo figlio era praticamente aggrappato alla finestra che osservava la situazione e non voleva che finisse male.
“certi termini? Dici LADRA?” urlò come per farsi sentire da tutto il vicinato, “smettila di urlare o chiamo la polizia. Giuro..” lui sorrise amaro,
“già chiamiamo la polizia, così potrò dire che un’extracomunitaria italiana non vuol pagarmi quello che mi spetta.. e che era intenzionata a prostituirsi pur di non pagare..” parlava beffardo e Nicole con le lacrime agli occhi non riuscì a trattenersi, alzò un braccio come per tirargli un ceffone in pieno viso, ma lui bloccò il gesto a mezz’aria e senza lasciarle il braccio le avvicinò il suo viso in modo minaccioso, troppo vicino..
Nicole sentiva il suo respiro sulla sua pelle ma non riusciva muoversi e chissà cosa le avrebbe detto o minacciato se non fosse arrivato Darren.
Saliva le scale tranquillo, con le mani in tasca e stava guardando la scena senza battere ciglio, “perché non le lasci il braccio Robert?” disse guardando l’uomo dritto negli occhi, “oh ecco il tuo amichetto.. restane fuori sono cose che non ti riguardano” Darren si avvicinò tirando Nicole al suo fianco, “che idiota se credi davvero che lei non siano affari miei” disse lui sempre tranquillo, “bene allora visto che lei non vuole pagarmi.. fallo tu” come se il suo orgoglio fosse ripulito con quel denaro, come se ogni problema della fine della loro relazione fosse quel particolare..
Nicole intanto si asciugò le lacrime di nuovo arrabbiata, “non ho mai detto di non volerti pagare Robert! Non ho ora 1200 dollari, ma domani te li darò!” Darren pescò il suo portafogli dalla tasca posteriore dei jeans e prese il libretto degli assegni, “Oddio ma perché non mi credete? Domani andrò a prelevare questi benedetti 1200 dollari! Darren.. posa questo coso!” disse lei,
“hai detto 1200 giusto?” Robert non sapeva se annuire o andarsene con la coda fra le gambe, lui comunque non aspettò nessuna risposta, prese la penna dal taschino della giacca, firmò e strappò la carta dal libretto, “è valida in qualsiasi banca.. ora però sparisci. Altrimenti chiamo io la polizia.. e credimi non ci metterei niente a trovare qualche cavillo storto nella tua impresa da quattro soldi e mandarti in malora.” Robert strappò l’assegnò dalle mani di Darren e senza dire una parola girò sui tacchi e se ne andò.
“Tutto bene Nicole?” chiese lui guardandosi poi attorno e trovando Sam a guardare ancora dalla finestra, la sua mamma era di spalle quindi non aveva visto le lacrime, “meglio rientrare Sam è lì che ci guarda..” disse Darren mettendole una mano sulla spalla.
Una volta dentro, Sam corse ad abbracciare sua madre, “ehi Sam tranquillo.. è tutto okay!” disse lei con fin troppo entusiasmo, poi lo fece sedere sul divano accendendogli la tv, “stanno per iniziare i cartoni” disse andando a prendere qualcosa da bere in frigo per offrirglielo ad un Darren che la guardava confuso, lei però si sentiva in dovere di giustificarsi. Così nascosto il viso nel frigo cominciò a parlare, “lo avrei pagato, davvero. Non volevo di certo imbrogliarlo. E non sono una ladra come ha detto.. te li darò domani” Darren scosse la testa, “tranquilla Nicole, mi dispiace che siate arrivati a tanto. Stai bene?” lei poggiò il succo sul tavolo e fece per sedersi di fianco a Sam sul divano, “mamma cosa significa extraconumitario?” il piccolo nemmeno sapeva dire bene la parola, ma a Nicole le si riempirono di nuovo gli occhi di lacrime e fuggì a nascondersi in camera da letto, mentre sentì Darren fermare Sam a seguirla. “vieni te lo spiego io” disse il ragazzo prendendo il piccolo in braccio.
Nicole era arrabbiata e ferita, come era possibile che Robert potesse essere stato così cattivo? Di sicuro quelle parole non se le meritava, affatto.
E come poteva, poi, spiegare certe cose a suo figlio? Non poteva. Non voleva.
Piangeva ancora, quando Darren bussò alla porta della sua camera, “posso entrare?” disse facendo capolino con la testa in camera,
“ormai ci sei” disse lei di spalle alla porta asciugandosi le lacrime,
“Sam sta guardando i cartoni” disse lui sedendosi di fianco a lei e porgendole il fazzoletto che aveva portato con sé dalla cucina,
“perché ho dovuto spiegare a Sam quella parola?” lei fece spallucce,
“perché Robert continuava ad urlare che fossi una ladra e per farlo smettere gli ho detto che avrei chiamato la polizia.. ma ha replicato dicendomi che se l’avessi chiamata lui le avrebbe detto che sono un extracomunitaria che non voleva pagarlo con i soldi e che volevo prostituirmi..e..” Darren bloccò lì il discorso, indignato, “forse avrei dovuto essere più impulsivo e mollargli un pugno in faccia a quell’imbecille!” fortunatamente Nicole sorrise, “meglio così.. ti saresti fatto male!” Darren alzò gli occhi al cielo, “sono piccolo e veloce. Credimi, lo avrei steso in un attimo!” le poggiò il bracciò sulle spalle e l’attirò a sé ancora sorridendo, “dai dimenticati tutta questa storia, tanto sono sicuro che non si farà più vedere.. e andiamo a guardare la tv con Sam”
 
Non durò molto il tempo della televisione perché Sam, proprio come la mamma era irrequieto, non aveva ancora capito cosa fosse successo esattamente, ma aveva comunque capito che c’era stato qualcosa di grosso che aveva sconvolto la madre.
“perché non andiamo a giocare in giardino? Fa caldo e ci sono le stelle” disse Darren che davvero non sapeva più come fare per togliere dalla testa dei due, strani e brutti pensieri,
“credo sia tardi” mormorò Nicole guardando l’orologio appeso al muro, “io credo che non importa” rispose Darren sicuro, afferrando una coperta dal divano, qualche gioco di Sam e facendo cenno ai due di seguirlo, perché non avrebbe accettato un no come risposta.
 
E forse non era l’ideale sdraiarsi sull’erba umida, lasciare che il vento fresco della sera gli scompigliasse i capelli e respirare lo stesso respiro di Darren, ma solo lì, in quel momento sotto quel cielo pieno di stelle, Nicole era riuscita a far smettere la sua testa di pulsare e alle parole di Robert rimbombargli dentro.
 
Non avevano detto molto, in realtà prima che Sam si addormentasse sulla pancia di Darren, mentre guardavano le stelle alla ricerca di qualche buffo disegno, non avevano parlato affatto.
Solo dopo che Darren si era offerto di mettere il piccolo a letto e di prendere un’altra coperta per loro e lo aveva fatto, era tornato a sdraiarsi di fianco a lei con tutta l’intenzione di parlare di tutto quello che non avevano detto in quei mesi così strani e paradossalmente distanti.
“non hai più detto perché eri venuto qui, stasera” aveva iniziato Nicole continuando a guardare le stelle, trovando conforto dal calore del corpo di lui, dalla coperta leggera che li copriva entrambi e dal buio che nascondeva molte cose,
“non avevo un reale motivo, ad essere sincero.. volevo solo stare un po’ con te e Sam” rispose lui, intrecciando le sue dita con quelle di lei, sotto la coperta.. gioendo un po’ quando l’altra non la scostò via,
“Darren? Come vanno le cose con Mia?”
“non vanno. Non ci ho neanche provato sul serio.. è stata lei però a finirla.. io non ne avrei avuto il coraggio, come sempre. È stata importante, ma non era lei quella giusta”
“mi dispiace” rispose lei stringendo di più la presa delle loro mani,
“a me no.. era così che doveva andare. le vorrò sempre bene”
Stettero in silenzio per un po’, facendosi bastare quello che avevano, quello che per un motivo e per un altro potevano avere sotto la luce della luna.
“Nicole?”
“mh?”
“com’è che tu e quel Robert siete arrivati a tanto?”
“non era quello giusto.. era così che doveva andare”
“non pensare neanche per un attimo che quello che ti di ha detto sia vero. Non sei un’approfittatrice.. non sei niente di quello che ha detto lui. io lo so, tutti lo sanno”
“grazie” lei sorrise e si accoccolò un po’ di più al suo fianco respirando il suo profumo che sapeva di menta e muschio e Darren.
Semplicemente Darren.
“Nicole? Voglio aiutarti”
“l’hai già fatto stasera” sussurrò lei, alzando lo sguardo di nuovo al cielo, quando Darren si sistemò su di un fianco con una mano a reggergli la testa per guardarla meglio,
“no. Intendo che voglio aiutarti per farti restare insieme a Sam, qui.. con me”
“non me ne sto andando Darren”
“non sapevo che il tuo visto fosse temporaneo”
“è difficile avere una green card se non passa qualche anno ed io riesco a sistemarmi”
“posso aiutarti”
“no, non puoi” disse convinta lei, lasciando la mano di lui e facendo per alzarsi, ma lui la tirò giù di nuovo, le mise un braccio intorno alle spalle e tornarono a guardare le stelle,
“ne hai parlato con Mary?” chiese dopo un po’, non resistendo all’impulso di sapere
“Darren?!”
“okay, come non detto. Parliamo d’altro”
“o non parliamo affatto” propose Nicole sbuffando,
“non riesco a non parlare, lo sai”
“il tuo è un problema serio” lo rimbeccò e Darren sorrise annuendo,
“lo so, me lo dicono in molti”
 
“posso cantare, almeno?” domandò lui dopo un po’ cominciando già a muovere il piede con il motivetto che aveva in testa,
“se proprio devi”
“non devo, possiamo anche solo parlare”
“canta, ma cerca di farlo a bassa voce, la gente vuole dormire”
 
Hey Jude, don't make it bad,
Take a sad song and make it better.
Remember to let her into your heart,
Then you can start to make it better.
 
E sarebbe stato sempre così con Darren, quando lei lo aspettava a sinistra, sarebbe spuntato a destra.
Perché in quel momento Nicole era pronta per sentire qualche ridicola e adorabile canzone degli stakid e invece stava intonando con tutta la naturalezza del mondo Hey Jude dei Beatles e sembrava davvero che volesse dirle qualcosa.
 
And any time you feel the pain,
Hey Jude, refrain,
Don't carry the world upon your shoulders.
 
Era come se in quel momento gli stesse dicendo che non era sola, che poteva appoggiarsi a lui, che non doveva portare ogni peso solo sulle sue spalle.
Ed era troppo per continuare ad ascoltare senza farsi male ed era troppo poco per allontanarsi e perdere quel contatto.
Non poteva, Nicole.. non ci riusciva a lasciarlo andare, anche se doveva, anche se sapeva che tutti i nodi prima o poi sarebbero venuti al pettine.. e tutto quello che non avrebbe fatto altro che male.
Male da morire, ma era umana.. fatta di carne ed ossa troppo deboli per resistere e desistere a tutto quello che Darren era, allora non poté fare altro che stringersi a lui, intrecciare la sua mano con quella di lui, un po’ più forte e farsi bastare quello fino a quando avrebbe potuto.
Avrebbe voluto che il tempo si fermasse in quell’istante.. non per sempre ma almeno per un po’, come se fossero ancora sotto il cielo dell’Italia, quando tutto era semplice e senza complicazioni.
Hey Jude, don't let me down,
You have found her, now go and get her.
Remember to let her into your heart,
Then you can start to make it better.
 
Ora le stava dicendo guardandola di sottecchi, che sarebbe stato lui la sua canzone, che avrebbe potuto rendere tutto migliore, insieme, come un testo con la melodia giusta.
 
Sarebbe stato bello, se tutto quello fosse durato il tempo di una notte.
Almeno una notte.
Una notte in cui avrebbero potuto lasciare fuori tutto quello che volevano e tenersi stretti quello che invece cercavano.
 
“si sta facendo tardi” mormorò Darren lasciando la canzone a metà,
“non andartene” sussurrò lei, senza pensarci.
Loro soli dentro una bolla e tutto il mondo fuori.
 
“andiamo a dormire” biascicò alzandosi lei, senza lasciare la mano di lui e trascinandolo dentro, senza badare alle coperte sull’erba umida.
 
Ci avrebbe pensato domani.
Tutto domani.

 


Beh anno nuovo aggiornamento nuovo.
In realtà è un po' tutto nuovo.
Alla fine ho deciso di cancellare tutto e riscriverla da capo, perchè i contenuti mi piaccino, ma non come erano raccolti.. e visto che fare modifiche mi richiedeva più tempo del previsto e non riuscivo mai ad essere soddisfatta sul serio, ho deciso di riscriverla nel mio nuovo modo di scrivere.. La storia non avrà grossi cambiamenti dato che seguirò lo stesso filo logico con cui l'ho iniziata.. 
Spero che apprezziate e che mi scusiate per il mio enorme e continuo ritardo.
Buon anno nuovo a tutti e grazie a chi ancora crede in questa storia e a chi solo ora gli stia dando una possibilità.

Alla prossima.
;)

 

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