Sister i hate you

di gwendolyn_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento a modo mio ***
Capitolo 2: *** Musica ***



Capitolo 1
*** Mi presento a modo mio ***



                                                                   CAPITOLO 1




Sorvoliamo le presentazioni, le odio quanto gli addii. Se non di più! L’unica cosa che dovete sapere di me, la scriverò in queste pagine. Mi chiamo Gwendolyn, per gli amici Gwen, ma io non ho amici, mi definisco una ragazza lunatica, solitaria, sincera e riservata. Non vi consiglio di conoscermi, so essere insopportabile, giuro.
Non voglio soffermarmi sul mio modo d’essere, meglio raccontare la mia storia fin dall’inizio, non aspettatevi un finale felice, se non volete illudervi come ho fatto io.
- Finiscila d’incipriarti il naso, quella pellaccia chiara si aggiusta solo con una lampada! Ma la signorina non è disposta ad abbronzarsi, vero? – mi stuzzicò mia sorella Courtney.
Se io mi definivo detestabile, lei era la regina delle stronze, convivevo con la principessina complessata da diciassette anni, ma non riuscivo ancora a sopportarla. Da bambina aveva messo nel mio shampoo della schiuma da barba mescolata alla crema depilatoria, per fortuna avevo percepito l’odore nauseante di quelle erbe aromatiche, se non fossi stata una ragazza sveglia fin dall’inizio, sarei diventata calva!
Per vendetta le avevo nascosto una tarantola nel letto, la mia dolce Prettylù, facendole compagnia tutta la notte, al risveglio aveva emesso un urlo simile a quello dello zio Earl dopo l’intervento (emorroidi…).
- Courtney, c’è un rimedio al mio incarnato pallido, invece per quella faccia di cazzo e quel sedere repellente ci vuole solo un miracolo! Ma il Signore già è tanto che ha permesso che un esemplare tanto lurido soggiornasse sulla sua Terra, quindi non aspettarti un altro regalo extra. – esitai, m’illuminai come una lampadina, tutta scena. – Oh sì! Posso prestarti il mio sacchetto per il pranzo!
La ragazza mi fissò con i suoi occhi a palla, simili a quelli di un pesce gatto.
- A cosa mi servirebbe il tuo fottuto sacchetto? – mi domandò esasperata.
Sorrisi maliziosa.
- Per coprirti quella prugna ancora poco matura che hai al posto della faccia! – ghignai, scoppiando in una risata.
Come risposta la giovane (apparentemente giovane) mi fece un gestaccio con il dito medio, poi se ne scappò via. Sentii un vaso rotto e un ‘’FLAP FLAP’’ poco dopo, due erano le spiegazioni: o un adolescente arrapato era apparso dal nulla in casa nostra, o la mia cara sorellina aveva inciampato ed era caduta per le scale. Sperai nella prima con estrema cattiveria.
- Pulcina tutto bene? Oh povero il mio orsacchiotto. – la punzecchiai con fare teatrale.
Percepii qualche grugnito da parte sua, la raggiunsi in stile ‘’Gray’s Anatomy’’ e puff, ecco Courtney con una banana in testa in tutto il suo splendore. Povera Chita, povera pecorella puffettosa…
Risi con gusto, la mia vendetta era arrivata!
In realtà non l'avevo fatto apposta. - Ops, mi sono dimenticata di buttare la buccia, avete qualcosa in comune: entrambe siete spazzatura. Kiss tesoro, adesso io vado a scuola.
- Ti odio! Bastarda, lurida darkettona, me al pagherai. Dobbiamo andare insieme a scuola,l’importante è che tu non dica in giro che siamo sorelle. – mormorò. – Me la pagherai darkettona!
Se apri bocca... Meditai su tutti i modi possibili e inimmaginabili per far sapere al Mondo (alle quattro oche spennate che si porta dietro) che siamo parenti, uscite dalla stessa patacca. Escogitai un piano:  avrei urlato a tutti in un microfono che Courtney è mia sorella. Bellissima idea!
Io ce l’avevo con lei perché… perché sì. Lei sembrava sempre quella ‘’perfetta’’, la perfettina, prendeva voti più alti dei miei, mamma è papà preferivano Courtney, anche se astenevano dal dirmelo andavano così le cose. Non lo ammettevano ma io ero la pecora nera del gregge. Si presentava un’occasione e subito lei sistemava tutto.
- Ovvio, te lo prometto. – sibilai a denti stretti, sorridendo malignamente. – Su andiamo che la scuola ci aspetta, porca miseria…
 
 
 
La mia scuola era situata proprio vicino alla chiesa di Toronto, così se qualcuno si sfracellava, già potevano farci il funerale. Court preparati… La frequentavano solo tipi strambi e ragazze senza cervello, esclusa io, mia sorella era la ‘’Blair di Gossip girl’’ dell’istituto, la regina, la queen. Io la chiamavo drag queen…
Un edificio a mattoni rossi caratterizzava la zona lugubre, tutte palazzine grigie, a me piaceva, infatti ogni pomeriggio andavo a visitare i cimiteri, tanto prima o poi tutti finiamo lì, meglio abituarsi alla nostra dimora eterna, no? Court invece girava sempre i pub, come una drag queen che si rispetti, sbrilluccicava mettendosi tante piume nei capelli e nelle mutandine, come Edward Cullen che c’ha qualcosa nelle mutande finalmente. Scesi dall’auto camion simile a un catorcio, mentre la lamborghini di mia sorella sfrecciava a tutta velocità. Ne uscì vincente, indossava una minigonna di jeanse, una t-shirt simile a un costume da bagno tanto che era attillata, stivali con tacco neri e occhiali da Sole firmati Gucci, abbinati perfettamente alla borsa che utilizzava per spassarsela sui marciapiedi.
- Ciao puttana. – la salutai.
- Salve stronza. – ricambiò con un sorriso sfacciato, mettendosi gli occhiali da Sole. – Ripeti le regole.
Roteai gli occhi.
-  ‘’Non devo parlarti, sorriderti, avvicinarmi a te, sfiorarti, toccarti, far sembrare di avere un legame con te, non ucciderti, non stuprarti, non farti inculare una mucca… - recitai a cantinella.
Parlarti no, rovinarti la vita sì, pensai diabolicamente.
Mi fulminò con lo sguardo.
- Una mucca che?
Le diedi una pacca sulla spalla con tanta enfasi.
- Un giorno capirai, piccola suora. – sbuffai, poi la lasciai lì a mandarmi maledizioni con lo sguardo mentre camminavo come uno dei sette nani verso la scuola.
Andiam! Andiam! Andiamo a scooopar!, tratto da ‘’Le perle di saggezza di Courtney Houst’’.
Come avrete capito non ho un buon rapporto con mia sorella, entrambe vogliamo prevalere sull’altra, ma vinco sempre io. Sempre.
I nostri genitori divorziati, la nostra famiglia sfasciata, con chi potevo prendermela? Solo con lei! Lo so, era colpa mia se si erano lasciati, come sempre del resto, ma la mia dose giornaliera di rabbia la potevo solo scaraventare su  Courtney, come lei faceva con me. Da un po’ stavo diventando come quella lì. Il mio detto? ‘’Sei stronza? Io lo sono di più.’’.
Mentre riflettevo sulle condizioni di vita dei cavolfiori in California, mi scontrai con qualcuno. Alzai il capo per vedere il volto di chi avrei preso a calci, ma mi bloccai. Rimasi ammaliata dal sorriso di un ragazzo dagli occhi azzurri, i capelli neri tinti di verde cacchina di cane a cresta, sembrava Vladimir Luxuria tinta. Quegli occhi azzurri mi sciolsero il cuore…
- Ehm… cazzo le vacche in Puglia! Non so cosa sto dicendo, ma dico sempre così...– riuscii a balbettare.
- Lui mi guardò con aria interrogativa, sorrisi nervosamente.
- Oh scusa, ti sono venuta addosso, ma guarda dove guardi anche tu! – protestai. – Io sono Gwen comunque…
Cogliona! Stupida! Deficiente! Dannazione!, imprecai nella mia mente, ma ha senso quello che dici? Incontri un tipo così e ti comporti da scema!
Non l’avevo mai visto da quelle parti, doveva essere nuovo, forse veniva da un’altra scuola, sembrava cercare qualcuno, infatti si guardava intorno. Gli sventolai una mano davanti agli occhi, come per dire ‘’Ehi! Io sono qua, eh!’’. Odiavo chi non mi calcolava.
- Mi chiamo Duncan, sto cercando quella svampita di Courtney Houst, la mia donna, la conosci? – mi chiese, sorridendo stranamente.
Abbassai lo sguardo, evviva! La mia cara sorellina perfetta, con il complesso della superiorità, mi aveva privato anche dell’unico ragazzo che aveva attirato il mio interesse. Tanto quelli come lui non badavano alle sfigate come me… Che illusa! Stupida ancora una volta, Gwen.
Scossi la testa. – N-no… non la conosco. – balbettai con un sorriso storto. – Mi spiace.
Mi porse una mano per rialzarmi, ma io mi ritrassi timidamente. Ero arrabbiata, incazzata con il Mondo, con quella puttana di mia sorella, con me stessa che ero stata solo un’ingenua. Serbavo rancore nei confronti di tutti, incazzata con ogni persona sulla Terra, tranne con lui. Cosa cazzo mi stava succedendo? Porca miseria, proprio a me doveva capitare questa sbandata a prima vista! Non sapevo nulla di lui, ma a me bastava il suo nome, anzi, nemmeno quello. Bastava contemplare la purezza dei suoi occhi, con il rischio di affogare in quell’azzurro mare e non uscirne più.
- Capito, beh ci sentiamo… Giada! – mi salutò scappando via.
Ero talmente rimbambita, che solo dopo mi accorsi che mi aveva chiamato ‘’Giada’’.
- Gwen - puntualizzai, ma ormai era inutile, si era già allontanato. – Mi chiamo Gwen.





Ciao a tutti! Ed eccomi qua! Ho cancellato un bel po' di storie che non volevo
continuare, perché le recensioni non mi mancano, nemmeno i lettori
stranamente, ma l'ispirazione... Questa la continuerò!
E beh...
1. Se volete lasciatemi una recensione.
2. Mettetela nelle preferite, seguite o ricordate se vi piace.
3. Vi ringrazio di tutto.
4. Spero vi sia piaciuta.
5. Ciao!

 
 
 

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Capitolo 2
*** Musica ***


                                                  Capitolo 2




- Ti sei fidanzata? - chiesi sconvolta.
Courtney, la puttanella Courtney... fidanzata? No, non riuscivo ancora a crederci, di solito lei si comportava sempre da cagnetta arrapata, da quando si dedicava a un ragazzo? Anzi, a compiacere un solo  ragazzo? Forse Vladimir Luxuria  quel Duncan veramente aveva qualcosa di speciale... Io non mi sarei mai innamorata però, l'amore faceva solo male, bastava una sorella perfetta per farmi sentire uno schifo, no? Eppure a volte ciò che ti distrugge, ti rende anche felice, così inizi anche a rovinare te stesso solo per non privarti dell’essenziale. Di una persona essenziale. Io non avevo ancora trovato nessuno di speciale, ma qualcosa nell’orsacchiotto che mi avevano regalato, mi attraeva particolarmente. Occhi azzurri. Barbetta. Sì, gli orsacchiotti hanno la barbetta, o forse erano solo capelli di Courtney, nel fiore degli anni la dolce e tenera Gwen lo usava per giocare alla lotta dei cuscini, così qualche pelo di gatta morta finiva ovunque.
- Già, è qualcosa di straordinario quel ragazzo! Sa come far felice una donna. - ghignò.
- Tu ti fai felice da sola... - roteai gli occhi.
Mi mandò maledizioni (forse fraternizzava con i Maya...) con quegli occhi a pesce palla, divini e sinceri... No. Questa non è una canzone di Fedez, non è nulla ''tutto il contrario'', poi io odio il rap, preferisco la musica dark. Conoscete i Kukky Poù? Creste sexy... Sospirai estasiata.
- Tornano i nostri genitori stasera, chiuditi in camera, a cena non vogliono vederti, li fai sempre arrabbiare quando organizzano una cena insieme per riunire la famiglia. - mi ordinò lasciando la camera rosa.
Rosa. Rosa. Rosa. Camera. Rosa. No... non potevo sopportare lei, figuriamoci condividere una camera metà rosa e metà nera e blu! Colori tenui da un lato che si contrapponevano a sfumature sempre più scure, sembrava uno scherzo della natura quella stanza, proprio come una delle proprietarie. Sul suo letto c'erano tantissimi orsacchiotti, teletabbies e bambole di porcellana, ne aveva l'ossessione, anche se non era da lei.
Sospirai, diedi un'ultima occhiata a quell'orrore e me ne tornai in soffitta, lì potevo starmene in pace ad ascoltare musica, anche quella dei Kukky Poù.
I want you, i want you, because you are my light, fujfkjmsmszff, iniziai a canticchiare finendo per emettere suoni striduli. Alla fine la canzone non la conoscevo tutta, mi soffermavo sempre su quelle creste quando li ascoltavo su youtube, non ci facevo caso alle parole perché mi lasciavo trascinare dal loro sguardo. Mi tornò in mente Duncan, cosa mi stava succedendo? La sua cresta era troppo sexy?
Mentre fantasticavo e riflettevo sempre sulla vita sociale dei cavolfiori in California, suonò il citofono. Al diavolo! Ci avrebbe pensato Courtney, non sgobbava mai quella principessina, dovevo sempre svolgere io i lavori più duri e faticosi, lei li faceva di notte... Voi capite a me.
- Vai tu! - mi urlò per far arrivare la sua voce da oca in soffitta.
Come non detto... Scesi la rampa di scale che portava al soggiorno con estrema fretta, volevo tornare nel mio Mondo, ascoltare musica, riflettere (perché io a differenza di mia sorella, pensavo), immaginare una vita migliore. Aprii con tanta enfasi la porta, mi ritrovai due occhi chiari davanti, guardavano oltre di me qualcosa, la figura di Courtney forse. Abbassai lo sguardo, stavo arrossendo. Per la prima volta. Io non ero mai diventata rossa per nessuno, le gote pallide avevano preso il colore delle rose in primavera.
- Courtney, finalmente! - esclamò non notandomi nemmeno, anzi, scansandomi. - Non devi farmi aspettare, bambolina.
Trattenni il respiro con una mano che mi copriva la bocca: che figuraccia! Quella stessa mattina mi aveva chiesto se conoscevo Courtney, io gli avevo risposto di no! Sperai che non mi avesse visto, non mi mettevo mai in mostra per fortuna, lui forse si era già dimenticato di me, ma non potevo rischiare. Una cosa bisognava fare: nascondere la mia parentela con la sua ragazza (mi faceva uno strano effetto dirlo) l'oca.
Andai a nascondermi in cucina, più veloce di quel topo con il sombrero che corre con estrema rapidità. La voce della ragazza mi fermò. Ed ecco la vendetta.
- Gwen, cara Gwen, volevo presentarti il mio - sottolineò quest'ultima parola con molta enfasi. - Ragazzo.
Mi bloccai, non sapevo se girarmi e smascherare la mia identità, o fare la fine della stupida e fuggire via. Alla fine avrei fatto comunque una brutta figura. Optai per la prima, almeno me ne sarei potuta andare a testa alta, avrei detto di essermi confusa se mi avesse chiesto spiegazioni.
- Gwen... questo nome non mi è nuovo. - farfugliò tra sé il punk. - Giada...
Mi girai tutta rossa.
- Piacere.
Il giovane s'illuminò con un gran sorriso. Forse anche lui aveva la sensazione di conoscermi da tanto, forse si era ricordato di me, si era reso conto che gli interessavo, la nostra discussione aveva significato qualcosa anche per lui... forse c'era una speranza!
- Ah sì! Tu sei la ragazza delle vacche in Puglia! - esclamò con tanta foga, sbattendo un piede per terra come un cowboy.
Io avevo meditato su ogni centimetro del suo corpo, invece lui si ricordava delle vacche in Puglia. io ero la ragazza delle ''vacche in Puglia'', la VIP. Almeno, per una volta, potevo considerarmi una VIP anche io. V di vacche, I di in, P di Puglia.
Grandioso. Tutto procedeva bene. Io ero diventata una vip, una very important people solo per le vacche in Puglia.


Questa fiction è adesso una fic demenziale, L'OOC L'AVEVO MESSO NELLE NOTE, MA C'ERA. Mi scuso con le nove persone che hanno recensito il primo capitolo (e gli altri che recensiranno spero), risponderò a tutti i miei lettori molto presto.
Grazie ancora di tutto, fatemi sapere se adesso va bene, lo scopo di questa fic è far ridere un po' ma anche appassionare, non ho usato molta ironia qui, non è molto lunga, lo so.

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