Avevo pensato
che
“Wishful thinking” potesse restare una one-shot; ma ha continuato a
inseguirmi nei momenti più assurdi, e sapevo che l’idea non mi
avrebbe lasciata fino a quando non l’avessi liberata in parole.
Così,
eccolo
qua il seguito, e chissà, forse solo un passo in più di un
cammino che non pensavo di prendere ma che mi ritrovo a seguire.
Avevano scherzato, riso. Ino aveva parlato con lei,
sorridendole tutto il tempo e trovando gli argomenti di conversazione
più assurdi; anche se detti da lei sembravano d’un tratto
credibili.
Ed era stata gentilissima, come lui le aveva chiesto,
una
vera signora a mostrare Konoha a questa ragazza che forse non avrebbe mai
conosciuto se non fosse stato per lui, e a portarla in posti che lui non
avrebbe mai pensato, ma che a lei piacquero immensamente, tanto da farle dire:
“Dobbiamo assolutamente uscire ancora insieme, la prossima volta”.
Ino era stata perfetta; ma non l’aveva mai guardato
negli occhi.
Shikamaru si era limitato ad annuire alla richiesta della
ragazza, e insieme l’avevano accompagnata all’albergo dove
alloggiava, dove si erano salutati così, senza un bacio, o un abbraccio.
E ora il ragazzo stava riaccompagnando a casa la sua lei di
sempre, Ino. Era ironico come sino ad allora avesse usato ‘lei’
esclusivamente per Ino.
Quando succedeva qualcosa nella sua vita, qualcosa che
non
si sarebbe mai aspettato e che forse neanche avrebbe voluto, c’era sempre
di mezzo lei: quando arrivò a casa bagnato dal primo giorno di asilo
e
sua madre gliene chiese il perché, la risposta fu: “Lei”.
Quando per la prima volta era tornato dall’accademia
con un occhio nero, la risposta era stata: “Mi sono inciampato”, ma
la causa era lei.
Quando i suoi compagni videro un vero, autentico sorriso
stampato sulla sua faccia era perché, apparentemente loro malgrado,
era
finito in squadra con lei.
E ora si trovava a scortarla a casa, cosa che non faceva dai
tempi dell’accademia.
Avevano preso cammini separati dopo la sua promozione a
Chunin: inizialmente avevano cercato di rivedersi ogni tanto, ma da quando
Asuma-sensei li aveva lasciati non era più lo stesso.
E lui, e lei, avevano lavorato arduamente, instancabilmente,
ognuno al proprio compito, ognuno per dimostrare qualcosa all’altra,
anche se non lo sapevano: ‘Sono
meglio di Sasuke’, ‘Sono più di quello che mostrano gli
occhi’, e non sapevano che entrambi, queste cose, le conoscevano
già.
Il tragitto fu incredibilmente silenzioso fino a quando
Shikamaru non si decise: “Ino stai bene?” si trovò a
domandarle una volta raggiunta l’entrata di casa della ragazza.
Ovvio che non
sto
bene, Shika…non posso stare bene se c’è lei pensò
la ragazza.
“Sì…sono solo un po’
stanca…passerà” rispose invece stringendo gli occhi e
pregando che lui non si accorgesse delle sue lacrime
“Passa tutto” aggiunse sotto voce.
E fu in quel momento, fu in quel momento in cui avrebbe
voluto essere il più possibile lontana da lui, che mentre gli voltava le
spalle si sentì afferrare per un polso e in una strana piroetta si
trovò premuta contro di lui, a respirare contro il suo petto.
Lui non le chiese più nulla, e non le disse
più nulla, ma batteva forte, il cuore di Shikamaru; e Ino si
trovò a ringraziare Dio che il ragazzo non potesse sentire il suo, battere
come impazzito.
Morì in quell’abbraccio, soffocò
nell’affetto sconcertante di lui;
lo sentì, lo respirò avidamente, cosciente che quel
momento non sarebbe tornato più, non per lei.
E intanto sentiva le mani lui carezzarle la schiena,
intrufolarsi nei suoi capelli e scompigliarli, e massaggiarle la nuca e farla impazzire
in tutto questo.
“Grazie” mormorò placidamente il ragazzo contro
i capelli di lei, e tutto finì in quel sussurro.
Lentamente si separarono, e mentre Shikamaru ancora le
teneva le mani, Ino si morse il labbro inferiore per non piangere, e voltatasi
di scatto, entrò in casa senza guardarsi indietro. Sapeva che non era
cortese andarsene senza salutare o senza ricambiare la cortesia di un
ringraziamento, lo sapeva benissimo, ma non le importava perché Ino
in
quel momento era cosciente, aveva la più profonda e assoluta certezza,
che quei pochi secondi di paradiso sarebbero stati il suo inferno, in quel
giorno e in quelli a venire.
Author’s note:
Ringrazio di cuore chi ha commentato il primo capitolo: sapere che il proprio
lavoro è apprezzato dà la voglia e la forza di continuare! ;)
Spero che questo
pezzo possa essere all’altezza del primo!