Wishful Thinking

di WishfulThinking
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wishful Thinking I might be yours ***
Capitolo 2: *** Drifting on every step ***
Capitolo 3: *** Sweet sweet nothing's said ***
Capitolo 4: *** Wishful Thinking you might be mine ***
Capitolo 5: *** And everything stands so still when you dance ***
Capitolo 6: *** Everithing spins so fast ***
Capitolo 7: *** And the night's in a papercup ***
Capitolo 8: *** When you want it to last ***



Capitolo 1
*** Wishful Thinking I might be yours ***


Ti penso come non dovrei pensarti

Shika

Ti penso come non dovrei pensarti.

Ti penso troppo, ti penso male e poi mi pento; ti penso vicino e ti sento lontano. Faccio di tutto per tenermi occupata…ci credi? Sto leggendo tutti quei libri che mi hai prestato, e che ridendo prendevo in giro, anche se lo facevo solo per vederti scaldare, per vedere quel fuoco nei tuoi occhi, che solo chi ti conosce bene riesce a distinguere dietro la tua espressione sagace.

E così vivo vite di altri per fuggire la mia, perché se mi guardo dentro sento te: caldo e magnetico dentro il mio petto.

Non so dire se ti amo, ma quando ti vedo sorridere  mi chiedo se ce ne sia mai stato uno, da qualche parte: un sorriso tutto per me.

E’ meglio così, è meglio così, mi ripeto, perché è ciò che ho chiesto a quel Dio in cui tu non credi: ho chiesto che finisse ora se doveva finire; e lentamente sta morendo.

Sta morendo il fuoco del tuo impeto per me, sta gelando come i boccioli nati d’inverno, nati dalla fretta di vivere e fioriti in una notte.

Brucio per te mentre tu sei la tenebra imperscrutabile che vorrei illuminare, ma forse se tutto questo ci fosse, se io e te potessimo stare nella stessa stanza e vivere dello stesso respiro, forse non saremmo più noi, e il mondo ne sarebbe cambiato.

Forse non è destino, forse il fato non ci vuole insieme…ma forse neanche separati. Forse non è per noi, o non è per me, non so…per un po’ ho creduto, ho sperato con tutta me stessa che potesse esistere un noi…e non ero più soltanto io, non ero più sola. O così credevo.

E ti sembrerà assurdo, ma ti aspetto ancora, sola e dolente eppure gioiosa perché gioia è ciò che meriti, ciò che ti vorrei dare, perché sei tu a suscitarla.

Ino.

 

Posò la penna piangendo, e piangendo si sentì patetica. Prese il foglio e lo stracciò, scagliandolo con rabbia fuori dalla finestra di camera sua. Poi si rialzò, si asciugò le lacrime e si truccò; non mise il mascara, ma scese fiera, a testa alta per andare a incontrare lei. Quella che intrufolandosi nella vita di lui, aveva finito per rovinare la sua.

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Capitolo 2
*** Drifting on every step ***


“Ino stai bene

Avevo pensato che “Wishful thinking” potesse restare una one-shot; ma ha continuato a inseguirmi nei momenti più assurdi, e sapevo che l’idea non mi avrebbe lasciata fino a quando non l’avessi liberata in parole.

Così, eccolo qua il seguito, e chissà, forse solo un passo in più di un cammino che non pensavo di prendere ma che mi ritrovo a seguire.

 

 

 

Avevano scherzato, riso. Ino aveva parlato con lei, sorridendole tutto il tempo e trovando gli argomenti di conversazione più assurdi; anche se detti da lei sembravano d’un tratto credibili.

Ed era stata gentilissima, come lui le aveva chiesto, una vera signora a mostrare Konoha a questa ragazza che forse non avrebbe mai conosciuto se non fosse stato per lui, e a portarla in posti che lui non avrebbe mai pensato, ma che a lei piacquero immensamente, tanto da farle dire: “Dobbiamo assolutamente uscire ancora insieme, la prossima volta”.

Ino era stata perfetta; ma non l’aveva mai guardato negli occhi.

Shikamaru si era limitato ad annuire alla richiesta della ragazza, e insieme l’avevano accompagnata all’albergo dove alloggiava, dove si erano salutati così, senza un bacio, o un abbraccio.

 

E ora il ragazzo stava riaccompagnando a casa la sua lei di sempre, Ino. Era ironico come sino ad allora avesse usato ‘lei’ esclusivamente per Ino.

Quando succedeva qualcosa nella sua vita, qualcosa che non si sarebbe mai aspettato e che forse neanche avrebbe voluto, c’era sempre di mezzo lei: quando arrivò a casa bagnato dal primo giorno di asilo e sua madre gliene chiese il perché, la risposta fu: “Lei”.

Quando per la prima volta era tornato dall’accademia con un occhio nero, la risposta era stata: “Mi sono inciampato”, ma la causa era lei.

Quando i suoi compagni videro un vero, autentico sorriso stampato sulla sua faccia era perché, apparentemente loro malgrado, era finito in squadra con lei.

E ora si trovava a scortarla a casa, cosa che non faceva dai tempi dell’accademia.

Avevano preso cammini separati dopo la sua promozione a Chunin: inizialmente avevano cercato di rivedersi ogni tanto, ma da quando Asuma-sensei li aveva lasciati non era più lo stesso.

E lui, e lei, avevano lavorato arduamente, instancabilmente, ognuno al proprio compito, ognuno per dimostrare qualcosa all’altra, anche se non lo sapevano: ‘Sono meglio di Sasuke’, ‘Sono più di quello che mostrano gli occhi’, e non sapevano che entrambi, queste cose, le conoscevano già.

 

Il tragitto fu incredibilmente silenzioso fino a quando Shikamaru non si decise: “Ino stai bene?” si trovò a domandarle una volta raggiunta l’entrata di casa della ragazza.

Ovvio che non sto bene, Shika…non posso stare bene se c’è lei pensò la ragazza.

“Sì…sono solo un po’ stanca…passerà” rispose invece stringendo gli occhi e pregando che lui non si accorgesse delle sue lacrime

“Passa tutto” aggiunse sotto voce.

E fu in quel momento, fu in quel momento in cui avrebbe voluto essere il più possibile lontana da lui, che mentre gli voltava le spalle si sentì afferrare per un polso e in una strana piroetta si trovò premuta contro di lui, a respirare contro il suo petto.

Lui non le chiese più nulla, e non le disse più nulla, ma batteva forte, il cuore di Shikamaru; e Ino si trovò a ringraziare Dio che il ragazzo non potesse sentire il suo, battere come impazzito.

Morì in quell’abbraccio, soffocò nell’affetto sconcertante di lui;  lo sentì, lo respirò avidamente, cosciente che quel momento non sarebbe tornato più, non per lei.

E intanto sentiva le mani lui carezzarle la schiena, intrufolarsi nei suoi capelli e scompigliarli, e massaggiarle la nuca e farla impazzire in tutto questo.

“Grazie” mormorò placidamente il ragazzo contro i capelli di lei, e tutto finì in quel sussurro.

Lentamente si separarono, e mentre Shikamaru ancora le teneva le mani, Ino si morse il labbro inferiore per non piangere, e voltatasi di scatto, entrò in casa senza guardarsi indietro. Sapeva che non era cortese andarsene senza salutare o senza ricambiare la cortesia di un ringraziamento, lo sapeva benissimo, ma non le importava perché Ino in quel momento era cosciente, aveva la più profonda e assoluta certezza, che quei pochi secondi di paradiso sarebbero stati il suo inferno, in quel giorno e in quelli a venire.

 

 

 

 

Author’s note: Ringrazio di cuore chi ha commentato il primo capitolo: sapere che il proprio lavoro è apprezzato dà la voglia e la forza di continuare! ;)

Spero che questo pezzo possa essere all’altezza del primo!

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Capitolo 3
*** Sweet sweet nothing's said ***


Un forte, fortissimo mal di testa era tutto quello che sentiva in quel risveglio in mezzo alla notte e no, sapeva benissimo che non era dovuto a una bevuta di troppo, non se lo concedeva mai

Un forte, fortissimo mal di testa era tutto quello che sentiva in quel risveglio in mezzo alla notte e no, sapeva benissimo che non era dovuto a una bevuta di troppo, non se lo concedeva mai.

Semplicemente, Ino aveva pianto, aveva singhiozzato e pianto ancora e ancora.

Non le sembrava di aver fatto altro, in quegli ultimi giorni: piangere, piangere, piangere.

“Ino? Principessa, c’è qualcosa che non va?”

Dannazione, suo padre era appena tornato, l’aveva sentita e ora non l’avrebbe mollata finché non avesse saputo tutto per filo e per segno. Ino ne era certa, perché era la medesima cosa che avrebbe fatto lei.

“Papà…” cominciò, poi: “no, niente” rispose in un mal celato sussurro.

“Principessa” ripeté Inoichi sedendosi sul letto e passandole una mano sulle spalle “Sei creciuta, ma credo di riuscire ancora a capire quando stai male”.

Ino non sapeva che ribattere, così fece l’unica cosa che si ricordava come fare: pianse.

Suo padre la prese tra le braccia, e la strinse a sé, e l’accarezzò.

Quanto era diverso quell’abbraccio da quello di Shikamaru! Questo era caldo, e avvolgente e calmante; quello era calma mal simulata, era passione velata e rovente attrazione, negata.

Poi in quelli che furono minuti e sembrarono ore, la ragazza si addormentò tra le braccia del padre, come non faceva da tanto, troppo tempo.

 

 

Quella sera era giovedì, la serata dedicata al trio Ino-Shika-Cho. Shikaku non ricordava di aver trascorso un giovedì senza quell’appuntamento, così si diresse rilassato verso il consueto locale. I suoi compagni erano già lì, bicchiere alla mano e sakè ordinato anche per lui, il solito.

“Ehi, Inoichi, qualcosa non va?” chiese Shikaku notando l’espressione turbata dell’amico.

“C’è che ha una figlia femmina, ecco che c’è!” fece Choza anticipando la solita querelle tra i due e alzando già il bicchiere per brindare.

“No” rispose Inoichi “c’è che tu hai un figlio maschio, Shikaku”.

Il ninja moro rimase interdetto: “Cosa…?”

“Ino ha pianto tutta notte, e forse buona parte del giorno anche”

“Shikamaru è venuto a casa con la sua solita espressione” fece Shikaku per tutta risposta “Ma Yoshino mi ha detto che la sua luce è rimasta accesa fino a tardi. Credi sia successo qualcosa?”

Era divertente vedere come il solitamente pacato Shikaku si scaldasse a sentire parlare di Ino: si era sempre vantato di avere un maschio, ma la ragazza era ben presto entrata nelle sue grazie sotto gli occhi tutti. Quando Shikamaru compiva gli anni, Shikaku lo portava regolarmente a comprare un regalo per Ino. “Per educarlo all’altruismo” aveva sempre ripetuto, ma in realtà tutti sapevano del suo debole per la figlia dell’amico.

“Li ho visti abbracciati” rispose a bassa voce Inoichi. Shikaku tacque, e Choza non interferì.

Era quello che avevano temuto un po’ tutti, da tempo: trovavano sempre da discutere quando Ino si imponeva sul gruppo o quando Choji mangiava il pranzo di tutti; ma il problema che avevano evitato di toccare, e che non si era ancora presentato, era un altro, e quei tre uomini ne erano coscienti senza parlarne.

“La settimana scorsa, davanti a casa” sussurrò Inoichi rompendo il silenzio; Shikaku annuì.

Ino e Shikamaru non si toccavano. Era sempre stato così tra di loro: lei lo comandava, ma solo a parole; il loro contatto fisico si limitava agli scontri, e nessuno dei due ne parlava mai.

Dunque, era venuto il momento che tanto temevano.

“Era giovedì?”

“So solo che Ino piangeva come non l’avevo più vista fare da quando ha litigato con Sakura, ed è stato parecchi anni fa.” Rispose Inoichi ignorando la domanda dell’amico.

“E’ arrivata la figlia di un’amica di Yoshino giovedì in città. Si limitò a comunicare Shikaku “Doveva svolgere un negoziato tra villaggi e sua madre ha chiesto a Shikamaru di accompagnarla in giro, di mostrarle la città. terminò, e detto questo, si alzò e tornò a casa.

 

Author’s note: Grazie a tutti coloro che hanno continuato a leggere questa fic!

E ora un piccolo angolo per chi ha lasciato un messaggio e decisamente si merita una risposta:

HermWeasley: Grazie mille, mi fai arrossire… ora sono anche “preferita”…

ino_chan96: Ehi, Ino: un commento dalla protagonista in persona! E’ anche la mia coppia preferita! :P

Kaho_chan: Grazie davvero, un commento del genere fa molto piacere anche perché mi hai fatto capire di aver apprezzato tutto quello su cui puntavo! J

hinata_chan: Wow…se i sentimenti hanno attraversato lo schermo e ti si sono ficcati nell’anima posso morire felice! Scherzo…;D Grazie di cuore!

Queen_of_sharingan_91: Accidenti, addirittura una perla…non posso che ringraziare! Anche per il commento sullo stile e la caratterizzazione…mi fa un sacco piacere! Per la fine…a questo punto ti dico di aspettare! ;)

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Capitolo 4
*** Wishful Thinking you might be mine ***


“Shikamaru

“Shikamaru!”

Che seccatura! Non basta la mamma: “Shikamaru fai questo, Shikamaru vai di là…”; anche papà adesso! E dire che sono maggiorenne  e vaccinato!

“Shikamaru! Scendi subito!”

“Sì, scendo, scendo!” acconsentì il ragazzo controvoglia.

Che diavolo voleva suo padre a quest’ora? E come mai era già a casa?

“Che c’è?”

“Siediti”

Mamma, la questione si prospetta complicata…

Il ragazzo tuttavia non discusse e fece quanto gli era stato indicato. Poi  guardò il padre negli occhi, invitandolo silenziosamente a continuare.

“Avanti, parla” gli fece Shikaku per tutta risposta.

“Papà si può sapere cosa vuoi da me?” sbottò Shikamaru “Perché mi chiami giù a quest’ora per parlarmi e poi chiedi a me di cominciare? Sei già ubriaco?”.

Shikaku non gradì la battuta: “Shikamaru, ti avverto: non provare a fare il furbo con me.

Il che sembrò chiudere la bocca al ragazzo.

“Che è successo tra te e Ino?” inquisì il padre.

“Niente” rispose il ragazzo. Era la verità: la pura, semplice, bruciante verità. Perché non c’era nulla di più autentico di quello che aveva appena detto, e questo gli spezzava il cuore.

Nulla. Diciotto anni che si conoscevano, diciotto anni che la sognava, che la desiderava e diciotto anni che non aveva fatto niente. Che idiota! Aveva lasciato che i giorni scorressero, nella sicurezza che lei ci sarebbe sempre stata e nella sicurezza che non l’avrebbe mai guardato con lo stesso occhio che lui le riservava; diciott’anni a giocare al gatto col topo, a farla arrabbiare e poi a servirla, a darle il cambio e a sostenerla, a sentirla diventare indispensabile e a nasconderglielo come se fosse il più prezioso dei suoi tesori. Lei. Lei che non lo sapeva.

“Shikamaru?” lo richiamò il padre.

“Ho detto niente papà” rispose il ragazzo stoico.

“Evidentemente la pensate in modo diverso, visto che lei piangeva, dopo averti visto”.

Piangeva…? Ino?

Shikamaru tremò, scosso da un turbine di sentimenti: rabbia contro se stesso, perché l’aveva fatta piangere, indignazione verso di lei, perché lo era venuto a sapere da suo padre, di tutte le persone, per la barba dell’Hokage, e…gioia. Non felicità, quel sentimento che è sempre teso, rivolto a qualcosa, ma un piccolo, fiero brillare di gioia. Gioia perché quelle lacrime erano per lui. Non aveva mai avuto altro che le sue lacrime, i suoi dolori solitari, ma ora…ora aveva quelli di Ino, aveva le sue lacrime da asciugare e i suoi dispiaceri a cui pensare; aveva un’altra metà del mondo che sino ad allora aveva rifiutato: ed era colorata di giallo e azzurro, e viola, e tutti i colori che il solo pensiero di lei suscitava.

“Shikamaru? Ma mi stai ascoltando?” Shikaku pareva irritato, ora “Non voglio in alcun modo che tu faccia del male a Ino, siamo intesi?”

“Sì papà” rispose l’interpellato con una nuova sicurezza negli occhi.

“Bene” rispose il padre “Perché quella ragazza si merita solo gioia, chiaro?”

Shikamaru annuì: gioia. Da oggi gli piaceva quella parola: assentì di nuovo sorridendo a se stesso: Gioia è ciò che si merita, ciò che le vorrei dare, perché è lei a suscitarla.

 

Author’s note: Grazie a tutti coloro che hanno continuato a leggere questa fic!

Wildheart: Ciao!Come vedi anche io, volontariamente o no, ho sognato il seguito! Grazie per i complimenti sui personaggi: anche io adoro Shikamaru, forse proprio perché è tanto diverso da me e ti confesso che avevo un timore reverenziale a cercare di indovinare le sue mosse! Non è uno che parla tanto, ma è uno del quale si sente la presenza e la mancanza, per lo meno a mio parere…Spero ti sia piaciuto anche in questo capitolo! E non ti preoccupare per Ino: ora è comprensibilmente giù di morale, ma si riprenderà ;) E i genitori…mi piacevano troppo per non metterli! E poi si sa che i figli sono il loro argomento di discussione preferito!

Queen_of_sharingan_91: I tuoi complimenti mi fanno sempre un piacere immenso: grazie! Così è abbastanza presto? :D

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Capitolo 5
*** And everything stands so still when you dance ***


“Shikamaru

Shikamaru arrivò trafelato al negozio degli Yamanaka: contrariamente alla sua indole, aveva coperto la strada in poco tempo, come se quella corsa potesse rinvigorire gli anni di apatia trascorsi.

Solo quando fu davanti alla porta del negozio, chiusa, si fermò: poteva vedere Ino attraverso le grandi vetrate retate della serranda, poteva osservarla col cuore che gli batteva ancora dalla corsa e che lo faceva sentire incredibilmente vivo.

Lei era lì che ronzava da un fiore all’altro, fermandosi di tanto in tanto ad apprezzarne uno per poi sceglierne un altro, piroettando tra il banco e i vasi, in una danza che era solo per lui.

Solo che lei non lo sapeva.

 

Ino respirava a pieni polmoni gli odori dei fiori: per lei era quella la seconda casa, la casa delle emozioni e dei profumi, e della bellezza. I fiori le davano una calma impagabile, ed erano così…belli. Il simbolo di quanto fosse inutile, la bellezza: che in qualche tempo, più o meno lungo, finisce inevitabilmente per sfiorire… ma quanta gioia può anche portare! Quant’era bello quando una ragazza riceveva dei fiori, vederle sul volto la gioia di quelle cose tanto belle e tanto inutili, per lei. A quella ragazza sembrava sempre il regalo più bello del mondo, perché un fiore è come il tempo regalato: c’è, dura un po’, poi se ne va, lasciando dietro di sé l’odore di un ricordo.

Ino poteva recitare la disposizione delle piante nel negozio a memoria, nonostante da piccola si divertisse a scambiarle di posto, per giocare con suo padre.

Era nel negozio che aveva il suo primo ricordo di Shikamaru: erano piccoli, avranno avuto forse tre anni quando Shikaku entrò nel negozio insieme con il figlio. Ino era lì, naturalmente, e appena lo vide si nascose dietro una camelia.

Shikaku, ti aspettavo” fece Inoichi sorridente. “E ti ho preparato le azalee che prendi sempre. Fai gli auguri a Yoshino anche da parte mia”.

Shikaku sorrise rivolgendosi a Shikamaru: “Vedi, piccolo? A una donna bisogna sempre portare fiori se si vuole entrare nelle sue grazie…”

Shikamaru lo guardò con la sua espressione pungente: “Allora prendo questo per la bimba nascosta” disse solenne impugnando una margherita. “Bimba” chiese poi parlando alla camelia, “vieni fuori adesso che ti ho preso un fiore?”.

Ino scosse il capo. Non se lo sarebbe mai tolto dalla testa in quel modo. Ma doveva farlo, per la sua sanità mentale. In quella settimana era stata malissimo e si era resa conto di non poter continuare così: doveva riprendere a mangiare, a dormire, a condurre la sua vita di ogni giorno, con o senza Shikamaru. Era sempre stata una persona forte, e ora era arrivato il momento di dimostrarlo, a se stessa e agli altri.

Anche se…anche se quello che stava componendo ora era un mazzo proprio per lui.

Da parte di lei. La ragazza sorridente le aveva commissionato quel bouquet per Shikamaru, e lei lo stava facendo ora, come gesto di commiato al suo amore.

Per questo non sapeva decidersi, non sapeva scegliere che fiori utilizzare, e si muoveva indecisa tra un vaso e l’altro.

 

Shikamaru la fissava impietrito: era così bella in quella sua danza inconsapevole, così graziosa e piena di vita, eppur pareva triste: dedita e triste nel compito che stava svolgendo.

E il ragazzo sapeva che la tristezza era a causa sua.

Ma era venuto il momento di cambiare le cose. Shikamaru sorrise, e prima che potesse bussare alla porta, Ino si voltò, un’espressione sorpresa disegnata sul suo volto: “Shikamaru!”

 

 

 

Author’s note:

Wildheart: eccomi qua, di nuovo! Spero di non stancarvi! , Shikaku è anche un mio mito personale, quando compare nel manga è sempre in grande stile, e io ho provato di dargli un po’ di rilievo anche qui. Ino come vedi ci sta già riprovando a mettersi in piedi, ma Shika avrà indubbiamente qualcosa da dire… J

Queen_of_sharingan_91: Ancora per questo capitolo non è “successo” nulla di concreto…ma abbi fede! ;) E’ che la relazione tra Ino e Shika la vedo così, più cauta e insicura perché poggia su una profonda amicizia, non solo tra di loro ma tra le loro famiglie…hanno molto in gioco, ed è comprensibile che prima di agire ci pensino per bene! Ma se poi pensano che ne valga la pena…good things come to those who wait!

 

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Capitolo 6
*** Everithing spins so fast ***


Il ragazzo rimase impietrito al sentire il suo nome Dillo, ancora, principessa

Il ragazzo rimase impietrito al sentire il suo nome. Dillo, ancora, principessa, implorò senza parlare.

Mentre lui se ne stava lì, immobile nel freddo solo per guardarla, Ino si affrettò ad aprirgli la porta, prendendolo per mano e portandolo all’interno del locale: “Sei congelato!” cominciò preoccupata “Ma come ti è saltato in testa di uscire così, senza una giacca, di notte…”. La ragazza continuava la sua predica mentre lui scrollava le spalle: “Sto bene” si limitò a dire.

Lei smise di colpo di parlare e lo fissò. Lui ricambiò lo sguardo e, dopo una settimana, persero tempo a guardarsi negli occhi.

Ino fu la prima a rompere il contatto: “Perché sei qui?” gli chiese sbrigativa, e si rese conto che l’intonazione era più dura di quanto avesse voluto.

Shikamaru aprì la bocca diverse volte, senza che ne uscisse suono.

Poi sorrise.

“Ciao” disse semplicemente.

Ino si lasciò andare a un breve riso “Ciao” rispose con un sorrisetto divertito.

“Sei bellissima”.

Il sorriso le morì sulle labbra. Tra le tante cose che Ino avrebbe immaginato, questa decisamente non se l’aspettava.

“Tu sei bellissima e io sono un idiota” continuò lui, con una calma irreale.

La ragazza si ricompose immediatamente: “Shikamaru, ti proibisco di dire  certe cose! Di tutto ciò che puoi essere, un idiota è l’ultima…”

Questo le era familiare. Il battibeccare continuo e la pace tacita che ne seguiva, l’intesa che nasceva dai loro diverbi e la passione che rilasciavano, attraverso quelle parole. Questo sapeva gestirlo.

Ma Shikamaru le tappò la bocca: “Vuoi stare un po’ zitta?”. Eppure il suo tono non era aspro.

Mentre gli occhi della ragazza si infuocavano, i suoi si facevano più dolci: “Non mi devi dimostrare nulla, Ino. Disse semplicemente “So che non sei solo bellissima, ma anche intelligente, sensibile…Lo so, l’ho sempre saputo. Ero solo troppo stupido per ammetterlo. E ora…ora lo so che se oltrepasso questa linea non si può tornare indietro, ma…forse, solo…non avevo mai calcolato l’ipotesi che potesse essere così giusto, non volerlo fare”.

Poi, lentamente, come in un sogno, la ragazza sentì le mani di lui sfiorare le sue guance, per scorrere dolcemente sul mento e sulla nuca, finché le sue sensazioni non furono assorbite dalla sua bocca, dove quella di lui si era posata. Un bacio a fior di labbra, poi due, tre, e ancora fino a perderne il conto, gentili eppure imploranti, protesi verso qualcosa di più.

Fu allora, proprio quando la tenerezza stava per cedere il posto alla passione, che Ino si ribellò: “Shikamaru! Come hai potuto?” urlò allontanandosi dal ragazzo.

“Cosa?” Shikamaru pareva contrariato “Io…” tentò di giustificarsi. Aveva pensato, sperato… follemente, ora lo capiva, che lei potesse ricambiare i suoi sentimenti, ma ora... “Ino, mi dispiace, io credevo…” tentò di riparare. Idiota, idiota, idiota, hai rovinato tutto.

“Non lo capisci?” chiese Ino mentre gli occhi le luccicavano pericolosamente “Non è a me che devi chiedere scusa, Shikamaru, ma a lei. Non puoi venire qui e pretendere con me… Dio” si mise le mani tra i capelli “io stavo per baciarti, e l’avrei fatto con tutta l’anima, ma lei…Non è giusto, sarebbe stata lei a soffrire, terribilmente. So come ci si sente” finì in un sussurro allontanandosi ancora di più, e voltandogli le spalle.

E allora lui, per la seconda volta quella sera, fece qualcosa che Ino non si sarebbe mai aspettata: rise. Rise come non rideva da tanto tempo, di un riso spensierato, liberatorio: “Ino, tu…Hai pensato che fosse la mia ragazza?” chiese ancora accennando a un sorriso.

La mossa non le piacque affatto: “Non ridere!” gli ordinò riavvicinandosi e prendendo a sbattere le mani contro il petto di lui “Non ridere ho detto!” ripeté mentre l’intensità delle sue parole diminuiva insieme a quella dei suoi colpi. Shikamaru le prese le mani, ma lei si dimenò e corse via, finché non si sentì nuovamente afferrare, abbracciare, da dietro.

 “Non sai quanto sono stata male…” Ino ora singhiozzava apertamente “Pensavo di averti perso” diceva tra i singulti “Ti ho sempre dato per scontato, ho sempre pensato che ci saresti stato, sempre e comunque, che mi avresti sostenuta e tenuta tra le braccia…” terminò coprendosi il viso con le mani.

“Ino” la chiamò lui. Lei continuò a piangere, rifiutando di guardarlo.

“Ino” ripeté più dolcemente “Lo sto facendo” finì sottovoce.

“Ho sentito la terra mancarmi sotto i piedi” fece lei guardando le proprie lacrime bagnare il pavimento “Mi sono sentita persa, abbandonata…e lo so che è una cosa egoista, ma io…”

“Ino” Shikamaru ripeté per la terza volta il nome di lei scostandole una ciocca di capelli dal volto arrossato “non c’è mai stata nessun’altra” le mormorò all’orecchio suggellando la frase con un bacio, dietro l’orecchio; “sempre tu” un altro bacio, sul collo; “solo tu…”.

E col silenzio della ragazza lui si fece più audace, sentendola respirare affannosamente attraverso le spalle che ancora gli erano voltate.

Poi, quando Ino decise di lasciarsi andare al piacere della resa, di colpo le braccia di Shikamaru non c’erano più, il suo respiro caldo svanito d’un tratto.

Ino si voltò incerta: “Shika?”

Lui era lì, non era un sogno, era lì per davvero, con gli occhi brillanti e un fiore in mano: “Mi perdoni adesso?” le chiese col cuore in quel sussurro.

Ino abbandonò ogni restrizione gettandosi tra le sue braccia: “Non c’è stato un secondo, nemmeno un istante in cui ti abbia ritenuto colpevole” disse perdendo le ultime parole in un bacio pieno di passione.

Poi non si dissero più niente: c’erano stati diciotto anni di parole tra loro, ed era venuto il momento di sentire.

 

Sentire le braccia di lui attorno alla vita, poi seguire le mani vagare per la sua schiena, stringendola e fuggendo sempre più in là, lungo i fianchi e le cosce, poi di nuovo su verso la sua nuca, e i suoi capelli, e le guance, e le mani…

 

Sentire il respiro di lei caldo e affannato sul volto, e respirare la stessa aria, e sentirne le lacrime bagnate sulle guance, e il respiro tenero sul collo, e…

 

 

“Ino!”

 

 

 

Author’s note: Eccomi qua! Ci siamo signori: momento cruciale. Spero di essere stata all’altezza delle vostre aspettative anche in questo capitolo, nodo focale della fanfiction!

 

Ah, le recensioni: non mi scordo, tranquilli!

Queen_of_sharingan: Mi sono divertita un sacco a scrivere quel flashback: credo davvero che il passato comune sia una delle cose rappresentative del legame tra Shika ed Ino. Per questo da una parte fanno una fatica enorme a riconoscere di essere innamorati, e paradossalmente agiscono in base a questa nuova coscienza in pochi minuti. In fondo per loro è naturale. Poi i bambini sono sempre fenomenali nella loro semplicità, e hanno una capacità innata di arrivare al cuore delle questioni senza pudori di sorta: a tre anni Shikamaru non ha problemi a offrire un fiore ad Ino per avere la sua amicizia; ma se si parla dello stesso Shikamaru qualche anno più tardi…Allo stesso tempo mi sono figurata che in realtà bastasse quello, bastasse la coscienza del pensiero di essere innamorato di Ino a farlo agire di conseguenza, semplicemente perché è logico, e lui è Shikamaru! E spero che questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Final Alex: Ehi, ma allora ci sono i maschi! , grazie mille, commenti come il tuo fanno davvero piacere…E spero di riuscire a sostenere il passo!

 

 

Wildherat: Le tue recensioni sono sempre accuratissime! Sì, Ino appare ai più parecchio effimera, e a mio parere solo perché è bella, e lo sa. Questo però non esclude il fatto che possa essere una persona profonda, come credo fortemente che sia. Basta guardare al suo rapporto coi compagni di squadra, o con Sakura per capirlo. E personalmente la trovo fantastica. Ovviamente in questa fanfiction è rappresentata in un momento di profonda incertezza, perché fino ad ora le è sembrato che tutto ciò che aveva di sicuro le fosse venuto d’un tratto a mancare, e questo, si sa, destabilizza chiunque. Ma è un personaggio estremamente forte, che sa essere (dote rara) leggera e profonda ad un tempo. E…spero che il bacio finale non ti sia sembrato troppo cliché! ;P

 

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Capitolo 7
*** And the night's in a papercup ***


“Tesoro, che cosa…che cosa sta succedendo

Eccomi qui di nuovo: capitolo di passaggio, breve, divertente (spero). Dio, quanto mi diverto a vederli interagire coi genitori!

 

 

“Tesoro, che cosa…che cosa sta succedendo?” chiese Inoichi pur vedendo benissimo la scena.

“Papà!” esclamò Ino staccandosi da Shikamaru, ma tenendo le mani di lui nelle sue.

“Shikamaru, perché Ino sta piangendo?” chiese l’uomo al ragazzo con tono abbastanza irritato.

“Papà!” esclamò di nuovo la ragazza, ma quello la ignorò: “Perché piange, Shikamaru?” ripeté verso il ninja oramai paonazzo.

“Io…non…non si arrabbi…” sbiaciscò questi senza senso.

“Papà!” ripeté Ino più forte, e non ricevendo ancora riposta si diresse verso di lui, gettandogli le braccia al collo “E’ solo gioia” sussurrò stringendolo a sé.

Inoichi sembrò rilassarsi al sentire la figlia. “Solo gioia” ripeté lei staccandosi dal padre e guardando Shikamaru negli occhi. In cambio ricevette un sorriso.

“La mamma ha fatto i wagashi.” Disse Inoichi guardando la figlia. Ino lo graziò con un sorriso, poi indicò Shikamaru con fare eloquente.

“Shikamaru, ti piacciono i wagashi?” chiese allora Inoichi.

“Ehm…sì, certo…” rispose quest’ultimo imbarazzato.

“Allora perché non andiamo tutti a mangiarne un paio?” chiese Ino sorridente, prendendo il padre e il ragazzo a braccetto.

Raggiunsero l’entrata di casa Yamanaka in poco tempo, con Ino che non smetteva di sorridere, Shikamaru che fissava il pavimento e Inoichi che accarezzava la figlia.

 

“Mamma, siamo a casa!” urlò la ragazza con entusiasmo.

“Forse è meglio che tu ti sciacqui la faccia, principessa, prima di vedere mamma” le fece il padre carezzandole il viso.

“Hai ragione” disse lei, e con un bacio sulla guancia, sparì.

Shikamaru rimase a guardare il punto oltre il quale era svanita per qualche secondo, finché non si sentì chiamare. La madre di Ino era lì, sorridente, con un vassoio di dolci in mano.

“Scusi l’ora” mormorò il ragazzo imbarazzato.

“Oh, no…” fece quella con un cenno della mano “era ora da tempo, caro” rispose come nulla fosse.

Shikamaru rimase basito.

 

“Eccomi qua!” esclamò Ino di ritorno dal bagno. Ancora prima di sedersi baciò la madre e rubò un dolcetto.

“Sono buonissimi” trillò masticandone uno.

, che c’è?” chiese guardando Shikamaru, che la fissava da qualche secondo.

Il ragazzo arrossì per l’ennesima volta: “Eh? Niente!” negò “Ho sempre detto io che saresti stata meglio con qualche chilo in più”.

Gli ci volle solo un istante per capire che era stata la mossa sbagliata: “Scusa, Shika, puoi ripetere?” fece Ino in tono nient’affatto conciliante “Mi pare di non aver capito bene…”

“Tesoro” intervenne Inoichi “Non c’è nulla di male nell’avere qualche rotondità in più, guarda tua madre…”

“Grazie tante papà, ma non pianifico di prendere su altri venti chili…”

“Li ho presi in gravidanza tesoro…” sorrise la madre accarezzandola.

“Shikamaru” fece la ragazza rivolta al compagno “uno e poi più, intesi? Io mi impegno a fare un maschio subito così poi non ti lamenti…”

Inoichi la guardava con gli occhi sgranati: la sua piccolina che parlava di matrimonio…com’era cresciuta…e di bambini, il che implicava…

“Ino, tecnicamente è l’uomo a decidere del sesso del nascituro” puntualizzò Shikamaru “considerato che la donna dispone di due cromosomi X...” mentre argomentava si accorse dell’espressione di Inoichi: “e comunque è un po’ presto per parlarne, no?”

Sì” confermò Inoichi “Decisamente troppo presto.

La moglie intervenne: “Caro prendi un altro wagashi, su, e attento che non ti vada di traverso”.

, questo non conta, Shika” ribatteva intanto Ino, alla quale non era mai piaciuto perdere “perché vedi, so che se durante il concepimento…”

Shikamaru si sentì avvampare: “Ino, non vuoi un altro wagashi anche tu?” la interruppe imboccandola. “Buoni, eh?” forzò un sorriso, disperato nel tentativo di cambiare argomento.

Lei assentì, impossibilitata a parlare.

“E perché hai scelto bene, tesoro” rispose la signora Yamanaka soddisfatta, e Shikamaru per la prima volta dall’apparizione di Inoichi si distese: non sapeva perché, ma aveva la netta impressione che la madre di Ino non stesse parlando dei pasticcini.

 

 

Recensioni:

Final Alex: eh, sì, sono proprio un po’ malvagia…spero almeno di averti fatto sorridere con questo capitoletto!

 

Wildheart: Thanks ancora: come vedi il povero Shika è tra le grinfie degli “suoceri”…ma per lui che soffre c’è qualcuno che si diverte!

 

Queen_of_sharingan_91: Grazie mille alla mia onnipresente recensitrice (esiste?!) ;) A prestissimo!

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Capitolo 8
*** When you want it to last ***


A Shikamaru veniva da sorridere

A Shikamaru veniva da sorridere.

La situazione era più o meno quella di tre anni fa, quando per la prima volta era entrato in casa Yamanaka con la mano in quella di Ino.

Ancora un volta c’erano lui, imbarazzatissimo, Inoichi, col suo sguardo terribilmente indagatore (gli pareva di sentirlo: “Per ora può andare, Nara, ma prova a fare un passo sbagliato e…”), la comprensivissima signora Yamanaka, per la quale aveva sviluppato negli anni un affetto filiale…solo che in più c’erano gli Akimichi, la sua vera madre (anche se lui era ancora convinto si trattasse di un ingegnoso scambio di culle), e suo padre, Shikaku.

Choza si era buttato sul cibo come sempre, Shikaku sulle bevande e Inoichi…a scrutare lui, tanto per cambiare, come fosse tanto stupido da fare qualcosa di deplorevole davanti al padre della sua ragazza.

Avevano finito di mangiare da poco e gli adulti si erano spostati in salotto a proseguire le loro chiacchiere, mentre Ino aveva insistito con la madre per mettere a posto i resti del pasto.

Era intenta a incasellare gli avanzi nel frigorifero quando Shikamaru la abbracciò da dietro: “Shika, che fai?” fece divincolandosi in maniera non troppo convinta dal suo abbraccio “Potrebbe venire mio padre…”
“Lascia che venga…”ribatté lui, prendendo a baciarle il collo.

“No” fece lei decisa.

“Pensavo ti piacesse” fece lui di contrappunto.

“Mi piace molto di meno impiegare venti minuti ogni mattina a coprirne gli effetti” sbuffò lei, ma il ragazzo intuì che non era per nulla arrabbiata.

“Vieni qui…” le intimò prendendola tra le braccia una volta che la ragazza ebbe chiuso lo sportello.

Shika, sono seria” rispose lei appoggiando la fronte contro quella di lui “Non qui.”

“Che devo fare, chiedere la tua mano per toccarti in casa tua?” scalpitò il ragazzo.

“Non è un’idea malvagia” rispose lei sorridendo e sfiorandogli le labbra in un bacio.

Che gli altri lo credessero o no, Ino Yamanaka era un’inguaribile romantica. Aveva vissuto di storie d’altri finché nella sua vita non era arrivato Shikamaru. E allora ogni fantasia che non aveva avuto era diventata realtà. Lui riusciva…riusciva ad essere romantico senza esserlo, a indovinare i suoi desideri prima che li formulasse, prima ancora che lei stessa si accorgesse di averli, da qualche parte in fondo all’anima. Era così Shikamaru, diverso da ogni sua fantasia di bambina, eppure così incontrovertibilmente giusto per lei. Non era l’altra metà del cielo, come si era sempre immaginata; era interamente un nuovo mondo, selvaggio e inesplorato, per lei.

E ora era lì, e la guardava con la sua aria enigmatica, curiosa e furbesca a un tempo, illeggibile eppure familiare. Le si avvicinò, e inspiegabilmente le diede un buffetto, come si fa coi bimbi piccoli. Lei gli sorrise mentre usciva, a perdersi nei suoi pensieri.

 

A dire il vero Shikamaru ultimamente aveva un solo pensiero, un chiodo fisso che gli martellava il cervello: Ino, sposare Ino. Gli era sopraggiunto un giorno, scorgendo i suoi genitori rannicchiati sul divano, quando pensavano non fosse in casa.

Shikaku era seduto, disteso e tranquillo, quando Yoshino era arrivata e aveva cominciato una delle sue solite prediche. Shikaku aveva risposto qualcosa che Shikamaru non aveva potuto intuire, e Yoshino era precipitata tra le sue braccia. A quel punto il ragazzo se ne era andato a zonzo per le vie di Konoha con un pensiero che continuava a tornargli in mente: è questo quello che voglio. Voglio una persona che non cerchi di capirmi, o di essere come me; per quello mi basto io. E mi annoio. Ho bisogno di qualcuno che non la conosca nemmeno la noia, e che sia brillante, che mi tiri fuori dalla mia apatia ogni volta che ci cado…e io una persona così ce l’ho già. Ino.

Sorrise, e improvvisamente non stava più vagando per le vie della cittadina, ma aveva un obiettivo ben determinato in testa.

 

Shikamaru quel giorno non era guidato dal caso, ma da un bisogno, una necessità e una determinazione assolute.

“Allora è oggi il grande giorno, eh?” Udì una voce alle sue spalle. La voce che era sempre stata alle sue spalle, in ogni occasione, che gli aveva salvato la vita più di una volta, in battaglia e nella vita, quella vera.

Il ragazzo moro sospirò e fissò lo sguardo all’orizzonte.

“Andrà tutto benone” poteva sentire il sorriso di Choji alle sue spalle, fermo e sicuro come la stretta sulla sua spalla.

“Grazie Choji” mormorò. Poi si volse, e sorridendo rientrò in casa con l’amico.

 

I loro genitori erano ancora lì, risa e schiamazzi in salotto come fossero ventenni. Questo era quello che voleva, senz’ombra di dubbio.

Shikamaru avanzò sicuro, cercando con gli occhi la sua Ino e tuttavia tenendosi a distanza per osservare un po’ la scena.

“Tesoro, vieni qui” la chiamò in quell’attimo Inoichi prendendola a sedere sulle sue gambe. Non si sarebbe mai stancato della sua bambina.

“Stai d’incanto con quel vestito” si complimentò Shikaku. “Shikamaru sa bene cos’ha fatto quel giorno…”

“Me l’ha regalato Choji” fece lei per tutta risposta, mentre Choza interloquiva: “C’è un’occasione speciale, principessa?”

Ino si limitò ad alzare le spalle, mentre il padre le accarezzava la testa.

“Shikamaru, Choji, venite qui!”

Il ragazzo dal codino si scostò dal muro cui si era appoggiato per godere della scena, e con l’amico si diresse verso il cerchio delle tre famiglie, sedendosi sul bracciolo del divano su cui erano accomodati i suoi e perdendosi nel giro di pochi secondi negli occhi di Ino.

Era strano come tutti i discorsi svanissero quando lei era di fronte a lui, gli occhi fissi nei suoi. Continuarono a guardarsi e a sorridersi, semplicemente: lei sulle gambe del padre, lui vicino al suo.

“…vero, Shikamaru? Shikamaru?” lo richiamò Shikaku. Alla seconda volta accompagnò il richiamo con una gomitata.

“Eh? , non c’è bisogno che mi spingi, stavo ascoltando…”

“Sì?” fece Shikaku scettico. “A me sembrava che stessi guardando…” fece poi con tono suggestivo.

Gli altri scoppiarono in una fragorosa risata, mentre Ino si mordeva il labbro per non imbarazzare il ragazzo e Inoichi stringeva istintivamente la presa su di lei.

Yoshino scosse il capo: “Shikaku, c’è proprio bisogno di mettere tuo figlio in imbarazzo davanti a tutti?”

“Cara, non ci posso fare molto se è praticamente ai piedi della ragazza!” di nuovo l’ilarità generale. “E non lo biasimo, principessa” aggiunse poi facendo l’occhiolino ad Ino, che per tutta risposta sorrise calorosamente arrossendo un poco.

Solo al termine di questo breve scambio di battute si accorse che Shikamaru era scivolato sul tappeto, letteralmente ai suoi piedi, in ginocchio davanti a lei.

Shika?” la ragazza lo guardò con aria interrogativa passandogli una mano sul volto.

“Shikamaru, tuo padre scherzava, sa…” cominciò Choza, ma si interruppe quando la mano del figlio si posò delicatamente sul suo braccio.

Shikamaru sorrise sentendo l’attenzione dei presenti concentrata su di sé, ma non arrossì: non aveva nulla di cui vergognarsi. Semplicemente, aveva scelto di farlo lì, così, quel giorno, davanti alle persone che più amava.

“Ino” cominciò. La ragazza gli sorrise, prendendogli la mano con l’intenzione di aiutarlo ad alzarsi. Un gesto d’affetto, non necessario ma essenziale.

Lui fu rapido a rigirare la mano della ragazza, e a baciarla con devozione.

Ora non volava una mosca.

“Mio padre ha ragione” sussurrò Shikamaru, e nonostante quello fosse alle sue spalle lo riprese: “Non sorridere, papà, non capiterà più per i prossimi cinque anni, giusto per stare in media”.

Tutti risero.

“Papà ha ragione però.” Riprese lui con gli occhi fissi in quelli di Ino “Lo so bene cos’ho fatto quel giorno. Ho rinunciato a un sogno per inseguirne un altro. Ho scoperto che non volevo una famiglia normale, con una moglie e due bimbi, purché ci fossero. Volevo una famiglia, ma la volevo con te. Senza, non l’avrei mai accettato”.

Gli occhi di Ino si riempirono di lacrime.

“E lo so che per qualcuno potrà sembrare presto, ma…Non voglio negarmi la felicità che già intravedo. Ho passato la vita a fare il minimo sforzo per ottenere ciò che volevo, per arrivare ad accorgermi che se anche avessi tentato con tutta la forza e la volontà di questo mondo non sarebbe bastato, perché la mia felicità in questo momento dipende da te”

Yoshino si strinse a Shikaku.

“Dipende dalla tua risposta” sussurrò più piano Shikamaru estraendo una scatolina di velluto.

A questo punto lo sguardo del ragazzo si sollevò un poco, a incontrare quello di Inoichi: “Sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo” annuì l’uomo, anch’egli con gli occhi leggermente lucidi.

Shikamaru sorrise, e procedette ad aprire la scatola.

“Ino…” cominciò, e lei si lasciò andare a un singhiozzo.

“Ah, non piangere donna” la rimbrottò lui, carezzandole il volto “Poi tuo padre pensa che io sia solo capace di quello” le sorrise. Lei fece altrettanto.

“Scusami, Shikamaru, è che…”

“Ehi, ehi” ripose lui tappandole dolcemente la bocca. “Non ho bisogno di un trattato, Nuvola*. Ho bisogno solo di un sì, del tuo sì” sussurrò asciugandole le lacrime.

“Sì!” urlò allora Ino, e lasciando il padre si gettò tra le braccia di Shikamaru, abbracciandolo e stringendolo a sé il più forte possibile.

Il ragazzo si alzò tirando su anche lei, le diede un leggero bacio sulle labbra e le infilò l’anello al dito. Non aveva finito di saziarsi dello sguardo della sua futura sposa che sentì una mano sulla spalla: “Ben fatto” sussurrò suo padre, abbracciandolo.

Ino intanto era in lacrime, tra le braccia della madre: “La mia bimba…” continuava a sussurrare quella “L’ho saputo dal primo momento in cui ha varcato quella soglia tre anni fa, Ino, che non ti avrebbe più lasciata andare”.

Ino si fece cullare anche dal padre mentre Shikamaru riceveva pacche sulle spalle dagli uomini e sorrisi gioiosamente annacquati dalle donne; poi si volse a lei, la donna della sua vita, le porse la mano che quella accettò e la trascinò tra le sue braccia. Per sempre.

 

 

* Questo soprannome viene da un’altra storia che ho scritto mentre aspettavo che la Musa mi degnasse d’uno sguardo per completare questa. E’ una raccolta di drabble, “Il sapore delle nuvole”, in cui Shikamaru enuncia il suo amore per loro come qualcosa di bello, e irraggiungibile. Per questo mi è venuto alla mente che Ino fosse la sua Nuvola, su questa terra.

 

 

Signori, questo è l’epilogo. Mi ha reso felicemente triste scriverlo, mentre ascoltavo la canzone che ha scandito i capitoli di questa fanfiction, Paper cup di Heather Nova, e I loved her first by Heartlad, da cui ho tratto la battuta di Inoichi “era solo questione di tempo”. Trovo che descriva alla perfezione i sentimenti di un padre come lui verso la figlia.

E’ stata decisamente dura finirla qui, ma bisogna avere il coraggio di farlo per il bene della storia. E per me, in questo momento, era questo. Non escludo il ritorno per un capitolo speciale o due, in particolare dal punto di vista di Inoichi, che mi intriga un bel po’, ma per ora non saprei dire…

 

Vorrei ringraziare quanti hanno letto, quanti hanno commentato questa storia (non sapete che piacere sia per me!), e scusarmi per la lunghezza del capitolo, ma mi sembrava di avere così tante cose da dire…

 

, grazie a tutti.

Di cuore.

Davvero.

 

WishfulThinking

 

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