Sinners

di _KyRa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dealing with the past ***
Capitolo 2: *** What hurts the most ***
Capitolo 3: *** Tightrope ***
Capitolo 4: *** The show must go on ***
Capitolo 5: *** Trying to escape ***
Capitolo 6: *** Self harm ***
Capitolo 7: *** Right or convenient ***
Capitolo 8: *** What you less expect ***
Capitolo 9: *** Falling down ***
Capitolo 10: *** Sinners ***
Capitolo 11: *** What about us? ***
Capitolo 12: *** One way or another/Epilogue ***



Capitolo 1
*** Dealing with the past ***


aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa


One
Dealing with the past





Osservava quella mano da minuti interminabili, come fosse un qualche strano reperto archeologico da studiare con attenzione. Le vene scure a ricoprire il dorso pallido, le dita lunghe e sottili abbandonate sul materasso, a qualche centimetro dal suo corpo ancora nudo. Di tanto in tanto, sembravano muoversi impercettibilmente, come scosse da un sogno cui lei non poteva prendere parte.

Il sonno, che ancora non le permetteva di acquisire un diretto contatto con la realtà, le impediva di opporre la propria forza contro il macigno che le gravava sulle palpebre a mezz'asta e traballanti. La vista era offuscata ma le bastava per capire, attraverso i raggi solari che oltrepassavano le persiane, che una nuova giornata era giunta a bussare alla sua vita. Il cinguettio che le aveva dato il buongiorno, al di là della finestra, voleva incoraggiarla ad alzarsi dal letto, ma la tentazione di rintanarsi nuovamente fra le braccia calde ed invitanti di Morfeo era affascinante. Gettò un rapido sguardo all'orologio sul comodino ed un grugnito poco femminile si levò nella stanza debolmente illuminata.

Le sette in punto. Sapeva che era ora di scacciare l'illusione ed immergersi nel mondo del lavoro.

Con un sospiro che le costò tempo e sforzo, cercò di combattere il Demone del Letargo e poggiare i piedi intorpiditi sul freddo parquet. Il contatto fu quasi violento e la portò a trasalire, rabbrividita, reprimendo un'imprecazione che avrebbe espresso chiaramente il suo disappunto. Raccattò alla velocità della luce gli indumenti sparsi sul pavimento e si rifugiò in bagno, in punta di piedi, per evitare di fare rumore.

Sospirò non appena i suoi occhi vennero catturati dall'immagine che lo specchio rifletteva di se stessa. Un viso sbattuto, capelli scuri spaventosamente scompigliati ed una voglia di uscire di casa pari a zero. Ma non furono i soli dettagli che fu in grado di cogliere e sapeva bene che solamente una persona acuta avrebbe potuto comprenderlo. Le sue iridi castane non lasciavano spazio all'immaginazione; nascondevano un senso di incompletezza, di arrendevolezza, ma da tempo aveva deciso di non farvi più caso o la sua vita non avrebbe mai preso la piega che tutti si aspettavano da lei. Ed in un certo qual modo, l'aveva fatto. Aveva un lavoro che amava, un fidanzato tremendamente premuroso, una famiglia – anche se incompleta – che le voleva bene e la sosteneva in ogni sua scelta. Apparentemente, poteva essere la vita che tutti desideravano.

Si lavò i denti ed il viso, mirando a raggiungere uno stadio di presentabilità al mondo esterno degno di quel nome, seppur con qualche fatica, e successivamente si vestì. Indossò una semplice tuta; non le sarebbe servito altro, motivo per cui non perse nemmeno tempo a coprire la pelle chiara di trucco o riempire i capelli di fermagli. Una volta pronta, tornò nella sua camera da letto.

Da quando aveva comprato casa, per non vivere più con i suoi genitori, la sua vita era cambiata. Non se ne era andata perché non sopportasse più Kayla e Gale; l'aveva fatto per acquisire l'indipendenza che a ventuno anni aveva cominciato ad agognare. I suoi non avevano preso male quella notizia; fino a quel momento, si erano aspettati una decisione simile. Certo era che, tolta ulteriormente la presenza di suo fratello Tom, avevano percepito un vuoto non indifferente, ancora una volta. Il fattore positivo era la relativa vicinanza.

Non appena il suo sguardo raggiunse nuovamente il letto sfatto, notò due occhi osservarla assonnati.

Stai andando?” le domandò il ragazzo con la bocca ancora impastata, mentre con una mano si sfregava un occhio; ormai, era divenuta una sorta di routine.

Ingie, con un piccolo sorriso, gli si avvicinò fino a chinarsi per baciargli delicatamente la tempia ancora calda.

A dopo, Luke.” rispose divertita, divincolandosi dalla sua presa che cercava di trascinarla nuovamente sotto le coperte assieme a lui.

Ignorò il suo sguardo deluso e corse fuori dalla stanza.

Nell'istante in cui si ritrovò sola, in macchina, esitò prima di accendere il motore ed il suo sguardo venne catturato dal vuoto che la circondava, ma che sembrava fare così tanto rumore. Forse erano i suoi pensieri ad emettere tutto quel chiasso che mai la lasciava in pace, se non in sporadici momenti.

Luke. Ecco come si chiamava il ragazzo che avrebbe dovuto renderla felice.

Con un gran sospiro, poggiò la fronte al volante tornando a chiudere gli occhi, come appesantiti questa volta dalla stanchezza psicologica. Era tremendamente esausta di riportare alla luce del sole problemi, pensieri, tensioni evidenti, nonostante cercasse di nasconderli alla gente che la affiancava, eppure non poteva farne a meno. Ogni volta che le si presentava l'occasione di riflettere, la sua mente sfiorava luoghi che si era ripromessa persino di non menzionare più, per il bene di Luke, ma soprattutto di se stessa.

E quei luoghi portavano tutti il nome di Tom Kaulitz.

Tornare con Luke era stata una decisione strana, che quasi non ricordava di aver preso. Forse gli avvenimenti che si erano susseguiti, uno dietro l'altro, l'avevano portata a sentire la necessità di colmare il vuoto che aveva improvvisamente percepito attorno a lei. Non era felice; sapeva che Luke non sarebbe mai stato in grado, per quanto si sforzasse, di farla sorridere come desiderava. Eppure, stava bene con lui e nutriva nei suoi riguardi molto affetto. Si era dimostrato comprensivo, aveva perdonato i suoi errori, aveva accettato di ricominciare da capo ma niente di tutto ciò aveva reso Ingie la persona diversa che era invece diventata con il chitarrista. Pensare a lui ancora le procurava un forte nodo alla gola che ogni volta cercava di scacciare con decisione, ma aveva anche imparato a guardare avanti e cercare di ricostruire la sua vita senza di lui. Quasi un anno era trascorso dall'ultima volta che si erano visti, quel lontano e caldo giorno di Luglio duemiladodici in cui si era presentato a casa sua trafelato, prendendola alla sprovvista. Ed ora, primo Marzo duemilatredici, Ingie ancora non abbandonava quelle immagini che violente si insinuavano nel suo cervello, senza il minimo riguardo.





***





Luglio duemiladodici

I suoi occhi increduli non si spostavano da quelle righe nere su carta bianca, che sembrava volessero sradicarla dalla realtà e condurla verso una dimensione parallela, fatta di sogni, felicità e spensieratezza. Lesse più e più volte, non sicura di aver ben compreso ciò che stava accadendo.

Non è possibile, continuava a ripetersi nella testa, troppo eccitata ed incredula per poter rendersi conto di cosa quelle parole volessero veramente dire. Ma nell'esatto istante in cui ricominciò a leggere per la quarta volta, il campanello di casa la svegliò brutalmente dallo stato di trans in cui era inevitabilmente caduta.

Sollevò lo sguardo sulla porta davanti a lei ed aggrottò la fronte, chiedendosi se i suoi genitori si fossero dimenticati qualcosa. Cercando di accantonare l'entusiasmo ed acquisire nuovamente un atteggiamento più posato, andò ad aprire.

L'ossigeno le mancò, il pavimento sembrò tremare sotto i piedi, cosa che la portò a cercare sostegno nella porta. Quegli occhi castani che aveva temuto di non rivedere mai più erano davanti a lei, che la fissavano pieni di sentimenti contrastanti. Amore, odio, impazienza, paura. Un milione di domande le invasero la mente e non seppe nemmeno dire se fosse giusto esternarle. Al momento, sapeva solo che le parole avevano all'improvviso perso importanza o forse non riusciva semplicemente a dar voce ai suoi pensieri così ingarbugliati fra loro. La voglia di abbracciarlo faceva a botte con l'insicurezza e la paura di fare qualcosa di sbagliato, così si limitò a boccheggiare, per niente certa sul da farsi. Le era mancato disperatamente; dal suo sguardo, al suo tocco delicato e la voglia di stringerlo e non lasciarlo andare mai più era terrificante.

Beh, visto che non ho mai fatto una cosa simile prima d'ora, direi che questa è la reazione che speravo di ottenere.” sorrise lievemente il chitarrista, facendola sentire incredibilmente stupida. “Posso entrare?”

Ingie si trovava ancora immobile, nella stessa posizione, da quando i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta. Il suono della sua voce, così profonda e mascolina, era stato per lei come uno schiaffo in pieno viso e si disse che mai ne aveva sentite di più belle.

Come un automa, si fece da parte per farlo passare, fino a richiudere la porta.

Scusami, sono –” balbettò, di nuovo di fronte al ragazzo. Si passava le mani fra i capelli con fare impacciato ed i suoi occhi non riuscivano a sostenere il suo sguardo per più di qualche secondo. Era incredibilmente strano averlo nuovamente davanti a sé, in casa sua. “Sono solo un po' sorpresa.” disse a fatica. Tom annuì distrattamente, senza dire una parola. Il suo sguardo era tornato serio e la scrutava con attenzione, come volesse scavarle nell'anima. “Come hai trovato casa mia?”

Fu la prima domanda che le venne spontaneo porre. Il ragazzo le aveva strappato anche l'ultima briciola di raziocinio di cui disponeva.

Amanda.” fu la semplice risposta di Tom e ad Ingie parve tutto chiaro ed ovvio. Tutte le informazioni che Amanda aveva preteso da lei non potevano essere state fini a se stesse. “Comincio a sentirmi stupido.” disse poi il ragazzo, portando le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans, ma senza abbandonare mai la figura della mora, la quale aveva sempre meno idea di come comportarsi.

Vuoi qualcosa da bere?” domandò a quel punto lei, dirigendosi nel frattempo in cucina, per cercare di toglierli dall'impaccio. Sentì il chitarrista seguirla e quasi percepì la schiena bruciare sotto i suoi occhi. “Ho solo acqua.” aggiunse, aprendo il frigo.

Va bene.” rispose Tom, sedendosi al tavolo. Ingie nel frattempo aveva posato la lettera ricevuta dalla compagnia di ballo sul bancone. Quando gli ebbe riempito un bicchiere d'acqua, glielo porse, sedendoglisi poi di fronte. “Grazie.” mormorò il ragazzo, prima di sorseggiare un po' del liquido fresco, così violento contro il caldo afoso di Luglio. Ingie si chiedeva quali fossero le sue intenzioni. Per aver intrapreso un viaggio lungo tutte quelle ore, doveva essere stato mosso da un desiderio molto forte ed incontenibile, poiché sapeva che era molto difficile per lui mettere da parte l'orgoglio, se ferito. Si torturava le mani, osservandolo senza pronunciare parola. Improvvisamente si era dimenticata di come si svolgessero le loro chiacchierate, le loro manifestazioni d'affetto, i loro momenti di intimità. Si sentì per la prima volta estranea a quella persona, intimidita da lui, forse perché sapeva di portare sulle spalle una colpa non indifferente. Quando gli occhi del ragazzo tornarono a scrutarla, sentì nuovamente il cuore mancare un battito. “Bill mi ha detto che con i tuoi va tutto bene.”

Fu sorpresa da quella frase. Non pensava potesse dare vita alla conversazione con qualcosa di apparentemente carino nei suoi riguardi. Si sarebbe aspettata durezza, freddezza ed indifferenza, ma sapeva bene che per Tom era impossibile non mostrare al mondo la grandezza del suo cuore. Sapeva che, prima di tutto, teneva alla sua felicità, cui si era dedicato durante la sua intera permanenza in Germania.

Sì.” annuì lei, insicura. “Hanno saputo guardare oltre.”

Si maledì mentalmente per quell'uscita involontariamente ambigua e pregò che Tom non la prendesse come qualcosa contro di lui. Non era nella posizione giusta per poter parlare a quella maniera.

Beh, io te l'ho sempre detto.” ribatté lui, per suo sollievo. “Sono i tuoi genitori. È normale per loro guardare oltre.” Parlava con calma ed Ingie non capiva se si trattasse di freddezza, serietà o quiete. “Anche io l'ho fatto, d'altronde.”

Abbassò lo sguardo, non più in grado di reggere il suo, e sorseggiò un po' d'acqua, percependola gelida lungo la sua gola. Una parte di lei avrebbe voluto gettare a terra quel bicchiere, fare di corsa il giro del tavolo e ricordarsi com'era fare l'amore con lui; l'altra, quella più razionale, sapeva che qualcosa stava per cambiare e che ciò avrebbe portato ad una decisione sofferta, che avrebbe fatto male ad entrambi. Il solo pensiero le procurava una dolorosissima morsa allo stomaco, che sembrò divorarla dall'interno.

Lo so.” soffiò la ragazza, tornando ad osservarlo in viso. “E non sono nemmeno sicura di meritarmelo.”

Quella frase nascondeva molte più verità di quanto lui potesse pensare.

Se ho fatto una follia simile, forse vuol dire che un po' te lo meriti.” Il lieve sorriso che si era formato sul volto del chitarrista la fece solamente soffrire di più e chiedere perché tutto nella sua vita accadesse in tempi sbagliati. “Il mio vero problema sei tu.” Rabbrividì a quell'ultima ammissione, pronunciata di nuovo con la serietà negli occhi. “Per quanto abbia cercato di odiarti... È più forte di me, non ci riesco.” E per la prima volta desiderò che ci riuscisse e che cominciasse a nutrire per lei tutto l'odio che si era meritata e che avrebbe meritato di lì a pochi istanti. “Mi manchi, Ingie. Stavolta sono io a mettermi completamente a nudo, davanti a te.” Si aggrappò al tavolo poiché aveva paura di cadere a terra, senza forze, e si chiese se fosse un bellissimo incubo.

Io non – non so cosa dire.” balbettò. Desiderò bruciare viva, piuttosto che affrontare il suo sguardo. Ricominciò a torturarsi le mani, come schizofrenica. “È tutto così inaspettato.” Si sfregò la fronte in difficoltà. “Dio.” Strinse ancora le palpebre.

Non volevo agitarti.” commentò Tom, quasi in colpa, cosa che la portò a riaprire gli occhi.

Non sei tu. Siamo io e la mia vita, che non andiamo mai per il verso giusto.” Lo sguardo di Tom si fece perplesso ma non disse una parola, probabilmente per lasciarle esprimere tutto ciò che provava. “Non posso credere di dover veramente dire una cosa simile.” le tremò la voce, prima che sollevasse nuovamente il capo per guardarlo attentamente nelle pupille, mentre un dolore simile a coltellate nella schiena le ricordava quanto ancora una volta fosse codarda. “Tom, io non posso venire con te.”

La bomba era stata scagliata; ora doveva solamente attendere i suoi effetti. Lo sguardo perso, quasi scioccato, del ragazzo fu insopportabile da vedere. Per un attimo non parlò, come alla ricerca delle giuste parole da pronunciare, poi la scrutò con una luce malinconica ma soprattutto incredula nelle iridi castane.

Aspetta. Tu cosa intendi? Perché, sai, io potrei interpretare questa frase in tanti modi diversi. Non puoi venire con me in senso metaforico o fisico? Io...”

Straparlava. Ingie pregò di non vederlo più così. Sembrava per la prima volta spaventato da ciò che avrebbe potuto rispondere, motivo per cui continuava a gesticolare eccessivamente, accompagnando quel suo fiume di parole quasi insensato.

Non posso venire in Germania con te.” mormorò a quel punto la mora. “Non – non possiamo stare insieme.”

Pronunciare quelle parole le era costato più del previsto. Fu come dover per la prima volta affrontare disarmata una realtà che le stava stretta, che la faceva soffrire nel cuore e nell'anima. Aveva aspettato fino a quell'istante un passo da parte del chitarrista, poter finalmente stare con lui e vivere la sua storia, come l'aveva desiderata. Eppure, nel giro di pochi minuti, era giunta a casa una semplice lettera. Una lettera che era stata in grado di mutare radicalmente gli eventi, contro ogni pronostico. Una lettera che assieme alla gioia, le aveva portato tanto dolore.

Tom si portò improvvisamente una mano al viso.

Oh Cristo.” mormorò. “Oh Cristo.” ripeté come si fosse reso conto per la prima volta di ciò che stava accadendo. Quando tornò a guardarla, sembrò incredulo. “Tu mi stai dicendo di no. Cazzo, Ingie, mi stai dicendo di no!” Aveva alzato la voce, alzandosi all'improvviso, facendola sobbalzare. “Tredici ore d'aereo, tredici fottutissime ore d'aereo.” continuava a ripetere come in una cantilena, massaggiandosi le tempie mentre faceva avanti e indietro per la cucina. Quando si voltò di nuovo verso di lei, quasi ebbe paura. “Ti prego, dimmi che è uno scherzo. Dimmi che è tutto un dannatissimo scherzo, Ingie.” Quei suoi occhi imploranti e distrutti furono anche troppo. Decise che avrebbero parlato i fatti al suo posto, così si alzò dalla sedia e recuperò dal bancone la lettera che ora pareva infuocata. Quando tornò a sedersi, la poggiò sul tavolo, in direzione del chitarrista, ed attese in silenzio. Tom, ora accigliato, prese posto di nuovo di fronte a lei e la avvicinò a sé. Ingie cercò di respirare regolarmente, senza mai perderlo d'occhio, così che potesse catturare ogni minima sfumatura nel suo sguardo, ogni minimo cambio d'espressione. Lo scrutò leggere attentamente per qualche secondo, senza proferire nemmeno un fiato. “Ti hanno presa.” mormorò il ragazzo all'improvviso, più a se stesso, come volesse metabolizzare quella notizia a piccole dosi.

Credevo non ti avrei più visto.” parlò lei a fatica, cercando di sostenere il peso del suo sguardo ormai vuoto. “E ho deciso di tentare, proprio come mi avevi detto tu.” Tom ancora non disse nulla, troppo impegnato ad osservare la lettera fra le sue mani. “Io, non so, mi sono detta che forse avrei fatto bene a seguire il tuo consiglio. Che forse avrei realizzato il mio sogno e quello di Tom.” Al suono di quel nome, il chitarrista sollevò nuovamente lo sguardo su di lei, stavolta triste. “Il contratto che dovrò firmare richiederà completa disponibilità per le tournée. Non riusciremmo mai a vederci, capisci?” Il cuore accelerò il battito. “Tu hai il tuo lavoro, io sto per avere il mio. Nulla combacia, passeremmo il tempo a litigare perché non riusciremmo ad incastrare i nostri impegni. E siamo a tredici ore di distanza.” Scosse la testa, chiudendo gli occhi. “Io non ce la posso fare, Tom.”

I secondi di silenzio che susseguirono le fecero paura perché non poteva sapere cosa il ragazzo avrebbe detto o fatto ed il suo sguardo così enigmatico certamente non le suggeriva nulla.

Stai scappando di nuovo.” mormorò lui all'improvviso, gelandola nell'immediato. Quell'affermazione valeva più di qualsiasi altra parola o addirittura schiaffo. Forse uno schiaffo le avrebbe fatto meno male. “Tu continui a scappare, Ingie. La tua vita è tutta una fuga ma non è così che funzionano le cose. Non puoi, alla minima difficoltà, arrenderti e fuggire mandando tutto a puttane come se niente avesse valore. Non sono gli altri che ti rovinano la vita, Ingie, sei tu.”

Copiose lacrime si erano accumulate sugli occhi della mora, rendendo meno nitida la figura di Tom, in quel momento così serio, così sincero.

Aveva ragione; sapeva che tutto ciò che aveva appena finito di esternarle in maniera così schietta e quasi sfrontata era la pura e semplice verità con la quale lei ancora non riusciva a fare i conti. Scappare le era sempre parsa la scelta più facile e veloce ma non aveva mai tenuto conto del dolore che questo causava attorno a lei, alle persone che facevano di tutto per aiutarla senza però ottenere risultati. Tuttavia, era più forte di lei: la paura avrebbe sempre avuto la meglio.

Io sono fatta così, Tom. Penso che tu non possa ridurre la tua vita a stare con una persona come me.” soffiò con un lieve sorriso intriso di tristezza e dolore, ma ciò non sembrò intenerire il ragazzo. Al contrario, parve più livido di rabbia.

Non ci provare, Ingie. Con me non funzionano questi mezzucci per ribaltare i ruoli. Ora non usare la scusa del 'sei troppo per me, non ti merito'. Decido io come ridurre la mia vita. Decido io con chi stare o meno. Mi sembra di averti capita sin dall'inizio con tutte le tue stranezze, i tuoi problemi ed il tuo carattere così instabile. Ti ho conosciuta abbastanza per poter dire che, sì, voglio stare con te, anche se potresti essere la persona più sbagliata per me.”

Quelle parole la colpirono nel cuore e per un attimo fu tentata di ritornare sui suoi passi. Lo amava disperatamente e ciò che stava succedendo non andava a suo favore, nonostante le apparenze. Quanto poteva essere dura rinunciare a quella maniera all'amore? Quanto poteva essere meschino ed insensibile?

Tom, non mi rendere le cose più difficili, ti prego.” fu tutto ciò che riuscì a dire con estrema fatica, sotto il suo sguardo sempre più corrucciato.

Io non ho esitato a prendere un cazzo di aereo, Ingie.” La ragazza chiuse gli occhi addolorata. Non riusciva a sostenere oltre i suoi occhi, così puri rispetto a lei. “Ma vedo che con te queste stronzate non servono.”

Sobbalzò quando lo sentì alzarsi dalla sedia con fare nervoso ed esitò prima di fare altrettanto.

Per me non sono stronzate. Significa molto, invece.” la sua voce tremò, poiché una lacrima salata le era sfuggita al controllo. Quella volta, nemmeno provò a scacciarla; ormai, aveva visto tutto di lei, anche i suoi lati più deboli.

Non abbastanza, evidentemente, dato che non stai esitando a mandarmi via.”

Credi che per me sia facile, Tom?!” Stavolta fu lei ad alzare la voce, risentita. Non poteva sopportare che il chitarrista la considerasse così vuota. “Io non so che razza di idea tu ti sia fatto di me e forse ne hai anche il diritto, considerati i miei precedenti. Ma non puoi parlare come se non mi stessi mangiando il fegato nel dirti queste cose!” Le lacrime, ormai, non avevano più barriere. “Io sto cercando di essere il più razionale possibile per te, per me, per tutti quanti!”

Tu credi sempre di agire per il bene di tutti! Credi sempre di sapere cosa sia giusto o sbagliato, quando invece fai solo errori più grossi di te! Ormai ne sei sommersa, Ingie!”

Sarà ciò che mi merito, allora!”

Smettila di fare la vittima! Puoi cambiarla, questa vita, se ti sta davvero così stretta!”

Fai sempre tutto facile!”

Quello che vedo è che tu neanche ci provi perché forse non sei nemmeno così interessata a farlo.”

Ingie per qualche attimo non seppe cosa rispondere, scrutandolo quasi scioccata per quella sua affermazione. Davvero stava mettendo in dubbio i suoi sentimenti? Davvero stava mettendo in dubbio tutto ciò che avevano vissuto insieme, le sue lacrime, le sue parole ed ogni cosa?

Allora, apri bene le orecchie, Tom, una volta per tutte.” Abbassò il tono ma mai in vita sua era stata più seria. “Io mi sono innamorata di te.” A quell'ammissione, credette di cadere a terra. Il cuore aveva smesso di battere e non riuscì a contare i secondi di apnea che aveva dovuto sopportare, davanti ai suoi occhi sgranati. Non riusciva a credere di avergli confessato i suoi veri sentimenti senza riflettere; aveva agito d'impulso come sempre, ma l'aveva ritenuto necessario. Non poteva permettere che se ne andasse di nuovo, ricordandola unicamente come una seconda Ria. “Li vedi, i miei occhi? Prova a mettere ora in dubbio tutto quanto. Abbi il coraggio di guardarmi in faccia e dimmi che sto mentendo e che non me ne frega un cazzo di te.” Le sue mani tremavano così forte che quasi credette di perderne la sensibilità. “Io non so cos'altro fare per dimostrarti quanto io soffra nel mandarti via e quanto mi costi starti lontana. E se non credi nemmeno a questo, mi arrendo.”

Nelle sue iridi non leggeva più la rabbia che l'aveva assillato fino a quel momento; ora vi era una sfumatura di malinconia, quasi di disperazione.

Allora non mi mandare via.” sussurrò come senza forze. “Non ti arrendere, senza prima provarci.” La stava implorando, lo sapeva. Aveva accantonato ogni singolo rimasuglio di orgoglio per aprirsi completamente a lei e renderla partecipe delle sue emozioni; lei non lo stava ripagando con la giusta moneta. “Potremmo trovare una soluzione.”

Ingie scosse quasi impercettibilmente la testa. Di nuovo quel masso sul cuore.

Non me la sento, Tom.” Quasi fece fatica lei stessa ad udire tali parole; le aveva pronunciate in un soffio, come intimorita. “Scusami.”

Sapeva benissimo che le scuse non sarebbero servite a nulla; non l'avrebbero pulita dell'immagine della menefreghista, egoista di cui si era macchiata senza fatica. Ma una cosa, la sapeva e valeva più di ogni altra pugnalata al cuore: Tom non l'avrebbe mai più perdonata. Le aveva concesso un'ultima possibilità, ne era consapevole, e lei l'aveva gettata nella pattumiera, assieme alla sua dignità.

Lo vide annuire appena, a pugni stretti e con le tempie pulsanti.

Bene.” concluse apparentemente tranquillo ma con la delusione negli occhi. “A questo punto, posso anche togliere le tende.”

Tom...”

No, Ingie. In questo momento, l'unica cosa di cui ho bisogno è lasciare immediatamente New York.” Ingie si sentiva un essere spregevole, la cattiveria personificata. Tom era atterrato da meno di un paio d'ore dopo un lungo ed estenuante viaggio. Il fatto che ripartisse senza nemmeno riposare la rendeva ancora più mostruosa. Vederlo camminare in direzione della porta di casa fu per lei straziante ma cercò di combattere con le poche forze che le erano rimaste per lasciarlo andare. Continuava a ripetersi che era per il bene di entrambi ma cominciava a non credervi nemmeno più. L'idea di non rivederlo, quella volta per sempre, era insopportabile, ma forse sarebbe stata la soluzione migliore. “Una cosa però.” La prese nuovamente in contropiede, voltandosi di nuovo nella sua direzione con una mano sulla maniglia, pronto ad uscire. “Io avrei sopportato la distanza, per te.” le disse, serio. “Perché io ti amo davvero.”

La casa, il mondo, tutto le crollò addosso, schiacciandola e soffocandola. All'improvviso, gli occhi di Tom erano divenuti due tizzoni cui lei non poteva sottostare. Il pavimento sotto di lei sembrò tremare di nuovo ed una voragine aprirsi sotto i suoi piedi, facendola precipitare in un orrendo baratro.

Tom la amava.

Quella nuova consapevolezza premeva nel suo cervello con violenza, mozzandole il respiro. Ora tutto si era fatto più difficile; egoisticamente, desiderò non averlo mai saputo. Come avrebbe fatto a vederlo uscire da casa sua e dalla sua vita per sempre, sapendo che l'amore che provava per lui non viaggiava a senso unico?

Doveva essere folle.

Il fiatone le impediva di parlare ma era sicura che il suo sguardo racchiudesse molto più di ciò che il chitarrista potesse semplicemente udire dalla sua voce e pregò perché lo afferrasse nella sua interezza.

Una nuova lacrima le sfuggì al controllo ma non mosse un muscolo, non ce la fece. L'unica cosa cui riusciva a pensare era di non perdere quella determinazione – giusta o sbagliata che fosse – che l'aveva accompagnata fino a quell'istante.

Quasi riuscì ad avvertire il rumore del suo cuore che si frantumava in tanti piccoli pezzetti, nell'esatto momento in cui il ragazzo – dopo averla osservata per un ultimo, breve minuto – uscì dall'appartamento, chiudendosi la porta alle spalle.





***





Il suono di quel ti amo era ancora impresso nella sua memoria, indelebile. Ricordava di non avervi dormito per settimane, annullandosi completamente come persona, e di avervi pianto fino allo sfinimento. Non lo aveva mai più sentito dal quel giorno, era ovvio, ma la cosa che più era stata dura da ingoiare fu che nemmeno Bill aveva più dato segni di vita. Sapeva che era furioso con lei, era comprensibile. L'aveva deluso per la seconda volta, nonostante le avesse dato la possibilità di rimediare e la fiducia che non aveva meritato. L'unica persona che ancora la teneva aggiornata sulla vita in Germania, ormai saltuariamente, era Amanda. Lei era stata l'unica – forse perché donna – a capire i suoi reali sentimenti e a sostenerla in quella sua scelta così sofferta sin dal primo giorno.

Non sapeva dire se fosse ancora innamorata del chitarrista. Forse no; ma certo era che ancora rappresentava una fonte di grande emozione per lei, perché ciò che avevano condiviso non poteva essere dimenticato. Era stato troppo forte e travolgente.

Finalmente, mise in moto la macchina e si immise in strada, in mezzo al turbinoso traffico newyorchese che le faceva compagnia ogni mattina. Adorava la sua città, per quanto caotica potesse essere; la folla, il brusio, i clacson, se per qualcuno rappresentavano motivo di fastidio, per lei erano quasi piacevoli.

Una ventina di minuti più tardi, si trovava davanti alla sede della sua compagnia di ballo, un edificio grigio apparentemente inospitale. Non appena fece il suo ingresso, i suoi compagni la raggiunsero con un sorriso.

Lo so, sono in ritardo.” borbottò, gettando a terra il proprio borsone. “Come mai non siete già in sala?” domandò poi, sorpresa di averli trovati perfettamente asciutti e intonsi.

Roy aspettava che ci fossimo tutti. Dice che deve comunicarci qualcosa di importante.” rispose Ty dall'alto del suo metro e novanta.

Ingie si chiese cosa il loro coreografo avesse per la mente così, senza fare ulteriori domande, seguì i ragazzi in direzione della sala.

Doveva ammettere che non era stato difficile divenire un gruppo ben amalgamato; volersi bene era stato qualcosa di incredibilmente naturale, forse alimentato dalla passione che li accomunava. Erano in sette e nessuno, fino ad allora, aveva manifestato il minimo disappunto nei confronti dell'altro. Certo, le discussioni prendevano luogo sporadicamente, ma il tutto finiva in pochi istanti. Ingie sentiva di aver trovato un posto sano, delle persone affidabili e di valore. Ty era il ragazzo più grande; il classico bel tipo e consapevole di esserlo, in grado di sterminare qualsiasi donzella con un solo sguardo. Adam era il bizzarro del gruppo, con le sue movenze effeminate e la sua omosessualità fieramente dichiarata. Keri, diciannovenne, era la più piccola e veniva spontaneo proteggerla in ogni situazione. Page, soprannominata 'Miss Hilton', era la classica germofobica terrorizzata dal più piccolo e mostruoso granellino di polvere che potesse incrociare il suo cammino e la passione, o meglio ossessione, per tutto ciò che concernesse cure di bellezza era un perfetto eufemismo. Sid era una dispensa vivente di ironia e perversione che non esitava a mettere in pratica su qualsiasi essere umano di sesso femminile. Infine, c'era Milo, un tenero ventenne che qualunque ragazza avrebbe scelto come peluche da strapazzare. L'affiatamento che si era creato fra loro era stupefacente e ciò si poteva notare in particolar modo durante le loro esibizioni; l'alchimia, il feeling erano particolari che il pubblico poteva facilmente percepire nelle ossa ed Ingie si sentiva davvero fortunata a far parte di quel nucleo.

Una volta entrati in sala, scorsero Roy seduto sul parquet, con la schiena poggiata all'enorme specchio che copriva l'intera parete, in attesa.

Ciao, Roy, scusa.” disse Ingie non appena i loro sguardi si incrociarono e lui, in risposta, le sorrise tranquillo.

Sedetevi, vi devo parlare.” annunciò, di umore incredibilmente sereno. I ragazzi si sedettero in cerchio, davanti a lui, curiosi di sapere cosa stesse loro per comunicare. “Come sapete, ho spedito dei video con le nostre coreografie fuori America. Qui siamo molto conosciuti ma all'estero, per forza di cose, meno. Ieri ho ricevuto una mail dalla Germania.” Ingie percepì i propri muscoli irrigidirsi, in una spontanea reazione. “Non so se siate a conoscenza di un Talent tedesco, DSDS, ma probabilmente no.” Le facce spaesate ed interrogative gli suggerirono che nessuno sapesse di cosa stesse parlando. Ingie, dal suo canto, aveva sentito un forte brivido lungo la colonna vertebrale al suono di quel nome, poiché qualcosa le diceva che non le era del tutto nuovo. Cercò di frugare nei cassetti della memoria e capire da dove poterlo recuperare ma ancora nulla le giunse in aiuto. “In poche parole, il sedici Marzo andrà in onda il primo Live con tutti i concorrenti e le loro esibizioni. Vi vorrebbero come corpo di ballo.” Il brusio che si levò in sala fece sorridere Roy, il quale si prese un momento di pausa per osservare le loro reazioni. Ingie fu, a primo impatto, piacevolmente sorpresa e pensò che fosse una notizia molto positiva per la compagnia, ma il nome di quel programma continuava a suggerirle qualcosa di ignoto, che la rendeva un tantino agitata. “Io credo che sia un buon inizio per farsi conoscere anche all'estero ma ho voluto prima parlarvene per sapere che ne pensate. Tanto la decisione finale è comunque mia.”

Quell'ultima affermazione suscitò lievi risate, fino a che tutti non tornarono seri, pronti a fare domande.

Quindi come funzionerebbe tutto quanto?” fu la prima, posta da Milo.

Il Live si svolgerà ogni sabato sera. Il contratto richiede disponibilità fino al diciotto Maggio, quindi si tratterebbe di un soggiorno di quasi tre mesi a Cologne. Vitto e alloggio pagati.” spiegò il coreografo.

Noi dovremmo ballare durante le esibizioni dei concorrenti?” intervenne Page.

Sì, a volte insieme, a volte da solisti, altre a gruppo dimezzato. Insomma, è molto libera come cosa.”

Le coreografie, le prepari sempre tu?” chiese a quel punto Sid.

Certo.” annuì il trentenne. “Allora, che ne dite?”

Beh, io dico che è una gran, bella idea.” sorrise Ty. “Più ci facciamo conoscere, meglio è.”

Quando dovremmo partire?” si informò di nuovo Page.

Considerando che il primo Live si svolgerà il sedici e che ci occorre almeno una settimana per preparare le coreografie, direi che massimo il sette Marzo dobbiamo essere in Germania. Anche perché dobbiamo discutere le varie cose, dare un'occhiata allo studio, capire come funziona tutto quanto, dove siamo...” Ingie pensò immediatamente a Luke e sperò con tutto il cuore che non si opponesse a tale decisione; solitamente era d'accordo con ogni suo impegno con la compagnia ma capitava, a volte, che reclamasse i suoi diritti di fidanzato, come li definiva lui. “Bene, allora, oggi darò la conferma. Ora iniziamo a lavorare.”





***





Aveva un disperato bisogno di buttarsi sotto il getto caldo della doccia.

Quando scese dalla sua macchina, si affrettò ad aprire la porta di casa; i muscoli imploravano riposo, vista la mole di lavoro cui ultimamente li stava sottoponendo. Era mezzogiorno e mezza e la fame reclamava – anche lei, come Luke – i suoi diritti. Gettò le scarpe in corridoio, senza curarsi di ordinarle in un angolo, ed entrò in cucina da dove recuperò una brioche alla crema.

Se Roy mi vedesse, farebbe diventare me una farcitura.

Addentò la brioche, quasi con foga, e si incamminò nuovamente verso il corridoio, con le guance gonfie. All'improvviso però, impuntò sui propri piedi, non appena Luke le apparve di fronte, inaspettatamente.

Lu...!” esclamò a bocca piena, cercando al contempo di masticare ed ingoiare sotto lo sguardo estremamente divertito del ragazzo.

Fame?” le chiese ironico, con un sopracciglio sollevato.

Ingie quasi si strozzò per ingoiare le prove.

No.” borbottò, facendolo ridacchiare. Le si avvicinò, circondandole la vita con le braccia, intenzionato a stringerla a sé con fare volutamente sensuale. “Devo farmi una doccia, puzzo.” lo mise in guardia, portandogli nel frattempo le mani al petto, con l'intento di allontanarlo.

Ho sopportato di peggio.” sorrise lui, guadagnandosi un pugno sul braccio in risposta, prima di riuscire a baciarla sulle labbra ancora dolci. “Non sono andato via perché volevo pranzare con te.” le disse poi con dolcezza, mentre la lasciava andare.

Ingie avrebbe dovuto mettere in chiaro alcune cose riguardo quella sua insistente presenza in casa sua; non che le dispiacesse passare del tempo insieme, ma quando aveva acquistato quell'appartamento, l'aveva fatto per appropriarsi dei suoi spazi vitali e non dover dipendere da nessuno. Luke, come era ovvio, trascorreva molto tempo con lei e passava spesso le notti nel suo letto, ma accadeva anche che pretendesse – senza palesarlo – di mangiare insieme ad ogni ora, trasformando quella sorta di compagnia nel principio di una spaventosa convivenza. Il solo nome la faceva rabbrividire, contrariata. Aveva ventuno anni e fra i suoi progetti di vita, non vi era nulla che potesse rimandare a quel concetto così seccante.

Io invece ho una novità da darti, riguardante la compagnia. Faccio la doccia e poi te ne parlo.” gli riferì camminando nel frattempo in direzione del bagno.

Sai, anche io mi devo lavare.”

Ingie sorrise divertita.

Vorrà dire che aspetterai il tuo turno.” ribatté, vipera, per poi chiudergli la porta in faccia.

Con un sospiro, estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans. Quell'enorme dubbio le stava bruciando ogni neurone, uno ad uno, e finché non avesse scoperto se il suo sospetto fosse fondato o meno, sapeva che non vi avrebbe nemmeno dormito.


Amanda, come hai detto che si chiama il nuovo programma cui Tom e Bill stanno partecipando, in Germania?


Premette invio senza pensare un attimo di più. Di lei si poteva fidare.

La doccia durò più del previsto e si chiese se Luke l'avesse data per morta o si fosse semplicemente rassegnato alle sue tempistiche. Avvolta nell'accappatoio, diede un'occhiata al telefono – ancora privo di risposta – ed uscì dal bagno.

Luke stava servendo a tavola due piatti pieni di pasta.

Mmh!” sorrise lei con l'acquolina. “Ci voleva un bel piattone di pasta.” commentò con soddisfazione, mentre percepiva il proprio stomaco brontolare eccitato.

Dopo una brioche alla crema.” la prese in giro lui.

Zitto, faccio tanto movimento.” ribatté la mora fintamente offesa, per poi portarsi alla bocca la prima forchettata.

Buon appetito.” fece Luke con sarcasmo, sedendosi a tavola, di fronte a lei. “Certo che è sempre un piacere vederti mangiare.” ridacchiò inaugurando anche lui il pranzetto con il primo, consistente boccone. Doveva ammettere che se la cavasse egregiamente in cucina; spesso, al suo ritorno, le faceva trovare ottimi pranzetti o cenette che suscitavano in lei un delizioso languorino, pur nella loro semplicità. “Allora, che mi dovevi dire?” le sorrise dopo qualche istante in cui entrambi si erano immersi completamente nel cibo.

Oh.” fece Ingie, come illuminata, dopo essersi portata il tovagliolo alle labbra. “Ricordi che da un po' di tempo Roy aveva spedito dei video all'estero?” domandò ed attese il suo assenso con il capo. “Beh, pare che abbia ricevuto una risposta dalla Germania.” Gli lanciò un'occhiata per scorgere una sua reazione, visto e considerato che anche per lui il discorso Germania era piuttosto delicato. “Ci vorrebbero come corpo di ballo per un Talent a Cologne.” Fece una pausa, scorgendo le sue sopracciglia inarcarsi con sorpresa. “E dovremmo partire entro il sette Marzo, per una permanenza di circa tre mesi. Vitto e alloggio pagati.”

Adesso urla, si disse nella mente. Attendeva quasi con ansia il suo responso – che a poco sarebbe servito, dato che Roy aveva già firmato le carte – senza proferire parola.

Beh...” esordì lui dopo essersi schiarito la gola. “Complimenti.” le sorrise poi, contro ogni previsione.

Ingie, dal suo canto, aggrottò la fronte decisamente sbalordita da quella risposta.

Non sei arrabbiato?” le venne spontaneo domandare, sentendosi per un momento stupida.

Perché dovrei esserlo? È il tuo sogno.” ribatté lui con una scrollata di spalle, come fosse la cosa più semplice del mondo e la mora si sentì estremamente grata. “Non potrò stare a Cologne per tutti e tre i mesi ma posso fare avanti e indietro un paio di volte.” Ingie annuì appena. L'aveva immaginato fin da subito, lui avrebbe avuto problemi con il lavoro, ma – conoscendolo – avrebbe in ogni caso trovato il modo di raggiungerla il più spesso possibile. “Sono contento, Ingie. Davvero. Ve lo meritate.” le sorrise poi, sollevandosi dalla sedia per raggiungerla dall'altro lato del tavolo, dove le prese il mento con le dita e le sfiorò le labbra con le sue. Lei gli portò le braccia attorno al collo e si lasciò stringere per qualche secondo, fino a che non tornarono a sedersi al loro posto.

Ingie cominciava a percepire l'adrenalina nelle vene, quella vera, quella che provava ogni qual volta le sue scarpe calpestassero un palco e le sue orecchie si beassero degli applausi e delle urla del pubblico ad una loro acrobazia. Il ballo era la sua vita; l'aveva sempre saputo ma ultimamente stava realizzando quanto fosse indispensabile, quasi vitale nella sua esistenza. E se vi era una sola persona che doveva ringraziare al mondo per la piega che la sua vita aveva preso – dal punto di vista lavorativo – quella era in Germania, lontana da lei, sia fisicamente che mentalmente. Avrebbe tanto desiderato condividere quelle belle notizie con Tom, così come avrebbe desiderato trascorrere le sue giornate e le sue nottate con lui ed il solo pensiero le impediva di sollevare lo sguardo su Luke; ancora una volta si sentiva una traditrice. Eppure, stava facendo di tutto per andare avanti e mantenere saldo quel rapporto perché teneva particolarmente al biondo, nonostante non ne fosse innamorata come una volta.

All'improvviso, il suo cellulare segnalò l'avviso di un messaggio in arrivo ed il cuore le fece un balzo in petto. Il pensiero che potesse essere Amanda la agitò e non era sicura di voler leggere la risposta alla sua domanda. Senza che Luke lo notasse, deglutì un paio di volte e con mano tremante afferrò l'I-Phone che il chitarrista le aveva regalato per Natale. Bruciava a contatto con la sua pelle.

Forza, si disse. Aprì la cartella ed il mondo parve crollarle di nuovo addosso, come in quella lontana giornata di Luglio. I suoi occhi lessero più e più volte quella sigla, chiedendosi se fosse un incubo o meno.


DSDS


Quello era un dettaglio che Luke non era costretto a sapere.





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Eccomi qua, come promesso, con il sequel di Coming Home. Che dire, io spero di ritrovare tutte le persone che avevano seguito la storia precedente e di trovarne anche di nuove. Il primo capitolo, in quanto tale, ho dovuto renderlo molto descrittivo, perché era necessario per spiegare la situazione attuale e presentare i nuovi personaggi, i quali avranno tutti dei ruoli – chi più chi meno – non insignificanti. Spero comunque non sia stato noioso. Vi aspettavate un cambiamento simile? Vi ho sorpreso o è andato tutto secondo le vostre ipotesi? Spero che come inizio vi “intrighi” e che mi facciate sapere che ne pensate; ormai sapete quanto io tenga a conoscere i vostri pareri personali (:
Niente, detto questo, vi lascio e spero che intraprendiate questo “nuovo percorso” assieme a me (:
Un bacione a tutti.



Kyra.

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Capitolo 2
*** What hurts the most ***


aa


Two
What hurts the most





Chiudere la valigia era stata un'impresa, così come fare una giusta selezione d'abbigliamento che potesse soddisfare la sua permanenza a Cologne.

Le sembrava di aver riavvolto il tempo fino alla sua fuga in Germania; tutto pareva così strano e confuso, mentre l'agitazione era ciò che più le faceva compagnia in quei giorni.

Non aveva ancora trovato il coraggio di riferire a Luke la presenza di Tom nel programma e non era nemmeno intenzionata a farlo; avrebbe dovuto giustificare una miriade di informazioni che Amanda ancora le dava sul chitarrista e non era di certo un'idea brillante. In quella settimana, aveva dedicato ore a parlare con la fidanzata di David, a confidarle le proprie paure, a chiederle consigli su come sarebbe stato meglio comportarsi con i ragazzi ma non aveva saputo darle risposte certe.

Attraverso l'oblò, osservò l'oceano che si estendeva suggestivo sotto di lei e ricordò come si era sentita la prima volta che l'aveva fatto. Ricordava l'incredulità, il dolore profondo che l'aveva tormentata dalla notte dell'incidente. Sembrava trascorso un decennio, in cui la sua vita aveva subito numerosi cambiamenti, alcuni insignificanti, altri radicali. Non si sentiva più la ragazza indifesa che era atterrata a Berlino tempo addietro, senza una meta, nel bel mezzo di una crisi di identità. Forse non era maturata, ma aveva cercato di affrontare i suoi problemi in modo diverso, per quanti errori continuasse a commettere.

Luke, al suo fianco, leggeva tranquillo una rivista sportiva mentre i suoi compagni di ballo producevano un gran baccano, attorno. Nessuno di loro era al corrente della sua esperienza tedesca, soprattutto della vicenda che vedeva protagonista il famoso Tom Kaulitz che tutti conoscevano. Aveva preferito non parlarne con nessuno per evitare imbarazzi, domande inopportune e spiegazioni che non aveva né il tempo né la voglia di concedere.

Improvvisamente, la mano di Luke si strinse alla sua.

Allora, sei agitata?” le domandò con un piccolo sorriso che lei non esitò a ricambiare.

Non eccessivamente.” mentì. “Più che altro, emozionata.” aggiunse, tornando ad osservare il blu marino al di là del vetro. “È un'esperienza nuova per tutti.”

E ve la caverete benissimo.”

Ingie chiuse gli occhi distendendo appena le labbra.

Era grata a Luke per la sua vicinanza; l'aveva sempre sostenuta ed affiancata nei suoi impegni e si stava rivelando un fidanzato tremendamente premuroso ed incoraggiante. Era convinta che buona parte dell'intero mondo femminile avrebbe ucciso per vantare di un ragazzo simile ed il fatto che lei non riuscisse a ricambiare pienamente il suo amore la faceva sentire ancora più indegna di tanto riguardo.

Tuttavia, il bene che gli voleva era incommensurabile.

Grazie.” mormorò, prima di sfiorarlo con un bacio.

Il viaggio fu interminabile ma, nonostante il sonno minacciasse di disconnetterla dal mondo reale, non chiuse gli occhi nemmeno per un momento.

Finalmente!” esclamò Page alle sue spalle non appena l'aereo toccò il suolo tedesco. “Ho bisogno di un bel bagno caldo.” cantilenò come suo solito, facendole scuotere lievemente la testa, divertita.

Anche lei era accompagnata dal suo fidanzato, un tipo gracile e particolarmente timido di nome Anthony; era il classico ragazzo che nessuno avrebbe mai immaginato accanto a lei, così viziata e perfezionista.

Nel giro di un'ora raggiunsero l'hotel che li avrebbe ospitati fino al termine del programma. Il lusso che li accolse li destabilizzò per un attimo ed Ingie ringraziò il cielo di non dover pagare per quel comfort. Purtroppo però, non poterono godere di quella visione ancora a lungo, poiché vennero immediatamente accompagnati allo studio – dove si sarebbero tenute le riprese – subito dopo aver posato le valigie nelle stanze.

Non appena varcarono l'ingresso, tutti rimasero a bocca aperta. Ingie si sentì quasi spaesata da tanta grandezza; non aveva mai avuto occasione di ballare in un spazio simile e soprattutto davanti ad un pubblico così vasto, benché le sedie fossero vuote. Si voltò in direzione dei suoi compagni, come per trovare un sostegno morale, e questi sorrisero sinceramente emozionati. Luke era rimasto in albergo e le dispiacque non averlo accanto in quel momento, per quanto stupido potesse sembrare.

Beh, abbiamo senza dubbio spazio.” ridacchiò Roy, camminando per quel palco così immenso. “Usciranno fuori delle belle cose.” sorrise poi, sovrappensiero.

Il tecnico continuava a mostrare loro – in un inglese ben masticato – ogni singolo angolo di quello studio che sembrava non avere mai fine ed Ingie non poteva fare a meno di percepire l'adrenalina nelle vene, come avesse dovuto ballare quella sera stessa.

Mancavano nove giorni. Nove giorni a l'avrebbe rivisto.

La paura si era improvvisamente mescolata ad un'inaspettata eccitazione che le smorzò per poco il fiato. Si chiedeva se fosse cambiato, se stesse bene; si chiedeva cosa ne avesse fatto della sua vita. Ma soprattutto, si chiedeva se fosse riuscito a dimenticarla. La parte più egoistica di lei sperava di no, ma quella razionale spingeva verso tutt'altra direzione.

Da questa parte.”

Tedesco.

Udì quella voce lontana che catturò per un momento la sua attenzione, così voltò il viso verso l'ingresso dove scorse un altro tecnico, seguito da quattro sagome alte e slanciate.

Temette di soffocare all'improvviso.

Due occhi nocciola. Due occhi nocciola che furono due lame conficcate nella schiena.

Tom e Bill avevano fatto capolino nello studio, accompagnati da un uomo calvo ed uno un po' più basso, che pareva di mezza età. Non si erano ancora accorti della sua presenza, poiché non avevano fatto caso al gruppo di ballerini che avevano preso a fissarli come cavie da laboratorio.

Mi sento male, continuava a ripetersi nella testa. Era spaventata; non aveva creduto possibile provare ancora sulla pelle tali sensazioni incontenibili. Per mesi aveva convinto se stessa di aver voltato definitivamente pagina. Era stata un'illusione; una splendida illusione in cui si era crogiolata ed aveva trovato sollievo per un attimo. Lui era lì, davanti a lei, più bello di come lo ricordasse, a sbatterle in faccia una realtà che faceva male e che non voleva ammettere.

Ah, eccovi.” fece l'uomo con la compagnia, non appena vide i ragazzi. “Stavo giusto mostrando lo studio ai nostri ballerini.”

Fu in quel preciso istante in cui tutto attorno a loro parve sparire.

Tom la vide. I suoi occhi si erano sgranati appena e la sua bocca si era lievemente aperta in un'espressione incredula. Ingie non era riuscita a distogliere il proprio sguardo da lui, che sembrava scioccato quanto lei.

I rasta erano spariti ed avevano lasciato il posto a lisci capelli scuri, legati in una coda, tra cui spiccava ancora qualche piccolo dread, ed Ingie non poté fare a meno di pensare a quanto fosse stupendo.

Bill, al suo fianco, dopo un breve momento di esitazione aveva immediatamente gettato le iridi castane sul fratello, come per assicurarsi che stesse bene.

Oh mio Dio, non ci posso credere!” esclamò all'improvviso Adam, battendo eccitato le mani e prendendo a saltellare istericamente in direzione dei ragazzi, con le sue tipiche movenze effeminate. “Per me è un grandissimo piacere conoscervi!” strillò, stringendo la mano di Bill – che ricambiò un sorriso sorpreso – e poi quella di Tom, che cercò di fare lo stesso.

Piacere nostro.” rispose il vocalist in inglese.

Ingie conosceva la passione smisurata di Adam per i Tokio Hotel e poteva perfettamente comprendere quanto per lui fosse emozionante avere i propri idoli davanti agli occhi.

L'uomo calvo si presentò come Mateo, mentre quello di mezza età come Dieter. Dovevano essere molto conosciuti in Germania, benché non avesse mai sentito nominarli prima di allora.

Questa è la nostra giuria.” spiegò il tecnico, indicando Tom, Bill, Mateo e Dieter.

Al loro avvicinarsi, Ingie credette di morire. Mateo e Dieter le strinsero la mano con un gran sorriso, passando poi ai suoi compagni, ma quando arrivò il turno di Bill, fece fatica a guardarlo.

Non un sorriso, non un cenno di amicizia. Nulla.

La osservò negli occhi terribilmente serio e le strinse la mano come non la conoscesse. Combatté con tutte le sue forze contro il magone che minacciava di smascherarla per l'ennesima volta e prese un bel respiro quando vide Tom avvicinarsi.

Piacere.” mormorò lui freddamente, stringendole la mano.

Quella pelle calda, quelle dita sottili ma forti.

Fu troppo per lei. Quella finzione faceva ancora più male di un pugno in pieno viso. Si sentiva così in colpa nei loro confronti che avrebbe tanto voluto scavare una fossa proprio lì, dove sostava, e sparire per evitare i loro sguardi pieni di rancore.

Venite, vi faccio vedere le vostre postazioni.” parlò il tecnico ai ragazzi in un tedesco che solo Ingie comprese, fra i suoi compagni.

Quando si allontanarono trasse un sospiro di sollievo, nonostante potesse comunque udirli alle sue spalle.

Dunque, per le coreografie potremmo utilizzare anche questo spazio.” esordì Roy, prendendo a camminare lungo la piattaforma e ad indicare tutto ciò cui si riferisse, ma il cervello di Ingie aveva smesso di funzionare nell'istante in cui il suo sguardo aveva incontrato quello del chitarrista.





***





Cosa cazzo fa qui?!” Non appena ebbe occasione di varcare la soglia del suo camerino, diede libero sfogo alla rabbia, all'incredulità, al dolore che l'avevano afflitto fino a quell'istante. “Perché?! Perché la devo trovare anche qui?!” continuò ad urlare fuori di sé, mentre Bill chiudeva la porta alle sue spalle.

Tom, calmati.” gli intimò, sfiorandogli un braccio con una mano, dalla quale si ritrasse come scottato.

No, non posso calmarmi, Bill!” continuò a gesticolare disperato. “Io non posso continuare a vivere così, Cristo! Uno cerca di andare avanti, di dimenticare ciò che è stato, di smettere di pensare alla persona che gli ha fatto più male e questa si ripresenta come un cazzo di incubo!”

Tirò un colpo violento alla lampada sul tavolino che cadde a terra, frantumandosi in mille pezzetti di vetro.

Tom!” esclamò il vocalist, afferrandolo per le spalle. “Calmati, ti prego!”

Faceva male, faceva disperatamene male. Incrociare i suoi occhi dopo tutti quei mesi era stato come gettarsi da un grattacielo senza paracadute. Quegli occhi castani che l'avevano fatto innamorare e soffrire, quella bocca morbida che aveva più volte baciato, quella pelle liscia che aveva sfiorato e vezzeggiato. Tutto di lei gli provocava dolore; il suo più grande desiderio era stato dimenticarla, gettarsela alle spalle come un vecchio cappello consunto. Ed ora, il pensiero di dover condividere nuovamente qualcosa con lei, per ben tre mesi, era insopportabile ed ingiusto.

Io non posso farlo, Bill! Non posso!” Si prese la testa fra le mani, premendosi le tempie fino a farsi male.

Cosa? Tom, non puoi tirarti indietro proprio ora!” Suo fratello corse in suo aiuto, afferrandogli le mani e stringendole fra le sue. “Tom, ascoltami.” Lo fissò negli occhi con una serietà che quasi gli fece paura. “Hai superato la storia con Ria. Ce la farai anche con Ingie.”

No, Bill, tutto questo è assurdo!” urlò di nuovo il chitarrista, tirando un pugno sul tavolo. Voleva farsi del male, voleva provare un dolore che superasse quello causato da lei, perché gli sembrava così ingiusto, così immeritato. Tutta quella frustrazione che lo tormentava non era nemmeno all'altezza di Ingie. “È un incubo, un fottuto incubo. Vive dall'altra parte del mondo e me la ritrovo di nuovo in Germania.”

Rise nervosamente, portandosi un pugno tremante alle labbra. Sentiva che sarebbe impazzito o forse lo stava già facendo.

Tom, siediti.” A quella richiesta stanca da parte di Bill non rispose ma fece come gli aveva chiesto, trovando posto sul divanetto dove avevano buttato le loro giacche, appena arrivati. Il cantante lo affiancò. “Dimenticati di Ingie per un momento.” mormorò e Tom lo fulminò con lo sguardo. “Lo so, che è impensabile, ma fallo.” precisò l'ormai biondo, dai capelli lunghi, senza allontanare la propria mano dalla sua spalla. Con un sospiro esausto, Tom indietreggiò con la schiena, fino a poggiare la testa sullo schienale del divano. Chiuse gli occhi, cercando di depennare dalla sua memoria il nome della ragazza ma sembrò impossibile. “Forse questo incontro ti farà bene. Il fatto che tu sia tornato in Germania in quel modo non ti ha aiutato. Forse vederla di nuovo, affrontare le tue debolezze ti aiuterà a metterci una pietra sopra in modo definitivo. Ora ti parrà assurdo e contorto, ma pensaci.”

Tom si prese qualche attimo prima di rispondere.

Mi sembra inutile.” sussurrò fra i denti.

Lo so.” annuì il gemello, mantenendo vivo il loro contatto come per supportarlo e dargli un aiuto nel sostenere quel peso enorme sul cuore. “Ma prova a vederla come una sorta di possibilità piuttosto che come un brutto scherzo del destino.”

Suo fratello, come sempre, aveva ragione. Gli sarebbe piaciuto poter accantonare l'istinto ed abbracciare tutta la razionalità di cui disponeva per ovviare a quella situazione. Il suo coinvolgimento, ancora così bruciante, rappresentava un ostacolo che pareva insormontabile. L'amava ancora; quella era l'enorme, irrimediabile verità.

Vorrei poter mettere un'enorme croce sopra al suo viso.” ammise, quasi in imbarazzo, senza sollevare le palpebre. Ormai, si trovava bene in quel buio. Il non vedere, tante volte, leniva parzialmente una sofferenza.

Ci riuscirai.” udì la voce dolce di Bill entrargli nella mente, come un'ipnosi, e per la prima volta desiderò sul serio perdere il contatto con la realtà, solo per un minuto.

Lui, che viveva di controllo.





***





Quando entrò in camera, udì lo scroscio dell'acqua provenire dal bagno e dedusse che Luke si stesse facendo una doccia. Anche lei aveva bisogno di lavarsi; non ne aveva avuto occasione da quando era atterrata in Germania.

Lanciò la borsa in un angolo della stanza e si gettò pesantemente sul letto matrimoniale, rimbalzando un paio di volte prima di stabilizzarsi con lo sguardo fisso al soffitto e la mente affollata di pensieri.

Era successo tutto talmente in fretta che non aveva nemmeno fatto in tempo a rendersene conto. Quelle forti sensazioni provate nel rivederlo l'avevano turbata, ma un piccolo sollievo l'aveva fatta sorridere nel realizzarsi pronta ad accettare quella sorta di sfida con se stessa. Aveva imparato a vivere senza di lui, aveva imparato ad accantonare il dolore, era cresciuta; ora doveva solamente dimostrarlo. E nonostante l'indifferenza dei gemelli fosse ancora nitida nella sua mente, cercò di scacciarla.

Eccoti.” Non appena si voltò, vide un Luke sorridente avvicinarlesi ancora bagnato e con un asciugamano legato in vita. Le goccioline stanziavano sulle sue spalle larghe, cosa che non la lasciò del tutto indifferente. “Allora, com'è questo studio?” le domandò entusiasta e curioso.

Sicuro che tu lo voglia sapere?” ribatté lei con la malizia negli occhi, mentre si alzava dal letto per avvicinarglisi suadente.

Il ragazzo sollevò un sopracciglio, confuso.

Perché?” chiese.

Perché io avrei in mente altro.” mormorò vicina al suo orecchio.

Ingie.” ridacchiò il biondo, portandole le mani alle braccia. “Questa tua audacia, a volte, è destabilizzante.”

La mora sorrise, sfiorandogli il collo con le labbra.

Ti dispiace?” soffiò posando poi un bacio leggero sulla sua pelle umida.

Assolutamente no.”

Scoppiò a ridere, non appena la afferrò come un sacco di patate per poi gettarla nuovamente sul letto, dove la sovrastò con tutto il suo corpo.

Una distrazione, ecco di cosa aveva bisogno.





***





La doccia l'aveva finalmente rigenerata ed un lieve buonumore aveva preso il posto dello stress.

Camminava lungo il corridoio dell'hotel senza una meta; Luke si era addormentato come un bambino, come avesse partecipato alla maratona del secolo. Sghignazzò appena, a quel pensiero.

Ingie.” Davanti a lei, Ty aveva appena chiuso la porta della sua stanza con un pacchetto di sigarette in mano. “Vieni giù a fumarti una sigaretta?” le propose.

Me la devi offrire.” sorrise lei, per poi affiancarlo e scendere le scale. “Perché non hai portato Jane?” gli domandò quindi, lungo il tragitto.

Jane era la sua fidanzata storica con la quale – lo sapeva – non aveva un rapporto stabile, bensì caratterizzato di alti e bassi cui nessuno dei due riusciva a porre fine.

Il ragazzo scrollò le spalle, affranto.

Lo sai, con lei le cose sono strane. Non ricordo un solo giorno di pace, in cinque anni.” borbottò con la voglia di vivere di uno zombie. Sembrava distrutto; l'amore smisurato che provava per quella ragazza era invidiabile.

Ma sono pur sempre cinque anni.” sottolineò lei. Il pensiero che si potessero lasciare la turbava.

Sì, sarà che non riusciamo a starci lontani perché siamo sadici e masochisti.” ironizzò lui facendola ridacchiare appena.

Raggiunsero il giardino sul retro e sorrisero non appena trovarono tutti i loro compagni – eccetto Page, probabilmente occupata con Anthony, in camera sua.

Ingie, la prossima volta, richiederemo per te una stanza insonorizzata. Per quanto possa essere eccitante sentire una donna fare sesso, vorrei togliermi dalla testa l'immagine di te e Luke che ci date dentro.” esordì Sid, con il suo solito tatto, mentre le scoccava un'occhiata che avrebbe messo a disagio la perversione personificata.

Ormai era abituata a quelle sue uscite – tutte a sfondo sessuale – perciò non si scompose minimamente.

Cambia repertorio, Sid. Questa è vecchia.” lo prese in giro con un sorriso per poi portarsi alla bocca la sigaretta gentilmente offertale da Ty. “Vai ad ascoltare Page ed Anthony, credo sia il loro turno.” continuò a scherzare mentre l'accendeva, suscitando qualche risata attorno a lei.

No, Anthony mi sa di ragazzo troppo tranquillo. Non ci sarebbe gusto.” ribatté il moro con un'alzata di spalle.

Potrebbe essere il tipo di Adam.” intervenne Keri con un mezzo sorriso mentre il ragazzo in questione prendeva ad arrossire.

Beh, poteva esserlo prima di vedere i gemelli Kaulitz dal vivo.” esordì, dopo aver buttato fuori dalle labbra del fumo. “Con loro andrei volentieri.”

Ingie tentò di non strozzarsi con la propria saliva a quell'ammissione. Non sapeva se ridere o incupirsi ma escluse entrambe le opzioni. Di certo, Adam non poteva sapere quanto Tom e Bill Kaulitz fossero eterosessuali e se si fosse cimentato in una sorta di impresa per sedurli, avrebbero assistito allo spettacolo più divertente degli ultimi anni.

Effettivamente sono bellissimi ragazzi.” annuì Keri.

Ingie ignorò la lieve fitta di fastidio, così inaspettata, allo stomaco e pensò immediatamente a qualcosa di efficace per cambiare discorso. Continuare a parlare dei gemelli non l'aiutava a dimenticare ciò che era successo pochi istanti prima.

Keri, che fine ha fatto quel ragazzo con cui ti sentivi?” domandò, curiosa.

Voleva molto bene a Keri – forse perché diciannovenne ed incredibilmente timida – e le veniva spontaneo preoccuparsi per lei, quando necessario.

La biondina scrollò lievemente le spalle, con le gote arrossate.

Non è successo nulla.” ammise impacciata. “Non riusciva a prendermi mentalmente.”

Un'altra cosa che apprezzava di quella ragazza era la sua serietà; non si comportava come la maggior parte dell'universo femminile, che cedeva alla minima moina di un bel tipo e vi si concedeva senza nemmeno riflettere. Lei pretendeva di più e faceva bene. Per Keri, Ingie aveva sempre visto un bravo ragazzo come Milo, il più piccolo, e non nascondeva di tifare per quella coppia, vista anche la passione smisurata che lui – ormai lo sapevano tutti – nutriva per lei. Sarebbero stati perfetti l'uno per l'altra ma Keri sembrava nemmeno vederlo, se non come amico.

All'improvviso, lo scricchiolio prodotto da quelle che sembravano ruote su sassolini catturò la loro attenzione, portandoli a cercarne con lo sguardo la provenienza. Un'enorme macchina nera, dai vetri oscurati, aveva appena trovato parcheggio riservato nel vialetto dell'albergo. Le portiere si aprirono contemporaneamente e due figure scesero assieme.

Ditemi che non è vero, fu tutto ciò cui riuscì a pensare Ingie mentre le mani prendevano a tremare, minacciando di far cadere a terra la sigaretta a metà. Lo strillo contenuto di Adam fu la conferma che i ragazzi che si stavano avvicinando all'entrata dell'hotel erano Tom e Bill.

Entrambi sembrarono accorgersi solo in quel momento della sua presenza e ciò li portò a rallentare repentinamente l'andamento, come increduli.

Anche voi qui?” esclamò Adam entusiasta.

Ingie sperò con tutto il cuore che si trovassero lì solo momentaneamente, ma un brutto presentimento le suggeriva che la sua vita non poteva essere così semplice.

Sì, alloggiamo in questo albergo.” rispose Bill con la sua solita gentilezza.

Avrebbe dovuto immaginare che tutti i partecipanti al programma fossero sistemati nello stesso hotel.

Ma è fantastico!” si lasciò sfuggire il moro, battendo nuovamente le mani. “Perché non vi fumate una sigaretta con noi?”

Ingie fu terribilmente tentata di lanciarsi contro Adam e farlo tacere ma scelse di mantenere quel suo atteggiamento del tutto tranquillo e distaccato, accompagnato dalla sigaretta quasi terminata.

A dire il vero, saremmo un po' stanchi.” rispose cordialmente Tom, nonostante potesse facilmente scorgere i suoi muscoli contratti. Ormai, aveva imparato a conoscerlo e sapeva quale aspetto assumesse quando si sentiva a disagio.

Ma dai, una sigaretta sola.” intervenne Milo per la prima volta con un piccolo sorriso.

I due si scambiarono un'occhiata veloce per poi arrendersi e recuperare i loro pacchetti dalle tasche posteriori dei jeans.

La tensione fra lei ed i gemelli si poteva tagliare con il coltello, ma i suoi compagni non sembrarono accorgersi di nulla, il che era positivo; non era per nulla intenzionata a dare spiegazioni.

Georg e Gustav?” si informò immediatamente Adam, da bravo fan della band.

Verranno a trovarci nei prossimi giorni. Ma non si fermeranno.” rispose Tom, dopo la prima boccata di fumo.

Ingie ricordava perfettamente quanto le piacesse osservare il chitarrista quando fumava; si lasciava guidare da quei movimenti lenti, eleganti ma mascolini al tempo stesso. Le labbra carnose che si chiudevano attorno al filtro, mantenuto dalle dita lunghe e sottili. Si era sempre sentita stupida per quella sua debolezza, ma non era mai riuscita a farne a meno.

Non le sfuggirono i rapidi sguardi che il moro, di tanto in tanto, le lanciava, come non fosse in grado di staccarle gli occhi di dosso. Il problema era che nemmeno lei vi riusciva.

Ti piacciono le nostre canzoni?” sorrise Bill ad Adam, il quale parve arrossire.

Le adoro. Non ho mai partecipato ad un vostro concerto solo perché sono di New York.” rispose ancora emozionato.

Ingie non poté fare a meno di sorridere appena, a tale visione. La tenerezza che a volte esternava il ragazzo era coinvolgente.

Hai buon gusto.” commentò Tom con la solita furbizia negli occhi.

Perlomeno, era contenta di leggervi ancora quella sfumatura spensierata.

Avevo chiesto ad Ingie di venire con me, qualche mese fa, ma non ha voluto.” borbottò ancora Adam, gonfiando le guance con aria offesa.

La mora lo maledì mentalmente ma si impegnò con ogni forza per non esternare la più piccola emozione. Tom, al contrario, la osservò fintamente sorpreso.

Come mai? Troppo lontano?” le domandò con sarcasmo, facendola rabbrividire. “Hai ragione, non tutti sono disposti a buttare tredici ore di volo.”

La frecciatina le era arrivata forte e chiara; aveva sentito una piccola fitta all'altezza del petto, mescolata a lieve irritazione. Sapeva che alludeva a ciò che aveva fatto per lei quasi un anno prima ma che avesse parlato davanti agli altri – inconsapevoli di tutto – l'aveva urtata.

Siete tutti di New York?” domandò Bill, come per porre subito fine all'impaccio che si era inevitabilmente venuto a creare.

Io sono di Los Angeles ma mi sono trasferita a New York per la compagnia.” parlò Keri, dopo aver buttato a terra la sigaretta consunta.

Noi amiamo Los Angeles.” sorrise il cantante. “Abbiamo una casa là e stiamo pensando di trasferirci.”

Ingie aggrottò la fronte, spostando ripetutamente lo sguardo da Tom a Bill, i quali le avevano lanciato solo un'occhiata veloce, senza aggiungere altro.

Seriamente?

La mora continuava a fissare il chitarrista, sperando in uno sguardo, in una sorta di spiegazione non verbale e si sentì estremamente idiota. Non le doveva più spiegazioni da tempo, ormai; era inutile ed ingiusto che le pretendesse.

Davvero?” sorrise Ty. “Anche a me affascina Los Angeles. Potremmo andarci per le vacanze, che ne dite?” chiese poi al gruppo, che si rivelò particolarmente entusiasta. L'unica a non aver fatto trapelare alcuna trepidazione era stata Ingie, ancora troppo disorientata per quella notizia del tutto imprevista.

Splendida idea.” annuì Milo.

Sentite, visto che è un argomento che mi interessa molto, vorrei conoscere il parere di due rockstar.” esordì all'improvviso Sid ed Ingie cominciò a temere che ponesse qualche imbarazzante domanda a sfondo sessuale. “Girano tante groupies nel vostro ambiente, vero?”

Per l'appunto.

Tom e Bill si scrutarono un momento divertiti prima di rispondere.

Quante ne vuoi.” sorrise il moro.

Dev'essere uno spasso.” fece Sid, terribilmente compiaciuto. “Le portate anche qui?” continuò ad indagare entusiasta ed Ingie cominciava a percepire l'irritazione diffondersi dalle dita dei piedi alle punte dei capelli.

Oh no, è da qualche anno che non ne vediamo una.” rispose Bill.

Peccato.” mormorò il ragazzo sinceramente deluso.

Beh, sono facili da trovare, anche se non si presentano come tali.”

La mora si voltò come scioccata verso Tom, il quale continuava a fumare tranquillo senza degnarla di ulteriori sguardi. Possibile che l'avesse appena paragonata ad una groupie? Sentì le mani prudere fastidiosamente, mentre l'improvviso desiderio di mettersi ad urlargli in faccia fu una pericolosa tentazione.

Oh, ma guardate chi si è ripreso dalla maratona.” Quell'improvvisa esclamazione di Sid le fece gelare il sangue. Accadde tutto al rallentatore; Ingie si voltò verso l'ingresso dell'hotel, da dove stava uscendo un Luke ancora assonnato, per poi voltarsi immediatamente in direzione del chitarrista, che lo fissava come sotto shock. Bill, al suo fianco, parve tranquillo, poiché ignaro di chi fosse. “Dicevo ad Ingie, stanza insonorizzata la prossima volta.”

Ingie voleva correre a nascondersi; tutto avrebbe voluto affrontare, ma non quello. Il peggio giunse quando Luke, una volta adocchiato il chitarrista, inchiodò sui propri piedi. Ci furono istanti in cui temette che i due cominciassero a sferrare pugni e calci ma, al contrario, continuavano a scrutarsi come stessero assistendo ad un film horror.

Una grande morsa allo stomaco le impedì per un momento di respirare; lo sguardo del chitarrista era quasi vuoto, incredulo, stremato. Si odiava per essere la causa di tutto quel malessere e desiderò sparire seduta stante. Quale idea avrebbe potuto farsi di lei, sapendola di nuovo con Luke? Una cosa era certa: quella volta, non avrebbe avuto scusanti.

Sussultò quando lo sentì schiarirsi la voce.

Noi andiamo ora.” disse il chitarrista, cercando visibilmente di mantenere la calma, dopo aver calpestato la sigaretta a terra come fosse stata la testa di Ingie. Bill, che sembrava ancora spaesato, lo assecondò senza fare domande. “Ci si vede.” aggiunse prima di dare le spalle a tutti quanti.

Ci conto!” esclamò Adam, ancora su di giri. Quando i fratelli sparirono al di là del vetro, Ingie sentì le pupille di Luke perforarle le ossa. Non riuscì a sostenere quella sorta di sfida visiva, così gettò le proprie sulle punte delle sue scarpe. “Sono assolutamente magnifici! Organizziamo qualcosa con loro, in questi mesi!”

Luke, saliamo, che dici?” domandò Ingie al ragazzo, ignorando del tutto il suo compagno di ballo, con voce incerta. Sapeva perfettamente che avrebbero dovuto parlare. Il biondo si limitò ad annuire serio, prima di darle le spalle e rientrare in hotel, senza nemmeno accennare un saluto. “Buona notte.” mormorò quindi lei, per poi seguirlo.

Osservava la sua schiena con esitazione, senza proferire parola. Sentiva che si sarebbe infuriato con lei, non appena ne avesse avuto occasione.

Rientrati in camera, si susseguirono attimi di silenzio in cui lei si guardò bene dal produrre il minimo fiato.

Quando avevi intenzione di dirmelo?” Sollevò lo sguardo sul ragazzo, con fare colpevole. “Forse aspettavi che me ne accorgessi da solo, assistendo alla prima diretta?” continuava a domandarle con gli occhi austeri fissi nei suoi, rendendola ancora più incapace di trovare una scusa plausibile.

Mi dispiace.” fu tutto ciò che riuscì a pronunciare, in un soffio. “Credevo ti saresti arrabbiato.”

Perché, adesso sono felice?”

Non volevo che mi impedissi di accettare questo lavoro.”

E secondo te io avrei fatto una cosa simile? Hai un'alta considerazione di me, Ingie.” La mora non seppe cos'altro aggiungere. “Possibile che non hai la minima fiducia in me?”

Io ho fiducia in te.” ribatté lei prontamente. Non voleva che pensasse una cosa simile.

Mi nascondi sempre tutto! Come se avessi paura che io possa fare chissà cosa. Ti ho mai messo le mani addosso? Ti ho mai impedito di vivere la tua vita?” Ingie aveva smesso di guardarlo; aveva gettato lo sguardo verso il basso, sulla destra, trovando particolarmente interessante un granellino di polvere. “Io non so cos'altro devo fare per dimostrarti quanto tu sia libera di dirmi tutto ciò che senti e fare quello che vuoi. Cos'altro ti serve, Ingie?”

Nulla, Luke.” sospirò lei, tornando a posare lo sguardo sul suo viso contratto in un'espressione addolorata e stanca. “Tu sei perfetto; sono io che sbaglio in continuazione. Non so quale sia il mio problema.” Continuava a scuotere la testa, senza controllare più le parole. “Non so perché tendo a nascondere le cose; non lo faccio con cattiveria.”

Devi imparare a fidarti delle persone. Tu poni sempre un muro fra te e gli altri, anche con chi ti vorrebbe fare solo del bene. È come se rifiutassi continuamente l'amore che la gente ti concede; come se ne avessi paura.” Quelle parole la colpirono poiché estremamente veritiere. Aveva rifiutato l'amore di Tom, dopo averlo agognato per mesi, perché si era spaventata. Aveva avuto timore di dare il via ad una storia che non era nemmeno convinta potesse andare a buon fine, così vi aveva rinunciato sin dall'inizio, per proteggersi. Alzare muri attorno a lei era ciò che faceva sempre, coprendosi gli occhi, ignorando tutto ciò che di positivo il mondo aveva da offrirle. “Smettila di vivere nel panico. Non tutti devono abbandonarti come tuo fratello.”

Sgranò gli occhi, percependo la prima lacrima scorrerle lenta lungo la gota, ma non le permise di raggiungere il mento poiché la scacciò velocemente con un dito. Quella sua instabilità, quella sua tendenza a celare verità che avrebbero allontanato la gente al suo fianco, quelle sue insicurezze e debolezze erano solamente il frutto di ciò che aveva dovuto vivere più di un anno prima. E Luke, come sempre, l'aveva capito.

Scusa.” mormorò senza guardarlo.

Non udì risposta, la quale venne presto rimpiazzata dalle sue braccia che la strinsero teneramente a lui.

Voglio che tu ti senta libera di dirmi tutto.” le sussurrò all'orecchio con tutta la dolcezza di cui disponeva.

Ingie si strinse alla sua maglia, chiudendo gli occhi, e si limitò ad annuire senza parole. Sapeva che, probabilmente, un ragazzo come Luke non avrebbe mai più incrociato la sua strada e ciò le faceva male perché lei non lo meritava.

Sei arrabbiato?” gli domandò mogia, senza staccarsi dalla sua presa.

No.” rispose lui. “Ma lo sarò se verrò a sapere che il signor Kaulitz ha osato posare un dito su di te.” sorrise successivamente.

Tranquillo, è impossibile.” lo rassicurò lei, sciogliendo l'abbraccio per avvicinarsi al letto. “È furioso con me. Non mi sfiorerebbe più nemmeno con il pensiero. E, se posso, ha ragione.” Luke sventolò una mano, come se la cosa non lo riguardasse, e si sdraiò sul letto. Sembrava distrutto. “Senti, esco ancora un attimo a prendere una boccata d'aria. Non ho molto sonno. Sai, il fuso orario...” La suaocchiata indagatrice ma al tempo stesso sarcastica la portò a piegare appena la testa con sguardo severo. “Ora sei tu che devi fidarti di me.” gli fece notare, puntigliosa.

Ciò parve tranquillizzarlo, così aprì la porta e se la richiuse alle spalle.

Sospirò pesantemente. Quella situazione aveva rasentato l'inverosimile e non poteva credere di essere sempre lei l'artefice dei suoi stessi problemi.

Prese a salire le scale che sapeva l'avrebbero condotta alla terrazza all'ultimo piano, che aveva avuto modo di scorgere quel pomeriggio. Quando giunse a destinazione, aprì il portone e poté respirare finalmente l'aria tedesca serale. Aveva semplicemente bisogno di un po' di solitudine per un momento. Staccare la spina le avrebbe fatto bene.

Hai lasciato il tuo fidanzato da solo?”

Sobbalzò violentemente a quella domanda inaspettata. Si guardò attorno smarrita, fino a che non notò Tom seduto a terra, a qualche passo da lei, con la schiena poggiata al muro ed una sigaretta in bocca. Il suo cuore prese a compiere capovolte che le smorzarono il respiro.

Lo osservò qualche attimo senza sapere cosa dire.

Tom...” mormorò. I sensi di colpa stavano tornando a premere contro il suo stomaco, facendola sentire nuovamente cattiva. Non avevano ancora avuto occasione di parlare da soli, da quando si erano rivisti, ed ora che si era presentata l'occasione, tutto sembrava incredibilmente complicato ed imbarazzante. “Io e Luke...”

Non lo voglio sapere.” chiuse gli occhi il ragazzo, come fosse spaventato dalle parole che avrebbe potuto proferire. “Ho già sopportato abbastanza.” Aveva posato lo sguardo altrove, forse incapace di guardarla ancora. “Mi domando solo come tu faccia. Credevo fosse già incredibile che mi avessi spedito di nuovo in Germania senza battere ciglio, ma che tu ti sia addirittura ripresa lui... Questo è troppo persino per una mente diabolica come la mia.”

Parlava con freddezza, con finto stupore, come se ormai la cosa non lo riguardasse più.

Sai che mi dispiace per ciò che è successo.”

E tu sai che non mi importa, perché non è la tua pena che voglio.”

Non mi fai pena. Forse, me ne faccio io.”

Tom sollevò lo sguardo intenso sul suo, facendola sentire improvvisamente nuda.

Perché prendi sempre decisioni che non ti rendono felice?” le domandò sinceramente.

Io sono felice.” mentì lei in modo repentino. Il suo maledetto orgoglio le impediva di aprirsi.

Davvero, Ingie?” chiese lui con lo scherno nelle pupille. “So com'è il tuo sguardo quando lo sei. E lo vedevo quando stavi con noi, a Berlino.”

Non tentare di psicanalizzarmi, Tom.”

Io non faccio un cazzo, perché non mi riguardi più.” Si alzò, sovrastandola con il suo metro e ottanta e le diede le spalle, intenzionato ad andarsene. “Che tu ti accontenti di ripieghi è un tuo problema.” le disse senza guardarla, quasi alla porta, buttando intanto la sigaretta a terra.

Ingie fu attraversata da una scossa di collera che la fece reagire.

Luke non è un ripiego. E, per quante ragioni tu possa avere, non hai alcun diritto di darmi della groupie.” disse, quella volta con freddezza, facendolo voltare nuovamente verso di lei, con sguardo interrogativo.

Io non ti ho mai dato della groupie.” si limitò a rispondere, poco interessato.

Poco fa, l'hai fatto invece.”

Probabilmente, hai la coscienza sporca, se ti sei sentita tirata in causa da quella frase.”

Ingie aggrottò la fronte.

Sai, Tom, non ti facevo tanto meschino.”

Il ragazzo parve scioccato, come folgorato da una luce troppo violenta, che gli fece sgranare gli occhi, incredulo.

Tu vieni a parlare di meschinità a me?!” alzò la voce, avanzando pericolosamente, cosa che portò invece la mora ad indietreggiare. “Tu, che salti da uno all'altro senza un minimo di dignità?!”

Fu percossa da un'incredibile e pericolosa voglia di schiaffeggiarlo, proprio come la prima volta che l'aveva incontrato. Sentirsi dare della poco di buono era anche troppo.

Come puoi dire una cosa del genere?!” urlò a quel punto, prendendo a spintonarlo ripetutamente sul petto. “Tu hai conosciuto ogni lato di me! Mi hai visto in ogni modo possibile, sei stata l'unica cazzo di persona a capirmi e darmi forza! Come puoi, ora, parlarmi così, come se tutto ciò che abbiamo vissuto assieme non avesse importanza, ma soprattutto, come se non mi conoscessi più?!”

Percepiva i muscoli doloranti, come se il suo stato d'animo volesse inquinarle anche il corpo.

Sgranò gli occhi quando lo vide ridere amaramente.

Curioso che a dirmi questo sia la persona che non si è fatta scrupoli a chiudermi la porta in faccia, qualche mese fa.” commentò con triste sarcasmo che le fece più male del previsto. “Hai ragione, Ingie. Non ti conosco più. Questa non sei tu.” le parlò senza mai abbandonare i suoi occhi, come per premurarsi che seguisse ogni sua singola parola. “Questa non è la ragazza di cui mi sono innamorato. Quindi, sì, tutto ciò non ha importanza, perché non la riavrò mai più indietro e, ora come ora, nemmeno la rivorrei.”

Non una parola di più, non uno sguardo di più. La abbandonò su quell'enorme terrazza, assieme al rumore del proprio cuore che si frantumava in mille pezzi.

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Capitolo 3
*** Tightrope ***


aaaaaaaaaaa


Three
Tightrope





Ingie, devi capire che Tom è profondamente ferito.” Ingie chiuse gli occhi, sprofondando con la testa nel cuscino del suo letto vuoto. Luke era uscito a comprare i pacchetti di sigarette che mancavano e lei ne aveva immediatamente approfittato per bearsi della voce di Amanda e confidarle ciò che era successo con Tom, qualche sera prima. Aveva esternato la più insignificante emozione che il suo cuore avesse provato o continuasse a provare, senza tralasciare nulla. Aveva bisogno di un appiglio psicologico, che i suoi genitori non avrebbero potuto darle – poiché sostenitori della sua relazione con Luke – così come i suoi compagni di ballo, che non avrebbero mai dovuto conoscere la verità. “Lui parla in questo modo quando è accecato dalla rabbia, ormai lo sai meglio di me.

Sì, ma non credevo mi avrebbe fatto così male.” mormorò la mora, rigirandosi una ciocca di capelli fra le dita.

La notte dopo l'accaduto, non era riuscita a prendere sonno ed aveva trascorso tutte quelle interminabili ore ad ascoltare il respiro pesante del biondo, accanto a lei, ignaro del suo stato d'animo.

Aveva ripensato senza sosta alle parole intrise di rancore del chitarrista e si era ritrovata a soffrirne.

Tu vieni a parlare di meschinità a me?! Tu, che salti da uno all'altro senza un minimo di dignità?!

Erano scolpite nella sua memoria, brucianti.

Questa non è la ragazza di cui mi sono innamorato. Quindi, sì, tutto ciò non ha importanza, perché non la riavrò mai più indietro e, ora come ora, nemmeno la rivorrei.

Si era resa conto di quanto fosse giustificato nel parlarle a quella maniera.

Non sei senza cuore, Ingie. È normale provare queste emozioni così contrastanti. Avete vissuto tantissime cose assieme, eravate quasi divenuti una sola persona; il vostro rapporto è sempre stato viscerale, fatto di continuo contatto fisico ed intesa mentale. Saresti un essere privo di vita, se non provassi questo dispiacere.

Il punto è che non vorrei provarlo. Sto con Luke, la mia vita è cambiata ora. Dovrei guardare avanti, fregandomene di tutto.”

Non è così. Tu puoi tranquillamente portare avanti la tua vita con Luke, senza per forza dimenticare ciò che di bello hai vissuto con Tom.” Sospirò di nuovo, portandosi una mano al viso, che sfregò con nervoso. “Ascoltami. È normale sentirsi in colpa, soprattutto nella tua situazione. Devi ammettere che tornare con Luke non abbia dato di te un'immagine molto positiva. Per questo motivo devi accettare tutto ciò che ne consegue. Lo sai, io sono sempre stata sincera con te e non mi sono fatta problemi nel criticarti quando necessario. Essendo di parte, è ovvio che vorrei rivederti con Tom, ma capisco anche che tu voglia bene a Luke e la decisione è tua. Se è lui la persona con cui vuoi stare, manda avanti la tua vita come hai sempre fatto, cercando di scacciare tutti questi massi dallo stomaco. Con il tempo, le cose passano, Ingie. Tom lo supererà.

La mora tacque per qualche secondo, riflettendo su quelle parole.

Sapeva che era sincera; quando si era trattato di darle della codarda, non si era fatta scrupoli. Eppure, l'aveva sempre sostenuta, anche nei suoi sbagli; non le aveva mai voltato le spalle, poiché forse era l'unica vera amica che aveva.

Sai, a volte mi sento estremamente egoista, perché da un lato vorrei che non lo facesse.” confessò, quasi vergognandosi. “Vorrei che non stesse più male per me ma, al tempo stesso, vorrei che non mi dimenticasse. È assurdo, vero?”

Purtroppo, noi donne siamo fatte così. Quando lasciamo qualcuno, lo vorremmo sempre e comunque per noi, nonostante pretendiamo di rifarci una vita con un'altra persona. Siamo possessive e territoriali ma dobbiamo anche capire cos'è veramente giusto. Non giungere ad un taglio netto sarebbe doloroso per lui ed anche per te.” Non rispose, semplicemente attese che proseguisse il discorso. “E poi, tu l'hai lasciato andare quando ancora eri innamorata di lui. Non è finita perché non andavate d'accordo o per dei problemi più grandi di voi. L'hai allontanato contro il tuo volere, Ingie. È più difficile dimenticarsi di qualcuno, in questo modo. Forse, se ti avesse tradita, se ti avesse delusa o ti avesse fatto un qualsiasi tipo di torto, sarebbe stato più facile, perché ve ne sareste fatti entrambi una ragione. Voi invece avevate tutte le carte in regola per essere la coppia perfetta.”

Lo sapeva eccome. Forse era la spiegazione di tutte quelle sue paranoie e tutti quei dannati sensi di colpa che non accennavano a lasciarla vivere. Lei e Tom, insieme, avrebbero brillato ma nessuno avrebbe mai potuto assicurarle un equilibrio duraturo, pur segnato dalla lontananza. Nella testa, continuava a ripetersi che aveva preso la scelta migliore e ne era convinta; le dispiaceva soltanto che il chitarrista non riuscisse ad accettarlo. Ora voleva unicamente dedicarsi a Luke e alla sua carriera, depennando definitivamente il moro dalle sue priorità o addirittura dalla sua vita.

Ad ogni modo, come sta Lily?” decise di gettarsi a capofitto in un altro discorso per non cadere in una sorta di depressione cronica che le avrebbe annientato gli ultimi neuroni ancora funzionanti.

Un altro dispiacere con cui era costretta a fare i conti era il fatto di non essere riuscita ad assistere alla nascita della figlia di Amanda. Era venuta al mondo proprio nel mese di Luglio, qualche giorno dopo il ritorno di Tom in Germania, sconvolgendo positivamente la vita di tutti. Lo shock iniziale di David alla prospettiva di un'intera esistenza al fianco di una figlia femmina fu ben presto sostituito dalla felicità personificata. Amanda le raccontava sempre di quanto fosse tenero ed incredibilmente imbranato nel cambiare pannolini, spalmare cremine e comprare scarpette della giusta misura. Eppure percepiva ogni singola vibrazione di quella sua felicità, che un po' invidiava, e non poteva desiderare di meglio.

Oh, bene. È incredibile come i bambini, appena nati, crescano velocemente. Mi sembra ieri, che la stringevo al petto, sporca e raggrinzita.” ridacchiò la bionda. “David è sempre più rincoglionito, quindi direi che è tutto nella norma.” aggiunse poi, divertendola.

Quando avete intenzione di venirmi a trovare? Ora che sono in Germania non avete più scuse. Devo conoscere questo fagottino.” domandò quindi, sinceramente nostalgica e curiosa di dare finalmente un viso a Lily.

Io e David pensavamo di venire per la prima diretta.”

Davvero?”

Sì, i ragazzi dovrebbero farci avere i biglietti per la serata.”

Finalmente una bella notizia! Mi hai rallegrato la giornata.” Improvvisamente un pianto – che ormai conosceva bene, seppur attraverso il telefono – si levò nell'aria ad interrompere la loro conversazione. “Lily chiama?” sorrise la mora.

Ora della pappa.” sospirò Amanda. “Ci sentiamo nei prossimi giorni. E, mi raccomando, non pensare troppo.”

Ci proverò. Saluta David.”

Fu incredibile l'improvvisa sensazione di solitudine, non appena riattaccò. In quel periodo, aveva un disperato bisogno di conferme da parte di qualunque persona conoscesse; si sentiva così insicura, debole, quasi inappropriata.

Ingie, sbrigati, dobbiamo andare!”

Page, al di là della porta, batteva il pugno sul legno, quasi volesse sfondarlo.

Sì, arrivo! Evita di distruggere la porta!”





***





Il sudore colava copioso lungo le sue tempie, il respiro era spezzato da un battito cardiaco che minacciava di sfondarle la cassa toracica. Forse avrebbe dovuto diminuire il numero di sigarette giornaliere. O forse era semplicemente ora che Roy concedesse loro un minuto di pausa.

Roy, vuoi ucciderci?” sospirò Sid, buttandosi a terra senza fiato.

Alzati.” lo rimproverò il coreografo. “Mai sedersi, lo sapete.”

Sì, ma sono tre ore di fila che proviamo e riproviamo senza sosta. Di questo passo, domani sera, il pubblico assisterà alla nostra morte trionfale sul palco.” replicò nuovamente il ragazzo, dopo essersi rimesso in piedi con fatica. “Solo un minuto.” lo pregò di nuovo.

Roy sospirò, battendo nervosamente un piede a terra, fino a che non si arrese.

Bene. Un minuto solo.” sbottò per poi allontanarsi dal gruppo.

Non devi sempre prendermi così alla lettera.” obiettò il ragazzo, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'uomo. “Un minuto sia.” ritrattò quindi immediatamente.

Ingie si gettò l'asciugamano sulle spalle, passandoselo sul collo bagnato. La stanchezza che percepiva nelle ossa e nei muscoli era mescolata ad incredibile adrenalina. Non vedeva l'ora di dare inizio allo spettacolo e dedicarsi a ciò che amava nella vita, senza lasciarsi andare a strani pensieri che le avrebbero solamente guastato l'umore.

Per prima cosa, aveva provato a dimenticare ciò che avrebbe dovuto fare la sera del primo Live. Come Roy aveva annunciato loro prima di partire, alcune coreografie sarebbero state assegnate al gruppo dimezzato o addirittura a solisti. Le soliste, quella volta, sarebbero state lei e Page. La coreografia di Page era improntata su uno stile più sbarazzino, quasi parodistico. Quella di Ingie, invece, concerneva una sorta di storia, che avrebbe interpretato con il concorrente in questione, impregnata di malinconia e sensualità al tempo stesso. Nulla di strano, se non avesse dovuto sdraiarsi sul tavolo della giuria con fare voluttuoso, a metà performance.

Da qualche giorno, era arrivata a domandarsi se Roy leggesse nella sua mente e si divertisse a tormentarla con incomprensibili mezzucci, pur non conoscendo nulla dei suoi trascorsi.

Dio.” Si voltò con un piccolo sorriso in direzione di Milo, che si era appena seduto accanto a lei, sventolandosi l'asciugamano davanti al viso, con l'intento di farsi aria. “Mi verrà un infarto.” continuò a borbottare il ragazzo, senza guardarla.

Agitato per domani sera?” gli domandò, scrutandolo attentamente.

No.” scrollò le spalle lui. “Ho l'adrenalina a mille.” aggiunse con la pura eccitazione nello sguardo.

Anche io.” annuì distrattamente, osservando il resto del gruppo a qualche metro da loro. Le venne spontaneo riflettere sulla smisurata fortuna che aveva avuto nel trovare tanto affiatamento fra quelle persone, anche in momenti di tensione e di agitazione come quelli. Tutti si davano man forte perché riuscivano a comprendere lo stato d'animo altrui – senza eccezioni – ed era qualcosa di terribilmente confortante. Quando voltò lo sguardo in direzione di Milo, ancora al suo fianco, notò con tenerezza che la mente del ragazzo si era persa nell'osservare la figura elegante di Keri. La ragazza chiacchierava con Page, gesticolando ampiamente, lasciandosi sfuggire una risata di tanto in tanto, e Milo sembrava catturato da tale visione. “Perché non le parli?” fu ciò che le venne spontaneo dire, senza mezze misure. Sapeva che Milo avrebbe compreso.

Questo, nonostante tutto, fece finta di cadere dalle nuvole, voltandosi nella sua direzione con fare accigliato.

Come?” domandò con aria perplessa.

Andiamo, lo sai a chi mi riferisco. Ti piace da secoli, perché non fai qualcosa?”

Sorrise nel vedere la sua pelle mutare rapidamente colore, sfumando in un rosso decisamente troppo scuro per la sua normale carnagione. Distolse immediatamente lo sguardo da lei, tornando a scrutare l'oggetto del suo desiderio.

Perché farei un casino.” ammise quasi senza voce, come si vergognasse di esternare tali pensieri.

E perché mai dovresti farlo?” ribatté lei confusa, nonostante potesse vagamente intuire a cosa si riferisse.

Perché siamo un gruppo, lavoriamo assieme ogni giorno, siamo una squadra affiatata e se qualcosa dovesse andare storto...” Lasciò la frase in sospeso ma Ingie comprese perfettamente ciò che stava, in modo impacciato, cercando di spiegare. “Insomma, sai come funzionano queste cose. Non me la sento, di rischiare così. Non voglio rovinare l'atmosfera che si è creata.”

Milo era un ragazzo davvero maturo, nonostante avesse solo vent'anni. Era in grado di immergersi in discorsi del tutto razionali, senza lasciarsi trasportare dall'entusiasmo tipico della sua giovinezza, anche se questi gli facevano male.

Può darsi, ma perché bruciarsi un'occasione o vivere di rimpianti?”

Le parve improvvisamente di parlare a se stessa. Fu come se proprio lei necessitasse di tali consigli, come se stesse cercando di fare ordine nel cervello, in qualche modo strano ed improbabile.

Alla fine, era ciò che aveva fatto: rinunciare in partenza ad una prospettiva di vita, dando per scontato che fosse quella sbagliata.

Non saprei nemmeno come fare con lei. Siamo amici, ci siamo sempre comportati come tali. Sarebbe strano cambiare atteggiamento da un giorno all'altro.” commentò il moro, pensieroso, senza staccare le pupille da Keri.

Non si tratta di cambiare improvvisamente atteggiamento ma di passare un po' di tempo assieme, magari da soli, con la naturalezza di due amici. Se deve nascere qualcosa, succederà.” scrollò le spalle lei, come fosse la cosa più semplice del mondo.

Predichi bene e razzoli male, ragazza.

Ignorò il proprio cervello, prima di udire l'urlo di Roy, che annunciava che il minuto a disposizione era ufficialmente terminato.





***





Aveva disperatamente bisogno di una doccia. Ogni singolo poro della sua pelle reclamava di essere ripulito delle goccioline di sudore che ancora vi stanziavano, seppur asciutte. Inoltre, la stanchezza l'aveva presa in contropiede, minacciando di farla addormentare lungo il tragitto verso la sua camera. Si strofinò una palpebra, reprimendo uno sbadiglio, per poi varcare la soglia dell'ascensore, che l'avrebbe condotta al suo piano. Ancora pochi minuti ed il paradiso l'avrebbe accolta nel suo abbraccio.

Non fece in tempo a premere il pulsante che una figura alta e snella fece il proprio ingresso in ascensore, precedendola in quel gesto. Trattenne il fiato quando, sollevato lo sguardo, si rese conto che Bill si trovava a nemmeno un passo da lei. Le ante dell'ascensore si chiudevano, mentre lei continuava a scrutare, come spaesata, il vocalist.

Non riusciva ad emettere un fiato; non aveva idea di quali parole avrebbe potuto usare in quel preciso istante. Lui, d'altro canto, non le aveva rivolto nemmeno un'occhiata. Continuava a fissare il vuoto davanti a sé, facendo perfettamente finta di non conoscerla. Tutta quell'indifferenza fu persino troppo da sopportare.

Quando le porte si riaprirono al piano di Bill, il ragazzo uscì senza proferire parola ed a quel punto i muscoli di Ingie si mossero da soli, seguendolo.

Bill.” lo chiamò speranzosa ma il biondo finse di non udirla, continuando a camminare, probabilmente diretto alla sua stanza. “Bill, ti prego.” riprovò, mentre sentiva la disperazione cominciare a pervaderle i sensi ed ogni muscolo ancora funzionante.

Visto l'ennesimo fallimento, decise di azzardare afferrandogli la mano. Lui si ritrasse come scottato, per poi voltarsi nella sua direzione con sguardo intriso di quello che sembrava addirittura odio.

Che cosa vuoi?” sbottò senza mezze misure.

Ingie boccheggiò per qualche istante, alla ricerca di parole adatte. Il punto era che non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dirgli. Non vi era nulla che potesse tirarla fuori dal fango in cui si stava affogando con le sue stesse mani, giorno dopo giorno. Commetteva errori su errori e poi non sapeva come rimediare.

Vedere Bill osservarla con quegli occhi carichi di rabbia fu solo un'ulteriore pugnalata. Rimpianse i momenti in cui avevano condiviso pura amicizia; rimpianse la sua comprensione, spesso l'unica che riuscisse ad ottenere, nonostante gli sbagli ripetuti. Rimpianse semplicemente Bill in ogni sfumatura e colore, perché il suo sostegno era sempre stato per lei di vitale importanza.

Io non so davvero quali parole usare, in questo momento.” mormorò appena, sentendosi una fallita.

Puoi evitare di sprecare fiato, allora.”

Fece per voltarle nuovamente le spalle ma Ingie lo fermò con un ennesimo richiamo disperato.

Ti prego, Bill. Io sono mortificata.”

Ti sembra che questo possa cambiare qualcosa?”

Mi fa male che tu faccia finta di non conoscermi.”

Bill le si avvicinò lentamente, quasi mettendole paura.

Questo è il minimo che dovresti aspettarti da me, Ingie.” sibilò quasi con un filo di voce, come volesse rendere il più chiaro possibile il messaggio. Il suo stomaco cominciava a darle fitte insopportabili, che le facevano stringere i denti e tirare il viso. “Ti ho già dato una volta la possibilità di rimediare e lo sai bene. L'hai buttata nel cesso, commettendo lo stesso incredibile errore – se non più grande – della prima volta. Hai tradito ancora la mia fiducia, ma soprattutto hai fatto del male a mio fratello, dopo avermi promesso il contrario. Come pensi che dovrei comportarmi con te?”

I suoi occhi nocciola parvero divenire roventi sulla sua figura improvvisamente indifesa e piccola. Sentì il bisogno di un appiglio fisico e morale perché credeva di non poter reggere quella situazione da sola; sapeva di non avere alcuna scusante.

Tu hai ragione. Mi sento ridicola ed infame; non meriterei mai più la tua fiducia e ne sono consapevole. Mi sono comportata malissimo con te e tuo fratello e non ho giustificazioni. Vorrei solo che mi perdonassi.”

Bill aggrottò la fronte con espressione confusa.

Fammi capire, a che scopo dovrei perdonarti? Pensi di poter aggiustare le cose e tornare ad essere amici?” Quella frase, nonostante fosse per lei immaginata e scontata, fece più male del previsto. “Dovrei perdonarti per aver umiliato mio fratello ed avergli spezzato il cuore? Dovrei perdonarti per esserti ripresa Luke come una povera disperata in cerca di attenzione? Devi crescere, Ingie, forse hai sottovalutato la gravità della cosa. Sei ancora dannatamente piccola, bisognosa di gente che ti circondi, e troppo cieca per capire ciò di cui hai veramente bisogno. Vedere mio fratello in certe condizioni mi fa venire voglia di radere al suolo questo hotel con le mie stesse mani.” Rabbrividì al tono gelido con cui le stava parlando senza battere ciglio. “Quindi, no, non ti perdono per averlo fatto soffrire un'altra volta. Non ti perdono per essere la causa del suo attuale malessere. Ed il solo fatto che tu abbia cercato un riavvicinamento ti rende ancora più ridicola di quello che sei.”

Non ebbe la forza di replicare. Tutto ciò che riuscì a fare fu aprire e richiudere la bocca, incredula di tali parole ma soprattutto del fatto che fosse stato proprio lui a pronunciarle.

Bill si era voltato di nuovo, senza aggiungere altro, fino a rinchiudersi in camera, lasciandola così sola con la sua vergogna.

Impiegò pochissimo tempo a rientrare in ascensore e raggiungere il proprio piano. L'umiliazione che la stava pervadendo non lasciava spazio all'immaginazione e sembrava volerle strappare anche l'ultimo pezzo di dignità intatta. Voleva solamente rifugiarsi a letto senza nemmeno cenare.

Hey.” le sorrise Luke non appena la vide entrare in camera. Il ragazzo era vestito di tutto punto; sembrava pronto ad uscire. “Hai l'aria distrutta.” notò mentre le si avvicinava, per poi stamparle un bacio sulle labbra.

Sono stanchissima.” mormorò lei, ancora scossa dall'incontro col vocalist, facendo per dirigersi a letto.

No!” esclamò improvvisamente il biondo, agguantandole una mano. “Stasera ti porto a cena fuori.” affermò con l'entusiasmo di un bambino negli occhi, il che la fece sentire impotente. “Non accetto un rifiuto. Ho trovato un ristorantino, non lontano, molto carino.”

Ingie sorrise intenerita a quel bel pensiero. Sentiva le palpebre particolarmente pesanti ed i muscoli appena indolenziti, vittime di una giornata di lavoro devastante. Non era sicura di poter addirittura sostenere una cena fuori.

Rischierei di addormentarmi con la testa sul tavolo.” provò.

Odiava dover reclinare un invito da parte sua; ancor di più se proposto con un simile entusiasmo.

Torniamo presto.” insistette lui, speranzoso. “Dai, è da un po' che non ceniamo in un bel ristorante. Poi siamo a Cologne, una città nuova. Non sei curiosa?”

Come poteva rifiutare di nuovo, davanti a quegli occhi azzurri e languidi?

Con un gran sospiro, decise di accontentarlo.

D'accordo. Il tempo di una doccia.” sorrise appena.

Il suo umore non era dei migliori per poter affrontare una cenetta romantica ed un gatto sarebbe stato sicuramente più di compagnia. Eppure, sapeva che Luke sarebbe stato felice in ogni caso, purché fossero insieme.

Era incredibile come da quando avevano ripreso la loro relazione, avesse imparato sempre più cose di lui, come se gli anni antecedenti non avessero mai significato nulla. Leggeva nella sfumatura delle sue iridi chiare l'amore infinito che provava per lei e quanto lo rendesse felice solamente un suo sguardo. Aveva imparato di lui che la cosa cui più teneva era la sua serenità e riconosceva ogni suo singolo sforzo per renderla per lo meno soddisfatta della sua vita. Gliene era molto grata e si ritrovò a pregare per la prima volta un Dio sconosciuto affinché potesse anche lei, un giorno, arrivare a ricambiare completamente il suo amore, perché era ciò che quel fantastico ragazzo meritava.

Terminati doccia e preparativi, lo raggiunse, scovandolo intento a curiosare sul proprio computer.

Pronta.” annunciò, cercando di mostrarsi il più gioiosa possibile.

Lui parve preso alla sprovvista, ma si affrettò a spegnere il portatile e riporlo al suo posto.

Che gnocca.” esclamò, facendola scoppiare a ridere.

Non ho messo nulla di speciale.” scrollò le spalle, dando un'occhiata ai jeans per cui aveva optato, come fossero il primo straccio trovato nell'armadio.

Infatti, per me, sei sempre una gnocca.” sorrise lui con la malizia nello sguardo. “Andiamo.”

Effettivamente, il ristorante non era lontano dall'albergo e vi arrivarono a piedi in pochi minuti. Non molto grande, godeva di un'atmosfera terribilmente tranquilla e piacevole. Il tenue giallo dei muri e la conseguente luce quasi soffusa conferivano una sorta di pace di cui aveva bisogno.

Mi piace.” sorrise non appena si sedettero l'uno di fronte all'altra, ad un tavolo appartato.

Poteva essere tutto dannatamente perfetto; poteva dichiararsi la ragazza più felice e fortunata della terra. Poteva camminare per le strade di qualsiasi città a testa alta, al fianco di Luke. Eppure, la sua vita era perennemente segnata da errori che andavano a guastare tale apparente impeccabilità.

Sono contento di essere qui con te. Potrebbe essere una sorta di vacanza che ancora non ci eravamo concessi.”

Nel pronunciare quelle parole, Luke le aveva preso la mano, carezzandola con il pollice, mentre i suoi occhi brillavano, pieni d'amore. Ingie sorrise appena, quasi in imbarazzo.

Anch'io.” si limitò a rispondere. Il 'ti amo', con Luke, era sempre stato un argomento tabù. Benché lui glielo ripetesse quasi ogni giorno, come per ricordarle quanto tenesse a lei e soprattutto a loro due, Ingie ancora non aveva trovato il coraggio o la convinzione adatta per ricambiare. Il dolore che ciò le provocava era indescrivibile, poiché continuava a renderla la ragazza meschina ed ingiusta che in realtà non era. Avrebbe tanto desiderato distruggere quel muro, quella corazza che si era creata, ma soprattutto, avrebbe voluto provare per Luke ciò che fino a qualche mese prima aveva provato con tanto ardore per Tom. Perché era così; il chitarrista era stato l'unico ragazzo che avesse mai realmente amato, in tutta la sua vita. “Sai, verrà Amanda con la bambina, domani sera.” esordì all'improvviso la ragazza con entusiasmo.

Luke sorrise sorpreso. Era al corrente del fatto che erano rimaste molto amiche e soprattutto in contatto, benché Ingie avesse intelligentemente tralasciato la parte in cui Amanda le dava informazioni sulla vita dei ragazzi.

Allora, la potrò finalmente conoscere.” rispose lui, sinceramente incuriosito. Ingie annuì energicamente, nell'esatto istante in cui giunsero al tavolo le loro portate precedentemente ordinate. “Hai più avuto occasione di incontrare Tom?” domandò all'improvviso Luke con espressione vaga, senza guardarla, occupato nel servirsi.

Ingie sollevò lo sguardo contrariato su di lui.

Possiamo evitare di parlarne almeno stasera?” commentò, ansiosa di sfociare nuovamente in una lite.

Era una domanda come un'altra.” scrollò le spalle lui, ma evidentemente teso. “Quindi?” insistette, questa volta guardandola in attesa di una risposta probabilmente negativa.

No.” tagliò corto lei. “E comunque, ti ho detto di stare tranquillo.” aggiunse, mentre si apprestava a tagliare la propria bistecca fumante. Il solo profumo le stordiva i sensi.

A volte è anche compito dell'altro cercare di dare delle sicurezze.”

Ingie aggrottò la fronte, tornando a scrutarlo senza comprendere. Che si fosse appena riferito indirettamente a lei?

Cosa intendi?” domandò perplessa, mentre un campanellino d'allarme prendeva a suonare nella sua testa. Qualcosa le diceva che quella conversazione non avrebbe portato a qualcosa di positivo.

Che, comunque, non ti sei mai impegnata più di tanto per permettermi di stare tranquillo.” mormorò lui, senza mai abbandonare quell'atteggiamento apparentemente disinteressato e superficiale, come se non volesse farle pesare eccessivamente quelle parole. “Non hai mai detto di amarmi, per esempio.”

Il panico imperversò. L'ultima conversazione che avrebbe voluto intraprendere con Luke era proprio quella e cercò disperatamente una maniera per tirarsene fuori.

Luke, andiamo, non avevamo chiarito la questione di Tom già l'altra sera?” ribatté appena seccata, tralasciando con classe l'argomento 'amore'. “Ti ho detto che lui non mi vorrebbe di nuovo. Questo, lo so con certezza.”

Come fai ad esserne certa? Magari lui ancora ti ama.”

Come poteva renderlo partecipe del confronto che aveva tenuto con il chitarrista, in terrazza? Avrebbe dovuto ancora una volta ammettere di nascondergli verità piuttosto rilevanti e quindi gettarsi nuovamente nel discorso della fiducia e della sincerità.

Senti, anche se fosse, non ti basta che io ti assicuri che non ti lascerei mai per lui?” sospirò, sperando vivamente che quelle parole lo convincessero, in qualche modo. “La mia vita è con te. Tom fa parte del passato, perché dovrei voler tornare con lui?”

Perché è colui che ti ha fatto rinascere.” Quella risposta la prese talmente in contropiede che quasi fece fatica a respirare. Aveva sentito una fitta all'altezza del petto, che le aveva fatto contrarre il viso in un'espressione di dolore. “Pensi che io non me ne renda conto?” Ingie si era ammutolita; non aveva il coraggio di proferire parola, poiché quelle considerazioni l'avevano toccata nel cuore, avevano sfiorato una vena scoperta. “Per quanto io possa avere i miei motivi per detestarlo, non posso non ricordarmi di questo.”

Quel ragazzo non poteva essere reale. Sembrava troppo bello, troppo perfetto per essere semplicemente umano. Se lo meritava davvero? No, lo sapeva. Non meritava nemmeno un capello di Luke.

Era commossa da tali parole, pronunciate con tanta sincerità nelle pupille puntate attentamente nelle sue, senza nemmeno scomporsi.

Sbatté un paio di volte le palpebre, con l'intento di disfare la vista fattasi improvvisamente annebbiata dalle lacrime, e portò una mano al viso del ragazzo, carezzandolo con delicatezza.

Non potrei mai chiedere di meglio, con te.”





***





Osservò distrattamente la nuvola di fumo che aveva appena lasciato fuoriuscire dalle sue labbra dischiuse e desiderò sentirsi così leggero, mentre combatteva con il pesante macigno che aveva trovato luogo sicuro nel suo stomaco, ormai da giorni. Chiuse gli occhi con un sospiro, mentre le immagini della sera in terrazza tornavano a farsi nitide nel suo cervello tormentato.

Mai nella vita si sarebbe sognato di parlare a quella maniera ad Ingie, ripensando a ciò che di bello e travolgente avevano vissuto assieme, ma soprattutto all'amore che ancora provava per lei. Eppure, era stato il suo cuore a parlare, o meglio, la sua rabbia, il suo risentimento, il suo dolore. Ogni singola parola pronunciata, per quanto forte e cattiva, era stata estremamente sincera e sentita.

Era così deluso da lei che faceva fatica a riconoscerla in quella stessa ragazza di cui si era innamorato, che aveva accolto nella sua vita, che aveva stretto a sé durante la notte e stuzzicato durante il giorno.

Dov'era finita quella Ingie indifesa, dolce ma reattiva che aveva sempre adorato? Dov'era finita la complicità che li aveva sempre legati? Dov'era finito l'amore che lei stessa aveva ammesso di provare per lui, mesi addietro? Possibile che avesse già cancellato tutto dalla memoria?

Una cosa era certa; era stanco. Non aveva la minima intenzione di riprovare da capo; non aveva intenzione di farsi il sangue marcio per cercare di riaverla e di combattere contro un ragazzo apparentemente perfetto. Lui non era perfetto e non voleva nemmeno esserlo; forse rappresentava ciò che di più sbagliato Ingie avrebbe potuto desiderare, ma per lo meno aveva conservato la propria dignità ed aveva saputo amare in modo sincero.

L'idea di dover guarire nuovamente da quel dolore era terrificante e si chiedeva se potesse riuscirvi come già aveva fatto, ma la paura a volte sembrava più forte di lui ed intenzionata a divorarlo in un sol boccone.

Non stai fumando un po' troppo, in questi giorni?”

La voce di suo fratello Bill lo fece sorridere appena, ringraziandolo mentalmente per il suo sostegno.

Diciamo che sono solo un po' nervoso.” rispose ironico, per poi spegnerla nel posacenere accanto a lui. Bill, una volta uscito sul balcone della sua stanza, si sedette sulla sedia al di là del tavolino dove già sedeva Tom da una buona mezzora. “Hai sentito Georg e Gustav?” gli domandò poi, cercando di accantonare i brutti pensieri.

Sì, arriveranno tra poco.” annuì il vocalist continuando a scrutarlo, come volesse assicurarsi che non stesse pensando al suicidio. “Amanda e David arrivano domani pomeriggio.” Tom sentì una fitta di lieve felicità trapassargli il petto. Aveva una tremenda voglia di tornare a strapazzare Lily, come faceva in studio, i primi tempi. Era strano come lui, mai realmente interessato ai bambini, fosse tanto attaccato a quella creatura così piccola e dolce. “Sai che si sente ancora con Ingie?”

Sì.” borbottò lui, gettando lo sguardo al panorama sottostante il balconcino. “Immagino dovrò sopportarlo.” Si prese una piccola pausa, in cui rifletté. “Bill, mi sento così furioso con lei.” ammise, stringendo le dita attorno al bordo del tavolino in legno, che quasi sembrava volesse piegarsi sotto la sua presa. “Così tanto da essere cattivo.”

La vendetta è una cosa inutile e controproducente, Tom.”

Non parlo di vendetta; non meriterebbe nemmeno il mio tempo. Vorrei solamente che riuscisse a capire cosa sia significato per me vederla sbattermi la porta in faccia.” Chiuse gli occhi, stringendo il pugno. “Vorrei che per un solo, minuscolo istante provasse ciò che ho provato io.”





***





Le loro dita intrecciate sembravano incollate; la passeggiata che si erano concessi nelle vicinanze, una volta abbandonato il ristorante, era stata quasi tacita ma incredibilmente piacevole. Non avevano più nemmeno sfiorato il discorso 'Tom', per sua gioia. Evidentemente, le parole da lei pronunciate, avevano suscitato in lui il giusto effetto. Era stata sincera nel farlo. Per la prima volta, si era sentita del tutto pulita nei suoi riguardi e priva di maschere; e forse lui l'aveva percepito forte e chiaro, tanto da tranquillizzarsi.

Non appena varcarono l'ingresso del loro albergo, lungo il vialetto notarono un'automobile scura, del tutto nuova, parcheggiata in un angolo. Le venne spontaneo guardarsi attorno, fino a che le sue pupille non entrarono bruscamente in contatto con due figure.

Il suo cuore prese a battere all'impazzata, mentre una sorta di sollievo prendeva possesso del suo corpo, scosso da fremiti. E fu nel momento in cui due occhi nocciola si posarono sulla sua immagine che non riuscì a trattenersi. Interrotta la presa della mano di Luke, corse in direzione del ragazzo che pareva sorriderle, per poi gettargli le braccia al collo, stringendolo come fosse stata l'ultima occasione.

Gus.” mormorò al suo orecchio, mentre percepiva le lacrime minacciare di smascherare la sua nostalgia. Fu sollevata nel sentire le braccia del biondo stringerla a loro volta, prive di rancore. “Mi sei mancato.” ammise nuovamente.

Anche tu, Ingie.” lo sentì sorridere. Nel frattempo, allungò una mano verso la spalla di Georg, il quale le fece una carezza sulla testa, con un sorriso sincero. “Ci è mancata la tua follia.” aggiunse in un misto di serenità e malinconia.

L'idea che non la odiassero come Bill fu per lei di vitale importanza. L'aiutò a comprendere quanto forte la loro amicizia fosse e quanto loro avessero provato a prendere le distanze dall'intera vicenda che, effettivamente, non li riguardava.

Alle sue spalle, udì i passi di Luke farsi sempre più vicini. Decise quindi di allontanarsi dal batterista per voltarsi nella sua direzione con un debole sorriso, ancora guastato dalle lacrime che si affrettò ad asciugare.

Loro sono Gustav e Georg.” spiegò senza ulteriori aggiunte. Luke sapeva perfettamente chi fossero, visti tutti i racconti cui lei si era permessa di lasciarsi andare in sua compagnia. Tornò ad osservare i ragazzi e fremette prima di parlare di nuovo. “Lui è Luke. Il – il mio fidanzato.”

Poté perfettamente scorgere lo sguardo quasi scioccato dei due ma fu loro grata per il fatto che si comportarono come se tale notizia non li avesse scossi.

Piacere di conoscervi.” fece Luke con educazione, seppur senza particolari feste, com'era ovvio che fosse.

Come stai, Ingie?” domandò a quel punto Georg, osservandola quasi perplesso.

Probabilmente, non si aspettava quel suo cambio di vita, come molti altri.

Bene.” sorrise fintamente lei; non voleva dare nell'occhio, con Luke affianco. “Voi? Quanto vi fermate?”

Purtroppo solo un paio di giorni. Veniamo, domani sera, alla prima diretta e dopodomani ripartiamo.” le rispose Gustav con la sua solita dolcezza. Ingie ne fu tremendamente delusa. Avrebbe tanto desiderato la loro vicinanza, benché fosse complicato, in presenza dei gemelli. “Ci sei riuscita.” le disse poi con un lieve sorriso in volto. La mora batté più volte le ciglia, non riuscendo a capire a cosa si riferisse. “A realizzare il tuo sogno.” le chiarì quindi.

Ingie si rilassò a sua volta in un sorriso sincero. Sapeva che si riferiva alla sua entrata nella compagnia, non a DSDS. Non aveva mai avuto occasione di complimentarsi veramente con lei, date le circostanze, e fu felice di scorgere fra i suoi lineamenti pura soddisfazione.

Si limitò ad annuire, cercando di mostrargli tutta la propria gratitudine.

Non hai portato Isa, Georg?” domandò poi, decisamente curiosa di sapere come stesse la ragazza con cui ricordava di aver passato un paio di momenti molto piacevoli.

Le improvvise espressioni enigmatiche dei due le fecero raggelare il sangue, pregando di non aver commesso qualche imbarazzante errore.

Ci siamo lasciati.” rispose il rosso con un mezzo sospiro.

Ingie si sentì trafiggere da una lama. Come poteva essere possibile?

Mio Dio, mi dispiace. Non immaginavo.” mormorò, portandosi le mani alla bocca.

Georg, dal suo canto, ne sventolò una stirando appena le labbra, come la cosa non avesse peso.

Tranquilla, non potevi saperlo.”

Hey, Hobbit!” Ingie sobbalzò nell'istante in cui la voce di Tom le perforò un orecchio. Lo vide uscire in giardino, seguito da suo fratello, per poi cambiare espressione alla sua presenza, soprattutto a quella di Luke. Dopo una rapida occhiata zelante, tornò ad osservare i ragazzi con apparente indifferenza. “Ti lascio una settimana e già ingrassi?” lo prese in giro, battendogli un paio di volte la mano sugli addominali.

Ingie e Bill si scambiarono uno sguardo teso, fino a che il cantante non spezzò il contatto.

Venite su, in camera?” domandò ai ragazzi, con l'evidente intenzione di abbandonare Ingie e Luke.

I due annuirono e, dopo aver accennato un saluto alla mora, seguirono il vocalist.

Io rimango a fumare una sigaretta e arrivo.” annunciò il chitarrista, mentre estraeva un pacchetto dalla tasca posteriore dei jeans.

Ingie afferrò la mano di Luke, con l'intento di rientrare anche lei, ma lo sentì opporsi lievemente. Si voltò verso di lui con la fronte corrugata.

Anche io mi fumo una sigaretta.” sussurrò lui, senza farsi sentire da Tom, alle loro spalle.

Un brivido di pura agitazione le attraversò lo stomaco e pregò che stesse scherzando.

Luke.” lo ammonì con sguardo severo e preoccupato.

Che avesse intenzione di affrontare Tom nonostante i loro discorsi? Non poteva sapere come entrambi avrebbero reagito alla minima provocazione. L'unica cosa di cui era a conoscenza era la rilevante reattività di entrambi e ciò non era per nulla incoraggiante.

Hai detto che ti fidi di me.” le sorrise appena.

Stava giocando sporco ma non poteva piazzare una scenata proprio davanti al chitarrista.

Vedi di fumarla in fretta.” lo avvertì allora, in evidente riferimento a qualsiasi dannata e folle idea avesse nei confronti di Tom.

Quando gli diede le spalle, si scambiò un lungo e profondo sguardo con il moro, prima di rientrare.





***





Vederle sfiorare la mano del ragazzo, aveva provocato in lui una fitta di gelosia talmente travolgente, che quasi temette di sfoderare un pugno da Guinnes proprio in faccia al biondino. Non poteva pensare al fatto che gli stessi lembi di pelle che aveva sfiorato con le proprie mani, ora fossero di proprietà di quel damerino. Nel momento in cui vide Ingie rientrare senza di lui, un sorriso furbo dilagò sul suo viso, poiché immaginasse che il fatidico momento del confronto con il famoso Luke stesse per avvenire.

Dai, sgancia la bomba.” commentò sardonico, senza nemmeno guardarlo. “Fremi dalla voglia di farti una bella chiacchierata.” continuò, dopo l'ennesima boccata di fumo.

Non ti conviene scherzare.” ribatté quasi minaccioso il biondo, cosa che portò Tom a voltarsi finalmente verso di lui con un sopracciglio alzato e l'espressione di chi la sapeva lunga.

Dovrei spaventarmi?” domandò retoricamente; il sarcasmo sempre più pungente.

Ho visto come guardi ancora Ingie, non sono cretino.”

Se non sei cretino, allora, immaginerai anche che non ho alcuna intenzione di sfiorarla nemmeno con un dito.”

Non so, con qualcuno non è mai abbastanza chiaro.”

Tom si lasciò andare ad un finto ghigno.

D'accordo, mettiamola così... Ingie non è più affar mio. C'è chi ama farsi prendere in giro. Io no. Ha scelto questa vita? Buon per lei, io me ne tengo fuori. Evidentemente, la minestra riscaldata non fa schifo a tutti.” Quella sua ultima provocazione, fece scattare Luke verso di lui, ma lo vide immobilizzarsi all'improvviso, come avesse udito una voce nella sua testa che lo pregava di fermarsi. “Poi, mi spieghi perché sei venuto a parlare con me? Ingie non ti da abbastanza sicurezze?” gli domandò quindi, sinceramente curioso. “Beh, è comprensibile. Come è passata da te a me, per poi passare nuovamente a te, non mi sorprenderei se domani la trovassi a letto con Sid.” La cattiveria ed il risentimento con cui aveva fatto quel commento quasi lo sorpresero. Possibile che la vicenda con Ingie l'avesse segnato in modo così netto? “Fossi in te, dormirei su sette cuscini.” decise di tagliare corto, schiacciando la sigaretta consunta sotto la suola della sua scarpa. “Almeno, per quanto riguarda me.”

Con le mani in tasca, come fosse la persona più tranquilla al mondo, gli diede le spalle fino a rientrare in hotel, mentre la verità bruciava dolorosa nel suo cuore.





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Bene, l'introduzione alla nuova storia termina con questo terzo capitolo. Dal prossimo partirà la trama vera e propria, che spero vi sorprenderà di volta in volta. Mi scuso per il ritardo enorme ma ho avuto dei giorni tremendi che non mi permettevano di conciliare i tempi. Per il prossimo cercherò di far passare meno! Un bacio e fatemi sapere!

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Capitolo 4
*** The show must go on ***


aaaaaaaaaaa


Four
The show must go on





Agli applausi, ormai, era abituata. Con tutti gli spettacoli cui aveva preso parte con la compagnia, poteva dire di essersi fatta le ossa. Eppure, le urla intrise di eccitazione e quasi disperazione erano per lei una novità. Quasi non credeva possibile che tutto quel fiato potesse fuoriuscire dai polmoni di semplici esseri umani e si chiese quanto fosse salutare. Era ovvio che tutte quelle ragazze strillassero per i celebri e richiesti gemelli Kaulitz, in trepidazione per il loro arrivo. Il frastuono andava semplicemente ad alimentare l'adrenalina che già l'aveva consumata fino a quella sera.

Nonostante ancora una buona mezzora li separava dall'inizio della diretta, tutti si trovavano nel backstage, impegnati con i preparativi. La sala del trucco era affollatissima; ballerini, giuria e conduttori condividevano quello spazio, ognuno affidato ad un makeup artist differente. Luke era già andato a prendere postazione in mezzo al pubblico, nell'immenso studio, ed era stato un bene, poiché la tensione che provava ad avere il chitarrista seduto ad un metro e mezzo da lei si era rivelata ancora una volta insostenibile.

Tom teneva gli occhi chiusi, mentre una delle tante truccatrici sfiorava la sua pelle morbida con un pennello intriso di fondotinta. Quasi le parve un'ingiustizia nei confronti di quel viso così curato. Ricordava gli attimi in cui vi si era soffermata, a letto con lui, sfiorandone ogni singolo poro con meticolosità. Aveva sempre trovato incredibile tale perfezione sul volto di un uomo.

Bill gli sedeva affianco, impegnato con i capelli. L'espressione seria e lo sguardo attento, fisso sul suo riflesso, facevano di lui il personaggio che ormai tutti conoscevano. Era strano osservarlo in tali fattezze, poiché rammentava il carattere così giocoso ed alle volte infantile che assumeva allo studio di registrazione, nella vita di tutti i giorni. Curioso come una telecamera potesse mutare in modo quasi irriconoscibile l'animo umano; eppure, aveva sempre apprezzato anche quel lato di loro, poiché parte della professione di cui andavano fieri.

Tornò ad osservare se stessa allo specchio. Un uomo sulla trentina stava lavorando da qualche minuto ad un'acconciatura particolarmente soddisfacente. In effetti, non era male farsi coccolare a quel modo. Nel frattempo, si chiedeva se Amanda fosse già in studio con David e la piccola Lily; non vedeva l'ora di riabbracciarla. Appena arrivata a Cologne, le aveva telefonato, ma non avevano avuto occasione di incontrarsi, viste le numerose prove cui Roy li aveva sottoposti per tutto il pomeriggio.

Finito.” annunciò l'uomo, posando nel frattempo spazzola e lacca sul tavolo di fronte a loro.

Grazie mille.” sorrise Ingie per poi alzarsi dalla sedia e recuperare il pacchetto di sigarette. “Adam, vieni a fumare?” domandò quindi al moro, seduto su una poltrona, intento a sfogliare distrattamente un giornale.

Non le sfuggì la velocissima occhiata che il chitarrista le aveva lanciato attraverso lo specchio.

Adam, dal suo canto, annuì e si alzò, per poi seguirla sulla terrazza.

Dio, non riesco a smettere di fissare i gemelli.” borbottò il ballerino, con la sigaretta fra le labbra, mentre cercava di accenderla. “Madre Natura ha deciso di farmi del male.” Ingie scoppiò a ridere, espirando di conseguenza la prima boccata di fumo. “Dai, cazzo, non si può essere così perfetti.” continuò a lamentarsi, come realmente scioccato.

Sarai al corrente del fatto che siano del tutto eterosessuali.” lo mise in guardia, sarcastica.

Conosco un sacco di gente che si è convertita.” ribatté lui, scrollando le spalle con noncuranza.

Se ci riesci con loro, meriti l'Oscar per le cose impossibili.”

Adam non sembrò convinto.

Tu non li trovi dannatamente sexy?” Quella domanda la prese in contropiede e impiegò tutte le forze di cui disponeva per non scomporsi minimamente. “Accantona Luke per un attimo, gli occhi sono fatti per guardare. Non è mica un tradimento ammettere di trovare sexy qualcuno.”

Ingie si lasciò sfuggire una piccolissima risata; se solo Adam fosse stato a conoscenza dei loro trascorsi.

Sono oggettivamente belli.” ammise con diplomazia ma il ragazzo non parve soddisfatto, motivo per il quale sbuffò sonoramente, sollevando gli occhi al cielo.

Odio la gente impegnata. Tutta riservata e casta.” commentò, gettando lo sguardo altrove.

Cosa dovrei dire? Che me li farei sul tavolo, davanti a tutti?” ridacchiò la mora, decisamente divertita da quella conversazione.

Per esempio.” annuì lui, portandola a schioccare la lingua contro il palato, con l'intento di tagliar corto.

Si presero qualche minuto di silenzio, in cui entrambi fumavano senza proferire un fiato, troppo intenti ad osservare la città di fronte ai loro volti. Tutto pareva così calmo, così rilassante. Per un momento, desiderò trascorrere l'intera serata lì, a contatto con la fresca brezza tedesca che le faceva accapponare appena la pelle scoperta delle gambe. Indossava una sorta di tubino che cadeva morbido sulle sue curve, fino a metà coscia. Ai piedi dei sandali col tacco. Le faceva strano tale vestiario; non aveva mai ballato un genere che non fosse prettamente hip hop, nonostante Roy avesse introdotto delle contaminazioni nella coreografia. Doveva essere pronta a fare tutto, da brava professionista. Quella sera, si sarebbe esibita tre volte: una volta da solista e due in gruppo; non vedeva l'ora di cominciare.

Non hai mai avuto esperienze con ragazze?” gli domandò all'improvviso poiché solo in quel momento si rese conto di non averlo mai realmente fatto.

Ciò sembrò stupirlo, portandolo a voltarsi nella sua direzione con sguardo malizioso.

Stai cercando di rimorchiarmi?” la stuzzicò.

Mi hai scoperto.” sospirò lei, reggendo il gioco.

Adam ridacchiò appena ed aspirò un altro po' di nicotina, mentre con lo sguardo tornava a carezzare il paesaggio semibuio.

Sono andato a letto con una ragazza, un po' di tempo fa.” ammise quindi. Ingie era allibita. “Non so, forse volevo provare qualcosa di diverso. Forse volevo vedere se anche una donna potesse soddisfarmi in quel senso. Ho avuto semplicemente conferma della mia omosessualità.” concluse con una semplice scrollata di spalle, come si fosse lasciato andare ad una breve storiella per bambini. “Voi ragazze siete sempre curiose di sapere se noi gay possiamo fare sesso anche con voi.” ridacchiò successivamente. “Certo che possiamo, non siamo alieni. Semplicemente, non ci soddisfa quanto andare a letto con un uomo.”

Ingie sorrise, gettando le pupille sulle proprie scarpe con disinvoltura.

Beh, io ti preferisco così. Non riesco ad immaginarti fare sesso con una ragazza.” commentò divertita.

Sì, anche io mi preferisco così.” concordò il ragazzo con una lieve risata, prima che un tecnico non li raggiunse in balcone per annunciare loro, in un inglese insicuro, che la diretta stava per avere inizio. “Andiamo a spaccare i culi.” esclamò quindi Adam, prima di rientrare con Ingie al seguito.

Tom e Bill erano spariti; probabilmente erano già pronti ad entrare in studio. Lei, dal suo canto, sarebbe entrata solamente alla seconda esibizione.

Osservò distrattamente Ty, Milo e Sid scaldarsi piuttosto tesi, per poi correre fuori dal camerino non appena si sentirono chiamare. Fu lieta di constatare che quella stanza era provvista di uno schermo, che avrebbe permesso a chi ancora non si esibiva di godersi la diretta.

Quanta gente.” commentò colpita Page, seduta accanto a lei, mentre insieme assistevano all'inizio della serata, che si prospettava piuttosto coinvolgente, oltre che chiassosa. “Innocua, oltretutto. Spero che Anthony non faccia il cafone.”

Ingie e Keri scoppiarono a ridere.

Non è il tipo da fare una piazzata in uno studio televisivo.” commentò Adam. “Al massimo, me lo potrei aspettare da Luke.”

L'ho addestrato a dovere.” scherzò la mora, tornando poi a concentrarsi sullo schermo, dove i gemelli Kaulitz facevano il loro nobile ingresso, salutando calorosamente il pubblico.

Aveva sentito un brivido lungo la colonna vertebrale. Tom le faceva sempre un certo effetto.

Dio, quanto sesso.” mormorò il ragazzo, affianco, suscitando altre risate attorno a lui. “Poi, il sesso con i gemelli mi ha sempre affascinato.” continuò, come fosse solo.

Abbiamo capito, Adam.” rise Keri. “Hai reso fantasticamente l'idea.”

Nessuno ti vieta di unirti a noi.” le comunicò quindi il ballerino, con malizia.

Zitti!” si lamentò Page, cercando di udire ciò che i conduttori dicevano. Fecero appena in tempo ad assistere alla presentazione del primo concorrente con la conseguente entrata in scena dei loro compagni, per i quali presero a fare il tifo, sebbene non potessero sentirle. “Fantastici.”

Devo cominciare a scaldarmi.” parlò Ingie, alzandosi dalla sedia per fare un po' di stretching, ma senza mai perdere d'occhio il televisore.

Il suo cuore batteva all'impazzata e non sapeva se fosse più nervosa per l'esibizione in sé o per il fatto che Tom la vedesse per la prima volta in scena. Certo, l'aveva già osservata ballare, ma mai in un simile contesto. In più, continuava a pensare al momento in cui avrebbe dovuto sdraiarsi su quel dannato tavolo, proprio sotto i suoi occhi, e non riusciva a fare a meno di continuare a maledire Roy con tutte le sue forze.

Intanto, Mateo era stato il primo chiamato ad esprimere un proprio parere su quell'esibizione d'apertura.

Io trovo molto fascinoso Mateo, invece.” esordì Page, sotto gli sguardi allibiti dei suoi compagni.

Non per rovinarti la festa, ma sei fidanzata.” obiettò Adam, senza guardarla.

Guardare e apprezzare non è considerabile un tradimento.” precisò la bionda, puntigliosa.

Ingie, ora non mi dirai che a te piace Dieter, vero? Perché me ne vado.” continuò il ragazzo, mentre Ingie, alle sue spalle, ridacchiava, allungando i muscoli della schiena.

Fortunatamente i miei standard non sono ancora così bassi.” rispose. “Con tutto rispetto per Dieter.” aggiunse poi con una piccola risata, prima di ammutolirsi davanti all'immagine di Tom che iniziava a parlare, sotto le urla delle ragazze in studio.

Mi è piaciuta la tua esibizione. Credo tu sia migliorato molto dalle audizioni...

Non aveva mai avuto nemmeno lei modo di osservarlo in un contesto simile. Gli era sempre stata accanto nella quotidianità ed aveva assistito solamente ad un loro concerto, ma mai sarebbe stata in grado di associarlo ad una giuria. Così serio, ma ironico al tempo stesso; così attento e meticoloso nell'esprimere un giudizio tecnico. Pareva un'altra persona.

Era talmente immersa in quei pensieri pericolosi, che non si era accorta che un uomo era arrivato per chiederle di seguirlo, mentre Ty, Sid e Milo erano rientrati in camerino. Si affrettò quindi ad uscire dalla stanza, sotto gli auguri dei suoi compagni.

Giunse nel backstage, dove trovò il secondo cantante ad attendere particolarmente nervoso, con il microfono in mano e lo sguardo fisso sulle scarpe.

L'adrenalina le riempiva le vene, aumentando di secondo in secondo, e le ricordava quanto amasse ballare.

Sfiorò con le dita il tatuaggio sul cuore e con il pensiero l'immagine di suo fratello Tom.

Andiamo a ballare insieme, fratellone.

Fu in quel preciso istante che la sua mente si azzerò del tutto e quando si trovò sul palco, con le luci abbassate, quasi si chiese come vi fosse salita.

La musica partì.

Leggerezza, felicità, completezza. Era ciò che di più bello quella magia le trasmetteva ed i sentimenti più travolgenti di cui riusciva ad appropriarsi, solamente muovendo un braccio. Era nata per quello, era nata per lasciarsi andare ad ogni nota, per bearsi dell'attenzione del pubblico, ma soprattutto per estraniarsi dal mondo reale, anche solo per un attimo.

Girava attorno al concorrente, interagiva con lui, lo provocava, si allontanava nuovamente. La tensione era svanita, l'adrenalina era sempre più violenta, il battito cardiaco quasi non si faceva più sentire.

E, intanto, era giunto il momento.

Senza mai smettere di muoversi sinuosamente, sotto il ritmo di quella musica travolgente, si avvicinò con fare sensuale al tavolo della giuria, dove gli sguardi maschili non la perdevano d'occhio, come timorosi di qualcosa di inaspettato.

Con estrema leggerezza, vi si distese.

Il cuore sembrò tornare a reclamare la propria presenza, non appena il suo sguardo entrò in contatto con quello infuocato di Tom. Quello sguardo così simile a quelli sfoderati durante i loro momenti di intimità, che si sentì mancare il fiato. Quello sguardo che le aveva sempre voluto dire 'ti voglio'. Quello sguardo che l'aveva sempre fatta sentire donna. Per un attimo, ebbe come l'impressione che volesse agguantarla e possederla lì, davanti a tutti, fino a che non lo vide interrompere il contatto visivo, per instaurarlo con il cantante.

Era vero, l'amore per Tom era forse svanito, ma le emozioni che avevano provato assieme erano ancora vive nella sua memoria; e sapeva che era lo stesso per lui.

Chiuse gli occhi e continuò a muoversi con eleganza, sotto le pupille affamate di Mateo e l'espressione indifferente di Bill, fino a che non si rialzò e raggiunse con pochi passi il concorrente.

Silenzio.

Un boato di applausi si levò all'interno dello studio e, non appena la luce si riaccese, la mora corse di nuovo in direzione del backstage, dove prese fiato.

La prima esibizione era andata.

Chiuse gli occhi e si fece forza per scacciare dalla mente l'immagine di quelle iridi castane, così profonde, così espressive e meravigliose. Forse, per un attimo, avevano nuovamente condiviso qualcosa di solamente loro.





***





Non seppe dire quante volte aveva deglutito.

L'aveva provocato con lo sguardo, lo sapeva. Gli si era sdraiata davanti, seminuda, quasi sfacciata; così tanto, che l'aveva odiata ancora di più. Come un flash, gli era tornato alla mente ogni singolo ricordo delle loro nottate, portandolo ad agitarsi appena sulla sedia. Ricordava quella dannata attrazione fisica con la quale avevano lottato entrambi per mesi, prima di cedere alla tentazione. Ricordava quanta fatica costava loro stare lontani per più di un'ora, come uno la droga dell'altra. E tutta quell'attrazione, oltre all'amore, era ancora lì, bruciante. A dire il vero, non era mai realmente svanita. Gli mancavano la consistenza e l'odore della sua pelle liscia che adorava carezzare; gli mancavano i suoi occhi scuri puntati con desiderio sulla sua figura, perché lo facevano sentire importante. Gli mancava anche solamente litigare con lei, per poi finire il tutto rotolandosi fra le lenzuola. Il loro rapporto era sempre stato così perfetto, nella sua imperfezione. Era quel tipo di relazione che qualsiasi uomo avrebbe desiderato, fatta di ironia, passione, amore e tanto divertimento. La noia era un'estranea, così come l'angoscia e la tristezza. Con lei si era sempre sentito completo e più vi rifletteva, più lo stomaco si accartocciava in una morsa insopportabile. Erano proprio quelli i motivi per cui era furioso con lei; la odiava per aver mandato all'aria ciò che di perfetto stavano vivendo assieme. Aveva mandato all'aria la sua possibilità di essere felice con lei, perché sapeva che ne sarebbero stati in grado. Ora sentiva solo una maledetta voglia di vederla soffrire, proprio come stava facendo lui; voleva ricambiarle il favore, in qualche modo, come non avesse potuto sopportare di vivere un sentimento simile senza di lei.

Camminava lungo il corridoio, in direzione della stanza dove sapeva si sarebbe tenuto il piccolissimo festeggiamento con l'intera produzione, in onore della prima serata di DSDS. Questa si era rivelata un grande successo e, nonostante non si sentisse dell'esatto umore per festeggiare, poteva definirsi piuttosto soddisfatto. Bill, al suo fianco, ripeteva da ore di essere affamato ed aveva colto quell'occasione al volo per riempirsi lo stomaco.

Al loro ingresso, trovarono tutti coloro che lavoravano al programma con bicchieri di spumante in mano o salatini di ogni tipo, i quali non impiegarono molto tempo a catturare l'attenzione del vocalist.

Eccovi!” esclamò quello che ricordò si chiamasse Adam, saltellando nella loro direzione con eccessivo entusiasmo. “Siete stati fantastici.” si complimentò il ragazzo e Tom non poté fare a meno di sorridere, quasi in imbarazzo.

Diciamo che non eravamo esattamente i protagonisti della serata.” rispose con sincerità, in un inglese comprensibile, accettando di buon grado il bicchiere che il ballerino stava gentilmente offrendo a lui e suo fratello.

Spostò momentaneamente lo sguardo alle spalle di Adam, dove trovò Ingie intenta a ridere spensieratamente con Sid e Ty. Un bicchiere di spumante in mano. Non poté fare a meno di pensare che fosse bellissima, ma scacciò quel pensiero, tornando a concentrarsi sul moro davanti a lui.

Che ne dite se una di queste sere organizziamo un'uscita tutti assieme?” parlò quest'ultimo, senza abbandonare l'entusiasmo.

L'ultima cosa che Tom voleva fare era passare del tempo supplementare con Ingie ma, pensandoci bene, comportarsi come non gli importasse più nulla di averla affianco era la soluzione più ovvia ai suoi problemi.

Credo non sia...” cominciò Bill, pensando di venirgli in aiuto, ma lui lo interruppe immediatamente.

... Male, come idea. Assolutamente sì.” acconsentì.

Ignorò l'occhiata interrogativa di Bill, probabilmente curioso di sapere cosa avesse in mente. A dire il vero, non lo sapeva nemmeno lui. Forse voleva semplicemente dimostrare ad Ingie che poteva vivere benissimo, anche senza di lei; ma soprattutto, che la sua vicinanza non gli faceva alcun effetto.

Perfetto!” esclamò Adam, visibilmente soddisfatto.

Hey, volete un salatino?”

Quella che doveva essere Keri si era avvicinata ai tre con un vassoio in mano.

Oh, sì, grazie! Muoio di fame!” rispose immediatamente Bill, per poi fiondarsi sul cibo, senza mezze misure. “Oh, sì.” sospirò, masticando il primo boccone con aria sognante.

La ragazza ed Adam ridacchiarono, piuttosto divertiti.

Scusatelo, il cibo è la sua unica consolazione.” fece Tom, ironico, guadagnandosi un bel calcio allo stinco da parte del biondo.

Adam, hai una sigaretta?” domandò all'improvviso Keri al ballerino, ma questo scosse la testa, intento a masticare. “Ho bisogno di fumare.”

Io ce l'ho.” disse quindi il chitarrista, estraendo nel frattempo il pacchetto dalla tasca dei jeans. “Anche io ne fumo una, ti faccio compagnia. Bill, tu fumi?” chiese poi a suo fratello, le cui guance sembravano sul punto di esplodere, piene di cibo.

No, io sto qui a mangiare.” rispose, a bocca piena.

Tom scosse la testa divertito e poi si avviò verso il balconcino, seguito dalla ballerina. Passando affianco ad Ingie, lo sguardo che si scambiarono fu destabilizzante, ma decise di ignorarlo.

Una volta fuori, entrambi si accesero una sigaretta e presero a fumare in tranquillità.

Grazie.” sorrise la ragazza, dopo il primo tiro.

Figurati.” rispose Tom, gentilmente. “Ho visto che fumate tutti nel gruppo. Il vostro coreografo ve lo permette?” domandò curioso con un pizzico di sarcasmo.

Diciamo che si è rassegnato.” commentò Keri, dopo aver liberato una nuvola di fumo grigiastro. “Forse è l'unico vizio che possiamo concederci.”

Ne so qualcosa.” annuì lui, per poi guardare la strada, a qualche metro da loro. “Siete tutti molto bravi.” si complimentò poi, tornando a scrutarla.

Grazie.” ripeté lei. “Io invece non ho mai avuto occasione di ascoltare le vostre canzoni. Ne conosco solo una e devo dire che mi è piaciuta molto.”

Sì, beh, in America siamo un po' meno conosciuti. È per quello che io e mio fratello stiamo pensando di trasferirci a Los Angeles, almeno per un po'.”

Non dev'essere facile la vita da rockstar.”

Oh, ha tanti lati positivi. Poi, però, arrivano i paparazzi e ti rovinano la festa.”

Non è stressante anche il solo pensiero di non deludere le aspettative del proprio pubblico?”

Terribilmente stressante. Ma se ci facessimo tutti destabilizzare da questo, non combineremmo più nulla. Bisogna anche osare nella vita.”

Completamente d'accordo.” Si presero qualche attimo di silenzio, in cui Tom gettò una rapida occhiata all'interno della sala, constatando che Ingie era ancora intenta a chiacchierare animatamente con i suoi compagni. Sembrava serena, estremamente pacifica e rilassata. Avrebbe pagato oro per poter dire lo stesso di sé. All'improvviso, la figura di Luke fece la propria entrata trionfale. Il bicchiere che ancora teneva in mano, sembrò sul punto di rompersi per l'incredibile forza con cui lo stava stritolando, come fosse la testa del biondino. E quando lo vide posare un bacio sulle labbra di Ingie, fu costretto a guardare altrove. “Adam vi sta stressando la vita.” ridacchiò ad un tratto la ragazza.

Tom, dal suo canto, sorrise, fingendosi tranquillo.

No, è simpatico.” rispose. “Un tipo bizzarro.”

Sta cercando di farvi diventare gay.” aggiunse lei con un sogghigno.

Il chitarrista per poco non si strozzò con il fumo.

Beh, spero abbia capito che è un'impresa impossibile.” esclamò sulla difensiva. “Sto benissimo nella mia eterosessualità, al momento.” fece con ironia. Keri ridacchiò appena, per poi posare lo sguardo sul diretto interessato, il quale era ancora immerso in una curiosa conversazione con Bill, che sembrava assecondarlo. Quando Tom terminò la sigaretta, la gettò nel posacenere sul tavolino che lo affiancava. “Rientro.” le sorrise quindi.

Anche io.” annuì lei, seguendolo.





***





Non li aveva persi d'occhio un solo istante.

Non le dava fastidio. Assolutamente. D'altronde non vi era nulla di male, in ciò che aveva visto; eppure, si era preoccupata di tenere sotto controllo la situazione, senza farsi notare da Luke.

Quando Keri le si avvicinò, le sorrise.

Che mi sono persa?” domandò la ragazza, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Nulla, a parte Adam che cerca di violentare Bill Kaulitz.” rispose Page.

Oh, quello, lo sapevo. Ne ho parlato con Tom fino ad ora.” Ingie scoccò un'occhiata veloce a Luke e notò che aveva cambiato espressione, indurendo la mascella. “Sono simpatici.”

Sì, hanno uno spiccato senso dell'umorismo.” fece il biondino con quello che solo Ingie registrò come cupo sarcasmo.

Io vado un momento in bagno.” decise di congedarsi, per non dover entrare in qualche strano e scomodo discorso riguardante i gemelli.

Sotto lo sguardo enigmatico di Luke, si affrettò ad uscire dalla sala, per poi percorrere il lungo corridoio, fino a raggiungere il bagno. Si aggrappò al lavandino e sbuffò sonoramente; quella situazione stava divenendo sempre più pesante da reggere ed avrebbe tanto voluto godersi quel nuovo lavoro in pace e priva di preoccupazioni.

Ad un tratto, udì il rumore di uno sciacquone, accanto a lei, e quando la porta si aprì, per poco non le venne un infarto. Quando era uscito Tom? Che fosse quella la causa dello sguardo di Luke?

Maledette me e la mia dannata distrazione.

Si scambiarono una lunga occhiata attraverso lo specchio, sorpresi entrambi di trovarsi lì, poi Tom la affiancò come nulla fosse per lavarsi le mani.

Ho avuto un'interessante conversazione con il tuo nuovo fidanzato. O vecchio, dipende dai punti di vista.” esordì improvvisamente il chitarrista, con scherno, senza guardarla. Ingie decise di ignorare quella provocazione e rimase in silenzio, attendendo che proseguisse il discorso. “Penso tu ti debba impegnare un po' di più per farlo dormire tranquillo.”

Queste non sono cose che ti riguardano.” rispose lei con insolita freddezza.

Sì, se mi tirate in mezzo.” precisò lui come la cosa non lo toccasse minimamente. “Capisco che per lui sia difficile credere che tu sia una ragazza fedele, ma gradirei non essere coinvolto nelle vostre faccende da coppietta in crisi. Quindi faresti bene ad essere un tantino più convincente con lui.” concluse, una volta finito di asciugarsi le mani con un pezzo di Scottex.

Ingie si era sentita percorrere da una scossa di indignazione, che cercò di non sfogare in una scarica di pugni contro il ragazzo.

Primo, non devi permetterti di fare certe insinuazioni sul mio conto. Secondo, non siamo in crisi. Terzo, gestisco benissimo da sola la mia relazione, senza che tu mi dica come comportarmi.” ribatté a tono, piuttosto infervorata. “Senti, so che sei ferito, ma questo non deve farti diventare la persona che non sei.”

Che persona sono io?” Le si avvicinò pericolosamente ed il cuore prese a battere all'impazzata, forse spaventata da ciò che avrebbe potuto fare. “Che persona hai conosciuto tu?” le domandò ancora con sguardo talmente penetrante che si sentì quasi nuda sotto i suoi occhi. “La gente può rivelarsi una delusione, no? Potresti aver conosciuto la parte finta di Tom Kaulitz, non credi?”

Sapeva che quelle parole erano piene di riferimenti a lei e a ciò che aveva fatto.

No.” mormorò la ragazza, percependo un lieve magone farsi strada nella sua gola. “Ho conosciuto la parte migliore di lui.”

La dolcezza con cui aveva parlato aveva destabilizzato entrambi. Vi era una nota malinconica, che non aveva potuto controllare ed evitare. Si sentiva ancora legata a lui, in qualche modo strano e rovinoso.

Beh, te la sei lasciata sfuggire come niente, allora.”

Quel poco più di un sussurro le aveva fatto male, perché una parte di lei non aveva potuto fare a meno di scorgervi un pizzico di cruda verità.

Non farti divorare dal rancore. Non lo meriti.” le venne spontaneo dire, provocando in lui un ghigno malinconico.

Forse ti dai troppa importanza, Ingie.” rispose. “Io non porto nessun rancore. Puoi fare quello che ti pare; non sei più cosa che mi riguarda. E mi sembra di aver già messo in chiaro che fra le mie priorità ed i miei bisogni, tu non ci sei più.” Le diede le spalle, incamminandosi in direzione dell'uscita, ma prima di aprire la porta si fermò, continuando ad ignorarla con lo sguardo. “Forse quella che non riesce a voltare realmente pagina sei tu.”

Ricevuta l'ennesima pugnalata, si trovò di nuovo sola.





***





Era tornata in sala con aria apparentemente tranquilla; non voleva di certo dare nell'occhio, né con Luke, né – soprattutto – con Tom. Il suo orgoglio, ancora una volta, aveva reclamato i propri diritti, portandola a comportarsi come non fosse mai successo nulla. L'occhiata che si scambiò con il chitarrista fu rapida e disinteressata, fino a che non raggiunse nuovamente il suo ragazzo, intento a chiacchierare con i suoi compagni di ballo.

Ingie, abbiamo deciso di andare a ballare, domani sera.” annunciò Ty, non appena la vide.

E abbiamo invitato anche i gemelli.” cinguettò Adam, ancora fomentato dalla semplice idea. La mora cercò di non emettere un urlo che avrebbe sventrato gli interi studi ed il suo sguardo volò immediatamente su Luke, il quale parve invece non battere ciglio. “In discoteca possono accadere cose interessanti.” aggiunse con la malizia che bruciava negli occhi, pensando a chissà quale inquietante scena a luci rosse con i Kaulitz.

A quell'ultima frase, Luke si voltò a scrutarla per pochi secondi, come per ricordarle di comportarsi bene e non cadere in qualche stupida trappola con il chitarrista; cosa che ricambiò con un piccolo sorriso rassicurante.

Signorina Cook?”

Quella voce femminile, a qualche metro dalle sue spalle, la fece trasalire, poiché impiegò pochissimi istanti per darle un'identità.

Senza nemmeno riflettere, si voltò e spiccò una breve corsa fino a gettarsi fra le braccia di Amanda, che ricambiò la stretta con immenso affetto.

Percepiva un violento nodo alla gola, che le impediva di proferire una sola parola, quindi si lasciò semplicemente andare a quell'abbraccio che le era mancato da quasi un anno.

Fate largo, arriva il mammo.”

Sciolse la stretta con un sorriso, non appena vide David avvicinarsi con un piccolo fagottino dormiente fra le braccia.

Oh mio Dio.” mormorò la ragazza prima di posare una lieve carezza sulla testolina interamente coperta di infiniti capelli scurissimi. “Ciao, Lily.” sussurrò rapita da tanta perfezione, per poi sorridere appena al manager, i cui occhi blu brillavano di una serenità del tutto nuova. “È stupenda.” commentò ancora scossa da quelle emozioni sconosciute.

Per una frazione di secondo, aveva desiderato essere mamma seduta stante.

Sei stata bravissima. Non ti avevo mai visto ballare.” si era avvicinata nuovamente Amanda, mentre David si incamminava verso i gemelli, senza abbandonare sua figlia.

Grazie.” sorrise la mora, fino a che la bionda non si schiarì la voce per poi abbassarla di un tono.

Com'è la situazione?”

Ingie scrollò le spalle.

Come al solito. Poi ti spiego.” sussurrò, giusto in tempo per l'arrivo di Luke. “Ti presento Luke. Luke, Amanda.” disse quindi, come nulla fosse.

Piacere.” sorrise Amanda, stringendogli la mano.

Finalmente ti conosco.” ricambiò il biondo. “Ingie mi parla sempre di te.”

Beh, spero mi abbia fatto una buona pubblicità!” ridacchiò lei.

Impeccabile.” confermò Luke.

Ingie si sentiva a disagio. Quella nuova situazione era del tutto strana, quasi assurda e sbagliata. Ricordava i momenti trascorsi assieme a lei, quando era ancora coinvolta da Tom, allo studio di registrazione. Ora invece le presentava il suo nuovo fidanzato, con la figura del chitarrista a pochi metri.

Quanto vi fermate?” le domandò Ingie, di nuovo sola con lei.

Solo un paio di giorni.” rispose la bionda, suscitando in lei una sensazione di vuoto, di delusione. “Abbiamo tante cose da fare a casa e, anche se non sembra, Lily ci tiene molto impegnati.” spiegò.

Ma tornerete?” indagò immediatamente Ingie con la speranza negli occhi.

Ma certo.” annuì Amanda, sorridente. All'improvviso, Ingie fu catturata da un'immagine che oltre a colpirla profondamente, desiderò di non aver mai visto. Tom stringeva fra le braccia la piccola Lily, camminando per la stanza mentre la cullava delicatamente. Le sue pupille non riuscivano ad abbandonare quella scena, che la fece quasi commuovere. Non aveva mai avuto occasione di osservare il ragazzo in quelle vesti così dolci ed inaspettate. Non aveva mai manifestato particolare amore per i bambini e di certo non immaginava che potesse essere così bravo e tenero con uno di loro. Pareva un'altra persona; il suo volto era disteso in un lieve sorriso, mentre i suoi occhi non si stancavano di scrutare la bambina, ancora beatamente addormentata. “Tom la ama alla follia.” udì improvvisamente. Si voltò come colta in flagrante verso Amanda e non fiatò. La bionda aveva tutta l'aria di chi aveva perfettamente compreso cosa il suo cervello stesse formulando in quel preciso istante. “Fa strano, eh?”

Ingie tornò a carezzare con lo sguardo il moro, che pareva ignaro delle loro attenzioni, e si sentì scaldare nuovamente il cuore. Faceva molto strano.

Ha un'aria così diversa. Sembra quasi un padre.” ammise a voce bassa, come si vergognasse anche solamente di pensare qualcosa di simile. “Non l'ho mai visto così.”

Nemmeno noi. È stato una sorpresa per tutti.” confermò Amanda. “Spesso, è proprio la gente che meno ti aspetti a colpirti.”

Mi – fa piacere vederlo così.”

Ti fa semplicemente piacere o ti emoziona?”

Ingie tornò a scrutarla quasi scioccata.

No, Amanda, non cominciare a mettermi in testa queste cose. Io non lo amo più, lo sai.” reagì d'istinto con l'agitazione che la scuoteva appena.

Perché ti animi? Poi, se sei convinta di non amarlo, potrei dirti qualsiasi cosa; tu non la ascolteresti, no?”

Ed è così, infatti.” sbottò Ingie, sotto lo sguardo enigmatico dell'amica. “Senti, non ne parliamo più. Dove sono Georg e Gustav, piuttosto?”

Sono tornati in albergo. Erano stanchissimi.”

Ingie ne fu tremendamente amareggiata. Anche i ragazzi sarebbero ripartiti a breve e non aveva ancora avuto occasione di trascorrere un po' di tempo con loro, chiacchierando come una volta. Quell'atmosfera così familiare le mancava dannatamente ed avrebbe pagato oro per riaverla, ma sapeva anche che non era un sogno realizzabile, poiché avrebbe sempre dovuto associare la loro presenza a quella dei gemelli, i quali ormai l'avevano cancellata dalla loro vita.





***





Avevano fatto ritorno all'hotel molto tardi. Ingie si sentiva devastata dal sonno ed ogni suo singolo muscolo reclamava un morbido materasso, accompagnato da un altrettanto morbido cuscino. Inoltre, i piedi le facevano molto male e non vedeva l'ora di sbarazzarsi delle scarpe. Gettò la borsa sulla sedia accanto al letto e si lasciò cadere tra le lenzuola per poi chiudere gli occhi. Si sarebbe addormentata a quel modo, se Luke non l'avesse sovrastata con il suo corpo.

Ho sonno.” borbottò lei.

Domani mattina parto.” parlò lui, ignorando la sua lamentela, cosa che le fece riaprire gli occhi con sorpresa.

Come?” domandò perplessa.

Te l'avevo detto, che avrei fatto avanti e indietro per il lavoro.” si giustificò lui, giocherellando con i suoi capelli corvini.

Sì, ma non pensavo che saresti tornato a New York già domani. Così, senza preavviso.”

Volevo farti godere la prima diretta, senza pensieri.”

Ingie restò qualche attimo in silenzio. Non sapeva il motivo, ma l'idea che Luke potesse lasciarla sola a Cologne le provocava una strana apprensione alla bocca dello stomaco. Come se non bastasse, la sua mente volò immediatamente sull'immagine di Tom; non era un buon momento per venire abbandonata da Luke, nonostante si sentisse perfettamente immune dalla presenza del chitarrista. O almeno, era ciò di cui provava a convincersi giorno dopo giorno, con qualche apparente risultato.

Non partire.” mugolò, con tono infantile. “Seriamente.” aggiunse.

Perché ti preoccupi?” le sorrise lui, carezzandole il naso con il proprio. “E poi, sai bene che non posso. È il lavoro, non è un capriccio.”

Lo so.” sospirò lei. “Ma non mi piace che mi lasci sola.”

Torno la prossima settimana, devi stare tranquilla.” Non rispose; abbassò semplicemente lo sguardo sul suo mento. “Piuttosto, io dovrei preoccuparmi a lasciarti qui da sola.”

Ingie sbuffò sonoramente.

Non ricominciare.” esclamò seccata.

Non ricomincio.” si arrese lui, prendendo poi a baciarle con dolcezza il collo.

Con un leggero sospiro, si lasciò andare a quelle attenzioni.

Avrebbe dovuto evitare il più possibile ogni contatto con il chitarrista, fino a che Luke non avesse fatto ritorno.

Sollevò le braccia, lasciandosi sfilare la maglia.

Si sentiva così dannatamente stupida, che desiderava prendersi a schiaffi. Non solo il suo fidanzato non si fidava più di lei, ma persino lei aveva cominciato a dubitare della propria forza di volontà. Quella stessa forza che l'aveva sempre abbandonata, di fronte a Tom, sin dai tempi dello studio.

Luke la prese quasi con irruenza, come volesse colmare il vuoto che avrebbe provato in quella settimana, ed Ingie chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla passione.

Solamente una settimana.

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Capitolo 5
*** Trying to escape ***


ciao


Five
Trying to escape





Quegli occhioni azzurri, puntati su di lei da qualche minuto, le facevano sciogliere il cuore.

Lily era la bambina più innocua che avesse mai avuto occasione di conoscere. Giaceva fra le sue braccia e la osservava in silenzio, rapita, come volesse studiare il comportamento adulto.

Amanda sedeva affianco a lei. Si erano prese entrambe la mattinata libera, lontane da tutti, per sedere sulle sponde del Reno, che scorreva tranquillo vicino. Il sole, seppur delicatamente, splendeva sopra di loro affievolendo il freddo tedesco.

Luke era partito proprio quella mattina, molto presto, raccomandandole ancora una volta con un semplice sguardo di comportarsi bene. Dal suo canto, Ingie si era sentita un po' sottovalutata. Era vero che il chitarrista era capace, il più delle volte, di renderla inerme, ma che il biondo non riponesse la minima fiducia in lei era quasi offensivo.

Eppure, la sua parte più razionale le diceva che quell'atteggiamento era normale, considerati i suoi precedenti. Molto probabilmente, anche lei si sarebbe comportata alla stessa maniera, nei suoi panni.

Ti piacerebbe diventare mamma?” le domandò all'improvviso l'amica, facendola quasi sobbalzare.

L'aveva presa tremendamente in contropiede. Era un argomento di cui non adorava parlare, che la metteva sempre un po' in imbarazzo.

Gettò nuovamente lo sguardo su Lily e sorrise appena.

Beh, penso sia il sogno di ogni donna.” mormorò, quasi vergognandosene.

Ti ci vedo, sai?” le sorrise la bionda. “L'istinto materno, a quanto ho capito, non ti manca.” Ingie continuava a scrutare la bimba. “Faresti un figlio con Luke?”

Per poco la mora non si strozzò con la sua stessa saliva. Avrebbe dovuto prevederlo.

Si prese qualche attimo, in cui cominciò a muoversi nervosamente sul posto, riflettendo su quella dannata domanda.

Al momento, non penso ad avere figli. Ho ventun anni.” tagliò corto, senza guardarla.

Sì ma saprai se vedi Luke come l'uomo della tua vita o no. Una ragazza dovrebbe sentirlo.” insistette Amanda.

Ingie sospirò con nervosismo per poi voltarsi finalmente nella sua direzione.

Dove vuoi arrivare?” le chiese, diretta.

Sapeva che l'amica – com'era prevedibile – non faceva mistero del suo desiderio di rivederla con Tom.

Al fatto che Luke non ti rende felice, Ingie.” sbottò la bionda, come non potendo trattenere oltre quel pensiero.

Come fai a saperlo? Non puoi entrare nel mio cervello.” si difese immediatamente la mora.

No ma posso ricordarmi com'eri con Tom.” ribatté di nuovo Amanda, estremamente seria. “Quelle stesse risate, quello stesso sguardo spensierato, non li vedo più.”

Mi vedi da appena un giorno e mezzo.” precisò Ingie.

Sai cosa intendo. Mi basta mezzo secondo per leggerti in faccia. È così palese.”

Io sto bene con Luke.”

Stai bene ma non lo ami.”

Non puoi saperlo!”

Non hai fatto nulla fino ad ora per negarlo.”

La mora sospirò colta in flagrante. Aveva perfettamente ragione, ma come poteva solo lontanamente ammetterlo?

Senti, con Luke sto bene, mi diverto, c'è intesa mentale.” mormorò. “Al momento, non ho bisogno di altro.”

Ma poi, in futuro? Stare semplicemente bene con lui ti basterà ancora? Arriverai anche tu a farti una famiglia, Ingie, e non puoi farlo con una persona che non ami.”

Non capisco perché torni sempre a parlare di famiglia. Sono giovane e ho tempo per questo.”

Mi serve solo per farti capire che tu e Luke non siete destinati a stare insieme. Ed è inutile che io ti dica che tu e Tom eravate perfetti, l'uno per l'altra.”

Io e Tom siamo cosa passata.”

Perché l'hai voluto tu.”

Amanda, non voglio tornare con Tom e lui non vuole tornare con me, quindi questa conversazione mi sembra abbastanza inutile. Ognuno andrà per la propria strada, come stiamo già facendo. Bisogna saper voltare pagina nella vita.”

Sì, ma solo quando ne vale veramente la pena, non se questo ci precluderà la felicità.”

Non posso sapere se sarei stata felice con Tom.”

Ma sai già che lo sei stata.”

Ingie non trovò più il coraggio di ribattere.

Era vero, con Tom aveva sfiorato quella bellissima sensazione chiamata felicità, anche se per un brevissimo istante. Con Luke non le era mai capitato perché non lo amava, nonostante l'immenso bene che provasse nei suoi riguardi.

Ad ogni modo, ora devo solo concentrarmi sulla mia carriera. Ho tempo per queste cose.” insistette poi, con l'intento di concludere una volta per tutte quel discorso. Amanda sembrò recepire il messaggio, poiché non rispose, limitandosi ad un gran sospiro avvilito. “Stasera vieni a ballare, vero?” le domandò successivamente.

Sì, Lily sta con il papà, stavolta.” sorrise la bionda, osservando amorevolmente sua figlia. “Si è categoricamente rifiutato di venire. Non è mai stato un amante delle discoteche.”

Lo so.” ridacchiò Ingie. “Meglio se torniamo all'albergo. Oggi pomeriggio ho le prove e non posso mangiare tardi.”

D'accordo.”

Fecero ritorno all'hotel quasi a mezzogiorno e lo stomaco di Ingie era da qualche ora disturbato da un continuo languorino, che reclamava cibo a volontà.

Non godere della presenza di Luke accanto a lei era del tutto insolito; per quanto si fosse imposta e avesse da subito messo in chiaro di non avere fretta con la loro relazione – quindi di mantenere una propria indipendenza –, sin dall'inizio il ragazzo si era stabilito a casa sua. Ciò l'aveva inizialmente spaventata, ma poi era divenuta anche per lei un'abitudine. Quell'abitudine, ora, per la prima volta veniva interrotta e quasi dovette sforzarsi di ricordare com'era la sua vita in solitudine.

Non appena varcò la soglia del giardino, assieme ad Amanda e Lily, la sua attenzione fu catturata dalla figura di Gustav, seduto sulla poltrona in vimini, intento a fumare silenziosamente una sigaretta.

Io vado in camera.” le disse l'amica, come leggendo nella sua mente la volontà di fermarsi a parlare con il ragazzo.

Ingie, dal suo canto, si limitò ad annuire, fino a che non si avvicinò al biondo con un lieve sorriso.

Hey.” fece.

Hey.” ricambiò lui allo stesso modo.

Si fece un po' da parte per permetterle di sedersi.

Da quando fumi?” gli domandò accigliata, una volta soli.

Da sempre.” ridacchiò lui. “Ma non lo faccio spesso. Ogni tanto mi rilassa.” Ingie non rispose; semplicemente estrasse il proprio pacchetto dalla borsa e se ne accese una anche lei. “Come stai?” le chiese all'improvviso.

Ingie espirò il fumo.

Come sto in generale o stamattina?” lo stuzzicò, senza guardarlo. “Sai, tutti vi state divertendo a psicanalizzarmi da quando mi sono rimessa con Luke.”

Beh, non dirmi che questo ti ha colto impreparata.” ribatté lui con dolcezza.

Ingie si voltò verso il suo viso con un sopracciglio inarcato ed un'espressione sardonica.

Non ti ci metterai anche tu?” ribatté con tono polemico.

No, sai che non mi immischio in queste cose.” scrollò le spalle lui, tornando ad osservare il vuoto di fronte a sé.

Ecco perché ti adoro.” sospirò Ingie, facendo la medesima cosa. “Ad ogni modo, stamattina sto bene.” concluse, suscitando in lui una piccola risata. “Georg dov'è?” domandò poi, curiosa.

Secondo te dove può essere?” fece lui ironico, portandola a sgranare gli occhi.

Sta ancora dormendo?” esclamò esterrefatta. “Dio mio.”

Si starà preparando psicologicamente per stasera, dato che domani mattina dobbiamo ripartire.”

Ingie si incupì.

Non è giusto che ve ne andiate così presto.” mormorò.

Torniamo per la prossima diretta.” La mora annuì distrattamente, per niente soddisfatta. “Senti, io però una domanda, te la devo fare.” parlò di nuovo Gustav dopo qualche attimo di silenzio, cosa che la portò a sospirare decisamente seccata, con gli occhi al cielo. “Perché proprio Luke?”

Si strinse nelle spalle. Per la prima volta si ritrovò in difficoltà, davanti a quegli occhi scuri, posati attentamente sulla sua figura in attesa di una risposta plausibile che non era sicura di riuscire a dare.

Perché proprio Luke? Perché si conoscevano da quando erano piccoli? Perché sapeva già cosa volesse dire stare con lui? Perché gli voleva un gran bene? O per semplici sensi di colpa? Non lo sapeva nemmeno lei.

Gus, conosco Luke da quando portavo il pannolino. Siamo cresciuti insieme ed abbiamo vissuto tante cose. Il bene che gli voglio è troppo forte.” spiegò, gesticolando appena, come in difficoltà.

Sembra che parli di un amico di infanzia.” ribatté con sarcasmo il ragazzo, portandola a sbuffare sonoramente. “Ad ogni modo, non sono io a doverti dire cosa fare. Se questo ti fa star bene e se sei disposta a lasciar andare Tom per sempre, fallo.”

Gustav, Tom è già uscito da un po' dalla mia vita.”

Quindi ti andrebbe bene se trovasse l'amore in un'altra ragazza e ti dimenticasse, giusto?”

Quella frase l'aveva portata a fremere all'improvviso e tremare incontrollatamente.

Vi aveva pensato: lasciare andare Tom e farsi una nuova vita con Luke portava anche a quello. Non poteva trascorrere il resto della propria esistenza con un piede in due scarpe. Vedere Tom comportarsi con un'altra nello stesso modo in cui si comportava con lei le avrebbe fatto male, lo sapeva. Eppure avrebbe dovuto accettare anche quello, poiché l'aveva voluto lei con le sue scelte.

La vita prosegue.” tagliò corto, senza troppe parole. Erano terribilmente inutili e Gustav l'avrebbe immediatamente smascherata o forse l'aveva già fatto. “Tu e Georg, piuttosto, perché mi parlate? Bill era quasi schifato dal respirare la mia stessa aria ed è comprensibile.”

Gustav scrollò le spalle e guardò altrove.

Noi e i gemelli siamo come fratelli e ci vogliamo davvero bene, quindi ci sosterremo per la vita. Ma abbiamo avuto occasione di conoscere anche te ed affezionarci. In fin dei conti, si trattava di una questione che non ci riguardava direttamente e non ci sembrava giusto fare delle scelte. Anche un tuo famigliare può commettere grandi errori ma non penso riusciresti a voltargli le spalle. Abbiamo deciso di tenerci fuori da questa storia, nonostante abbiamo le nostre idee a riguardo. Tom e Bill l'hanno capito, sai?” Ingie annuì pensierosa. “E non pensare che a Bill piaccia questa situazione. È arrabbiato a morte con te ed è deluso semplicemente perché ti voleva e ti vuole un gran bene. Ormai ti vedeva già con vestito bianco e pancione. Eri la donna di Tom, punto. Per lui era così. Per questo devi capire la sua reazione.”

Ingie aveva sentito un brivido di nostalgia percorrerle la schiena ed un lieve sorriso si era instaurato sul suo volto. Forse anche lei a volte vi aveva fantasticato, con intimo imbarazzo. Aveva immaginato come potesse essere una vita passata al loro fianco, a giocare con ipotetici figli e cani. Ma doveva ammetterlo: l'idea le era sempre piaciuta.

Sì, lo capisco perfettamente.” concluse, gettando la sigaretta a terra, per poi calpestarla con la scarpa. “Tu che mi dici? Hai trovato l'amore della tua vita?” sorrise quindi, cambiando discorso.

Aveva capito che continuare a parlare di Tom non le faceva bene. Era ancora troppo vulnerabile a riguardo e l'assenza di Luke non le dava alcun aiuto.

Sto ancora cercando.” sospirò lui con un piccolo sorriso quasi arreso.

Potrei lasciare Luke per te.” scherzò quindi la mora, sfarfallando languidamente le ciglia, cosa che lo fece scoppiare a ridere.

Ne sono lusingato.”





***





Sedevano nella sala lounge da quasi un'ora. Si erano presi un po' di tempo per rilassarsi e chiacchierare del più e del meno, senza troppi pensieri per la testa. Le braccia larghe sullo schienale del divano e la posizione scomposta andavano ad enfatizzare quell'atteso senso di benessere e tranquillità che, per quanto effimeri, l'avevano aiutato a staccare la spina dal mondo 'Ingie'. Bill, al suo fianco, leggeva un giornale di gossip, apparentemente assorto, e non proferiva parola.

Non appena vide Amanda entrare in hotel con Lily in braccio, un enorme sorriso prese il proprio posto sul suo volto.

Momento dello zio Tom!” esclamò il moro, portando nel frattempo le braccia in avanti, con l'intento di afferrare la piccola, che lo scrutava incuriosita.

Dai, Tom, deve mangiare.” obiettò Amanda, camminando nella sua direzione.

Oggi non l'ho ancora vista.” si impuntò il ragazzo, per poi prendere Lily fra le braccia con estrema delicatezza. “Allora, come stiamo oggi?” le domandò come potesse comprendere. “Lo so, hai ragione. Tua madre è davvero noiosa.” disse con sarcasmo, ricevendo in risposta uno schiaffetto in testa da parte della bionda.

Mi domando davvero come possa crescere questa bambina a contatto con te.” mormorò fintamente preoccupata.

Diventerà simpatica come il sottoscritto.” si pavoneggiò il chitarrista.

Già e la cosa mi preoccupa.”

Prega che non prenda anche la sua perversione.” commentò Bill, senza staccare gli occhi dalle pagine della rivista.

Improvvisamente, un brivido percorse la schiena del moro non appena vide Ingie assieme a Gustav fare la loro entrata in hotel. Quasi si sentì mancare il respiro quando i loro sguardi si incrociarono e giurò di aver percepito ogni singolo cambio di espressione – anche il più insignificante – sul viso della ragazza.

Tom, dal suo canto, fece finta di nulla e tornò a posare lo sguardo indifferente su Lily, che continuava a scrutarlo fra le braccia.

Hey, venite qua voi due. Prendiamoci un caffè.” esclamò Amanda che nel frattempo aveva trovato posto sul divano, accanto a lui. L'avrebbe volentieri uccisa se non avesse avuto sua figlia in braccio.

Oh no, io vado su a fare una doccia.” prese a scuotere la testa Ingie e non appena si voltò per imboccare le scale, Gustav la afferrò per la mano.

Io invece dico che un caffè è quello che ci vuole.” parlò il biondo, trascinandola verso di loro contro la sua volontà. Doveva segnarsi di uccidere anche Gustav non appena ne avesse avuto occasione.

Sapeva che tutti lo stavano facendo apposta. Tutti volevano vederli di nuovo insieme e non capiva il dannato motivo. L'aveva fatto soffrire, si era comportata da estrema immatura con lui; perché avrebbe dovuto perdonarla? Perché ancora speravano per lui in una vita assieme a lei?

La osservò sederglisi di fronte con lo sguardo puntato su Lily per non incrociare il suo e non poté fare a meno di pensare che al mattino, struccata e vestita con una semplice tuta, fosse particolarmente bella. L'aveva sempre pensato. Ricordava quando si svegliavano assieme, uno accanto all'altra, e lui non perdeva tempo a stuzzicarla sull'aspetto sbattuto, mentre intimamente desiderava farle sapere quanto gli piacesse.

Chiesero tutti e cinque un caffè ed attesero che li portassero.

L'hobbit è morto?” decise allora di parlare. Era inutile votarsi a mutismo davanti a lei.

Credo sia in fase di decomposizione.” rispose Gustav con una tale serietà da portarli a ridacchiare.

Tra poco vado a sfondare la porta della sua stanza.” commentò Bill, una volta riposto il giornale sul tavolino di fronte al divano. “Anche perché ho lasciato la lacca da lui e rischio una crisi nervosa se non la riprendo.”

Tu, Ingie, anche se Luke non c'è, vieni a ballare, vero?” domandò improvvisamente il batterista, come avesse voluto a tutti i costi catturare la sua attenzione.

A quanto pareva, Santo Luke era ripartito e per quanto la cosa non avesse dovuto scomporlo minimamente, non poté fare a meno di provare una piccolissima soddisfazione. Nonostante non avesse la minima intenzione di tornare con Ingie, poiché troppo spaventato da un'ulteriore delusione, non dover assistere per tutta la sera ad uno scambio di moine e tenerezze fra i due lo faceva sentire un po' meglio.

Sì, non dipendo certo da lui.” ribatté lei quasi infastidita da tale insinuazione.

La dipendenza è spesso inconsapevole.” sputò il moro con apparente calma. Non riusciva a trattenersi dal parlarle a quella maniera.

Sì, anche la stronzaggine.” ribatté lei con incredibile prontezza, cosa che lo portò a stringere i pugni.

Curioso che sia proprio tu a dirlo.” intervenne Bill con estremo cinismo.

I caffè arrivarono appena in tempo per porre fine a quel botta e risposta che si apprestava a cadere nell'imbarazzo e nel ridicolo.

Amanda si schiarì la voce, come in difficoltà.

Comunque, Ingie, i tuoi genitori verranno a Cologne?” domandò, trovato il primo appiglio per cambiare discorso.

La mora scrollò le spalle, mentre muoveva il cucchiaino all'interno della tazzina contenente il liquido fumante.

Credo verranno più in là. Forse per l'ultima serata, così torniamo tutti insieme in America.” rispose con un lieve sorriso.

Tom non aveva mai conosciuto i genitori di Ingie. Li aveva sempre solamente immaginati, attraverso le descrizioni della ragazza. Ricordava quante paure avesse affrontato, prima di ripresentarsi a casa loro. Ora gli pareva di trovarsi in una realtà parallela, dove Ingie nominava la sua famiglia – seppur incompleta – senza battere ciglio e priva di paura negli occhi. Doveva ammettere che la curiosità di vederli era forte; voleva scoprire a chi più somigliasse, voleva conoscere anche solamente da lontano chi l'aveva messa al mondo e si odiava per non riuscire a cancellare quel residuo di affetto incondizionato che ancora nutriva per lei.

Voi, invece, quando avete intenzione di trasferirvi a Los Angeles?” chiese di nuovo la bionda, questa volta a lui e suo fratello.

Pensavamo a fine programma.” rispose il vocalist. “Abbiamo un po' di cose di cui occuparci, però.”

Un bel cambio di vita.” commentò Ingie, senza guardarli, come se nulla fosse.

Solitamente non mi faccio spaventare dai cambi di vita.” ribatté il chitarrista, alludendo alla loro ultima discussione a casa della mora, quando aveva preso quel dannato aereo per raggiungerla. “A volte, basta davvero poco. Basta volerlo.”

Ma un pizzico di razionalità in più non guasta, ogni tanto. Non sempre si può fare tutto ciò che si vuole.”

Fortunatamente ho una filosofia di vita diversa.” Il silenzio cadde all'interno della sala lounge e nessuno si era più permesso di proferire parola. La tensione si tagliava con il coltello e Tom desiderava tanto togliere le tende poiché sedere in mezzo a loro non era più piacevole come ricordava. Lily si era nel frattempo addormentata fra le sue braccia e provò un profondo senso di invidia. Desiderava essere quella bambina, non capire come funzionasse il mondo e non dover affrontare ogni singola rogna che questo gli proponeva. “Luke come la pensa a riguardo?”

Gli venne improvvisamente spontaneo provocarla.

Aveva trattenuto quella tentazione fino all'ultimo ma il discorso Luke fremeva sulla sua lingua, pronto a venir fuori senza freni.

Aveva perfettamente notato il cambio di espressione sul volto di Ingie; occhi quasi indignati, quasi schifati da tale domanda.

Fortunatamente lui è un ragazzo molto razionale.” sputò lei, per poi poggiare con stizza la tazzina vuota sul tavolino ed alzarsi dal divano. “Ora vado su. Ci vediamo stasera.” aveva aggiunto, scrutando Amanda e Gustav, prima di sparire senza dire altro.

Tom tornò ad osservare Lily silenzioso e pensieroso.

La detestava. Aveva avuto il coraggio di spiattellargli in faccia quanto Luke fosse migliore di lui, nonostante fosse proprio lei in torto. Purtroppo conosceva bene Ingie e sapeva quanto fosse difficile per lei cedere di fronte ad una provocazione, seppur non si trovasse nella posizione per reagire a tono. Era più forte di lei e ciò la portava a scavare una fossa sempre più grossa sotto i suoi piedi, sommergendosi di ulteriori errori, sempre più idioti, che non facevano altro che allontanare la gente. Lo stava facendo di nuovo: stava risollevando quello stesso muro che con fatica era riuscito a distruggere.





***





I muscoli erano piacevolmente indolenziti e la doccia rigenerante cui si era dedicata subito dopo il ritorno dallo studio – dove Roy li aveva fatti lavorare come macchine – era stata rigenerante. Aveva nel frattempo accantonato qualsiasi pensiero riguardante il chitarrista ed aveva provato a cancellare ogni singolo residuo di nervoso che si era portata dietro dall'imbarazzante ed insensata conversazione che avevano tenuto quella mattina.

Si era sentita terribilmente stronza e priva di qualsiasi diritto nel rispondergli a quella maniera, ma lui aveva anche sfiorato un nervo scoperto e, se la conosceva bene, avrebbe dovuto prevederne la reazione.

Improvvisamente, udì bussare alla porta.

Stringendosi l'asciugamano attorno al corpo, andò ad aprire appena, affacciandosi con la testa.

Hey.” sorrise non appena vide che si trattava di Keri e si fece immediatamente da parte per farla passare.

Scusa, volevo un po' di compagnia nella preparazione.” fece lei. Aveva portato con sé un vestito nero e delle decoltè del medesimo colore. “Ho bisogno di un parere femminile.”

Certo.” annuì Ingie.

Che ne dici?” le domandò a quel punto, mostrandole l'abbinamento che si ritrovò sinceramente ad apprezzare.

Mi piace.” annuì con vigore. “Molto elegante.”

Bene.” sorrise soddisfatta Keri, prima di poggiare il tutto sul letto matrimoniale. “Tu invece cosa metti?” Ingie si diresse all'armadio, da dove recuperò un vestito bianco, aderente e piuttosto corto. Ad accompagnare la scelta, delle scarpe col tacco – sul grigio scuro – che le fasciavano il piede fino alla caviglia, lasciando però scoperto qualche lembo di pelle. “Wow!” esclamò la bionda, colpita. “Sexy!” ridacchiò.

Non pensi sia troppo?” domandò a quel punto lei, sentendo i primi dubbi venire a galla.

Assolutamente no.” confermò convinta l'amica.

D'accordo.” si arrese, riponendo il tutto nell'armadio.

A dire il vero, ti volevo anche parlare.”

Quell'uscita la prese un po' alla sprovvista e non poté fare a meno di preoccuparsi appena.

Nulla di grave?” si informò immediatamente.

No, no.” gesticolò la bionda. “Volevo solo qualcuno con cui condividere alcuni pensieri improvvisi che mi hanno fatto un po' preoccupare.” Ingie aggrottò la fronte e si andò a sedere al suo fianco, a bordo del letto. Keri si schiarì la voce. “Non so, sono pensieri strani e del tutto inaspettati, prendili con le pinze.” borbottò la biondina. “Sono confusa.” sospirò, prendendo una piccola pausa. “Da qualche giorno ho strani pensieri riguardo una persona. Un ragazzo.”

Milo, pensò Ingie, esultando mentalmente. È fatta.

Strani pensieri, di che genere?” indagò, facendo finta di nulla.

Aveva sempre desiderato che Milo riuscisse a conquistare la ragazza che ormai da tempo desiderava solo per sé e forse qualcosa di positivo cominciava a girare nel verso giusto. Probabilmente aveva cominciato a seguire qualche consiglio che si era apprestata a dargli.

Non so se il mio è interesse o meno. È una situazione complicata. Lo guardo, ci parlo e mi trovo bene; mi sembra una persona molto matura, intelligente. Però sei anche al corrente delle mie esperienze con i ragazzi. Diciamo che non è sempre stato tutto rosa e fiori e dire che ho perso fiducia nel genere maschile è un eufemismo.”

Ingie quasi non credeva possibile che una ragazza così giovane potesse già parlare come se la sua vita fosse in procinto di finire.

Keri, non parlare così. Alla fine, hai avuto poca esperienza, sei giovane e il mondo è grande. Hai appena cominciato a vivere e a conoscere gente nuova. Non chiuderti a guscio. E poi, qual è il problema? Passa un po' più di tempo con questo ragazzo e capisci se ti interessa davvero. Perché questa paura?” parlò seriamente curiosa.

Perché, numero uno, non credo potrebbe ricambiare. Numero due, nel caso remoto lo facesse, sarebbe troppo complicato ed imbarazzante.”

Ingie aggrottò nuovamente la fronte.

Perché imbarazzante?” domandò confusa.

Diciamo che facciamo parte dello stesso ambiente.”

La mora udì i cori dell'alleluia liberarsi senza timore nel suo cervello. Finalmente Keri aveva aperto gli occhi e si era resa conto che il ragazzo che avrebbe potuto cambiarle la vita era accanto a lei ogni giorno ed era anche la persona più dolce che avesse mai avuto occasione di conoscere.

No.” disse scuotendo la testa ad occhi chiusi e gesticolando eccessivamente. “No, no, no. Ascoltami bene; togliti tutti questi assurdi pensieri dalla testa. Hai diciannove anni, hai diritto a vivere e sperimentare. Buttati, se ti senti di farlo, senza troppe domande e paranoie inutili. Fregatene di ciò che potrebbe succedere per il fatto che siete a stretto contatto anche nel lavoro e di ciò che gli altri potrebbero pensare. Qui si sta parlando del tuo benessere.”

Si sentiva tanto psicologa in quel preciso istante e le sembrò un tremendo paradosso, visto e considerato il suo talento nel complicarsi la vita con le sue stesse mani. Però doveva ammettere che quando non si trattava di se stessa, era brava a dare consigli.

Sì, beh, te l'ho detto, non è una cosa sicura. Non so ancora se mi piace sul serio questa persona. Forse ho voglia di conoscerla meglio, tutto qua.” spiegò con difficoltà la biondina.

E tu fallo, allora.” scrollò le spalle Ingie. “Si vive una volta sola.”

Keri sorrise con un nuova luce negli occhi.





***





I denti battevano uno contro l'altro; il freddo tedesco serale era qualcosa che aveva rimosso dalla memoria, soprattutto se questo andava a pungerla fastidiosamente sulle gambe scoperte. Si strinse nel cappotto nero che le avvolgeva relativamente il corpo e si affrettò ad accelerare il passo, alle spalle dei suoi compagni che si apprestavano a fare il proprio ingresso nell'enorme discoteca. Erano riusciti a prenotare un posto nel privé e personalmente non vedeva l'ora di buttarsi in pista e sfogare tutto ciò che di negativo le assillava la mente.

Ad un tratto, come illuminata da un pensiero martellante, si gettò in avanti, afferrò Milo dal colletto della camicia – il quale rischiò di cadere, sbilanciato da quell'inaspettato strattone – e lo sbatté delicatamente con la schiena contro il muro, a qualche metro dall'ingresso.

Sei posseduta?!” esclamò il ragazzo del tutto spaesato, mentre i suoi occhi la fissavano sgranati.

Ti devo parlare.” ribatté lei, facendo un gesto non curante con la mano.

E non potevi chiedermelo gentilmente?” sollevò un sopracciglio il moro ma la ragazza lo ignorò.

Ho parlato con Keri poco fa.” esordì assicurandosi in tal modo di ottenere la sua attenzione. Milo, infatti, si era improvvisamente ammutolito. “Mi ha detto di essere interessata ad una persona; non ha specificato chi, ma sono praticamente sicura si tratti di te.” parlò ad una velocità inaudita, troppo eccitata da tale notizia.

Milo aveva un'espressione del tutto ambigua sul volto, combattuta fra l'eccitazione e lo scetticismo.

Come fai ad esserne sicura?” domandò sospettoso.

Ha detto che fa parte del suo stesso ambiente.” sorrise lei.

Milo, per tutta risposta, sollevò gli occhi al cielo notturno e scrollò le spalle.

Potrebbe essere Sid. O Ty.” ribatté quasi come se la cosa non lo toccasse.

Mi ha detto che è maturo. Sid ti sembra così maturo?” fece lei con espressione sardonica. “E Ty è fidanzato, sono molto amici, non si permetterebbe mai di fare un torto a Jane.”

E che mi dici di Adam?”

Cristo, Milo, adesso non mi prendere in giro.”

Milo sospirò e guardò altrove come pensieroso.

Non so, io non ho notato nulla da parte sua. Mi sembra troppo strano.” mormorò senza guardarla, cosa che la portò a mugugnare contrariata ed agitarsi sul posto, sbattendo un paio di volte il tacco sull'asfalto.

Ti piace da una vita e stai lì a rimuginare.” commentò seccata. “Sei troppo angelico, per la miseria.” sbuffò successivamente facendolo scoppiare a ridere. “Prova a interagire almeno, no?” insistette.

D'accordo.” si arrese lui con un mezzo sorriso. “Agli ordini.” Ingie, del tutto soddisfatta, lo incitò a seguirla all'interno del locale. Raggiungere la loro postazione, facendosi largo tra la folla in fermento e le luci accecanti, non fu una passeggiata ma, una volta giunti a destinazione, si lasciarono cadere su uno dei divani con un sospiro compiaciuto. “Beh, direi non male.” commentò il ragazzo con espressione soddisfatta, mentre si guardava attorno.

Ingie intanto si era scambiata uno sguardo frettoloso con il chitarrista, seduto di fronte a lei, affianco a Gustav e Georg. Bill sedeva sul divano accanto, vicino ad Adam che cercava disperatamente un approccio con lui attraverso una raffica di parole, senza ottenere però molto successo.

Hai fatto la muffa nel letto, oggi?” domandò la mora al bassista, con un sorriso divertito, cercando di sovrastare il forte suono della musica a tutto volume.

Mi sono rigenerato e caricato per stasera.” rispose lui con la stessa espressione.

Allora voglio vederti ballare.” ribatté lei furbescamente. “Ti metterò alla prova.” Proprio in quell'istante, una ragazza si fece spazio fra di loro con un vassoio pieno di alcolici che posò sul tavolino, in mezzo ai divani.

Beh, direi di non perdere tempo e darci dentro.” annunciò immediatamente Sid, per poi fiondarsi sulla prima bottiglia di Vodka, che aprì con qualche difficoltà e versò successivamente nei bicchieri. Questa venne poi mischiata al Malibù. “Cheers!” esclamò quindi sollevando il bicchiere in aria, contro il quale tutti scontrarono il proprio.

Ingie chiuse gli occhi nel percepire l'alcol farsi strada lungo la sua gola. Erano secoli forse che non toccava una goccia di alcolici; non che questo la tormentasse, non era una fanatica, ma a volte festeggiare poteva rivelarsi utile soprattutto per il suo umore. Forse da quando si era rimessa con Luke, era stata proprio la spensieratezza a venire a mancare e, anche se pareva brutto solo pensarlo, sentiva il bisogno di rimediare. Aveva ventun anni, la sua vita era appena cominciata; se non l'avesse fatto ora, quando avrebbe potuto?

Improvvisamente, si sentì afferrare per il polso fino a che non si ritrovò in piedi, di fronte ad Amanda, che la trascinava in direzione della folla. Decisamente divertita, fece in tempo a voltarsi verso Milo e fargli segno con lo sguardo di buttarsi con Keri e non riflettere oltre. Era convinta fosse arrivato il loro momento.

Non seppe dire con esattezza quanto rise e quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva fatto: si stava divertendo; stava ritrovando quel suo lato gioioso che aveva accantonato per un motivo a lei sconosciuto. Forse stava ritrovando se stessa.

Amanda, davanti a lei, ballava come non esistesse un domani; non aveva mai avuto occasione di osservarla in quelle vesti, poiché l'ultima volta che avevano messo piede in una discoteca insieme, l'amica era in piena gravidanza.

Quando tornarono nel privé, sentì il cuore fare una completa capriola nel petto. La sua fronte si corrugò ed immediatamente cercò con lo sguardo Milo, il quale sedeva affianco a Ty, facendo chiaramente finta di ascoltarlo, troppo occupato a non perdere d'occhio Keri, intenta nel frattempo a chiacchierare con Tom. Spostò più volte gli occhi da Keri a Milo ed a quest'ultimo non faceva altro che chiedere con lo sguardo il perché non fosse lui ad intrattenersi con la bionda, al posto del chitarrista. Il moro, per tutta risposta, si era limitato a scrollare le spalle e scuotere negativamente la testa, come non fosse in grado di fare nulla.

Ingie continuava a domandarsi il motivo per cui Keri non passasse del tempo con lui, vista la conversazione che avevano tenuto in camera sua qualche ora prima. Sembrava così convinta di fare qualche passo avanti con quel misterioso ragazzo.

Sgranò improvvisamente gli occhi mentre l'aria sembrò mancarle.

Da qualche giorno ho strani pensieri riguardo una persona. Un ragazzo.

Ma certo.

Lo guardo, ci parlo e mi trovo bene; mi sembra una persona molto matura, intelligente.

Quanto poteva essere idiota?

Diciamo che facciamo parte dello stesso ambiente.

Come sempre, si era sbagliata. Aveva dato per scontato un qualcosa di molto più grande e complicato. E si era chiaramente data la zappa sui piedi, incitando a portare avanti una conoscenza che, a lungo andare, le avrebbe fatto solamente male.

Quel dannato ragazzo era Tom.

Uno sgradevole senso di nausea le attanagliò lo stomaco, facendola quasi piegare su se stessa.

Avrebbe dovuto immaginarlo; perché era stata così ingenua? Era stata così frettolosa nel pensare si potesse trattare di Milo che aveva voglia di riempirsi il viso di schiaffi. Ancora di più se ripensava all'incoraggiamento che le aveva offerto, spingendola ad ottenere ciò che desiderava. Facendolo, aveva remato inconsapevolmente contro Milo e contro se stessa.

Era una dannata ipocrita. Lei non aveva alcun diritto di sentire dolore; non aveva alcun diritto di star male al solo pensiero di vederli insieme, non aveva alcun diritto di pretendere che Tom non si rifacesse una vita senza di lei. Ma, più di ogni altra cosa, era un'ipocrita nell'affermare con decisione davanti al mondo che il chitarrista rappresentasse per lei solamente una figura del passato. Tom era ancora lì, nel suo cuore ed era inutile sperare di spazzarlo via per sempre.

Chiuse gli occhi ed afferrò un bicchiere di Vodka dal tavolino, che trangugiò in un solo sorso, sentendola bruciare lungo la gola.

Non stavano facendo nulla di male; stavano solamente parlando come la sera prima. Tutto poteva sembrare innocente se non avesse conosciuto le reali intenzioni di Keri.

Riempì un secondo bicchiere. Buttò giù anche quello.

Georg!” urlò all'improvviso. “Andiamo a ballare!” esclamò non ammettendo repliche.

Il batterista, decisamente colpito da quel suo tono, si alzò dal divanetto e la seguì, fino che non si trovarono nuovamente schiacciati dalla folla e dall'afa che ne derivava. Prese a muoversi cercando di non pensare, ad occhi chiusi. Le pizzicavano, sentiva il nervoso rimontare e cercare di sfogarsi in un pianto isterico ma lo represse. Quel pianto che voleva sfogare un accumulo di avvenimenti che le avevano reso spiacevole l'esistenza. Non sentiva il bisogno di piangere a causa di Keri; sentiva il bisogno di piangere per il fatto di aver scelto una vita che le stava stretta ed aver rinunciato a quella che forse le avrebbe permesso di sorridere. Ed ora non aveva nemmeno più il diritto di impedire al chitarrista di conoscere nuova gente, mettendo in conto anche il fatto che avrebbe potuto dimenticarla come fosse stata una seconda Ria da gettare nella spazzatura, da guardare in un futuro come colei che si era presa gioco dei suoi sentimenti, come l'errore che aveva commesso quando era innamorato.

L'alcol cominciava a fare il suo effetto nel sangue. Quella volta, lo desiderava. Voleva che la sua mente si annebbiasse, voleva impedirsi di osservarli conoscersi e scoprire nuovi lati di loro che li avrebbe portati ad interessarsi a vicenda; voleva cancellare la paura e la tensione che la tormentavano, nella speranza egoistica di un fiasco da parte di Keri. Come se non bastasse, si sentiva in colpa nei confronti di Milo ed avrebbe voluto scavare una fossa sotto i propri piedi, rifugiarvisi per uscirne più.

Il bassista, davanti a lei, sembrava sdoppiarsi ed osservarla con la preoccupazione nello sguardo.

Ingie, ti senti bene?” le aveva poggiato una mano sulla spalla.

La mora non rispose, continuò a muoversi senza sosta davanti a lui.

No, non si sentiva bene, si sentiva uno schifo e l'alcol non la stava aiutando. Si chiese come potesse apparire agli occhi degli altri, vista l'improvvisa domanda del ragazzo.

Voglio uscire.” mormorò poi. “Ho bisogno di fumare.”

Non aspettò nemmeno il rosso; prese a spingersi tra la folla, cercando quasi con disperazione l'uscita. Le mancava l'aria e quando la ritrovò al di fuori della discoteca, tirò un sospiro di sollievo. Barcollante, cercò in giro qualcuno che potesse offrirle immediatamente una sigaretta.

Ingie!” sentì la voce di Georg alle sue spalle, che l'aveva raggiunta con fatica. “Sei sudata e praticamente nuda, ti conviene tornare dentro.” la avvertì ma lei continuava a guardarsi in giro, attendendo l'arrivo di qualcuno che potesse soddisfare la sua richiesta.

Devo fumare e ho lasciato le sigarette dentro.” borbottò per poi sentirsi trattenere dal rosso con una mano.

Barcolli pericolosamente.” commentò lui per poi afferrare il pacchetto di sigarette dalla tasca dei propri jeans ed offrirglielo. Lei lo afferrò senza nemmeno ringraziare e se ne accese immediatamente una. “Sei sicura di stare bene?” insistette lui, una volta riposto il pacchetto in tasca.

Ho l'aria di una che sta male?” ribatté lei scettica. “Sto benissimo, perché dovrei stare male?” continuò per poi sputare il fumo altrove. “Questo è uno di quei periodi in cui dici, cazzo, che vita fantastica che mi ritrovo.” Non aveva nemmeno più il controllo delle parole e non si preoccupava di frenarle. “Ho tutto, perché dovrei lamentarmi? Ho un cazzo di fidanzato che mi ama, un lavoro fisso che tanti sognano, un fratello che mi guarda da chissà dove. Va tutto a meraviglia.”

Gli occhi le si erano riempiti di lacrime e ciò la portava a faticare maggiormente nel mettere a fuoco la strada davanti a lei.

Stai delirando.” disse il ragazzo ma senza fare nulla per porre fine al suo fiume di parole o riportarla dentro. Probabilmente sapeva che con lei era tutto inutile. “E sei sarcastica; le due cose non vanno bene di pari passo.”

Chi ti dice che sono sarcastica? Magari mi piace sul serio la mia attuale vita.” ribatté lei senza nemmeno credervi.

Certo.” sorrise il rosso con l'ironia bruciante negli occhi. “Ti conviene rientrare.” aggiunse poi, stringendosi nelle spalle non appena un soffio d'aria più gelido dei precedenti ricordò ad entrambi di trovarsi nella Germania notturna.

No.” fu la sua risposta secca che non ammetteva repliche. Georg sospirò pazientemente.

Non fare la testarda.”

Come chiedere a Bill di gettare i suoi vestiti da un aereo.” Ingie sollevò immediatamente lo sguardo annebbiato, ora privo di lacrime, sulla figura imponente del chitarrista che si avvicinava ai due con le mani in tasca ed atteggiamento del tutto tranquillo. “Impossibile.” concluse osservandola con scherno.

La mora ignorò quella deliberata provocazione, così come l'istinto di mettergli le mani addosso, e continuò a fumare come se nulla fosse, solamente presa da qualche sporadico barcollio.

Beh, io torno dentro perché sto congelando. Occupatene tu.” disse a quel punto Georg per poi rientrare nel locale e lasciarli nuovamente soli, come non succedeva da giorni.

Ingie non fiatò e sembrò aver trovato in quella sigaretta quasi consunta una sorta di appiglio psicologico.

Dove aveva lasciato Keri? Perché era arrivato a farle soltanto aumentare a livelli esponenziali il nervoso? Inoltre, il suo cervello stava sempre meno ricreando un contatto con la realtà, cosa che cominciava a mancarle.

Senza guardarlo, si voltò, cercando un dannato muretto dove potersi sedere ma tutto ciò che ne uscì fu un imbarazzante traballamento, simile ad un passo di danza molto impacciato, che la fece quasi rovinare a terra, se non avesse fatto in tempo ad aggrapparsi goffamente ai rami di un cespuglio affianco a lei.

Che agilità.” la prese in giro il moro.

Sta' zitto.” borbottò lei per poi acquisire una postura più sicura, a qualche passo da lui. “Parli proprio tu.” fece con sarcasmo. Ormai nemmeno le sue parole suonavano chiare. Gettò la sigaretta terminata a terra e la schiacciò con il plateau della scarpa, rischiando ancora una volta di cadere. La lieve risata da parte del chitarrista le fece raggelare il sangue. “Perché non torni dentro?” gli chiese con stizza.

Perché ammetto di trovare questo spettacolino divertente.” rispose lui con un sorriso tremendamente irritante sulle labbra. Si stava prendendo gioco di lei solamente perché era deviata dall'alcol che aveva ingerito. Sapeva che avrebbe potuto stuzzicarla quanto voleva e non avrebbe ottenuto alcuna reazione rilevante. “Possibile che a ventun anni non sei ancora in grado di controllare un po' d'alcol? Bevi sempre come una spugna?”

Lo ignorò.

Avrebbe tanto voluto sapere come avesse concluso la conversazione con Keri. Era il pensiero martellante che continuava ad inquinarle fastidiosamente il cervello.

Nel frattempo la vista si faceva sempre più labile e non solo doveva sopportare un chitarrista, ma addirittura tre. Senza contare la nausea che non le dava tregua, ma avrebbe preferito mangiarsi la scarpa piuttosto che rimettere davanti a lui. Sperava di non cedere.

Voglio un'altra sigaretta.” borbottò, riprendendo quindi a camminare barcollante.

Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando, voleva solamente una dannata sigaretta.

Perché ti ostini ad andare in giro se non ti reggi nemmeno in piedi?” le domandò il ragazzo con tono divertito.

Lasciami stare.” fece un gesto svogliato con il braccio, mentre camminava goffamente, dandogli le spalle. Ma all'improvviso fu illuminata da un pensiero. Si voltò di nuovo nella sua direzione, per poi fare altri tre passetti pericolosi verso la sua sinistra per non cadere, e prese ad avvicinarglisi mentre il mondo ruotava violentemente attorno a lei. “Tu ce le hai.” affermò con decisione continuando a ridurre la distanza fra loro.

Cosa?” fece finta di niente il moro.

Le sigarette.”

No.” ridacchiò Tom, prendendo a fare qualche passo indietro.

Sì.” si impuntò lei.

Chi ti dice che ce le ho?”

Le porti sempre in tasca.” Entrambi si osservarono per qualche istante senza proferire parola. Avevano imparato a conoscersi da ogni punto di vista, quando si poteva dire stessero insieme. Avevano imparato a conoscere ogni loro singola abitudine, anche la più stupida, come quella menzionata dalla ragazza senza alcun indugio. Questa sbuffò seccata e fece un gesto svogliato non la mano. “Whatever.” borbottò arrendendosi.

Ingie Cook abbandona il ring.” fece sorpreso il ragazzo. “Sei veramente ubriaca.” Ingie aggrottò la fronte chiudendo gli occhi e mugugnò qualcosa di incomprensibile persino a se stessa, portandosi le mani alle tempie. Il mal di testa era insopportabile, così come la nausea ed i giramenti. “Vedi di non vomitarmi sulle scarpe.”

Sono tentata.” ribatté lei a tono.

Come se ne avessi il diritto.”

Ingie, per quanto poté, si rese conto di quanto fosse vera quella frase.

Voleva andarsene da lì.

Me ne torno a ballare.” tagliò corto, riprendendo a camminare in direzione della discoteca.

Non vedeva l'ora che quella serata terminasse.

Se ti vedesse Luke, non sarebbe molto orgoglioso di te.”

Ingie si impuntò sui propri piedi mentre il sangue ribolliva nelle vene. Si voltò di nuovo verso Tom e questa volta camminò decisa verso di lui, fino a ritrovarselo ad un palmo dal naso.

Tu – la devi smettere – di tirare in mezzo Luke.” parlò lentamente, puntandogli ripetutamente un dito contro il petto. “Ti ho già detto che non è cosa che ti riguarda.”

Con un sorrisetto irrisorio, il chitarrista sollevò le mani al cielo con fare innocente.

Come ti pare.” commentò apparentemente tranquillo. Ingie con difficoltà riprese a barcollare verso la discoteca, dandogli di nuovo le spalle. “Allora anche la mia vita non è cosa che ti riguarda.”

Percepì il cuore fermarsi per un istante, ma si fece forza e rientrò.





***





Gli occhi e la gola bruciavano insopportabili ed anche la schiena cominciava a reclamare una postura più adeguata. Amanda, alle sue spalle, le reggeva la fronte mentre lei rimetteva tutto ciò che aveva bevuto. Si sentiva sempre più idiota e non riusciva a sopportare il fatto che avesse ingerito tutto quell'alcol per colpa della sua confusione.

Poi mi spiegherai perché combini queste cose.” disse all'improvviso la bionda, continuando a sostenerla. “Per caso, è successo qualcosa?”

Ingie strizzò gli occhi ed affrontò l'ennesimo conato. Le lacrime scorrevano lungo le sue guance, incontrollabili e si sentiva sempre più piccola e miserabile.

La verità era che aveva paura; aveva paura che Tom potesse innamorarsi di Keri e dimenticarla per sempre. Sì, era una schifosa egoista perché non solo pretendeva di rifarsi una vita con Luke, ma pretendeva anche che il chitarrista, in qualche modo, la ritenesse importante. Perché non sopportava l'idea di vederlo con un'altra? D'altronde, lei l'aveva fatto.

Non è successo nulla.” borbottò sollevandosi finalmente in piedi con qualche difficoltà, poiché la testa ora doleva indescrivibilmente. Aveva ripreso lucidità da un'oretta ed aveva avuto modo di riflettere più razionalmente su ciò che era successo con Tom fuori della discoteca. Si era comportato con lei come i primi tempi della loro conoscenza. Non le aveva più parlato con freddezza ed odio represso ma con ironia e sarcasmo e forse era la cosa peggiore che potesse desiderare perché voleva dire, forse, che stava lentamente smettendo di provare dei sentimenti per lei. O che l'avesse fatto solamente perché era ubriaca? “Voglio andare a letto.”

Continuava a piangere e non appena si gettò sul materasso, si rannicchiò su di un lato, stringendo con forza il cuscino fra le braccia, dove nascose il viso arrossato.

Sentì Amanda sedersi affianco a lei.

Si può sapere perché piangi adesso?” le domandò ma Ingie non trovò il coraggio di rispondere poiché il magone le spezzava la voce. “C'entra per caso Tom?”

No.” si affrettò a chiarire.

Allora c'entra.” concluse la bionda, cosa che la fece innervosire ancora di più. Eppure non si mosse di un muscolo né replicò. Continuò a sfogare silenziosamente tutti quei suoi sentimenti contrastanti. “Io te l'ho detto, Ingie. Smettila di ignorare ciò che ti dice il cuore perché lo rimpiangerai.”

Ma lei, di rimpianti, ne aveva già troppi.

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Capitolo 6
*** Self harm ***


aaaaaa


Six
Self harm





Oh Cristo fu il primo pensiero che le attraversò la mente quella mattina.

Si rigirò fra le lenzuola, portandosi le mani alla testa tremendamente pesante e dolorante. Qualcuno aveva deciso di sfondare la porta della sua stanza a pugni e tutto quel frastuono stava divenendo di gran lunga insopportabile. La sola idea di alzarsi dal letto ed andare ad aprire le faceva venire voglia di piangere ed urlare ma, raccolta tutta la poca forza di volontà di cui disponeva, si fece coraggio ed uscì da quel rifugio caldo ed accogliente. Sbandò prima di raggiungere la dannata porta.

Finalmente, cominciavo a preoccuparmi.”

Amanda, davanti a lei, aveva uno sguardo severo ed inquieto al tempo stesso.

Cazzo, scendi tu dal letto in queste condizioni.” borbottò la mora per poi darle le spalle e tornare a gettarsi sul materasso.

Non te l'ho detto io, di ridurti così.” ribatté la bionda mentre richiudeva la porta.

Non voglio la paternale.” la avvertì immediatamente Ingie mentre si portava la mano sugli occhi. “Mi sento già abbastanza male.”

Non è compito mio.” disse Amanda. “Ero venuta per vedere come stavi e per salutarti.”

Un campanello d'allarme prese a suonare nel cervello della mora, cosa che la portò a riaprire immediatamente gli occhi.

Partite ora?” domandò delusa. La bionda annuì appena. “Allora devo venire a salutare tutti.” mormorò tornando ad alzarsi con estrema lentezza.

Indossò velocemente dei pantaloncini ed una maglietta, incalzò le scarpe da ginnastica e seguì l'amica fuori dalla sua stanza ancora in penombra. Il contatto improvviso con la luce fu destabilizzante e quasi doloroso e solo in quel momento le venne in mente di chiedersi quanto diamine avesse bevuto quella notte.

Almeno ti ricordi cos'è successo?” le domandò all'improvviso Amanda mentre le camminava affianco.

Sì, non sono messa così male.” borbottò Ingie in risposta.

Ricordava anche la sottospecie di conversazione che aveva tenuto con Tom. Così come l'immagine del ragazzo che chiacchierava animatamente con Keri, motivo per cui non aveva fatto altro che piangere fino ad addormentarsi stravolta. Il solo pensiero le faceva venire voglia di gettarsi in un bidone della spazzatura dalla vergogna. Forse l'alcol aveva enfatizzato il tutto, rendendo tragica una situazione che di tragico, effettivamente, non aveva nulla. Eppure si sentiva ancora frastornata, ancora triste e delusa. Inoltre, aveva un disperato bisogno di parlare con Milo e sapere come stesse.

Quando raggiunsero il patio dell'hotel, trovò David, Lily, Gustav, Georg, Bill e Tom. Con quest'ultimo si scambiò solo una veloce occhiata che andò poi a gettare immediatamente su Lily.

Ciao, piccina.” sorrise, andando a carezzarle il piccolo volto incredibilmente liscio. “Piacere di averti conosciuta.” Successivamente salutò David prima che questo uscisse dall'hotel, pronto per sistemare la figlia sul seggiolino della macchina, e si voltò verso Georg e Gustav. “Grazie per tutto e scusate gli inconvenienti.” disse quasi in difficoltà.

Figurati. Mi sono divertito a vederti vaneggiare.” rispose il bassista con tono ironico, cosa che la portò a tirargli un piccolo schiaffetto sul braccio.

Salutò entrambi con dei baci sulle guance e li guardò andarsene. Quando giunse il momento di Amanda, la abbracciò forte.

Grazie.” mormorò sincera.

Figurati. Vedi di non combinare altri casini nel frattempo.” si raccomandò la bionda prima di sciogliere quella presa. “Tanto ci sentiamo.” aggiunse poi, prima di darle le spalle.

Fece un cenno di saluto ai gemelli e raggiunse David e Lily all'auto.

Ingie sospirò mestamente, osservandoli partire, e quella spiacevole sensazione di solitudine tornò a farsi viva nel suo stomaco. Si sentiva davvero fortunata ad avere un'amica come Amanda che la potesse capire, sostenere e rimproverare quando necessario. Per assurdo, la Germania aveva portato nella sua vita un sacco di belle novità; alcune si erano rivelate momentanee, altre importanti e durature. Amanda era una di quelle importanti novità.

Improvvisamente, il suono di un messaggio in arrivo la riportò con la mente alla realtà. Recuperò il cellulare dalla tasca – quel dannato cellulare che le aveva regalato il chitarrista per Natale – ed aprì la casella.

Luke.



Come va senza di me? Stai facendo festa? ;)
Ti amo.



Le venne spontaneo sospirare appena.

Aveva ragione Tom; se solo avesse saputo come si era ridotta la sera prima, non sarebbe stato molto orgoglioso di lei.





***





Tom ricordava la sera in cui Ingie aveva bevuto qualche bicchiere di troppo, circa un anno prima. Ricordava anche il terrore negli occhi della mora, non appena i fotografi avevano scattato foto di loro due all'uscita del locale. Per quanto recitasse la parte della ragazza dura, strafottente e menefreghista, Ingie era incredibilmente debole. La facilità con cui affogasse le sue frustrazioni nell'alcol era però destabilizzante; nemmeno lui, che conduceva una vita da rockstar impegnata e stressata, decideva di lasciarsi andare a quella maniera, come non esistesse un domani. Ingie era instabile, fragile ed insicura, cosa che la portava a compiere l'azione sbagliata al momento sbagliato; e quando se ne rendeva conto era sempre troppo tardi. Si chiedeva il motivo; si chiedeva perché una ragazza intelligente – doveva ammetterlo – come lei si sminuisse con le sue stesse mani. E ciò andava al di là della rabbia che provava nei suoi confronti.

Buongiorno.”

La voce che riconobbe come quella di Keri gli ricordò di trovarsi in giardino, sul retro dell'hotel, intento a fumare una sigaretta con la testa immersa in un vortice di pensieri che a lungo andare lo avrebbero fatto diventare pazzo. E più si riprometteva di smettere di preoccuparsi per la mora, più questo accadeva.

Hey.” le sorrise, vedendola avvicinarsi a lui in una semplice tuta.

Aveva sempre ritenuto che Keri fosse una ragazza molto carina ma non vi aveva mai fantasticato in qualche modo esplicito o animalesco, tipico di un ragazzo della sua età. Si trovava bene a parlare con lei ma riteneva che per alcune cose fosse ancora piccola; aveva diciannove anni ma un'innocenza che a volte lo inteneriva. Quella stessa innocenza che in Ingie mancava e che l'aveva portato a desiderarla sin da subito.

Me ne offri una?” gli domandò la ragazza, riferendosi alla sigaretta.

Lui, gentilmente, le porse il pacchetto.

Ti sei ripresa dalla serata?” chiese lui, mentre la osservava fumare elegantemente. Questa scrollò appena le spalle.

Sicuramente sto meglio di Ingie.” ridacchiò. “Poverina, stanotte stava davvero male.”

Tom fece un sorriso di circostanza. Aveva capito che la mora non aveva mai fatto parola con nessuno della relazione che avevano avuto fino a qualche tempo prima e, per quanto potesse provare rabbia nei suoi confronti, non era il tipo di persona che andava a seminare discordia fra la gente.

Sì, beh, ho visto che sta meglio.” fece finta di nulla, guardando distrattamente davanti a sé mentre si riempiva i polmoni di nicotina.

Tu ti sei divertito?” la percepì voltarsi verso di lui.

Sì.” buttò lì. “Era da un po' che non mi svagavo.” aggiunse continuando ad osservare il verde attorno a loro.

Lavorate sempre? Mai un momento di stacco?”

Praticamente no. Abbiamo un manager molto esigente ma ha più che ragione. Dobbiamo mantenere la band costantemente attiva in questo ambiente o tutto va a puttane, scusa il francesismo.”

Sentì la bionda ridacchiare.

Io mi divertirei.” commentò interessata e Tom non poté fare a meno di sorridere.

Me lo dicono tutti quelli al di fuori di questo mondo. Lo vedono come semplice divertimento e gioco ma alle volte può divenire stressante. Per questo, quando possiamo, ci prendiamo delle pause. Per non impazzire.” Keri rimase in silenzio, forse per riflettere su ciò che le aveva appena detto. “Voi invece? Sempre a ballare?” le domandò quindi, voltandosi verso di lei.

Oh sì. Roy non sa nemmeno cosa sia una pausa.” rispose lei con sguardo arreso. “Ma amiamo ciò che facciamo e penso sia un bene.” Fece cadere un po' di cenere con un colpetto d'indice alla sigaretta. “A proposito, mi ha detto la receptionist che a pochi metri da qui c'è una creperia fantastica. Se vuoi prenderti una pausa ed affogare la faccia nel cioccolato, sappi che sono disponibile.”

Tom fu scosso da qualche risata. Aveva come l'impressione che Keri cercasse un altro tipo di approccio con lui e, per quanto i suoi metodi fossero fuori dal comune, la cosa lo divertiva.

Va bene.” sorrise.





***





Io sono mortificata.” Faceva avanti e indietro per quella stanza, torturandosi i capelli con le mani – che persistevano col passarvi in mezzo –, e continuava a dar voce ai suoi pensieri in maniera confusa e frettolosa. “Sul serio, non credevo possibile una cosa simile. Non so perché non vi ho nemmeno pensato.”

Ingie, calmati.” sorrise lievemente Milo, cercando di fermarla. “Non devi fartene una colpa. Tu non c'entri nulla. Anzi, sei stata carina a venire subito da me ed invogliarmi a fare qualcosa; ho capito che ci tieni. Non potevi saperlo.”

Ingie sbuffò gettandosi a sedere sul suo letto matrimoniale ancora sfatto.

Smettila di trattarmi bene. Mi merito un sentito vaffanculo, dal cuore.” borbottò, cosa che portò il ragazzo a scoppiare a ridere.

Ora stai esagerando.” esclamò divertito. “Succede. Non è la prima delusione amorosa per me.”

Eppure, secondo me, non ti devi arrendere.” batté un piede a terra lei, come per sottolineare la necessità di perseveranza da parte del ragazzo. “Cerca di distoglierla da Tom. Fai qualcosa.”

D'accordo. Forse un'intimissima parte di lei lo stava facendo anche per se stessa e ciò la faceva sentire un po' egoista. Ma era più forte di lei; vi aveva riflettuto con tutta la razionalità di cui disponeva, si era violentata psicologicamente per portarsi a capire che era giusto che lui la dimenticasse. E bene, non aveva funzionato. Aveva voglia di sputare sulla sua immagine riflessa allo specchio per quanto sentiva sbagliato tutto ciò. Perché non riusciva semplicemente ad ignorare la cosa? Perché non riusciva a farci i conti? D'altronde, Tom aveva dovuto accettare la sua relazione con Luke.

No, lei era egoista. Non sopportava l'idea che si innamorasse di qualcuno che non fosse lei.

Dio, mi prenderei a schiaffi da sola.

Dai, diverrebbe inutile ed imbarazzante.” si oppose – ovviamente – Milo. “Devo semplicemente lasciar scorrere le cose, così come vengono. Nel caso dovesse succedere qualcosa fra loro due, cercherò di accettarlo e passarci sopra. Keri non è l'unica ragazza al mondo, per quanto mi possa piacere.”

La mandibola di Ingie raggiunse quasi il pavimento. Quel ragazzo era più piccolo di lei e l'aveva decisamente battuta in fatto di maturità.

Prendi esempio, si disse incredula.

Però non gettare definitivamente l'ascia di guerra. Non si sa mai, nella vita.” mormorò ancora, contro ogni buon proposito.

Ora stai seriamente facendo la bambina.





***





One, two, three, four... Oh, andiamo.”

Roy sbuffò per l'ennesima volta quel pomeriggio.

Ingie lanciò un'occhiata interrogativa a Sid, il quale aveva di nuovo dimenticato i passi successivi al dannato quattro. Il coreografo aveva assegnato loro un passo a due, sullo stile latino-americano con contaminazione hip-hop, che Ingie si era ritrovata in poco tempo ad amare. Eppure, quel giorno, il suo compagno pareva altrove con la testa.

Lo so, lo so.” borbottò il ragazzo, tornando in posizione iniziale.

Continui a ripetere che lo sai da ore e non ho ancora visto un miglioramento.” ribatté Roy, visibilmente irritato.

Sono stanco. Capita a tutti di essere stanchi. Non facciamo altro che ballare ogni giorno.”

Sei tu che hai scelto di ballare per mestiere. Se ti pesa, non sei obbligato a proseguire.”

Ingie osservò Sid tacere a quell'ennesimo richiamo, come resosi conto solo in quell'istante di quanto avesse ragione, fino a che non si voltò nuovamente verso di lei.

Scusa.” le mormorò, per poi riprenderle la mano, pronto a ripartire.

Five, six, seven, eight...” Ripresero a muoversi sotto la voce di Roy, guardandosi attentamente negli occhi, come per darsi sostegno e fiducia. Sid aveva uno sguardo strano, perso; sentiva che qualcosa non andava. In effetti, non passò molto tempo prima che il ragazzo inciampasse nuovamente sui propri piedi. L'ennesimo sospiro del coreografo non lasciò presagire nulla di buono. “D'accordo, fate una pausa. Proviamo con Page, Ty e Adam. Quando voi riprendete voglio vedere questa dannata coreografia eseguita, chiaro?”

Ingie e Sid annuirono come automi.

Andiamo fuori a prendere una boccata d'aria.” gli propose mentre apriva le porte dello studio, seguita dal moro. “Che succede, Sid?” domandò a quel punto, mentre camminavano in direzione del giardino sul retro.

Nulla.” tagliò corto lui. Era evidente che non si sentisse dell'esatto umore per tenere una conversazione.

Ti vedo stranamente spaesato, oggi. Non è da te.” insistette lei, una volta sedutisi finalmente sui gradini che davano sul cortile.

Sono solo stanco. L'ho detto.”

Siamo tutti stanchi, Sid. Tu hai qualcosa nella testa e non negarlo. Non riesci a concentrarti, non riesci a concludere due otto. Tu, che hai sempre avuto una memoria di ferro e hai sempre appreso tutto prima degli altri.”

Senti, capita a tutti di avere giornate no.”

Ma se tu parlassi con qualcuno di cosa ti passa per la testa, forse ti potrebbe aiutare.”

Non ho bisogno di un cazzo di nessuno e io sto benissimo, chiaro?!”

Ingie lo scrutò quasi scioccata. Mai Sid aveva avuto una simile reazione con uno di loro; mai aveva alzato la voce a quel modo. Era chiaro che il misterioso problema che lui si ostinava a celare fosse molto più rilevante di quanto avesse pensato.

Erano tutti stressati; il loro era un tipo di lavoro che non lasciava respiro, che distruggeva fisicamente e a volte psicologicamente. Ma, in un modo o nell'altro, avevano sempre trovato il modo di darsi man forte a vicenda, rendendo il tutto più leggero e sostenibile. Sid, ora, stava rifiutando quella mano che gli tendeva.

Sid, io non voglio farmi gli affari tuoi per divertimento, sto solo cercando di aiutarti.” mormorò la ragazza, tentando di parlare nel modo più dolce possibile.

E io ti ho appena detto che non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Ora, per favore, finiamola qua.” concluse lui in modo secco e deciso.

Non capiva perché si comportasse a quella maniera tanto scontrosa. Non era decisamente da lui, che trascorreva il suo tempo a partorire battute maliziose, di ogni tipo, per chiunque.

A quel punto, decise di non continuare a fare la parte della testarda e lo lasciò in pace, dedicandosi quindi al suo cellulare. Quando non sapeva che dire o fare, si rifugiava nel regalo del chitarrista, come avesse potuto in qualche modo ristabilire un contatto che mancava. Scorreva distrattamente i messaggi o la rubrica, nonostante conoscesse tutto a memoria, come per ricordarsi delle persone cui voleva bene. Ad un tratto però la sua attenzione fu catturata da un nome in particolare che brillava a chiare lettere nella sua rubrica: Simone. Le mani presero a tremare al solo pensiero di non sentirla da quella che le pareva un'eternità. Sentiva la mancanza della sua voce, delle sue parole dolci – rivolte esclusivamente a lei – che la facevano sentire in qualche modo importante ed amata, proprio come una figlia. Ora come ora, non sapeva nemmeno quale opinione si fosse fatta di lei e soprattutto se Tom le avesse raccontato tutto. Sperare il contrario era inutile, poiché era quasi certa che l'avesse fatto. D'altronde era suo figlio, cosa poteva pretendere?

Io vedo te strana in questo periodo, invece.” esordì improvvisamente Sid, prendendola in contropiede. Lo sapeva che, prima o poi, qualcuno se ne sarebbe accorto e le avrebbe fatto la fatidica domanda. Eppure, per quanto poteva, aveva la ferma intenzione di sviare con destrezza ogni singola insinuazione. “Le cose con Luke vanno bene?” le domandò a quel punto con nuova gentilezza.

Quel pomeriggio, pareva nascondere una doppia personalità che, doveva ammettere, la stava confondendo.

Sì, tutto benissimo.” scrollò le spalle come nulla fosse. “Perché?” chiese poi, pentendosene immediatamente dopo. Cercare una spiegazione voleva dire sommergersi di fango con le proprie mani e mettersi nella scomoda posizione di dover rispondere di conseguenza ad ulteriori domande.

Non so, siete strani. Mi è sembrato di avvertire un po' di tensione. Magari mi sbaglio. Anche con i gemelli mi è sembrato di avvertire la stessa cosa.” Bingo. Avrebbe dovuto immaginare che quell'argomento sarebbe saltato fuori. Ma Ingie non aveva la minima intenzione di rivelare che conosceva molto bene i gemelli, da molto prima dei suoi compagni di ballo. Aveva finto fino a quell'istante di averli conosciuti per la prima volta assieme a loro ed avrebbe portato avanti quella messa in scena per tutelarsi. “Il che è strano perché mi sembrano persone molto alla mano e piacevoli.”

Lo sono.” si affrettò ad annuire la ragazza. “Infatti non ho niente con loro. Figurati, nemmeno li conosco, come potrei?” si destreggiò quasi sorprendendosi. “E inoltre con Luke va seriamente tutto bene, davvero. Magari è solo un momento in cui entrambi abbiamo la testa occupata. Può succedere, ma nulla di serio.”

Per la prima volta nella vita, si ritrovò ad amare il richiamo severo di Roy che ordinava loro di rimettersi al lavoro, poiché la loro pausa era terminata già da un bel pezzo.





***





Gli sembrava di non sfiorare la sua chitarra acustica da una vita. Non appena l'aveva ripresa in mano ed aveva udito il primo suono riempire l'aria, aveva sorriso, come ripresosi da una lunga astinenza. Era incredibile come quello strumento – per lui così prezioso – potesse rappresentare una sorta di terapia. Non appena le sue dita ne carezzavano le corde tese, subito si sentiva meglio. Chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare dall'istinto, dalla melodia che la sua testa creava d'impatto, dimenticando per un momento tutti i problemi che aveva, se così potevano definirsi. Si rendeva conto, alle volte, di quanto ipocriti si potesse essere, spacciando per tragedia ciò che una persona realmente sofferente riteneva correttamente futile, eppure non riusciva a fare a meno di patire ugualmente. La semplice razionalità nella vita era del tutto inconsistente senza un pizzico di istinto, se ne rendeva conto, nonostante avrebbe pagato oro per accantonare del tutto quest'ultimo e non provare più tristezza.

Oggi sei malinconico?” gli domandò all'improvviso Bill, appena uscito dal bagno con un asciugamano in vita. Tom infatti si era rifugiato in camera di suo fratello forse per avere quella compagnia di cui sentiva il bisogno. “Suoni e non si può dire che siano note felici, per quanto belle.”

Tom sorrise appena e posò la chitarra ai suoi piedi.

No, non sono malinconico. Mi andava di strimpellare un po'.” rispose con leggerezza. Odiava far preoccupare Bill ed inoltre non vi era nulla di nuovo quel giorno, per quanto riguardasse il suo umore.

Adoro sentirti suonare, lo sai.” disse il vocalist, frizionando i capelli biondi con un panno. “Mi ricorda il periodo in cui ancora non eravamo famosi e tu salivi sul letto con la chitarra in mano e davi il meglio di te, fingendo di dominare un palco.”

Sì, con te a cantare affianco a me e la mamma a fare da pubblico.” ridacchiò a quel punto il moro, pervaso dai ricordi. Rammentava quanto caos sua madre riuscisse a fare, di fronte a loro, con l'intento di simulare un intero pubblico. Doveva ammettere di trovarla decisamente comica, ma entrambi gliene erano grati, poiché li aveva sempre sostenuti e mai aveva cercato di distruggere il loro sogno con troppa razionalità. “Mi piacerebbe, a volte, tornare a quel periodo.” mormorò quindi nostalgico con un piccolo sorriso fisso sulle labbra.

A chi lo dici.” confermò Bill, prendendo a vestirsi. “È bella quella sensazione di speranza, di sogno. Anche un po' di ingenuità.”

Già.” Si prese un momento di riflessione, osservandolo distrattamente indossare i jeans. “Credo di piacere a Keri.” ridacchiò all'improvviso, come risvegliatosi inaspettatamente dal trans.

Sì?” sorrise Bill, voltandosi verso di lui con la sorpresa negli occhi, mentre si infilava una maglietta a mezze maniche. “Da cosa l'hai intuito?”

Da come mi cerca, come mi parla. Mi ha anche lanciato un mezzo invito fuori che credo voglia che colga al volo.”

Dai, vai.” lo incoraggiò Bill, indossando le scarpe. “Lei mi sembra simpatica.”

Sì, lo è, ma al momento non voglio complicazioni e non voglio illuderla.”

Non devi per forza uscire con lei per farci qualcosa. Puoi andarci a prendere una birra, da amici. Ti fa bene un po' di nuova conoscenza.”

A me sì ma a lei no, se si aspetta qualcosa da me.”

Tu non metterla nella condizione di illudersi. Falle capire da subito che le tue intenzioni sono più che innocenti.” Prese una pausa. “Poi, chissà, magari scopri che ti piace.”

No.” sorrise Tom, abbassando lo sguardo. “È troppo piccola.”

Ha diciannove anni. Cinque anni di differenza non sono poi un abisso.”

Non intendo anagraficamente. Si vede che forse è ancora un po' immatura.” si spiegò meglio. “Sai, io sono stato abituato a Ria e... Ad Ingie; voglio dire, per quanto le cose siano andate male, loro sono più donne, in un certo senso.”

Il vocalist parve riflettervi per un attimo, per poi scrollare le spalle.

Magari si scopre che non è la donna a fare per te.” commentò.

Grazie.” ridacchiò il chitarrista.

Capisci che intendo.” sorrise di nuovo Bill. “Secondo me, quello di cui hai bisogno in questo momento è semplice spensieratezza. Cosa che Keri potrebbe essere in grado di darti. Che ti importa se non è abbastanza matura? Non la devi sposare. Passaci del tempo assieme, facci due risate, non è un delitto.” Tom non rispose. “E magari è la volta buona che vedo quel muso sparire dalla tua faccia.” Il chitarrista stirò le labbra in un sorriso. “Almeno tu hai una corteggiatrice. Il massimo cui posso aspirare io è Adam!”

Tom scoppiò a ridere, portandosi le mani al viso.

Non credere, ci prova anche con me, se ti consola.” commentò divertito. “Magari il segreto per risolvere i miei problemi è diventare gay.” scherzò successivamente.

Per quanto io ti possa voler bene in ogni caso, vorrei diventare zio, quindi, se devi prendere una decisione simile, fallo il più in là possibile.”

Entrambi si ritrovarono a ridere con naturalezza, come forse non succedeva da un po'. Trascorreva talmente tanto tempo a crucciarsi per Ingie che quasi sentiva di aver trascurato suo fratello, seppur involontariamente, ed odiava tutto ciò. Suo fratello era la sua vita e mai nessuno avrebbe dovuto allontanarli, soprattutto una ragazza.

Come spinto da una forza ignota, gli si avvicinò, per poi stringerlo fra le proprie braccia a sua insaputa. Dapprima rigido per la sorpresa, lo sentì ricambiare quell'abbraccio – forse un po' impacciato – che gli era dannatamente mancato e di cui aveva sentito il bisogno.

Ti voglio bene, Bibi.”





***





Le labbra vagavano sulla pelle del suo collo, in grado di farla accapponare. Tirò indietro la testa ad occhi chiusi, lasciandogli ampio accesso alla gola già piena dei suoi baci. Insinuò le dita fra i suoi capelli morbidi, lasciandosi scappare un lieve gemito che la prese quasi in contropiede. Le mani grandi del ragazzo la vezzeggiavano ovunque potesse immaginare di avere epidermide. Con le proprie lo spinse sul petto, facendolo capitolare affianco a lei, su quel letto enorme; e non appena gli si sedette a cavalcioni, il cuore quasi le schizzò fuori dal petto. Tom, sotto di lei, le sorrideva carezzandole una coscia nuda.

Un urlo incontrollabile si liberò dalle sue labbra.

Dio.” esclamò, sollevandosi a sedere fra le lenzuola.

Si portò le mani al viso madido di sudore; poteva percepire quelle stesse gocce scorrere lungo la sua schiena. Si scrollò immediatamente le coperte di dosso e si sollevò in piedi – non senza qualche sbandamento, dovuto ai giramenti di testa – e si rifugiò in bagno, dove si sciacquò ripetutamente il volto.

Doveva immaginare che, prima o dopo, quel tipo di sogni le avrebbero fatto visita.

Osservò il suo riflesso con un leggero fiatone e poté scorgere il proprio sguardo quasi spaurito. Per quanto il protagonista di quel sogno fosse già da solo motivo di batticuore, ciò che l'aveva più spaventata era il tradimento. Nel suo sogno aveva tradito Luke e ringraziò il cielo che non fosse realtà.

La cosa non le piaceva. Ora aveva persino paura di tornare a dormire e rischiare di ricominciare.

Dopo essersi asciugata, tornò in camera dove indossò dei pantaloni di una tuta ed una felpa; agguantò il pacchetto di sigarette sul comodino e si affrettò ad uscire dalla stanza. Il corridoio era silenzioso in modo quasi inquietante; d'altronde erano le tre di notte e nessuno poteva girovagare ancora per l'hotel come stava facendo lei, come un fantasma.

Sapeva perfettamente dove andare e stavolta sperava di non incrociare di nuovo il chitarrista o avrebbe potuto dirsi perseguitata dalla sfortuna e dal terribile tempismo.

Salì le scale fino a giungere all'enorme terrazza sul tetto dell'albergo. Dapprima si affacciò con la testa, per assicurarsi che non vi fosse l'ombra di chitarristi, e poi – più tranquilla – andò a sedersi a terra, poggiando la schiena al muro. Quando si accese la sigaretta, tirò un sospiro di sollievo, per poi sollevare lo sguardo al cielo stellato. Era raro godere di tale visione in Germania e ne approfittò lieta. Poco distante, poteva perfettamente udire il frastuono prodotto dalla discoteca dove si erano recati sere addietro. Riconobbe addirittura la canzone e le venne spontaneo pensare che si trattasse di uno spiacevole scherzo del destino.

If our love is tragedy why are you my remedy? If our love's insanity why are you my clarity?

Si portò una mano alla fronte, con il gomito poggiato al ginocchio, piegato davanti a sé. Anche una dannata canzone la poneva bruscamente di fronte alla realtà dei fatti. Quelle parole sembravano scritte appositamente per lei e Tom e cominciava ad odiare anche solamente l'ossigeno che respirava.

Espirò il fumo verso l'alto, lasciando che l'aria quasi gelida le carezzasse le gote. Ma lei non sentiva freddo, era troppo nervosa.

La sua vita era un immenso punto interrogativo. Sembrava tagliasse un traguardo ma poi si rivelava fasullo e doveva ripetere la stessa operazione infinite volte. Non era ancora riuscita a trovare quell'equilibrio di cui aveva bisogno, che la facesse sentire a casa e le assicurasse stabilità almeno per un periodo che superasse il giorno e mezzo. Si sentiva un'incapace, una persona che faticava a stare al mondo e se ne vergognava. Probabilmente, se avesse avuto ancora suo fratello con sé tutto sarebbe stato molto diverso. Non a caso, gli errori più irrimediabili, aveva cominciato a commetterli dalla sua morte. Aveva perso un punto di riferimento, un sostegno, colui che le dava stabilità e la teneva ancorata con i piedi a terra. Grazie a lui, riusciva a non sbagliare, almeno non in modo eclatante come stava invece facendo da circa un anno a quella parte. Le mancava la sua presenza, rivoleva quell'equilibrio.

Sei tu.” Sobbalzò a quella voce, venuta fuori dal nulla. Milo sostava affianco a lei, sembrava essersi appena alzato da terra ma poté giurare di non essersi assolutamente accorta della sua presenza. “Che fai qui a quest'ora?” le domandò, stranamente mogio, mentre le si avvicinava.

Potrei chiederti la stessa cosa.” rispose lei con gentilezza ma curiosa di sapere cosa lo tenesse ancora sveglio. Lo scrutò attentamente sederlesi affianco, abbracciandosi poi le ginocchia e guardando in alto. Sembrava pensieroso e, osservandolo meglio, le sembrava di scorgere i suoi occhi arrossati. Che avesse pianto?

Ti ho mentito.” esordì all'improvviso il ragazzo e le orecchie della mora si tesero interrogative. “Non sono in grado di voltare pagina.”

Ingie giurò di sentire il proprio cuore frantumarsi in mille pezzi. Quella semplice frase aveva liberato in lei un toro imbizzarrito e l'aveva toccata nell'anima, poiché sembrava che lei e Milo si trovassero nello stesso brutto vortice dal quale nessuno dei due era in grado di scappare. Sentì gli occhi inumidirsi e combatté con tutte le proprie forze per reprimerle e non lasciare che il ragazzo le scorgesse. Tutta quella situazione era quasi assurda e guardando Milo accanto a lei così indifeso e con il cuore aperto, le venne solamente voglia di essere il più limpida possibile.

Anche io ti ho mentito.” parlò quasi senza accorgersene. Guardava fisso davanti a sé. “Conosco i gemelli da molto più tempo.”

Scagliata la bomba. Ormai il danno era fatto; uno più, uno meno, si disse, ormai non valeva nemmeno più la pena preoccuparsene.

Vide con la coda dell'occhio il moro voltarsi verso di lei come si volesse assicurare fosse seria.

Come?” domandò confuso.

Un po' di tempo fa sono scappata dai miei problemi, pensando di poter dare inizio ad una nuova vita. Questa nuova vita mi ha portato a conoscere Tom, Bill e il resto della band. Mi hanno ospitato in studio per un bel po' di tempo.” raccontava come non avesse un freno, ma soprattutto come se le sue labbra si muovessero da sole, senza che il suo cervello lanciasse l'impulso.

Come mai ho la sensazione che non è tutto?” le chiese improvvisamente Milo, dopo un attimo di pausa. Era decisamente troppo sveglio.

Io e Tom abbiamo avuto una storia, se così si può chiamare.” Percepiva la sorpresa, affianco a lei. “Iniziata come una storia di sesso, conclusa come una storia d'amore finita male.” Abbassò lo sguardo sulle proprie mani riunite sulle ginocchia, che ora presero a torturarsi a vicenda, nervosamente. “Ci siamo irrimediabilmente innamorati e se lui era pronto a costruirsi un futuro con me, io ho impiegato due minuti per distruggere ogni sua aspettativa. Troppo codarda, come sempre. Pensavo che una storia a distanza non avrebbe funzionato ed era troppo da sopportare, per me. Con il risultato di una trentina di ore di volo buttate da parte sua ed un infinito odio verso me stessa da parte mia.” Si prese un momento di pausa per ingoiare il groppone che le si era formato in gola. “Ora anche suo fratello mi odia e probabilmente anche sua madre, se sa qualcosa di quanto accaduto.”

Il silenzio riecheggiò per qualche istante, fino a che Milo non parlò di nuovo.

Ma, insomma, perché non l'hai mai detto a nessuno?”

Perché non volevo si creassero imbarazzi e, non so, forse per mettervi un croce definitiva, nonostante non abbia funzionato. Quel che è peggio è che Luke è il ragazzo con cui stavo prima e durante l'accaduto con Tom. Non gliene avevo mai parlato ed è venuto a scoprirlo una sera proprio da Luke. Inutile dire quanto ora Tom si senta preso in giro a rivedermi con lui.”

Altro silenzio.

Non immaginavo minimamente una cosa simile. Anche se mi è sembrato di scorgere strana tensione fra voi due, ma cercavo di giustificarla pensando che non vi piaceste a pelle.” mormorò il ragazzo, pensieroso. Poi, la domanda fatidica arrivò. “Non l'hai superata, vero?”

Si sentì per un attimo mancare il respiro.

Lo credevo.” sussurrò. “Ma mi rendo anche conto che quello che ho provato per Tom è stato troppo forte per poter essere dimenticato così in fretta.” Una lacrima tradì i suoi tentativi di apparire tranquilla. Velocemente la scacciò e cercò di sorridere. “È veramente brutto essere egoisti. Non sopporterei di vederlo con Keri, sai? È totalmente ingiusto e mi odio ancora di più per questo.”

Anche io mi odio per non volerla con lui.”

Ma tu sei giustificato. Il tuo è un sentimento puro, normale. Lei ti piace e non la vorresti vedere con un altro, è semplice. Io no, io ho sbagliato e continuo a sbagliare tutto. Io non posso pretendere nulla, ci sono troppi precedenti, e sto solamente facendo la figura dell'idiota che non sa cosa vuole realmente dalla vita.” Sospirò prendendosi il viso fra le mani. “A volte vorrei non averlo mai conosciuto ma poi mi dico che non è vero perché conoscerlo è stata la cosa più bella che mi potesse succedere.”

Ora le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance senza freni; non aveva neppure provato a fermarle, arresa all'evidenza. Era inutile nascondere ulteriormente il proprio dolore davanti a Milo. Rivelargli l'accaduto era stato qualcosa di spontaneo e voluto, perché si fidava di lui, perché lui si era fidato di lei. Ora condividevano due segreti e sapeva che li avrebbero entrambi custoditi con attenzione.

Perché non glielo dici?” le chiese ingenuamente Milo.

Cosa? No, assolutamente no. Primo, devo pensare a Luke; secondo, mi odia e non si lascerà mai più abbindolare da me.” rispose Ingie con voce tremante, cercando di asciugare come poteva le lacrime che continuavano a cadere. “Ormai ho scelto questa vita e mi sta bene così. Con Luke sto bene.”

I tuoi occhi mi dicono altro però.” commentò lui. “Io non ti vedo felice, Ingie. E questo, te l'avrei comunque detto, al di là della vicenda con Tom.”

La mora fu toccata da quelle parole. Possibile che fosse così evidente? Possibile che le si leggesse in faccia che non era quella la vita che aveva sempre desiderato per se stessa? Era così incapace a nascondere agli occhi degli altri la verità?

Non sono felice perché mi manca mio fratello, Milo.” soffiò, ormai col viso zuppo. Milo sembrava preso in contropiede; probabilmente non si aspettava che lei nominasse suo fratello. Ingie ne sentiva il bisogno; era troppo tempo che non si faceva un bel pianto liberatorio per suo fratello Tom. Aveva a lungo celato le sue emozioni, i suoi sentimenti riguardante quella grande perdita perché si era ripromessa di non soffrirne più. Ma era inutile prendere in giro persino se stessa. La morte del proprio sangue non può finire di far male; mai. Per quanto ci si ostini a proseguire. “Vorrei averlo qui, in questo momento, e confidargli tutti questi miei pensieri, tutto quello che sto passando, perché so che lui riuscirebbe a trovare la soluzione, anche con un semplice sorriso. Io non sono in grado di farlo; io sono una nullità senza di lui.”

Sentì la mano di Milo afferrare delicatamente la propria.

Tu non sei una nullità. Guarda dove sei, guarda cosa sei arrivata a fare. Ti sei costruita e stai continuando a costruirti una bellissima carriera, Ingie. Ti stai impegnando, stai sudando per crearti un futuro in ciò che più ami. Ti sei posta un obiettivo e lo stai raggiungendo con successo. Tutto ciò che ti è accaduto con Tom Kaulitz fa solo da contorno a ciò che realmente conta: tu sei forte, Ingie, e non hai nemmeno idea, forse, di cosa tu sia in grado di fare. Non ho mai avuto occasione di dirtelo prima, ma io ti ammiro. Ammiro la tua determinazione, la tua lucidità e la tua serietà nel tuo lavoro. Adoro vedere quanta passione tu ci metta giorno dopo giorno. Tante volte, non mi vergogno a dirlo, ti ho presa come modello. Perché voglio impegnarmi come fai tu, voglio sudare anch'io come fai tu. Perché ciò che otterremo alla fine sarà tutto molto più bello.”

Ingie era senza parole. Forse mai nessuno le aveva detto cose più belle. Le sue parole l'avevano colpita così tanto da commuoverla e si sentì stupida poiché non sapeva nemmeno come poter ricambiare. Milo era una delle persone più preziose che avesse mai avuto occasione di conoscere.

Sarai anche più piccolo di me, ma mi ritrovo a pensare di non aver capito proprio niente della vita.” disse con l'incredulità negli occhi. “Tu sei un ragazzo straordinario, davvero. Non perdere mai quello che hai dentro, Milo. Tienilo stretto.” Poi, senza pensarci, lo abbracciò. “Grazie.” sussurrò al suo orecchio, sentendolo nel frattempo ricambiare la stretta. “Ah.” fece all'improvviso, staccandosi appena per poterlo guardare nuovamente negli occhi. “Inutile che ti chieda di non dire nulla agli altri, giusto?” gli sorrise appena.

Lui ricambiò ed annuì.

Puoi stare tranquilla.”





***





Dopo un'assidua opera di convincimento, era riuscita a strappare un d'accordo molto scocciato da parte di Sid, alla sua proposta di andare a bere una birra ad un pub, quella sera. Il tutto era nato dal pomeriggio, quando, durante le prove, ad Ingie non era sfuggito ancora una volta quel suo comportamento ambiguo. Un momento prima rideva ed era il ragazzo di sempre, un momento dopo urlava a chiunque ritenesse lo disturbasse. Lei, allora, senza ammettere repliche, gli aveva letteralmente ordinato di uscire e si ritenne soddisfatta nell'aver portato a compimento il tutto, non senza sentite lamentele. Anche Ty aveva deciso di unirsi a loro poiché aveva per l'ennesima volta litigato con Jane ed aveva bisogno di qualche minuto di svago.

Insomma, ti rendi conto? Dice che la trascuro, che penso solo al mio lavoro. Cristo, non vado a puttane, faccio quello che serve per vivere!” continuava a lamentarsi da un po', con il boccale di birra davanti a sé e lo sguardo sbattuto e decisamente stufo. “Vorrei capisse che lo faccio anche per lei.” borbottò successivamente.

Lo capirà.” intervenne Ingie. “Non sopporta semplicemente questa lontananza, è normale.”

Ma non è normale litigare ogni volta che ci sentiamo al telefono. Già mi manca, in più non posso parlare con lei come vorrei.”

Mollala.” buttò lì Sid, cosa che portò la mora a voltarsi verso di lui e fulminarlo con lo sguardo. “Trovatene una meno pesante e spassatela. Hai venticinque anni.”

Sid, non mi pare il migliore dei consigli.” ribatté Ingie del tutto contrariata.

Io farei così.” scrollò le spalle lui per poi alzarsi dallo sgabello. “Vado un attimo in bagno.”

Non attese una risposta; sparì semplicemente in meno di tre secondi.

D'accordo, sono io che lo vedo strano in questo periodo o anche tu?” chiese immediatamente la mora, decisamente seccata da tale atteggiamento. Non riusciva a capire da cosa potesse essere causato; non si era mai comportato a quella strana maniera.

No, lo vedo anche io.” sospirò Ty, osservando la porta chiusa del bagno entro il quale si era chiuso Sid. “Da un po' di tempo non è più lo stesso e mi chiedo perché.” Fece una pausa. “Spero solo non stia facendo qualche cazzata.”

Ingie fu attraversata da una forte fitta di preoccupazione nello stomaco. Aveva sgranato gli occhi e si era voltata a guardarlo come per assicurarsi che avesse sentito bene.

Intendi...” cominciò, non avendo nemmeno il coraggio di pensare ciò che la sua mente aveva formulato. “No, non lo farebbe mai. Sa che finirebbe fuori dal gruppo, seduta stante.” gesticolò eccessivamente.

Non poteva e non voleva credere che Sid fosse entrato nel circolo della droga; era un qualcosa che non poteva accettare.

Me lo auguro.” concluse Sid, per poi guardare oltre le sue spalle. “Oh, guarda chi c'è.” sorrise per poi alzare un braccio e fare un segno di saluto. Ingie si voltò, seguendo tale direzione, e quasi cadde dalla sedia nel vedere Tom e Bill fare il loro ingresso nel pub. Era una persecuzione e si ritrovò a maledire Ty nel vederlo fare loro cenno di raggiungerli. “Prendete una birra con noi?” propose loro, non appena Ingie li sentì al proprio fianco.

Alzò momentaneamente lo sguardo, giusto il tempo di incrociarlo con quello di Tom e tornò a concentrarsi sul proprio bicchiere.

Va bene.” sorrise Bill per poi prendere posto al loro tavolo, entrambi di fronte a lei. “Sono distrutto.” disse poi portandosi le mani al viso, che stropicciò appena. “Tom ha avuto la brillante idea di andare a correre, oggi pomeriggio. Mi tremano ancora le gambe.”

Non siete abituati?” sorrise Ty, a capotavola.

Lui sì, fa palestra quasi tutti i giorni. Io il massimo dello sforzo che faccio è sollevare i vestiti che indosso.” borbottò, facendo ridacchiare tutti tranne Ingie. Non osava fiatare.

Infatti vedo che tu hai un fisico muscoloso e ben allenato.” commentò il ragazzo, questa volta a Tom, il quale sorrise.

Si fa quel che si può.” rispose con un'alzata di spalle.

Proprio in quel momento, Sid fece il proprio ritorno.

Oh, ciao.” salutò, sedendosi nuovamente accanto ad Ingie, la quale lo scrutava sospettosa.

Hey.” fecero all'unisono i gemelli.

Un coglione non usciva più.” fece vago il ragazzo, prima di riprendere a bere la sua birra. Ingie continuava ad occhieggiarlo. Mentiva. “Spero tu non ti sia consolato con Ingie, in mia assenza.” fece poi malizioso, rivolto a Ty, che arrossì vistosamente.

Smettila di dire cazzate. Jane non la lascio, è chiaro?” ribatté lui.

Era solo un consiglio.” scrollò le spalle Sid, tornando a bere. “Ditelo anche voi che deve trovarsi una bella ragazza con cui divertirsi e basta. Tutte queste gelosie... Una semplice storia di sesso è la cosa migliore.”

Ingie e Tom si scambiarono un'occhiata e lei sentì la propria faccia prendere fuoco, ma poté giurare di scorgere una sfumatura rossastra anche sulle gote del chitarrista. Era così che avevano cominciato, prima di innamorarsi.

Sono inutili le storie di sesso.” intervenne Ingie. “Finisci sempre per provare qualcosa.” parlò con lo sguardo sul proprio bicchiere. Quando lo risollevò, Tom era sempre lì che la guardava con attenzione.

Sì, se sei debole. Io, francamente, non ho questi problemi. Tutte le storie di sesso che ho avuto sono iniziate e finite senza rogne.” ribatté il ballerino.

Non potrei mai fare questo a Jane.” scrollò la testa Ty. “Alla fine, sono innamorato di lei, nonostante i litigi.”

Se vuoi continuare a rovinarti la vita, nessuno te lo vieta.” tagliò corto Sid. “Spero voi non abbiate tutti questi scazzi, in fatto di donne.” disse poi ai gemelli.

Oh, fidati, li abbiamo anche noi.” commentò Tom. “Io in particolare.”

Ingie sentì un brivido percorrerle la schiena e continuava a fulminarlo con lo sguardo, pregando mentalmente affinché stesse zitto.

Cioè? Racconta.” fece Sid, interessato e per poco Ingie non gli tirò un pugno in faccia.

Ho avuto una storia di qualche anno. Lavoravamo tanto in quel periodo ed io mi sono sentito incolpare di trascurare troppo la mia ragazza, per poi beccarla a tradirmi in casa nostra.” raccontò Tom con semplicità.

Ingie ricordava bene la vicenda con Ria.

Visto cosa succede?!” esclamò Sid in direzione di Ty. “Cominciano tutte così: mi trascuri, voglio più attenzioni da parte tua! Fino a che non le becchi a scopare con un altro.”

Sid!” lo riprese Ingie per poi lanciare un'occhiata veloce a Ty che sembrava assorto. “Non è così per tutte.” cercò di rimediare. Ty, dal suo canto, le fece segno che era tutto a posto, benché lei non vi credesse.

Ma la delusione più grande, l'ho ricevuta dall'ultima.” continuò Tom contro ogni previsione.

Ingie si voltò verso di lui con occhi sgranati.

Non lo stai facendo sul serio, gli disse mentalmente.

Che ha combinato?” domandò di nuovo Sid.

Anche Bill osservava suo fratello con espressione interrogativa. Probabilmente, nemmeno lui si aspettava che raccontasse tutto, con lei presente.

Non solo non mi ha mai detto di essere fidanzata, quando ci frequentavamo, ha avuto anche il coraggio di rimandarmi a casa dopo che mi sono fatto innumerevoli ore di volo dalla Germania all'America.”

Ingie strinse il bicchiere fra le dita, frenandosi dall'urlare. Non doveva battere ciglio o Sid e Ty avrebbero capito che era lei.

Però, che coraggio.” fece Ty sorpreso.

Aveva troppa paura della lontananza.” commentò il chitarrista quasi con disprezzo.

Beh, è vero che la lontananza, a lungo andare, può divenire pesante, ma se c'è l'amore non è un problema.”

Appunto.” annuì Tom. “E di amore, da parte mia, ce n'era tanto.”

Una fitta al cuore.

Basta, ti prego.

Da parte sua evidentemente no.” disse Ty e Ingie non poté più tacere poiché le mani avevano cominciato a prudere.

Non è vero. A volte si può essere innamorati follemente, ma la paura gioca brutti scherzi.” parlò nervosamente, cercando comunque di mantenere il tono più disinteressato possibile.

Sì ma quella è codardia, allora.” ribatté Ty.

La mora non trovò più il coraggio di controbattere. D'altronde era la verità.

Comunque ora è tornata con il suo ex fidanzato.” concluse Tom con una scrollata di spalle, come se la cosa non lo riguardasse più.

Ty aprì la bocca incredulo.

Che stronza.” commentò Sid, poco colpito, ed Ingie sentì il sangue ribollire.

Sì, proprio senza ritegno.” aggiunse Ty colpito.

Già.” annuì Tom, questa volta guardandola.

Quello era troppo.

Vado un momento a fumare.” annunciò, alzandosi. “Voi continuate pure.” sorrise poi falsamente prima di abbandonare la tana del leone.

Non appena fu fuori dal pub tirò un sospiro di sollievo.

Era furiosa; con quale coraggio aveva potuto umiliarla davanti a loro, seppur inconsapevoli?

Accese con schizofrenia la sigaretta e fece il primo tiro cercando di dimenticarsi tutto e calmarsi, invano.

Sapevo che alla prima occasione, te la saresti filata.”

Quella frase inaspettata la spaventò, portandola a voltarsi in quella direzione. Tom era davanti a lei; le mani in tasca ed un'espressione tranquilla sul volto. Presa da un attacco di rabbia cieca, gettò la sigaretta appena accesa a terra, calpestandola immediatamente, e camminò spedita verso di lui.

Una spinta sul petto.

Con che coraggio, eh?!” esclamò per poi dargli un'altra spinta. “Con che coraggio racconti di noi davanti ai miei compagni?!” Una terza. “Volevi umiliarmi? Volevi farmi insultare, anche se indirettamente?! Volevi mettermi in imbarazzo, Tom?!” Un'ennesima, fino a che il ragazzo – che non aveva cambiato espressione fino a quell'istante – non toccò il muro dietro di sé con la schiena. “Ci sei riuscito, sei contento? Adesso ti senti meglio?” domandò con sprezzo.

Il chitarrista sorrise cupamente.

Pensi che io tragga soddisfazione da tutto questo?” parlò senza muoversi. “Anche a me fa male ricordare tutto. E, sì, volevo che sentissi anche dalle loro labbra quello che ti sei dimostrata. Perché se avessero saputo che eri tu, non l'avrebbero mai fatto.”

Un tonfo sordo si levò nell'aria.

Gli occhi sgranati di Ingie, incredula per ciò che aveva fatto, tremavano assieme alla mano con cui l'aveva appena schiaffeggiato.

Che cos'ho fatto?!

Tom la guardava basito e con l'ira nelle pupille.

Stronza. Non avevo alcun diritto, dopo tutto quello che gli ho fatto passare.

Le veniva da piangere e voleva chiedere scusa ma sapeva che sarebbe servito a poco. Era paralizzata.

Improvvisamente, si sentì afferrare per le spalle, fino a che non si trovò a prendere il posto di Tom, con la schiena al muro ed il ragazzo a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Ora era spaventata da quel suo sguardo. Le labbra quasi la toccavano e poteva percepire il suo respiro caldo e veloce sul viso. Allungandosi appena, avrebbe potuto baciarlo.

Mi schiaffeggi anche?!” esclamò il moro, furioso. “Non ti basta tutto il male che mi hai già fatto, Ingie?” abbassò la voce ed Ingie sgranò i propri occhi nel vedere i suoi riempirsi di lacrime. Una presa invisibile ma dannatamente forte, le stava stringendo il fegato, quasi impedendole di respirare. “Quanto ancora dovrò sopportare? Dimmelo.” Poggiò la fronte contro la sua, chiudendo gli occhi ed Ingie trattenne il respiro. “Ti odio. Ti odio, ti odio, ti odio.” continuava a mormorare sulle sue labbra.

E ad ognuno di quel ti odio, corrispondeva una pugnalata al cuore.

Tom!” Si allontanarono immediatamente e si voltarono in direzione di Bill, che era appena uscito dal pub con il fiatone ed uno sguardo allarmato. Il vocalist guardò Ingie e pronunciò poche parole che le fecero crollare il mondo addosso. “Sid sta male.”

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Capitolo 7
*** Right or convenient ***


a


Seven
Right or convenient





Vedere i muscoli di Sid tremare spasmodicamente, sentire i suoi polmoni che faticavano a ritrovare ossigeno, portandolo ad assumere un colore biancastro in viso, fu terribile. Per la mora fu un riportare alla mente le immagini di suo fratello, la notte dell'incidente, ed il panico aveva imperversato.

La presenza dei gemelli si era rivelata del tutto utile poiché il chitarrista si era immediatamente offerto di scortare Sid in ospedale con la sua auto. Ingie e Ty si erano seduti sul retro, cercando di soccorrere il loro compagno di ballo come potevano mentre Tom infrangeva numerosi punti del codice della strada, senza mai sollevare il piede dall'acceleratore.

Ora si trovavano tutti seduti in corridoio, proprio davanti al reparto di rianimazione dove Sid giaceva, in silenzio. La tensione si tagliava con il coltello. Ingie continuava a fissare il pavimento con la testa fra le mani; Ty, affianco a lei, guardava davanti a sé con occhi vuoti; Tom percorreva più volte gli stessi metri e Bill se ne stava poggiato con la schiena al muro, teso.

Alla parola overdose, Ingie si era sentita gelare le ossa. Fino all'ultimo aveva sperato e pregato che Sid non fosse caduto nel circolo della droga ma, a quanto pareva, tutto si era rivelato vano. Ty non aveva proferito parola, forse scioccato per il fatto che le sue supposizioni si fossero rivelate corrette.

Nessuno aveva avuto il coraggio di avvisare il resto del gruppo e soprattutto Roy. Si era trattato di un tacito accordo che avrebbe dovuto tutelare Sid, per quanto possibile. Se Roy fosse venuto a conoscenza di tutto, l'avrebbe immediatamente sbattuto fuori e né Ingie né Ty desideravano questo per lui.

Perché non escono a dirci niente?” mormorò Ty, che sentì solamente Ingie. Il ragazzo continuava a scrutare il vuoto mentre la gamba piegata si muoveva frenetica. La mora scosse semplicemente la testa senza riuscire a replicare.

Sapeva molto bene quali fossero le possibilità di salvarsi da un'overdose di cocaina. Praticamente nulle. Forse avrebbe ancora potuto sperare in un coma e nel conseguente risveglio di Sid, se solo Dio avesse voluto miracolarlo.

Cercava con tutte le forze di trattenere le lacrime che spingevano per scorrere lungo le guance. Il suo cuore non smetteva di cozzare contro il petto con violenza, facendole male, ed il suo cervello era scollegato. Era come si trovasse in una dimensione parallela, ovattata, confusionaria. Cercava di rendersi conto di ciò che stava accadendo ma faticava.

Sid era in fin di vita e la possibilità che uscisse vivo da quella stanza spoglia era una su un milione.

Questa volta non riuscì a trattenere un singhiozzo, che portò i tre ragazzi a voltarsi verso di lei, il viso tra le mani, cercando di soffocare tutti gli altri. Riuscì a piangere in silenzio e sentì la mano di Ty posarsi sulla sua schiena, in segno di conforto.

Non voleva affrontare un'altra morte nella sua vita; aveva già dovuto sopportare abbastanza e non era pronta a ricominciare tutto da capo. Aveva perso un fratello; non poteva immaginare di dover perdere anche un amico.

Improvvisamente il medico primario uscì dalla stanza e Ingie e Ty si alzarono subito dalle sedie, avvicinandoglisi assieme a Tom e Bill con sguardo impaziente.

Allora, dottore?” domandò Ingie in tedesco.

Il paziente è in coma, signorina.” riferì con tono tremendamente serio, cosa che la fece sussultare, non seppe se per sconforto o speranza. “E già il fatto che lo sia è da considerare un vantaggio. Ma voglio essere sincero: ho visto pochissima gente risvegliarsi in seguito ad un overdose di cocaina.”

Sid sarà uno di quei pochi, Sid sarà uno di quei pochi, continuava a ripetersi nella testa mentre l'ansia aumentava. Nulla di ciò che non sapesse già, ma udire la conferma da un medico primario fu una pugnalata allo stomaco.

Grazie, dottore.” balbettò mentre le lacrime tornavano a galla.

L'uomo, dopo aver fatto un cenno con il capo, si allontanò.

Allora?” fece Ty, posandole una mano sulla spalla. “Cos'ha detto?”

È in coma.” mormorò Ingie come un automa, prima di allontanarsi dai tre e camminare lungo il corridoio.

Non aveva più voglia di parlare con nessuno, sentiva di non avere le forze.

Non poteva sopportare un'altra morte. Non poteva.

Raggiunse la macchinetta del caffè e ne selezionò uno, attendendo con lo sguardo fisso nel vuoto.

Ti prego, Tom, aiutalo, parlò mentalmente a suo fratello. Ti prego.

Perfino le lacrime avevano smesso di scorrere lungo il suo viso. Si sentiva impotente ed odiava tale sensazione. La vita di Sid era solamente nelle mani del destino, di nessun altro. Non vi era nulla di fisicamente possibile che gli stessi medici potessero fare.

Ingie.” Come riportata bruscamente sulla terra, si voltò in direzione della voce e si sorprese nel trovarsi davanti Bill. Non disse nulla, non sapeva cosa fosse opportuno, così attese che le parlasse di nuovo. Il ragazzo, prima di farlo, si schiarì la voce come in difficoltà. “Volevo solo dirti che, nonostante tutto, mi dispiace per questa situazione che state vivendo. Non lo merita nessuno.”

La mora si sentiva un'incapace. Ancora una volta non sapeva cosa dire e sperava in un'illuminazione divina. Era semplicemente incredula a tali parole. Sapeva che Bill era furibondo con lei ed il fatto che avesse messo l'orgoglio e l'ostilità da parte l'aveva colpita.

Grazie.” mormorò, sincera.

Si voltò nuovamente in direzione della macchinetta, dove il suo caffè era pronto. Afferrò il piccolo bicchiere e se lo portò alla bocca, allontanandosi dal vocalist. Restare lì con lui era del tutto inutile, non avrebbero scambiato ulteriori parole e non ne avrebbe nemmeno avuto la voglia. Aveva certamente apprezzato il gesto che aveva compiuto nei suoi riguardi, non era da tutti, ma non era dell'umore adatto per godere del piccolo – microscopico – passo avanti ed approfittarne per un ulteriore approccio che sapeva non avrebbe portato a nulla.

Quando tornò a sedersi affianco a Ty, questo si trovava nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato. Basito, fissava il vuoto, probabilmente non in grado di spiegarsi come fosse possibile trovarsi in quella situazione. Effettivamente tutto sembrava paranormale, assurdo, inspiegabile. Curioso come nemmeno mezz'ora prima si trovassero seduti ad un tavolo, intenti a bere birra; tralasciando la conversazione tenuta con il chitarrista.

Beveva in silenzio il suo caffè, a piccoli sorsi. Voleva che durasse il più a lungo possibile mentre il cuore non si calmava e continuava a pregare suo fratello affinché compisse un miracolo.

Come ho fatto a non accorgermene subito?” domandò retoricamente il suo compagno di ballo, piegato su se stesso, intento a scuotere la testa incredulo.

Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno.” sussurrò lei senza nemmeno guardarlo.

Avrei dovuto tenerlo d'occhio.”

Nessuno è in grado di fare qualcosa con chi cade nel circolo della droga.” parlò Tom, portandoli a sollevare il loro sguardo spento su di lui. “Puoi stare loro alle calcagna quanto ti pare, troveranno sempre un secondo di tempo per farne uso. Una capatina al bagno, il tempo di una sigaretta o un semplice caffè.”

Ty non rispose, tornò a fissare le proprie scarpe.

Tom aveva ragione e sia lui che Ingie lo avevano capito.

Eppure, se gli avessi chiesto...” riprese il ragazzo ma il chitarrista lo interruppe.

Non ti avrebbe detto niente.”

Nessuno parlò più, nemmeno quando Bill fece il suo ritorno in silenzio con un bicchiere di caffè in mano.

Che facciamo con Roy?” domandò all'improvviso Ingie. “Non sappiamo quanto questo coma andrà avanti. Se dovesse durare settimane? Si farà delle domande. Senza contare che fra qualche giorno abbiamo la seconda diretta.”

Non avrebbe potuto ballare senza Sid, soprattutto il loro passo a due. Ma al momento, era l'ultima cosa che riuscisse a preoccuparla. Ora ciò di più importante era vedere il loro compagno uscire da quella maledetta stanza.

Sarebbe meglio che lo chiamassi.” mormorò lui.

Ingie aveva annuito mogia. Per quanto Sid potesse rischiare di venire sbattuto fuori dal gruppo, mai poteva essere grave quanto lottare fra vita e morte.

Ty si alzò dalla sedia e percorse il corridoio, fino a sparire con il cellulare in mano.

Si trovò sola con i gemelli, come non accadeva da tempo. In quel momento avrebbe tanto avuto bisogno del loro supporto, proprio come una volta. Avrebbe avuto bisogno dell'abbraccio di Tom, delle parole rassicuranti di Bill.

Nulla di tutto ciò. Sentiva solamente freddo; freddo per l'attesa, freddo per la distanza.

Ad un tratto, una dottoressa uscì dal reparto. Ingie era già in piedi.

Qualche novità?” chiese senza nemmeno darle il tempo di chiudere la porta alle sue spalle. Vederla scuotere la testa in segno di diniego non fu confortante.

Purtroppo no, signorina, ma se volete potete entrare.” rispose la donna con un piccolo sorriso dispiaciuto.

Fremette. Per una frazione di secondo si chiese se avesse davvero voluto osservare il suo amico inerme, come privo di anima, ancora in vita grazie ad una macchina. Sapeva che quelle immagini – lieto fine o meno – l'avrebbero perseguitata per tutta la vita; esattamente come vedere suo fratello fra le macerie della loro auto. Eppure, decise di farsi forza, dopo aver deglutito a fatica.

Tom e Bill la scrutavano in attesa, forse domandandosi cosa avesse intenzione di fare.

Cominciò a compiere qualche passo in direzione della porta, appena lasciata libera dalla dottoressa, e con mano tremante toccò la maniglia. Prima di abbassarla prese un bel respiro e sperò con tutta se stessa che l'ossigeno, una volta dentro, le bastasse.

Aprì.

Una stanza bianca e spoglia. Un letto candido proprio al centro. Un ragazzo immobile ed apparentemente dormiente su di esso.

Si portò una mano alla bocca, scioccata. Il dolore fu più insopportabile del previsto.

Sid dormiva con espressione lieta sul volto mostruosamente pallido.

Tremante, si avvicinò appena, senza mai allontanare le mani dal viso, mentre gli occhi prendevano a riempirsi di lacrime.

È un incubo, si ripeteva, uno spaventoso incubo e passerà tutto una volta sveglia.

Aveva paura a toccarlo, aveva paura a guardarlo semplicemente. Aveva paura che quel dannato bip si tramutasse in un suono continuo e netto. Voleva tapparsi le orecchie, rifiutarsi di sentire.

Mai avrebbe pensato di trovarsi di nuovo in un ospedale per una persona cara. Mai avrebbe pensato di pregare per la vita di un amico.

Si sedette sulla sedia accanto al letto e poggiò le mani in grembo, fissando la figura immobile. Attenta al più piccolo spasmo muscolare, al più piccolo movimento di una sola palpebra.

Svegliati. Svegliati, non puoi mandare tutto a puttane.

Una lacrima scorse lungo la mandibola.

Non puoi buttare tutti questi anni di fatica in questo modo. Non puoi buttare nel cesso la tua passione.

Sollevò una mano. Le dita tremanti si avvicinavano con timore a quelle pallide del ragazzo, fino a che non le trovò, fredde. Sussultò a quel contatto e quasi sentì il bisogno di ritrarsi ma non lo fece. Racchiuse quella mano, decisamente più grande, fra le sue e la carezzò con delicatezza.

Perché ti sei voluto rovinare a questa maniera? Il ballo non era la ragione più forte per volerti bene?

Nessuno rispondeva a quei suoi muti interrogativi.

Udì la porta alle sue spalle aprirsi e nemmeno si voltò per sapere chi fosse. Solamente quando Ty la affiancò, osservando con sguardo spento il suo amico, le venne spontaneo afferrare anche la sua mano, in un gesto di sostegno.

Come ha fatto a ridursi così...” soffiò il ragazzo con le lacrime agli occhi.

Ingie gli carezzò la mano.

Hai parlato con Roy?” domandò a bassa voce.

Sì. Stanno venendo qui.”





***





Tom non sapeva cosa volesse dire avere un amico in coma ma gli bastava leggere il dolore negli occhi di tutti i compagni di Sid. Il solo immaginare gli faceva venire la pelle d'oca mentre un pensiero martellante continuava ad urlare la propria presenza.

Ingie subisce un trauma dietro l'altro.

Per quanta rabbia potesse provare nei suoi confronti, non riusciva ad ignorare il dispiacere e pregò mentalmente affinché Sid potesse svegliarsi e non rappresentare così un ulteriore motivo di dolore per la ragazza.

Il resto del gruppo era giunto di corsa in ospedale e tutti si erano chiusi nella stanza; solamente il fidanzato di Page, Anthony, era rimasto in corridoio con lui e suo fratello. Tutti e tre avevano perfettamente compreso tanto dolore ed era sembrato loro giusto lasciarli soli con l'amico.

Quando la porta si riaprì, Ingie, Page e Keri ne uscirono con espressione abbattuta. Page si rifugiò fra le braccia di Anthony, Keri si sedette su una delle sedie già occupate da loro ed Ingie si incamminò nuovamente verso l'uscita, sparendo dietro l'angolo. L'istinto di Tom era quello di sostenerla, magari stringerla fra le braccia e sussurrarle parole di conforto.

Ancora nulla?” domandò Bill a Page, la quale scosse lievemente la testa.

Ormai si trovavano in ospedale da almeno quattro ore; l'orologio aveva segnato le tre di notte eppure nessuno voleva andarsene. Nonostante tutti sapessero che la loro presenza sarebbe servita a ben poco, avevano deciso di restare e sperare fino all'ultimo.

Vado a fumare una sigaretta.” annunciò Tom, sollevandosi stancamente dalla sedia.

Odiava gli ospedali; odiava quell'odore, odiava le pareti bianche e spoglie. Odiava persino i dottori che camminavano, avanti e indietro.

Con un sospiro, uscì.

Non si sorprese di trovare Ingie, seduta sui gradini, intenta a fumare anche lei.

Una morsa gli catturò lo stomaco al ricordo di ciò che era accaduto pochi attimi prima fra loro. Era ancora furioso con lei per quello schiaffo che gli aveva tirato a tradimento; era furioso con lei perché ancora non riusciva a togliersela dalla testa, nonostante tutto.

Sei venuto ad umiliarmi un altro po'?” domandò all'improvviso la ragazza, senza nemmeno voltarsi.

Come aveva fatto a riconoscerlo?

Veramente sono solo venuto a fumare.” rispose lui con estrema freddezza, prima di portarsi una sigaretta alla bocca.

Avanti, dillo che mi sta bene.” continuò la mora, senza degnarlo di uno sguardo. Tom fu ferito da quella insinuazione. “Dillo che tutte le disgrazie che mi accadono me le merito. Probabilmente non vedevi l'ora di vedermi soffrire, visto quello che ti ho fatto.”

Quelle parole, pronunciate con tanto distacco, erano lame infuocate. Sul serio lo faceva così subdolo e cattivo?

Sai, io mi chiedo che fine abbia fatto l'Ingie che ho conosciuto.” cominciò a parlare. “Hai del coraggio a dire certe cose, soprattutto conoscendomi. E questo mi fa abbastanza schifo.” Tutto ciò che le vide fare fu sorridere amaramente. “Cosa sei diventata? Chi è la vera Ingie? Quella che ho conosciuto o quella che ho davanti ora?”

Cambierebbe qualcosa?”

No. Ma forse mi sentirei meno stupido.”

Credo continuerai a sentirti stupido allora perché sai benissimo chi sono io.”

No, invece. Credevo di conoscerti un po' di tempo fa e, credimi, amavo quella Ingie. Ora vedo solamente un mucchio di menefreghismo.”

Sobbalzò appena quando la vide sollevarsi di scatto, gettando la sigaretta a terra. Si era voltata verso di lui con sguardo pieno di rabbia e gli occhi ancora lucidi.

Smettila! Smettila, Tom, di continuare ad incolparmi di cose non vere! Ti ho già detto che non ho scusanti per ciò che ti ho fatto, ma questo non ti da il diritto di sputare sentenze ogni tre secondi, cercando di farmi sentire piccola ed inutile! Se non te ne fossi accorto, ho un amico chiuso in una sala di rianimazione, in bilico fra la vita e la morte. Forse quella menefreghista non sono io, qui.”

Sei stata tu ad insinuare che io goda nel vederti in questa situazione e se mi conoscessi almeno un po', non lo diresti. Ma tanto è inutile, no? Con te parlare non è mai servito a un cazzo.”

Gettò la sigaretta a terra con rabbia e non le rivolse nemmeno uno sguardo prima di rientrare in ospedale con l'ira negli occhi.

Stupida.





***





Continuare a ballare nei giorni successivi fu una vera e propria tortura ma il loro contratto parlava chiaro.

Roy si sforzava di guidare il gruppo incompleto e questo si sforzava di tenere a mente ogni singolo passo o variazione.

Come previsto, Sid fu sostituito da Ty nel passo a due con Ingie e non fu facile per il ragazzo imparare il tutto in poche ore. Non vi era più spensieratezza, non vi era più concentrazione, da parte di nessuno. Tutti eseguivano in silenzio ma senza dare al ballo quell'enfasi, quell'impegno che invece dimostravano ogni giorno. Per la prima volta Roy non aveva proferito parola a riguardo. Nemmeno lui si sentiva abbastanza lucido per lavorare in modo corretto; rimproverare i ragazzi, probabilmente, era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

La paura di ricevere una telefonata improvvisa dall'ospedale era insopportabile e provocava incredibile tensione fra tutti, nonostante cercassero di proseguire con il lavoro. La seconda diretta si sarebbe tenuta solamente la sera seguente e non erano sicuri di essere pronti.





***





Non appena l'aveva visto, gli era corsa in contro. Rivedere i suoi occhi, in quel momento, era stato estremamente confortante e si rese conto che sentire di nuovo la sua vicinanza era bello.

Luke aveva saputo giorni addietro di ciò che era successo a Sid e ne era rimasto letteralmente sconvolto. Ora Ingie, contro ogni aspettativa, era semplicemente felice di riaverlo accanto. Forse aveva bisogno di un sostegno morale, forse aveva bisogno di lui per staccare la spina dal nome Tom, forse aveva bisogno di qualcuno che potesse capirla e sostenerla.

Amanda sarebbe arrivata, stavolta senza David e Lily, per sostenerla come meglio sapeva fare quella sera stessa; la sera della seconda diretta. L'idea di rivederla era per lei tremendamente incoraggiante; doveva ammettere che mai nella vita aveva avuto un'amica come lei, che la facesse sentire meglio con semplici parole. Forse perché un po' più grande, forse perché mamma ma ancora ragazzina nell'animo. D'altronde, aveva solo ventisette anni.

I preparativi all'interno dei camerini erano, come sempre, pieni di fretta. Lei e i suoi compagni di ballo sedevano con sguardi vuoti mentre i truccatori facevano il loro lavoro con precisione.

Nessuno aveva voglia di uscire in scena, non in quelle condizioni. I pensieri di ognuno non abbandonavano Sid nemmeno per un secondo.

Si può?”

Non appena Ingie udì quella voce, non si assicurò nemmeno di averla realmente riconosciuta. Si alzò dalla sedia e si voltò immediatamente, correndole in contro. Amanda le sorrise appena, prima di venir travolta dal suo forte abbraccio.

Grazie per essere venuta.” mormorò Ingie, stringendola ancora a sé.

Ci mancherebbe. Secondo te ti lascio sola in questo momento?” rispose la bionda, prima di rompere il contatto. “Spero davvero che si rimetta.” aggiunse con sguardo triste.

Ingie annuì lievemente, prima di tornare a sedersi, mentre Amanda salutava Tom e Bill, sul divano, a qualche metro.

Mi spiace che non hai portato Lily questa volta.” commentò, una volta che la bionda le fu di nuovo accanto.

Non voglio sballottarla troppo. Ha fatto un viaggio solo la settimana scorsa.” spiegò l'amica. Ingie annuì comprensiva. “Non avete saputo niente?” si incupì successivamente.

La mora scosse la testa senza battere ciglio. Ormai stava cominciando a perdere le speranze.

Non sono in grado di ballare stasera.” soffiò con lo sguardo basso e la vista che tornava ad appannarsi. Amanda le si inginocchiò affianco, prendendole una mano fra le sue.

Invece tu devi farlo. Proprio perché Sid non c'è. È anche la sua passione e non vorrebbe vedere i suoi compagni con le mani in mano, giusto? Conoscendolo, si incazzerebbe di brutto.”

Entrambe si lasciarono andare ad una debole e malinconica risata.

Grazie.”





***





Ballò sotto i suoi occhi ancora una volta. Quegli occhi che la scrutavano con attenzione, non più dediti al vero concorrente della serata. Quegli occhi nocciola, malinconici, che non smettevano nemmeno un momento di seguirla, probabilmente convinti di non essere visti.

Ty la guidava perfettamente nel ballo, non ebbero problemi con il cambio dell'ultimo minuto. Eppure, sapeva che la tensione era tangibile fra tutti i ballerini, i quali cercavano di sorridere in modo del tutto innaturale tra loro. Si domandò se il pubblico se ne accorgesse.

E Tom era sempre lì a guardarla, a scrutare la mano di Ty che si posava sulla sua gamba, già stretta al suo fianco; poi tornava a muoversi sui tacchi con eleganza assieme a lui.

Lo odiava per questo. Tanto disprezzo nelle parole eppure tanto amore in uno sguardo.

Nemmeno lei aveva paura a scrutarlo. Un'occhiata di sfida ma al tempo stesso infelice.

Quando l'esibizione terminò, corsero per mano fuori dal palco. I falsi sorrisi abbandonarono immediatamente i loro volti. Page, Keri e Adam erano pronti per la loro entrata.

Ragazzi!” la voce affannata di Roy li scosse, portandoli a cercarlo urgentemente con lo sguardo. Il coreografo li aveva raggiunti di corsa con il cellulare in mano ed un'espressione quasi scioccata. “Si è svegliato!” esclamò con la voce rotta dall'emozione. “Si è svegliato!” ripeté, forse a causa delle loro facce incredule.

Ingie sentì le ginocchia cedere dalla commozione, tanto che dovette aggrapparsi a Ty, ancora al suo fianco.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, il respiro prese a mancarle ed immediatamente guardò in alto, dove sapeva che suo fratello stava sorridendo.

Grazie, Tom, grazie, pensò mentre la prima lacrima scorreva lungo il suo zigomo. Voleva credere che suo fratello avesse ascoltato le sue preghiere; doveva crederci o non avrebbe più saputo come ricreare un contatto – seppur effimero – con lui.

Ty l'abbracciò ed i loro tre compagni erano intenti ad esultare dalla gioia, dimenticandosi del loro turno.

Salite immediatamente sul palco!” esclamò all'improvviso Roy, come resosi conto solo in quel momento che lo show stava proseguendo. I ragazzi, come illuminati, corsero su per i gradini fra le risate.

Quelle risate che da quasi una settimana non aveva potuto udire.





***





Erano già stati ripresi dai dottori due volte. L'ilarità ed il vociare continuo non erano graditi in ospedale; avrebbero potuto recare disturbo agli altri pazienti – peraltro assenti. Nessuno però era in grado di abbassare i toni, troppo eccitati per il risveglio di Sid. Questo si trovava ancora a letto, decisamente debole, e non ancora del tutto lucido, ma quel tanto che bastava per sorridere e parlare. Il medico primario l'aveva considerato fuori pericolo ma li aveva esortati ad assicurarsi che si tenesse alla larga dalla droga, nonostante non fosse semplice. Controllare un ragazzo dipendente non era cosa da tutti i giorni ma sapevano che Roy non l'avrebbe lasciato vivere e gli sarebbe stato sempre col fiato sul collo, pur di assicurarsi una buona condotta.

Anche Tom, Bill, Anthony, Amanda e Luke si trovavano in stanza per salutare Sid e parlare con lui. Ingie non ricordava di aver dovuto affrontare gli sguardi di Tom e Luke in uno spazio così limitato, prima di allora. La situazione poteva essere annoverata fra le più imbarazzanti e scomode di sempre. Soprattutto, visto e considerato che Luke, di tanto in tanto, si lasciava andare a qualche gesto affettuoso nei confronti della mora, che cercava di sorridere, mostrando una certa disinvoltura che non poteva dire di possedere. Sapeva che lo faceva apposta – per lo meno, la maggior parte delle volte – come per sottolineare in presenza del chitarrista la proprietà che in qualche modo esercitava su di lei.

Quando posso tornare a ballare?” domandò improvvisamente Sid con qualche difficoltà nel formulare la frase.

Tutti si scrutarono a vicenda. Spettava a Roy rispondere.

Sid, saprai bene che la ripresa dal coma non è cosa semplice e breve.” spiegò con calma, sotto lo sguardo preoccupato del ragazzo. “Inoltre, sai bene anche che io non ammetto certi episodi. Siete ragazzi grandi e vaccinati; avete una certa responsabilità verso voi stessi e verso il gruppo. Mi sembrava di essere stato chiaro riguardo l'uso di droghe. Pertanto, finché non mi assicurerò della tua completa disintossicazione, mi dispiace, non tornerai ad esibirti. Fino ad allora sarai sostituito.”

Espressioni mortificate ed al tempo stesso speranzose. Forse speranzose di un ripensamento da parte di Roy, ma questo pareva del tutto irremovibile. Il viso distrutto, deluso e triste di Sid fu un colpo al cuore per tutti.

Sì, lo so.” mormorò con sguardo basso. “A questo proposito, volevo chiederti scusa.”

Ragazzi, ci lasciate soli, per favore?” chiese a quel punto Roy.

Il gruppo, dopo aver salutato Sid, obbedì.

Una volta fuori, Ingie si strinse a Luke, sospirando mestamente.

Non mi sembra ancora vero; mi sembra di essermi svegliata da un brutto incubo.” soffiò contro il suo petto, mentre lui le carezzava i capelli. Le schioccò un lieve bacio sulla testa.

Sono davvero contento che stia meglio. Mi sono spaventato.” rispose in un sussurro.

Si sentì toccare un braccio. Quando si voltò, Amanda era davanti a lei.

Vieni a bere qualcosa con me? Domani mattina devo ripartire.” le comunicò ed Ingie si incupì immediatamente.

Già domani?” le domandò dispiaciuta.

Lo sai, sono scesa perché avevo saputo di Sid. Volevo starti un po' vicino, per quanto possibile, ma devo assolutamente ripartire.”

D'accordo allora.” mormorò. “A te non dispiace lasciarci sole?” si voltò poi verso Luke.

No, vai pure. Tanto mi fermo tutta la settimana. Abbiamo tempo.” le sorrise lui comprensivo, per poi schioccarle un bacio sulle labbra. “Ti aspetto in hotel.” le disse poi, prima di incamminarsi verso l'uscita.

Andiamo?” sorrise Amanda.





***





Stava vivendo un qualcosa di agrodolce. Una parte di lui era felice per Sid e si sentiva più leggera; l'altra ricordava ancora con odio la figura di Luke accanto ad Ingie. Non molto tempo prima avrebbe desiderato che lui potesse stringerla a sé, starle vicino nei momenti di bisogno, proteggerla come poteva. Il solo pensiero che fosse quel damerino a fare tutto ciò lo mandava in bestia. E odiava se stesso e si riteneva un ipocrita poiché non si spiegava il motivo di tanto subbuglio per una ragazza che decantava di non volere più accanto a sé e che forse stava lentamente dimenticando. Perché aveva desiderato stringerla a sé? Perché aveva desiderato starle vicino? Quell'eterno bisogno di proteggerla non era mai scemato, nemmeno dopo ciò che gli aveva fatto. Perché una parte di lui tendeva ancora a giustificarla, a considerarla insicura e fragile. Avrebbe tanto voluto far morire quella parte, quella vocetta nella sua testa che continuava a difenderla in modo così chiassoso.

Camminava a testa bassa lungo il corridoio dell'ospedale con le mani nelle tasche dei jeans. Non vedeva l'ora di uscire da quel posto che stava divenendo per lui una gabbia in grado di togliergli l'aria. Bill, al suo fianco, non proferiva parola. Probabilmente era ben cosciente di ciò che quell'immagine avesse potuto suscitare in suo fratello.

Una volta fuori, poterono respirare un po' di aria fresca. Cologne era buia, d'altronde era mezzanotte, e la temperatura si era vertiginosamente abbassata. Vide in lontananza Ingie e Amanda camminare lungo il marciapiede, dirette non sapeva dove, mentre Luke si dirigeva alla parte opposta.

Qualche metro prima, Keri.

Sentì la mano di suo fratello posarglisi sul braccio.

Hey.” mormorò, facendolo voltare nella sua direzione. “Perché non la porti a mangiare quelle famose crêpes? Mi sembra il momento migliore, no?”

Sapeva che si stava riferendo al fatto di aver visto Luke ed Ingie assieme. Forse voleva dargli quel consiglio per sollevarlo di morale o semplicemente per mostrare in qualche modo ad Ingie che poteva vivere anche senza di lei.

Tom vi rifletté qualche attimo, scrutando Keri che si allontanava sempre di più fino a che, dopo una breve occhiata a Bill, non prese a correre nella sua direzione.

Hey, Keri!” esclamò per fermarla.

La ragazza si voltò sorpresa verso di lui.

Hey.” sorrise radiosa.

Senti, mi è venuta voglia di assaggiare le famose crêpes di cui mi parlavi. Che ne dici?” le chiese con la massima disinvoltura di cui disponeva. Diretto e schietto come sempre.

Vide gli occhi della bionda illuminarsi, compiaciuti, cosa che lo fece sorridere. Doveva piacerle sul serio.

Certo!” annuì lei, sforzandosi visibilmente di contenere l'entusiasmo. “Dovrebbe essere aperto fino a tardi.”

Perfetto.” sorrise il chitarrista per poi fare cenno a Bill di raggiungerli. “Accompagniamo mio fratello in hotel e andiamo.”

Benissimo.” Lungo il viaggio, il biondo si comportò in modo del tutto naturale con Keri per non metterla in imbarazzo e Tom gliene fu grato. Pochi minuti e finalmente giunsero a destinazione, nel parcheggio dell'albergo. Dopo averli salutati, salì in camera mentre i due si incamminarono verso la creperia, non molto distante. “Non puoi capire quanto mi senta più leggera.” parlò la ragazza, scrutando distrattamente il marciapiede sotto di loro. “Credo di aver perso dieci anni di vita.”

Immagino.” commentò Tom comprensivo. “Penso sia stato così per tutti.”

Quello che non riesco ad accettare è il fatto che Sid abbia potuto cadere nel tranello della cocaina. È sempre stato un ragazzo equilibrato; certo, un po' fuori di testa, ma mai incline a certe cose.”

Non è detto. Può capitare tutto per caso, sai. Non immagini quanta roba di questo genere giri nel mio ambiente, anche sotto i miei occhi.”

Eppure non ci sei mai caduto, dico bene?”

Mai. La mia fortuna è quella di avere un gemello. Nel caso in cui uno dei due facesse delle cazzate, l'altro sarebbe sempre pronto a trascinarlo di nuovo sulla retta via.”

Anche a me sarebbe piaciuto avere una gemella. Penso sia una delle cose più belle del mondo.”

Lo è. Non ti senti mai solo.”

Varcarono la soglia della creperia ed un delizioso profumo di Nutella gli invase le narici. Presero posto ad un tavolino poco distante dal bancone ed attesero che il ragazzo prendesse le ordinazioni.

Tom l'aveva aiutata con il tedesco.

La trovo una lingua così difficile.” ridacchiò Keri, scrutandolo di sottecchi, lievemente rossa sulle gote.

Mah, neanche tanto, fidati.” le sorrise lui. “Io so di avere una pessima pronuncia inglese, ma faccio quello che posso.”

No, è tenera.”

Tenera?” domandò Tom divertito. Avrebbe definito la sua pronuncia inglese in qualunque modo, ma non tenera. Keri annuì con un dolce sorriso e poi si voltò in direzione delle crêpes in arrivo. “Beh, buon appetito.” disse il chitarrista, per poi addentarne un pezzo.

Doveva ammettere che era paradisiaca.

Era un secolo che non mangiavo una cosa simile.” sospirò la ragazza, particolarmente compiaciuta dal dolce.

Hai scelto bene.” si complimentò Tom, prima di prenderne un altro morso.

D'altronde non si trovava male con Keri. Doveva ammettere che fosse una ragazza di piacevole compagnia, nonostante la trovasse meno matura rispetto ad Ingie. Forse aveva ragione suo fratello; probabilmente quella nuova conoscenza gli avrebbe fatto bene ed avrebbe dovuto viverla in modo leggero e spontaneo, senza troppe preoccupazioni.

Allora puoi portarci la tua ragazza.”

Quell'uscita lo prese in contropiede ma nel corso della sua vita aveva imparato a leggere la gente nel profondo. Non era stato difficile per lui capire che ciò che aveva appena detto Keri non era altro che una richiesta di conferma da parte sua del fatto che fosse sentimentalmente libero. Così decise di fare finta di nulla ed accontentarla.

Non c'è nessuna ragazza.” sorrise appena, per poi portarsi alla bocca un altro pezzo di crêpes.

Strano.” commentò lei, portandolo a corrugare la fronte, curioso. “Sei bello e bravo. Il sogno di qualsiasi ragazza.” spiegò a quel punto, facendo finta di nulla.

Tranne una, gli venne spontaneo pensare, ma si maledisse immediatamente, cercando di scacciare quel pensiero. L'argomento Ingie, quella sera, doveva divenire tabù, almeno in presenza di Keri.

Mi conosci appena. Potrei non essere quello che pensi.” disse a quel punto, furbescamente, ma la ragazza non si lasciò impressionare.

Ho una buona sensazione a riguardo.” rispose, facendolo sorridere.





***





Avevano deciso di tornare alla zona dell'hotel ma nessuna delle due aveva sonno, motivo per cui si erano lasciate andare ad una lenta passeggiata.

Sai, pensavo...” mormorò all'improvviso Ingie dopo qualche attimo di riflessione. “Perché tu e David non vi trasferite in America? Voglio dire, Tom e Bill hanno questo progetto. Perché non lo fate anche voi?”

Seguitarono momenti di silenzio in cui la bionda, probabilmente, immaginò quella possibile realtà.

Non lo so, mi sembra un cambio di vita troppo radicale.” rispose poi.

Appunto, è questo il bello.” sorrise Ingie. “Non hai idea delle mille opportunità che l'America ti darebbe.”

Forse un giorno lo potremmo anche fare.” confermò Amanda. “Tu invece potresti trasferirti a Los Angeles.” la guardò successivamente con la malizia nello sguardo e sapeva bene che si stesse riferendo ai gemelli, intenzionati a vivere proprio lì..

Sto bene a New York.” scrollò le spalle con nonchalance.

A dire il vero, aveva sempre guardato a Los Angeles con interesse e doveva ammettere che vi aveva fatto un pensiero un paio di volte. Ora però, dare la soddisfazione alla bionda era cosa fuori dal normale.

A Los Angeles potresti stare meglio, che ne sai?” insistette l'amica, senza abbandonare quell'espressione di chi la sapeva lunga.

So dove vuoi arrivare, quindi piantala. Ti dimentichi di Luke e di un sacco di altri impedimenti attorno di cui ora non mi va di parlare.” Riuscì a porre fine a quella conversazione che cominciava a farla sentire a disagio e continuò a camminare con le mani in tasca. “Uno di questi giorni, vorrei venire in questa creperia, dovrebbe essere buona.” disse ad un tratto, mentre passavano davanti al locale.

Entrambe scrutarono il suo interno, curiose, fino a che un colpo al cuore non portò Ingie a gettarsi a terra – nascondendosi dal vetro.

Che diavolo fai per terra?” domandò Amanda basita, prima di essere afferrata per il cappotto e trascinata giù assieme a lei. “Mi spieghi che stai combinando? La gente ci guarda!” esclamò a quel punto la bionda, imbarazzata per gli sguardi attorno a loro.

C'è Tom dentro.” mormorò a quel punto Ingie.

E quindi?”

È con Keri.”

Amanda sgranò gli occhi incredula e tutto ciò che fu in grado di pronunciare fu un debole “Oh”.

Ingie si portò una mano al viso, sentendo la fastidiosa morsa allo stomaco farsi nuovamente viva. Non poteva stare così, non poteva.

Ingie...” cominciò la bionda, ma Ingie la interruppe.

No.” Chiuse gli occhi, sentendoli pizzicare. L'incubo di cui aveva disperatamente paura stava divenendo realtà, proprio davanti a lei. Non aveva mai potuto sopportare l'idea di Tom e Keri assieme ed ora stava accadendo. Che fosse una ripicca del chitarrista? Che fosse puro interesse? Ad ogni modo, aveva voglia di scappare. “Andiamo via, ti prego.” sussurrò con voce tremante, prima di risollevarsi senza dare nell'occhio, e riprendere a camminare lungo il marciapiede.

Si sentiva così stupida.

Magari non è quello che sembra.” provò Amanda al suo fianco. “Potrebbero essere solo amici.”

Lei è interessata a Tom, cazzo! È venuta a dirmelo! Di certo non sono lì dentro senza un secondo fine!” urlò improvvisamente la mora senza nemmeno rendersene conto, con le lacrime agli occhi, voltatasi di scatto verso la sua amica.

Non riuscì a soffocare un singhiozzo.

Ingie, tu sei ancora innamorata.” soffiò la bionda, osservandola con la malinconia negli occhi. Ingie chiuse i suoi e si portò le mani al viso, prendendo a piangere silenziosamente. Le braccia di Amanda la avvolsero dolcemente, cercando di confortarla, per quanto possibile. “Non sai cosa darei per non vederti così.” mormorò carezzandole i capelli mentre Ingie si stringeva a lei sfogando tutta la sua frustrazione.





***





Che mangiata!” esclamò Keri una volta fuori, talmente forte che lo fece scoppiare a ridere.

Non si poteva di certo dire che la bionda avesse classe.

Effettivamente, quando hai ordinato la seconda crêpes, ho sentito per un momento la competizione.”

Avevano mangiato due crêpes a testa e Tom credeva che da un momento all'altro sarebbe esploso senza rimedio. Keri, accanto a lui, camminava con un sorriso radioso in viso. Doveva essere particolarmente felice della loro uscita e aveva capito che la ragazza si trovasse bene in sua compagnia. Tom per tutta la sera aveva cercato di comportarsi nel modo più spontaneo possibile e doveva ammettere che non si era rivelato così arduo. Si era stranamente divertito.

Avevano deciso di tagliare la strada tramite un vialetto, che pareva residenziale.

Non puoi competere con me. Il mio stomaco ha una capacità di espansione mica da ridere.” scherzò lei.

Bene, attendo la sfida all'ultimo sangue.” la provocò lui.

Improvvisamente, una sorta di brusio si levò attorno a loro, fino a che entrambi non si ritrovarono fradici d'acqua. Gli annaffiatoi automatici avevano iniziato a spruzzare acqua tutt'attorno, colpendoli in pieno. Entrambi presero a correre sorpresi e scossi dalle risate, alla ricerca dell'uscita.

Non appena riuscirono a scappare da tutto quel trambusto, si scrutarono scoppiando di nuovo a ridere.

Sei zuppo.” sghignazzò la ragazza, con le mani allo stomaco.

Non che tu sia da meno.” ribatté con sarcasmo il chitarrista, anche lui scosso dalle risate. Si slegò i capelli che caddero lisci sulle spalle e, dopo averli lievemente strizzati, se li legò nuovamente in una coda. Da quando aveva rimosso i rasta, erano senz'altro più maneggevoli. “Beh, ci voleva una bella doccia fresca con questo freddo.” borbottò poi cominciando a sentire il gelo perforargli le ossa.

Ci conviene tornare subito in hotel o ci verrà un febbrone.” annuì Keri, continuando a sfregare le mani sulle braccia con l'intento di scaldarsi. “Sembriamo due pazzi usciti dal manicomio.” commentò successivamente, quando notò tutte le persone attorno a loro adocchiarli con curiosità. Tom non poté fare a meno di ricordare il giorno in cui lui ed Ingie erano finiti nel lago, vicino allo studio di registrazione. Anche allora avevano riso fino a farsi venire il mal di stomaco, nonostante poi Ingie si fosse ritrovata a letto con la febbre. Erano bei ricordi che gliela facevano solamente odiare di più. Finalmente fecero la loro entrata all'interno dell'hotel e con l'ascensore raggiunsero il loro piano. Tom, da bravo gentiluomo, decise di accompagnarla fino alla sua porta. “Mi sono divertita.” sorrise la ragazza con i capelli che le gocciolavano ancora sul viso. “Soprattutto durante questa doccia inaspettata.”

Già. Esperienze emozionanti.” scherzò lui altrettanto fradicio.

Dovremmo rifarlo una di queste volte.” continuò Keri.

Tom annuì appena, scrutandola con attenzione.

Qualcosa nel suo sguardo era cambiato e gli sembrava di scorgervi una nuova scintilla che per un momento lo fece preoccupare, chiedendosi cosa avesse in mente. La risposta non tardò ad arrivare.

Le labbra di Keri si erano improvvisamente posate sulle sue, senza il minimo preavviso.

Tom era stato preso in contropiede; non era abituato a ragazze che prendessero l'iniziativa a quella maniera.

Cosa sto facendo? Si domandò. Si era sin da subito imposto di non illuderla ma al tempo stesso non era riuscito a fermarla.

Il bacio era stato breve, leggero, forse un po' insicuro. Non era stato approfondito: Keri si era allontanata probabilmente in imbarazzo. Lo scrutava insicura, come per leggere nei suoi occhi la minima sfumatura di insoddisfazione o seccatura. Gli sorrise lievemente, quasi timida.

Beh, buonanotte.” mormorò prima di dargli le spalle con l'intento di rientrare in camera.

Tom era frastornato. Una parte di lui pensava ad Ingie, l'altra gli gridava di lasciarla perdere e cogliere le occasioni al volo.

Per una volta, seguì la seconda via.

Afferrò Keri per il braccio la fece voltare verso di lui, riappropriandosi di quel bacio precedentemente interrotto. La ragazza non impiegò molto a reagire; insinuò le dita fra i suoi capelli bagnati ed approfondì quel loro contatto.

Tom si sentiva strano, quasi in colpa, ma non smise di assaporare le sue labbra.

Le mordicchiò appena, per poi tornare ad un approccio più profondo.

Stava sbagliando, lo sapeva.

Non seppe dire quanto durò tutto quanto ma quando si allontanarono per l'ultima volta, sentiva le labbra leggermente gonfie.

Tentò di sorriderle nonostante si sentisse in colpa nei suoi e nei propri confronti. Con quel bacio aveva preso in giro entrambi, ma voleva capire se fosse in grado di accantonare finalmente Ingie.

Notte.” le disse per poi osservarla entrare nella sua stanza con un sorriso felice.

Sospirò, portandosi una mano al viso.





***





Quando era rientrata in stanza, dopo un lungo pianto in compagnia di Amanda, aveva trovato Luke a letto. Non seppe dire se fosse profondamente addormentato o meno ma il respiro era pesante.

Si sentiva un'ameba. Era talmente straziata dalle lacrime e talmente vuota nell'animo che nemmeno si accorse di essersi già spogliata. Si infilò sotto le coperte e si strinse al ragazzo.

Provava dolore; dolore per ciò che aveva visto, dolore per ciò che si era finalmente resa conto di sentire. Doveva assolutamente smettere di pensare a Tom a quella maniera; doveva togliersi dalla testa quelle immagini. Doveva, ancora una volta, trovare una distrazione.

Insinuò una mano sotto la maglietta del biondo, provocando in lui qualche reazione automatica. Prese a baciargli delicatamente il collo, fino a che non si svegliò, voltandosi nella sua direzione con sguardo assonnato.

Hey.” mormorò sorridendole appena.

Ingie non rispose; semplicemente si gettò sulle sue labbra, cercando nel frattempo di sfilargli la maglia. L'aveva preso alla sprovvista ma di certo non declinò quell'esplicita richiesta.

Doveva dimenticare, ignorare, cancellare, ricominciare.

E quando Luke la possedette con passione, erano lacrime amare quelle che versava sul cuscino.

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Capitolo 8
*** What you less expect ***


aaaaaaaaaaaaaa


Eight
What you less expect





Era sveglia da un po'. Luke, affianco, si era affacciato oltre la sua spalla nuda per controllare se stesse ancora dormendo ma lei non aveva mosso un muscolo. Aveva semplicemente atteso che si infilasse dentro la doccia e successivamente uscisse dalla stanza per fare colazione.

Quando sentì la porta richiudersi, sospirò.

Era rannicchiata su se stessa; i pugni e le ginocchia al petto, gli occhi semichiusi e seguiti da occhiaie che immaginava essere imbarazzanti.

Aveva pianto tutta la notte, cercando di non farsi udire dal ragazzo. La morsa allo stomaco non l'aveva abbandonata sino a quel momento e si sentiva priva di forze. Inoltre, non aveva alcuna voglia di abbandonare il letto sfatto, testimone di una notte passionale in cui l'unico coinvolgimento tangibile era stato quello di Luke. Lei si era lasciata prendere, amare senza il minimo rifiuto; era stata proprio lei ad iniziare poiché aveva tanto voluto togliersi dalla testa il pensiero di Tom e Keri assieme, senza successo. Per tutto il tempo, non aveva fatto altro che pensare a lui e piangere. Ciò che l'aveva sorpresa era stato il fatto che Luke non se ne fosse nemmeno accorto. Da una parte ne era sollevata; non avrebbe avuto modo di dargli spiegazioni. Dall'altra ne era risentita.

Strinse a sé il cuscino, per cercare appoggio.

Improvvisamente, la vibrazione del suo cellulare, poggiato sul comodino, la fece trasalire. Allungò appena un braccio, senza nemmeno alzare la testa, ed aprì il messaggio ricevuto.


Sei sveglia?


Con un piccolo sospiro, rispose.


Sì.


Pochi secondi dopo, Amanda era dietro la porta della sua camera, a bussare.

Si alzò dal letto controvoglia ed andò ad aprire, senza nemmeno attendere che entrasse. Si gettò nuovamente fra le coperte, mentre la bionda richiudeva la porta alle sue spalle.

Come stai?” domandò, sedendosi poi a bordo del letto, accanto a lei.

Bene.” borbottò Ingie con il viso contro il cuscino.

Poté immaginare il sarcasmo sul viso di Amanda.

Hai dormito?”

Come un angelo.”

D'accordo.” La sentì stendersi accanto a lei e prendersi qualche secondo di riflessione. “Non puoi fare questa vita, lo sai?” Ingie scrollò semplicemente le spalle. “Ti fai solo del male se non decidi di essere sincera almeno con te stessa.”

Cosa dovrei fare? Urlare al mondo intero che sono ancora innamorata di Tom? D'accordo, può darsi, ma non cambierebbe le cose.”

Non aveva sollevato il viso dal cuscino un solo momento.

Forse l'aveva per la prima volta ammesso ad alta voce e la cosa l'aveva destabilizzata. Doveva pensare a Luke; aveva un fidanzato, non poteva stravolgere tutto per una persona che non la voleva nemmeno più e si stava lentamente ricostruendo una vita con un'altra ragazza. Non vedeva alcuna via d'uscita e ciò le faceva mancare il respiro, come in gabbia.

Se ti muovessi a dire a Tom che non hai mai smesso di amarlo...”

Non mi crederebbe. Come non mi ha creduto a New York.”

L'hai rispedito a casa senza battere ciglio. Se permetti, anche io avrei avuto qualche dubbio.” Ingie non rispose, sbuffò semplicemente. “Ora è diverso.”

Esatto.” rispose la mora, sollevandosi a sedere con le gambe incrociate. “Ora ho un fidanzato.”

Ne abbiamo già parlato, sai cosa penso.”

E tu sai che non ho alcuna intenzione di lasciarlo. Ha già sofferto a causa mia.”

D'accordo. Continua a preoccuparti per la felicità degli altri, invece che per la tua. Un domani ti ritroverai con un pugno di mosche.”

Vorrà dire che quando sarà il momento, mi arrangerò.”

Detto questo, si sdraiò nuovamente sul materasso, questa volta dandole le spalle.

La sentì sospirare affranta.

Perché sei così testarda?” le domandò.

Chiedilo ai miei. Magari loro hanno la risposta.” ribatté Ingie con scherno.

Amanda emise un verso di pura frustrazione.

Sei impossibile!” esclamò, battendo una mano sul letto. “Non ti dico più niente, mi sono rotta! Tanto è inutile. Fai quello che ti pare!”

Sentì anche lei gettarsi a peso morto sul materasso e tacere, arresa.

Seguirono lunghi minuti di silenzio in cui entrambe riflettevano con il respiro accelerato.

Ho fame.” parlò all'improvviso Ingie.

Dopo qualche secondo, Amanda rispose.

Io ti ucciderei.”





***





Si era svegliato frastornato. Non era riuscito a dormire bene; il sonno era stato tormentato da strani sogni che gli avevano fatto aprire gli occhi ripetutamente durante la notte. Inoltre, si sentiva nervoso.

Il bacio con Keri era stato piacevole ma aveva lasciato in lui un senso di frustrazione ed inquietudine. Inutile dire che il viso di Ingie fosse sempre lì a tormentarlo.

Sbuffò e si alzò stancamente dal letto.

Odiava quella sensazione, odiava la mora che continuava a perseguitarlo con i suoi occhi. Doveva assolutamente trovare una soluzione. Forse avrebbe dovuto lasciarsi andare con Keri; forse avrebbe potuto fargli dimenticare Ingie, in un modo o nell'altro. Non era il tipo da usare le persone e la cosa non lo entusiasmava, nonostante il concetto non fosse propriamente quello. Non si trattava di usare Keri, poiché già vi era qualcosa di lei che gli piaceva; si trattava più che altro di approfondire la conoscenza e, se possibile, trarne vantaggio.

Avrebbe potuto farcela, con un po' di buona volontà.

Uscì dalla stanza e si guardò attorno, prima di prendere a camminare lungo il corridoio, come per assicurarsi che non vi fosse anima viva. Il motivo gli era sconosciuto.

Ad un tratto però, udì una porta alle sue spalle aprirsi.

Quando si voltò, Amanda ed Ingie erano lì, in corridoio, che camminavano nella sua direzione. Incrociò lo sguardo della mora e vi lesse una tristezza del tutto nuova, tale da trasmettergli una sensazione di gelo. I suoi occhi erano cerchiati, sintomo di una notte trascorsa in bianco, e si chiese per un momento quale potesse essere il motivo.

Buongiorno.” lo salutò Amanda, una volta che l'ebbero affiancato.

Giorno.” rispose lui. Ingie non fiatò; la tensione era ancora tangibile dalla sera della loro ultima discussione e lui non aveva la minima intenzione di spezzare quel silenzio. “Stai ripartendo?” domandò a quel punto alla bionda.

Sì, faccio colazione e vado.”

Lily?” si informò nuovamente.

Gli mancava quella dolce bambina; non si era mai sentito tanto affezionato ad un bimbo in vita sua.

Cresce velocemente, è incredibile.” sorrise la ragazza.

Quando la porti? Ho voglia di strapazzarla un po'.”

Spero vivamente che non cresca con la tua testa. Comunque penso di portarla con me, la prossima volta.”

Entrarono in ascensore.

Se crescesse con la mia testa, sarebbe la bambina più intelligente del pianeta.” si vantò il chitarrista con un sorriso divertito.

Sicuramente.” ridacchiò Amanda.

Il silenzio di Ingie era divenuto imbarazzante e ringraziò il cielo che le porte si riaprirono pochi istanti dopo, facendoli uscire e togliendoli da quella spiacevole atmosfera.





***






Quando entrarono nella sala mensa, Bill era seduto ad un tavolo in compagnia di Adam, probabilmente intenzionato a sedurlo come poteva, ed un lieve sorriso spontaneo si impossessò del viso di Ingie, prima di assumere un'espressione nuovamente malinconica.

Hey, ragazzi, venite qui con noi!” esclamò il moro, sventolando una mano non appena li vide.

Luke, a qualche metro, si voltò nella loro direzione con la tazza in mano. Ingie poté leggere il risentimento nei suoi occhi, non appena lo sguardo si posò sulla figura del chitarrista, proprio accanto a lei. Cominciò a tremare quando lo vide avvicinarsi.

Ciao, non ti avevo visto sveglia stamattina.” mormorò il biondo, prima di baciarla sulle labbra, proprio a qualche centimetro da Tom, che decise di dileguarsi e raggiungere il tavolo di Bill e Adam.

Mi sono svegliata poco fa.” mentì lei con un debole sorriso. “Andiamo a sederci?”

Sì ma non voglio stare al tavolo con lui.” ribatté il ragazzo, lanciando un'occhiata di sbieco al chitarrista, ora seduto accanto a suo fratello.

Amanda, accanto a lei, si schiarì la voce facendo finta di nulla.

Dai, non ci pensare. Non facciamo gli asociali.” insistette Ingie.

Non si tratta di fare gli asociali perché personalmente non me ne può fregare di meno di ciò che lui pensa di me. Non dobbiamo avere un rapporto.”

Beh, io mi siedo.” si intromise Amanda, prima di togliere il disturbo.

Ti rendi conto che stai facendo casino per un dannato tavolo dove fare colazione?” domandò a quel punto la mora, mentre il nervoso cominciava a riempirle le vene.

Odiava Luke quando si comportava a quella maniera infantile.

Permetti che mi dia fastidio sedere al suo stesso tavolo?” persistette lui.

Ingie con un gran sospiro lo afferrò per la manica e lo trascinò fuori dall'hotel per non dare spettacolo.

Senti, voglio che sia chiara una cosa. Io non passerò ogni minuto delle mie giornate, fino alla fine del programma, a preoccuparmi di non incrociare la sua strada. È capitato che dobbiamo lavorare insieme in questo ambiente e dobbiamo farcelo stare bene. Evitarlo è piuttosto impossibile. Perciò, non metterò a repentaglio anche il mio rapporto con i miei compagni solamente perché decidono di fare colazione assieme a lui.”

Si era stupita di se stessa. Non avrebbe mai pensato di rivolgersi a Luke a quella maniera, che era sempre stato tanto carino con lei, in qualsiasi situazione. Eppure il nervosismo era una bestia nera che quando si impossessava del suo corpo era impossibile da gestire ed aveva sentito il bisogno di esternare quei suoi pensieri.

Luke, dal suo canto, era rimasto quasi basito.

Bene, vorrà dire che farai colazione con lui invece che con me.” concluse a quel punto, per poi rientrare in hotel senza aggiungere altro.

Le mani di Ingie prudevano e se una parte di lei voleva fermarlo e chiedergli di comprendere, l'altra voleva affermare le proprie ragioni. Non poteva vivere di paranoie ogni qual volta i due ragazzi incrociassero il loro rispettivo cammino.

Rientrò anche lei e raggiunse nuovamente Amanda, già seduta al tavolo con Tom, Bill ed Adam. Di Luke nemmeno l'ombra. Quando si sedette affianco a lei, questa la osservò interrogativa, chiedendole silenziosamente dove il suo ragazzo fosse ma Ingie fece cenno di lasciar perdere.

Oggi dimettono Sid.” parlò improvvisamente Adam. “Pare abbia scelto di tornare a casa dalla sua famiglia.”

Cosa?” domandò esterrefatta Ingie, voltandosi verso di lui. “Non resta in Germania?”

Dice che si farebbe solo del male. Ha deciso di tornare in America, dai suoi. In questo momento ha sicuramente bisogno più di loro che di noi.”

Ingie sospirò mestamente con il naso. L'idea di non vedere Sid per mesi non era allettante e tutta quella situazione che si era venuta a creare la faceva rattristare.

Quando ha deciso di partire?” domandò a quel punto in un mormorio.

Questo pomeriggio.” Una nuova fitta allo stomaco. Non voleva salutarlo così presto, non dopo quello che avevano vissuto poco tempo prima. “Senti, Ingie, oggi voglio andare a fare un po' di sano shopping e chi meglio di te può accompagnarmi?” esordì nuovamente Adam, per poi voltarsi verso Tom e Bill e sussurrare un “affari di donne” che li fece scoppiare a ridere.

Ingie sorrise decisamente divertita.

D'accordo. Ti ringrazio per la fiducia.” scherzò, per poi addentare una brioche.

Era ancora urtata per la precedente discussione con Luke e si sentì quasi un verme per aver scelto di consumare la propria colazione senza di lui; eppure, si sentiva arrabbiata.

Scorgeva Bill di tanto in tanto lanciarle delle occhiate, come avesse voluto dirle qualcosa, ma poi tornava a concentrarsi sul suo caffè e lei faceva altrettanto, dimenticando tutto. Non poteva ancora cercare appiglio e speranza in semplici sguardi. Doveva affrontare la realtà e la realtà voleva che il loro rapporto fosse giunto al capolinea da un bel pezzo e nulla avrebbe potuto fungere da pezza.

Una volta terminato di mangiare, Amanda fece per alzarsi dalla sedia.

Io direi che è arrivato il momento di partire.” annunciò.

La mora si rabbuiò nuovamente. In quel momento aveva bisogno di Amanda più di chiunque altro ed il fatto che la sua partenza affiancasse quella di Sid rappresentava per lei un motivo in più di amarezza.

Ti accompagno.” mormorò, alzandosi anche lei.

Ciao, ragazzi, ci vediamo.” sorrise quindi la bionda, rivolta a Tom, Bill e Adam. Quando uscirono dall'hotel e raggiunsero la sua auto, entrambe si scrutarono per un istante senza proferire parola. “Tu lo sai che per qualsiasi cosa devi solamente alzare il telefono.” le disse poi Amanda.

Ingie rilassò il viso in un sorriso grato.

Lo so.” confermò.

Non voglio più sentirti a questo modo. Cerca di tirarti su, okay?” La mora annuì, non sicura di riuscirvi. “E comincia a pensare un po' di più a te stessa.” concluse abbracciandola.

Ingie ricambiò quella stretta con forza forse per non lasciarla andare, fino a che non si allontanarono.

Buon viaggio.” le augurò mentre la osservava salire in macchina. “E salutami David e Lily.”

Di nuovo quel senso di solitudine, una volta svoltato l'angolo.

Sospirò e decise di rientrare. Questa volta superò la sala mensa e si diresse all'ascensore. Era il momento di affrontare nuovamente Luke.

Quando raggiunse il corridoio cominciò ad invocare tutti i santi che conosceva affinché le giungessero in aiuto e la sostenessero nel mantenere la pazienza.

Ingie.” La ragazza si voltò curiosa verso quel richiamo. Un colpo al cuore le confermò la presenza di Keri a qualche metro da lei, sulla soglia della sua stanza. “Potresti entrare un secondo?” le chiese quasi timida.

Ingie non si tirò indietro ed esternò tutta la disinvoltura di cui disponeva.

Che succede?” domandò sedendosi a bordo del letto, nonostante potesse perfettamente immaginare quale fosse il tema della loro conversazione.

Le si sedette accanto con un gioioso sorriso che la agitò.

Ti volevo ringraziare.” le disse, felice.

Oddio, fu la prima esclamazione mentale della mora.

Per cosa?” si finse ancora ignara, cominciando ad agitarsi con la testa e con il corpo.

Ho seguito i tuoi consigli e... Sì, sembra abbiano funzionato.” le sorrise entusiasta ed Ingie percepì un brivido fortissimo lungo la colonna vertebrale. Non rispose, restò a fissarla come avesse scorto un alieno, cosa che Keri dovette registrare come incomprensione che si affrettò a chiarire. “Siamo usciti insieme e abbiamo passato una bella serata.” Sapeva che la parte peggiore doveva ancora arrivare, se lo sentiva. “Alla fine ho preso, come dire, in mano la situazione.” Ingie fremette. “E l'ho baciato.” Il mondo le crollò addosso. “Ma la cosa fantastica è che lui ha ricambiato senza esitazione. Forse siamo sulla buona strada.”

Doveva vomitare. Doveva vomitare.

Un groppo allo stomaco pesante come un macigno che le procurava una disgustosa nausea.

Stritolò le lenzuola nel pugno che poggiava al materasso e strinse i denti fino a sentire male alla mascella. Il suo istinto voleva farla correre fuori da quella stanza e rifugiarsi in bagno, nel suo bagno, a rimettere quella spiacevole sensazione di freddo, vuoto, gabbia, buio.

Oh.” si sforzò di sorridere. “Beh... Che dire...” si arrampicò sugli specchi, portandosi una mano allo stomaco. Il dolore non se ne andava.

Sei senza parole.” rise Keri, soddisfatta. Se solo avesse saputo il motivo. “Mi sei stata preziosa e te ne sono grata. Forse senza di te non avrei avuto il coraggio di fare il primo passo.”

Sono contenta.” mormorò a quel punto. Non era sicura di voler udire altro.

Comunque ora penso di poterti dire di chi si tratta. All'inizio mi sentivo un po' a disagio a farlo.”

Ingie, senza pensare, la anticipò.

Tom.”

Fu quasi un sussurro; come se quelle lettere sulle sue labbra ora pesassero troppo.

Lesse la sorpresa nello sguardo della bionda.

Come lo sapevi?” chiese colpita ma per nulla seccata.

Intuizione.” divagò a quel punto lei.

Dio, che vergogna.” ridacchiò l'amica, portandosi le mani al viso. “Non volevo dirlo perché, non so, sembrava troppo per me.”

Per quale motivo?” domandò apatica.

Beh, una rockstar di fama mondiale non si interessa a te tutti i giorni, dico bene? Credevo mi avresti deriso.”

Ingie sorrise amaramente.

Non ti avrei mai deriso.”

Perché è successa la stessa cosa a me.

Grazie.”

Si presero qualche attimo in cui Ingie dovette ancora combattere con la nausea.

Quindi ora cosa avete intenzione di fare?” si informò successivamente, non sicura di volerlo realmente sapere.

Beh, siamo ancora in fase di conoscenza. Poi non ho ancora avuto modo di vederlo. Io sono piuttosto presa e mi è sembrato di capire che lo sia anche lui ma è un ragazzo e sai meglio di me come sia il genere maschile. È piuttosto imprevedibile.” Ingie tirò le labbra. “Se tutto va bene, non mi dispiacerebbe intraprendere qualcosa di... Serio, ecco.”

Voleva uscire da quella stanza e fingere di non aver mai sentito nulla. Voleva dimenticare quella conversazione e cercare così di combattere il senso di frustrazione ed impotenza che l'aveva travolta.

Beh, sei decisa.” commentò sorpresa.

Mi piace, Ingie.” sorrise Keri. “Lo trovo una persona davvero buona. Mi sembra rispettoso, proprio un bravo ragazzo ed è di questo che ho bisogno. Adoro stare con lui, parlare. Senza contare l'attrazione fisica che provo nei suoi confronti.” Nel pronunciare quell'ultima frase era arrossita vistosamente, quasi avesse proferito parole scandalose. Ingie si sforzò ancora una volta di sorridere. “Credo non mi sia mai successo prima d'ora.”

Certo, è un bel ragazzo.” annuì stancamente. Non poteva più proseguire; quello era troppo. “Beh, ti auguro il meglio.” disse quindi, intenzionata ad abbandonare la camera, che sembrava sempre più piccola e soffocante.

Grazie.” sorrise la bionda, per poi abbracciarla forte. Non si sentiva degna di quell'abbraccio e appena poté lo interruppe.

Bene, ora vado. Devo litigare con il mio ragazzo.” cercò di sdrammatizzare a quel punto, facendola ridere.

Oh, allora ti lascio.” ridacchiò Keri, aprendole la porta. “A dopo.”

Non appena si ritrovò nuovamente sola in corridoio, si prese qualche secondo per respirare. Le veniva da piangere e per un momento si chiese se fosse necessario quel dannato confronto con Luke. Il suo umore attuale di certo non l'aiutava e sapeva bene di divenire piuttosto irascibile. Forse avrebbe solamente peggiorato le cose ma si disse che doveva farlo, prima o dopo.

Aprì la porta della sua stanza e se la richiuse alle spalle. Luke era seduto sul letto ancora sfatto con il portatile sulle gambe, concentrato sullo schermo; non aveva ancora sollevato lo sguardo su di lei.

Beh?” fece lei. Non le sembrava il modo perfetto per cominciare.

Beh cosa?” ribatté lui continuando ad ignorarla.

Gradirei che mi guardassi in faccia quando ti parlo.”

Anche io gradirei che non scegliessi di stare in sua compagnia quando ci sono io ma, a quanto pare, nessuno può avanzare pretese, qui.”

Ingie sollevò gli occhi al soffitto. Aveva recepito la provocazione ma pregò di non raccoglierla. Se l'avesse fatto gli avrebbe solamente urlato contro.

Adesso smettila di fare il bambino. La cosa sta diventando ridicola.” mormorò.

Ah, starei anche facendo il bambino?!” esclamò a quel punto lui, finalmente guardandola. “Ingoio tante cose che non mi stanno bene e sarei un bambino?”

Cosa non ti sta bene?”

Non mi sta bene lui!”

Si prese qualche attimo per evitare di prenderlo a pugni e si disse che era normale una reazione del genere da parte sua. Cercò di convincersene.

Che dovremmo fare? Ucciderlo?” borbottò Ingie con tetro sarcasmo. “Non pensare che la sua presenza sia per me qualcosa per cui valga la pena festeggiare.” aggiunse, cercando di andargli in contro il più possibile.

Non mi sembri disprezzarlo così tanto come dici.”

Cosa dovrei fare? Sputargli addosso ogni volta che lo vedo? Non ci parliamo nemmeno, Luke.”

Eppure riesco sempre a trovarti nella sua stessa stanza. Com'è possibile?”

Lavoriamo insieme, te l'ho già detto. Non è certo colpa mia.”

Non mi pare tu stessi lavorando prima. Se è per lavoro che devi stare assieme a lui, fallo per quello. Non posso accettare di dover anche mangiare assieme a lui.”

Questo perché tu non sei di larghe vedute.”

Lo sguardo scioccato di Luke le fece per un momento paura.

Non sono di larghe vedute?” sibilò lui. “Oh, cazzo.” rise per nulla divertito massaggiandosi le tempie ed alzandosi dal letto. “Ti dico una cosa: se non fossi stato di larghe vedute, l'avrei già riempito di botte.”

Ma perché?! Si può sapere che diamine ti ha fatto?!” urlò a quel punto Ingie, battendo un piede a terra dall'esasperazione. “La relazione che abbiamo avuto non ti dovrebbe nemmeno disturbare, dal momento che è finito tutto da un bel pezzo e nessuno è intenzionato a tornare insieme!”

Te l'ho detto, vedo come ti guarda! Quello non ti ha dimenticato, è inutile che cerchi di convincermi del contrario!”

Ma io sì! E comunque, temo di doverti correggere: mi ha dimenticata eccome dato che si frequenta con Keri.”

Seguirono minuti di silenzio. Quella frase era stata pronunciata con incredibile fretta e non aveva nemmeno fatto in tempo a riflettere. Probabilmente se l'avesse fatto avrebbe taciuto ma forse era meglio che Luke sapesse, se fosse servito a calmarlo.

Con Keri?” domandò a quel punto lui, non ancora del tutto convinto.

Sì e se non ci credi vai da lei a chiederglielo.” tagliò corto Ingie per poi gettare le scarpe in un angolo ed incamminarsi in direzione del frigobar dal quale recuperò una bottiglietta d'acqua.

Luke non parlò ancora così la mora afferrò il pacchetto di sigarette e, assieme alla bottiglia, uscì sul balconcino, richiudendosi poi la porta alle spalle. Si gettò stancamente a sedere sulla poltrona in vimini e, poggiato un piede alla ringhiera di fronte, si accese la sigaretta. La prima boccata di fumo fu per lei rigenerante; era una di quelle persone che quando erano nervose fumavano. Sapeva di sbagliare ma, d'altro canto, era la sua unica consolazione e voleva permettersela.

Udì alle sue spalle la portafinestra riaprirsi e non dovette voltarsi per sapere se fosse Luke.

Scusami.” fu un sussurro quello del ragazzo che la fece rabbrividire ma decise di non muovere un muscolo. “Ho sbarellato. Ogni tanto mi succede, lo sai.”

Sì, lo so.” ribatté lei freddamente, continuando ad osservare il giardino sotto il terrazzo.

Improvvisamente sentì le braccia del biondo avvolgerla in una stretta delicata, alle sue spalle. Le diede quasi fastidio in quel momento, poiché era ancora urtata dalla conversazione, ma si sforzò di accantonare l'orgoglio e gli poggiò una mano sul braccio che le circondava il petto.

Il fatto è che proprio non lo sopporto. Non sopporto il fatto che ti abbia avuta. Non sopporto che abbia tutto ciò che vuole; non gli manca nulla dalla vita ed il pensiero che ti voglia portare via da me – tu, l'unica persona che mi possa vantare di avere – mi fa imbestialire.”

Non devi vederla come una gara fra te e lui. Non è colpa sua se vive una condizione più agiata della tua. E non pensare che lui abbia tutto dalla vita; la fama e i soldi, da soli, non fanno la felicità. E comunque sono sempre io a detenere l'ultima parola, o sbaglio?” Si voltò verso di lui per guardarlo negli occhi. “Sono io che scelgo di stare con te e questo ti dovrebbe bastare. Se ti dico di non preoccuparti e di dormire tranquillo la notte perché non ho intenzione di scappare di nuovo, fallo.”

Quasi le si spezzò il cuore quando vide gli occhi di Luke inumidirsi appena. Il ragazzo sorrise prima di prenderle il viso fra le mani e baciarla delicatamente sulle labbra.

Ti amo.” sussurrò su di esse.

L'ennesimo ti amo al quale lei non ebbe il coraggio di rispondere.





***





Hey.”

Si voltò alle sue spalle con sorpresa e trovò davanti a sé Keri, intenta a torturarsi le mani con espressione timida in volto.

Hey.” sorrise lui, facendole spazio sul gradino, perché gli si sedesse accanto. “Come stai?” le chiese del tutto tranquillo, cercando di toglierla dall'imbarazzo.

A dire il vero, anche lui si sentiva lievemente a disagio per i sentimenti contrastanti che non lo facevano riposare ma li mise abilmente a tacere.

Bene.” rispose lei, osservando i propri piedi. “Forse mi sta venendo un po' di raffreddore per ieri sera ma, per il resto, tutto a posto.” Tom annuì con un sorriso. “Senti, riguardo questo... Volevo scusarmi se ti sono sembrata un tantino affrettata, ecco.”

Il chitarrista aggrottò la fronte.

No, assolutamente. Insomma, non mi pare di essermi lamentato.” scherzò appena riferendosi palesemente al fatto di aver ricambiato volentieri quel bacio. “Stai tranquilla, non mi hai dato un'impressione simile.”

Bene.” mormorò lei con un sospiro. “Beh, credo fosse palese il mio interesse.” sorrise poi, scrutandolo con la coda dell'occhio.

Diciamo che avevo intuito qualcosa.” buttò lì il ragazzo.

Quindi la cosa non ti dispiace?” domandò a quel punto lei, probabilmente curiosa e speranzosa al tempo stesso.

Tom doveva trovare un modo per farle capire che avrebbe accettato volentieri la sua conoscenza e magari di frequentarla, ma senza illuderla. Se avesse deciso di intraprendere quella frequentazione seriamente, l'avrebbe deciso lui e nel momento in cui Ingie sarebbe stata solo un ricordo.

No.” scosse la testa. “Però vorrei solo essere chiaro su una cosa perché non voglio che tu possa eventualmente stare male a causa mia. Sono uscito da poco da una relazione in cui credevo molto e non è facile, ancora oggi, fare finta di averla del tutto accantonata. Sono ancora piuttosto scottato e non so se riuscirei a gettarmi a capofitto in un'altra storia. Non subito, capisci?”

Certo.” fece lei prontamente. “Io non volevo indubbiamente metterti fretta. Anche per me è lo stesso. Mi piacerebbe conoscerti, tutto qui. Anche io voglio fare le cose con calma, poi quello che succede, succede, no?”

Tom sorrise ed annuì appena, lieto che avesse compreso. Si sentiva un po' più leggero.

Se dovessi sentirmi di nuovo pronto, saresti la prima a saperlo. Per ora preferisco frequentarti senza affrettare troppo le cose.” disse il più gentilmente possibile.

Lo capisco perfettamente.” confermò Keri e gliene fu grato. “Beh, mi sento più leggera.” esclamò successivamente la ragazza facendolo ridacchiare. “Credevo di averti infastidito e non ero sicura di come fossero rimaste le cose fra noi. Ora posso tornarmene in camera.” disse ancora, sollevandosi in piedi, pronta per rientrare in hotel.

Tom rifletté qualche istante prima di parlare di nuovo.

Perché invece non andiamo a fare un giro?”





***





Questo è divino.” esclamò Adam non appena la vide uscire dal camerino.

Aveva indossato un vestito da sera verde che le fasciava morbidamente il corpo, mettendo in risalto le sue forme di cui poteva andare sinceramente fiera. Il ballo di certo le dava una mano non indifferente.

Dici?” domandò lei tornando ad osservarsi allo specchio. Effettivamente le piaceva parecchio.

Sì.” confermò lui. “Devi assolutamente prenderlo.”

Ingie sorrise soddisfatta e tornò a cambiarsi.

Adam era il suo compagno di shopping migliore. Aveva decisamente gusto ed era schietto e sincero per ogni opinione. In passato, non si era fatto problemi a definire Ingie un porcellino avvolto nella carta stagnola. Sì, lo ricordava ancora.

Di nuovo nei suoi capi, riprese a girare con il vestito al braccio.

Secondo te ho possibilità?” le chiese ad un tratto Adam, cosa che la portò a frenare immediatamente, voltandosi a scrutarlo non sicura di aver afferrato il senso della domanda.

Dipende a cosa ti riferisci.” commentò lei, sospettosa.

Lo sai, con i gemelli.”

Per poco non si strozzò con la propria saliva. Credeva che Adam avesse accantonato l'idea ed accettato il fatto che entrambi fossero rigorosamente eterosessuali. Credeva scherzasse con loro, solo per divertimento. Ora si trovava un tantino basita.

Adam...” cominciò in difficoltà. “Seriamente, non... Loro non sono gay.” disse per l'ennesima volta, sperando che recepisse il messaggio.

Ho conosciuto tanta gente etero che ha ceduto con me.” scrollò le spalle lui, ancora speranzoso.

Loro non cederanno, te lo dico sinceramente.” ribatté lei quasi dispiaciuta. “Davvero, cambia obiettivo.”

Sarà difficile, dato che il mio istinto è quello di saltare loro addosso ogni volta che li vedo.”

Me ne sono accorta.”

Biasimami, se ci riesci.” Ingie ridacchiò continuando a camminare come nulla fosse. Era incredibile come si finisse sempre per parlare di loro con chiunque si trovasse. Il loro fascino non era indifferente a nessuno, nemmeno agli uomini. “Tu invece?”

Ingie si voltò nuovamente verso di lui con sguardo interrogativo.

Io cosa?” domandò confusa.

Ho visto che avete litigato tu e Luke, stamattina. Va tutto bene?”

Sì, tutto bene. È stato solo un piccolo battibecco, tutto qui. Abbiamo chiarito.” Adam non sembrava convinto ma decise di non indagare oltre, per la felicità di Ingie. “Andiamo a prenderci un caffè, che dici?” propose poi, ottenendo il consenso del ragazzo. “Pago e andiamo.”

Una volta fuori dal negozio, si guardarono attorno, alla ricerca di un bar, fino a che non ne adocchiarono uno dalla parte opposta della strada.

Oh, oh, cosa vedono i miei occhi!” esclamò all'improvviso il ragazzo, afferrandola per un braccio prima che riuscisse ad attraversare, facendola così sbilanciare appena. Ingie seguì lo sguardo di Adam ed il mondo le crollò nuovamente addosso non appena vide Tom e Keri in fondo alla strada, che camminavano nella loro direzione, ignari della loro presenza. “Non pensavo si frequentassero!” continuò Adam sorpreso.

Sì, beh, andiamo.” tagliò corto Ingie, cercando di trascinarlo con lei senza successo. “Adam.” lo pregò.

Perché tanta fretta? Salutiamoli.” sorrise il moro, senza staccare lo sguardo da loro che probabilmente si erano finalmente accorti dei due.

Ma dai, li mettiamo in imbarazzo.” provò ancora lei ma fu troppo tardi poiché il chitarrista e la ballerina si trovavano a pochi passi.

Ciao.” salutò una Keri particolarmente radiosa.

Ingie si limitò a tirare un sorriso di circostanza. Lo sguardo teso di Tom non le sfuggì. Forse si sentiva a disagio a farsi vedere con Keri davanti a lei?

Beh, ha il pieno diritto di frequentare chi vuole, esattamente come ho fatto io, disse la parte più razionale di lei ma quella istintiva fremeva di rabbia e gelosia.

Che combinate?” domandò Adam interessato, lanciando occhiate maliziose ai due.

Facciamo un giro.” scrollò le spalle Keri. “Voi?” chiese poi lievemente rossa in viso.

Un po' di compere.” rispose Ingie per apparire il più disinvolta possibile, mostrandole il sacchetto con il vestito appena acquistato.

Posso vedere?” fece la bionda curiosa. Ingie aprì il sacchetto e la ballerina ne tirò fuori il capo per osservarlo stupefatta. “Bellissimo.” apprezzò compiaciuta. Ingie continuava a percepire lo sguardo del chitarrista sulla sua figura ed i suoi piedi bruciavano, desiderosi di correre via di lì. “Brava, hai buon gusto.” concluse Keri, riponendo il vestito al suo posto.

Sotto mio consiglio, ovviamente.” si vantò Adam. “Dove hai lasciato Bill?” si informò poi, rivolto a Tom il quale pareva sforzare disinvoltura con le mani nelle tasche dei jeans.

Credo sia in albergo. Non so se è uscito.” spiegò.

Beh, noi andiamo a prenderci un caffè.” tagliò corto Ingie, incapace di reggere oltre quello sguardo. Incapace di osservarlo ancora al fianco di una ragazza che non fosse lei. “Ci vediamo dopo.”

D'accordo.” sorrise Keri. “A dopo.”

Un ultimo sguardo di fuoco per poi lanciarsi nel bel mezzo del traffico per attraversare la strada, quasi venendo investita.

Sei pazza?!” urlò Adam alle sue spalle, seguendola di corsa. “Vuoi morire? Perché tanta fretta?” continuò una volta affiancata.

Ho solo bisogno di un caffè.” borbottò lei, entrando nel frattempo al bar. “E di due o tre sigarette.” mormorò poi più a se stessa che al ragazzo.





***





Salutare Sid non fu facile per nessuno. La sua aria abbattuta e delusa era qualcosa che pesava troppo, che non s'addiceva alla sua personalità sempre molto reattiva ed ironica. L'avevano accompagnato in aeroporto, decisi a non abbandonarlo fino all'ultimo secondo, come timorosi che potesse accadergli qualcosa. D'altronde, era ancora debole ed un viaggio di quella portata non era la cosa migliore cui potesse dedicarsi in quel momento; eppure lui era più che deciso a tornare dalla sua famiglia per un po' di conforto e nessuno era stato in grado di fermarlo. Diceva che non avrebbe sopportato di vederli ballare senza di lui ma che li avrebbe sostenuti sempre e comunque, anche da lontano.

Il ritorno all'hotel era stato più silenzioso del solito. Roy aveva deciso di non sottoporli ad allenamento quel giorno; sarebbe stato il loro primo ed ultimo giorno di riposo ed avrebbero dovuto goderselo finché possibile.

Ingie non aveva ancora avuto occasione di parlare con Milo da quando aveva saputo di Tom e Keri e per tutto il pomeriggio non aveva fatto altro che provare nella sua mente frasi adatte ad introdurre tale discorso, poiché non era sicura che il ragazzo lo sapesse, dato che Adam non aveva perso tempo a riferirlo a chi aveva potuto.

Lo cercò in giardino, poiché era lì che l'aveva visto l'ultima volta, e non si sorprese quando lo trovò poggiato ad un albero, intento a fumare tranquillamente una sigaretta. Senza proferire parola, lo affiancò, accendendosene una anche lei. Milo l'aveva vista con la coda dell'occhio ma non aveva mosso un muscolo.

Devo dire che questo è davvero un periodo fortunato.” commentò all'improvviso il moro con evidente sarcasmo nel tono di voce, senza smettere di osservare il vuoto davanti a sé. “Spero che dopo tutte queste cattive notizie ne arrivi qualcuna buona.”

Non sarebbe la vita.” scrollò le spalle Ingie. “Quindi, deduco che tu sappia.”

So.” si limitò a rispondere lui per poi prendere un'altra boccata di fumo. “Ma la cosa non mi ha sorpreso minimamente. Mi ero preparato a questo.”

Beato te.”

Ingie era lieta di poter parlare liberamente con Milo. Poiché unico, oltre ad Amanda, a conoscere la vera storia che aveva accomunato lei e Tom, non poteva fare altro che parlare apertamente finché ne aveva occasione. Era libera di esprimere i propri sentimenti, senza cadere troppo nel dettaglio. Semplicemente non voleva che la gente sapesse che non era innamorata di Luke, benché si potesse chiaramente intuire.

Dobbiamo voltare pagina, Ingie. Non è così che funzionano le cose.” La mora si voltò appena verso di lui in silenzio. “Tu hai Luke. Forse a questo punto devi chiudere entrambi gli occhi e trascinare avanti questa storia, se ti fa stare bene, altrimenti sei sempre libera di ricominciare da capo. Io non ho nessuno quindi saprò trovare il modo di dimenticarmi di lei; forse con un po' più di tempo.”

Hai detto anche tu che non riesci a dimenticarla, nonostante tu ci abbia provato.”

L'ho detto ma non per questo devo continuare a piangere sul latte versato. Non serve a nulla. Starò male, sto male... Ma mi risolleverò e lo stesso farai tu.”

Vorrei poterti dare ragione.”

Anche se non ci credi, ci devi provare. Ci daremo forza a vicenda, Ingie. Insieme ce la possiamo fare, davvero.”

Le sue parole avevano sempre un senso. Bene o male, che vi credesse o no, riusciva sempre a non sentirsi sola accanto a lui. Era come se avesse trovato una spalla, qualcuno che provava le sue stesse emozioni e quindi la capiva meglio di chiunque altro.

Forse era vero. Forse insieme avrebbero potuto darsi man forte e consolarsi per quanto possibile. Lentamente, forse, sarebbe riuscita a dimenticare Tom, seppur con qualche fatica. Non poteva essere l'unico ragazzo a quel mondo in grado di farle perdere la testa a quella maniera. Si sarebbe innamorata di nuovo, magari proprio di Luke. Lo sperava con tutto il cuore.

Improvvisamente, davanti a lei, vide una macchina entrare all'interno del parcheggio dell'hotel. Continuò a fumare pacata la sua sigaretta accanto al ragazzo, fino a che la portiera non si aprì.

La sigaretta cadde a terra.

Simone era appena scesa dal veicolo ed il suo cuore aveva preso a minacciare un infarto imminente. Le mani tremavano ed i muscoli erano intorpiditi.

Pochi giorni prima si era chiesta cosa potesse pensare di lei. Pochi giorni prima si era ricordata che l'ultima volta che aveva sentito Simone era stata quando le aveva confessato di essersi innamorata di suo figlio, contro ogni aspettativa. Non sapeva nulla di ciò che era successo dopo. Non sapeva se Tom le avesse raccontato tutto ma, essendo la madre, avrebbe dovuto aspettarsi di vederla passarle affianco senza nemmeno degnarla di uno sguardo. Sarebbe stato il dolore più grande. Lei aveva sempre adorato Simone, l'aveva sempre considerata una seconda mamma e sapeva che per lei era stato lo stesso. Immaginare di venire disprezzata da quella stessa persona era insopportabile.

Si preparò al peggio; si preparò ad essere ignorata quando, contro ogni deduzione, la donna le sorrise. Quasi le cedettero le ginocchia.

Ciao, Ingie.” la salutò appena, fermandosi di fronte a lei.

Ingie fremette. Non sapeva cosa pensare; quel saluto le sembrava così inverosimile.

C-ciao.” rispose lei insicura.

Qualcosa non andava. Come poteva sorriderle a quella maniera? Eppure, leggeva qualcosa di diverso nel suo sguardo; una sfumatura malinconica.

Come stai?” le domandò la donna.

Qualcosa senz'altro non andava.

Bene. Tu come stai?” rispose in un balbettio imbarazzante.

Un po' stanca dal viaggio ma bene.” Nessuna delle due aveva abbracciato l'altra come succedeva di solito. Una strana tensione le colpiva ma Ingie non capiva ancora cosa stesse effettivamente succedendo. “Vado a salutare i ragazzi e a posare le mie cose. Ci vediamo dopo?”

Ingie annuì insicura prima di ricevere un nuovo sorriso da parte della donna che entrò in hotel senza aggiungere altro. Restò ancora qualche attimo immobile, con lo sguardo puntato alla porta di vetro che si era appena richiusa fino a che non si voltò di scatto verso Milo che quasi sobbalzò dallo spavento.

L'hai vista anche tu?” domandò in fretta ed incredula.

Ehm, sì?” rispose lui interrogativo.

L'hai vista anche tu sorridermi?”

Sì.”

Hai notato qualcosa di strano? Un'occhiata di odio, una maledizione pronunciata mentalmente, un indurirsi della mascella? La pupilla dilatarsi come quella di un felino che tende un agguato?”

Ma di che diamine stai parlando?”

Ingie si prese un momento in cui tornò a scrutare il vetro.

Quella era la mamma di Tom.”





***





Non aveva idea di come comportarsi. Quello strano atteggiamento da parte di Simone l'aveva confusa e destabilizzata ed ora non sapeva se raggiungerla o aspettare che fosse lei ad avvicinarsi. Non sapeva se quelle della donna fossero state frasi di circostanza, per non fare brutta figura davanti a Milo, o sincere.

Era talmente assorta nei propri pensieri che si era accorta in ritardo che la sigaretta era consunta da un bel pezzo e continuava da qualche minuto ad aspirarne il filtro. La gettò a terra per poi calpestarla con un sospiro. Aveva deciso di rientrare in hotel poiché era tardi e sapeva perfettamente che Simone non l'avrebbe più raggiunta in giardino.

Non fece in tempo a voltarsi, che la donna era già alle sue spalle.

Hey.” le sorrise appena ed Ingie fremette di nuovo dall'incredulità. “Allora, che cosa mi racconti? Come vanno le cose?”

Per un momento si chiese se la stesse prendendo in giro o mettendo alla prova.

Vanno.” si limitò a rispondere, cercando in ogni caso di parlarle con la solita gentilezza che non le aveva mai fatto mancare.

Sai, mi spiace molto per come siano andate le cose con mio figlio.” Quella frase fu una pugnalata improvvisa. Non si aspettava di dover affrontare quel discorso così presto. “Ma se entrambi avete deciso di lasciar perdere, c'è poco da fare.” sorrise successivamente. Un giramento. Ingie aggrottò la fronte e la osservò tremendamente confusa. “Credo abbiate fatto bene ad essere sinceri l'uno con l'altra, nonostante tutto.”

Doveva assolutamente capire.

Scusa, Simone... Potrei sapere cosa ti ha raccontato Tom?” domandò a quel punto decisamente curiosa.

Dopo un'occhiata interrogativa, la donna riprese a parlare.

Beh mi ha spiegato che avete provato a stare insieme ma poi avete deciso di comune accordo di finirla perché non vi sentivate pronti ad intraprendere una relazione a distanza. Forse è stato meglio così, piuttosto che rendersene conto dopo. Anche se, personalmente, credevo in voi.”

Ingie era esterrefatta. Non poteva credere a ciò che aveva appena udito. Tom si era inventato tutto. Tom l'aveva inconsapevolmente difesa.

Un senso di peso si impossessò del suo stomaco e non seppe dire se fosse commozione, felicità o rabbia. Forse stava provando tutte quelle emozioni assieme.

Si schiarì la voce e cercò di adottare un'espressione consapevole e per niente sorpresa.

Già, anche io ci credevo ma forse è stato meglio così.” annuì, sentendo i palmi delle mani prudere fastidiosamente.

L'ultima tua telefonata mi aveva fatto sperare.” scrollò le spalle Simone, malinconica. “Comunque la vita va avanti. Ho visto che stai con quel ragazzo biondo, ora.”

Le faceva tremendamente strano parlare con la madre del chitarrista di Luke, soprattutto in quelle false circostanze. Credeva di fare un torto a Tom, in un modo o nell'altro.

Sì.”

Sembra un bravo ragazzo.” Ingie annuì semplicemente. “Io non ti ho mai più cercata perché non ero sicura ti facesse piacere. Sai, questa storia con Tom e tutto... Credevo ti avrebbe fatto male sentire sua madre, almeno i primi tempi.”

La mora sgranò gli occhi.

No, Simone, assolutamente!” esclamò. “Tu non puoi capire quanto mi mancassero le nostre chiacchierate. Tu lo sai che ti ho sempre reputato una seconda madre per me e mi è davvero dispiaciuto perdere i contatti. Anche io avevo paura di averti in qualche modo delusa.”

Aveva creduto fino a quel momento che sapesse la verità, motivo in più per cui aveva provato tanta paura nel farsi sentire.

Non mi hai deluso, sono cose che succedono. L'importante è che tutti e due stiate bene, anche se separati. Mi importa questo.”

Le lacrime si accumularono velocemente sugli occhi di Ingie che non resistette alla tentazione e l'abbracciò di slancio. Temette per un momento che la bionda non ricambiasse la stretta ma trasse un sospiro di sollievo quando lo fece.

Grazie, Simone, tu ci sei sempre stata per me.” mormorò al suo orecchio. Si sentiva tremendamente colpevole. Sentiva di prenderla involontariamente in giro. Sentiva di non meritare quell'abbraccio e tutte le sue parole carine. “Ti voglio bene.”

Anch'io te ne voglio, Ingie.”





***





Camminava lungo il corridoio con passo affrettato. Lo sguardo fisso davanti a sé, l'espressione seria e l'andatura decisa. Dentro, rabbia, nervoso, incredulità. Le mani prudevano e non le sopportava più.

Voleva trovarlo, voleva delle spiegazioni. L'aveva cercato per tutto l'hotel ma nulla. Aveva escluso la possibilità che fosse in camera poiché non l'aveva visto entrare; aveva escluso la terrazza per lo stesso motivo. L'ultima spiaggia fu la sala relax che si trovava all'ultimo piano.

Uscì dall'ascensore ed inchiodò, non appena lo vide in piedi, poggiato con le braccia alla finestra, che le dava le spalle. Si era appena alzato dal divano, considerando la forma del cuscino.

Senza pensare ulteriormente, camminò verso di lui e lo fece girare afferrandolo per la maglia. L'aveva preso in contropiede ed ora la osservava come fosse pazza.

Spiegami a che gioco stai giocando.” parlò, secca.

Scusami?” domandò lui confuso.

Perché hai mentito a tua madre su di noi? Perché mi hai coperta?” Tom adottò un'espressione scocciata e gettò lo sguardo altrove. Ingie gli afferrò senza pensare il mento e lo fece voltare nuovamente verso di lei. “Guardami negli occhi e dimmi perché.” disse ancora con un tono che non ammetteva repliche.

Il chitarrista le scacciò la mano con la propria.

Io dico a mia madre quello che mi pare.” si limitò a rispondere. “Dovrebbe solo farti comodo, giusto? Perché tanto chiasso?”

Perché non riesco a capire che razza di idea tu abbia di me. Davanti ai miei compagni mi sputtani, davanti a tua madre mi difendi. Si può sapere da che parte stai?”

È così strano il fatto che io non voglia farti sfigurare davanti a lei?”

Ma a quale scopo?! Che problema poteva essere che non mi rivolgesse più la parola, per te?”

Mia madre è troppo affezionata a te; le avrei spezzato il cuore.”

Quella frase la colpì. Era vero, Simone non aveva mai fatto mistero del bene che le voleva ed era comprensibile che un figlio non volesse leggere la delusione profonda negli occhi di una madre.

Non ti sembra ingiusto?” mormorò.

Mi sembra il minimo che io possa fare per non farla sentire come un'idiota che ha perso tempo con un'ipocrita come te.”

Quelle parole le avevano fatto male. Decisamente troppo male.

Sappi una cosa, Tom.” disse a denti stretti e puntandogli il dito contro. “Io non ho mai preso in giro tua madre. Mai. Le ho sempre voluto bene; non ti permetto di insinuare cose spiacevoli anche sul suo conto. Se non mi credi per te, almeno credimi per lei.”

La osservò per qualche istante, pensieroso.

Non mi interessa più.” concluse poi, voltandosi nuovamente verso la finestra. “Non devi più sforzarti di fare bella figura davanti a lei, d'ora in avanti.”

Ingie scosse la testa con espressione schifata.

Non hai capito proprio un cazzo di me.” sussurrò.

Ho capito che devo essere un po' più diffidente con le persone.”

Come con Keri?”

Si maledì. Aveva sputato quella domanda con odio, con sprezzo. Come previsto, Tom si voltò nuovamente verso di lei, basito.

Tu non hai il minimo diritto di venire a giudicare la mia vita e le mie scelte. Sei stata tu a mandare tutto a puttane quindi non vedo il motivo di tanto risentimento da parte tua. Mi frequento con Keri? A te che importa? Tu hai scelto di riprenderti Luke senza il minimo ripensamento, non vedo perché tu abbia qualcosa da ridire su di me.”

Mi sorprende solo il fatto che tu mi abbia sempre accusata di essere ipocrita ed opportunista, ed ora ti stia comportando a questo modo.”

Tom si avvicinò di qualche passo, che la fece indietreggiare.

Tu non sai niente di ciò che provo e di ciò che sta accadendo con Keri. Ed il fatto che tu ti senta giustificata nel prendere parola in questa situazione mi fa venire la nausea. Tu non hai più voce in capitolo nella mia vita, già da un po'. E se la cosa ti da fastidio, dovevi pensarci prima.”

Detto questo, sganciata l'ultima bomba, la abbandonò in quella sala relax con il cuore impazzito, un forte dolore allo stomaco e lacrime che lentamente si accumulavano sugli occhi.

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Capitolo 9
*** Falling down ***


aaaaa


Nine
Falling down





Cercare di fingere indifferenza in quelle settimane fu l'impresa più difficile cui si fosse mai sottoposta. Tom continuava a frequentarsi con Keri, Ingie continuava a vivere una falsa storia d'amore con Luke. Simone era ripartita qualche giorno dopo il loro incontro nella completa ignoranza. Il programma proseguiva, le loro esibizioni senza Sid anche. E reggere lo sguardo del chitarrista diveniva sempre più arduo. Tutto stava andando a rotoli e per la prima volta in quei mesi desiderò tornare a casa, a New York, ed abbandonare tutti quanti e quel grandioso progetto che le stava dando da vivere. DSDS si era presentato come una fantastica esperienza, che avrebbe dato loro la possibilità di introdursi anche nel mondo televisivo, ma con il passare del tempo si stava rivelando solamente una gran sofferenza per il suo stomaco. Mancava ancora un mese e mezzo alla sua conclusione e Ingie credeva fosse un'eternità. Non vedeva via d'uscita, non vedeva nulla di positivo e quell'ultimo periodo aveva sospettato di essere caduta in una sorta di lieve depressione. Voleva dare un taglio a tutto, voleva tornare dalla sua famiglia che non vedeva da settimane e dimenticare una volta per tutte Tom, come avrebbe dovuto fare mesi addietro.

La frequentazione con Keri si era approfondita sempre di più, dai racconti della bionda, ma ancora nulla se non semplici baci era accaduto fra loro. La ballerina, dal suo canto, era impaziente e da tempo si chiedeva se non fosse all'altezza del ragazzo ed Ingie cercava di rassicurarla come poteva, contro ogni istinto di urlarle quanto amasse Tom e quanto soffrisse nel dover ascoltare ogni suo discorso. Avrebbe tanto voluto portarsi le mani alle orecchie e chiudere gli occhi, abbandonarsi a letto ed interrompere qualsiasi contatto con il mondo esterno. Solo Amanda e Milo rappresentavano per lei una sorta di appiglio su cui poteva contare ogni qual volta ne sentisse il bisogno.

Quella sera avrebbe dovuto persino partecipare ad un After Party organizzato dal programma per festeggiare la così detta puntata di mezzo, quella che si trovava perfettamente a metà dell'intero periodo di riprese. Non era decisamente dell'umore per una serie più che ragionevole di motivi ma non aveva scelta. Forse avrebbe potuto fingere un malore ma non le andava nemmeno di attrarre troppe attenzioni.

Le esibizioni erano andate bene come sempre e l'entusiasmo che ne derivava ogni volta non mancava di certo. Lei si sforzava semplicemente di fingere serenità. Non poteva fare altrimenti o le domande, come sempre, si sarebbero sprecate.

Con il bicchiere di champagne in mano, fingeva interesse per la conversazione che si stava tenendo fra Adam, Ty, Page ed Anthony, ma il suo sguardo non aveva perso di vista Tom e Keri, a qualche metro di distanza, intenti a chiacchierare animatamente con Bill.

Era divenuta la nuova Ingie. Ora era lei cui toccava un posto tra i gemelli, era lei che riceveva le attenzioni di Bill, era lei la nuova persona cui dare importanza e magari da introdurre in famiglia.

Stringeva il bicchiere fra le dita come volesse distruggerlo e per un momento temette di esservi vicina. Guardava Keri ed era così felice; leggeva nei suoi occhi la stessa felicità che per un momento aveva provato anche lei a Berlino. Perché era vero, i gemelli erano in grado di trasmettere serenità, completezza. Erano capaci di far sentire anche il più asociale essere umano sulla Terra a proprio agio. Le mancava quella sensazione di spensieratezza, di affetto.

Un bacio inaspettato sulla guancia la fece trasalire, riportandola con la mente al presente. Quando si voltò per vedere chi fosse stato, Luke le sorrideva con un paio di stuzzichini in mano.

Vuoi?” Le offrì un mini sandwich farcito con il prosciutto crudo. “Vedo che bevi soltanto. Magari riempirti anche un po' lo stomaco non sarebbe male.” disse successivamente con l'ironia nel tono di voce. Ingie non si era nemmeno resa conto di ingurgitare alcolici a stomaco vuoto e fu lieta che Luke glielo avesse fatto notare. Con un sorriso, accettò di buon grado lo stuzzichino e ne prese il primo morso. “Vederti bere più di me è destabilizzante.” ridacchiò poi.

Forse sì. Forse aveva una certa propensione a sfogare le sue frustrazioni sull'alcol ed era una cosa che da sempre si era detta di evitare, senza successo. Non lo faceva apposta; il problema era che poteva gettarsi o su quello o sulle sigarette.

Quanto sei idiota, si disse mentalmente.

Abbandonò il bicchiere sul tavolo alle sue spalle e si concentrò solamente sul cibo.

Le mani di Luke continuavano a cingerle la vita di tanto in tanto e per la prima volta le dettero fastidio. Eppure non si mosse, non voleva scatenare un'altra lite in diretta, davanti a tutti.

Andiamo a fumare?” le propose all'improvviso, ad un orecchio. Si limitò ad annuire; d'altronde non aveva nulla da fare, se non farsi venire il mal di stomaco davanti a quello spettacolino. Quando uscirono in terrazza, sospirò, lieta di respirare aria fresca ed abbandonare quell'atmosfera che sembrava impregnata di eccessivo amore. Si accese una sigaretta in silenzio e lanciò l'accendino a Luke. “Sei silenziosa stasera.” commentò all'improvviso con la sigaretta alle labbra.

Ingie scrollò le spalle.

Non ho molto da dire.” rispose con semplicità.

Strano.” ridacchiò lui facendola sorridere appena. “Io invece è da qualche giorno che penso ad una cosa.” I muscoli della mora si irrigidirono come in un automatismo. Non sapeva il motivo ma sentiva che si trattava di qualcosa che non le sarebbe piaciuto. Lo sguardo del ragazzo era serio ma sereno al tempo stesso e ciò poteva voler dire solamente una cosa che sapeva l'avrebbe messa con le spalle al muro. “Sai, spesso mi ritrovo a pensare al futuro e non ti ho mai nascosto che in questo futuro ti vedo con me.” Esattamente ciò che pensava. “Beh...” Il ragazzo si portò una mano alla nuca con difficoltà. “Insomma, pensavo che non mi dispiacerebbe, una volta tornati in America, cominciare a definire un po' le cose.” Il cuore di Ingie batteva all'impazzata. “Per esempio, comprarci un appartamento tutto nostro.” Gesticolò. “E chi lo sa... Magari... Sposarci.”

Ingie si portò una mano allo stomaco. Il mondo le era crollato immediatamente addosso, le era mancato il respiro per un momento e la testa aveva preso a girare.

Non poteva. Non era pronta; non lo amava ed il panico aveva imperversato.

Ma perché affrettare le cose? Insomma, non stiamo già bene così?” provò con impaccio, cercando di suonare il più gentile possibile. “Anche se non abbiamo un appartamento nostro, stai praticamente sempre a casa mia. E per il matrimonio... Beh, c'è tempo. Io ho solo ventun anni e tu venticinque. Possiamo aspettare.”

Luke sembrava deluso.

Sì, è vero che sto sempre a casa tua ma è piccola. È un monolocale e a lungo andare la cosa comincia a diventare scomoda.” Provò. “E riguardo il matrimonio, è vero che è un passo importante ma se ci amiamo, farlo prima o dopo non cambia molto.”

Ingie sentiva le mani prudere.

Ma, voglio dire, è necessario?” si impuntò. Luke si adombrò ancora di più; quella volta sembrava seriamente ferito, così cercò di rimediare. “Quello che cerco di dire è che secondo me il matrimonio non è di vitale importanza. Non sono una di quelle ragazze che sognano di essere portate all'altare. Io sto già bene così con te. Alla fine, è solo una formalità, un contratto. A che ci serve ora?”

Luke sospirò appena.

Come preferisci.” si arrese mogio. “Per la casa però puoi pensarci?”

Non lo so, Luke. Lo sai, sono una persona indipendente. Adoro la mia indipendenza.”

Luke gettò lo sguardo sulle proprie scarpe ed abbandonò la sigaretta a terra.

A questo punto, credo di non dover dire altro.” disse con un sorriso amaro per poi voltarsi e rientrare.

Si sentiva una stronza, una persona insignificante, per nulla degna di attenzioni. Un'altra ragazza avrebbe fatto i salti di gioia al suo posto. Ma non era assolutamente pronta a rinunciare a quel modo alla sua felicità benché lo stesse in parte già facendo.

Anche lei decise di rientrare ma invece di raggiungerlo, si avvicinò a Georg e Gustav, arrivati quella mattina a Cologne. Anche loro avevano avuto il piacere di conoscere Keri ed Ingie non aveva potuto fare a meno di provare gelosia anche nei loro confronti.

Come ve la passate?” domandò abbattuta.

Non c'è male. Tu non hai una bella cera.” commentò Gustav, scrutandola preoccupato.

No, infatti. Ancora una volta ho fatto la parte della stronza megera. Scusatemi.” borbottò prima di allontanarsi di nuovo.

Non aveva più visto Milo e qualcosa le diceva che l'avrebbe trovato altrove in completa solitudine. Per l'appunto, non dovette girare l'intero studio; aveva deciso di raggiungere direttamente il giardino sul retro dove lo trovò seduto a terra – con la schiena contro il muro – intento a bere birra. Una bottiglia ad una mano, una seconda all'altra e lo sguardo perso nel vuoto davanti a sé. Lei gli si sedette affianco e lui nemmeno si voltò per assicurarsi che fosse lei; le allungò semplicemente la bottiglia ancora chiusa senza guardarla. Lei la accettò di buon grado.

Alla loro salute.” mormorò scettico il ragazzo, sollevando la bottiglia contro la quale Ingie fece battere appena la sua. “No ma sono molto carini, devo dire.” continuò con cupo sarcasmo.

Qualcosa le diceva che non fosse del tutto sano.

Quanto hai bevuto, Milo?” domandò a quel punto, particolarmente tranquilla, poiché lei non poteva permettersi di fiatare a riguardo.

Chi lo sa.” scrollò le spalle lui per poi portarsi alla bocca la bottiglia. “Si respirava tanto di quell'amore, lì dentro, che ho preferito venire a parlare con gli insetti.”

Affascinante.”

Si presero qualche attimo di silenzio in cui il ragazzo poggiò la testa contro il muro dietro di lui, forse per osservare il cielo quasi nero.

Ti sei mai chiesta se gli insetti ragionino?”

Ingie sollevò le sopracciglia in un'espressione sardonica e lo fissò come fosse pazzo.

Sinceramente non mi faccio domande sulla vita degli insetti.” rispose.

Non dev'essere una vita facile.” biascicò lui, chiudendo gli occhi.

No, infatti. Poverini.” lo accontentò lei senza il minimo interesse. “Che ne dici di alzarti e rientrare? La birra ormai è finita.”

E ritrovarmi davanti quei due che ufficializzano il loro rapporto? No, grazie.”

Ingie non provò nemmeno a replicare poiché era la stessa sensazione provata da lei. Una sensazione di impotenza, peso e malessere. Effettivamente, nulla la spingeva a rientrare così decise di poggiare anche lei la testa al muro ed osservare distrattamente le stelle.

Non eri tu quello determinato a voltare pagina?” esordì dopo un po' senza guardarlo.

Io sparo anche tante cazzate. Ormai dovresti saperlo.” Quello del ballerino era un borbottio continuo, tipico di chi beveva una certa quantità di alcol. “Che vita di merda.”

Ingie non poté fare a meno di sorridere ironica.

Ti sei beccato la sbronza triste, eh?” commentò, lanciandogli un'occhiata.

Ciò non vuol dire che la mia vita non sia comunque una merda.”

D'accordo.” Fece una pausa prima di continuare. “Luke ha parlato di convivenza e matrimonio.”

Ci fu qualche attimo di silenzio che poi venne spezzato da Milo.

Tu sì che sei nella merda.”

Grazie per il sostegno.” commentò sarcastica.

Figurati.”





***





L'aveva vista a disagio, com'era ormai da settimane. Non poteva negare di sentirsi altrettanto. La frequentazione con Keri proseguiva e si era fatta sempre più profonda. Non avevano mai ufficializzato nulla e benché Tom sentisse da parte della ragazza quel desiderio, lui non riusciva a prendere finalmente una decisione. Era inutile negarlo; il suo cuore non aveva mai smesso di battere per Ingie, nonostante l'immensa delusione, e quel tipo di sentimento certamente non lo aiutava con Keri. Avrebbe tanto voluto riuscire a voltare pagina, a renderla serena assieme a lui, a darle ciò che voleva ma non vi riusciva. Inoltre, gli mancava confidarsi con suo fratello. Non aveva più avuto occasione di aprirgli il proprio cuore come faceva tempo addietro, per un motivo o per un altro. Forse non voleva gettargli addosso preoccupazioni che avrebbe potuto benissimo evitargli ma il bisogno di parlare nuovamente con lui si era riaffacciato con urgenza. Era giunto il momento di trascorrere un po' di tempo fra gemelli e appena l'occasione si fosse presentata di nuovo, l'avrebbe fatto.

Camminava con Keri lungo il corridoio dell'albergo, appena tornati dalla festa, e si apprestavano a raggiungere le loro stanze in silenzio. Ormai gli argomenti erano esauriti, vista l'intera serata passata assieme.

Finalmente giunsero di fronte alla porta della ragazza e si fermarono a scrutarsi per qualche secondo.

Beh, allora a domani.” mormorò Keri, incerta sul da farsi ed intenta a torturarsi le mani.

Tom poteva percepire la tensione che la bionda stava provando ed anche a lui prudevano le mani. Non capiva il motivo; Keri lo attraeva fisicamente, sarebbe stato anormale pensare il contrario, eppure non sentiva quello stesso desiderio carnale che provava nei confronti di Ingie. Probabilmente la differenza stava nel fatto che lui la amava ancora ed aveva imparato a capire che persino il sesso diveniva più bello.

Si limitò ad annuire ed abbassare il viso verso il suo per baciarla lievemente sulle labbra. A quel tocco, la bionda gli poggiò una mano sul collo e cercò di tenerlo vicino a lei quanto più possibile. Sembrava avere bisogno di lui e la cosa lo preoccupava. Si era da sempre ripromesso di non illuderla e lei gli aveva sempre assicurato che ciò non sarebbe accaduto, ma alle volte i dubbi lo tormentavano.

Quando si allontanarono, le sorrise appena.

Buonanotte.” le disse, prima di darle le spalle.

Tom.” si sentì chiamare di nuovo con l'ansia nel tono di voce. Quando si voltò verso di lei, era ancora lì a torturarsi le dita e le labbra con un'espressione speranzosa sul viso. “Vuoi... Restare da me?” gli domandò timida, forse timorosa di un rifiuto.

Tom in quel momento provò un infinito senso di tenerezza ma nel frattempo difficoltà.

Si era detto più volte di voltare pagina; non vi era riuscito. Forse doveva perseverare? Forse con Keri avrebbe ritrovato l'amore? Non poteva saperlo.

Sì.”

Fu quasi un sussurro.





***





Riportare Milo in camera sua non si era rivelato semplice. Continuava a parlare a gran voce di cose prive di qualsiasi logica lungo il corridoio ed Ingie spesso aveva dovuto tappargli letteralmente la bocca. Aveva avuto paura che svegliasse l'intero hotel e facesse uscire dalle proprie stanze gente armata di manici di scopa. Alla fine tutto si era concluso nella normalità e nel modo più indolore possibile; Milo si era addormentato appena toccato letto e lei era uscita dalla camera in punta di piedi.

Attraversò il corridoio ed entrò nella sua stanza. Luke era sdraiato a letto, nel buio, apparentemente dormiente. Eppure lei sapeva che era sveglio poiché era tornato da poco assieme a lei. Si avvicinò e si sdraiò alle sue spalle per poi posargli una mano sul braccio nudo. Glielo carezzò appena ed attese una reazione che subito non arrivò.

Hey.” mormorò quasi in colpa. Immaginava fosse ancora arrabbiato con lei per il risvolto che la loro conversazione aveva inspiegabilmente preso. “So che non dormi.” aggiunse con tono dolce.

Lasciami stare.” borbottò lui senza voltarsi. Tuttavia non sembrava furioso, motivo per cui Ingie si sentì incoraggiata nell'insistere.

Smettila di pensare a tutte queste cose serie. Siamo io e te, stiamo bene. Godiamoci questo.” sussurrò al suo orecchio per poi lasciargli un lieve bacio sul collo che non fu per lui indifferente. “Vuoi tenermi il muso tutta la notte?” continuò poi con malizia.

Sentiva il corpo del ragazzo accanto al suo fremere impaziente. Luke stava opponendo tutta la propria forza di volontà per non cedere.

Te lo meriteresti.” ribatté.

Ma?” sorrise lei, baciandogli una guancia.

Ma sei fortunata ad avere un fidanzato idiota.”

Venne immediatamente travolta dalla sua stretta e dal corpo accaldato che si posava velocemente sul suo, prendendo nel frattempo a spogliarla con urgenza. Ingie non era esattamente dell'umore giusto per concedersi al sesso ma, come sempre, aveva un paio di pensieri da rimuovere.





***





Quando la prese quasi con violenza, chiuse gli occhi, come non volesse vederla in faccia; come volesse ignorare il fatto che davanti a lui non vi fosse Ingie, bensì Keri. Un groppo allo stomaco difficile da rimuovere ma l'urgenza di consumare quel rapporto.

Le mani della bionda si stringevano alle sue spalle, i suoi gemiti gli giungevano all'orecchio facendolo sentire per un momento importante. Lui affondava nel suo corpo ignorando il suo viso, cercando di non pensare a nulla. Quelle gambe – che una volta avrebbe considerato sensuali ed eccitanti – si stringevano al suo bacino che non trovava sosta. Decise di baciarle il collo per non dare la parvenza di un insensibile e non farla sentire a disagio per la foga con cui la stava possedendo.

Nella sua testa, occhi castani, capelli neri, pelle morbida.





***





Le veniva quasi da piangere per ciò che si era ridotta a fare: cercare sollievo e distrazione nel sesso con quello che doveva essere il ragazzo che amava.

Tutto era diverso con il chitarrista. Tutto era più dolce, più emozionante. L'amore che provava ancora per lui le faceva venire voglia di urlare, di staccarsi quel corpo di dosso e correre dalla persona giusta. Si trattava di un enorme errore cui non poteva evidentemente porre rimedio.

Si aggrappò con decisione alle spalle di Luke e gli morse forse troppo forte il collo poiché lo sentì gemere al suo orecchio. Una parte di lei voleva giungere alla fine di quella passione; l'altra voleva che si protrasse ancora per molto, così da fare il possibile per distrarla.

Nella sua testa, occhi castani, capelli neri, pelle morbida.





***





Quando aprì gli occhi, una luce accecante gli rese impossibile ottenere immediatamente un contatto con la realtà. Per un momento fece fatica a ricordare dove si trovasse ma soprattutto cosa fosse successo quella notte.

Si massaggiò le tempie e gettò una rapida occhiata al braccio che lo circondava in vita, appartenente ad un corpo femminile alle sue spalle. Keri era ancora profondamente addormentata ed un lieto sorriso sostava sulle sue labbra che parevano ancora gonfie di baci.

Tom si sentì immensamente stupido ed egoista. Si era tanto ripromesso di non illuderla ed era stato esattamente ciò che aveva fatto seppur involontariamente. Doveva solamente pregare che al suo risveglio non pretendesse attenzioni straordinarie da parte sua e si ricordasse ancora tutti i discorsi seri che avevano fatto riguardo una possibile relazione. Affinché ciò fosse chiaro, il chitarrista si trovò costretto a fare ciò che reputava squallido ed irrispettoso: andarsene.

Senza fare rumore e senza svegliarla, sgattaiolò via dalla sua stretta e dal letto sfatto. Si gettò rapidamente addosso i vestiti che qualche ora prima aveva abbandonato sul pavimento ed uscì di stanza in un silenzio tombale. Erano le sette del mattino, decisamente presto per i suoi standard, ma non si sentiva a suo agio in quel letto con una ragazza che, ora come ora, sembrava quasi estranea.

Quella notte era stato perfettamente conscio del fatto che si sarebbe pentito non appena sveglio ed acquisita nuovamente la capacità intellettiva. Era stato istintivo, irrazionale. Tutte qualità che aveva da sempre detestato per gli altri e per se stesso. Se avesse potuto riavvolgere il tempo, lo avrebbe fatto immediatamente, ma decise che non era il caso di rimuginare su ciò che aveva fatto poiché non poteva essere mutato. Al risveglio della bionda, avrebbe dovuto affrontarla.

Si spaventò quando una porta in corridoio si aprì all'improvviso.

Bill.” esclamò riprendendo fiato. Il vocalist si era affacciato dalla stanza con sguardo assonnato ed un'aria distrutta. Senza contare l'aspetto orribile. “Che ci fai già sveglio?”

Non ti ho sentito rientrare e mi sono preoccupato.” mormorò, strofinandosi un occhio.

Tom decise di entrare e richiudere la porta perché nessuno udisse per errore i loro discorsi. Osservò Bill buttarsi nuovamente a letto e lo raggiunse, sedendoglisi affianco.

Ho fatto una cazzata.” esordì dopo un momento di riflessione.

Sei andato a letto con Keri.” borbottò il biondo senza sollevare il viso dal cuscino – che rendeva la sua voce ovattata – come la sapesse lunga.

Tom fu sorpreso da tale velocità ma si disse che l'empatia gemellare si era manifestata anche quella volta.

Già.” sospirò.

Io non mi farei prendere dal panico.” parlò di nuovo Bill senza muovere un muscolo.

Per te è facile.”

Perché non dovrebbe esserlo anche per te?”

Perché tu non ami una persona che ti ha fatto del male.”

Il silenzio calò cupo nella stanza. Bill non aveva proferito parola e lo stesso Tom, fino a che il biondo non si sollevò finalmente sul materasso, sedendosi di fronte a lui. Il suo sguardo era sorpreso e preoccupato al tempo stesso.

Sei ancora innamorato di lei?” domandò senza parole. Tom chiuse semplicemente gli occhi senza fiatare. Il silenzio poteva valere più di mille parole. “Tom.” mormorò di nuovo.

Lo so, Bill, è assurdo. Credimi, ho provato a dimenticarla in tutti i modi e più cerco di pensare solo alle cose brutte che mi ha fatto, più non riesco a cancellare ciò che di bello vedevo in lei. Eppure sono così furioso, Bill. Non riuscirei a perdonarla, non riuscirei a fidarmi nuovamente di lei. Mi ha deluso così tanto che desidererei solamente farle male. Molto più male di quello che lei ha fatto a me.” Si prese la testa fra le mani come in difficoltà. “Dio, mi scoppia la testa. Vorrei urlare.”

Tom.” lo ammonì nuovamente suo fratello, posandogli una mano sulla spalla per sostenerlo.

Come si fa, Bill? Come si fa a dimenticare una persona che hai tanto amato? Perché con Ria ci sono riuscito? La odio. La odio con tutto me stesso. Si può amare ed odiare una persona allo stesso tempo?”

Stava impazzendo, se lo sentiva. Odiava Ingie ancora di più. La odiava perché si ripresentava nella sua mente nonostante tutto ed un irrefrenabile desiderio di vendetta l'aveva improvvisamente pervaso.

Cerca di calmarti.” parlò di nuovo Bill.

No, non posso! Quella stronza mi ha rovinato la vita! Continua a farne parte nonostante io cerchi di scacciarla!”

Ma cosa vorresti fare, Tom?”

Farle provare esattamente ciò che lei ha fatto provare a me.”

Perché perdi tempo e ti fai del male in questo modo?”

Perché la detesto.”





***





Si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Il fiatone la stava uccidendo e non un solo minuto di riposo era stato loro concesso da un Roy particolarmente nervoso, quella mattina. Il coreografo continuava ad urlare conteggi, ordini e non riusciva a vedere quanto i suoi ballerini fossero esausti. Ormai provavano ininterrottamente da quattro ore ed avevano seriamente bisogno di una pausa che continuava a non arrivare.

Ingie provò per l'ennesima volta una presa con Adam ma, sbilanciata, perse l'equilibrio e gravò nuovamente a terra.

Rifacciamola.” sospirò Roy, senza nemmeno darle il tempo di rialzarsi.

Aveva da sempre imparato che mai e poi mai avrebbe dovuto controbattere in presenza del proprio coreografo ma quando era troppo era troppo.

Roy, possiamo fare un minuto di pausa?” domandò con un fil di voce a causa del fiato corto.

No, dobbiamo ancora finire di montare le coreografie.” rispose lui, secco. “Con un ballerino in meno dobbiamo accelerare i tempi e fare del lavoro in più.” Ingie sospirò esausta e tornò in posizione, pronta a prendere la rincorsa e gettarsi fra le braccia di Adam, in attesa di afferrarla. Aspettò il conteggio del coreografo e poi mise in atto la presa. Quella volta sembrava ben fatta. “Non va bene. Rifatela.”

Cosa?!” esclamò a quel punto la mora, voltandosi incredula verso Roy. “Mi sembrava andasse bene!”

Sono io il coreografo e non andava bene.” Ingie strinse i denti per non rispondergli male o prenderlo a pugni e tornò per l'ennesima volta in posizione. Ripeté il tutto. “Non ci siamo ancora.”

Oh, andiamo!” urlò a quel punto, battendo un piede a terra, sotto gli occhi sbalorditi di tutti. “È uno scherzo?!” si voltò furiosamente verso Roy, il quale la osservava senza scomporsi.

Non è uno scherzo. Rimettiti cortesemente in posizione.”

Proviamo da ore.”

L'avete sempre fatto. Non vedo perché oggi dovrebbe essere diverso.”

Perché non ci siamo riposati un solo istante.”

Volete fare tutti la stessa fine di Sid? Volete smettere di ballare? Per voi ballare è così poco importante?”

Ingie tacque per qualche istante.

È questo il motivo?” domandò quasi in un sussurro. “Sid che se n'è andato?” Roy non rispose. “Roy, siamo in grado di lavorare come si deve. Sid ha avuto un semplice sbandamento.”

Che potrebbe ripetersi in ognuno di voi!” tagliò corto il coreografo, dandole le spalle. “Ora basta parlare. Tornate in posizione.”





***





Fumava nervosamente la sua sigaretta. Finalmente le dure ore di allenamento erano terminate ed aveva potuto dedicare un po' di tempo a se stessa. Luke si era fermato ad intrattenersi con Ty e Adam nell'atrio, motivo per cui aveva approfittato dell'occasione per sedersi in giardino e rilassarsi. Ultimamente le cose non andavano bene ed il suo fisico e la sua mente cominciavano a risentirne. Aveva semplicemente bisogno di solitudine, di silenzio. Doveva permettere alla sua testa di scollegare qualsiasi nervo e lasciarsi trasportare dalla calma.

Oh.” udì improvvisamente, mandando a monte qualsiasi buon proposito. Quando gettò lo sguardo di fronte a sé, vide una Keri incerta scrutarla. “Se vuoi stare sola me ne vado.” le disse, facendo per voltarsi.

No, vieni pure.” rispose la mora con gentilezza.

A dire il vero avrebbe preferito si dileguasse ma, nonostante tutto, le dispiaceva e le voleva bene.

La bionda le si sedette accanto con sguardo affranto e si accese anche lei una sigaretta, prendendo a fumare in silenzio ed immersa nei propri pensieri. Ingie corrugò la fronte perplessa.

Qualcosa non va?” chiese con tutta la delicatezza di cui disponeva.

No.” sorrise appena lei, sventolando una mano con fare superficiale. Ingie annuì sospettosa; non vi credeva ma decise di non indagare oltre. Si voltò nuovamente davanti a sé e continuò a fumare in silenzio. “Sì.” la sentì sospirare successivamente contro ogni previsione, cosa che la portò a scrutarla ancora. Sembrava tormentata, ferita da qualcosa. “Da dove comincio...” borbottò, facendo cadere un po' di cenere a terra. “Ieri sera... Io e Tom siamo tornati insieme in hotel.” Ingie percepì una scossa lungo la schiena. “Ci siamo salutati ma... Io non ce l'ho fatta e gli ho chiesto di rimanere da me.” Sbuffò appena in difficoltà. “Lo sai, Ingie, non sono il tipo sfacciato che chiede ad un ragazzo di dormire insieme ma, te lo giuro, l'attrazione fisica che provo nei suoi confronti è troppo forte e ieri sera sentivo il bisogno di averlo vicino.” Ingie sapeva perfettamente cosa significasse. Anche lei aveva provato – e forse provava ancora – quella stessa sensazione; una sorta di frustrazione nel non poterlo avere, bisogno fisico, necessità, come la dipendenza ad una droga. Tom faceva quell'effetto. Tom poteva divenire la droga di chiunque. “Insomma, siamo andati a letto insieme.”

Ingie chiuse gli occhi e si impose di non piangere. Sapeva che prima o dopo sarebbe accaduto. Tom era un ragazzo di ventiquattro anni, single, ferito. Cosa poteva aspettarsi? Di certo non eterna castità solo per lei. Eppure quella notizia le aveva fatto più male del previsto. Il fatto che lui potesse entrare in così tanta intimità con una ragazza che non fosse lei, che le desse le stesse attenzioni che una volta erano riservate solamente a lei, era insopportabile e lo stomaco doleva incessantemente.

Cercò di ricomporsi.

E...” si schiarì la voce. “Come mai ti vedo abbattuta? Non era quello che aspettavi da un po'?”

Keri si rabbuiò nuovamente.

Stamattina, quando mi sono svegliata, lui non c'era.”

La mora ammutolì per qualche istante.

Non era assolutamente da Tom comportarsi a quella maniera. Ricordava che la prima notte che avevano passato insieme, era stata proprio lei a spaventarsi e scappare una volta sveglia; e ricordava altrettanto la rabbia negli occhi del ragazzo a causa di quel gesto. Erano cose che il chitarrista non poteva accettare. Che si fosse pentito?

Poteva perfettamente immaginare come Keri si sentisse e si ritrovò a dispiacersi per lei, nonostante tutto.

Magari aveva da fare.” provò con poca convinzione.

Alle sette era già sparito.” mormorò la bionda. “E non mi ha nemmeno mandato un messaggio dopo.”

Forse aspetta di parlarti di persona.”

Ingie continuava a cercare scusanti cui non credeva nemmeno lei. D'altronde, non sapeva come spiegarsi quell'atteggiamento, soprattutto da parte sua.

Keri sospirò.

Io non capisco. È vero, mi ha sempre messo in guardia. Mi ha sempre ricordato di non essere ancora pronto per una storia seria con me ma non pensavo potesse addirittura scappare dalla camera appena possibile. Non gli avrei chiesto di giurarmi amore eterno; avrei capito.”

Abbassò lo sguardo crucciato.

Ingie non sapeva nemmeno cosa dire. Le parole sarebbero servite a ben poco in quella situazione, in particolare nella sua. Spesso avrebbe voluto rivelare tutto a Keri ma come avrebbe potuto sostenere tale peso? Ormai era tardi.

Ora non ci pensare. Aspetta di vederlo.” le sembrò la cosa più sensata da dire. “Magari ti stai facendo molti più problemi di quelli reali, se ce ne sono.”

Keri sorrise appena, non troppo convinta.

Mi immaginavo questo momento diverso, tutto qui. Insomma, ho trascorso una delle notti più belle della mia vita, te lo giuro.” Ingie rabbrividì a tale confessione ed un moto di tenerezza, accompagnato ad incredibile dolore, la pervase. “Tom... Beh, ci sa fare.” arrossì vistosamente, facendola sentire a disagio. Avrebbe tanto voluto non ascoltare tali indiscrezioni. Conosceva perfettamente Tom a letto. Sentirne parlare da un'altra era troppo. “Mi immaginavo un risveglio diverso. Ero contenta fino a stamattina.”

Recupera l'entusiasmo.” sorrise a fatica Ingie. “Aspetta di vederlo, te l'ho detto. Vedrai che si sistemerà tutto, se mai ci fosse qualcosa che non va.” Keri annuì appena. Era giunto il momento di correre via prima che fosse troppo tardi. Gettò la sigaretta a terra e la calpestò con la punta della scarpa non appena si alzò in piedi. “Io vado in camera, sono un po' stanca.”

D'accordo. Grazie, Ingie.”

La mora si sentì in difficoltà.

Non ho fatto nulla.” ribatté prima di andarsene.

Quei sensi di colpa, nonostante non avesse fatto niente alle spalle dell'amica, non cessavano di tormentarla. Non era abituata a prendersi gioco dei suoi amici; non era abituata a prendersi gioco di nessuno, almeno non volontariamente. Era così difficile dover fingere completa indifferenza ma soprattutto dover nascondere una verità fin troppo grande per le sue spalle. Quella storia avrebbe dovuto trovare una fine; non poteva più recitare la parte della consigliera di Keri, non se il ragazzo in questione era colui che amava. Avrebbe cercato di tenere le distanze dalla bionda, almeno al di fuori del contesto lavorativo. Doveva salvaguardarsi in un modo o nell'altro o non avrebbe più trovato pace.

Quando aprì la porta della sua stanza, Luke si trovava già dentro, intento a fare la valigia.

Già al lavoro?” domandò senza scomporsi mentre richiudeva la porta.

Sì o non lo farò più. Tra poche ore ho il volo.” rispose il biondo, chiudendo la cerniera. Ingie non era più preoccupata per le partenze del ragazzo. Tom era occupato con Keri e nulla avrebbe potuto scatenare un ritorno di fiamma o un riavvicinamento durante la sua assenza. Il suo autocontrollo non sarebbe stato messo alla prova. “Avrei voluto vivere quest'esperienza con te dall'inizio alla fine ma il dovere chiama. È già tanto se riesco a prendermi queste settimane per venire qui, anche se saltuarie.”

Ingie gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra per poi lasciargli una carezza sul viso.

Grazie per correre qui ogni volta che puoi.” mormorò sincera.

Lo pensava sul serio. Luke aveva innumerevoli impegni e riusciva sempre a trovare un po' di tempo per lei. Tutto ciò non faceva altro che farla sentire ancora più ingrata ed egoista.

Lo faccio perché ti amo. Non servono ringraziamenti.” sorrise Luke prima di afferrare la valigia dal letto per posarla a terra.

Lo so.” soffiò tristemente lei consapevole di non poter ricambiare ancora una volta.

Si lasciò stringere dalle sue braccia che per una o due settimane non avrebbe più sentito.





***





Era incredibilmente nervoso. Sapeva di dover dare delle spiegazioni a Keri e la cosa non lo entusiasmava. Doveva dirle la verità e ferirla? Doveva continuare quella messa in scena ed illuderla? Si era immischiato in un problema più grande di lui da cui gli sembrava impossibile trovare una via d'uscita.

Quando si trovò di fronte alla porta della sua stanza esitò prima di bussare.

Ciao.” mormorò sorpresa non appena aprì.

Ciao. Posso entrare?” chiese gentilmente lui. Si sentiva colpevole quindi voleva essere più discreto possibile. Quando lei si fece da parte, lui andò a sedersi sul letto matrimoniale – i gomiti poggiati alle ginocchia – ed attese che gli tornasse di fronte. Quando lo fece, non proferì parola. Probabilmente si aspettava che cominciasse lui a parlare. “Scusami per stamattina.” esordì quindi dopo essersi schiarito la voce. “Ammetto sia stato un gesto poco galante.” continuò osservandola attentamente negli occhi.

Keri se ne stava in piedi davanti a lui con le braccia conserte. Eppure lo sguardo non era furioso come si sarebbe aspettato; era forse dimesso e malinconico.

Spiegami solo perché.” parlò lei mestamente.

Tom si prese qualche attimo in cui si torturò le mani. Verità? Bugia? Entrambe le possibilità sarebbero state per lei deleterie.

Forse mi sono spaventato.” ammise. “Lo sai, non mi sento ancora pronto a riprendere una storia seria. Con questo non voglio dire che io ti voglia trattare come un giocattolo, non lo farei mai. Lo sai, mi piaci e mi piace frequentarti. Io, ti giuro, spero ogni giorno di poter arrivare a provare qualcosa di più forte per te perché lo vorrei davvero.”

Keri sorrise tristemente.

Ma non ci riesci.” concluse per lui.

Tom tacque per qualche secondo.

Non ora.” mormorò. “Magari col tempo...”

No, Tom.” sorrise Keri, dandogli le spalle e prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza. “Io non voglio fare la parte di quella che ti mette fretta o che deve cercare di conquistarti in qualche modo, a tutti i costi. A me piacerebbe vivere tutto questo nella maniera più semplice del mondo.” Si voltò nuovamente verso di lui. “Mi piacerebbe che tu non sentissi il peso di tutto questo. Vorrei che anche tu potessi vivere questa frequentazione senza pensare di dovermi dare ciò che mi aspetto, perché non è così. Io non mi perdonerei il fatto di costringerti a provare qualcosa per me. Non mi sentirei nemmeno soddisfatta, capisci? Se i tuoi sentimenti nei miei confronti non fossero spontanei, non sarei felice.” Si prese una pausa. “Tu mi piaci, Tom, tanto. E ormai lo sai. Ma non posso nemmeno pretendere che tu provi lo stesso per me o ti sforzi in queste settimane di farlo. Non è un esperimento, non è così che mi sono immaginata tutto quanto. Io non ti devo piacere per forza, non è nemmeno detto che frequentandomi tu ti possa innamorare di me. Ci sono persone fatte l'una per l'altra, altre no. E io non posso fare altrimenti, se non mettermi da parte ed accettarlo.”

Tom si sentiva così maledettamente in colpa che desiderava sbattere la testa contro il muro. Keri si era aperta con lui, aveva fatto cadere ogni barriera potesse ancora sostare fra loro. Si era messa completamente a nudo, mettendo da parte l'orgoglio.

No, Keri.” mormorò, sollevandosi in piedi per avvicinarlesi appena. “Non voglio che tu ti metta da parte. Te l'ho detto, mi piace frequentarti e ti posso assicurare che non mi sono imposto nulla; ti frequento perché voglio farlo e perché sono io a credere che con il tempo, magari, le cose possano cambiare. Se non dovesse accadere, saresti la prima a saperlo. Certamente non ti prenderei in giro.”

Keri sorrise appena continuando a scrutarlo con attenzione, così Tom trovò spontaneo abbracciarla per rassicurarla. La bionda ricambiò debolmente la stretta.

Grazie per essere sincero con me.” mormorò contro la sua maglia. “È raro trovare ragazzi come te.”

Tom le carezzò dolcemente la schiena.

Grazie a te per esserti aperta. Meglio fare le cose nella chiarezza.” sussurrò.

Sperò solo fosse la decisione giusta.





***





Me ne voglio andare.”

Il silenzio che ne derivò fu destabilizzante.

Come?

Non ne posso più, Amanda. Sta diventando tutto troppo pesante.” Sospirò, portandosi una mano al viso. “Roy, Luke, Keri... Tom. Non ho un attimo di pace!”

Si trovava rannicchiata a letto con un paio di slip ed una semplice canottiera. La testa sembrava sul punto di esplodere e non conosceva il motivo di quell'improvviso senso di impotenza.

Ingie, per favore, torna in te.” mormorò con calma la bionda dall'altro capo del telefono.

Sono seriamente in me. Tutta questa situazione sta diventando insostenibile.”

E cosa vorresti fare, lasciare a metà il lavoro? Hai firmato un contratto.” La mora non rispose, chiuse semplicemente gli occhi. “Non ne vale la pena, Ingie. Se oggi te ne vai, domani te ne pentirai.” Percepì le lacrime bollenti accumularsi copiose sui suoi occhi, per poi scivolare ai lati del viso, fino a bagnare il cuscino sotto la sua testa. “La tua vita non deve necessariamente dipendere da queste persone, soprattutto da Tom. Lo ami ancora, è comprensibile, ma ciò non deve impedirti di vivere come desideri.

Ingie tirò su con il naso.

Lo so.” soffiò con voce tremante. “Ma è inevitabile. Mai come ora lo vorrei con me e invece sono costretta a vederlo con lei. Perché sono fatta così?”

Perché sei una persona che nonostante le apparenze ama con tutta se stessa.

Vorrei non farlo.”

Quello che devi fare è concentrarti solamente sul lavoro. Fra qualche settimana tutto finirà, Ingie. Tu tornerai a New York, Tom si trasferirà a Los Angeles.

Non finirà mai, Amanda.” Si sentiva abbattuta, stremata. Aveva seriamente la sensazione che le sue sofferenze non avrebbero mai trovato fine; che fosse per Tom o per altro. Improvvisamente sentì il bisogno di stare sola. “Scusa, ci sentiamo un'altra volta. Ho bisogno di un po' di solitudine.”

Non fare cazzate, per favore. Ti conosco fin troppo bene e questo tuo tono non mi è nuovo.

Che cazzate dovrei fare?” Sorrise amaramente prima di chiudere la telefonata.





***





Si era lasciata trascinare dalle sue gambe senza imporre la propria volontà e si era inspiegabilmente ritrovata al locale sotto l'hotel, seduta al bancone, con un bicchiere di birra in mano. Non sapeva come fosse giunta a quel punto della sua vita; aveva sempre cercato di trovare una sorta di scappatoia dai suoi problemi, aveva cercato di affogare i suoi dispiaceri in altri passatempi, a partire dalla morte di suo fratello. Era una ragazza fondamentalmente debole che raramente prendeva le cose di petto e le affrontava con lucidità e pazienza. Amava buttarsi ancora più giù, amava rendersi miserabile davanti a se stessa, benché la cosa la disgustasse maggiormente. Ora lo stava facendo nuovamente con quel dannato bicchiere. Si rendeva conto di non reagire nel modo più intelligente possibile, si rendeva conto di adottare un atteggiamento simile a quello di Sid. Si rendeva conto di farsi del male ma era come se una parte di lei lo accettasse per non sentire male dall'altra parte. Era una di quelle stupide teorie di cui aveva tanto sentito parlare: hai battuto un piede e senti dolore? Batti volutamente una mano da qualche parte e se il dolore sarà più forte, ti aiuterà a dimenticare quello precedente. Lei stava facendo un po' questo ma l'unica differenza era che quel dolore primario non cessava in ogni caso. Ora sentiva ancora più male di prima ma non si fermava; sapeva che prima o poi la mente si sarebbe annebbiata, scollegandosi dai brutti pensieri. I suoi genitori non sarebbero per nulla stati fieri di lei, nemmeno suo fratello Tom. Se ne vergognava ma al tempo stesso voleva cercare di trarne qualche tenue sollievo che non arrivava; e quando ordinò anche una Vodka Lemon, le venne da piangere.

Perché mi comporto così? Continuava a chiedersi nella mente mentre sorseggiava il cocktail fresco. Il barista la osservava incuriosito. Probabilmente era raro che una ragazza si sedesse al bancone a bere tutto quell'alcol. Aveva tutte le ragioni del mondo per scrutarla con sospetto.

Non voleva diventare un'alcolizzata e la cosa le faceva paura.

Posò il bicchiere vuoto sul bancone – bevuto in tre miseri sorsi – e chiuse gli occhi, sentendosi assuefare lentamente dagli effetti. Prima che fosse troppo tardi, recuperò una banconota e la porse al barista, senza nemmeno attendere il resto, ed uscì dal locale con passo incerto. Quando poté finalmente respirare un po' d'aria fresca, buttò la testa indietro e sorrise. Sentiva ruotare tutto attorno a lei ed aprì le braccia, come potessero mantenerla in equilibrio. Non vedeva più nessuno, non vedeva più nulla. Tutto era sbiadito, quasi divenuto buio e lei stava bene. Forse non ricordava più chi fosse, non ricordava il motivo di tante cose. Tutto rimbombava nelle sue orecchie, tutto era poco chiaro.

Solo quando sentì un suono fortissimo che assomigliava a quello di un clacson ed una presa sicura afferrarla e trascinarla con sé, aprì nuovamente gli occhi cercando di ridestarsi spaventata. Il cuore batteva all'impazzata e non capiva cosa stesse succedendo attorno a lei.

Quando posò lo sguardo di fronte a sé, la figura di Bill si elevava a qualche centimetro. Le sue mani ancora la stringevano per le braccia come per assicurarsi che non cadesse ed uno sguardo terrorizzato sostava sul suo volto.

Sei impazzita?!” esclamò il ragazzo, scosso dal tremore. “Volevi morire?!”

Morire. Chissà, probabilmente avrebbe risolto ogni suo problema.

Ancora non capiva cosa fosse accaduto ma non voleva nemmeno saperlo.

Lasciami stare.” mormorò, facendo per allontanarsi dalla sua presa.

Così puoi finire sotto ad un altro camion?” ribatté lui senza abbandonarla. Sentì le lacrime accumularsi sugli occhi mentre i muscoli tremavano spasmodicamente. Il terrore era salito lungo la sua schiena per ciò che era appena successo e l'alcol non aiutava. “Calmati.” la ammonì, cercando di fermare i suoi movimenti. Le lacrime scorrevano incessantemente sulle sue guance. Sensi di colpa, vergogna, paura, Bill. Un accumulo di sensazioni che faticava a gestire. “Ingie.” cercò nuovamente di immobilizzarla, guardandola attentamente negli occhi.

Non dirlo a Tom.” pianse lei senza nemmeno prevedere quella frase. Delirava, non capiva nulla. Bill la scrutava come avesse appena pronunciato un qualcosa che mai si sarebbe aspettato. “Non dirlo a Tom, ti prego.” ripeté stringendo le palpebre, così da far colare ulteriori lacrime accompagnate da trucco nero.

Era la prima volta dall'incidente di Sid che interagivano ed Ingie si sentiva tremendamente scossa. Il vocalist aveva uno sguardo perplesso ma poi la assecondò.

Va bene, non glielo dico.” disse senza fare domande. “Ora torniamo in hotel, sei completamente ubriaca.”

Le passò un braccio in vita e si portò il suo attorno alle spalle per poi prendere a camminare lungo il marciapiede.

Ingie si chiedeva il motivo di tale aiuto; lui la odiava, gliel'aveva detto. Perché tutta quella premura?





***





Sentiva il suo corpo inerme ancora tremare contro il suo. Aveva raggiunto a fatica il piano delle loro stanze e pregò perché Tom non uscisse proprio in quell'istante. Ingie aveva raggiunto uno stato di ebrezza non quantificabile; non aveva smesso di piangere nemmeno per un momento, sembrava distrutta e per un momento aveva sofferto nel vederla ridotta a quella maniera. Non era felice, non stava bene, quello era chiaro.

Aprì la porta della stanza della mora e la scortò dentro con gli ultimi sforzi, per poi richiudere. La aiutò a sedersi a bordo del letto e poi si allontanò appena per guardarla in viso. Aveva un'aria abbattuta, stanca. Fissava il vuoto, ora più calma, ma il volto era ancora segnato da un'espressione sofferente. I capelli scompigliati, il viso arrossato dal pianto e rigato dal trucco nero. Non aveva mai avuto occasione di osservarla in quello stato e gli dispiacque tremendamente. In quelle condizioni non poteva fare altro che provare tenerezza per quella ragazza. Era debole, indifesa, piccola.

Con un sospiro si recò in bagno. Riconobbe lo struccante – fino a poco tempo prima anche lui ne usufruiva – e recuperò anche un paio di dischetti di cotone. Forse Ingie non meritava tutte quelle cure ma era più forte di lui. Nonostante tutto, le voleva ancora bene. Forse perché sapeva che suo fratello ancora la amava e non gli sembrava giusto lasciarla a se stessa in quelle condizioni, sebbene forse lo meritasse.

Quando tornò da lei, prese a passarle il cotone impregnato di liquido sul viso, cercando di ripulirlo come poteva di tutto quel nero. La vedeva scrutarlo quasi inebetita. Forse anche lei si chiedeva il perché di tutto quell'interesse per quanto il suo cervello ne fosse in grado.

Perché hai cominciato a bere, Ingie?” le domandò all'improvviso con incredibile calma. La vide irrigidirsi quasi spaurita. “Ce ne siamo accorti.” La ragazza non rispose forse per vergogna così decise di continuare. “Sai che non serve a niente, vero? Sai che è una sorta di sollievo per qualche ora e poi i problemi torneranno triplicati, giusto?”

Ingie continuava a fissarlo con occhi vitrei, come spaesata. Una volta l'avrebbe abbracciata, facendola sentire il più al sicuro possibile ma la realtà dei fatti lo costringeva a frenarsi dal farlo.

Finì di pulirle il viso e prima che riuscisse a rialzarsi, udì il sussurro di Ingie.

Perché?” aveva soffiato guardandolo colpevole.

Perché cosa?” chiese lui, confuso.

Perché sei qui?”

Bill restò qualche attimo in silenzio, scrutandola in viso.

Perché mi sono imposto di odiarti ma non ci sono riuscito.” ammise dopo un po'. “E perché tutti meritano un aiuto.” Prese un'altra pausa. “Senza contare che molto probabilmente domani mattina non ricorderai nulla.” Si alzò in piedi e tornò in bagno per rimettere a posto il tutto. Ingie era dove l'aveva lasciata. “Stai male?” chiese senza scomporsi. La ragazza scosse appena la testa senza guardarlo. “Bene, allora ti conviene metterti a letto e dormire.” concluse dandole le spalle con l'intento di raggiungere la porta. Quando posò la mano sulla maniglia però si fermò, continuando a darle le spalle. Voltò solo il viso, ritrovandola nella stessa posizione. “Sai, a volte desidero rivedere la mia Ingie. Quella di Berlino, quella che viveva con noi e litigava con mio fratello da mattina a sera.” Pausa. “Quella era l'Ingie che tutti amavamo.”

Attese qualche attimo – sotto il suo sguardo sorpreso – poi uscì dalla stanza, lasciandola sola.

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Capitolo 10
*** Sinners ***


aaaaaaaaaaaaa


Ten
Sinners





Un mal di testa lacerante le impedì per un momento di aprire gli occhi. Era sommersa dalle coperte e non aveva il coraggio di togliersele di dosso. Sentiva ogni singolo muscolo cento volte più pesante. Inoltre enormi sensi di colpa e vergogna l'avevano travolta non appena sveglia.

Per quanto poco chiaro, ricordava tutto della sera precedente e la cosa che ancora non le aveva permesso di riprendere un contatto con la realtà risiedeva nel nome Bill. Aveva cercato con tutte le proprie forze di trovare una spiegazione al comportamento del vocalist, si era chiesta addirittura se la sbronza le avesse permesso di ricordare in modo giusto. L'accaduto l'aveva scossa e di certo non se ne sentiva indifferente. Bill l'aveva aiutata contro ogni buon proposito; non l'aveva semplicemente aiutata, si era preso cura di lei. Che le volesse veramente ancora bene? Che volesse finalmente recuperare una sottospecie di rapporto dapprima andato in frantumi? Voleva vedere chiaro in quella situazione e quella volta non avrebbe desistito. Doveva capire.

Con un sospiro, si levò le coperte di dosso ma non appena si sedette sul materasso, un capogiro le ricordò di ciò che aveva combinato quella notte. Non aveva rimosso nemmeno le parole di Bill e pensandoci si sentì più male. Voleva che nessuno la guardasse come un'alcolizzata. Quello per lei era semplicemente un periodo di debolezza, difficile, in cui la sua forza di volontà veniva meno. Se ne vergognava.

Non era un'alcolizzata.

Si alzò dal letto, non senza qualche sbandamento, e finalmente raggiunse il bagno dove si diede una sciacquata al viso e si lavò i denti. Di lì ad una mezzora doveva essere allo studio per l'allenamento. Roy se la sarebbe presa a morte se l'avesse trovata ancora in quelle condizioni ma ciò era inevitabile. Non si sentiva bene, era ancora frastornata dalla serata, la testa le doleva e la nausea non cessava di tormentarla. Si chiese solo come avrebbe fatto a mantenersi in piedi.

Decise che, per cominciare, una bella colazione le avrebbe dato per lo meno una spinta.

Vestita e pronta, abbandonò la camera vuota, senza nemmeno degnarsi di rifare il letto, e si incamminò verso l'ascensore dove, con sua sorpresa, un Gustav colpito probabilmente dal suo aspetto la scrutò sospettoso.

Buongiorno.” mormorò lei per educazione più che per chiaro volere.

Tutto rimbombava nella sua testa ed anche il semplice parlare risultava una follia, al momento.

Ciao.” rispose lui, aggrottando la fronte. “Hai un aspetto terribile.” commentò successivamente mentre le ante dell'ascensore si chiudevano davanti a loro.

Anche tu non sei male.” cercò di sdrammatizzare la mora. “Ho semplicemente passato la notte in bianco.”

E ti hanno anche pestato nel frattempo?” Aveva recepito la nota sarcastica nel suo tono di voce, cosa che la portò a scoccargli un'occhiata assassina, prima che l'ascensore giungesse a destinazione. “Ti siedi con noi?” le domandò poi, dimenticando – o facendo finta di farlo – la conversazione precedente.

Non credo sia una buona idea.” borbottò lei.

C'è solo Georg. Siediti con noi, Tom e Bill penseranno non sapevi dovessero arrivare.” Ingie non riuscì a ribattere, la spossatezza non glielo consentiva, così seguì il batterista fino al tavolo dove il rosso era intento a spalmare marmellata su una fetta biscottata. “Giorno, Hobbit.” lo salutò Gustav, sedendoglisi di fronte.

Ingie prese posto accanto a lui.

Giorno.” rispose il bassista ancora assonnato.

Perché voi vi alzate così presto?” domandò a quel punto Ingie.

Perché dobbiamo ripartire.” rispose Georg.

Ingie sollevò immediatamente lo sguardo deluso su di lui.

Scherzi?” esclamò sorpresa.

Purtroppo no. Sai che veniamo solo per i serali.”

Ingie si prese qualche attimo, in cui anche lei spalmò della marmellata su una fetta biscottata.

Mi manca stare con voi.” ammise poi, mogia.

Anche a noi.” ribatté Gustav e sembrava sincero. “Forse, una volta concluso il programma, avrai tempo per venire a trovarci in Germania per semplice piacere.”

O anche voi lo avrete per venire a New York.” precisò subito lei con tono bacchettone.

Gustav sorrise.

Dubito, dato che saremo occupati con la realizzazione del nuovo album.”

Un brivido le percorse la schiena.

State per realizzare il nuovo album?” sorrise anche lei.

Gustav si limitò ad annuire, visibilmente soddisfatto.

Ascoltare le loro canzoni poteva essere un modo per stare loro più vicino, anche se non concretamente e la cosa poteva avere anche una lettura negativa. Stare loro più vicina col pensiero significava anche pensare a Tom e soffrire per lui. Il modo in cui sfiorava la chitarra l'aveva sempre commossa, le aveva sempre creato un nodo allo stomaco, ricordandole tutti i momenti che avevano trascorso insieme, quanto adorasse quelle mani e quanto sensibile fosse il suo animo attraverso una semplice melodia.

Improvvisamente, percepì i muscoli irrigidirsi violentemente non appena Tom e Bill comparvero in lontananza.

Stai calma, respira, si ripeteva nella testa con poco successo. Cercò di adottare l'atteggiamento più disinvolto di cui disponeva, finché non giunsero al tavolo.

Buongiorno.” salutò Bill, colpito di vederla sedere lì.

Non aveva ancora guardato Tom e non ne aveva nemmeno l'intenzione. L'immagine delle sue mani sul corpo di Keri non abbandonava la sua mente.

Il vocalist le si sedette di fronte mentre Tom prese posto a capotavola, fra Georg e Gustav. Aveva fatto di proposito il giro del tavolo per non finire accanto a lei, lo aveva notato. Ingie si toccò insicura i capelli poi continuò la sua colazione, sentendo gli occhi dei gemelli puntati addosso.

State ripartendo?” domandò improvvisamente Tom, facendole tirare un sospiro di sollievo.

Sì. Non piangere, so che sentirai la mia mancanza.” lo stuzzicò Georg, posandogli una mano sul braccio.

Sì, soprattutto la notte, Hobbit.” stette al gioco il chitarrista. “Se sai cosa intendo.” gli strizzò l'occhio e tutti scoppiarono a ridere, eccetto Ingie.

Non perché quel loro tipico scambio di battute non la facesse sorridere, al contrario. Non sapeva come il ragazzo avrebbe letto un gesto simile da parte sua, per quanto insignificante in altre circostanze.

Beh, ci tocca andare.” annunciò improvvisamente Gustav.

Ingie si schiarì la voce e si alzò immediatamente dalla sedia.

Allora io vi saluto.” disse velocemente.

Non voleva sedere al tavolo da sola con i gemelli, sarebbe stato a dir poco imbarazzante.

Scoccò baci sulla guancia ad entrambi e li abbracciò lievemente. Era sempre un dispiacere salutarli; ultimamente si vedevano così poco. Era abituata ad averli sempre intorno allo studio.

Si dileguò il prima possibile.





***





Non dirlo a Tom.

Bill era per natura un ragazzo che manteneva le promesse senza particolare difficoltà ma si era reso conto che quella volta aveva accettato un'impresa decisamente ardua. Tenere all'oscuro suo fratello da ciò che era accaduto la notte prima con Ingie non era per nulla semplice. Non era abituato a mentirgli o a nascondergli le cose. Non era nella loro abitudine; eppure Ingie lo aveva implorato con gli occhi colmi di lacrime. Probabilmente si vergognava, non voleva che il chitarrista si accorgesse anche di quel suo lato debole, nonostante Bill sapesse molto bene quanto Tom ne fosse già al corrente.

Una cosa l'aveva sorpreso però: la quantità infinita d'amore che ancora aveva letto nei suoi occhi stanchi e addolorati. Ingie era ancora innamorata di suo fratello, lo sapeva, esattamente come Tom era ancora innamorato di lei. Ora quale poteva essere la cosa giusta da fare? Far tornare suo fratello sui suoi passi per l'ennesima volta, rischiando quindi un'altra delusione o privarli entrambi del loro più grande amore?

Forse l'unica cosa che poteva fare era lasciare che il destino facesse il suo corso.





***





Doveva parlargli. Pensiero fisso dall'esatto istante in cui si era alzata dal letto. Non poteva continuare a convivere con quell'interrogativo. Doveva trovare Bill.

Aveva atteso di poterlo avvicinare senza la presenza del chitarrista e non l'aveva perso d'occhio un solo momento quel pomeriggio, dopo le prove. L'aveva visto uscire in giardino, probabilmente per fumare una sigaretta – vizio che mai aveva perso, nonostante tutti continuassero a metterlo in guardia sulla sua preziosa voce. Quando uscì dall'hotel, lo trovò – come previsto – seduto sul dondolo e la sigaretta in bocca.

Quando sollevò lo sguardo su di lei, fu sorpreso della sua presenza.

Ciao.” si fece coraggio lei.

Ciao.” rispose lui senza il minimo cambiamento di espressione.

Incerta, si avvicinò di qualche passo, fino a che poté guardarlo attentamente negli occhi.

Non sapeva da dove cominciare e continuava a torturarsi le mani e le labbra. L'aveva raggiunto decisa a parlare ma ora che l'aveva davanti aveva perso tutto il coraggio che aveva racimolato.

Si schiarì la voce.

Volevo parlare... Riguardo ieri sera.” mormorò, scrutandolo curiosa di una sua qualsiasi reazione. Bill, dal suo canto, non si era scomposto. Aveva continuato ad osservarla, in attesa. “Prima di tutto volevo ringraziarti. Se non fosse stato per te, sarei finita sotto un camion.” Bill non rispose. “Però mi chiedo... Perché tutto questo riguardo?”

Dovevo lasciarti investire?” ribatté in tutta tranquillità il vocalist.

Non mi riferisco a quello.” precisò lei. “Mi riferisco al dopo.”

Bill distolse lo sguardo e rifletté qualche attimo prima di rispondere.

Te l'ho già spiegato ieri sera. Tutti meritano un aiuto.”

Sì ma io ho fatto del male a tuo fratello. Tu mi odi.”

Il cantante fece una smorfia.

Andiamo, Ingie, io non ti odio.” borbottò con un sospiro, continuando a non guardarla. “Sono furioso con te, sono deluso, non riuscirei a perdonarti. Ma non ti odio.” Ingie aggrottò la fronte. “Non sei una persona cattiva. E sei giovane ed insicura.” Si prese una pausa. “Nonostante i tuoi errori non siano da giustificare, forse bisognava aspettarseli. Hai ventun anni.”

La mora si sentì appena punta nell'orgoglio.

A ventun anni si è in grado di ragionare.” protestò senza inalberarsi.

Certo ma si è anche più inclini alle stronzate.” Buttò un po' di cenere a terra e tornò a guardarla. “Cosa vorresti che ti dicessi, Ingie?”

Non era certa nemmeno lei di cosa desiderasse sentirsi dire. Probabilmente pretendeva l'impossibile. In un mondo parallelo e perfetto, Bill l'avrebbe perdonata, stretta a sé e cercato di convincere suo fratello a fare lo stesso. Ma quella era la realtà e doveva accettarla per come si presentava.

Decise che non doveva demordere.

Quello che mi hai dato non è stato un semplice aiuto, Bill. Un aiuto sarebbe stato togliermi dalla strada e lasciarmi lì. Tu mi hai riportato in camera, mi hai tolto il trucco dal viso. Questa è premura, non semplice aiuto.”

Il vocalist distolse nuovamente lo sguardo.

Vedila come vuoi.” tagliò corto.

La vedo come è.” ribatté la ragazza.

A quel punto, Bill si sollevò dal dondolo – la sigaretta gettata a terra – e le si mise davanti con un sospiro.

Vuoi cercare di farmi ammettere che provo ancora affetto per te?” Fu quasi un sussurro che la fece fremere per un attimo. “D'accordo. Hai fatto innamorare mio fratello, sei stata una mia cara amica, hai vissuto con noi per tanto tempo. Credo sia normale non volerti vedere morta da qualche parte. Ma ricordati che Tom è la persona più importante della mia vita e tu l'hai ferito. Non posso passare sopra a questo.”

Ingie sentiva le lacrime minacciare di tradirla ma fu abbastanza forte da trattenerle. Annuì appena, remissiva. Non sapeva cosa dire; d'altronde nulla avrebbe potuto mettere a posto le cose nonostante i suoi numerosi tentativi.

Hai ragione.” sussurrò con voce tremante. “Beh, volevo solo ringraziarti come si deve.” Gli diede le spalle, intenzionata a rientrare in hotel ma prima di farlo si voltò ancora un istante verso di lui. “Solo una cosa ancora.” Il fiato le mancò. “Nonostante tutto ciò che è successo, io ti voglio davvero bene, Bill. Sei uno dei più cari amici che io abbia mai avuto.” Ingoiò il magone che le si era formato in gola. “E non è vero che sono cambiata. Sono la stessa Ingie che avete conosciuto a Berlino.”

Detto questo, non ebbe più il coraggio di sostenere il suo sguardo.





***





Il giorno del serale era finalmente giunto. Ingie aveva provato impazienza ma la verità era che voleva solamente che il programma terminasse una volta per tutte poiché più il tempo scorreva, più si sentiva a disagio e desiderava tornare a casa sua, a New York.

Luke le aveva augurato buona fortuna come sempre e si era scusato per il fatto che non potesse essere nuovamente lì con lei, a darle sostegno. Ingie, nel rendersi conto di non sentire tale mancanza, si dispiacque. Ultimamente i suoi sentimenti per il biondo si congelavano sempre di più. Forse perché l'amore per Tom stava tornando inesorabilmente a galla, più forte che mai. Eppure non riusciva a smettere di volere bene al suo fidanzato poiché tante, troppe volte le era stato vicino, anche quando non se lo meritava.

Ferma lì!”

Ingie inchiodò sui propri piedi. Camminava tranquilla lungo il corridoio dell'hotel, quando una voce alle spalle l'aveva spaventata. Quando si voltò, Ty la stava raggiungendo.

Ty, Dio mio, vuoi farmi morire?” obiettò, portandosi una mano al petto.

Ho bisogno del tuo aiuto.” le comunicò, afferrandola per il braccio e trascinandola poi con sé.

Hey!” esclamò lei, cercando di fermarlo. “Almeno degnati di spiegarmi, prima!”

D'accordo.” sospirò il ragazzo, parandosi davanti a lei. “Sono nella merda.”

Ingie inarcò un sopracciglio.

Potresti essere un tantino più specifico?” chiese con sarcasmo.

Sta arrivando Jane e la mia dannatissima sfiga vuole che sia anche il suo compleanno.”

E qual è il problema?”

Il problema è che le è venuto in mente di dirmelo solamente dopo aver attraversato l'intero Atlantico, ergo, o mi muovo a trovare un fottutissimo regalo di compleanno entro quarantacinque minuti o posso per sempre dire addio alle mie palle.”

Okay, hai reso l'idea.”





***





Le carezzava distrattamente il fianco nudo, mentre il suo sguardo era fisso nel vuoto. Keri dormiva accanto a lui, benché fosse pomeriggio. La stanza era perfettamente illuminata ed in disordine. I vestiti erano interamente sparsi sul pavimento, uno sopra l'altro, ed un silenzio tombale – se non il semplice respiro della bionda – gli pervadeva le orecchie.

Avevano intrapreso una relazione decisamente strana. Per molti aspetti avrebbe creduto fosse uguale a quella con Ingie, i primi tempi, quando entrambi credevano si trattasse solo di sesso. Ma con Keri era diverso. Con Keri stava proseguendo una frequentazione che – teoricamente – avrebbe dovuto farli diventare qualcosa di più di semplice amanti. Ma se con Ingie aveva da sempre provato bellissime emozioni, con Keri non sentiva nulla. Era di piacevole compagnia, era simpatica e dolce, ma non era Ingie.

Con un sospiro frustrato, allontanò la mano dal suo corpo caldo e si alzò dal letto, intenzionato a fumare una sigaretta sul terrazzino. Aprì la portafinestra e si strinse nelle spalle, infreddolito. Era pur sempre la Germania. Sedutosi sulla sedia in vimini, si accese la sigaretta.

Ultimamente la sua testa non lo aiutava psicologicamente. La mora occupava gran parte dei suoi pensieri, anche in presenza di Keri e ciò non andava bene o per lo meno non gli sembrava corretto nei suoi confronti.

Alle volte aveva persino pensato di tentare un nuovo approccio con Ingie ma poi si era detto che non poteva funzionare. Non provava fiducia in lei e non l'avrebbe mai più provata. Era una ragazza instabile, una ragazza che poteva mettere in difficoltà anche uno psicologo. Non potevano tornare insieme; e poi c'era Luke.

Strinse i pugni a quel pensiero.

Lui era stato la causa di tutto quanto. Se non si fosse ripresentato quella sera, forse nella sua camera, dormiente, vi sarebbe stata Ingie, non Keri. Certo, probabilmente non avrebbe mai saputo la verità ma per lo meno non avrebbe sofferto. A volte era meglio vivere nell'ignoranza per salvaguardare i propri sentimenti.

Così ora provava un'ira nei confronti della mora inestinguibile. Avrebbe voluto vederla soffrire, provare il suo stesso dolore. Sì, l'avrebbe realmente voluto, perché l'amava ancora e non era giusto.

Improvvisamente, scrutando il vialetto d'entrata dell'hotel, scorse proprio Ingie – in compagnia di Ty – che usciva dal cancello. Entrambi si dirigevano verso i negozi vicini. La osservò ancora qualche istante, sentendo il cuore accelerare il battito, fino a che il richiamo di Keri da dentro la stanza non lo fece tornare alla realtà.





***





Hai già qualche idea per il regalo?” domandò Ingie una volta che furono entrati nell'enorme centro commerciale.

D'accordo, avevo intenzione di non dirlo a nessuno ma direi che non ho scelta.” borbottò il moro per poi guardarla attentamente negli occhi. “Ho intenzione di chiederle di sposarmi.”

Ingie sgranò gli occhi e si sentì mancare il fiato per un momento dalla sorpresa. Sapeva che il rapporto fra Ty e Jane era burrascoso. In tanti anni avevano passato più tempo a litigare che andare d'accordo. Ora Ingie aveva paura che la scelta di Ty fosse affrettata e volesse fungere un po' da pezza alla loro storia.

Ty, sei sicuro? Voglio dire...” provò senza apparire brusca.

So cosa stai pensando ma la risposta è no. Io la amo, Ingie.” ribatté lui più che convinto.

La mora, a quel punto, non poté fare a meno di sorridere.

Beh, credo ne rimarrà piacevolmente colpita.” ritrattò. “Allora, a questo punto, dovremmo andare al reparto gioielli.”

Ci fu un istante di silenzio in cui entrambi camminavano pensierosi fianco a fianco, fino a che Ty non le pose la fatidica domanda che aveva cercato da subito di schivare.

E tu e Luke quando vi sposate?”

Gliel'aveva chiesto con il sorriso in faccia, quasi volesse essere una sorta di positiva provocazione. Ingie dal canto suo si era sentita messa in gabbia e non era sicura di voler toccare quel tasto.

È complicato.” tagliò corto, guardandosi in giro.

Cos'è complicato?” ribatté lui. “È complicato perché non lo ami.” Ingie si bloccò all'istante, voltandosi basita verso di lui. “Andiamo, Ingie, si vede lontano un miglio.” sorrise appena il ragazzo.

Si vedeva così tanto?

Non capisco di che parli.” divagò riprendendo a camminare.

Certo, non capisci di che parlo.” la beffeggiò ma riprese anche lui a guardarsi attorno ed il discorso parve concludersi una volta per tutte.

Era stufa di tutte quelle insinuazioni che la gente faceva su di lei. Desiderava che per una sola volta la sua storia con Luke non fosse oggetto di discussione o pettegolezzi.





***





Era stata particolarmente dura stargli dietro. Una volta acquistato un bellissimo e raffinato anello di Swarovski, un gioiello per cui l'intera popolazione femminile avrebbe perso la testa, erano corsi di nuovo in hotel. Ty era terrorizzato dall'idea che Jane potesse essere già arrivata e che scoprisse cosa avesse appena fatto.

Una volta giunti nell'androne, Ingie poté udire una chiara imprecazione da parte di Ty e quando scrutò davanti a sé la figura elegante sostare accanto ad una valigia capì anche il perché. Jane attendeva probabilmente l'arrivo del ballerino e pareva lievemente spazientita. Si voltò nella loro direzione e l'espressione che il suo viso assunse non fu di buon auspicio. Fece slittare le pupille da Ty ad Ingie con sospetto e la mora pregò perché non fraintendesse.

Amore.” sorrise lui, andandole in contro.

Jane tirò un sorriso e si lasciò abbracciare e baciare.

Ciao, Jane.” la salutò educatamente Ingie.

Ciao, Ingie.” ricambiò la ragazza senza abbandonare quell'espressione sospettosa che cominciava a farla sentire a disagio.

Beh, io vado in camera ora.” decise di congedarsi appena in tempo.

Impiegò pochissimi istanti a raggiungere l'ascensore. Non voleva essere squadrata da quello sguardo un secondo di più.

Finalmente giunse al suo piano – era pronta ad infilarsi in doccia – quando una porta si aprì.

Trattenne il fiato non appena vide Keri uscire dalla stanza di Tom ed il ragazzo fermo sulla porta, a torso nudo, a sorriderle prima di schioccarle un bacio sulle labbra.

Le girò la testa e dovette poggiare una mano al muro per non cadere a terra. Cercando di fare finta di nulla, estrasse la tessera dalla borsa per aprire la porta della sua camera.

Hey, Ingie!” sentì Keri improvvisamente. Ingie chiuse gli occhi maledicendo tutte le forze negative che le si opponevano instancabilmente. Si voltò nuovamente verso di loro con un sorriso di circostanza sul viso. Nemmeno per un secondo si degnò di scrutare il chitarrista; le sue pupille non abbandonavano la figura di Keri. “Da dove arrivi?” le domandò particolarmente pimpante, senza staccare la mano dal fianco di Tom.

Sono stata al centro commerciale con Ty, gli serviva un regalo per Jane.” rispose la mora mantenendo una certa calma. “Sono di sotto, se la vuoi salutare.”

Oh, certo.” sorrise la bionda per poi voltarsi verso Tom. “A dopo.” gli disse prima di schioccargli un altro bacio sulle labbra.

Non appena si dileguò, il silenzio troneggiò in corridoio. Per la prima volta Ingie scrutò il ragazzo e rabbrividì non appena lo vide ricambiare quello sguardo con una certa intensità. Senza proferire parola, si affrettò a chiudersi in stanza dove, una volta sola, scoppiò a piangere.





***





Mancava decisamente troppo poco all'inizio del serale per fumare una sigaretta ma la tentazione ancora una volta le era stata superiore.

Inspirò la prima boccata di fumo per poi stringersi nelle spalle, piuttosto infreddolita. Sostare sulla terrazza, di sera con un semplice vestitino quasi inguinale non si era rivelata la migliore delle idee ma aveva un disperato bisogno di nicotina, soprattutto dopo quello che aveva visto quel pomeriggio.

Quando si voltò verso l'enorme camerino – che poteva perfettamente vedere tramite la grande vetrata della portafinestra – vide i suoi colleghi, compresi Tom e Bill, in preda alle preparazioni. Jane affiancava Ty, decisa a fargli compagnia almeno prima di andare in scena. Il ballerino non le aveva ancora fatto alcuna proposta di matrimonio e non le aveva ancora mostrato il gioiello. Ty voleva farlo alla fine del programma, una volta soli in hotel. Inutile dire quanto la ragazza fosse delusa per non aver apparentemente ricevuto alcun regalo di compleanno.

Spostò lo sguardo su Adam, come sempre addosso ai gemelli con fare voluttuoso, poi su Page, felice di lasciarsi truccare, poi su Milo che pareva alquanto malinconico. Di tanto in tanto lanciava occhiate a Tom e Keri, poi tornava a fare finta di nulla, seduto sul divanetto perché già pronto per l'esibizione.

Ingie si chiese per un momento quale sorta di mondo parallelo fosse mai quello. Pareva una realtà ovattata della quale non aveva chiesto di far parte. Una parte di lei la osservava dall'esterno, forse desiderando intimamente di sognare ogni sua sofferenza.

Si voltò di nuovo verso la ringhiera della terrazza, contro la quale si appoggiò con i gomiti. Espirò altro fumo.

Solo una cosa esisteva nella sua vita che la rendeva ancora felice: il ballo. Fortunatamente avrebbe sempre potuto contarvi.

Posso parlarti un momento?”

Era sobbalzata a quella domanda poiché non aveva nemmeno sentito la porta aprirsi. Scoprì che quella voce apparteneva a Jane.

Sì.” rispose lei sorpresa e curiosa di sentire cosa avesse da dirle.

Non è un bel periodo per me e Ty.” fu la premessa e Ingie corrugò la fronte confusa.

Sì, ehm, mi ha accennato qualcosa ma...”

Pertanto ti pregherei di non infierire ulteriormente.”

Ingie sgranò gli occhi basita.

Come, scusa?” domandò quasi scioccata da tale richiesta.

Vedo che siete particolarmente in confidenza e la cosa non mi entusiasma, se devo essere del tutto sincera.”

Jane, ti posso assicurare che siamo buoni amici e colleghi prima di tutto.”

Essere colleghi implica anche andare in giro insieme?”

Dovevo comprare delle cose e mi ha semplicemente accompagnato, come qualsiasi mio amico avrebbe fatto. Non c'è malizia in quello che facciamo.”

Me lo auguro. Ma vorrei comunque tenessi le giuste distanze.”

Detto questo, le diede le spalle e rientrò in camerino dove Ty la attendeva sorridente, ignaro della conversazione appena tenuta.

Ingie era senza parole. Aveva sempre saputo che Jane fosse una persona alquanto difficile – stando ai racconti di Ty – ma sperimentarlo sulla propria pelle fu molto più pesante.

Che diavolo si era messa in testa?

Milo apparve improvvisamente davanti a lei.

Hai appena avuto un incontro con Psyco.” constatò con sarcasmo.

Non me la ricordavo così pazza.” commentò lei con una smorfia.

Si chiedeva se Ty fosse convinto di sposarla. Sarebbe stato un problema per l'intera popolazione femminile che lo circondava.

Che ti ha detto?” le domandò il ragazzo, curioso.

Di stare alla larga dal suo uomo.” tagliò corto lei per poi spegnere la sigaretta. “Come avessi il tempo materiale di perdere la testa di nuovo per un'altra persona.” borbottò poi, scettica. “Mi faccio i cazzi miei e riesco sempre a finire in qualche guaio. Qualcuno mi deve spiegare questa cosa.”





***





Fremeva dalla voglia di parlargli. Non sapeva esattamente quale motivo lo spingesse a tradire la promessa fatta ad Ingie ma più osservava suo fratello, al suo fianco, scrutare la ballerina al posto del cantante in gara ogni qual volta vi fosse l'occasione – sguardo peraltro ricambiato – la sua coscienza e forse un po' di egoismo cominciavano a spingerlo in quella direzione. Come poteva nascondere qualcosa a Tom? Era impensabile, non l'aveva mai fatto in tutta la sua vita e fino a qualche giorno prima non ne avrebbe mai avuto nemmeno l'intenzione. Ora però sentiva che era necessario tirare fuori la verità, mettere al corrente il chitarrista di ciò che affliggeva Ingie, esattamente come lui. Forse gli avrebbe fatto male, forse avrebbe perso il controllo, si sarebbe trovato nuovamente in difficoltà, ma doveva farlo per il suo bene e per la sua coscienza.





***





Si sentiva stravolto. Appena toccato letto in albergo, aveva chiuso gli occhi – ancora vestito – e si era abbandonato al silenzio che aleggiava nella sua camera. Keri era andata immediatamente a dormire nella sua stanza, troppo stanca per stare con lui. Tom, dal suo canto, non ne era dispiaciuto. Aveva bisogno di stare da solo. La sua mente era per la prima volta in tanto tempo vuota. I brutti pensieri lo avevano abbandonato e solamente il sonno si era impossessato dei suoi sensi, talmente tanto che per poco si dimenticò di dove si trovava. Avrebbe desiderato vivere in quelle condizioni per tutta la vita, se l'avesse aiutato a stare meglio e riacquistare un po' di serenità che aveva perduto in quei mesi.

Improvvisamente però sentì bussare alla porta. Sospirò nervosamente.

Immaginava fosse Keri; probabilmente aveva cambiato idea sul corso della serata ed aveva preferito dormire con lui.

Si alzò stancamente dal letto e si trascinò verso la porta che venne aperta con stizza. Con sua sorpresa, il viso di Bill sostituiva quello di Keri.

Hey.” mormorò il moro con gli occhi semichiusi dalla stanchezza. “Che c'è?” domandò, poggiando una tempia allo stipite della porta.

Mi fai entrare? Ti devo parlare.” gli chiese il gemello con sguardo fin troppo serio che per un momento lo preoccupò. Senza rispondere, si fece da parte e lo lasciò entrare. Una volta soli, tornò a letto dove si sedette con le gambe incrociate, pronto a sentire cosa Bill avesse da dirgli. Il vocalist, nel frattempo, gli si era seduto di fronte. “C'è una cosa che non ti ho detto in questi giorni.” iniziò il biondo. “Riguarda Ingie.”

Ah, no.” esclamò immediatamente il chitarrista cominciando a scuotere la testa. “Non pensare di poter parlare di lei proprio stasera. Non sono decisamente in vena.”

Invece voglio che mi ascolti, è importante.” lo pregò di nuovo. I suoi occhi furono talmente eloquenti che non poté fare altro che tacere. “Ingie ti ama ancora.”

Tom prese a ridacchiare nervosamente.

Andiamo, Bill, non cominciare.” lo mise in guardia.

So che è una follia che io sia qui a dirti queste cose, visto quello che ti ha fatto, ma non posso fare finta di nulla. Non ci riesco.” gesticolò. “Io ti vedo star male per lei, ti vedo amarla ancora. A questo punto mi chiedo cosa sia più importante.”

Io ho finito di farmi prendere in giro da lei.”

Tom, era ubriaca fradicia l'altra sera. Per poco non finiva sotto un camion.” Tom sentì un brivido lungo la schiena. “Sta perdendo la testa e questo perché con Luke non va. Non ha mai smesso di pensare a te e lo sappiamo bene entrambi. L'ho vista sbattuta, deperita, depressa. Non è l'Ingie che abbiamo conosciuto tempo fa. Questa si attacca alla bottiglia alla minima difficoltà, è apatica, fredda. Mi fa paura.”

La rabbia che Tom percepì nelle vene non era quantificabile. Qualcosa nella sua testa stava accadendo ma l'ira, il mancato autocontrollo non lo rendevano lucido da comprendere. Il cervello si era scollegato ed un nuovo istinto che non gli apparteneva l'aveva invaso.

Perché? Perché riusciva anche ora a divenire vittima al suo posto? Perché riusciva sempre a capovolgere i ruoli, rendendolo colpevole di un suo male, quando l'unica vittima reale era lui? Perché far credere al mondo intero che quella che soffriva era lei? Che quella illusa, tradita e usata era lei?

Aveva stretto i pugni talmente tanto da lasciarsi i segni delle unghie sui palmi delle mani.

Aveva raggiunto il limite.

Si alzò di scatto dal letto – facendo così sobbalzare un Bill spaventato – ed uscì furibondo dalla stanza.





***





Aveva appena finito di fare una doccia rigenerante ed aveva solamente voglia di gettarsi sotto le coperte. La spossatezza si era impossessata di lei senza preavviso ed aveva qualche ora di sonno da recuperare. Si avvolse l'asciugamano attorno al corpo e si diresse verso il letto ma non fece in tempo a sedervisi che violenti colpi alla sua porta la fecero trasalire. Con occhi sgranati attese qualche attimo insicura, prima di dirigersi alla porta ed aprirla con cautela.

Il mondo le crollò addosso.

Tom la spinse dentro la stanza e richiuse la porta alle sue spalle con un tonfo sordo. Ingie era terrorizzata; era terrorizzata perché il chitarrista era furioso. Era terrorizzata perché si trovava nella sua stanza. Era terrorizzata perché Luke non c'era.

Il cuore batteva all'impazzata e le gambe le tremavano. Si sentiva nuda sotto il suo sguardo.

Tom le si avvicinava sempre di più e lei, ad ogni suo passo, arretrava lentamente. Strinse le palpebre quando si sentì sbattere con foga al muro e portò le mani davanti al proprio viso in un riflesso condizionato che Tom afferrò per riportarle contro la fredda parete.

Così vicino, il suo respiro veloce le sfiorava il viso, i suoi occhi la attraversavano da parte a parte, sembravano scavarle nell'anima.

Che cosa vuoi ottenere?” sibilò senza staccarle gli occhi di dosso. Ingie non capiva ed il suo cuore non l'aiutava. Le mani di Tom continuavano a tenerla ferma, stringendola fino a farle male. La stava toccando di nuovo, dopo quella che le era parsa un'eternità. Di nuovo quel calore, di nuovo quella forza che se una volta le dava sicurezza ora la spaventava. “Cosa vuoi ottenere, stronza?!” alzò la voce contro di lei, portandola a sgranare gli occhi quando batté violentemente un pugno contro il muro a qualche centimetro dal suo viso. Continuava a non capire cosa stesse accadendo. “Mi hai rovinato la vita e continui a rovinarmela.” sorrise amaramente con il fiato corto ed il respiro sempre più veloce. Non l'aveva mai visto così fuori di sé, nemmeno quando aveva scoperto di Luke. “Io ti odio.” soffiò. “Io ti odio, Cristo!” urlò di nuovo, sbattendo un altro pugno al muro.

Credette di svenire quando sentì il chitarrista afferrarla per il collo. In un automatismo, portò le sue mani a stringergli i polsi ma non oppose resistenza, non fece nulla per toglierselo di dosso. Quasi lo tenne stretto a sé.

Sorrise amaramente.

Vuoi uccidermi?” ridacchiò appena senza il minimo divertimento. “Fallo. Magari me lo merito.”

Si spaventò quando sentì la stretta farsi più forte. Cominciava a faticare nel riprendere aria. La testa le girava così decise di chiudere gli occhi. Forse era meglio così.

Il momento in cui smise di respirare arrivò: Tom si era impossessato inaspettatamente delle sue labbra.

Aveva sgranato nuovamente gli occhi – le mani ancora strette ai polsi del chitarrista – ed il cuore si era fermato.

Tom la stava baciando.

Le mani al collo avevano allentato la presa ma non l'avevano abbandonato.

Era un bacio violento, passionale, urgente, furibondo. Percepiva tutta la sua rabbia, percepiva la frustrazione, il desiderio di farle male, il dolore che provava nello starle vicino. Ed Ingie provava le stesse cose. Luke le attraversò la mente solo per un attimo ma accantonarlo fu qualcosa di triste ma scontato.

Quanto le erano mancate quelle labbra, quella pelle, quel profumo, quelle mani. Tutto. Le era mancato tutto di lui e voleva drogarsene, voleva cadere in un baratro assieme a lui, voleva sporcarsi di altri errori.

Peccatori. Lo erano entrambi. Entrambi si stavano sporcando a vicenda e ne erano consapevoli ma la foga, la volontà di riaversi erano troppo forti.

Con la mano le afferrò deciso i capelli e le tirò appena indietro la testa per baciarla con più impeto. Nel frattempo, con l'altra le alzava l'asciugamano lungo la coscia. Non si perse in preamboli o gentilezze prima di toccarla intimamente.

Ingie si lasciò scappare un gemito strozzato, aggrappandosi alle sue spalle, mentre lui prendeva a morderle il collo. Anche nel tocco, nei morsi, nei baci poteva sentire tutta la rabbia che provava per lei. Non aveva il riguardo di una volta ma la passionalità non era mai svanita, era quella che ricordava, che l'aveva sempre fatta sentire donna e desiderata. E non si vergognò quando si accorse di desiderarlo allo stesso modo, forse di più.

Gli sfilò velocemente la maglia poi lui la afferrò e la sbatté nuovamente contro il muro, facendole male. Le labbra la divorarono ancora mentre lo aiutava a slacciare la cintura dei pantaloni. Con un agile gesto, le fece cadere l'asciugamano a terra. Completamente nuda sotto i suoi occhi, non si vergognava, poiché si era sempre sentita a suo agio con lui. Pelle contro pelle; tutto ciò che l'aveva sempre fatta sentire a casa.

La toccava ovunque con poca attenzione. Voleva solamente possederla, non riusciva più ad attendere, e questo lei lo aveva capito. La sua mente era completamente annebbiata dal desiderio di sentirlo di nuovo fondersi con lei. Lo voleva con tutta se stessa.

Con le mani la afferrò da sotto le ginocchia e si portò le sue gambe al bacino. Ingie continuava a baciarlo, passandogli le mani fra i capelli o stringendogli le spalle. Non poteva più aspettare. Quei dannati boxer che ancora li separavano stavano divenendo una costrizione insopportabile.

Tom li abbassò.

Un urlo soffocato si levò nella stanza. Ingie aveva chiuso gli occhi, gettando indietro la testa. Il chitarrista l'aveva presa senza preavviso, velocemente, tanto che aveva sentito una lieve fitta di dolore che era però immediatamente scemata grazie alle potenti scariche di piacere che il suo corpo provava.

Sentiva i muscoli tremare ad ogni sua spinta.

La stava possedendo lì, contro il muro, quasi con violenza. Ma Ingie avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Avrebbe voluto piangere dalla gioia. Sentirsi sua, diventare un unico corpo con lui era ciò che più la rendeva felice al mondo e stava accadendo di nuovo. Lo stringeva, lo baciava ovunque come volesse assicurarsi che fosse vero.

Il corpo di Tom le era così famigliare. Lo amava, lo amava infinitamente ed incondizionatamente, così tanto che avrebbe potuto addirittura dare la vita per lui.

Improvvisamente, si sentì staccare dal muro e Tom si spostò verso il centro della stanza, senza mai abbandonarla con il suo corpo, fino a gettarla sul letto dove la sovrastò, riprendendo a possederla. Ingie gli allacciò di nuovo le gambe alla schiena ed aprì gli occhi per guardarlo. Il viso arrossato e contratto in un'espressione di puro piacere, le labbra socchiuse e gonfie dei suoi baci, gli occhi lucidi e lussuriosi. Credette di morire dall'emozione.

Gli sfiorò il viso, vezzeggiandolo. La sua pelle era morbida come la ricordava. La mano del chitarrista si insinuò fra i suoi capelli, in cima alla fronte, e si fermò lì per guardarla negli occhi, quasi a volerla uccidere con un solo sguardo. I loro corpi umidi si intrecciavano senza sosta, senza darsi un secondo di tregua.

Avrebbe voluto urlare quanto lo amasse, avrebbe voluto tenerlo a sé tutta la vita, dimenticare tutto il resto.

Lo spinse fino a farlo girare con la schiena al materasso. Gli si sedette a cavalcioni e lo fece alzare con il busto. Lo abbracciò prendendo a muoversi su di lui; la bocca all'orecchio, intenta a rilasciare ansimi e gemiti più o meno sonori. Le mani di Tom la afferrarono forte alle anche, aiutandola nei movimenti. E quando le spinte giunsero anche dal suo bacino, in perfetta sincronia con il suo, non seppe più controllare la voce. Gli morse una spalla quando sentì che l'apice era vicino. Le braccia di Tom la strinsero con più forza ed i movimenti si fecero più veloci, segno che anche lui stava giungendo al limite. I loro gemiti si mescolarono senza sosta fino a che uno più sonoro di tutti, da parte di entrambi, non si liberò nella stanza all'unisono, segnando la fine di quella passione così travolgente.

Il corpo di Ingie era scosso da continui spasmi mentre cercava di riprendere fiato e le braccia di Tom continuavano a stringerla. Mai nella vita aveva provato tanto piacere; mai nella vita era stata amata con tanto fervore.

Ancora seduta in braccio a lui, non riusciva a smettere di stringerlo a sé. Non voleva che se ne andasse, non di nuovo. I loro petti ancora uniti si alzavano e si abbassavano velocemente. E quando lo guardò nuovamente negli occhi, non riuscì a non baciarlo ancora. Questa volta un bacio più lento, spossato, forse dolce. Un bacio che però durò poco poiché il chitarrista si allontanò. Con più calma, la fece alzare così che poté scendere dal letto.

Il cuore di Ingie aveva ripreso a battere velocemente chiedendosi quali fossero le sue intenzioni.

Lo vide rivestirsi e la paura imperversò.

Dove vai?” chiese con un fil di voce, spaventata.

Paura della solitudine. Paura dell'abbandono.

Devo stare solo.” disse lui freddamente, senza nemmeno guardarla.

Tom.” provò di nuovo lei per poi afferrargli tremante una mano. “Non te ne andare.” fu quasi una supplica.

Ho detto che devo stare solo.” insistette lui, staccandosi calmo dalla sua presa.

Ingie sentì gli occhi inumidirsi ma si impose di non piangere. Vedeva in quelli di Tom paura, rabbia, incredulità. Forse pentimento.

Lo osservò in silenzio rivestirsi, poi gli scrutò le spalle nel momento in cui si incamminò verso la porta senza nemmeno lanciarle un'occhiata.

Con lo sgomento di Ingie, senza dire una parola, la abbandonò.

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Capitolo 11
*** What about us? ***


aaaaaaaaaaaa


Eleven
What about us?





Gli occhi erano rimasti aperti tutta la notte. Ancora nuda, era rannicchiata a letto. I muscoli doloranti ed il cuore a pezzi. La sveglia aveva già suonato da mezzora ma non aveva ancora trovato la forza o il coraggio di alzarsi. Lo sguardo fisso nel vuoto non aveva mai indugiato su altro.

Non aveva smesso di ripensare a ciò che era successo la sera prima con più lucidità. La sua testa era attraversata da milioni di pensieri contrastanti, un dolore incessante allo stomaco la faceva rannicchiare sempre di più su se stessa. Aveva bisogno di riordinare le idee.

Aveva fatto l'amore con Tom.

Era stato bellissimo ed emozionante. L'amore che provava per lui si era di nuovo manifestato più potente che mai. Sentirlo di nuovo stretto a lei, stare fra le sue braccia muscolose, respirare il suo profumo e bearsi delle sue labbra era qualcosa che andava al di là dell'immaginabile.

Tom l'aveva lasciata di nuovo sola.

La paura che potesse essere per sempre era incontenibile. Per quanto sbagliato fosse stato nei confronti di Keri, pregò perché non si fosse pentito. Forse ora si detestava per aver ceduto nuovamente con lei, nonostante le sofferenze che gli aveva inferto.

Aveva tradito Luke.

Su quell'ultimo punto non sapeva cosa pensare, se non provare un fortissimo senso di colpa. Aveva agito alle sue spalle, senza nemmeno riflettere. Si era buttata fra le braccia di Tom non appena si era presentata l'occasione e ciò che era peggio era che Luke, per un momento, aveva sfiorato i suoi pensieri ma non l'aveva fatta desistere dal continuare. Si sentiva una persona orribile, una persona che continuava a prendere in giro un ragazzo che meritava tanto.

Una lacrima bagnò il cuscino sotto la sua testa. Si sentiva scossa, piangeva senza un motivo ben preciso. Piangeva semplicemente perché aveva bisogno di piangere; perché la sua vita prendeva sempre pieghe inaspettate e che le facevano puntualmente del male. Piangeva perché troppe cose erano successe, troppi cambiamenti l'avevano scossa.

Senza pensare ulteriormente, afferrò il suo cellulare dal comodino. Aprì la rubrica e fra tutti i nomi, scorse quello che più le sarebbe stato d'aiuto. Almeno moralmente.

Pronto?” rispose Amanda. Ingie inizialmente non parlò, troppo presa dal pianto silenzioso. “Ingie?” la chiamò perplessa.

A quel punto, si fece coraggio e pronunciò poche parole che dettero vita ad un lunghissimo silenzio.

Ho fatto l'amore con Tom.”

Amanda non proferì parola almeno per il primo minuto ed Ingie non perse nemmeno tempo ad aggiungere altro. Chiuse semplicemente gli occhi, facendo scorrere altre lacrime sul suo viso, nell'attesa di una sua reazione, positiva o negativa che fosse.

Come è successo?” domandò finalmente la bionda, particolarmente spiazzata.

Me lo chiedo anche io. È venuto da me. Ha tipo cercato di soffocarmi.”

Cosa?!

Non ti preoccupare, non l'avrebbe mai realmente fatto. Era furibondo e mi chiedo ancora il motivo. Siamo finiti a letto senza nemmeno accorgercene.”

Amanda si prese un ulteriore momento di pausa.

Ingie immaginava si stesse chiedendo le sue stesse cose.

Ma, insomma, lui ora dov'è?” si informò l'amica.

Se n'è andato ieri sera. Subito dopo. Dice che vuole stare solo.”

Forse, da una parte, è comprensibile.

Ingie percepì una fitta al cuore.

Oh, andiamo, Amanda!” esclamò fuori di sé, sollevando il busto dal materasso. “Non starai dalla sua parte ora?!”

Sai che io non sono mai stata dalla parte di nessuno. Mi sono limitata a dire la mia in determinate circostanze. Devi capire, Ingie, che comunque Tom ha patito a causa tua.

Quindi è giustificato ad abbandonarmi così!”

Magari non ti ha abbandonato. E poi, francamente, c'è Luke.” Ingie non disse nulla poiché perfettamente conscia del fatto che Amanda avesse come sempre ragione. “Sarà pur vero che sei andata a letto con lui ma non ti dimenticare che hai tradito Luke. Non è che tutto può tornare a posto da un giorno all'altro.

Hai tradito Luke. Sentirselo dire fu ancora più doloroso che pensarlo.

Amanda, io lo amo.” mormorò quasi vergognandosene.

Lo so, Ingie, non è una novità. Tutte le volte che ho provato a farti ammettere di non amare Luke, mi hai mangiato.

Ma io cosa devo fare? Non posso controllare i miei sentimenti, non posso.”

Devi lasciare Luke.

No.”

Che cosa?!

Ingie si morse il labbro.

Non ce la faccio, Amanda, è più forte di me.” ammise, in colpa.

Che significa non ce la faccio?

Ho già fatto troppo male a Luke.”

A Tom no, vero?” Ingie chiuse gli occhi consapevole e si strofinò il viso con una mano. “Tom ha bisogno di vederti prendere delle decisioni concrete. Ha bisogno di vedere che ci sei davvero per lui. Solo per lui. Ha bisogno di fidarsi di nuovo.

Tom non vuole tornare con me. Esce con Keri.”

Ma non stanno insieme. Potrebbe allontanarla in un nanosecondo. Dipende solamente da te. Come sempre.

Io non posso lasciare Luke se non sono nemmeno sicura che Tom voglia stare con me. Magari ha solamente sfogato le sue voglie, ieri sera.”

Sai che non è da lui.

So anche che ce l'ha a morte con me e non potrebbe mai perdonarmi. Magari la sua è stata solo una vendetta.”

Sbagli a farlo così meschino.

Sbaglio anche ad illudermi che possa tornare tutto come prima fra noi.”

Tu non devi pensare a nulla. Almeno non finché non vi parlerete.

Ingie prese una pausa in cui le lacrime riaffiorarono. Si portò una mano agli occhi.

Ho paura.” mugolò con voce tremante e rotta dal pianto. “Ho paura di uscirne ancora più distrutta. Ho paura di svegliarmi.”

Singhiozzò appena per poi tirare su con il naso. Si sentiva una bambina, una bambina bisognosa della mamma. Ed in quel momento avrebbe tanto avuto bisogno di sua madre, se non fosse stato che lei conosceva Tom solo come colui che aveva ospitato la figlia per qualche mese. Non l'aveva nemmeno mai visto e non conosceva nemmeno tutta la vicenda che si era creata prima di tornare con Luke. Come avrebbe potuto confidarsi con lei? Sarebbe dovuta partire dal principio e non ne aveva voglia. Inoltre non voleva che sua madre conoscesse anche quel suo lato di traditrice recidiva. Era già la seconda volta che tradiva Luke.

Ingie, vuoi che venga lì?” sentì Amanda parlare di nuovo e ciò le scaldò il cuore.

Quella ragazza era in grado di fare i chilometri pur di sostenerla.

No, stai tranquilla. Mi basta solo sapere che ci sei e non mi consideri una cattiva persona.” mormorò asciugandosi il viso come poteva.

Non ti considero una cattiva persona, lo sai. Vorrei solo che riuscissi a prendere per una volta in mano la tua vita. Quando stavi con Tom eri riuscita a farlo. Puoi farlo ancora. Sei sempre in tempo. Vuoi bruciarti anche questa occasione di tornare ad essere felice con la persona che ami?





***





Che hai?”

Sollevò la testa dalla mano che la sorreggeva e posò lo sguardo perso su Keri, accanto a lui, che lo scrutava curiosa. Seduti al tavolo di un piccolo bar che avevano trovato poco distante dall'hotel, avevano intrapreso diverse conversazioni cui Tom aveva fatto particolarmente fatica a partecipare. Il pensiero della sera precedente era bruciante nella sua testa e non voleva affievolirsi.

Nulla.” rispose come nulla fosse, tornando poi a sorseggiare un po' di Coca Cola.

Mentire a Keri non era facile. Non perché fosse particolarmente sveglia nell'intuire le sue preoccupazioni ma perché era un ragazza buona, di gran cuore. Una ragazza sensibile che non meritava di essere illusa o trattata come stava facendo lui.

Il problema era che ancora amava Ingie. La passione che avevano di nuovo condiviso era stata solamente una conferma. Aveva sentito un'emozione che non provava da tanto; un'emozione che con Keri non si era nemmeno lontanamente accesa. Per questo si era spaventato ed era corso via.

Amare così tanto una persona era a dir poco spaventoso, lo faceva sentire nudo ed inerme, senza difese. E lui aveva bisogno di difese con lei. Non poteva più permettersi di soffrire, nonostante non avesse mai smesso. Ora la rabbia era ancora più forte ma questa volta non solo nei confronti di Ingie, anche nei suoi. Aveva ceduto a lei nonostante si fosse ripromesso di non farlo. Era caduto nuovamente nella tentazione, quella stessa tentazione che gli aveva rovinato gli ultimi mesi di vita.

Era confuso e non sapeva che fare. L'unica cosa di cui era consapevole era che si era immischiato in un problema molto più grande di lui e di quelli che già aveva.

Sai, finito il programma, Roy ci ha concesso un mesetto di vacanza.” esordì improvvisamente la ragazza.

Davvero? Strano, non è da lui.” commentò Tom, sinceramente sorpreso.

Già.” sorrise la ragazza. “E pensavo di tornare dalla mia famiglia a Los Angeles per quel periodo.”

Mi sembra una buona idea.” sorrise anche lui.

Dopo qualche secondo di pausa, la bionda riprese a parlare.

Tu sei sempre dell'idea di trasferirti a Los Angeles?” gli chiese ed il chitarrista percepì un brivido.

Quella domanda sembrava voler arrivare ad altro.

Sì, l'idea è quella.” rispose lui, vago.

Beh, potremmo vederci in quel periodo, che dici?” propose a quel punto lei, timida.

Aveva paura che lui l'abbandonasse, che finito il programma ognuno tornasse per la sua strada, glielo si leggeva negli occhi. Ma, in tutta onestà, era ciò che secondo Tom si era rivelato inevitabile.

Dipende da quando avverrà il trasferimento. Ci sono tante cose da vedere. I visti, la zona, la casa... Non si può fare tutto in tre secondi.” cercò di spiegarle con gentilezza.

Keri a quel punto sorrise imbarazzata, cosa che gli fece particolarmente tenerezza.

Certo, hai ragione. Che stupida.” mormorò.

Tom si sentì talmente in colpa che volle rimediare.

Insomma, troveremo una giornata per vederci.” sdrammatizzò.

Non sapeva quanto controproducente potesse essere prometterle qualcosa che sapeva di non poter mantenere. Ma cosa avrebbe potuto fare? L'aveva già avvertita, non era sicuro di arrivare ad amarla. Di questo lei era già al corrente. Teoricamente, non avrebbe dovuto preoccuparsi.





***





Aveva messo piede fuori dalla sua stanza per puro miracolo. Aveva deciso che marcire nel suo letto non sarebbe stato per nulla utile, avrebbe dovuto prendere in mano la situazione. Per tanto, una buona giornata di shopping si sarebbe rivelata molto più sana e terapeutica di una bottiglia di Vodka.

Quando uscì dall'hotel, in giardino, trovò Milo sul dondolo intento a fumare una sigaretta.

Hey, dove vai?” le domandò interessato.

Ho bisogno di uccidermi con lo shopping.” rispose lei particolarmente seria.

Oh oh.” mormorò il ragazzo. “Sento odore di guai, quindi vengo con te.” decise gettando la sigaretta non ancora terminata. Si alzò dal dondolo e le si avvicinò. “Tu hai l'aria di una che deve raccontarmi tante cose.”





***





Palesare a Milo tutto ciò che era successo con Tom si era rivelato particolarmente facile. Forse perché lui si trovava in una situazione simile alla sua ed aveva potuto capirla immediatamente. Infatti, non ne fu sorpreso.

Era abbastanza scontato che succedesse, Ingie.” le disse, mentre giravano fra i manichini e davano un'occhiata alle camicette che erano riuscite a catturare l'attenzione della ragazza.

Sì ma ho tradito Luke per la seconda volta. Mi sento uno schifo.” ribatté lei.

Io ti ho già detto di lasciarlo.” borbottò Milo per poi agguantare una maglietta nera. “Guarda che carina questa! Provatela.”

Ingie la afferrò con un sospiro.

Non posso lasciarlo.” ribatté per poi chiudersi in camerino.

Ami Tom?” sentì il ragazzo dall'altra parte della tenda.

Certo.” sussurrò lei.

Allora puoi farlo.”

La fai così facile tu.”

Sei tu che devi sempre trovare qualche problema che non esiste. Sei una cagasotto.”

Ingie scostò bruscamente la tendina, uscendo solamente con la testa.

Come, prego?” sollevò un sopracciglio.

Sei una cagasotto.” ripeté lui con un mezzo sorriso che la irritò ancora di più. “Trovi mille scuse che sai che non reggono per non esporti. Hai paura, così fai prima a dire che non puoi lasciare Luke, almeno non ti si pone il problema.”

Aveva pronunciato tutto con estrema sicurezza e sfida. Perché sapeva di avere ragione, motivo per cui Ingie ne fu spiazzata. Forse era vero che si arrampicava sugli specchi per codardia. Forse preferiva trascinare la storia con Luke che prendersi la responsabilità di lasciarlo. Era da sempre stato un suo problema.

Stai blaterando.” tagliò corto per poi nascondersi nuovamente in camerino.

D'accordo, tanto lo so che mi dai ragione.” rispose Milo.

Sei un tantino presuntuoso.” Uscì di nuovo. “La prendo.” concluse, sventolando la maglia. “Ad ogni modo, perché non tenti di nuovo con Keri?”

Scherzi? Ora che è follemente presa da Tom?”

In guerra e in amore, tutto è concesso.” cantilenò lei.

Lo dici solo perché ti farei un favore.” ridacchiò il moro.

Anche.” ammise lei, per poi fargli una linguaccia.

Comunque non capisco una cosa.” commentò lui all'improvviso, mentre camminavano nuovamente fra gli appendini. “Che senso ha dire che non puoi lasciare Luke perché non sai se funzionerebbe con Tom? Lasciare Luke non dipende da Tom. Se non lo ami, lo dovresti lasciare comunque. Magari stare da sola non ti farebbe male.”

Ingie sbuffò in difficoltà. Odiava dover dare giustificazioni quando sapeva perfettamente di essere nel torto.

Senti, basta parlare di Luke, okay?” tagliò corto, piuttosto seccata. “Ho già abbastanza rogne con Tom in questo momento e mi sento uno schifo per averlo tradito. Non so come lo guarderò solamente negli occhi quando tornerà in Germania.”





***





Sapeva di essere osservato. Sapeva che da minuti Bill lo scrutava, studiandolo in ogni suo movimento.

Era seduto sul letto, la schiena al muro, intento a sfogliare una noiosissima rivista di gossip. Inutile dire vi avesse trovato una notizia riguardante DSDS. Non vi si era nemmeno soffermato.

Suo fratello, apparentemente, faceva la stessa cosa sulla poltrona di fronte ma poteva perfettamente notare con la coda dell'occhio tutti gli sguardi sospettosi che gli lanciava al di là del giornale.

Improvvisamente, ne ebbe abbastanza.

Che c'è, Bill?” domandò con un gran sospiro.

Avrebbe preferito non attaccare bottone, consapevole di dove avrebbe portato quella conversazione ma quando Bill voleva sapere qualcosa in un modo o nell'altro otteneva risposte.

Sei strano.” commentò, come lieto che gli avesse posto quella domanda. Tom scrollò le spalle e tornò a concentrarsi sulla rivista con aria vaga. “È successo qualcosa.”

Non era una domanda.

Al diavolo la telepatia gemellare, borbottò mentalmente.

Nulla.” tagliò corto.

Oh, andiamo.” sbuffò Bill, alzandosi dalla poltrona. “Insomma, so che sei andato da Ingie ieri sera. Sei uscito furioso, come un pazzo. Si può sapere che hai combinato? Cosa le hai fatto?”

Tom vide rosso.

Cosa le ho fatto io?!” esclamò incredulo. “Bill, vuoi che ti rinfreschi la memoria?”

Voglio solo che tu dica cos'è successo.”

Ci sono andato a letto, va bene?” L'aveva detto con superficialità, nonostante il cuore battesse forte. Era stato talmente inaspettato che Bill aveva taciuto. “Avanti, urla. So che muori dalla voglia di farlo.” borbottò successivamente, senza guardarlo. Vide Bill gettarsi di nuovo a peso morto sulla poltrona. “Ti prego, Bill, non mi fare nessuna predica. Sono già abbastanza sconvolto.”

Passò qualche attimo prima che Bill parlasse di nuovo.

Non ti farò nessuna predica.” disse fin troppo tranquillo, tanto che Tom lo scrutò con sospetto. “Sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successo.” Il moro era colpito. Si era aspettato urla e lamentele su quanta irresponsabilità avesse dimostrato con quel gesto. “Vi amate ancora entrambi. È da stupidi cercare di tenervi lontani.”

Il chitarrista percepì un forte brivido lungo la colonna vertebrale. Era sempre un'emozione incredibile solamente pensare di amare una persona. Sapeva di amarla incondizionatamente, sapeva di amare tutto di lei, nonostante provasse nei suoi confronti tutta quella rabbia che non riusciva a scemare.

Cosa sarebbe accaduto? Cosa avrebbe potuto fare? Come avrebbe potuto riacquistare tutta la fiducia che riponeva in lei?

Non posso tornare con lei.” mormorò improvvisamente.

Bill continuava a scrutare il pavimento fino a che non scrollò le spalle e si alzò di nuovo, dirigendosi alla portafinestra che dava sul balcone. Si fermò lì, con le braccia conserte, intento ad osservare qualcosa di a lui sconosciuto.

A questo punto non vedo perché no.” commentò.

Tom era spiazzato.

Cosa?” domandò basito, voltandosi verso di lui.

Sai, abbiamo fatto di tutto per starle lontani. Lei credo sia la persona più instabile di questo mondo, dopo Ria. Penso sinceramente che stare con lei sia un rischio per te ed ho paura che tu possa soffrire di nuovo. La cosa giusta sarebbe tagliare definitivamente i ponti.” Fece una pausa senza guardarlo. “Eppure vi amate.” sospirò con sua sorpresa. “Odio vedervi soffrire per il fatto che siete separati. A questo punto che senso può avere soffrire ancora senza di lei? Riprenditela, Tom. Questo è l'unico consiglio che ormai mi sento di darti.” Si voltò e gli sorrise appena, comprensivo. “Io voglio vederti sorridere di nuovo. Voglio rivedere il Tom di qualche tempo fa, assieme a lei. È inutile dirti di non cedere e starle lontana, non me la sento di farti così male.”

Tom ingoiò il magone che dopo anni gli si era di nuovo formato in gola e si impegnò per non far scorrere le lacrime lungo le sue guance. Le parole appena pronunciate da Bill forse erano fra le più belle che avesse mai udito. Vi era l'amore incondizionato, vi era la comprensione, vi era la fiducia.

Non sapeva se avrebbe seguito il suo consiglio, non sapeva se sarebbe stato in grado di perdonare Ingie, ma sapeva quanto quel discorso gli fosse stato di grande aiuto.

Gli si avvicinò con estrema spontaneità e lo strinse a sé.

Sei il gemello migliore che si possa desiderare.” mormorò al suo orecchio.





***





Aveva sentito bussare con violenza alla porta, tanto che per un momento le sembrò di essere tornata alla sera prima, quando Tom aveva minacciato di sfondare la porta a suon di pugni. Con il cuore martellante nel petto, andò ad aprire. Le aspettative di vedere il chitarrista vennero distrutte dalla figura di Page, di fronte a lei, con uno sguardo a dir poco terrorizzato.

Page, che succede?” domandò preoccupata, facendola entrare.

Non sapevo da chi andare.” le disse con voce tremante mentre richiudeva la porta. Improvvisamente tirò fuori dalla maglia una scatoletta, che aveva nascosto fino a quell'istante.

Ingie sbiancò.

Un test di gravidanza?” mormorò, percependo un giramento di testa.

Page aveva gli occhi lucidi dall'ansia.

Devo ancora farlo e non volevo stare sola.”

Ma, insomma... Come...” non sapeva nemmeno cosa dire. “Anthony...”

Anthony non lo sa e non deve nemmeno saperlo.” si affrettò a chiarire la bionda, fuori di sé. Ingie si passò una mano sulla fronte. “Ora voglio solo fare questa cosa il più in fretta possibile. Credo che sto per morire.” Sapeva da cosa derivava tutta quella preoccupazione: la compagnia. Sapeva quanto Page tenesse a far parte della compagnia, sapeva quanto sudore aveva gettato per entrare a farne parte. Roy l'avrebbe dovuta sostituire o, in ogni caso, mandare via. “Non ci vuole, Ingie. Non ci vuole proprio adesso.” continuò a disperarsi con il viso fra le mani.

Ora non fasciarti la testa. Magari non c'è nulla di cui preoccuparsi.” provò ad andarle in contro la mora, con il test in mano, che sembrava bruciare. “Andiamo in bagno.”





***





Attendere il dannato responso fu la cosa più stremante che Ingie avesse mai fatto. Il cuore batteva all'impazzata e si chiese cosa sarebbe successo se al posto di Page vi fosse stata lei. Si era ritrovata a pensare ad un'ipotetica gravidanza ed aveva realizzato con spavento a quanto inappropriata potesse essere in quel momento della sua vita.

Entrambe sedute sul divano, fissavano il test come si fosse liberato da esso il Demonio da un momento all'altro. Ingie le stringeva la mano, carezzandogliela con il pollice, in un debole tentativo di incoraggiamento.

Noi non siamo pronti.” mormorò all'improvviso, con lo sguardo ancora arrossato dal pianto fisso nel vuoto. “Non lo siamo per niente.”

Ingie non sapeva cosa dire.

Sono sicura che nella peggiore delle ipotesi, tu ed Anthony saprete fare la cosa giusta.”

Siamo giovani, Ingie.” strinse le palpebre. “Io ho ventidue anni, lui ventiquattro. Come cazzo facciamo? Lui lavora in un fottutissimo negozio di dischi, io – se veramente sono incinta – perdo il posto nella compagnia. Cristo, come faccio, Ingie?”

Ingie le avvolse le spalle con un braccio nel momento in cui prese a singhiozzare.

Shh.” fece al suo orecchio. “C'è sempre una soluzione, Page. Sempre.”

Quei cinque minuti stavano divenendo un'eternità. Ingie avrebbe tanto voluto distruggere il test. Page aveva rifugiato il viso nell'incavo del suo collo, così da non poterlo vedere. E quando il risultato arrivò, Ingie percepì il gelo nelle ossa.

È positivo, Page.”

Il pianto disperato che ne derivò non le permise di dire altro.





***





Io non posso tenerlo.”

Quella frase, pronunciata così inaspettatamente – una volta che Page si fu calmata – l'aveva fatta sussultare.

Cosa?” domandò esterrefatta.

Non posso tenerlo, Ingie.” ripeté la bionda, senza guardarla.

Page, ora sta parlando la paura. Non prendere decisioni affrettate di cui potresti pentirti.” cercò di riportarla immediatamente con i piedi per terra.

Ti posso assicurare che sono lucidissima.” ribatté Page con freddezza. “Non avrei un lavoro, non abbiamo soldi. Siamo giovani ed immaturi. Non siamo in grado di crescere un bambino.”

Tu ora stai vedendo il peggio, Page, prova a...”

Io non sto vedendo un cazzo, Ingie!” esclamò fuori di sé. “Non sto vedendo il peggio, sto vedendo la realtà! Non si può sempre fare i sognatori, non si può sempre gioire di una nuova vita se questa non ha le basi per poter crescere bene. Io non metterò al mondo un figlio per poi lasciarlo ai miei genitori o in un istituto.”

Ingie era paralizzata dalla freddezza con cui la bionda parlava. Era vero, sembrava lucida quasi in modo spietato.

Sei sicura, Page?” mormorò in un ultimo tentativo.

Page si prese una pausa prima di rispondere.

Sì, sono sicura.” concluse, apatica.

Ingie chiuse gli occhi e scosse la testa. Sapeva, era convinta che si sarebbe pentita e non se lo sarebbe perdonato per tutta la vita. Eppure la decisione era sua.

Non dovresti parlarne con Anthony?” provò.

Sono io la madre.” ribatté lei. “E poi Anthony non è tenuto a saperlo. È meglio per tutti.”

Ingie scosse nuovamente la testa.

Non sono d'accordo, Page. Potrai scegliere quello che vuoi sulla vita di questo bambino ma Anthony ha il diritto di sapere. Ha il diritto di dire la sua, non te lo perdonerebbe se lo venisse a sapere.”

Vorrà dire che correrò questo rischio.” La mora era spiazzata. Non era Page che stava parlando, era la sua corazza e lo sapeva. Non l'aveva mai sentita pronunciare parole con tanto gelo. “Ora me ne vado in camera. Ho bisogno di stare sola.” mormorò successivamente, alzandosi dal letto. Ingie la seguì fino alla porta dove si fermò e si voltò di nuovo verso di lei. “Grazie, Ingie. E scusa se ti ho urlato.” le disse con meno distacco.

La mora sorrise appena.

Non preoccuparti.” rispose prima di guardarla uscire con il dolore negli occhi.

Non era sicura di vedere un lieto fine per quella storia. Page si era rivelata tremendamente impulsiva e pregò perché stare da sola la aiutasse a riflettere con più razionalità.

Sospirò e si allontanò dalla porta con l'intento di fumare una sigaretta sul balcone.

Era incredibile quante cose stessero accadendo nel giro di poche ore. Si sentiva frastornata e si chiese se tutto quanto fosse un sogno. Aveva bisogno di staccare la spina da tutto e tutti.

Inspirò la prima boccata di fumo, che liberò successivamente con stanchezza. Anche lei si sentiva esausta, come se quel bambino fosse suo, come se la decisione fosse sua. Il fatto era che mai si sarebbe aspettata di affrontare qualcosa di simile con una sua amica e collega.

Poggiò la testa indietro, sul muro e chiuse gli occhi.

In tutto ciò, Tom non si era fatto vedere. Ormai aveva perso le speranze. Aveva immaginato l'avesse fatto solamente per una vendetta personale. Forse doveva cominciare a credere che se lo fosse meritato?

L'improvviso bussare alla porta la riscosse dai suoi pensieri.

Un intimo desiderio si accese ardente dentro di lei, pregando perché dietro quella porta si trovasse solamente una persona.

Gettò la sigaretta e, preso un bel respiro, aprì.

L'istinto fu quello di gettargli le braccia al collo, trascinarlo in stanza e fare di nuovo l'amore. Eppure non si mosse quando si trovò davanti Tom. Lo sguardo serio ma non più furioso come la sera prima le diede una piccola speranza in più.

Oh, bene, mi chiedevo quando ti saresti fatto vivo.” mormorò con la freddezza che non aveva previsto, dandogli nel frattempo le spalle per rientrare in camera, seguita da lui.

Ora avanzi anche pretese?” fu la secca risposta mentre chiudeva di nuovo la porta.

Un minimo di dignità mi è rimasto.” parlò di nuovo per poi fermarsi davanti a lui con le braccia conserte, in attesa. Si scrutarono per istanti che parvero infiniti. Quanto avrebbe voluto saltare la parte dei chiarimenti. Avrebbe voluto di nuovo dirgli che lo amava con tutta se stessa ma non vi riuscì. “Sei stato da solo abbastanza?” gli domandò con sfida.

Sì.”

E hai avuto anche un'illuminazione divina nel frattempo?”

Parlarmi così non ti servirà a niente, lo sai, vero?” Ingie non rispose. “Possibile che non imparerai mai?” l'aveva chiesto con incredibile calma.

Parlo come una che è stata piantata subito dopo il sesso, come una prostituta.”

Se non sbaglio sei stata tu la prima a scappare dalla mia stanza come una ladra, la prima volta che siamo andati a letto insieme.” Ingie si irrigidì. “Direi che siamo pari, no?” fece quindi con sfida.

Non è una fottuta gara.” ringhiò la mora.

No, ma è giusto mettere in chiaro certe cose.” Ci fu un momento di silenzio che Ingie non poté sopportare. Fremeva dalla voglia di toccarlo di nuovo, le mani le prudevano dall'impazienza. “Che cazzo è questo?!” esclamò lui all'improvviso, facendola sobbalzare dallo spavento.

Seguì il suo sguardo, fino a posarlo sul cestino della spazzatura dove aveva gettato momentaneamente il test di gravidanza.

Nulla, è un test.” tagliò corto.

Mi prendi per il culo?!” domandò adirato, guardandola di nuovo con il terrore negli occhi. “Non prendevi la pillola?!”

Puoi dormire su sette cuscini, non è mio.” tagliò corto lei con distacco.

Tom sembrò calmarsi ma non abbandonò l'espressione di sospetto che sostava sul suo viso.

Me lo giuri?” insistette lui, rigido.

Prendo ancora la pillola, non ti preoccupare.”

Non mi hai risposto!”

Lo giuro, Cristo!” Tom tacque per un momento. L'ultima cosa di cui Ingie aveva bisogno in quel momento era una gravidanza inaspettata per la quale non avrebbe nemmeno saputo dire chi diamine fosse il padre. Insinuò le dita fra i capelli e sospirò nervosamente. “Senti, perché sei venuto?”

Se vuoi me ne vado.” la provocò freddamente, facendo per voltarsi ma lei lo fermò immediatamente.

Non intendevo dire questo.” borbottò. “Se sei venuto è perché mi volevi parlare, no?”

Tom si dedicò ad un'ulteriore pausa prima di cominciare a parlare.

Bill mi ha raccontato.”

Ingie sollevò gli occhi al soffitto e portò il viso altrove.

Dio.” sussurrò. “Immagino ti abbia anche detto che sono un'alcolizzata.” cantilenò con cupo sarcasmo.

Gli daresti torto?” sollevò un sopracciglio il moro.

Io non sono un'alcolizzata.” sbottò lei, tornando a guardarlo. “Dimmi un po', è per questo che hai deciso di sbattermi ieri sera?” lo provocò.

No, non è per questo che ho deciso di sbatterti, ieri sera.” ripeté scettico. “Come hai visto, ero incazzato.”

Ti è passata presto l'incazzatura però.”

Non parlare come se avessi fatto tutto da solo.”

Sapevi benissimo che non mi sarei tirata indietro.”

Già, lo sapevo benissimo, dato che tradisci come fosse un hobby.”

Ingie sgranò gli occhi, trafitta da una pugnalata.

Io spero tu non ti stia rendendo conto di quello che dici, Tom, perché se ne fossi consapevole la cosa mi ferirebbe parecchio.” disse cercando di mantenere la calma. La situazione era già abbastanza delicata. “Sai benissimo perché ho tradito Luke.”

Quando? La prima o la seconda volta?” la sfidò lui.

Ora basta, Tom! Lo stai facendo apposta solo per mettermi in difficoltà ma, credimi, mi sento già abbastanza colpevole.”

Com'è che questa storia si ripete sempre? Tu che sbagli e ne sei consapevole. Tu che ti senti colpevole ma non fai mai nulla per non sbagliare di nuovo.”

Ingie sentiva le lacrime accumularsi sui suoi occhi. Mai si era sentita così nuda di fronte a lui. Mai si era sentita così in imbarazzo ed in difficoltà. Le ricacciò immediatamente.

Tu sei colpevole quanto me.” sussurrò e poté vedere il suo viso contrarsi in puro stupore. “Anche tu hai preso in giro Keri.”

Tu non sai cosa c'è fra noi due.” ribatté il chitarrista, colto nel vivo.

Cosa c'è? Solo sesso come era iniziata con me? Non credo, Tom.”

Ci stavamo solo frequentando, lei lo sapeva benissimo che non ero innamorato di lei. E comunque non devo dare spiegazioni a te.”

Perfetto. Nemmeno io, allora.” Per una volta era lei ad avere il coltello dalla parte del manico e se ne sentì momentaneamente sollevata. “Tu perché sei venuto a letto con me?”

Diretta.

Non ti serve saperlo.” rispose lui, glaciale.

Sì, invece. C'ero io su quel dannato letto.” insistette lei.

Vide Tom avvicinarsi lentamente.

E tu?” domandò lui, senza fermarsi.

Ti ho fatto una domanda, desidero una risposta.” si impuntò lei, senza indietreggiare. Voleva dimostrargli che poteva reggere la sua vicinanza. Poteva reggere il suo sguardo e la sua presenza. Lei era forte, al contrario di ciò che pensasse. Visto che non rispondeva, decise di cogliere la palla al balzo. “Io l'ho fatto perché ti amo.” disse senza paura. Lei era sicura dei suoi sentimenti; voleva esternarli senza timore. “Ma lo sapevi già. Ora rispondimi tu.”

Tremava da capo a piedi ed il cuore minacciava di sfondarle il petto. Voleva gettarsi fra le sue braccia; era un desiderio incontrollabile.

Tom era visibilmente colpito dalle sue parole e per un momento sembrò non sapere cosa dire. Forse era sorpreso di udire tanta sicurezza, tanta sfacciataggine da parte sua.

Non è così semplice, Ingie.” sorrise lui amaramente.

Sì che lo è.” ribatté lei convinta. “Tu non vuoi che sia semplice perché non riesci a perdonare quello che ho fatto, non riesci a fidarti più di me.” Il cuore sembrò esploderle. “Ma tu mi conosci. Sarò testarda, sarò orgogliosa, sarò stronza, tutto quello che vuoi. Ma non mento sui miei sentimenti, non l'ho mai fatto.” Le tremò la voce. “Sono colpevole di essermi innamorata di te. Sono colpevole perché se ho fatto tutti i disastri che ho fatto, è stato perché ti amo in un modo che mi fa paura. Io ho paura, Tom.” Una lacrima le sfuggì al controllo. “Ho paura perché non ho mai provato un sentimento così forte per nessun altro. Mi sei entrato nella pelle e mi chiedo come sia possibile. Ho paura perché sento di dipendere da te, sto male senza di te.” Prese un altro respiro. “Ti sto parlando con il cuore in mano, sono priva di difese in questo momento. Vienimi a dire che sto mentendo.”

Vide Tom fremere ed esitare. Sembrava voler fare qualcosa che la sua coscienza gli impediva.

Fallo, qualunque cosa essa sia, pregò mentalmente.

Ancora non riusciva a credere di essere riuscita a confessargli nuovamente il suo amore. Non l'aveva creduto possibile fino a qualche minuto prima. Eppure il sentimento era così forte ed incontenibile che reprimerlo le avrebbe fatto solo male. In quel momento non le importava più niente. C'erano solo lei e Tom, com'era sempre stato.

Posso fidarmi ancora di te?” sussurrò lui ed il suo cuore fece una capovolta. Era una domanda che non si aspettava e vedeva il suo viso tacciato dalla paura, dal timore di una nuova delusione.

Ingie si avvicinò ancora a lui, guardandolo attentamente negli occhi.

Sai che puoi farlo.” mormorò prima che il chitarrista le prese il viso fra le mani e la baciò di nuovo, come impaziente di farlo sin da quando aveva varcato la soglia della sua camera.

Si strinsero forte, quasi fino a farsi male a vicenda, continuando a baciarsi come non l'avevano mai fatto prima di allora.

Ingie credeva si trattasse di un sogno. Dovette dirsi più volte che era la pura realtà e le venne da piangere solamente pensando a tutto il dolore che aveva passato e a quanto tempo si erano tenuti lontani a vicenda, ignorando completamente i loro sentimenti.

La fece indietreggiare appena, fino a farla cadere sul letto, con lui sopra.

Si era resa conto che continuare a mentire con lui, con gli altri, ma soprattutto con se stessa avrebbe solamente peggiorato le cose. La sincerità, per quanta paura potesse fare alle volte, era ciò che poteva ripulirla da tutto il fango che si era gettata addosso con le sue stesse mani.

Di nuovo nudi, i loro corpi si strinsero caldi ed impazienti, come fossero destinati ad appartenersi.

Tom era di nuovo lì con lei, come aveva desiderato intimamente per tutti quei mesi. Era di nuovo lì a stringerla, a proteggerla, a ricoprirla di baci ed attenzioni, ad amarla come solo lui sapeva fare.

Le sue labbra morbide a contatto con la pelle la facevano sorridere e sospirare in pura estasi. E quella volta, quando i loro corpi tornarono ad unirsi, non vi era rabbia o frustrazione. Quella volta vi fu solo amore.

A confermarlo, un ti amo sussurrato al suo orecchio.





***





Le braccia di Tom ancora la avvolgevano protettive. Il suo respiro tranquillo le solleticava l'orecchio. I loro corpi, ancora scossi dalla passione consumata poco prima, bruciavano a contatto. Le gambe intrecciate fra loro, gli animi sereni. Aveva sempre adorato quei momenti con lui.

E ancora non le sembrava reale.

Noto con piacere che non hai perso il vizio di infilzarmi la schiena con le unghie.”

Ingie, rossa in viso, gli schiaffeggiò forte il braccio, facendolo ridacchiare.

È la cosa più romantica che ti sia venuta in mente da dirmi?” obiettò cercando di assumere il broncio, rovinato però dal piccolo sorriso che non accennava a svanire.

Quello stesso sorriso spensierato ed incontrollato che da mesi aveva visto dissolversi.

Ma tu lo sai che non sono romantico.” la stuzzicò lui, divertito.

La mora sospirò, poggiando meglio la tempia contro la sua spalla. Il braccio attorno al suo addome.

Pensa che io volevo dirti che le tue prestazioni sono anche meglio.” lo prese in giro. Poté immaginare la sua espressione fiera e soddisfatta di tale complimento. “E la continua palestra ti fa molto bene, devo dire.”

Grazie.” rispose, gongolando.

Ingie stette in silenzio in attesa.

Oh, andiamo!” esclamò poi, senza riuscire a trattenersi. “A questo punto mi aspettavo qualche complimento anche da parte tua.” si lamentò come una bambina.

Fai i complimenti solo per riceverne?” ridacchiò lui, facendola sbuffare. “Ma lo sai già quanto io apprezzi il tuo sedere.” Ingie era sconvolta. “E darei anche un nove politico alle tue tette.”

La mora fece per allontanarsi da lui.

Basta, sei un idiota.” borbottò sotto le risate del ragazzo che cercava di tenerla ferma. “Staccati.” gli ordinò.

Tom, senza smettere di ridere, la sovrastò nuovamente con il suo corpo, immobilizzandole le braccia.

Mi mandi via dopo che hai fatto di tutto per riavermi?” la stuzzicò con un sorriso sghembo.

Come se avessi dovuto pregarti.” ribatté lei con sarcasmo.

Beh, sapevo che eri ancora sensibile alla mia incredibile bellezza.”

Prima che potesse controbattere, la baciò di nuovo. Entrambi erano scossi dalle risate.

Ad Ingie era mancato quel loro meraviglioso rapporto, fatto di scherzi, battutine, provocazioni ma tanto affetto ed amore. Forse stava riuscendo ad acquisire nuovamente quel senso dell'umorismo che non aveva più esternato da quando stava con Luke. Questo perché Tom era come lei; Tom stava allo scherzo ed era il primo a farne. Oltre ad essere uomo, aveva conservato quella parte di bambino che non era mai morta.

Con Luke non era la stessa cosa.

Tom.” mormorò all'improvviso, mentre il moro continuava a mordicchiarle le labbra e carezzargliele con le proprie.

Mmh.” mugugnò lui senza smettere.

Cosa farai con Keri?” gli domandò timorosa.

Lui si fermò solamente per guardarla negli occhi.

Le parlo stasera.” rispose.

Non le dire di me.” disse subito la ballerina. Tom aggrottò la fronte, contrariato. “Ti prego, non voglio che si creino problemi fra di noi. Almeno fino alla fine del programma.”

Il chitarrista sospirò appena, scompigliandole ulteriormente i capelli.

D'accordo.” si arrese. “Non riusciamo mai a vivere la nostra storia in pace.”

Ingie sorrise e gli carezzò il viso con una mano.

Abbiamo tempo.”

Tom le stampò un altro bacio sulle labbra, fino a quando non le pose l'ultima domanda cui avrebbe voluto rispondere.

E Luke?”

Ingie si incupì.

Ti chiedo solo un po' di tempo.” mormorò e Tom sbuffò sonoramente.

Ecco.” brontolò, spostandosi da sopra di lei, per tornare a pancia in su, sul materasso.

Ingie si affrettò ad avvicinarglisi e posargli una mano sul petto.

Ti giuro che gli parlo ma voglio farlo con calma. Non è facile come può esserlo per te con Keri.”

Solo perché lo dici tu.” ribatté lui fissando il soffitto.

Solo perché mi ha proposto di sposarci nemmeno una settimana fa.” Tom si voltò basito a guardarla. “Già.” sospirò lei a quella muta domanda. “Ti chiedo solo di darmi il tempo di trovare le giuste cose da dire, così da non fargli dare di matto, per quanto possibile.”

Tom sembrò sul punto di cedere.

Quanto tempo?” mise in chiaro.

Poco.” disse lei, vaga.

Non era sicura di riuscire a lasciare Luke nel giro di un minuto. Non sapeva quanto tempo vi avrebbe impiegato ma non voleva innervosire ulteriormente Tom. Non ora che gli aveva detto di fidarsi di lei.

Il punto era che lasciare Luke non poteva essere per nulla facile. Gli voleva disperatamente bene e fargli un altro torto così grande era l'ultima cosa che desiderava per lui.

Questo tuo poco mi da da pensare.”

Fiducia, giusto? È questo che avevamo detto.”

Tom la guardò ancora qualche istante negli occhi come volesse assicurarsi fosse sincera, poi le portò una mano dietro alla nuca per avvicinarsela e baciarla di nuovo sulle labbra.

Mi sto fidando, Ingie.” sussurrò, serio, come per metterla in guardia.

Sapeva che da quel momento non avrebbe dovuto vacillare nemmeno per un secondo.

Qualcosa le diceva che non sarebbe stata una passeggiata.

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Capitolo 12
*** One way or another/Epilogue ***


aaaaaaaaaaaa


Twelve
One way or another





Le goccioline d'acqua tiepida gli colavano ancora lungo la schiena ed un sorriso spensierato sostava sul suo viso, come impossibilitato a svanire. Abbandonata la stanza di Ingie, era tornato nella sua per farsi una doccia e rilassarsi sotto il suo getto caldo.

Si sentiva incredibilmente leggero, come se tutti i suoi problemi e tutte le sue paranoie fossero di punto in bianco scomparse. La relazione con Ingie non era partita nei modi migliori ed avevano ancora innumerevoli cose da risolvere fra loro ma lui aveva ricominciato a credere in loro. Forse perché non aveva mai letto tanta sincerità in quegli occhi lucidi che amava tanto. Questa volta aveva deciso di crederle, se l'era imposto, perché l'amava immensamente.

L'improvviso bussare alla porta lo fece sorridere ulteriormente e pregò che fosse lei. Avevano passato talmente tanti mesi separati che aveva bisogno di recuperare il tempo perso, assieme a lei.

Andò ad aprire la porta ed un'espressione sorpresa sostituì il sorriso.

Hey.” sorrise Keri, entrando in camera, come ormai era abituata a fare, senza permesso. “Che fai?” gli domandò, osservandolo da capo a piedi.

Nulla, facevo una doccia.” rispose lui, richiudendo la porta.

Si sentiva in difficoltà e le mani avevano preso a prudere inaspettatamente. Avrebbe giurato fosse più semplice mettere le cose in chiaro, eppure ora aveva incredibilmente paura di dirle la verità.

Sì, lo vedo.” ridacchiò lei, alludendo all'asciugamano in vita. “Oggi non abbiamo avuto tempo di stare insieme come si deve.” mormorò poi, timida.

Beh, siamo stati un po' al bar.” provò lui con un mezzo sorriso.

Fremette quando la vide avvicinarsi.

Sì ma io volevo anche stare un po' da sola con te. Come si deve.” Parve in imbarazzo nell'ammettere quelle cose. “Non mi hai dato nemmeno un bacio per tutto il giorno.”

Tom si sentì in difficoltà.

Ehm.” si schiarì la voce, allontanandosela appena, prima che potesse baciarlo sulle labbra. Lo sguardo di Keri era quasi scioccato. Le sorrise insicuro e si allontanò, fino a sedersi sul letto. “Ascolta, Keri, ti devo parlare.”

La bionda sorrise tristemente.

Sapevo che, prima o poi, il momento brutto sarebbe arrivato.” sussurrò.

Siediti qui, per favore.” fece lui il più dolcemente possibile, battendo una mano sul materasso, di fronte a lui. La ragazza, come un'automa, ubbidì per poi attendere. “Credimi, mi sento davvero male a dirti questo ma... Devo farlo per il tuo bene.” fu la premessa. “Tu sai che ho voluto mettere in chiaro fin dall'inizio che sono uscito da una storia travagliata e che ci sono stato davvero male.” Keri annuì lievemente. “E sai anche che non ho voluto mai illuderti con false speranze. Ti ho sempre detto che non ti amavo e che non potevo sapere se l'avrei mai fatto. Frequentarti è stato bello, credimi. Sei una persona piacevole, speciale a mio parere. Mi hai dimostrato di non avere fretta, mi hai dato il mio tempo, non mi hai fatto pressione e per questo ti ringrazio, non è da tutti.” Sospirò. “Il punto è che mi sono reso conto che fra noi non può andare perché purtroppo non sono innamorato di te.” concluse.

Vide il viso di Keri contrarsi in una smorfia di dispiacere.

Ma avevi detto che magari col tempo...” provò, timidamente.

Non può andare perché sono ancora innamorato di lei, Keri.” la interruppe, chiarendo. Keri sembrò ricevere un pugno allo stomaco e Tom si sentì malissimo. Odiava dover allontanare una persona, se questa non gli aveva fatto nulla di male. Si sentiva in colpa perché tutto era dipeso da lui. “Mi spiace ma non mi va di portare avanti questa cosa per poi abbandonarti più avanti, facendoti stare ancora più male. È meglio chiarire prima che sia troppo tardi, prima che tutto ciò diventi troppo serio per tornare indietro. Lo capisci?”

Gli si strinse il cuore quando vide una lacrime scorrere lungo la guancia della ballerina, che scacciò immediatamente annuendo. Odiava vedere una ragazza piangere.

Sì, lo capisco.” mormorò lei con voce tremante. “Ti ringrazio per essere stato sincero e per aver messo in chiaro le cose fin da subito.” Deglutì a fatica. “Ora però, scusami, non riesco a stare ancora qui.” sorrise in difficoltà, alzandosi velocemente dal letto, asciugandosi le lacrime come poteva. “Devo stare da sola e metabolizzare. Per quanto io capisca che sia giusto, non riesco a non...” Si bloccò, probabilmente per un singhiozzo che riuscì a reprimere. “Insomma...” sospirò, in difficoltà e Tom sorrise appena, comprensivo.

Non ti preoccupare, Keri. Non mi devi dare spiegazioni, è comprensibile.” fece con gentilezza.

Era incredibilmente dispiaciuto.

Keri annuì ancora, prima di alzarsi dal materasso e dargli le spalle. Tom si affrettò ad accompagnarla alla porta.

Comunque grazie.” mormorò lei, prima di aprirla. “Mi hai dato modo di ricredermi un po' sul genere maschile. Avevo perso completamente la fiducia. Sono contenta esistano ancora ragazzi come te.” La voce le tremava incredibilmente e se non fosse corse immediatamente via, immaginava sarebbe scoppiata a piangere contro la porta. “Ciao.” concluse prima di uscire velocemente.





***





I giorni seguenti forse furono anche più duri. Ingie e Tom erano incredibilmente felici, passavano le ore a coccolarsi ed a recuperare tutto il tempo perso. Eppure, il fatto di doversi ancora nascondere fu devastante.

Amanda aveva accolto la notizia con entusiasmo ma non si era risparmiata dal mettere in guardia Ingie sul fatto di lasciare Luke il prima possibile. Ingie, dal suo canto, era sempre più restia all'idea e ciò le faceva paura. Da una parte aveva timore di lasciarlo, dall'altra sentiva la pressione di Tom e non voleva deluderlo di nuovo. Quella volta avrebbe dovuto fare molta attenzione a giocare bene le sue carte se non voleva che se ne andasse di nuovo. Non poteva permetterselo; non ora che stavano finalmente bene, di nuovo insieme. Non voleva rovinare tutto di nuovo, come sempre.

Bill aveva preso la notizia nel migliore dei modi. Dapprima distaccato, l'aveva poi stretta a sé con l'affetto che ricordava, quello che aveva sempre riservato a lei. Ed era inutile dire quante lacrime fossero sgorgate dai loro occhi, sotto lo sguardo sereno di Tom. Anche loro si erano concessi del tempo per recuperare il loro rapporto, le loro chiacchierate, i loro scherzi.

Ingie non credeva possibile stesse accadendo tutto ciò. Le sembrava di essere stata catapultata nuovamente al periodo in cui alloggiava allo studio di registrazione, a Berlino. Si sentiva pervasa da una nuova felicità, una felicità che con Luke non aveva mai provato. Una felicità così forte da farle venire voglia di piangere.





***





Page sembrava distrutta. Ingie la scrutava con sospetto, durante le prove, come per capire che diamine le passasse per la testa. Non le aveva più parlato dal giorno in cui avevano scoperto della sua gravidanza. Non sapeva se avesse mantenuto l'intenzione di non rivelare nulla ad Anthony, non sapeva se avesse continuato a pensare all'aborto, o peggio, non sapeva se l'avesse già portato a compimento. Quell'ultimo pensiero le aveva fatto gelare il sangue. Le profonde occhiaie, il viso sbattuto, la stanchezza, la tristezza negli occhi erano sintomi che potevano significare qualunque cosa. La vedeva faticare nel portare a termine una singola coreografia, nel fare cose che nella completa normalità avrebbe realizzato senza problemi.

Milo, dal suo canto, pareva più sereno del solito. Probabilmente la notizia dell'allontanamento fra Tom e Keri l'aveva incentivato seppur in piccola parte. Forse era riuscito a vedere quella piccola speranza che da sempre aveva ignorato. Ingie non smetteva nemmeno per un secondo di dargli forza e coraggio; avrebbe gioito dal profondo del cuore per una loro ipotetica relazione.

Ty sembrava particolarmente tranquillo e nessuno sapeva se avesse già chiesto a Jane di sposarlo ma dell'anello al dito nessuna traccia. Ingie si era chiesta il motivo.

Sid, di tanto in tanto, mandava loro messaggi incoraggianti, in cui faceva anche loro sapere di tutti i suoi progressi con il centro di riabilitazione. Roy gli aveva dato forza manifestando la propria volontà di riaverlo nella compagnia una volta portata a termine la terapia.

Ingie credeva di trovarsi in un mondo parallelo dove tutto era ovattato e quasi surreale. Ancora si chiedeva se tutti quei cambiamenti fossero reali.





***





Aveva deciso di parlarle. Doveva assolutamente sapere ed il silenzio da parte della ragazza era snervante.

A grandi passi, raggiunse la porta della stanza di Page e con vigore bussò, in attesa. Quando i secondi passarono senza alcuna risposta, bussò di nuovo, nervosa.

Nulla.

Si passò una mano alla fronte lievemente umida. Aveva visto Anthony in giardino, motivo per cui non potevano essere assieme. Dove diavolo poteva essere?

Cominciò a respirare in maniera irregolare mentre componeva il numero di telefono della bionda. Anche quello squillava a vuoto.

Cristo.

Aveva paura che la ballerina avesse preso la terribile decisione. Per quanto diritto avesse nel farlo, Ingie non riusciva ad accettarlo. Forse perché in mezzo a tutto quell'apparente dolore, aveva letto anche una piccola luce di amore negli occhi azzurri di Page. Forse una piccola nota di orgoglio aveva pervaso quelle iridi prima di giungere alla realizzazione del problema.

Doveva trovare Tom.

Si voltò e prese a camminare velocemente nella direzione opposta, fino a che quasi non sfondò la porta del ragazzo, il quale le aprì in semplici pantaloni da ginnastica.

Ti devo chiedere un favore.” esclamò di fretta facendogli aggrottare la fronte.

Che succede? Mi fai preoccupare.” mormorò lui.

Devi accompagnarmi subito in ospedale.” spiegò nervosamente.

Il ragazzo sgranò gli occhi.

Che cos'hai?” domandò in ansia.

Io nulla, posso spiegarti in macchina perché ho paura di non fare in tempo.”

Tom corse in camera ad indossare una maglia ed una giacca, poi uscì di corsa, dietro la mora. Gli sguardi curiosi dei ragazzi, al piano terra, furono inevitabilmente snervanti ma riuscirono ad evitare domande con una certa abilità. Quando Tom mise in moto, Ingie provò a richiamare Page.

Ancora nulla.

Mi spieghi cosa sta succedendo?” chiese a quel punto Tom, concentrato sulla strada che sfrecciava veloce sotto di loro.

Ricordi il test? Era di Page.” spiegò lei, in ansia.

Odiava correre in macchina, stava male e le riportava alla mente solo brutti ricordi, ma ciò che doveva assolutamente fare l'aiutava a mantenere la giusta lucidità.

Page è incinta?” fece lui, colpito.

Sì ma vuole abortire. Non risponde al telefono e non è da nessuna parte. Credo sia andata in ospedale senza dire niente a nessuno. Nemmeno Anthony lo sa.”

Che cosa?”

Già. È fuori di sé, non è lucida. Io ho paura possa pentirsene. Dice di non avere le basi per crescere una vita ma io ho visto la sua espressione, Tom. Io so che vuole questo bambino.” Sfrecciarono a tutta velocità fra le altre macchina, fino ad arrivare a destinazione. Quando scesero dall'auto, entrambi corsero in ospedale dove una fila di dottori o infermiere cercarono di fermarli. “Mi scusi, è urgente. Devo raggiungere una mia amica.” spiegò Ingie con calma fino a che non riuscì a farsi dire il reparto interessato.

In nemmeno un minuto lo raggiunsero.

Aveva paura fosse tropo tardi ma in lontananza vide un cespuglio di capelli biondi, in sala d'attesa, in completa solitudine. Ingie fece un sospiro di sollievo e prese ad avvicinarsi con calma, seguita da Tom.

Non appena Page sollevò gli occhi su di loro, li sgranò.

Che cosa fai qui?” domandò agitata. “E lui?” indicò poi il chitarrista.

Mi ha accompagnato in macchina. Dovevo fare presto.” spiegò la mora. “Sapevo di trovarti qui.” sorrise appena.

Page distolse lo sguardo, forse imbarazzata.

Non volevo accadesse quello che invece sta accadendo.” borbottò senza celare l'ansia.

Perché, credi che non me ne sarei accorta?” fece Ingie per poi sedersi accanto a lei. Tom rimase in piedi, vicino a lei. “Page, sei veramente consapevole di ciò che stai facendo?” le domandò con calma. La bionda non rispose; deglutì semplicemente. “È vero, forse questo bambino non ha le basi migliori per venire al mondo, ma tu lo vuoi disperatamente, te lo si legge negli occhi.” Li vide farsi lucidi. “Tu sei davvero pronta a rinunciare ad una cosa simile? Sei davvero pronta a portarti dietro questo peso per tutta la vita? La perdita di un lavoro si può superare, quella di un figlio no, Page.”

Vide una lacrime scorrere lungo la guancia della bionda.

Te l'ho già detto, siamo giovani ed inesperti.” spiegò con voce tremante.

E con questo? Pensi che tutte le mamme abbiano cominciato da esperte? Si impara solo vivendo, ormai dovresti saperlo.”

Non è solo una questione di talento naturale. Io parlo anche dal punto di vista materiale.”

Tutti hanno ricevuto un aiuto, bene o male. Avete dei genitori che inizialmente vi possono dare una mano. Voi avete il tempo di trovare un lavoro migliore e mettere da parte i soldi necessari. Tutti hanno fatto sacrifici per i propri figli, non sareste né i primi né gli ultimi.” Si prese un momento di pausa prima di riprendere il discorso. “Odiassi i bambini, non volessi figli nella vita, capirei benissimo. Ma tu già ami questo bambino. Non fare cazzate, Page, ti prego.”

Page non riuscì a trattenere un singhiozzo.

Ho paura.” mormorò, asciugandosi le lacrime con dita tremanti.

Chi non ne ha avuta?” sorrise Ingie, comprensiva. “Ti prego, Page.”

La porta di fronte a loro si aprì, facendoli sobbalzare.

Page Evans?” chiese l'infermiera. Page annuì spaurita. “È il suo turno.” le comunicò con incredibile controllo.

Il cuore di Ingie prese a battere all'impazzata.

Page.” la chiamò con ansia. La bionda stette immobile per qualche attimo. Ingie cominciò a sperare. “Page.” ripeté fino a che non la vide sospirare appena, sollevandosi dalla sedia.

Ingie aggrottò al fronte confusa quando Page si girò verso di lei con un sorriso amaro sul volto.

Grazie, Ingie. Sei una grande amica.” sussurrò prima di seguire l'infermiera in sala.

Page!” esclamò Ingie, sollevandosi di scatto dalla sedia.

Mi scusi, signorina, lei non può entrare.” la fermò la donna, prima di chiudere la porta.

Ingie era immobile davanti alla porta con occhi sgranati. Le mani le tremavano, il cuore ancora batteva furioso nel petto. Era semplicemente incredula.

Dio.” sentì mormorare Tom alle sue spalle, prima che poggiasse le mani sulle sue. “Ingie...”

Io non ci credo.” soffiò quasi scioccata. “Io... Io credevo... L'hai vista, sembrava quasi convinta!” esclamò cominciando a percepire le lacrime calde scorrere lungo le guance.

Tom la prese forte per le spalle e la fece girare verso di lui.

Ingie.”

No, lei... Lei aveva cambiato idea!”

Pronunciava frasi sconnesse ma il chitarrista si fece più vicino, scuotendola appena.

Ingie, tu hai fatto il possibile. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere. Ma la decisione rimaneva sua.” cercò di spiegarle con dolcezza. “Non puoi farci nulla.”

No, Tom, non è così che deve andare!”

Ingie, se non si sente di crescere questo bambino, noi non possiamo fare nulla. Tu non hai nulla da rimproverarti, ci hai provato fino all'ultimo. Alla fine è una sua scelta e deve farci i conti, prima o poi.” Le prese il viso fra le mani e lo carezzò, scostandole i capelli. “Capito?” le baciò la fronte. “Non sentirti in colpa. Tu ci hai provato in tutti i modi e lei l'ha apprezzato.”

Se ne pentirà.” chiuse gli occhi, brucianti.

Può darsi. Ma quello purtroppo sarà qualcosa che dovrà affrontare solo lei. Sai meglio di me quanto certe decisioni debbano farti fare i conti con la realtà.” Ingie sbuffò, asciugandosi le lacrime, quando sentì le braccia di Tom avvolgerla. Rifugiò il viso sul suo petto. “Dai. La aspettiamo qua fuori.” le disse prima di darle un altro bacio sui capelli.





***





Non seppe dire quanto tempo passò, sapeva solo che l'attesa fu devastante. Seduti in sala d'aspetto, Tom l'aveva stretta a sé per tutta la durata dell'intervento. Ingie aveva smesso di piangere da un bel pezzo ma la delusione ed il dolore erano ancora lì, vivi. Non credeva possibile che Page avesse portato a termine la sua decisione. Non dopo quel breve momento di esitazione che le aveva letto negli occhi.

Quando la porta si aprì di nuovo davanti a loro, si alzarono immediatamente in piedi. Una fitta le attraversò il cuore non appena vide uscire una Page a dir poco distrutta. Le si avvicinò e la strinse immediatamente a sé senza ricevere risposta. Era un'automa.

Andiamo.” fu la sola cosa che si sentì di dire poiché il magone era tornato a farle visita.

Tom si tolse la giacca e la poggiò sulle spalle della bionda prima di uscire dall'ospedale. Quando arrivarono alla macchina, Page si sdraiò sui sedili posteriori ed Ingie restò con lei, con la sua testa sulle gambe. Per tutto il tempo le carezzò i capelli e poté osservarla reprimere le lacrime, con gli occhi chiusi.

Nessuno disse una parola fino all'arrivo in hotel.

Non voglio vedere Anthony.” mormorò all'improvviso Page, di nuovo seduta ma lo sguardo ancora fisso nel vuoto e del tutto spento.

Ingie e Tom si scambiarono un'occhiata.

Passiamo dal retro.” le disse Ingie con delicatezza, aiutandola a scendere dall'auto.

Io passo da qui, almeno lo tengo un po' occupato.” fece Tom.

Grazie.” mormorò la mora, grata del suo aiuto.

Accompagnare Page in stanza non fu facile. La bionda sembrava intenzionata a lasciarsi andare, senza scopo nella vita e Ingie sapeva si trattasse dei sintomi post-aborto. Quello che sperava con tutto il cuore era che non si presentasse la depressione.





***





Passò una settimana. Page pareva avesse superato per quanto possibile l'accaduto, benché non mancassero sguardi tristi e malinconici, di tanto in tanto. Anthony, ovviamente, non aveva saputo nulla ed Ingie si chiese come la ragazza avesse fatto a nascondere una verità così grande ed a fingersi felice come sempre. Si chiedeva cosa le dicesse la mente, se provasse sensi di colpa nonostante tutto. Eppure sembrava forte, sembrava decisa ad ingoiare il groppone. Una cosa che le aveva chiesto era di non parlare mai più dell'accaduto ed Ingie non aveva potuto fare altro che rispettare la sua scelta.





***





Mancava solamente una settimana alla fine del programma e tutto sembrava così strano ed incredibile. Ingie non poteva ancora capacitarsi di quanto dolore avesse provato durante quell'esperienza e solo ora cominciava a godersela, assieme a Tom. Luke non si era ancora fatto vedere e non sapeva nemmeno quando l'avrebbe fatto, poiché non le aveva riferito nulla.

Quella sera una nuova esibizione l'aveva attesa. Quella sera aveva finalmente ballato davanti a Tom senza paura di guardarlo negli occhi. Quella sera aveva ballato per lui. Vi era stato un momento solamente loro, in cui si erano scrutati con tutto l'amore che provavano l'uno per l'altra. Il pubblico era svanito improvvisamente e tutto era parso più facile e sereno.

A fine puntata, tutti i ballerini erano tornati in camerino, pronti per rivestirsi e tornare in hotel. Amanda finalmente era tornata e quella volta assieme a Lily e David, per la felicità della mora. Rivedere la bambina fu per lei quasi incredibile; era cresciuta nonostante non la vedesse da poco tempo. Tom l'aveva tenuta in braccio ed Ingie non aveva potuto fare a meno di osservarlo con adorazione. E si sorprese quando si ritrovò a pensarlo nelle vesti di genitore, con un loro ipotetico bambino. Aveva cancellato immediatamente quell'immagine ma l'idea non le era dispiaciuta.

Improvvisamente, passandole accanto, il chitarrista le sussurrò all'orecchio “bagno”. Probabilmente avrebbe voluto passare qualche minuto solo con lei, lontani dagli altri che non avrebbero dovuto conoscere la verità, almeno per il momento.

Si affrettò a raggiungere la destinazione e non fece in tempo ad aprire la porta che Tom l'aveva già trascinata dentro richiudendo la porta. Ridacchiò quando prese a baciarla con dolcezza.

Noto con piacere che non riesci a starmi lontano per più di due minuti.” mormorò lei sulle sue labbra.

Anche tu morivi dalla voglia di stare sola con me, te lo leggevo in faccia.” la stuzzicò lui, mordicchiandola.

La tua faccia tosta è degna di nota.”

Lo so.”

Scese a baciarle il collo, carezzandole una gamba con la mano, mentre con l'altra la stringeva a sé.

Ingie sentì un brivido percorrerle la schiena.

Tom.” lo avvertì con tono severo. “Primo, siamo in un bagno pubblico, sarebbe disgustoso. Secondo, gli altri ci darebbero per dispersi.”

Lo sentì sbuffarle sulla pelle.

Rovini sempre tutto.” borbottò per poi guardarla negli occhi, deluso.

Beh, sarebbe stato molto romantico effettivamente.” commentò lei con sarcasmo. Gli stampò un bacio sul pomo d'Adamo, facendolo deglutire. “Sai, adoro vedere come ti comporti con Lily.” sorrise poi, incapace di nasconderglielo.

Lo vide sorridere a sua volta, forse lievemente in imbarazzo.

Da quando è nata, mi sono accorto che mi piacciono i bambini.” ammise, grattandosi la nuca con fare impacciato. “Adoro coccolarla.”

Ingie lo abbracciò, chiudendo gli occhi. Si lasciò stringere e sorrise.

Sembri un'altra persona con lei.” sussurrò. “Potrei farci l'abitudine.”

Lo sentì ridere appena, sotto il suo viso.

Niente bambini per ora.” esclamò divertito ed Ingie arrossì immediatamente.

Nemmeno ci pensavo.” mentì senza staccarsi da lui.

Voi donne siete pericolose quando cominciate a parlare dei bambini degli altri.”

Tranquillo.” borbottò lei. Rifletté per qualche istante prima di parlare di nuovo. “Hai detto per ora.”

L'ho detto.” confermò lui. Ingie sollevò lo sguardo su di lui con aria interrogativa. “Beh, prima o poi dovrò smettere di fare il Playboy.” sdrammatizzò, facendola sorridere.

Sarà meglio tornare. Non vorrei si insospettissero.” decise di cambiare discorso la mora.

Torno prima io.” disse Tom.

Perché, di grazia?”

Perché voi ragazze avete bisogno di due vite per uscire dal bagno ogni volta, quindi è più credibile.” Non fece in tempo a ribattere che il chitarrista riprese a baciarla con trasporto. “Ti amo.” sussurrò ed il suo cuore fece una capovolta.

Non era abituata a sentirselo dire così all'improvviso. Tom era in grado di sorprenderla ogni volta. Era in grado di emozionarla in ogni momento. Da giocoso, diveniva improvvisamene serio e dolce. Era un ragazzo dalle mille sfaccettature ed era una cosa che lei adorava.

Anche io.” rispose come un'automa, prima che lui uscisse dal bagno.

Cercò di far tornare a battere il suo cuore in modo tale da non rischiare l'infarto e, dopo aver atteso qualche attimo, uscì anche lei. Quella situazione era decisamente difficile da tenere nascosta.

Improvvisamente, il mondo le crollò addosso. Si era immobilizzata poco prima di varcare la soglia del camerino: Luke era di fronte a lei, che chiacchierava animatamente con Ty. Non appena la vide, si illuminò in un gran sorriso e le venne in contro per baciarla e stringerla a sé. Tom vide tutto.

Mi sei mancata.” sussurrò al suo orecchio, senza lasciarla andare. Le venne da vomitare. Si sentiva così schiacciata dai sensi di colpa che sentiva di sporcarlo solo con la sua vicinanza. “Sorpresa? Non ti avevo detto apposta del mio arrivo. Volevo non te lo aspettassi.” le disse entusiasta, tornando a guardarla negli occhi.

Beh, sai come sorprendermi.” mormorò lei incerta, cercando con la coda dell'occhio la figura del chitarrista.

Questo aveva preso a parlare con Bill, David e Amanda facendo finta di nulla.

Sarei dovuto venire per l'ultima puntata ma sono riuscito a farmi dare una settimana. Così stiamo insieme e torno in America con te.”

Perché sei così perfetto? Si chiese nella testa. Forse era proprio quello che non l'aveva fatta innamorare di lui ma solo sviluppare un forte affetto. Era l'eccessiva perfezione in tutto ciò che faceva. Era buono; forse troppo. Tom invece era pieno di difetti ma lei li amava, uno ad uno. Erano anche quelli che lo rendevano speciale, che lo rendevano il suo Tom.

Mi sembra una buona idea.” si sforzò di sorridere lei.

È un'ottima idea!” esclamò lui per poi stamparle un altro bacio sulle labbra.





***





Aveva finto di dormire, una volta a letto, apposta per non far venire qualche strana idea a Luke. Sapeva che lui avrebbe avuto intenzione di recuperare il tempo perso con lei ma, ovviamente, non se la sentiva. Non aveva nemmeno avuto occasione di dare a Tom la buonanotte e ciò l'aveva disturbata perché non sapeva di che umore l'avesse lasciata. Luke si era chiuso in bagno e lei ne aveva approfittato per fingere di dormire.

Non appena lui uscì, si infilò sotto le coperte accanto a lei. Ingie rimase immobile con il cuore impazzito. Non sapeva cosa sarebbe accaduto e pregò perché non prendesse l'iniziativa come sempre: non poteva farlo di nuovo pensando a Tom. Ma le sue preghiere evidentemente non vennero ascoltate.

Il ragazzo aveva preso a carezzarle un fianco e non passò molto prima che le posò le labbra sul collo.

Luke.” mormorò lei ma lui non si fermò. “Luke, sono stanca.” provò mentre lui la voltava con il busto verso l'alto.

Ma è tanto che non stiamo insieme.” ribatté lui, continuando a baciarla ora sul collo, ora sulle labbra.

Lo so ma stasera non me la sento.” insistette lei. “Ti prego, Luke.” ripeté decisamente più ferma, cosa che lo portò a staccarsi da lei, basito.

Che cos'hai?” le domandò sospettoso.

Niente, sono solo stanca, davvero. Sai come sto dopo le puntate.”

Come vuoi.” borbottò lui, dandole le spalle.

Non si mosse più.

Ingie si sentiva uno straccio.





***





Avevano deciso di prendere un caffè tutti insieme, proprio come una volta. Si erano accorti di aver trascorso tanto tempo a lavorare ma non a divertirsi.

Ingie, Ty, Milo, Adam, Page e Keri, sedevano al tavolo, intenti a chiacchierare fra di loro con trasporto.

La mora adorava quei momenti; riteneva fossero necessari in un gruppo.

Page faceva il possibile per comportarsi nella maniera più naturale e spensierata possibile; Keri sembrava anche lei intenzionata a dimenticare Tom una volta per tutte, nonostante fosse palesemente arduo per lei; Adam aveva finalmente accettato l'eterosessualità dei gemelli ed aveva immediatamente spostato la propria attenzione sul barista sexy – probabilmente etero anche lui; Ty alla fine non aveva dato l'anello di fidanzamento a Jane. Aveva deciso fosse troppo presto ma soprattutto si era accorto di quanto sbagliata lei fosse per lui, così le aveva chiesto una pausa. Inutile dire con che velocità lei aveva insinuato fosse colpa di Ingie. Infine vi era Milo. Milo non aveva superato l'intera vicenda di Keri. Ancora una piccola parte di lui sperava che lei aprisse gli occhi e lo notasse; eppure ciò non era ancora accaduto. Si era detto di avere pazienza, ma la pazienza cominciava a vacillare.

Tutti in quella compagnia avevano avuto le loro esperienze, i loro dolori – incluso Sid – e tutti avevano visto la propria vita evolversi in qualche strana direzione che probabilmente nessuno avrebbe mai immaginato. Ecco cosa li accomunava e li rendeva ancora più forti di prima.

Ingie pregò perché quella quiete fra loro mai svanisse.





***





Vieni da me, ti devo parlare.


Quel messaggio non prometteva nulla di buono. Qualcosa dentro di lei aveva cominciato a macchiarsi di paura e non era sicura di voler sapere cosa il chitarrista avesse da dirle. Si voltò verso il letto ed adocchiò Luke dormire, davanti alla televisione accesa. Erano solo le quattro del pomeriggio ma il fuso orario l'aveva destabilizzato.

Senza fare troppo rumore, uscì dalla stanza e si affrettò a raggiungere quella di Tom. La fece entrare senza nemmeno salutarla.

Mettiamo le cose in chiaro, giusto per sapere.” esordì il ragazzo con serietà mentre richiudeva la porta alle sue spalle. “Quanto deve andare avanti questa storia?” domandò osservandola attentamente negli occhi.

Quale storia?” si finse ignara lei.

Non prendermi per il culo, sai benissimo quale storia.” tagliò corto lui. “Per quanto tempo ancora dobbiamo giocare agli amanti, mentre tu continui la tua bella storia con Luke?”

Ti ho chiesto un po' di tempo.”

Di tempo te ne ho dato anche troppo. Quando mi hai chiesto del tempo pensavo una giornata andasse più che bene. Non credevo questo includesse anche una notte insieme. Io come faccio a stare tranquillo?”

Tom, tu devi stare tranquillo. Ti ho giurato che avresti potuto fidarti nuovamente di me.”

Tom si prese qualche attimo prima di proseguire.

Guardami negli occhi, Ingie.” la sua voce tremava. “Avete fatto sesso?” fu la domanda diretta che la spiazzò.

No, Tom.” si affrettò a chiarire sorpresa, avvicinandosi lievemente a lui. “Lui ci ha provato ma io l'ho respinto con una scusa, te lo giuro.” spiegò con un piccolo sorriso, sperando di tranquillizzarlo.

Il chitarrista si passò una mano sul viso.

Possiamo fare in modo che non ci provi più?” chiese spazientito. “Riesci a lasciarlo prima che io invecchi, per favore?”

La sua non era cortesia, era impazienza malcelata.

Ingie sospirò.

Faccio il possibile, Tom.” mormorò.

No, tu non stai facendo nulla, è questo che mi fa imbestialire!” esclamò lui, gesticolando eccessivamente. “Da quando è tornato, non hai minimamente accennato al fatto che non potete più stare insieme. Ti sei comportata con lui esattamente come ti comportavi prima. Ti sei lasciata baciare, ti sei lasciata toccare. Come pensi che mi possa sentire io?”

Ingie si rese conto di quanto difficile potesse essere per lui sopportare fingendo indifferenza. Sapeva che il suo istinto era quello di mettere le mani addosso a Luke ma che non lo faceva per lei, poiché gli aveva assicurato di allontanarlo in breve tempo.

Aveva ragione, effettivamente era così. Non poteva portare avanti quella storia con Luke e far fare a Tom la parte dell'amante. Era ingiusto per entrambi. Ma come avrebbe potuto lasciare il biondo? Con quali parole o giustificazioni?

Scusami.” le venne spontaneo dire. “Non volevo farti stare di nuovo male.”

Tom la scrutò per qualche istante, poi – come fosse impaziente – la strinse a sé, carezzandole ripetutamente i capelli.

Non sopporto che ti tocchi. Non sopporto che lui creda ancora che tu sia sua.” ammise lui quasi in imbarazzo. “Penso di averne il diritto.”

Ingie non rispose, semplicemente sollevò il viso e si alzò in punta di piedi per baciarlo sulle labbra. Lui la immobilizzò a sé con le mani sul suo viso ed approfondì il bacio.

Stavano maledettamente bene insieme, forse più di prima, e sapeva perfettamente che la loro felicità dipendeva solamente da lei. Potevano costruire qualcosa di solido, lo sentiva. E non vedeva l'ora di farlo.





***





L'ultima puntata si era avvicinata ad una velocità inaspettatamente folle. Probabilmente lavorare sodo per tutta la settimana, tutte quelle ore, faceva loro perdere la cognizione del tempo. Per tutti quei motivi, Ingie non aveva ancora lasciato Luke. Non perché non volesse ma perché trascorreva il suo tempo in sala prove, per poi tornare in albergo la sera troppo stanca per parlare. Non aveva nemmeno avuto modo di trascorrere del tempo con Tom – non quanto prima – poiché Roy, per quella finale, li aveva distrutti.

Come sempre Ingie aveva osservato Tom e Bill attraverso il piccolo schermo che tenevano in camerino ed aveva riso a tutte le battute fuori luogo o meno che facevano ad ogni esibizione. Percepiva il proprio cuore battere all'impazzata ogni volta che semplicemente lo guardava o sentiva la sua voce. Quello era il vero amore; una sensazione che in tutta la sua vita aveva provato solamente con lui. E non vedeva l'ora di poter finalmente lasciarsi andare con lui come desideravano. Ora come ora, stava persino pensando di trasferirsi a Los Angeles con lui.

Ingie e Milo, tocca a voi.” li chiamò ad un tratto un tecnico.

I ragazzi si sorrisero e, per mano, raggiunsero le quinte. Gliela strinse forte; il solo pensiero di abbandonarlo la rendeva triste ma la vita proseguiva per tutti.

Sai, Milo, non so se te l'ho mai detto... Ti voglio davvero bene.” mormorò senza guardarlo.

Sentì la sua mano stringere allo stesso modo.

Anche io, Ingie.”

Sotto l'applauso del pubblico, fecero la loro entrata.





***





Erano tornati in albergo distrutti. Ingie non poteva credere fosse tutto finito; ora un po' di timore si era presentato. Ciò voleva dire che il momento di prendere una decisione era ormai giunto ma si disse di pensarvi il mattino seguente, quando i suoi neuroni avrebbero retto.

Ci facciamo una chiacchierata fuori, che dici?” le propose Amanda. Lily era già a dormire con David e la bionda ne aveva approfittato per passare un po' di tempo con l'amica. Ingie aveva accettato di buon grado, con il pacchetto di sigarette in mano. Quando si sedettero sul dondolo trascorsero pochi istanti in cui si udì solamente il rumore dell'accendino. “Hai riflettuto bene su quella cosa?”

Sapeva che Amanda si riferisse al trasferimento a Los Angeles.

Sì, ci sto riflettendo ed effettivamente credo che sia una buona idea.” mormorò, sbuffando un po' di fumo.

E come farai con la compagnia?”

Ingie scosse appena la testa fissando il vuoto.

Non lo so.” mormorò. L'idea di lasciare quelle persone era insopportabile ma doveva pensare anche a Tom. Avevano sofferto così tanto separati che sentiva di avere bisogno di dedicare un po' di tempo anche a loro, quella volta. “Io amo Tom in maniera incondizionata e ciò che vorrei in questo momento è definire il nostro rapporto una volta per tutte. Recuperare tutto il tempo perso, tornare ad essere felici come lo eravamo a Berlino.”

E sai anche che non puoi farlo continuando a tradire Luke, vero?”

Certo che lo so. Credimi, Amanda, sto solo cercando il momento giusto che sembra non arrivare mai. Vi è sempre qualche contrattempo o qualcun altro di mezzo.”

Tom ha subito allontanato Keri però.”

Loro non stavano nemmeno insieme. Era più facile che lo facesse.”

No. Lui l'ha fatto solamente perché ti ama tanto. Perché non glielo dimostri anche tu?”

Ingie la scrutò qualche istante in silenzio. Il suo discorso, come sempre, non faceva una piega.

Lo sapevo!” Quell'urlo le fece gelare il sangue. Si voltò di scatto in quella direzione ed un enorme masso sembrò precipitarle sulle spalle quando vide Keri raggiungerla con rabbia. Che avesse sentito tutto? “Ma che razza di amica sei?!” esclamò la bionda con le lacrime agli occhi.

Keri...” provò Ingie, che ancora non capiva cosa fosse successo.

Sapevo che c'era qualcosa! Avevo dei dubbi già da un po' di tempo ma li ho sempre ignorati!”

Ingie si sollevò dal dondolo assieme ad Amanda e prese ad avvicinarsi appena, con le mani alzate.

Ascolta, Keri...”

Sta zitta!” strinse le palpebre la bionda. “Io mi sono sempre fidata di te mentre tu non hai fatto altro che giocare sporco alle mie spalle!”

Keri, ascoltami, non è così. Io sono sempre stata sincera quando si trattava di te e Tom, sai quanto io ti abbia aiutato.”

Sì e intanto te la facevi con lui alle mie spalle!”

No, è successo tutto dopo, quando lui ti ha detto che non potevate stare insieme!”

E tu non mi hai detto niente! Hai giocato a tuo favore!”

No, Keri, io con Tom avevo già avuto una storia prima che tornassi in America dalla Germania ma non l'ho mai detto a nessuno. Io lo conoscevo già.”

Keri si prese la testa fra le mani.

Dio.” sussurrò. “Dio mi sento un'idiota. Mi sono fatta prendere in giro da due persone nello stesso momento.”

Keri, non è così.”

Ti credevo una persona corretta.” concluse la bionda prima di correre di nuovo in hotel.

Ingie scrutò in agitazione Amanda, quando all'improvviso una paura del tutto nuovo la pervase.

Luke.” mormorò prima di scattare anche lei verso l'hotel. Salì le scale a tutta velocità, saltandone qualcuna di tanto in tanto, fino a che non raggiunse il suo piano. Un colpo al cuore quando vide il biondo aprire la porta a Keri. “Luke!” esclamò, correndo verso di loro. “Keri, ti prego.” la implorò in ansia.

Non era così che il biondo doveva venire a sapere la verità. Luke le osservava basito, probabilmente curioso di sapere cosa stesse succedendo.

Deve sapere con che persona disgustosa perde il suo tempo! Visto che tu non hai perso tempo a prenderlo in giro fino ad ora!” ribatté con rabbia la bionda.

Attorno a lei sentì le porte aprirsi, rivelando i suoi compagni di ballo, compresi Tom, Bill e David. Amanda l'aveva raggiunta alle spalle. Si chiese come fosse finita in quella situazione, davanti a tutti.

Che cazzo devo sapere?” domandò Luke direttamente ad Ingie, nervoso.

Avanti, digli quanto sei ipocrita.” continuò Keri con le lacrime agli occhi. “Digli quanto hai finto di aiutarmi con Tom quando in realtà te la facevi con lui già da tempo.”

Ingie si sentì trafitta da una lama e vide Tom avvicinarsi velocemente ed afferrare Keri da dietro.

Ora basta, Keri, stai esagerando!” esclamò.

No, basta tu, idiota!” intervenne Luke, spintonandolo ed Ingie si spaventò. “Ci sei sempre tu di mezzo!”

Luke.” mormorò la mora, toccandogli il braccio che il ragazzo allontanò con violenza.

Non mi toccare tu!” urlò, rosso in viso dalla rabbia. “Credi che non me ne sia mai accorto?! Credi che io sia così coglione da non capire che la mia ragazza non mi ha mai amato?!” La guardò con odio. “Ma che addirittura mi tradisse per la seconda volta...”

Luke.”

Stai zitta!” la spintonò, facendola finire addosso ad Amanda che la afferrò in tempo.

Hey!” esclamò Tom facendo la stessa cosa alle sue spalle. Quando Luke si voltò di nuovo, gli sferrò un pugno sul viso.

Tutti urlarono spaventati ed Ingie si affrettò a raggiungerli.

Basta!” urlò con le lacrime agli occhi, cercando di separarli, fino a che Milo non la portò via di peso. Assisteva a quella scena con terrore, con la vista appannata e la paura che qualcosa di serio potesse accadere. Ty cercava di trattenere Luke, Bill faceva lo stesso con Tom ma entrambi avevano poco successo. Anche Anthony cercò di dare un freno a quella rissa, sotto lo sguardo spaurito di Page. “Luke, basta!” urlò di nuovo Ingie con il cuore che minacciava di sfondarle il petto.

Che succede qui?!” urlò Roy affrettandosi a raggiungerli. “Hey!” esclamò, mettendosi in mezzo ai due. “Oh ma siete impazziti?! Finitela!”

Spinse Luke schiacciandolo con la schiena al muro mentre Tom era stato allontanato da Bill e Ty.

Io ti ammazzo, bastardo!” urlò Luke con tutta la rabbia che aveva in corpo.

Basta!” urlò di nuovo Roy schiaffeggiandolo. “Finitela con questa sceneggiata! Siete adulti e vaccinati, cazzo! Vergognatevi!”

Luke si scrollò Roy di dosso con violenza e si voltò verso Ingie.

Hai ottenuto quello che volevi. Spero tu sia contenta ora. Me ne vado.” disse con il gelo nel tono di voce prima di tornare in camera, sbattendo la porta.

Si può sapere che cazzo succede?” domandò a quel punto il coreografo osservando severamente Ingie.

Succede che io non trascorrerò un minuto di più in questa compagnia finché ci sarà anche lei! O va fuori lei o vado fuori io!” esclamò Keri, avvicinandosi.

Perché questa novità ora?” sbottò Roy.

Non vi preoccupate.” mormorò Ingie, portando l'attenzione di tutti su di sé. “Sono io ad andarmene. D'accordo ho sbagliato, tutta questa storia è nata per causa mia. Quindi me ne vado io.”

Cosa?” fece Roy basito. “Ragazzi, ma state impazzendo tutti quanti?”

Fatti spiegare da Keri, sono sicura che lei saprà dirti tutto come si deve.” disse con cupo sarcasmo, gettando una gelida occhiata alla bionda, prima di camminare in direzione di Tom. “Andiamocene.” sussurrò tristemente, prendendolo per mano.

Assieme a Bill, si chiusero in camera del chitarrista, sotto gli sguardi increduli di tutti.





***





Sta fermo.” mormorò con dolcezza all'ennesimo movimento di Tom.

Da minuti gli tamponava un pezzo di cotone imbevuto di disinfettante sul labbro spaccato, causandogli così forte bruciore. Bill era seduto sulla poltrona a qualche passo, intento ad osservarli in silenzio.

Mi dispiace sia successo tutto questo.” sussurrò il chitarrista, osservandola tristemente negli occhi.

Ingie si limitò a sorridere e dargli un piccolo bacio sulla guancia.

Sta tranquillo, va tutto bene.” cercò di alleggerire la tensione. “Ad ogni modo, è giusto che sia io ad andarmene.”

No.” ribatté Tom.

Sì, invece. Tutto questo casino è successo a causa mia. E poi, io ci stavo già pensando sai...” Vide Tom aggrottare la fronte incuriosito. “Sì, insomma...” Arrossì. “Pensavo che potrei venire a vivere con te a Los Angeles.”

La felicità pura. Questo fu quello che lesse negli occhi nocciola del ragazzo che non aspettò due secondi di più prima di sollevarsi dal letto ed abbracciarla con tutta la forza che aveva, facendole cadere a terra il batuffolo di cotone.

Non potevi darmi notizia più bella.” mormorò al suo orecchio, sotto lo sguardo sereno di Bill. “Ti amo. Tanto, Ingie.”





***





Luke, com'era comprensibile, non le aveva nemmeno dato il tempo di spiegare. Si era imbarcato sul primo aereo disponibile e l'aveva abbandonata per sempre. Non era così che aveva immaginato la fine della loro storia ma forse da una parte era stato un bene. Probabilmente, fosse dipeso da lei, avrebbe impiegato molto più tempo a porre fine a quella messa in scena.

Nel frattempo, un'altra separazione proseguiva: quella dalla compagnia. Milo l'aveva implorata in tutti i modi possibili di restare, ovviamente invano. Keri non aveva battuto ciglio e gli altri, nonostante l'accaduto, non se l'erano sentita di giudicarla negativamente. Avevano semplicemente rispettato la sua scelta. Roy non era per nulla contento della sua scelta ma aveva accettato per il bene del gruppo. Non poteva permettere, da coreografo, di lasciare che si sfasciasse.

Il momento delle valigie era giunto e Tom le era stato vicino moralmente tutto il tempo. L'aveva aiutata a riporre tutto in ordine ed aveva cercato di farla ridere di tanto in tanto. Qualche bacio l'aiutava a sorridere.

Era combattuta. Da un lato era triste per come le cose si erano sviluppate, dall'altro non vedeva l'ora di cominciare una nuova vita con Tom.

Si voltò verso di lui con un piccolo sorriso sulle labbra, mentre ancora cercava di chiudere la valigia.

Che c'è?” sorrise anche lui.

Niente.” scrollò le spalle lei.

Il chitarrista la raggiunse e la avvolse fra le sue braccia per poi stamparle un bacio sulla tempia.

Sì, poteva stare tranquilla.

Con lui.









Epilogue






Un suono assordante la fece svegliare di soprassalto. Si era dimenticata di disattivare la sveglia ed era solo domenica mattina. Tom, al suo fianco, borbottò e si mosse appena.

Fai tacere questo mostro.” si lamentò, rannicchiandosi il più lontano possibile da quel suono.

È dalla tua parte, spegnila te.” ribatté lei, senza muovere un muscolo.

Cristo, Ingie!” esclamò a quel punto lui per poi tirare un pugno sulla sveglia che smise di strillare, probabilmente rotta.

Ingie sorrise appena, chiudendo di nuovo gli occhi, pronta per riprendere a dormire. Anche Tom si accoccolò di nuovo vicino a lei, sospirando.

Cazzo!”

L'urlo che derivò dalla sala da pranzo fece loro aprire gli occhi un'altra volta.

Io giuro che lo ammazzo. Questa volta rimango seriamente figlio unico.” commentò il chitarrista, alzandosi nervosamente dal letto.

Dai, Tom, stai qua.” mormorò lei, ancora assonnata, allungando un braccio verso di lui.

No, vado a stenderlo con una padella, magari si calma.” A quel punto, si alzò anche lei e lo seguì fino a che non arrivarono in sala dove Bill litigava con l'aspirapolvere. “Bill!” urlò Tom infuriato, facendo sobbalzare suo fratello. “Che cazzo stai combinando?!”

Mi si è rotta un'unghia per colpa di questo aspirapolvere di merda!”

Che cazzo ci fai con un aspirapolvere in mano di domenica mattina?”

Volevo pulire un po'.”

Tom restò qualche attimo in silenzio, poi si voltò di scatto verso Ingie.

Levamelo da davanti perché potrei seriamente ucciderlo.”

La mora non poté fare a meno di ridacchiare. Adorava quei battibecchi giornalieri fra i gemelli.

Da quando si erano trasferiti tutti e tre insieme a Los Angeles, le cose andavano a meraviglia. La sua famiglia li aveva finalmente conosciuti, compresa la famiglia di Tom. Tutti sembravano adorarsi a vicenda ed Ingie non poteva chiedere di meglio. In California aveva anche trovato una nuova compagnia cui era entrata a far parte e per il momento andava bene così.

Si avvicinò al chitarrista e lo baciò sulle labbra.

Sei adorabile quando ti arrabbi.” disse per sdrammatizzare.

Allora mi amerai alla follia perché sto per commettere un omicidio.” ringhiò lui.

D'accordo, levo le tende e non pulisco!” sbottò Bill con le braccia al cielo. “Scusate se vi ho svegliato!” continuò per poi sparire in camera sua.

Dai, l'hai fatto rimanere male.” disse la mora.

Non mi interessa, la prossima volta impara a non rompere i coglioni.” ribatté lui convinto.

Mmh.” fece lei, avvicinandosi languidamente. “Io conosco un modo per farti tornare il buonumore.” sussurrò sensuale e poté vedere il solito sorriso sghembo apparire sul volto del ragazzo.

Chissà perché l'idea mi piace molto.” rispose lui.

Quindi? Hai intenzione di stare qua e brontolare?” lo stuzzicò ancora.

No!” fu la secca risposta del chitarrista prima di caricarsela sulle spalle come un sacco di patate e correre di nuovo in camera sotto le sue forti risate.

Era finalmente serena.






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Siamo giunte alla fine. Sono sincera, ho dovuto terminare prima la storia perché mi trasferisco all'estero e non ero sicura di poter scrivere. Così, siccome mi sarebbe dispiaciuto lasciarla incompleta, ho preferito passarci tutta la notte. Spero comunque vi sia piaciuto il finale per questi due cui io mi sono affezionata molto.

Volevo ringraziarvi dal profondo del cuore per tutto il supporto che mi avete mostrato ad ogni capitolo. Non smetterò mai di scrivere anche grazie a voi.

Grazie a chi ha inserito questa storia fra preferite/seguite/da ricordare e soprattutto grazie alle 90 persone che mi hanno inserito fra gli autori preferiti. Per me sono una marea. È impensabile.

Grazie davvero.

Spero di rivedervi presto e fatemi sapere cosa pensate di questa conclusione!

Un bacione a tutti.


Kyra.

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