Argento come la luna e nero come la notte

di terychan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Taisho-sama il signore degli inuyoukai ***
Capitolo 3: *** la cicatrice nell'anima ***
Capitolo 4: *** l'oblio della mente ***
Capitolo 5: *** l'anima di izayoi ***
Capitolo 6: *** Il demone Volpe ***
Capitolo 7: *** con il senno di poi ***
Capitolo 8: *** una traccia ***
Capitolo 9: *** Kimiye ***
Capitolo 10: *** amore ***
Capitolo 11: *** Tenseiga ***
Capitolo 12: *** la resa dei conti? ***
Capitolo 13: *** disobbedienza ***
Capitolo 14: *** echi del passato ***
Capitolo 15: *** echi del passato atto 2 ***
Capitolo 16: *** echi del passato atto 3 ***
Capitolo 17: *** la devozione di un demone ***
Capitolo 18: *** I guai non vengono mai da soli ***
Capitolo 19: *** la resa dei conti ***



Capitolo 1
*** il primo incontro ***


fanfiction

Il primo incontro

 

Non riesco a dormire, domani mio padre mi presenterà il mio futuro marito, ma io.. io non voglio sposarmi, solo al pensarci mi manca il respiro, io non lo amo chiunque sia anche se sarà bello come il sole io non voglio sposarlo, non voglio..

Mi manca l’aria vado in giardino, anzi no vado nelle acque termali, a questa ora dormono tutti anche la mia nutrice, sarà meglio fare piano per non svegliarla.

Mi cambio d’abito me ne metto uno più leggero e più corto in modo che non faccia dei rumori.

Adesso sono fuori dal mio palazzo, avvolte vorrei essere una semplice ragazza di villaggio, almeno loro scelgono l’uomo da sposare e da amare, ma poi io mi sento ancora cosi giovane non ho voglia di fare la moglie.

Mi guardo un po in giro come pensavo non c’è nessuno neanche le guardie, mi spoglio e mi immergo in acqua.

L’acqua calda sembra calmare la mia ansia, mi immergo totalmente in acqua per bagnare i capelli, riemergo e quasi mi viene un infarto e mi tappo la bocca per non urlare dallo spavento.

Chi è colui? Vedo un uomo…. è cosi bello… sembra un angelo. I suoi capelli sono lunghi legati in una coda da cavallo, tenuta ferma da dei strani fermacapelli. Sembrano risplendere sotto la luce della luna, sembrano lunghi fili argentati. Gli ricadono sparsi un po sulla schiena e un po sul petto, forte e muscoloso, accarezzano l’addome cosi scolpito, si vede che non smette mai di allenarsi i suoi muscoli sono cosi tesi, e pronti a scattare. Anche lui osserva la luna come facevo prima io, sembra triste..

O mio dio si è accorto di me! Mi nascondo dietro a delle rocce ma lo so che mi ha vista, che la fortuna mi sia amica, ho paura, devo scappare.

Mi allontano pian piano, ma all’improvviso sento una lama fredda che mi sfiora il collo, "KYAA.." l’uomo mi tappa la bocca e si avvicina minaccioso, adesso mi rifletto nei suoi occhi, ambra, o mio dio non è un uomo è un demone! i suoi occhi hanno le caratteristiche dei demoni occhi da gatto.

"chi sei?" mi chiede senza togliere la mano sulla bocca, adesso mi scruta, ma che diavolo fa? Guarda il mio corpo, che vergogna, come osa?!

"tsk, sei un’umana!" dice ancora. Cosa vuole dire con tsk? Ha messo via la lama, oddio questo qui mi violenta, aiuto che qualcuno mi aiuti! Urlo nella mia mente, i miei occhi terrorizzati si stanno specchiando nei suoi meravigliosi occhi d’oro. Perché non mi lascia andare? Comincio a tremare e ho voglia di piangere.

"non aver paura non ti farò del male!" mi dice, "ma non urlare, altrimenti mi costringi a fartene!" dice ancora, la sua voce ha un timbro molto profondo e rassicurante. Lui pian piano toglie la mano ma continua a guardarmi negli occhi, io gli obbedisco e non fiato.

La sua mano adesso mi accarezza il collo, oh il suo tocco cosi leggero e delicato, mi da dei brividi, brividi di piacere. Socchiudo gli occhi istintivamente. Iiih mi sta stringendo tra le sue braccia, ma stranamente non ho paura. Adesso le sue labbra stanno sfiorando le mie, lo lascio fare, com’è dolce nei suoi modi, la sua lingua adesso mi sfiora le labbra io come se mi risvegliassi indietreggio, ma lui più rapido di me tenendomi dalla nuca mi bacia in modo molto passionale le nostre lingue si sfiorano, e lottano, poi all’improvviso si stacca, salta via dall’acqua, si è fermato sulla riva, dandomi le spalle, si è voltato!!! O ma è nudo, mi sento in imbarazzo, non ho mai visto un uomo adulto nudo.

Mi sorride malizioso, e poi scompare tra gli alberi della foresta.

Io rimango li non capendo se ho sognato o se ho visto davvero quel demone.

È stato tutto cosi strano. Decido di tornare al palazzo, che ironia della sorte sono uscita per calmarmi e invece adesso sono più confusa di prima, chi era? Un angelo o un demone?

la mia nutrice sta ancora dormendo, guarda come dorme beata, invidio la sua serenità.

Mi rimetto nel mio giaciglio notturno ma non riesco a prendere sonno, quando chiudo gli occhi vedo quei due gioielli ambrati, vedo il suo fisico statuario. Chi è costui che mi ha colpito in profondità? La sua bellezza è senza eguali. E poi perché era triste? Di solito un demone non prova sentimenti umani, o forse mi sbaglio! Il suo bacio era cosi affamato, ma dolce allo stesso tempo.

Non pensavo che il mio primo bacio lo avrei dato a un perfetto sconosciuto e per di più un demone.

È sorto il sole, e io continuo a sospirare, le mie palpebre non sono neanche appesantiti dalla lunga notte insonne. Anche la mia nutrice si è svegliata, mi sorride amorevolmente.

"buongiorno principessa Izayoi, le preparo la colazione si vesta nel frattempo!" mi dice sempre sorridendo e va verso le cucine.

Mi vesto svogliatamente, non ho fame, anzi ho uno strano sfarfallio nello stomaco, che mi fa venire la nausea.

È arrivata l’ora in cui dovrei incontrare il mio futuro sposo, mi sento cosi triste, la nutrice se n’è accorta lo capisco dal suo sguardo. "non preoccuparti, tesoro, sono sicura che è un uomo gentile e affabile!" mi dice accarezzandomi la testa. Io non rispondo, lei sembra preoccuparsi, allora le sorrido rispondendole "certo!" ma poi mi sento soffocare e una lacrima scende dai miei occhi.

La nutrice mi abbraccia, e io mi stringo a lei sussurrando "non voglio sposarmi!"

Per educazione sono costretta a ricevere il ragazzo. Mio padre sorride sembra contento, forse lui desidera che io lo sposi. Eccolo è arrivato, "vieni Izayoi ti presento Takemaru!" mi dice mio padre io sorrido gentilmente ma dentro vorrei scappare.

È un bel ragazzo, ma a me non interessa, ha lunghi capelli neri, e occhi nocciola come i miei, però lui è più bello! Mi sorprendo a pensare al ragazzo di ieri.

Oh no, mio padre ci ha appena costretto a fare una passeggiata, per farci conoscere meglio.

Che strano non parla molto deve essere timido. "quanti anni hai?" gli chiedo per prendere un argomento "22!" risponde. Ha due anni più di me, cosa fa? Si sta avvicinando ad un’aiuola e ha colto una rosa, me la sta mettendo fra i capelli. Mi sta sorridendo, "al tuo confronto questa rosa sembra un carciofo!" eh?. Comincio a ridere e Takemaru si gratta la testa imbarazzato.

"sei simpatico!" gli dico per toglierlo dall’imbarazzo, in fondo è un ragazzo dolce, ma io non lo amo.

Dopo un paio di minuti a passeggiare ci sediamo sotto l’ombra di un pino.

"tu davvero vuoi sposarti?" gli chiedo, lui esita. "dopo averti vista si, credo di si!" io abbasso lo sguardo, "io però non voglio, mi sembra troppo presto, non offenderti ma io non voglio sposarmi!" Takemaru mi prende per mano, mi sorride dolcemente "allora aspetterò, cosi nel frattempo ci conosceremo, che te ne pare?" oh finalmente una bella notizia, annuisco felicemente e lo ringrazio chinandomi.

Corro felice verso mio padre, la nutrice mi prega di aspettare ma voglio dare la notizia a mio padre al più presto, spalanco la porta "padre ho una notizia bellissima da darti!" dico raggiante, e lo abbraccio. Mio padre mi fa cenno di fare l’educata cosi mi giro verso i suoi ospiti, e quasi mi manca il respiro, i miei occhi si bloccano su di lui…..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Taisho-sama il signore degli inuyoukai ***


terzo capitolo

Taisho-sama il signore degli Inuyoukai

 

Izayoi era appena entrata nella stanza dimenticandosi delle buone maniere.

"padre ho una notizia bellissima da darti!" diceva sorridendo, non fece neanche caso alle persone che erano nella stanza che parlavano con suo padre.

"oh, Izayoi vieni, ti presento dei miei cari amici!" disse, suo padre indicando gli ospiti.

Izayoi si chinò scusandosi cordialmente, "scusate la mia insolenza, ma ho una felice notizia da comunicare a mio padre!" rialzandosi alzò anche lo sguardo e fu in quel momento che incrociò le iridi ambrate che l’avevano tormentata per tutta la notte.

Il suo viso felice e sorridente diventò serio, - è lui!- pensò cercando di capire come doveva comportarsi. Taisho le sorrise malizioso, poi si chinò verso la ragazza "sono felice di conoscerla principessa Izayoi!" disse il demone albino, senza staccarle gli occhi di dosso. Non si spiegava il perché ma provava piacere, vedere che lei era turbata dalla sua presenza. Izayoi avvampò nel ricordare i fatti che erano accaduti la sera prima, quindi è successo tutto realmente, quel angelo conosce suo padre? O meglio ha detto che erano suoi cari amici?

"piacere!" disse per poi uscire frettolosa dalla stanza.

Cominciò a correre sentiva il cuore battere forte nel petto, ma non era solo per la corsa, un sentimento misto tra paura e attrazione le attanagliavano il cuore pensando a quel ragazzo misterioso.

Si sedette accanto al vivaio nel giardino, per prendere un po di fiato e cercare di mettere un po di ordine nel cervello.

"alla fine non avete detto, la bella notizia!" la voce calda di Taisho la fece trasalire non lo aveva sentito arrivare.

"si puo sapere chi diavolo siete?" chiese lei un po nervosa.

"ce l’avete con me per il bacio di ieri?" chiese lui sedendosi vicino alla ragazza.

"ovvio che si come avete osato?"

"eppure non sembrava dispiacervi!" disse lui per punzecchiarla

"che cosa?" fece lei sbattendo il pugno a terra.

Lui sorrise alla sua reazione, se reagiva cosi aveva ragione.

"beh la colpa è anche tua, eri li nuda d’avanti a me, sono stato un gentil uomo, sai?"

Lei non rispose ma lo fulminò con lo sguardo, come se dicesse non me la bevo pervertito.

"comunque mi chiamo Taisho, conosco tuo padre da quando è nato!"

Izayoi non credeva alle sue orecchie era più vecchio di suo padre eppure dimostrava non più di 21 anni, com’era possibile?

"vuoi dire che hai più di cinquant’anni?"

"no, ne ho più di 300!" disse mettendosi in bocca un fiorellino giallo.

Izayoi rimase sbalordita

"i demoni invecchiano molto più lentamente degli esseri umani, non lo sapevi?"

"no in effetti no!"

Taisho si sollevò in piedi poggiandosi le mani sui fianchi

"la prossima volta che avete voglia di farvi un bagno notturno, portatevi le guardie, se al mio posto ci fosse stato qualcun altro, non te la saresti cavata solo con un bacio!"

IL demone la guardò negli occhi "arrivederci principessa!" disse girando i tacchi.

"aspettate.." Izayoi doveva chiedergli ancora una cosa "per la faccenda di ieri sera…lo avete detto a qualcuno?" Taisho voltò solo il viso verso di lei non rispose ma sorrise malizioso.

Dopo che il demone sparì dietro l’angolo lei incrociò le braccia al petto "ah io odio quel pervertito!"

"sei un pervertito!" gli urla contro, ma Taishosama risponde con un cenno alzando il braccio continuando a camminare senza voltarsi.

Taisho sorrise divertito, quella ragazza gli piaceva, aveva un bel caratterino.

E poi era davvero bella per essere un semplice essere umano.

Izayoi rimase nel giardino, e vide in lontananza suo padre che si chinava e ringraziava quel demone, ma non erano amici?

 

"padrone, non le sembra di aver dato troppa confidenza a quella ragazza?" chiese un demone dai grandi occhi rotondi, un po stralunati, aveva due baffetti sotto il naso e i capelli castani, un po ricci attaccati alla nuca.

"totosai ti ho detto mille volte che quando siamo fuori casa non devi chiamarmi padrone, e comunque non sono affari tuoi!" rispose un po infastidito.

Che c’era di male nel parlare con una persona?

"ancora non capisco perché vi fingete un demone qualunque, voi siete il signore di queste terre, anzi che dico, siete il padrone di tutte le terre del est, se solo vorreste si chinerebbero tutti ai suoi piedi sarebbe temuto e rispettato ovunque, non che non vi rispettino, però si immagina i regali e le attenzioni che vi regalerebbero?"

"non mi interessa, se saprebbero chi sono, attirerei troppo l’attenzione, e cosi facendo non troverei mai quel maledetto figlio di pu***na, ho giurato a me stesso che non avrei avuto pace finchè non lo trovo e lo uccido con le mie stesse mani!" le sue nocche erano diventate quasi bianche con la forza che impiegava per stringere i pugni. I suoi occhi prima sereni quasi freddi si incendiarono di odio allo stato puro, Totosai indietreggiò di qualche passo timoroso.

"padre, chi erano quei signori che sono venuti?" chiese ingenuamente Izayoi portandosi alle labbra un pezzetto di pesce affumicato.

"ma te l’ho detto sono dei cari amici!" il signor Hinomura aveva la faccia tesa, come se nascondesse qualcosa. Izayoi lo scrutava avvicinando il suo viso al suo per vederlo più da vicino, delle gocce di sudore freddo scendevano dalla sua fronte.

Izayoi aveva gli occhi come due fessure, "solo cari amici?" chiese consapevole che lui stesse mentendo.

"ah ,hai vinto!" sbraitò Hinomura posando in modo brusco le bacchette sul piatto.

"il signore con i capelli argentati è Taishosama, il signore delle terre dell’est, oggi è venuto per chiedermi della situazione dei villaggi sotto la mia protezione, sei contenta? Te l’ho detto!"

Izayoi gli schioccò un bacio sulla guancia sorridendo in modo giocoso

"lo sai che a me non puoi mentire!"

"si si lo so!" sbuffò sotto i baffi.

"allora come ti è sembrato Takemaru?" chiese il signor Hinomura, guardandola malizioso.

Izayoi lasciò le posate e si schiarì la voce.

"abbiamo deciso che prima di sposarci ci frequenteremo per un po, come due amici, poi si vedrà!"

"ma Izayoi, Takemaru è un buon partito, e poi è cosi gentile.." intervenne sua madre, Izayoi le somigliava molto.

"ma mamma, ormai è stato deciso, uffa non voglio sposarmi presto cerca di capirmi!"t

"ormai hai 20 anni è ora che ti decidessi!" rispose severa la madre.

"io vorrei sposare un uomo che amo!"

"bah, che sciocchezze, a questa età dovresti smettere di fantasticare, non è cosi che funziona!"

"ma mamma…"

"basta, non voglio più discutere!"

Il signor Hinomura guardò tristemente sua moglie, il suo discorso poteva significare solo una cosa, lei non lo amava, doveva aspettarselo, infondo il loro matrimonio era stato deciso dai loro genitori fin dall’inizio, eppure lui si era innamorato, la amava.

Izayoi non riusciva a dormire, passeggiava nel giardino del palazzo, guardando le stelle.

"non riesci a dormire?" la voce di suo padre la distrasse dai suoi pensieri

"oh papà, neanche tu?"

Lui scrollò la testa, si sedette accanto a sua figlia, passandole un braccio sulle spalle.

"non devi fare caso alle parole di tua madre, lei voleva dirti che l’amore può venire anche dopo!"

"papà ma tu ami la mamma?" lui sorrise un po triste.

"si fin dalla prima volta che la vidi, mi sono accorto di amarla perché non facevo altro che pensare a lei, le altre ragazze non mi interessavano, mi ha subito colpito, per me è stato un colpo di fulmine!"

"e lei ti ama?" chiese ancora

"si a suo modo mi ama, tua madre è molto orgogliosa, ma sapessi come mi bacia quando siamo soli, lo sento per come mi guarda e per come mi tocca…"

"ah papà basta fermati lì, non voglio sapere altro!"

Hinomura rise e le scompigliò i capelli "ha ha, vedrai che un giorno anche tu ti interesserai a queste cose!" Hinomura le diede un dolce bacio sulla sua fronte

"vado a letto, domani devo alzarmi presto!"

Izayoi gli sorrise e poi si sdraiò sul prato a guardare il cielo, c’era la luna piena, i suoi riflessi argentati si specchiavano sul vivaio, riflessi argentati come i capelli suoi.

Lei cominciò a picchiarsi sulla testa non voleva pensare a lui, non doveva.

era praticamente come se fosse l’imperatore, e lei lo ha chiamato < pervertito >.

Però non l’era andata giù lo stesso essendo il signore dell’est credeva di potersi approfittare cosi di chiunque? Non le interessava fosse anche un Dio, non si era pentita per come lo aveva trattato, almeno ha ricevuto una bella lezione.

"Taishosama, chissà quando lo rivedrò?" sospirò.

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Capitolo 3
*** la cicatrice nell'anima ***


terzo capitolo

Brutti pensieri

 

Taisho era seduto d’avanti ad un fuoco scoppiettante, Totosai mormorava, e pensare che poteva trovarsi su un morbido fouton, sotto un tetto, e invece no, si ritrovava a tagliar legna per accendere il fuoco in mezzo ad una foresta, e dormire sulla terra umida.

"totosai smettila mi dai ai nervi, non sei obbligato a seguirmi!" disse seccato il demone.

Totosai sbuffò e nervosamente continuava a spaccare la legna.

Taisho stava guardando il fuoco, era rosso, proprio come il sangue.

*********

"Ryokotsusei cosa diavolo stai facendo?" chiese preoccupato Taisho, che non riusciva a muovere un muscolo, d’avanti a se aveva Ryokotsusei, un demone drago, era sotto forma umana, e puntava verso Taisho, uno strano oggetto, sembrava un uovo, ma dal quale usciva un fluido che con l’aria si solidificava fino a diventare come dei veli di gomma.

"è inutile che ti agiti, più ti muovi e più rimarrai intrappolato!" rispose il dragone, fissandolo con occhi di ghiaccio.

"che diavolo significa? Se è uno scherzo non è affatto divertente!"

Taisho cominciava a preoccuparsi, aveva un rapporto di amicizia sincera con Ryokotsusei, ma adesso i suoi sguardi gelidi, lo terrorizzavano, non che avesse paura di lui, ma legata ai polsi tenuti in alto da una catena, c’era sua moglie, e il demone drago la guardava come se fosse l’oggetto più prezioso al mondo, i suoi occhi la scrutavano avidi, una bellissima donna demone, con lunghi capelli argentati, una falce di luna celeste sulla fronte, labbra piene e rosee e occhi grandi, espressivi, profondi occhi celesti talmente chiari da sembrare ghiaccio, indossava il kimono tipico delle principesse, fra i capelli aveva nastrini celesti. "Shukumei svegliati!" urlava Taisho, che si dimenava sempre più. Le strane corde stringevano sempre più, e taisho cominciava a respirare a fatica.

Ryokotsusei si avvicinò alla donna, posando l’uovo a terra, con la mano le sollevò il viso, ancora svenuto, e le lecco la guancia, Shukumei si svegliò, sentiva dei dolori alle braccia perché erano legati e una catena che usciva dal muro spoglio di una torre, le teneva sollevate le braccia.

"AH!" urlò spaventata non appena si era accorta di essere legata.

"Shukumei!" la chiamò preoccupato Taisho, "cerca di liberarti, Ryokotsusei è impazzito!" disse continuando a dimenarsi.

Shukumei non capiva cosa stesse succedendo, l’ultima cosa che ricordava era che stava versando del the a quell’uomo che ora aveva d’avanti, e che la guardava con occhi famelici.

Ryokotsusei afferrò il vestito che aveva addosso, la demone, e con uno strattone potente glielo strappò via, mostrando il suo corpo perfetto, aveva un fisico, allenato, anche lei come suo marito era una guerriera. Ryokotsusei sorrise, i suoi occhi erano spalancati in una strana espressione, stava già godendo del loro dolore.

"maledetto bastardo osa sfiorarla e ti massacro!"

"STA ZITTO!" urlò il dragone, alzò la mano verso l’uomo, dell’altro fluido si avvinghiò attorno alla bocca, impedendogli di parlare.

Dopo aver sistemato il demone cane, si avvicinò alla donna, le afferrò il viso in una mano, ma scostandosi Shukumei, riuscì a mordergli la mano, dalla quale cominciò a scendere delle gocce di sangue, il dragone si infuriò e le diede uno schiaffo talmente forte che Shukumei stava perdendo di nuovo i sensi.

Si allontanò per prendere un secchio, e rovesciò il contenuto sulla donna svegliandola.

"devi stare sveglia!" sibilò avvicinandosi pericolosamente a lei, mise una gamba fra quelle della donna, e le coprì la bocca con la sua, lei allora gli morse il labbro.

Questa volta si staccò e si avvicinò a Taisho, infilzandolo con i propri artigli.

Gli occhi di Taisho si spalancarono in un espressione tanto sorpresa quando dolorante.

"ribellati di nuovo, e tuo marito farà una brutta fine!"

Dagli occhi di Shukumei cominciarono a cadere copiose le lacrime, mentre lui la baciava e con le mani le afferrava i seni.

"mfnooooo!" un no soffocato si sentiva trapelare attraverso il bavaglio di Taisho.

Ryokotsusei, scese a baciare il collo e scendeva sempre più giù, fino a inserire la sua testa fra le sue gambe, lei piangeva e si vergognava, non riusciva a credere che potesse capitare una cosa simile a lei.

Lui le sollevò una gamba e penetrò dentro di lei violentemente, facendola urlare dal dolore, il dragone muoveva il suo bacino ritmicamente, e guardava sadico Taisho, che stava ardendo dalla rabbia e dall’odio.

"Non guardare!" lo supplicò Shukumei, continuando a piangere. Ma ryokotsusei non ne aveva abbastanza, la staccò dalla parete e le legò le mani dietro la schiena la fece mettere in ginocchio e la violentava da dietro. Lei dentro di se sentiva rompersi qualcosa, una ferita dentro l’anima.

Taishosama ringhiava cercando di liberarsi.

Perché gli stava facendo tutto questo? Per quale motivo? Voleva farli soffrire cosi crudelmente.

Quando finì Ryokotsusei, si pulì e si rivestì, per poi andarsene e lasciare le due vittime li.

Shukumei era a terra, il suo viso era come assente, la sua mente adesso era vuota, sentiva solo dolore, e voglia di morire.

Taisho smise di dimenarsi, i suoi occhi erano spalancati e puntati sul pavimento in un espressione terrorizzata e sconvolta. Perché un demone potente come lui, non è riuscito a difendere la sua donna?

Cosa racconterà al suo orgoglioso figlio? sicuramente lo odierà per il resto della vita.

Dopo un paio di ore Shukumei si sollevò in piedi, e si liberò dalle corde sfregandole contro una lama di spada che era poggiata in un angolo assieme ad altre armi.

Taisho osservava ciò che stava facendo, strinse tra le sue mani un pugnale.

Guardò verso Taisho decisa, altre lacrime rigarono il suo viso,

"perdonami, amore mio!" disse sorridendo,

"NO NON LO FARE!" voleva urlare Taisho.

Ma lei aveva preso la sua decisione, poggiò la punta sul petto,

i suoi stupendi capelli argentati si mischiarono al fluido rosso che fuoriusciva dal suo petto, i suoi capelli sfioravano i piedi di Taisho che non credeva ai suoi occhi, sollevò la testa verso il cielo e urlò, mentre le lacrime scendevano sul viso.

Magicamente le lacrime che cadevano sulle corde si allentavano e finalmente riuscì a liberarsi.

Corse immediatamente verso sua moglie sperando che non fosse troppo tardi, ma ormai non respirava più, e il suo viso era diventato pallido.

Pianse ore ed ore stringendola e cullandola tra le sue braccia.

In piedi sulla cima della torre con lei tra le sue braccia giurò che l’avrebbe vendicata, avrebbe ucciso ryokotsusei con le proprie mani.

 

******

"Taishosama, mi ha sentito?!" chiese Totosai.

"eh? Ah scusami ma ero soprapensiero!"

Totosai sbuffò di nuovo, "fa niente tanto non era importante!"

Il demone vulcanico voleva proporgli di costruire una spada per lui, ma lui era troppo distratto per potergliene parlare seriamente.

 

Izayoi doveva recarsi a casa di Takemaru, dopo aver ricevuto un invito era scortese rifiutare, ma lei sembrava non averne voglia.

Calciava via i sassi che incontrava sul suo cammino, "che palle!" sbuffò, e mise un po più di forza nel calciare un sasso, che prese velocità e urtò contro qualcosa, anzi qualcuno.

Da terra si sollevò, un graziosissimo bambino che cominciò a strepitare e a frignare tenendosi la testa. Izayoi corse dal piccolo per scusarsi e per coccolarlo.

"oh scusami!" disse prendendo in braccio il piccoletto, lei si sorprese quando vide la coda che usciva dai pantaloni, una morbida coda nera con due strisce bianche.

"PAPA’!" urlò spaventato il piccolo.

Un ombra sovrastò Izayoi.

Lei si girò preoccupata, ma vide un piede enorme, sollevò lo sguardo, e d’avanti a se si estendeva una figura altissima, le sue gambe sembravano due colonne di un’antica chiesa di città.

Vicino alle due colonne brillò fioca una grossa lama affilata.

Alzando ancora la testa uno sguardo truce le si puntò addosso. Due grandi occhi neri, pieni di rabbia.

"glom!" la ragazza deglutì rumorosamente e i suoi occhi si sgranarono in un espressione terrorizzata.

 

I passi sicuri e veloci di Taisho si fermarono, si voltò indietro.

"che c’è?" chiese Totosai che era passato avanti.

"no, niente mi è sembrato di sentire…bah forse era solo un impressione!"

Eppure sembrava che avesse sentito distintamente una….......voce.

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Capitolo 4
*** l'oblio della mente ***


capitolo 4

L'oblio della mente

"Anf anf anf!" le viscere cominciavano a dolerle per l’insufficenza dell’ossigeno, le gambe diventavano pesanti, ma la paura le dava la forza di correre.

Izayoi voltò il viso per vedere dietro di se, e l’enorme demone stava continuando a correre sempre più nervoso perché l’umana gli sfuggiva.

Ma si avvicinava sempre di più pericolosamente.

Izayoi tornò a guardare avanti e sentì il fischio di qualcosa che taglia l'aria velocemente, e dopo tre secondi proprio d’avanti a se si conficcò la lama del demone, e ci avrebbe sbattuto contro se non si sarebbe fermata in tempo.

Una mano enorme la schiacciò a terra.

"AAAAAH"

"maledetta hai osato fare del male a mio figlio e ora la pagherai!" la fece voltare e circondò il suo esile collo con le sue dita stringendo.

"cough, non l’ho fatto ….apposta,….. mi perdoni….. la prego cough!"

"però non sei male, per essere una mocciosa! Hai proprio un bel viso!" ghignò sadico "vediamo com’è il corpo?"

Gli occhi di Izayoi si riempirono di paura.

La grande mano del demone afferrò deciso la stoffa e tirò violentemente.

"NOOO!" urlò la ragazza, sentendo i vestiti che si stracciavano di dosso.

"ha ha ha!" le sue mani le stavano sollevando gli strati di gonne del kimono.

Izayoi cercò di difendersi, ma non appena lo colpì, il demone si infuriò e le diede un pugno,

il suo viso diventò subito rosso, e lei si sentiva mancare le forze,

All'improvviso Izayoi si sentì più leggera, non aveva più il fiato puzzolente del demone addosso.

"non avresti mai dovuto farlo d’avanti a me!" disse una voce maschile.

Izayoi voltò il viso e vide una mano con artigli sporchi di sangue.

Si girò di nuovo verso il suo aggressore che giaceva a terra con la testa staccata dal corpo.

Lei istintivamente si alzò per poter scappare, ma andò a sbattere contro qualcosa di saldo.

Alzò il viso e incontrò due occhi d’orati che la guardavano con premura.

"tranquilla adesso nessuno ti farà del male!"

"…" la principessa guardò il viso del suo salvatore, e delle lacrime le rigarono il viso, e poi si aggrappò al suo collo, come un bambino impaurito che si rifugia tra le braccia della madre.

Taisho sorrise dolcemente e la coprì con il suo mantello.

Anche totosai sorrise dolcemente il suo padrone non era cambiato nonostante ciò che gli era accaduto era rimasto un uomo dal cuore nobile.

 

Taisho accompagnò la ragazza vicino ad un laghetto in modo che potesse lavare il suo viso e rinfrescarsi. Totosai si avvicinò alla ragazza per porgerle un lembo di stoffa in modo che potesse asciugarsi, poggiò dolcemente la mano sulla sua spalla, ma lei si allontanò bruscamente, si alzò e si rifugiò dietro Taisho aggrappata al suo braccio.

"che diavolo le succede?" chiese il maestro di armi

Taisho la osservò, non aveva un espressione normale, era ancora scioccata, la sua mente non aveva ancora assimilato bene l’accaduto.

Totosay si avvicinò a loro, per portargli la stoffa, lei sussultò e si strinse di più al demone albino.

 

 

"questo è un vero problema!" disse il signor Hinomura, vedendo lo strano comportamento di sua figlia.

Cercò di avvicinarsi a sua figlia, ma ebbe la stessa reazione che ha avuto con totosai.

Hinomura si allontanò triste, la sua unica figlia, sembrava una pazza la sua mano aperta si strinse in un pugno. Si maledì, pensava che l’abitazione di Takemaru era vicina, e pensò che non c’era bisogno di una scorta, che sotto la luce del sole non avrebbe corso pericoli, si sentiva così stupido.

"io la ringrazio infinitamente, ha salvato mia figlia, non so proprio come potrò ricambiare!"

"la prego non deve, mi trovavo li per caso!"

"beh ma, adesso abbiamo un problema più grande!" replicò Hinomura.

Taisho tornò a guardare la ragazza, che gli stava appiccicata come un francobollo.

"ha ragione sono costretto a portarmela dietro, almeno fino a quando guarirà!"

"lei pensa che può guarire?" chiese speranzoso il padre.

Taisho sorrise cordialmente "certo, ha solo bisogno di un pò di tempo!"

Hinomura si inginocchiò commosso d’avanti a lui, "le sarò grato in eterno, grazie mio signore!"

"devo continuare il mio viaggio!" con questa frase si congedò dal signor Hinomura!

 

D’avanti ad un falò tra gli alberi della foresta, Totosai russava, già da un pezzo.

"dormi tranquilla, ci sarò io che ti proteggerò!" disse Taisho, sdraiandosi a terra.

Izayoi obbedì, si sdraiò accanto a lui su un fianco in modo che potesse stare vicina a lui.

Dopo pochi minuti lei scivolò nel mondo onirico.

Taisho non riusciva a dormire, era da tantissimo tempo che non sentiva il respiro regolare di una donna dormiente affianco, si girò su un fianco in modo che potesse guardare il suo viso.

Com’era bella, aveva il viso praticamente perfetto, grandi occhi nocciola, la pelle chiara, le guance rosee,naso piccolo e leggermente all’insu, labbra piene rosa, capelli corvini che circondavano un ovale perfetto. Le spostò una ciocca di capelli che ricadevano sul viso, e lei si strinse di più a lui abbracciandolo, aveva dimenticato quanto dolce fosse il calore, e l’amore con cui una donna riusciva a dare, con dei semplici gesti, come un abbraccio.

Non ci aveva mai pensato, ma gli mancava l’affetto sincero e disinteressato di una donna.

Con fare incerto la strinse a se ricambiando l’abbraccio, e notò che nel sonno lei sorrise felice.

Respirò a fondo il suo profumo, e pian piano le palpebre si fecero pesanti, e si abbandonò alla notte.

 

Una goccia di rugiada tremolava su una foglia, un uccellino cinguettò felice poggiandosi ad una ramo, la goccia di rugiada si staccò dalla foglia, e atterrò sul viso di Taisho svegliandolo.

La prima cosa che vide furono due iridi nocciola, Izayoi era sveglia già da un po’ e non si era mossa era rimasta accanto a lui aspettando che si svegliasse.

"sei già sveglia?" chiese guardandola, lei rispose con un sorriso, era un buon segno vuol dire che stava migliorando.

Totosai si era svegliato e aveva preparato del cibo, si avvicinò alla ragazza porgendole il piatto ma lei si strinse dietro la schiena di Taisho, "non aver paura del maestro lui è buono, è un mio amico!" cercò di convincerla, Izayoi aveva comunque fame, molto riluttante allungò il braccio verso la ciotola, la prese e poi si rifugiò di nuovo dietro Taisho, "visto? non ti ha fatto niente!" disse ancora Taisho.

"chissà perché si fida solo di lei? Non accettava neanche suo padre, certo che sono cosi strani gli umani!" disse Totosai sedendosi e mangiando il cibo.

"mpf sembra un gattino spaventato! Dobbiamo trovare il modo di guarirla, non posso farle da balia per troppo tempo, io ho una cosa importante e pericolosa da fare!" sbuffò Taisho.

 

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Capitolo 5
*** l'anima di izayoi ***


capitolo 4

Lo spirito di Izayoi

"Perché?"seduto sull’erba di fronte ad una lapide, un ragazzo giovane di almeno 13 anni, fissava la lastra di marmo con su inciso un nome "Shukumei" il vento soffiava leggero spostando delicatamente dei capelli argentati, che si andavano ad aderire ad una curiosa pelliccia che girava intorno alla spalla del ragazzo per poi poggiare a terra come se fosse una coda.

Sesshomaru non riusciva ad accettare la morte di sua madre, perché una guerriera abile come lei, la più potente donna demone che ci fosse sulla terra era morta?

Ma soprattutto, come? Che errore abbia mai fatto per costarle la vita?

Lui non sapeva nulla di ciò che accadde, solo che lei non c’era più, e con lei se ne era andato via anche il suo lato umano, divenne di ghiaccio non aveva senso per lui esternare i propri sentimenti che non potesse mostrare a lei, se lei non lo poteva vedere non aveva senso, arrabbiarsi, ridere, o essere tristi!

Nella sua mente riaffiorarono i ricordi di quel giorno, era andato a cacciare nei boschi, voleva portare la preda più grossa che poteva trovare a lei, e vedere il suo sorriso fiero, per lui era quasi come una droga vedere il sorriso di sua madre, lo faceva sentire bene.

***********

Trascinava a fatica un enorme orso, era tre volte più grosso di lui e lo aveva abbattuto in un solo colpo.

"madre, guarda cosa ho preso!" esclamò a voce alta aspettando che comparisse sulla soglia della porta. Ma lei non arrivava, "strano!" pensò. Lasciò la carcassa nel giardino e cominciò a cercarla.

Cominciava a preoccuparsi perché aveva sentito l’odore del suo sangue, sperava che magari si fosse ferita in un allenamento, eppure la quantità sembrava troppa, cominciò a correre nella direzione da cui veniva l’odore di sua madre, e più si avvicinava e più si sentiva soffocare, i suoi sospetti diventavano insopportabilmente delle certezze.

Non riuscì a dire una parola, vide suo padre che scavava nella terra una fossa, e poco più in là avvolto in un lenzuolo c’era lei, il piccolo sesshomaru ne voleva essere sicuro, si avvicinò alla salma e scoprì il suo viso.

I suoi occhi si riempirono di terrore, doveva essere un orribile incubo.

Taisho ricoprì il viso della donna, i suoi occhi erano pieni di dolore e tristezza, ma c’era anche tanta rabbia, e lui suo figlio aspettava che lui dicesse qualcosa, non aveva neanche la forza di chiedergli cosa fosse successo.

Ma Taisho, silenzioso, seppellì sua moglie, e ad ogni palata di terra, il suo odio cresceva.

Sesshomaru cadde sulle ginocchia fissando l’erba sotto di se, come se non la vedesse, l’unica cosa che vedeva era il viso esanime di sua madre.

Taisho poggiò una mano sulla sua esile spalla, poi si allontanò, non disse proprio nulla scomparì lo stesso giorno, non tornò più a casa, lo aspettò per 3 giorni ma di Inu no Taisho non c'era neanche l’ombra.

Non sopportava quella attesa che sembrava infinita, voleva sapere, non gli importava se poi avrebbe sofferto 100 volte di più ma almeno non lo tormentava quel mistero.

Dopo tre giorni, di attesa dentro di lui crebbe un sentimento ostile verso suo padre, era arrabbiato con lui e voleva picchiarlo se gli capitava a tiro, e farsi dire una buona volta perché, sua madre non c’era più!

********

"vuoi davvero sapere perché lei non c’è più!" una voce famigliare interruppe i pensieri del giovane demone. Si sollevò in piedi seccato, aveva disturbato un suo momento privato, quando era lì di fronte a sua madre per un po tornava il ragazzino di prima, più triste ma sempre lui, e non voleva mostrare a nessuno il vecchio Sesshomaru.

"che diavolo vuoi? Ryokotsusei?" chiese sempre col tono seccato.

"è triste piangere la morte di qualcuno senza sapere perché!" si avvicinò al ragazzo poggiando le sue mani sulle sue spalle, con fare paterno.

"povero ragazzo, vuoi vendicare la mamma ma non sai con chi prendertela vero?"

Sesshomaru si scostò bruscamente non gli era mai piaciuto quel tipo, fin dalla prima volta che lo vide capì che c’era qualcosa di strano in lui, soprattutto come guardava sua madre, era piccolissimo ma capiva alla perfezione che quei sguardi non erano normali.

"tu sai chi è stato?" chiese guardandolo con superiorità, e Ryokotsusei deglutì, non lo sopportava quello sguardo, ma per i suoi fini doveva avere pazienza.

"certo, è stato tuo padre ad ucciderla!"

"non dire stronzate non lo farebbe mai!" rispose voltandogli le spalle.

"eppure, lui è l’unico che potesse farlo, che potesse sconfiggerla!" disse osservando le reazioni del ragazzo, impassibile, "riflettici!" continuò "perché non è più tornato? Tu sai meglio di me che l’unico essere superiore a tua madre in forza era tuo padre, e poi io l’ho visto, con questi miei occhi!"

Sesshomaru si voltò di scatto "cosa diavolo vai farneticando?"

"tu sai quanto ammirassi tua madre, io l’ho visto, e so cosa è successo!"

Il ragazzo non rispose ma dai suoi occhi si capiva che voleva saperne di più. Ryokotsusei stava già assaporando la sua piccola vittoria.

"tua madre stava ricevendo un suo sottoposto, il quale si era innamorato follemente di tua madre, era ferito gravemente, e stava per morire, le chiese un bacio per poter morire felice, lei lo fece glielo diede e in quel momento arrivò tuo padre, era strano credo fosse ubriaco, impazzì dalla gelosia e uccise tua madre, io lo so perché ero lì e non ho potuto fare niente, perdonami, ma non sono riuscito a salvare tua madre!"

Il ragazzo aveva ascoltato con attenzione, e non sapendo per quale motivo gli credette, quella strana espressione piena di rimorso e di odio che aveva suo padre mentre la seppelliva, aveva un senso con il racconto del dragone. Si aggrappò a quel racconto e decise di trovare suo padre e di ucciderlo con le proprie mani. Ma stranamente si sentiva peggio forse avrebbe preferito non saperlo, dentro al suo cuore cominciò a crescere ferocemente l’odio e il desiderio di vendetta.

Diede un pugno con tutte le sue forze allo stomaco del demone drago, che si piegò in due dal dolore, si teneva la pancia e guardava la schiena di Sesshomaru che si allontanava rapida e spedita.

Un sorriso soddisfatto apparve sul volto perfido del dragone.

Aveva ottenuto ciò che voleva. Mettere contro padre e figlio, suo figlio forse era l’unico che riuscisse a tenergli testa, e una volta indebolito il demone cane gli avrebbe dato lui il colpo di grazia sia a Taisho che a Sesshomaru, odiava quel ragazzo perché doveva essere suo e non di Taisho.

Si sollevò a fatica imprecando contro di lui, e lo seguì senza dare nell’occhio.

 

Spiacc

Taisho si diede uno schiaffo sul collo per poter prendere un insetto fastidioso, si guardò il palmo delle mani e ci trovò Myoga, che si riprese in fretta.

"padrone mi è mancato tantissimo!" disse felice.

"capiti davvero a proposito!" disse serio.

 

"qualcuno che possa guarire la principessa?" chiese Myoga, ancora titubante.

"si insomma qualcuno che l’aiuti a ritrovare il senno perduto."

"si c'è qualcuno! Kitsutaro il demone Volpe, si trova nelle terre di Musashi, dicono che è u abile manipolatore di mente e coscienze!" (per chi se lo chiedesse si è lui il papà del piccolo Shippo!n.d.a^^)

"perfetto portami da lui!"

"ma signore, deve sapere che è un tipo particolare, è molto diffidente!"

"non importa, andiamo!"

"beh addio Signore ci vedremo presto!" Myoga se la diede a gambe elevate, saltellando da albero in albero.

"tsk, se è scappato significa che è davvero pericoloso!" disse Totosay sorridendo divertito.

"non cambia mai quel fifone!"

Taisho tornò a guardare la ragazza che gli stava sempre vicina, come se a qualche metro lontano da lui ci fossero dei pericoli incombenti.

adesso poteva finlmente sistemare la faccenda di Izayoi, certo un po gli dispiaceva perchè avrebbe dovuto separarsi da lei, e molto più probabilmente non l'avrebbe vista mai più.

si mise il cuore in pace e cominciò a camminare verso nord la terra di Musashi.

"Padrone, posso farle una proposta?" chiese Totosay,

"shht!" fù la risposta che ricevette, poco dopo si mise sull'attenti, e afferrando Izayoi per il braccio la fece spostare dietro le sue spalle.

"accidenti, non ci voleva!" esclamò Taisho, nervoso, Totosay e Izayoi erano come smarriti.

dopo pochi secondi apparve da lontano una sagoma, nascosta dalla nebbia, più si avvicinava e più chiari si facevano i suoi lineamenti e i colori.

il vento mosse i lunghi capelli del ragazzo che stava arrivando.

"Sesshomaru!" disse Totosay riconoscendolo, era cresciuto molto dall'ultima volta che lo vide.

Sesshomaru si fermò a qualche metro d'avanti a lui, i suoi occhi si chiusero in due fessure.

"maledetto bastardo!" sbraitò non appena vide la donna dietro di lui.

senza dire altro partì all'attacco, ma Taisho bloccò la sua mano.

"sei ancora lento!" disse un po sorpreso, aveva percepito nel suo colpo tutto l'odio che provava, ma non capiva il perchè.

"maledetto non sei riuscito a perdonarla e adesso te la fai con una donna umana?" sibilò a denti stretti,

"che cosa?" chiese stupito Taisho.

ma Sesshomaru non rispose, e gli tirò un calcio, e questa volta per difendersi, Taisho fu costretto a farlo cadere a qualche metro più in là.

Izayoi guardò il ragazzo a terra, si illuminò come se avesse riconosciuto quel ragazzino.

corse preoccupata verso Sesshomaru.

"no che fai, fermati!" disse Taisho che non riuscì a bloccarla in tempo.

"Maruchan!" esclamò preoccupata, si inginocchiò accanto al ragazzo, che la guardava sorpreso.

come lo aveva chiamato? non si era sbagliato aveva sentito bene.

Izayo molto premurosa gli pulì il viso con un panno che prese dalle tasche del suo vestito.

Sesshomaru sollevò un braccio facendo affluire del veleno sulle sue unghie.

Izayoi poggiò il dito sulla falce di luna che aveva sulla fronte,seguendone la forma, sorrise dolcemente.

mentre il braccio del ragazzo si abbassava e suoi occhi si spalancavano in un espressione sorpresa.

Poi Izayoi gli baciò la fronte, poggiò la sua fronte su quella del ragazzo.

poi si staccò e lo guardava negli occhi sorridendo divertita. "il bacio della luna!" disse con naturalezza.

le labbra di Sesshomaru si aprirono per lo stupore, non riusciva a crederci, quei gesti e quelle parole, come faceva quella donna a conoscerli?

non poteva essere, anche Taisho rimase bloccato per la sorpresa.

"che succede padrone?" chiese Totosay che non ci capiva un tubo.

"quelle parole, quelle cose...lei, mia moglie lo faceva spesso per calmare Sesshomaru!"

Sesshomaru afferrò la donna per le braccia scuotendola nervosamente "chi sei? come fai a conoscere il bacio della luna?"

Izayoi sembrava che tornasse in se stessa, si spaventò e urlò dal terrore, poi si sollevò e scappò rifugiandosi dietro a Taisho.

"cos'è uno scherzo?" chiese Sesshomaru rivolgendosi a suo padre

"certo che no, io non lo so come faccia a saperlo!" rispose ancora incredulo.

Sesshomaru non riusciva a crederci, possibile che sua madre si fosse reincarnata in un misero essere umano? e per di più debole e pazzo.

aveva un forte senso di nausea, si sollevò in piedi e corse via non sopportava vedere ancora quella donna.

Taisho osservava stupito Izayoi, anche lui sospettava che lei fosse la reincarnazione di Shukumei dopo aver visto ciò che accadde.

ma non ne era sicuro, perchè sua moglie era fiera e coraggiosa, mentre Izayoi è un cucciolo spaventato.

adesso doveva trovare Kitsutaro per sapere anche cosa diavolo era successo veramente e se lei era davvero la reincarnazione di Shukumei.

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Capitolo 6
*** Il demone Volpe ***


Kitsutaro

Taisho non riusciva a chiudere occhio, suo figlio lo aveva accusato di qualcosa, aveva detto che non era riuscito a perdonarla, ma cosa voleva dire? Che cosa pensava?

Quel giorno di 4 anni fa non aveva avuto il coraggio di dirgli che aveva fallito che non era riuscito a proteggere la sua donna. Che per una sua distrazione, sua madre era morta. Si sentiva tremendamente in colpa per la morte di Shukumei. Ne era convinto era colpa sua che si era fatto fregare alla grande.

I suoi pensieri furono interrotti dai movimenti di Izayoi, che da terra si sollevò e poggiò la testa sulle sue cosce, dure come marmo, ma sempre meglio della terra polverosa.

Izayoi, che mistero era questa ragazza, doveva assolutamente sapere la verità, all’alba voleva partire, e raggiungere al più presto quel demone volpe.

L’alba arrivò dopo poche ore, e Taisho non aveva chiuso occhio.

Si caricò la ragazza sulle spalle "tieniti forte Izayoi che si corre!"

Izayoi urlò per la sorpresa non avrebbe di certo immaginato che lui fosse così veloce, si aggrappò forte circondando le sua braccia intorno al torace, la sua schiena era morbida e calda.

Dopo qualche ora erano arrivati, nelle terre di musashi, e adesso restava solo trovare la tana di Kitsutaro.

Cercò di seguire l’odore di volpe, cominciarono a camminare nella foresta, fino a quando non trovò una Donna china su un ruscello che raccoglieva dell’acqua.

"salve, saprebbe dirmi dove trovare Kitsutaro?" chiese Taisho, cordialmente.

La donna si voltò spaventata, gettò la brocca a terra e cominciò a correre via, veloce, aveva una coda da volpe, e i capelli d’orati, due grandi occhi verdi lo avevano fissato con terrore, ma che aveva detto?

"seguiamola, senza farci notare!" ordinò Taisho, quella donna aveva un altro odore addosso, di un maschio di volpe ne era sicuro. Arrivarono vicino ad una grotta,

"aspettatemi qui!" ordinò, ma Izayoi si aggrappò al mantello non voleva rimanere da sola con Totosay.

Taisho sbuffò, "rimanimi dietro!" fecero qualche passo, dalla grotta arrivò un’ondata di fuoco blu.

Taisho prese Izayoi e spiccò un salto di qualche metro.

Dopo qualche secondo dalla grotta uscì un uomo, aveva i capelli d’orati anche lui, tenuti fermi in un codino, aveva la coda vaporosa da volpe, e dietro a quel uomo c’era la donna che videro prima al ruscello.

"ma che modi?! Guarda che non voglio farti del male!" disse Taisho atterrando con leggerezza,

"tu devi essere Kitsutaro, non è così?" l’uomo non rispondeva, "tsk, Myoga me lo aveva detto che sei diffidente!"

"Myoga?" chiese la volpe. Quella pulce la conosceva.

"cosa vuoi da me?" chiese la volpe che sembrava che si fosse calmato.

"mi hanno detto che lei, sa manipolare le menti, ho bisogno che lei mi aiuti con questa donna!"

Kitsutaro osservò la donna, che si era rifugiata dietro le spalle di Taisho, aveva lo stesso atteggiamento di sua moglie che stringeva la sua maglietta e gli stava attaccata come un francobollo.

"per ricevere i miei servigi dovete pagarmi bene!"

"ma certo quanto vuoi?"

Kitsutaro lo guardò attentamente e cominciò a ridere, facendo innervosire Taisho.

"tu e cosa mi puoi dare?"

Taisho prese dalle tasche una sacca piena di denaro, monete d’oro, glieli tirò, ma Kitsutaro non li degnò di uno sguardo.

"non voglio il denaro, io non me ne faccio niente!"

Taisho sorrise, perché anche lui non considerava il denaro, a quanto pare quel demone era molto simile a lui in fatto di gusti, anche di donne, perché la donna dietro di lui era piuttosto affascinante.

"ho capito, questa invece è di tuo gradimento?" si slegò una piccola Katana, dalla cintura, era un’arma che gli aveva forgiato, Totosay con una dei suoi artigli.

Kitsutaro raccolse l’arma, la sguainò aveva un bel taglio, ed era affilatissima, Kitsutaro si avvicinò ad un albero fece un movimento con il braccio e l’albero cadde a terra, la lama non l’aveva nemmeno sfiorata, ma l’energia che si sprigionò era forte.

"questa può andare!" disse serio il demone volpe.

Taisho si avvicinò con la ragazza. "aspetta dovete prima superare un’altra prova!" li fermò Kitsutaro.

Si avvicinò a Taisho e lo fissò negli occhi, lo stava scrutando dentro l’anima.

Dopo un paio di secondi Kitsutaro sorrise "va bene vi aiuterò!" disse invitandoli ad entrare nella caverna.

La moglie di Kitsutaro preparò del the, mentre gli ospiti si sedevano attorno ad un fuoco.

"qual è il problema?"

"ecco, questa ragazza era stata aggredita da un demone, io l’ho aiutata ma dopo l’aggressione non era più la stessa, ha perso il senno!"

"mh?" il demone stava scrutando la ragazza che intimorita si nascondeva dietro la schiena di Taisho.

Taisho prese la ragazza e se la mise in braccio, bloccandole le gambe, non doveva scappare.

Kitsutaro, poggiò la mano sulla sua fronte, e socchiuse gli occhi.

Kitsutaro cominciava a sudare, mentre Izayoi svenne.

"che succede?" chiese preoccupato Taisho.

Il demone volpe si allontanò "la mente di questa donna è complicata, è successo una cosa strana!"

"cioè?" chiese Taisho.

"vedi, l’aggressione ha risvegliato dei ricordi molto remoti, di una vita passata, in lei si è risvegliata un’altra coscienza, lei è stata un demone!"

Quelle parole erano come un pugno nello stomaco, allora era vero.

"com’è possibile, vuol dire che lei è davvero la reincarnazione di Shukumei!?"

"credo di si!"

"ma Shukumei era un’abile guerriera, perché adesso è così spaventata dal mondo?"

Kitsutaro poggiò di nuovo la mano sulla sua fronte, e si concentrò.

"la coscienza del demone, è come sotto sciok!"

Taisho non capiva e cominciava a diventare nervoso.

"vedi, se Shukumei restava in vita, diventava così!"

"perché?" chiese triste Taisho.

"se vuoi posso far in modo che ritorni la coscienza della donna, e sarà come se non fosse successo niente, lei non ricorderà nulla della vita passata, sarà semplicemente come era prima."

"rispondimi, perché doveva diventare così?"
" per via dello sciok, nella sua anima c’era una terribile ferita che non si sarebbe richiusa!"

Taisho stringeva la ragazza a se, "Guariscila!" disse abbassando la voce.

Lasciò la ragazza dentro la grotta e uscì fuori, seduto su una roccia osservava il cielo notturno, c’era la falce di luna, uguale a quella che aveva lei Shukumei, e suo figlio.

Pensava che forse era stato meglio così, che fosse morta, non avrebbe sopportato di vederla in quelle condizioni. Izayoi era la reincarnazione di Shukumei, se si veniva a sapere sicuramente Ryokotsusei avrebbe fatto di tutto per ucciderla, o comunque per farle di nuovo del male.

Adesso sapeva che Izayoi era la reincarnazione di Shukumei, era impazzita perché il ricordo di quella aggressione era stata troppo forte per non risvegliare la coscienza di Shukumei.

Nel suo petto c’erano dei sentimenti confusi per quella donna, adesso che sapeva che era la sua reincarnazione, non sapeva se riusciva a portarla indietro.

Ma perché le cose si dovevano sempre complicare, adesso c’era anche suo figlio, che lo odiava, non gli faceva una colpa infondo era scomparso dalla sua vita senza una spiegazione.

"AAAAHHH!" i suoi pensieri furono interrotti bruscamente dalle grida di Izayoi.

Taisho corse immediatamente dentro la grotta.

"che succede?" chiese allarmato.

"che diavolo ci faccio qui e voi chi siete?" chiese Izayoi puntando il dito sui due demoni volpe.

"a quanto pare è tornata in se!" disse Totosay rivolgendosi al suo padrone.

Taisho fece un sorriso di sollievo, Izayoi non appena lo vide si infuriò e gli andò incontro furiosa, appesantendo i passi in modo che echeggiassero nella grotta.

"tu, vieni un attimo con me!" disse puntando il dito sul petto del demone.

Lui la seguì, ma gli veniva da ridere l’espressione che aveva sul volto era troppo buffa.

"adesso mi spieghi cosa diavolo è successo e dove ci troviamo e chi sono quei due.."

"aspetta, vuoi dire che non ricordi nulla, di quello che è successo in questi giorni?"

Izayoi lo guardava sempre più nervosa.

"dovresti innanzitutto ringraziare Kitsutaro è stato lui a guarirti, perché tu mia cara eri impazzita del tutto!"

"eh?"

"si sei andata fuori di testa, possibile che non ricordi niente?"

Izayoi allentò le braccia che teneva conserte. Le era venuto in mente quando era stata inseguita dal demone enorme, e poi ricordava il suo sorriso amorevole. Poi tutto buio.

Izayoi si sedette a terra come se si sentisse priva di forze.

"si ora ricordo, voi mi avete salvata da quel mostro!" disse mentre le sue mani tremavano.

"ma dopo cos’è successo?"

Taisho si sedette accanto alla ragazza, anche se era la reincarnazione, di Shukumei, Izayoi era Izayoi e nessun’altro.

"beh avevi paura di tutti tranne di me, e così ti ho portata qui e quel demone volpe ti ha guarita."

Izayoi sollevò il viso per vederlo negli occhi e lui era li che le sorrideva dolcemente, arrossì, aveva dimenticato quanto fosse bello Taisho, non riusciva a tenergli il muso, soprattutto quando la guardava a quel modo.

"sono in debito con te!" disse .

"beh per sdebitarti puoi…" Taisho si avvicinò alla ragazza puntando le labbra aspettando che lei ricambiasse poggiando le sue labbra su quelle del demone.

L’espressione di Izayoi cambiò da serio a perplesso. Tsk nonostante tutto era rimasto un pervertito.

Poggiò la mano su tutta la sua faccia e gli diede una spinta, facendolo cascare all’indietro.

Taisho cominciò a ridere, Izayoi lo divertiva tanto.

"peccato se rimanevi come prima forse saresti stata più gentile con me!"

Izayoi sorrise, poi avvicinò il suo viso e gli diede un bacio sulla guancia.

"grazie!" sussurrò

"dovere!" rispose lui, facendo arrossire di nuovo la ragazza, con quella espressione così seria, sembrava un angelo.

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Capitolo 7
*** con il senno di poi ***


Con il senno di poi

Il gruppo di Taisho avanzava tra gli alberi verso il palazzo di Izayoi.

"lei dunque è il servo di Taisho?" chiese Izayoi parlando con Totosay.

"si, e sono un maestro di armi, e mi chiamo Totosay!"

"posso chiederle una cosa in confidenza?" chiese avvicinandosi di più al demone per parlare a voce bassa. "ma il suo padrone, non ha una moglie o una fidanzata?"

Totosay la guardò smarrito. "una volta c’è l’aveva!" rispose, pensò che se lei saprebbe cosa aveva detto Kitsutaro, forse non sarebbe stata contenta.

"oh è morta per una malattia?" chiese curiosa-

"NO! Si è suicidata davanti ai miei occhi!" si intromise Taisho nervoso, non voleva che parlassero di lui alle sue spalle.

"davvero?" chiese dispiaciuta Izayoi, Taisho rispose con uno sguardo freddo e minaccioso.

"mi dispiace!" aggiunse la principessa. Taisho sbuffò e passò d’avanti, non aveva voglia di parlare del passato e non sapeva nemmeno perché glielo aveva detto. Pensava che forse scioccandola avrebbe smesso di fare domande su Shukumei.

Izayoi lo guardò con pietà, ecco perché il suo bacio era così affamato.

Chissà che incubo, vedere una persona che si ama che si toglie la vita d’avanti a te.

Lei aveva notato che avvolte quando si perdeva nei suoi pensieri diventava terribilmente triste.

Voleva aiutarlo, voleva che non fosse così triste.

Per arrivare alle terre di musashi, ci avevano impiegato 3 giorni, di cammino.

"davvero non ti ricordi niente di quello che è successo in questi giorni di viaggio?"

Chiese Taisho, fissando il fuoco che bruciava la legna.

"a dir la verità ho dei ricordi confusi!"

Izayoi si stringeva le ginocchia al petto, e avvicinava le mani al fuoco per scaldarsi.

"io ti credevo un uomo frivolo e pervertito, ma invece mi sbagliavo, sei generoso, e sono sicura che mi ha rispettato in quei giorni di viaggio, io non so davvero come ringraziarti!"

Taisho sgranò gli occhi per la sorpresa, "non è che stai male?"

Izayoi gli sorrise, quel uomo le piaceva sempre più, avrebbe voluto chiedergli di sua moglie, voleva sapere com’è andata la storia, ma aveva paura che lo ferisse chiedendoglielo.

"Totosay ha detto che sei in viaggio perché stai cercando un nemico, e che ti vuoi vendicare a tutti i costi!"

Taisho spostò lo sguardo irritato sul demone che era sdraiato vicino al fuoco e russava già da un pezzo.

-tsk, non sa tenere la bocca chiusa!- pensò.

Izayoi sentì qualcosa di caldo coprirgli la schiena, era il mantello di Taisho.

Taisho cominciò a fissare le fiamme che scoppiettavano sul legno, la sua mente cominciava a vagare, mentre i suoi pugni si serravano per l’odio che provava nel ricordare quelle orribili scene che non avrebbe dimenticato mai.

"dormi adesso , domani mattina partiremo all’alba."

"la mia nutrice una volta mi disse che la vendetta è una cosa brutta e pericolosa, perché, una volta che ti sei vendicato, cosa ti resta, aveva perso il figlio perché lui voleva vendicare la morte del suo amore, ma è stato ucciso a causa di questo, e adesso, ha solo ottenuto la sofferenza di una madre, e se adesso anche lei decidesse di vendicarsi… tutto diventerebbe un inutile spargimento di sangue, e se tutti noi agiremmo allo stesso modo nel mondo ci sarebbe il caos, perché si ucciderebbero tutti a vicenda! Soprattutto in questo periodo di guerre continue!"

"TU NON PUOI CAPIRE!" urlò Taisho. Izayoi ebbe un sussulto e si coprì il viso d’istinto.

Taisho si calmò, l’ultima cosa che voleva era metterle paura. Anche Totosay si era svegliato di soprassalto sollevandosi, ma vedendo che era tutto a posto si rimise a dormire.

"adesso basta dormi che domani mattina all’alba partiamo!" si girò dall’altro lato, si sdraiò e appoggiò il viso sul braccio, sforzandosi di dormire.

Izayoi non disse più nulla si sdraiò anche lei accanto al fuoco.

-che scema dovevo immaginarlo che si arrabbiava!- pensò Izayoi dispiaciuta.

"scusami, non volevo offenderti!"

 

 

-accidenti come russano!- pensò Izayoi che si era rigirata per l’ennesima volta. Stufata si alzò, prima si diresse verso Totosay, gli tappò il naso, fece un verso strano, come se la sua gola si stappasse, Totosay sollevò la mano infastidito come per cacciare una mosca fastidiosa, poi si diresse verso Taisho, si avvicinò si inginocchiò e lentamente gli tappò il naso, anche lui fece quel verso strano, ma invece di scansarla, la afferrò tra le sue braccia, lei fu costretta a sdraiarsi per via della posizione scomoda, aspettò due minuti per tentare di allontanarsi, ma non appena si girò, Taisho strinse la presa, come se avesse paura che scappasse. Izayoi ormai era nel panico, se si svegliava forse si arrabbiava o peggio cominciava a spogliarla credendola una concubina, si irrigidì, ma dopo l’ennesimo tentativo di andare capì che lui non l’avrebbe lasciata andare, quindi si mise il cuore in pace e provò a dormire tra le sue braccia.

"non farlo!" sussurrò nel sonno Taisho, per un attimo Izayoi ebbe l’impressione che parlasse con lei.

Dopo pochi secondi si sollevò di scatto, risvegliandosi bruscamente.

Izayoi chiuse gli occhi fingendo di dormire, lo sentì sussurrare "era un incubo!"

Taisho si accorse della presenza di Izayoi aveva ancora il braccio attorno alla ragazza, non aveva perso l’abitudine di dormire abbracciato ad una donna.

Come se niente fosse si sdraiò nuovamente accanto ad Izayoi, che continuava a fingere di dormire.

L’abbracciò di nuovo, Izayoi rimase sorpresa, ma poi cominciò ad innervosirsi, quel dannato cagnaccio rimaneva sempre un maniaco pervertito pensò, ma poi vide che lui si fermò li ad un abbraccio, e il suo cuore cominciò ad accelerare i battiti. Dopo pochi minuti riaprì gli occhi, lui stava dormendo, e le mancò un battito, nel vederlo così sereno e soddisfatto, e com’era bello. Si non c’erano dubbi per Izayoi, Taisho era l’uomo più bello al mondo.

Provò uno strano desiderio di sfiorargli le labbra, ma aveva paura ad osare, avvicinò le sue dita alle sue labbra e gliele sfiorò dolcemente. Taisho aprì gli occhi, lei arrossì violentemente, si era accorto che lei non dormiva e che gli stava sfiorando le labbra. Ritirò brusca la mano, lui sorrise, e lei si girò dal lato opposto "stavi russando!" mentì spudoratamente.

" perché sei venuta da me mentre dormivo?"

"che faccia tosta sei tu che mi hai afferrata e non mi lasciavi andare!" rispose un po seccata e imbarazzata.

Lui l’abbraccio da dietro, e le mordicchiò il lobo dell’orecchio, Izayoi avvampò arrossendo ancora di più, perché quando lui la toccava in quel modo si sentiva in estasi?

"sme.. smettila di fare il pervertito!" gli diede una gomitata sulla bocca dello stomaco.

Lui allora si ritirò, "che tipo e tu saresti una principessa?"

Lei non rispose ma si accuccio senza dargli retta.

In effetti Izayoi era strana, non portava gioielli, o vesti lussuose, era una ragazza semplice, per niente snob, solo un po viziata.

"tanto lo so che sei stracotta di me!" disse lui, per punzecchiarla, si sdraiò su un fianco.

Pian piano in lui cresceva i desiderio di farla sua, soprattutto quando lei gli sfiorò le labbra, avrebbe voluto toglierle la mano e cominciare a baciarla e spogliarla. Ma di sicuro sarebbe arrivato come minimo un calcio.

"tsk, illuso!" rispose Izayoi. Taisho sorrise di nuovo, si divertiva troppo a metterla in imbarazzo.

Dopo pochi minuti si addormentarono.

Dalla parte opposta delle terre di musashi, un ragazzo, dai lunghi capelli argentati era di nuovo d’avanti ad una lapide a riflettere, "madre non posso credere che tu ti sia reincarnata in un misero essere umano!" disse osservando la pietra scolpita.

Un forte senso di nostalgia pervase il piccolo Sesshomaru, entrò nel vecchio palazzo dove un tempo abitava felice assieme ai suoi genitori. Entrò dentro una stanza, c’era la finestra rotta, e la stanza era fredda e polverosa, eppure un tempo li c’era un letto. Ricordava ancora come se fosse ieri, quando sua madre andava a controllare che stesse dormendo. Spesso la notte invece di dormire sgattaiolava fuori, e prendeva le armi per allenarsi, voleva diventare forte come i suoi genitori, anzi voleva essere ancora più forte. Sua madre lo trovava in giardino sorrideva orgogliosa di lui e poi lo rimproverava, minacciando di legarlo al letto se non ubbidiva.

Ricordava anche quando sorprendeva i suoi genitori che si scambiavano delle effusioni d’affetto baciandosi, lui storceva il naso e imbarazzato andava via.

Una volta ricordava di aver sentito suo padre dire "ti amo!" a Shukumei, erano nella sua stanza Taisho aveva chiesto se era tutto a posto, lei rispondeva di si. poi lui l’abbracciò la baciò e poi glielo disse "ti amo tanto!" fingeva di dormire perché voleva fregarli, e una volta andati via, correva di nuovo nella torre, e giocava con le spade. Ripensò al racconto di Ryokotsusei, possibile che stesse dicendo la verità? Pensandoci adesso si rendeva conto che era una cosa impossibile, suo padre non era di certo il tipo che perdeva il controllo nemmeno da ubriaco. E poi se davvero lui la uccise quando l’ha vista baciare quel uomo, perché era nuda quando la seppellì? Tornò in giardino, del bel giardino rimase solo terra spoglia ed erbacce qua e la. Alzò il viso verso la torre, quante volte si era diretto li dentro la notte? Aveva perso il conto. Il chiarore della luna illuminò la finestra alta della torre, Sesshomaru vide una sagoma, possibile che ci fosse qualcuno?

"tsk era solo un piccione!" disse arrivato all’interno della torre, non ci era entrato più dall’ultima volta che vide sua madre. Ormai le armi che maneggiava con stupore erano arrugginite, fece qualche passo, verso la finestra CLACK, poggiò il piede su un oggetto metallico, lo raccolse. Era un pugnale, ed era sporco di sangue, il sangue ormai era diventato una crosta nera, annusò la lama, e riconobbe l’odore, era flebile ma lo sentì, era l’odore del sangue di sua madre. "che significa?" l’unica spiegazione che gli venne in mente era che Ryokotsusei aveva mentito.

"questa volta dovrai dirmi tutta la verità!" disse Sesshomaru infilandosi il pugnale nelle tasche.

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Capitolo 8
*** una traccia ***


UNA TRACCIA

"prenda signor Totosay!" urlò da sopra l’albero Izayoi, lanciandogli delle succose mele.

"prese, dai scendi!" Izayoi scese tutta contenta dall’albero. "ma perché a me dai del lei, mentre a Taishosama, gli parlate con tanta confidenza? Quello che merita più rispetto è senz’altro lui!"
"a uno che ti bacia al primo incontro non porto rispetto!"

"da quando in qua le principesse si arrampicano sugli alberi?!" chiese Taisho addentando la mela.

"non so le altre ma io lo facevo fin da bambina!" si scrollò di dosso un po di polvere "non dirmi che mi credevi una di quelle principesse tutte smidollate?"

"non lo so, di solito lo sono, tutte Aaah aiuto mi si è rotta un unghia!" fece il verso Taisho.

Izayoi rise "come donna Geisha avresti successo sai!"

"ma tu guarda che ragazzina impertinente!" si alzò cominciando a rincorrerla "vieni qua che ti faccio vedere chi è una buona donna Geisha!"

Izayoi urlava e rideva come una bambina, era da tanto tempo che non si divertiva così.

"ha ha ha , si dice che quelli fissati con il sesso sono tutti gay!" continuava a prenderlo in giro

"tsk!" Taisho balzò in aria atterrando d’avanti alla ragazza che rimase a bocca aperta a tanta agilità.

Si fermò stupita, allora Taisho la afferrò tra le sue braccia stringendola a se.

"ti ho presa!" disse sorridendo soddisfatto.

I loro sguardi si incrociarono e si incantarono a guardarsi negli occhi, Izayoi si stava perdendo in quel oceano ambrato. Taisho sentiva di non poter resistere, chinò il capo e avvicinava sempre più le sue labbra a quelle della ragazza.

"Cough cough!" la tosse di qualcuno li interruppe, "mi dispiace interrompervi ma dovete sborsare tutto quello che avete!" tutte e due si girarono e trovarono un gruppo di soldati, sicuramente dei disertori. Erano in 10 avevano gli sguardi cupi e delle facce da galera.

L’uomo che prima parlò sguainò la spada "mi sono spiegato?"

Taisho non sembrava affatto intimorito, anzi sembrava contento. Scrocchiò le dita "altrimenti cosa fate?" chiese in tono di sfida. L’uomo non rispose neanche cominciò a correre verso Taisho brandendo la spada.

Izayoi quasi non credeva ai suoi occhi, con un solo pugno aveva messo KO l’uomo, che di stazza era molto più grosso.

Il resto del gruppo attaccarono in massa, si avventarono anche su Izayoi, un uomo si avvicinò a Izayoi minaccioso, "che bella pupa che abbiamo qui!" rideva mostrando i suoi denti gialli e marci, Izayoi urlò schifata e senza neanche accorgersene gli diede un calcio sui genitali, L’uomo si accasciò a terra emettendo uno strano verso un incrocio fra un gargarismo e il risucchio di un lavandino.

Le si avventò adosso un altro uomo, lo schivò e terrorizzata gli diede un calcio in pieno viso.

Camminava all’indietro, fino a quando non urtò qualcosa con la schiena, si girò spaventata ed era Taisho, "però niente male principessa, lo dicevo io che eri un maschiaccio!" spam, Izayoi si offese e gli diede uno scappellotto, "tu che fai lo spaccone adesso come la mettiamo? ci hanno circondati!"

Taisho sorrise mostrando uno dei suoi canini, "evidentemente tu non hai mai sentito parlare di me vero?" balzò in aria e quasi come un tornado, si fiondò sui nemici, Izayoi vedeva quasi come se volassero i soldati sconfitti ad uno ad uno, fino a quando non rimase l’ultimo che terrorizzato si appiattiva contro un albero, Taisho lo afferrò per la gola sollevandolo, "invece di derubare la gente andate a lavorare idioti!" disse Taisho, dopo qualche secondo si accorge che l’uomo se l’era fatta addosso dalla paura,

lo buttò giù schifato "ecco perché mio figlio vi detesta!"

quando si dice che si parla del diavolo… vicinissimo al piede di Taisho si conficcò un pugnale. Mancava solo qualche millimetro, e la lama avrebbe trapassato l’alluce.

Taisho lo prese, lo guardò e inorridì, riconobbe il pugnale, era quello con cui Shukumei si tolse la vita.

"Vieni avanti fatti vedere!" disse Taisho nervoso.

"l’ho trovato nella torre!" una sagoma apparve da dietro un albero. Era un ragazzo appoggiato al tronco, si mostrò era Sesshomaru, "adesso non mi scappi più devi dirmi cosa è successo!"

"chi è quel ragazzo?" chiese Izayoi, lo osservò perbene, e notò che somigliava molto a Taisho.

"sono suo figlio!" rispose Sesshomaru, si stranizzò che quella donna adesso parlava, ne dedusse che doveva essere guarita dalla pazzia. La guardò attentamente, quella donna era bella, ma non scorgeva nulla di sua madre, non provava ribrezzo di lei, forse perché sapeva che in quel corpo c’è l’anima di sua madre. Si avvicinò ai due.

Taisho abbassò lo sguardo osservava il pugnale, "forse è meglio che tu non lo sappia!"

"DEVI DIRMELO!" urlò, "io devo sapere la verità, mi hanno detto che sei stato tu ad ucciderla!"

"che cosa? È per quello che l’altra volta mi hai attaccato senza motivo?"

Sesshomaru non rispose, attendeva che cominciasse a parlare. Ma lui continuava ad esitare.

Izayoi intanto guardava il ragazzo, e non gli sembrava un viso novo. Non si spiegava il perché, ma provava una strana sensazione, come se fosse malinconia, con tanta tristezza.

"non ti credevo così vigliacco da non dirmi niente e scomparire per ben 3 anni!"

"CHE COSA?!" urlò Izayoi rimproverando Taisho, "hai abbandonato tuo figlio?"

"ho avuto un buon motivo per farlo!"

"tsk, vorrei proprio sapere qual è!" rispose Sesshomaru incrociando le braccia.

"sto seguendo un nemico pericoloso, e non sono mai tornato a casa perché avevo giurato di vendicare prima tua madre e non sarei tornato finché non ci sarei riuscito, non credevo che non riuscissi a trovare quel figlio di una cagna rognosa!"

Sesshomaru aggrottò la fronte "spiegati meglio, voglio sapere ogni cosa!"

Taisho sollevò la testa e guardò suo figlio, aveva l’aria abbattuta e nei suoi occhi si leggeva che si sentiva in colpa. Come poteva dire a suo figlio che aveva fallito, e che era impotente mentre…

"aspetta un momento chi ti ha detto che sono stato io a ucciderla?"

"prima raccontami tutto e poi ti dirò chi è stato!"

"e va bene, ti dirò tutto!"

Si sedette a terra e raccontò tutto ciò che accade dalla trappola che gli aveva teso Ryokotsusei al suicidio della madre.

Sesshomaru rimase come scioccato, quel bastardo voleva mettere contro padre e figlio in modo che si uccidessero a vicenda. Anche Izayoi rimase a bocca aperta, come faceva Taisho a scherzare nonostante quello che gli era successo?

"è per questo che me ne sono andato senza dirti nulla, perché dovevo trovarlo prima che lasciasse le mie terre!"

"adesso dimmi chi ti ha ingannato!"

"è stato lui Ryokotsusei, è venuto da me e mi ha raccontato che hai ucciso la mamma perché eri impazzito di gelosia!"

"dove lo hai incontrato!" chiese scattando in piedi, quel bastardo era ancora lì e ha osato anche mettere suo figlio contro di lui, ma perché si comportava così? Cosa spingeva quel dragone a volerlo farlo soffrire, "maledetto bastardo!" disse a denti stretti.

"Totosay accompagna tu Izayoi, io devo andare!" disse cominciando a correre, suo figlio lo seguì.

"che fai non venire con me!"

"tsk, voglio vendicare la mamma!" rispose accelerando la corsa.

"lo sapevo era per questo che non volevo dirti nulla!"

"era anche mia madre, e ho il diritto di massacrare quel bastardo!" rispose fiero e glaciale Sesshomaru.

"quello non è pane per i tuoi denti!" disse preoccupato Taisho.

"tsk, cosa credi, in questi anni mi sono allenato fino allo sfinimento!"

Taisho non voleva, che anche lui rischiasse la vita, non poteva sopportare anche la morte di suo figlio, lui aveva ancora così tanto da imparare, e aveva ancora così tante cose da vivere e provare.

Doveva impedirgli di farlo venire.

Il suono sordo del pugno di Taisho si propagò tra gli alberi, aveva dato un pugno in pieno stomaco al figlio facendolo svenire "perdonami Sesshomaru!" sussurrò appoggiando sul suolo il figlio.

Non doveva commettere errori, doveva farlo subito, doveva ucciderlo non appena lo vedeva senza neanche fargli aprire bocca.

 

"Taisho.." Izayoi bisbigliò li dove era scomparsa la sagoma del demone, non l’aveva nemmeno salutata, e pensare che prima si stavano quasi baciando. Questa volta lei lo avrebbe ricambiato.

"Andiamo principessa!" disse Totosay vedendo che la ragazza esitava.

Sospirò e cominciò a camminare, - stupida, lo sapevi che vi sareste separati per sempre una volta che arrivavi a casa, stupida, stupida - si malediva perché gli dispiaceva non vederlo più, non doveva affezionarsi a lui, e invece il cuore ha fatto tutto da solo.

Ad ogni passo si sentiva soffocare al pensiero di non vederlo più.

-se non viene a salutarmi, lo concio per le feste!- pensò, cercava di soffocare quel senso di abbandono con la rabbia, ma non è che funzionasse come pensava lei.

Camminarono ancora a lungo prima che arrivasse sera e si accamparono in una grotta.

Totosay aveva preparato il fuoco e il cibo, Totosay non era un gran chiacchierone, e lei si sentiva giù e non aveva voglia di parlare. Fuori pioveva, quell’atmosfera di certo non aiutava.

Izayoi si coprì con il mantello di Taisho, aveva ancora il suo profumo addosso.

 

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Capitolo 9
*** Kimiye ***


Kimiye

Dopo poche ore Izayoi si svegliò bruscamente aveva sentito qualcosa.

All’ingresso della grotta c’era una sagoma. Totosay che doveva fare la guardia si appisolò appoggiato al suo bastone. Izayoi deglutì rumorosamente. La sagoma entrò e il fuoco illuminò l’immagine di Taisho, tutto bagnato e in braccio teneva suo figlio, i capelli gli si erano appiccicati in faccia. Dopo aver fatto sdraiare suo figlio, si sedette vicino al fuoco.

Izayoi si sentì immensamente felice.

"Taisho!" si alzò contenta, e gli andò in contro.

"che stupido, ho agito d’istinto senza sapere neanche dove dirigermi!" diceva mentre pian piano si toglieva gli abiti bagnati di dosso.

Izayoi arrossì, lo aveva già visto nudo, ma non poteva fare a meno di guardarlo, i suoi muscoli scattanti, con le gocce di pioggia che accarezzavano il corpo, era terribilmente sexy.

E poi quei addominali così scolpiti come il guscio di una tartaruga, rendevano la sua figura così sensuale. Izayoi prese il mantello e lo coprì, sfregando le mani sulle sue spalle in modo da scaldarlo. Dopo un po’ Izayoi si ricordò di qualcosa, e gli diede uno scappellotto.

"sei un deficiente maleducato, te ne sei andato senza salutare!"

"ehi ma che cavolo..!" Taisho si girò per rimproverarla, ma non appena vide il suo viso triste, non se la sentì di sgridarla, sorrise e le accarezzò il viso spostandole i capelli dal viso.

"si hai ragione scusami!"

Sesshomaru si svegliò si sollevò sulle braccia, e si guardava in giro. Poi vide suo padre che infreddolito si copriva con il mantello. "che è successo?" chiese con la voce impastata dal risveglio.

"ehm…!" Taisho si grattava la testa nervoso, che doveva dirgli? Se gli diceva che lo aveva tramortito per nulla ci faceva una figuraccia. "è caduto un masso e ti ha preso in pieno!" disse in preda dal panico.

Sesshomaru si massaggiò lo stomaco sentiva un dolorino strano, poi si toccò la testa ma non aveva nessun bozzo. "ma non sono ferito!" Taisho si sollevò si avvicinò al ragazzo e gli diede un colpo con le nocche della mano sulla testa, "guarda hai un bozzo!" disse puntando il dito sopra.(scusate ma questa piccola scena la vedevo come tavole manga della mitica rumiko!^^)

Sesshomaru era perplesso, che diavolo gli era preso a suo padre?

Il piccolo Sesshomaru cercava di sforzarsi nel ricordare, poi si alzò adirato.

"me ne vado e non provare a tramortirmi di nuovo!" disse per poi uscire dalla grotta.

"ma che hai combinato?" chiese ancora più perplessa Izayoi.

"nulla, proviamo a dormire, che domani partiamo presto, cosi arriveremo per il pomeriggio!"

 

 

 

La mattina seguente come se niente fosse accaduto il gruppetto continuò il loro viaggio di ritorno verso il palazzo di Izayoi.

La principessa era piuttosto allegra, saltellava tra gli alberi, felice.

"ma che l’è preso?" chiese Totosay, che non sopportava quel comportamento infantile.

"ah, non vedo l’ora di tornare alla mia fornace!" sospirò il demone vulcanico.

"a proposito, volevo chiedergli di darmi una delle vostre zanne e vi costruirò una spada eccezionale!"

"si è una buona idea, anche perché la mia l’ho data a Kitsutaro!"

"oh ma questa sarà completamente diversa!" rispose orgoglioso Totosay.

Izayoi si sentì investire da una forza sconosciuta e cadde a terra sollevata in aria per qualche metro.

"IZAYOI!" Taisho si sentì il cuore scoppiare, corse verso la ragazza che rantolava a terra.

"stai bene?" chiese preoccupato.

"si ho preso solo una botta, ma che è successo?"

Taisho l’aiutò a sollevarsi "ma guarda adesso ti metti a corteggiare le umane?"

Dall’ombra uscì una ragazza, dai capelli rossi, gli occhi verdi e poco vestita, aveva un abito strano, sembrava alla cinese ma era aderente con alti spacchi laterali che mostravano le sue cosce sode, una scollatura abbondante che metteva in evidenza il seno abbondante, la demone teneva i capelli legati in una lunga treccia che ricadeva sul sedere formoso. Era quella che gli uomini definiscono una sventola.

La ragazza si avvicinò a Taisho lo abbracciò e gli infilò la lingua in un orecchio.

"dovresti corteggiare una vera donna come me!" disse in tono sensuale. Un brivido corse lungo la schiena del demone cane, era tanto tempo che non stava con una donna, eppure dopo il primo brivido si sentì infastidito.

Taisho la afferrò per le spalle per allontanarla in modo brusco.

"che diamine vuoi? Kimiye?"

"dai non fare lo gnorri!" disse lei mettendo la mano sopra la protuberanza dei pantaloni.

Izayoi sbarrò gli occhi dallo stupore non aveva mai visto una donna comportarsi in quel modo.

E poi non lo sopportava, non voleva che mettesse le mani su di lui.

La gelosia le fece ribollire il sangue nelle vene afferrò per il braccio la demone e la allontanò con forza da Taisho "va a farti una doccia fredda, ciccia, e datti un contegno, sembri una prostituta!"

La demone per niente intimorita afferrò la mano della ragazza stringendo con forza, facendole fare delle smorfie di dolore, faceva un male cane, ma lei orgogliosa non voleva darle questa soddisfazione.

Le diede una spinta facendola cadere di nuovo. "se non vuoi morire ti consiglio di girarmi al largo!"

La minacciò Kimiye, Taisho le afferrò la gola i suoi occhi erano diventati due fessure minacciose.

"toccala di nuovo, e ti ammazzo!" disse per poi lasciarla brusca in modo che indietreggiasse.

Kimiye si toccava la gola dove erano rimasti dei segni rossicci delle dita di Taisho.

"come osi, nessun uomo mi ha mai rifiutato!" disse offesa.

"tsk, questa sarà la prima volta!" rispose Taisho mentre controllava la mano di Izayoi, era diventata violacea e a stento Izayoi riusciva a trattenere mugoli di dolore. Le fitte erano così intense da impedirgli di pensare.

"eppure, prima ti piaceva zompare su di me eh?" lo canzonò lei.

"tsk, mi hai pescato in un momento di debolezza!non me lo ricordo nemmeno!"

Kimiye da sorridente passò a infuriata, gli diede un ceffone, con tanta forza da scaraventarlo a terra.

"mi fai schifo, adesso ti lasci stregare da un misero essere umano?" Kimiye si sentiva ferita e umiliata, lui che preferiva un essere umano a lei, che aveva tutti gli uomini demone ai suoi piedi.

Non poteva fargliela passare liscia. La demone prima diede un altro calcio a Taisho che si stava sollevando, poi si girò verso Izayoi che si teneva la mano dolorante e che preoccupata urlava il nome di Taisho. La demone balzò in aria e sfoderò una katana, e veloce correva verso la ragazza.

"muori!!" urlò con una risata sadica.

"NOOO!" urlò Taisho, che si era appena sollevato.

Izayoi chiuse istintivamente gli occhi, e si sentì il suono cupo di un impatto.

Izayoi riaprì gli occhi stupendosi di non aver sentito alcun dolore, eppure le sue mani si erano sporcate di sangue, sollevò la testa e accanto ai suoi occhi brillava fioca la lama sporca di sangue e di una sostanza vischiosa verde.

"TAISHO!!" urlò disperata Izayoi.

Taisho si estrasse a fatica la katana dal petto, un fiotto di sangue macchiò l’erba ai suoi piedi.

Con la mano premeva sul petto per rallentare la fuoriuscita di sangue.

"Maledetta hai messo veleno sulla lama vero?" chiese a denti stretti Taisho.

La demone non rispose ma cominciò a ridere a bocca aperta

"sconfitto da una donna, ti sta bene!" disse poi la donna.

Dopo qualche secondo del fuoco colpì la demone uccidendola. "maledetta sgualdrina!!" intervenne Totosay, il corpo scomparve con il vento. Taisho con il viso sofferente si voltò verso Izayoi, sorrise "stai bene vero?" lei era come scioccata annuì, "ma .. ma tu.." balbettò lei.

Taisho tossì del sangue, la vista gli si era annebbiata e poi cadde a terra.

"TAISHOOOO!" urlò con le lacrime agli occhi Izayoi. "PADRONEEE!" urlò preoccupato Totosay.

Izayoi lo prese appoggiando la sua testa sulle sue gambe.

"Taisho, rispondimi Taisho!" diceva mentre gli accarezzava il viso.

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Capitolo 10
*** amore ***


Dichiarazione un po troppo focosa

Taisho si risvegliò infastidito da una goccia che gli era caduto sul viso, aprì gli occhi e di fronte a se vedeva solo roccia, si girò e vide Izayoi seduta accanto a lui.

"Taisho!" disse sollevata Izayoi, prese un fazzoletto e gli asciugò il sudore dalla fronte.

"come stai?" chiese ancora avvicinandosi di più a lui.

Taisho sollevò il braccio e con il dito le asciugò una lacrima che ancora penzolava dal viso.

"Izayoi perché piangi?" chiese ancora un po stordito.

Izayoi che fino a un attimo prima cercava di soffocare le lacrime, scoppiò a piangere.

"deficiente….. ero così ….preoccupata!" diceva tra i singhiozzi.

In quel momento a Taisho sembrò la donna più dolce e tenera al mondo.

Si sollevò e si toccò il torace, era guarito completamente. Izayoi lo guardò preoccupata e calmò i singhiozzi, "non devi alzarti!". Taisho la guardò attentamente, aveva ancora il viso rigato dalle lacrime che lei aveva versato per lui. Lei si asciugò con la mano fasciata, lui gliela prese, e lei fece un piccolo mugolino di dolore. "scusami!" disse continuando a tenere la sua mano in modo più delicato.

"mi dispiace!dovevo stare più attento!" le disse lasciando la presa.

"che fai, sei ferito non devi alzarti." disse Izayoi cercando di fermarlo.

Lui le sorrise "sono guarito, sta tranquilla!" lei lo guardò con due occhi da cucciolone, "davvero?"

Lui non resistì la strinse a se, "tu per fortuna stai bene!" disse quasi sussurrando.

Izayoi ricambiò l’abbraccio stupendo il demone. Lei ormai aveva capito di amarlo, quando lo vide cadere privo di sensi si sentì morire, aveva avuto tantissima paura che lui morisse. Lo strinse a se con forza, lui stava bene, per fortuna era ancora vivo. Taisho si sentì così felice. " non farmi più prendere un colpo del genere!!" disse lei respirando a fondo il suo profumo. "dov’è Totosay?"

"poverino era così preoccupato che ha preparato un intruglio anti-veleno per tutta la notte!"

Taisho sorrise, quel demone era giovane ma conosceva già un sacco di cose, era per questo che lo prese a suo seguito, perché è uno dei demoni più colti che conoscesse.

Taisho si tolse le bende, la ferita era completamente scomparsa, non c’era neanche la cicatrice, Izayoi passò le sue dita stupita sul suo petto con gli occhi sgranati, "ma, c’era un taglio orrendo, come…come..??" sollevò la testa alla ricerca dei suoi occhi per una risposta, lui le sorrise dolcemente, chinò il capo e poggiò le sue labbra su quelle della ragazza, lui le socchiuse, Izayoi non si muoveva, dopo un po’ anche lei socchiuse le labbra, permettendo a lui di cercare la sua lingua, i movimenti prima timidi diventarono focosi, Taisho si sentì immensamente felice. Poco dopo entrò Totosay che fece sobbalzare i due facendo cadere a terra il bastone.

"ops scusate!" disse per poi andare fuori imbarazzato, Izayoi rise nervosamente. Lui le fece cenno con la testa di uscire.

"dopo averti accompagnata da tuo padre, mi rimetterò in viaggio!" non voleva farla soffrire ma doveva sapere cosa sarà accaduto poi "lo so!" rispose la principessa con il tono triste.

"io non so se poi riuscirò a tornare." Disse lui stringendo la sua mano, "lo so!" rispose di nuovo ma con la voce che tremava, le lacrime rigarono il suo viso. "ti giuro che farò di tutto per poter tornare sano e salvo da te!" disse ancora.

Arrivarono al palazzo di Izayoi, lei lasciò la mano di Taisho e continuando a piangere corse verso casa, i soldati di guardia informarono immediatamente il padre di Izayoi che corse verso di lei abbracciandola, era così felice sua figlia era guarita, la strinse ancora a se e non vedendo Taisho che era a qualche metro distante fece entrare sua figlia.

"non la saluta?" chiese Totosay guardando con pietà il suo padrone. Gli rispose con una pacca sulle spalle "andiamo!" disse cominciando a incamminarsi nella foresta.

Izayoi si staccò da suo padre chiedendogli di aspettare un attimo. Si girò ma Taisho non c’era più.

Preoccupata da morire corse di nuovo fuori, "TAISHO!" lo cercò ma non lo trovò, più sconsolata di prima rientrò in casa. Non lo aveva salutato, perché non ha aspettato, perché?

Nella sua stanza era sola, e non riusciva a chiudere occhio, la tristezza la tormentava, si affacciò alla finestra e cominciò a pregare, "ti prego, ti prego torna da me sano e salvo, amore mio!"

Una mano si aggrappò alla finestra spaventando Izayoi. Prese aria nei polmoni per urlare, ma la mano le tappò la bocca, "Sshht, sono io!" la voce calda di Taisho fece calmare Izayoi, che lo abbracciò.

"credevi che me ne sarei andato senza salutarti?" disse lui stringendola.

Si chinò per baciarla, la baciò dolcemente, per poi approfondire il bacio, iniziando una lotta silenziosa tra le due lingue, Taisho era pieno di passione, quella probabilmente era l’ultima volta che la poteva baciare e toccare, se la mise in braccio per poi poggiarla sul suo letto. Ricominciò a baciarla, con foga sempre più crescente, cominciò a slegare il kimono della principessa, fece cadere a terra la fascia che legava alla cintura lei. Izayoi tremava, era emozionata, Taisho slacciò lentamente la sua veste, poi con la mano le accarezzava i suoi seni candidi, facendola fremere sotto le sue mani, timidamente Izayoi gli tolse la parte superiore della sua veste, lui sorrise nel vederla così timida e impacciata. La baciò e si tolse da solo la sua veste, rimase con gli indumenti intimi, lei cominciò ad accarezzare i suoi muscoli ad uno ad uno, dal collo virile scese ad accarezzare i suoi pettorali gonfi e scese ancora, si soffermò sui suoi addominali, le piacevano da morire, lo rendevano tremendamente sexy. lui cominciò a baciarle il collo e con le labbra scendeva a baciarle i capezzoli strappandole qualche gemito, continuò a baciarle il ventre, voleva baciarle ogni cm di pelle.

Si sollevò un attimo per ammirarla, dio quanto era bella, anche lei lo ammirava,tornò a baciarla, scese fino a giù a baciarle la sua umida intimità, Izayoi era stravolta dal piacere. Lui era eccitato non ce la faceva più delicatamente poggiò il suo membro rigido sulla fessura, lei si irrigidì, lui allora si fermò e tornò ad accarezzarla, "ti amo Izayoi, ti amo!" le diceva baciandola. Izayoi sembrò rilassarsi, e lui la penetrò molto delicatamente, pazientemente in modo che si abituasse alla sua intrusione.

Una volta che diventarono un corpo unico, lui cominciò a muoversi dentro di lei, con un ritmo sempre più crescente, fino a quando esplose dentro di lei. Dopo la strinse a se come se potesse scappare via, come se qualcuno potesse rapirla. Izayoi lo strinse a sua volta "ti amo Taisho, con tutta me stessa!" disse lei. Quella notte Taisho sembrava insaziabile fecero l’amore per tutta la notte, quasi disperatamente.

 

Il cinguettio di un usignolo svegliò Taisho. Si sollevò dal materasso era ancora nudo e accanto a lui c’era la sua donna che dormiva, si rivestì lentamente, attento a non svegliarla, non avrebbe voluto andare via voleva stare lì aspettare che si svegliasse e rifare l’amore con lei ancora e ancora, ma il dovere gli diceva di andare prima a vendicare lei Shukumei. Solo dopo avrebbe potuto vivere assieme a lei serenamente. Prima di saltare fuori dalla finestra, si avvicinò a lei le diede un bacio a fior di labbra, e poi poggiò accanto al suo cuscino una collana che si era tolto.

Rimase qualche minuti ancora lì a osservarla mentre dormiva, poi si morse il labbro e uscì dalla finestra saltando. "ti amo Izayoi!" pensò mentre correva veloce.

Izayoi cercò con la mano il suo compagno, ma trovò solo una catenina con un ciondolo, era un grosso diamante a forma di artiglio. Si alzò e corse verso la finestra sperando di essersi svegliata in tempo, ma lui ormai era lontano.

 

Hinomura consumava lentamente il suo piatto, che si distraeva a guardare sua figlia che aveva una faccia da funerale, la ragazza giocava con il cibo spostandolo di qua e di là, non aveva fame.

"Izayoi, perché non ci racconti cos’è successo?" chiese la madre della principessa.

La ragazza poggiò il piatto e prese il respiro "non mi ricordo molto, so solo che Taisho mi ha aiutata tantissimo!" Taisho… perché adesso le faceva male pronunciare il suo nome?

"lui… lui…" non ce la fece più scoppiò in lacrime, "oh papà, come farò?" chiese disperata e aggrappandosi al suo collo. Hinomura l’abbracciò e aspettò che si calmasse.

"che c’è piccola cos’è successo?" per un attimo lui aveva paura che Taisho le avesse fatto del male infondo era sempre un demone. "Taishosama ti ha fatto qualcosa?" Izayoi tirò su con il naso.

"ma no, è che io… lui adesso è andato a vendicarsi, e non so se tornerà da me.." ricominciò a piangere.

"io lo amo papà, lo amo da morire!" Hinomura l’abbracciò "o piccola mia!" disse stringendola a se.

"tu cosa faresti se sapessi che la mamma potrebbe morire da un giorno all’altro?"

"beh non lo so, credo che starei con lei per tutto il tempo che ci resta!"

Izayoi si asciugò le lacrime, quelle parole sono state come un fulmine a ciel sereno.

 

 

"ecco padrone è pronta!" disse Totosay porgendo una semplice spada a Taisho, non appena la estrasse dal fodero magicamente come se emettesse una energia sua, diventò una lama grande e affilata.

"complimenti hai fatto un ottimo lavoro!" disse Taisho osservando la lama della sua nuova arma.

"la chiamerò Tessaiga! Dimmi come funziona?"

"questa spada attinge il potere da lei signore, deve essere lei a imprimergli la sua forza spirituale!"

"bene!" disse per poi sollevare la spada in aria, sentì l’odore del vento, sentì che ad un certo punto c’era come due energie che mescolandosi formavano una cicatrice, "taglio nel vento!" esclamò con un fendente, dalla spada si sprigionò un energia straordinaria che distrusse gran parte della roccia vicino la officina di Totosay.

"ah, signore così mi distrugge la casa!" esclamò Totosay con le lacrime agli occhi.

"adesso penso proprio di riuscirci!" disse fiero di se si legò la spada alla cintura "abbi cura di te Totosay!". Gli fece cenno con le dita, lo salutò e corse via.

 

 

Izayoi era nella sua camera si preparò un bagaglio, aveva chiuso la porta per non fare entrare la nutrice, poi lasciò un biglietto sul letto "non preoccupatevi per me caro papà e cara mamma, io vado a stare con l’uomo che amo, voglio passare con lui ogni momento che avremo a disposizione, io non sarò in pericolo perché sarò con lui con il mio unico amore Taisho!"

Calò una corda dalla finestra "ma tu guarda che pazzia sto facendo!" scese fino a terra e scavalcò il muro, cominciò a correre, nella foresta, era decisa non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarla, sarebbe stata con lui e basta.

Cominciò a correre felice, tra gli alberi vide una sagoma famigliare, un uomo alto con i capelli legati in una coda, non riusciva a crederci, lo aveva già trovato! "Taisho!" correva verso quella figura felice.

La nebbia si diradava sempre più avvicinandosi al demone.

Si fermò tornando seria, non era lui, questo demone aveva le scaglie sulle braccia e sulle gambe, e due baffi lunghissimi, era un demone drago.

"oh, quindi tu saresti la sua nuova donna non è così?" sorrise malignamente "Ryokotsusei?"

"vedo che sono famoso, quindi non ci sono problemi posso ucciderti subito!"

Scrocchiò le dita, fece un rapido movimento, e sorrise sadicamente, adorava sentire la vischiosità del sangue che gli sporcava le mani. Izayoi cadde a terra con gli occhi sbarrati, e il sangue che usciva dal suo addome sporcando la terra.

Ryokotsusei si leccò le dita sporche del sangue della donna.

"Taisho, io voglio stare con te!" furono i suoi ultimi pensieri, prima di chiudere gli occhi.

 

 

Continua…….

 

forse avrei dovuto dirlo prima, ma questa fanfiction l'aveva scritta qualche anno fà, adesso lo stile con cui scrivo è maturato un po quindi perdonatemi se trovate qualche errore, o se i fatti si svolgono un po troppo velocemente, comunque andando avanti coi capitoli noterete che vanno ad arricchirsi. E ci sarà qualche sorpresa..

cmq grazie a tutti voi sono commossa per i commenti, a dire il vero mi aspettavo delle pesanti critiche, invece mi avete sostenuta grazie di cuore ^__^

 

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Capitolo 11
*** Tenseiga ***


Ryokotsusei girava intorno alla sua preda, ridendo, la donna aveva un buon sapore, ma non voleva divorarla, voleva che Taisho, la trovasse e soffrisse le pene dell’inferno, perché le pene d’amore sono le più atroci, e lui lo sapeva bene, Taisho lo aveva fatto soffrire tanto e adesso era il suo turno di soffrire.

 

 

Taisho inciampò su un sasso, non era da lui, fare questi errori, ma qualcosa lo aveva distratto, aveva sentito distintamente l’odore del sangue di Izayoi. Cambiò direzione e si mise a correre verso quell’odore. Perché Izayoi non era nel suo palazzo? Cosa sarà successo? Era preoccupato da morire, l’ansia gli impediva di respirare, e accelerò la corsa per arrivare subito, sfrecciava tra gli alberi dove l’odore si faceva sempre più forte, in lontananza vedeva una figura sdraiata a terra era a pancia in giù e non si vedeva il viso, e in quel momento desiderava che non fosse lei, ma il suo naso non sbaglia mai.

“IZAYOI!” urlò prendendola in braccio. “rispondimi Izayoi, Izayoi!” la ragazza non rispondeva, era ferita gravemente e aveva perso molto sangue, chi avrebbe potuto fare una cosa del genere? Se è stato un demone l’avrebbe divorata, ma non poteva essere un essere umano, era stata ferita da degli artigli affilati. Taisho strinse i denti e i suoi occhi si sgranavano in un espressione disperata.

I suoi occhi erano lucidi, vide una catena sulla gamba di Izayoi, dopo un po vide una creatura strana dalle sembianze di rospo ma con gambe e braccia, stava legando Izayoi, ne vide altri. Provò a scacciarli via con le mani, “lasciatela!” urlava, ma le mani non riuscivano ad afferrarli, afferrò la tessaiga, ma l’arma non riusciva a prenderli gli passavano attraverso il corpo come se non avessero consistenza. Prese la ragazza e si sollevò in piedi, i messaggeri di morte non c’erano più. Corse con tutta la velocità indietro, verso la capanna di Totosay.

“Totosay, presto vieni!” urlò buttando letteralmente giù la porta con un calcio. Se Taisho non fosse il signore delle terre del nord e il più potente demone che conoscesse lo avrebbe picchiato.

“che succede?” Taisho posò a terra delicatamente la ragazza, aveva le mani e le braccia sporche del sangue della ragazza. “aiutami, Totosay!” il tono della voce di Taisho era disperato.

Totosay non sopportava di vederlo soffrire così, provo a curare la ragazza “mi dispiace..” disse tristemente, “la principessa è morta!” scrollò la testa, e poggiò la mano sulla sua spalla con fare amichevole, per consolarlo.

Taisho lo guardò dritto negli occhi afferrò le sue braccia, adesso il suo sguardo era sicuro di se.

“no, possiamo ancora salvarla!”

“ma cosa dite?”

“creami una spada, che uccida gli esseri che non sono di questo mondo!”

Totosay lo guardava perplesso, “fallo ti prego, io li ho visti!”lo scuoteva piano supplicandolo.

Totosay lo guardava con rammarico, doveva essere proprio innamorato per supplicare un suo servo pensò Totosay,

“io li ho visti erano dei demoni, ma non sono di questo mondo, avevano un odore strano, se riesco a uccidere quei demoni Izayoi sarà salva!” disse ancora con aria quasi febbrile.

Taisho si strappò via una zanna, appena la diede in mano a Totosay si trasformò in un enorme zanna affilata.  Totosay osservò il suo padrone e poi guardò la zanna, era una sfida per lui, creare una spada del mondo celeste, una spada che uccida esseri che non sono di questo mondo, era molto più difficile che creare, la tessaiga, e la tessaiga Taisho, fece in modo che servisse a proteggere Izayoi, e gli esseri umani, infatti quando la prendeva lui la spada rimaneva senza poteri.

“d’accordo, ce la metterò tutta, ma mi serve un po’ di tempo, come farete con la principessa?”

Taisho ci pensò un po su poi si inginocchiò d’avanti a lei, dalle tasche prese una perla celeste, la mise sul petto di Izayoi e la ruppe, dalla perla uscì un bagliore strano che circondò la ragazza.

“che cos’è?” chiese Totosay curioso.

“è una barriera spazio temporale, grazie a questa la principessa sarà sospesa tra la vita e la morte!” disse lui, “adesso va sbrigati , questa barriera non dura molto.” Izayoi grazie a quella sfera entrò in coma e per lo meno non era definitivamente morta. C’era ancora una speranza.

“non permetterò che muoia di nuovo!” disse guardando la ragazza sdraiata ai suoi piedi.

 

Aspettò 3 giorni, e la barriera si stava esaurendo, Totosay non si decideva a scendere e Taisho diventava sempre più nervoso, se la barriera si spezzava e passavano altri giorni, non avrebbe potuto più salvare la ragazza, doveva mantenere il corpo intatto.

Arrivò la notte, e ormai la barriera era debolissima bastò che una zanzara si posasse sopra e si ruppe.

Taisho coprì la ragazza, non capiva chi mai abbia potuto uccidere Izayoi, e se fosse stato lui? Già una volta si era fatto avanti per ingannare suo figlio, però gli sembrava strano, perché uccidere Izayoi? Che c’entrava lei, che li avesse visti insieme? Ma se anche fosse lui si sarebbe accorto del suo odore, lo avrebbe visto senz’altro. Sentiva che stava impazzendo, andava avanti e indietro nervosamente.

“Taishosama!” il demone albino si voltò, era Totosay, finalmente aveva finito, aveva il viso stanco, si vedeva che ci aveva messo parecchio impegno. “è pronta!” disse porgendogli la spada.

“finalmente temevo che non arrivassi più!” disse strappandogli la spada dalle mani.

Taisho non aspettò altro si avvicinò a Izayoi, socchiuse gli occhi, la tenseiga pulsò nelle sue mani, stava trasmettendo alla sua spada il suo potere demoniaco, si concentrò e li vide gli stessi esseri che sembravano dei demoni, con un solo colpo uccise i messaggeri della morte.

Non succedeva ancora niente, e Taisho cominciava a innervosirsi, possibile che non avesse funzionato?

Aspettarono altri due minuti per vedere se lei si riprendeva ma nulla rimaneva li fredda e immobile.

Taisho cadde in ginocchio disperato, aveva fallito di nuovo, l’aveva persa di nuovo per sempre.

Le afferrò la mano “Izayoi!” bisbigliò con la voce che tremava “perdonami!”

TU-TUM. TU-TUM.

Si sentì il suo cuore battere. Izayoi riaprì gli occhi, aveva ancora la vista annebbiata e si sentiva debolissima. Le ferite dolevano.

“Izayoi!” esclamò Taisho felice. Avrebbe voluto abbracciarla forte e baciarla con foga. Ma lei era ancora debole, cosi si limitò a baciarle il dorso della mano.

Totosay rivolgeva loro le spalle, “Totosay c’è l’hai fatta!” disse Taisho, si voltò verso di lui e si sorprese di vederlo di spalle, forse non gli interessava?

Dopo un po Totosay sollevò il suo braccio e si strofinò gli occhi con esso. “Lo so!” rispose con voce strozzata, anche lui era felice di aver salvato la principessa, Taisho e Izayoi sorrisero dolcemente.

Non lo avevano mai visto in quello stato, il burbero e orgoglioso demone.

“cos’è successo?” chiese Izayoi con voce flebile.

“eri morta!” disse Taisho.

Lei morta? Cercò di sforzarsi e si ricordò di due occhi crudeli che la fissavano prima di ferirla a morte.

“ti ricordi cos’è successo?” chiese Taisho.

“si, mi ricordo!” disse lei. Totosay poggiò la sua mano sulla spalla di Taisho, “lasciatela riposare, è ferita!” , “…” “hai ragione dormi adesso ne parleremo più tardi!” Taisho le diede un lieve bacio sulla fronte e rimase li ad accarezzare i suoi capelli, era così felice di vedere che lei stesse bene. Dopo pochi minuti si addormentò cullata dal profumo del suo uomo, era talmente debole che non riuscì a stare sveglia. Taisho rimase li accanto a lei, a pensare a chi potrebbe essere stato a volerla morta, se sapeva che sarebbe successa una cosa simile non l’avrebbe riportata a casa, l’avrebbe tenuta con se, anche se significava ritardare il suo viaggio, ma era sempre meglio averla accanto e viva che viaggiare con la paura che lei potesse morire.

La cosa che lo rendeva pi nervoso era il fatto che dalle ferite di Izayoi non proveniva nessun’altro odore all’infuori di quello di Izayoi. Sicuramente era lui, non poteva essere altrimenti, Ryokotsusei era sicuramente lui, e il fatto che non emanava nessun odore, quello era l’unico modo per sfuggirgli, ma come ci riusciva? Cosa usava? E poi perché ha ucciso Izayoi? Credeva che lui si limitasse a nascondersi, per paura di essere ucciso e invece, continuava a interferire nella sua vita prima con suo figlio e adesso con lei. Cosa diavolo voleva quel demonio? Perché alimentare il suo odio nei suoi confronti? Adesso più che mai era intenzionato ad ucciderlo.

 

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Capitolo 12
*** la resa dei conti? ***


Izayoi si svegliò nel cuore della notte, le era venuta fame, e stranamente non aveva più dolori. Si sollevò e si controllò le ferite, erano scomparse, lei si meravigliò, com’era possibile? Lei non era mica un demone?

“tutto bene?” chiese Taisho che era seduto vicino a lei sveglio.

“Si, fin troppo!” rispose “come hai fatto a resuscitarmi?” chiese Izayoi, sedendosi sulle coperte.

Taisho prese la tenseiga che aveva legato alla vita, “con questa!” rispose.

Izayoi era più perplessa di prima, come poteva una spada guarire e resuscitare?

“non chiedermi come neanche io so spiegarlo!” disse il demone vedendo il viso perplesso della ragazza.  Izayoi lo guardò con ammirazione, lui era talmente in gamba che riusciva a fare certe cose anche solo per istinto, era davvero il più grande demone, come si diceva in giro.

Izayoi si alzò in piedi, “ma che fai?” la rimproverò il demone, lei gli sorrise “non ti sei accorto che sono guarita?” dopo due secondi lo stomaco di Izayoi brontolò scatenando le risate dei due.

Totosay si svegliò infastidito, “ma che diamine succede fate silenzio!” si lamentò.

Izayoi soffocò un’altra risata. Dopo pochi minuti tornarono seri.

“chi è stato?” chiese Taisho circondando Izayoi con le sue braccia.

Lei poggiò il suo viso sul petto, le era mancato.

“è stato Ryokotsusei!”

Taisho la strinse più forte, aveva ragione era proprio lui, quel maledetto, gli stava portando via anche lei! “dove lo hai incontrato?” chiese ancora cercando di calmarsi, e reprimendo l’istinto di correre fuori alla sua ricerca.

“Vicino casa mia!” rispose lei semplicemente.

Taisho ebbe un sussulto, quel bastardo li teneva d’occhio dunque, non poteva riportarla a casa, le avrebbe fatto del male di nuovo.

Izayoi sollevò la testa e lui le afferrò il viso tra le sue grandi mani, chinò la testa e infilò la sua lingua affamata tra le sue labbra. La strinse a se premendo una mano sul sedere. Izayoi sussultò.

Taisho se la mise in braccio portandola nei piani superiori della casa, oltrepassò una porta che chiuse dopo il suo passaggio. C’erano dei letti, e lui coricò la ragazza sovrastandola col suo corpo.

“ho creduto di perderti per sempre!” disse baciandole il collo, Izayoi a stento riuscì a controllare un sospiro, “mi sei mancata!” disse continuando a baciarla, e a spogliarla.

Totosay, ormai era sveglio del tutto, sentiva i rantoli e i sospiri della ragazza. “tsk, non hanno ritegno!”

Disse il demone vulcanico, sbuffando e girandosi dall’altro lato, però un po’ li invidiava, quanto gli piacerebbe avere una fanciulla di cui innamorarsi!

 

 

Nel fitto della foresta un uomo era seduto d’avanti ad un lago di acqua termale, un uomo con lunghi capelli verdi attaccati in una coda, stava guardando il riflesso della luna piena sull’acqua, l’acqua rendeva quei riflessi argentati proprio come i capelli di qualcuno che conosceva, la sua mano piena di scaglie afferrò un sasso e lo lanciò nel lago nervosamente, non voleva pensare a lui.

Si alzò il vento e  Ryokotsusei si sentì all’improvviso una presenza alle spalle, abbassò la testa velocemente, evitando degli artigli affilati. Fece una capriola per allontanarsi dall’aggressore.

“tsk, sei migliorato!” disse Ryokotsusei verso la sagoma in ombra. Una nube che copriva la luna si spostò, i raggi illuminarono, una folta chioma argentata, e due occhi ambrati socchiuse in due fessure che scrutavano il demone con odio. “come hai fatto a trovarmi Sesshomaru?”

“hai addosso l’odore di sangue della donna!” rispose semplicemente per poi mettersi in posa da combattimento. Ryokotsusei sputò a terra, era stato imprudente, aveva dimenticato che c’era il moccioso. Sesshomaru aveva seguito quell’odore perché era preoccupato, voleva vedere se Izayoi era morta, ma poi si accorse che suo padre raccolse la donna, e lui sentì l’odore del sangue in un’altra direzione, e sorridendo soddisfatto, lo seguì, era certo di trovarlo, e in effetti lo trovò!

“tu hai disonorato mia madre, spingendola al suicidio!” disse Sesshomaru balzando in avanti per attaccarlo. Ryokotsusei lo schivò facilmente.

“dimmi come fai a nascondere il tuo odore? anzi nascondi anche la tua aura maligna!” chiese curioso il ragazzo demone.

“tsk!” rispose semplicemente il dragone. Sesshomaru iniziò a lottare contro di lui, c’era una differenza di statura notevole ma Sesshomaru non se la stava cavando male, provò ad attaccarlo di nuovo, il dragone schivò, e dal collo si vide penzolare un ciondolo, una sfera rossa e si era illuminata, Sesshomaru balzò indietro e con un colpo netto gli strappò via la collanina con la sfera rossa.

All’improvviso l’aura di Ryokotsusei tornò presente, e anche il suo odore. Ryokotsusei sbarrò gli occhi per la sorpresa, “Questa da dove l’hai presa, maledetto?” lo attaccò di nuovo, ma Ryokotsusei rispose all’attacco, lo colpì in pieno viso, e il piccolo Sesshomaru andò a sbattere contro una roccia rompendola, si era alzato della polvere a causa dell’impatto.

Il dragone si avvicinò a Sesshomaru e lo sollevò per i capelli, “tsk ringrazia che assomigli a tuo padre altrimenti ti avrei fatto fuori subito!” scrocchiò le dita pronte a colpirlo.

 

 

Taisho si sollevò in piedi, aveva sentito l’aura di Ryokotsusei, si percepiva anche l’odore. Si rivestì in fretta seguita da Izayoi, scese velocemente le scale,svegliò Totosay, “proteggi Izayoi io devo andare!” disse impaziente.

“dove? Aspetta!” diceva nel frattempo Izayoi, non voleva che andasse via di nuovo questa volta voleva seguirlo, “vengo anch’io!” disse raggiungendolo all’uscita.

Taisho poggiò la sua mano sul suo viso, e con le dita le accarezzava le guance “non posso portarti con me saresti soltanto in pericolo!” si chinò e la baciò, Izayoi lo guardò preoccupata, lui le sorrise “con questa, non mi succederà niente!” le disse mostrandole la tessaiga.

“Ma io voglio venire con te!” disse afferrandosi al suo mantello.

Lui le prese le mani “ti prego, non voglio correre il rischio di perderti!”

In uno scatto felino si allontanò da lei cominciando a correre nella foresta.

Izayoi rimase a guardarlo per qualche istante, “cerca di capirlo principessa, il signore non vuole farle correre rischi inutili!” provò a consolarla Totosay, “Ehi dove va!?” Izayoi cominciò a correre nella foresta seguendo il demone. Totosay la raggiunse e la fermò tirandola per un braccio.

“non mi ha sentito? Deve rimanere con me!” la rimproverò il demone, ma Izayoi era decisa.

“io ho abbandonato la casa di mio padre per seguirlo, e avevo deciso di rimanere accanto a lui finchè ne avremo la possibilità e non mi fermerà nessuno!” Totosay la teneva ancora “non voglio rimanere qui ad aspettare la notizia che lui sia morto, per poi pentirmene per il resto della mia vita, io lo seguirò con o senza la tua protezione!” Totosay sbuffò, “d’accordo, ma almeno non si allontani da me!” Izayoi sorrise felice, “grazie , grazie!” disse schioccandogli un bacio sulla guancia, Totosay arrossì. “ok, ok ho capito! Non c’è di che!” rispose imbarazzato, e staccandosela di dosso. Izayoi sorrise, e cominciarono a correre dietro il loro signore.

 

Sesshomaru strinse i denti, era ferito, ma non voleva dare soddisfazione al suo nemico, raccolse le forze e riuscì a dargli un calcio sui genitali con tutta la forza che aveva. Il demone lasciò la presa si inginocchiò dolorante, “maledetto moccioso!” imprecò più volte.

Sesshomaru si sollevò in piedi, e non si accorge del potente calcio del demone che lo colpisce al viso, ricade violentemente a terra, e sputa del sangue, con un misto di saliva.

Si risolleva in piedi a fatica, era più difficile di quello che pensasse battere quel demone.

Però si sentiva vivo, non era terrorizzato, ma estasiato, finalmente qualcuno che gli teneva testa, finalmente qualcuno con cui misurarsi a parte suo padre, se batteva lui, avrebbe potuto battere persino suo padre, e solo l’idea di poterlo fare, lo riempì di entusiasmo, cominciò a ridere, asciugandosi il sangue che colava dal labbro, “mi sto divertendo un mondo!”disse rimettendosi in posizione di combattimento.

“Tsk, ora ti faccio passare la voglia di ridere maledetto moccioso!”

Il demone partì all’attacco tenendo la mano pronta per colpire, Sesshomaru aveva un espressione seria, aspettava il suo arrivo, non aveva paura e questo innervosì ulteriormente il dragone.

La sua mano disegnò un arco d’avanti a se, aveva mirato alla testa, ma il piccolo sesshomaru schivò, era ferito e i suoi movimenti rallentarono, e il dragone diede una forte ginocchiata, sullo stomaco del piccolo.

“SPOSTATI SESSHOMARU!” Sesshomaru raccolse le sue forze, e balzò verso sinistra. Una forte energia distruttiva sfiorò appena il ragazzo strappandogli la manica delle vesti, puntava dritto su Ryokotsusei. Il dragone sgranò gli occhi, schivò all’ultimo istante, non riuscì a evitarlo del tutto perché le lame di vento gli ferirono una gamba.

Dall’ombra dei pini spuntò una lama grande luccicante, che avanzava e il suo padrone si mostrò sotto la luce della luna.

“padre, da dove l’avete presa quella spada?” chiese Sesshomaru tenendosi il braccio.

Taisho non lo degnò di uno sguardo, i suoi occhi erano puntati sul suo nemico finalmente l’aveva trovato!

Adesso gliel’avrebbe fatto vedere, cosa significava essere il nemico del grande Taishosama, il signore delle terre del est!

“finalmente ci vediamo!” disse Taisho stringendo l’impugnatura della spada con entrambe le mani.

“Ta-Taisho!” balbettò Ryokotsusei, non si aspettava che lo trovava così presto.

Deglutì rumorosamente non ce l’avrebbe fatta contro i due demoni cane.

“adesso, vendicherò Shukumei, preparati a morire!” disse Taisho fissando con odio il suo nemico!

 

 

Continua…..

 

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Capitolo 13
*** disobbedienza ***


Ryokotsusei sudava freddo, anche se la sua pelle era dura, non era sicuro di riuscire a battere entrambi i demoni cane, e come se non bastasse Taisho aveva una nuova arma di cui lui non conosceva la potenza.

Strinse i denti, quel maledetto demone era ancora affascinante come lo ricordava, non era cambiato per niente, sempre quel viso fiero e austero, non lo sopportava.

Doveva escogitare qualcosa per fuggire. Ma cosa???

Si meravigliava che nonostante stesse combattendo contro di lui, riusciva a pensare a come poter fare per fuggire, credeva di non riuscire a muoversi dalla paura se mai dovesse incontrarlo.

Taisho lo attaccò da un lato con la spada, il dragone si parò con il braccio, Taisho era diventato molto forte.

Con una spinta riuscì ad allontanarlo, ma Sesshomaru lo attaccò dall’altro lato, per fortuna la sua corazza era resistente altrimenti sarebbe già morto.

Intanto doveva sbarazzarsi di quello più debole, fece fluire del veleno sulle sue unghie, e cominciò a correre verso Taisho, che si fermò aspettandolo con  la spada, poi all’improvviso saltò a destra, e colpì in pieno stomaco il piccolo Sesshomaru, trapassando quel corpo esile da ragazzino, lo inu youkai sbarrò gli occhi per la sorpresa, poi i suoi occhi si socchiusero e aggrottò la fronte in un espressione dolorante.

Taisho si sentì morire, quel bastardo aveva ferito suo figlio, Sesshomaru ramazzò sul suolo, e non si mosse più.

Taisho cominciò a ringhiare di rabbia, lo attaccò per allontanarlo dal figlio.

Puntando la spada verso il dragone cercava di vedere come stava, senza abbassare la guardia, “sesshomaru, come stai? Rispondi!” Sesshomaru non rispondeva, era svenuto, e stava perdendo molto sangue. Taisho si sentiva sempre più disperato perché aveva sentito l’odore del veleno.

“Taichan!” in lontananza si avvicinava sempre più Izayoi con Totosay.

“che diavolo ci fate qui voi due?” chiese nervoso, “andate via non venite!” continuò, Izayoi aggrottò la fronte non aveva intenzioni di obbedire.

“O MIO DIO!” esclamò preoccupata Izayoi, vedendo a terra Sesshomaru. Si avvicinò al ragazzo per poterlo aiutare.

“Totosay che diamine mi combini?! Ti avevo chiesto di proteggerla!!” sbraitò Taisho

“lo sto facendo!” replicò il demone.

Ryokotsusei sbarrò gli occhi “tu dovevi essere morta!” ne era certo, il suo cuore aveva smesso di battere, lei era morta, com’era possibile? come è potuta sopravvivere? Izayoi non lo ascoltò nemmeno preoccupata com’era per il ragazzo a terra sanguinante. Ryokotsusei sorrise, Un sorriso scaltro, una smorfia di sinistra soddisfazione “he he se non vi sbrigate a curarlo morirà!” Ryokotsusei, vedeva il viso disperato del suo nemico, e pian piano aveva trovato un modo per andarsene.

“Izayoi, ti prego non farlo morire!” disse Taisho continuando a puntare il dragone con la sua lama.

“tsk!” il dragone sollevò il braccio e con un balzò si diresse verso Izayoi e Sesshomaru per attaccarli.

“maledetto bastardo il tuo avversario sono io!”

Ryokotsusei evitò il fendente e si avvicinava sempre più pericolosamente ai due.

Taisho non aveva scelta, afferrò entrambi e a fatica riuscì a salvarli, saltando e trascinandosi via la sua donna e suo figlio.

“Totosay presto prendi Sesshomaru e scappate!” ordinò Taisho porgendogli suo figlio.

Si girò verso il suo nemico ma lui era già lontano in una densa nuvola di fumo e aura maligna!

“C****O mi è sfuggito di nuovo!” ringhiò il demone cane. Avrebbe potuto inseguirlo, ce l’avrebbe fatta, ma non poteva farlo, non poteva abbandonare suo figlio ancora una volta, e per di più in quelle condizioni, lo aveva lasciato da solo a casa per non metterlo in pericolo, invece lui di testa sua aveva seguito il demone mettendo a repentaglio la sua vita. E quel maledetto dragone lo sapeva e se ne approfittò per poter fuggire.

“non preoccuparti, gli ho tolto questa!”  Sesshomaru gli mostrò una sfera rossa tra le mani, si era appena ripreso e aveva sentito suo padre che imprecava contro Ryokotsusei.

Taisho si avvicinò a lui che era in braccio a Totosay, “shht non parlare, non muoverti o il veleno fa effetto prima!!” Sesshomaru sorrise “tsk, non basta un veleno pidocchioso per farmi fuori, cosa credi?”

Taisho sorrise fiero di lui, era diventato forte, era cresciuto, forse anche troppo in fretta.

Taisho fece cenno a Totosay di poggiarlo a terra.

Sesshomaru era debole, e non riusciva nemmeno a stare lucido.

Izayoi gli fece poggiare la testa sulle sue gambe. Prese ad accarezzare la sua testa, non riusciva a capire il perché, ma era molto in ansia per quel ragazzino, non lo conosceva ma sentiva già di volergli bene. Forse perché assomigliava all’uomo che ama, o forse perché sapere che ha vissuto da solo per tanto tempo l’aveva spinta ad ammirare quel bambino adulto.

Izayoi sollevò la testa alla ricerca degli occhi di Taisho “Ha la febbre alta, dobbiamo fare qualcosa!”

Il tono della ragazza era agitato.

Taisho respirò a fondo poi prese la tenseiga “ci provo di nuovo magari riesce anche soltanto a guarire!”

Il demone si concentrò puntando la lama verso Sesshomaru, poi aprì gli occhi con il cenno della mano ordinò a Izayoi di spostarsi, dopo un paio di secondi il demone sembrava che tagliasse qualcosa.

Dopo pochi attimi Sesshomaru si specchiò in due iridi nocciola, grandi innocenti e puri, con lo sguardo un pò preoccupato. “come stai??” chiese la donna. Sesshomaru si sollevò sulle braccia, si sentiva stranamente bene. Aveva solo le labbra secche.

Non rispose, spostò lo sguardo su suo padre, notò che alla cintura aveva due spade.

Si ricordò del taglio nel vento che aveva sprigionato prima.

Si sollevò in piedi e si diresse verso suo padre.

“Che cosa sono quelle?” chiese puntando il dito alla sua vita dove c’erano attaccate le due spade, gli sembrava strano perché per l’epoca si usava una katana lunga e un’altra più piccola, e lui le aveva entrambe grandi.

“sono delle armi nuove che mi ha costruito Totosay!” rispose con un tono disinteressato.

“cos’è questa sfera rossa?”

Sesshomaru prese la collana “guarda attentamente!” se la mise al collo, dopo un paio di secondi Tasiho sgranò gli occhi in un espressione sorpresa, l’odore e la presenza di Sesshomaru erano scomparsi.

“che c’è perché siete così sorpresi? Io non vedo nulla!” intervenne Izayoi.

Taisho sorrise per l’ingenuità della ragazza.

 

 

 

Attorno al fuoco il gruppo di Taisho stava cenando, Sesshomaru e Taisho sembrava che no avessero fame.

Izayoi smise di mangiare, i due inuyoukai avevano una faccia da far paura, erano entrambi nervosi.

Lei voleva tirare su il morale, ma non sapeva proprio come fare.

Sesshomaru si alzò e cominciò a camminare tra gli alberi.

Taisho sbuffò e poi si alzò anche lui seguendolo.

Sesshomaru si andò a sedere su una roccia sull’orlo di un precipizio, gli piaceva stare in posti alti dove poteva vedere dei panorami fantastici ma essendo sera sotto i suoi piedi vedeva solo tenebre. Sembrava che sotto quella roccia non ci fosse nulla.

Il vento portava 1000 odori diversi, e lui cercava di ricostruire con la mente le immagini di quei odori.

Poi sentì un profumo famigliare era alle sue spalle.

Izayoi si sedette accanto al ragazzo, “stai pensando alla proposta di tuo padre?”

Non rispose, “potresti degnarti di rispondere almeno!” niente nessun suono proveniva dal ragazzo.

“d’accordo non hai voglia di parlare vero?” Izayoi si sollevò e lo coprì con un mantello, con un gesto premuroso, pieno d’affetto, chissà perché ma non gli diede fastidio.

“almeno non prendere freddo, o Taisho comincerà a fare lo sbruffone con la spada per farti guarire!”

“con la spada?” chiese curioso, non se lo ricordava.

“aha, ecco finalmente sento la tua voce!” disse sorridendo Izayoi.

Sesshomaru la guardava in viso, era davvero una bella donna, non per nulla era la reincarnazione di sua madre. Non si spiegava il motivo ma lei lo rendeva più sereno, il suo sorriso aveva qualcosa di magnetico, che ispirava serenità.

“beh Totosay gli ha costruito una spada, che è in grado di guarire e resuscitare le persone, sai Ryokotsusei mi aveva uccisa, e tuo padre mi ha ridato la vita con la… com’è che si chiama? Tenseiga!”

Sesshomaru ascoltava attentamente con quello sguardo tipico dei ragazzi che volevano sapere di più.

Izayoi deglutì avrebbe tanto voluto stringerlo a se era troppo tenero.

“l’altra spada invece riesce a sterminare 100 demoni in un colpo solo, forte vero?”

“MH!” si limitò a rispondere tornando a guardare le tenebre.

Izayoi guardò di sotto, non vedeva nulla, si sentiva strana, come se da un momento all’altro potesse spuntare qualcosa di mostruoso dalle tenebre, adorava quei brividi, la facevano sentire viva. “wow mette i brividi!”

Sesshomaru rimase sorpreso normalmente le donne non vanno in giro la notte. E poi lei quando vide Ryokotsusei non scappò via terrorizzata, eppure l’aveva uccisa. Da dove le veniva tanto coraggio?

“perché ti sei voluta unire al gruppo non hai paura?”

“no perché c’è Taisho che veglia su di me!”

“tsk, secondo me sei solo un incosciente!”

Izayoi finse di non sentire, quel ragazzo era piuttosto arrogante e maleducato.

“sai tuo padre si preoccupa per te, per questo ti ha chiesto di prendere la sfera e di nasconderti fino a quando non avrà ucciso Ryokotsusei!”

“non farmi ridere, tu allora perché lo segui?”

“beh io non ho intenzioni di obbedirgli, voleva lasciarmi nella casa di Totosay, sai che noia!”

Sesshomaru la guardò serio, sicuramente non era solo per quello.

Izayoi capì che con lui fare la simpatica non attaccava.

Gli angoli delle labbra scesero in un espressione seria e un po’ triste, ma decisa.

“io, voglio stare con lui finché ne avremo la possibilità, e se mai dovesse essere sconfitto mi farò uccidere, assieme a lui! E sempre meglio morire che stare senza di lui!”

“allora non vedo perché io dovrei obbedirgli se non lo fa nemmeno un essere umano!”

In fondo Izayoi lo capiva, insomma anche lui voleva vendicare la madre, e anche se non lo avrebbe ammesso mai, anche lui voleva stare con suo padre.

“a quanto pare non c’è nulla che possa convincerti vero?”

La voce calda di Taisho interruppe la loro conversazione.

“siete entrambi dei sciocchi, non capite che sarete come una palla al piede, non posso combattere e proteggervi contemporaneamente!!”

I due non volevano sentire ragioni.

“ma scusa, a che serve la tenseiga allora? lui non sa che con quella puoi salvarci!!”

Intervenne Izayoi. In effetti aveva una logica, anche se li avrebbe uccisi, poteva salvarli.

“Beh…” non trovava argomento da ribattere, lei aveva ragione.

Sbuffò arrendendosi “d’accordo, avete vinto voi, ma cercate di non strafare, quello è pericoloso!”

“che ti prende padre? Hai paura di essere sconfitto? Ricordarti che sarò io a sconfiggerti e nessun’altro!”

In un certo senso quella frase era quasi  una confessione di ammirazione.

Taisho gli scompigliò i capelli “certo ma prima dovranno passare altri 100 anni!!”

Era felice di vedere che le persone che amava di più al mondo stavano bene, ed era anche felice vedere che Sesshomaru non disprezzava più la principessa Izayoi.

 

 

 

Continua…..

 

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Capitolo 14
*** echi del passato ***


Alla fine Taisho si arrese ma non era del tutto convinto, Sesshomaru, lo tranquillizzò dicendogli che ormai senza la sfera che nasconde l’aura maligna Ryokotsusei si poteva rintraccaiare.

Si erano accampati in una grotta, il tempo stava cominciando a rinfrescarsi, Taisho era rimasto sveglio per la guardia notturna, strinse la sfera rossa nelle mani, doveva sbrigarsi a trovare quel maledetto, dopo averlo visto il suo odio era cresciuto ancora di più, aveva paura che quel sentimento oscuro presto o tardi lo avrebbe cambiato, lui era un demone, e il suo stesso essere a contatto con le cose oscure tendeva a diventare più malvagio era la natura dei demoni, e non poteva permetterselo, osservò Izayoi che si era addormentata vicino a Sesshomaru, istintivamente si avvicinava al ragazzo e lo copriva con il mantello datogli da Taisho. Quei due forse erano la sua salvezza, la sua famiglia, rise amaramente, normalmente le famiglie possiedono una casa e ci vivono sereni, mentre loro inseguivano il passato, alla ricerca di una vendetta, forse anche Izayoi voleva vendicarsi, infondo l’aveva uccisa.

Vendetta…., possibile che le persone che amava di più al mondo erano legati assieme a lui in questo oscuro sentimento?

Perché Ryokotsusei lo aveva tradito a quel modo? Possibile che tutti gli anni passati assieme erano solo una menzogna? Si ricordava perfettamente i suoi anni di gioventù, entrambi erano dei demoni rispettati e desiderati, erano una vera forza assieme, andavano in giro a fare strage di cuori, lui è sempre stato più audace con le donne, mentre Ryokotsusei era più timido, ma nonostante questo, anche lui era piuttosto affascinante, e di donne ai piedi ne aveva una miriade. Con la mente cominciò a vagare nel passato…..

 

****

Si ricordò di come conobbe il dragone.

 

Un ragazzo di all’incirca 12 anni dai capelli argentati correva tra gli alberi della foresta, la sua corsa era disperata stava scappando inseguito da un branco di orchi inferociti, e da altri due demoni piuttosto arrabbiati, “fermati moccioso!” urlava uno dei demoni.

Taisho accelerava la corsa terrorizzato se lo prendevano lo spellavano vivo, aveva rubato del cibo a un demone che aveva le fattezze di un enorme orso, stava dormendo ma lui inciampando proprio su di lui lo svegliò facendosi scoprire, e adesso si ritrovava a correre tenendo stretto a se una sacca piena di cibo. Mentre correva incontrò sulla strada un ragazzo della sua età aveva lunghi capelli verdi attaccati alla nuca come uno chignon camminava tranquillo e sereno nel bosco.

“ehi tu togliti dalla strada è pericoloso!” urlò Taisho verso il ragazzo, il demone si girò verso di lui con una smorfia infastidita, non riusciva a distinguere bene cosa fosse, dopo pochi attimi si ritrovò a correre accanto a Taisho veloce e terrorizzato.

“si puo sapere che sta succedendo?” chiese il piccolo Ryokotsusei, con le gambe in spalla.

“togliti da qui o uccideranno anche te!” rispose Taisho, ma ryo sembrava nel panico.

Taisho gli diede una spinta con le spalle in modo che finisse fuori strada, e infatti il dragone scivolò tra due alberi, Ryokotsusei con le gambe in aria si chiedeva chi fosse “mi ha salvato?” si chiese poi. Si sollevò in piedi per vedere che fine avesse fatto quel  misterioso ragazzo.

Taisho inciampò su un sasso, e cadde a terra il sacco volò via dalle sue braccia a qualche metro più in là. Si girò allarmato “adesso sono fritto!” disse a denti stretti.

L’enorme demone si fermò e urlò “divoratelo!” puntando il dito sul piccolo Taisho.

Gli orchi cominciarono a sbavare con quell’aria animalesca, sembravano dei leoni affamati.

I primi orchi balzarono in aria verso il ragazzo. “AAAAHHH!” urlò Taisho in preda dal panico e coprendosi con il braccio.

POFF sentì come una piccola esplosione, Taisho riaprì gli occhi e di fronte a se vide un enorme Drago minaccioso che ringhiava contro gli orchi che si erano fermati terrorizzati.

Si sentì afferrare per la collottola della maglia, e scivolò dentro una rientranza creata dalle radici di un albero. “A…!” L’urlo di Taisho fù bloccato da una mano.

“Shht!” si sentì dire. Quando si riprese dallo schok vide il ragazzo dai capelli verdi che gli faceva cenno con la mano di appiattirsi contro la parete, intanto sbirciava fuori.

Il demone dalle fattezze di un orso terrorizzato dal drago aveva cominciato ad agitare la sua spada, quasi non si rese conto quando colpì il dragone che con il taglio si sgonfiò come un palloncino.

“Grrr, era un fantoccio!” ringhiò “se lo piglio lo distruggo in mille pezzettini!” continuò.

 

“ok area libera!” disse Ryokotsusei uscendo dal nascondiglio.

Taisho lo seguì “grazie!” sussurrò. Dopo pochi minuti si ritrovarono assieme a chiacchierare e a mangiare il frutto del bottino di Taisho su un ramo del Goshinboku.

“Ha ha, dovevi vedere la sua faccia era diventata rossa come un peperone!” disse divertito il piccolo dragone, “a proposito come ti chiami?” chiese il demone albino al suo nuovo amico.

“Ryokotsusei!” disse con un sorriso a 32 denti, “tu?”

“Taisho!”

“piacere!” la loro amicizia era cominciata così passavano interi giorni assieme essendo entrambi orfani si ritrovarono a vivere assieme come due fratelli, almeno così pensava Taisho, lo considerava un fratello. Gli anni passarono e loro due si erano conquistati un loro territorio nelle terre del Giappone, avevano formato un regno sereno e pacifico.

“io voglio che nel mio regno vivano tutti i demoni orfani, e soli, come noi, sarà una meraviglia!” così aveva detto Ryokotsusei, questa frase aveva aumentato la stima che Taisho aveva nei suoi confronti.

“si amico mio, sarà un paradiso per tutti i diseredati come noi!” aveva risposto Taisho con una pacca sulle spalle, andava tutto bene erano felici.

 

****

 

Taisho era poggiato sulla sua spada sentì le mani che si bagnavano e la vista si era annebbiata,

lacrime, delle lacrime stavano rigando il suo viso, lui si sorprese l’ultima volta che pianse fu quando morì lei.

Nostalgia? No era rabbia, verso di lui verso se stesso.

Non sopportava l’idea di aver perso un fratello, si voleva convincere che lui fosse morto e sepolto tanto tempo prima, lui non aveva più un fratello, allora perché il suo cuore aveva ancora dei dubbi?

Se non era riuscito a trovarlo in tutto questo tempo secondo lui era anche un po colpa sua, che magari infondo al cuore non voleva ucciderlo? Avrebbe tanto voluto tornare indietro a quando lo conobbe ai tempi felici. Ma lui era cambiato tanto non era più il Ryokotsusei che conosceva, qualcosa che lui non poteva sapere gli aveva divorato l’anima, lasciando solo un essere senza cuore che si muove solo grazie alla forza dell’odio! Ma perché? Perché che avesse sbagliato qualcosa con lui?

Eppure lo aveva sempre trattato come un fratello come uno di famiglia. E infondo aveva per lui l’affetto che si ha per un fratello, che quell’affetto non sia scomparso del tutto?

Si asciugò le lacrime con forza come se volesse punire quelle lacrime di essere uscite fuori.

 

****

 

 

 

 

 

 

“ehi Taisho vieni con me” diceva Ryokotsusei con un sorriso furbo e divertito. Se lo trascinò dietro, facendogli segno di tacere e camminando nascondendosi dietro i tronchi e avanzando abbassati quasi fossero in missione speciale. “che c’è Ryokochan?” chiedeva un po perplesso l’amico.

“Shht!” gli rispose, poi con la mano lo invitò ad avvicinarsi a lui.Indicava una donna che si stava lavando nella pozza termale vicino al loro palazzo.

Taisho si avvicinò al suo amico e assieme a lui sbirciava attraverso un cespuglio.

Taisho spostò delle foglie che aveva d’avanti agli occhi e rimase incantato, non aveva mai visto tanta bellezza e grazia in una demone donna, c’era una ragazza dalla pelle candida, che passava le mani da cui scendeva dell’acqua sul corpo perfetto, atletico e formoso, ma aggraziato allo stesso tempo, i suoi lunghi capelli argentati ricadevano un po sulle spalle e un po sul seno, aveva un naso piccolo leggermente all’insù labbra carnose e rosee, un ovale perfetto, sulla fronte aveva un segno, uno spicchio di luna celeste. Taisho non riusciva a distogliere lo sguardo, era troppo bella.

“è della tua razza!” commentò Ryokotsusei.  

“Si..!” rispose con una voce flebile Taisho non riusciva a distogliere lo sguardo era come rapito.

La ragazza sbarrò gli occhi e Taisho notò i suoi occhi azzurri come il ghiaccio. Dopo un po la ragazza si avvicinò alla riva e si rivestì.

“che peccato se n’è andata!” disse il dragone si alzarono entrambi e stavano tornando indietro.

Sting, la punta di una spada emise un suono metallico a contatto con l’armatura di Taisho.

“chi siete? Cosa volete?!” chiese la demone donna, si era accorta della loro presenza, Taisho non si muoveva aveva la punta della spada sulla gola.

“ehi calmati noi non..” neanche finì la frase che la donna sguainò un’altra spada e la puntò alla gola dell’altro demone, “non muovetevi o siete morti!” minacciò la bella ragazza.

Taisho la guardava dritto negli occhi, non era spaventato, anzi la guardava intensamente con un mezzo sorriso, la donna cominciava a innervosirsi, perché quel tizzio dagli occhi ambrati non mostrava paura?

Anche lei lo guardava dritto negli occhi, lo osservava con interesse, era proprio un bell’uomo, anche l’altro non era male. Ma lei doveva tenerli sotto controllo, non poteva permettersi mosse false.

Taisho le sorrise maliziosamente “che hai da ridere idiota!?” chiese dura la donna.

Ryokotsusei non riuscì a trattenere una risata, nessuna donna lo aveva mai trattato così, anzi le morivano tutte dietro. “cosa credi di fare? Siamo due uomini contro una donna!” disse Taisho.

La donna avvicinò di più la lama alle gole dei due. “ma ho io il coltello dalla parte del manico!” rispose orgogliosa. Taisho era sempre più affascinato da lei.

“tsk, sei sicura di te eh?” la pizzicò lui. Taisho si scambiò un’occhiata di complicità con Ryokotsusei, e in un movimento rapido, entrambi riuscirono ad allontanarsi dalle spade.

Ryokotsusei l’attaccò per prima, e dopo pochi minuti, la donna si ritrovò sopra il demone drago, gli aveva bloccato tutti i movimenti in un abile mossa da kung fu.

“argh!” si lamentò il dragone.

“battiti con me!” la invitò Taisho, quando parlava con lei aveva sempre quell’aria da rubacuori con il sorriso malizioso, e lo sguardo sicuro di se. Lei non lo sopportava.

“tsk, ti farò piangere, io odio i bellimbusti come te!” disse la donna,

lei aveva quell’aria da regina sicura di se, austera e indomabile, l’ideale di entrambi i demoni.

In due o tre mosse sconfisse la demone, lei si ritrovò sotto l’uomo che le bloccava le gambe e le braccia. Era stata sconfitta!! Per la prima volta l’hanno battuta.

Lei strinse i denti piena di rabbia. Si sentiva umiliata sconfitta da un dongiovanni da strapazzo.

“uccidimi!” disse lei. Taisho sgranò gli occhi sorpreso e perplesso allo stesso tempo.

Poi cominciò a ridere a crepapelle. “e perché mai dovrei uccidere una bella donna come te?”

Lei cominciò a preoccuparsi, era una donna sola contro due uomini, e inoltre non voleva ucciderla, voleva dire che l’avrebbe violentata. Lei cominciò a dimenarsi, “lasciami, lasciami!” urlava lei.

Lui strinse di più la presa, e poi poggiò le sue labbra su quelle della ragazza. Si staccò un senza allontanarsi troppo “non ti faccio niente sciocca!” sussurrò, a quella frase i due rimasero a fissarsi negli occhi, lei smarrita lui deciso, la baciò di nuovo, si staccò di nuovo voleva annusare il suo profumo.

STONK lei gli diede una testata talmente forte che quasi perdevano i sensi entrambi, lui si tolse da sopra lei e cominciò a ridere, “ahi, sei una femmina impossibile!”.

Ryokotsusei si avvicinò alla ragazza sorridente e le porge la mano per aiutarla ad alzarsi.

“devi scusare il mio amico, è un po maniaco! Crede che ci stanno tutte!” disse scherzando.

“ehi, senti chi parla!” diceva mentre si massaggiava la fronte ancora arrossata

“certo che hai una testa dura!” disse Taisho.

La donna non riusciva a capire come doveva comportarsi erano nemici o amici?

“io mi chiamo Ryokotsusei! Lui è Taisho!” la ragazza era ancora un po titubante.

“hai visto deficiente l’hai spaventata!” lo rimproverò l’amico

“io mi chiamo Shukumei!” disse lei sorridendo.

Uno strano modo di conoscere delle persone.

La ragazza raccolse le sue cose.

“ehi signor maniaco, voglio sfidarti di nuovo, la prossima volta sarò io a vincere!”

A Taisho si gonfiò una venuzza sulla fronte per il nervoso.

“tsk dovranno passare cento anni prima mocciosa!”

 

Continua……

 

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Capitolo 15
*** echi del passato atto 2 ***


Echi del passato seconda parte 

 

Fu così che quei tre cominciarono a frequentarsi, lei li andava a trovare e ogni volta sfidava Taisho, veniva sempre sconfitta.

 

“mi sono stufato di giocare con te, rendiamo la cosa più interessante, se tu perdi mi darai un bacio con la lingua, e se invece vinci, cosa vuoi che faccia?”

Shukumei sorrise “mi darai una delle tue armature!”

“ci sto!”

“non ho finito, Ryokotsusei mi darai anche una tua scaglia?”

Il demone dopo pochi attimi di esitazione annuì.

“uffa perché con lui sei sempre così gentile e con me no?!” piagnucolò Taisho

“perché tu al contrario di lui sei un maniaco!”

“tsk tanto lo so che sei stracotta di me!” disse lui “ammettilo che anche tu vorresti baciarmi, infondo non sei molto diversa dalle altre sai?”

A quella frase lei si infuriò e lo attaccò con furia.

“tsk, usa sempre questa tecnica, prima fa arrabbiare il nemico in modo che non riesce a controllarsi e approfittando di questo sconfigge facilmente l’avversario!”commentò il dragone, che intanto si era alzato. “io vado a farmi un bagno!” disse allontanandosi un po scocciato, tutte le volte la stessa storia lei arrivava e combatteva contro di lui, poi umiliata se ne andava, e lui li a consolarla.

Però questa volta si era stancato, se la sarebbero cavata da soli.

Taisho combatteva contro la donna e cominciava a faticare, era migliorata e faceva sempre più fatica a batterla. Ma non voleva dargliela vinta, se lei vinceva non l’avrebbe più vista, e ultimamente gli scontri con lei li attendeva con impazienza, quando la vedeva arrivare sorrideva felice e si riempiva di entusiasmo. Le altre donne non lo interessavano, venivano in tante ma lui spesso le snobbava, pensando che fossero solo delle oche giulive o gatte in calore, pian piano non sopportava più la compagnia delle demone di bassa leva, con Shukumei si divertiva, e poi lei era la più bella di tutte, e come se non bastasse avevano molto in comune la stessa passione per le arti marziali, gli stesso ideali, la stessa determinazione. E poi lei era diversa da tutte perché era fiera, indomabile orgogliosa come un uomo, ma aggraziata e bellissima come una dea.

Una stoccata evitata un calco bloccato, una presa e sbam.

Shukumei era di nuovo a terra sconfitta per l’ennesima volta.

Lei sbatte i pugni a terra con rabbia, “no uffa, uffa!”

“hai perso adesso devi pagare, su, qui…” diceva picchiettando il dito sulle sue labbra a punta in attesa di un bacio, era euforico, sicuramente sarebbe arrivato un bacio stile picchio, cioè rapido e freddo.

Shukumei sbuffò adesso era costretta a darglielo, beh che importa un patto è un patto.

Lei si avvicina verso di lui con fare un po scocciato.

Lui la stringe a se, “ehi!” si lamenta lei, “che c’è o lo si fa giusto o paghi pegno!” lei non osava pensare a come avrebbe pagato il pegno. Alzò il viso verso di lui, e si specchiò nelle sue iridi ambrate, lui la guardava strana, quello sguardo intenerito e pieno di affetto gli si stava sciogliendo il cuore.

Arrossì leggermente, certo che Taisho era proprio bello, lo aveva notato fin dall’inizio e ultimamente quando lo vedeva sentiva uno strano sfarfallio nella parte alta dello stomaco.

Poggiò le labbra su quelle del demone, lei si sentiva morire.

Lui le afferra la nuca e la bacia in modo molto passionale, finalmente un bacio, finalmente era tra le sue braccia pensava Taisho, stettero un bel paio di minuti così stretti uno nell’altro, a cercarsi le lingue affamate. Shukumei era rapita da quella focosa stretta, il cuore le batteva all’impazzata.

Sentiva una strana soddisfazione nel tocco della sua lingua nella stretta delle sue braccia muscolose.

Si, gli piaceva, Taisho la faceva impazzire.

Intanto Ryokotsusei passava dal giardino fischiettando, aveva in mano un contenitore di legno con dentro dei saponi profumati e dei balsami. Con dei movimenti del collo fece scrocchiare le ossa, il bagno lo aveva soddisfatto adesso era rilassato. Stomp.

Il contenitore gli cadde a terra. Spalancò la bocca in un espressione sorpresa, di fronte a se aveva i due demoni cane che si baciavano in modo quasi osceno.

Shukumei si stacca distratta dal rumore e voltandosi vide Ryokotsusei che li guardava scioccato.

Lei spinge via Taisho imbarazzata “adesso basta il tuo premio lo hai avuto!” disse allontanandosi e raccogliendo le sue armi.

Ryokotsusei non capiva perché si era sentito in quel modo, un sentimento strano pervadeva il suo cuore. Provava un po di rabbia verso quei due. Possibile che fosse geloso?

Taisho ha sempre avuto donne intorno, ma vedere che baciava proprio lei lo riempì di rabbia.

IL dragone sapeva che lui aveva un debole per lei, ma il loro atteggiamento di prima mostrava la passione che avevano l’uno verso l’altro.

“bah ho perso di nuovo!” disse con un pizzico di rabbia Shukumei che passò vicino al demone.

Lei aveva il viso arrossato, e non osava guardarlo negli occhi.

Taisho rimase li fermo ad assaporare quel momento magico, si sfiorò le labbra con due dita e sorrise come un babbeo, l’aveva desiderato davvero tanto.

 

“oh Ryochan è stato incredibile, quella femmina mi piace un casino!” diceva Taisho mentre si sedeva sul suo fouton, aveva il viso raggiante, un espressione a dir poco idiota secondo il dragone.

“ah si? Quando mai non ti è mai piaciuta una donna? Sono tutte fantastiche per te!”

“si ma lei è diversa, lei è una donna meravigliosa, credo che mi sono innamorato sul serio, come mai prima d’ora, io la voglio, voglio che diventi la mia donna, e poi è della mia stessa razza!” aggiunse lasciandosi cadere sul cuscino.

“….” Di nuovo quella sensazione di gelosia “si vabbè vado a farmi un giro!” rispose scocciato lui.

“ehi ma che ti prende?”

Ryokotsusei si incamminò nel bosco, si fermò un istante la gelosia lo tormentava, diede un pugno ad un albero abbattendolo, poi si diresse verso una capanna, e si sedette sul pianerottolo.

Si sentì un idiota voleva sfogarsi con qualcuno.

Sentì delle braccia circondarle le spalle, “che faccia scura che hai?”

Una donna demone, dai lunghi capelli bianchi e gli occhi neri con le sue labbra sfiorava il lobo dell’orecchio del demone. Un brivido lungo la schiena, le labbra che si incendiavano di desiderio, afferrò il braccio della ragazza e se la tirò sulle sue gambe, Kaori un affascinante demone dalle curve perfette, lei era una delle donne di Ryokotsusei, una che non condivideva con lui.

la donna sorrise maliziosa, po si sollevò un po e infilò la lingua nel suo orecchio, vogliosa.

“è da un bel po che non ti fai vedere…”

Ryo non la fece continuare le tappò la bocca con la sua e cominciò a baciarla con passione,

voleva dimenticare la faccenda, c’era chi beveva c’era invece chi per dimenticare faceva delle cose assurde che mettevano a prova il loro coraggio, lui invece si sfogava andando a fare sesso sfrenato, e lei Kaori era la sua preferita, lei ci sapeva fare, e poi come carattere assomigliava a lui Taisho.

Quando finì si sdraiò sul fouton dando le spalle alla ragazza, con le mani stringeva il lenzuolo adesso gli era tornato in mente, provò una profonda tristezza, Kaori si poggiò sulla sua spalla dandogli un lieve bacio sulla guancia “che c’è non sei soddisfatto?” chiese con un pizzico di rabbia.

“ma no come sempre sei fantastica!”

“ma?”

“ma niente lasciami in pace!”

Il dragone si sollevò in piedi era nudo, Kaori aveva notato il suo viso triste, e adesso ammirava il suo corpo, lui era davvero affascinante ai suoi occhi, non era muscoloso come Taisho, ma il suo fisico era atletico scattante, e a lei piacevano cosi (tipo il fisico di Sanzo l’avete presente? *q*)

“c’è qualcuno che ti tormenta l’anima non è così?” lo disse con tanta tristezza, lei si era innamorata di lui, anche se aveva notato il suo malumore, non resistì alle sue carezze. Molte volte si era prefissata di rifiutarlo di mollarlo, ma poi lui la toccava e lei perdeva ogni forza di volontà!

Ryokotsusei si voltò verso di lei guardandola quasi con astio “… non sono affari tuoi!”

“brutto idiota!” urlò lei lanciandogli addosso cosa gli capitava sottomano.

“vattene, non farti vedere mai più!!” urlò furibonda, lui uscì dalla porta.

“tsk femmina isterica!” borbottò per poi tornare al suo giaciglio abituale.

Entrò e lo trovò che dormiva beato con un sorriso soddisfatto, grrr, lo odiava in quel momento, infatti gli diede un calcio al cuscino, Taisho si girò infastidito.

 

Dopo due giorni arrivò di nuovo lei Shukumei, sorrideva soddisfatta era sicura di se,

“dai fatti sotto, stavolta ti batto di sicuro!”

“cosa scommettiamo questa volta?” chiese Taisho sfregandosi le mani.

“sarò anche disposta a venire a letto con te se perdo, ma se vinco, tu mi farai fare una bella spada dal tuo servo Totosay, so che è il più abile fabbro che esista al mondo!”

“e va bene, tanto perderai!”

Cominciò la loro lotta, Taisho provò a farla arrabbiare punzecchiandola,

“ultimamente sei ingrassata lo sai?”

Ma lei niente rimaneva di sasso con quello sguardo cupo e pieno di se.

Lottarono strenuamente, la cosa cominciava a ingigantirsi, e per non fare qualche danno in casa i due lottatori si spostarono nei boschi.

Un sorriso furbo, e un seno scoperto furono la sua condanna, SBAM.

Lui era a terra e lei puntava un pugnale alla sua gola, ansante.

“ce l’ho fatta ho vinto!” disse soddisfatta.

Lui sbarrò gli occhi dalla sorpresa, poi cominciò a ridere.

“complimenti una mossa astuta, hai vint….!!!!!”

Affamato e pieno di desiderio, era il bacio che interruppe Taisho, all’inizio ne era rimasto sorpreso ma poi ricambiò con altrettanta passione, si sollevò facendo mettere lei supina, le loro labbra si cercavano bramose del sapore dell’altro. Sembrava quasi che lottassero. Si spogliarono a vicenda freneticamente.

Poi lei rallentò i suoi movimenti, lo guardò dritto negli occhi

“ti prego fa piano io..” arrossì “sono ancora vergine!”

Lui sorrise e riprese a baciarla, poi la poggiò sul letto di foglie del bosco la baciò dolcemente

“vedrai che proverai solo piacere!”

Fecero l’amore tra i profumi di foglie secche e di frutti selvatici.

Ryokotsusei era impietrito, era andato a vedere se andasse tutto bene, e quei due erano li avvinghiati e ansanti stretti uno dentro l’altro in un corpo solo, non si capiva dove finiva lui e dove cominciava lei.

Ansimavano entrambi, arrossati e con le palpebre appesantite dal piacere.

“ti amo!” sussurrò Taisho tra un sospiro e l’altro.

Ryokotsusei cominciò a tremare, le sue mani prudevano…. sangue bramavano sangue.

Strinse i denti e si morse un braccio forte fino a quando non uscì del sangue, poi scappò via correndo veloce, inciampò su un ramo, cadde a terra per un po non si muoveva poi si inginocchiò.

“mpf, mpf, he he HAHAHAHA!” cominciò a ridere forte sollevando il viso verso il cielo. Poi si poggiò con le mani a terra, delle lacrime rigarono il suo viso, adesso ne era consapevole, lui l’amava!

E vederli assieme lo ferì nel profondo, perché lo aveva capito solo adesso? solo quando ormai era troppo tardi?

 

 

Continua….

 

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Capitolo 16
*** echi del passato atto 3 ***


“credevo di aver perso? O sei tu che ti sei confusa con le scommesse?” chiese Taisho che stringeva a se la donna.

“deficiente, che non sei altro!” disse dandogli un pugno non tanto forte allo stomaco. La faceva sempre incavolare, però adorava quella smorfia divertita che gli si dipingeva sul viso.

“vorresti diventare mia moglie?” Taisho arrossì, anche se era un donnaiolo senza speranza, in fondo non aveva mai fatto una cosa del genere.

“cos’è vorresti riparare al danno?” chiese lei con un tono di sfida.

“scema, se fosse così avrei 300 mogli! Te l’ho chiesto perché io.. ti..” arrossì di nuovo, “io ti amo!”

 Shukumei sorrise, questa volta era un sorriso dolce e pieno di amore e in quel istante a Taisho sembrò più bella di quello che era già.

Si scambiarono un altro dolce bacio.

“si!” rispose, una semplice sillaba che riempì il cuore di Taisho di felicità.

 

 

Ryokotsusei si era gettato nel fiume gelato, voleva calmarsi voleva essere impassibile come si addiceva a un vero demone. Nuotò contro corrente per sfogare tutta la rabbia cha aveva in corpo.

Dopo poche ore tornò a casa fradicio.

“ehi che ti è successo?” chiesero in coro Taisho e Shukumei.

Ryo non rispose andò direttamente in camera sua, prese le sue cose, e uscì.

“Ehi ma che ti prende?” gli urlò contro Taisho, ma lui continuava dritto per la sua strada senza voltarsi, sembrava stanco, e i suoi occhi erano tristi, senza più vita.

Taisho gli corse dietro e lo fermò tirandolo per un braccio.

“si può sapere che ti piglia? Abbiamo sempre parlato che ti è successo? Sei davvero strano!”

“Taisho lasciami andare!”

“Ehi Ryo mi dici che è successo? Mi stai facendo preoccupare sul serio!”

Taisho si preoccupava per lui? Allora forse non è vero che di lui non gli importi un fico secco. Lui si preoccupava. Perché appena sentì la sua voce non riusciva a continuare per la sua strada?

Shukumei lo guardava preoccupata, “ti è successo qualcosa?” chiese la donna.

Rabbia, vedere lei gli suscitava rabbia, non che la odiasse, avrebbe voluto urlare che loro due l’hanno tradito che hanno ferito i suoi sentimenti che avevano agito d’impulso senza pensare che lui poteva soffrirne, che infondo, è sempre stato lui a stargli accanto, che è stato con lui che ha diviso momenti di gioia e di dolore, che lei si è intromessa nella loro relazione dividendoli, dividendo due anime gemelle, “ho bisogno di andare!” rispose alla fine, non poteva confessare i propri sentimenti non lo avrebbero capito, lo avrebbero preso per un deviato, perché anche lui andava con le donne, non poteva pretendere che lui capisse e accettasse, molto probabilmente non lo avrebbe più trattato come prima, non avrebbe capito, che aveva scoperto di amare lui, che lo chiamava fratello!

Taisho aveva ancora quella faccia preoccupata, “devo andare da quella stupida di Kaori!” mentì.

Taisho si tranquillizzò “ah, capisco allora non ti fermerò vai pure dalla tua donna!” disse strizzandogli l’occhio.

Aveva deciso di stare lontano da lui, che magari standoci lontano lo avrebbe dimenticato.

Ma si sbagliava di grosso perché ogni giorno che passava lui sentiva sempre di più la sua mancanza.

Non tornò da loro per un periodo che a lui sembrava infinito, i suoi giorni all’inizio erano tormentati dal pensiero di lui, poi a poco a poco sembrava che si calmasse, come quando muore una persona cara, le ferite guariscono con il tempo, gli venne nostalgia del suo fratellone albino, voleva vederlo.

così dopo qualche anno decise di tornare

 

“Ryochan!” Taisho aveva appena lasciato cadere a terra un bicchiere di ceramica con del the!

Era da tanto tempo che non lo vedeva e si sentì così felice, di aver ritrovato il fratello.

Gli diede una stretta virile, “bentornato, ma dove sei stato? Sei scappato, senza spiegarci niente, e Kaori?”

Ryochan sorrise non era cambiato per niente, sapeva che se lui volesse poteva trovarlo facilmente ma aveva deciso di lasciarlo decidere da solo se tornare o no.

Lo fece entrare in casa, “che bello, dai entra ti preparo del buon the!”

“SHUKUMEI guarda chi è venuto a trovarci?!”

Una porta scorrevole si spostò e la prima cosa che vide fu un pancione, Shukumei si muoveva a fatica era incinta, e dall’aspetto sembrava già ora di partorire.

Di nuovo quella sensazione orrenda che gli veniva da dentro: gelosia, rabbia, odio.

Credeva di aver superato tutto che ormai si era rassegnato ad amarlo a distanza segretamente per non perdere la sola cosa che lo univa a lui, l’amicizia.

Ryokotsusei si sollevò allarmato, “cosa significa?” chiese quasi preoccupato.

Taisho si avvicinò alla donna e l’abbracciò, “aspettiamo un bambino^^!” Taisho era raggiante.

No non riusciva ad accettarlo, credeva che anche lei fosse una cotta passeggera per Taisho, ma la cosa che lo tormentava di più è che lo sapeva che quei due si amavano, ma sapere che anche loro se ne erano resi conto lo tormentava di gelosia.

“Auguri!” rispose, senza trasporto senza emozioni, atono e gelido.

La cosa ferì Taisho. L’atmosfera si fece pesante, e Shukumei decise di lasciarli soli.

“ah sono stanchissima questo frugoletto mi porta via tanta energia, scusami Ryo ma vado a riposarmi!”

Lui annuì.

“che c’è Ryo non sei contento?”

“potevi informarmi!”

“lo so scusami, ma tu eri cosi strano quando te ne sei andato, credevo che saresti tornato subito, che mancavi solo per qualche giorno,invece non tornavi e non davi tue notizie, credevo che ci avevi abbandonato definitivamente per non tornare mai più, credevo che non ne volevi sapere più niente di noi!”

Ryo lo guardò negli occhi “sei un coglione, le cose importanti dovevi farmele sapere!!”

Perché il cuore giocava quei scherzi crudeli?? Distolse gli occhi, non voleva che lui si accorgesse dei suoi sentimenti e purtroppo i suoi sentimenti non erano scemati neanche un po’, erano ancora forti dentro di se, e soffriva nel non poterlo toccare, nel non poterlo abbracciare, come faceva lui con Shukumei.

“torna a vivere con noi!” più che un affermazione era una domanda.

“Non posso!”

“ma perché? Guarda che lo so che non sei andato a vivere con Kaori, io non ti chiedo cosa tu abbia fatto, ma perché non torni qui, e vivremo come un tempo, assieme, ci divertiremo un sacco!”

“no!”

“dai..” Taisho gli diede una piccola spinta, “dai, mi manca la presenza di un uomo in questa casa!”

Ryo cercò i suoi occhi per mostrargli la sua fermezza, con lo sguardo, e dirgli di no guardandolo negli occhi.

Ambra, i suoi occhi sembravano due pietre di ambra, e lo sguardo così penetrante che lo rendevano maledettamente affascinante, gli tolsero ogni certezza, infondo gli mancava era tornato lì perché gli mancava.

“e va bene, per un po starò con voi!” sbuffò, si era fatto sconfiggere dai suoi occhi, ora capiva perché le donne non riuscivano a dirgli di no, lui ti disarmava con il suo fascino.

Taisho non si trattene gli si gettò addosso per fargli una manovra di wrestling, era un loro modo singolare di giocare e divertirsi, “Ha ha ha, bentornato fratellino!!” diceva mentre stringeva la presa.

“UGH, non sei cambiato di una virgola!” Ryo si liberò un braccio e con una spinta di reni, ribaltò la situazione, bloccandogli i movimenti delle braccia e delle gambe, “me lo ricordo ancora come si fa sai?!”

Taisho sorrise, il fratellino era tornato, finalmente.

No, perché gli sorrideva a quel modo? Non avrebbe resistito ancora per molto, le gote di Ryo arrossirono, avrebbe tanto voluto poggiare le sue labbra su quelle del demone albino.

Crash!!

Il rumore di ceramica che si rompeva distrasse Ryo.

Taisho si sollevò preoccupato e corse verso le stanze da notte.

Shukumei era a terra si teneva la pancia, e ai suoi piedi c’era un liquido che assomigliava a dell’acqua.

“SHUKUMEI stai bene?” chiese preoccupato Taisho, la prese e se la mise in braccio.

“mi si sono rotte le acque!” rispose sofferente lei.

 

 

Fuori dalla capanna di Kaori Taisho camminava nervosamente avanti e indietro, Ryo era seduto sull’erba, e fissava il manto verde sotto di se.

“UWAAAAH” un pianto liberatorio invase la radura dove si trovavano i due demoni.

Dalla porta uscì Kaori, che si stava asciugando le mani, ad un panno.

“è un bel maschietto!” disse sorridendo.

Taisho non rispose nemmeno la spinse quasi via ed entrò nella capanna. Shukumei gli sorrideva aveva il viso stanco, ma i suoi occhi brillavano di felicità.

Gli diede un fagotto, avvolto tra la stoffa c’era un bellissimo bambino con gli occhi chiusi, aveva un ciuffetto di capelli argentati, e sulla fronte aveva un segno, proprio come quello della madre una falce di luna blu! Taisho non riusciva a dire una parola era troppo felice, non sapeva cosa dire, si limitò ad ammirare il nuovo arrivato, che già sentiva di amare.

Ryo guardava la scena da fuori, Taisho era felice, ma lui si sentiva morire dentro, lui non sarebbe mai stato capace di renderlo così felice, da lasciarlo senza parole, che per Taisho era una vera rarità.

Kaori si era accorta del suo sguardo triste, si morse il labbro, era ancora gelosa, e questo poteva significare solo una cosa, ne era ancora innamorata.

Kaori si inginocchiò d’avanti ad un secchio, cominciò a lavare dei panni.

“sei innamorato di lei vero?” chiese Kaori con il tono un po arrabbiato.

“che cosa?”

“non fare il finto tonto con me, ho notato come li guardi, tu li invidi!!”

“non dire sciocchezze!”

“tsk, se ti ostini a tenerti tutto dentro prima o poi la gelosia ti divorerà l’anima!”

“fatti gli affari tuoi!”

“certo non sono affari miei!” non dovevano esserlo non doveva più interessarsi a lui, e adesso che sapeva che lui non la amava doveva essere più semplice dimenticarlo, ma allora perché si sentiva soffocare? Perché gli era venuta voglia di picchiarlo?

Si sollevò e si avvicinò a lui gli sfiorò le labbra con le sue, ma Ryo rimase freddo e impassibile.

“avevo ragione, tu ami lei!” una lacrima le rigò la guancia. No non doveva accadere non voleva mostrarsi debole di fronte a lui. Abbassò gli occhi e prendendo il secchio entrò nella capanna.

“non sono innamorato di lei!” disse Ryo prima che lei entrasse. Ma lei non gli credeva. Quello sguardo lo conosceva bene, perché molte volte era lei che lo guardava così, ma lui non se ne accorgeva.

 

 

Passarono degli anni, Ryo come aveva detto visse con loro per un po, ma ogni giorno, lui diventava sempre più strano sempre più irascibile e nervoso, ormai non sopportava più la presenza di Shukumei, ed evitava con ogni mezzo di incontrare lui, gli anni passarono e lui per non pensarci aveva conquistato altre terre andando in guerra, cambiò, ormai era diventato crudele, il sangue e le violenze lo avevano cambiato.

Dopo un paio di anni che era andato via per poter conquistare le terre confinanti a nord, tornò vittorioso. Entrò nel giardino della casa degli inuyoukai, vide un ragazzino di almeno 9 anni che giocava con una spada troppo grande per lui, il bambino si voltò e Ryo ebbe un tuffo al cuore, sembrava Taisho quando era piccolo, aveva solo i capelli sciolti e un marchio sulla fronte.

“ciao Ryochan!” la voce di Taisho fece voltare il dragone.

“cavolo è il tuo ritratto!” commentò.

“già, lo dicono tutti, tale padre tale figlio!”

La sera che lui tornò si festeggiò, erano tutti felici, avevano conquistato un altro regno.

 

 

“è stata una bella festa vero?” chiese Shukumei sedendosi vicino a Ryokotsusei.

Ryo non rispose aveva una bottiglia di sakè in mano ne ingoiò il contenuto.

“già!”

“sei cambiato parecchio ultimamente, prima eri molto più gentile con me!”

“mh!? Perché adesso non lo sono più?”

“si lo sei ancora, ma prima mi eri più amico,prima parlavi, se non con me almeno con Taisho!”

“non credo che siano affari tuoi se io e lui parliamo o meno!”

Non sopportava che lei si intromettesse tra loro due, lei aveva lui e aveva avuto un figlio da lui, perché voleva ancora interferire tra loro due?

“sai sono preoccupata, Taisho è un po triste ultimamente, io credo che sia perché ha paura che tu ti stia allontanando da lui, da noi, io lo vedo che soffre!”

“lui soffre?” chiese retoricamente, cominciò a ridere era una risata sarcastica, “lui neanche sa cosa sia la sofferenza!” disse con il cuore amaro.

“ma che dici?”

“lui ha tutto ciò che si puo desiderare, ha un regno i cui sudditi lo ammirano, ha una moglie che ama ed è ricambiato, con altrettanta passione, ha un figlio da te, lui non sa neanche cosa significhi soffrire!”

“vedi a cosa mi riferivo? Tu stai soffrendo e noi non sappiamo perché, è questo che lo fa soffrire, perché non gli parli e ti confidi con lui?”

“mamma!” il piccolo sesshomaru si era alzato nel cuore della notte.

“che c’è piccolo, non riesci a dormire?” chiese prendendolo in braccio e portandoselo via.

“parla con lui!” disse prima di andarsene Shukumei.

Il piccolo Sesshomaru guardava ryokotsusei seduto sulla panca di legno, quel uomo non gli piaceva e senza farsi accorgere dalla madre gli fece una linguaccia, non era vero che aveva avuto un incubo, era andato li per attirare l’attenzione della madre per allontanarlo da lui e averla tutta per se.

Ryo ricambiò la smorfia con un'altra. Rimase poi li fermo a osservare i capelli di Shukumei che si confondevano con quelli del piccolo.

Ryokotsusei strinse di più la bottiglia rompendola, parlare con lui significava confessargli tutto, non poteva farlo, non ci riusciva!

 

Ryokotsusei si era buttato sul suo fouton svogliatamente, non aveva sonno.

Si alzò di nuovo, voleva fare una passeggiata per vedere se il silenzio aiutava a conciliare il sonno.

Camminava a piedi nudi poggiando i piedi sui ciottoli, davano una bella sensazione sembrava un massaggio.

Sentì bisbigliare si fermò, non aveva voglia di incontrare nessuno voleva stare solo.

-è la voce di Taisho- pensò, si avvicinò piano nascondendosi dietro ad un cespuglio contro vento, altrimenti Taisho avrebbe sentito la sua presenza.

Era lui che parlava con Shukumei.

“finchè tu sarai con me andrà tutto bene! Ti amo!” disse Taisho stringendo la donna a se.

“Ti amo da morire!” ripetè. A Ryo quelle parole sembravano due pugnalate al cuore, due crudeli pugnalate, Taisho cominciò a baciarla in modo più passionale, insinuò la sua mano nel vestito scoprendo la coscia della demone, la afferrò dai glutei sollevandola, lui cominciò a baciarle il collo.

“dannazione!” imprecò silenzioso Ryo, quei due avevano ancora quella carica di passione delle loro prime volte. Lei già ansimava e lui cominciava a spogliarla pian piano.

La loro voce ansante era una lenta tortura, una lenta e crudele tortura per Ryokotsusei.

“così vuoi sapere perché soffro?” un bisbiglio che riempì di disperazione il demone.

Era deciso, la gelosia lo accecò lo avrebbe fatto soffrire, almeno quanto stava soffrendo lui.

 

 

“tieni Ryo!” disse Shukumei porgendo il the al demone.

Fu in quel istante che Ryo la aggredì alle spalle, facendola svenire.

Adesso rimaneva soltanto aspettare che venisse Taisho e avrebbe agito come aveva programmato li avrebbe fatto soffrire come soffriva lui.

Legò Shukumei alla catene della torre, e aspettò che arrivasse lui.

Voleva mostrargli cosa significava vedere la persona che ami congiungersi con un altro, mentre tu sei lì impotente e stai bruciando dalla gelosia.

“che diavolo..?” stava dicendo Taisho che aveva visto Shukumei appesa alla parete.

Ryokotsusei prese uno strano uovo dalle tasche e lo puntò verso di lui, che si ritrovò a essere bloccato dalle spire di quel demoniaco affare.

 

*******

 

“AH!” “AH!”

Nel cuore della notte in due lati opposti del Giappone due demoni si erano risvegliati bruschi, tormentati da un lungo incubo, dal ricordo del passato.

Un demone cane e un demone drago, entrambi che desideravano che il passato fosse solo un brutto incubo.

Taisho si guardò in giro per la grotta, vicino al fuoco c’era Totosay addormentato e avvolti dal suo mantello c’era suo figlio e la sua donna Izayoi.

Izayoi il suo presente la salvezza della sua anima!

 

 

Continua…

 

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Capitolo 17
*** la devozione di un demone ***


La devozione di un demone

Si erano risvegliati tutti un po intontiti, l’umidità della grotta non è stata molto salutare.

Izayoi era la più pallida di tutti aveva proprio una brutta cera.

Sesshomaru si stava stiracchiando prendendo i primi raggi del sole.

“tutto bene principessa?” chiese Totosay che la vedeva sbiancare e la sua strana espressione di sofferenza. Izayoi sentì che le sue labbra e il suo palato stavano seccando.

“prendi mangia qualcosa!” Taisho le passò una mela. Ma non appena lei ne sentì il profumo corse via e nascose il suo viso dietro al tronco di un albero, il suo corpo era preso da spasmi, e vomitò un liquido giallastro.

“ehi tutto bene?” chiese Taisho che andò a soccorrerla.

“si, credo di si!” il viso di Izayoi era piuttosto preoccupato, da quando avevano perso le tracce di Ryokotsusei erano passati altri due mesi, e lei non aveva ancora fatto caso se non adesso che il ciclo non era venuto per un bel po’. Non voleva che accadesse davvero, se lei fosse incinta avrebbe dovuto rinunciare a viaggiare con loro, i suoi nuovi compagni di vita.

Non sapeva cosa pensare da un lato era felice perché era il figlio del suo amato Taisho, ma dall’altro significava non vederlo per un periodo impreciso. E lei sentiva che non riusciva a stragli lontana per più di un giorno.

“sei sicura?” chiese ancora Taisho, la cosa non gli piaceva, era da tre giorni che di mattina si alzava e vomitava. Che si stesse ammalando? Infondo viaggiavano in continuazione di giorno e la notte dormivano spesso all’aperto ed era arrivato l’autunno.

“su andiamo è tutto a posto” si sforzò di mostrarsi allegra, ma non le riuscì molto bene perché dopo il secondo saltello crollò a terra, semisvenuta.

“IZAYOI!” urlò molto preoccupato Taisho, se la mise in braccio.

“sei una sciocca lo vedi che non stai bene!?”

Sesshomaru ebbe una strana sensazione, da quando è morta sua madre, lui suo padre era diventato iperprotettivo, soprattutto con lei, era quasi snervante, e un pizzico di gelosia si fece spazio nel cuore di Sesshomaru ma non soltanto per se, che essendo ancora un adolescente aveva bisogno delle sue attenzioni, ma anche per Shukumei, non lo era mai stato con lei, forse perché lei essendo stata una guerriera potente, credeva che non occorreva la sua protezione.

Sta di fatto che ogni tanto gli disgustava la tenerezza che aveva suo padre verso quella donna umana, era osceno, troppo smielato per i suoi gusti.

“BLEAH!”  esclamò per poi andare a rinfrescarsi ad un ruscello.

“andiamo da un medico!” disse Taisho.

“NO!” urlò quasi lei, “sto bene non ho niente!”

“tsk” fu la risposta del demone albino, non se ne parlava lei si sarebbe fatta visitare e basta.

“non c’è nulla di cui preoccuparsi!” il medico sorrideva soddisfatto. Taisho si avvicinò al medico con aria minacciosa, per saperne di più, “non si direbbe, dato che oggi è svenuta!”

“lei è il marito?” chiese dandogli una pacca sulle spalle “stai per diventare padre”

Taisho sgranò gli occhi “cosa?” fu in quel istante che il medico poté osservare meglio la persona che aveva d’avanti notò le sue pupille da gatto, -è un demone!!- pensò il medico, scostò la mano e il suo viso passò da un espressione cordiale ad un espressione quasi schifata, la donna aveva in grembo un mezzo demone, non avrebbe avuto vita facile.

Izayoi uscì dalla casa del medico, adesso ne aveva la certezza aspettava un figlio da lui.

Vide che Taisho era strano era rimasto immobile d’avanti al medico e boccheggiava.

Izayoi diventò triste, come poteva Taisho essere felice per il bambino? Doveva ancora compiere il suo dovere, e questa notizia inattesa gli avrebbe cambiato i piani, soprattutto a lei. Non era il momento di avere un bambino, non era proprio il momento adatto, sentiva gli occhi che le pizzicavano le lacrime spingevano prepotenti ma lei li tratteneva.

Cosa ne pensava lui? Si sarebbe sicuramente arrabbiato.

“scusami!” bisbigliò Izayoi avvicinandosi al demone, “io non… io so che non è il momento adatto ma…!” la voce tremava.

“io i.. ugh!” Izayoi si ritrovò stretta al corpo di Taisho, la stingeva a se, lei quasi non si vedeva più avvolta com’era tra le sue braccia. Lei non ce la fece più liberò le lacrime e singhiozzava aggrappata al suo torace. Taisho allentò la presa e le afferrò il viso tra le mani.

“Un bambino?” il suo viso non era cupo, stava sorridendo, sorrideva e i suoi occhi brillavano.

Poggiò le sue labbra su quelle della ragazza era un bacio pieno di felicità.

“sei contento?” chiese lei, quasi avesse timore di essersi sbagliata.

“e me lo chiedi? Certo che lo sono, è il nostro bambino Izayoi, nostro figlio!!”

“davvero non è un problema?”

“ma che dici, vieni qui cretina!” la strinse di nuovo a se, cullandola, Izayoi bagnò la sua maglia stavolta erano lacrime di felicità, lui era felice, era contento, e questo bastava e avanzava a lei, anche se si sarebbe dovuta fermare.

Un figlio il loro primo figlio.

“tsk!” fu il commento di Sesshomaru che si allontanò dal gruppo, non gli andava giù, di avere un mezzo-demone come fratello.

E questa novità, avrebbe dovuto significare che lei si sarebbe considerata la nuova madre di Sesshomaru, e a lui non piaceva, lui aveva già una madre anche se non era più in vita.

Non poteva accettarlo, anche se la principessa non lo disgustava.

Non poteva accettare che lei gli facesse da madre.

“cosa intendete fare?” chiese il piccolo Sesshomaru incrociando le braccia era quasi un tono di rimprovero, sapeva che adesso qualcosa sarebbe cambiato. Izayoi e Totosay erano dentro, e lui era uscito per prendere una boccata d’aria, per ossigenare la mente, per riflettere.

“…”

“voglio fermarmi, almeno fino a quando non partorirà!!”

“perché? Lei puo stare a casa sua mentre noi continuiamo la nostra ricerca!”

“no, perché potrebbe venire per ucciderla, e io non sarei con lei per proteggerla!”

“CHE COSA?? E ryokotsusei? Lo lasci andare?”

Taisho non rispose era palese che avrebbe rimandato la vendetta, che fosse solo una scusa?

“ti sei rammollito padre!” lo accusò fulminandolo con le sue iridi ambrate il piccolo inuyoukai.

“tsk, tu non capirai mai certe cose!”

“io andrò avanti!” rispose Sesshomaru seguendo il sentiero che aveva d’avanti.

“….” Taisho non provò neanche a fermarlo, sapevo benissimo che non avrebbe obbedito, che avrebbe anche osato combattere contro di lui piuttosto che rinunciare alla sua vendetta.

“Totosay, seguilo e fa in modo che non lo trovi!!” era un ordine che non ammetteva repliche, aveva sentito l’odore di Totosay alle spalle e non occorreva voltarsi per assicurarsi che era li dietro di se.

“ma se ne accorgerà!”

Neanche gli fece finire la frase che si voltò di scatto per fargli penzolare la sfera rossa che avevano sottratto a Ryokotsusei d’avanti agli occhi “usa questa e sarai al sicuro!”

Totosay deglutì rumorosamente poi rassegnato afferrò la sfera e se la mise al collo.

Non aveva poi così tanta voglia di proteggere quel “damerino viziato e violento!” come lo definiva lui.

Però per lui per il suo padrone a cui ha promesso di mettere al suo servizio persino la propria vita lo avrebbe fatto. Si ricordava benissimo il perché della sua devozione per lui e non lo avrebbe dimenticato mai più.

*******

Totosay si stringeva il più possibile facendosi piccolo piccolo, per non farsi vedere dentro un enorme tronco, c’era un demone che voleva ucciderlo, un demone dalla pelle giallastra, un demone serpente, che con aria selvaggia cercava con gli occhi intorno a sé.

“Totosay non potrai sfuggirmi per sempre, se non mi obbedisci ti ammazzo!” fece qualche passò lento e poi sorrise sadicamente.

Totosay cercava di non respirare e aveva paura che lo trovasse il cuore gli batteva talmente forte che se quel demone lo sentiva erano guai.

STOMP, crack il suono di albero abbattuto spaventò Totosay, strinse gli occhi e quando li aprì su di se non aveva più il legno che lo nascondeva, sbarrò gli occhi terrorizzato.

Il demone lo afferrò per la gola e lo sollevò in alto con un solo braccio, quel maledetto era davvero forte. “ti ho detto che devi costruirmi un’arma o userò le tue ossa per costruirmi dei stuzzicadenti!”

Totosay lo guardò negli occhi, gialli anche loro, uno sguardo freddo e minaccioso,

il demone si stava specchiando nei bulbi oculari sbarrati e terrorizzati del demone, godeva nel vedere la paura che suscitava.

“io..iough!” Totosay non riusciva a parlare la mano stringeva troppo al collo e gli mancava l’aria.

Il demone lo scaraventò a terra con violenza.

Totosay si massaggiava il collo e tossiva, poi si sollevò dolorante.

“io non ti costruirò mai un’arma sei già forte così come sei!!” si sorprese che nonostante le gambe tremassero riuscì a dirglielo ugualmente senza farsi prendere dal terrore, non poteva costruire un arma a quel demone, avrebbe solo portato il caos, e non poteva permettere che ciò accadesse.

Il demone assottigliò gli occhi in un espressione rabbiosa. E dopo due secondi Totosay si ritrovò sbalzato in aria, ne era certo adesso lo avrebbe ucciso.

Atterrò sbattendo con violenza sulla terra, e neanche fece in tempo a finire la caduta che un calcio potente lo fece scaraventare contro un albero spezzandolo.

“uccidimi, perché te l’ho detto non ti farò una spada!”

Il demone lo afferrò di nuovo per il collo e gli fece aderire la schiena contro il tronco di un albero, lo guardava dal basso, “come vuoi!” disse il demone e la sua mano prese la rincorsa sfoderando i suoi affilati artigli. Totosay chiuse gli occhi rassegnandosi a morte certa.

“UGH!”

Totosay si sorprese nel vedere che stava ancora bene, aprì gli occhi e dietro al suo nemico vide un uomo anzi no un demone dai lunghi capelli argentati legati in una coda da cavallo, che teneva ferma la mano giallastra. Totosay non aveva mai visto un demone così attraente come lui, di solito erano brutti con sembianze quasi animalesche.

“lascialo andare!” disse il demone albino, le sue iridi ambrate erano socchiuse minacciose, e la presa era salda, e il suo tono era freddo.

Strinse di più la presa, e il demone lasciò Totosay, e urlando si teneva il polso, si era rotto.

“chi cazzo sei? Cosa vuoi??” Taisho non rispondeva ma lo guardava con aria superiore.

Il serpentone ringhiò dalla rabbia e si avventò contro lo sconosciuto, che schivò con noncuranza l’attacco, e con una gomitata sulla schiena lo aveva battuto.

Totosay non credeva ai suoi occhi, il demone serpente era davvero potente, ma il suo salvatore sembrava 100 volte più forte.

“Tsk, dovranno passare almeno altri 100 anni prima che uno come te possa sconfiggermi!”

Il serpentone da vero vigliacco lo attaccò alle spalle, una mossa davvero stupida perché gli costò la vita.

“chi siete, perché mi avete salvato?” chiese Totosay che era ancora a terra che guardava con stupore l’uomo che aveva d’avanti.

“senti non è che hai visto in giro una bella demone dai capelli argentati, la donna più bella che tu abbia mai visto??!”

“no,mi dispiace!” rispose un po perplesso.

Poi si alzò tutto imbarazzato e si inginocchiò d’avanti a lui. “non so davvero come ringraziarla!”

“ma che fai? Alzati, non è il caso di inginocchiarti!!”

“posso sapere il suo nome?”

Taisho titubò un attimo “Taisho!”

Non aveva sentito male lui era davvero il leggendario Taisho, il guerriero più potente di cui si sia sentito parlare, adesso capiva perché aveva battuto quella feccia in due minuti.

“è un vero onore conoscerla, signore!!”

“ma figurati, ma perché quel coso lì ti minacciava?”

Incredibile lui lo aveva aiutato senza nessun interesse, non sapeva se era incredibilmente coraggioso o se era incredibilmente incosciente.

“io sono Totosay il più grande maestro di armi,quello voleva costringermi a costruirgliene una!”

“oh bhe allora ho fatto bene ad ucciderlo, odio i prepotenti!”

Fu in quel istante che Totosay prese la sua decisione lo avrebbe servito per il resto della sua vita.

Continua….

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Capitolo 18
*** I guai non vengono mai da soli ***


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I guai non vengono mai da soli

 

 

“guarda, guarda!” disse con entusiasmo Izayoi, scoprendosi la pancia che ormai era gonfia quanto un anguria. Afferrò la mano di Taisho e gliela fece poggiare sul ventre, dopo due secondi senti come una spinta da dentro la pancia: Inuyasha scalciava.

Taisho spalancò la bocca in un espressione estasiata, “diventerà forte!”

“hai già deciso come chiamarlo?” chiese lei amorevole.

“si ci ho pensato un po su!”

Izayoi attendeva curiosa la risposta.

“Inuyasha!”

“Inuyasha!” mormorò Izayoi accarezzandosi la pancia, come se quel nome lo stesse memorizzando nel suo cuore.

“Izayoi devo parlarti seriamente, in questo periodo sei rimasta con me perché dovevo proteggerti, ma ormai il tempo è quasi arrivato, e tu hai bisogno di essere aiutata da donne per il parto. Ma non posso portarti a casa di tuo padre, perché sono sicuro che lui verrebbe da voi per ucciderti, e non risparmierebbe nessuno, quindi dovrò portarti da qualche altra parte. c’è una sacerdotessa dai grandi poteri, rimarrai con lei finchè non metterai al mondo nostro figlio!”

“io rimanere lì? E tu?”

“io non posso stare lì perché per proteggerti lei alzerà una specie di barriera anti-spettro e io non posso avvicinarmi!”

“che cosa? No io non voglio separarmi da te!” Izayoi si sentiva come se gli stesse dicendo addio.

“non essere sciocca!”

“ma io voglio che tu sia presente quando nascerà, voglio averti vicino!”

Taisho sorrise amorevolmente poggiò la sua mano sulla sua guancia, poi si avvicinò per baciarla.

“non temere sarò li con te per quel giorno!”

Izayoi gli prese la mano e se la portò alle labbra, gli diede un casto bacio, pieno di amore. Non se la sentiva di ribattere, lui aveva rinunciato alla vendetta per stare assieme a lei.

“d’accordo, andiamo dalla sacerdotessa!”

Il loro discorso fu interrotto dall’entrata brusca di qualcuno che spavento anche Taisho.

“mio signore, presto deve venire con me!”

Era Totosay, e il suo arrivo non presagiva niente di buono.

“che succede?” chiese allarmato Taisho.

“Sesshomaru, è in pericolo!” rispose preoccupato.

“datti una calmata spiegati meglio!”

“mi perdoni signore, ma non sono riuscito a fermarlo, Sesshomaru sta combattendo con Ryokotsusei!”

“COSA!?” chiesero in coro Taisho e Izayoi.

Taisho non sapeva cosa fare, doveva accompagnare lei, ma suo figlio era in pericolo,e lo aveva trovato.

“vai Taichan!”

Izayoi non sapeva nemmeno dove aveva trovato la forza per dirlo, Ryokotsusei era potente e combattere contro di lui poteva essere fatale.

“vai, non permettere che uccida tuo figlio, io me la caverò, mi farò accompagnare da un tuo servo!”

Taisho annuì e assieme a Totosay uscirono di corsa.

Sesshomaru lo aveva trovato, come diavolo aveva fatto? E Totosay non è stato capace di proteggerlo.

Alla punizione di Totosay ci avrebbe pensato poi. Adesso doveva cercare di calmarsi di non farsi prendere dalla rabbia.

 

 

“UFF!” Izayoi sospirò guardandosi indietro, osservando ormai da lontano il palazzo in cui viveva con il suo uomo, anzi demone.

I servi erano in pochi, Taisho odiava essere servito e riverito come un re. Il servo aveva insistito che lei si facesse il viaggio su una portantina, ma aveva rifiutato categoricamente, alla fine si procurarono un carretto, e si misero in viaggio.

Dopo un’oretta di viaggio arrivarono nelle vicinanze di un tempio modesto.

Izayoi scese con movimenti impacciati a causa del pancione, fu subito raggiunta da dei ragazzini che la circondarono “Ciao, chi sei?” chiedevano, e ammiravano il pancione della donna.

“posso toccare? Come si chiama? Quando nasce?”

I bambini erano 4 e avevano già preso in simpatia la principessa.

Izayoi sorrise da quando era incinta adorava i bambini e li avrebbe abbracciati tutti stretti per coccolarli. Prese la mano di una bambina aveva grandi occhi neri e i capelli un po arruffati, gliela fece poggiar sulla pancia “lo senti? Sta scalciando!” la bimba spalancò la bocca sorridendo .

 “anch’io anch’io!”  cominciarono a urlare in coro.

“ad uno a uno!” disse sorridendo, e accarezzando la testa ad un bimbo che somigliava un po a Sesshomaru ma con i capelli scuri. Era preoccupata per quel piccolo demone orgoglioso.

“ti stavo aspettando!” dalla porta del tempietto apparve una donna dai lunghi capelli castani, aveva addosso il tipico kimono delle sacerdotesse con ampi pantaloni rossi e la casacca bianca.

Ma la cosa strana era che quella sacerdotessa aveva anche una spada legata ai fianchi.

“oh salve, io sono Izayoi!”

La sacerdotessa sorrise cordiale “io sono Yuki, vieni accomodati, devi essere stanca per il lungo viaggio!”

Izayoi si chinò per ringraziarla e poi oltrepassò la soglia.

 

“come avete conosciuto Taisho??” chiese Izayoi sorseggiando la bevanda che aveva preparato la sacerdotessa. Yuki sorrise, ricordava che non aveva avuto un bel ricordo del loro primo incontro.

“diciamo che lo stavo ammazzando quando l’ho visto la prima volta!”

Izayoi sgranò gli occhi sorpresa e perplessa.

“avevo frainteso le sue azioni, ricordo che aveva sotto il braccio uno dei miei bambini che piangeva, aveva quel viso da spaccone e notai subito la sua natura di demone, gli lanciai contro un incantesimo che lo immobilizzò, quando il piccolo si allontanò da lui, lo stavo per attaccare con la mia spada, dovevo proteggere gli orfanelli che vivono con me. Sato mi fermò ancora con la faccia rigata dalle lacrime e mi disse che lo aveva salvato da un pericoloso orco che lo stava per divorare!”

“scommetto che quando lo hai liberato ti ha preso per un’idiota impulsiva vero?” sorrise Izayoi.

“si, è un tipo che prende subito confidenza^^’’!”

Izayoi fece una strana espressione, ricordandosi il suo primo incontro, era un misto tra perplessità e rassegnazione. U__U’’

Aveva ragione anche con lei aveva preso un po troppa confidenza la prima volta che si videro.

“quello che portate in grembo è suo figlio?” chiese Yuki.

“si è il nostro primo figlio!”

Gli occhi di Yuki si velarono di tristezza, lei portava in grembo un mezzo demone, e sapeva che il piccolo che sarebbe venuto al mondo avrebbe avuto una vita molto difficile.

“dovrai essere molto forte per tuo figlio, non sarà facile crescere il figlio di un demone!” disse abbassando lo sguardo, il tono della sua voce era terribilmente triste.

“come mai tenete una spada?” chiese Izayoi per cambiare argomento, aveva notato la tristezza della donna e non voleva infierire.

“beh purtroppo non sono solo i demoni a essere pericolosi ma anche gli uomini, la tengo per difendere il mio tempio!”

Le due donne chiacchierarono del più e del meno e fecero amicizia, entrambi si stimavano, si raccontarono come vivevano e alcune vicende del passato omettendo cose spiacevoli.

Arrivò quasi subito la sera e i bambini si coricarono nei loro rispettivi letti.

Yuki uscì dal tempio sempre con quel aria triste, Izayoi la seguì con gli occhi, aveva raccolto dei fiori e si stava dirigendo verso un giardino nelle vicinanze. La principessa era troppo curiosa così la seguì.

Yuki si inginocchiò di fronte ad una lapide e pregava silenziosamente.

“era un orfanello?” la voce di Izayoi distrasse Yuki. Si sollevò in piedi e la guardò negli occhi, i suoi occhi era terribilmente tristi e lucidi.

“si lui era un mezzodemone, quando nacque la madre morì, il padre che era un demone lo disprezzava perché era un mezzosangue e lo cacciò, lo presi in casa mia, perché sua madre era mia sorella!”

La voce della donna tremava e a fatica riusciva a trattenere le lacrime.

“è stata ucciso dagli uomini del villaggio!” Yuki si coprì il viso con entrambi le mani e singhiozzò

“dicevano che era pericoloso perché aveva in corpo il sangue di un demone!”

Izayoi provò a consolarla accarezzando la schiena con la mano, non sapeva che dire era terribile, Yuki aveva deciso di dirglielo perché voleva che sapesse a cosa andava incontro, ma il dolore era ancora troppo forte per dirglielo serenamente.

“io non sono riuscita a difenderlo, lo hanno ucciso d’avanti ai miei occhi!”

Izayoi l’abbraccio e senza volerlo anche lei si ritrovò a piangere.

“è per questo che ho imparato a combattere, me lo ha insegnato Taisho, e gliene sarò riconoscente per sempre!”

Yuki si asciugò le lacrime, poi si voltò verso Izayoi e le sorrise dolcemente, la principessa le ispirò tanta tenerezza, senza neanche conoscerla aveva condiviso il suo dolore, aveva pianto per lei e il suo nipotino che non c’era più.

“scusami, non dovresti rattristrarti fa male al bambino!”

Un rumore proveniente da poco lontano fece voltare le due donne allarmate.

Dagli alberi vicini sbucò fuori un demone, ringhiava e aveva la bava alla bocca, aveva fame.

Studiò per un po le due donne, sembravano appetitose ai suoi occhi.

Yuki prese immediatamente in mano un rosario, “rimani qui vicina qualsiasi cosa succede non ti allontanare da me!” disse seria la sacerdotessa.

Unì i palmi delle mani e socchiuse gli occhi. Intanto il demone prese la rincorsa e saltò avventandosi sulle donne, Izayoi chiuse gli occhi per lo spavento, e il demone sembrò che andasse a urtare contro qualcosa di invisibile, con stupore Izayoi notò che intorno a loro si era formata una specie di cupola energetica che fungeva da barriera.

Poi Yuki fece dei movimenti con le mani e una strana luce circondò il demone, che poco dopo morì.

Izayoi non credeva ai suo occhi Yuki era davvero potente i suoi poteri erano immensi.

“i-incredibile!” affermò la principessa.

“forza torniamo dentro è più sicuro!”

Di nuovo un altro rumore le fece voltare, erano dei rumori metallici, in lontananza videro un samurai che si avvicinava correndo.

Yuki si fermò voleva vedere chi fosse, era troppo lontano per poter vedere i tratti del viso, poco dopo, la sua espressione diventò gioiosa e si mise a correre verso quel samurai.

“Yuki-san cosa fate?”

“Fratellone!” esclamò Yuki gettandosi tra le braccia di quel samurai, per la foga caddero all’indietro.

“Ahi Yuki, lo sai che l’armatura è pesante, non mi stare addosso!”

Dopo i combenevoli Yuki, fece accomodare l’uomo in casa.

Izayoi li seguì poco dopo, “ho sentito dire in giro che c’era un pericoloso demone che vagava nei boschi e attaccava i villaggi, così sono venuto!” disse l’uomo, mentre si toglieva l’elmo.

Dopo aver la visuale libera, notò la principessa.

“Izayoi??” chiese stupito.

“Takemaru??che sorpresa!^^”

Il ragazzo si stupì ancora di più quando vide il pancione, non avrebbe mai voluto vederla in quelle condizioni, quando gli dissero che lei era fuggita di casa per andare a vivere con un demone aveva sofferto perché aveva una cotta per lei. Gli venne una gran rabbia e il suo viso non era per niente amichevole, e Izayoi si sentì per un momento in colpa, a lui aveva detto che non si voleva sposare, ma poi era andata a vivere assieme ad un demone.

“vedo che stai bene, torno a casa!” disse rivolgendosi a sua sorella.

“ma sei scemo è già notte tu non ti muovi da qui!”

Yuki aveva notato la tensione così se lo portò in disparte per parlarci.

“ma che hai?perchè sei arrabbiato?”

“quella donna è la famosa principessa di cui sono innamorato, ricordi la proposta di matrimonio?”

“non fare il ragazzino lei aveva rifiutato fin dall’inizio, non vedo cosa pretendi da lei adesso!”

“beh vado via non voglio rimanere accanto a lei, o va via lei o io!” disse duro

“non dire sciocchezze, io sto ricambiando il favore ad una persona, non posso mica cacciarla in quelle condizioni poi, dai non fare il bambino, non hai nessun diritto di comportarti così!”

Takemaru guardò Izayoi aveva l’aria dispiaciuta, era ancora più bella di come se la ricordava.

Si grattò nervosamente la testa, poi pensò che se era lì da sola doveva essere successo qualcosa, e gli venne la voglia di saperlo.

“uff, hai ragione!” sorpassò la sorella e andò verso Izayoi, le avrebbe chiesto scusa.

“scusami!” lo anticipò Izayoi, “so che non sono stata molto leale con te, avrei dovuto dirtelo ma sono successe talmente tante cose che…insomma spero che puoi perdonarmi^^”

“si scusami tu mi sono comportato male!”

Sorrisero entrambi amichevolmente, poi Izayoi gli pose la mano “amici?”

Lui la strinse “si certo!”

Fece pace ma dentro di se stava morendo dalla gelosia, insomma gli avevano soffiato la donna, eppure mica era brutto o povero, c’erano milioni di ragazze disposte a fare pazzie per lui, ma a lui interessava solo lei.

“AHI!” Izayoi si sentì bagnare i piedi, e un forte dolore alla pancia la fece inginocchiare.

“oddio, è già ora??” esclamò preoccupata Yuki.

“NO!” disse a denti stretti  Izayoi, non voleva che accadesse adesso, lui non avrebbe mai fatto in tempo per raggiungerla.

“no ugh maledizione perché??non adesso!!” diceva mentre si teneva la pancia, ma il piccolo Inuyasha spingeva per nascere, per vedere la luce.

 

 

 

Continua….

 

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Capitolo 19
*** la resa dei conti ***


yjhdkfl

 

Salve a tutti volevo chiedervi scusa per questa storia scritta in modo pessimo. non avevo voglia di stare a risistemarla tutta. l'avevo scritta tempo fà, (forse quache anno) da allora sono migliorata parecchio. Ma questa storia era piaciuta così tanto che avevo deciso di pubblicarla anche qui.

Ringrazio tutti voi che mi avete sostenuto e che avete letto nonostante gli enormi errori e lo stile acerbo. Purtroppo sono più portata a disegnare fumetti che a scrivere, ma non avendo il tempo necessario per rappresentarla su carta avevo deciso di condividere le mie idee sotto forma di fanfiction.

grazie a tutti adesso vi lascio alla lettura.

 

 

La resa dei conti

 

 

Totosay respirava già a fatica, mentre il suo padrone era fresco come una rosa, emanava una forte aura spettrale, Totosay si chiedeva se lo facesse apposta.

Taisho non era affatto tranquillo, suo figlio era in pericolo, la sua donna viaggiava da sola, e per giunta con il pancione, e oltretutto aveva un brutto presentimento.

Taisho e Totosay attraversarono saltando dei campi di riso con facilità. Attraversarono il bosco, e arrivarono ad un dirupo, non tanto profondo, dalla voragine arrivò della polvere mista a energia spettrale e aura velenosa. non c’erano dubbi l’odore di sangue era quello di Sesshomaru.

Senza neanche pensarci saltò giù nel dirupo tra la polvere, atterrò dopo due secondi, Totosay lo seguì, ma al contrario di Taisho che arrivò dopo una capriola elegante, lui ruzzolò lungo la parete e atterrò con il viso sulla terra.

 

Sesshomaru aveva sentito una costola che si incrinava con l’impatto della caduta col terreno, sputò sangue ad un misto di saliva. Era caduto supino, “tsk, dovranno passare almeno altri 100 anni prima che tu possa battermi moccioso!” disse spavaldo Ryokotsusei.

Sesshomaru per un paio di secondi non si mosse, il dragone si preparò all’attacco finale, piegò le ginocchia, e sfoderò gli artigli, che brillarono fiochi con la luce della luna che puntava su di loro, la luna era piena, e illuminava la radura.

Ryo vide che il suo avversario tremolava, il suo petto sussultava,

“ha ha ha ha!” rideva!! quel moccioso era a terra in agonia e rideva?? Ryo strinse i denti, quell’atteggiamento che aveva il demone albino era uguale a quello di suo padre, erano identici, forse Sesshomaru era più crudele, ma per il resto erano uguali. E questo lo innervosiva ulteriormente

“è un peccato che tu sia il mio nemico, mi sarei divertito un mondo a giocare con te!” disse Sesshomaru sollevandosi da terra, era elettrizzato, nessuno era mai stato capace di farlo sanguinare di fargli sentire il dolore, voleva sconfiggerlo, perché ciò significava sconfiggere suo padre, essere superiore a lui. Si leccò l’angolo della bocca, sangue, gli capitava davvero raramente di sentirne il sapore, anzi forse in tutta la sua vita, questa era la seconda volta.

Sesshomaru allargò le gambe piegandosi leggermente e tese le mani verso il suo nemico in una tipica posizione da Kung-Fu, poi con fare da spaccone gira il pugno verso l’alto e con due dita fa cenno al suo avversario di farsi sotto (KYAA, ve la immaginate sta scena con lui da adulto^O^ troppo fico)

“adesso ti faccio passare io la voglia di sorridere!” minacciò il dragone che partì con una serie di pugni per attaccarlo, Sesshomaru ne schivò un paio, ma poi fu colpito con un calcio potente che lo fece strisciare al suolo per alcuni metri. Questa volta aveva fatto davvero male, aveva aggiunto al calcio anche la sua aura maligna, e adesso sentiva che le forze gli venivano meno, mentre cercava di rialzarsi, Ryokotsusei si avvicinava minaccioso a lui, che tentennava con le braccia non riusciva ad alzarsi.

Il dragone lo fece voltare con un calcio, voleva vederlo in viso mentre gli toglieva la vita.

Lo afferrò per la giugulare e fece affluire del veleno sui suoi artigli. Sesshomaru sbarrò gli occhi dal terrore, lo stavano per uccidere e non aveva le forze per difendersi, si sentiva piombare in un incubo senza via di uscita. Vide la sua immagine riflessa nei suoi occhi, e notò il suo sorriso sadico.

Tunf.

Fu una questione di attimi, Sesshomaru vide che il viso dl dragone si stava deformando, e poi si sentì afferrare per il colletto del kimono, poi vide un pugno chiuso sul quale c’erano due striature rosa come i suoi.

Ryokotsusei perse l’equilibrio cadendo a qualche metro più a destra.

Si sollevò subito impaurito “ma che cazzo è stato!?” si chiese mentre si girava. Era lui.

Taisho era in piedi fiero d’avanti a suo figlio, il vento sollevò la sua chioma argentata, facendola danzare attorno al suo corpo. Il suo sguardo era minaccioso ma maledettamente affascinante.*ç*

No non avrebbe dovuto osare a fare del male a suo figlio, vedere Sesshomaru così debole e pieno di sangue gli tolse ogni dubbio, e la rabbia e il desiderio di vendetta che si era assopito per un po, tornò prepotente nel suo cuore.

Sesshomaru riuscì soltanto a bisbigliare “voglio ammazzarlo anch’io!” poi perse i sensi.

Taisho lo prese in braccio e lo passò a Totosay.

“fra poco ci sarà il terremoto in questa valle, perciò porta il  più lontano possibile mio figlio!”

Totosay osservò il ragazzino che aveva tra le braccia e si immedesimò in lui, sapeva che si sarebbe arrabbiato, sapeva che se lo avrebbe fatto lo odierà per il resto della sua vita, se era lui in quella situazione, sicuramente avrebbe preteso di essere lui, la mano vendicatrice che avrebbe ucciso il nemico.

Totosay si chinò leggermente e poi corse via.

Ryokotsusei e Taisho rimasero soli a studiarsi, Taisho si muoveva lentamente senza togliere gli occhi dal dragone, e Ryokotsusei stava sul punto opposto muovendosi in direzioni opposte a quelle di Taisho come a voler stare il più lontano possibile da lui.

Sentiva il cuore che gli batteva forte, quello sguardo pieno di odio, che aveva Taisho lo faceva rabbrividire, come erano cambiate le cose in questi ultimi 5 anni, come era cambiato il suo sguardo, tanto meglio almeno non lo vedeva come un amico, adesso i suoi sentimenti per lui erano più forti e questo gli bastava, almeno adesso pensava di più a lui.

Taisho strinse i pugni e poi in un balzo atterrò proprio d’avanti a lui per sferrargli un potente pugno sul viso, Ryokotsusei lo schivò.

Taisho sentì il suo odore di sangue, fece una capriola per allontanarsi da lui, si mise in posizione di guardia, e sorrise fiero, Sesshomaru lo aveva ferito, era migliorato tanto come diceva.

Ryokotsusei lo attaccò.

“dimmi ha già partorito la tua donna?” chiese il dragone assottigliando gli occhi.

“Cosa?!” come diavolo faceva Ryokotsusei a sapere una cosa simile? Eppure era stato attento. Ma a quanto pare non troppo. Come in una visione gli venne in mente quello strano demone che li serviva, aveva le scaglie sul corpo, e stranamente ogni settimana andava via dal palazzo, diceva che andava verso la sua famiglia, ma evidentemente mentiva. Quello era una spia.

Gli occhi di Taisho si spalancarono terrorizzati, l’avrebbero uccisa di sicuro. Senza neanche pensarci e pieno di paura per lei, si voltò e cominciò a correre indietro verso la casa di Yuki.

“EH NO, adesso sei qui con me, no puoi ignorarmi!” ringhiò Ryokotsusei saltandogli d’avanti, e sferrandogli un pugno, Taisho cadde a terra.

Ryokotsusei alzò il braccio verso il cielo e poi schioccò le dita ridendo sadicamente.

“Una maledizione!!” esclamò preoccupato Taisho.

 

 

 

 

 

“Su su, respira, respira!” Yuki cercava di fargli vedere come fare mentre le teneva le mani.

Poi con l’altra mano chiamò suo fratello, “Aiutami Takemaru!”

“ma io, io!” Takemaru era confuso non sapeva dove mettere le mani.

“stalle accanto io vado a prender il necessario!”

Izayoi era sudata e stringeva i denti per il dolore “NGH!!” aveva le lacrime agli occhi, ma non era per il dolore, sicuramente era perché lui non era lì, come aveva promesso.

Yuki arrivò piena di oggetti, aveva forbici acqua, garze, asciugamani, e un amuleto, poggiò le cose a terra, fece sdraiare Izayoi.

“Su su, fatti forza, ci sono io!” diceva Yuki.

Le alzò la gonna per poter vedere a che punto fosse. “dai spingi!” disse Yuki.

Izayoi si poggiò sui gomiti, e si preparò a spingere.

THOMP!!

Izayoi non capì subito cosa era successo, ma vicino a lei cadde svenuta Yuki.

Panico si stava facendo prendere dal panico come avrebbe fatto da sola?

Si girò verso Takemaru. E non capì che stava succedendo?

Takemaru aveva un’aria strana, le sue pupille erano scomparse e il viso era diventato inespressivo come una maschera. Sguainò la sua spada, e si sollevò in piedi, abbassò lo sguardo su Izayoi, sollevò la spada sopra la testa.

“NOOOOO!” urlò Izayoi, che diavolo stava succedendo, perché voleva ucciderla??

 

 

 

Taisho si sollevò asciugandosi il labbro dal sangue.

“NON TI PERDONERÒ MAI!!” urlò furioso, lanciandosi all’attacco, i suoi occhi diventarono rossi, le zanne aumentarono di volume, il suo corpo aumentò di volume, diventando un enorme demone cane, dalla doppia coda.

Ryokotsusei non potè fare a meno, anche lui si trasformò, i suoi occhi diventarono rossi, il viso si allungava, trasformandosi in un enorme drago, con una maschera sulla fronte.

Adesso cominciava la vera battaglia, adesso avrebbero combattuto fino a quando uno dei due non morisse, fino a quando la morte non avrebbe chiamato uno dei due.

 

“NOOO!” urlò Izayoi, come faceva a difendere il bambino in quelle condizioni??

Takemaru prese la rincorsa con le mani, per poi scendere rapide verso il corpo di Izayoi.

Istintivamente Izayoi chiuse gli occhi, ma non voleva morire non adesso che aveva appena iniziato ad essere felice.

“AAAHH!”

Takemaru urlava dal dolore, aveva sulla fronte una pergamena, con degli ideogrammi, Takemaru cadde all’indietro e una strana nube nera uscì dalla sua bocca, Yuki la tagliò con la sua spada.

“aveva una maledizione adosso!” disse Yuki mettendo un cuscino sotto la testa del fratello.

“scusami ma ho da fare!” disse schioccandogli un bacetto sulla fronte.

“Scusami, non mi ero accorta di questo!”

“UGH, non preoccuparti, ma fa nascere il bambino!” disse disperata, il dolore era quasi insopportabile.

“cerca di farti forza il parto dei mezzo-demoni è molto doloroso!”

“Oddio la testa! Si vede la testa!” urlò felice Yuki.

Dopo lunghi minuti di travaglio, Izayoi fece un urlo liberatorio, seguito dal pianto liberatorio di un neonato. “è un maschio!” disse Yuki.

Izayoi versò calde lacrime di felicità, lui desiderava un maschietto, e poterlo rendere felice, era davvero il massimo per lei. Dopo che Yuki lavò il bambino glielo mise tra le braccia.

“Inuyasha, benvenuto al mondo!” disse baciandogli la testolina. Si sorprese quando vide due orecchie canine, e i suoi pochi capelli bianchi.

“è tutto suo padre!” disse felice. Dopo pochi minuti si addormentò.

Yuki le accarezzò la testa dolcemente, “riposati adesso, sei stata grande!”

 

 

Ryokostsuei riuscì a colpire Taisho ferendolo gravemente, aveva una brutta ferita sull’addome e altre ferite lungo il corpo, Ryokotsusei invece aveva poche ferite, aveva fatto degli strani incantesimi che avevano rinforzato la sua pelle, ma nonostante ciò era molto stanco.

Taisho cadde a terra una nube lo circondò ritrasformandolo in forma umana, in quel modo sperava di poter recuperare le forze.

Ryokotsusei si trasformò a sua volta, e lo raggiunse. Lo afferrò per il colletto sollevandolo da terra.

Costringendolo a mettersi in piedi.

“quanto hai sofferto, in questi anni?” chiese afferrandogli il viso per costringerlo a guardarlo in viso.

Taisho gli sputò in faccia, per il nervoso: gli faceva schifo,

“così ti ho profumato un po’!mi davi la nausea!” rispose.

Ryokotsusei gli diede uno schiaffo “Guardami negli occhi!”

Lo osservò attentamente scrutandogli nell’anima, e vide che soffrì molto anche più di lui.

“Perché, ti sei fatto divorare l’anima? Io ti stimavo, io ti consideravo un frate…!!!!!??”

Ryokotsusei non lo fece parlare gli tappò la bocca con le sue labbra. Taisho sentì la lingua guizzargli in bocca. Taisho non ci capiva più nulla, che diavolo stava facendo? Gli stava forse facendo una maledizione??

ZACK

Taisho lo trafisse con i suoi artigli. Poi lo spinse verso la parete di roccia. Si strappò via una zanna, che si ingigantì nella sua mano, lo imprigionò conficcandogli la zanna in corpo, gli lanciò un incantesimo per imprigionarlo. Ryokotsusei sorrise, e a Taisho gli venne un colpo, aveva lo stesso sguardo, di un tempo di quando si chiamavano fratelli.

“moriremo assieme!” disse Ryo. Il suo corpo venne circondato da una nube lattea, che lo fece trasformare nel gigantesco drago, chiuse gli occhi sussurrando “Ti amo, fratello!”

Taisho rimase scioccato, aveva pensato che lui amasse Shukumei! Ecco cosa gli ha divorato l’anima: la folle gelosia!!

 

 

 

 

 

Continua……

 

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