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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prefazione\Prologo *** Capitolo 2: *** Capitolo 1: Novità in casa Dursley *** Capitolo 3: *** Capitolo 2: Quando è sogno, quando è realtà *** Capitolo 4: *** Capitolo 3: Dalie nere *** Capitolo 5: *** Capitolo 4: Prospettive *** Capitolo 6: *** Capitolo 5: Eventi *** Capitolo 7: *** Capitolo 6: Così lontani, così vicini *** Capitolo 8: *** Capitolo 7:Canone Inverso *** Capitolo 9: *** Capitolo 8:Il gioco delle parti ***
Chi, oggigiorno, non conosce
Harry Potter? Penso nessuno. Se entri in una libreria, almeno due scaffali sono
dedicati al maghetto più famoso (e anche più ricco) del mondo. Le avventure di
Harry Potter, il “bambino sopravvissuto” a Voldemort, assieme ai suoi amici, il
rosso Ron(ald) Weasley e la saputella Hermione Granger, sono sbarcati in ogni
casa, trovando posto nelle camere dei più piccoli, ein quelle di coloro che tanto piccoli non sono più. Un misto di
storia antico-medioevale, con una carica mitologica e fantastica, rende il
libro avvincente ed accattivante , un “classico”, a suo modo, che di certo non
può essere scartato. Infine, anche i più scettici sono rimasti colpiti dal
fascino travolgente della saga, da quel suo sapore moderno che s’ intreccia
perfettamente con l’ ambiente suggestivo che si ricrea attorno alla Scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts e alle vicende dei protagonisti che, nel corso
dei loro sette anni a scuola, combattono mille e più battaglie, entrando in
Camere dei Segreti, andando a caccia di Pietre Filosofali, partecipando a
Tornei Tremaghi, assistendo a buffe trasformazioni dagli incantesimi più
strambi. La Rowling ha saputo mettere a confronto il “nostro” mondo, quello di
comuni babbani, con quello magico a cui appartiene un vero e proprio Ministero
della Magia! Harry Potter è un fenomeno “magico” che racchiude tanti stili
diversi, in cui sono concentrate idee circa la magia, il “paranormale” che fa
di questo libro un vero e proprio trattato, un dibattito su ciò che è “fuori
dagli schemi”, ciò che i babbani non possono accettare. Ma tutto questo viene
amalgamato alla perfezione da mani abili con le vite di tre adolescenti, con la
storia oscura di un mago, e dei suoi seguaci, una lotta contro le forze della
natura, contro la cecità dell’ avaro Ministro della Magia, la presunzione di
Draco Malfoy, e la maestosità del preside, Albus Silente. Mistero, fantasia,
romanzo… sono innumerevoli gli intrecci della vicenda che prede sempre svolte
dierse; a ogni girata di pagina ti chiedi cosa accadrà: forse il protagonista
verrà ucciso, oppure si scoprirà una sconvolgente verità! Tante sono le ipotesi
che si possono formulare sulla trama, ed ogni singola parola nasconde un
secondo fine, un’ altra faccia della medaglia, più oscura e profonda, che sarà
poi svelata man mano che la storia prosegue. Nel frattanto, molti sono i
fan-writer che, in trepidante attesa di un nuovo libro da gustare fino al
nocciolo, ideano le storie più incredibili, alcuni seguendo la strada che
J.K.Rowling ha “segnato”, un percorso predefinito che porta ad una mèta ancor’
oggi sconosciuta a noi italiani, ed altri si dilettano ad uscire fuori dagli
argini, facendo prendere pieghe inaspettate alle vite dei protagonisti. Io, con
questa storia, voglio rompere ogni schema, scrivere ciò che, penso
involontariamente, la Rowling abbia fatto intedere a noi seguaci del maghetto.
Forse può essere solo una morbosa ipotesi della mia mente inferma, ma credo
che, in fondo, un po’ tutti abbiano sognato uno svolgimento sadico ed oscuro
alla vicenda potteriana che, a volte, tende ad essere minimizzata. “Tutto è
fatidico”, anche per l’ intoccabile Harry Potter che dovrà vedersela con un
nemico più astuto, più intelligente, un nemico invisibile..un nemico che si
nasconde nell’ ombra e che vola via col vento pungente di settembre..
Cos’ è Harry Potter? Solamente un libro?
È molto di più di quanto non si possa pensare, qualcosa che va oltrel’ immaginazione umana, una scarica eletrica
che ti attraversa la schiena paralizzandoti dal terrore, dallo stupore,
shockando i sensi, facendoti porre domande e quesitiche, dietro frasi enigmatiche, possono trovare risposta. Forse,
in fondo, Harry Potter è semplicemente il perfetto esempio della maestria di
un’ autrice scozzese, letterata di inestimabile fama a cui abbiamo “affidato”
il nostro tempo (e i nostri soldi) e, in parte, la nostra fiducia. Che la
Rowling abbia operato una magia?
Y.M.
NdA: Eccoci qua! Dopo un' interminabile Prefazione, siamo,
o per meglio dire, siete arrivati alle mie note d’ autrice. Non è mia usanza
scrivere note-psico-paranoiche all’ inizio di un capitolo, ma penso che qui sia
d’ obbligo.
Ci tengo a precisare che Harry
Potter NONè MIO (Ahimè triste verità)
ma di J.K.Rowling e svariati editori come Scholastic, Bloomsbury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.
Il titolo di quest’opera non è di
mia proprietà, purtroppo, ma di Stephen King, di un suo libro Something’s
Eventual, un best-sellers, una divinità per quelli che come me amano l’ horror
di SK.
La Prefazione, invece, è farina
del mio sacco e se qualcuno volesse usarla per il proprio sito o nelle proprie
storie(molto improbabile, cmq), è pregato di mandarmi una cortese ed educata
mail a Pan_z@inwind.it .
Come avevo già detto in
precedenza le one-shot che ho pubblicato su Erika’s Fanfiction Page, sono
correlate a questa fic, in quanto rappresentano i sentimenti dei protagonisti
che sicuramente qui non descriverò dettagliatamente.Se volete potete darci un’
occhiata! Mi farebbe piacere, anche se non è essenziale conoscerle. Diciamo che
è un di più!^^
Quello che segue è il prologo,
niente di partcolare, ma che già, penso, vi faccia entrare nell’ ambito (cupo)
della trama.
Ah, per chi non l’ avesse capito
le iniziali alla fine della prefazione sono quelle del mio nome!^^
Bè, infine vi chiedo solo di
lasciarmi un piccolo commento, solo per farmi sapere se vi è piaciuto oppure
no, ma siate clementi perché questa è la mia prima fica puntate su HP che comincio a scrivere
anche se, devo dire la verità, è da un bel po’ che avevo in testa questa idea
di..eh eh..niente SPOILER! Dovrete leggere!! *evil laugh* (e’ un
ricatto!Nd Lettori) (Dite? Naaa! NdA)
Ed ora vi auguro una buona
lettura (spero)!
Pan_z
Solo
due cose sono infinite: l’ Universo e la stupidità.
Della prima non ne sono tanto convinto.
A.Einstein
PROLOGO
* * *
Ad Eli, per
Lei-Sa-Cosa.
Di nuovo.
* * *
Non regalate animali, non
comprate niente alle svendite di cortile, ricordate che il diavolo esiste, non
inimicatevi l’ adolescente ombroso della casa accanto.. e sappiate che tutto
è fatidico.
Probabilmente quel ragazzo,
supino sull’ erba verde bagnata di rugiada in un’ afosa mattina di mezz’
estate, non lo sapeva.
Chi fosse passato per le strade
di Privet Drive, non si sarebbe accorto certamente di un cespuglio di
indomabili capelli neri, sotto cui giaceva, inerme, una piccola saetta, cicatrice
di una ferita che, nell’ animo di quel ragazzo, non era ancora stata lenita.
L’ aria era calda, portata sin lì
da un affannoso vento di scirocco; alzò il capo verso il cielo terso, dove
nessuna nuvola candida sembrava voler posare la propria essenza mitigatrice. Le
previsioni del tempo avevano previsto caldo, con conseguente siccità, per tutto
il Regno Unito, ma nessuno si sarebbe mai potuto immaginare un caldo lancinante
come quello. D’ altronde, le previsioni del mondo babbano erano perennemente errate.
Quel ragazzo a volte si chiedeva come facessero gli “altri” a vivere senza
magia: eppure lui aveva vissuto i primi undici anni della sua vita come un
Babbano, senza conoscere la verità, ma ogni volta si stupiva della
testardaggine di quella gente che si ostinava a negare l’ esistenza di un altro
mondo. La magia era dovunque: per le strade, nei negozi, anche nelle case
stesse. Egli la sentiva poiché la magia scorreva dentro le sue vene, come
scorreva un tempo in quelle dei suoi genitori.
Sbuffò. Il caldo era davvero
insopportabile. Il sole di mezzogiorno pareva infuocato, e batteva possente
sulla testa del giovane, abbandonato ai suoi pensieri con una mano che gli
copriva gli occhi verde smeraldo dalla troppa luce che l’ astro sopra di lui
inondava per tutto l’ isolato. L’ auto dei Dursley, i suoi zii, era
parcheggiata difronte la modesta casa di periferia dove vivevano assieme allo
strambo nipote. Egli riflettè parecchio sull’ appellativo che i suoi parenti
gli avevano gentilmente affibiato: cos’era normale? Qualcosa che si poteva
spiegare tramite formule matematiche oppure che si trovava scritto sui libri di
storia? Per loro, forse, si. Ma non per quel ragazzo, perché era un mago. Era
un mago, come i suoi genitori erano stati maghi, i più brillanti. Allora si
chiese se tutto dovesse essere così.. inevitabile.
Al limitare della strada, un
piccolo ometto, avvolto in un pesante mantello bordeaux, camminava velocemente
nella sua direzione. Gli “altri” si sarebbero stupiti del fatto che, con questo
caldo atroce, quell’ uomo andasse in giro con stivali e maglione di lana. Lo
avrebbero etichettato come “anormale”. Era molto frequente che, a Privet Drive,
arrivassero strani tizi avvolti in sfarzosi mantelli ed era altrettanto
frequente che sua zia, spiando i vicini dalle veneziane della cucina, accortasi
di loro, uscisse fuori sbraitando contro certi individui, additandoli,
gridandogli dietro che erano “davvero strani”. Questo poteva dirsi inevitabile
poiché capitava quasi tutti i giorni, ormai.
Il tizio si avvicinò a passi
piccoli, ma schietti verso l’ aiuola dove era beatamente sdraiato. Si fermò,
fece poi un buffo inchino nella direzione del ragazzo che, quasi infastidito,
non lo degnò di più di uno sguardo.
-Salve signor Potter!-, gli
disse. Harry continuò imperterrito a mordicchiare il suo ciuffo d’ erba, ma l’
ometto non sembrava offeso dal suo comportamento.
-Arrivederci signor Potter!-, e
con un altro buffo inchino si dileguò sotto la calura estiva.
Senza ombra di dubbio, ciò che si
ripeteva monotamente giorno dopo giorno da ormai sedici anni era assolutamente
inevitabile. Seppure lui fosse il “bambino sopravvissuto” a
Colui-che-non-deve-essere-nominato, si disse Harry, Voldemort era rinato
proprio sotto i suoi occhi, grazie al suo sangue e a quel suo vile servitore,
lo stesso che tradì i suoi genitori, che gli diede la sua carne. La guerra
incombeva paurosamente nel mondo dei maghi, ma nessuno sembrava volerlo
ammettere. I morti aumentavano ogni minuto che passava, eppure la gente
continuava a salutarlo, a illudersi che il tempo si fosse fermato il giorno
della scomparsa del Signore Oscuro. Ciò era inevitabile? Era fatidico? Harry
Potter non poteva saperlo.
-Alzati da lì,
scansafatiche!Vieni dentro!Muoversi!-, la voce acuta di Petunia Dursley irruppe
nei pensieri del giovane mago che, sbuffando, si avviava all’ entrata del
numero 4 di Privet Drive.
NdA: solo due parole per
concludere questo Prologo. La frase che ho citato all’ inizio del capitolo è
presa dal libro Something’s Eventual di Stephen King, quindi è sua di diritto.
Tutto il resto è opera del delirio pomeridiano della mia mente malata. Chi
volesse modificare la mia storia può farlo, l’ importante è che, prima, mi
mandi una cortese ed educata mail per avvisarmi. Bene, ed adesso non mi resa altro
che dirvi di RECENSIRE, RECENSIRE e RECESIRE altrimenti gli altri capitolo non
verranno!!^^ Potete anche mandarmi una mail contenente minaccie di morte!
(Anche?! O.O Nd Lettori)
Ed ora un saluto e un grazie a
coloro che sono riusciti ad arrivare fino in fondo, un bacio a chi
recensisce!^__^
See you later! (La frase “fatidica”
di Strekon che io prendo a volte in prestito. Posso usarla, Strekkù?
Plizzzzzzzzz!!^^)
Capitolo 2 *** Capitolo 1: Novità in casa Dursley ***
TUTTO E’ FATIDICO
TUTTOE’FATIDICO
Disclaimer: Harry
Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case
editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è fatidico” (Something’s
Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di
diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)
Tutto il resto è invece opera
MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre
scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le
stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti: a Stephen
King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia
anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter la cui musa ispiratrice ha
fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si
sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, e poi a me,
a me e a me-.-
Please, hold me tight every night…
Just wishper that you love me ...
Capitolo
1:
Novita’ in casa Dursley
* * *
Ad Harry Potter,
perchè sa che deve
essere così.
* * *
Harry Potter era un mago. Harry Potter era il “bambino
sopravvissuto”. Ma, in quel preciso istante, Harry Potter era solamente un
ragazzo di sedici anni, con i capelli perennemente in disordine, ed un’
espressione incredula dipinta sul suo volto pallido e scarno.
-Ho affittato per un mese una casa a Maiorca. Un mese,
Petunia! Ci pensi?-Così aveva pronunciato, quel giorno a pranzo, il corpulento
zio Vernon: Harry già sapeva che in quella casa non avrebbe messo piede.
-Oh, Vernon!-, aveva cinguettato zia Petunia allungando il
viso cavallino verso la bocca unta del marito. Harry faticò per non vomitare l’
unica carota lessa, che c’era nel piatto, a terra.
-Bravo papà!-, Dudley Dursley diede due poderose pacche
sulla spalla del padre. Sedeva difronte a lui, ed Harry si meravigliò di
quanto, in fondo, il cugino non fosse cambiato di una virgola: sempre
grassoccio, il suo deretano usciva dai bordi della sedia di legno. I capelli
biondi come l’ oro erano sempre pettinati a dovere, gli occhiali -troppo
piccoli per il suo viso enorme- schiacciati sugli occhietti minuscoli, la
cravatta rosa confetto impeccabile, e la camicia d’ un bianco accecante.
Nell’ eccitazione del momento, pensò Harry, i suoi
familiari si erano dimenticati di lui. La prima regola in casa Dursley era ‘Non
fare domande’, la seconda era ‘Non fare domande’ e la terza…
-E il ragazzo?-, chiese stizzita Petunia. Harry non aveva
mai conosciuto persona più sgradevole di quella: perennemente incollata alla
porta-finestra del retro, impegnata a spettegolare sui nuovi arrivati o a
spiare i vicini, la signora Dursley vestiva in abiti molto attillati, stretti
in vita, mettendo in evidenza la sua ‘Linea perfetta’, e con il suo adorato
grembiule da cucina girava per tutta la casa, ripassando un ulteriore strato di
cera sul pavimento.
-Non verrà mica con noi?-
-No, no. Certo che no!Lo lasceremo da qualche parte..-.
Mentre il cervellino striminsito del signor Vernon si
metteva in funzione per trovare il modo di liberarsi del nipote, Harry non
poteva credere che quella fosse la realtà. Un mese senza i Dursley era già una
piccola, grande conquista per il giovane mago! Sarebbe riuscito a passare un
mese a casa della signora Figg, impregnata dell’ odore di cavolo bollito,
piuttosto che trascorrere i giorni che lo separavano dall’ inizio della scuola
con i Dursley.
-Com’è che si chiama la vicina…Figg, mi pare, no? Potremo
lasciarlo lì..-, capitava molto spesso che i suoi zii parlassero di Harry come
se non fosse presente. Ci aveva fatto l’ abitudine dopo sedici anni passati in
quella casa; ma Harry dovette ammettere a se stesso che la sua vita, a casa
Dursley, era notevolmente migliorata: non veniva più maltrattato come prima e,
da qualche anno a questa parte, aveva ottenuto delle piccole libertà come
quella di telefonare e scrivere lettere ai suoi ‘strani’ amici. Inoltre Harry
aveva notato che gli zii erano divenuti meno ostili nei confronti del ‘suo’
mondo ma, di certo, non si sarebbe mai aspettato che attraversassero la
barriera del binario Nove e tre/quarti, né che lo accompagnassero a prendere l’
Hogwarts Express. Parlare, ed anche solo accennare, di quella scuola era,
purtroppo, ancora tassativamente vietato.
-Mi pare una buona idea. Le telefonerò oggi stesso-,
Petunia guardava con astio il nipote che contiuava a sgranocchiare la sua
carota con aria indifferente. Petunia emise un piccolo sospiroe sigirò in direzione del lavello; ciò che i Dursley, però, ignoravano era
che Arabella Figg si stava dolcimente assopendo sul davanzale della finestra
del salotto, la coda attorcigliata su se stessa ed un sorriso soddisfatto che
spuntava sotto i lunghi baffi dorati.
*
Harry salì a due a due le scale che conducevano al piano
superiore. Si sentiva leggero come l’ aria, e avrebbe voluto gridare la sua
felicità al mondo intero ma, per adesso, poteva solo mandare Edvige in giro per
il pianeta, alla ricerca dei suoi due migliori amici.
Spalancò con un botto la porta della sua camera le cui
pareti erano d’uno sgargiante colore arancione: Harry odiava l’ arancione e
tutti i colori appariscenti che tappezzavano quella casa ma, questo, era
ciò che passava il convento ed ormai, dopo sedici anni, non sarebbe servito a
niente chiedere di meglio.
Fra quasi un anno se ne sarebbe potuto andare da quello
schifoso mondo in cui era costretto a vivere e sarebbe stato finalmente
libero.. libero di vagare senza mèta per la città. Libero di affogare il suo
dolore in litri di alcool. Libero di entrare nei negozi magici, di giocare a Quidditch,
di parlare con persone come ‘lui’ che lo comprendessero e lo aiutassero nelle
situazioni più critiche, libero di avere un futuro… tutto ciò che non poteva
certo avere restando chiuso in quella stanza, o rimanendo impalato a guardare
le giornate passare dinanzi i suoi occhi, sotto il sole accecante d’ estate.
Cancellò, esitante, un altro giorno che lo divideva dall’
inizio della scuola dal calendario appeso sulla parete difronte al letto. Il
primo Settembre gli sembrava così lontano! Avrebbe dovuto passare ancora
trentacinque giorni nel mondo babbano, prima di poter dinuovo carezzare l’
acqua del lago, prima di ritornare a correre per i corridoi di Hogwarts
nascosto sotto il mantello dell’ invisibilità e (cosa che più gli mancava)
prima di ritornare a puntare la bacchetta contro la gobba della Strega Orba per
poter andare a farsi una scorpacciata di Api Frizzole, Gelatine tutti i gusti+1
a Hogsmeade! Quanto gli mancava quella vita, pensò. E gli mancavano anche le
lezioni: gli interminabili compiti di Storia della Magia, e le previsioni di
Divinazione. Gli mancava persino Piton, con quel suo sorrisetto irritante, ed
il suo odio verso di lui e la sua Casa; bè forse il professore di Pozioni gli
mancava un po’ meno.
Si affacciò stancamente alla finestra: le case dell’
isolato erano prive di vita. Le strade deserte parevano un suggestivo paesaggio
dipinto su di una tela dalle mani abili di un pittore; tuttavia il ronzio delle
api sui fiori,il cinguettio degli uccelli
sui rami e il canto delle cicale lo rendeva…paurosamente reale. Ma, in
fondo, cos’ era il ‘reale’? Qualcosa che si può odorare, toccare, vedere? No.
Per Harry il concetto di reale era come una grandezza empirica, che non può
essere spiegata a parole, un qualcosa di astratto. Ammise a se stesso che per
lui la realtà non aveva essenza, né odore, né forma e immagine, poiché si
confondeva con i suoi sogni, diventando un tutt’uno con le sue peggiori paure
che a volte sembravano prendere coscienza. Apriva gli occhi, ma era come se
stesse ancora vivendo il sogno: tutto così nitido, tutto così..reale..Ma poi
ciò che toccava si dissolveva lentamente e dinanzi ai suoi occhi si ergeva un
fitto strato di nebbia…
-Quando finirà..?-, disse a voce alta, quasi sperando che
le pareti della camera potessero dargli una spiegazione, una risposta a quelle
domande che tormentavano i suoi sogni: qual era la verità?
Rabbrividì. I ricordi dell’ anno passato a Hogwarts erano
impressi dentro di lui come un marchio indelebile, lo stesso che lui vide
ergersi nel cielo di un’ estate come quella, afosa e umida, due anni prima
mentre tornavano dal campo di Quidditch. Vide uomini in nero torturare la gente
comune; li rivide passare sotto i suoi occhi l’ anno successivo a scuola,
uccidendo i figli di babbani; ma quello non era più il loro unico obiettivo:
c’era Harry. Harry con quella cicatrice che il Signore Oscuro sfiorò con le sue
mani di ghiaccio, assaporò con le sue labbra impregnate di sangue. Toccò il
corpo martoriato del suo nemico con avidità, con... desiderio? Harry scorse
dapprima nei suoi occhi..stupore, poi un ghigno soddisfatto si dipinse sul suo
volto pallido, come quello di un uomo che sta spirando. Ma lui, in verità, è il
non-morto, colui che è rinato dalle sue ceneri, che ha ottenuto un nuovo corpo
per poter completare l’ opera che aveva iniziato con i suoi Mangiamorte in giro
per il globo, radendo al suolo intere città, portando l’ odore acre del sangue
tra la gente e con esso un vento di morte che entrava di casa in casa decidendo
la sorte di persone spaventate, intimorite dinanzi al Giuistiziere. Avevano
paura... paura di morire prima di aver baciato per l’ ultima volta coloro che
amano; paura di bruciare fino alla fine dell’ eternità nelle fiamme dell’
Inferno prima di essere andato a giocare a golf con il proprio figlio. Paura di
essere giudicato per quello che non avevano mai fatto, che avevano sempre
rimandato al giorno successivo, e a quello dopo, e a quello dopo ancora. Harry
non aveva paura della morte: anche adesso sentiva il suo alito freddo sul collo,
ma non era per quello che stava tremando. O si? Non ebbe paura neanche quando
Voldemort gli punto un pugnale al petto: continuò imperterrito a guardarlo con
odio puro, un odio che non aveva mai provato in vita sua, ma che tante volte
aveva represso anche contro i suoi stessi amici; e lui... gli sorrise? Harry
non seppe definirlo, ma miracolosamente lo lasciò in vita. Non gli disse nulla,
ma sapeva che quello non era un addio, solamente un arrivederci. Sparì nel suo
pesante mantello del colore della notte, e si confuse con le tenebre che
cominciavano ad assalire la sua mente, colmando le lacune della sua memoria con
nuove domande, con nuove incognite intrise di arcani misteri, di dubbi, della
smania di sapere quale tetra verità si nasconde dietro l’ angolo di un vicolo
senza uscita, come la vita, una prigione senza confini, come quella in cui fu
costretta Hogwarts, ricoperta dal buio, dalle tenebre. Fu il niente assoluto ed
incontrastato.
Sospirò. Il sole batteva ancora
forte su tutta Prive Drive e nessuno osava avventurarsi sotto la furia di
quell’ afa tremenda.
L’ orologio al suo posto gli
diceva che erano appena passate le due del ventisette Luglio: pochi giorni
mancavano al suo compleanno, ma Harry sapeva che avrebbe passato anche quel
giorno nella più completa solitudine, osservando il sole nascere e tramontare
per poi far spazio alla Luna, così tenera e delicata, come un piccolo bocciolo
di rosa, portando con sé l’ alba di un nuovo giorno.
La gabbia di Edvige era vuota:
era fuori da tre notti, ormai, ma lui sapeva che sarebbe sempre tornata, anche
se fra un anno, fra due, fra un secolo!, lei sarebbe sempre tornata. Edvige
rappresentava un pezzo del suo passato, la storia dei suoi undici anni, dell’
arrivo a Hogwarts, delle liti con i suoi zii, della venuta di Sirius… Sirius
Black. Chissà dov’era: un giorno era in Alaska e il giorno dopo alle Hawaii, e
il giorno seguente.. nessuno lo sapeva. D’ altronde era ancora un clandestino,
un colpevole agli occhi altrui che non conoscono la verità più complessa, quella
celata nel buioantico che invase
questo mondo. Una verità nascosta dalla nebbia della menzogna, nella cecità di
colui che si fa chiamare Ministro e chenon vuole ammettere a se stesso che il tempo è cambiato: non ci saranno
più le corse sfrenate nei boschi, né le risa di teneri fanciulli allegri nei
paesi perché nessuno più saprà come ridere; nessuno conoscerà più il
significato della parola allegria: dominerà il caos e la morte prenderà le vite
di uomini, donne e bambini, maghi e babbani, senza distinzioni assude,
discriminazioni senza senso. E quando saranno tutti al cospetto di Dio, allora
non ci sarà Malfoy che tenga, né Riddle, e né tantomeno Potter.
Potter.. un semplice nome, più
ledente di una delle maledizioni senza perdono, più straziante del mormorio
appena percettibile di unAvada
Kevadra , un peso sulla coscienza
per Harry che era solamente un piccolo angelo, ritrovatosi all’ Inferno, tra le
fiamme, tra le grida disperate che ancora riecheggiano nella sua mente.. grida
d’ aiuto, imploranti, ma non poteva fare niente, ‘loro’ erano troppo forti. E
Voldemort lo osservava con quei penetranti occhi scarlatti: non avrebbe mai
dimenticato i suoi gesti fulminei che non gli diedero il tempo di correre da
lei, per proteggerla. Lei che era entrata nella sua vita, rischiarandola,
illuminando la sua esistenza nuovamente, donandogli una nuova ragione per cui
vivere, per cui lottare anche fino alla morte. E la speme che gli aveva donata,
dividendo la sua essenza con lui, è volata via, lontano con i soffici petali di
ciliegio in fiore. E poi è andata anche lei via, e come la speranza che gli
aveva donata gli era entrata nel cuore, così se l’ era ripresa, lasciandolo
muto e immobile a guardare il suo corpo cadere inerme al suolo, macchiandolo
con il suo sangue di cui si impregnarono le sue vesti. I suoi lunghi capelli
neri le incorniciarono il viso, che già portava il pallore della morte; le sue
dita affusolate giacevano sul suo petto e gli occhi a mandorla color nocciola
erano sbarrati, privi di espressione ed Harry non potè più sentire il battito
del suo cuore: udì solo una lacerante e macabra risata che gli penetrò nell’
animo, nei pensieri, nei ricordi che cercò poi di stipare, ma inutilmente. Il
ricordo di lei, così nitido, di quelle poche parole mortali, della bacchetta
gemella che di troppi crimini si era macchiata, di un fascio verde che la colpì
diritto nel petto, squarciando la sua divisa. Ed il ricordo di lui, del suo
volto, della sua tunica, delle sue mani smilze… Tornava tutto dinanzi i suoi occhi,
senza che lui potesse impedirglielo, senza che potesse fermare quei ricordi ma,
dopotutto, quello era solo uno stralcio del passato, un passato d’ odio e
disperazione però, d’altronde, il passato aveva reso Harry ciò che era, l’
immagine che si riflette nello specchio, e presto il giovane Potter avrebbe
udito quel fruscio inconfondibile del vento di Settembre, che porta nell’ aria
la speranza?, di un nuovo anno, e con esso anche la verità invisibile di un
tempo dimenticato…
To be continued…
NdA: Ollee! E il primo capitolo
di questa ficchetta è andato! Ahh! Me felice!^^ In questi giorni non ho avuto
un granchè da fare (oltre che andare al mare ad abrustolirmi, mettendomi al
sole come una lucertola..-.-) e quindi ho potuto concludere ‘alla svelta’ il capitolo
(sempre nei miei limiti dell’ ‘alla svelta’!^__^) Bene, ed adesso ditemi: vi è
piaciuto? Non vi è piaciuto? Soddisfatti? (o rimborsati?) Fatemelo sapere
mandandomi o una mail a Pan_z@inwind.it
oppure lasciandomi una piccola nonché microscopica recensione!^^
Ed ora passiamo a rispondere ai
commentini belli!^^ Il mio momento preferito!:)
Erika Fanfiction’s Page
Eli: Tesssorrraaa mia! Ma te sei troppo gentile con una
scrittrice di infimo livello come me! Mi fai arrossiree! ^///////^ ih ih! Ma
grassssieee!!Ah cmq la Eli all’ inizio del Prologo si se te!^^ Mi sentivo
paurosamente in obbligo nei tuoi confrnti e non sl per questo ti ho dedicato il
Prologo ma pecchè ti volllio tantoo beneee!! Tresor vedi di aggiornare
WAL&J sennò…ih ih..lo sappiamo io e te cossa ti faccio!^^ E, ah, ti ho
mandato una mail! Sxo ke questo capitolo ti piaccia, cucciola!^^
Shinko aka Ryuko: Anche te leggi Stephen King? ^_^ Abbiam
tante cose in comune! In questo capitolo avete letto alcune(solo ‘alcune’)
delle disgrazie che sono capitate al povero piccolo Harry Potter (…-.-
NdPotter)..ME SADICA!
Hermione Granger: Ti ringrazio
molto! Spero che mi dirai se questo cap ti è piaciuto!
Kiara: Kiaruccinaa!! (Ora siamo
pari! ^.^) Prefazione degna di una vera giornalista? La mia? Credo che tu stia
leggendo qualche altra ficperché non
penso che la Prefazione sia a tali livelli!^^ In questo cap c’è già un assagio
di quello che è successo a Harry e potete benissimo intuire a quale alto
livello arrivi la mia malvagità..Uh uh..U_U Grasssieee per i complimenti!^^
Arigatou!
Fanfiction.it
Swan: eh eh..e si sempre educata la zietta! Eccoti qua il
primo capitolo, che ne pensi?
Heathcliff: Ti ringrazio molto per i complimenti alla
Prefazione anche se come ho già detto non credo che sia poi così bella-__- Il
pezzo 1408, come sempre, è un capolavoro, ma d’altronde da un ‘mago’ come
Stephen King non ci poteva aspettare altro! Allora, hai detto che hai trovato
il Prologo sciapo, corto e ritondante (riporto le tue testuali parole).
Naturalmente è un’ opinione personale, ma ci tengo a precisare che quello era
solamente un Prologo per poi attaccarmi al capitolo uno. Non sono mai stata
dell’ idea che i Prologhi debban essere chilometrici, ma essenziali, riassuntivi,
poiché –secondo me- servono ad appunto ‘introdurre’ la storia con un pretesto
qualsiasi. Può darsi che tu abbia ragione, che in fondo il prologo non sia
niente di eccezionale, o addirittura non sia niente, ma in ogni caso, mi ha
fatto piacere comunque ricevere una tua critica, e spero che questo capitolo si
avvicini alla tua idea di ‘magistrale’. Fammi sapere che ne pensi perché tengo
molto, ormai, al tuo giudizio.^^
Ebbene adesso che dire di più? Solo RECENSITE, RECENSITE E
RECENSITE, altrimenti niente capitoli! (della serie: la sottile arte del
ricatto..^^) Il mio motto è : NO COMENTI? NO CAPITOLI!!^333^
Un grazie a tutti coloro che hanno letto, un bacio a chi
ha recensito, due a chi recensirà anche questo capitolo!!
Capitolo 3 *** Capitolo 2: Quando è sogno, quando è realtà ***
Disclaimer: Harry Potter non è MIO (Ahimè triste verità) ma di
J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani,
Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è fatidico” (Something’s Eventual) non è neanche MIO ma del
sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il
contrario..T_T)
Tutto il resto è invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né
Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo
preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti: a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a
J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a
Jess Walter la cui musa ispiratrice ha fatto una chiacchieratina con la mia^.^,
a tutte le povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto
della mia mente malata, e poi a me, a me e a me-.-
And I hope you find your freedom
For eternity...
Eternity, Robbie Williams
Capitolo 2:
Quando e’ sogno, quando e’ realta’
* * *
A Witter, chissà perché.
* * *
Harry si grattò la punta del naso con la penna. Scribacchiò per un po’
sulla pergamena intatta de ‘La Trasfigurazione nei secoli ‘,
spremendosi le meningi per cercare di ricordare cosa la McGranitt avesse detto a
tale proposito, ma l’ unica cosa che gli veniva in mente era la voce stridula
di Hermione Granger che lo sgridava per non aver rispettato il coprifuoco, per
essere andato in giro per la Hogwarts notturna, per non aver partecipato con
interesse alle lezioni…
-Cristo santo…-, si passò una mano sul volto, fino ai capelli ribelli.
Hermione Granger…da quanto tempo era che la conosceva? Cinque? Sei? Sette
anni? Che differenza avrebbe fatto un anno in più o uno in meno? Nessuna, si
disse, nessuna differenza che avrebbe mai cambiato la sua vita. Eppure, c’ era
stato un tempo della sua vita in cui tutto era più roseo, rischiarato dai raggi
dell’ alba, e da quelli del crepuscolo; finalmente aveva avuto un motivo per
esistere, per continuare a credere in qualcosa che andava oltre i beni materiali
e la stessa coscienza…qualcosa di invisibile ai suoi occhi, ma che lui sentiva
vivo dentro di sé: una scarica elettrica che gli attraversava il corpo quando
scorgeva le sue labbra piegarsi in un silenzioso, mesto sorriso che, in un qual
modo, gl’ illuminava la giornata, più di quanto l’ astro del mattino non
avesse mai fatto. E quando si accorse che le sue labbra erano dolcemente
poggiate sulle sue… allora era troppo tardi… troppo tardi per salvarla,
troppo tardi per posare ancora una volta le sue labbra su quelle di lei, troppo
tardi per amarla…
Poggiò la penna sulla scrivania: forse l’ indomani sarebbe riuscito a
trovare una soluzione. Eppure quanti altri enigmi erano ancora senza
risoluzione.. vagabondava nel fiume dell’ ignoranza..
*
-Alzati! Sveglia! E’ ora di alzarsi!!-, la voce assordante della signora
Dursley, destò dai suoi sogni il giovane mago. La luce del giorno filtrava
dalle veneziane della finestra, andando a solleticargli il volto.
-Avanti ragazzo!-, Vernon Dursley gli strappò via dalle mani il lenzuolo
color della notte, facendolo gemere. Sentì il rumore della finestra che si
spalancava e dell’ aria fresca che entrava nella stanza, carezzandogli gli
occhi semi-aperti, incitandolo a destarsi dal torpore in cui era caduto.
Tuttavia, solo quando percepì i passi pesanti dei suoi zii dirigersi verso la
porta, si decise a splancare gli occhi ancora umidi.
Si passò una mano tra la folta chioma di capelli, stiracchiandosi ben bene
alla luce di un sole tiepido, piuttosto stravagante per quella stagione che si
era ben presto dimostrata calda ed afosa. Gettò uno squardo sull’ orologio
alla parete: solamente le nove di mattina. Piuttosto insolito per Harry
svegliarsi così presto! Specialmente se era in vacanza! E da quando i Dursley
si preoccupavano di venirlo a svegliare? Raccolse i jeans dal pavimento per
indossarli quando un gridolino acuto catturò la sua attenzione: dalla gabbietta
sulla mensola, Edvige beccava allegramente il mangime. Alzò lo sguardo su di
lui e gli sorrise.
Harry spalancò gli occhi: come aveva fatto Edvige ad entrare, se aveva
sentito il rumore delle ante che si aprivano solo pochi attimi prima? E poi si
torturò animatamente: le civette sorridono? No, certo che no!, si
convinse. Tirò fuori una maglietta da un cassetto della scrivania, infilò le
Reebook ai piedi e, inforcati gli occhiali, nascose la bacchetta nella tasca
posteriore dei pantaloni.
Scese le scale di corsa, tanto che dovette mantenersi al corrimano per non
ruzzolare giù e rompersi l’ osso del collo. Quella si che sarebbe stata una
tragedia!
Entrò senza fiato in cucina. Zia Petunia stava servendo le uova a Dudley
mentre zio Vernon leggeva svogliatamente il giornale. Nessuno dei presenti
sembrò accorgersi di lui; questo allora, si disse Harry, non doveva essere un
sogno. Sicuramente doveva essere stato un riflesso della luce del mattino a
fargli scorgere Edvige sorridere.
Si sedette difronte a Dudley, che era intento a mangiare avidamente le sue
uova senza degnarlo di uno sguardo; meglio per Harry perché, da quando il caro
cuginetto era divenato campione juniores dei ‘pesi massimi’, Harry era
diventato il bersaglio preferito suo e della sua banda di incapaci. Abbassò lo
sgurdo sulla sua colazione: qualcosa stava.. battendo! Un cuore pulsava
sangue all’ interno del piatto di porcellana, schizzando la tovaglia
impeccabile di Petuna Dursley.
Si alzò di scatto, facendo cadere a terra la sedia con un tonfo, e
finalmente i Dursley si accorsero della sua presenza. –CHE COS’ E’?!-,
urlò. Dopo una rapida e furtiva occhiata, zio Vernon ritornò alla lettura del
suo quotidiano, Petunia uscì in giardino e Dudley ricominciò a sgranocchiare
il suo bacon. Che diamine stava succedendo al numero 4 di Privet Drive? Nella
casa più ‘normale’ che esistesse sulla faccia della terra? Harry Potter non
lo sapeva, e non seppe neanche spiegarsi perché quel cuore che batteva
impetuoso sulla tavola fosse il suo. La maglietta gialla stava diventando d’
un colore vermiglio, appicciacaticcia e con un odore nauseabondo. Si tocco il
petto con sempre più foga e, nuovamente in quella giornata, spalancò gli occhi
quando sentì mancare la carne sotto la sua mano all’ altezza del cuore.
- Mio dio..-, si accorse solo allora che parlava a stento, e faticava a
respirare. Stava morendo? Quello era un sogno? Ed allora se quello era un sogno,
dov’ era la realtà?
Calde lacrime cominciarono a sgorgare a fiotti dagli occhi appannati del
giovane Potter, sul suo viso macchiato anch’ esso dal suo stesso sangue, e
dalla sua bocca da cui usciva a fiotti. Sogno? Realtà? Il mago non lo sapeva:
riusciva solamente a piangere.
*
-Alzati! Sveglia! E’ ora di alzarsi!!-, la voce assordante della signora
Dursley, destò dai suoi sogni il giovane mago. La luce del giorno filtrava
dalle veneziane della finestra, andando a solleticargli il volto.
-Muoviti, ragazzo!-, gli strappò via le coperte dal corpo intorpidito e,
quando sentì le ante della finestra sbattere contro il muro, e l’ aria fredda
penetrargli dentro il corpo intorpidito, solo allora aprì gli occhi.
-Finalmente!-, girò il volto nella direzione da cui prevenivano quegli
squitii acuti. Zia Petunia divaricò le gambe ossute, puntandogli un dito contro
–La colazione è pronta!- Harry sbattè più volte le palpebre, ma non fece in
tempo ad avvedersene, che già Petunia Dursley era sparita dietro la porta di
legno. Si stiracchiò alla luce del sole freddo di fine Luglio ma.. poteva mai
essere freddo il sole d’ estate? Corse alla finestra: la neve imbiancava le
strade e i tetti delle case squadrate di Privet Drive ed, in strada, si udivano
le risa gioiose dei fanciulli.
Ad Harry girò la testa: che cosa stava succedendo? Dove si trovava? Ma,
soprattutto, chi era? Più cercava di ricordare cosa fosse accaduto il giorno
precedente, più tutto diveniva sfocato: ricordava solamente di stare sognando
la sua morte dissanguata, e poi.. poi cos’ era accaduto? Chi l’ aveva
svegliato? Qualcuno l’ aveva svegliato? Una forte emicrania lo colpì. Si
toccò istintivamente il capo, ungendosi la mano di gelatina. Un ciuffo biondo
gli scivolò sulla fronte: aveva i capelli biondi? Eppure avrebbe giurato di
averli neri.. eppure l’ immagine che si rifletteva nello specchio era quella
di un giovane dai capelli color dell’ oro, le mani grassoccie e le guance
paffute.
-Chi sono?! Chi sono?!-
Scese di corsa la rampa di scale, fiondandosi nella prima camera che
incontrò: un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi scarlatti lo fissò
intensamente. Portava una strana divisa color smeraldo, ed un viscido serpente
spiccava sul nero della lunga tunica. Lo fissò ancora, senza dire una parola,
immobile, seduto sulla sedia di plastica grigia; uno strano pezzo di legno
giaceva sul tavolo imbandito di ogni leccornia, ed il suo stomaco brontolò. Il
ragazzo prese la bacchetta con due dita, puntandola nella direzione del biondino
che gli era difronte. Egli non potè sentire le sue parole, mormorate a fior di
labbra, eppure solo in seguito si sarebbe reso conto di quanto male gli
avrebbero fatto quelle parole.
Una forte emicrania lo colpì. Si accasciò al pavimento: la moquette stava
diventando di un insolito colore rossastro.
*
Il caldo sole di campagna sgattaiolò dentro la camera avvolta nell’
oscurità, carezzandogli lievemente il volto. Dischiuse appena gli occhi: la
finestra aperta permetteva alla brezza mattutina di profumare l’ aria d’
allegria e di una vaga sensazione nostalgica, che lo colse impreparato facendolo
rabbrividire.
Un lieve tocco delicato lo riportò bruscamente nel mondo reale. –Ben
svegliato, Harry-. Drizzò le orecchie: quella voce così melodiosa.. quelle
mani candide che gli sfregavano amorevolmente la guancia e.. quei capelli rossi
che i suoi occhi non osavano guardare..
Due occhi verde smeraldo incontrarono i suoi, inverosimilmente simili; una
bocca piccola e rosea si poggiò delicatamente sulla sua fronte.
-La colazione è pronta, tesoro-
-M-mamma?!-. Una risata argentina riempì l’ ambiente lugubre della piccola
stanza d’ un’ armonia silenziosa. Gli parve anche che gli uccellini fuori la
finestra avessero interrotto il loro canto per rendere onore alla mervagliosa
creatura che sedeva difronte a lui, stralunato.
Com’ era possibile che Lily Evans fosse ancora viva? Lei era.. era morta!
Le toccò i capelli colore della passione, sentendo sotto i polpastrelli la loro
setosità, e il loro profumo di pesco.
Le toccò il viso, gli occhi, le mani ed un sorriso gaio si dipinse sulle sue
labbra quando vide le guance di lei colorarsi appena di un colore rosato.
Sorrise ancora, e ancora; l’ abbracciò tre, quattro, cinque volte! Forse
era un sogno, si disse, ma avrebbe voluto continuarlo a vivere, e finalmente
avrebbe potuto godere, anche se per poco, di ciò che gli era stato sottratto:
una famiglia..
Lily ricambiò gli abbracci di Harry con sempre più foga, poi gli prese la
mano conducendolo verso una scalinata di pietra, fin giù. Il marmo era freddo,
ma ad Harry non importava; aveva tutto ciò che mai avrebbe potuto chiedere e,
se avesse potuto, avrebbe fermato il tempo, per non farlo correre via da quell’
ingannevole sogno, illusione del subconscio, desiderio del cuore.
Le uova stavano friggendo sospese a mezz’ aria sopra i fornelli, un mestolo
girava le salsicce nell’ ampia padella di rame, e una scopa stava percorrendo
in lungo e in largo le assi di legno del pavimento. In un angolo di quella che
Harry pensò fosse una cucina, giacevano pile di libri che oscillavano
paurosamente in avanti e indietro. Ed era sicuramente un’ altra magia quella
che faceva volteggiare per la stanza la sua uniforme di Hogwarts. Era tutto
così strano! Eppure ad Harry piaceva: d’ altronde quella era la sua casa!
-Siediti, Harry, mentre io vado a svagliare James-
James, ma certo! Il più grande cercatore della storia di Hogwarts ! Ed è
suo padre!
Si sedette sulla sedia di legno arancione: Harry odiava l’ arancione, ma
adesso nulla più importava. Nella sua testa c’ era solo la bellezza accecante
di sua madre e tutti gli strambi incantesimi che volteggiavano di qua e di là
in quel luogo così familiare..
Sentì dei passi leggeri percorrere la rampa di scale. Le travi cigolavano
sotto il peso di quei passi, ma era così silenzioso, tanto tacito quanto
piacevole che Harry potè solamente chiudere gli occhi, assaporare quei momenti
tanto aspettati, ma così inattesi che il suo cuore correva veloce nella valle
inesplorata dei ricordi, quasi stesse scoppiando dall’ immensa gioia, e dal
grande sconforto che gli pervase l’ animo perché, dopotutto, quello era solo
un sogno, egli ben lo sapeva, e stava svanendo avvolto nella nebbia di fine
Novembre. Chè la sua felicita poteva trovare sfogo solo in un mesto sogno d’
una gioventù volata via con il vento impetuoso di un passato arcano e oscuro,
che l’ ha portata su di un’ altra strada che volge a destra del torrente,
fino alla fine dell’ Oceano, oltre l’ orizzonte blu del cielo di Primavera,
come quei due iridi che penetravano attenti nei suoi.
James Potter lo osservava da dietro due spessi occhiali da sole, che però
lasciavano intravedere lo splendore dei suoi occhi cobalto. La camicia rossa
cadeva sopra i pantaloni neri come la pece ed un lungo bastone spuntava dietro
la sua schiena.
Inarcò un sopracciglio. –Chi è Lily?-, chiese alla rossa
-E’ Harry, Jamie, mio figlio-, rispose con sufficienza
-Ah..-, lo vide negare con la testa, ed avviarsi verso quello che avrebbe
dovuto essere il salotto.
Harry guardò interrogativamente la madre che si limitò ad abbozzare un
sorriso sofferente e malinconico. Si voltò in direzione dei fornelli, chè
Harry non potè vederla versare lacrime amare, mordendosi le labbra fino a farle
sanguinare, eppure egli sentì la sua frustazione, il suo immenso dolore che
recideva la sua carne, facendogli sgorgare sangue amaro dalle ferite insanabili
del suo cuore.
Le poggiò una mano sulla spalla, per confortarla, per farle capire che le
era vicino, e forse anche per comprendere quale altra verità si celasse dietro
quel piccolo spicchio di paradiso ma, lei si ritrasse bruscamente a quel
contatto. Il suo viso angelico fu quasi rammaricato, ed allungò un dito sulla
guancia pallida di quell’ uomo, non più un ragazzino, che la guardava
perplesso dall’ alto dei suoi sedici anni. Gli sorrise, perché non poteva
fare altro: non sapeva nulla.
Harry la guardava ed altro non poteva fare. Viveva quei sogni, ma adesso..
anche adesso era un sogno? Anche il presente? Il passato? Tutto così reale
pareva ai suoi occhi esploratori, troppo ciechi, troppo ignoranti di quale altra
verità fosse nascosta dietro quella casa, dietro la bellezza folgorante di Lily
Evans, e cosa celava davvero James Potter nell’ oscurità dei suoi occhiali da
sole? Chissà perché non poteva neanche immaginarlo, tanto la risposta era
lontana dal suo mondo, dalla sua concezione di reale.. troppo lontano anche da
quel sogno, cadenza d’ inganno di un flauto che, come un eco, echeggiava fra
le fronde di Godric Hollow, come un soffuso mormorio di un altro luogo che
andava dissolvendosi dalle memorie nascoste dietro i rami di ciliegio, dietro l’
imponente struttura della Scuola di Magia e Stregoneria, dietro le risate
argentine di ragazzi dai capelli rossi, dietro i capelli neri, gli occhi a
mandorla, le labbra rosse, dietro il tempo d’ un amore perduto verso la
libertà d’ una battaglia sofferente, che dolore recava anche alla nuda terra,
vermiglia, e gli astri del mattino e della sera si vergognavano a posare i loro
raggi mitigatrici sulle oscenità di quel mondo infame, culla e scrigno di
tesori pregiati e segreti, nascosti nelle sue viscere: pergamente di piume di
fenici che mai mano mortale hanno toccato, preservate dalla stoltezza di uomini
nerovestiti che hanno perso il senno della loro follia, deformi, affamati di
sangue che bevono avidamente dalle braccia scarne di quegl’ altri uomini,
ignari, anch’ essi ciechi, senza scopo, senza ragioni e virtù perché seppur
tanti su quel pianeta immenso, sono soli e questa è una delle tante verità di
quel mondo, celate dietro le bugie inverosimili che tutti raccontano che bramano
di pronunciare e che dalle loro bocche non riescono a prender voce, mute e
solitarie.
Ed Harry continuava a guardarla, come se al mondo non esistesse nulla di più
meraviglioso di quella donna; i suoi capelli ondeggiavano al ritmo dettato dal
vento campagnolo che entrava di soqquatto della piccola stanza. Sentiva il fuoco
ardere dentro di lei ma, in realtà, non poteva saperlo realmente perché quello
era solo un sogno, mite e delicato, ed ormai Harry aveva imparato a riconoscerli
nella loro semplicità di forme e dettagli, così ingenuamente stupendi.
La osservava ancora, ma più cercava di mettere a fuoco quella deliziosa
apparizione sognante, più ella spariva, più diveniva sfocata fin quando la
nebbia non calò fitta, ed il buio pervase nella profondità del sotterraneo..
*
Cho Chang era inpiedi dinanzi a lui, il cui volto non faceva trasparire
nessuna vile emozione, e gli sorrideva. Il più bello dei sorrisi più gioiosi e
amari che Harry avesse mai visto nascere sulle sue labbra scarlatte; perche gli
sorrideva? Forse per il solo gusto di farlo, pensò. Ma c’era qualcos’ altro
nella sua espressione, nel suo volto dannato assieme al suo: era .. paura
? O solo malinconia? O forse dolore? Ssofferenza? Odio? Nostalgia? Non seppe
decifrarlo, né potè mai comprendere il significato di quello che egli un
giorno avrebbe accolto dentro di sé come un ricordo della sua bellezza, per poi
stiparlo in un remoto angolo della sua memoria.
Gli prese le mani, continuando a sorridergli, ed altro non faceva. Harry si
sentì al sicuro fra le sue braccia, come in un altro mondo e la cosa più
importante che lei era al suo fianco, e mai l’ avrebbe fatta andare via. La
strinse a sé, ma cadde a terra, stranito. Chiuse gli occhi dal dolore alla
gamba; quando li riaprì ella era al suo fianco in una lago di sangue…
-NOOOOOO!!!!-, urlò ancora forse per ore, forse per giorni, forse per anni,
ma nessuno l’ avrebbe mai ascoltato, tranne il silenzio che mormorava piano
nel suo orecchio.
*
-NOOOOO!!!!-
Si svegliò di soprassalto, rovesciando la boccetta d’ inchiostro sulla
moquette viola. La fronte grondava di sudore, e la maglietta era anch’ essa
impregnata d’ un odore stantio. Si guardò attorno: poteva essere sicuro di
ciò che i suoi occhi vedevano? Oppure quello era solanto un’ altro sogno? Ora
doveva solo fidarsi del suo istinto, e quello gli diceva era che poteva
abbassare la guardia e tornare a dormire. Ma tornare a dormire equivaleva a
sognare, e sognare equivaleva ad essere trasportato in ‘quell’ altra’
dimensione, lontana? Vicina? Chi poteva saperlo? Lui non di certo, e per adesso
poteva solamente assopirsi sul cuscino, sperando in un sonno senza sogni.
To be continued...
NdA: I’M ALIVE!!! Sono v-i-v-a! Direte voi: ma quanto tempo c’ hai
messo per scriverlo sto maledetto 2° capitolo? E io vi rispondo di andare a
guardare un po’ gli aggiornamenti della fic di Ly.. No, dai siamo seri.
ME TORNATA DA UNA SETTIMANA DI VACANZAAA!! Eh, si. Il mio genio scrittore si
è preso una settimana di completo ed assoluto relax in riva al mare, in uno
splendido villaggio della Calabria, in cui anche i ragazzi erano splendidi..
em.. ma questa è un’ altra storia.. ^^.^^
In realtà questo capitolo doveva essere pubblicato tassativamente il
venerdì prima della mia partenza ma, ahimè, sono riuscita a pubblicarlo sl su
Fanfiction.it (Aargh!! Tradimento!! NdLettori-dell’ Erika fanfiction’s page)
quindi chiedo umilmente venia..-.-”
Ed ora! Veniam a noi! Che ve ne pare? V’è piaciuto? Non v’è piaciuto?
Fatemelo sapere con una mail all’ ormai famigerato indirisssso di posta
elettronica (Ma và oggi sono buona e lo riscrivo
Ed ora passiamo a rispondere ai commentini bellii!!
Erika Fanfiction’s Page
Shinko aka Ryuko : odi Harry Potter ? O.o Bè deve ammettere che a volte fa
delle scelte un po’ azzardate, e può apparire un bambino, ma cmq ognuno ha la
propria opinione!^^
Io: em.. dunque.. non voglio fare la paternale a nessuno però non mi piace
il fatto che tu abbia insultato Shinko anche perché quella è una sua opinione:
non le piace Potter? A te piace? Avresti anche potuto dirglielo senza però
aggredirla in quel modo. E darle della razzista poi! Non è una cosa da poco
dare della razzista ad una persona.. -.- E cmq quello nn è un forum, ma l’
‘angolo’ delle recensioni, delle critiche alla ‘mia’ storia, quindi ti
pregherei (se vuoi continuare ancora a scrivere in quel luogo) di farmi delle
critiche, dei complimenti(o:::O) ecc.. Va bene? ^__^
Hermione Granger: Ti ringrazio Hermione^^
Kiara: Kiarussa!! Tu sei troppo buona con me!! Sn o-no-ra-tis-si-ma di
ricevere dei complimenti da un genio delle ff da te! <3 Gra$$$ieee!!! *Domani
t’ invio i soldi..* em.. allora senti sapevo che tu e Eli state leggendo il
libro di Hp.. bene, quando arrivate alla fine, mi raccomando, prepara una
bacinella per le lacrime per la Eli (e anche per te-.-), e legala alla sedia,
altrimenti fa una strage.. credimi.. ci sn rimasta io shokkata.. T_T Sigh..
povero ‘Sisu’ mio.. ç__ç (Chi ha orecchi per intendere intenda,,,) Spero
mi dirai se i soldi ti sn arrivati.. em .. cioè^^ Spero che mi dirai se ti è
piaciuto il chapterino e di a quella sfaticata di Eli di rispondere alle mail!!
^____^ (Intermediari,,.-.-)
Bene! Dopo aver appurato la mia ‘vitalità’ posso salutarvi,
assicurandovi che il prossimo capitolo (Per farmi perdonare) arriverà in tempo
record!! (IO ci provo!!^____^)
Disclaimer:Harry
Potternon è MIO (Ahimè triste verità) ma di
J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani,
Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è fatidico” (Everything’s Eventual) non è
neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto
che fosse il contrario..T_T)
‘Dalia nera’ è di James Ellroy, grande capolavoro
del ‘900.
Tutto il resto è
invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una
mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per
tutte le stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti:a
Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di
magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellory le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le
povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia
mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado, e poi a me, a
me e a me-.-
Non vado in cerca di guai.
Di solito sono i guai che trovano me.
Harry Potter and
The Prisoner Of
Azkaban
Capitolo
3:
Dalie nere
* * *
Al Draco Malfoy di
Senza Tregua
* * *
Quella
mattina c’ era qualcosa di strano nell’ aria. Un aroma nauseabondo volteggiava
per i lunghi corridoi di pietra dell’ enorme castello che, nelle notti d’
inverno, si amalgamava con le tenebre di ghiaccio, situato sulla collinetta di
Rosemund Sprague. Aroma di sangue.
Decisamente
quella mattina c’ era qualcosa di strano nell’ ambiente tetro dei sotterranei e
dei passaggi segreti che rendevano quel luogo ancora più spettrale di quanto,
in realtà, già non lo fosse.
Dei
passi leggeri percorrevano il terreno ostile dell’ ambiente lugubre che però
venivano amplificati dalla impressionante maestosità della casa in cui egli era
cresciuto, solitario, schivo, senza amore, senza stelle a cui affidare i propri
desideri nelle sere tempestose d’ autunno, in cui i fulmini abbattevano tutto
il loro odio sui vetri delle finestre, così fragili, esili, senza una speranza
di poter sopravvivere alla loro furia distruttiva. Egli non aveva speranza. Non
l’ aveva mai avuta, e questo era l’ unico ricordo della sua tumultuosa
infanzia, scagliata sulla nave delle reminescenze taglienti come spade di
coltelli, ledenti nella carne, allontanatasi dal porto verso una mèta
sconosciuta.
Lasciò
oscillare le braccia lungo i fianchi fino a quando si bloccò sull’ uscio della
porta di legno massiccio. L’ aprì quasi inconsapevolmente. La luce del giorno
inondava l’ ampio salone, pullulante di piccoli elfi domestici. Arricciò il
naso. Il tanfo gli penetrò nel setto nasale, facendolo boccheggiare. Portò le
mani in avanti nella ricerca disperata della porta finestra del giardino.
La
spalancò facendo sbattere le ante contro le grosse librerie di ferro
accatastate contro le pareti bianche come l’ avorio. Odiava quel colore..
sciapo, inespressivo.. neutrale. D’ altronde, si disse, la sua vita era
assolutamente neutrale. Priva d’ espressione, perché egli era privo di
sentimenti.. Di ghiaccio era il suo cuore.. eppure sequalcuno avesse provato ad avvicinarsi si sarebbe reso conto che
non era poi tanto freddo..
Ed
invece lui era lì, e gli altri non c’ erano, non esistevano. Lui senza scopi,
vuoto dentro, d’ una bellezza abbagliante come il sole d’ estate, stagione
della sua nascita, e sua morte, avvolta nelle tenebre del letto a baldacchino,
leggera brezza portatrice di libertà.. una libertà che più non esisteva..
Sospirò.
Il grande tavolo rotondo era imbastito di ogni prelibatezza, ma più le
osservava, e più il suo stomaco continuava a disprezzarle perché non erano il
frutto dell’ amore di una madre per il proprio figlio, ma dell’ obbligo degli
schiavi verso il proprio padrone. Tutto così monotono..
-Signorino
Malfoy la colazione è pronta in tavola! Si sieda signorino Malfoy!- Il piccolo
elfo domestico lo guardò nel profondo dei suoi occhi azzurri. Draco non lo
degnò di sguardo e di parola, troppo incapace di provare quei sentimenti umani
che non gli appartenevano.
Lo
scaraventò in un angolo, colpendolo senza pietà, perché lui non aveva mai avuto
pietà.. da nessuno.. neanche da se stesso..
Forse
avrebbe potuto accontentare il piccolo elfo domestico, per una volta avrebbe
potuto non essere un Malfoy, ma semplicemente Draco; se soltanto quel Draco
fosse esistito ancora, l’ avrebbe fatto. Ed invece non esisteva più un Draco e,
in fondo, non esisteva neanche più un Malfoy, ideale malsano di giustizia,
potere e libertà ottenuti squoiando i cuori della gente, disgregando il loro
orgoglio per ottenere la pace interiore.. la pace di un assassino. Ma un
assassino potrà mai essere in pace con la propria coscienza? A chiunque che
gliel’ avrebbe chiesto, Draco avrebbe denigrato quella domanda con un semplice
no, negato alla propria memoria.
Il sole d’ estate baciò dolcemente la riva del torrente,
bagnando di giovinezza i poccoli germogli di rose rosse, così pertinenti in
quel luogo, adatte al colore del sangue invisibile che riempiva l’ aria di
tristezza e malinconia ma Draco non se ne accorse, troppo guardingo, troppo
serio, troppo malato d’ odio, troppo assetato di vendetta nei suoi occhi dai
colori rossastri per potersi accorgere del linguaggio raffinato della natura,
eco soffuso di un passato lontano che le menti degli uomini hanno già
dimenticato, ma che il cielo, i torrenti, le erbette di primavera raccolgono
dentro di sé, melodia dalle note sconosciute che solo il cuore può far divenire
parole da gridare all’ umanità corrotta, pagata per mantenere un silenzio che
non è proprio delle loro anime, sofferenti, doloranti nell’ essenza della loro
esistenza, priva di gioia, di entusiasmo, di carità, di sentimento, colma del
nulla oscuro, quello che non possono vedere, né toccare perché invisibile..
eppure così vivo dentro di loro, troppo ciechi per poter capire, per poter
intendere le loro antiche volontà, sotterrate nei feretri in cimiteri lontani
ove nessuno potrà mettere piede, esprimer Verbo. Significherebbe infangare la
memoria del passato.
Ma
un passato Draco non l’ aveva più. Era stato privato dei ricordi che tanto male
gli recavano, ingnorante di verità, punto fermo attorno a cui gira il Mondo dai
colori del sangue, dell’ astio, del dolore, senza senso, senza scopo, incapace
di reagire, di sconfiggere il proprio destino e molte volte egli si chiese se
fosse stato destino quel suo presente. Se fosse stato destino quell’ incontro
da cui dipese tutta la sua vita, in cui il suo futuro venne scritto e poi non
ci fu più niente per cui ridere, per cui piangere, per cui amare, per cui
continuare a lottare contro un nemico invisibile senza volontà di libertà,
ormai rassegnati a ciò che le loro menti, in tempi passati, avevano già veduto
senza però volerci credere, ancora accecati da false illusioni contraddittorie,
schermaglie di bugie per un ‘fine di bene’ quando invece il male perveniva
anche quei fini, senza scopi.
Quello
era il suo destino, pensò, e non poteva fare altro che continuare a guardare il
teschio e il seprente verdeggiante impressi sul suo polso, anch’ essi senza un
perché preciso ed una risposta ed un enigma, precisamente con un significato, o
forse non significavano e basta. Erano solo altre domande senza risposta,
figure allegoriche di un seicento di guerriglie e combattimenti privi di un
mezzo che ne possa giustificare un fine inesistente.. un’ altra mera bugia..
Ignorava
il passato, colmo di tradimenti, il presente annebbiato dalle bugie. Poteva
essere certo solo del futuro che si disegnava ora dopo ora dinanzi i suoi
occhi. La morte che gli alitava nell’ incavo del collo, freddo e trasgressivo,
e il dolore lo colpiva inerme nelle braccia, e la vista diveniva nera.. d’ un
nero rabbia, indolore per l’ anima già trapassata. Ed è il fiore nero che l’
attirò in quel gioco mortale, trappola del ragno, filata nel tempo delle Ere.
Labirinto.
L’
odore acre gli perforò ancora una volta la cavità nasale. Non poteva più
resistere. Sapeva qual era il futuro: non sarebbe riuscito a divincolarsi dalla
tela del ragno. Il padrone delle Dalie nere lo stava aspettando.
To be continued...
NdA: e in un tempo record vi appioppo questo nuovo
capitolo tutto‘made in Draco Malfoy’.
Inizialmente avevo intenzione di allungarlo un’ altro po’, per esempio
ficcandoci dentro Harry, ma poi ho ritenuto meglio andare piano. Ogni cosa al
suo tempo, come direbbe una persona di mia conoscenza..
Allora,
cosa ve ne pare? Rivoltante? Orrbile? A dir poco schifoso, senza senso, senza
fine ecc..? Ditemelo, fatemelo sapere con una mail a Pan_z@inwind.it oppure semplicemente
recensendo!^^ Mi fareste tanto piacere!^.^
Ed
ora i ringraziamenti:
-Alla
_Ly_, mia grande maestra di fanfiction, a cui voglio un mondo di bene e che mi
ha resa la ragazza più felice della terra aggiornando What about
Lily&James in brevissimo tempo! (Cosa che succede di rado.. nevvero
Ly?-.-) (Ehm.. NdLy)
-A
Kiara, che ogni volta mi sommerge di complimenti!^.^
ARGHHH!!!
*Me sbadata* ho dimenticato l’ altra volta di ringraziare Myricae. Scuusamii!
Sai com’ è.. è il caldo che comincia a darmi alla testa.. (E non solo quello..
NdLettori) Cmq, grazie mille per i complimenti (Ti ci metti anche te a farmi
montare, eh?) ! Spero che mi dirai se anche questa volta ti sono piaciuta!^__^
*Me megalomane* uh uh..
Ehhh,
ragassuoli. Sono tornata dalle vacanze un po’ giù.. T_T cn il cuore a pezzi..
sooobbbb!! Me tanto tristeee!! E così passo le mattinate a scrivere, scrivere e
scrivere (Per nostra sfortuna..-.- NdLettori) (seeee! Parlate voi! E io cosa
dovrei dire? Mi ha fatto diventare un MANGIAMORTE! NdDraco) (-__- Non ti
lamentare Malfoy.. non sai cosa mi combinerà in seguito questa pazza.. NdHarry)
(Parlate comodamente! Io non ci sono, eh?? N mia) (Già, Potter, che ne dici se
la facciamo sparire? NdDraco *evil grin*) (mm.. si, sn d’ accordo con te,
Malfoy NdHarry) (Ehm.. ragazzi.. non facciamo scherzi.. /Me deglutisce/Me
chiude gli occhi/ Me si gira/ Me viene schiantata)
Bene,
bene.. e adesso ho il pieno controllo del computer.. sghsgh..(Ehi, Malfoy! C sn
anch’ io, eh? NdHarry) Taci Potter! Ed ora vediamo di rispondere ai commenti
dei lettori. /Malfoy cerca le pergamene/Malfoy non le trova/ Malfoy scaraventa
il computer contro la finestra/ Harry lo salva appena in tempo/
Calmati,
Malfoy, non facciamo scherzi sennò ci tocca anche pagarglielo all’ autrice ‘sto
bidone di computer! (Bidone a chi?? Ndcomputer) O.O Adesso anche i computer
parlano?? (Non c’ è più religione.. NdDraco) Hai ragione, Draco.. (Ehi! Chi ti
ha dato il permesso di chiamarmi Draco?? Per te sono e rimarrò solo un Malfoy,
sudicio babbanofilo!Chiaro? NdDraco)Eppure in ‘Nebbie della memoria’ lo faccio,
e anche in ‘La reincarnazione’ e se non ricordo male in quella fic t’ innamori
di Ginny Wealsey..sghsgh.. o sbaglio? *evil grin* (C-chi?! I-io? M-ma.. n-noo!!
NdDraco) E invece si! (Noo!! NdDraco) Si! (No! NdDraco) Si si si!! (No no no!!
NdDraco) BASTAAAAAAA!!! STUPEFICIUMM!! Oh, finalmente ho ripreso possesso del
computer! Fiuuuu!!
Ed
ora rispondiamo alle recensioni:
-Cloe:
Mi rammarica che tu non ci abbia capito granchè! Ma, se fai attenzione, Harry
nel primo capitolo dice che non riesce più a distinguere la realtà dal sogno..
quindi.. penso che debba trarre le conclusioni, no? Spero che questo cap ti
piaccia!
-Alexis:
Anche a te dico di fare attenzione a ciò che Harry dice nel primo cap, ciò che
nn riconosce più il vero dal sogno. No, in questo cap non ho spiegato nulla su
ciò che era successo al nostro eroe. Spero che, però, ti sia piaciuto il modo
in cui ho descritto la ‘situazione’ di Draco.
-Erika:
me ne sono accorta solo ora! Ho corretto però, eh? Ti ringrazio per aver
sistemato l’ html. Arigatou
Ragassuoli
belli cosa vi devo dire di più? Solo recensite e vi beccate un bacione da una
ragazza favolosa (Che non sono io.. da chiarire N mia-.-) (E chi è? NdLettori)
(Caliamo un velo pietoso, và che è meglio N mia)
Al
prossimo capitolo
Pan_z
P.s.
: il mio cuore trabocca di gioia! La Juventus ha vinto la super coppa italiana!
^_______________^ Forza Juve aleealee!!
P.s.s.
: O.Oorrore degli orrori! Non sono
degna maghetta di terrore-____-“ Solo ora mi sono accorta che ho sbagliato per
ben 3!, volte a scrivere il titolo in inglese di ‘Tutto è fatidico’. Non è
‘Something’s Eventual’ ma, bensì, ‘Everything’s Eventual’. T__T Me si vergogna.
Ma adesso è corretto, no? ^.^
Disclaimer:Harry
Potternon è MIO (Ahimè triste verità) ma di
J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani,
Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è fatidico” (Everything’s Eventual) non è
neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto
che fosse il contrario..T_T)
‘Dalia nera’ è di James Ellroy, grande capolavoro
del ‘900.
Tutto il resto è
invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una
mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per
tutte le stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti:a
Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di
magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le
povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia
mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado, e poi a me, a
me e a me-.-
Non condivido la tua opinione,
ma darei la vita per fartela esprimere.
Voltaire
Capitolo
4:
Prospettive
* * *
‘The one who’ ll
make us go mmm..’
Michael Vartan
* * *
Aprì le ante dell’ armadio. L’ odore stantio di muffa lo
investì in pieno. Le richiuse velocemente ricacciando la testa fuori dalla
finestra. Magnolia Crescent era a pochi isolati dalla casa, il numero 8 di
Privet Drive,quartiere ormai deserto,
incredibilmente silenzioso da quando anche i Dursley avevano messo in moto la
‘Chevy’ ed erano partiti in direzione del sole la mattina del ventisette
Luglio, calda e afosa, monotona, come le precedenti giornate estive.
Con il portabagagli pieno
e l’ aria condizionata a manetta, scaricarono Harry dinanzi la porta d’
ingresso dell’ abitazione della vecchia e mingherlina signora Figg. Seguì con
sguardo implorante la Dursley-mobile, quasi sperando che si fermasse e tornasse
indietro per salvarlo dall’ orribile puzzo di cavolo bollito e di cibo per
gatti. Vane speranze, rammendò a se stesso prima di essere afferrato dalle mani
ossute della sua tutelante, ed essere spinto nel salotto.
Scosse la testa. Tutte le
buone intenzioni che erano maturate in lui nell’ attesa della partenza degli
zii,sfumarono come le nuvole al
tramonto.
Il gatto Sullivan salì
con un’ abile salto sul davanzale della piccola cameretta che gli era stata
assegnata eppure, si disse,in quella
casa le stanze non mancavano di certo! Dall’ esterno l’ avrebbe giudicata una graziosa
casetta di periferia, ma lo stupore lo colse non appena vi mise piede all’
interno. Gatti di ogni specie e colore correvano di qua e di là nell’ immenso
corridoio colore del mare che pareva non avere fine. La cucina poteva essere
almeno il doppio del salotto dei Dursley ed i pianerottoli almeno il quintuplo.
Giganteschi.
Carezzò la testa del
vecchio e mansueto Sullyche
gorgogliava soffusamente. Il cielo amaranto stava mutando nei colori cupi della
notte del trenta Luglio, la vigilia del suo compleanno.. il diciassettesimo..
ma quanta scarsa considerazione aveva per loro! D’ altronde non li aveva mai
festeggiati. L’ unica consolazione che gli rimaneva erano i paurosi doni
di Hagrid, il custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts, e dei suoi amici..
gli unici, per la verità, che non lo considerassero il ‘bambino sopravvissuto’,
il ‘magnifico Potter’ della situzione. Solamente Harry. Uno come loro. Un mago
giunto al suo ultimo traguardo, al capolinea dei suoi studi,e poi.. poi cosa sarebbe accaduto? Sarebbe
accaduto qualcosa? Oppure Voldemort l’ avrebbe ucciso prima di riuscire in una
smaterializzazione? Fatidico?Ancora
una volta non poteva saperlo, né la sua cicatrice l’ avrebbe potuto avvertire
se Voldemort gli avesse piantato un coltello fra le costole perché adesso era
invulnerabile e lui.. lui era senza protezione alcuna, disarmato. Tuttavia
erano uguali, come era disarmato lui, lo era anche Voldermort, con quegli occhi
rossi di sangue, e quelle mani di ghiaccio. Perfino la pelle di un morto
sarebbe stata più calda... Ma lui era vivo. Vivo dentro di lui, nel mondo che
omette la sua vittoria, troppo orgoglioso per cedere.. troppo in dubbio, troppo
nel nulla. E lui dov’ era? Dov’ era Harry Potter in quel mondo? Egli non c’
era, intrappolato in chissà quale limbo dimenticato dalle memorie umane perché
lui non era più umano. Era una chimera, un’ illusione persa nei propri pensieri
di uomo, di mago, di orfano. Uno come tanti. Uno come nessuno.
*
La tazza di latte e cerali puzzava incredibilmente di
cavolo fritto. L’ allontanò, e storse il naso. La vecchia Figg lo guardò
inespressiva.
<< Cosa c’è? La
colazione non è di gusto al ‘magnifico Potter’? >> , disse acida
Harry allargò gli occhi.
Erano passati ormai quattro giorni da quando i Dursley l’ avevano ‘gentilmente’
scaricato dinanzi la porta d’ ingresso della vicina ed il latte, cereali e
cavolo fritto non era mai mancato sul tavolo della colazione ma, la vecchia
zitella non aveva mai dato segni di risentimento nei suoi confronti –forse
perché la vista non era più quella d’ un tempo-. E quella mattina, invece, lo
fece sbiancare dalla paura.
Le voci più strane
circolavano pertutto il quartiere
sull’ oscura e tetra ‘Casa Figg’, sugli urli strazianti che provenivano dall’
interno. Lo stesso Dudley giurò di aver visto del fumo violaceo uscire dalla
cappa del camino, ma, si disse Harry, il cugino era davvero un mago nel
far bere ai propri genitori le bugie più inverosimili. (-_- Duddy mi ricorda
mio fratello..chissà perché..-.-NdA)
<< Oh, no signora
Figg! La c-colazione è.. molto buona, ma non ho molta fame >> ,
mentì.
Lo guardò sottecchi. Per
un momento avrebbe potuto paragonarla ad un gatto. << Va bene, signor
Potter, visto che è oggi è il suo compleanno chiuderò un occhio. Ma che non si
ripetà più! Sono stata chiara.. >> , addolcì impercettibilmente il tono
di voce<< Harry? >> . Per la prima volta da quando aveva messo
piede in quella casa, la malandata Arabella gli sorrise.
<< G-grazie. Ma
come..? >>
<< Come faccio a
sapere che è il tuo compleanno? >> , lo interruppe. Harry annuì. <<
Ragazzo, ti conosco meglio di quanto tu non possa immaginare. >> Inarcò
un sopracciglio << Ed ora fuori di qui! Non posso certo perdere una
giornata dietro ad un diciassettenne! >>
Non le disse niente, la ringraziò mentalmente,
ricordandosi di smentire le cattiverie che aveva sentito sul suo conto, e corse
nella sua camera. Arabella lo seguì con lo sguardo, sorridendo. Poi tornò alle
sue faccende. Normalmente.
*
Un piccolo gufo
trotterellava sulla sua mano. Legata alla piccola zampa vi era una voluminosa
lettera e un pacchetto di minute dimensioni.
<< Leo! >>
Il gufo della famiglia
Weasley gli beccò allegramente un polpastrello. Harry lo liberò immediatamente
dal fardello, davvero troppo grande per lui. Ricrdava bene in quali circostanze Leo diventò il gufo di
Ron.. un regalo di Sirius al terzo anno.. la Firebolt rinchiusa nel baule in
cantina.. quanta nostalgia del Quidditch, della sensazione del vento che ti
lima il volto, del Boccino d’ oro, così importante.. solo allora si rese conto
di quanto la vita di mago gli mancasse..
Strappò violentemente la
busta bianca sigillata con lo stemma dei Weasley, la talpa rossa, ansioso di
leggerne il contenuto.
Caro Harry,
io e
Hermione ti auguriamo ‘Buon compleanno’! Forse ti chiederai cosa ci faccia
Hermione dame, ma è una lunga storia.
Speriamo che tu stia bene. Herm passerà il resto dell’ estate alla Tana. Non
che io ne sia entusiasta, figuriamoci! Il nemico che dormirà sotto il ‘mio’
tetto! Ma, non ho potuto dire di no a Silente..
Ron!
Ciao Harry, sai com’ è fatto il tuo ‘carissimo’ amico, e visto che lo conosco
anch’ io non so come farò a passare un altro mese con questo.. questo DIAVOLO!
Ci farebbe piacere se ci fossi anche tu con noi. Non penso che i tuoi zii
facciano troppe storie. Diamine! Hai diciassette anni ed una vita! Ti prego
Harry!
Sempre
gentile, eh Hermione? Comunque, Harry, ci farebbe piacere se ci venissi a
trovare. Potremmo andarcene.. al mare! Si, al mare! Sarebbe divertente. Non lo
pensi anche tu?
Manda
Leo con la risposta.
Non farti
mettere sotto dai Babbani!
Tuoi amici
Ron e Hermione
P.s. Abbiamo pensato a spedirti un piccolo regalo,
nel caso dovessi.. dimenticarti di noi!Hermione.
P.s.s. Charlie e Bill sono tornati a casa! Ed anche
George e Fred! Sarà uno spasso! Ah, dimenticavo! Ginny si è presa una cotta per
te. Herm ne ha le tasche piene di sentire pensieri dolci su ‘ il bellissimo
Harry ’!Ron
Ripose la lettera sul
letto e prese a scartare delicatamente il pacchetto di carta argentata.Un
’ esclamazione di stupore gli sfuggì dalla bocca.
<< Oh, Ron, Hermione! >>
Due ragazzi lo salutavano
animatamente, facendogli l’ occhiolino. La fotoritraeva il diciassettenne Ronald Weasley con la maglietta
scarlatta della squadra del Grifondoro ed i capelli rosso fiamma ribelli.
Hermione Granger indossava la divisa nera di Hogwarts che metteva in evidenza i
colori vivaci della loro Casa, ed i capelli ramati le ricadevano dolcemente
sulle spalle. Un paio d’ occhiali squadrati scendevano autonomamente sul naso
dritto, perfetto. Rise scompostamente. Era passato poco più di un mese da
quando l’ Hogwarts Express li aveva riportati alla stazione di King’ s Cross e
li aveva visti allontanarsi nei meandridella Londra magica, eppure erano così.. diversi! Ridacchiò ancora ma
gli bastava gettare anche una furtiva occhiata sulle guance purpuree di Ron e
sui maldestri occhiali di Hermione per scoppiare nuovamente in una fragorosa
risata. Quindi decise di riporre la foto e la lettera in un cassetto della
vecchia scrivania di legno.
Estrasse una pergamena
dal libro di Difesa Contro le Arti Oscure. Intinse la penna d’ oca nella
boccetta d’ inchiostro magico e scribbacchiò una risposta per i suoi amici:
Cari Ron e Hermione,
Vi
ringrazio per il magnifico regalo che mi avete spedito! In tutta franchezza
eravate.. davvero buffi in quella foto! E da quando, Herm, porti gli occhiali?E
comemai sei alla Tana? Vorrei
raggiungervi, ma i miei zii mi hanno scaricato dalla vicina, e non posso
muovermi fino al loro ritorno. Di certo non posso chiederlese<>!
Non
sapete quanta voglia ho di lasciare questo buco, assolato e afoso, che è Privet
Drive e godermi quel che resta di queste‘ strazianti ’ vacanze lì con voi, magarisgranchendomiledita dellemani afferrando qualche Boccino con Charlie e Bill!
Sarebbemeraviglioso se non
fossi costretto quifino alla fine del
mese. Spero di riuscire a sgattaiolare fuori per raggiungere il Paiolo Magico
ed andare a comprare i libri per il prossimo anno. Potremmo incontrarci lì
.Vi farò
sapere presto.
Vostro
Harry
P.s. Sul serio Ginny si è
presa una cotta per me?
Legò la lettera alla zampetta di Leo che lo salutò
beccandogli affettuosamente il palmo della mano e partì alla volta di Casa
Weasley.
Spostò lo sguardo sul
fulgido gufo che era atterrato sul suo letto con un silenzioso PUFF e che lo
scrutava con i suoi occhi penetranti, probabilmente in attesa che Harry lo
pagasse. Slegò la missiva dalla zampa arcuata dell’ animale che lo beccò
contrariato.
<< Ahi! >>
Dal secondo cassetto in
basso della scrivania estrasse un sacchetto in cui erano contenuti alcuni
Zellini e alcune Falci – le valute magiche-. Prese due zellini e glieli porse
cautamente. Il gufo li prese e, spalancando le ali nere, prese il volo per
chissà quale mèta sconosciuta.
La busta recava lo
stendardo di Hogwarts.
Caro signor Potter,
Ci pregiamo di informarLa che il nuovo anno
scolastico comincerà il primo settembre. L’ Hogwarts Express partirà dalla stazione di King’ s Cross,
binario nove e tre quarti, alle undici in punto.
Come lei saprà, gli studenti dal terzo anno
in su hanno il permesso di visitare il villaggio di Hogsmeade in alcuni
finesettimana stabiliti.
Allego la lista dei libri di testo per il prossimo anno.
Cordialmente
ProfessoreS. Piton
Vicepreside
Gettò uno sgardo
disgustato misto a stupore sulla firma tutta fronzolidel professore di
Pozioni. Nessun accenno di auguri, ma Harryavrebbe dovuto aspettarselo da quando la professoressa McGranitt era
stata uccisa l’ anno precedente.. anche lei.. colpita dalla maledizione Senza
Perdono per eccellenza.. l’ Avada Kevadra.. da lui.. dal male, dall’
odio fatto persona. Da colui la cui esistenza il Ministero della Magia si
ostina ad ignorare. Pazzi.
Avrebbe anche dovuto
apsettarsi la nomina di Piton a Vicepreside. Mangiamorte, spia, abile nella
preparazione di Pozioni, eppure fedele a Silente. E se Silente si fidava di
quell’ uomo, l’ avrebbe fatto anche lui. Nel bene e nel male.Eppure già
sapeva che l ’ ultimo anno a Hogwarts sarebbe stato un inferno. Fiamme e
disperazione. La sua vita non era altro. Se solo avesse potuto vivere in un
piccolo Eden, allora avrebbe potuto affrontare l’ Inferno. Forse.
Accantonò la lettera di
Hogwarts nel cestino e mise da parte la lista dei libri. Un’ altra pergamena
recava il marchio della Scuola di Magia e Stregoneria più famosa del Mondo.
<< Hagrid? >>
Aprì con mano tremante la
busta bianca. Aveva paura? Paura che in quella lettera gli venisse detto che
Hagrid non sarebbe più tornato dal suo viaggio? Si.
A lettere cubitali, il
biglietto recava scritto:
SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
(Ordine
diMerlino, Prima Classe, Grande Esorcista,
Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso, Confed. Internaz. deiMaghi)
Buon compleanno Harry!
Come
avrai certamente notato il nostro nuovo Vicepreside è il professor Severus
Piton dopo la grave perdita della professoressa di Trasfigurazione.
Il
professor Piton, come avrai già intuito, non si unisce con me nell’ augurarti i
migliori diciassette anni della tua vita, ma so che ne sarebbe ugualmente
felice ( <>, commentò aspramente).E so anche che il nostro caro Guardiacaccia
Hagrid ne sarebbe orgoglioso, Harry!
Ci
rivedremo il primo di settembre. Nel frattanto ti auguro di passare buone
vacanze, e ti raccomando di tollerare il variabile umore della cara Arabella
Figg!
Con ossequi
Albus
Silente
Preside
Non si sorprese del fatto
che sapesse del suo trasferimento dalla vicina. Albus Silente sapeva tutto di
tutti.
*
A qualche miglia di distanza, Albus Silente rise di gusto
dei pensieri veritieri del ragazzo.
‘.. tutto di tutti..’
<< Centrato in
pieno, Harry! >>
Era da tempo che non
riusciva più a ridere di gusto. Eppure vedere quei giovani maghi arrivare
intimoriti dinanzi la maestosa struttura di Hogwarts, e poi vederli crescere,
di giorno in giorno, lo metteva di buonumore. C’ era così tanto bisogno d’ un
po’ di gioia in quel Mondo così diverso da quello che la mente del canuto
preside ricordava, con i prati bagnati di rugiada, i roseti in fiore, il grano
selvaggio d’ estate. Ora cosa c’ era? C’ erano campi aridi,c’ erano boccioli di rosa privati del
proprio stelo. C’ erano prati bruciati dalle fiamme e c’ erano uomini in nero.
C’ era il male, e tutto intorno a lui non esisteva più. Il soffio gelido della
morte.
Sentì bussare alla porta.
<< Entra, Severus >> , disse già sapendo chi
si sarebbe trovato dinanzi gli occhi. Nella penobra fece capolino una figura
incappucciata, nerovestita. Una della sua schiera di servi.
<< Albus >> ,
gli rispose togliendosi il cappuccio dalla testa, lasciando inerme la cicatrice
che gli attraversava metà volto.
<< Amico mio, cosa
ti turba? >> , gli chiese, quasi ingenuamente, già sapendo quale sarebbe
stato il suo turbamento.
Saverus sbattè un pugno
sulla grande scrivania di legno. << Lo sai cosa mi turba, Albus! >>
, gli gridò. << Mi turba questa situazione. Mi turba questa scuola! Mi
turba il futuro dei nostri allievi, danazione! Voldemort ci ha già attaccati
una volta e non esiterà a farlo di nuovo! Le nostre Case contano già troppe
assenze, troppe lacune. >> Scaricò tutta la rabbia piantandosi le unghie
nella carne.
<< Ora calmati,
Severus.. >> ,gli disse in tono
calmo e pacato. Non avrebbe perso la pazienza. Non con lui. Né con nessun
altro.
<< No che non mi
calmo! Lui vuole Potter! E non esiterà a massacrare l’ intera popolazione
scolastica di Hogwarts per riuscire nel suo intento! È potente, Silente, troppo
potente. Ha un corpo, ha di nuovo i suoi ricordi! >> . Silente lo guardò
interrogativamente. << Cosa intedi dire? >>
<< Dico che il
diario di Riddle è in suo possesso ed ora i ricordi dell’ altro se stesso sono
nelle sue mani. Accettiamo la realtà, Albus. Abbiamo perso, hai perso
questa battaglia e se vogliamo salvaguardare la vita di Harry, lui più di
chiunque altro quest’ anno non deve mettere piede a Hogwarts! >> .
Abbassò il capo, respirando affannosamente. Sperò che il preside avesse
prestato ascolto alle sue parole. << Severus, noi non abbiamo perso.
Forse io non sono stato in grado di proteggere i miei studenti, ma loro.. si,
Severus, loro.. Harry, il signor Weasley, la signorina Granger. I nostri
giovani maghi che noi abbiamo osservato ed istruito per sette lunghi anni. Sono
loro la nostra unica speranza. Loro non hanno perso ma non hanno nemmeno vinto.
Sono state delle vittime, ancora troppo inesperti per affrontare dei
Mangiamorte o dei Dissennatori >> , lo guardò fugacemente. << Ed
allora noi dobbiamo renderli capaci di affrontarli. È nostro dovere, amico mio,
riuscire a salvarli >>
Si alzò dalla poltrona
scarlatta e posò una mano sulla spalla sanguinante del professore di Pozioni.
Piton sapeva che non l’ avrebbe mai ascoltato. Ma egli aveva ascoltato
Voldemort, e i suoi progetti, le invasioni a Hogwarts. Non ce l’ avrebbero mai
fatta ad istruire ciascun diciassettenne della scuola per fronteggiare quei
mostri e le loro maledizioni. Scosse la testa. << Non ce la faremo,
Albus, e tu lo sai. Ma hai fiducia. Nei tuoi allievi, in Potter.. ed
allora cercherò di avere fiducia anch’ io in quel ragazzo. Mi fido di te,
Silente >> . Il canuto preside gli sorrise. << Lo so, Severus. Ed
ora va da Madama Chips in infermeria. Ti striglierà ben bene! >> .
Severus Piton abbozzò un sorriso tirato, forse per non accentuare la profondità
della sua cicatrice.Inchinò
leggermente la testa ed uscì in direzione dell’ Infermeria.
Alle sue spalle, il
sorriso che Albus Silente aveva disegnato sulle labbra purpuree, si spense
trasformandosi in un sospiro. Ma non di sollievo. Un sospiro di malinconia,
intriso di nostalgia. Nostalgia per un tempo passato, per persone andate via,
per una vita che mai sarebbe tornata ad essere quella di prima. Eppure il sole
sorgeva puntuale ogni mattina, e la luna al crepuscolo ne prendeva il posto.
Seppur monotona, l ’ esistenza del mondo continuava e, se ci fosse stata ancora
speranza, sicuramente sarebbe stata migliore.
<< Ce la faremo,
Severus.. ce la faremo.. >>
Le parole si dissolsero
nell’ aria intrisa di sangue del castello di Hogwarts.
*
La ferita continuava a sanguinare, ma non poteva più
provare dolore. Si era lasciato alle spalle il confine della sofferenza. Ora
riusciva solo ad odiare. Ed odiava Lord Voldemort, odiava se stesso per essere
stato persuaso dalle sue invitanti parole alla veneranda età di diciassette
anni. Anche Potter era diciassettenne, e non avrebbe mai permesso a.. quel
demonio di portarlo sulla sua strada. MAI! Forse aveva odiato James Potter, per
i suoi gesti, per le sue parole..
Sei uno schifoso
Mangiamorte, Piton!
Riecheggiavano ancora nella sua mente. E quello sguardo
disgustato era impresso nella sua memoria.. un marchio indelebile. Potter aveva
dannatamente ragione, eppure continuò ad odiarlo, anche il giorno della sua
morte. Anche quando abbandonò un fiore sulla sua lapide di marmo. Lo denigrò
per la sua imprudenza, e per quel suo figlio, e per quella donna.. Lily..
toccata dalle fiamme dell’ Inferno.. non avrebbe mai dovuto sposarla.. non avrebbe
mai dovuto portarla via da Voldemort, scatenandone l’ ira.
<< Stupido Potter! >> . Imprecò contro di lui
ancora e ancora e ancora. Ed ancora imprecò contro se stesso perché era un
Mangiamorte ed avrebbe dovuto ucciderli.. ma lo fece il suo Signore.. e tutto
cambiò. Tutto sbagliato il loro destino, fatidico, inevitabile?
Mi fai pena, Severus.
Gli disse solo questo la rossa Lily Evans. E gli regalò
uno sguardo enigmatico. Non seppe mai interpretarlo. Lei sapeva.. sapeva tante
verità e alla fine non seppe credere. Seppe fingere, e questa verità fu la sua
morte.
Forse Silente aveva ragione. Forse ce l’ avrebbero fatta;
avrebbero istruito i maghi come degli auror. Forse avrebbero vinto. Forse. Per
adesso erano reduci da una sconfitta. Lui, la scuola, il Preside. Ed il Mondo
era ancora in battaglia, senza via di fuga.. senza tregua..
Alzò il cappuccio sulla testa. Era un Mangiamorte, una
spia ed un traditore e le sue vesti odoravano di sconfitta.
Erano stati sconfitti. Avevano perso, quella era la
realtà.
Togliti di mezzo, Piton!
Forse era giunto il momento della ritirata.
Spalancò il portone d’ ingresso e sparì nella notte.
To be
continued…
NdA: Eeeeee!! A grande
richiesta (Ma che dico?! O.O) rieccomi qui con questo capitolo scritto in tempo
da guinnes dei primati!! (Ma vieniiii!! Em.. scusate..^-^) Avete visto?Mi sto
facendo perdonare per il ritardo avuto per pubblicare il secondo capitolo. Eh?
Non sono brava? ^__^ (A scrivere non credo… NdLettore)Emmmm lasciamo
stare! Di sicuro sono moolto più puntuale di una certa persona che sta
scrivendo What about Lily&James (Evans ti odiooo!!). (-____- NdLy) (E no,
Lyussa cara, almeno queesto concedimelo!^^ Me cattivaaa!!)
Cmq, non vi lamentate!
Pensate a me che se ne sta dodici ore su ventiquattro incollata allo schermo
del computer per cercare di finire i capitoli nei limiti di un ritardo che non
sia catastrofico, con la musica a palla (W Mozart!! Em.. ok.. mia utopia per la
musica classica) ed il ventilatore ad un centimetro dalla mia faccia. (E ci credo
con il caldo che fa in questo schifo di città che prima mi nevica il 21 di
Marzo e poi mi fa crepare il 20 di Maggio!! L’ ho sempre detto che me ne devo
andare da questo buco…che aggrava anche la mia infermità mentale.. –DRIIN- ah,
deve essere la Neuro…-.-)
Ma veniamo a noi! Ditemi!
Vi è piaciuto? Non vi è piaciuto? Fatemelo sapere con una mail al mio
famigerato (no, no.. leggendario.. NdZorro) indirizzo di posta elettronica che
le mie dita si rifiutano di scrivere oppure recensendo anche questo strazio..
em cioè volevo dire capitolo!^^
Ed ora rispondiamo ai
commentini belli che riempiono il mio cuore di gioia!! ^^___^^
-Cloe: Sono felice che tu
ci abbia capito qualcosina in più. Comunque, più andrò avanti con i
capitoli,il nodo arriverà al pettine…
uhauha.. me malvagia. Sono contenta che il cap delle Dalie nere ti sia
piaciuto,e sinceramente io l ‘ ho
sempre visto un Malfoy Mangiamorte..^^
-Shinko aka Ryuko:^___^ eehhh lo sapevo che ti sarebbe
piaciuto!^^ Per chissà quale oscuro motivo, eh Shinko?eh eh.. spero che
rimarrai senza parole anche per questo capitolo!^^ (Però la recensione me la
fai lo stesso, vero? *Me profittatrice*)
-Eli e Kiara: ohhh le mie
commentatrici preferite! (Domani v’ invio i soldi.. *Me versione ‘boss’*) Voi
siete troppo buone con me, ve lo dico sempre, e voi mi riempite sempre di frasi
mielate e zuccherine (ah-a! Attentato all’ autrice!). Forse è vero che ero
drogata.. in fondo lo sono sempre.. pazza e drogata.. ormai la neuro ha alzato
la bandiera bianca! Che ci volete fare? Me si fa sempre più cattiva.. uh hu..
il povero piccolo tesorino della Paan! Harryuccio mio!! Eh eh.. saprete..
saprete.. uh uh.. Ma paragonarmi al grande King-sensei! Questo è il colmo! Per
quanto ne sia onorata, non potrò mai mettermi al confronto con il grande
maestro!!^_____^ Che ve ne pare di questo chap? Spero che vi piaccia!^^
Reensite sempre,. Eh? :))))
-Voldi weasley: Un altro
che m ’ imbastisce di caramelle!^^ Cmq grazie! Spero che questo cap ti piaccia!
Ed ora, cosa vi posso
dire di più? Solo recensite ed entrerete nelle grazie dell’ autrice (I messaggi
contorti …)!
Disclaimer:Harry
Potternon è MIO (Ahimè triste verità) ma di
J.K.Rowling e svariate case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani,
Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è fatidico” (Everything’s Eventual) non è
neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto
che fosse il contrario..T_T)
‘Dalia nera’ è di James Ellroy, grande capolavoro
del ‘900.
Tutto il resto è
invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una
mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per
tutte le stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti:a
Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di
magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le
povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia
mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado, e poi a me, a
me e a me-.-
Cos’è.. reale ?
Morpheus, The
Matrix
Capitolo
5:
Eventi
*
* *
A
Marco, per
un amore proibito
*
* *
<< Ron!
Svegliati!Roon!! >>
<< Altri cinque
minuti, mamma.. >> , grugnì nel sonno, dando le spalle alla riccioluta
Hermione.
<< Non sono tua
mamma! E devi svegliarti. Leo ha portato la risposta di Harry! >> , fu
sul punto di urlargli.
<< Si.. non voglio
andare da Piton.. >>
Hermione gesticolò
nervosamente. Gli puntò un dito fra le costole, divaricando le gambe.
<< Ronald Weasley!
Se non ti alzi da questo letto in meno di un nano secondo, giuro che ti
trasformo in un ragno! >> . Si congratulò con se stessa per la perla d’
ironia, ridacchiando.
<< Nooo!! Va bene,
Herm, sono sveglio.. >> , disse cercando di districarsi delle lenzuola
avvolte al suo corpo. Cercò di alzarsi, ma inciampò in una scarpa marrone
gettata ai piedi del letto.
<< Maledizione..
>>
<< Ron! Vuoi
sbrigarti a venire qui? >>
<< Si si.. arrivo..
>> , mormorò avviandosi verso la camera di Hermione, massaggiandosi il
fondoschiena.
Quando varcò la soglia
della piccola stanzetta, che pareva più un ripostiglio per le scope che una
camera da letto, il piccolo gufo bianco e nero gli volo attorno alla testa,
posando le zampette sulla spalla del rosso.
Coprendosi gli occhi con
una mano, domandò : << Cosa dice Harry? >>
Hermione non rispose.
Strabuzzò gli occhi,
cercando di mettere a fuoco la sua figura corruciata, dispiaciuta. << Herm? Tutto okay? >>
Ma ancora una volta la
mora Hermione non gli rispose, troppo intenta nella lettura della lettera. Ron
perse la pazienza: << Insomma, Hermione! Prima mi butti giù dal letto
alle otto di mattina, minacciandomi di trasformarmi in un ragno e poi..
>>
<< Oh, Ron, scusami
non mi ero accorta di te! >> ,l’
interruppe.
Ron inarcò un sopracciglio.
In che senso non si era accorta di lui? Gli stava urlando da cinque minuti
buoni, e lei non si accorgeva di lui?!Sei
strana, Herm.., ma preferì non indagare oltre.
<< Allora cosa ha
detto Harry? >>
<< Dice che è
bloccato a casa della vicina e che non potrà muoversi fino alla fine del mese
>>, gli comunicò tenendo gli occhi fissi sul biglietto << Spera di
riuscire ad andare a Diagon Alley per comprare i libri per il prossimo anno. Ci
farà sapere >>
<< Umpf… >> ,
biascicò. Ma Ron non potè udire la nota di delusione nella sua voce, né potè
osservare i suoi occhi colmi di lacrime. Allora forse si sarebbe chiesto
perché.
<< Cosa facciamo?
>> , gli chiese sul’ uscio della porta.
<< Non lo so, Herm.
Se lui è bloccato lì, non possiamo farci niente. Ci ritroveremo sull’ Hogwarts
Express >> , chissà come, a Ron non importava molto se Harry non era
riuscito a venire. Eppure erano amici da così tanto tempo.. ma lui era stato
sempre nell’ ombra, sempre il suo braccio destro.. sempre il secondo. Ed
Harry.. Harry era il mito, era il ‘bambino sopravvissuto’. Era Harry che veniva
nominato nei libri di storia! E lui era solo un amico.. solo Ron..
semplicemente un Weasley…
<< Ma, Ron! Noi..
non possiamo.. >> , sillabò con estrema lentezza le ultime parole, quasi
per convincere se stessa. Guardò Ron e sul suo viso potè notare solo
indifferenza, gelosia, odio.. ed invece lei.. lei cosa provava? Non lo sapeva..
non sapeva più nulla. La sua testa stava per scoppiare.
Ron le voltò le spalle.
Perché non potevano? Perché lui era un celebrità e loro solo dei comuni
mortali? No.. non l’ avrebbero fatto. In nome della loro amicizia.. in nome del
suo amore.. Uscì a passi lenti, scendendo le scale. Sentiva gli occhi di lei
puntati sulle sue spalle, ma non si sarebbe girato. Non avrebbe cambiato idea.
Per se stesso.
*
L’ accecante sole di
mezzogiorno batteva imponente sulle loro teste. Il fiumiciattolo scrosciava
monotamente, e le piante di granturco erano immobili, silenziose e rigogliose.
I brillanti chicchi di mais pendevano solenni dalle foglie verdi, e l’ erbetta
sui campi era arida e secca, vogliosa d’ acqua.
Ron gettò un ciottolo nel
torrente con molta più violenza di quanto, in realtà, avrebbe voluto usare.
Hermione sussultò.
CIAFF
Il sasso rimbalzò sulla
superficie quieta di quello specchio trasparente.
CIAFF
Rimbalzò ancora.
CIAFF
E ancora. Poi sparì,
inghiottito da un vortice. Il suo sguardo era imperscrutabile, serio, pensoso.
Quello di lei afflitto, amareggiato. Il silenzio pervenne fra di loro,taciti. Solo il quieto rumore del torente
frustava quel penoso idillio.. fra di loro, troppo cabarbi, ciechi, ed
infinitamente soli nei loro mondi di porcellana, intocabili come vetro opaco.
<< Se il sasso
rimbalza tre volte sull’ acqua, sposerò la persona amata >> fu solo un
sussurro. Hermione si limitò ad annuire, pensierosa.
Rontornò a guardardarsi la punta bianca delle
scarpe, senza pensieri, senza emozioni. Solo.
Tutt’ a un tratto, il
cielo s’ annuvolò e un dolce venticello cominciò a soffiare da nord. Un lampo
squarciò il cielo.La pioggerellina calda d’ estate prese a picchiettare su di
loro.
PLING
Cadeva leggera nel
torrente impetuoso.
PLING
Dissetava i campi aridi.
PLING
Ma le loro anime
rimanevano ancora senza risposta. Senza pace..
<< Ron! La
macchina! >> , esclamò Hermione, guardandolo sottecchi da dietro le
sottili lenti degli occhiali incantati.
Sbattè più volte le
palpebre. << Quale macchina? >>, chiese
<< Oh, Ron, la
macchina volante! Potremo andare da Harry e convincere la vicinaa farlo venire da noi! >> , gli
rispose gaia, saltando in piedi.
<< Oh.. >> ,
Ron volse il capo verso il garage in cui era custodita la Ford Anglia, un baule
pieno di ricordi.. Non avrebbe dovuto cambiare opinione, per nessuno. Ma lei
era Hermione, la sua stella, e vederla sorridere, dopo tanto tempo, lo
rinfrancò, lo rese più spavaldo, ed ancora sprofondò nei suoi occhi nocciola,
perdendosi nella loro immensa bellezza, rimanendo senza parole. Come sempre.
Lei era Hermione. Quella stessa ragazza che entrò ciarlando nella sua vita, e
penetrò negli abissi inesplorati del suo cuore. E l’ amava? Forse non l’ amava,
ma era Hermione, ed il resto non aveva importanza.
*
Ottenere il permesso di mamma Weasley non fu facile, ma
alla fine vinsero loro.. come sempre.. monotono.
Infilò la chiave, ingranò
la marcia e, inserito il turbo invisibile, sorvolaronoOttery St. Catchpole e, giocando a
nascondino con le giocose nuvole fresche di purezza, accellerò in direzione di
Little Whinging.
Ancora alcune goccioline
della pioggerellina estiva cadevano silenziose sul vetro immacolato della
vecchia Ford. Hermione continuava imperterrita a guardare fuori dal finestrino
semi-aperto, lasciando che il vento umido di pioggia le rinfrescasseil volto e la facesse ondeggiare i capelli
ramati.Si raddrizzò gli occhiali sul
naso con un gesto nervoso, ma Ron non potè vederlo. Osservava il cielo dinanzi
a sé e, di tanto in tanto, scendeva sotto le nuvole osservare la strada, ma in
fondo non poteva vederla. Erano troppo in Paradiso.. Guardava l’ immensità del
mondo e non se ne stupiva. Eppure avrebbe dovuto. Ma loro non erano più sulla
Terra. Vagavano in un’ altra dimensione, attraversando le nuvolette bianche,
forando il cielo terso. Sperduti? Non avrebbe significato nulla. C’ erano solo
loro due, uno spiraglio di Eden e, se solo lei fosse stata con lui, allora non
sarebbero mai scesi di nuovo nell’ Inferno. Ma lei non c’ era, persa in chissà
quali sofferenti pensieri, e in quella macchina c’ era solo il suo corpo..
meraviglioso e puro.. inviolato. La sua anima, mina vagante, spirito senza mèta
imprigionato in un sogno senza fine.
E lui rimaneva impalato,
inqueito e senza parole, senza che i suoi occhi potessero guardarla,
assaporarla in tutto il suo splendore, in tutta la sua leggenda e sperò che il
vento gli susurrasse in un orecchio ciò che il suo cuore bramava di ascoltare.
Ed il ventò soffiò, urlò le parole dell’ amore ma solo gli stolti le poterono
ascoltare. Loro erano sordi.
*
Leo non era tornato con la risposta. Aveva
pensato di mandare Edvige, ma poi pensò che forse non avevano voluto
rispondere. Ma quel contatto con il suo mondo, il filo sottile delle parole che
lo legava alla magia, ad Hogwarts era così importante per la sua anima in
tormento, penosa.
Le giornate scorrevano
dinanzi i suoi occhi smeraldo, afose, invariate, ed il vento caldo d’ Agosto
carezzava le cime degli alberi e i fiori di pesco rinsecchiti. Tutto così privo
di vita.. L’ isolato di Privet Drive continuava a rimanere vuoto e desolato. In
lontananza si udivano gli echi di risa di bambini. O forse era solo uno scherzo
della sua mente. Casa Figg, immensa, era diventata la sua gabbia. Una
punizione. Per cosa? Forse per aver salvato il mondo in quegli ultimi sette
anni? Follia. La vecchia Arabella scorrazzava di qua e di la per il soggiorno
e, sovente, si rintanava in una delle sconosciute camere della soffitta. E lui
rimaneva solo ad osservare il sole nascere, tramontare per poi cedere il posto
alla delicata e mitigatrice luna. Se avesse potuto usare la magia, allora
avrebbe potuto montare a cavallo della sua Firebolt e sorvolare i cieli tersi
della Londra magica, sfiorare le nuvole e giocare a nascondino con le stelle.
Ma erano solo illusioni, i suoi mesti sentimenti rinchiusi in un pensiero
fuggiasco e trasgressivo, portato via dalle sue memorie dal vento caldo di un’
estate che andava svanendo.
Socchiuse la finestra. Un
fulmine cadde poco lontano, giacendo in un campo bagnato dalla leggera pioggia
che da poco aveva cominciato a cadere sulla testa del giovane mago, assorto in
ricordi sofferenti. La sua vita. I suoi genitori. Lord Voldemort. Il suo mondo.
La sua dannazione eterna, una saetta nella mente in delirio, senza più
controllo.
Osservava le goccioline
calde e umide nascosto dietro il vetro opaco ed invidiava la loro libertà, e la
loro vita perché, seppur breve, essa era libera di esistere. Invece la sua vita
era un abisso oscuro dentro cui morire. La sua non era vita. Era morte. E il
suo soffio gelido, la tunica nera, le mani di ghiaccio, gli occhi scarlatti, e
la lingua di serpente..
Devi essere molto
coraggioso se pronunci il suo nome.. o molto sciocco
Voldemort.. e l’ avrebbe urlato al mondo intero se ce ne
fosse stato bisogno.
La paura di un nome non
fa che incrememntare la paura della cosa stessa!
E la paura che li avrebbe accomunati, un giorno. La paura
in quel passato di massacri, bugie, tradimenti, amori segretamente nascosti
dagli scintillii delle bacchette, dai passi felpati di cani neri, cervi, topi e
lupi nelle profondità di una foresta incantata e proibita.. come quella sua
magia. Proibita.
La pioggia continuava a
cadere sui tetti dei palazzi, sulle strade, sui prati ma lui sembrava non
accorgersene. Lo speaker del telegiornale stava blaterando qualcosa sul
miglioramento delle condizioni atomosferiche, o qualcos’ altro sui campionati
regionali di football. Le sue orecchie erano sorde. Il picchiettio delle gocce
di pioggia sul terreno rimbombava nella sua mente, facendo emergere eventi
dimenticati. Eventi. Erano solo eventi? O c’ era un’ altro significato dietro
di essi? Erano solo eventi, si disse, e continuò ad osservare la pioggia
scendere.
To be continued…
NdA: Bene, miei
ragassuoli, siamo arrivati al quinto capitolo!! Me nn può ancora crederlo! E
tutto questo grazie alle vostre *meravigliose* recensioni!!^^
Lo so, lo so, ci metto un
anno per aggiornare ma nn è colpa mia!! E’ cominciato tutto per il quarto
capitolo che non riuscivo ad inserire, ed è successo un macello (Ne so
qualcosa..-.- NdErika-la-webmistress). Quindi perdonatemi x questo ritardo, il
capitolo era pronto da un secolo, ma poi sn stata via 10 gg e allora… (seee
tutte scuse NdLettori)
Ma, veniamo a noi! I
vostri commenti riempiono il mio cuore di gioia inaspettata!^______^
-Cloe: Sai succede a
molti di dimenticarsi cosa stanno leggendo.. specialmente i capioli delle mie
fic.. Ma scherzi a parte (mica tanto..) ti ringrazio moltissimo, e spero che tu
stia a casa e che ti possa godere questo chap (godere.. ma và là nn
esageriamo..)
-Kiara: Harryusso
mioooooooo *__* em.. bene dicevamo.. Grazie mille tesoro, per i complimenti
(Ehi, Harry, c’ è un’ altra pretendente) (dov’è?! Dov’è?! NdHarry) (‘Nfame.. Nmia).
Bè adesso si sta un più freschi.. almeno da me.. Ah, l’ amata Puglia (miii, ma
che scrivo??).. Cmq, spero che questo capitolo ti sia piaciuto, Kiarucciaaaaaaa!!
Ah, e se vedi quella sfaticata della Eli.. ORDINALE di rispondermi allamail ma-cosa più importante- dille di
AGGIORNARE WaL&J (Intermediari… NdKiara)
-Eli: Oh…!!! Quale
gioia!! La mia commentatrice preferita.. (A-ehm.. NdCommentatori) (Scherzavo,
ragazzi, scherzavo Nmia) Sn ultra-mega-contenta che i capitoletti ti
piacciano.. per chissà quale oscuro e arcano motivo.. Bene, piaciuta la
frecciatina, eh=? ^______^ ME si diverte un casino.. nn puoi immaginare quanto!
Sghsghs.. J Cm sn cattivaaaa!! Ritornando a noi.. dici
che ci sta la visita alla tana? Bo.. avevo in mente qualcos’ altro.. qualcosa
che riguarda il quinto libro.. Il dissennatore-
nel-primo-capitolo-noi-sappiamo-quale.. però poi mi sembrava troppo spicciato
al libretto della Rolli e inoltre Strek nn me la legge la fic se c sn Spoiler
(Profittatrice… -_____- NdStrekkù) !!Ahahah!! Em.. cmq si vedrà.. Mha.. Spero
di nn metterceli davvero gli spoiler nel prossimo capitolo anche se sono
mooolto tentata… (Ah, lunedì mi ordino il libro di HP!!) Ed ora, Eliussa vedi
di aggiornare What about.. sennò.. la MORTE!! Cadrà inesorabile su di te.. aahahahah!! ß (Risata demoniaca) Spero che anche questo cap ti
piaccia. Un bacio.
-Voldy Weasley:O.O Ohh mi fai
arrossire!! JGrazie mille! :) Davvero è la storia che
cercavi? Non è che vorresti commentare un’ altra storia e invece poi ti ritrovi
a commentare questa x sbaglio, eh? Può capitare.. ih ih.. cmq spero ke qsto cap
ti piaccia!!
-Strekon (Che mi ha
mandato una mail) Te l’ ho detto io, sei troppo buono con me!^____^
Bene, ed ora ditemi se
questo cap vi è piaciuto o nn vi è piaciuto cn una mail a Pan_z@inwind.it oppure lasciandomi una
piccola, microscopica recensione!;__; vi paaaagoooo!!
Al prossimo capitolo (Che
è già in fase di scrittura. Nn sn brava?^^) e RECENSITEEEE!! Altrimenti..
potrei anche smettere di scrivere il cap. 6.. (C faresti un favore.. -.-
Ndlettori) (Grazie mille x l’ incoraggiamento!! Nmia)
Capitolo 7 *** Capitolo 6: Così lontani, così vicini ***
TUTTO E’ FATIDICO
TUTTOE’FATIDICO
Disclaimer: Harry Potter
non è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case editrici tra
cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via dicendo.
“Tutto è
fatidico” (Everything’s Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King,
e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)
‘Dalia nera’ è
di James Ellroy, grande capolavoro del ‘900.
Tutto il resto è
invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né Stephen King, solo una mediocre
scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le
stramberie che scriverò.^.^
Ringraziamenti:
a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa
di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le
povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia
mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado, a Giuseppe,
perché gli uomini sono proprio cechi, e poi a me, a me e a me-.-
.. Non giurare affatto.
O, se proprio vuoi farlo, giura
sulla
tua amorevole persona, il dio che
io venero, e io ti crederò ..
Romeo
e Giulietta, William Shakespeare
Capitolo 6:
Così lontani, così vicini
* *
*
A
Sarah, perché siamo
davvero
lontane
* *
*
1
L’ aria era
umida. Si sentiva un vago odore di pioggia. Gli ombrelli erano in agguato tra
le mani della gente, in procinto di aprirsi per schermarli dal bagnato. Non ci
sarebbe stato niente di strano nell’ essere bagnati. Spesso si domandava perché
tutto era così in fermento: le macchine che correvano veloci sperando di
incotrare un semaforo verde, le casalinghe che si affrettavano nei negozi per
tornare nelle proprie case per preparare il pranzo, gli studenti delle
‘modernissime’ scuole private che camminavano spediti verso il portone d’
ingresso delle loro lussuose ville per paura di sporcarsi il cravattino bianco
e la giacchina blu.
Tutto scorreva
inesorabilmente. Il mondo muoveva i suoi passi verso il futuro: il futuro era
un’ abitazione confortevole, i lasciapassare per i parcheggi, le serate di alta
moda nei locali più ‘in’.
Il concetto di
evoluzione. Una scimmia che casualmente ha chiamato un altro suo simile ‘uomo’.
Questa è stata l’ evoluzione.
Una tiepida
gocciolina gli sfiorò l’ occhio destro.
L’ agitazione
scorreva impetuosa come l’ elettricità nei fili del telefono. Era in atto un
silenzioso processo innovativo che avrebbe condotto la Terra e tutti i suoi
abitanti a sfiorare l’ inimmaginabile. Il mondo stava andando avanti. E con lui
la civiltà più erudita, più colta, più attenta ai messaggi surreali che
venivano trasmessi mediante le ‘onde’ ipnotizzanti delle stazioni televisive.
Quella parte della popolazione avrebbe continuato a vivere. E non avrebbe fatto
caso ai cadaveri che si sarebbe trovata sotto i piedi. Quello che rappresentava
la vera civiltà. Quello che gli altri chiamano ‘spazzatura’, perché il Mondo
non è altro che una discarica.
Le goccioline
cominciarono a scendere timide dalle nuvole grigie che occupavano
prepotentemente il cielo della Londra Babbana. Ogni cosa era in fermento. Solo
per qualche goccia di pioggia. Gli ombrelli si confondevano, mimetizzandosi con
la natura cirostante. La gente sembrava non accorgersi di lui. Ognuno aveva
certamente qualcosa di più importante che guardare unuomo senza ombrello. A Draco questo non
importava. Lui era Draco Malfoy, il resto erano solo esseri umani. Per di più
babbani. Un termine così rivoltante. Però, in fondo, si disse, sono un’ altra
realtà. Almeno non sono Mezzosangue.
Nessuno ha chiesto il tuo parere, sporca
Mezzosangue!
In quella realtà
lui non esisteva. Era un fantasma che aleggiava senza corpo fra le vie bagnate,
tra di loro, in mezzo a quella piccola parte di Universo che cercava di non
accettare ciò che era così lampante agli occhi. Si ostinavano a rifiutare la
magia, la sola esistenza era sprezzante. Ciò che era magico non esisteva. Come
quelle favolette che raccontavano ai bambini prima di addormentarsi. Le piccole
fate dei boschi.. C’ era una volta in un regno incantato.. Tutte stronzate.
La magia era
ovunque. Scorreva impetuosa come la pioggia su di lui. Dominava su ogni
elemento. Anche l’ acqua si piegava al suo cospetto: poteva vedere le minuscole
goccie inclinarsi leggermente al passaggio di quell’ alito caldo e incolore, la
sola presenza del parallelo pianeta di cui si poteva udire il silenzioso
chiacchiericcio. Una sottile linea nel vuoto, così esile, così incrinata dalle
schegge della menzogna che non erano più l’ eccezione, ma la regola.
Avrebbe potuto
allungare la mano, sfiorare con le dita bianche la parete di vetro trasparente,
sentirsi a casa. Ma lui non aveva una casa. I suoi occhi si velarono
impercettibilmente di malinconia, mentre la pioggia continuava a scendere,
narrando una storia incomprensibile, mormorando dei tempi passati, di quella
veneranda età che è rimasta indietro, assieme a coloro che non sono stati
capaci di incamminarsi lungo la
Via del Vettore che li avrebbe portati ‘avanti’. In un dove e
in un quando sconosciuti. L’ ‘adesso’ della morte e della sofferenza.
Tutto è fatidico, Draco
E lo chiamano
fatidico, questo!, sbottò mentalmente.
Lo scrosciare
era diventato un flebile sussurro, un eco in lontananza. Il tempo era grigio,
l’ aria era rarefatta e pesante. La gente si affannava e le macchine si
accalcavano in prossimità degli incroci. Continuò a camminare. Non conosceva il
motivo che l’ aveva spinto in quella branca di Londra. Quella branca che non
gli apparteneva, a cui non apparteneva. Ma, d’ altronde, lui non apparteneva a
nessuno, non era padrone di nessuno. Era un umile servo, devoto al suo Signore
Oscuro che progettava vendetta contro chi aveva osato ripudiarlo e infine
sfidarlo.
Era uno spirito
in bilico tra due mondi, incapace di decidere quale strada percorrere, e la sua
vita era un cero acceso nelle Sue orride e putrefatte mani. Che cos’ era
diventato Draco Malfoy? Non era diventato nessuno, non era niente, era..
Sei uno schifoso verme, Malfoy!
Tutto si
susseguiva come in un vecchio film in bianco e nero. Troppo veloce ora, troppo
lento poi. Tutto era nero, ed era senza speranza. Ma nulla sarebbe potuto
apparire più nero di lei. Quella puttana da due soldi con i capelli neri al
vento e gli occhi scuri puntati su di lui. E quello sghignazzante volto in
preda ad un attacco di malsana felicità. Bellatrix Lestrange.
E lui se ne
stava lì come un idiota ad osservarla prendersi gioco di lui. Perché era così
lampante, così pazzescamente viva la sua voglia di scoparlo ancora come se
fosse uno stupido damerino nelle sue mani.
Fermo in quella
strada, lei si avvicinò piano facendo strisciare sul terreno bagnato la tunica
nera, gli occhi vuoti fissi su di lui. Era incapace di muoversi. Perché?, si
chiese ma gli sembrò che l’ avesse gridato forte.
<< Perché
sono bella e tu non mi puoi resistere, Malfoy >>, disse piano, a pochi
centimetri dalla sua bocca. Draco sorrise malignamente.
<< Quando
smetterai di leggermi nella mente? >>, le chiese, cercando di mantenere
un tono di voce serio, cercando di nascondere l’ ilarità perversa che vi era
implicita.
Lo guardò
accigliata. << Ti leggerò i pensieri fin quando vorrò, piccolo Draco. Fin
quando non sarà in grado di capire se la tua coscienza si sovrappone a quella
di tuo padre >>
Draco si sforzò
di essere il più naturale possibile. << Io non sono mio padre! >>
Bellatrix rise
compostamente. << Certo, Draco, certo! Ma, d’ altronde, porti il suo nome
dietro il tuo. E di certo lui non può ammettere altri traditori fra i suoi servi
>>
Il volto di
Draco era una maschera d’ odio e rabbia. Aprì la bocca per controbattere, ma
lei lo zittì con una mano. << Non è questo il luogo per riversare i tuoi
effimeri sentimenti su di me, giovane Draco >>
Si guardò
intorno nervosamente, muovendo gli occhi velocemente da una parte all’ altra.
<< Ma cosa..? >> La mano della Mangiamorte era scattata sulla
bacchetta. << Ascolta invece di parlare! >>, sibilò crudelmente.
<< Qualcuno non gradisce la nostra presenza.. >>
<< Non
capisco.. >>, ma non finì la frase perché in quel momento lei gli prese
la mano e lo spinse violentemente in un vicolo buio. << Zitto Malfoy, che
Dio ti maledica! >>
<< L’ ha
già fatto, Lestrange >>, mormorò stizzito. Gli parve di scorgere
compassione sul volto della donna, ma
poi si disse che nulla di umano avrebbe potuto sfiorare il suo cuore gelido,
come il ghiaccio più imperituro. Erano mostri in cerca di salvezza. Entrambi,
accomunati dallo stesso fato avverso. Fatidico. La ruota del destino che gira e
ritorna sempre da dove è partita. Il vuoto incolmabile della solitudine.
Il cielo
continuava ad essere grigio; ciò contribuiva a rendere ancora più tetro l’
ambiente. Erano avvolti dal buio. Draco non riusciva a vedere ad un palmo dal
suo naso, ma percepì distintamente il seno di Bellatrix premuto contro il suo
petto e il suo fiato corto sul collo. Udì dei passi veloci avvicinarsi,
qualcuno gridare indistintamente qualcosa, ma quando loro arrivarono, i due
Mangiamorte erano spariti con un impercettibile Pop!
2
<<
Dannazione! >>
<< Calmati
Sirius.. >>
<< No che
non mi calmo! Dovevate prenderla.. eravate così vicina a.. quella maledetta
puttana!>> Forse osò troppo alzando il tono di voce. Il quadrò della
signora Black cominciò ad urlare sguaiatamente, blaterando frasi incomprensibili
contro i nuovi inquilini del numero dodici di Grimmaud Place. Da quando l’
Ordine era tornato operativo, casa Black era divenuta la sua sede. Sirius e
Molly Weasley avevano cercato in tutti i modi di sbarazzarsi di quell’ orribile
quadro e del suo fedele elfo domestico ( << Fuori di qui, Kreatcher!
>>) ma sicuramente –Sirius ci avrebbe scommesso i pantaloni- l’
originaria padrona di casa, dopo la sua morte, aveva fatto un incantesimo di
magia oscura su tutti i manufatti e i quadri dell’ abitazione così da rendere
impossibile il loro disfacimento. La signora Black continuò a urlare (<<
Sudici Mezzosangue! >>), ma i due uomini in salotto non diedero peso all’
avvenimento. C’ era qualcos’ altro di pià urgente di cui discutere.
<< Scusa..
>>
Albus Silente
sorrise, chiudendo in segno di assenso gli occhi dietro gli occhiali a
mezzaluna. << Non fa niente, Sirius. Ora calmati e cerca di riflettere..
>>, disse bonariamente,ma ancora
una volta l’ Animagus l’ interruppe furioso: << Come posso riflettere?!
Ci eravate così vicini! Lestrange potrebbe fornirci più informazioni di quante
non ce ne direbbe Malfoy.. >>
<< Io
credo, invece >>, proseguì il mago << Che Bellatrix non sarebbe
disposta a rivelarci nulla sul suo Padrone. Non di sua volontà, di certo.
>>. Accennò un piccolo sorriso, che però svanì subito dal suo volto.
<< Ma Albus! Lei è il braccio destro di Voldemort! Ora che Malfoy non c’è
più.. >>
<< Ora che
Malfoy non c’è più, devo occuparmi della vita di Draco >>, disse solenne.
Sirius storse la bocca, disgustato. Anche se era un parente, lui era un Malfoy.
E un Mangiamorte.<< Ed anche tu..
>>, incominciò il preside ma venne zittito bruscamente dal suo
interlocutore: << No, questo non è compito mio. E tu lo sai. A questa
famiglia ho dato più del dovuto >>
Silente annuì,
pensoso. << Lo so, Sirius. Ma Draco è uno dei miei studenti ed io, in
qualità di preside di Hogwarts, ho il dovere di preservarlo dal male che
incombe su di noi. >>
<< Il
male, purtroppo, l’ ha già portato tra le sue braccia >>. Sirius scattò
in piedi, cominciando a percorrere con lunghi passi la stanza. Il male ha preso
tutti noi, Silente, pensò. Ed era vero. Maledettamente vero, come se fosse ieri
quella realtà effimera che vedeva Sirius Black e James Potter come fratelli
nella grande scuola di Magia e Stregoneria. La storia si stava ripetendo. Ma
quale sarebbe stata la sua conclusione.. questa volta?
Il preside lo
guardò camminare inquieto, sopportando l’ audace silenzio del pomeriggio afoso
di Londra. Non servivano certo parole per placare l’ animo irrequieto di un
mago come lui. L’ orologio ticchettava rumorosamente, rimbalzando fra le
pareti. Il tempo continuava a scorrere.
<< Lo
senti questo, Sirius? >>, esordì ad un tratto l’ uomo anziano seduto
sulla comoda poltrona rossa. Sirius si fermò di colpo, rivolgendogli uno
sguardo interrogativo. << Il giorno sta camminando sotto i nostri occhi, la Luna sta sorgendo lì dove il
Sole tramonta. Il londinesi accerchiano un fuocherello, aspettando i rintocchi
della Grande Torre che dirà loro che è ora che mettano sotto i denti qualcosa
di invitante e sano. Gli uccelli tacciono in coro, il fiume si quieta. Tutto
attorno a noi si trasforma. Muta con il passare dei minuti, dei giorni, dei secoli >>
<< Non
capisco cosa tu voglia dirmi >>, disse con una nota di sarcasmo Black.
Il vacchio mago
gli si avvicinò, posandogli una mano bianca e rugosa sulla spalla,
stringendogliela appena. << Domani è un’ altro giorno, amico mio. Star
qui a rimuginare su un tentativo fallito non porterà a nulla- o certamente a
nulla di buono >>, rise tra se e sé. << Noi siamo soldati, come lo
eravamo ieri, come lo siamo sempre stati. Questa è la nostra forza. Questa è la nostra speranza. >>
<< Speranza.. non c’è più niente in cui
poter sperare.. >>, mormorò piano l’ Animagus.
<< Bisogna
aver fede, fiducia >> Silente lo guardò sottecchi.
<< Piton
>>, lo guardò, consapevole della sua affermazione, non cercando più nulla
che gli potesse rivelare una alquanto inaspettata risposta negativa sul viso
invecchiato dell’ uomo, che già lui ricordava malato e stanco. Si chiese se
Albus Silente avesse avuto una giovinezza. << E io dovrei aver fiducia in
Piton? >>, lo guardò ma ciò che
ricevette fu un sorriso. Dopo tanto tempo. E Sirius non potè fare altro che
sciogliere per un attimo i suoi antichi rancori –o forse li avrebbe sotterrati
per un po’- e crogiolarsi anch’ egli in un radioso sorriso, misto a nostalgia. Ka, avrebbe detto James. Ed allora
sarebbe stato Ka.
La ruota del
destino. Impossibile fermarla. Impossibile prevedere ogni sua mossa. Perché
essa ha il potere, e gli uomini non hanno altro che la facoltà di ascoltarla
girare con il suo dolorante cigolio.
3
Casa Figg era
assopita. La calura estiva aveva deciso di allontanarsi momentaneamente dall’
isolato di Privet Drive, concedendo un attimo di respiro a tutti i suoi
abitanti che erano ritornati alle loro monotone attività: falciare il prato,
lavare l’ auto, spiare la casa dei vicini. Ogni cosa era tornata al suo posto,
ricominciando a percorrere il sentiero petulante della monotonia di tutti i
giorni.
O meglio, questo
valeva per tutti gli inquilini della grandi case quadrate del quartiere
babbano, meno che per l’ abitazione all’ incrocio con la silenziosa Magnolia
Crescent. E, sicuramente, l’ anormalità
che aleggiava in casa Figg aveva intaccato anche l’ assoluta tediosità della
vita degli ‘altri’. Non erano infatti passati poco più di tre giorni da quando
la sgangherata Ford Anglia della famiglia Weasley era atterrata rumorosamente
nel vialetto difronte la villetta, rovesciando rumorosamente alcuni dei bidoni
dell’ immondizia accantonati in un vicolo sudicio e oscuro. Avrebbero intaccato
la regalità dei londinesi. Oh, certo.
La brezza della
sera aleggiava leggera e fresca, attraversando le finestre socchiuse della
piccola stanza in cui dormivano beati due ragazzi. All’ apparenza, sarebbero
potuti passare percomuni diciassettenni
in cerca di guai. Questo, per i comuni occhi della comune gente di Londra.
Loro, in realtà, erano molto di più di quanto non si sarebbero immaginati. L’
altra parte del mondo. Il riflesso dello specchio dove ognuno di loro non era
nessuno. Ed Harry lo sapeva. Tra ‘gli altri’, egli era un ragazzo. Con un solo
articolo indeterminativo a fare compagnia alla sua ombra, senza che alcuna
persona conoscesse il suo nome. Lui non c’ era. E, a volte, lo apprezzava.
Godeva del fatto che la gente che gli camminava accanto non conoscesse il suo
nome, né il suo volto coperto da una leggera peluria, e quelle volte in cui lo
fermavano per chiedergli sgarbatamente e frettolosamente l’ ora, guardandolo
dritto negli occhi, Harry continuava ad essere un fantasma.
Ron si mosse nel
sonno, borbottando silenziosamente qualcosa che Harry non potè udire. Sorrise
spontaneamente. Di quei tempi, uno di quei sorrisi era prezioso. La notte s’
inoltrava nel fitto dell’ oscurità. Il silenzio pervadeva fastidiosamente nell’
ambiente. Harry odiò quel silenzio, perché continuava a sussurrargli nell’
orecchio frasi sconnesse. Forse, si disse, non sono capace di ascoltarlo. Si
dice che la notte è giovane, Potter ne era sicuro. Si distese sul letto a
pancia in su, guardando danzare le ombre. Ron e Hermione dormivano della
grossa, emettendo di tanto in tanto suoni grutturali. Si chiese dove fossero
davvero. Erano finiti in un baratro senza luce. Ron? Hermione? No, loro no.
Stanno solo sognando. Io invece non ci sono. Sono perso. Senza di te...
Con quest’
ultimo pensiero, chiuse gli occhi, sprando di trovare sollievo in un sonno
senza sogni.
4
Aprì gli occhi.
Piano, affinchè la luce del giorno non glieli ferisse. Ma si accorse presto che
non c’ era il sole fuori la finestra. Non c’ era luce, e di certo quella non
era la stanza dove alloggiava con Ron e Hermione. L’ ambiente era scuro, l’
odore dell’ umidità gli penetrò nelle ossa. Si guardò attorno, spaurito. Tentò
di gridare, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
Un tintinnio
familiare attirò la sua attenzione: qualcuno stava raccogliendo delle ampolle
dal pavimento. Una grande libreria torreggiava alle spalle dell’ uomo in nero.
Il resto dello spazio era vuoto, le pareti nere, ora si sentiva odore di caffè.
Forte.
Harry si passò
una mano sul viso; lo faceva sempre quando c’ era qualcosa che lo preoccupava.
Hermione glielo avrebbe fatto notare.
Sai che c’è
Herm?, disse alla figura della ragazza che la sua mente aveva proiettato nel
vuoto. C’è che mi chiedo dove diavolo sono finito!
L’ uomo
continuava imperterrito a raccogliere le bottiglie trasparenti, non sembrava
essersi accorto della sua presenza. Nessuna finestra faceva denotare che fuori
tutto fosse vivo. Lì era notte, Harry non si sarebbe meravigliato se avesse
trovato un cadavere nascosto in un angolo.
L’ aria era
pesante, e faceva freddo. La figura incappucciata aveva raccolto anche l’
ultima ampolla e, dopo averle poste in un doppio scomparto della libreria –un
classico, pensò con una smorfia-, aveva preso un libro.
Prese a
sfogliarlo, gettando occhiate furtive all’ oscurità, come se sentisse la
presenza di altri.
No, non era
Harry, poiché lui stesso sapeva che non erano soli. Il fruscio del mantello
attirò la sua attenzione: scrutò la stanza, acuendo l’ udito, aspettando di
sentire qualcosa. E qualcosa sentì.
Qualcuno sussurrò. Harry si chiese come potesse avere un suono un sussurrò, ma
poi si disse che troppe volte aveva sentito sul collo quello spostamento d’
aria gelida. E doveva essersene accorto anche l’ altro uomo perché chiuse di
scatto il libro, si tolse il cappuccio dal capo, lasciando ricadere i capelli
untuosi lungo le guance pallide.
Con un altro
scatto tese la bacchetta nel vuoto, riducendo gli occhi neri a due fessure.
Gettò un ultimo sguardo alla sua destra e poi scomparve dietro la porta di
legno.
Il mormorio
aumentò di intensità, ma quasi Harry non se ne accorse: tutto stava diventando
ovattato. Tutto sfocato, tutto ritornava a essere irreale. Perché quello
certamente non poteva essere reale. Avrebbe riconosciuto tra mille quei capelli
uniti, gli occhi piccoli e quel naso adunco. C’ era da chiedersi il perché.
Udì dei sussurri
concitati e poi dei risolini provenire dall’ uscio della porta dietro la quale
era scomparso Severus Piton. Qualcuno emise un grido strozzato, come quando
Harry e Ron sgattaiolavano sotto il mantello dell’ Invisibilità giù per il
corridoio che portava a Hogsmeade e Ron pestava accidentalmente un piede ad
Harry. Non seppe dire perché quella sensazione gli pervase i sensi; la stanza
stava accartocciandosi su se stessa, vorticando febbribilmente. Le pareti
sembrava volessero imprigionare Harry nel sogno –perché quello doveva essere un sogno, e nella
confusione generale la saetta scolpita sulla frante cominciò a pulsargli
dolorosamente, quasi uccidendolo.
Ma, qualche
istante prima che se ne andasse, ebbe la certezza di aver sentito quel
familiare fruscio di mantello e due occhi vispi e inquietanti guardarlo
sottecchi dietro le lenti tonde.
Pur non avendo
mai provato realmente niente del genere, in quegli occhi azzurri Harry si sentì
a casa.
5
<< Non
avevo mai visto tanta agitazione tutta in una volta! >>
<< Ron,
sei tutto che rendi tutto così difficile >>
<< Io? Ma
sentitela! Harry diglielo tu che ho ragione! >>
<< Harry
vorrai scherazare spero! >>
Sbuffò. Si passò
distrattamente una mano tra i capelli ribelli, cercando di isolarsi da quella
monotonia. Più si sforzava di capire cosa
esattemente stava accadendo ai suoi migliori amici, meno riusciva a trovare un
senso logico alla sua affannata ricerca.
È l’ età, soleva
dirgli una voce nella sua testa. Di recente ne sentiva così tante che gli
suggerissiro cosa era meglio fare.. Si, è decisamente l’ età.
<< Ragazzi
non lo so! Sbrigatevela da soli! >>, disse spiccio. Non aveva intenzione
di mettere il dito tra le loro questioni, un giorno o l’ altro avrebbero dovuto
aprire gli occhi!
<< Ma
Harry! >>, replicò in tono quasi scandalizzato Hermione.
<< Siamo
–sono- venuti qui per comprare i libri per Hogwarts, non ho intenzione di
perdere tempo! >>, la sua voce risuonò troppo adulta alle sue orecchie.
<< Ora, se non vi dispiace, vado a comprare questi maledetti libri, anche
da solo. Ne ho abbastanza delle vostre liti inutili! >>
Lasciò Hermione
e Ron sbigottiti guardandolo avviarsi verso la strada maestra di Diagon Alley
che l’ avrebbe condotto alla libreria Il
Ghirigoro. Dalla notte precedente Harry era cambiato, come se qualcosa lo
turbasse. Oh certo, c’ era quella sua dannatissima cicatrice aggiunta al fatto
che il più potente Mago del Mondo lo stesse cercando.. ma lui sapeva questo. Ci era abituato, diamine
ci conviveva da diciassette anni con quella dannata sensazione di avere sempre
gli occhi altrui puntati alle spalle! Loro conoscevano i suoi sentimenti, erano
i suoi amici –forse gli unici, pensò Ron. L’ avrebbero aiutato, se solo gli
avesse chiesto veramente aiuto.
Ma lui e quel
suo fottutissimo orgoglio non potevano cedere, vero?
Che si fotta,
allora. Che si fotta lui e la sua vita del cazzo!
<< Ron..
>>
Hermione lo
riportò alla realtà. << Si, andiamo >>, le ripose brusco, già
intuendo quale sarebbe stata la sua domanda. Ed ebbe la premonizione anche
della seguente.
<< Cosa
gli è preso? >>
Il rosso alzò
sconfortato le spalle. << Non lo so, Herm. Lui non è più l’ Harry che
conoscevamo.. purtroppo.. >>
Hermione sospirò
rimettendosi gli occhiali a posto sul naso. << Pensavo fosse contento
quando siamo arrivati da lui.. ed ora ci tratta come due perfetti estranei!..
>>, si fermò. La Londra Babbana
camminava lesta per le vie larghe del borgo, a volte sfiorandola
accidentalmente. Hermione non vi diede peso. Ora c’ era qualcosa di più
importante che le catturava la cognizione del tempo e della sensibilità.
Avrebbe solo voluto sapere che cosa.
<< A volte
vorrei che non fosse così.. >>. Lasciò la frase sospesa nell’ aria, forse
aspettando
(sperando)
che Ron vi
aggiungesse altre parole.. anche le più stupide.. solo per sapere che anche lui
la pensava allo stesso modo.. ma Ron continuò a camminare in silenzio, alzando
lo sguardo su qualche vetrina che riportava le effigie del Quidditch.
Percorsero taciti le vie massacrate dallo scalpiccio dei Maghi che
trotterellavano allegri, senza preoccupazioni. Credendo a quell’ idiota del
direttore de Il Cavillo o alla
menzogna della Gazzetta del Profeta.
Senza che la cruda realtà li toccasse realmente.
Hermione sospirò
affranta, non aggiungendo altri pensieri commemorativi ai suoi ricordi
infranti. Percorse veloce la distanza che la separava dal ragazzo, anch’ ella
tenendo la testa china, muovendo i passi tra l’ obliqua società del mondo.
6
Il campanello
trillò gioiosamente quando Ron e Hermione aprirono la porta d’ ingresso della
libreria. Si affacciarono timidamentesull’ uscio, quasi timorosamente. Di certo non avevano vissuto delle
belle avventure con il proprietario de Il
Ghirigoro, di solito sempre traboccante di Maghi e Babbani –si, a volte
anche loro- intenti a stordire Sir McPhuff con le loro lagne o liste
interminabili di libri di testo. Molte volte era capitato loro di essere
travolti, catapultati a terra sopportando il peso di ogni singolo individuo.
Invece, ciò che videro e che udirono li lasciò senza fiato.
Silenzio.
Un vuoto
incolmabile. Tranne per loro, naturalmente e per l’ allegra campanella che
trillò ancora quando la porta si richiuse. Gli scaffali pieni di libri si
ergevano paurosi come mai loro si erano aspettati sulle loro teste. L’ ambiente
odorava di muffa. Un insopportabile odore di ristagno.
Si guardarono
intorno. Al banco, se ne stava, girato di spalle, intento a catalogare alcune
pergamene, George McPhuff. Sembrava preso in uno strano stato di trance, semi
cosciente di ciò che accadeva attorno a lui. Ron si schiarì la voce.
Niente.
Hermione lo
guardò sottecchi, ma lui non ricambiò il suo sguardò. Sbuffò adirata e, senza
una parola, si inoltrò nella giungla di libri alla ricerca di Harry.
Ron gettò un’
occhiata veloce ad Hermione che si allontanava furtiva, poi suonò il piccolo
campanello sul banco di legno, quasi distrutto dal lavoro incessante delle
tarme.
<< Signor
McPhuff.. >>
L’ uomo sembrò
destarsi dal suo sogn ad occhi aperti. Si girò di scatto, mostrando al ragazzo
il volto. Ron ne rimase atterrito. La barba cresceva incolta sul viso che un
tempo doveva essere stato giovane, privo delle rughe che lo segnavano adesso. Notò
anche che gli occhiali che gli cadevano sgraziatamente sul naso erano
incrinati.
Il libraio
sgranò gli occhi. Spalancò la bocca dall’ orrore, e, fulmineo, estrasse la
bacchetta dalla tasca della lunga tunica verde e la puntò contro Ron.
<< Vade
retro, Mangiamorte! >>, gridò indietreggiando contro la parete.
<< Cosa?
No, signore, io sono.. >>
<< Stupeficium! >>
Il rosso venne
spinto violentemente contro un grosso armadio, contro il quale sbattè forte la
testa. La vista gli si cominciò ad annebbiare, gradualmente tutto cominciò a
scomparire. Dove era Hermione quando aveva bisogno di lei? Naturalmente non c’
era.. sempre a correre dietro a Harry.. tanto valeva che morisse lì, come un
vigliacco, tramortito da un colpetto alla testa.
Non era nemmeno
l’ ombra di un Weasley.
Che cosa
avrebbero detto i suoi fratelli? Fred.. George.. Percy.. Ginny..
Che cosa avrebbe
detto Hermione? Ma di lei cosa gliene importava? Non era nessuno. Per il Mondo
era solo un ragazzo, ma per se stesso? Cos’ era Ronald Weasley nel profondo del
suo animo?
Solo un idiota.
Incapace di
amare la persona a cui teneva di più.
Solo un idiota,
mentre continuava a stare lì fermo, con un rivolo di sangue che gli scendeva
caldo dalla tempia. Tanto vale morire qui, ci sarà pure qualcosa oltre a
questo?, pensò. Per una volta, sarò io il primo.
Chiuse gli
occhi.
7
Hermione trovò
Harry intento a sfogliare un libro grosso dalla copertina nera. Avvertì subito
i suoi passi felpati. << Herm.. >>, le disse fraddamente.
Hermione si
accigliò. << E’ inutile che fai l’ indifferente con me >>
Harry sorrise.
Quel sorriso gli illuminò il volto. << Ok, hai ragione tu. Dov’ è Ron?
>>
<< E’ alle
prese con mastro McPhuff, sai penso che abbia dei seri problemi.. >>, e
così dicendo fece girare un dito in direzione della parte laterale della testa.
Harry annuì silenzioso.
L’ orologio a
pendolo battè le undici. Hermione continuava a fissarlo, inconsapevole del
fatto che ciò mettesse in soggezione l’ amico. Ma cosa ci poteva fare lei? Lui
era troppo.. bello per essere reale.. era il massimo che una ragazza
desiderasse e non Ron, l’ eterno bambino. Tuttavia non avrebbe mai osato
chiedergli quali fossero i suoi sentimenti. Ricordava con quale impetò le disse
di lasciarlo solo al suo funerale. Avrebbe mai potuto lasciarlo solo così?
Sulla sua tomba, con due lacrime solitarie a bagnargli il volto? No. Eppure
doveva sottostare alla sua volontà, perché lei era l’ unica che avesse mai
amato.
E non c’ era
più.
L’ orologio
continuava a battere, riempiendo il silenzio. Poi, ad un tratto, sentirono un’
esplosione proveniente dall’ atrio. Si guardarono muti, interrogandosi. Harry
inarcò un sopracciglio, chiudendo di scatto il libro. << Andiamo
>>, le disse con una voce cupa.
Hermione si
limitò a seguirlo.
<< Cosa
leggevi? >>, gli chiese improvvisamente, nel bel mezzo della loro corsa
verso l’ entrata.
Harry la guardò
ancora. << Adesso non è importante >>
Si, adesso non è
importante.
Giunsero senza
fiato nella piccola sala d’ ingresso, e ciò che videro non gli fece piacere.
Ron era steso ancora a terra, e il libraio continuava a puntargli la bacchetta
contro il petto, ansimando forte.
Hermione fece
per andare incontro a Ron, ma Harry la fermò con il braccio, facendole segno di
aspettare. Si ma.. aspettare cosa?, si disse.
Il ragazzo
estrasse la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans.
<< Placo >>, mormorò e all’ istante
mastro McPhuff abbassò la bacchetta. Il suo respirò tornò regolare, e girandosi
li guardò entrambi.
<< Oculus Reparo! >>, disse a voce
più alta. In un lampo, gli occhiali dell’ uomo erano nuovamente intatti.
McPhuff sbattè più volte le palpebre. Poi sorrise.
Hermione non
sorrise. Seppure avessero il permesso –o forse l’ obbligo- di usare la magia
fuori dalla scuola, era tutto troppo spettrale, così fuori dall’ ordinario. In
realtà, la magia non era quello di cui avevano bisogno.
<< Oh,
signor Potter! Ha trovato il libro che cercava? >>, gli disse con tono
affabile.
Herry sorrise a
sua volta. << Si, mastro McPhuff. >>
<< Bene..
bene.. ma.. >>, si girò in direzione di Ron. << Ho fatto io questo?
>>, chieso disgustato.
<< Si!
>>, rispose acida Hermione, correndo in contro all’ amico. << Accuratus >>, sussurrò puntando la
bacchetta alla tempia ferita di Ron.
Intanto Harry
cercava di tranquillizzare il libraio, con voce calma e piatta, rassicurandolo
del fatto che il ragazzo era di tempra forte, e che sicuramente era stato per i
suoi occhiali che non l’ aveva riconosciuto.
<< Signor
Weasley! >>, disse quando Ron si alzò dolorante, massaggiandosi la testa,
cercando di non vacillare.
<< Si..
mastro McPhuff.. >>, rispose piano, sorretto da Hermione.
<< Mi
dispiace così tanto.. ora venite, sedete qui sulla poltrona, questa tisana vi
farà sentire meglio >>. Seppure non fosse entusiasta dell’ idea, si
sedette con una smorfia e sorseggiòla
tisana.
Sapeva di menta.
<< Ron
come ti senti? >>, gli chiese apprensivo Harry.
<<
Sinceramente, stavo meglio prima, ma sopravviverò. >>, bevve ancora.
<< Solo mi chiedo perché mi abbia attaccato così furiosamente >>,
disse sottovoce sperando che solo i suoi amici lo potessero udire. Quella
faccenda puzzava di bruciato.
<< Forse
il signorino Weasley sperava che non l’ udissi, ma non sa che le mie orecchie
possono ascoltare da qui a molti metri di distanza, in ogni direzione >>
Ron si passò una
mano sul volto, mentre Hermione ridacchiava silenziosamente.
Mastro McPhuff
lasciò cadere le pergamene sul tavolo. Si avvicinò a Ron, rassettandosi i
vestiti. << Penso che vi debba delle spiegazioni >>
8
<< Lo
crediamo tutti, sir >>, disse Harry.
Il libraio
sospirò. << Non trovo le parole per questo, sinceramente. Sono addolorato
per voi signor Weasley, ma i tempi cambiano. Cambiamo tutti.. La mia non èuna storia delle più felici, come tutte le
storie di questo Mondo.
<< Nono
sono trascorse molte fasi lunari da quando vennero qui, distruggendo tutto,
uccidendo chiunque gli capitasse sotto tiro. Loro erano… >>
<<
Mangiamorte >>, concluse per lui Hermione.
<< Erano
mostri! >>, disse guardandoli tutti. Poi riprese: << Mi hanno
portato via la mia anima, il cuore di questa libreria! >>. Li guardò
sottecchi. << Ed è certo che non sono più lo stesso dopo la maledizione
Cruciatus >>
<< Gli ha
provocato danni irreversibili alla vista, a volte accade >>
<< Tu
sapevi questo, Harry? >>, Hermione lo guardò aspettando una qualche
risposta.
<< Ancora
non so come scusarmi >>, mastro McPhuff s’ intromise nei loro discorsi.
La risposta di Harry non arrivò mai.
<< Non
deve scusarsi, ormai è passato >>, Ron sapeva che non era colpa del
libraio. Era colpa di quei ‘mostri’, come li aveva chiamati. Era tutto
fatidico.
Una catena di
eventi concatenati, irraggiungibili dall’ intelletto umano, troppo materiale e
puerile.
Perché tutto era
destino.
Irreversibile.
Harry pagò i
suoi libri, assieme a Hermione che li comprò anche per Ron, ancora troppo
scombussolato per trovare un perfetto equilibrio.
<< Esco
fuori >>, sussurrò alla ragazza. Pochi attimi dopo, la campanella trillò
nuovamente, e Ron li guardava da dietro il vetro incrinato.
Prima, non si
era accorto di quanto fosse crepato. Gli era sembrato il negozio di sempre,
così allegro e mistico, dove perdersi, per poi ritrovare il proprio ego nelle
pagine dei libri ingialliti e consunti.
Ma tutto cambia..
Si, come aveva
detto McPhuff, tutto
continuava a cambiare, a volte non seguendo neanche il monotono ticchettio
della pendola dell’ orologio. Ed anche il tempo non sottostava più a nessuna
legge: scivolava silenzioso dalle tasche della gente, correndo, rallentando,
fermandosi.
Era un Mondo
alla deriva.
Siamo tornati
alla Genesi, gente. E che qualcuno ci salvi. Ma chi poteva salvarli? Gli Auror?
Loro stessi? No. Era in atto un processo degenerativo, percorrendo la storia a
ritroso, tornando al principio fondamentale di microrganismo unicellulare,
senza midollo, senza spina dorsale, succube dell’ elemento che lo tiene
prigioniero.
Acqua immersa
nell’ acqua, evaporata nei secoli.
Amen, pensò
ridacchiando.
<< Perché ridi?
>>, la voce dietro di lui venne accompagnata dal solito scampanellio
infernale della porta. Si girò.
<< Niente.
Avete fatto? >>, domandò ad entrambi. Harry si limitò ad abbozzare un sorriso. Hermione annuì. Così vicini, uno di
fianco all’ altro potevano sembrare due fidanzatini in cerca di qualche posticino segreto dove spassarsela tutta
la notte.
Così lontani,
troppo distanti nei sentimenti che entrambi provavano, troppo giovani per
capire realmente i tradimenti dell’ amore.
E Ron sapeva questo, malinconico
e addolorato. Ma lui cosa poteva farci? Lui era solo un Weasley. Solo il suo secondo.
E se avesse
potuto comprendere il vero dolore dell’ odio, si sarebbe accorto di quanto li
detestasse entrambi.
S’ incamminarono
silenziosi, non sapendo bene dove dirigersi ( ma si, naturale, al Paiolo Magico ), cercando una strada per
essere non più distanti di così. Come il vetro della libreria, pensò Ron. Incrinato. Perché tutto
non era immutabile come sembrava. Come il vetro.
Tobecontinued…
NdA: I’M ALIVEEEEEEE!! Gente, finalmente ci si rivede! Dopo quanti
secoli? Ho perso il conto, sorry.
Si, probabilmente vorrete uccidermi (E poi sono io quella che aggiorna in
ritardo! NdLy) per questo ritardo mostruoso,
ma gran parte della colpa c’è l’ ha questo mio destino avverso che mi vuole
tenere lontana dal mio computer! Vi dico soltanto che circa.. un mesetto fa,
si, avevo scritto ben dodici pagine di questo capitolo.. e cosa va a
succedere????? Formatto il computer e quel bastardo dell’ hard-disk estraibile mi va in pappa e mi
perde TUTTI i dati!! T_______T Non sapete la disperazione che mi ha preso,
quando mio padre si è ritirato a casa e mi ha detto che non c’ era più nulla da
fare per i miei files.
Noooooooooo!! ;___;E quindi mi sono detta: visto che mi devo riscrivere quasi
interamente il capitolo, perché non effettuare alcune modifiche? Ed eccovelo
questo capitolo. Forse rimarrete un po’ con la bocca asciutta alla fine, ma
credetemi quando vi dico che se avrei continuato, avrei pubblicato il cap a
Gennaio 2004! Non scherzo, perché la scuola mi ruba molto tempo che prima
dedicavo alla scrittura (Aaaaaargh maledetto latino!).
Ma venendo a
noi, come sempre ditemi se il cap è stato di vostro gradimento o no con una
recensione o mandandomi una mail a Pan_z@inwind.it .
Ah, il grande King-sensei
mi ha dato il permesso di usare alcuni vocaboli presenti nella sua saga ‘La
torre nera’ come Ka = destino. Ok, preparatevi a questo e altro perché i suoi
libri mi hanno praticamente sottratto la mia volontà, e sono stata catapultata
in un mondo parallelo a questo!
Oggi non ho
tempo per inserire anche i commenti, mi dispiace, ma ringrazio tutti coloro che
mi hanno recensito lo scorso capitolo ed anche quelli che recensiranno anche
questo.
Come lunghezza
va bene, Strek?^__^
Ora vado. Ore
20.58 del 14 dicembre. Il prossimo capitolo arriverà presto, promesso.
Disclaimer: HarryPotter non è MIO (Ahimè
triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate case
editrici tra cui Scholastic, Bloosmury,
Salani, WarnerBros e così via dicendo.
“Tutto è
fatidico” (Everything’sEventual)
non è neanche MIO ma del sommo StephenKing, e quindi è suo di diritto (Vorrei tanto che fosse il
contrario..T_T)
“Dalia nera” è diJamesEllroy,
grande capolavoro del ‘900.
Tutto il resto è
invece opera MIA, e di certo non so né la Rowling, né StephenKing, solo una mediocre
scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo preventivamente venia per tutte le
stramberie che scriverò.^.^
Tele-Mago Live!è proprietà della sottoscritta e chiunque lo volesse
utilizzare è pregato di informarmi^^
Ringraziamenti:
a StephenKing, mio sommo
maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa di magia anche se non sono
degna maghetta-.-, a Jess
Walter e a JamesEllroy le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina
con la mia^.^, a tutte le povere anime pie che si
sono prese la briga di commentare il frutto della mia mente malata, a Marco che
non saprà mai la verità, mio malgrado, a Valentino poiché pare Cupido, a E.,
perché è solo un sogno, e poi a me, a me e a me-.-
Marte è un paradiso
RayBradbury
Capitolo 7:
Canone Inverso
* * *
Al
mio ‘Michelangelus’,
perché lo amo troppo
* * *
1
Un fulmine
squarciò il cielo, cadendo poco lontano da loro.
Bellatrix inarcò ancora una volta la schiena per farla
aderire meglio al suo bacino, poi ricadde esausta sul petto bianco dell’ uomo della sua notte. Lui la accolse al sicuro tra le
sue braccia.
Sospirò
silenziosamente.
<< Draco.. >>
Lui non si
mosse. Ascoltò il suo respiro farsi pesante, poi aprì
gli occhi azzurri.
<< Sono
sveglio >>, sussurrò impercettibilmente, ma
sapeva che lei non l’ ascoltava.
La pioggia
cominciò a picchiettare sulla finestra chiusa del loro luogo segreto. Un
giaciglio improvvisato per una passione prorompente. Da quanto erano amanti? Draco cercò di stimarne il tempo esatto, ma questo non
poteva essere contato. La sognava ogni notte, ogni
dannatissima notte, senza nessun velo a coprire le sue rotondità. E come era eccitante sapere che anche lei stava sognando lui,
e s’ inerpicava felpata sullo specchio dei suoi sogni libidinosi, inciampando
sulle sue vesti, gemendo silente nel letto a baldacchino del suo Padrone.
E questo era anche un sogno? Non poteva esserne certo,
perché alla mattina il calore del suo corpo svaniva, e
non gli rimaneva altro che il segno sulle lenzuola candide dei suoi seni pieni
e tondi che amava torturare, facendo scivolare una mano sui suoi capelli
corvini, sentendone la setosità, l’ odore di
vaniglia.
La leggera
pioggia di fine estate si tramutò in un temporale. Ballatrix
aderì di più ai suoi fianchi, ponendo un ginocchio fra le sue gambe. Draco la lasciò fare, chiudendo gli occhi, assaporando quel
momento di pace, un piccolo spiraglio di Paradiso nel suo Inferno personale di ogni giorno, torturandosi attimo dopo attimo, continuando
a sentire le loro voci gridare di sorpresa. Poi di dolore.
Aiutateci!
Ma chi avrebbe potuto aiutarli? Lui? No,
lui no, e non perché non volesse, ma perché era la sua natura. Dopotutto
erano sporchi figli di babbani. Cosa
importava al tumultuoso e frettoloso mondo di pochi babbani
in meno? Spesso si chiedeva perché si fossero tanto agitati per ciò che era
accaduto in quella scuola, quando l’ illustrissimo
idiota del Ministro della Magia era il primo ad allontanare le voci della
rinascita del Lord? Quelle voci che erano partite dal Preside della scuola e
dai suoi stupidi valletti! Ora non passava giorno che la Gazzetta del Profeta sparlasse di tutta la gente morta, profanandone la memoria,
non accorgendosi di ripudiarsi contro tutti i suoi peccati.
Sul volto
giovane di Draco spuntò un sorriso amaro.
Si chiedeva
tante cose, molte delle quali non avevano risposta, tante non osava neanche pensarle per paura che lei le intercettasse
con il suo maligno potere mentale.
La pioggia
continuava a cadere, rendendolo inquieto. Ogni volta che vedeva lui diventava inquieto. Ogni volta che
lo chiamava per nome, alitandogli sul collo, lasciandogli un ulteriore
marchio nell’ anima, facendolo sentire sporco. Più di quanto
non lo fosse già. Non avrebbe più voluto che lo toccasse così
spudoratamente, davanti a lei, a tutti i Mangiamorte,
umiliandolo, facendo si che egli contraesse la
mascella in quel sorriso sforzato che era proprio di suo padre.
Lo odiava. Non
solo per avergli strappato l’ infanzia (odiava anche Bellatrix per avergli strappato la verginità così
precocemente ma, non poteva negarlo, gli piaceva), ma per avergli insegnato a
riconoscere il vero odio, il canto silenzioso di un violino, il cui gemello
strilla la stessa melodia in una rapida discesa dettata da un dolorante canone
inverso.
Ora che sapeva
odiare, tramutava ogni sentimento diverso dalla passione e della bugia in
rabbia, astio e vendetta. Ora odiava.
A volte si
ritrovava a passare a rassegna tutti i volti che gli
erano passati davanti in quei diciassette anni. La maggior parte di quelli non
li avrebbe più rivisti, di alcuni –neanche se avesse vissuto mille anni- non ne avrebbe mai ricordato il nome. Quelle poche reminescenze
di persone che rimanevano nella sua testa erano suo
padre, sua madre, HarryPotter,
la saputella di una Granger, e gli schifosi Weasley. Sapeva di poterli odiare tutti e lo faceva senza nessuna remora. Specialmente quel ficcanaso di
un Potter e i suoi amici. E come andava fiero dei suoi amici!
A questo mondo non servono amici per lenire
le proprie ferite
Hai ragione papà, pensò accarezzando con la punta delle dita
il volto della sua donna. C’è qualcosa di più efficace dell’ amicizia.
Sorrise maliziosamente. Fuori spioveva. La notte era ancora
nel pieno della sua corsa verso il sole, e il sonno di Draco
non sembrava volerlo raggiungere.
<< Dormi?
>>, gli chiese una voce impastata.
Sospirò <<
No >>
Bellatrix si mise seduta sul busto di Draco,
facendo scivolare le coperte dal suo petto. Lo guardò
con i suoi occhi penetranti, come un felino che si avventa
sulla sua preda << Perché? E’ per quello che ti ha fatto oggi, vero?
>>
<< No.. >>, rispose, evitando il suo sguardo.
<< Ti trovi in una posizione scomoda per evitare il mio sguardo, signor Malfoy, quindi ti conviene darmi una risposta. È per
il nostro incarico? >>
Draco la guardò. Non poteva sottrarsi a
una sfida, anche se la sapeva persa in partenza. << Si
>> Bellatrix sbuffò rumorosamente,
inginocchiandosi accanto a lui.
<< Non
devi, quando hai me >>
<< Si certo ho te! >>, disse
ironicamente << Ho te adesso per scoparmi. Tra qualche ora sgattaiolerai
nel suo letto, riservando a lui il mio stesso trattamento! Hai ragione, mi
sento umiliato da quello che mi ha fatto, potrei ucciderlo per questo.. >>
<< Ma non puoi >>
Draco continuò << Mi sento arrabbiato per l’ incarico che mi ha dato e impaurito allo stesso tempo
perché se ritorno a mani vuote è probabile che non le riavrò più indietro! Le
troverò impacchettate sul letto, così da sporcarlo del mio sangue! >>
Stava urlando,
forse cercava di spaventare Bellatrix, ma lei era
forte e testarda. Quasi quanto lui. Rimaneva impassibile a guardarlo sfogare la
sua rabbia, quell’odio che aveva tentato di riversare su di lei quel giorno
nella Londra babbana.
<< Ti
rendi conto di cosa pretende? Una Metamorfomagus! E cosa pretende da te? Che mi segui
come se fossi la mia ombra! Adesso ho te, posso avere il tuo corpo, ma la tua anima-come la mia, d’ altronde,
appartiene a lui! >>
Respirò a fondo.
Aveva il fiatone per la sua sfuriata e sapeva che lei questa volta non aveva
voluto contentenere i suoi sentimenti. Sembrava che
lei sapesse esattamente quello che voleva. Non era soltanto perché poteva
leggere nella mente altrui, ma perché erano legati da qualcos’ altro diverso da
un patto di passione. Un sottile legame che scorreva
impetuoso nelle loro vene. E continuavano a farlo fluire dentro di loro,
incapaci di allontanarlo dalla loro testa neanche quando
facevano l’ amore, acquistando coscienza dei loro atti.
Lo sai che è un incesto, no?
Lo sapevano.
<< Quando
tornerai le tue mani non saranno vuote, perché hai me.
E quando hai me, sai dove cercare. >>, gli disse Bellatrix,
prendendogli le mani e posandosele provocatoriamente sui seni. Draco rise. << Io non ti appartengo. Tu non mi
appartieni. Ma siamo solamente noi in queste notti, e
per questo sono nostre. È il nostro destino e tu devi lasciarlo andare.
>> Draco lo sapeva. Inarcò comunque
un sopracciglio. << Il tuo è un compito difficile, ma se saprai portarlo
a termine avrai la sua fiducia. È più allettante, non trovi?
>> Si passò la lingua sulle labbra. DracoMalfoy scosse appena la testa.
<< Tu non trovi invece che sia più allettante scopare con me?
>>, disse queste parole distendendosi su di lei, facendola sorridere.
Dopo non ci fu più spazio per le parole, né per i pensieri. Draco
sapeva che allo spuntare del Sole sarebbe andata via, sapeva che sarebbe andata da lui. Si sarebbe fatta carezzare dalle sue mani,
denudare con i suoi occhi iniettati di sangue.
In altri tempi,
forse, sarebbe stato geloso. Ma adesso era un altro
presente, e si sarebbe accontentato della sua fugace presenza sotto il proprio
corpo.
Forse in altri
tempi, avrebbe fatto qualcosa per sottrarla alle sue carezze moleste..
ma loro cosa potevano fare? Il loro non era
neanche amore. Era pura follia, distillata nelle notti afose di un’ estate che andava scemando con l’ ultima corsa della
luna di Agosto. E come l’ alcol, più ne bevevi, più ne avevi voglia. E seppur quello fosse stato un incesto, a loro non sarebbe importato.
2
<< La Gazzetta non fa altro che
parlare dell’ attentato >>
Hermione storse il naso, continuando a sorseggiare il suo
boccale di Burrobirra.
<< Come se
non ne sapessimo già abbastanza.. >>
Harry si guardò intorno, sospettoso. Il locale odorava di
muffa e di aria stantia, ma era stato sempre così. O no? Quanti anni erano passati dall’ ultima
volta che si era seduto in quel pub?
Gente. Maghi. Babbani. Erano tutti lì, ed Harry
avvertì la solita sensazione di vertigini, come in un dejà-vù,
un continuo susseguirsi di eventi già vissuti.
<< C’è
qualcosa che non va? >>. Guardò Ron, incerto su
cosa rispondergli. In fondo lui era il suo migliore amico! Aveva condiviso
emozioni di gioia e terrore con il penultimo dei Weasley,
scorrazzando per i corridoi sinistri di Hogwarts,
sotto il mantello dell’ invisibilità, alle lezioni di
Difesa contro le Arti Oscure. Ma qualcosa era mutato, con l’ andare
dei minuti, tutto in una frazione di secondo, come un vaso che cade a terra,
sfuggevole dalle mani e dagli occhi umani, troppo veloce. Il cambiamento.
Ron continuò a guardarlo preoccupato. Harry
si chiese perché diamine lo guardasse con quegli occhi patetici. Aveva bisogno
di tutto, tranne che la compassione. << E’ tutto a posto. E comunque è sempre meglio tenere gli occhi aperti >>,
disse sorridendogli sfuggevolmente.
<< Figli
di puttana.. >>
Si girarono
allibiti. Hermione si stava rimettendo gli occhiali
sul naso, imprecando a bassa voce contro una pagina del quotidiano. Harry scoppiò a ridere. Non era comune di tutti i giorni
sentire una parolaccia uscire dalla bocca della ragazza..
eppure era sempre così buffa, con quel suo marcato accento inglese che le
conferiva un aspetto tipicamente aristocratico.
<< Herm! Non è certo da te… >>
<< Oh,
sta’ zitto Weasley! >>
Harry smise di ridere, asciugandosi una lacrima sulla
guancia.
Puzza di guai.
Hermione non chiamava mai i suoi amici per cognome, né tantomenoRon. Il suo tono di
voce stizzito, i suoi occhi penetranti e felini gli ricordavano troppo Malfoy, e facevano bruciare le
ferite del suo animo.
<< Non
posso crederci! “Il Ministro della Magia
incolpa il direttore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwartsper essere stato
così imprudente a non rendersi conto dell’ imminente pericolo che minacciava i
suoi studenti..” >>
<< Hai
ragione. Sono dei figli di puttana >>
<< Zitto Ron >> Harry avvicinò la
sedia al tavolo rotondo di legno a cui erano saduti.
<<
Continua >>
Ron mise il muso. << Si
certo, sto zitto! E quando mai faccio il contrario,
io! >>
Hermione lo guardò avvilita e cupa, poi riprese << “ Un pericolo tanto evidente, gridato a
tutto il mondo dalla voce silenziosa del bambino sopravvissuto, che tuttavia
solo il Ministro ha saputo cogliere e interpretare,
essendo stato suo amico e confessore negli ultimi anni di scuola. Così PercivalWeasley ha parlato stamane ai microfoni di ‘Tele-Mago-Live!’,
annunciando una delle sue decisioni più stentate, ma che di certo gioverà all’ intera generazione di nuovi maghi. Continua a pagina
4-5-6-7”E’ indecente >>
Harry annuì, sperando di sembrare calmo e quieto. Ma la
rabbia e l’ odio crescevano dentro di lui. Come
osavano parlare male di Silente? Dopo che aveva ripetutamente avvertito il
Ministero e quell’idiota di Caramell della
rinascita di Voldemort?
<< Si sono
tirati la zappa sui piedi! Pensano che il mondo –almeno quello magico- non abbia
letto tutti gli articoli degli anni passati? >>
<< Silente
aveva capito subito quello che era successo! E, cosa
più importante, aveva creduto alle tue parole, Harry!
Loro ti hanno diffamato per.. per.. non so più quanto.
Hanno mandato anche un inquisitore adHogwarts! >>, Ron stava
gridando, attirando l’ attenzione su di loro. L’ unica cosa che dovevano evitare. Silente era stato chiaro
in proposito: se i Mangiamorte volevano uccidere i
Maghi e i Mezzosangue, avrebbero cominciato da loro. Harry
gli sferrò un calcio in uno stinco.
<< Abbassa
la voce, Ron. Ricordati che siamo in un luogo
pubblico >>, sussurrò di mala grazia nel suo
orecchio, strattonandolo. Poi, con un cenno sbrigativo, disse agli occhi
invadenti di ritornare alle loro faccende. Guardò ancora una volta sbieco Ron, poi riprese a sussurrare << So
bene che si stanno tirando la zappa sui piedi e che Silente credeva –e crede-
in me, ma non penso che la gente smetterà di leggere la Gazzetta. E poi, so che voialtri
conoscete il direttore di Tele-Mago.. >>
<< Rita Skeeter >>, dissero contemporaneamente Ron e Hermione. Si guardarono
ridacchiando. Harry incrociò le braccia, annuendo
pensoso.
Silenzio.
No, non proprio
silenzio.
*Tutto* si stava
muovendo attorno a loro, frenetico, rumoroso.
E non c’era reale silenzio tra i loro corpi, nelle loro
orecchie. Avevano l’ obbligo di stare all’erta.
Ma erano tutti *dannatamente* silenziosi, e alle loro anime
giungevano parole come echi da terre lontane. Erano in una certa maniera sbieca
lontani.
Nella percezione
di realtà, nell’ idealismo di tutti i giorni. Non come erano stati un tempo.
*Amici* ..
.. disposti a tutto, anche alla morte, seppure all’ epoca fosse
stato un concetto così effimero.. quanto vero e imminente..
Qualcosa,
costantemente, negli anni –anche nei singoli minuti, cambia. Muta il proprio
aspetto originale, trasformandosi in una macchia chiaro-scura corrispondente all’ ignoranza. E non si sa cosasia accaduto.
*Il caminetto
acceso.
Il calore di
corpi disperso nell’ aria.
Aria insolitamente
intrisa di malinconia.
Non c’è
silenzio. Tanto rumore, urla di bambini, risa di uomini..
.. donne..
.. un bambino che gioca *silenzioso* con degli occhi azzurri..
E dei capelli neri. Scuri come l’ ebano.
Black.
“Ciao piccolo Harry”
.. sentirsi a casa fra quelle braccia ricoperte di neve ..
“Dillo per me:
zio. Z-i-o!”
“.. i-i-o..”
Custode segreto.
“Ehm.. si quasi”
“Ha solo sei
mesi, sir! Lascialo stare, povero tesoro”
Solo sei mesi.
“E allora? Mi assomiglia più di quanto pensi, dolcezza”
L’ amore di una
madre per il proprio figlio.
L’ affetto
paterno di un *amico*.
Perso nelle
sabbie del tempo*
<<.. e la sabbia, il mare! >>
<< Come
hai detto? >>. Harrysbattè più volte le palpebre, sentendosi
scalfire gli occhi dalla luce.
Hermione lo guardò disorientata, mentre con un dito si
aggiustava gli occhiali sul naso.
<< Mentre
il signore era scomparso nel suo mondo fantastico, noi –nient’ altro che umili
popolani- abbiamo pensato di lasciare perdere la
politica e di goderci l’ immaginaria sensazione del mare e delle onde che s’
infrangono sul bagnasciuga.. hai presente no? Slashslash.. >>, si prese beffe
di lui Ron. Harry mise il
broncio tentando di rimanere il più serio possibile. Tutta quella situazione
era ridicola. E assolutamente irritante. Era sparito
per un po’, e allora? Qualcosa l’ aveva attratto al di fuori del concetto di ‘roba materiale’.
<< Smettila, non sei divertente! >>, gli rispose aspro.
<< Ogni persona al mondo ogni tanto si va a fare
un bel giretto. *Ogni persona comune*. Dov’è il problema? >>
<< A dire
il vero, il primo –ed anche unico problema che mi viene in mente, è che tu non sei affatto quella che usualmente si annovera come persona comune! >>, gli sibilò
crudelmente di rimando, esibendo un ghigno. Harry
digrignò i denti.
E così lui non sarebbe una persona normale? Cosa c’era di *anormale* in lui? Aveva un
cuore, i polmoni erano al posto giusto, così anche gli occhi, la bocca,
il naso. Poteva fare la differenza una saetta scolpita nel mezzo della fronte?
Per i Weasley non c’ era mai stato da chiederselo.
Ed ora lui, il suo migliore amico, gli rinfacciava il suo
essere quel fottutissimo bambino sopravvissuto! Forse
era tutto sbagliato, ma ormai, dopo sette anni, poteva
più importare? Poteva, ancora una volta, il suo passato intromettersi nella sua vita? Interporsi fra di loro,
che erano stati più che amici, inseparabili anche nel momento del bisogno?
I Weasley erano parte della sua vita.. ma
si stava accorgendo di quanto si stessero allontanando da lui.. a poco a poco.
Prima Percy, poi Ginny.. e poi Ron?
<< Adesso
smettetela! Non avete più l’ età per certe stronzate! >>, Hermione
agitò davanti ai loro occhi la bacchetta di Salice che poi poggiò sul tavolino,
dopo aver sortito l’ effetto sperato. Entrambi i
ragazzi sapevano che non c’era da scherzare con la magia di quella strega.
Ron grugnì, mostrando la lingua al suo compagno. Harry sospirò mesto, allontanandosi ancora con la mente,
vagando in uno spazio perduto, l’ unico posto in cui
si sentisse veramente libero. Eppure c’ erano delle volte in cui neanche quei
luoghi così lontani e remoti nel tempo riuscivano a farlo sentire vivo, al
contrario di come era nella realtà, poiché non era più
padrone di se stesso. Sentiva le energie fluirgli via dal corpo, ed una voce
soave, leggera come la brezza dell’ oceano, lo
invitava a lasciarsi andare. Ma a cosa? Certo Harry sarebbe stato più che felice di assecondare quella
fluttuante essenza effimera, dopotutto era quello che segretamente cercava nel
suo vagare senza méta in luoghi indefiniti. Eppure
sapeva di non potersene definitivamente andare. Doveva mantenere quel poco di
dignità che gli rimaneva.. per cosa, poi?
Bisogna sperare
A sentire
Silente, c’era ancora qualcosa in cui sperare.
Ma la verità non era certo l’ illusione che il preside voleva
propinargli. Il vero problema è che non c’era verita
in quello che stava accadendo, né tantomento un senso
logico. Quale concetto ideologico avrebbe dovuto
esistere per giustificare la morte? La morte non guardava in faccia a nessuno,
e mai avrebbe chiesto scusa, mai si sarebbe ricreduta,
altrimenti a quest’ora i suoi genitori sarebbero
ancora vivi, e lui non si sentirebbe così solo.
Infondo lui era *realmente* solo.
Prima c’era Cho. Era lei a prendersi cura di lui. E,
non poteva negarlo, a lui piaceva da morire. L’ amava. Ma forse l’ amore è un’idea troppo illimitata di masochismo perverso,
niente di più di un processo di reazioni chimiche, biologiche e fisiche,
soprattutto fisiche.
Ma prima ancora di Cho, c’era
stata Ginny. L’ ultima, indifesa creatura dei Weasley. La più piccola ed anche la più sciocca. Lei era solo una tenera vergine in cerca di conforto, troppo
scossa dalla dura realtà che la circondava: la povertà, l’ ingiustizia, i
pregiudizi. Voleva solo un fottutoconforto.
E adesso si chiedeva perché cercò in lui quello che non
poteva avere dai suoi fratelli, sempre impegnati a fare finta di ignorarla,
costantemente occupati per abbracciarla e ricordarle, almeno una volta, che
loro erano lì? In verità, quei cosiddetti fratelli non c’erano. Non per lei.
Ma allora perché proprio lui? Perché
abbandonarsi nelle braccia di un dannatissimo ragazzo affetto da ossessivi
desideri? Era solo un ragazzo! E lei una bambina.
Stupida bambina!
<< Comunque credo che dobbiamo ritornare al nostro discorso
iniziale >>
<<
Politica… politica.. come se non esistesse altro, Herm! >> Ron roteò l’ indice attorno alla tempia sinistra. << Esiste
qualcosa di molto più interessante… >>
<< Non lo
metto in dubbio, *carino*, ma abbiamo dovvero lasciato in
sospeso questioni ben più importanti. Guardate qua..
>> Hermione aprì il giornale alla pagina 5
della Gazzetta, portandosi una ciocca
di capelli ribelli dietro l’ orecchio, sotto lo sguardo attento del rosso. AdHarry le sue occhiate non
sfuggirono e sorrise compiaciuto.
<< Cos’ altro dice? >>, le chiese puntando il dito sulle
righe d’ inchiostro nero, affianco alle quali spiccava
in bianco e nero, lo smagrito volto del Ministro della Magia.
Hermione si portò una mano sulla bocca. Le
si dilatarono le pupille, ma il panico passò in fretta, lasciando il
posto a una sensazione di rassegnazione.
<< Quello
che avremmo dovuto aspettarci da tempo.. >>
Ron e Harry si guardarono negli
occhi.
Forse una volta
si sarebbero accorti di quanto fossero diversi. Ma in
quel momento, le introspezioni non erano certo il loro problema principale.
Abbassarono lo sguardo sul quotidiano, cercando di non staccare gli occhi dalle
righe e dalle colonne d’ inchiostro magico.
E poi lessero tutto quello che era menzogna.
E già pensarono alle conseguenze.
3
I loro passi
riecheggiavano sinistri nell’ ambiente opprimente del
corridoio dell’ Ala nove.
Ala nove
Ancora si
chiedeva come aveva fatto a non vedere. Era lì, sotto i loro occhi, era il
luogo più insospettabile di tutto l’ edificio, il più
sicuro. Era ben nascosto agli occhi altrui, ma d’ altronde
la vista degli altri non era come la loro.
Loro erano Mangiamorte.
Obbedivano a Vol-de-mort, il ladro della morte
(Voleur de la mort, in
francese NdA) e forse, tutti si aspettavano una
qualche riconoscenza da partre sua. Ma quale regalo si sarebbe potuto avere da un non-morto? Da
quel fottuto pezzo di merda?
Non era altro, non poteva essere altro.
<< Se ti sentisse… >>
Solo un
sussurro.
Alcune goccied’ acqua ristagna caddero
dal soffitto, poggiandosi sul pavimento grigio e umido, morendo con un piccolo
rumore impercettibile. Ma poteva morire una goccia d’ acqua?
Era solo uno degli elementi che compongono il pianeta,
null’ altro che una combinazione chimica, soltanto una parte della natura latente.
* “Non vivo, non
morto.
Se tu mi uccidi, soccomberemo insieme”
Figlio di puttana*
Draco scosse la testa tentando di scacciare via la visione
che gli aveva attraversato la mente. Scacciare via ogni ricordo legato a lui.
Si chiese se
fosse giusto pensare a *quello* dopo così tanto tempo.
Ed in quel luogo, per giunta. No, non era nel posto giusto
per concedersi alle rimembranze.
Bellatrix lo guardò sottecchi, annuendo enigmatica ai suoi
pensieri. Anche lei, a volte, si dilettava nell’ emanare
flash-back della sua vita. Non che potesse aggrapparsi a
molti ricordi: gli unici che conservava risalevano
alla sua giovinezza, quando poteva dire di essere davvero giovane. Ora
non lo era più, consumata ogni giorno dalle maledizioni che lanciava
contro i suoi rivali.
Rivali? No, i
suoi non erano rivali. Erano soltanto gli altri, diversi, inferiori talvolta. E lei toglieva loro la vita solo per
il semplice gusto di essere vendicativa, contro tutto
quello che la sua esistenza le aveva fatto. Era una lotta impari.
<< Mi
chiedo perché qui mi debba sentire così.. così..
>>
<<
Impotente.. >>
Ancora una volta
un sussurro, più presente questa volta.
<< E mi
chiedo anche cos’abbia in mente quel pazzo.. il primo
settembre si sta avvicinando >>
Draco la guardò, voltando appena la testa. Bellatrix gli riservò un amaro sorriso. Neanche lei sapeva.
O forse conosceva parte dei suoi progetti.
<< Penso
che conosceremo presto i piano del Signore, Malfoy.. specialmente dopo quest’azione
>>
Malfoy
Adesso Malfoy, questa notte Draco.
Puttana!
<< Grazie
>>
<< Prego, Lestrange >>
Ghignò. Lei gli
rivolse uno sguardo di sfida. Osava sfidarlo? Avrebbe pagato le conseguenze a
breve.
L’ aria
continuava a essere irrespirabile. Ogni angolo del
lungo corridoio –sicuramente incantato per apparire più sporco e vecchio di
quanto sembrasse- era ricoperto da grandi ragnatele.
Prima ce ne andiamo di qui, meglio è, pensò il
ragazzo. Quel posto lo metteva in soggezione.
Ad un tratto si
fermarono. Vi era una biforcazione: da una parte una scalinata cigolante e poco
stabile, dall’ altro lato il passaggio continuava
senza che se ne vedesse la fine.
<< Dove andiamo? >>
Bellatrix chiuse gli occhi, portandosi una mano in tasca. Draco vide cosa ne estrasse, non
riuscendo a capire bene la sua funzione. Era una pergamena dal colore dell’ avorio invecchiato, sul giallognolo. Si sporse sopra
la sua spalla ber sbirciare sul foglio, e rimase stupito vedendo che era
completamente bianco.
<< A cosa
ti serve un pezzo di carta per decidere che direzione prendere? >>,
domandò con una punta di sarcasmo.
La donna non lo
degnò di risposta, il che fece indispettire Draco.
Certo, non era più l’ inflessibile Malfoy
di una volta con lei (ed anche con gli altri), ma aveva conservato gran parte
del suo orgoglio e della sua dignità tramandatagli dal padre e di questo non
andava fiero: non poteva certo farsi mettere sotto da un stupida donna! Era
sempre più convinto che l’ avrebbe pagata cara…
Bellatrix, nel frattempo, aveva estratto la bacchetta dalla
tunica. << Mangiamorte >>, sussurrò e, come se fosse
stato un comando, sul foglio cominciarono a comparire linee rette e una
scrittura illeggibile. Solo in seguito spuntarono dei pallini rossi in un antro
che, si accorse, si trovava alla fine del corridoio che stavano percorrendo.
<< Una
mappa? >>
Lei sorrise.
<< Piccoli segreti di famiglia >>
<< Come
scusa? >>, inarcò un sopracciglio.
<< Dì
grazie allo zio Sirius… >>
Dracò si congelò all’ istante. Non
si curò nemmeno della risata pungente della ragazza; il solo sentire
pronunciare quel nome gli faceva ribollire il sangue nelle vene e le viscere
gli si rivoltavano.
<< Andiamo
>>
*Decisa. Ferma.
Statuaria.
Come non amarla?
MaDraco l’ amava?
Poteva amarla?
.. non con un
cuore di ghiaccio*
Sempre più buio.
Buio fitto dappertutto.
Forse non
dovunque.
Dopo una lunga
camminata nell’ oscurità, luce fu. Una piccola botola
nel pavimentoda
cui scaturiva un’ illuminazione fioca. Come non notarla? Balzava subito agli
occhi cerulei, quasi identici, dei due Mangiamorte.
Bellatrix si fece avanti; Draco
la seguiva a ruota.
Alzò il
coperchio del passaggio segreto silenziosamente. Draco
si aspettava già qualche sinistro cigolio, e invece Bellatrix
sembrava sicura di quel che faceva.
Mormorò qualcosa
all’ asse marrone che stringeva a stento nelle mani
bianche, e, subito dopo, comparve una scala. Una vecchia, pericolante scala a
chiocciola.
Il giovane
avrebbe tanto voluto chiederle se era proprio
necessario imbarcarsi in quell’ impresa titanica di
scendere tutti i gradini, ma poi si disse che era meglio tacere.
*Gradino dopo
gradino.
Il suo corpo sinuoso dinanzi a lui.
Le anche ondeggianti, il corpo da bambola.
Non perfetta, non umana.
Gradino dopo
gradino-
solo il silenzio.
Come non amarla?
Come non scoparla tutte le notti?
Silenziosamente,
come un serpente.
Gradino dopo
gradino.
Dopo una
traversata instabile, la terra ferma.
.. come non concedersi a lei?
Domanda persa
nel silenzio*
Voci.
Voci agitate.
Voci concise.
Una porta introvata si stagliava discreta sulla parete grigia del
sotterraneo. Recava una solo numero sul legno scuro:
“47”
*Inquietante*
Mormorii
confusi, sempre più a voce bassa.
I due Mangiamorte rimasero immobili davanti all’
entrata, in attesa, probabilmente, di un qualche segnale che avrebbe
decretato la loro entrata in scena.
Taciti rumori.
Bellatrix guardò glaciale il suo compagno, scuotendo appena
la testa.
Draco abbassò la maniglia d’ottone, immeggendosi
nella luce vivida del mattino.
Per ultima cosa
vide la ragazza mostrare gli incisivi bianchi premuti sul labbro rosso, così da
sembrare un vampiro, pronto ad attaccare la sua preda.
*E chi è questa volta?
Non lui.*
Silenzio.
Regnava, ora,
incontrastato senza chiedere loro il permesso.
In fondo, non ce
n’era stato bisogno.
Silenzio, per testimoniare la morte in quella stanza, dopo il loro
passaggio, i messaggeri della dea con la falce. Silenzio, per
gratificare il loro operato.
Uscirono dalla
stanza dalle cui finestre filtrava luce rossa. Del
sangue era schizzato sui vetri. Sangue di Mago.
Solo uno dei
tanti uccisi per uno scopo comune.
*Vendetta*
Draco chiuse dietro di sé la pesante porta marrone,
aggiustando di malagrazia la posizione scomoda della donna dai capelli viola
sulla sua spalla. Ora non gridava più. Non dopo la Cruciatus
di Bella.
E poi, di certo, non poteva rovinare quell’attimo.
Istante di gloria e sangue –non di vittoria- per i due lacchè vestiti di nero.
Non avrebbe
dovuto disturbare il silenzio.
Lo scopo comune.
Solo la pace, senza più tormento.
*Ripercorrendo
la scala.
Il corridoio
vuoto.
Un magico –puf- ed erano spariti.
Niphoadora li aveva visti, ed aveva taciuto.
C’era solo il
silenzio*
4
<<
Signore.. >>
Sono tua
<< Mio
Signore.. >>
Ti amo
<< Lord Voldemort >>
<< Mh.. >>
Aprì titubante
un occhio, sbattendo le palpebre più volte, infastidito dalla flebile luce
della candela accesa sul piccolo comodino d’ avorio.
L’ uomo biondo
rimase basito dal colore rosso vivo delle sue iridi.
Sangue puro.
Anche se nella sua infanzia c’era ben poco di puro.
*Bambino
cattivo*
<<
Padrone.. >>
<< Cosa vuoi? >>
<< V-volevo solo avvertirvi che Malfoy
e Lestrange sono ritornati..
>>
Voldemort si mise a sedere sulle soffici coperte di seta
bianca. Strano come quel colore così illibato stonasse con la
sua anima nera, malvagiamente subdola, libidinosa e imputata dei più malefici
peccati sessuali, di quelli che neanche il Padre Eterno osò pronunciare per una
semplice ragione di pudore.
Era il Mago
della violenza.
*Giochi sporchi
sotto false spoglie*
Un sorriso –se
così poteva essere definito, forse meglio un ghigno- comparve sul suo volto
bianco e incredibilmente giovane.
<< Bene..
>>
Il giovane restò
interdetto, a un passo dall’ uscio.
<< Ebbene? >>
Cosa vuoi?
Era difficile da
dire, probabilmente impossibile aprirsi a lui. Confessare i propri timori,
liberare il peso dell’ anima. Il Mangiamorte
non sapeva cosa doveva rispondergli. Rimaneva fermo con la bocca contratta per
lo sforzo di non piangere.
Era un Mangiamorte, senza lacrime, senza cuore.
Esistevano poche
e basilari regole –impartite a tutti loro
quando sono stati marchiati- per vivere una vita da Esseri delle Tenebre; una
di questa era quella di non fare domande, né tantomeno
a Lui.
Allora come, si
chiedeva il giovane biondo, alto e vestito con un saio nero, sotto il quale spiccavano i muscoli scolpiti del torace e del basso ventre,
poteva continuare a sopravvivere con
le miriadi di domande che gli martoriavano la testa, forandola ora dopo ora,
provocando altro dolore?
<< Io…
>>
Voldemort ghignò, passandosi una mano sul volto ispido.
<<
Sparisci, verme. Non saresti neanche degno di essere un Mangiamorte!
>>
L’uomo abbassò
il volto, frustrato.
Si, forse non lo
era.
Forse non l’
aveva mai voluto essere.
Mangiamorte
<< Convoca
Malfoy e Lestrange nella
Sala grande e, quando sarai uscito di qui, farai
meglio a guardarti le spalle se non vuoi continuare a vivere con il peso di una
Maledizione senza Perdono sulla coscienza.. sempre che tu ne abbia una..
>>
Risata malefica,
sguardo omicida, voce di un non-morto.
Si girò con un
piccolo inchino, spalancando la porta marrone, scomparendo dietro di essa, nell’oscurità di quel giorno piovoso d’Agosto.
L’uomo sentì un
sospiro di sollievo quando non fu più nel raggio d’
‘azione’ del Signore Oscuro, ma sentiva nella sua testa il raggelante eco delle
sue parole di sangue.
Maledizione senza Perdono.
Si fermò a metà
strada, acuendo la vista e affinando l’udito. L’aria era immobile,
irrespirabile.
Si guardò le
spalle, come gli era stato suggerito. Si avviò soltanto
quando fu sicuro di non sentire più la risata oscena di Voldemort che accompagnava la sua caminata
soldatesca.
Erano soldati
sotto il comando di un pazzo.
Ma forse anche loro erano pazzi.
Forse non l’avrei mai voluto essere
Camminò più
velocemente, intimorito dall’ avvertimento del suo
Padrone. Si sentiva in trappola, come gli altri soldati, come se fosse già in
battaglia.
C’era un nemico.
Ci sarà una guerra.
Il punto era
nell’individuare la ragione per fare un combattimento.
Per lui non
c’era.
C’era soltanto
un nemico. E quello probabilmente era Voldemort. Lo stesso Voldemort
che lo inseguiva con il suo ghigno spaventoso anche nei sogni. Anche lì in quel corridoio di pietra.
sempre che tu ne abbia una..
Aveva un’anima,
si. E su di essa gravava già una maledizione.
La sua
maledizione..
.. Voldemort..
Continuò a
camminare, impaziente di vedere Lestrange e Malfoy e di sparire per un po’. Uscire fuori e respirare
aria che non sapesse di Lui.
Si, la sua
maledizione personale…
Tobecontinued…
Note
dell’autrice:
Lo so che vi ho
fatto penare per avere questo capitolo e chiedo umilmente perdonoooo….t__t
Forse come
contenuti è anche piuttosto povero, ma giuro,
prometto, che nel prossimo cominceremo a vederne delle belle. Forse ci
ritroveremo anche nella bella Hogwarts!:)
Avete visto? In
questo cap fa la sua apparizione la
‘stramba’ Nifoadora. Perché?
Bò, chiedetelo a Voldemort…
lui e i suoi pazzi piani di conquista… (Ma chi io??!NdVoldemort) (Noooo ma figurati,
noi!!Ndlettori *indignati
dalla crudeltà e falsità del Signore*)
Heihei solo tre recensioni per
lo scorso capitolo?? E io che sudo sette camicie per
dividermi fra scuola e lavoro e voi nemmeno mi commentate??
TRADIMENTO! Okok mi
ricompongo.. stavo scherzando!:) Cmq,
vediamo un po’ chi è che mi ha recensito…
-Kiara: Ohh cara, devo dire che la tua rece mi ha lasciato con un bell’interrogativo sai? Cioè, non
ho ben capito se la fic ti piace o no… @__@ bò, non so forse sono io che mi pongo troppi problemi^^
Cmq spero che questo ti piaccia:)
-Strekon: *Maestroooo* spero che
anche questo cap sia della lunghezza che *te gusta*:) Il malefico trio? Fammi
sapere!
-Eli: ultima ma non meno importante! Ciccì
mi è piaciuta tantissimo la tua recensione^^ Ti piace la parte iniziale con i
due piccioncini (diciamo così.. ma
poi stanno così bene insieme..) ? Spero di si, e spero
che anche questo cap ti piaccia. Rispondimi alla mail cara e complimenti per il Whatif.
Bene, ragassuoli, al prossimo capitolo che spero non si farà
tardare come questo.
(Gomen!!) Sono in ritardissimo e devo andare a studiare!
Capitolo 9 *** Capitolo 8:Il gioco delle parti ***
TUTTO E’ FATIDICO
TUTTOE’FATIDICO
Disclaimer: Harry Potternon è MIO (Ahimè triste verità) ma di J.K.Rowling e svariate
case editrici tra cui Scholastic, Bloosmury, Salani, Warner Bros e così via
dicendo.
“Tutto è fatidico” (Everything’s
Eventual) non è neanche MIO ma del sommo Stephen King, e quindi è suo di
diritto (Vorrei tanto che fosse il contrario..T_T)
“Dalia nera” è di James Ellroy,
grande capolavoro del ‘900.
Tutto il resto è invece opera MIA, e
di certo non so né la Rowling,
né Stephen King, solo una mediocre scrittrice di fan fiction!Quindi chiedo
preventivamente venia per tutte le stramberie che scriverò.^.^
Tele-Mago Live!
è proprietà della sottoscritta e chiunque lo volesse utilizzare è pregato di
informarmi^^
Ringraziamenti:
a Stephen King, mio sommo maestro del terrore, a J.K.Rowling mia somma proffa
di magia anche se non sono degna maghetta-.-, a Jess Walter e a James Ellroy le
cui muse ispiratrici hanno fatto una chiacchieratina con la mia^.^, a tutte le
povere anime pie che si sono prese la briga di commentare il frutto della mia
mente malata, a Marco che non saprà mai la verità, mio malgrado,a E., perché è solo un sogno, e poi a me, a
me e a me-.-
Quando si nasce si piange perchè ci si ritrova
in questo palcoscenico di
matti.
W.Shakespeare
Capitolo 8:
Il gioco delle parti
* * *
Al
mio Ragazzo di Zucchero,
dolce
peccato.
* *
*
1
Avevano lasciato
il saloon poco prima che alcune goccioline di un tiepido temporale estivo
riempissero l’aria di echi sinistri.
Avevano
camminato muti, ognuno con i propri pensieri, talvolta seri, talvolta impudici,
talvolta senza alcun contenuto. Si erano scambiati occhiate sfuggenti, giusto
per ricordarsi di non essere almeno *fisicamente* soli ed avevano lasciato la Londra magica ancora più
silenziosi di quanto non lo fossero stati all’inizio di quella obliqua mattina
di fine Agosto.
Eppure non c’era
ancora un completo silenzio, anche se le strade erano semi vuote.
La pioggia
scendeva a tratti leggera, a tratti scoscesa; pareva inquieta, come anche la
gente chiusa dentro le scatole di vetro dei negozi e dei bar che non si
guardava e non osservava davvero quello che accadeva fuori.
La loro mente
era diretta verso altro.
Si perdevano nel
vuoto sconfinato dell’ignoranza.
Come tutti, del
resto.
Babbani e Maghi.
Due realtà così diverse, ma tanto uguali in quelle situazioni: una falsa
emergenza, ricoperta da vergogna e bugia.
Harry si schifò
del Ministero del suo mondo. Come potevano essere così ottusi? Come potevano
privare il Mondo dell’aiuto di cui aveva bisogno?
Era tutto un
complotto. Una schifosa congiura nei confronti della difesa della propria
persona.
Dopotutto, si
disse, cos’altro ci si sarebbe aspettato da lui?
Ron avrebbe
condiviso pienamente i suoi pensieri, se egli avesse ne fatto partecipe anche lui.
Ma erano troppo
distanti.
Troppo diversi,
accomunati dal bisogno di sentirsi protetti. Perché infondo era stato sempre
così. Anche durante il primo anno, a caccia di quella dannata pietra. E nella
Camera dei Segreti. Anche al Ministero, anche a scuola. Accomunati dalla paura,
la puzza del sudore sulle fronti intrise del suo odore maleodorante e
vergognoso.
La metropolitana
li lasciò lontani da casa Figg. Avevano preferito i mezzi babbani alle consuete
Passaporte o Polveri volanti. Non di quei tempi.
Si poteva
rimanere uccisi anche solo girando l’angolo.
Anche
ripercorrendo lo stesso percorso quotidiano che porta ad un lavoro *normale*,
ad una vita *normale*, alla *normalità*.
Hermione si
chiedeva sempre perché lei non riuscisse a ritornare alla sua vita di
adolescente, seppur ripercorresse sempre la stessa strada, giorno dopo giorno,
ricordando i tempi andati in cui potevano ridere beati all’ombra del frassino
sulle rive del Lago di Hogwarts.
Ma ora neanche
più Hogwarts era sicura.
Ora che Silente era
fuori dai giochi.
Arrivarono
fradici dinanzi la porta d’ingresso di casa Figg. Harry bussò, cauto, per non
aggravare la sensibilità ai rumori della padrona di casa.
La porta venne
spalancata con forza, lasciando uscire l’odore insopportabile –ma abituale- di
cavolo fritto. Ron storse il naso mentre Hermione si portava una ciocca di
capelli castani dietro l’orecchio.
La signora Figg
li accolse frettolosamente, invitandoli sgarbatamente ad entrare. Sembrava
piuttosto guardinga nei confronti di quello che accadeva fuori.
I ragazzi
entrarono, lasciando alcune goccioline sul pavimento non troppo pulito
dell’abitazione. Come previsto, la padrona non ci fece caso. Sully saltò da un
divano all’altro quando la pendola battè le sei del pomeriggio, spaventato dal
forte rumore.
<< Alla
buon’ora! >>
Arabella
Rosamund Figg puntò loro contro tutta la sua insoddisfazione e la sua collera.
Harry si fece un po’ di coraggio, sussurrando appena:
<< Ci
dispiace, abbiamo avuto un contrattempo… >>
<<
Contrattempo un corno.. >>
Ron spalancò gli
occhi, chiedendosi se avrebbe dovuto essere incuriosito o in collera con quella
donna –che egli chiamava amabilmente zitella-.
Poteva essere una raffinata dama d’alta società, ma alle volte risultava
alquanto antipatica ed acida, come potrebbe esserlo una Maga-nò.
<< E
comunque non state lì continuando a bagnarmi la moquette! Filate in camera e
dopo vi chiamerò per la cena. March! >>
I tre si
avviarono silenziosi verso la scalinata che li avrebbe portati nella stanza
che, da qualche tempo a questa parte, condividevano. Harry ne era stato
felicissimo, e rimase piacevolmente sorpreso quando l’anziana signora non fece
alcun commento sull’ arrivo improvviso dei suoi amici, ma, al contrario, si era dimostrata cordiale
ed ospitale. Si chiedeva sempre più spesso se non soffrisse di doppia
personalità. Comunque, pensava, non sarebbe stata così acida ed indisponente se
si fosse mai innamorata in vita sua.
Scosse la testa.
Chi avrebbe potuto sopportare una donna del genere?
Hermione aprì la
porta marrone di legno di ciliegio, fiondandosi sul letto più vicino, bagnando
irrimediabilmente le coperte. I due ragazzi la seguirono a ruota.
Ron richiuse l’
uscio, evitando di fare rumore. Erano tutti stanchi e affranti, cercavano solo
un po’ di pace. No, si corresse, volevano risposte su quello che avevano letto
al Paiolo.
Verità o
menzogna? Da quella perfida di una Skeeter non si aspettavano altro che falsità
e bugia sul mondo a cui appartenevano, ma non potevano negare che la situazione
non era delle migliori.
<< Voi che
ne dite? >>, esordì Hermione nel momento in cui Ron si fu accomodato sul
letto accanto ad Harry, intento a togliersi i pantaloni bagnati (con una punta
di vergogna).
<< Di che
parli? >>
<< Lo sai
di che parlo, Ron. Dell’ articolo. Vogliono davvero tagliare fuori Silente?
>>
Ron fece
spallucce, Harry sospirò mesto.
<< L’hanno
già fatto, purtroppo per noi. Non capiscono che è la nostra unica speranza!
>>
<< Sai,
credo di odiare sempre di più Perce. Proprio non lo capisco.. un tempo era una
persona diversa, uno studente come *noi*. Ma poi, da quando è stato eletto
Ministro.. >>
<< .. è
cambiato. Lo sappiamo, Ron. Di certo l’influenza di Malfoy non è stata delle
migliori >>
<< E’
stato un bene che sia morto… >>
Hermione si
alzò, rovistando nel cassettone della biancheria, cercando qualcosa di asciutto
da indossare. Nel frattanto Harry aveva già cambiato i suoi indumenti fradici
che giacevano scomposti sul pavimento non propriamente pulito. I capelli neri
gli ricadevano ribelli sulla fronte, coprendogli in parte gli occhi verdi che
avevano mutato colore assieme al cielo.
Hermione,
girandosi, pensò che somigliasse.. ad un angelo?
Non aveva le
parvenze di un essere celestiale, con quei suoi capelli neri come l’oscurità
che circonda l’ultimo girone dell’Inferno e con quella sua cicatriche che aveva
un aria così sinistra.. ma bastava uno sguardo a quei suoi occhi per perdersi.
Quante volte si
era persa?
In quella
sconfinata bellezza, oceano cristallino.
Quegli occhi..
oh, potevano apparire puri e casti.. tuttavia, un attento esame avrebbe
rivelato la vera natura di quello sguardo sfuggente al mondo, che vuole
nascondersi dai volti inquisitori di gente sempre uguale.
Quegli occhi..
.. gli occhi di
un bambino che aveva provato la crudeltà della vita troppo presto..
Rise fra sé e
sé.
Harry non
avrebbe voluto che lei pensasse quello di lui. Non voleva la pietà, né la
compassione.
O forse non era
la *sua* pietà che voleva sentiere..
Harry la guardò,
sorridendole appena. Raccolse i suoi indumenti da terra, poi sei fermò
sull’uscio, indeciso.
<< Che
cosa pensi, Harry? >>, gli chiese Ron con una punta di preoccupazione.
Harry se ne
accorse e scosse la testa. Dopotutto chi non lo era?
<< Penso
soltanto che ci sia qualcosa sotto.. Voldemort è irrequieto, lo sento dentro di
me.. >>, si fermò, ma quando vide le facce preoccupate degli amici
continuò. << No, non è come quella volta ai tempi della Umbridge. È che..
>>
<< Cosa,
Harry? Lui ti sta facendo qualcosa?
Ti fa male la cicatrice?..>>
Oh, Hermione..,
pensò, come puoi capire?
*Chi poteva
capirlo?
Non i suoi amici, non Sirius, non Silente.
Paradossalmente,
le persone che più amava non erano in grado di stargli vicino perché ignoranti,
mentre l’unica persona che avrebbe voluto vedere morta riusciva a braccarlo
tutte le notti, standogli accanto.
Come farebbe un padre.*
Si maledisse per
quel pensiero così sciocco.
Voldemort non
era neanche l’ombra di suo padre!
Lui reincarnava
suo padre, e non era certamente Voldemort!
Respirò
affannosamente, sbattendo il pugno contro la porta. Hermione sussultò facendo
cadere gli indumenti puliti sul pavimento, mentre Ron strabuzzò gli occhi.
<<
Dannazione, no! Non è la mia stupida cicatrice! È lui, la sua presenza nella mia vita! Mi fa del male, si..
continuamente.. >> Non si accorse nemmeno di stare urlando. Voleva
buttare fuori tutta la sua frustrazione, tutta la sua incomprensione. Ma
dov’erano finiti i suoi amici? Dov’erano finiti tempi in cui potevano fidarsi
gli uni degli altri?
Andati, Harry, non lo sai?
Ti hanno lasciato solo in questo tempo
arcano.
Sei solo..
.. come me.
Ancora voci
nella sua testa.
Rivedeva volti..
tanti volti di persone sconosciute che gli dannavano l’anima, giorno dopo
giorno.
Solo Dio sapeva
quanto era grande il suo desiderio di liberarsi dal fardello che portava.
Dio sapeva cosa
lui provasse, ed invece Ron ed Hermione no!
Harry avrebbe
voluto piangere per questo.. perché Dio non esisteva..
Come aveva detto
quella voce?
Era solo.
Era una bella
voce.. una voce di donna..
O forse no. Era
una voce androgina, senza corpo, senza sesso.
Ma era pur sempre
una voce melodiosa che si spandeva come il miele sul pane morbido su cui
riposare.. il tappeto di petali rossi, come nel ricordo di un sogno.
Cercò di
calmarsi, respirando lentamente.
<< Si,
Harry.. scusaci.. noi sappiamo quello che provi.. >>
<< No, tu
non sai niente Ron. >>
L’aria si era
fatta pesante. Scorreva la tensione fra di loro, e non era voluta. Era il
destino che controllava le loro azioni. Era il destino che viveva, tutto il resto
era morto.
Hermione
raccolse gli abiti da terra.
<< Harry..
>>, cominciò titubante.
<<
Scusate, non volevo. Troppe emozioni in un solo giorno. >>
Ron si alzò,
andandogli a mettere una mano sulla spalla. << Ehi, amico, non
preoccuparti. Siamo tutti stanchi di questa situazione, ma non per questo
dobbiamo metterci a litigare! Finirà prima o poi… >>
<< Prima o
poi, già. >>
Hermione sorrise
loro. Forse lei era l’unica che si ricordasse come si faceva.
<< Credo
che andrò a farmi un bagno caldo. Dove vai signor Weasley? Ho detto che ci vado
io! >>
La ragazza
cominciò a correre dietro al rosso che correva come un forsennato verso il
bagno.
<< Chi
arriva per ultimo mangia i cavoli dellazitella! >>
Harry li guardò
uscire fuori dalla sua visuale, ridacchiando sommessamente.
Chiuse la porta
dietro di sé, mentre il mansueto Sully attorcigliava la coda alle sue gambe.
Sorrise. Poi seguì il micio che si avventurava per i corridoi di casa Figg.
2
Il camino da cui
uscivano fiamme verdi smeraldo scoppiettò cupamente.
L’ambiente
rispecchiava benissimo l’atmosfera non molto allegra che aleggiava
tutt’attorno. Le tende rosse sgualcite si alzavano e si abbassavano assieme al
vento che penetrava dalle finestre semi-aperte. In realtà la sala non era
grande, ma la magia aveva potuto renderla più ampia e spaziosa; questo,
naturalmente, aveva aumentato il terrore che essa suscitava.
L’intero
castello sembrava avvolto nelle tenebre e nella paura.
Certo era
protetetto da incantesimi anti-babbani, ma questi ultimi, seppure si
allontanassero senza ragione dall’edificio, provavano un senso d’angoscia e di
freddo al cuore, come se non avessero nessun motivo più per ridere o per essere
felici.
I Dissennatori
circondavano le mura della vecchia abbazia dei Riddle, affamati di anime umane.
Voldemort non impediva loro di cibarsi di quell’insulsa feccia che popolava il
mondo, ma non voleva guai con il Ministero, non ancora.
Al centro della
stanza un vecchio calderone arruginito giaceva spento, sospeso in aria da un
incantesimo. Pochi mobili adornavano il luogo, fra cui una piccola scrivania su
cui vi era un libro dalle pagine incartapecorite, aperto.
Voldemort
ricordava bene in quali situazioni apprese i veri segreti che esso racchiudeva.
Non si parlava solamente di Magia Nera, ma di veri miracoli della morte. La dea meno ben voluta dell’Olimpo che donava
un pezzo della sua immortalità, riportando la vita.
Grazie a Malfoy
senior avrebbe riottenuto ciò che gli apparteneva. Grazie al suo sacrificio.
Infondo, cosa
cambiava se Malfoy era morto? Era morto *per lui*. Era morto per il compimento
di un bene maggiore, troppo elevato chè la sua mente così materiale potesse
comprendere.
*”Ma Signore.. se è solo per scoparla,
esistono modi ben noti..”
“E molto illegali. Non si parla di necrofilia,
idiota. Io la voglio viva”
“E’ un qualcosa di irrealizzabile, e Voi lo
sapete. Quel libro è custodito nella sezione più nascosta del Ministero..”
“Cos’è che più ti spaventa? Il rubare quel
dannato libro, o il mio rubarti la tua dannata vita?
Non dirmi che adesso ti crei anche i sensi
di colpa? È un po’ tardi, Malfoy. Voglio quel libro entro domani oppure di pure
addio alla tua vita e a quella di tuo figlio.”
“Domani? Signore, non posso!”
“Ho il potere di rovinarti, e lo sai. Tu, la
tua famiglia, la tua cara moglie che non ci penserebbe due volte ad infilarsi
nel mio letto, così come tu pagheresti fior fior di soldi per possedere la
bella Bellatrix..”
“Domani, allora.”
“Rimandi solo l’ora della tua morte di un
giorno, Malfoy.”*
Ghignò
soddisfatto.
Dopotutto,
l’intera società si basava su infimi ricatti. E poi chi avrebbe potuto
astenersi dal toccare la pelle eterea di Bellatrix? Quell’infima puttana da
quattro soldi che faceva girare la testa al suo esercito.. ma lei non era certo
la sua amante.
Era un gioco, un
dannatissimo gioco perverso, fatto di bugie, tradimenti, seduzione..
.. ma non di
amore..
Si lasciava
sedurre nel suo letto babbano, ma non l’amava. Lei era dedita ad altri vizi con
l’ingenuo Malfoy, e lui.. lui pensava ad un’altra. Era un chiodo fisso, il
fuoco che ardeva il legno nelle notti d’inverno più gelide in cui si può
trovare calore e conforto solo fra le braccia nude di un altro uomo.
Trovava conforto
in lei? Probabilmente non avrebbe saputo dirlo.
Ma lei era sua.
Morta per lui, morta
su di lui anch’ella.
Ed ora aveva la
possibiltà di riaverla, forse in un corpo che non le apparteneva, ma dinuovo in
vita. Già pregustava il momento in cui sarebbe sgusciata fra le sue lenzuola
come aveva sempre fatto, la *sua* bambina del peccato, così indifesa e
volubile.
*Fuoco che arde,
spirito che brucia senza contegno.
Un marchio a
caldo impresso sulle braccia di entrambi.
Tanta menzogna
fra di loro, solo una verità-
Condannati al
demonio.*
La piccola porta
di legno si aprì silenziosa, cigolando appena.
Dall’ombra
uscirono, con le loro tuniche nere, i corpi di Draco e Bellatrix che si
inchinarono al cospetto del loro Signore. Draco fece un passo in avanti,
parlando quietamente:
<<
L’abbiamo presa. >>
Voldemort ghignò
ancora, soddisfatto.
<< Bene..
dovresti ringraziare la tua amichetta, Malfoy. >>, disse guardando con la
coda dell’occhio la facile Bellatrix. << Allora chi è? >>
<<
Signore.. si chiama Nimphoadora Tonks, del Ministero. L’abbiamo scovata
nell’ala 47 dell’edificio assieme a Ben Kingsley e ad altri Auror. Naturalmente
li abbiamo fatti tacere… >>
<< Idioti!
>>
Entrambi
sussultarono. Voldemort era furente di rabbia. Gli occhi erano –se possibile-
ancor più iniettati di sangue, respirava affannosamente.
Lanciò la
maledizione Cruciatus su Draco, come per sfogarsi, ma ad un colpo di baccheta
di Bellatrix tutto cessò. Egli si ritrovò steso sul pavimento senza fiato e
madido di sudore.
Bella gli si
strusciò accanto, come un serpente, sfoderando tutte le sue più note armi di
persuasione.
<< Mio
Signore, questo non guasterà i tuoi piani. Tutti gli Auror presenti sono morti,
probabilmente Silente manderà una squadra dell’Ordine sul posto, ma possiamo
mettere tutto a tacere con la nostra talpa al Ministero. Per la nostra maghetta
nessun problema. Ho usato una pozione polisucco per trasformare il corpo di uno
degli auror morti nel suo. Abbiamo tutto sotto controllo. >>
<< Cambia
la frase, zuccherino: *hai* tutto
sotto controllo. Il tuo bastardo non è riuscito a schivare la mia maledizione.
Mi chiedo perché ci siano certi incapaci nella schiera dei miei servi..
>>, disse guardandolo con rancore. Draco in quegli occhi freddi ritrovò
tutto l’odio che provava per suo padre. L’odio che *entrambi* provavano, anche
se per motivi differenti. Ingoiò tutto il risentimento che sentiva in quel
preciso istante –e che, non poteva negare, nutriva da molto tempo-,
conficcandosi le unghie nel palmo della mano, sperando vivamente che
sanguinasse.
Metti le mani in tasca e morditi la lingua
Eccome se
l’avrebbe voluto fare.
<<
Comunque dov’è? >>
Bellatrix indicò
la porta, aiutando Draco a rimettersi in piedi.
<< Entra
MacCumhail >>
Sembrò sbucare
dal nulla. Le vesti nere frusciavano sul pavimento sporco e eroso dal tempo. Da
sotto il cappuccio erano visibili alcune ciocche bionde e gli sgargianti occhi
cerulei. Voldemort lo guardò accigliato: << Ancora qui? Buffo, vero?
Consolati, non sarà per molto. >>
Sghignazzò
rumorosamente. Il viso che si nascondeva dietro il cappuccio d’ ebano sembrava
travolto dalla paura, intimorito dalle minacce dette pocanzi.
Un mugolio
attirò l’attenzione generale. Dietro le spalle robuste dell’uomo apparve
l’esile figura legata ed imbavagliata di Nimphoadora Tonks. I capelli rosa
confetto sembravano di tutt’altro colore nell’ambiente senza luce; Voldemort,
dopotutto, non riusciva a sopportare luci più forti di quelle artificiali.
Il prezzo
dell’immortalità.
Il Mangiamorte
la spinse delicatamente davanti a sé, e Tonks risultò sorpresa dell’affabilità
e cordialità –almeno apparente- dell’uomo nerovestito. Di certo il trattamento
che aveva ricevuto con gli altri due, fra cui aveva riconosciuto il figlio di
Malfoy, non si era uguagliato.
I loro sguardi
si incrociarono, facendo si che Nimphoadora si specchiasse negli occhi cerulei
del ragazzo. In quelle iridi distinse tanta paura, risentimento e
rassegnazione.
Anche lei aveva
già rassegnato le sue speranze di salvezza perché ci sarebbe stata solo la fine
per lei.
Non esiste speranza nelle braccia di
Voldemort
Se fosse
sopravvissuta probabilmente avrebbe potuto abbracciare Harry, guardarlo con uno
sguardo più consapevole delle sue vicessitudini, ed avrebbe anche capito il
dolore di Remus quando, nel suo letto, si rivoltava sulla schiena imperlata di
sudore ansimando non di piacere ma di paura.
E lei, che prima
non capiva..
.. che non
*poteva* capire…
.. ora l’avrebbe
fatto..
Li avrebbe
baciati entrambi sulle labbra (forse ad Harry avrebbe riservato un bacio più
casto), e si sarebbero consolati a vicenda.
Se solo fosse
sopravvissuta.
Tonks, quando venne avanti, fu investita dall’opaca
luce di una candela quasi spenta e riconobbe la risata stizzita di Voldemort
che la guardava attento con quei suoi occhi impudici e perversi che avrebbero
potuto ghignare se solo ne fossero
stati capaci.
Ringraziò Madre
Natura del fatto che gli occhi non fossero capaci di deriderla. Almeno loro.
<< Mmh..
davvero graziosa.. certo nulla in confronto alla mia bella >>, esordì Voldemort, squadrandola dalla testa ai
piedi. << Ma andrà bene lo stesso >>
<< Certo
che andrà bene, Signore, anche per futuri scopi. È la donna di Remus Lupin.
>>, intervenne Draco, ancora ansimante.
Voldemort lo
guardò indifferente. << Chi? >>
<< Un
Malandrino >>
Si guardò le
unghie affilate, soffiando lievemente, sempre con aria indifferente. <<
Continui a non dirmi niente di utile Malfoy >>
Bellatrix lo
guardò maliziosa, sapendo di centrare un nervo scoperto :
<< Un amico di James Potter >>
Lo sguardo del
Signore delle Tenebre si accese. Bellatrix non seppe dire se per rabbia o per illuminazione serafica. Rise
sommessamente.
<< Ma
davvero? Potrebbe essere utile, hai ragione Malfoy. Per una volta hai
maledettamente ragione. >>
Sul volto di
Draco comparse un mezzo sorriso di soddisfazione.
<< Ora
sbrighiamoci, d’accordo miss. Tonks? >>
Nimphoadora
annuì vistosamente per assecondarlo. Nello stesso mentre sentì la porta alle
sue spalle chiudersi con un tonfo, e capì che anche la sua fonte di possibile
salvezza era sparita.
<< Bene.
Pensi ad una donna di rara e straordinaria bellezza, con gli occhi profondi
quanto l’oceano e dai capelli rossi come il fuoco. Una fanciulla androgina, dal
sapore di una ciliegia. Ha presente di chi sto parlando? >>
<< Mmm…
>>
<< No?
Allora glielo sussurrerò in un orecchio così non potrà dire di non aver
sentito.. >>
Le si avvicinò
con fare furtivo, ma Tonks indietreggiò quando sentì la stoffa della sua tunica
premerle contro i seni. Lui, al contrario, le bloccò i polsi ed accostò la
bocca rossa vermiglia all’esile orecchio di lei.
Quello che le
disse, Tonks non l’avrebbe dimenticato. Così come non avrebbe dimenticato
l’odore delle sue membra che la schiacciavano, il sibilio della sua lingua
biforcuta che le carezzava l’orecchio roseo. Non avrebbe dimenticato di aver
respirato la sua stessa aria che era solamente anidride carbonica. Come lui,
nociva. Ed avrebbe portato quel segreto che le avrebbe procurato la morte nella
tomba, come lui aveva desiderato, confidandoglielo in quegli attimi in cui
avevano condiviso lo stesso spazio.
Si staccò da lei
bruscamente, dirigendosi verso il calderone. Accese il fuoco al di sotto, e
cominciò ad armeggiare con provette contenemti fluidi dai colori più disparati,
dagli effetti sicuramente mortali. Versò il contenuto di alcune bittigliette
nel calderone che bolliva, producendo una piccola nuvoletta colorata.
<< Allora
ha capito bene, miss Tonks? Deve bere questa pozione che, ahimè, avrà degli
effetti collaterali su di lei, naturalmente. >>
Tonks raccolse
il coraggio che le era venuto a mancare in quell’arco di tempo e gli rispose, poichè
Malfoy l’aveva slegata. << Quali alternative ho? >>
Continuando a
stare di spalle le rispose a tono: << Nessuna temo. >>
Tonks avvolse
una ciocca di capelli attorno ad un dito, dicendosi che a Remus sarebbe
piaciuto.
<< Questo
comporterà la mia morte? >>
<<
Sicuramente. >>, rispose serafico. << Quando si possiede l’anima,
l’intero corpo muore. Non si può vivere senza spirito, mia cara. >>
<< E se io
non avessi capito bene di chi parla? Potrei non conoscerla, non crede? >>
<< Oh, ma
io credo che lei la conosca. Ho qui una sua foto, a scanso di equivoci.
>>
Tonks spospirò,
abbandonando la testa sul petto madido di sudore che le imperlava, prezioso, la
fronte corrucciata. Nel frattanto, Lord Voldemort armeggiava con mestoli e
liquidi nel calderone da cui usciva un denso fumo nero. Nimphoaora si disse che
non avrebbe potuto vedere colore diverso da quello ad un passo dalla morte. Il
tunnel oscuro ed inesplorato dell’aldilà che non sarebbe stato il Paradiso, ma
solo il Purgatorio per lei.
Infondo,
aggiunse a se stessa, lei non aveva mai creduto a quelle babbanate dell’Inferno, del Purgatorio e Paradiso. Nona quelle stronzate che le raccontava quella
madre babbana nelle cui vene non scorreva il suo stesso sangue. E non avrebbe
mai creduto alla redenzione dell’anima. Quindi non avrebbe dovuto avere paura
di morire. Non c’era assolutamente nulla per restare su quella terra che
l’aveva ripudiata da quando era nata.
*Assolutamente
niente per continuare a sperare.
.. ma perché
prendersi in giro?..
.. perché non
ammettere la nostalgia di Remus?
Quello che con
lui aveva solo assaporato:
il sapore
dell’amore consumato come un pasto veloce in una taverna deserta.
E lei che
aspttava il dolce aroma del sesso misto a quello della rugiada sui campi.
Niente per
sperare. Tutto andato.*
Avvolta nei suoi
ultimi pensieri *da viva*, non si era resa conto del tempo che, infimo, aveva
continuato la sua corsa. E Voldemort le era a pochi passi, una boccetta di
vetro fra le mani contenentre un fluido trasparente, quasi sembrasse acqua.
Acqua letale
Lo guardò, con
uno sforzo, in quei suoi occhi iniettati di sangue.
<< Perché
proprio io? >>
Le lacrime le
bagnavano calde le guance.
Voldemort fece
spallucce, rivolgendosi ai suoi Mangiamorte.
<< Già,
perché proprio lei? >>
Bellatrix ghignò,
Draco si voltò di spalle. << Perché è la vita, perché è il fato. Lo
chiami come vuole, miss Tonks. Sappia solo che non l’ho voluta io. Credo che mi
creerà più problemi del previsto, io non ho niente contro di lei. >>
La guardava
piangere, ricordando come la sua bambina
piangesse fra le sue braccia, ma non poteva fare altro per lei. Era solo una
vittima.
<< La veda
come una grande partita a scacchi. Ho solo mandato dei pedoni a catturare una
preda. La preda capisce da sola chi è. Ma stia certa che il suo sacrificio non
sarà vano; arriverà il giorno in cui farò scacco matto al Re ed allora sarà
l’inizio della fine! >>
Rise
sguaiatamente, e Tonks tremò. Chiuse gli occhi, incapace di guardarsi morire.
Alla fine,
pensò, ultimo viene il corvo. Così diceva Calvino; posso vederlo svolazzare
sopra la mia testa, incurante di quello che mi accadrà e che mi sta accadendo.
Non ho mai creduto a quelle stronzate della Chiesa, ma forse non mi costa
niente provarci.
Che Dio redima la mia anima, così sia.
Posò le labbra
sul freddo vetro della provetta, mentre il Signore Oscuro glielo faceva
scorrere nella gola. Il primo contatto fu brusco: il liquido le bruciava la
gola, provocandole un dolore alla testa e alle membra. Rivide la sua vita in
una frazione di secondo, come per farle ricordare tutti gli errori commessi. La
pelle scottava sotto il contatto delle mani estranee dei due servitori
dell’Oscuro. Il corpo vibrava con scosse violente; le sembrò che tutto stesse
bruciando e che il fuoco provenisse dentro di lei. Forse erano quelle le pene
dell’Inferno predicato dalla Sacra Chiesa del cazzo di sua madre. Bè, ora
capiva perché ne parlava con tanta paura e rancore.
Poi, tutto d’un
tratto, si sentì leggera, come se avesse potuto spiccare un balzo da terra e
arrivare a toccare il cielo con un dito. Quel corpo bruciante sembrò placarsi:
le fiamme si concentrarono sulla testa, come una cascata di fuoco, e sulle
labbra carnose, quasi scarlatte. Sentiva di non essere più se stessa, e così
era. Lei era sparita per sempre, un’anima senza mèta, con amico solo il vento
che la trasporta.
Infine, scandì
il salto decisivo, non stando più in bilico fra vita e morte. Saltò nelle acque
torbide dell’Acheronte, sperando che il traghettatore pauroso degli Inferi la
scortasse nell’Ade, sull’altra sponda, anche se non aveva di che pagarlo. E che
Dio le scampasse la permanenza sulle altre rive dove uomini e donne pregano
Caronte di essere pietoso e di graziarli con la luce. Eppure, dopo millenni di
preghiere, egli rimane impietoso dinanzi queste richieste.
Dunque
Nimphoadora Tonks sperimentava l’esperienza della morte, anche se non avrebbe
potuto raccontarlo a nessuno, con rimpianti e rimorsi, mentre la bella, la non-morta, ritornava in vita,
ringraziando, in silenzio, colei che le aveva donato quel corpo giovane;
riapriva gli occhi verdi, con nuove speranze al suo seguito, con una rinnovata
gioia per la sua vita, e con la promessa di non sprecare più nessuna occasione
le si fosse presentata dinanzi.
3
Voldemort le si
avvicinò, stringendosi le mani, stringendo gli occhi per autoconvincersi che
*lei* non era un’illusione della sua mente. Lei era viva.
La vedeva
guardarsile dita affusolate,
stropicciarsi la gonna di un colore troppo sgargiante per la sua carnagione
pallida. Arrivò a sfiorarsi le labbra, poi il naso, fino ai capelli infuocati,
come li aveva sempre serbati nel ricordo della sua giovinezza.
Un piccolo
bocciolo di rosa, così tenero, indifeso, che apre per la prima volta gli occhi
al mondo.
Quegl’occhi che
nessuno avrebbe avuto il coraggio di chiudere per la loro straordinaria
lucentezza e bellezza. Nessuno gliel’avrebbe portata via, a meno che nonavrebbe voluto passare sul suo cadavere di
non-morto.
Era sua, come
già l’aveva posseduta in passato, vergine dal sapore speziato sul collo
costernato di gioielli. Bambola di carne e sesso.
Un sussurro
sulle labbra, non un nome vero e proprio, un gemito di piacere incontenuto..
.. il passato
che ritorna prepotente sulla strada del presente, impertinente, voglioso,
irrispettoso..
Lei la bella addormentata nella tomba
che si ridesta dopo anni.
Lei.
Lily.
4
Il gatto Sully
avanzava trotterellando verso i piani superiori, attorcigliando la coda ramata.
Quando Harry tentava di carezzargliela, egli inarcava la schiena, soffiando,
segno che non voleva essere disturbato. Harry lo seguiva, come ipnotizzato da
quel suo ‘ancheggiare’ femminile nei meandri oscuri della casa.
Salirono
velocemente l’arrugginita scala a chiocciola, con una certa reticenza del
ragazzo, non solo perché cigolava in modo davvero pauroso, ma perché l’intera
casa lo metteva in soggezione. Gli ricordava avagamente la Casa degli Specchi del Luna
Park.
Ricordò che,
come premio per il buon voto in inglese di Dudley, gli zii li portarono tutti al
parco divertimenti, e, sebbene Harry fosse abbastanza piccolo, ricordava come
se fosse stato ieri il timore che aveva avuto guardando le molteplici immagini
di se stesso riflesse negli specchi.
Tanti Harry,
mutevoli come il suo umore.
Tanti Harry, gli
uni diversi dagli altri, quasi a simboleggiare il flusso della sua coscienza:
gli Harry che c’erano stati per piangere, per combattere e quelli che avrebbero
dovuto esserci e non ci sarebbero mai stati.
Avanzava come il
gatto, in punta di piedi per evitare che qualche asse del pavimento
scricchiolasse e rivelasse la sua presenza.. a chi poi?
A chi sarebbe
potuto esserci dietro una delle innumerevoli porte colorate.
Si disse che, sì,
non avrebbe dovuto abbassare la guardia in un casa come quella. In una casa
dove abitavano certi *soggetti* come Arabella Figg, come lui, come Ron e come
Hermione.
Che
bell’accoppiata! Maghi diciassettenni e una vecchia rancida mezza pazza.
Si passò
distrattamente una mano fra i capelli. Gettò un’occhiata davanti a lui per
assicurarsi che l’anziano Sully ci fosse ancora..
.. ma non c’era,
come in effetti aveva immaginato. Era sgattaiolato ai piedi di uno degli antri
semichiusi ed ora se ne stava seduto a grattare sull’uscio in attesa che qualcuno
lo degnasse di attenzione.. possibilmente qualcuno che c’era al di là della soglia..
Harry si
avvicinò. Prese in braccio il gatto che non oppose resistenza, si accovacciò a
terra, imitando la posizione felina del suo amico spelacchiato, ponendo
l’orecchio sul freddo legno di ciliegio, sperando di captare i rumori o
eventualmente anche le voci dei ‘qualcuno’ presenti nella stanza.
Dopo qualche
minuto di silenzio, il vociare continuò. Tuttavia Harry udì un chiacchierio
soffuso ed indistinto. Le porte erano insonorizzate.
Esibì un ghigno
mesto prima di scuotere la testa. Avrebbe dovuto capirlo che la signora Figg
nascondeva più di un segreto, come lui d’altronde.
Aguzzò meglio
l’udito ed, invece di ascoltare una possibile conversazione al di là
dell’uscio, udì i passi affrettati di Ron ed Hermione che gli si avvicinarono.
Sully scappò dalle sue braccia, attraversando le gambe del rosso, scendendo
fuoriosamente le scale a chiocciola.
<< Harry..
che.. ci.. fai.. qui..? >>, disse Ron affannato.
Harry si drizzò
a sedere. << Cosa ci fate voi qui? >>, sussurrò, quasi invitandoli
a fare lo stesso.
<< Ci
stavamo rincorrendo per una cosa stupida.. ma perché sussurri? >>, gli
chiese Hermione con la sua voce squillante.
<< Stsss!
>>, la zittì Harry, indicando la porta. Entrambi si accovaciarono,
aggrottando un sopracciglio.
<< C’è
qualcuno qui dentro.. >>
<<
Scommetto che le porte sono insonorizzate.. >>
Harry annuì,
inarcando appena un sopraciglio, risultando sorpreso del fatto che Ron avese in
parte interpretato i suoi loschi pensieri. << Già.. a che pensi? >>
Ron gli rispose
con un gran sorriso stampato in volto. << Torno subito >>
Harry ed
Hermione si guardarono reciprocamente, facendo spallucce. Qualche secondo dopo,
Ron era già di ritorno. Harry riconobbe subito i fili e le orecchie che teneva
in mano.
<< Orecchie Oblunghe, made in
Weasley’s Factory! >>
Harry aveva già
visto ed utilizzato quelle orecchie in precedenza, una sera all’Ordine, nella
sede di Grimmaud Place. Vide Ron distribuire un paio di orecchie per ciascuno,
aggiungendo un commento sonoro molto flebile: << Il negozio di scherzi va
a gonfie vele. Fred e George le hanno migliorate!
A prova di incantesimo!
>>
Ne poggiarono le
estremità sulla porta del duro legno amaranto, stando in religioso silenzio ed
in trepidante attesa di captare una qualche possibile conversazione.
Inrealtà, per Ron e Hermione sarebbe stato solo
il modo per scoprire se la Figg
avesse davvero un amante. Ricordava nitidamente quel pomeriggio di Agosto in
cui scorrazzavano beati nell’abitazione. Stesso scenario, forse non la stessa
porta. Voci dall’interno, come se oltre l’uscio vi fosse un passaggio
dimensionale fra due mondi. Allora non poterono ascoltare più di qualche
mormorio sconnesso, interrotti dall’uscita furibonda dellapadrona di casa che inveiva contro di loro.
Harry pensò che Ron si fosse fatto mandare le Orecchiedirettamente dai
fratelli, nella loro fabbrica di scherzi, e forse, come in passato, si
sarebbero rivelate utili, a prescindere dallo scopo.
L’orologio da
basso scandiva i secondi, quasi infastidendo i loro intenti. Avevano forse
paura che tutto s’interrompesse lì? Che quello scandire di parole, idiomi,
fonemi, sillabe morisse, interrotto dalla pendola rumorosa del salotto.
La voce stizzita
della Figg risuonò in tutta la stanza, facendo vibrare finestre e muri, inviando
vibrazioni ai loro ‘stetoscopi’.
<< .. e
voi non fate nulla? Ci sono questi individui che vanno seminando morte, un
Ordine operante che non conclude nulla, e la situazione rimane così?!Certo, pace, Amen! >>
Probabilmente
cominciò ad camminare per la stanza, stando ai rumori felpati dei suoi piedi.
<<
Arabella, calmati.. Stiamo facendo il possibile.. >>
<< STATE
FACENDO IL POSSIBILE?!
Ma vi rendete
conto che decine di persone sono morte perché siamo –oh, no, stavolta ne sono
fuori- siete ad un punto fermo da
mesi, ormai, signori miei! >>
<< Non
urlarci contro! Se non fossimo stati richiamati all’ultimo minuto da Silente,
saremmo capitati anche noi in quella carneficina, e non certo da spettatori, ma
da protagonisti!
Sono morte
persone, sì, stanno morendo. Persone care a tutti: amici, amanti.. ma non per
questo dobbiamo cedere ad attacchi di ira, prendendosela con il mondo intero.
Adesso, più che mai, dobbiamo avere fiducia. Fiducia in Silente, nonostante
tutto, nell’Ordine, e in Dio, specialmente, ammesso che ce ne sia uno ancora. E
tu dovresti saperlo meglio di noi, mia cara. >>
La voce roca si
spense con un respiro sommesso. I passi si fermarono, attuttiti dalla moquette,
in un punto non troppo lontano dalla loro postazione.
I ragazzi
rimasero zitti, preferendo il silenzio a tutte le domande che avevano in testa.
Stettero taciti forse anche per paura delle risposte. Per quelle ci sarebbe
stato tempo. Forse sarebbero venute direttamente dalla ‘mia cara’ Arabella Figg di Malocchio Moody, che probabilmente in
quel momento stava facendo roteare l’occho magico da una parte all’altra
dell’abitacolo. Quasi certamente si era accorto di loro, pensò Harry. Meglio
così. Avrebbero saputo tutta la verità non per vie troppo trasverse come
quelle.
Ci fu silenzio anche
all’interno per qualche, velocissimo, minuto. Poi, come la pietra spacca il
vetro, crepandolo rudemente, così la voce di Remus Lupin esordì fra i suoi
pensieri:
<< Come
stavo dicendo prima che mi interrompessi, cara, l’Ordine sta facendo tutto il
possibile per rintracciare i Mangiamorte, specialmente quelli colpevoli del
martirio dell’Ala 47. >>
<< La cosa
strana >>, intervenne Malocchio. << E che ci insospettisce di più
sui piani dell’Oscuro è che quella era la sezione destinata allo studio delle
mosse degli E.T., Esseri delle Tenebre, Mangiamorte. Nessuno sa quali siano
veramente i piani del Lord. La nostra talpa ha quasi fatto saltare la sua
copertura, quindi è fuori gioco. >>
<<
Voldemort non si fida più di Severus. Avrai capito che per noi è una grave
perdita. A dimostrazione di ciò il fatto che gli riserva incarichi semplici,
che non comportano degli attacchi diretti a punti scoperti. Nell’ultima
comunicazione che abbiamo avuto con lui ci diceva che qualcosa bolliva in
pentola. C’era fermento nell’aria, tutti elettrizzati, Voldemort in primis.
Penso non
parlasse della scoperta di un nuovo modus
operandi per la tortura. Era qualcosa di grosso. Al momento è irreperibile,
ma credo che Silente voglia metterlo sotto Incanto Fidelius. >>
Arabella sospirò
mesta. << Nessuno è più sicuro.. hanno affidato i ragazzi a me, ma ormai
sono vecchia e non so se sono più in grado di proteggerli.. >>
<< Ormai
manca poco al primo Settembre; ad Hogwarts saranno sotto controllo.. ci saremo
sia io che Sirius, oltre a te e a Silente. Non lasceremo che nessuno si
avvicini a loro.. >>
<< Ma non
è meglio che sappiano cosa sta succendendo? >>. La signora Figg si
asciugò gli occhi rigati di lacrime con un fazzoletto lercio.
Moody ghignò
sotto i baffi. << Oh, ma io penso che sappiano già. >>
<< Cosa
intendi dire? >>
Harry, Ron ed
Hermione sentirono i tonfi della gamba di legno di Moody avvicinarsi
pericolosamente alla porta. Si guardarono i volti reciprocamente, mandandosi
messaggi in silenzio.
Meglio così
La porta si aprì
lasciando quasi visibile un flusso d’aria che roteava nello spazio.
Ad Harry parve
quasi di sentire un fulmine.
O meglio, sentì
come se un fulmine vibrasse nel suo
esile corpo lattiginoso. La mente fu pervasa da sensazioni annesse e sconnesse
dal dolore; tutto cominciò a girare come l’aria.
Harry allora
capì di volteggiare. Non era proprio un volo, bensì un viaggio a ritroso.
Sentiva benissimo la sensazione di avere sotto i piedi quegli strani tappeti
automatici dei centri commerciali che scorrevano in alto e in basso, e la testa
stava quasi per frantumarglisi tanto era diventata pesante sulle sue spalle.
Si sentì
improvvisamente stanco e spossato, come se non dormisse da giorni, il che non
era del tutto invero. Ogni notte ricordava un passato che non era stato il suo,
ogni particolare scolpito nella sua memoria come se fosse *davvero* accaduto.
Ogni volto vivido e ben delineato: volti giovani e freschi di una giovinezza
non intaccata dalla maturità. Volti che non poteva ignorare.
La porta sembrò
continuare ad aprirsi per uno scorrere indefinito di secondi paralleli al tempo
reale.
Quando
interruppe la sua corsa sbattendo contro il muro, Harry non si aspettò certo di
trovare una camera buia. Si alzò sulle gambe ed attraversò l’antro oscuro. Poi
la sua mano lo guidò all’interruttore della luce, zittendo ogni bisbiglio.
“Chi c’è?”
Harry si passò una mano fra i capelli, così
come faceva ogni qual volta c’era qualcosa che non andava. Ma sentì i capelli
setosi sotto i suoi polpastrelli rudi invece dei suoi tozzi capelli ribelli;
continuò ad accarezzarli per tutta la loro lunghezza fino ad arrivare alle
anche scolpite nel marmo. Guardò con paura mista a stupore le sue mani dalle
dita affusolate, spalancando gli occhi verdi, forse l’unica cosa che poteva
appartenergli. Di certo se avesse detto a qualcuno che egli era davvero Harry,
nessuno gli avrebbe creduto. Nemmeno lo specchio, dato che esso, in primis,
rifletteva l’mmagine di una donna dai bei capelli rossi e dalle labbra di
bambola.
E quello di certo *non* era lui.
“Lily”
“Ci hai spaventato stupida donna”
“Così imparate a stare svegli fino a
quest’ora. Se vi scopre la
McGranitt..”
“Ma stai zitta un po’, altrimenti ci scopre
davvero. Hai una voce troppo squillante per i miei gusti”
“.. e comunque non sono affari miei se vi
becca a trastullarvi con le vostre ochette che nascondete sotto le lenzuola..
Cercavo James solo..”
“E’ all’allenamento di Quidditch”
“..solo per dirgli che vado a letto e che
non deve assolutamente venirmi a disturbare”
“A letto conchi?”
Si girò sui tacchi, sbattendo con una forza
innaturale la porta di mogano. Anche Harry andò via, seguendo i suoi passi
felpati nel silenzio notturno del castello stregato. Lily –ed anche Harry,
entrarono nella sua stanza ed Harry non negò a se stesso un certo senso di
vergogna mista a curiosità. In seguito ripudiò se stesso per quei pensieri:
cosa si aspettava? Di vedere sua madre che si spogliava davanti ai suoi occhi?
La camera era deserta, si udiva unicamente
il quieto bisbigliare dei rami degl’alberi che si scambiavano i pettegolezi
sulla popolazione di Hogwarts.
“Non verrà nessuno stanotte”
Si girò verso l’angolo. Il buio pesto
permetteva loro di vedere soltanto l’ombra del visitatore.
“Sei solo mia”
Dopodichè chiuse l’uscio.
5
Remus Lupin se
ne stava a braccia incrociate con il naso ad un palmo dal vetro della finestra
del soggiorno. Pareva cheto, ma dentro di lui tutto era in rivoluzione. La
mente viaggiava in un turbinio di pensieri sconnessi, il cuore non riusciva più
a sentire nulla. Non era neanche più padrone di provare odio per quella immonda
situazione e per quell’essere spregevole che aveva portato via il suo angelo.
Quell’angelo che lui sapeva sarebbe divenuta la sua condanna ad una esistenza
morta e …
Ma a cosa gli
serviva rimembrare ancora di più alla sua coscienza violentata quella che era
la realta? C’era solo dolore intorno a lui. Lo sentiva anche Harry. Si voltò
piano, socchiudendo un poco le palpebre. Gli si avvicinò con fare paterno,
perché, in fondo, lui lo era sempre stato. Ma questo Harry non poteva saperlo.
Non poteva sapere che lui era l’ultima persona che amava e che era rimasta in
vita; lui avrebbe voluto essergli vicino come avrebbe fatto James, come un
padre.
…ma forse, era
solamente Harry ad essere un figlio per lui..
<< Mangia
un po’ di cioccolata. Viene dritta dritta dalle dispense di Mielandia! >>
Harry sorrise a
fatica. Si toccò la cicatrice infuocata di dolore, esibendo una smorfia che non
era di dolore, quanto di indignazione per quello che gli era successo. Ancora
una volta lui aveva avuto il
sopravvento sul suo corpo.
Si sedette
accanto a lui, passandogli un braccio sulle spalle. Harry lo lasciò fare,
almeno quello lo consolava. Nel frattempo i tonfi sordi della gamba di legno di
Moody riecheggiavano come tuoni nella casa. << Così avete sentito, eh?
>>, ringhiò.
Tutti e tre
annuirono. << Passavamo di lì.. >>, tentò ironico Ron.
<< Taci
Weasley >>
Ron si ammutolì.
<< Sapete
che non sareste dovuti venire a conoscenza di quanto detto? Sono informazioni
strettamente riservate.. >>
Hermione lo
bloccò. << Avremmo saputo lo stesso. Meglio così che per altre vie, non
crede professore? >>. Moody rabbrividì un attimo: non era stato certo lui
il loro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, e ogni volta che ci
ripensava il suo odio contro Voldemort e i suoi impudici seguaci cresceva.
<< E poi staremo in guardia, non apriremo bocca! >>
<< Lo
credo bene, Granger. Nessuno deva venire a sapere di… >>
<< E lei
crede che Rita Skeeter o la
Gazzetta se ne stiano buoni buoni mentre un’ala del Ministero
viene attaccata apertamente dai Mangiamorte? >>, disse Harry sarcastico.
<< Sarebbe bello, ma, d’altronde, la
gente vuole sapere. Come se questo li aiutasse a scampare a quell’essere
immondo..>>
Scese il
silenzio.
La pendola
oscillava ritmicamente, scandendo mollemente i secondi nello spazio intriso del
sapore vibrante della paura.
<< Bè,
credo che metterò su un po’ di tè allora.. >>
<< Le
presto la bacchetta se vuole, signorina Figg
>>
Ron ridacchiò
sotto i baffi, ma la Figg
lo fulminò con lo sguardo e ribbattè acida:
<< Non ho
certo bisogno della tua bacchetta, signor Weasley. >>, e così dicendo
tirò fuori dalla piega dell’abito una bacchetta nera. Sorrise maliziosa.
<< E poi dovresti portar più rispetto ad un insegnante.. se fossimo già
ad Hogwarts toglierei a Grifondoro cinquanta e più punti.. >>
I tre
strabuzzarono gli occhi.
<< C-come?
>>, balbettò Hermione, guardando a turno Ron e Harry.
<<
Arabella sarà la nuova insegnante di Trasfigurazione, nonchédirettricedella Casa di Grifondoro >>
Ron spalancò la
bocca mentre Harry sorrideva soddisfatto a Remus. << Bene, almeno
sappiamo che non sarà un’incapace >>
*Ancora taciti
corpi al seguito del tempo.
Guardano le
lancette scorrere,
il vento
soffiare sulle cime degli alberi
cheondeggiano come i pennachi degli eroi mitici.
Anch’essi sono
eroi.
Eroi in un mondo
corrotto,
sorretto dal
falso ideale di Provvidenza,
perché Dio è
morto.
Ucciso
dall’avanzare dei secoli
e dei popoli che
misconoscono i loro ideali di libertà.*
Remus si alzò in
piedi. << Sarà meglio andare Alastor. Bisogna avvertire Silente. >>
Moody assentì,
voltandosi verso i ragazzi. << Vigilanza costante, mi raccomando! Ci
rivediamo sul treno >>
Hermione non
fece in tempo a chiedergli cosa volesse dire che già i due Auror erano
scomparsi, lascindo di sé solo un’aura incorporea e il ricordo di una giornata
da dimenticare.
Sempre silenzio.
<< Vi
chiamerò per la cena. Voi, nel frattempo, sareste avvantaggiati se preparaste
le valige per dopodomani. Ora andate.. >>, decretò con falsa convinzione la Figg.
I nostri
acconsentirono a lasciarla sola nel suo dolore e nella meditazione. Sparirono
nel buio delle scale, ognuno pensando a non un argomento in particolare, ma
tenendo sempre a mente l’avvertimento di Moody:
Vigilanza costante!
To be continued…
NdA: FINITO FINITO FINITO!! Finalmente l’ho concluso sto’ benedetto ottavo
capitolo!! Davvero ragazzi non ce la facevo più a portarlo avanti!! Avrò
passato giorni interi a rileggermelo senza però riuscire ad andare avanti! Il
cervello si era atrofizzato completamente! Chiedo umilmente perdono! Un po’ la
scuola, un po’ la vita famigliare.. un po’ tutto insomma!, non riuscivo più a
trovare ispirazione.. Ma se sono riuscita a scrivere quel tanto agognato ‘To be
continued..’ è stato solo grazie ad un compito di Italiano che devo fare
domani.. GRAZIE COMPITO!! E grazie a tutti quelli che mi hanno recensito (i
miei tre abituè^^) e a dcue nuove readers! (scusate non mi ricordo proprio i
vostri nomi, ma non ho il tempo di ringraziarvi decentemente, prometto di farlo
nel prossimo capitolo! Cmq avete la mia gratitudine più completa e sincera!)
Passando al capitolo.. la nostra cara
Lily.. eh eh.. resuscitata dal mondo dei morti.. adesso si che viene il bello!!
Ah, devo fare una precisazione: non è che Tonks si trasforma in lei giusto
perché ha visto la sua foto e quindi prende le sue sembianze. Quella è solo una
scusa dell’Oscuro Imbroglione (ehhh?!!! NdVOldi) cioè Signore per abbindolare
Tonks. (piccina!!)
Non mi resta altro che ringraziarvi
ancora per tutta la pazienza che avete avuto e per tutto il sostegno morale che
mi avete dato. Spero di non attardarmi anche con il prossimo capitolo.
Purtroppo non vi posso promettere nulla se non dopo Natale. Chiedo SCUSA!!!!
Spero che il cap vi piaccia e mi raccomando COMMENTATE IN TANTI! Ho bisogno di
sapere che ci siete!!