Scelta difficile

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Preludio ***
Capitolo 2: *** Le indagini cominciano ***
Capitolo 3: *** Una nuova pista ***
Capitolo 4: *** Richiesta di riscatto ***
Capitolo 5: *** Mettere al sicuro chi ami e spiegazioni ***
Capitolo 6: *** Svolta incredibile ***
Capitolo 7: *** Terra bruciata ***
Capitolo 8: *** Amicizia e corsa contro il tempo ***
Capitolo 9: *** La forza di lottare ***
Capitolo 10: *** Colpevole trovato ***
Capitolo 11: *** L'ultima corsa ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Preludio ***


 

 

Eccomi qui, appena approdata sul fandom di Castle.

E' la prima fanfic che scrivo e quindi spero che vi piaccia. Niente favoritismi quando e se recensirete, mi raccomando. Cattivi come l'aglio andato a male.

Se qualcuno con questa fic si ritiene palgiato o copiato, me lo faccia sapere e io non esiterò a farla finire nel cestino.

 

 

 

New York non era mai stata una città sicura.

Non lo era di giorno, figuriamoci di notte.

E la ragazza ne era fin troppo consapevole.

Ma la certezza definitiva l'aveva avuto quella notte, in quel momento, quando due uomini sbucati da Dio solo sa dove le saltarono addosso.

Tra le loro braccia forti e muscolose, ma per niente rassicuranti, non faceva altro che divincolarsi.

Due rottwailer formato umano contro una ragazza.

Davvero poco equo come scontro.

Urlava come un' assatanata, implorando che qualcuno si affacciasse e che venisse a salvarla, o che perlomeno chiamasse la polizia.

Ma per coloro che abitavano nei dintorni, lei non era nessuno.

Solo una possibile causa di problemi nel caso si fossero immischiati e pertanto tanto valeva abbandonarla al proprio destino.

Sentì un piccolo dolore esplodere nel braccio sinistro.

Di li a poco le sue resistenze cominciarono a mancare, per poi abbandonarla del tutto e si lasciò andare tra le loro braccia.

Dopo che si fu addormentata la sbatterono senza il minimo riguardo in un furgoncino bianco, bande nere.

Nessuno li aveva visti da quello che avevano potuto appurare.

Ma anche se qualcuno li avesse visti, identificarli sarebbe stato difficile visto che indossavano dei passamontagna e la targa del furgone era completamente sporca di fango.

Sfrecciò nella notte, condicendo quella giovane verso un destino alquanto incerto.

 

La mattina dopo era come se non fosse successo niente.

Bambini che andavano a scuola.

Adulti che andavano al lavoro.

Anziani in chiesa.

Anche alla omicidi era tutto normale, anche se era tutto troppo tranquillo in quel periodo.

Nessun omicidio, o comunque nessun omicidio violento.

C'erano solo un muccio di scartoffie da controllare, compilare e firmare.

''Grazie Castle...''- fece Beckett quando lo scrittore le porò il caffè come tutte le mattine.

Non c'erano omicidi o emergenze in corso, ma lo scrittore avendo voluto entrare nella squadra era tenuto a portarle il caffè tutte le mattine.

In quel momento arrivò Ryan.

''Buongiorno ragazzi...''- salutò togliendosi la giacca, sedendosi alla sua scrivania.

''' 'Giorno.''- dissero i due quasi in coro.

''Stasera vi va di venire a cena a casa mia? Mia madre è fuori, Alexis è a cena e poi al cinema con le sue amiche...''- propose Castle. Non gli andava di passare la serata da solo.

''Io ci sto.''- concordò Beckett.

Ryan tentennò-:'' Io passo. Stasera ho gia un impegno.''

''Oh... va bene...''- fece Castle-:'' serata tra uomini con Esposito o cenetta a lume di candela con Jenny?''

''No...''- fece Ryan mettendosi ad esaminare delle carte. Stava per rispondere ma in quel momento vennero raggiunti da Esposito insieme a un uomo sulla quarantina, benvestito e con una ventiquattrore.

''Ragazzi...''- annunciò il detective di colore-:'' abbiamo un caso.''

''Ti prego dimmi che è un omicidio.''- implorò Castle.

Tutto tranne che occuparsi di quelle scartoffie.

''Un rapimento va bene lo stesso?''- chiese Esposito-:'' quest'uomo sotiene di aver assistito al rapimento di una donna questa notte.''

''Si...''- fece l'interpellato-:'' avevo fatto tardi a una riunione di lavoro e stavo tornando a casa.

Sulla strada, tra la terza e la prima strada, ho sentito qualcuno urlare. così mi sono nascosto e ho assistito a tutta la scena: due enormi gorilla stavano stringendo una ragazza che non faceva altro che urlare e dimenarsi.

Volevano trascinarla in macchina ma non c'era verso perchè non faceva altro che agitarsi. Ad un certo punto le urla si sono calmate, poco per volta e se ne sono andati con lei... probabilmente è svenuta.''

''Ricorda che ore erano?''- chiese Beckett.

''Mezzanotte e trenta. Me lo ricordo perchè vicino alla zona del rapimento c'era un negozio di televisori e altri articoli di quel genere e i televisori erano accesi, e davano un programma che trasmettono solo a quell'ora.''

Beckett iniziò a non vederci più.

''Lei però avrebbe potuto fare qualcosa.... era presente, poteva impedire che venisse portata via contro la sua volontà, e invece si è nascosto senza fare niente....''- lo guardava con gli occhi della freddezza-:'' è stato a guardare mentre una ragazza innocente veniva rapita.''

Le sembrava addirittura di sentire le urla disperate di quella ragazza che implorava di essere liberata, che non le facessero del male, che implorava aiuto... un aiuto non arrivato.

L'uomo si ritrovò preso in contropiede e cercò di giustificarsi-:''Lo so... avrei dovuto, volevo andare li ad aiutare quella povera ragazza, ma cerchi di capire.... sono solo un rappresentante, mia moglie è disoccupata e abbiamo due figli, un terzo in arrivo.... ho avuto paura. Per me e per loro.''

Beckett sospirò.

''Va bene, anche lei aveva le sue ragioni.... per caso conosce la ragazza, ha visto i rapitori...''

L'uomo dissentì.

''Mi dispiace, era troppo buio e non sono riuscito a vedere niente....''- fece costernato.

I tre detective e lo scrittore erano indecisi se ridere o piangere.

Una donna rapita, non avevano idea di chi fosse e perciò non potevano nemmeno indagare sul suo conto, ne interrogare gli affetti della vittima....

Come si poteva lavorare così?

''Però poco dopo che l'hanno portata via, per terra c'era qualcosa che brillava, e mi sono avvicinato per vedere meglio.... durante la colluttazione con i suoi aggressori ha perso una cosa.. un ciondolo.''

''Perchè non ce l'ha detto subito...?''- disse Beckett, e senza aspettare una risposta lo interrogò-:'' Per caso, ha con lei questo ciondolo?''

L'uomo annuì e tirò fuori dalla tasca un ciondolo d'argento, a forma di rombo e con al centro un ametista.

Il fermaglio era rotto.

''Beh... non è molto ma se riusciamo a scoprire dove è stato comprato questo ciondolo, potremo anche scoprire chi lo ha aquistato.''- ipotizzò Esposito.

Ryan era pallido come un cadavere.

''Scusa... posso vederlo meglio?''- chiese Ryan.

Beckett annuì e glielo porse.

Ryan non riusciva crederci.... non poteva essere...

''Ehy fratello...''- fece il suo partner, visibilmente preoccupato, mettendogli una mano sulla spalla-:'' ti senti bene?''

Ryan si rese conto che gli avevano rivolto una domanda solo dopo qualche secondo e rispose, sempre più pallido-:''Si.... sto bene.... scusate, devo fare una telefonata.''- corse con il passo più svelto che aveva nella sala ristoro, tirò fuori dalla tasca il cellulare e dopo aver composto il numero poggiò il ricevitore all'orecchio.

Sembrava nervoso.

I suoi amici erano preoccupati e uno ad uno lo raggiunsero nella sala ristoro.

''Dannazione...''- imprecò l'irlandese chiudendo la chiamata a cui nessuno aveva risposto.

''Sei sicuro di star bene?''- chiese Beckett-:'' sei molto pallido, forse dovresti andare a casa per oggi....''

''No, vi assicuro che sto bene....''- peccato che la sua affermazione fosse subito smontata dal pallore delle guance e dal fatto che avesse iniziato a tremare.

Castle fece partire la macchina del caffè e quando fu pronto porse la tazza all'amico.

Il detective si sedette e lo mandò giu tutto in un fiato senza preoccuparsi di bruciarsi la lingua.

''Va meglio?''- chiese Esposito quando il collega ebbe posato la tazza sul tavolo.

Ryan annuì.

''Ora ci spieghi cosa ti è preso?''- chiese Beckett.

In tanti anni che lavorava con Ryan, non ricordava di averlo visto così sconvolto per un rapimento, un omicidio o chissà quale altro crimine.

''Non c'è bisogno di rivoltare chissà quanti negozi per scoprire chi ha venduto quella collana o chi l'ha comprata... la conosco fin troppo bene, come conosco la donna che stiamo cercando.''

I due poliziotti e Castle sgranarono gli occhi.

''Davvero la conosci?''- fece Beckett incredula.

Ryan annuì.

Uno dei pochi casi in cui non era necessario avvisare le famiglie.... ma era comunque doloroso.

''Si chiama Deborah, ma tutti la chiamano Debby... ha ventuno anni, studia alla Hudson University, vive in un appartamento sulla 34° strada e lavora part-time in un negozio di abbigliamento...''- fece Ryan senza alzare lo sguardo.

''Come fai a sapere tutte queste cose?''- chiese Castle incuriosito.

Prima Ryan diceva di avere un impegno per quella sera, ma non era ne con Esposito nè con sua moglie che avrebbe passato la serata, e sembrava conoscere molto bene una donna sulla ventina che era appena stata rapita...

''Si tratta di mia sorella minore.''- fu un fulmine a ciel sereno per tutti.

''Sei proprio sicuro?''- fece Beckett in apprensione. Se non altro avevano scoperto il perchè dell'ansia di Ryan per quel caso-:'' ci sono molti ciondoli come questo in giro, può darsi che sia solo una terribile coincidenza...''

Ryan fece cenno di no con il capo.

''Purtroppo ne sono sicuro....quella collana gliel'ho regalata io quando ha finito il liceo, come augurio per l'università, e lei non se ne sarebbe mai separata. Inoltre, ho fatto almeno tre chiamate al suo cellulare e mi da sempre irraggiungibile.''

Era sul punto di piangere.

''Quando vi siete sentiti l'ultima volta?''- chiese Beckett.

Mai interrogatorio ai familiari di una vititma era stato più difficile.

Sia per lei che per Ryan.

E anche per Esposito e Castle, ci avrebeb scommesso un anno di stipendio.

''Ieri pomeriggio verso le cinque... mi ha chiamato per ricordarmi che stasera ero a cena a casa sua e voleva sapere se preferivo il cinese o il giapponese. Aveva una voce allegra e spensierata, tipica di chi non ha nessun problema...''

''Ti va se andiamo a casa sua per cercare indizi che possano condurci a una pista?''

Ryan annuì.

Mentre uscivano dalla centrale Esposito prese la parola per dare voce a quello che anche Castle e Beckett pensavano.

''Fratello.... la ritroveremo.''- e non era una frase detta solo per dare coraggio.

Ma una promessa.

Ryan trovò la forza per sorridere.

Era bello avere degli amici. 

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Capitolo 2
*** Le indagini cominciano ***


 

Avevano affrontato molti casi difficili nella loro carriera di poliziotti.

Ma questo li batteva tutti.

Non era il solito omicidio dove uno dei due coniugi uccide l'altro in un impeto di rabbia o il solito sequestro a scopo di estorsione.

La vittima era la sorella di uno dei loro più cari amici.

Se Iron Gates avesse scoperto il legame di Ryan con la vittima, non ci avrebbe pensato due volte prima di estrometterlo dalle indagini, sostenendo che non era lucido e che non poteva indagare al meglio delle sue possibilità.

Consapevoli di ciò si erano messi tutti d'accordo nel nascondere l'identità della ragazza al capitano, e nel caso lei avesse notato l'omonimia del cognome avrebbero detto che si trattava solo di una coincidenza.

Mentre andavano verso l'appartamento della ragazza, Ryan era molto silenzioso.

Non proferiva nemmeno una parola.

''Stai bene?''- chiese Esposito.

Domanda stupida.

Come poteva sentirsi bene, sapendo che la sorella era la fuori, chissà dove, in mano a qualche delinquente animato da intenzioni poco amichevoli?

Ryan annuì debolmente ma non ci voleva una laurea per capire che ostentava di stare bene.

''Ecco, fermati.''- disse Ryan quando arrivarono davanti a un condominio che non vantava più di dieci piani.

Ad aspettarli fuori c'erano Castle e Beckett.

Una volta entrati salirono le scale fino ad arrivare al quinto piano dell'edificio. Arrivati al piano desiderato svoltarono a destra e si misero a cercare il numero civico.

''33 B. Ci siamo.''- disse Ryan suonando il campanello.

Dopo alcuni secondi venne ad aprire una giovane sui ventidue anni, bionda, occhi verdi, vestita con un maglione arancione e dei jeans chiari.

''Buongiorno... mi chiamo Penelope, come posso aiutarvi?''- chiese leggermente intimorita.

Kate tirò fuori il distintivo.

''Detective Kate Beckett, polizia di New York. Abita qui Deborah Ryan?''- chiese la poliziotta.

La ragazza li fissò con due occhi stralunati e si spostò per farli entrare-:''Prego, accomodatevi...''- li guidò nel salotto che non comprendeva più di un paio di poltrone, un piccolo divano e un mobile per il televisore, attiguo alla cucina-sala da pranzo e servì loro il caffè.

Si sedette sulla poltrona davanti al divano.

''Si, Deborah abita qui ma al momento non è in casa... cos'è successo, si è messa nei guai?''

Kate sospirò.

''Solo uno... l'hanno portata via stanotte. Con la forza.''

Ryan non faceva altro che guardarsi intorno speranzoso.

Era come se in lui fosse sopravvissuto un ultimo barlume di speranza, che gli faceva credere che non stava succedendo nulla di quello che viveva adesso, e che la sorella sarebbe spuntata all'improvviso.

La coinquilina sembrava sconvolta.

''Ma è sicuro?''

Era più difficile del previsto.

''Purtroppo non ci sono dubbi: il detective Ryan ha identificato il medaglione rinvenuto sul luogo del rapimento come un regalo fatta alla sorella e ha provato a chiamarla almeno tre volte, ma da sempre irraggiungibile.

Era sempre più sconvolta.

''Non è possibile, non ci credo...''

''Sappiamo che per lei potrebbe essere difficile, ma abbiamo bisogno della sua collaborazione per riportarla a casa...''- fece Beckett rivolgendosi sia a Penelope che a Ryan.

Si prospettava più difficile del previsto.

''Da quanto tempo conosce Deborah?''

La ragazza mandò giu il caffè tutto in un sorso per calmarsi prima di rispondere-:'' Da un anno. Lei viveva in un piccolo ostello da qualche giorno, e io avevo una stanza stretta nello stesso posto. Ci siamo conosciute in università quando abbiamo dato un'occhiata agli annunci per una nuova abitazione, e abbiamo deciso di unire le nostre risorse finanziarie per prendere in affitto questo appartamento.''

''Andavate d'accordo?''- chiese Castle.

La giovane annuì-:'' Si...eravamo entrambe lontane da casa, non conoscievamo nessuno e siamo diventate amiche quasi subito. Dico quasi, perchè ci ha messo almeno tre mesi prima di capire di potersi fidare di me e di mettermi al corrente di tutti i suoi pensieri.''

Ryan confermò: la sorella detesteva sopra ogni altra cosa circondarsi di persone false e non era tanto insolito sentir dire che aveva fatto il test della verità a tutti quelli che cercavano di avvicinarla.

''Mi scusi''- chiese Ryan-:'' quand'è stata l'ultima volta che l'ha vista?''

''Ieri pomeriggio alle sette e mezza: è tornata a casa dal lavoro, ha fatto la doccia, si è cambiata, ha preso una borsa ed è ripartita.''- rispose. Ora come non mai avrebbe voluto fermarla, forse non sarebbe successo niente di tutto questo.

''Quindi aveva in programma di passare la notte fuori casa...''- appuntò Javier-:'' sa per caso dove andava?''

''Avevo organizzato una festicciola per me e il mio fidanzato con alcuni nostri amici comuni...''- rispose la ragazza-:'' Debby però stamattina avrebbe avuto un esame in facoltà e voleva concentrarsi solo su quello. Ha detto che avrebbe passato la notte in un Bed&Breakfast, e che da lì sarebbe andata direttamente in facoltà al mattino.''

''Cosa può dirci della sua vita privata? Amici, persone che potevano avercela con lei, un fidanzato....''- chiese Castle.

Fece cenno di no con la testa-:'' Andava d'accordo con tutti ma non li frequentava spesso, e non aveva nessun ragazzo...''

Dopo quest'ultima affermazione, Beckett dichiarò la visita finita e decisero di tornare al distretto.

Poco prima di andarsene Ryan staccò un foglietto dal suo taccuino e dopo averci scritto sopra qualcosa lo porse alla bionda.

''Se dovesse venirle in mente qualcos'altro... questo è il mio numero di telefono.''

 

Al distretto, Beckett e Castle avevano cominciato a mettere insieme tutti i dati a loro disposizione sul tabellone, mentre Ryan ed Esposito erano in giro e perlustrare gli ultimi posti in cui avevano visto la ragazza prima che fosse rapita.

Ryan aveva procurato loro una foto di Deborah: lunghi e fluenti capelli neri, occhi castani, carnagione olivastra, e uno sguardo pieno di dolcezza.

Uno sguardo che ricordava tanto Ryan.

Nessuno dei due poteva lontanamente immaginare cosa stesse passando Ryan in quel momento: non sapere dove si trova una persona cara e soprattutto non sapere come sta è una sensazione lacerante.

In quel momento arrivarono i due detective.

Quando parli del diavolo.... pensò Castle.

''Allora?''- chiese Beckett.

''La coinquilina ha detto il vero. Il gestore del Bed&Breakfast ha detto che Deborah è venuta ieri sera verso le otto dopo aver cenato in un fast-food vicino all'università, e aveva con se questa. In università stamattina non l'ha vista nessuno.''- Ryan appoggiò sulla scrivania di Beckett la borsa nera per un solo cambio nominata da Esposito e la aprì mostrando il contenuto.

''Un pigiama, spazzolino e dentifricio, libri, portafoglio, cellulare e un cambio per il giorno dopo.''- elencò Castle mettendo tutto a verbale.

''Ok.... Deborah esce di casa alle sette e mezza, e alle otto arriva al Bed&Breakfast, viene rapita a mezzanotte e trenta.... se è successo qualcosa è successo in quel lasso di tempo....''- disse Beckett cercando di fare il punto.

''Forse aveva un appuntamento con qualcuno...''- ipotizzò Esposito.

Kate annuì e chiamò un agente lì vicino, porgendogli il cellulare trovato nella borsa di Deborah-:''I tabulati telefonici per favore.''- l'agente corse subito a svolgere il suo incarico e poi si rivolse al detective-:'' Ryan.... mi costa molto chiedertelo ma...''

Ryan fece le spallucce-:''Non dire niente, so come funziona questa prassi.... sono a completa disposizione.''

''Ok...''- fece Beckett.

Si, sarebbe stato l'interrogatorio per raccogliere informazioni più difficile che avrebbe ricordato.

'' Tu e Deborah vi vedevate spesso?''

''Si... ci vedevamo a cena casa sua e poi passavo la notte lì tutti i giovedi, eravamo solo io e lei, la coinquilina non c'era. Debby mi ha detto che metteva in ordine le pratiche in uno studio legale per tirocinio.''- rispose Ryan.

''Perchè le vostre cene avevano una cadenza così precisa?''- chiese ancora Kate.

''Jenny si è iscritta a un club del libro e aveva la riunione stasera, come tutti i giovedì, quindi eravamo d'accordo che in quelle sere sarei andato a stare da lei. Mi ha chiamato ieri pomeriggio per chiedermi se preferivo la cucina italiana o qualcosa al Take-Away.''

''Ti ha parlato di qualche problema, di qualcuno che poteva avercela con lei, o hai notato qualcosa che nel suo comportamento non funzionava come doveva...''- Ryan dissentì su tutta la linea.

''Si è sempre confidata con me, non aveva motivo per tenermi nascosto qualche problema.''

Castle azzardò-:''Forse c'erano dei problemi ma non ha voluto confidarteli per non farti stare in pena.''

''No, lo escludo.... sa perfettamente che mestiere faccio, che scovare le bugie è il mio lavoro, me ne sarei accorto se avesse cercato di mentirmi.... non so cosa pensare.''- cominciava ad avere seriamente paura.

Non avevano tracce, non avevano idee nel frattempo sua sorella stava rischiando la vita.

Incredibile... da quando le loro strade si erano divise gli era bastato sentirla per e-mail, video-chat, telefonate.... ma ora che sapeva non essere in nessun posto in cui avrebbe dovuto trovarsi, avrebbe dato qualunque cosa per darle un abbraccio.

Ora sapeva come si sentivano i familiari di rapiti o persone che lottavano tra la vita e la morte.

Una sensazione di impotenza e fragilità, non si era mai sentito tanto inutile da quando era entrato in polizia.

''Non preoccuparti Ryan...''- lo rassicurò Esposito mettendogli una mano sulla spalla-:'' troveremo tua sorella e il bastardo dietro a tutto questo a costo di rivoltare tutta New York come un calzino.''

''Analizziamo i possibili motivi che giustificano questo rapimento.... Sappiamo che Deborah era sola in città, viveva con una coinquilina e l'unico appuntamento che aveva era con il fratello un giorno a settimana...''- fece Castle ragionando ad alta voce-:'' quindi escluderei il tentaivo di estorsione. Dai libri che aveva nella borsa sappiamo che studia per fare il criminologo, quindi potrebbe essere che per qualche tesi o esame avesse riaperto un caso e si stesse incosapevolemte avvicinando alla soluzione.''

''No, questo lo escluderei...''- lo contraddì Beckett-:'' se davvero erano spaventati che Deborah potesse scoprire qualcosa perchè organizzare un rapimento con il rischio di farsi scoprire da qualcuno? Sarebbe stato più semplice assoldare un cecchino e farle sparare... scusa.''- disse la detective alludendo all'espressione terrorizzata di Ryan.

In quel momento suonò il cellulare.

Rispose Ryan.

''Pronto? Davvero? No.. si, certo che posso venire... va bene, grazie... ci vediamo lì.''- poi riattaccò e prese la giacca-:'' Devo andare. La coinquilina di Debby deve parlarmi.''- detto questo uscì fuori come un fulmine.

Dopo alcuni secondi Castle si pronunciò-:''Lo seguiamo?''

Kate sorrise beffarda-:''Secondo te?'' 

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Capitolo 3
*** Una nuova pista ***


 

 

''Non era necessario che veniste con me.''- disse Ryan mentre salivano le scale per la seconda volta quel giorno.

Si chiedeva cosa poteva essere successo di tanto importante in quelle poche ore da chiamarlo sul cellulare.

Da una parte, avrebbe voluto che la risposta non arrivasse mai, perchè aveva paura che le novità della signorina Sanders, ovvero la coinquilina di Debby, non gli sarebbero piaciute.

Dall'altra invece bruciava dalla curiosità di sapere.

E c'era una parte in mezzo, che si era aggrappata a una speranza debole come il filo di una ragnatela, che sperava di vedere Deborah aprire quella porta, sorridere e buttargli le braccia al collo e confessargli che si era nascosta per fargli uno scherzo, come quando erano ragazzini.

''Così... hai una specie di criminologo in famiglia.''- disse Castle.

Ryan annuì.

''Entrambi volevamo servire la giustizia, e per un bel pezzo non ha fatto che dire che voleva entrare nell'arma. Quando iniziò le scuole superiori si appassionò a psicologia, ha deciso di unire i suoi due sogni... e ne è uscita una futura criminologa.''- spiegò Ryan.

Si era sempre trovato bene con Debby, più che con tutte le altre sue sorelle, e quando vivevano entrambi a Dublino erano inseparabili, sempre a rincorrersi e giocare insieme.

Il solo pensiero di non rivederla più, di non sentire le sue risate tranne che nei ricordi...

''Beckett.''- Kate lo riscosse dai suoi pensieri risponendo al telefono e fece una faccia molto stranita.

''Tutto bene?''- chiese Castle.

''Sono arrivati i tabulati telefonici di Deborah. Tra i messaggi e le telefonate non c'è niente si strano che facessero prevedere un rapimento, tranne uno.''- rispose la detective una volta chiusa la chiamata.

''Cosa intendi?''- chiese Ryan.

''Diceva Hai dimenticato una cosa, te la porto, vediamoci tra la terza e la prima strada. E' stato inviato alle 23.56, e risulta essere stato spedito dalla sua coinquilina tramite un sito internet.''

I due detective e lo scrittore la guardarono con una faccia da pesce lesso.

''Ma Penelope non ha detto di averla vista l'ultima volta alle sette e mezzo?''- fece notare Esposito.

''Infatti. Perchè non ce l'ha detto?''- si chiese Beckett.

''Forse Penelope era gelosa della sua adorata migliore amica. Bella, intelligente, un fratello poliziotto, proveniente da una buona famiglia, media alta all'università e come se non bastasse tutti le volevano bene. In altre parole, una vita perfetta.

Era gelosa marcia di lei fino al midollo osseo, così ha pensato che sarebbe stata una buona idea rapirla, rinchiuderla per sempre in una torre da qualche parte, un piccolo intervento di chirurgia estetica e si sarebbe impossessata della vita che non aveva mai avuto.''

''Oh andiamo...''- fece Beckett una volta arrivati al piano desiderato.

''Pensaci: perchè accettare di condividere una casa con una perfetta sconosciuta? Standole vicino avrebbe potuto scoprire tutto quello che c'era da sapere sulla sua personalità, modi di fare...''- in quel momento Esposito suonò il campanello.

La giovane venne subito ad aprire.

Sembrava sorpresa di avere di nuovo tutti i detective e lo scrittore in casa.

Li invitò subito ad entrare.

''Signorina Sanders...''- Beckett non le diede nemmeno il tempo di spiegare il perchè di quella convocazione-:'' per quale motivo ci ha detto di aver visto Deborah per l'ultima volta alle 19.30 di ieri pomeriggio?''

La bionda era basita.

''Come.... perchè è vero.''- rispose lei tentennando.

''Ma davvero?''- fece Castle-:'' eppure, dai tabulati telefonici risulta che l'ultima a parlarle è stata lei. C'è un messaggio in cui lei le dava appuntamento sul luogo del rapimento, inviato alle 23.56 di ieri notte per consegnarle qualcosa.''

Ok, ora era sconvolta.

''No, io non le ho mandato nessun messaggio e non sono mai uscita da questa casa ieri sera. Ho preparato la tavola e i salatini per la festa, alle otto sono arrivati il mio fidanzato e i suoi amici e abbiamo cenato tutti insieme. Siamo rimasti sempre insieme fino all'una di notte, e da quello che dite Debby è sparita dopo mezzanotte.''- dichiarò la ragazza con due occhi grandi e sinceri.

''Ok, ma allora come mai è partito un messaggio dal suo computer al cellulare di Deborah?''- chiese Beckett in attesa di una spiegazione convincente.

Era sempre più sconvolta.

''Le giuro, non lo so. Sono sempre stata con i miei amici e il mio ragazzo, potete pure controllare.''- fece la ragazza porgendo loro un agendina rossa nel tentativo di difendersi.

Prima la sua migliore amica veniva rapita e ora veniva sospettata di essere coinvolta.

Ci misero almeno cinque minuti per controllare l'alibi della ragazza.

''Regge perfettamente.''- fece Esposito dopo l'ultima chiamata-:'' tre ragazze e quattro ragazzi, incluso il fidanzato, hanno testimoniato che è stata con loro da dopo le otto all'una di notte.''

''Quindi il rapitore ha trovato i mezzi per spedire un messaggio a Deborah, le ha dato appuntamento firmandosi con il nome di Penelope in modo che la ragazza non potesse rifiutare e una volta lì, due uomini l'hanno aggredita e portata via dopo averla sedata.''- appurò Beckett.

''E' probabile che in questo computer ci siano delle tracce di hacker.''- disse Ryan mettendo il pc della bionda in una busta per le prove-:'' dovrò chiederle il permesso di metterlo temporeanamente sotto sequestro per farlo esaminare da un mio amico informatico.''- all'approvazione della ragazza il detective chiese-:''Di che cosa voleva parlarmi?''

La ragazza, molto più tranquilla per essere stata scagionata da un ipotetica accusa di concorso in sequestro rispose-:'' Poco dopo che siete andati via, ho riflettuto per cercare di capire se c'era qualcosa che non quadrava e mi sono ricordata di una cosa che è successa un paio di settimane fa. Deborah sosteneva con forza che fosse entrato qualcuno in casa e voleva andare a sporgere denuncia, ma poi ha cambiato idea.''

''Si spieghi meglio.''- incitò Beckett.

La ragazza annuì-:'' Eravamo state invitate a una festa a casa di una mia compagna di corso, voleva festeggiare l'ultimo trenta conquistato. Era una festa per coppiette soprattutto, ma il mio ragazzo era di turno al lavoro e quindi ho chiesto a Deborah di accompagnarmi.

Siamo state fuori dalle nove alle due del mattino. Al nostro rientro Deborah è salita in camera sua e ha cominciato a dire che era entrato qualcuno: abbiamo controllato con cura che non mancasse niente, e infatti non mancava nulla ma lei era come ossessionata dal dire che mentre noi eravamo fuori era entrato qualcuno.''

''Come mai ne era così convinta?''- chiese Esposito.

''La sedia della sua scrivania era molto più indietro rispetto a come ricordava di averla lasciata e sulla scrivania c'erano dei segni. Voleva sporgere denuncia ma poi ha cambiato idea dicendo che nessuno le avrebbe creduto perchè non c'erano elementi su cui indagare, anche se è rimasta convinta della sua sensazione.''- concluse la ragazza.

''E' probabile che avesse ragione allora...''- ipotizzò Beckett-:'' possiamo vedere la sua stanza?''

La bionda annuì e li condusse nella stanza vicino.

Una camera semplice, pulita e ordinata.

Un letto al centro della stanza con il copriletto arancione, una scrivania con sopra due o tre libriccini rilegati e un telefono fisso e una foto che ritraeva Deborah un po' più giovane e un ragazzo in uniforme da poliziotto.

Ryan sorrise.

L'avevano scattata il giorno che sera diventato poliziotto.

Sopra la scrivania una bacheca di sughero con qualche post-it e di fianco una libreria. Gialli, thriller, manuali di criminologia, qualche rivista di moda...

''Sembrano i segni lasciati da viti e cacciavite''- appurò Castle dopo aver osservato i segni lasciati sul legno-:'' ma come ha fatto ad accorgersi che la sedia era più indietro come l'aveva messa?''

''Deborah è la più meticolosa della famiglia, è assolutatamente impensabile che abbia lasciato qualcosa in disordine prima di uscire, e con il tempo ha sviluppato una certa memoria fotografica per ricordare come aveva lasciato le cose.''- spiegò Ryan-:'' e poi mi chiedo come mai ci siano questi segni sulla scrivania.''

L'attenzione di Castle venne catturata da un post-it giallo dove c'era scritto qualcosa con un pennarello nero.

''Ricordarsi di chiamare l'elettricista.... avevate dei problemi in casa?''- chiese Castle.

La ragazza fece cenno di no con la testa.

''Però.... da qualche giorno Debby diceva che il telefono fisso della sua camera aveva qualche problema, e ora che mi ci fate pensare è successo dopo la sera in cui ci eravamo assentate e la sera in cui Deborah ha iniziato a sostenere la teoria dell'effrazione.''

Castle ebbe un'illuminazione.

''Ha un cacciavite o qualcosa che possiamo usare per smontare il telefono?''

Nemmeno il tempo di dirlo la ragazza prese un cacciavite a stella e Castle smontò il telefono in pochi secondi.

Nel ricevitore c'era l'ultima cosa che avrebbe dovuto esserci.

''Una cimice...''- fece Beckett osservando il piccolo pezzo di ferro e mettendolo in una busta per le prove.

''C'è n'è un'altra.... era appicicata sotto il sedile della sedia.''- fece notare Esposito-:'' era tenuta sotto sorveglianza, ventiquattro ore al giorno.''

Ormai non c'erano più dubbi.

Si trattava di un rapimento premeditato.

Uscirono dall'appartamento velocemente, con Ryan leggermente sconvolto.

Chi poteva avercela con sua sorella al punto di entrare in casa, piazzare delle microspie, scoprire tutto il possibile su di lei per poi rapirla?

Ma soprattutto perchè?

Non faceva altro che pensarci anche al distretto.

''Gia le cinque del pomeriggio e nessuna pista...''- borbottò Ryan mentre prendeva un cappuccino per calmarsi un po' nella sala ristoro.

''Non disperare. La ritroveremo: siamo appena all'inziio delle indagini.''- cercò di confortarlo Beckett anche se sapeva che dirgli di stare calmo era davvero inutile.

Si sarebbe calmato come si deve solo quando avrebbe visto la sorella a casa o perlomeno in un posto che entrambi conoscevano, al sicuro.

Più tempo passava e più le possibilità di ritrovarla viva diminuivano del 10%.

La preoccupava soprattutto che il rapitore non si fosse ancora fatto vivo.

Sperava solo che non fosse stata presa da qualche maniaco.

In quel momento videro arrivare una giovane sulla ventina, capelli rosso fuoco molto benvestita.

Anche se la porta era aperta lei bussò ugualmente.

''Scusate...''- fece con una voce timida-:'' ho saputo che hanno portato via Debby... è tutto vero?''- chiese risvegliando la curiosità dei detective.

Annuirono contemporeanamente.

''Lei sarebbe?''- chiese Beckett.

''Il mio nome è Fabienne Voudrelle. Sono un'amica di Deborah e lavoriamo part-time nello stesso negozio e abbiamo gli stessi turni, e credo che sia stato lui a rapirla per farle del male.''- spiegò la ragazza con occhi preoccupati.

I detective e lo scrittore invece li sgranarono per la sorpresa.

''Lui chi?''- chiese Ryan visibilmente incuriosito.

Forse l'aveva trovato...

''Da circa una settimana in negozio veniva un ragazzo con la felpa della Hudson University, ma non veniva ne per portare camice o vestiti a cui fare l'orlo ne tantomeno per aquistarli.

Con la scusa di provare dei vestiti, si rinchiudeva per molto tempo in una cabina di prova con pile di vestiti con la scusa di provarli ma non ne ha mai comprato uno. E quando ho rimesso a posto gli abiti, erano intatti, nessuno li aveva toccati.''- spiegò la ragazza.

''Molto strano.''- appurò Castle.

''L'altro ieri è successo di nuovo, ma ho visto con la coda nell'occhio che si era affacciato fuori e aveva un cellulare in mano. Stava facendo delle foto a Debby.''- confessò la ragazza.

I quattro iniziarono a guardarsi stupefatti.

La cimice in casa, il ragazzo che la fotografava di nascosto, che andava in negozio apposta per vederla....

Tutto lasciava supporre che Deborah fosse stata vittima di stalking.

''Deborah e questo ragazzo hanno mai parlato?''- chiese Ryan con gli occhi che brillavano.

''Solo una volta, ieri pomeriggio poco dopo le cinque. Si è presentato a Deborah come Charles Thompson, le ha detto che la trovava molto carina dalla prima volta che l'aveva vista nel corridoio dell'università e l'ha invitata a bere qualcosa nel locale dove lavora. Ma lei ha detto di no perchè aveva gia un appuntamento per stasera.''- concluse Fabienne-:'' se n'è andato molto amareggiato.''

Beckett si rivolse a Esposito-:''Fai una ricerca su questo tipo, voglio sapere come e dove trovarlo, scopri tutto il possibile.''

Esposito annuì e corse subito alla sua scrivania seguito da Ryan.

''Grazie per la collaborazione.''- fece Beckett stringendo la mano alla rossa, un minuto prima che questa se ne andasse.

Lei e Castle iniziarono a confabulare.

''Stai pensando anche tu a quello che penso io?''- fece lo scrittore.

La detective annuì-:'' Il ragazzo si prende una cotta per Deborah, la segue, dopo un po' decide di uscire allo scoperto, farsi avanti con lei...''

''... ma la ragazza è concentratissima sullo studio e sul lavoro e gli dice di non essere interessata oltre di avere un appuntamento...''

''... lui sospetta che il suo misterioso appuntamento sia con un fidanzato, la conosce poco, e non sospetta nemmeno che potrebbe essere solo il fratello...''

''... lui non sopporta che la donna dei suoi sogni possa appartenere a un altro e invece che tornare ed affrontarla ocn un coltello, la fa rapire e portare in un posto che spera possa diventare il loro nido d'amore.''- concluse lo scrittore.

Esposito e Ryan portarono tutto il materiale più la foto di una ragazzo dai riccioli neri e gli occhi casto-dorati.

Un bel ragazzo ad essere sinceri.

''Charles Thompson, ventitre anni, nessun precedente penale, lavora in un bar sulla 12° e studente alla Hudson University e indovinate di cosa?''- chiese Esposito con un sorrisetto.

Dopo un minuto di lunga attesa rispose.

''Tecnologia e informatica.''- rispose il detective Esposito.

Un fulmine a ciel sereno per tutti.

''Quindi poteva infiltrarsi nel computer della coinquilina, costruire le cimici e piazzarle, ha dato appuntamento a Debby sotto falso nome...''- ipotizzò Castle.

''Facciamolo venire qui.''- disse Beckett dando l'indirizzo del bar a due agenti. 

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Capitolo 4
*** Richiesta di riscatto ***


''Ryan la smetti di girare in tondo?''- disse Esposito quando il collega ebbe terminato il decimo giro intorno al tavolo-:'' mi stai facendo venire il mal di testa.''

Erano passate altre due ore da quando gli agenti erano andati a prelevare l'ipotetico stalker, e non si era ancora fatto vivo nessuno.

Avrebbe dato qualsiasi cosa anche solo per vederla per qualche secondo, per assicurarsi che stesse bene invece...

''E stai facendo un buco nel pavimento.''- aggiunse Castle.

Ryan riservò ai due amici un'occhiataccia.

Una ragazza innocente, sua sorella per giunta, era fuori, dispersa, magari per le mani di qualche squilibrato e loro si preoccupavano di certe frivolezze?

Non sapeva nemmeno se era ancora illesa, se aveva mangiato...

Si mise le mani nei capelli.

Esposito si alzò subito dalla sedia e andò dal collega, preoccupato.

''Ti senti bene?''-chiese.

Ryan attese due secondi prima di annuire.

''Mi sembra di impazzire.''- rispose Ryan.

''Forse dovresti prenderti un paio d'ore, fai una passeggiata, torni a casa, fai una doccia e poi torni qui ok?''- gli propose Castle.

Ryan fece cenno di no con la testa-:''Lo farò quando sarò certo che quel bastardo non le ha fatto del male.''

In quel momento arrivarono i due agenti con il ragazzo e lo scortarono fino alla sala degli interrogatori.

Occhi azzurri, alto, ben vestito, riccioli neri....

I due detective e lo scrittore andarono ad aspettare Beckett nella sala attigua.

Arrivò dopo pochissimo.

''Allora?''- chiese Ryan.

''Appena hanno nominato il nome Deborah Ryan ha cercato di darsela a gambe, ma con l'aiuto di alcuni clienti e camerieri sono riusciti a bloccarlo.Inoltre il gestore ci ha comunicato che di recente Charles gli aveva confidato di essersi innamorato di una ragazza e con la quale aveva intenzioni serie e che progettava di portarla proprio in quel bar.''- li informò Beckett.

Nella loro testa ormai avevano identificato quel ragazzo come colpevole.

In polizia ( e Castle lo sapeva perchè era il suo lavoro scrivere su omicidi e delitti irrisolti ) avevano insegnato loro che solo i colpevoli scappano, cercano di nascondersi e danno segni di irrequietezza davanti alla polizia o a chiunque li cerca dopo che è successo qualcosa.

La detective aveva una cartella in mano e diede a Castle il cenno di seguirla.

Ryan ed Esposito avrebbero aspettato dall'altra parte del vetro.

''Buonasera...''- lo salutò Beckett mentre lei e Castle si sedevano davanti al sospettato.

Charles sospirò come per salutare.

''Che cosa ci faccio qui?''- chiese.

Castle gli mostrò la foto di Debby che Ryan aveva procurato loro-:''Hai mai visto questa bellissima fanciulla?''

Il ragazzo annuì facendo una faccia vaga.

''Si... potrei...''- rispose ancora più vago.

''Dove di preciso?''- chiese Beckett con il suo sguardo indagatore.

''Non saprei.... per strada, al bar, in università....''

''Abbiamo dei testimoni che sostengono di averti visto girare molto spesso intorno al negozio dove la ragazza lavora.''- Beckett aveva iniziato ad incattivirsi e a guardare male il ragazzo.

''Eri letteralmente cotto di lei vero? Inizialmente pensavi che fosse solo un bel visino, ma poi quando hai scoperto le sue ambizioni ti è piaciuta ancora di più. Prima l'hai seguita per un po' scattandole delle foto, poi ti sei fatto avanti chiedendole di uscire... ma lei non c'è stata e ci hai riprovato, stavolta con le cattive.''- ipotizzò Castle davanti a lui.

''C-cosa?!?''- fece il ragazzo sempre più sbalordito.

''Capisco essere innamorati o comunque prendere una sbandata, ma questo...''- fece Beckett sbattendo le foto di Deborah sviluppate dal suo cellulare-:'' è un reato. Si chiama Stalking.''

''Sono solo foto...''- cercò di giustificarsi.

''Foto che riprendono una persona che non sapeva di essere fotografata ne tantomeno seguita.''- aggiunse Castle-:'' il solo fatto che queste foto esistono basterebbe per sporgere una bella denuncia o come minimo per ottenere un'ordinanza ristrettiva.''

''Va bene.''- ammise il ragazzo sconsolato-:'' Ho sbagliato, non sono stato corretto...''

''No, direi proprio di no. Ora per favore, dicci dove tu e i tuoi amici avete nascosto la signorina Ryan e quando ci saremo accertati della sua incolumità, potrei convincerla a non denunciarla.''

Ora si che cadeva dalle nuvole.

''Ma di che cosa sta parlando?''

Beckett lo fulminò-:'' Lo sai benissimo. Ti sei preso una cotta per Deborah, ti sei fatto avanti, ma ti ha respinto, così hai organizzato il sequestro per farle cambiare idea. Tenerla rinchiusa da qualche parte non ti farà guadagnare punti ai suoi occhi.''

Ora era terrorizzato.

''No, non è vero... io non le ho fatto niente. Le voglio molto bene, non avrei mai fatto nulla per danneggiarla.''- sembrava sincero, ma nessuno dei due sembrava propenso a credergli.

''Risulta difficile crederlo, visto che sappiamo che l'ha seguita per almeno una settimana, e nello stesso periodo di tempo qualcuno si è introdotto in casa sua e ha piazzato delle cimici. E guarda caso, lei studia informatica e tecnologia, non deve essere stato così difficile piazzare delle cimici ed entrare nel computer della coinquilina di Deborah e inviarle un messaggio a suo nome.''- lo inchiodò Beckett facendo cenno a due agenti di venire-:'' Per il momento lei è in stato di fermo. Ha diritto a un avvocato, a una telefonata e a rimanere in silenzio.''

In quel momento lo portarono fuori in manette, mani davanti e nello stesso momento uscirono anche Ryan ed Esposito.

Il primo fermò gli agenti e guardò il sospettato con occhi pieni di odio e cattiveria.

''Ti conviene sperare di aver detto la verità e che Deborah stia bene, perchè se scopro che hai osato sfiorare mia sorella anche solo inavvertitamente renderò la tua vita in carcere un vero inferno.''

Avrebbe giurato di averlo visto terrorizzato e grato agli agenti mentre lo portavano via da lui.

In quel momento arrivò la Gates.

''Ha confessato?''- chiese il capitano.

Beckett fece cenno di no con la testa.

''Non ancora. Ma se è stato lui di sicuro avrà dovuto studiare prima tutto per costruire le cimici trovate nell'appartamento e poi un tragitto da far fare alla ragazza dopo averla presa. Ci serve un mandato di perquisizione.''

La Gates annuì comprensiva-:''Ho chiamato il procuratore, ce lo farà avere, ma non prima di domattina.''

Ryan si congelò un istante e poi fece per aprire bocca per dire qualcosa, ma Castle glielo impedì mettendogli una mano sul braccio e dicendogli sottovoce-:''Non fare pazzie, se la Gates si accorge che sei troppo coinvolto, la storiella dell'omonimia casuale non sarà più tanto credibile e ti taglierebbe fuori.''

Lo guardò come un cucciolo smarrito, ma poi rilettè e giunse alla conclusione che l'amico non avesse tutti i torti.

Appena la Gates si allontanò Castle lasciò la presa.

''Se le ha fatto del male, giuro che...''. imprecò Ryan.

''Se ti servisse una mano non esitare a chiedere.''- lo appoggiò Esposito, anche Castle fu più che d'accordo.

Non solo perchè lo sospettavano di aver messo le mani addosso ad una ragazzina innocente, ma perchè stava facendo soffrire una delle persone a loro più care e non potevano tollerarlo.

In quel momento suonò la suoneria del cellulare di Ryan.

Supermassive Black Hole.

Abbozzò un sorriso quando vide il nome di chi lo stava cercando, l'unico raggio di sole in quella giornata.

''Ciao tesoro...''- rispose-:'' senti, ora sono un po' impegnato, ti spiace se ne parliamo più tard...''- e qui cambiò colore-:'' c-come? Si... va bene... ho capito, arrivo subito.''

Gli amici lo guardarono preoccupati.

Che altro era successo?

''Beckett... ho bisogno di due ore a casa...''- disse con voce tremante.

Beckett annuì esitante, ma poi chiese-:'' Che cos'è successo?''

''Era Jenny.''- rispose-:'' L'hanno chiamata i rapitori, hanno detto che vogliono parlare con me per accordarsi su cosa fare con Debby. Ho solo venti minuti per essere a casa e rispondere quando il telefono suonerà.''

Inutile dire che se non fosse stato agile e scattante nel rispondere Deborah non ne avrebbe tratto grandi benefici.

''Andiamo allora.''- fece Beckett con due occhi che sprizzavano decisione e sicurezza.

 

Grazie alla volante della polizia furono a casa di Ryan in metà del tempo concesso.

''Finalmente...''- li accolse Jenny gettando le braccia al collo del marito.

Si diressero tutti in salotto, ad aspettare la chiamata.

''Questo cambia le carte in tavola...''- fece Ryan mentre Jenny tornava con delle tazze di caffè-:'' Questo significa che Charles ha detto la verità sul rapimento e di non aver piazzato cimici in casa di Deborah... ma chi può essere stato...?

Ora sapeva che non c'entrava nessuno stalker ma era comunque sconvolto all'idea che qualcuno la tenesse sotto scacco. Non sapeva dove si trovava ne altro.

Bella situazione.

''Ok, cerchiamo di ragionare...''- propose castle dopo aver svuotato la sua tazza di caffè-:'' Sappiamo che Deborah è stata rapita da due tipi pagati per farlo, e che il vero responsabile è un esperto di informatica e nuove tecnologie....''

''E possiamo anche escludere che si tratti di un maniaco, visto che si è messo in contatto con te per discutere di un probabile riscatto..... e possiamo dedurne che almeno per il momento è illesa.''- concluse Esposito.

''Erano loro a tenerla sotto controllo non lo stalker... deve essersi informato su di me e la mia famiglia, è così che ha scoperto che Deborah era la più vicina dei miei familiari, quella più facile da rapire...''- disse Ryan pensando ad alta voce.

Solo adesso capiva tutto.

Si spiegava anche perchè avessero preso Deborah e non sua moglie, la donna che era tutto per lui.

Jenny era sposata con un poliziotto e frequentava spesso i suoi amici, era letteralmente circondata da poliziotti, era troppo bensorvegliata e il sequestro sarebbe andato a monte.

Molto meglio rapire una persona che non aveva a disposizione la stessa protezione.

''Qualcuno a cui hai pestato i piedi te l'aveva giurata, solo che tu non lo sapevi...''- ipotizzò Beckett. Era lacerante sapere che una persona cara è nei pasticci e che tu ne sei la causa involontaria.

Poteva solo immaginare come si sentiva il collega.

''E oltre a prendere Deborah per farti del male, ha pensato anche di pretendere qualcosa da te...''- concluse Castle.

In quel momento suonò il telefono e tutti scattarono come se li avesse morsi una tarantola.

Beckett gli diede l'ok per rispondere.

''Metti in vivavoce.''- aggiunse e il detective si affrettò a obbedire.

''Chi parla?''- chiese quasi atono.

La voce dall'altra parte era camuffata, non era facile capire se era uomo o donna.

''La persona che ha rapito tua sorella, Detective Kevin Ryan.''

Ryan respirò a fondo e poi chiese-:''Come sta?''

La voce ora era limpida, cristallina e anche leggermente spaventata-:''Kevin?!?''

Era lei.

La sua piccola Debby.

Era viva e stava bene.

Almeno credeva.

'' Debby!!! Debby, come stai?!?''- chiese il detective scaricando l'ansia accumulata.

''Sto bene.''- fu la risposta-:'' Ho solo un po' di freddo, ma sto bene...''

''E ora trattiamo.''- di nuovo quella voce indescrivibile-:''So che stai indagando su una certa faccenda. Ti do due giorni di tempo per decidere cosa è più importante, altrimenti...''- e qui il sangue dei presenti si gelò.

Quattro colpi di pistola.

Quattro grida miste di dolore e disperazione.

''DEBBY!!!''- gridò Ryan.

''S-sto bene...''- rantolò a fatica la ragazza-:'' mi ha preso di striscio...''

''Non mi basta.''- fece Ryan con rabbia-:'' voglio la prova che è ancora viva, che non è una registrazione della sua voce.''

''Va bene, tra qualche minuto ti arriverà una mail con foto-allegato.''

La chiamata si chiuse lì.

Doveva scegliere cos'era più importante.

La sua famiglia o il suo intaccabile senso di giustizia.

Svenne di li a poco, sotto gli occhi terrorizzati della moglie e sentendo le voci degli amici che lo chiamavano. 

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Capitolo 5
*** Mettere al sicuro chi ami e spiegazioni ***


 

 

 

La ragazza non faceva altro che piangere disperata accovacciata su se stessa tenendo il viso tra le mani, sporca di sangue.

Si girò verso di lui e allungò una mano verso di lui urlando-:''Aiutami!!!''

 

Si svegliò di soprassalto guardandosi intorno.

Era nella sua camera, o meglio, nella camera dove dormiva con sua moglie, disteso sul loro letto.

Con la fronte bagnata, ma non riusciva a distinguere se fosse sudore o acqua, visto che fino a poco fa aveva un fazzoletto bagnato sulla fronte.

Castle ed Esposito erano lì con lui a guardarlo, attoniti.

''Dovresti stare giu, ancora un po'...''. gli consigliò Esposito afferrandolo per le spalle per costringerlo a distendersi, ma Ryan non ne volle sapere.

''Che è successo?''- chiese il detective, ancora in stato confusionale.

Fuori ormai era buio, si vedevano gia alcune stelle. Cominciava a credere, e soprattutto a sperare, che quello che aveva vissuto nelle ore precedenti fosse stato solo un brutto sogno dovuto al lavoro e allo stress.

''Dopo la telefonata dei sequestratori ti sei sentito male, così ti abbiamo portato qui.''- rispose Castle avvicinandosi al poliziotto con un bicchiere di Vodka-:'' Bevi.''

Ryan non se lo fece ripetere due volte e mandò giu il contenuto del bicchiere tutto in un fiato.

La gola gli bruciava a causa della fretta con cui aveva inghiottito il liquido ma non era questo a preoccuparlo adesso.

''Dov'è Jenny?''- chiese una volta poggiato il bicchiere sul comodino e dopo essersi messo a sedere sul letto.

''E' di là. Si è spaventata quando ti ha visto andare per terra, ma a parte questo sta bene. Kate è con lei.''- rispose Castle.

Almeno una delle donne a cui teneva davvero era al sicuro.

Si ricordò anche di un'altra cosa che il misterioso sequestratore gli aveva detto, una delle poche cose che ricordava.

SI alzò e si mise in piedi, andando con passo spedito verso la porta della camera.

''Dove vai?''- chiese Esposito.

''Ad assicurarmi che Deborah stia bene.''- fu la secca risposta.

Andò in soggiorno, dove la moglie si precipitò ad abbracciarlo, e subito dopo averla rassicurata accese il computer presente nella stanza.

Una volta che il pc fu pronto andò sulla sua casella di posta privata.

C'era un messaggio non letto, con un allegato.

Una fotografia.

Ritraeva una giovane sulla ventina, camicetta bianca, capelli neri legati a treccia leggermente sfatta ad un lato della testa, jeans blu e scarpe da ginnastica bianche.

Era seduta su una brandina.

Le braccia erano ferite, così come la tempia destra e un fianco.

Era in quei punti che le quattro pallottole l'avevano colpita poco prima di chiudere la chiamata.

Guardò il suo volto: sorrideva all'obiettivo, ma sembrava triste.

Non c'era la minima traccia di disperazione, come se avesse la certezza di uscire viva da quella situazione.

Un sorriso alla videocamera che seppur triste, era carico di fiducia.

Stando all'orario sul messaggio era stato spedito tre minuti dopo la telefonata.

''Almeno non mentivano sul fatto che sta bene.''- fece Ryan un po' più sollevato.

Ma ciò non significava che non li avrebbe pestati a sangue una volta trovati.

''Scusa, di che indagine parlavano?''- chiese Beckett incuriosita.

Ryan sospirò, e li invitò a sedersi sul divano per poterli far stare più comodi mentre parlava.

Jenny si sedette accanto al marito e gli teneva una mano per confortarlo e scaricare così anche lei l'apprensione che provava per la cognata più giovane.

''E' iniziato tutto due settimane fa. Al distretto non c'erano omicidi ma in compenso le denuncie per i furti d'auto si accavallavano.''- iniziò a spiegare-:'' quel giorno chi doveva occuparsene aveva il giorno libero, così l'incarico toccò a me.''

I due detective e lo scrittore cominciavano a capire.

Due settimane prima.

Nello stesso periodo, Deborah aveva sospettato e sostenuto con forza che fosse entrato qualcuno in casa.

''Con il passare dei giorni, mi accorsi di una cosa molto strana, che non aveva senso: le targhe delle auto, venivano ritrovate ovunque, ma le macchine era come se fossero sparite con una nuvola di fumo.

E' stato allora che ho iniziato a sospettare che ci fosse qualcosa di molto più grosso.''- continuò Ryan.

Evidentemente qualcuno aveva scoperto le sue indagini, era entrato nel suo computer, scoperto i suoi natali e una volta scoperto che una delle sue sorelle l'aveva raggiunto a New York...

''Pensi a delle corse clandestine?''- osò Castle.

Solo ora capiva come si sentiva l'amico: un po' come si era sentito lui quando un pazzo aveva iniziato a perseguitare Beckett per ''colpa'' del suo libro su Nikki Heat.

Ryan annuì.

''Ma perchè non ce l'hai detto?''- chiese Esposito.

Ora si spiegava perchè ultimamente il collega era sempre distratto, quelle foto nascoste appena qualcuno arrivava, risposte vaghe appena qualcuno gli rivolgeva una domanda...

Quando era impallidito alla vista della collana rinvenuta ed era saltato come una saetta in sala relax per telefonare, aveva creduto che il collega avesse allacciato una relazione extra coniugale con un'altra donna.

''Perchè non ne ero sicuro. In mano avevo solo sospetti e qualche indizio poco concreto. Non c'erano gli estremi per aprire un indagine.''- spiegò Ryan.

Ora però avrebbe voluto tornare indietro, forse nulla di tutto questo sarebbe successo.

''Qualcuno la pensa come te, visto che ha fatto prelevare Deborah con la forza, qualcuno che non vuole che questa faccenda venga approfondita ancora.''- fece Castle.

Beckett prese il cellulare.

''Chiamo la Gates per dirle che la pista dello stalker è un vicolo ceco, e che revochi il mandato.''- ma Castle le impedì di farlo prendendole il cellulare.

''Aspetta.... quello può essere ancora utile.''- disse con gli occhi che brillavano.

''Non vedo come.''- fece Beckett.

''Pensaci attentamente...''- le suggerì Castle-:'' se Deborah era tenuta d'occhio per sapere con esattezza come, dove e quando trovarla, potrebbero non essersi limitati solo alle ricetrasmittenti in casa, probabilmente l'hanno anche fatta seguire...''

''... e se l'hanno fatta seguire e le foto che Charles ha scattato in negozio non erano le uniche esistenti...''- iniziò a capire Beckett.

''... il misterioso rapitore o chi ha preso parte al sequestro deve essere stato ripreso.''

Si trovarono tutti d'accordo.

Era debole, ma pur sempre una speranza.

''Ryan per il momento tu non fare nulla. Debby serve loro viva e in salute, per un po' la tratteranno con tutti i riguardi...''- consigliò Beckett.

Ryan annuì.

''Va bene.... Jenny... credo che per te sia meglio andare a stare da qualche amica per i prossimi due, massimo tre giorni.''- disse Ryan a un certo punto.

La moglie lo guardò sbalordita.

''Non se ne parla nemmeno, io rimango con te.''- fece Jenny.

''E' un avvertimento. Il rapimento di Deborah è un avvertimento.''- mise in chiaro il detective-:'' Sanno tutto, dove abito, chi frequento, dove lavoro, che ho una famiglia.... questo giro è toccato a mia sorella, ma la prossima volta se la prenderanno con te o con qualcun'altro che sanno essermi molto caro. Non posso permetterlo.''

Non era riuscito a proteggere sua sorella ma non avrebbe permesso che accadesse lo stesso alla sua adorata moglie.

''Ryan ha ragione, Jenny...''- concordò Beckett-:'' quella è gente che non scherza, non si fermeranno finchè non avranno avuto ciò che desiderano, ma dobbiamo cercare di ridurre le loro possibilità al minimo.''

Era convinta che la decisione di Ryan di mandare Jenny lontana da casa era un'ottima idea, ma non si sarebbero limitati solo a questo.

Le avrebbe messo dietro una squadra pronta ad intervenire al minimo movimento sospetto.

Jenny ci pensò un po' e poi annuì comprensiva.

''Va bene.... vado a preparare una borsa con qualche vestito e poi vado dai miei genitori.''- Kate la accompagnò di là per aiutarla e nel frattempo contattò una squadra per proteggerla.

''E' colpa mia...''- disse Ryan mettendosi le mani nei capelli-:'' solo colpa mia.''

Si sentiva un vero schifo: la vita della sorella, e forse quella della moglie e dei suoi amici erano nei guai, tutto per colpa di una stramaledettissima indagine che lui aveva deciso di avviare senza parlarne con nessuno.

''Stavi solo facendo il tuo mestiere, nessuno può rimproverarti per questo...''- disse Castle nel tentativo di dargli un po' di conforto, anche se sapeva che era inutile.

Quando si era in una situazione del genere non esisteva niente da dire che potesse essere di conforto.

Venti minuti dopo si ritrovò solo nell'appartamento: Kate, Castle ed Esposito accompagnavano Jenny in albergo, e lui ne approfittò per fare una doccia e mettere qualcosa sotto i denti, e poi si fece un caffè.

Lo aspettava una lunga notte.

Avrebbe spulciato tutto quello che aveva raccolto e il suo personale archivio alla ricerca della minima traccia per risalire al responsabile di tutto questo.

''Buonanotte Debby...''- disse sorridendo alla finestra, ammirando un attimo la luna e le stelle-:'' ovunque tu sia.'' 

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Capitolo 6
*** Svolta incredibile ***


Erano da poco le sette del mattino.
Era una giornata diversa quella, che la rendeva diversissima da tutte le altre.
Di solito a quell'ora, sua moglie lo svegliava con un bacio, a volte una carezza e un sorriso, gustavano insieme una buona colazione, e poi un fugace bacio prima di scappare al lavoro.
Ma quella mattina non ci sarebbe stato niente di tutto questo.
Non aveva dormito nemmeno un momento, e i rari momenti in cui si era alzato dalla sedia era per prepararsi qualche caffè in modo da stare sveglio, poi non aveva fatto altro che navigare in rete alla ricerca di un indizio per arrivare a Deborah, inoltrandosi di password in password nell'archivio online della Polizia e di tutti i tribunali giudiziari...
Non si sarebbe fermato fino a quando non avrebbe saputo che sua moglie sarebbe stata al sicuro da quella gente e finchè non avrebbe riportato sua sorella a casa.
Tra poco sarebbe passato a prenderlo Javier, quindi andò velocemente in bagno a sciaquarsi la faccia, si cambiò i vestiti e scese in fretta le scale.
Esposito era appena arrivato.
Aprì lo sportello del passeggero e salì.
''Buongiorno.''- dissero quasi in coro.
Ma Javier non ci mise molto a capire che il collega non si era nemmeno avvicinato al letto quella notte.
Era preoccupato per la sorella, e non lo biasimava, non era una bella sensazione non sapere dove si trova una persona a te cara, ma essere consapevoli che è nei guai perchè vogliono fare del male a te.
''Mi daresti del vigliacco se decidessi di lasciar perdere tutto per salvare Deborah?''- chiese Ryan.
In fin dei conti, lui  era solo un detective della squadra omicidi, il suo lavoro era cercare gli assassini e metterli dentro, non investigare su delle corse clandestine.
Javier fece cenno di no con la testa.
''Ma ti consiglierei di pensarci attentamente se vuoi darle una speranza di tornare a casa.''- gli consigliò l'amico-:'' pensaci attentamente: anche se tu decidessi di scendere a patti con loro, se decidessi che Deborah vale molto di più di tutte le indagini che puoi fare... cosa impedirebbe a quei criminali di farla comunque sparire?
Sarebbe una possibile testimone, e quindi pericolosa.''
Ryan sospirò sconsolato.
Javier aveva ragione, e aveva le mani legate.
Se indagava, sua sorella ne avrebbe patito le conseguenze, e probabilmente anche Jenny o qualcun'altro che lui amava  avrebbe subito lo stesso destino.
Ma se non indagava, la ragazza sarebbe stata comunque fatta tacere per sempre in quanto era una testimone pericolosa.
''Vuoi davvero aiutarla? Fai quello che sai fare meglio, indaga e mettiamo dentro quei bastardi. 
Abbiamo tempo fino a domani, e ti posso assicurare che ci riusciremo.''
Ryan sorrise rincuorato.
 
 
Arrivarono al distretto in perfetto orario, e si diressero tutti e due nell ufficio di Beckett.
Sia la detective che lo scrittore si precipitarono loro incontro per chiedere di Ryan.
''Come stai?''- chiese Castle.
Ryan annuì forzatamente-:'' Bene, sto bene... notizie di Jenny?''
Fu Beckett a rispondere-:'' Sta bene, le ho fatto assegnare una scorta ed è al sicuro. E' solo molto in pena per te, ma a parte questo è un fiore.''
Ryan sorrise.
Grazie al Cielo almeno la sua amata stava bene.
Sulla scrivania c'era un computer portatile sul grigio-topo.
''Dalla perquisizione nell'appartamento di Thompson non è emerso niente di strano, quindi possiamo escluderlo definitivamente dalle indagini come sospettato, ma ci ha permesso di analizzare le foto del suo computer, per cercare un aggancio che può condurci al rapitore.''
Aprirono il computer grazie alla password che Charles stesso aveva fornito loro ed in breve furono tra i documenti, tra le foto.
C'era una cartellina dedicata a Deborah.
L'aveva ripresa dappertutto.
Al lavoro, per strada, a lezione, al cafè dell'università...
''Bisogna ammettere che anche se non ha scelto un modo del tutto carino di presentarsi, il ragazzo ha buon gusto.''- commentò Esposito.
''Concordo.''- fece Castle.
Ryan e Beckett li fissarono scettici, e il primo li avvertì-:'' Ringraziate di essere voi, o a quest'ora vi avrei gia rotto il naso...''- e li fulminò con un sorrisetto.
Deborah era la più piccola delle sue sorelle, l'ultima arrivata in famiglia, e lui sentiva il bisogno di proteggerla, e quindi questo non gli aveva impedito di tenere d'occhio i primi fidanzati della sorella.... o di rimetterli in riga nel caso si  fossero presi delle libertà eccessive.
Ma non erano quelli i pericoli... era sicuro che sarebbe sempre riuscito a proteggerla, ma non era così, e se ne rendeva conto solo adesso.
''Ecco....''- Beckett li richiamò all'ordine.
Aveva trovato una foto che ritraeva Deborah al lavoro, mentre era intenta nel rimettere a posto dei vestiti in negozio, e da una tendina da camerino spuntava una faccia, non ne erano sicuri ma avrebbero potuto giurare che era il volto di un uomo.
E chiunque fosse sembrava osservare la ragazza.
''Possiamo avere un immagine più grande?''- chiese Beckett.
''Se permettete...''- fece Ryan proponendosi. Beckett lo lasciò fare e gli indicò la sedia con un braccio.
Si sedette e iniziò a lavorare al computer con una disinvoltura che faceva venire loro i capelli bianchi per l'incredulità, e in breve l'immagine, che prima era solo un dettaglio diventava sempre più nitida.
''Scusa se te lo chiedo amico, ma dove hai imparato?''- chiese Esposito.
''Avevo dieci in informatica al liceo e poi ho molte conoscenze in quel campo...''- rispose il detective senza perdere di vista il suo obiettivo.
''Te la cavi meglio di me con la tastiera...''- fece Castle-:'' potresti darmi una mano a scrivere, se non hai impegni questo fine settimana.''
''Per cinquanta dollari a pagina, se ne può parlare.''- disse Ryan in risposta lasciandosi sfuggire un sorrisetto divertito.
In breve la foto fu pronta, accesero la stampante e nel giro di dieci secondi ebbero la loro foto.
I loro occhi divennero vitrei per la sorpresa, quando videro chi era l'uomo della foto.
''Oddio non ci posso credere....''- commentò Beckett pallida come un cadavere-:'' vi prego, ditemi che quello non è chi penso io sia...''
''Non sai quanto mi piacerebbe potertelo dire...''- fece Castle non meno sbalordito-:'' ma lo vediamo tutti.''
Esposito fu costretto a sostenere Ryan a quella vista...
L'uomo che probabilmente era coinvolto nel rapimento di sua sorella, era lo stesso che ne aveva denunciato la scomparsa.
''Ora che ci penso...''- fece notare Castle-:'' il fermaglio del ciondolo di Deborah non sembrava rotto come si rompe una collana al collo di una persona che si sta divincolando tra le braccia di qualcuno...''
''... ma come lo è qualcosa che viene strappato a forza dal collo della sua proprietaria...''- concluse Beckett osservando la foto del medaglione.
Dopodichè porse a Ryan la foto del testimone/ possibile rapitore e gli chiese-:'' L'hai mai visto o hai idea di chi possa essere?''
Ryan lo osservò con attenzione, ma quella faccia non gli diceva niente e fece cenno di no con il capo.
''Forse è un conoscente di Deborah, ti ha mai parlato di qualcuno che corrisponde a questo profilo?''- chiese Beckett.
''No... non mi pare... ma potremmo parlare con le sue amiche, probabilmente lo conoscono.''- suggerì Ryan, prendendo il telefono.
Mandò un messaggio alla coinquilina di Debby e le chiese di avvertire, se poteva, anche la signorina Voudrelle.
 
Inutile  dire che le due, la rossa e la bionda, non si fecero pregare ed intervennero subito all'appello della polizia.
''Ci sono notizie sul rapimento?''- chiese Penelope visibilmente in ansia per l'amica.
Era così strano non vedere o sentire per così tante ore di fila la propria migliore amica...
''Forse...''- rispose Esposito.
Ryan aveva insistito molto per parlare con le due ragazze, e alla fine Beckett aveva dovuto accontentarlo, ed Esposito aveva deciso di stare con lui.
Il detective tirò fuori la foto e la consegnò alla bionda-:'' La pista dello stalker era errata, ma proprio grazie alle foto da lui scattate, abbiamo individuato uno dei possibili rapitori... ha mai visto quest'uomo?'' - chiese Javier parlando dell'uomo dai capelli scuri, con gli occhiali, sui quaranta che compariva nella foto ingrandita dal collega.
La ragazza lo osservò ma non poteva dire molto-:''Mi dispiace, non lo conosco...''
''E' sicura, vivevate insieme...''- fece Ryan-:'' non le ha mai parlato o comunue si non si è accorta se Deborah aveva qualche problema sul posto di lavoro, se qualcuno che la infastidiva...''
La bionda scosse energicamente la testa.
La rossa allungò lo sguardo sulla foto e inziò ad osservare quel viso con attenzione-:'' Aspettate... forse posso aiutarvi io.''
La bionda le passò la foto, mentre i due detective, in particolare Ryan la osservavano speranzosi.
Gli occhi di Fabienne si accesero.
''Si. E' un cliente del nostro negozio, viene molto spesso per portare vestiti da sistemare o per aquistarne. Si chiama Andy Wheastley e lavora come impiegato in un agenzia immobiliare... mi ricordo che l'aveva detto, sa lui e il nostro capo sono abbastanza amici.''- rispose la ragazza.
''Ha mai notato se osservava Debby più del dovuto, se lei ne era infastidita, spaventata o se le ha rivolto la parola?''- chiese Javier.
La rossa fece cenno di no.
''Scambiava delle parole solo con il nostro capo, e poi Deborah non si perdeva in chiacchiere con i clienti,  è una delle regole per lavorare lì e lei ci teneva a preservarsi il posto.''
''Ha idea di dove potrebbe abitare?'' - chiese Ryan con gli occhi che brillavano.
Voleva prendere a schiaffi quell'uomo che si era spacciato per testimone nel rapimento della sorella e invece era uno dei suoi aguzzini.
''Una volta non è potuto venire a ritirare le giacche a cui voleva fosse fatto l'orlo, così abbiamo dovuto consegnarle a domicilio, e da quel giorno abbiamo il suo indirizzo. E' segnato sul nostro registro.''- e nel dir così tolse dalla borsa un quaderno rosso e lo porse ai detective.
Uscirono dalla sala relax annunciando a Beckett e Castle.
''Abbiamo l'indirizzo.''
Li seguirno a ruota.

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Capitolo 7
*** Terra bruciata ***


La squadra si diresse al gran completo all'abitazione dell signor Andy Wheastly

''Una volta l'azienda per cui lavorava, era un'agenzia immobiliare apprezzata da tutti, ma poi la concorrezza li aveva ridotti sul lastrico e adesso era solo una piccola impresa che sopravviveva a stento.''- li informò Esposito mentre scendevano dalle auto.

Aveva i suoi informatori e quando aveva chiesto di raccogliere informazioni sul loro sospettato, non si erano fatti pregare e gli avevano spedito tutto per sms.

''E così uno di loro ha deciso di mettersi al servizio della malavita organizzata per sbarcare il lunario.''- commentò Castle.

Certe volte pensava che era davvero incredibile quanto la necessità di dar da vivere a se stessi e alle proprie famiglie spingesse la gente a fare le cose più folli.

E quando ti sembra che il mondo ti crolli addosso è molto difficile trovare il modo di far vivere se stessi e i propri cari e allo stesso tempo mantenere integra la propria onestà.

Ryan si diresse all'interno del piccolo edificio a passo svelto e deciso, come se sentisse la voce della sorella chiamarlo, quasi come se sapesse che la ragazza era lì.

Suonarono in campanello e ad abrire venne una donna sui trentacinque anni, capelli biondi, occhi azzurri e qualche ruga, vestita con un completo casual e con il ventre che suggeriva che la donna fosse al settimo mese di gravidanza.

A quanto pare c'era qualche verità fra le tante bugie che aveva raccontato loro.

''La signora Whaestly?''- chiese Kate esibendo il distintivo-:'' Polizia di New York, dobbiamo parlare con suo marito riguardo alla sua deposizione per un caso di rapimento.''

La donna si fece da parte e una volta invitati a salire le scale li guidò in una stanza al piano superiore dove c'erano una scrivania, un pc e una piccola libreria.

''Tesoro, c'è la polizia...''- l'uomo presente nella stanza sbiancò leggermente, ma li accolse sorridendo e chiese alla moglie di lasciarli soli, e di preparare il tè per gli ospiti.

''Allora... ci sono notizie sul rapimento di quella povera ragazza?''- chiese l'uomo.

Ryan lo fissò con gli occhi pieni di rabbia.

Con che coraggio poteva chiedere una cosa del genere e mantenere un' espressione così serena?

Avrebbe voluto massacrarlo di botte fino a fargli sputare il posto dove aveva nascosto sua sorella.

''Ce lo dica lei...''- lo gelò Beckett-:'' visto che ci risulta che lei è stato l'ultimo a vederla prima che fosse portata via.''

Andy iniziò ad agitarsi e a tentennare.

''Ma vi ho gia detto tutto quello che so... stavo tornando dal lavoro, quando ho sentito le urla disperate di quella giovane...''

Castle gli sbattè in faccia la fotografia ingrandita che lo ritraeva.

''In questa foto ha tutta l'aria di star osservando Deborah, o sbaglio?''- fece lo scrittore.

L'uomo cercò di discolparsi.

''E questa la chiamate una prova? In un sacco di foto vengono immortalati particolari, cose o persone che non hanno niente a che fare con il soggetto principale.''

Beckett annuì dandogli ragione.

''E' vero, su questo non si discute... ma allora ci spieghi...''- proseguì l'investigatrice-:'' come mai il fermaglio del ciondolo della vittima presentava dei segni di rottura, non come quelli di un fermaglio che si stacca da solo... ma come un fermaglio che si rompe perchè il ciondolo è stato strappato con forza dal collo della proprietaria?''

''Poco prima di venire qui siamo passati in un'orificeria, e il commesso ci ha confermato questa versione, e anche alcuni anelli della catenina erano deboli, forse a causa dello strattone.''- concluse Castle.

Wheastly sbiancò e divenne pallido come un morto.

''Ecco come sono andate le cose...''- iniziò Beckett-:'' la sua azienda andava male, sua moglie è disoccupata e la vostra situazione economica familiare non era delle migliori, così per risollevare le sue finanze ha deciso di organizzare in un giro di corse clandestine, con auto rubate, probabilmente con l'aiuto di qualcuno...''

Castle continuò la ricostruzione dei fatti-:'' Era tutto perfetto, fino a quando un detective della omicidi non si è ritrovato la pratica in mano e ha sentito puzza di bruciato, e lei ha iniziato a preoccuparsi. La sua famiglia ne sarebbe stata distrutta.''

Esposito chiuse il discorso-:'' E dopo aver fatto qualche ricerca, ha scoperto che aveva una sorella minore, così ha deciso di farla rapire per minacciarlo e convincerlo a smettere con le indagini.''

Beckett, prevedendo un eventuale tentativo di mentire e difendersi, aggiunse-:'' Sappiamo che lei non era sulla scena del crimine per caso. Abbiamo contattato la sua azienda, e l'altro ieri sera non c'era nessuna riunione di lavoro, era l'anniversario della fondazione dell'azienda, e quindi avevate tutti il giorno libero.''

''Le cose non sono andate così vi state sbagliando...''- cercò di giustificarsi Wheastly.

Fu allora che Ryan iniziò a dare di matto.

Scattò in avanti e afferrò il sospettato per il colletto della camicia sbattendolo contro il muro.

''Dimostrami che sto sbagliando!!''- gli sputò in faccia con un espressione cattiva in viso-:'' TU ADESSO MI RIDAI MIA SORELLA!!! DOVE L'HAI NASCOSTA, COME STA?!?''

Esposito e Castle si misero in mezzo per togliergli un terrorizzato Wheastly dalle mani.

Respirava affannosamente.

Quando fu un po' più calmo, complice anche il tè servito dalla signora, ricominciarono le domande.

''E' vero. Ho mentito nella mia deposizione ma non l'ho fatto per mia volontà.''

Il quartetto sgranò gli occhi.

''Sta dicendo che è stato minacciato?''- chiese Beckett.

Wheastly fece cenno di no con la testa.

''Circa due settimane fa, ero in un bar sulla 54°, volevo dimenticare per un po' i miei problemi affondandoli in un bicchiere di vodka, anche se so che non sarebbe servito a nulla.... allora mi si è avvicinato un uomo, dall'aria molto facoltosa e mi ha detto che si sarebbe occupato lui del mio problema se lo avessi aiutato con un lavoretto.''

''Lei lo chiama lavoretto, prelevare a forza una ragazza dalla strana nel cuore della notte?''- fece Castle.

''Non avevo idea che sarebbe finita così...''- rispose l'interpellato-:'' Mi disse che voleva che tenessi d'occhio la ragazza, riferirgli dove andava, chi frequentava, cosa faceva... e quando gli ho chiesto il perchè mi disse che voleva sapere qualcosa della vita della figlia.''

''Figlia?!?''-fecero in coro i tre detective e lo scrittore.

Wheastly annuì.

''Si. Mi disse che anni fa, aveva divorziato da sua moglie quando la bambina aveva nove anni e che madre e figlia si erano trasferite da Washington al New Jersey, ma che di recente la ragazza studiava qui a New York, ed è venuto qui per raggiungerla e riallacciare i rapporti.

Ma prima di rinserirsi nella vita della figlia voleva sapere come stava, chi vedeva, cosa faceva...''

''Non c'è niente di vero in questo racconto.''- s'intromise Ryan-:'' Siamo entrambi originari dell' Irlanda e tra i nostri genitori le cose vanno benissimo, lo so perchè vado a trovarli ogni mese e li sento spesso, mi accorgerei se mi nascondessero qualcosa.''

''Poi?''- lo incitò Beckett-:'' cos'è successo veramente quella notte?''

''Ero riuscito ad inserirmi nel computer della sua migliore amica per fissare un appuntamento, era stato quell'uomo a chiedermelo, perchè voleva rivedere la figlia..... ero con lui in un furgoncino poco dietro di lei.....''

''... e a quel punto ha visto due gorilla saltarle addosso e sbatterla con forza nella vettura.''- concluse Castle.

Wheastly annuì.

''Ero incredulo, e poi mi ha detto che dovevano dare una lezione a qualcuno e che serviva loro la ragazza.... e poi le hanno strappato il ciondolo di dosso, e me lo hanno consegnato dicendo che sarei dovuto andare al 12th e denunciare il rapimento, inventandomi una storia credibile.... ho avuto paura per me e la mia famiglia, se avessi saputo che mi avrebbero usato per fare del male a quella ragazza non avrei mai accettato, lo giuro.''

''E cosa mi dice di Deborah?''- scattò Ryan-:'' come sta... ha pianto, sta bene?!?''

Esposito gli mise una mano sulla spalla per confortarlo.

''Non so dirglielo... quella è stata l'ultima volta che l'ho visto e sentito, e sua sorella era gia sotto l'effetto del narcotico... poi se ne sono andati, ma non so dirle dove.''

Ryan assunse un espressione disperata.

Immaginava sua sorella che si agitava e urlava tra le braccia di quegli uomini, implorando pietà, invocando disperatamente il suo nome... implorandolo di aiutarla... ma lui non era arrivato, non era venuto a salvarla come le aveva promesso.... quando si spaventava da piccola quando guardavano insieme un film che faceva paura e lui le assicurava che sarebbe intervenuto a salvarla...

Le aveva mentito, come le aveva mentito quando le aveva detto che... i mostri non esistono.

Eccome se esistono.

Solo che a volte, indossano giacca e cravatta.

''Signor Wheastly, capisco che lei l'ha fatto per aiutare la sua famiglia e che non aveva idea di come stessero realmente le cose...''- fece Beckett con il tono più pacato che aveva-:'' ma questo si chiama concorso in rapimento, come minimo sono dieci anni di galera. Ma se ci aiuta, potremmo decidere di chiudere un occhio.''

''Non so dove si trovi la ragazza, vi prego di credermi...''- insistè l'uomo terrorizzato.

Non aveva paura tanto per se, ma per la situazione in cui si sarebbe ritrovata la sua famiglia dopo la sua incarcerazione.

''Ma sa chi era l'uomo che l'assunta per trovarla e tenerla d'occhio...''- fece Ryan, quasi implorante-:'' mi dica dove posso trovarlo e chi è, e le assicuro che il suo nome non apparirà nella lista degli indagati per le corse clandestine, ne in quella per questo rapimento.''

A quelle parole l'uomo si convinse.

''Beh... si tratta di....''

BANG!!!

I detective e lo scrittore fecero un passo indietro per la sorpresa e poi si buttarono a terra, dietro alla scrivania, mettendosi al riparo.

Il signor Wheastly giaceva scompostamente sul pavimento, con una macchia di sangue che si allargava a macchia d'olio sul petto, poco sotto il torace.

La signora corse subito richiamata dal rumore, e i suoi occhi si vecero di vetro per il terrore.

''NO!!! TESORO NO!!!''

''CHIAMI IL 911 PRESTO!!!'' - ordinò Beckett facendola correre giu per le scale-:''CASTLE!!! ESPOSITO!!! ANDATE A VEDERE PRESTO!!!''

Anche Ryan fece per andare con loro ma l'uomo a terra lo afferrò per una caviglia, costringendolo a chinarsi vicino a lui.

Non ricordava più la rabbia e l'odio che aveva provato per quell'uomo.

Ora vedeva solo un uomo agonizzante a terra, consapevole di stare per morire, ucciso nel modo più vigliacco che si poteva immaginare, che stava implorando pietà.

''She.... sherm....Sherman...''- fece agonizzante.

''Cosa....?''- fece Ryan, da una parte perchè non aveva capito e perchè era confuso.

''Sherman.... è lui che ha lei... lui ha tua sorella.... mi dispiace...''- detto questo getto la testa all'indietro.

Ryan gli appoggiò due dita sul collo per controllare respiro e battito ma era inutile.

Era morto.

 

''Vicino alla finestra da cui è partito il colpo c'era questo mitra...''- fece Esposito mostrando l'arma in questione-:'' ma se l'hanno lasciato lì, è perchè l'hanno ripulito da ogni traccia che può portarci a loro...''

Beckett e Castle annuirono.

Lo scrittore da una parte era dispiaciuto per quell'uomo che si era rivelato prima un testimone, poi un complice inconsapevole di rapimento e poi vittima...

''Stanno facendo terra bruciata intorno a loro....''-realizzò Beckett-:'' stanno eliminando tutte le prve che li riguardano, inclusi i testimoni...''- commentò mentre vedeva la polizia mortuaria portare via il cadavere tra le lacrime della moglie.

''E con questo abbiamo perso la pista per aiutare Debby...''- imprecò Esposito.

Il loro unico aggancio era stato assassinato e ora non sapevano più da che parte rifarsi per trovare Deborah.... inoltre era preoccupato per il suo migliore amico.

Per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a gestire questa situazione stressante senza dare di matto?

Ryan intanto si riscosse dallo stato di apatia in cui era stato fino a quel momento e prese la parola-:''Io credo di avere qualcosa...''

I tre si fecero subito interresatissimi.

''Poco prima di morire mi ha afferrato e mi ha detto una parola, credo che sia un cognome.... Sherman.''

''Forse sapeva che non gli rimaneva più molto e nei pochi secondi di vita rimanenti voleva il tuo perdono, aiutandoti a salvare Deborah...''- ipotizzò Castle.

''Nel limite delle sue forze residue...''- aggiunse Esposito.

''So di avere in mano poco e che è solo una scintilla...''- fece Ryan leggermente abbattuto.

Ci sarebbe voluto un miracolo per risalire al rapitore avendo solo un cognome, anzi non era nemmeno sicuro che fosse un cognome, una società, un luogo... o forse gli ultimi rantoli di un moribondo.

''E tu questo lo chiami non avere niente in mano?''- lo redarguì Beckett-:'' E' proprio dalle scintille che scoppiano gli incendi più violenti. La troveremo, te lo prometto e quando avremo preso chi le sta facendo del male, ti assicuro che non gli faremo vedere la luce del sole per un bel pezzo.''

Ryan sorrise visibilmente rincuorato.

 

''Dannazione...''- fece Esposito dopo aver cercato il nome che il moribondo aveva detto al collega, con un espressione contrariata in viso.

''Cosa succede, non risulta nessuno con quel nome?''- chiese Castle avvicinandosi con Beckett.

Fu Ryan a rispondere.

Con un tono molto abbattuto.

''Al contrario... solo a Manatthan vivono dodici Sherman, quale sarà quello giusto?''

''Che disdetta...''- commentò Beckett irritata.

Non potevano controllarli tutti, e non potevano accusarli senza prove, e soprattutto non avevano a disposizione tutto quel tempo.

In quel momento squillò il telefono di Ryan.

Il numero era privato.

''Forse è Jenny...''- ipotizzò Castle.

''Dubito, mi chiamerebbe con il cellulare....''- un improvvisa intuizione gli fece brillare gli occhi azzurri come il cielo di primavera-:'' devono essere loro...''

Castle afferrò un computer portatile e fece segno di essere seguito in sala ristoro, e dopo aver avviato l'applicazione GPS diede a Ryan il segno di rispondere.

Il detective mise in vivavoce.

''Pronto.''- fece apatico.

''Kevin...''- fece una voce mista sollievo e spavento dall'altro capo del telefono.

Ryan sorrise.

''Debby.... Debby, puoi parlare, dimmi dove sei, ti vengo a prendere..''

''Non lo so....''- il suo tono adesso non era spaventato, ma comunque si sentiva che non era tranquillo.

''Ok...''- c'era da immaginarselo. Quale rapitore direbbe alla sua vittima dove si trova e poi darle la possibilità di andarlo a dire a quelcuno?-:'' Allora, va alla finestra o allo spiraglio più vicino che c'è e dimmi tutto quello che vedi, non tralasciare nemmeno un dettaglio, va bene?''

''Kevin non posso parlare....''

Di nuovo quella voce camuffata-:'' Ha ragione, e ti consiglio di darle ascolto. Hai visto come so essere preciso e letale no? Ho ucciso l'unico che poteva portarti alla tua sorellina, credi che abbia problemi a farle un buco in testa?''

Ryan quasi ringhiò-:'' Dannato, non azzardarti a toccarla!''

''In quel caso sai cosa devi fare per riaverla....''- fece il misterioso rapitore-:'' Ti sto facendo tenere d'occhio sull'indagine per le corse, e se scopro che stai ancora indagando... la prossima telefonata che arriverà sarà per informarti di dove puoi trovare il suo corpo per seppellirlo.

Era terrorizzato all'idea che le potessero fare del male...

''Kevin...''- di nuovo la sorella.

''Deborah, cerca di stare calma d'accordo? Andrà tutto bene, te lo prometto.''

''Lo so.... ma anche tu mantieni la calma... non costringermi ad usare il secchio con l'acqua.''

Ryan si lasciò sfuggire una risatina.

''Va bene....''- e li la chiamata si chiuse.

Si voltò speranzoso verso i colleghi e lo scrittore.

''Allora?''

''Ha usato una doppia protezione, ci vorranno almeno tre giorni per rintracciare da dove ha chiamato.''

Peccato che non li avessero tre giorni...

Ma loro l'avrebbero ritrovata.

A tutti i costi. 

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Capitolo 8
*** Amicizia e corsa contro il tempo ***


Come avevano previsto, il rapitore aveva usato una linea telefonica protetta, e gli operatori avrebbero avuto bisogno di almeno tre giorni per rintracciare la chiamata, un tempo eccessivamente lungo per le loro priorità.

Considerando che avevano avuto la certezza che il rapitore o qualcuno per lui stava tenendo d'occhio tutti

Una volta preso atto di ciò, si occuparono di stringersi intorno a Ryan, che non aveva l'aria di stare molto bene.

''Ti vedo pallido, amico, perchè non vai a casa a riposare?''

Ryan lo fissò.

''Riposerò meglio quando questa storia sarà conclusa.... devo trovare Sherman.''- fu la risposta.

''Sono almeno una dozzina gli Sherman che vivono a Manatthan, non possiamo indagare sutti loro, chiedere mandati, perquisizioni e richiedere gli alibi senza qualcosa di concreto in mano.''- fece notare Castle.

''... e nel frattempo mia sorella è fuori, da qualche parte, magari tenuta in condizioni pessime....''- non riusciva nemmeno a pensare che cosa le stessero facendo.

Sapeva che le avevano sparato di striscio per avverirtirlo, ma chi gli assicurava che nel frattempo non le avessero fatto qualcos'altro?

''Ryan, va a casa e cerca di riposare, in queste condizioni non puoi fare niente.''- gli disse Beckett con il tono di chi non ammetteva repliche.

''E' mia sorella.''- ribattè lui-:'' non posso andarmene a casa a dormire, sapendo che lei è in questo guaio, per causa mia.''

''Ryan, lo so benissimo cosa provi....''- fece Beckett comprensiva.

Altrochè se lo sapeva.

Chi meglio di lei avrebbe potuto capirlo?

''So cosa provi quando qualcuno che ami è in pericolo, so quanto è grande la paura di perdere quella persona, ma se non ti riposi un po' non sarai capace di salvare proprio nessuno. Va a casa a riposare per qualche ora.''

Ryan fece un respiro profondo, afferrò la giacca e si fiondò fuori dall'edificio, verso la macchina.

''Esposito...''- fece Beckett al collega ispanico-:'' Forse è meglio che tu vada con lui, nello stato in cui è potrebbe commettere una sciocchezza. Non lo lasciare mai solo.''

Sarebbe suonato come un ordine, se non fosse stato dato con un tono apprensivo e preoccupato.

Esposito annuì e seguì il collega fino al parcheggio.

Era seduto in macchina, sul sedile del guidatore.

Con gli occhi lucidi.

Si affrettò ad asciugarli con un fazzoletto quando si accorse di non essere solo.

''Ehy...''- fece poi sforzandosi di sorridere.

Esposito lo guardò scettico e si sedette accanto a lui.

''Stavi piangendo, ammettilo.''

Ryan si finse sorpreso-:'' Ma no... mi è solo entrato qualcosa in un occhio, nient'altro...''

Esposito lo fissò più attentamente-:'' Quante possibilità ci sono che qualcosa entri nello stesso momento in tutti e due gli occhi? E non dire che è colpa dell'allergia, perchè non ti credo.''

Ryan sospirò rassegnato.

Il partner aveva colpito nel segno.

'' Dai spostati... guido io.''- fece l'ispanico usando i gesti per dire al collega di spostarsi-:'' in questo stato andresti a sbattere contro la prima cosa che capita a tiro.''

Ryan fece come il collega gli aveva consigliato, ma dopo un po' si accorse che c'era qualcosa che non andava nel tragitto.

''Ricordami di regalarti un navigatore satellitare per il tuo prossimo compleanno...''- fece l'irlandese-:'' casa mia è dalla parte opposta a dove stiamo andando.''

Esposito sorrise.

''Lo so.... ma non ti porto a casa. Stasera vieni a stare da me.''

Ryan lo fissò con occhi sgranati-:'' Come scusa?''

''Ho assicurato a Beckett che non ti avrei perso di vista nemmeno un secondo, fino a quando Deborah non torna a casa.''- spiegò Esposito.

''Ringraziala da parte mia, ma sono adulto e non ho bisogno della balia.''- fece Ryan sarcastico.

''Ti conosco... avresti detto di andare a casa e invece saresti andato a cercare Deborah da solo.''

L'avrebbe fatto di sicuro, conosceva Ryan come se stesso.

Era un ottimo poliziotto, e non gli piaceva lasciare i casi in sospeso.

Ma questo non era un semplice caso di rapimento, avevano in mano sua sorella, e la cosa lo stava letteralmente mandando fuori di testa.

Sarebbe andato a cercarla da solo, e quei simpaticoni che avevano assassinato Wheastly non avrebbero esitato a sparare anche a lui e ad uccidere anche Deborah.

''Mi biasimeresti? Tu faresti lo stesso per qualcuno a cui tieni.''- e qui Ryan si riferiva sicuramente a quando aveva aiutato il suo ex partner a recuperare il registro che conteneva le prove della sua innocenza.

E non si sbagliava.

Entrambi erano disposti a rischiare tutto per le persone che amavano di più al mondo, persino il loro distintivo e la loro vita.

Ma nessuno dei due era disposto a permettere che l'altro combattesse da solo una battaglia.

Solo che Esposito non gli aveva permesso di accompagnarlo nella sua guerra personale perchè era terrorizzato all'idea di perdere il suo migliore amico, ma stavolta gli sarebbe stato accanto fino a quando non ne sarebbe venuto fuori.

''No, non ti biasimo, ma non intendo nemmeno lasciarti solo... starai da me fino a quando non avremo trovato Deborah.''

Ryan sorrise.

Ricordava ancora quando si era trasferito dalla narcotici alla omicidi, catapultato in un mondo completamente diverso da quello a cui si era abituato al suo vecchio distretto, era certo che non avrebbe mai combinato nulla di buono, poi Beckett lo mise in squadra con Javier.... da allora divennero inseparabili.

In breve furono a casa del detective ispanico e una volta parcheggiata la macchina entrarono nell'appartamento.

''Te lo dico fin da ora, non sono dell'umore per giocare ai video game...''- fece Ryan, ben conoscendo l'idea di Javier della ''serata tra uomini''.

Cena a domicilio e partite di video-game fino all'alba.

In un'altra occasione non si sarebbe certo tirato indietro, ma con Deborah in mano a qualche pazzo esaltato che voleva convincerlo ad archiviare un crimine, con nessuna possibilità che mantenesse la sua parola...

E poi non avrebbe fatto altro che pensare a Sherman.

Una parola senza senso per molti, e non sapeva nemmeno se era una pista attendibile viste le bugie che avevano raccontato a Wheastly.

''Non ti preoccupare, non ti chiederei mai una cosa del genere in un momento come questo.... anche perchè a vincere facilmente non c'è nessun gusto.''- commentò Javier prendendo l'elenco telefonico.

Una battuta nata sul momento ma che era riuscita a strappare un sorriso al collega.

''Scusa, non ho fatto la spesa, vuoi che ordiniamo il cinese o il giapponese....''

Quel sorriso sparì con la stessa rapidità con cui era apparso.

''Scusa... ordino le pizze...''- fece Esposito quando si accorse dell'errore fatto.

Preferisci la cucina italiana o giapponese per la cena?

Queste erano state le ultime parole di Debby prima di sparire, forse per sempre...

Durante la cena stettero a sedere sul divano divorando pezzi di pizza ai funghi e alla salsiccia, a fare zapping da un programma all'altro.

Era così strano... loro due durante le loro partite o alle serate che si prendevano per stare insieme, senza dover correre dietro a pazzi assatanati, erano soliti parlare sempre del più e del meno, di sport e soprattutto a chiedersi reprocicamente quando Castle e Beckett avrebbero smesso di raccontarsi a vicenda la balla del ''Solo Amici'' e a capire di essere pazzi l'uno dell'altra.

Quella sera invece erano incredibilmente taciturni, era come se l'uno fosse a casa da solo.

''Posso chiederti una cosa?''- chiese Javier tanto per rompere il ghiaccio.

Kevin annuì.

''Cosa voleva dire Debby con quella frase? Sai, usare il secchio con l'acqua...''

Ryan sorrise.

Incredibile che a distanza di anni la sorella se ne ricordasse ancora.

''Beh...''- inziò a spiegare-:'' è un codice che usiamo fin da quando eravamo bambini... quando dovevamo parlarci ma non volevamo far sapere i nostri affari agli altri, usavamo sempre una frase in codice che solo noi potevamo capire, soprattutto in presenza della vittima di uno scherzo premeditato.''

Javier sorrise divertito.

''Quella del secchio con l'acqua la usavamo sempre, quando uno dei due credeva di non riuscire a raggiungere un obiettivo prefissato, l'altro doveva minacciarlo con un secchio dell'acqua come per dire Non fare il vigliacco!!!''

''Però... ne avevate di fantasia...''- commentò l'ispanico.

''Gia... solo mi stupisco che ancora si ricordi di una cosa avvenuta così tanto tempo fa, l'ultima volta che l'abbiamo usata risale a quando ero tornato a casa dal collegio per una pausa e non credevo di poterci restare un altro semestre....''- e qui si bloccò di colpo.

Javier si preoccupò.

''Stai bene?''- chiese poggiando una mano sulla spalla dell'amico.

''E se non l'avesse detto per caso?''- chiese Ryan sia al collega che a se stesso, anche se se lo domandava di più per se-:'' Si stava parlando della sua vita in quel momento, i codici che usava da bambina avrebbero dovuto essere l'ultimo pensiero... a meno che lei non avesse un'ottima ragione per usare quell'espressione.''

Javier cominciò a capire dove il collega e amico volesse andare a parare.

''Credi che l'abbia fatto per dirci qualcosa?''- tirò ad indovinare l'ispanico-:'' tipo... dove è nascosta?''

 

''Si, è possibile...''- fece Beckett.

Ryan ed Esposito erano tornati alla centrale in fretta e furia, dove avevano trovato Castle e Beckett a spulciare come si deve tutti gli Sherman trovati sino ad ora ed ipotizzare possibili coinvolgimenti.

I due detective spiegarono in fretta la deduzione del detective Ryan e del fatto che forse non era così errata.

''In fin dei conti parliamo della sorella di un poliziotto''- aggiunse Castle-:'' le hanno concesso di parlare con il fratello per ben due volte, non può non aver colto l'occasione di dargli un indizio sottinteso.''

'' Nel limite delle possibilità di dare indizi, quando hai una pistola puntata contro la testa...''- fece Ryan.

Però ne era sicuro, la sorella gli stava lanciando un messaggio, se avesse voluto solo dirgli di non perdersi d'animo avrebbe potuto usare benissimo altre parole, invece...

''Adesso che ci penso...''- intervenì Castle come colto da un illuminazione-:'' la prima volta che ha parlato ha detto di aver freddo... prima fa un commento sulla temperatura e poi minaccia di usare un secchio con l'acqua.. potrebbe voler dire che si trova in un luogo umido e non troppo caldo.''

Beckett annuì convinta, ma allo stesso tempo sconsolata.

''Sai quanti ambienti possono corrispondere a questa descrizione, solo a Manatthan? Edifici abbandonati, cantine, solai...''

''.... e le fogne....''- fece Ryan quasi in trance.

Lo scrittore e i colleghi lo guardarono scettici.

''Molto tempo fa...''- spiegò Ryan-:'' alla narcotici ci fu una retata, dove almeno due dozzine di spacciatori di cocaina ed eroina vennero arrestati, e avevano pensato di nascondere la merce nell'unico posto in cui nessuno poteva trovarla, vale a dire sottoterra.''

''In effetti la descrizione del luogo corrisponde....''- fece Beckett pensandoci bene.

''Inoltre, se è lì che la tengono hanno anche due vantaggi.... primo a causa del poco segnale è molto più difficile rintracciare la chiamata...''- continuò la detective.

''... inoltre, quando un posto è bruciato la polizia non lo controlla più, e quindi è un ottimo posto per nascondersi....''

Ryan afferrò il telefono per chiamare un suo ex collega della narcotici ed attuale amico per farsi dire le coordinate esatte del rifugio degli spacciatori.

Non ci vollero più di dieci secondi per convincerlo a vuotare il sacco e poi prese una mappa delle fognature cittadine, e fece un cerchio intorno a una zona con un pennarello nero.

Ringraziò l'amico e poi riattaccò.

''Ok... forse l'abbiamo trovata.''- fece Ryan un po' speranzoso e un po' pensieroso.

Era una teoria su dove poteva trovarsi Deborah e che reggeva abbastanza, ma il fatto che reggesse, le spiegazioni che la accreditavano, derivano dal suo disperato bisogno di sapere che la sorella era viva e che era in un posto che conosceva.

Cosa sarebbe successo se avesse sbagliato e i rapitori si fossero ritenuti in pericolo?

''Lo so che cosa pensi, e le probabilità sono alte....''- fece Beckett quasi avesse sentito i suoi pensieri e volesse tranquillizzarlo-:'' per questa ragione andremo solo noi quattro. Niente macchine, niente cani, niente elicotteri. Meno riusciamo a fargli sapere, meglio sarà.''

I quattro si diressero a passo svelto verso l'uscita del distretto, quando la suoneria del cellulare di Ryan li bloccò.

Non è possibile, pensarono quasi all'unisono.

Come diavolo li avevano scoperti stavolta?

Si guardarono intorno a cercare una traccia che poteva indicare i segni di un controllo ma non trovarono niente di strano.

''Rispondi...''- fece Beckett.

Ryan annuì premendo il pulsante del vivavoce.

''Pronto...''

''Kevin!!!''- la voce di Deborah terrorizzata come non l'aveva mai sentita, nemmeno quando aveva rotto per errore il vaso preferito della loro madre e non sapeva come fare per dire la verità.

''Debby.... Debby, che succede?!?''- fece Ryan altrettanto preoccupato.

Quella chiamata però era un segno, il segno che ci aveva visto giusto, ma allo stesso tempo poteva voler dire che Debby era in pericolo immediato.

''Debby, ascolta, cerca di mantenere la calma... ho capito, sto venendo a prenderti...''

''No, Kevin, mi devi ascoltare.... sono riuscita a prendergli il telefono, vogliono portarmi via da qui...''

Ok, ora era terrorizzato...

''Dove, sei riuscita a capire dove intendono spostarti?''

''N-no..... eccoli, li sento stanno arrivando...''- raramente ricordava di averla sentita così spaventata-:'' Ho paura...''

Ryan inspirò profondamente.

Come darle torto?

''Lo so, ma cerca di mantenere la calma...''- a quel punto Kate si mise in mezzo, non sopportando più di vedere l'amico in quello stato.

''Deborah, sono il detective Beckett, polizia di New York, forse Kevin ti ha parlato di me.... ascolta, lo so che hai paura e nessuno ti biasima per questo, stiamo cercando di venire a prenderti... sai dirmi quanti sono gli uomini che ti tengono prigioniera e se tra loro c'è uno Sherman?''

Si sentì una specie di singhiozzo dall'altra parte del telefono-:'' Sono tre...''

''Ok, e di Sherman cosa puoi dirci?''- fece ancora Beckett mentre Ryan si armava di taccuino e stilo-:'' Dimmi solo se lo hai visto, e in quel caso ogni dettaglio fisico su di lui che riesci a ricordare, cercando di essere più precisa che puoi...''

La ragazza prese un lungo respiro per calmarsi e poi iniziò a rispondere-:'' E'.. è sul metro e ottanta, barbetta, capelli biondi, occhiali, quarant'anni...''- in quel momento si sentì la porta aprirsi.

''Scherzo che ti costerà, ragazzina...''- fece una voce chiara e distinguibile.

''AHHHHHH!!!!! NO!!! NO!!!!''- le urla di Debby squarciarono il silenzio come un fulmine a ciel sereno.

Poi il telefono che la ragazza aveva sottratto fu ripreso dal proprietario-:'' Ti avevo avvertito di smetterla di indagare, ora ne pagherai le conseguenze.''

Gli occhi di Ryan si ridussero a due fessure e lo minacciò cattivo-:'' Tu torcile un capello e ti giuro che una volta dentro non esci più!!!''

''Non è solo a causa tua...''- continuò la voce-:'' ma è anche per insegnare alla ragazzina che con me è meglio non giocare.... arrivederci detective Ryan. C'è qualcosa che vuoi dire al tuo fratellino prima di morire?''- fece parlando a Deborah.

La ragazza rispose con la voce tremante-:'' Si... gli lascio in eredità la macchina.''

Dopodichè il telefono fu distrutto.

''Dannazione...''- fece Beckett.

Ryan era terrorizzato, ma poi disse-:'' Vicino al posto dove l'hanno nascosta finora, c'è un centro commerciale con parcheggio sotterraneo..... è probabile che la portino lì.''

I tre lo fissarono straniti.

''E tu come lo sai?''- chiese Esposito.

''Deborah non ha nemmeno la patente, figurati se mi lascia in eredità la macchina.''- spiegò il detective.

''Allora andiamo....''- fece Beckett, poi si voltò e chiamò-:'' KARPONSKY!!!''

L'agente arrivò subito, e Beckett le diede il taccuino con gli appunti di Ryan.

''Inserisci nella ricerca con nome Sherman e associala a questi dati.... teniamoci in contatto radio, e dimmi tutto quello che hai trovato.''

''Agli ordini.''- e si mise ad eseguire, mentre la squadra composta da tre detective e uno scrittore si fiondava su una macchina della polizia per andare al luogo in cui credevano, i rapitori volessero uccidere Deborah.

Pregando di vincere quella corsa contro il tempo. 

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Capitolo 9
*** La forza di lottare ***


Le auto delle due coppie di detective, correvano a tutta birra, infischiandosene alla grande del fatto che stavano infrangendo senza ritegno ogni limite di velocità e che con ogni probabilità avrebbero dovuto saldare delle multe da paura, ma in questo momento era l'ultimo problema.

C'era una vita che stava per spegnersi.

La vita di una giovane donna che non aveva ancora vissuto davvero, con sogni e speranze.

''E' una ragazzina...''- borbottava Ryan seduto sul sedile del passeggero, con le mani che tremavano come se avesse la febbre-:'' è solo una ragazzina... nient'altro che una ragazzina...''

''Ryan, calmati, prendi un bel respiro e calmati...''- fece Esposito che guidava non meno preoccupato di lui.

Stava diventando veramente difficile.

Quando avevano identificato la ragazza rapita aveva promesso al collega che avrebbero fatto di tutto per ritrovarla e riportarla a casa sana e salva, ma adesso non era più tanto sicuro di poter mantenere la promessa, e in quel caso non sarebbe mai riuscito a perdonarsi, sia come poliziotto per aver fallito nel salvare una persona che come amico per avergli dato una falsa speranza.

''Io non capisco.... come diavolo hanno fatto a scoprire che eravamo sulla pista giusta?''- si chiese Ryan pensando ad alta voce.

''Non lo so.... proprio non lo so...''- fece Esposito.

Era la verità.

Non sapeva come avessero fatto a scoprire tutto, forse avevano mandato un infiltrato al distretto, forse avevano messo delle cimici, ma era improbabile, visto che le ricetrasmittenti e i telefoni funzionavano perfettamente.

''Sono certo che sta bene... se è riuscita a mandarti quei messaggi senza che se ne accorgessero, riuscirà a tener loro testa fino a quando non arriviamo a salvarla...''- e qui scostò una mano dal volante e la strinse all'amico, come se volesse dargli conforto-:'' Ti ho fatto una promessa, che l'avremmo salvata ed è esattamente quello che faremo.''

Ryan, nonostante la disperazione e lo sconforto del momento, trovò la forza di sorridere debolmente e di ricambiare la stretta.

In quel momento arrivarono tutti davanti al centro commerciale, e scesero dalle auto.

A parte Castle avevano tutti la pistola d'ordinanza ed erano provvisti del giubbotto antiproiettile.

Incluso Castle, con sopra scritto ''Writer''.

''Dannazione, è un labirinto, come li troviamo?''- fece Esposito sempre più nervoso.

Ogni secondo che passava, meno possibilità c'erano di arrivare in tempo.

''Strano posto per un esecuzione, chiamiamola così....''- fece Beckett.

''Gia...''-aggiunse Castle-:'' specie se conti che a quest'ora è uno dei centri commerciali con il maggoir afflusso di clienti della Big Apple...''- e qui sia lui che Beckett sembrarono come attraversati da una scarica elettrica.

''Ciò vuol dire che sarà in un posto non troppo affollato e non troppo frequentato...''- fece Beckett.

''Come il garage del centro commerciale.''- concluse Castle.

Nemmeno il tempo di dirlo che il quartetto si era fiondato dentro il centro commerciale, ben attenti a non dare nell'occhio, i sequestratori potevano essere ovunque, meglio non farli allarmare più di tanto.

Poco dopo aver superato la sala giochi e un ristorante cinese, s'infilarono in una porta che portava al parcheggio sotterraneo della struttura e percorsero le scale di corsa.

Erano solo due rampe di scale, composte da dieci gradini l'una, ma per il gruppetto erano comunque troppi.

Quando si dice le disgrazie non vengono mai da sole, pensava Ryan.

C'erano decisamente troppe auto in quel parcheggio sotterraneo, trovare l'auto su cui Debby era stata caricata a forza dopo avergli lasciato quell'ultimo, breve e disperato messaggio al telefono, sarebbe stata un'impresa degna di Ercole e nel frattempo Deborah poteva essere morta.

''Qualcuno ha un idea su come individuare la macchina di quei bastardi?''- fece Beckett dando segni di nervosismo-:''Sono aperta a tutto.... che non sia controllare le vetture una ad una.''

Castle notò una cosa strana.

''Siamo in un parcheggio sotterraneo, quindi perchè coprire una macchina con un telo, visto che non c'è il rischio ne di grandine o pioggia che potrebbero rovinare la carrozzeria?''- fece notare ai tre poliziotti.

Fila 3, posto c.

''Forse perchè in quell'auto c'è qualcosa che è molto meglio non far vedere a terzi?''- suggerì Beckett.

Inutile dire che il gruppo, con Ryan in testa, si diresse a passo svelto verso la vettura in questione.

Il telo era stato fissato con i lacci appositi, e non ci misero più di qualche secondo a scioglierli e a togliere il telo blu notte che copriva quella Ford.

Una ragazza sui vent'anni era seduta al sedile del guidatore, cintura di sicurezza allacciata e con la testa pesantemente inclinata verso il basso.

Era Deborah.

La ragazza che nelle ultime ore era stata solo un nome, la sorella di un amico da salvare e riportare a casa, e poi una voce sempre più disperata al telefono, adesso era lì davanti a loro.

Ryan sorrise appena-:''Debby... ti abbiamo trovata...''

Gioia che poi si trasformò in terrore allo stato puro quando Beckett...

''I vetri dell'auto sono appannati dall'interno...''- fece notare la poliziotta.

Una lieve appannatura, ma tutto sembrava indicare che il riscaldamento era acceso oppure....

''Temo che sia in corso un avvelenamento da monossido di carbonio...''- fece terrorizzata.

Il suo terrore si trasmise come un batterio anche allo scrittore ed ai due detective.

Ryan iniziò a battere i pugni sul vetrino come una furia.

''Debby!!! Debby!!! Rispondimi ti prego!!! Dimmi che sei viva!!!''- mettendosi a gridare, sbattendo i pugni.

Non poteva credere di essere arrivato fin lì, di averla ritrovata, solo per assistere alla sua morte...

Non poteva finire così, non doveva finire così...

''CASTLE, CHIAMA UN AMBULANZA PRESTO!!!!''- strillò Ryan in preda alla disperazione.

Lo scrittore fu costretto ad allontanarsi dal parcheggio perchè erano troppo sottoterra e non c'era campo.

''Dobbiamo tirarla fuori da lì il prima possibile.''- fece Esposito iniziando ad agitarsi. Afferrò la maniglia della portiera tirandola verso l'esterno, ma non c'era verso.

Probabilmente avevano chiuso l'auto con il telecomando.

Ryan decise che aveva aspettato fin troppo, per cui corse al sedile opposto, puntò la pistola...

BANG! BANG!

Con un paio di colpi fece saltare la maniglia della portiera e da lì in poi non fu difficile aprire l'auto.

L'allarme cominciò a suonare impazzito.

Ma nessuno di loro se ne curò.

''Resisti Debby, presto sarà tutto finito...''- fece per toglierle la cintura di sicurezza-:'' e ti pareva che non fosse incollata...''- ma ciò non gli impedì di sparare anche al fermo della cintura attento a non colpire la ragazza.

In un lampo la tirò fuori da quella trappola mortale.

Esposito fu subito vicino all'amico per aiutarlo e in due riuscirono a metterla per terra, il più lontano possibile da quell'auto.

In quel momento arrivò Castle con due paramedici e una barella che lo seguivano a ruota.

''Come sta?''- chiese lo scrittore preoccupato.

Esposito le aveva messo due dita sul collo e le aveva preso il polso per verificare il battito cardiaco.

''E' molto debole ma presente.''

In quel momento i paramedici la presero con loro e la poggiarono sulla brandina mettendole una mascherina per l'ossigeno, e la portarono fuori dalla parte da cui entravano le macchine.

L'autoambulanza era parcheggiata proprio li davanti.

''Ryan, tu vai con loro, noi vi raggiungiamo all'ospedale.''

Uno dei paramedici chiese-:'' E' un parente?''

Ryan annuì salendo senza aspettare il permesso-:''E' mia sorella.''

 

Una volta che l'ambulanza ebbe parcheggiato nel parcheggio del pronto soccorso e la brandina con sopra Debby fu fatta scendere, al pronto soccorso sembrò scatenarsi l'inferno.

''Cosa abbiamo?''

''Donna., vent'anni, ha inalato delle sostanze velenose.''

''L'avete gia identificato?''

''No, ma forse è monossido di carbonio.''

Un medico prese una specie di radiolina e fece-:''Codice blu, liberate traumatologia.''

Le porte della sala nominata si richiusero con Debby e i vari dottori dentro, lasciando Ryan e gli altri fuori ad attendere la sentenza.

''Il nostro l'abbiamo fatto...''- fece Esposito facendo sedere Ryan vicino a lui-:'' ora dipende tutto dai medici.''

''E dalla voglia di combattere della mia sorellina... uscirà da qui con le sue gambe, me lo sento.''- aggiunse Ryan.

E di questo ne erano sicuri tutti quanti.

Se Deborah era tenace e forte anche solo la metà di Kevin, si sarebbe salvata senza problemi.

''A proposito Ryan...''- fece Beckett-:'' Hanno chiamato dalla centrale. Una squadra di tecnici hanno trovato una cimice sotto la tua scrivania, provvista di un dispositivo di protezione che impediva alla microspie di provocare interferenze e quindi in grado di non farci sospettare di essere sotto controllo.''

Ryan dedusse-:''Deve averla messa Wheastly quando è venuto a denunciare la scomparsa di Deborah, approfittando del momento in cui mi sono allontanato per chiamare Debby e voi mi avete seguito.''

Si trovarono tutti d'accordo.

Ironia della sorte, Wheastly era stato l'inconsapevole responsabile della sua morte.

 

''COME VI E' SALTATO IN MENTE?!?''

Raramente avevano visto Iron Gates così arrabbiata.

Li aveva raggiunti all'ospedale con un'espressione più che furibonda e aveva ordinato loro di seguirla alla centrale, concedendo però di mandare a chiamare Jenny, la coinquilina e la collega di Deobrah in modo che i medici avessero qualcuno con cui parlare qualora ce ne fosse stata la necessità.

''Come avete potuto anche solo pensare di tenermi nascosto un dettaglio del genere? Davvero pensavate che non avrei scoperto che la ragazza rapita era la sorella del detective Ryan? Eppure dovreste sapere che la prima regola di un poliziotto è evitare i casi in cui sono emotivamente coinvolti.''

''Stavamo solo cercando di fare il nostro lavoro, proteggere le persone prima che accada l'irreparabile.''- spiegò Esposito.

''Non importa. Dovevate informarmi.''- e qui si rivolse a Ryan-:'' dovrei sospenderti a tempo indeterminato per aver indagato su un caso così personale.''

Ryan si preoccupò.

''La prego no...Mi faccia lavorare al caso, per favore.''

''Tua sorella è salva. Verrà controllata in ospedale per impedire che ci riprovino.''

''Ma il mandante di tutto e i suoi complici sono ancora a piede libero, hanno fatto dei furti che sospetto implicati in corse clandestine, hanno ucciso un uomo, e poi hanno tentato di uccidere una ragazza stasera... è compito nostro scovarli.''- fece Beckett intercedendo a favore del collega.

''La prego... mi sospenda per sei mesi, un anno se crede sia giusto... ma mi faccia chiudere questa storia. Dopo sarò pronto ad accettare qualsiasi conseguenza.''- fece ancora Ryan, quasi implorando.

La Gates fece segno di volerci pensare.

''Va bene... nel frattempo deciderò se sospenderti e in quel caso per quanto.''

Dopo aver ringraziato, si diresse a passo svelto fuori dall'edificio seguito dal resto del gruppo, in direzione dell'ospedale.

Di quel delinquente se ne sarebbe occupato più tardi, ora doveva pensare a chi davvero meritava la sua attenzione.

 

Al pronto soccorso Jenny stava parlando un medico sui trent'anni, capelli biondi e un leggero accenno di barba.

Appena vide il marito e gli amici fece loro segno di raggiungerla.

''Le presento mio marito...''- fece Jenny-:'' è il fratello della ragazza.''

Il medico diede la mano al detective che la strinse prontamente.

''Come sta?''

''Fisicamente è illesa a parte qualche cicatrice lasciata dalle pallottole, ma erano gia state accuratamente disinfettate.''- spiegò il medico, ma proprio quando il gruppo stava per tirare un sospiro di sollievo proseguì-:'' Purtroppo ha inalato una tossina velenosa.''

''Monossido di carbonio?''- azzardò Richard.

Il medico scosse la testa.

''No, una combinazione tra un microrganismo infetto di escrementi di animali in polvere, nitrado di ammonio e nitrato di sodio. L'hanno nascosto nel riscaldamento, l'hanno acceso e poco per volta la signorina Ryan l'ha inalato, perdendo i sensi.''- spiegò il dottore.

''... ed essendo legata e chiusa in una macchina che non poteva aprire non si sarebbe salvata, a meno che qualcuno non la trovasse e non la tirasse fuori.''- concluse Kate.

Kevin fu scosso da un brivido di paura.

Se non l'avesse trovata forse adesso...

''Non è tutto... abbiamo fatto delle analisi del sangue, e abbiamo trovato una lieve dose di melatonina nel sangue della ragazza.''- continuò il medico.

''Forse Debby si agitava troppo e rischiava di farli scopire...o avevano paura che il veleno non fosse sufficiente ad ucciderla e hanno pensato di sedarla per precauzione...''- azzrdò Castle.

''Come sta adesso?''- chiese ancora Ryan.

''E' ancora priva di conoscenza, prima di dichiararla fuori pericolo dobbiamo aspettare che si riprenda.''- concluse allontanandosi.

Era viva...

Ma per quanto?

''Dobbiamo proteggerla per quanto ci è possibile...''- suggerì Ryan-:'' perchè ci riproveranno. E chissà chi altri colpiranno.''

''Faremo mettere la sua stanza sotto scorta, nessuno potrà entrare senza subire dei controlli, e faremo in modo che la notizia non esca ne dall'ospedale ne dalla centrale. I rapitori devono pensare che Deborah sia ancora nell'auto, morta.''- fece Beckett.

Ryan si diresse verso la camera della sorella.

Gli sembrava impossibile che quella giovane donna, in quel letto, con una camicia da notte bianca a maniche lunghe, attaccata a un computer, con una mascherina sul viso e una flebo fosse la sua sorellina.

La stessa donna piena di vita, gioia e sogni che aveva visto appena pochi giorni prima.

Penny e Fabienne la lasciarono con il fratello, meglio non disturbare...

''Ti do la mia parola....''- fece Ryan con le lacrime agli occhi-:'' li sbatterò dentro con le mie mani e non gli farò mai più vedere un mondo senza pareti che impediscono loro di camminare liberamente..''

''... e non sarai solo.''- gli sorrise Beckett-:'' ti aiuteremo noi.''

Ryan sorrise e in un secondo tutto il quartetto si ritrovò in un abbraccio di gruppo. 

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Capitolo 10
*** Colpevole trovato ***


Ryan si svegliò l'indomani.

Dopo essere passato in ospedale, aveva insistito affinchè Jenny rimanesse in albergo ancora un po' sorvegliata a vista da una squadra, giusto fino a quando sarebbe stato certo che quella gente non avrebbero dato più problemi a lui e alla sua famiglia.

Ricordava di essersi addormentato, ma non di essere andato a letto.

E ora che ci pensava bene quella non era nemmeno la sua stanza.

Decise di vederci chiaro e scese dal letto, dirigendosi verso il salotto.

''Oh, buongiorno...''- lo accolse Javier.

Erano decisamente a casa sua.

Ora ricordava, subito dopo essere stato in ospedale il medico gli aveva tassativamente ordinato di riposare qualche ora e Javier non fidandosi troppo, si era offerto di ospitarlo per la notte.

Doveva essere crollato sul divano a causa della tensione accumulata negli ultimi giorni e malsfogata.

''Buongiorno a te...''- guardò l'orologio.

Segnavano le 11.55 del mattino.

''Mi sono fatto una bella provvista di sonno a quello che vedo.''- commentò l'irlandese.

''Eccome se hai dormito.''- confermò l'ispanico.

In un'altra occasione lo avrebbe tirato giu dal letto appena avesse visto che erano in ritardo per il lavoro anche solo di pochi minuti, ma quella era un'occasione particolare e gli sarebbe dispiaciuto svegliarlo, proprio ora che era riuscito a riposare dopo gli ultimi eventi.

''Potevi anche lasciarmi sul divano.... mi dispiace averti arrecato disturbo.''- fece ancora l'irlandese in segno di scuse.

''Non ti preoccupare, nessun disturbo e poi...''- fece l'ispanico con due occhi fiduciosi-:'' tu avresti fatto lo stesso per me.''

Ne era sicuro al cento per cento.

L'uno era sempre pronto a gettarsi nel fuoco incrociato pur di dare una mano all'altro.

''Ti dispiace darmi un passaggio in ospedale? Vorrei sapere di Deborah.''

''Ho chiamato io, il medico ha detto che per ora è stabile. Adesso con lei ci sono le signorine Sanders e Voudrelle.''- lo tranquillizzò Esposito.

'' E per la sicurezza?''

'' Tutto tranquillo. Nessuno è entrato o uscito da lì senza venire controllato. Inoltre la notizia non è ancora uscita ne in tv ne sui giornali locali, quindi per quello che Sherman e complici ne sanno, Debby è morta in quel garage e noi stiamo cercando il cadavere.''

Ryan sospirò sollevato.

Almeno per il momento sua sorella era salva.

''Dai, andiamo....inchiodiamo quel bastardo.''- fece Esposito prendendo il giubbotto di pelle, pistola, distintivo e manette, dirigendosi a passo svelto verso la porta.

Non vedeva l'ora di spaccare la faccia a chi aveva osato prendersela con una ragazza innocente e fatto soffrire il suo amico, l'equivalente di un fratello.

Ryan lo seguì fino alla macchina, seppur con una certa riluttanza.

''Non so se sia una buona idea tornare al distretto..''- pensò ad alta voce.

Non poteva certo dirsi tranquillo.

L'avevano tenuto sotto controllo per tutto il tempo, e avevano capito che si trovavano in percolo e che dovevano eliminare l'unica persona che avrebbe potuto condurre le autorità a loro.

Ma non avevano ottenuto ciò che volevano.

Inoltre sapevano che Ryan anzichè rinunciare avrebbe ricominciato più incentivato di prima e che non si sarebbe dato pace finchè non li avesse incastrati e sicuramente mentre loro non c'erano, o per il salvataggio in extremis o per la visita in ospedale, avevano approfittato per mettere altre microspie protette.

''Infatti, ma noi non andiamo al 12th...''- spiegò Esposito mettendosi al volante-:'' Castle ha offerto il loft come base operativa, lui e Beckett ci stanno gia aspettando.''

 

''Allora...''- iniziò Beckett davanti al finto tabellone che Castle usava per mettere a punto le sue idee-:'' Sappiamo che solo a Manatthan ci sono dodici Sherman. Wheastly ha detto che era un uomo molto facoltoso, e sui quarant'anni...''

''... e questo toglie almeno metà dei sospettati.''- concluse Castle davanti al computer.

Grazie ad un suo aggancio all'anagrafe aveva avuto il permesso di entrare nel sito e di curiosare.

Nessuno se ne stupì, sapevano che Castle aveva fan e agganci praticamento ovunque, eccezion fatta forse per il centro della Terra e per lo spazio non ancora conosciuto.

''E Debby è riuscita a darci una descrizione approssimativa del rapitore''- aggiunse Esposito-:'' Conosciendo il cognome e sapere che è sul metro e ottanta, capelli biondi, barbetta e che porta gli occhiali dovrebbe essere meno difficile individuarlo.''

Nel frattempo Ryan aveva messo a confronto l'identikit fatto con tutte le informazioni sugli Sherman che Karponsky aveva procurato loro.

Le informazioni erano arrivate nella scatola di un forno a microonde consegnata da un agente travestito da fattorino.

Avevano deciso di fare in questo modo per prudenza anche se non credevano di essere sorvegliati anche li.

Erano saltati fuori solo tre nomi corrispondenti al profilo tracciato.

''Finora abbiamo un agente immobiliare, un operaio e un direttore di banca.''- fece Beckett visualizzando i dati della ricerca.

''E hanno tutti la stessa percentuale di possibilità di essere i mandanti.''- fece Castle.

I primi due potevano aver organizzato la faccenda delle corse per riuscire a guadagnare qualche soldo in più, mentre il terzo avrebbe benissimo potuto farlo per avidità.

In quel momento Ryan ebbe quasi unìilluminazione.

Arrivata dopo aver letto l'ultimo nome.

Adolph Sherman Jr.

''Questo nome non mi è nuovo...''- fece il detective irlandese pensieroso.

''Si, lo avrai sentito nominare diverse volte negli ultimi sei mesi...''- spiegò Esposito-:'' Sei mesi fa, il direttore di una delle banche più importanti di New York, Adolph Sherman Senior è deceduto all'età di settant'anni a causa di una brutta crisi di leucemia che non ha fatto che logorarlo negli ultimi dieci anni e alla sua morte il controllo è subentrato al figlio.''

''Ricordo che dopo la sua morte, per decidere coa fare dell'impresa di famiglia ci fu addirittura un processo.''- aggiunse Beckett.

Castle non dava segno di aver capito troppo bene.

''Per quale motivo?''

Fu Esposito a rispondere-:'' Nessuno si fidava troppo a lasciare in mano qualcosa di così importante ad Adolph Jr perchè nonostante la sua età è ancora immaturo, inaffidabile, irresponsabile e tutti erano convinti che avrebbe mandato in rovina tutto cio che era stato costruito dai suoi predecessori. Ma aveva un esercito di avvocati e alla fine riuscì a prendersi l'eredità, malgrado tutti non fossero d'accordo.''

''Che persona adorabile...''- commentò lo scrittore sarcastico.

In altre parole, l'ultima persona a cui affidare qualcosa di prezioso come le chiavi di casa... o il proprio reddito considerato il suo campo lavorativo.

''Sto facendo una ricerca...''- fece Ryan che nel frattempo si era messo al computer di Castle -:'' Il nostro Sherman non ha precedenti penali registrati nell'archivio online della polizia, ma sembra che ai tempi dell'università si distinguesse per la sua irrefrenabile passione per il gioco d'azzardo e per essere stato quasi minacciato dal padre di essere diseredato se la cosa avesse continuato.... e ora che ci penso, tra le denunce di auto scomparse c'è n'è una anche a suo nome.''

''Allora potrebbe essere andata così...''- fece Castle convinto di aver risolto il caso-:'' Il vecchio muore e per diritto di nascita Adolph si prende tutto. Ha a disposizione un capitale e un sacco di soldi che provengono dai clienti, ed è allora che la sua vecchia passione per il gioco ritorna fuori.''

Beckett continuò-:'' Ma le puntate non sono molto fortunate, e considerando che sta facendo dei giochetti anche con i soldi dei clienti deve trovare in fretta un modo per recuperare quei soldi, in modo da non dare nell'occhio e senza troppe spiegazioni.''

''E organizza un giro di scommesse illegali con auto rubate, in modo che anche se qualcuno perde tutto il malloppo finisce nelle sue mani.''- realizzò Javier.

''Un piano perfetto... fino a quando un detective della omicidi non si ritrova la pratica per le mani e decide di occuparsene.''- aggiunse Castle-:'' probabilmente, l'agente addetto alle denunce deve avergli detto senza pensarci, forse per tranquillizzarlo, che un detective stava indagando, e una volta scoperto il nome e ha deciso di correre ai ripari.''

Si ritrovarono tutti d'accordo.

Avevano risolto il caso, ma non avevano le prove per dimostrarlo....

''Ok...''- fece Ryan-:'' adesso dobbiamo solo trovare uno straccio di prova.''

Beckett sorrise.

''Intanto convochiamolo al distretto....''

''Non possiamo arrestarlo o trattenerlo senza prove. Abbiamo solo teorie  

Kate sorrise di nuovo-:''Oh non temere.... ho io le prove.''

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Capitolo 11
*** L'ultima corsa ***


Sherman era stato convocato e portato nella sala interrogatori.

Non aveva idea di cosa lo stesse aspettando o avrebbe senz'altro richiesto la presenza del suo avvocato.

''Ma tu guarda...''- commentò Esposito-:'' come può un uomo che veste i panni della rispettabilità arrivare ad uccidere e prendersela con una ragazza di appena vent'anni?''

Domanda retorica.

Dopo tutti gli anni che era in polizia aveva imparato che spesso e volentieri le persone che apparentemente sembravano affidabili erano quelle da cui bisognava guardarsi maggiormente.

Ryan lo fissava con due occhi carichi d'odio, non sapeva se sarebbe riuscito a trattenere l'impulso di saltargli addosso per picchiarlo nell'interrogatorio imminente.

Solo la vista del suo viso ricoperto di sangue avrebbe potuto dargli pace, dopo tutto quello che aveva fatto passare alla sua famiglia.

Beckett sembrò intuire il suo disagio.

''Sei sicuro di volertene occupare tu? Se non te la senti ci pensiamo io e Castle...''- propose.

Ryan fece energicamente cenno di no con la testa.

''Si tratta della mia famiglia. No, devo farlo io.''

Non avrebbe mai creduto di poter avere quella risolutezza.

''E comunque non sarà solo...''- lo affiancò Esposito-:'' il regolamento impone che ci siano almeno due detective ad interrogare un sospettato no?''

Ryan sorrise e battè il pugno con il collega.

Entrarono e si sedettero davanti al sospettato.

''In che posso obbedirvi?''- fece l'uomo con una faccia che entrambi trovavavo assolutatamente falsa e odiosa ai limite dell'impossibile.

Non risposero e gli misero davanti due foto.

Una ritraeva Wheastly, l'altra Deborah.

''Ha mai visto queste persone?''

Sherman Jr fece le spallucce e dopo un secondo-:''Francamente no, potrei forse... ma è impossibile ricordarsi le facce di tutti quelli che si incontrano per strada.''

''Uno era uno impiegato di un'agenzia immobiliare in crisi, l'altra una studentessa universitaria.''- spiegò Esposito-:'' entrambi avevano un conto corrente nella sua banca.''

''Capisco... ma non saprei che dire, io non mi fermo a parlare con tutti i clienti...''- disse Sherman.

Ryan tirò fuori un fascicolo di fogli.

''Non è ciò che ci risulta.... nel computer di Wheastly c'erano diversi messaggi, più di dieci a settimana, che sono partiti da un indirizzo di posta elettronica che risulta appartenere a lei...''- gli sbattè in faccia cercando di controllarsi-:'' e comunque, visto che non lo conosce perchè risulta esserci un vitalizio intestato a lui, a suo nome?''

Tutto si poteva dire di Sherman, tranne che non avesse la risposta pronta.

''Sapete bene che ho avuto dei problemi quando mio padre ci ha lasciati...''- iniziò lui-:'' così per guadagnare la fiducia della gente ho pensato di istituire dei vitalizi per i clienti più economicamente svantaggiati.''

''Davvero ammirevole...''- fece Esposito divertito-:'' ma è sicuro che sia andata così?''

Sherman sorrise divertito.

''Per quale altro motivo avrei dovuto farlo?''

Ryan lo infilò con gli occhi e poi fece con voce di scherno-:''Ah, non saprei... forse perchè l'aveva aiutata a trovare questa donna?''- ipotizzò accennando alla foto di Deborah.

Adesso si che iniziava a preoccuparsi.

''Non ho niente a che fare con questa ragazza, non so nemmeno chi sia.''

''Strano, perchè poco prima di sparire mi ha parlato di lei al telefono e l'ha descritta in maniera chiara e concisa... con la voce di chi è consapevole che non rivedrà più la propria famiglia e i propri amici.''

''Non mi starete accusando di omicidio spero...''- fece Sherman sempre più preoccupato-:'' perchè avrei dovuto uccidere una persona che non conoscevo?''

'' Risulta che lei, due settimane fa, ha denunciato il furto della sua auto. Uno dei tanti furti di auto dell'ultimo mese.''- fece Esposito.

Ora lo guardava strafottente.

''Dove vuole andare a parare?''

''In quello stesso periodo, la ragazza iniziò a sospettare che qualcuno fosse entrato in casa sua, e non si trattava del lattaio o del giornalaio, per capirci.''- continuò l'ispanico.

Rya continuò.

''E nello stesso periodo, la signorina aveva aperto un conto bancario, nella sua banca, per depositare i suoi risparmi.''- quest'informazione la sapeva sia perchè Deborah gliel'aveva detto poco prima di essere rapita, sia perchè aveva fatto un controllo su tutti i clienti della banca.

''Continuo a non capire...''

''Allora le spiego cosa vogliamo dire''- Esposito aveva lasciato a Ryan la parola.

Era la sua famiglia ad essere stata tirata in gioco e affrontare quel delinquente era compito suo.

Se si fosse messo in mezzo, sapeve per certo che Ryan non l'avrebbe mai perdonato.

Perdere la sua stima e la sua amicizia non era un rischio che voleva correre.

E poi Ryan sapeva il fatto suo.

Era adulto e perfettamente capace di combattere le sue guerre.

Quindi perchè interferire?

''Quando si è ritrovato erede della fortuna Sherman, ha avuto a disposizione un patrimonio incalcolabile che ha fatto tornare fuori la sua vecchia passione per le scommesse, e per accrescere il brivido ha deciso di prendere in prestito anche i risparmi di alcuni suoi clienti, ma non era il suo periodo fortunato e presto i clienti si sarebbero accorti che sui loro conti c'era meno contante di quanto ricordavano.

Doveva recuperare quel denaro in maniera veloce e silenziosa e quindi ha deciso di farlo con l'unico modo in cui si sentiva portato: il gioco d'azzardo.''- spiegò Ryan.

Sherman sembrava cadere dalle nuvole.

''Sta scherzando spero...''

Ryan lo guardò con un sorriso compiaciuto-:''Non sono mai stato così serio in vita mia...ha iniziato a commissionare furti d'auto per organizzare corse clandestine da qualche parte, e anche gli scommettitori perdevano, i soldi finivano nelle sue mani... un piano astuto, devo ammetterlo.''

''Ma poi, quasi per caso, ha scoperto che un detective stava indangando su tutti quei furti e ha iniziato a tremare.''- aggiunse Javier.

Poi fissò Ryan con due occhi che dicevano-:''Vai avanti, così. Stai andando benissimo.''

Ryan sorrise e continuò a combattere.

''Non sapeva cosa fare, se la storia fosse venuta fuori l'avrebbero denunciata, messa in galera e le avrebbero preso tutto...''- fece Ryan-:'' doveva correre ai ripari, e durante un controllo di ruotine nel database della banca ha trovato quel nome. Deborah Ryan. Stranamente portava lo stesso cognome del detective che stava indagando, e che era irlandese. Proprio come me.

Così ha fatto una ricerca incrociata sui nostri nome e ha capito la parentela che ci univa. E ha usato la situazione a suo vantaggio.

Poi è andato a recitare la parte del padre divorziato e disperato con Wheastly e gli ha offerto quel vitalizio in cambio dell'aiuto per trovare Deborah.''

Esposito intervenne-:'' Aveva trovato la persona perfetta: essendo il direttore di banca, che controllava i conti di tutti, era al corrente della sua situazione finanziaria e di quanto fosse disperato, ma temeva che l'avrebbe denunciata se gli avesse detto tutto.''

Ryan riprese-:''Mi teneva sotto controllo, sapeva che sarei andato da lui una volta capito che lui era coinvolto fino al collo nel rapimento di mia sorella e quando ha capito di essere in pericolo lo ha fatto uccidere..... poi è toccato a Deborah.''

Non voleva dirgli subito che la ragazza era viva.

Sempre lasciare il meglio alla fine.

Sherman tentò di discolparsi.

''Senta, capisco che è distrutto all'idea del sequestro e della morte di sua sorella, le mie più sentite condoglianze... ma prendersela con un innocente non è la soluzione.''

''Non me la sto prendendo con un innocente. Io non sono come lei.''- ora lo guardava con rabbia-:'' Sapeva che Wheastly mi ha dato il suo cognome prima di morire e che Debby l'ha identificata come un uomo sui quaranta, biondo, occhiali e sul metro e ottanta? Non mi parli di coincidenze, perchè trovo un po' strano trovare tutte queste congruenze nella stessa persona.''

Sherman sgranò gli occhi e poi scoppiò a ridere sonoramente.

''L'ultimo rantolo di un moribondo e una descrizione approssimativa è tutto quello che avete raccolto contro di me? Dovrei essere io a denunciare voi per calunnia e farvi passare dei guai seri, sapete?''

In quel momento entrarono sia Beckett che Castle.

''Signor Sherman, sono il detective Kate Beckett responsabile di questo caso.''

''Allora sappia, che i suoi detective mi hanno appena accusato sulla base di teorie e congetture e che intendo sporgere denuncia.''- fece Sherman sicuro come non mai, certo che non ci fossero prove a suo carico.

''Sapeva che oltre al detective Ryan anch'io ho parlato con la ragazza, durante l'ultima telefonata? Ma quello che forse non sa è che ho accidentalmente premuto un tasto che ha registrato la chiamata. Con la voce del rapitore chiara e bene distinguibile.''

In quel momento il cuore di Sherman perse un battito, ma divenne bianco come un lenzuolo appena lavata quando Ryan tirò fuori il telefono e gli fece ascoltare la chiamata nel punto che interessava.

''Adolph Sherman Jr, la dichiaro in arresto per furto, rapimento, tentato omicidio e omicidio di Andy Wheastly. Parliamo di carcere a vita.''

I due detective si alzarono mentre due agenti entrarono per mettergli le manette.

''Senta...''- fece Sherman in un disperato tentativo-:'' non ho mai voluto farle del male... erano solo affari... Possiamo risolvere tutto tra gentiluomini, chieda e le sarà dato.''

''No....''- raramente avevano visto il loro collega con quei due occhi ridotti a fessure-:'' Io non sono un poliziotto corrotto. Sono uno che fa il suo lavoro onestamente.

L'unica cosa che volevo da lei, era pace e tranquillità per la mia famiglia.''

Lo fissò mentre gli agenti lo trascinavano nella cella del distretto a testa bassa.

Finalmente l'incubo era finito.

I suoi colleghi lo fissavano ammirati.

''Detective Ryan?''- il capitano Gates era appena arrivato.

''Si lo so, devo scontare la pena.''- fece l'irlandese con fare scherzoso.

Poteva smettere di lavorare lì anche per un anno se la Gates l'avrebbe ritenuto giusto.

Aveva salvato sua sorella ed impedito che la sua famiglia fosse nei guai.

''Non è questo...''- la Gates sembrava preoccupata, e non era da lei, se non in rare occasioni-:'' Devi andare subito all'ospedale.''

L'entusiasmo e la sua sicurezza iniziarono a svanire.

''Cosa...?''

I presenti erano come congelati.

''Ha chiamato il medico che ha in cura Deborah.... dice che ha avuto una seria crisi.''

Come se lo avesse morso la tarantola, Ryan si fiondò fuori dall'edificio infilandosi in macchina, seguito a ruota dai suoi compagni.

''Insieme fino alla fine qualsiasi cosa succeda no?''- fece Esposito mettendosi a guidare a nome di tutti.

Erano rimasti fuori dalla porta a vetri mentre nella stanza di Debby sembrava essersi scatenato l'inferno.

Il macchinario sembrava essere imapzzito, gli infermieri avevano iniziato il massaggio cardiaco nella speranza di rianimarla, mentre il medico la bersagliava con i colpi del defibrillatore.

Una, due, tre.... avevano perso il conto delle volte che la ragazza era ricaduta sul letto.

Fabienne Voudrelle e Penelope Sanders che erano rimaste a vegliarla sembravano terrorizzate.

''Sta per...''- fece la rossa sul punto di piangere.

Lo scrittore, Jenny e gli inquirenti la infilzarono quasi con gli occhi.

Ryan tornò a fissare la scena moromorando-:''Andiamo Debby... Forza...'' 

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


 

Quanto era passato?

Venti minuti?

Un ora?

Il gruppo di persone fuori dalla stanza non lo sapeva, ma ogni secondo che passava sembrava che il cuore volesse smettere di battere per la tensione a cui erano sottoposti.

Deborah era ricaduta forse per la quinta volta sul lettino sotto i colpi del defibrillatore.

''Resta con noi Debby... resta con noi...''- pregava mentalmente Ryan.

Non era pronto all'idea di perdere la sorella, come non era preparato all'idea di aver lottato solo per vederla morire in un letto d'ospedale mentre dei medici la imbottivano di farmaci, attaccata a macchine tubi e mentre cadeva ripetutamente su quel lettino sotto le scosse del defibrillatore.

Non voleva prendersi la responsabilità di dare una simile notizia al resto della famiglia, non ce l'avrebbe fatta, li avrebbe distrutti.

Come erano arrivati a quel punto?

Era lui il poliziotto nella famiglia Ryan.

Era lui che doveva rischiare la vita e magari finire in un letto d'ospedale, non lei.

Era solo una ragazza ed in quanto tale doveva frequentare l'università, uscire con le amiche ed un eventuale fidanzato.... ed invece era lì.

A lottare tra la vita e la morte.

Non poteva finire così, non sarebbe più riuscito a convivere con se stesso sapendo che la sorella era morta per colpa di un indagine di cui lui aveva deciso di occuparsi, quasi per caso.

Il defibrillatore venne spento, così come gli altri macchinari e i tubi ed i fili che la giovane aveva addosso vennero staccati.

Poi per finire il telo.

Un lenzuolo candido e bianco le coprì il viso.

Kevin fece per gridare ma tutto quello che ottenne era un rantolo strozzato.

Non poteva credere di aver perso per sempre la sua sorellina, la sua compagna di giochi infantili, quella con cui si confidava e di cui era il confidente numero uno, la complice di molti scherzi ai danni di genitori e sorelle....

Non l'aveva salvata.

Le aveva promesso che sarebbe tornata a casa e invece era morta in un letto d'ospedale all'età di ventuno anni, insieme alle sue speranze ed ai suoi sogni.

Sua moglie piangeva stretta a lui, e tutti intorno non facevano che chiamarlo come per chiedergli come si sentisse.

 

''Ryan? Ryan mi senti?''- L'interpellato aprì lentamente gli occhi sentendo la voce del collega che lo chiamava.

Riuscì pian piano a mettere a fuoco le immagini, per poi vedere se stesso disteso su un letto d'ospedale con Javier seduto accanto a lui che lo teneva per una spalla nel tentativo di tranquillizzarlo e Castle stava tornando proprio adesso dal piccolo bagno presente nella stanza con un asciugamano bagnato.

Avvertiva un leggero dolore all'incavo del gomito destro.

Posò lo sguardo sul punto dolente e notò che aveva l'ago di una flebo in vena.

''Che è successo?''- chiese Ryan.

Fu Javier a rispondere alla domanda dell'amico.

''Mentre rianimavano Debby hai avuto un malore. I medici hanno detto che negli ultimi due giorni ti sei trascurato, non hai dormito, nè mangiato ed il tuo organismo non ha retto. Ma se ti riposi per un paio di giorni e metti qualcosa nello stomaco, starai di nuovo bene.''

Ryan abbandonò la testa sul cuscino.

'' L'hanno gia portata in obitorio?''

I due amici lo fissarono con l'aria di chi non aveva ben capito.

''Ma di che stai parlando?''- chiese Castle.

Ryan sorrise tristemente-:''Potete dirmelo. Debby è morta durante la rianimazione, lo so.''

''Ma di che stai parlando?!?''- fece Javier-:'' Deborah è viva. Ed è anche sveglia.''

Il cuore e gli occhi di Ryan si riaccesero di speranza e all'improvviso si sentì come liberato di un macigno che l'aveva oppresso sino a quel momento.

Era stato solo un brutto sogno.

Si alzò in fretta e furia dal letto e staccò la flebo dal braccio.

Il movimento brusco gli costò un giramento di testa ed i due amici furono costretti a sostenerlo per impedirgli di cadere.

''Fermo, sei rimasto disteso troppo poco per essere riposato...''- fece Javier.

Ryan sorrise rassicurante-:''Vedo Debby un attimo e poi riposerò meglio che mai, vedrete.''

Uscì dalla stanza per dirigersi verso quella della sorella, che fortunatamente non distava molto dalla sua.

Il punto da cui aveva strappato l'ago gli prudeva leggermente e sentiva un leggero dolore, ma quello non era il suo problema principale.

Quando arrivò sulla porta della stanza di Debby vide che la moglie era a sedere su una sedia vicino al letto, e Beckett era in piedi vicino alla bionda.

La ragazza nel letto era sveglia, ma le si leggeva in volto la stanchezza, era pallida e molto provata dai farmaci e dalle continue scariche lettriche ricevute sino ad una mezz'ora fa.

Jenny sorrise alla vista del marito.

Kevin ricambiò il sorriso e dopo esservi avvicinato alla moglie per darle una bacio sulla guancia, e quest'ultima gli cedette il posto a sedere.

''Ciao piccola...''- fece lui sorridendole e accarezzandole una mano-:''Come stai?''

Domanda retorica, ovviamente.

''Mi sento una vera schifezza, ma a parte questo...''- rispose lei-:'' l'hai arrestato quel bastardo?''

''Si....non avere più paura, non ti farà più del male. Da quel carcere non esce mai più.''- le rispose con un sorriso.

La ragazza contraccambiò il sorriso.

''L'ho sempre detto io.... che sei il poliziotto migliore di tutti.''

''Non dirlo... non ce l'avrei fatta da solo..''- si voltò verso il detective Esposito, Beckett e Castle e li fissò con un espressione grata che diceva ''Non so cosa avrei fatto senza di voi....''- poi si rivolse alla sorella-:'' Debby, loro sono i detective Esposito e Beckett... e lui è Richard Castle, ricordi ti avevo parlato di loro.''

Gli interpellati sorrisero e quasi all'unisono la salutarono.

La ragazza rispose al saluto con un cenno della mano e con un sorriso, per poi lasciarsi cadere all'indietro sul cuscino.

''Kevin, vi dispiace lasciarmi un po' sola? Sono stanca, vorrei dormire un po', se non vi dispiace.''- disse la ragazza.

Il poliziotto le accarezzò i capelli.

''Certo.... dormi pure, ci vediamo più tardi.''- in quel momento la giovane chiuse gli occhi e nel giro di pochi minuti si era gia profondamente addormentata.

Jenny prese posto su una sedia vicino al letto.

''Kevin, tu va pure a casa e cerca di riposare, rimango io con lei...''- disse Jenny notando la stanchezza negli occhi del marito.

Quell'indagine aveva dato fuoco a tutte le sue energie.

Kevin sorrise.

''Grazie tesoro.''- e ne dir così le cinse le spalle e la baciò dolcemente una guancia.

Avrebbe preferito star vicino alla sorella, ma tutti lo avrebbero addirittura minacciato di arrestarlo pur di costringerlo a dormire un po'.

Beckett e Castle decisero di andare al distretto per informare la Gates delle condizioni di Deborah Ryan, mentre Esposito avrebbe accompagnato Ryan a casa.

L'irlandese, con ancora le medicine della flebo in circolo, si addormentò durante il tragitto in macchina ed Esposito decise di ospitarlo in casa sua, almeno fino a quando non si fosse svegliato.

 

Da quel giorno passò una settimana esatta.

Adolph Sherman jr non potè fare altro che confessare il reato di frode, rapimento, omicidio, ricatto e tentato omicidio, sperando che confessando avrebbe avuto una pena più mite.

Purtroppo per lui ciò non accadde.

La giuria lo giudicò colpevole e lo condannò all'ergastolo assieme a tutti coloro che l'avevano aiutato nel suo progetto criminale.

''Un mese di sospensione?''- chiese Esposito dopo che l'amico ebbe spiegato loro quanto avrebbe dovuto scontare per la sua indagine privata, una volta finito il processo.

Ryan annuì.

'' Non preoccupatevi, un mese passa in fretta. E poi credo sia meglio così: potrò seguire Debby durante la sua ripresa.''

Erano tutti nel loft di Castle.

Deborah era stat dimessa da una settimana, ed anche quello era un buon motivo per festeggiare.

Durante quella settimana tutti loro avevano cercato di aiutarla a superare lo shock, ma la ragazza era ancora così spaventata che rifiutava di uscire se non per andare al lavoro e all'università e rifiutava di passare le serate da sola.

Quella sera il fratello l'aveva trascinata a casa di Castle per aiutarla a mettere da parte le sue paure almeno qualche ora e per farla di nuovo sentire al sicuro.

Finalmente riusciva a respirare il profumo della serenità e dell'allegria, un profumo che aveva scordato e ricordato in meno di quattro giorni, che gli erano sembrati quattro secoli.

Ed anche la sorella sarebbe riuscita ad emergere di nuovo, ne era sicuro.

Non solo perchè la conosceva ed era certo della sua forza, ma anche perchè lui e la famiglia del distretto le sarebbero rimasti accanto, sempre, in qualsiasi momento.

 

 

Anche se so che il finale lascia molto a desiderare, così si conclude la mia prima avventura nel fandom di Castle.

Spero che vi sia piaciuta e di poter scrivere ancora su questa meravigliosa serie, anche perchè avrei la mezza idea di scrivere un sequel di questa fic.

Per ora dico solo.... un milione di grazie a chi ha recensito o anche solo letto e che mi ha sostenuto e ci vediamo alla prossima avventura, ragazzi!!! Bye Bye.

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