Mentre la città tornava relativamente alla tranquillità,
Fred si dirigeva lento lungo il ciglio dell’autostrada 74 in cerca di
espiazione. Un motivetto country risuonava dalla casetta di legno dell’area di
servizio. Un vecchio fumava un sigaro seduto su un dondolo davanti alla casetta
mentre una mosca ronzava fastidiosamente attorno a lui. Fred proseguì dritto
senza badare allo sguardo vuoto del vecchio.
L’aria calda e umida gli seccava la gola, la maglia gli si
appiccicava alla pelle e sulla fronte brillavano numerose gocce di sudore; gli
occhi blu però, restavano vigili e acuti.
Erano le quattro e mezzo del pomeriggio e l’afa era
insopportabile. Nemmeno un’anima si azzardava ad uscire di casa.
Forza e coraggio Fred. Tra poco sarà notte e dovrai cercare
un posto dove dormire se non vuoi essere sbranato dai lupi. Lo sguardo del
giovane saettò da una parte all’altra della strada. Niente. Ecco dove si
trovava: nel niente! La strada
proseguiva in linea retta fino a una collinetta ricoperta di erbacce che
impediva la visuale. Continuò a camminare ansimando fino alla sommità della
collina. Un accampamento di media grandezza gli si parò davanti; una decina di
uomini puliva le loro armi all’ombra di una tenda sulla destra: il resto
dell’accampamento era deserto.
“che cosa ho da perdere?” si chiese. “se mi uccideranno,
sarò ugualmente felice” e si diresse
verso le tende senza far rumore.
Sembravano tende dell’esercito ma non ne era del tutto
sicuro, sta di fatto che appena si accostò a una di esse, non ebbe il tempo di
pensare. Qualcuno lo afferrò alle spalle premendogli un coltello sulla gola.
“chi sei?” disse una voce roca e minacciosa.
“sono venuto in pace” Fred deglutì.
“come ti chiami?” disse l’uomo, senza diminuire la pressione
del coltello.
“mi chiamo Frederick Gordon”
“Gordon, eh? E cosa è venuto a fare qui, signor Gordon?”.
“Non lo so.”
“Non lo sa?”
“no.”
L’uomo levò il coltello e, prendendolo con forza per il
braccio, lo fece voltare permettendo così al ragazzo di vederlo in faccia. Era
un uomo alto e grosso, dalla carnagione scura, portava la barba lunga, come i
capelli e un grosso orecchino d’oro al lobo sinistro: se non fosse per
l’abbigliamento da soldato, sarebbe potuto sembrare un pirata.
I due si guardarono negli occhi. L’uomo contorse il viso in
una smorfia. “quanti anni hai, ragazzo?” chiese.
“diciotto”
“ah ah ah! Faresti meglio a tornare dalla mamma, Frederick
Gordon!”.
“Non ho più una madre. E nemmeno una famiglia dove tornare,
signor…?”
“Tenente Michail Jackson”
“…Tenente Jackson” concluse sfidandolo con il suo sguardo
fermo.
“mm… non penserai allora di poter venire a mettere i bastoni
tra le ruote a noi! Non siamo delle babysitter!”
“ci stavo giusto pensando, signore.”
“non provocare, ragazzo. In ogni caso sarebbe meglio
portarti dagli altri.”
Si avvicinarono al gruppo. “Guardate… guardate cosa ha
trovato nel deserto Michail!” disse un uomo con la risata roca e sdentata,
mentre tirava su il suo fucile.
“che ci fa un ragazzo qui?” disse il soldato nero mentre si alzava con fare preoccupato.
“il comandante non la prenderà bene…”disse una voce
femminile alle loro spalle. Il tenente e Fred si voltarono. La donna aveva la
testa china, portava una tuta mimetica e da sotto al cappellino verde militare
spuntavano corti ciuffi di capelli color mogano che le coprivano gli occhi.
“pensa sempre di conoscere il comandante meglio di me,
Sergente Levret!” sghignazzò il Tenente. La donna alzò lo sguardo: gli occhi
verdi minacciosi. “Forse.”
“lasciaci passare.” Il tenente spinse Fred dentro la tenda a
cui era appoggiata la donna. Ci volle qualche secondo per abituare lo sguardo
alla fioca luce della lampada da campo. Un uomo era seduto dietro una
scrivania, parte del suo viso era illuminata dalla luce: aveva i capelli
leggermente brizzolati e corti, con qualche ciuffo lungo sulla fronte. Il
comandante alzò lo sguardo appena i due entrarono: i suoi occhi neri come la
pece tradirono tristezza e disperazione per qualche secondo, per poi diventare
vuoti e misteriosi. Era una figura autoritaria, nessuno poteva negarlo.
“chi è, Michail?” chiese con tono pacato.
“Ho trovato il ragazzo mentre facevo la ronda. Si aggirava
tra le tende… senza motivo…” guardò per un attimo il giovane.
“come ti chiami, ragazzo?” chiese dolcemente.
“Frederick Gordon, signore.” Rispose sicuro Fred.
“Quanti anni ha, signor Gordon?”
“diciotto, signore.” Il comandante rimase sorpreso.
“Ti sei perso?”
“no.”
“la tua casa?”
“non ho una casa.”
“capisco…” disse pensieroso portando la mani giunte di
fronte al viso. “sei venuto qui per unirti a noi, immagino. Per avere un posto
dove stare.”
“non ho idea di chi o cosa rappresentate, signore. In ogni
caso non so dove passare la notte…”
“puoi restare qui, se vuoi. Tenente Jackson, dica al
Sergente di occuparsi del ragazzo e poi torni qui. Dobbiamo parlare.”
“si, signore.”
Il Tenente spinse Fred
fuori dalla tenda. Il Sergente Levret era ancora in piedi con lo sguardo
infuocato.
“sei contenta, Katherine? Ah ah! È tutto tuo! Il comandate
lo ha affidato a te. Vedi di tenerlo in vita qualche giorno in più del tuo
solito.” Disse ironico il Tenente mentre spingeva Fred verso la donna .
Qualche giorno più del solito? Che cosa voleva dire? Fred,
confuso, guardò la donna in cerca di risposte: ma non trovò altro che due occhi
verdi colmi d’ira.