Childhood Friends at School

di mangakagirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un fuggevole attimo di Riposo ***
Capitolo 2: *** America ***
Capitolo 3: *** Sleeping at School... ***
Capitolo 4: *** Stanzino degli attrezzi alias Trappola dell'Oca ***
Capitolo 5: *** Are you jealous, Kudo? -Part One- ***
Capitolo 6: *** Are you jealous, Kudo? -Part Two- ***
Capitolo 7: *** You have a little-love problem, Detective ***



Capitolo 1
*** Un fuggevole attimo di Riposo ***


** Childhood Friends at School **

Premessa:
Ciao a tutti!
Questa è una raccolta di alcune giornate di scuola al Liceo Teitan, vissute dai nostri Pucciosissimi Ran, Shinichi & compagnia bella (Sonoko, Araide, prof…)
Non seguirò criteri temporali, mi limiterò a descrivere le giornate che mi sono venute in mente, sia del Liceo, che delle medie…
Buona lettura :D
Mangakagirl!

 

1.  Un fuggevole attimo di riposo
 

Capitolo tratto dal volume 26 (dopo la recita scolastica di Ran e il Cavaliere Nero)


Quasi correva per strada, incespicando nei minuscoli sassolini di asfalto che si alzavano ad ogni suo passo in quella via di Beika che non era ancora stata asfaltata…
Un bambino con una mascherina per il raffreddore davanti alla bocca camminava al suo fianco con gli occhi ridotti a trattini, annoiato e stizzito da tanta fretta.
“Non ti esaltare tanto, è solo questione di tempo…” pensava Haibara nei panni di Conan, fissando la ragazza mentre la sua gonna svolazzava da tutte le parti dalla fretta che aveva nel raggiungere quella casa.
Che fosse solo un sogno?
Che se ne fosse già andato?
No, non poteva essere… Dopo che erano stati in infermeria, il giorno prima, dopo la recita e l’omicidio, lui le aveva quasi assicurato che ci sarebbe stato…
Non puoi già essere partito! Doveva parlarmi…
Il pensiero di quella frase sussurrata all’orecchio quando ancora erano nei panni del Cavaliere e della Principessa le fecero sussultare il cuore.
Ran raggiunse villa Kudo nella metà del tempo che impiegava solitamente e vi si fermò davanti in modo brusco e all’improvviso. Inspirò a pieni polmoni poi, determinata, si attaccò al campanello con forza.
DIN DON!
DIN DON!
DIN DON!
Shinichi, mi avevi assicurato che ci saresti stato…
-Sì?- domandò il ragazzo dal citofono ma Ran, troppo assorta nei suoi pensieri, nemmeno lo sentì.
Ma poi dove avrà tanto da andare tutte le volte?! Come può saltare la scuola per futili casi…!?
-Sì!-
È inutile Shinichi, da quel giorno non ti capisco più… Ma cosa è cambiato tra noi?
Un ragazzo furioso apparve davanti al cancello di Villa Kudo sbraitando come un ossesso, spalancò l’inferriata e urlò:
-GUARDA CHE QUANDO SUONI, BASTA UNA VOLTA! NON SONO SORDO!-
Ran sbarrò gli occhi, non tanto per la sfuriata che le aveva fatto, quanto per la sorpresa di rivederselo davvero davanti.
Shinichi era lì… Era ancora a Beika…
Non era andato via come al solito…
Il cuore della ragazza si rasserenò e un sorriso si aprì sul suo volto chiaro e liscio, illuminato dai tiepidi raggi di sole di quella mattina.
-Lo sai qual è il programma di scuola per oggi, vero?- domandò mentre lui, ancora stizzito, si dirigeva smangiucchiando un toast verso la porta d’ingresso. Annoiato, il ragazzo si voltò verso di lei con le mani dentro le tasche e risposte strascicando le parole:
-Come l’anno scorso ci tocca riordinare la roba del festival tutti insieme, no?-
La karateka annuì, rimanendo stupita quando lui le chiuse bruscamente la porta di casa in faccia.
-Aspettami lì!- urlò dall’interno mentre lei, mordendosi la lingua un po’ imbronciata, sospirava spazientita.
Ma guarda un po’ te che modi!
Aprì leggermente la porta di ingresso e spiò il ragazzo dalla fessura, non potendo fare a meno di sorridere, vedendolo camminare sbadigliando vistosamente.
È davvero lui, è Shinichi…Non è un sogno!
Non riuscendo più a trattenere l’euforia, si voltò verso il suo “fratellino” con un gran sorriso.
-Che bello, vero Conan?- ma il suo entusiasmo scemò nel giro di qualche secondo -Ma, dove sei, Conan?-

***

Ran osservò il ragazzo camminare al suo fianco con occhi imbambolati… quasi sognanti.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma rivederlo lì, rifare la strada con lui come ai vecchi tempi, quando ancora Shinichi non era un detective richiesto in tutto gli angoli del Giappone, la faceva sentire bene, molto bene.
Decisamente felice.
… Se non hai dimenticato la promessa che ci siamo fatti da bambini, posa le tue labbra sulle mie…
Al pensiero di quello che stava per succedere il giorno prima, arrossì di botto e subito distolse lo sguardo dal suo profilo perfetto, tentando di mascherare l’imbarazzo con un’espressione poco convincente.
Dì qualcosa, scema!
La incalzò la sua coscienza.
Sono settimane che non lo vedi, non aspettavi che il suo ritorno… E ora te ne stai anche zitta?!
Con un piccolo colpetto di tosse, Ran attirò l’attenzione di Shinichi e gli rivolse un sorrisetto.
-Non me lo aspettavo che dietro la maschera del Cavaliere Nero ci fossi tu… Senza neppure imparare le battute hai accettato la parte… Però se avessi continuato ad ignorare in quel modo il copione lo spettacolo sarebbe stato un disastro, sai?- sorrise tentando di mascherare il rossore che ancora le pervadeva il viso con semplice caldo.
-Eh?- Shinichi le rivolse un’occhiata interrogativa, per poi ripensare alle parole di Sonoko.
Capito, Kudo? Il cavaliere abbraccia la principessa, poi le dà un bacio appassionato! Non devi dire niente prima di baciarla!
Ma certo!
 Pensò il ragazzo stizzito.
Tutta colpa di quell’oca di una Suzuki… Da sempre pianifica che io e Ran…
Ma al solo pensiero di quello che Sonoko pianificava da anni, arrossì come un pomodoro e distolse lo sguardo dalla ragazza, che forse, ripensando anche lei alla scena, divenne scarlatta a sua volta.
Idiota -.-
Taci coscienza!
Ran si impose di zittire la sua parte interiore ad ogni costo, e per smorzare la tensione riprese il discorso.
-Beh, che te ne è parso?- domandò speranzosa di ricevere la risposta che la tormentava dal giorno prima. Shinichi assunse un’espressione confusa, poi sembrò capire.
-Dello spettacolo, dici? Mah… è stato interrotto a metà, ma essendo stato scritto da Sonoko…- fece per aggiungere qualcosa legato al fatto del “diabete da copione Suzukiano”, quando Ran storse il naso arrossendo.
-Non mi riferivo al copione… Alla principessa…-
-Oh!- Shinichi si illuminò -Sì, stavi benissimo con quel costume! È proprio vero che anche un abito trasforma un carrettiere!- ridacchiò mentre lei assunse un’espressione stizzita.
-Che razza di complimento è?-
-Però era meglio una scollatura più profonda a mio parere- rise ancora mentre lei arrossiva stizzita.
-Piantala- disse seria e imbarazzata mentre dei passi affrettati si avvicinavano a loro.
-CONAN-KUN!- urlarono i Detective Boys in coro -Finalmente ti hanno dimesso!-
Shinichi, con un gran sorriso, si voltò verso di loro contento.
-Ciao ragazzi! Come va?-
I bambini, confusi, si guardarono qualche secondo prima di rispondergli.
-Emm… Ciao- dissero incerti mentre Conan/Ai lo fulminava. Shinichi si morse la lingua mentre Ran osservava interrogativa la scena.
-Chi è questo ragazzo?- domandò in un sussurro Genta ad Haibara mentre lei si avvicinava al suo gruppo come se nulla fosse un paio di secondi dopo.
-È quel tipo che abita accanto al professore- rispose -Pare sia tornato…-
-Ah sì, quello che abita nella casa dei fantasmi…- sussurrò a sua volta Mitsuiko allontanandosi un po’ incerto con i bambini verso scuola.
Ran osservò incerta come Shinichi osservava i piccoli allontanarsi, poi inclinò un po’ di lato la testa.
Ma che gli prende? Li conosce anche lui…?
Abbassato un po’ la sguardo, la ragazza intravide l’orologio e sobbalzò.
-Oh cavolo! Siamo in ritardo! Muoviamoci, Shinichi!- esclamò cominciando a correre. Il ragazzo cadde dalle nuvole e un po’ impanicato urlò:
-Aspetta, Ran-neechan!-
La ragazza, profondamente sorpresa, si voltò verso di lui e battè qualche secondo gli occhi.
Oh, cavolo!
Imprecò mentalmente Shinichi raggiungendola e mettendo su un falso sorriso imbarazzato.
-E-era solo uno scherzo!- disse all’occhiata stizzita della ragazza -Uno scherzo, dai, non fare quella faccia!-
-Tu sei ancora addormentato, vero?- disse Ran, che a quel “neechan” aveva provato una strana sensazione…
Non avrebbe saputo descriverla, ma era come se fosse abituata a sentirlo…
A sentirlo da Lui.
-Dai Ran, non te la legare al dito!- disse il ragazzo un po’ offeso da quel suo comportamento infantile a suo parere. La ragazza sospirò, poi annuì e ricominciò a passo spedito a dirigersi verso la scuola.
Dannazione, devo fare più attenzione!
Shinichi si morse un labbro, poi riprese a seguirla attraversando a grandi falcate il marciapiedi. Ran, ricominciando ad osservare di nascosto il suo profilo perfetto, sospirò.
Chiederglielo sarebbe stato sbagliato…
Lui avrebbe sempre potuto dirle di farsi i fati suoi…
In fondo, loro erano solo amici di infanzia… Nulla di più…
…Purtroppo.
Arrossì e di nuovo distolse lo sguardo concentrandosi sull’asfalto da poco rifatto di quella via.
La sua coscienza oggi era più rompipalle del solito!
Aveva paura di chiedere a Shinichi se sarebbe rimasto e per quanto tempo, perché temeva che la sua risposta potesse essere:
-Riparto domani, sono solo di passaggio-
Ran respingeva quell’idea dalla mente con tutte le sue forze, perché non poteva immaginare altre settimane senza di lui…
Senza la sua voce, il suo calore, la sua risata, il suo bellissimo sorriso, i suoi occhi che la scrutavano vivi e di un blu che nemmeno nella scala cromatica si era mai visto…
-Ran- la sua voce la riportò alla realtà, come se fosse appena uscita da un sogno. Incrociò il suo sguardo e sorrise incerta mentre lui la scrutava indagatorio.
-Che ti prende?-
-I-io?- annaspò nel suo stesso respiro -Nulla, perché?-
Shinichi tacque qualche secondo, studiando la sua espressione e i suoi occhi, poi sospirò.
-Sei seria tutt’a un tratto…-
Ran tentò di rimediare con un altro sorriso scuotendo il capo.
-No, non è nulla… Sto bene-
-Mmm- lui annuì poco convinto, finchè non si trovarono davanti al cancello di scuola.
Senza nemmeno aver messo piede nel cortile della scuola, Shinichi sentì già la mancanza della libertà e pensò, per qualche secondo, a una scusa da inventarsi per non dover sottoporsi a quel supplizio mortale.
Non gli pesava troppo il fatto di dover mettere a posto tutta la roba e nemmeno di dover passare confinato 5 ore in mezzo a 4 mura…
Lo infastidiva che, non appena avrebbe messo piede in classe, tutti i suoi compagni lo avrebbero assalito di domande e di battutine sul giorno prima, e che Sonoko in particolare, non gli avrebbe dato tregua nemmeno un momento.
-Beh?- domandò Ran sulla soglia del cancello -Che hai adesso?-
Shinichi infatti, fermatosi, fissava perso nei suoi pensieri l’edificio, come se avesse avuto una paralisi.
-Nulla- rispose tornando alla realtà. Sorrise dopo un mentale sospiro e riprese a camminare -Ma non eravamo in ritardo?- le chiese furbetto mentre lei, a sua volta imbambolata nel fissarlo per lo strano comportamento, sostava ferma sulla soglia del cancello.
Si fermarono davanti ai propri armadietti e si cambiarono le scarpe, poi salirono al secondo piano, diretti al 2 B.
-Uff…!- sbuffò Shinichi prima di aprire la porta scorrevole della classe.
Ecco che inizia il tormento!
Non fecero in tempo a mettere piedi in classe prima che tre compagni di Shinichi, che sostavano sulla soglia in loro attesa, cominciassero a fischiare e a ridere come ossessi.
-Guarda guarda, Kudo è appena tornato e già arriva a scuola con la sua mogliettina!- sghignazzò uno dei tre mentre lui aggrottava le sopracciglia stizzito.
-Scemo, non è come pensi!- si difese subito Shinichi mentre i compagni continuavano a ridere. Ran sbuffò quando cominciarono a parlargli di una prof straniera e tutta curve che era andata ad insegnare inglese nella loro scuola. *
-Hey- mormorò avvicinandosi a lui ricordandosi di quello che le aveva detto il giorno prima -non avevi qualcosa da dirmi?-
Il ragazzo alzò sorpreso le sopracciglia, poi annuì e si accostò al suo orecchio.
Il profumo dei suoi capelli gli pervase subito le narici, facendolo arrossire un po’, ma riuscì comunque a sussurrarle ciò che voleva.
-Stasera alle otto andiamo al ristorante del Beika Center Building, ho qualcosa di importante da dirti- Shinichi, qualche secondo dopo, si accorse che l’intera classe si era avvicinata e aveva rizzato le orecchie per origliare. Furioso, li allontanò con un braccio e disse a tutti i farsi i fatti propri, mentre Ran rimase sorpresa ad osservarlo ad occhi sbarrati.
Ma che gli prende…?
Il ragazzo le rivolse una piccola occhiata e fece per aggiungere qualcosa, quando una voce stridula, da racchia, e particolarmente acuta penetrò nelle sue orecchie come un trapano elettrico azionato nel bel mezzo della notte.
-KUUUUUUUUUUUUDO!!!- cantilenò tutta goduta Sonoko Suzuki catapultandosi in classe e investendo i compagni senza riguardo.
Ecco, appunto, mancava qualcuno -.-
Shinichi si voltò stizzito mentre l’Oca starnazzava e si avvicinava a passo d’elefante impaziente.
-Suzuki, hai l’eleganza di un elefante in una cristalleria- disse mentre la ragazza gli si piazzava davanti con un sorriso furbetto.
-Oh, non credere di offendermi e di mandarmi via con poco Mr Simpatia- rispose sicura di sé mentre Ran si preparava già mentalmente a dover sopperire la lite mettendosi in mezzo -Allora ragazzi, come è andata dopo la recita, eh? Eh?-
-Ma che dici, Sonoko?!- sbottò Ran arrossendo e tentando di allontanare l’ereditiera da Shinichi, ma quella si divincolò e si avvicinò sempre più con sguardo divertito e malizioso al detective -Oh, andiamo Kudo! Quale altro motivo avresti avuto per presentarti alla festa e offrirti come sostituto del cavaliere? Guarda che non sono mica scema! Ahahahah!-
-Sicura Oca?- le domandò stizzito  Shinichi tentando di coprire l’imbarazzo mentre Ran, viola, voleva sprofondare nelle viscere della Terra.
-SONOKO STAI ZITTA!- sbraitò mentre l’altra rideva piegata in due.
-Perché tutto quell’imbarazzo, Ran? Guarda che io non ho mica detto per quale motivo Kudo ha voluto quel ruolo!-
Shinichi, rosso è più stizzito che mai, attraversò la classe a grandi falcate a prese Ran per un polso guidandola verso i propri banchi.
-Andiamo a sederci- disse piano mentre lei lo guardava sorpresa e imbarazzata tra le risate dei compagni di classe.
La famosa prof. Iena che Shinichi ricordava bene e che non aveva rimpianto affatto da quando era tornato bambino, fece al sua comparsa in classe con aria svogliata e stizzita. Sbattè il registro sulla cattedra e fulminò i ragazzi che erano ancora in piedi per la classe. Subito tutti corsero al proprio posto e fecero il saluto, poi si sederono in silenzio mentre il detective sorrideva felice che tutte quelle prese in giro erano state troncate.
La prof. fece vagare lo sguardo sugli alunni, poi si soffermò proprio su di lui abbandonandosi ad un sorriso perfido.
-Ma guarda guarda… Kudo Shinichi si è degnato di tornare tra noi poveri mortali!- la classe ridacchiò mentre la donna si sistemava gli occhiali da arpia sul naso aquilino -Come mai, Kudo? Cos’è? Il caso a cui stavi lavorando non era alla tua altezza?-
-Ahah- ridacchiò con gli occhi a trattini l’interpellato mentre la donna apriva il registro per scrivere i nomi degli assenti -Simpatica come sempre la Iena- commentò in un sussurro mentre Ran alzava gli occhi al cielo divertita.
-Dai, non te la prendere- rispose lei mentre lui afferrava una penna dal portapenne e la posizionava davanti al ventre.
-Scusa Ran, ma devo fare harakiri, è stato bello conoscerti- disse teatralmente provocando una sua risatina leggera. Lei posò le mani sulle sue, arrossendo un po’, per levargli la penna scuotendo la testa.
-No, ho bisogno che arrivi a fine giornata, o non reggerò Sonoko da sola!-
-Mmmm- il ragazzo fece finta di pensarci -Vabbè, solo perché sei tu...-
Ran gli rivolse un dolce sorriso, alzando poi la mano al sentire chiamare il suo nome. Qualche secondo dopo, la prof. Chiamò anche Shinichi e poi commentò:
-Guarda guarda Kudo, siccome non ci sei mai avevo già riempito tutte le caselle delle varie giornate fino alla fine dell’anno col tuo nome tra gli assenti- rise -Oggi mi tocca toglierti!-
Il ragazzo si morse un labbro mentre la sua compagna di banco gli sussurrava di stare zitto.
-Vuole solo la scusa per metterti una nota… Lo sai che faceva così anche prima che tornassi…-
-Sì, ma quella tipa prima o poi commetterà un omicidio pazza com’è… Ne sono certo! E io non vedo l’ora di sbatterla in galera!- sussurrò lui a denti stretti prima che Ran scuotesse il capo.
-Non dire così, dai…-
Lui non le rispose, si limitò a poggiare il viso tra le mani, con i gomiti sul tavolo, e si lasciò trasportare dai suoi pensieri mentre la prof. parlava noiosamente.
-Come tutti gli anni, il giorno dopo il festival, il preside vuole che alla prima ora si faccia il resoconto delle attività svolte, delle osservazioni fatte sulle varie trovate della classi…- la sua voce svogliata più che mai e strascicata conciliarono il sonno di Shinichi, che però si impose di non dormire. Tutta la classe, per nulla interessata al discorso, come la prof. che lo stava facendo del resto, si trovò un’attività da fare:
chi si toglieva le doppie punte, chi leggeva, chi scarabocchiava il diario, che parlava apertamente, chi dormiva sul banco…
Ran si dedicò a qualcosa di molto più costruttivo: si concentrò sul profilo perfetto di Shinichi senza che lui se ne accorgesse e cominciò a pensare a cosa avrebbe saputo quella sera al ristorante…
Il naso di Shinichi era perfetto, una curva che sembrava tracciata col compasso, come del resto la sua pelle: nonostante avesse già 17 anni, era perfettamente liscia, priva di acne, senza neanche un filo di barba. Spesso Ran si chiedeva come fosse possibile che ancora non gli fosse cresciuta, e una volta, in imbarazzo, gli aveva anche chiesto se a lui dispiaceva non averla ancora…
Sorrise ricordando la sua risposta…
-Dispiaciuto?- rise -Perché dovrei? Sono contento! Così mi risparmio di dovermi tagliare la faccia col rasoio tutte le settimane… Non hai visto come si riduce Noto?- si riferì ad un loro compagno di classe, molto amico del ragazzo -Da quando ha la barba la sua faccia è un distrutta, sembra un campo minato…-
Si soffermò sulla sua bocca e sentì improvvisamente la gola secca.
Dannazione!
Perché ora tanto imbarazzo?
Perché non riusciva più a guardare Shinichi come una volta?
Perché, perché? Troppi perché!
Piantala Ran!
Tornò a fissarlo un po’ incerta, notando quanto fosse bello in quel momento, con i ciuffi ribelli sugli occhi annoiati, la mano a reggere il mento, la pelle liscia e chiara, le labbra carnose e rosee.
Mi sta facendo diventare matta… Tutta colpa di Sonoko!
Ran si battè una mano sulla fronte chiudendo gli occhi e scuotendo il capo con la gola secca.
Amici… Siamo solo amici e tra amici non si dovrebbero provare certe sensazioni…
Il cuore non dovrebbe battermi così forte solo perché lui è qui…!
Che mi sta succedendo?!
-Ran?- la sua voce dolce e melodiosa, quella che le era mancata così tanto negli ultimi mesi, la riportò alla realtà con un sobbalzo, e il solo guardarlo negli occhi, quelli blu e profondi come l’oceano, la fecero rabbrividire.
-S-sì?- rispose in un sussurro mentre lui si sporgeva verso di lei dal suo banco.
-Che ti prende?- domandò piano mentre lei si mordeva la lingua.
-N-nulla…! Nulla! Sto bene- sorrise tentando di mascherare l’imbarazzo -Davvero!- aggiunse alla sua occhiata poco convinta.
-Vabbè, visto che tanto è inutile ri-elencare tutte le attività di ieri, come se non le sapeste già, filate a ordinare la roba della palestra, tanto la campanella suona da 15 minuti e non muore nessuno se non cominciate esattamente alla seconda ora- disse la Iena chiudendo il registro e congedandosi alla classe. Una volta che fu sparita nel corridoio, gli studenti si alzarono e svogliati si avviarono alla palestra come era stato ordinato loro. Anche Shinichi si alzò e portò le mani sopra la testa stiracchiandosi, mentre Sonoko, come un razzo, li raggiungeva con un piano diabolico che le frullava per il cervello.
Afferrò Shinichi per il collo e Ran per la testa e, obbligando il ragazzo preso alla sprovvista ad abbassarsi, avvicinò i loro due visi ridendo.
-BACIO-BACIO-BACIO!- urlò mentre Ran posava appena in tempo una mano sulla spalla di Shinichi evitando così che le loro teste cozzassero violentemente.
-So-no-ko!- sbraitò facendo forza sul braccio per allontanare da sé il ragazzo –Piantala!-
Ma l’ereditiera non era intenzionata a mollare e mise più forza alla presa, rischiando di soffocare Shinichi, che stava assumendo una insolita sfumatura marrone sulle guance.
-Andiamo ragazzi, volete decidervi a capire che siete cotti o no?!-
Il detective riuscì miracolosamente a sfilarsi dalla sua presa e si massaggiò il collo furibondo mentre l’oca sbuffava delusa.
-Suzuki, sparisci dalla mia vista perché giuro che stavolta ti faccio a strisce!-
-Uuuu che paura- disse lei con gli occhi a trattini, ma Ran si mise in mezzo ai due prima che cominciassero a dar luogo ad uno dei loro storici battibecchi.
-No, non cominciate! Sonoko- si voltò verso l’amica -Smettila di fare la scema e lascia me e Shinichi in pace! E tu- si voltò verso il ragazzo -sai come è fatta, lasciala stare…-
-Non possiamo sempre passare sopra a tutto!- sbottò Shinichi, che però seguì il consiglio di Ran e uscì dalla classe nero di rabbia. La ragazza fulminò l’amica, che alzò le spalle e sospirò.
-Sai che lo faccio perché ti voglio bene! Tu non capisci che Kudo…- si difese Sonoko all’occhiataccia della karateka.
-No, io capisco benissimo che tu così rendi tutto difficile!- la interruppe Ran -Sonoko, tra me e lui non c’è niente… Siamo solo… amici- ma esitò a pronunciare quella parola e distolse lo sguardo da lei, che subito colse la palla al balzo.
-Lo vedi che non è vero! Persino tu stenti a dirlo!-
-Non è vero!- sbraitò Ran infastidita che lei avesse colto la sua incertezza.
-Sarà…- si arrese Sonoko posandole una mano sulla spalla -Vabbè, andiamo a sistemare-
Si allontanò dalla classe lasciandola sola a riflettere mentre lei sbuffava rassegnata.
Ma perché le cose sono sempre così difficili?!

***

Ran arrotolò un cavo elettrico attorno alla propria mano con aria distratta, mentre tutt’attorno le voci dei suoi compagni risuonavano allegre e rimbombavano per via dell’ampia palestra.
-Kudo, dai, diccelo!-
-Non c’è niente da dire!- sbuffò lui mentre saliva su una scala per togliere alcuni festoni dagli angoli polverosi della palestra.
-Ma cosa no?! Nessuno ti aveva detto che ci sarebbe stata la recita e che Ran sarebbe stata la protagonista… Poi tu arrivi e ti presenti per sostituire il Cavaliere Nero che, guarda caso, avrebbe baciato Mouri! Ahahhah-
Ran strinse i denti e le labbra trattenendosi dallo sbottare dalla rabbia, mentre alcune sue compagne di classe la guardarono sconsolate.
-Dai Ran, lasciali perdere- disse Misaki battendole una mano sulla spalle mentre le passava accanto.
-Andiamo Kudo, non te la prendere!- dissero alcuni compagni sfottendolo mentre lei, a grandi passi, si dirigeva stizzito verso di lei -Guardate, va dalla sua principessa!-
-Hai finito?- le domandò sbrigativo mentre lei annuiva sorpresa -Bene- aggiunse lui prendendo i cavi che reggeva in mano e lanciandoli dentro una scatola con poca attenzione -Allora andiamocene-
-O-ok- disse Ran seguendolo mentre si avviava verso l’uscita.
Non appena misero piede nel cortile, la ragazza provò un senso di benessere e leggerezza che dentro la palestra le era mancato per tutto il tempo.
Quel rimbombo di voci, quelle risate e le battutine pungenti continue la avevano fatto venire un gran mal di testa, ma poter finalmente respirare l’aria fresca del tramonto la faceva sentire meglio.
Shinichi sbadigliò vistosamente, e come se fino a quel momento non fosse successo nulla, portò le mani dietro la testa camminando sereno.
Sembra quasi che quella palestra fungesse da Horcrux per me e lui…
Pensò Ran sorridendo al paragone che faceva con sé e il racconto di una famosissima scrittrice inglese che aveva scritto Harry Potter.
…Come se stare tra quelle persone ci provocasse malessere, e liberarsene ci facesse subito tornare normali…
-Vestiti elegante-
-Come?- domandò sorpresa Ran uscendo dal suo filo di pensieri come se colpita da acqua ghiacciata.
-Mettiti qualcosa di elegante per il ristorante…- disse Shinichi fingendosi molto attratto dal cielo color pesca: in realtà il suo imbarazzo era a livelli stratosferici in quel momento.
-S-sì, certo- rispose Ran abbassando lo sguardo a sua volta un po’ tesa.
Arrivati al solito bivio in cui si separavano prima della sparizione del liceale, Shinichi le rivolse un’occhiatina e sorrise.
-Alle sette e mezza passo a prenderti, d’accordo?-
-Ok- rispose la ragazza, alla quale tutta quella situazione suonava nuova e strana.
-Bene- disse Shinichi agitando appena una mano in sua direzione e avviandosi verso Villa Kudo. Ran, incerta, si voltò verso casa sua, poi però non riuscì a trattenersi e si rivoltò verso il ragazzo agitata.
-Shinichi!-
L’interpellato si voltò interrogativo e annuì.
-Sì?-
-C-ci sarai, vero?- domandò in imbarazzo.
Rivelare il suo timore di vederlo sparire proprio come accadeva sempre fu difficile, ma se non l’avesse fatto, se non si fosse accertata del suo ritorno, Ran non se lo sarebbe mai perdonato.
E Shinichi questo lo capì, tanto che sorrise intenerito.
-Certo- rispose godendosi il sorriso che si formò all’istante sul volto di lei. Dopo qualche secondo in cui i loro occhi si osservarono incessantemente, lui alzò di nuovo una mano in segno di saluto, poi si voltò avviandosi a casa e lasciando la ragazza tranquilla.
 
*Jodie Starling ^^


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa!
Buongiorno gente!
Ma come va?? ^^
Sìì, lo so... Sono sparita x un po'... -.-"
Ma non è colpa mia se la mia scuola mi carica di compiti tanto da non permettermi di avere nemmeno un minuto libero per scrivere! >.<
Mi dispiace ^^"
Beh, ora ho già qualche Os scritta per questa raccolta, per cui, non preoccupatevi ^^
Beh beh... che ve ne pare?
Ho voluto riprendere l'unica giornata a scuola che Shin riesce a passare...
Spero siate soddisfatti e di non essere andata OOC T.T
Le prossime saranno frutto della mia mente bakata, come al solito xDDD
Recensite numerosi per favore >.<
Ci tengo tanto!
A presto!
Mangakagirl! 

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Capitolo 2
*** America ***


2.  America


Sbatté forte la beuta piena di una soluzione di acqua e sale sul bancone, rischiando di mandarla in frantumi per la troppa foga. Alzò lo sguardo e, nera di rabbia, osservò un ragazzo particolarmente indaffarato e preso dalle sue soluzioni lavorare indisturbato lontano da lei.
Il professore, arrendevole, lanciò su quello stesso ragazzo una breve occhiata, ma nemmeno tentò di fermarlo: quando Shinichi Kudo entrava nel laboratorio di chimica, si perdeva nel suo mondo e non seguiva le indicazione dei prof. nemmeno a pagarlo.
A lui non importavano i futili e puerili esperimenti proposti dal programma scolastico, come mischiare olio e acqua e constatare che non si mescolavano insieme perché non erano polari.
A che scopo riprodurre esperimenti di cui già conosceva l’esito?
Seconda la sua teoria era solo una perdita di tempo prezioso che, invece, poteva e doveva essere sfruttato al meglio.
Lui, infatti, mischiava soluti e solventi di ogni genere ricreando le sostanze di cui veniva a conoscenza nei libri che leggeva, meravigliandosi dei risultati ottenuti.
Aveva stipulato un accordo all’inizio dell’anno col docente di chimica in questo proposito: infatti, a patto che non creasse sostanze tossiche, velenose, corrosive o esplosive, aveva il permesso di sfruttare le attrezzature della scuola e di sperimentare quanto voleva.
Ovviamente solo perché Shinichi Kudo, di chimica, ma non solo, era decisamente il migliore del terzo anno e di tutta la scuola media.
“Merito dei libri che leggo!” rispondeva sempre fiero di sè a chiunque gli chiedesse il suo segreto, eppure c’era qualcuno che non era della stessa opinione…
Ran, sbuffando più stizzita che mai, si avvicinò al ragazzo che negli ultimi giorni aveva davvero qualcosa di insolito.
Non sapeva darsi una spiegazione, inoltre non le sembrava che la cosa riguardasse un fatto accaduto tra loro, ma il suo sesto senso le dava la certezza che Shinichi non era pienamente se stesso…
Che abbia dei problemi con altro?
Si domandò Ran avvicinandosi a grandi passi verso il suo bancone mentre lo scienziato pazzo, abbassato su di esso, era concentrato a versare poche e precise gocce di liquido rossiccio in una soluzione viola.
…O forse un’altra!?
La ragazza, senza sapersi spiegare il perché, provò un moto di stizza e rabbia a quel pensiero, che subito ricacciò indietro battendo con foga una mano sul bancone per la seconda volta.
Shinichi, spaventatosi dal rumore improvviso, sobbalzò lasciando cadere tutto il contenuto della boccetta che stava centellinando nella soluzione viola per sbaglio.
Il ragazzo imprecò, ma non fece in tempo a rimediare al danno, che una nuvola viola esplose in tutto il laboratorio, mandando in frantumi la beuta che conteneva la soluzione.
Il vapore dall’odore pungente e ferroso arrivò dritto nelle narici di Ran che, al contrario del detective, non si era coperta la bocca con una mano: subito una serie di acuti colpi di tosse la scossero da capo a piedi.
Si piegò in due tenendosi il ventre con entrambe le mani, tossendo senza fiato mentre un bruciore atroce si spargeva all’interno delle sue cavità respiratorie, penetrando sino nei polmoni, mentre un sapore ferroso e terribile si spargeva nella sua bocca.
Il professore si premurò subito di spalancare le finestre, mentre i pochi alunni presenti quel giorno a quel laboratorio si affrettarono ad uscire tossicchiando e sbuffando stizziti.
-Kudo- il professore attraversò la nuvola violacea facendosi largo e aria agitando una mano davanti al viso -Niente di tossico, spero!-
-No, stia tranquillo prof- disse Shinichi sbrigativo voltandosi verso di lui mentre la nuvola si diradava -Solo che se si sbagliano le dosi è ovvio che i risultati siano questi!- si voltò stizzito verso Ran, pronto a battibeccarsi con lei per averlo fatto sbagliare, ma si rese conto solo in quel momento che era lei che tossiva in quel modo disumano. Si avvicinò in fretta alla ragazza e abbassò il viso vicino al suo, che era proteso in avanti, come il resto del corpo, scosso da spasmi e colpi di tosse.
-Hey, stai bene?- le domandò, ricevendo una delle occhiate più terrorizzanti della sua vita da parte della karateka: era nera, nera di rabbia, con gli occhi rossi dalle lacrime causate dalla nuvola violacea e i capelli spettinati che cadevano sul viso.
-Secondo te?- domandò sarcastica tra i colpi di tosse, trattenendo un conato a stento.
Non si era mai sentita tanto male per una soluzione di chimica: quella sostanza le aveva irritato la gola e gli occhi e sembrava quasi che il suo effetto non volesse finire più.
Che diavolo ci aveva messo dentro, quel Genio?!
-Portala in infermeria, io chiamo il bidello a pulire i vetri della beuta che si è rotta- disse il professore guardando un po’ distratto il disastro che si era creato sul bancone e sul pavimento, dove la soluzione di Shinichi colava ininterrottamente.
Il ragazzo posò una mano sulla spalla di Ran, scossa ancora dalla tosse, e la spinse delicatamente verso la porta per raggiungere l’infermeria come su consiglio del docente, anche se lei sembrava opporre una certa resistenza.
-Dai andiamo- la incitò Shinichi proseguendo nel corridoio con una certa impazienza, preoccupato per quella reazione così insistente.
Ran si convinse a seguirlo, attraversando il corridoio tentando di soffocare la tosse, ma non riuscendo nel suo intento, attirò l’attenzione di tutti gli alunni delle classi che avevano la porta aperta mentre attraversavano il corridoio, e imprecò sottovoce contro Shinichi.
Arrivati in infermeria, la ragazza si sedé su un lettino mentre la signorina Takayama, l’infermiera della scuola, andava chissà dove in cerca di qualcosa per farle calmare la tosse.
Non la vediamo più adesso, questa!
Pensò stizzito Shinichi conoscendo il soggetto distratto e svogliato che era.
Ran continuò a tossire imperterrita sotto il suo sguardo un po’ teso e, dopo qualche secondo, portò una mano alla gola sentendo le guance avvampare.
Il calore si protese anche lungo tutto il collo mentre l’aria nei suoi polmoni cominciava a scarseggiare per via dell’enorme sforzo e la vista si offuscava.
Shinichi, accortosi del cambiamento dell’amica, capì immediatamente che le mancava l’aria e spalancò la finestra dell’infermeria che dava sul cortile della scuola, per poi precipitarsi da lei.
La prese per un braccio, la alzò dal lettino e la portò alla finestra, facendole sporgere la testa fuori e passandole una mano sulla schiena.
-Tranquilla, respira, respira…- le disse mantenendo un tono pacato mentre lei gonfiava i suoi polmoni con aria pura riprendendo subito colore.
L’ossigeno le rinvigorì i sensi e il cervello, riuscendo così a calmarla nel giro di pochi minuti, durante i quali Shinichi non la lasciò nemmeno un secondo. Il ragazzo, vedendola ritrarsi dalla finestra, la assecondò, per poi ritrovarsi a fissarla negli occhi.
I suoi occhi erano azzurro-lilla come sempre, ma arrossati e lucidi per via della tosse e del fumo che li aveva irritati.
Nonostante tutto, erano come una droga per lui: quegli occhi erano così intensi, così profondi tanto non riusciva mai a saziarsi davvero del loro colore e della loro vitalità, pur fissandoli a lungo tutti i giorni anche quando lei non lo sapeva.
Ma l’espressione di Ran, che si trovava ancora davanti alla finestra, a pochi centimetri di distanza da lui, era strana, inquisitoria, e al ragazzo la cosa non sfuggì.
-Mi dispiace- disse subito, attribuendo quella sua rabbia al fatto che l’aveva quasi avvelenata con la sua nuvola tossica, -Giuro, non volevo intossicarti!- si difese quando la ragazza aggrottò le sopracciglia minacciosa.
-Che diavolo ti succede?- domandò quasi supplichevole secondi dopo lasciandolo stupito -Che cosa sta succedendo, Shinichi? Sono giorni che sei strano, che sei chiuso, hai un problema e non me ne parli. Non sono mica una stupida, sai?- disse avvicinandosi con foga a lui -L’ho capito benissimo che mi stai nascondendo qualcosa… Solo che non ne capisco il motivo! Ci siamo sempre detti tutto, ma tu ora non parli più con me. Sei distante… sei…-
Il ragazzo non la fece finire. Sospirò passandosi una mano tra i capelli e lanciando un’occhiata fuori dalla finestra con aria afflitta e un po’ tesa, poi abbassò lo sguardo facendo un mezzo sorrisetto triste.
-Non ti si può nascondere niente, vero?-
Ran prese quella risposta come la confessione della presenza di un problema serio e strinse i pugni pronta al peggio, pur non immaginando quanto sarebbe stato davvero difficile da accettare ciò che stava per sentire.
-I miei vogliono partire per l’America- disse Shinichi guardandola dritta negli occhi  lasciandola di stucco.
Le pupille di lei si dilatarono all’istante, mentre il cuore sembrava perdere un battito… o forse più d’uno.
Deglutì a fatica la pochissima saliva che aveva in bocca, poi dischiuse le labbra in cerca di qualcosa da dire, ma un bruciante magone si fece strada all’interno della sua gola mentre gli occhi, che erano finalmente tornati normali, si riempirono di nuovo di calde lacrime all’istante.
-Cosa aspettavi a dirmelo?!- sussurrò abbassando lo sguardo a terra e assestandogli un pugno sul petto dalla rabbia bruciante che la opprimeva.
America… Andrà in America.
 Non lo vedrò più…
Sarà lontano…
I pensieri di Ran si susseguirono disordinati nella sua mente, ingombrandola e facendole perdere il senno.
Non sarebbe resistita senza di lui…
Non avrebbe più avuto la stessa vita che aveva adesso…
Lui era troppo importante: condividevano tutto.
-Beh, te l’ho detto adesso, no?- rispose confuso Shinichi mentre lei gli batteva ancora piangendo i pugni sul petto e lui le appoggiava le mani sulle spalle intenzionato ad allontanarla un po’ e a calmarla.
Il suo sguardo era stupito e incerto: perché piangeva?
Che motivo aveva visto che lui…
-Ran, calmati- le disse tentando di farsi guardare negli occhi, ma lo sguardo di lei e la sua voce spezzata dal pianto lo interruppero.
-Calmarmi?! Vai via, vai in America… Come potrei calmarmi?!- tentò invano di asciugarsi un occhio con la manica della divisa, mentre lui sospirava e sorrideva capendo finalmente il motivo della sua reazione.
-Hey- Shinichi le alzò delicatamente il mento con due dita, sorridendole e scuotendo la testa intenerito -è vero, ho detto che i miei vogliono andare in America, ma ciò non significa che io andrò con loro, Ran-
La ragazza sbarrò gli occhi incredula specchiandosi nei suoi e dischiuse una seconda volta le labbra senza parole, attirando inevitabilmente l’attenzione su di esse del ragazzo, che deglutì un po’ rumorosamente, attratto come una calamita.
Ma subito il liceale si impose autocontrollo e rialzò immediatamente lo sguardo su di lei, che lo scrutava incerta su cosa dire.
-Che significa?- domandò retorica, sapendo già la risposta ma volendo esserne sicura. Il detective sorrise e strinse la mani attorno alle sue spalle, che stava ancora reggendo da quando era scoppiata in lacrime.
-Significa esattamente quello che sembra: Io non lascerò il Giappone, Ran-
Ran lo scrutò a fondo, passando lo sguardo da un occhio all’altro per essere davvero sicura che non stesse mentendo, per poi abbandonarsi ad un piccolo sorriso sollevato.
La signorina Takayama tornò nell’infermeria tutta annoiata, e vedendo la karateka nella stanza si ricordò che il motivo per cui si era allontanata era per andare a cercare qualcosa che sedasse la sua tosse.
Perfetto… L’avevo detto io che questa tipa è sempre più stordita!
Pensò Shinichi lasciando andare Ran e abbassando lo sguardo a terra come aveva fatto lei all’occhiata inquisitrice e confusa della donna appena arrivata.
-Stai meglio, vero?- le domandò distratta tornando alla sua scrivania, non molto interessata alla risposta della ragazza, che, capito l’andi della donna, sbuffò dirigendosi col ragazzo verso la porta.
-Sì, arrivederci- rispose sbrigativa uscendo con Shinichi, non ricevendo nemmeno un saluto di risposta.
Poco dopo, i due si trovarono in classe, che ormai era deserta essendo passata la fine dell’ultima ora da quasi mezz’ora.
Si misero a fare la cartella in fretta, poi si scambiarono una breve occhiata in cui, pur non pronunciando parola, si dissero tutto ciò che non si erano detti prima o che non aveva il coraggio di confessarsi a voce.
Shinichi sorrise e si avviò alla porta scorrevole dell’aula, aprendola piano.
-Andiamo?-
Ran annuì e lo raggiunse rivolgendogli un profondo sguardo sorridente.
-Grazie- mormorò in un sussurro non specificando bene per cosa.
Sì, perché sebbene potesse passare per un ringraziamento al fatto che le aveva aperto la porta, la karateka si riferiva ben ad altro.
A qualcosa che la rendeva immensamente felice.
Qualcosa che avrebbe ricordato per sempre.
Shinichi rimaneva.
E sapeva in cuor suo, che rimaneva, rinunciando al suo sogno di andare a vivere negli USA, solo per Lei.



Mangakagirl' Corner:
Minna Konnichiwa gente :D
Allora, eccomi tornata col secondo capitolo...
Emmm... lo ammetto: questo fa un po' schifo...
T.T
Mi è uscito così!
non volevo, sorry ><
Ok, spero abbiate capito che Ran non è morta a causa di Shinichi xDDD
Magari posso essere sadica a volte, ma non fino a sto punto xDDD
Cmq che ve ne pare dell'idea che Shinichi sperimenti il laboratorio le sue stramberie?? xDDD
Parlando d'altro, è così che io immagino che Shin possa aver detto a Ran che i suoi sarebbero
andati in America: facendo predere un coccolone alla poverina che pensava che lui sarebbe andato con loro ^^"
Il prossimo capitolo sarà migliore, promesso *^*
Spero vi sia cmq piaciuto e che lasciate un commento v.v
Ringrazio coloro che Hanno recensito lo scorso capitolo:
Hoshi, Nana, Shin e ran amore, Misaki e Sarakudo
grazie a tutti *^*
e grazie a chi l'ha aggiunta alle seguite v.v
A presto :D
Mangakagirl!!

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Capitolo 3
*** Sleeping at School... ***


3. Sleeping at school…
 

-Le biomolecole sono le molecole organiche indispensabili per gli esseri viventi, e si classificano in…- la professoressa di scienze del 2 B spiegava il capitolo 6 di biologia alla classe durante un’uggiosa giornata di pioggia incessante, che col suo rumore sordo conciliava chiunque a distrarsi con il doppio della facilità del solito.
O almeno, di questo parere era un liceale 16enne che tentava in ogni modo di tenere gli occhi aperti con il viso affondato nel palmo della mano, ascoltando le parole atone della professoressa.
-I carboidrati si classificano in disaccaridi, monosaccaridi e polisaccaridi…-
Le palpebre di Shinichi si fecero pesanti e l’immagine della lavagna nera che stava fissando da un pezzo si fece sfocata a poco a poco.
-… Mentre i lipidi…-
Lipidi… Fosfolipidi… Acidi nucleici… Ossigeno… Azoto…
Poche parole giungevano alle orecchie del ragazzo, che abbassò lentamente lo sguardo sul banco e chiuse gli occhi annoiato e assonnato sperando con tutto se stesso che il tempo scorresse in fretta e la campanella giungesse alle sue orecchie segnando la fine delle lezioni.
Ma perchè biologia era così noiosa?!
Poco distante da lui, un’altra liceale prendeva appunti e sottolineava sul libro gli argomenti principali con aria un po’ assonnata.
Anche per lei quell’ultima ora di lezione, dopo 6 passate nel medesimo modo, era un incubo… Specie con quel rilassante tamburellare della pioggia come sottofondo…
Si impose di non distrarsi e scosse il capo per autoconvincersi che era la cosa giusta, poi si voltò curiosa per vedere come Shinichi stava affrontando quella medesima situazione, ma, non appena posò lo sguardo su di lui, non poté fare a meno di sorridere e coprirsi le labbra con una mano.
Shinichi Kudo, i ciuffi davanti agli occhi, l’avambraccio sinistro ancora alzato e poggiato sul gomito con la mano lasciata cadere mollemente, la testa affondata sull’altro braccio disteso sul banco, dormiva respirando regolarmente come se nulla fosse.
Non ci posso credere!
Ran sogghignò silenziosamente mentre la prof continuava la lezione senza accorgersi di nulla e valutò il da farsi.
Potrei svegliarlo così che anche lui si sorbisca la lezione straziante come me e condivida le stesse torture, oppure lasciarlo riposare…. Avrà sicuramente letto fino a tardi…
Lo osservò con aria intenerita mentre il petto del ragazzo si alzava e si abbassava regolarmente e il suo respiro cominciava a farsi pesante e udibile, proprio come quello di chi dorme profondamente.
Con un mezzo sorriso sospirò, distolse lo sguardo da lui a malincuore, per poi riprendere a sottolineare il suo libro con aria annoiata, optando per la seconda prospettiva.

***

-Hey- una voce arrivò lontana lontana e pacata alle sue orecchie, accompagnata dal sottofondo decisamente sonoro della pioggia che batteva fuori dalla finestra -Coraggio Bell’addormentato, svegliati-
Il tono dolce e leggermente divertito rese il risveglio decisamente gradito e poco traumatico.
Shinichi aprì gli occhi confuso, domandandosi chi fosse, dove fosse e che ora fosse. Alzato lo sguardo incrociò un paio di occhi azzurro-lilla vividi e brillanti come non mai che lo scrutavano divertito, così aprì bene le palpebre e le batté più volte tentando di focalizzare la situazione e ricordare cosa era successo, ma un dolorino al collo lo distrasse.
-Ohi ohi- mormorò chiudendo gli occhi e mettendosi dritto con la schiena, per poi alzare in alto le braccia e piegare la testa da una parte e dall’altra, massaggiandosi il collo con una mano.
Ran si sedé sul suo banco e ridendo lo fissò divertita più che mai dondolando le gambe avanti e indietro piano.
-Diciamocela tutta, Mister Detective, addormentarsi nel bel mezzo della lezione di biologia non è stata poi una così buona cosa, vero?- rise -Ma credo sia dovuto al fatto che ultimamente la tua vita è fatta di: - gli alzò una mano davanti al viso cominciando ad elencare le varie opzioni alzando man mano le dita -libri, omicidi, polizia, libri e… Cos’altro? Ah, sì: Pane e stupidità!- scoppiò a ridere più forte mentre Shinichi, stupito più che mai e ancora mezzo intontito, la fissava allibito e confuso battendo le palpebre più e più volte.
Ma lo stava prendendo in giro, o sbagliava?!
-Cosa hai detto scusa?!- domandò mentre la ragazza, resasi conto dello sbaglio, si alzò ridendo e si allontanò prontamente da lui divertita -Torna un po’ qui!- aggiunse cominciando anche lui a divertirsi, tanto che si alzò a sua volta dalla sedia raggiungendola a piccoli passi.
Ran si allontanò dal ragazzo fissandolo negli occhi, gli stessi che fino a pochi attimi prima dormivano tranquilli sul banco e che ora invece guizzavano divertiti nei suoi, per poi urlare tra un risata e l’altra mentre lui scattava in avanti e cominciava ad inseguirla tra i banchi vuoti dei compagni, che ormai era già a metà strada verso casa.
-Vieni un po’ qui, Miss Simpatia!- disse Shinichi ridendo mentre lei faceva lo slalom tra i banchi tentando di non farsi acchiappare.
I loro movimenti erano agili e simultanei, battevano man mano che passavano accanto ai banchi le mani su di essi per darsi una spinta in avanti o semplicemente per rendere il tutto più divertente.
-Baro, è la verità! Ahaha!-
-Se se, ti faccio vedere io la verità!- il ragazzo la raggiunse accelerando il passo, le posò le mani sulle spalle per fermarla, ma Ran inciampò urlando su una sedia e finì a terra, seguita da lui stesso che le cadde addosso non riuscendo a frenare la sua corsa in tempo.
Grosse risate si levarono nella classe, rimbombando per via del vuoto che c’era, mentre il detective si issava sui gomiti per non schiacciare la sua preda, pur rimanendole addosso e a pochi centimetri dal suo viso.
-Presa- disse scrutandola a fondo negli occhi azzurro-lilla brillanti e felici mentre lei, col fiatone, continuava a ridacchiare.
-Non vale, sono inciampata!- fece finta di lagnarsi mentre lui scuoteva la testa divertito.
-Pensi mi importi? Ora subirai la mia furia vendicatrice!- annunciò cominciando a torturarla col solletico sotto al collo, punto debole di Ran.
-Nooooo, NOOOOO! AHAHAHAH! Basta, per favooooore! Ahahahah!-
Ma il ragazzo, deciso a non mollare, si sedé accanto a lei per riuscire a “torturarla” meglio e raddoppiò la dose sghignazzando e velocizzando i movimenti.
-Così impari a fare certe battutine sceme… A proposito, ma svegliarmi era tanto difficile?- domandò come se nulla fosse senza fermarsi nemmeno un secondo mentre lei, sotto le sue dita, si dimenava ridendo come una pazza e inarcando la schiena all’indietro.
-D-dormivi così… AAHAHAHHA! Così bene… ahahah! Basta, basta! Era per te! Per favor… Ahahahh!-
-Uff…- Shinichi, soddisfatto della sua piccola vendetta, qualche minuto dopo smise la tortura e alzò lo sguardo al soffitto sospirando stanco e sorridendo, portando le braccia dietro la schiena e appoggiando i palmi delle mani a terra -Non vale. Non è una buona giustificazione, sai?-
Ran, spettinata, rossa e col fiatone, si mise a sedere tentando di riassettarsi e lo guardò dapprima stizzita, poi divertita alzando le spalle.
-Tu mi hai chiesto perché, non mi hai chiesto una risposta esaudiente, se poi non ti convince affari tuoi Detective- rispose alzando le spalle divertita provocando una teatrale espressione di sdegno da parte di Shinichi.
-Se se, come no… Hai sempre ragione tu, vero?-
Quella alzò le spalle osservandolo serena e tranquilla, imprimendo nella mentre l’immagine del suo corpo perfetto, del suo profilo invidiabile, dei suoi occhi blu e dei suoi ciuffi corvini che vi ricadevano sopra ribelli.
Pochi minuti dopo, il ragazzo si alzò da terra e si spolverò alla bell’e buona la divisa blu con le mani, porgendo poi la destra a Ran per aiutarla a mettersi in piedi.
-Sa, andiamo Miss Simpatia o rimaniamo a scuola tutta la notte? Così almeno siamo qui già per domani…- domandò malizioso mentre lei scoppiava a ridere.
-No, grazie- rispose afferrandogli la mano e alzandosi a sua volta. Si batté la gonna dalla polvere con una mano e si riavviò i lunghi capelli, portando una ciocca un po’ fastidiosa dietro l’orecchio.
Entrambi corsero alle proprie cartelle e gettarono libri e penne dentro a caso, senza nemmeno rimettere i tappi al loro posto, poi chiusero le fibbie distrattamente e presero i loro ombrelli dirigendosi all’uscita.
I loro passi affrettati risuonarono nell’intero edificio scolastico, rimbombando nel lungo corridoio deserto che li avrebbe portati alla porta di uscita.
Ormai più nessuno, a parte i bidelli, si aggirava per la scuola e quel silenzio e quella pace in cui erano immersi li face quasi sentire i padroni della scuola.
Si scambiarono una rapida occhiata e si sorrisero, per poi precipitarsi all’uscita ansiosi di lasciare quell’edificio in cui erano stati incarcerati per 6 ore.
I ricordi di quella serata passata dentro la scuola a cercare il fantasma che si diceva si aggirasse di notte per i corridoi invasero la mente di Ran, che sorrise ricordando la paura e l’emozione che il suo cuoricino da bambina di prima elementare aveva provato affrontando un’avventura tale insieme a Shinichi.*
Arrivati al cancello della scuola, Ran si voltò verso il ragazzo e si fermò fissandolo con uno strano sorrisino in volto, provocando una sua espressione interrogativa e obbligandolo a fermarsi.
-E adesso che c’è?- domandò un po’ stizzito mentre la pioggia batteva incessante sugli ombrelli di entrambi, quasi coprendo le loro voci con suo rombo incessante.
-Ma lo sai che hai anche russato ad un certo punto?- ammise divertita come non mai, prendendo poi a correre come un fulmine sotto la pioggia mentre il ragazzo, imbarazzato e furioso, la seguiva sbatacchiando la cartella ovunque e alzando acqua da terra mettendo i piedi dentro alle pozzanghere che si erano formate.
-E tu cosa aspettavi a svegliarmi, Baro?!- urlò rosso in viso continuando a tenere l’ombrello aperto nonostante fosse praticamente inutile: correndo e agitandosi in quel modo, infatti, quello andava da tutte le parti, lasciando che la pioggia lo lavasse da capo a piedi.
E Shinichi in altre occasioni si sarebbe anche arrabbiato magari, ma non avrebbe potuto in quel caso: seguire Ran sotto la pioggia, urlandole dietro fingendosi stizzito solo perché lei non l’aveva svegliato, era divertente.
Così divertente che anche volendo non sarebbe riuscito ad avercela davvero con lei.
D’altronde Ran era troppo importante per lui, che adorava quei loro punzecchiamenti quotidiani che illuminavano le sue giornate tanto da fargli dimenticare persino, come in quella occasione, la pioggia che li graziava da capo a piedi infradiciandoli.
-Baro Tu! Te l’ho già detto: dormivi così bene! Ahaha!-
La risata cristallina della ragazza si diffuse in tutta la via penetrando a fondo del cuore del ragazzo, che la osservò correre davanti a lui, imprimendo bene nella mente quei suoi capelli spettinati e lunghi che svolazzavano sulla  schiena all’impazzata.
Eh sì, effettivamente avrebbe davvero voluto correggerla:
addormentarsi nel bel mezzo dell’ora di biologia era stata una buona cosa, invece.


*Ep 513 
Le avventure del giovane Shinichi - prima parte - 



Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaaaaaaa!!!
anzitutto, vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno recesnito lo scorso capitolo:
grazie mille a tutti *---*
che gioia leggere le vostre recensioni!!! <3
Ok, ora passso al capitolo di oggi ^^
Hihih...
Ahahahaha!
ok, ammetto che scrivere di uno Shinichi che si addormenta in classe mi ha divertito come una matta!
Ho preso spunto dalla End 9 Secret of My Heart dove lui, nelle immagini, dormiva in classe xDDD
So che è corto come capitolo...
e mi scuso T.T
Ma il prossimo sarà più lungo e...
Ahahaah diciamo che sono sicura che vi farà ridere xD
Come al solito gliene combino di tutti i colori a sti due ^^
Basta SPOILER!
Ora, che ne pensate voi di questo chappy???
:D
Vi ha soddisfatti???
è carino???
fatemi sapere ><
Ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le preferite o ricordate o seguite v.v
Arigatò minna :D
Mangakagirl!

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Capitolo 4
*** Stanzino degli attrezzi alias Trappola dell'Oca ***


4. Stanzino degli attrezzi alias Trappola dell’Oca
 

SBAM! SBAM! SBAM!
-APRI SONOKO O GIURO CHE QUANDO ESCO DI QUI ME LA PAGHI CARA!- urlò Ran battendo con tutta se stessa i pugni sulla porta dello stanzino degli attrezzi che c’era fuori dalla palestra.
-Mi ringrazierai quando uscirai di lì!- rispose Sonoko da dietro la porta ridendo come una matta mentre la karateka si infuriava sempre più.
-APRI SONOKO SUZUKI!-
Ma la ricca ereditiera, per un motivo non chiaro, sembrò imprecare da dietro la porta e disse in fretta e furia:
-Ran, devo scappare! Passo dopo ad aprire, poi ti spiego… divertiti!-
Ran la sentì correre sul selciato del cortile della scuola, e sbarrò gli occhi rendendosi conto che se ne era andata.
Se ne era davvero andata?!
L’aveva davvero lasciata lì dentro?!
-NO, SONOKO, ASPETTA!- urlò disperata battendo ancora le mani sulla porta, ma niente: la ragazza era già troppo lontana.
 -Dannazione!-imprecò Ran mollando un grosso pugno alla porta dal nervoso, per poi lasciare scivolare i pugni lungo la sua superficie ferrosa sconsolata mentre il rimbombo della botta riecheggiava nel buio attorno a lei.
Un liceale, con le braccia incrociate al petto e una gamba posta davanti all’altra, si mosse nella semioscurità dello stanzino staccandosi dallo scaffale impolverato a cui era appoggiato e sbuffò.
-Anche dopo questa rimarremo per sempre migliori amiche?- domandò sarcastico provocando la ragazza ancora di più di quanto non avesse fatto negli ultimi tempi. La karateka mollò un forte ed ennesimo pugno alla porta, che tremò tutta ma non si scardinò o aprì nemmeno a pagarla, e si voltò verso di lui decisa.
-Taci, non ci ti mettere anche tu!-
-Ah, no! Si dà il caso che io mi ci debba mettere per forza visto che un’Oca mi ha soffiato il cellulare con una scusa e spinto qui dentro con te, e chiuso qui dentro con te dopo che litighiamo da tre giorni!-
-Ed è proprio per questo che ci ha chiusi qui dentro, Genio, non lo hai capito?!- rispose infuriata Ran cominciando a camminare a tentoni nel buio in cerca di una via di uscita -Pensa davvero che stando a forza con te qui dentro le cose si aggiustino!-
Ovviamente Sonoko, abilissima in quei piani come lo era Shinichi coi casi di omicidio, aveva calcolato tutto nei minimi dettagli: l’unica via di uscita da lì era la porta che lei aveva provveduto a chiudere dall’esterno molto astutamente, chiedendo ad entrambi i ragazzi di recarsi nello stanzino a cercare un qualcosa di inesistente, l’uno all’insaputa dell’altra. Si era fatta dare con una scusa il cellulare da Ran e aveva soffiato a Shinichi il suo a sua insaputa, spingendolo dentro lo stanzino e chiudendo la porta in fretta, bloccandoli lì dentro insieme.
La karateka provò a cercare l’interruttore della luce, ma il detective sbuffò.
-Baro, il cretino che ha fatto costruire questo stanzino, ha dimenticato di fargli fare l’interruttore della luce… Un Idiota, insomma!-
Ran non gli credé e continuò a cercarlo finché, dopo alcuni minuti, non si arrese all’idea che lui avesse ragione: erano davvero lì dentro chiusi, insieme, e al buio.
Uno strano senso di oppressione prese possesso del suo petto e l’aria della stanza sembrò sparire del tutto all’improvviso: come se risucchiata all’esterno da una forza invisibile. Indietreggiò fino a battere le spalle contro il muro dietro di sé e si portò una mano alla gola cominciando a sudare freddo.
Da quando era claustrofobica?
Da adesso, pensò cominciando a respirare forte e a fatica scivolando fino a battere per terra l’osso sacro e a sedersi con le gambe in una posizione innaturale, per poi sentire il panico prendere possesso della sua mente.
Sentiva come se una strana ombra fredda e maligna la accerchiasse e la premesse contro il pavimento, svuotandole i polmoni da tutta l’aria che contenevano.
-L’aria- mormorò attirando l’attenzione di Shinichi che studiava attorno a lui l’ambiente in cui erano stati presi in “ostaggio” da un pennuto di nome Suzuki.
-Come?-
-Aria! Mi manca l’aria… Oddio, finirà l’aria qui dentro…- con la voce invasa dal panico si prese le braccia con le mani e sentì le lacrime sgorgare dagli angoli degli occhi tremando come una foglia. Shinichi batté gli occhi un paio di secondi, poi capì la situazione e scosse la testa cercando le parole adatte.
-Tranquilla, la vedi quella finestrella lassù?- disse indicando un rettangolo di vetro a ribaltina aperto, a malapena grande da farci passare un bambino -è aperta e l’aria circola in continuazione. Mantieni la calma…-
-No…  Oddio…- Ran fletté le ginocchia al petto appoggiandovi sopra la testa disperata -Ho paura… Voglio uscire… Fammi uscire, Shinichi!- pianse mentre lui la raggiungeva a grandi passi, sedendosi poi accanto a lei. Le poggiò una mano sulla spalla e già al solo tocco la ragazza si sentì sollevata.
Shinichi era lì con lei.
Il ragazzo accantonò il litigio che avevano avuto negli ultimi giorni e tentò di rassicurarla con tono dolce e comprensivo.
-Shhh, tranquilla, è tutto ok. La finestra è aperta, circola aria a sufficienza e inoltre questa stanza è grande, quindi non devi sentirti oppressa. Sono accanto a te, anche volendo non potrei andarmene, tranquilla- le massaggiò una spalla facendole coraggio -Ora inspira profondamente ed espira, ok? Un bel respiro profondo…-
Ran seguì i suoi consigli e a poco a poco si calmò un po’, stringendogli forte la mano per assicurarsi che non sparisse da un momento all’altro nel buio che li inghiottiva.
Nella semioscurità della stanza, i due ragazzi mantennero il silenzio per un po’ mentre fuori non anima viva si faceva vedere e il cielo si tingeva di rosso per il tramonto.
Sonoko aveva davvero attuato un piano geniale quella volta, era da ammetterlo.
Shinichi ripensò a tre giorni prima, ovvero al giorno in cui aveva iniziato a battibeccarsi con la ragazza che aveva accanto per una sciocchezza di cui nemmeno più ricordava il motivo in quel momento.
A volte erano davvero degli sciocchi: si avvelenavano tanto per della cavolate, dimenticando tutti i bei momenti che potevano passare insieme.
Shinichi non aveva intenzione di tirare fuori l’argomento perché sentiva che Ran sarebbe stata intenzionata a mollare lì la faccenda dopo quello che stava accadendo a causa di Sonoko in quel momento.
Alla fine avrebbe anche dovuto ringraziare Sonoko per quello?!
Sbuffò mentalmente e, tanto per distrarsi, si fece venire in mente un’idea per passare il tempo.
-Ti va un gioco?- propose all’improvviso rompendo il silenzio e, sebbene non vedesse la ragazza per via del buio, seppe che lei gli aveva rivolto un’espressione stupita.
-Gioco…!?-
-Massì… Vediamo se ci conosciamo davvero così bene…-
-Ok- rispose Ran mettendosi più comoda e lasciando la mano del ragazzo, sicura che non l’avrebbe lasciata da sola. Il liceale portò la destra sotto il mento, pensando a quale domande porle per prima e meditando se fosse quella giusta.
-Allora, quale ragazza non sopporto di più al mondo?- domandò un po’ stizzito e un po’ divertio ripensando alla loro situazione. Ran ridacchiò.
-Facile: Sonoko Suzuki!-
-Esatto! E se solo l’avessi qui in questo momento la spiumerei quell’oca!-
-Ahaha!-
Shinichi fu soddisfatto di se stesso: il piano per distrarla andava a meraviglia.
-Tocca a me- disse la ragazza concentrandosi -Emmm… Quale cibo odio in assoluto?-
-Fast-food e derivati- rispose un po’ sconsolato Shinichi, che invece non trovava male fare un salto qualche volta da MacDonald.
-Giusto- disse lei annuendo.
I ragazzi andarono avanti per molto, poi, a lei, venne in mente una domanda un po’ importante e imbarazzante allo stesso tempo che la fece tacere all’improvviso.
-Che ti prende? Perché tanta incertezza?- domandò sereno Shinichi che si stava divertendo da matti a quel gioco, specie perché sapeva rispondere perfettamente a tutte le domande che gli proponeva Ran.
Dopo altri attimi di esitazione, lei ringraziò il buio che nascondeva il suo imbarazzo e si convinse a parlare, anche se col cuore che batteva a mille e che sicuramente lui riusciva a sentire.
In fondo è lecita come domanda… Di che mi preoccupo?
Pensò tra sé e sé meditando su come formularla.
Lecita un corno! Oddio...
Si tormentò le mani in grembo andando a fuoco, finché Shinichi non interruppe il silenzio che c’era tra loro.
-Allora? Dai, che sarà mai?- la incoraggiò sorridendole nonostante lei non potesse vederlo.
-Hai… hai già… sì, insomma… con tutte le tue fan...  baciato una…emmm...  ragazza?- domandò scarlatta pentendosi subito di aver fatto una domanda del genere.
Ma che le saltava in mente?!
Il ragazzo arrossì raggiungendo le più alte sfumature di viola, pentendosi quasi di averla incoraggiata e meditando sulla risposta da dare.
La verità era che, per quanto Shinichi avesse già 15 anni, e avesse avuto valanghe di appuntamenti con delle ragazze, nessuna era stata così importante da ricevere un bacio:
infatti, resosi conto che tutte coloro che volevano stare con lui erano ochette senza cervello, le aveva lasciate nel giro di mezza giornata, non arrivando nemmeno a fine appuntamento.
Se le dicessi la verità penserebbe che sono un idiota… Ma d’altronde se si è spinta a farmi una domanda del genere nonostante l’imbarazzo forse… Forse si meriterebbe una risposta sincera… Tanto per premiare il coraggio… Sia chiaro, mica per altro...
Prendendo il coraggio in mano, Shinichi esitò solo un’altra manciata di secondi, poi si convinse che era la cosa giusta da fare.
-Nessuna- ammise ringraziando il cielo che il buio nascondesse il suo viso viola e imbarazzato più che mai dagli occhi di lei.
Ran sentì il cuore fare una mezza capriola nel petto, mentre accelerava a dismisura senza che se ne capacitasse.
Era imbarazzante ammetterlo ma quella notizia la rendeva piena di gioia…
Anche se non sapeva ancora bene spiegarsi il perché.
Si sentì più leggera e quel buio e quel silenzio che si era venuto a creare le conciliarono il sonno, tanto che gli occhi si fecero pesantissimi e le palpebre si chiusero da sole. La testa della ragazza si inclinò di lato, fino ad appoggiarsi alla spalla di Shinichi, che sbarrò gli occhi e si voltò verso di lei stupito sobbalzando.
Dalla pesantezza e dal rilassamento del corpo della ragazza appoggiato a lui, capì che si era addormentata e deglutì imbarazzato.
Perfetto, e adesso?! Ma come è possibile che si sia addormentata?!
Un po’ impacciato si mosse sul posto, ma sprofondò più contro il muro e si ritrovò a non potersi più muovere a meno che non volesse svegliarla, cosa che non voleva ovviamente!
Dannazione a me! Ho fatto solo peggio: ora non mi posso muovere! Uff… Meglio che dorma però, così non pensa a questo stanzino buio e chiuso e…
Ma, all’improvviso, anche i suoi occhi si fecero pesanti, forse dovuto al fatto che quella mattina aveva fatto due ore di ginnastica e da allora non si era fermato nemmeno un minuto, forse dovuto semplicemente al fatto che come la ragazza quel posto e quel buio lo stavano facendo rilassare.
O forse dovuto al fatto che Ran riposava leggera e serena sulla sua spalla, emanando un dolce odore di shampoo alla pesca.
Meditò sul da farsi e infine decise.
Appoggiò la testa su quella di Ran delicatamente e chiuse gli occhi, abbandonandosi anche lui alle braccia di Morfeo come aveva fatto la ragazza.

***

Una luce abbagliante fu puntata nei suoi occhi e il ragazzo li socchiuse infastidito, parandosi una mano davanti la vista.
-Hey, ma che fai? Dormi?- gli domandò Sonoko scrutandolo interrogativa e sconvolta mentre lui metteva a fuoco la situazione.
-Sonoko?- mormorò stupito mentre lei sbuffava annuendo.
-Chi altri Mr Pane&Furbizia?!- domandò cinica beccandosi una sua occhiataccia -Che hai fatto a Ran, maniaco?! Perché dorme?!-
-Shhhh!- Shinichi si parò un dito davanti alle labbra intimandole di stare zitta e mormorò stizzito -Modera i termini Oca Giuliva! Sta dormendo perché per colpa tua che ci hai chiusi qui dentro le è venuto un attacco di claustrofobia…-
-Colpa mia?!- quasi urlò l’ereditiera prima che lui le fulminasse ancora.
-Se urli ancora una volta giuro che ti spenno, Sonoko! Lo giuro sul povero Arthur Conan Doyle che non è più tra noi!- la minacciò mentre lei riduceva gli occhi a trattini.
-Che paura- disse ironica mentre lui passava una mano sotto le ginocchia di Ran e una dietro alla sua testa. Si alzò in piedi reggendola a mo’ di principessa e si avviò verso la porta aperta mentre Sonoko illuminava la strada con il telefono cellulare acceso.
-Portala a casa… Sarei arrivata prima, ma il prof di ginnastica girava da queste parti e sono dovuta scappare prima che mi beccasse e mandasse all’aria il mio piano geniale! A proposito- il suo tono si fece malizioso -Com’è andata? Che avete fatto tuto ‘sto tempo, eh?
-Sonoko, giuro che domani io e te facciamo i conti!- sussurrò Shinichi per non svegliare Ran, lanciandole un’occhiataccia mentre lei rideva divertita.
-Ma se mi ringrazierai domani!-
Lui la fulminò in modo truce, poi sospirò voltandosi verso il cancello decidendo di mollare lì la questione per quel giorno.
-Ringrazia che Ran dorme, Sonoko…-
-Bla bla bla- disse lei fingendosi annoiata -Porta a casa la tua principessa, Kudo. Domani si pensa, ok?- aggiunse infilandogli nella tasca della divisa il suo e il cellulare di Ran ridacchiando -Questo è tuo… A proposito, carini i messaggi tra te e Noto, eh?-
-Ma che diavolo...?! Hai letto i miei messaggi?! Io domani ti uccido Sonoko!-
-Bal bla bla! Ahaahahah! Sto già tremando, Kudo!-
Lui sbuffò imprecando sottovoce, poi si arrese e si diresse verso casa di Ran stizzito, già temendo la reazione di Kogoro che lo avrebbe linciato per il ritardo mostruoso della figlia.
-Ciao ciao, Kuuuudo!- lo salutò cantilenando la ragazza salutandolo con una mano.
Perfetto, ora cosa gli dico all’Occhan?
-Sai Ojisan? Oggi Sonoko ha rinchiuso me e Ran in uno sgabuzzino degli attrezzi e ci ha soffiato i cellulari per farci fare pace! Un pensiero molto carino, vero? Per cui prenditela con lei per il ritardo!-
Scosse la testa sbuffando.
È più probabile che lo zietto risolva un caso da solo, piuttosto che mi creda!


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaaaaaaaaaaa!!!
Ahahahah gente, non chiedetemi cm mi sia venuta in mente qst fict, xkè nn lo so nemmeno io xDD
Allora... ECCOCI QUAAAA! *tono lirico*
Dunque dunque... Come avete letto Sonoko ne ha combinata un'altra delle sue...
xDDD
E per quanto io non sopporti Sonoko, la AMO qnd ha certe idee geniali che mirano alla 
riappacificazione dei nostri due Tonni <3<3
X cui, grazie Sonoko xDD
Spero di non essere andata OOC...
e che la storia vi sia piciuta :)
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi mi sta seguendo v.v
ARIGATò!!!
X quanto riguarda il prossimo capitolo...
xDD
Beh, sarà una sorpresa, ma vi avviso che si dividerà in due capitoli ^^
Poi capirete il xkè :))
Se lasciaste un Recensione vi sarei grata *---*
Xxx
mangakagirl!

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Capitolo 5
*** Are you jealous, Kudo? -Part One- ***


5. Are you jealous, Kudo?

-Part One-

 

Ran, seduta in equilibrio molto precario sul davanzale della finestra della classe, ne asciugava con cura il vetro sporgendosi per arrivare nei punti più alti, canticchiando a bocca chiusa “Koi ni Koishite”, sentita solo quella mattina alla radio: una canzone che l’aveva letteralmente stregata per il significato delle parole.
Lo faceva sporgendosi troppo, però, infatti ad un certo punto il suo equilibrio si fece così precario che la ragazza si sentì cadere giù e quasi urlò terrorizzata, prima che due mani la afferrassero saldamente per la vita e la tirassero in dentro.
La karateka cadde addosso a qualcuno sul pavimento della classe appena lavato da una compagna e lo sentì emettere un “Ahia!” sonoro da sotto il suo dolce peso.
Si voltò preoccupata verso il suo salvatore e rimase basita incrociando un paio di grossi occhi nocciola, brillanti e un po’ sorpresi, che la scrutavano indecifrabili.
Subito scese di dosso dal ragazzo e si scusò con lui mentre quello si issava sui i gomiti dolorante.
-Mi dispiace! Ti sei fatto male?-
-No- mormorò lui mettendosi a sedere mentre ciuffi corvini si muovevano avanti e indietro andandogli davanti agli occhi -Tu piuttosto- disse serio e severo -Dovresti fare più attenzione! Stavi cadendo giù, te ne sei resa conto vero?-
-Sì, lo so… Mi sono fatta trasportare dalla foga di pulire bene e…- Ran arrossì per essere stata rimproverata da un alunno più grande e abbassò a terra lo sguardo, congiungendo i pugni in grembo, mentre quello sospirava.
-Vabbè, non è successo niente- disse lui guardando attorno a sé la classe mezza vuota -Senti, sto cercando un mio amico, Noto, ma non c’è… Per caso sai se è…?-
-No, è già andato via- disse dispiaciuta la ragazza -Aveva finito di pulire e così è andato via-
-Oh, capisco- disse un po’ deluso il ragazzo alzandosi in piedi come stava facendo anche Ran.
-Grazie, emmm…- disse la ragazza rendendosi conto di non sapere il nome del suo salvatore.
-Murikawa Tetsuo, 3 B- si presentò lui con un sorriso porgendole la mano, che lei strinse educatamente.
-Mouri Ran. Beh, grazie Murikawa-sempai*-
-Oh, di niente- disse lui lasciandole la mano e facendo per andare verso la porta per uscire dall’aula, ma lei lo fermò.
-Aspetta, permettimi di offrirti qualcosa da bere… Mi hai salvata!-
-Oh, non preoccuparti, Mouri- disse lui muovendo una mano davanti al viso -Non è stato nulla di che in fondo-
-Insisto, dai- disse lei determinata stringendo un po’ le labbra. Il ragazzo la fissò un po’ stupito, poi sorrise.
-Ok, se proprio insisti…-
I due lasciarono la scuola, ormai mezza vuota, e si avviarono ad un bar molto famoso nel quartiere di Beika, dove si sederono ad un tavolo ordinando due bicchieroni di tè alla pesca ghiacciato: l’ideale per quella giornata calda che volgeva al termine.
Ran e Tetsuo chiacchierarono molto animatamente del più e del meno, ridendo e venendo a sapere che entrambi praticavano arti marziali sin da bambini: il ragazzo aveva anche partecipato alle gare nazionali, ma non era riuscito ad arrivare in finale come lei.
Poco dopo, finito il tè, si avviarono all’agenzia: si trovavano davvero bene a parlare insieme e lui si era offerto di accompagnarla a casa sorridendole cordialmente. Arrivati davanti all’ufficio investigativo, Ran rise allegramente.
-Eccoci qui!- disse contenta indicando con un’occhiata casa sua.
-Sei la figlia del detective Mouri?!- esclamò Tetsuo leggendo le insegne adesive sulle finestre che davano sulla strada.
-Emmm… Sì- mormorò un po’ imbarazzata lei per via della non proprio celeberrima fama del padre, che spesso combinava pasticci durante le risoluzioni dei casi e dichiarava tutto “suicidio”.
-Wow, ho visto tuo padre in Tv  qualche volta… Se la cava… emmm… bene- si affrettò ad aggiungere un po’ in imbarazzo il karateka non sapendo cosa dire per non ammettere che Kogoro Mouri era ancora davvero un pessimo detective.
-Mmm- Ran abbassò lo sguardo sull’asfalto e Tetsuo pensò ad un modo per cambiare discorso e uscire fuori da quella situazione imbarazzante. L’idea gli venne spontanea e veloce nella mente.
-Mouri, mi fai vedere quella mossa strepitosa che hai usato nella finale con quel tipo…- disse riferendosi al suo ultimo avversario che lei aveva affrontato, con gli occhi che brillavano emozionati.
La ragazza sorrise e un po’ in imbarazzo mormorò:
-Dai, strepitosa è un po’ troppo, no?-
-No, affatto! Sei stata grande!- disse lui che, da bravo karateka quale era, aveva seguito tutto l’incontro in diretta. Lei sospirò, poi si decise e ridacchiando annuì.
-Posa le mani sulle mie spalle e stai fermo, faccio tutto io-
-Ok- rispose lui tutto contento facendo come le diceva con gli occhi che brillavano dall’emozione.

***

No, non ci posso credere, perché proprio oggi Ran doveva essere così in ritardo?!
Procedendo a passo sveltissimo sul marciapiedi un po’ dissestato all’angolo dell’Agenzia Investigativa Mouri, Shinichi sbuffò lanciando un’occhiata all’ora sul quadrante del suo orologio.
Sapeva quanto ci tenevo a vedere quel film… Dove si sarà cacciata?! L’ho aspettata ben mezz’ora davanti al cinema!
Il ragazzo, finalmente, svoltò all’angolo della strada che portava dritti dritti a casa della ragazza e si affrettò a raggiungerla, quando la vista di qualcosa, anzi di qualcuno, lo fece bloccare a metà via lasciandolo di stucco.
Ran, in compagnia di un ragazzo che aveva già intravisto nei corridoi della scuola qualche volta insieme a Noto, rideva divertita mentre lui le teneva le mani sulle spalle e lei si stringeva al suo petto come se nulla fosse.
Qualcosa dentro il cervello di Shinichi scattò all’improvviso, tanto che il ragazzo sentì tutto l’entusiasmo che già era diminuito a causa del ritardo di lei, svanire del tutto in un solo secondo, come se portato via da una folata di vento gelido invernale.
Non andò oltre e non rimase un secondo di più.
Aveva visto anche troppo.
A passo spedito, con una strana morsa allo stomaco e un leggero malessere all’altezza del petto, fece dietrofront e a grandi passi ripercorse la strada nel verso contrario, ma non ritornò al cinema come avrebbe dovuto fare con la ragazza: inaspettatamente si diresse a casa sua.

***

Ran salutò Murikawa dopo aver scherzato e parlato con lui ancora una mezz’oretta davanti casa, poi risalì le scale dell’agenzia tutta contenta, pensando al pomeriggio libero che l’aspettava visto che aveva già svolto tutti i compiti il giorno prima dato che doveva andare al cinema con…
Cinema?!
La ragazza sbarrò gli occhi rimanendo con un piede a mezz’aria su uno scalino e, nel panico più totale, lanciò un’occhiata all’ora: 17.37.
Oh no! Dannazione! Dovevo vedermi con Shinichi davanti al cinema alle 17,00!
Tirò fuori il cellulare in fretta e furia e aprì la porta di casa, precipitandosi in camera sua e accendendo il computer dopo aver lanciato la cartella in un angolo della stanza con poca cura.
No, no, no! Che idiota che sei, Ran!

***

… Tuuu. Tuuu. Tuuu…
Mordendosi il labbro inferiore fino a farsi male e lasciare i segni dei denti nella carne, la ragazza dagli occhi azzurro-lilla tastinava freneticamente sulla keyboard con entrambe le mani, reggendo il telefono con la spalla, per cercare lo spettacolo del film che sarebbe dovuta andare a vedere con un certo detective sparito nel nulla.
… Tuuu. Tuuu. Tuuu…
All’ottavo squillo, una voce maschile fredda e distaccata fece capolino al suo orecchio provocando il suo sospiro di sollievo.
-Pronto-
-Shinichi!- si affrettò a dire -Shinichi scusami, scusami, scusami! Sono una scema! Ho completamente dimenticato l’appuntamento, lo so! Ma sto guardando su internet e c’è un altro spettacolo alle 18,15 al cinema dentro il Beika Shopping Center, possiamo andare a quello se scendiamo ora di casa e…-
-Non importa- disse atono l’altro, dall’altra parte, lasciandola un po’ di stucco, tanto che smise di cercare sulle pagine web e fissò lo sguardo sul monitor sorpresa. Batté le palpebre un paio di secondi, confusa, per poi riprendersi con decisione.
-Ma no, tu ci tenevi così tanto a vedere quel film, guarda che facciamo ancora in tempo…-
-Avrei da fare adesso- Shinichi sbrigativo e senza mezzi termini le fece capire che voleva chiudere e lei rimase ancora più sorpresa di quanto non fosse già.
Era offeso, lo sapeva.
Era riuscita a rovinare quel giorno che lui aspettava dall’uscita del trailer di quel film.
-Lo so, sono stata una scema a dimenticarmi dell’appuntamento ma, per favore, perdonami! Io… Ecco, ero…- ma come spiegargli ciò che era accaduto?
Insomma, non era qualcosa che accadeva tutti i giorni…
-Eri occupata a fare qualcosa di molto più importante, vero?-
-Eh?!- Ran, confusa, cadde dalle nuvole e sbarrò gli occhi a quella domanda, pronunciata con un tono che non sembrava nemmeno da Shinichi.
-Di certo ti sarai divertita anche di più-
-Shinichi, cosa…?-
-Scusa, ma devo andare-
La karateka, agitata e confusa, si affrettò a fermarlo ma fu tutto inutile: Shinichi aveva già chiuso.
Tuuu. Tuuu. Tuuu.
-Oddio, ma che sta succedendo!?- si domandò sconvolta passandosi una mano tra i capelli fissando il display nero del cellulare.
Shinichi era davvero così offeso?
Aveva davvero combinato un casino così grande?
Ma non era da Shinichi prendersela in quel modo…
Sonoko, devo parlare con Sonoko…

***

Ran suonò più di 5 minuti al campanello di Villa Kudo, ma la trovò deserta. Sbuffò passandosi irritata una mano tra i capelli, poi gonfiò le guance e si mise a correre trattenendo il fiato verso scuola: come immaginava Shinichi era andato via da solo quella mattina, e la cosa non accadeva quasi mai, nemmeno quando litigavano.
Sì, d’accordo che ci teneva al film e che lei gli aveva dato buca, ma perché reagire in quel modo?
Che gli era preso?
Con questi pensieri nella testa, Ran raggiunse la scuola in pochi minuti e salì in fretta le scale dopo essersi cambiata le scarpe, intenzionata ad arrivare in fretta dal ragazzo e parlargli.
Entrò in classe facendo scorrere la porta nei binari un po’ bruscamente e si guardò attorno decisa: la classe era semivuota, pochi erano già arrivati dato che la campanella non sarebbe suonata prima di una ventina di minuti.
Passando in rassegna i visi dei presenti, notò quello di Noto, suo compagno molto amico di Shinichi, che parlava ridacchiando proprio col detective che invece, con l’aria pensierosa e distratta, sembrava non ascoltarlo molto.
Di tanto in tanto annuiva, passando lo sguardo sui banchi vuoti dei compagni e appoggiandosi prima ad uno poi all’altro con la schiena.
Ran, decisa e risoluta, si avviò a grandi passi verso di lui e lo chiamò per nome, facendolo voltare.
Shinichi le rivolse un profondo sguardo che durò appena una manciata di secondi, poi lo distolse in fretta come se non gli importasse quello che lei doveva dirgli.
Noto, osservata la scena e la reazione sdegnata di Ran, che aveva lanciato con poca grazia la sua cartella sul suo banco dal nervoso, sorrise alzando le mani davanti al petto.
-Ok ragazzi, qui sento aria di tensione, per cui mi dileguo. A dopo, Kudo-
Ma nessuno dei due gli fece caso: Shinichi era intento a studiare il bordo del banco a cui era appoggiato con molto interesse, passandovi il dito sopra, mentre Ran era concentrata su di lui con aria stizzita.
-Possa sapere cosa ti prende?-
-Che c’è!?- domandò lui un po’ scocciato alzando lo sguardo su di lei, che si tratteneva a stento dallo sbottare.
-Insomma, non mi verrai a dire che tutto questo è per il cinema di ieri, no? Ti ho chiesto scusa! Che altro devo fare?-
Lui fece per risponderle, ma una voce maschile alle spalle di Ran distrasse entrambi, che si voltarono in quella direzione.
-Mouri!- Murikawa si avvicinò a passo affrettato a Ran seguito da Sonoko che, un po’ confusa, un po’ divertita, osservava la scena camminandogli dietro -Mouri, ho bisogno di un favore!-
-Sempai*, che succede?- domandò lei interrogativa inclinando un po’ a lato la testa mentre la sua migliore amica, lanciata la cartella a sua volta sul proprio banco, si avvicinava curiosa di saperne di più.
Shinichi, nel frattempo, si sedé stizzito nel banco dietro la schiena di Ran, che si dava il caso fosse il suo, e cominciò a tirare fuori i libri e il portapenne dalla cartella, allineando poi lentamente e con posizione millimetrica tutte le penne che aveva dentro l’astuccio come mai aveva fatto prima.
-La mia classe tra pochissimo comincia il torneo di tennis, ma manca una ragazza che oggi è assente e ci serve qualcuno che giochi al suo posto… Ho chiesto alla professoressa se qualcuno poteva sostituirla e lei mi ha detto che tu sei una delle più brave del corso…-
-Ah ma io…- tentò di giustificarsi Ran, che avrebbe voluto parlare con Shinichi, ma lui la interruppe.
-Ho già anche avvisato la tua professoressa della prima ora: ha detto che dato che sei già passata della sua materia, se ti andava per lei non c’erano problemi…- Tetsuo le rivolse uno sguardo un po’ supplichevole, e, mentre lei tentava di inventarsi una scusa plausibile, Sonoko intervenne tutta maliziosa.
-Dai Ran, che aspetti! Vai!- le fece l’occhiolino, mentre quella arrossiva: così non era di aiuto!
-Sonoko, perché non vai tu? Anche tu sei già passata…-
-Per me non ci sono problemi- disse Murikawa cogliendo subito la palla al balzo, speranzoso di trovare la sostituta al più presto.
-Ah no no- ridacchiò lei poggiando le mani dietro le spalle dell’amica e spingendola verso il ragazzo -Io faccio schifo a tennis, tu sei la migliore: va’ e fai vedere a… Emmm, il tuo nome?-  domandò al karateka che le rivolse un’occhiata confusa.
-Emmm… Murikawa-
-Va’ e fa’ vedere a Murikawa cosa sai fare!-
Le diede un colpetto facendola avanzare verso di lui e Ran, in imbarazzo e confusa, lanciò un’occhiata a Shinichi, che fissava col broncio fuori dalla finestra con tutte le penne schierate sul suo banco con precisione maniacale.
Non gli importa davvero niente, allora…
La ragazza, delusa, sospirò e si voltò verso Tetsuo abbozzando un piccolo sorriso arrendevole.
-Ok, se hai anche avvisato la mia prof…-
-Grandioso! Grazie mille! Dai, andiamo- le fece cenno di seguirla e si diresse tutto contento verso la porta scorrevole a fondo aula, mentre da quella a inizio aula** entrò la professoressa di Ran.
-Prof!- la chiamò lui facendole un segno e indicandole Ran -Noi andiamo-
-Sì sì, andate pure- disse lei accostandosi alla cattedra e sedendosi con molta calma, tirando fuori dalla sua cartella registro e libri di testo.
Prima di sparire oltre la porta, la ragazza dagli occhi azzurro-lilla lanciò un’ultima occhiata al detective, ma quello non si degnò di incrociare il suo sguardo e mantenne fisso il proprio su un punto indefinito dell’aula, come se si fosse perso in un mondo tutto suo.
Sonoko, nel frattempo, si godé tutta la scena divertita passando lo sguardo dall’una all’altro, poi dirigendosi verso il banco di Shinichi con la classe ancora praticamente vuota, indicò il banco di Ran con una mano.
-Prof, posso sedermi qui oggi visto che Mouri non c’è?- domandò con sguardo furbetto alla docente seduta alla cattedra mentre il ragazzo, alzando gli occhi al cielo e poi fulminandola, sbuffò sonoramente e visibilmente stizzito. Quella annuì e l’Oca prese posto ridacchiando poi, sempre più divertita, tirò fuori portapenne e quaderni lanciando occhiatine in tralice a Shinichi.
-Prof, Suzuki mi disturba!- disse quello guardando la prof scocciato e stizzito dai risolini della ragazza, che a quella affermazione scoppiò in una risata sonora e senza contegno.
Che Sonoko Suzuki si imbarazzasse era una cosa più unica che rara.
La professoressa alzò lo sguardo su di lui e, ormai abituata ai loro battibecchi già da tempo, rispose:
-Kudo, la lezione comincerà tra 20 minuti, mi spieghi in cosa ti disturberebbe se non state facendo niente?-
Il ragazzo sbuffò allontanando la sedia al bordo del banco e piazzando tutta la sua roba lontano dall’oca, quasi avesse ribrezzo a dover stare a contatto con lei.
-Solo la sua presenza è irritante!- rispose facendo sganasciare Sonoko e alzare gli occhi al cielo alla prof, che non sapeva mai che provvedimenti prendere con quei due.
-Per favore, Kudo… Non cominciate già alle 8,10*** del mattino, eh?- disse esasperata tornando al suo registro e compilandolo a dovere fingendo che lui non le avesse detto nulla.
Il detective, avvistato lo sguardo divertitissimo di Sonoko, si preparò al peggio del peggio mentre quella gli piazzava una gomitata delle costole.
-Ohi ohi, Kudo, ma sbaglio o qui c’è aria di tensione?!- disse riferendosi palesemente a qualcuno.
-Fatti un po’ di fattacci tuoi, Oca-
-Oooooo ma allora ho ragione io!- l’ereditiera scoppiò a ridere decisamente soddisfatta di quella dichiarazione implicita -Qui qualcuno è geloso o sbaglio?!-
-Taci!- lui, imbronciato e imbarazzato, si voltò verso la finestra e ignorò le sue risatine perfide che si propagavano per la classe concentrandosi sulle nuvole che si muovevano veloci a causa del vento che soffiava quel giorno e cambiavano forma ogni secondo.
-Oh, suvvia Kudo! A chi la vuoi dare a bere? A me no di certo, sai? Hai una faccia che sembra che ti stiano obbligando ad andare in giro vestito da gallina per tutta la scuola!-
-Sai com’è Suzuki, è imbarazzante andare in giro con le tue sembianze- disse ironico e pungente lui voltandosi verso di lei, mentre quella si stizziva non poco.
-Hey, frena la lingua, Tonno!-
-Oca, perché non chiudi il becco e non te ne torni al tuo posto invece di darmi il tormento?!-
-Oh, puoi star certo che adesso che mi hai insultata ti tormenterò per tutte e due le ore di Scienze! Anche perché è palese, Tonno, che tu stai rodendo di gelosia!-
-Sme-tti-la!- disse infastidito Shinichi staccando il banco dal suo e facendo rotolare ovunque le penne, che quasi caddero a terra dall’impeto. Il ragazzo lo attaccò sotto la finestra e appoggiò sul davanzale i gomiti, osservando con attenzione fuori in tutte le direzioni, come in cerca di qualcosa.
-Ran fa davvero bene e frequentare Murikawa, almeno lui non è un fesso- disse cinica Sonoko fulminandolo con una certa nota di divertimento. Il liceale si morse la lingua appena in tempo da non mandarla a stendere in malo modo solo perché la professoressa, sentita tutta la conversazione, l’aveva fulminato con lo sguardo essendo a conoscenza del loro odio reciproco.
Ma se solo non ci fosse stata lei a fermarlo…!
L’ereditiera, soddisfatta di averlo messo a tacere, prese a ordinare il suo banco canticchiando felice e a sfogliare il libro di Scienze come se lo trovasse interessante, cosa alquanto impossibile trattandosi di Sonoko Suzuki, che odiava le materie come Scienze & Company.

***

-Certo che la stai facendo proprio grossa, eh Ran?- Sonoko, tutta goduta, sbirciò attraverso la fessura della porta scorrevole dell’aula un ragazzo dai capelli corvini che, con aria impassibile, se ne stava seduto al suo banco.
La faccia affondata nel palmo della mano, il gomito appoggiato sul banco, Shinichi sembrava davvero depresso come se gli fosse morto qualcuno in casa.
-Guardalo lì!- ridacchiò ancora l’ereditiera mentre al suo fianco una ragazza dai lunghi capelli castani se ne stava appoggiata con la schiena al muro fissando davanti a sé in imbarazzo e un po’ imbronciata, ostinandosi a non voler guardare -Sta marcendo dalla gelosia!-
-Smettila, ok?- sbraitò Ran infastidita da tutti quei commenti a suo parere non veri
-Shinichi non è geloso, è solo… Arrabbiato!- spiegò dopo aver cercato la parola in difficoltà per qualche secondo -È arrabbiato perché gli ho dato buca al cinema, ok?- disse più a se stessa che alla ragazza, che scoppiò a ridere per l’ennesima volta battendole una mano su una spalla.
-Mi spieghi perché ti ostini così tanto a fare la gnorri, Ran?- le domandò facendole gonfiare le guance dalla rabbia -Insomma, è palese che è geloso di quel tipo! Me l’hai detto tu che quando lo hai chiamato lui ti ha detto “Eri occupata a fare qualcosa di molto più importante” o roba simile, ricordi?-
-Questo non c’entra niente, ok? Perché Shinichi non sa nemmeno che io ero con Murikawa!- si affrettò a risponderle mentre l’altra sospirava.
-MA CI FAI O CI SEI?!- Sonoko si scaldò -Qualcuno, se non lui stesso, vi ha visti e glielo avrà detto, no?! Non ci vuole una scienza a capirlo! Altrimenti come te lo spieghi questo atteggiamento?!-
-Oh, ma piantala Sonoko!- Ran, stizzita, si staccò dal muro e si avviò a grandi falcate verso la fine del corridoio pieno di studenti intenti a fare l’intervallo. L’ereditiera, delusa e arrabbiata allo stesso tempo, chiuse con gesto brusco la porta della classe e la seguì con lo sguardo allontanarsi tra la folla.
-Vedrai che ho ragione Io, Ran, quando te ne renderai conto?- le urlò sovrastando le voci degli altri incrociando le braccia al petto e poggiandosi al muro -Taku!****-

***

Le rivolse un rapidissimo sguardo, per poi distoglierlo all’istante e continuare a correre sul campo da calcio come se nulla fosse.
Ran, seduta sugli spalti del campo da calcio del Liceo Teitan, osservava dall’alto Shinichi correre per tutto il perimetro verde con aria concentrata sugli allenamenti che stava facendo in vista di una vicina partita. Sospirò nel vederlo così distante per l’ennesima volta e assottigliò depressa lo sguardo ripensando che nelle ultime ore si erano rivolti pochissimo la parola, se non per “Dovrei passare”, “Tolgo il disturbo”, “Ho da fare e non ho tempo da perdere”.
Dannazione! Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto?
Gli occhi cominciarono a pizzicarle fastidiosamente mentre lei li sfregava decisa con un pugno chiuso, pregando che lui non alzasse lo sguardo proprio in quel momento e intravedesse le sue lacrime in procinto di uscire.
-Ciao Mouri!-
Una voce alle spalle di Ran la sorprese non poco facendola sobbalzare sugli spalti. La ragazza si voltò stupita verso la sua fonte, incrociando grandi occhi nocciola che la scrutavano tra il divertito e il confuso. Si affrettò a sfregarsi gli occhi cercando di far passare il gesto inosservato e sorrise.
-Scusa, non volevo spaventarti!- disse dispiaciuto il ragazzo sedendosi accanto a lei mentre la ragazza scuoteva la testa riprendendosi dalla sorpresa.
-No no, tranquillo, è tutto ok- rispose portando le mani in grembo e abbassando lo sguardo con un sorriso un po’ triste sulla sua gonna blu, sguardo che a lui non sfuggì.
-Tutto bene?-
-Sì- rispose lei fingendosi tranquilla -Assolutamente-
Quello alzò le spalle un po’ poco convinto, poi decise di lasciare perdere: magari non voleva parlarne e basta.
In fondo, loro quasi non si conoscevano…
-Non per farmi i fatti tuoi, ma cosa ci fai qui da sola?- le domandò fissando il campo da calcio poco interessato agli allenamenti che si stavano svolgendo.
-Oh, nulla di che… Davo un’occhiata agli allenamenti- rispose vaga lei cercando Shinichi con lo sguardo in mezzo ai tanti ragazzi che si ricorrevano nel verde.
Detestava ammetterlo, ma quella lontananza era dolorosa e lei si sentiva davvero da sola.
-Ti va di andare a bere qualcosa, Ran?- le domandò Tetsuo sereno sorridendole amichevolmente lasciandola un po’ stupita. Il ragazzo notò il suo sguardò e si grattò confuso la testa -Scusa, preferisci che ti chiami per cognome?-
-No- la karateka sorrise alzando le spalle -Ran è perfetto: preferisco rivolgermi per nome ai miei amici… Posso chiamarti Tetsuo-sempai, io?-
Quello sghignazzò storcendo un po’ il naso.
-Tetsuo va bene: ci passiamo solo un anno dopotutto!-
-Ok- lei sorrise ancora alzandosi dagli spalti -Andiamo al bar dell’altro giorno allora… Quel posto era davvero bello-
Entrambi si diressero verso gli scalini per scendere nel cortile e la ragazza, prima di poggiare piede sull’ultimo, si voltò verso il campo individuando Shinichi in silenzio, incrociando il suo sguardo per alcuni interminabili secondi, finché una voce per ognuno dei due non distrasse entrambi.
-Andiamo Ran?-
-Kudo, dai, vieni! Il coach ci chiama!-
I due ragazzi ruppero il contatto visivo e ognuno prese la sua strada, abbassando lo sguardo a terra con il cuore a pezzi per quanto nessuno dei due fosse pronto ad ammetterlo.
 

*Sempai è il modo che gli studenti più piccoli usano chiamare gli studenti che frequentano classi superiori alle loro.
** In Giappone le aule hanno solitamente due porte scorrevoli: una all’inizio e una al fondo dell’aula.
*** Che io sappia in Giappone l’entrata è alle 8,30 (o almeno, qst è quello che ho potuto dedurre divorando manga ^^”)
**** Significa “Cavolo!” Tipica esclamazione di Sonoko nell’anime ^^



Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwa!
Eccomi qui, puntuale come sempre, ogni 5 giorni ^^
Ok gente, adesso sono davvero curiosissiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiima di sapere che ne pensate 
di questo chappy *O*
Io ho amato scriverlo, xkè trovo che Shin geloso sia troppo
kawaiii >w<
Allooooooooooora, credo che abbiate delle domande, magari riguardo Tetsuo,
x cui non esitate a farle e io vedrò se riuscirò rispondervi ^^
Dunque dunque, sembra che Ran ne abbia combinata una grossa...
Shin è geloso! xD
e Sonoko non perde tempo a cogliere la palla al balzo, ovviamente xD
Inizia quasi a piacermi l'Oca xDD
X quanto riguarda il finale...
beh, sì, sono stata un po' cattivella, lo so ^^"
Nel prossima capitolo (che sarà mooolto lungo x la gioia di qualcuno :D)
sapremo tutto :DD
Grazie a chi mi segue e a chi ha recensito lo scorso capitolo v.v
un bacio!
mangakagirl!

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Capitolo 6
*** Are you jealous, Kudo? -Part Two- ***


6. Are you jealous, Kudo?
-Part Two-

 

Ran osservò il suo parfait di frutta enorme con entusiasmo e rise allo sguardo divertito di Tetsuo che non si aspettava che una ragazza come lei facesse un’ordinazione del genere.
-Però, ti tratti bene!- esclamò ridendo mentre lei indicava con il proprio cucchiaino la sua coppa gelato con panna e cioccolato fuso.
-Anche tu non scherzi! Guarda lì! Saranno milioni di Kilocalorie! Ahah!-
I due ragazzi finirono i propri dessert sereni parlando del più e del meno mentre i clienti del bar entravano e uscivano in continuazione, facendo suonare il tipico campanellino di vetro giapponese posto sopra la porta.
Il tempo passò e le scoperte che fecero l’una sull’altro furono sorprendenti.
Ad esempio, Ran scoprì che Tetsuo adorava il pianoforte come lei e che era davvero molto amico di Noto, il loro compagno di classe.
-Siamo vicini di casa, e da bambini giocavamo insieme tutti i giorni!- spiegò il ragazzo tintinnando il suo cucchiaio all’interno della coppa di vetro che aveva davanti -Solo che, passandoci un anno di differenza, non siamo mai stati in classe insieme…-
-Sì, ovvio- Ran sorrise -Anche io e Shinichi ci conosciamo sin da piccoli…-
-Shinichi?- domandò l’altro curioso -Chi è?-
-Oh, è il ragazzo che guardavo allenarsi prima- confessò lei sospirando un po’ delusa al ricordo di ciò che era successo -Shinichi Kudo, anche lui è amico di Noto-
-Kudo? Kudo il detective?!- domandò entusiasta lui illuminandosi al suo nome -Sì, so chi è… Chi non lo sa nel nostro liceo?- ridacchiò poi abbandonandosi allo schienale della sedia -Fantastico! Vi conoscete davvero sin da piccoli?-
Ran annuì sorridendogli un po’ imbarazzata. Prese a percorrere col dito indice il bordo della coppa ormai vuota del suo parfait un po’ in imbarazzo non sapendo bene cosa dire, quando il tintinnare del campanello non attirò la sua attenzione insieme ad un boato di schiamazzi maschili.
-Ragazzi, che goal!-
-Siamo grandissimi! Vinceremo la partita di sicuro!-
-Dai Kudo, su con la vita, che ti prende oggi? Hai litigato con tua moglie? Ahah!-
-A proposito, ma quella laggiù non è proprio Mouri?- un ragazzo della squadra di calcio di Shinichi indicò con lo sguardo Ran che, col busto voltato verso di loro, li fissava incredula.
Con tutti i posti possibili di Beika, proprio in quel bar dovevano andare?!
-Sì, è lei! E quello non è l’amico di Noto?-
-Uuuuhuuuu- la battutina cinica arrivò dritta nelle orecchie di Shinichi mentre il suo compagno gli piantava gomitate nello stomaco -Kudo, ma cos’è ‘sta storia? Ti sta tradendo? Ahahah!-
-Adesso ho capito perché è depresso!-
L’intera squadra scoppiò a ridere mentre Ran, voltatasi verso Tetsuo, si alzò in piedi poggiando i palmi sul tavolo.
-Scusa, ti spiace se mi allontano un attimo? Torno subito-
-No, fa’ pure- disse lui osservandola sorpreso districarsi tra i ragazzi della squadra e dirigersi verso Shinichi con aria un po’ imbarazzata, ma allo stesso tempo decisa.
Chiarire, chiarire assolutamente quella situazione di fraintendimento era l’obbiettivo di Ran che evitava di incrociare gli sguardi dei ragazzi che stavano schernendo lei e Shinichi senza pudore e contegno.
Il liceale, dopo aver intimato ai compagni di tacere, la osservò impassibile avvicinarsi e stette immobile a fissarla per alcuni secondi prima che lei si fermasse a poca distanza da lui.
Dobbiamo chiarire… Voglio sapere che gli succede e spiegargli di Tetsuo nel caso avesse frainteso…
-Shinichi- tentò di cominciare prima che una serie di sghignazzi non si alzassero nuovamente attorno a lei.
-Mouri, ti ha beccata! Uuuuu! E che scusa inventerai ora?- domandò uno ridendo come un fesso, seguito a catena dagli amici attorno mentre lei lo ignorava avvicinandosi di più al ragazzo che le interessava.
-Senti, io…-
Ma ogni suo tentativo di parlare veniva sovrastato dalle risate fragorose della squadra, che non le permetteva nemmeno di farla concentrare su ciò che voleva dire.
Decisa si voltò verso quei tizi fulminandoli uno ad uno e aprendo bocca per intimare loro di tacere, ma la voce del detective la interruppe.
-Stai dando spettacolo- disse Shinichi abbassando lo sguardo a terra un po’ rosso in viso, con gli occhi assottigliati e le mani infilate nelle tasche dei pantaloni con atteggiamento passivo.
Il cuore di Ran perse un battito.
“Stai dando spettacolo”
Quelle parole rimbombarono nella sua mente all’infinito, ferendola nel profondo del cuore.
“Stai dando spettacolo”
Davvero quindi per lui non contava nulla chiarirsi?
Davvero si vergognava di lei davanti ai suoi compagni?
Gelosia aveva detto Sonoko?
No, quella non era gelosia, la verità era solo una…
Lo diceva sempre anche lui.
Shinichi era un cretino, uguale a tutti gli altri insignificanti e superficiali ragazzi, e lei si era fidata troppo, si era illusa che fosse il ragazzo giusto, quello di cui non avrebbe potuto fare a meno e quello che ricambiava il suo stesso pensiero.
Ma si era sbagliata.
-Bene- sdegnata, annuì debolmente fissandolo negli occhi blu e facendo qualche passo all’indietro mentre la delusione la divorava dall’interno -Sei davvero un idiota- mormorò sprezzante prima di voltarsi e allontanarsi a passo spedito verso il suo tavolo, dove l’aspettava Tetsuo.
-Andiamo?- gli chiese con lo sguardo basso lanciando sul tavolo i soldi del parfait.
-Oh…- lui incrociò lo sguardo velenoso di Shinichi per qualche secondo, poi le annuì incerto -C-certo-
Si alzò e la seguì mentre apriva la porta del bar dirigendosi all’uscita.
Ran non incrociò nemmeno per un secondo lo sguardo di Shinichi mentre una serie di battutine si rialzavano nel locale indirizzate a lei.
-OOOOOOOOOO! Si è incazzata, Kudo! Qui l’hai fatta grossa!-
-Kudo, ma che combini?! Ahahah!-
Delusa.
Si sentiva Delusa.
Ma Delusa era dire poco.
Era Delusa del fatto di aver sempre creduto che Shinichi non fosse come gli altri, che fosse diverso, che ci tenesse davvero a lei, che non pensasse solo a quello che tutti i ragazzi della sua età avevano sempre in testa.
Mi sbagliavo su di lui, evidentemente.
Ma non mi importa: che lo voglia o no, chiariremo e se ci sarà da mettere fine a questa storia, si metterà fine…
Il solo pensiero fece male, tremendamente male, ma la rabbia in quel momento era troppa e lei, abituata a manifestarla con il pianto, stava lottando contro se stessa in modo atroce pur di non cedervi anche questa volta e fare una figuraccia davanti a Tetsuo.
Con Shinichi si era lasciata andare qualche volta, perché lui era il suo migliore amico…
Già, era, perché ora non ne era davvero più così sicura…

***

Tetsuo, arrivato sotto casa di Ran, notò benissimo come per tutto il tragitto la ragazza, nervosa, aveva parlato a raffica degli argomenti più disparati, andando da una casa a New York alle giostre di Haydo, dalla Biblioteca comunale al caffè coltivato nelle piantagioni del Centro-America.
Argomenti che sembravano non avere nessun collegamento gli occhi del karateka, e che effettivamente non lo avevano davvero!
-Ran- disse un po’ intimidito da quel suo lato tenuto nascosto sino a quel momento mentre lei improvvisava un discorso sugli spiritelli che abitavano i boschi alla periferia di Tokyo -Sicuro che sia tutto a posto?-
-Sì, certo- rispose con un po’ troppa determinazione, insospettendo ancora di più il ragazzo.
-Senti, io e te siamo solo amici, lo sai- disse guardandola negli occhi -Ma se questo ti crea problemi col tuo ragazzo…-
-Shinichi non è il mio ragazzo, noi non stiamo insieme e io non sono sua madre- lo interruppe decisa lei con un po’ troppa foga -Per cui sta’ tranquillo: io posso frequentare chi voglio- si affrettò ad aggiungere con un tono un po’ più dolce per rassicurare quel suo sguardo preoccupato che la scrutava attentamente negli occhi.
-Ok, ma… Sicura?- insisté lui mentre lei annuiva più volte.
-Certo!-
Murikawa, lanciato un’occhiata all’orologio a fondo via, sbarrò gli occhi mordendosi il labbro inferiore.
-Dimenticavo che devo andare a prendere mia sorella alle elementari! Scusami Ran, ma devo proprio scappare!-
-Non c’è problema!- la ragazza sorrise -Sbrigati o non arriverai in tempo-
Il ragazzo annuì e la salutò allontanandosi di corsa agitando una mano in sua direzione, per poi sparire oltre l’angolo della strada nel giro di pochi secondi.
Ran attese un paio di minuti appoggiata al portico di casa sua con la schiena, meditando accuratamente su cosa fare.
Parlare.
Sì, voleva e doveva parlargli assolutamente.
Voleva capire cosa stava accadendo tra loro e voleva sapere se veramente i suoi sospetti erano fondati, voleva sapere perché Shinichi la evitava e le lanciava quelle occhiate impassibili ogni momento.
Si staccò con gesto deciso dal muro e a grandi passi si diresse verso Villa Kudo con aria determinata, concentrandosi sul rumore che le sue Converse azzurre producevano strisciando la suola sull’asfalto appena rifatto della sua via.
Avrebbero chiarito quel giorno stesso, che lui l’avesse voluto o no.
Non voleva passare una nottata in bianco pensando a lui e alle sue paranoie, non voleva farlo per l’ennesima volta.

***

Ran aspettò appoggiata al muretto del cancello di casa Kudo per un’ora.
Le braccia dietro la schiena, i capelli che svolazzavano per via del fastidioso vento caldo che soffiava, gli occhi stanchi e all’erta in cerca della figura di quel ragazzo che sembrava non arrivare più e le labbra serrate in una espressione di sdegno.
Sbuffò, dando un calcetto all’indietro con le Converse contro il calcestruzzo del muretto, e si guardò attorno con aria stizzita, pensando per la millesima volta a cosa dirgli e a come dirglielo non appena lo avrebbe visto. Per sgranchirsi un po’ le gambe, cominciò a muovere qualche passo avanti e indietro davanti all’inferriata blu scuro di casa Kudo, ripetendo poi quell’andatura monotona molte volte.
Dove sarà? Possibile che impieghi tutto questo tempo?!
Dando le spalle all’entrata del cancello continuando a camminare, Ran non si accorse che Shinichi era finalmente arrivato strisciando i piedi sul marciapiedi.
Il ragazzo, con la tracolla blu del calcio sulla spalla, la fissò qualche secondo fermo sul posto, poi tirò fuori le chiavi e fingendo di non averla vista aprì il cancello e vi entrò dentro come se nulla fosse.
Il cigolio fece voltare Ran che, notato Shinichi che la stava chiudendo fuori senza degnarla di uno sguardo, subito si precipitò verso la porta del cancello e la fermò con una mano, battendola con forza.
-Aspetta, fammi entrare!- sbraitò sdegnata mentre lui le rivolgeva un’occhiata impassibile e spenta.
-Nessuno ti ha invitata ad entrare mi sembra-
-E allora mi autoinvito!- sbuffò Ran spalancando la porta dopo aver lottato un po’ con lui che voleva chiuderla ed entrando nel giardino di Villa Kudo con aria determinata.
Il ragazzo, di nuovo come se nulla fosse, sbuffò, poi si diresse verso la porta di ingresso seguito da lei, la aprì con flemma stanca ed entrò senza badare all’amica che lo seguiva passo passo come se fosse un poliziotto in fase di arresto di un colpevole.
Gettò il borsone in un angolo e si diresse in cucina dopo aver abbandonato le Converse rosse all’ingresso, mentre Ran, stizzita da tanta svogliatezza, si sfilò a sua volta le sue scarpe per poi raggiungerlo a grandi passi in cucina, poggiando decisa una mano sul tavolo di marmo bianco lucido e piegando il busto in avanti mentre lui sorseggiava un succo di frutta.
-Guardami- scandì bene lei non ottenendo nessun risultato -Hey, parlo con te, Detective-
-Senti, ti sei autoinvitata: ora non rompere però- disse annoiato lui provocando l’impeto di ira della ragazza che subito divenne rossa in viso dalla rabbia e strinse forte le labbra per non mandarlo a stendere in malo modo.
-Ma che ti prende?! Dannazione, non sei più tu, Shinichi! Si può sapere che hai? Che ti succede? Perché stiamo continuando a litigare da giorni?-
-Guarda che io non sto facendo niente, in questa storia stai facendo tutto tu!- si scaldò a sua volta Shinichi posando con forza il bicchiere di vetro sul tavolo, quasi facendolo rompere, e provocando un rumore sinistro che si propagò in tutta la cucina.
-Io?!- Ran sbarrò gli occhi sorpresa -Guarda che quello che si è offeso per il cinema sei Tu!-
-Per il cinema?- il ragazzo scoppiò a ridere, ma era una risata sarcastica e priva di gioia -Tutto questo credi che sia solo per il cinema?-
-Non posso sapere che cosa ti passa per l’anticamera del cervello bakato che ti ritrovi se non me lo dici, Detective- si difese subito Ran, sentendosi un po’ sciocca non capendo gli altri motivi di quella situazione.
Lui annuì sorridendo, poi abbassò lo sguardo a terra scuotendo la testa e confondendo sempre di più la ragazza.
-Ma davvero non ci arrivi?- domandò dopo qualche secondo fissandola negli occhi azzurro-lilla mentre lei, sentendosi guardare nell’anima, si ritrovava in imbarazzo ad annaspare nel suo stesso respiro mentre il martellare del sue cuore rimbombava come un tamburo nelle orecchie.
-Ma a cosa, Shinichi?- domandò esasperata riprendendosi dal momentaneo silenzio che si era formato.
-Ah, ma per favore!- il ragazzo sembrò sul punto di perdere le staffe -Credi di essere tanto più in gamba degli altri ad uscire con quello del terzo anno?-
Ran, dischiudendo le labbra dalla sorpresa, sbarrò gli occhi riportando alla mente le parole di Sonoko.
Insomma, è palese che è geloso di quel tipo! Me l’hai detto tu che quando lo hai chiamato lui ti ha detto “Eri occupata a fare qualcosa di molto più importante”, ricordi?
Che avesse davvero ragione lei?
Non era possibile, Shinichi geloso di… lei?
Ma perché?! Loro erano solo…
Solo amici?
-Ma che stai dicendo?- domandò stupita facendo un passo avanti mentre lui sbuffava stizzito da quel suo comportamento innocente.
-Uscire con uno di terza non ti renderà più importante delle altre, chiaro? E poi sappiamo benissimo come sono quei tipi lì!-
Shinichi stava dando di matto, Ran ne era certa.
Mai nella sua vita l’aveva visto così: non era mai stato così possessivo nei suoi confronti.
E se in altre occasioni le avrebbe fatto piacere sentirsi protetta da lui, in quel momento non riusciva proprio a sopportarlo.
-Smettila di dire così, ok? Tetsuo è un semplice amico, nulla di più-
-Anche i semplici amici di terza sono uguali a tutti gli altri. Si fanno un giro per divertirsi, poi ne vedono un’altra e ti piantano in asso come se nulla fosse. Così tu ti innamori, ma loro se ne sbattono altamente e cambiano ragazza ogni tre per due! E sto usando degli eufemismi nel caso non te ne sia accorta- aggiunse infine sarcastico infastidendola come non mai.
-Piantala, ok?- sbottò Ran furiosa -Tetsuo non è così, non so che gente frequenti tu, ma ti consiglio di cambiare compagnia! È la mia vita e tu non sei nessuno per impedirmi di fare quello che voglio, chiaro? E poi sono grande abbastanza per decidere con chi passare il mio tempo!-
-Oh, sì, si vede proprio- commentò sarcastico lui col sangue che ribolliva nelle vene.
Nemmeno lui sapeva il perché di quella sensazione, il perché di quella rabbia che lo aveva assalito sin da quando aveva visto quel tipo del terzo anno e Ran davanti all’agenzia, ma sapeva che quello che stava dicendo ormai usciva dalla sua bocca senza essere controllato. Non avrebbe voluto farlo, non avrebbe voluto attaccare Ran e parlarle in quel modo, quasi come se dubitasse delle sue capacità di fare buone amicizie, ma in quel momento era totalmente fuori di sé.
Forse anche per il fatto di averla vista andare in quel bar con lui come se fossero stati più che semplici amici come si definiva lei…
Ran, sentito il suo commento sarcastico, piantò una manata sul tavolo e furiosa gli urlò:
-HAI PROPRIO RAGIONE! DOVREI COMINCIARE Già DA ADESSO A LIBERARMI DELLE CATTIVE COMPAGNIE! PERCIò ADDIO SHINICHI!-
Si avviò a grandi passi verso la porta e la sbatté uscendo fuori in giardino e avviandosi a casa mentre il vento di prima soffiava ancora più forte, scuotendole i capelli da una parte all’altra.
Sembrava quasi che quell’aria calda e fastidiosa di giugno la spingesse all’indietro contro la porta di Villa Kudo, come se le dicesse: “Torna indietro”.
Ma non poteva più farlo ora.
Sì era pentita esattamente il secondo dopo aver detto quella cattiveria di avergliela urlata contro e desiderò di tornare dal ragazzo a chiedergli scusa.
Sì fermava per strada più volte decisa a tornare indietro, ma ripensando alle parole che lui le aveva rivolto, a quella scarsa fiducia che aveva avuto in lei, cambiava idea e aumentava il passo per arrivare a casa più in fretta, lottando contro le sue due Io interiori che si contendevano la sua razionalità e il suo cuore ferito.
La Ran dolce, comprensiva e disponibile lottava contro la Ran ferita, arrabbiata e testarda.
E alla fine vinse la seconda.

***

-Io non sono sua madre, con chi pensa di avere a che fare?!- sussurrò concitatamente Ran, seduta al fondo della classe accanto a Sonoko durante l’ora studio*.
L’ereditiera, sospirando con sguardo arrendevole, alzò gli occhi al cielo e poi annuì per assecondarla.
-Si, hai ragione, non sei sua madre- ripeté per almeno la decima volta nella stessa ora mentre le due ragazze davanti a loro, prese dallo studio, le fulminavano disturbate dai loro bisbigli fitti e rumorosi.
L’ereditiera ridacchiò imbarazzata e agitò una mano davanti al viso in segno di scusa, poi si voltò verso la migliore amica che, bollendo di rabbia, scarabocchiava con foga un angolo di quaderno.
-Mi dice chi devo o non devo frequentare! Come se lui fosse l’esperto, vero!? Ma se ha pochissimi amici perché è un lupo solitario da quattro soldi, stacanovista e maniaco di gialli!-
-Shhh, Ran- tentò di calmarla Sonoko imbarazzata da un’altra secca occhiata delle due tipe davanti a loro -Cerca di stare calma ora, dai- le passò una mano sui capelli con gesto affettuoso sperando che lei si calmasse almeno un po’, o che capisse che se non l’avesse fatto le due secchione davanti a loro le avrebbero linciate.
-Stare calma?!- esclamò infrangendo il silenzio della classe e attirando l’attenzione di tutti gli studenti, compresa quella di Shinichi, che aveva l’aria più depressa dei giorni precedenti e se ne stava seduto accanto al suo banco vuoto.
-Ah- Ran, con gli occhi a puntini e tutti gli sguardi dei presenti puntati addosso arrossì fino al midollo, cominciando a balbettare -S-scusate- mentre Sonoko, senza parole, abbassava lo sguardo a terra e si picchiava una mano sulla fronte scuotendo la testa, a mo’ di dire “Senza speranza”.
-Ran, stammi a sentire- disse poi determinata mentre la ragazza, con le orecchie scarlatte, fissava in super imbarazzo il quaderno di storia maledicendosi sottovoce per la figuraccia appena fatta -Kudo è geloso di te e tu sei arrabbiata perché non vuoi accettare l’idea di piacergli, ok? È questo il succo della situazione!-
-Lui non è innamorato di me… Lui è solo un idiota- mormorò Ran a denti stretti, anche se con molta meno sicurezza di prima, anzi, sembrava davvero molto confusa.
L’ereditiera alzò gli occhi al cielo, poi la afferrò per un braccio e la costrinse a guardarla negli occhi con determinazione.
-Consideralo Idiota, consideralo Geloso, consideralo l’Imperatore del Giappone, fa un po’ come ti pare insomma! Fatto sta che le cose sono così… E poi io non ho mai detto che è innamorato di te, mageloso di te- aggiunse con una risatina divertita e maliziosa mentre Ran diventava fucsia dalla vergogna: si era tradita!
Che scema che sono!
-N-no! Cioè… Io….- si incartò nelle sue stesse parole tentando si giustificarsi, ma con l’amica non funzionò. Quella scoppiò a ridere, per poi abbandonarsi allo schienale della sedia battendole una mano sulla spalla per conforto.
-Ran, Ran, sbrigati a fare pace con lui, intesi? Non è bello vedervi separati… Anche perché così non ho la scusa per andare a rompergli le palle quando voglio! E questo è irritante…- aggiunse malinconica delle belle giornate passate a punzecchiarsi col detective, quando poteva sfotterlo per tutti i corridoi attirando l’attenzione di ogni studente nell’arco di chiilometri.
La karateka, riducendo gli occhi a trattini, fissò l’amica negli occhi.
-Sonoko, tu rompi le palle alla gente anche se non ha la scusa di attaccarci bottone-
-Vero- le diede ragione l’ereditiera sorridendo divertita e strappando un pezzetto di carta dall’angolo del foglio su cui avrebbe dovuto svolgere i compiti di storia. Lo appallottolò e prese la mira, beccando poi in pieno la testa di Shinichi, tre banchi davanti a loro, che fingeva di svolgere i compiti come gli altri. Il ragazzo si voltò e incrociò il suo sguardo divertito, così la fulminò e la mandò a stendere con il labiale mentre Ran, evitando di incrociare il suo sguardo di proposito, si alzò dal suo momentaneo posto per andare al bagno.
Sonoko scoppi a ridere facendo un gestaccio a Shinichi, poi disse a Ran di fare in fretta o si sarebbe annoiata da sola.
La karateka, uscendo dall’aula, ringraziò il cielo che nell’ora studio si potessero cambiare i posti perché stare vicino a Shinichi tutto il giorno dopo quello che era successo si stava rivelando da quella mattina un’impresa impossibile.
Uff… e ora che faccio? Do retta a Sonoko?
Si chiese attraversando i corridoi silenziosi, sentendo solo di tanto in tanto la voce di qualche prof intento a richiamare il silenzio in aula.
Le parole rivolte a Shinichi il giorno prima le risuonarono dure nella mente, facendole sentire una morsa allo stomaco molto fastidiosa.
Chiudere con le cattive compagnie?
Ma, soprattutto, chiudere con Shinichi?
Era un’utopia quella, e lei lo sapeva bene, perché quel ragazzo era troppo importante e presente nella sua vita.
Come aveva fatto a dirgli una cosa del genere?!
Erano inseparabili, loro, proprio come se fossero stati già destinati dalla nascita a stare insieme.
Le loro vite scorrevano coincidenti: dove c’era Shinichi ecco che, per un motivo o per un altro, c’era Ran, e lo stesso valeva per il contrario.
Pensare di liberarsi di lui sarebbe stato come liberarsi di parte della propria vita: una parte troppo importante.

***

-Allora- cominciò Tetsuo seduto al fianco di Ran su una panchina verniciata di verde da poco nel parco di Beika -Che mi racconti?- domandò sereno mangiucchiando la sua crepes ripiena di marmellata.
-Bah- rispose annoiata Ran tentando di non macchiarsi la gonna della divisa con la cioccolata che colava dal suo dolce -Nulla di che… A proposito, grazie per avermi invitata a prendere una crepes qui- sorrise fissando il chioschetto che aveva appena aperto all’interno del parco, a pochi metri da loro -Io le adoro!-
-Già, anche io! È un peccato che Sonoko non sia venuta, però…- aggiunse un po’ dispiaciuto lui mentre l’altra ridacchiava.
-Non prendertela, Sonoko è a dieta in questo periodo, in vista dell’estate- spiegò alzando le spalle al suo sguardo sorpreso.
-Ahaaah!- esclamò lui scoppiando a ridere -Adesso capisco il perché del suo sguardo impanicato!-
-Già!- rispose Ran addentando il dolce con gusto mentre lui la fissava divertito.
-Tu invece non sei a dieta, vedo-
Lei arrossì e mise su uno sguardo un po’ sdegnato, ridacchiando.
-Sarebbe un modo carino per dirmi di limitarmi nei dolci perché sono grassa?- domandò mentre lui scoppiava a ridere.
-Assolutamente no!- si affrettò a spiegare -Intendevo dire che tra l’altro giorno col parfait e oggi con la crepes noto che tu non ti fai troppo problemi, ma d’altronde non ne hai bisogno: stai bene così come sei-
-Mmmm- Ran si finse sospettosa, ma poi sorrise muovendo le gambe avanti e indietro -Ok, per questa volta ti credo… Ma solo perché sei tu!-
-Grazie del perdono- rispose lui facendo un piccolo inchino teatrale.
Risero entrambi, ma poi il sorriso di lei scemò mentre uno strano ricordo le attraversava la mente.
 Shinichi era sempre solito dirle quella frase:
-Vabbè, solo perché sei tu...-
Quella frase era la Loro frase, quella che usavano sempre per stemprare la tensione o le situazioni disparate.
E quella frase le mancava da morire.
Il ragazzo, notando subito il cambiamento di lei, aggrottò le sopracciglia e la fissò qualche secondo, passandole poi una mano davanti agli occhi per richiamarla all’attenzione.
-Tutto bene?- domandò un po’ preoccupato mentre lei batteva gli occhi sorpresa, sorridendo poi per tranquillizzarlo.
-Sì, perché?-
-Beh, sembravi assorta nei tuoi pensieri e allora…- il ragazzo la fissò inquisitorio mentre lei tentava di mascherare ciò che davvero provava dentro al cuore.
-Ma dai, sto bene!-
-No, non è vero- mormorò lui lasciandola un po’ sorpresa mentre tentava di convincerlo -Coraggio, spara- aggiunse poi appoggiandosi alla spalliera della panchina col gomito e guardandola pronto ad ascoltare ogni dettaglio con attenzione.
Parlare o non parlare?
Ran vi rifletté sopra qualche secondo, poi sospirò alzando le spalle e inghiottendo anche l’ultimo pezzo di crepes che le era rimasta.
Tanto valeva…
-Si tratta di Shinichi…-
-Il tuo ragazzo?- domandò Tetsuo appellandolo di nuovo in quel modo mentre lei arrossiva torcendosi le mani in grembo.
-Lui non è…. Non stiamo insieme, te l’ho detto-
-Oh, beh, sembrerebbe di sì dal vostro affiatamento: siete la coppia leggendaria del Teitan-
Quest’ultimo nomignolo era, come i tanti altri, opera della Sonoko Suzuki & Co.
Ran tacque arrossendo sempre più mentre lui si accorgeva di aver parlato troppo. Dopo attimi di silenzio uno dei due si decise a parlare.
-Se non te la senti di parlare…-
-No no, me la sento- si affrettò a dire lei -Sai è che ieri… insomma… abbiamo litigato di brutto. Io gli ho detto delle cose che non pensavo e…-
-Ran- il ragazzo si insospettì un po’ -Non è che la causa di tutto siamo noi e le nostre uscite?-
La karateka, sbarrando gli occhi, alzò lo sguardo sino ad incontrare i suoi nocciola.
-Cosa?!-
-Beh, dico solo che, magari, pur non essendo il tuo ragazzo ma sapendo che sono più grande, possa essere preoccupato per te e non vuole che ci frequentiamo…-
-Io non sono sua madre…!- ripeté sdegnata Ran come aveva fatto con Sonoko poche ore prima, ma lui scosse la testa.
-Non c’entra: se ti vuole bene è normale che si preoccupi per te anche se ancora non state insieme…-
Ancora?
Quell’ancora lasciò Ran perplessa: possibile che anche lui si fosse accorto che loro erano…
Insomma…
Più che amici in un certo senso?
Legati da qualcosa di più profondo?
-Io…- mormorò lei confusa, abbassando lo sguardo a terra.
Oddio, ma davvero siamo… innamorati?
Ma che vado a pensare!
-Gli hai detto delle cose che non volevi, giusto?- domandò Tetsuo mentre lei annuiva tentando di scacciare dalla sua mente quegli strani pensieri -Beh, allora non vedrai l’ora di potergli dire che non le pensi veramente, giusto?- lei annuì ancora lasciandosi trasportare da quel discorso che sembrava avere un certo criterio logico -E che stai aspettando ancora?- il ragazzo sorrise alzandosi in piedi e stringendo le mani a pugno davanti al petto con grinta -Vai da lui e chiarisci tutto! Siete migliori amici, vi conoscete da tanto… Non rovinate quello che avete costruito finora!-
Ran osservò il ragazzo e i suoi occhi nocciola, che brillavano con ardore e entusiasmo fissandola a lungo. Era incredibile quanto il suo sguardo, così diverso da uno blu che ben conosceva, la esortasse in un modo simile all’altro a raggiungere i propri obiettivi.
Tetsuo aveva ragione: doveva andare subito da lui.
Si alzò dalla panchina e annuì sorridendogli determinata mentre un venticello caldo le muoveva la gonna blu della divisa.
-Hai ragione: devo andare da lui e chiarire subito-
-Bene- annuì il karateka, poi lanciando un’occhiata all’ora sobbalzò -Devo andare a prendere mia sorella alle elementari… Sono sempre in ritardo!- si batté una mano sulla fronte provocando un sorriso da parte di lei -Scusami-
-Fa nulla!-
-Mandami un messaggio per dirmi come va, ok?- le raccomandò allontanandosi di corsa e agitando in aria una mano.
-Ok!- urlò Ran prima di vederlo sparire oltre l’angolo. Si voltò verso l’altra uscita del parco e vi si avviò a grandi passi sentendo il cuore martellare nel petto determinato.
Le cose stavano per riappacificarsi, lo sentiva… o almeno, lo sperava.

***

Le porte di casa Kudo erano tutte aperte, compreso il cancello.
Shinichi, finiti tutti i compiti e tutte le cose possibili e immaginabili che si potevano fare in un pomeriggio caldo e splendente di giugno che volgeva al termine, trovò come unica soluzione per non andare in catalessi cominciare a pulire casa.
Non che non lo facesse di solito, ma quasi sempre doveva essere esortato da qualcuno.
Qualcuno che però negli ultimi giorni non gli rivolgeva la parola se non per urlargli addosso…
DOVREI COMINCIARE Già DA ADESSO A LIBERARMI DELLE CATTIVE COMPAGNIE! PERCIò ADDIO SHINICHI!
Si passò frenetico una mano nei capelli spettinandosi tutto, per poi passare lo straccio zuppo per lavare il pavimento con svogliatezza sul palquet di legno chiaro del salone di casa Kudo.
Aveva lasciato il cancello aperto per andare a sbattere i tappeti in strada, mentre le porte servivano a fare asciugare i pavimenti ridotti a laghi artificiali: doveva ammetterlo, per quanto fosse un genio in tutto, pulire come una casalinga non era certo il suo forte.
Certo, perché di solito è lei che si occupa del pavimento…
Pensò mentre passava lo straccio ovunque con molta attenzione, come se fosse di vitale importanza specchiarsi in ogni centimetro quadrato di pavimento della casa.
Fu nel bel mezzo dello svolgimento di questo arduo compito che udì uno strano rumore provenire dall’entrata, che lo fece sobbalzare e incuriosire non poco.
-AAAAAH!-
SBAM!
-Ahi, ahi ahi…-
Il ragazzo, sorpreso, corse verso la fonte del rumore rimanendo col bastone a mezz’aria e l’aria perplessa davanti alla vista di una ragazza in divisa scolastica, a terra, che si massaggiava dolorante il fondo schiena sul pavimento ridotto a pozza d’acqua.
-Che ci fai qui?- domandò sorpreso puntando il bastone a terra e appoggiandovisi con le braccia incrociate sopra, curioso, mentre lei lo continuava a lamentarsi e a battere un pugno chiuso sul pavimento notando come schizzava l’acqua ovunque.
-Ma dico, ti sembra modo?- sbraitò guardandolo -Lasciare porte e cancello aperti e non avvisare che hai il pavimento bagnato?! Quante volte ti ho detto di strizzare lo straccio anziché passarlo zuppo? Guarda qui! Manca solo il mostro del Lago di Loch Ness! Ahi! Ahi!- mugugnò poi muovendosi appena per mettersi in piedi.
-Sai com’è, non aspettavo nessuno, non è certo colpa mia se qualcuno ha preso il brutto vizio di autoinvitarsi…- disse sarcastico sorridendo un po’ divertito mentre lei in imbarazzo sbuffava ancora, coprendosi in fretta le cosce con la gonna per evitare che lui sbirciasse, come era solito fare sempre, da quella posizione ambigua.
-Ma senti te cos… AHIA!- non riuscì a finire la frase perché, tentando di mettersi in piedi, riscivolò sul pavimento battendo ancora una volta l’osso sacro a terra. Shinichi, alzati gli occhi al cielo, si avvicinò alla ragazza, la prese per il braccio senza troppe mezze misure, e la alzò di peso, guidandola poi nel salotto bagnato per evitare altri incidenti.
-E da quando hai deciso di fare il Bel Lavandaio?- domandò Ran ironica fissando il pavimento lucido come uno specchio e la casa totalmente in ordine mentre ovunque aleggiavano odori di disinfettanti e detersivi. Il ragazzo, un po’ stizzito, la mollò senza preavviso sul divano raggiungendo poi come se nulla fosse la cucina, lasciandola dolorante a lamentarsi.
-Avevo appena battuto, perché mi hai mollata così?!- esclamò Ran cercando di trovare una posizione comoda sul sofà blu mentre l’osso pulsava dolorante.
-Volevo vedere se la finivi di sparare cavolate- rispose lui tornando dalla cucina e lanciandole accanto un sacchetto di piselli surgelati, che la ragazza fissò interrogativa.
-Ah, avrei già mangiato, grazie- disse scettica con gli occhi a trattini mentre lui, con uno sbuffo, si sedeva accanto a lei prendendo il sacchetto e costringendola a staccare la schiena dalla spalliera afferrandola per un braccio. Piazzò la confezione ghiacciata al fondo della sua schiena e la fece riappoggiare confusa contro lo schienale mentre le sue braccia venivano percorse da brividi.
-Brrrr! Sei impazzito!?- esclamò tentando di staccarsi dallo schienale per levare la confezione, ma lui le appoggiò una mano sulla spalla costringendola a mantenere la posizione.
-Non ho ghiaccio e se non metti qualcosa di freddo sopra, col cavolo che riuscirai ad alzarti di qui tra un po’- spiegò lui provocando la sua espressione sconvolta.
Si stava preoccupando per lei?
Ma se fino al giorno prima si erano scannati in quella stessa casa!
Ran, tra il confuso e l’incredulo, batté più volte le palpebre senza sapere cosa dire, poi si rilassò premendo più forte la schiena contro la confezione ghiacciata e assottigliando gli occhi per il freddo, in cerca delle parole più adatte.
Il silenzio assordante che si era venuto a creare la infastidiva non poco, tanto che tentò di rilassarsi pensando intensamente al motivetto di quella canzone che la assillava da giorni.**
Shinichi sembrava a sua volta a disagio mentre giocherellava col laccio del cappuccio della felpa grigia che indossava sopra i pantaloni della tuta blu scuro.
Non sapeva cosa ci facesse lì la ragazza, ma sperava di venirlo a sapere presto.
Era stufo della situazione che stavano vivendo anche più di lei e non desiderava altro che le cosa tornassero com’erano. Così, per rompere la tensione formatasi, parlò per primo facendola sobbalzare e infrangendo la barriera di silenzio che si era eretta fragile ma impenetrabile tra loro.
-Emmm… Avevi bisogno di qualcosa?- le domandò vago, distogliendo lo sguardo da lei, che arrossì abbassando il capo e fissandosi le calze bianche della divisa lunghe sino al ginocchio.
Cosa le aveva detto Tetsuo?
Perché in quel momento il suo cervello era in panne: voleva parlare con Shinichi, ma allo stesso tempo temeva di litigarci ancora.
-Gli hai detto delle cose che non volevi, giusto? E che stai aspettando ancora? Vai da lui e chiarisci tutto! Siete migliori amici, vi conoscete da tanto… Non rovinate tutto quello che avete costruito finora-
Ha ragione lui.
Ran prese coraggio e, dopo aver sospirato, si decise a parlare.
-Ieri ti ho detto delle cose che non penso affatto- mormorò mentre il cuore prendeva a tamburellare nel petto come un pazzo, quasi come se mirasse a sfondare lo sterno. Shinichi tacque, continuando a giocherellare col laccio, ma era palese che la sua attenzione era del tutto rivolta a lei e solo perché era maledettamente orgoglioso non la incitò a proseguire nel discorso, avido di sapere.
Lei sospirò lanciandogli un’occhiata, poi annuì capendo da quel silenzio che doveva andare avanti.
-Sono stata una sciocca… Io… avrei dovuto mettere subito in chiaro che tra me e Tetsuo non c’è e non ci sarà mai nulla… E mi dispiace non averlo fatto. Tu sei arrivato proprio nel momento in cui eravamo insieme e invece io e te quel giorno dovevamo essere al cinema… Ti ho fatto perdere quel film che volevi vedere da tanto e mi dispiace davvero- disse tutto d’un fiato sovrapponendo le varie le cose senza logica e voltandosi verso di lui per poi ritrovarsi a fissare il suo profilo perfetto.
Lo sguardo di Shinichi era concentrato e le mani si muovevano attorno a quel semplice laccetto di stoffa in modo preciso e meccanico, con movimenti lenti che sembravano avere uno scopo preciso per un fine importante.
Il silenzio si aprì nuovamente tra loro, lasciando Ran in balia del terrore che lui non accettasse le sue scuse, che non le credesse, facendola sentire come ad una interrogazione, quando si spera solo che finisca presto e invece il professore della materia in cui si ha più difficoltà pensa in silenzio alla domanda più mirata da fare che sicuramente ti fregherà.
Quel silenzio che di solito agita gli studenti presi dal panico davanti alla cattedra aveva fatto vittima di sé la ragazza, che quasi sperava che un evento improvviso, un qualsiasi rumore potesse porre fine a quel supplizio.
Ma fu finalmente la voce pacata e bassa di Shinichi a mettere fine alle sue sofferenze e a farle ringraziare tutti i Kami che conosceva.
-Sai cosa mi ha fatto più male? Non è tanto averti vista con quel tipo, e tantomeno non essere andato al cinema a vedere quel film…- il ragazzo si voltò piano verso di lei che quasi non riuscì a reggere quel suo sguardo così puro, blu e profondo che la scrutava all’interno -… Ciò che davvero mi ha fatto più male è che tu non mi abbia parlato di lui-
Le parole arrivarono dritte dritte al cuore di Ran, che dischiuse le labbra sorpresa e sbarrò un po’ gli occhi.
Aveva sentito bene?!
Shinichi, arrossendo sulle gote, consone di quello che aveva appena detto e del suo doppio significato, distolse in imbarazzo lo sguardo riducendo gli occhi a trattini.
-Credevo che noi sapessimo ogni cosa dell’altro… E il fatto che tu non mi abbia detto che uscivi con un altro, beh…- il suo livello di imbarazzo era esorbitante, ma Ran pendeva dalle sue labbra, e si mosse un po’ in avanti verso di lui provocando rumore col sacchetto di surgelati che ancora aveva dietro la schiena quasi a volerlo esortare ad andare avanti. Lui deglutì rivolgendole una rapida occhiata in super imbarazzo, poi distolse nuovamente lo sguardo finendo il discorso -Beh… Mi ha fatto male-
Il cuore della ragazza si addolcì all’istante e subito provò un modo di tenerezza verso il ragazzo, tanto da trattenersi a stento dallo stringerlo forte e urlargli “Kawaii!” nelle orecchie.
Si limitò così a portare un pugno davanti alla bocca e a chiudere gli occhi ridacchiando serena, con le guance visibilmente colorate.
Il liceale, raggiunta la più alta sfumatura di viola esistente, si indispettì un po’ al suono di quella risata e fece per alzarsi sbuffando, ma lei lo trattenne per una manica della felpa grigia rivolgendogli un dolcissimo sorriso, che lo stregò all’istante facendolo risedere lentamente sul divano.
-Baro, lo sapevo che avevi frainteso tutto- disse Ran mentre lui metteva su un’espressione interrogativa e tenerissima allo stesso tempo che fecero ridere ancora di più la ragazza -Io ho conosciuto Tetsuo lo stesso giorno che dovevamo andare al cinema, e per il semplice motivo che stavo cadendo giù dalla finestra e lui mi ha salvata per un pelo!-
Shinichi sbarrò gli occhi sorpreso e incredulo, tentando di metabolizzare le informazioni che aveva appena ricevuto.
Frainteso, giorno stesso, cinema, finestra, salvata…
-Stavi cadendo giù dalla finestra?!- esclamò sconvolto alzandosi in piedi dal divano e abbassando il busto verso di lei sbarrando gli occhi. Lei annuì arrossendo un po’ e torcendosi le mani in grembo visibilmente in imbarazzo non solo perché era stata un’imbranata a rischiare in quel modo, ma anche per la vicinanza con Shinichi che aveva in quel momento.
-Eh sì- ammise -Tu eri già andato agli allenamenti di calcio, io ero in classe con pochi altri a finire il mio turno di pulizie… Mi sono sporta troppo e lui mi ha presa al volo evitando di farmi ammazzare. Così per sdebitarmi gli ho offerto da bere al bar, poi però ho perso la cognizione del tempo e ci siamo messi a chiacchierare perché anche lui aveva partecipato alla finale di arti marziale come me… Poi siamo tornati a casa e tu ci hai beccati insieme a quanto deduco da quello che mi hai detto ieri…-
-Ma lo stavi abbracciando!- le ricordò Shinichi risedendosi sul divano senza staccarle gli occhi di dosso, determinato a conoscere tutti i particolari della storia mentre lei batteva le palpebre perplessa.
-Eh?-
-Vi ho visti mentre lui ti metteva le mani sulle spalle… E tu ti stringevi al suo petto!- ammise in imbarazzo prima che lei scoppiasse a ridere forte e scuotesse il capo.
-Ma che?! Mi aveva chiesto se gli mostravo la mossa di karate che ho usato per stendere il mio avversario alla finale, e così gli occhi detto di mettermi le mani sulle spalle per mostrargliela! Quale abbraccio e abbraccio!- storse il naso ridacchiando.
Shinichi si morse la lingua col cuore che martellava nel petto, poi trovò cosa dire per smorzare la situazione imbarazzante.
-Come hai fatto a cadere quasi giù, Baro?! Non ti posso lasciare sola nemmeno un secondo, guarda te cosa mi combini…-
-Baro, se fossi caduta non sarei qui ora, no?!- rispose lei smettendo di ridere e riducendo gli occhi a trattini in imbarazzo -Mi sono sporta perché stavo asciugando il vetro della finestra…-
-Baro! Ma quante volte ci dicono di fare solo fino a dove arriviamo?-
-Baro tu! Lo sai che ci tengo a farle bene le cose…-
-Uff…- il liceale scosse il capo abbandonandosi contro lo schienale del divano e chiudendo gli occhi poggiando il capo all’indietro. Ran fece lo stesso e un nuovo silenzio si riformò tra i due, lasciandoli liberi di pensare.
-Non farlo più, ok?- disse qualche minuto dopo Shinichi aprendo gli occhi fissando il soffitto, senza specificare bene a cosa si riferisse. Ran si voltò a fissare il suo profilo perfetto e il suo cuore sospirò per l’ennesima volta.
Detesto ammetterlo, ma aveva ragione proprio Sonoko…
Sorrise fissando le lunghe ciglia di lui abbassarsi mentre chiudeva i suoi fantastici occhi e li riapriva naturalmente.
E la cosa mi rende anche maledettamente felice.
-Ok- sussurrò dopo qualche secondo rispondendo al sorriso che lui le rivolse voltandosi a guardarla, prima di arruffarle i capelli con una mano.
-Naaa, dai!- rise lei tentando di fermarlo afferrandogli il polso mentre lui continuava divertito.
-Dai, fammi divertire un po’!- rispose lui staccando la schiena dalla spalliera e avvicinando minacciosamente le mani alla sua pancia.
-No, Shinichi, non provare a farmi il solletico che… AHAHAHAHAHAH, NO DAI!!-
Ma ogni tentavo di persuasione fu inutile: Shinichi attaccò col la sua tortura preferita, che non aveva attuato per troppi giorni e che gli era mancata terribilmente, mentre lei, impossibilitata dalla schiena che faceva male, si contorceva sul divano in preda alle risate, senza riuscire a rispondere all’attacco.
Il ragazzo si fermò qualche secondo ad osservarla e sorrise: i suoi occhi azzurro-lilla, così dannatamente dolci e brillanti, lo facevano sentire bene tutte le volte che li incrociava e, anche se forse non l’avrebbe mai ammesso, era felice di sapere che tra Ran e quel tizio non c’era assolutamente nulla.

***

Shinichi, al fianco di Ran, camminava con uno strano sorriso sulla faccia che, anche se avesse voluto, non sarebbe riuscito a levarsi facilmente.
Forse era dovuto al fatto che finalmente aveva fatto pace con la ragazza, o al fatto che dopo giorni erano tornati ad andare a scuola insieme, o forse alla semplice certezza che il cuore dellasua Ran non apparteneva a nessun che non fosse lui.
Ma questo, pensò arrossendo un po’ di soppiatto, non lo avrebbe confessato nemmeno sotto tortura.
La ragazza, entrata nel cortile della scuola, gli rivolse un’occhiata divertita e sorrise serena portando mani e cartella dietro la schiena e camminando al lunghi passi osservando il cielo sopra le loro teste con aria felice.
-Oggi il cielo è davvero magnifico!- esclamò mentre anche lui alzava la testa in alto con lo stesso entusiasmo.
-Già-
In realtà, quella mattina, in cielo non era un granché, ma nessuno dei due ci fece caso: l’entusiasmo di essersi riappacificati faceva vedere loro tutto sotto una prospettiva positiva e ottimistica, persino quel cielo grigio che sembrava promettere pioggia in serata.
I ragazzi si trovarono presto davanti alla porta d’ingresso dell’edificio scolastico, e incrociarono con gran sorpresa Tetsuo, affiancato da una ragazza.
-Ran!- esclamò vedendola.
La sera prima la ragazza lo aveva aggiornato sul suo riappacificamento con Shinichi, e lui le era sembrato davvero entusiasta e felice di saperlo.
-Com’è?- domandò vago, sapendo che la ragazza avrebbe capito l’allusione a lei e all’amico d’infanzia.
-Bene, grazie- rispose con un sorriso mentre la tipa accanto al karateka si avvicinava sorridendo.
-Ah, Ran, lei è Kimiko, mia sorella. Kimiko, lei è Mouri Ran…-
-La karateka che ha vinto le finali?!- domandò ad occhi sbarrati collegando il viso familiare al nome della ragazza, che annuì arrossendo un po’ mentre l’altra la tempestava di complimenti tutta entusiasta e presa.
-Oddio, io sono una tua grandissima fan! Ti ho vista alle finali… Sei stata grandissima!-
-G-grazie- mormorò in imbarazzo Ran mentre Shinichi passava lo sguardo interrogativo dall’una all’altra confuso. Notata la sua espressione interrogativa, la karateka si affrettò a chiamarlo in causa.
-Ah, Tetsuo, lui è…-
-Shinichi Kudo?!-  Kimiko sbarrò gli occhi collegando anche questa volta in ritardo il nome col viso del ragazzo, che annuì battendo le palpebre sempre più sorpreso e confuso.
-ODDIO TETSUO, LUI è SHINICHI KUDO!- urlò attirando l’attenzione di molti mentre l’interpellato, tirandosela un po’, metteva le mani nelle tasche tutto montato.
-Beh, sì…-
-Oddio! Mi fai un autografo, ti supplico!- disse lei aprendo la cartella e tirando fuori un quaderno e una penna e porgendoglieli con aria supplichevole mentre Tetsuo ridacchiava divertito e un po’ in imbarazzo mentre attorno a loro gli studenti ridevano.
Ran invece, mentre Shinichi viveva il suo momento di gloria con la sua fan scatenata, che adesso gli chiedeva anche di mettersi in posa per una foto, sentì una strana sensazione crescere dentro, che le attanagliava giusto un po’ le viscere e lo stomaco.
Ma tu guarda questa brutta…!
Strinse forte i pugni fulminando la ragazza mentre Shinichi, sorridendo tutto goduto come un ebete, la sua solita faccia quando era attorniato dalle ragazze, si metteva in posa accanto a Kimiko mentre lei si inquadrava con il cellulare per una foto.
-Niiiiii***!- dissero in coro mentre la karateka, fumante di rabbia, sembrava sull’orlo di scoppiare da un momento all’altro. Non appena quella abbassò il telefono per vedere com’era venuta la foto, lei afferrò Shinichi per un braccio e si voltò verso Tetsuo in fretta.
-Noi dobbiamo andare! Ci vediamo- disse sbrigativa trascinando via il ragazzo mentre lui, sorpreso, tentava di sottrarsi alla presa.
-Hey, ma che ti prende?!-
-Te lo dico io, Kudo!- la voce di Sonoko arrivò dritta dritta alle orecchie dei ragazzi che ancora correvano verso l’entrata, mentre l’ereditiera, sorridendo goduta e divertita, si staccava da una colonna di cemento da cui aveva osservato tutta la scena ben bene con le braccia incrociate al petto. Si avvicinò a Ran e scoppiando a ridere la indicò con un dito mentre lei, arrossendo consona che l’amica avrebbe dedotto bene il perché di quella reazione, tentava di sottrarsi al suo sguardo concentrandosi sull’enorme orologio a muro della scuola.
-Sei gelosa, Ran, o sbaglio?- domandò sghignazzando mentre Shinichi guardava la ragazza che si colorava delle più alte sfumature di viola annaspando nel suo stesso respiro.
-Eh?!- esclamò confuso lui passando lo sguardo dall’una all’altra, mentre l’ereditiera puntellava la karateka con un gomito nelle costole divertita più che mai.
-Ahaahha! Ora vi date anche il cambio! È proprio vero che siete come marito e moglie voi due!-
-B-BARO!- urlarono entrambi i ragazzi arrossendo e aggredendola stizziti da quelle battutine, che non facevano altro che divertire Sonoko ancora più.
-Aahahah! Ora siete tutte e due rossi!-
-Uff… andiamocene Shinichi!- sbottò Ran avviandosi rossa e sdegnata verso la classe ad grandi passi, seguita dal ragazzo, che provava i suoi stessi sentimenti in quel momento.
-Insomma ragazzi, a quando il matrimonio?- domandò l’Oca urlando per il corridoio con le mani a megafono attorno alla bocca, attirando l’attenzione di tutti, che scoppiarono a ridere all’udire quelle familiari parole.
-Piantala Sonoko!- sbottarono i due all’unisono, voltandosi simultaneamente verso di lei rosso fuoco sulle guance.
-Eeeeeeh- sospirò Sonoko vedendoli allontanarsi insieme e confabulare tra loro -Non c’è dubbio: sono cotti l’uno dell’altra!-
 

*In Giappone esiste l’Ora Studio, durante la quale gli studenti studiano in classe senza Professore.
** Sempre quella del capitolo precedente: Koi ni Koishite
***Ho scoperto da poco che in Giappone non si dice Cheeeeese x fare venire i sorrisi nelle foto, ma Niiiiiii (ovvero Dueeeeeee xD) perché la posizione che assumono le labbra è come quella di un sorriso ^^ 



Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaaa!
Ok gente, ecco qui la seconda parte *^*
oddio, sono agitata... come è venuta? D:
Vi piace?
FATEMI SAPEREEE ><
Eheheheh ripeto: scrivere di uno Shin così è uno spasso,
ma si teme sempre di sfondare nell'OOC...
Voi che dite? :S
Sono rimasta IC???
Bene bene... al contrario di cm pensava qualcuno,
Tetsuo non aveva intenzione di fare nulla con Ran: solo amici ^^
Eppure Shin non era della stessa opinione, neh Shin-chan? xD
Beh, il finale...
Ho ribaltato i ruoli, sì xD
Ora è Ran ad essere gelosa, e non poco xDD
Per il prossimo aggiornamento non so dirmi... :S
ho messo tutti i capitoli che ho scritto finora, quindi 
ora devo farmi venire in mente nuove idee ^^
Ma non temete, torno presto, questione di giorni ^^
Grazie a chi mi sta seguendo, a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi legge soltanto v.v
Un bacio!
Mangakagirl!

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Capitolo 7
*** You have a little-love problem, Detective ***


7. You have a little-love problem, Detective
 

-Insomma, non è difficile!- Ran, un po’ esasperata, seduta a gambe flesse sul suo letto in camera sua, col libro di letteratura giapponese sulle ginocchia in equilibrio precario stabile-instabile, alzò gli occhi al cielo, anzi, al soffitto.
Un liceale poco distante da lei, seduto a terra a gambe incrociate e la schiena appoggiata al suo letto, il libro posato sulla faccia rivolta all’indietro contro il materasso, invocò tutti i Kami che conosceva, esausto e disperato.
-Per favore, uccidimi Ran!-                                                                         
-No, smettila di fare lo scemo e riprendiamo. Non sei tu il detective che non tollera gli omicidi per nessun motivo al mondo? Per cui taci e segui!- rispose la ragazza, anche se la sua voglia di fare quello che aveva appena affermato in modo autorevole era pari a zero. Lesse velocemente e per l’ennesima volta le righe del romanzo che avevano davanti e sospirò prima di riprendere.
-Allora, se dovessimo descrivere il personaggio di Yozo, con cosa cominceresti?-
-…-
-Shinichi?-
-Mmh?- mormorò svogliato da sotto il suo libro il ragazzo, che ad occhi chiusi desiderava soltanto sprofondare nelle viscere della Terra per sottrarsi a quell’atroce supplizio.
Era stato assente solo 5 giorni da scuola per colpa di una brutta influenza, ed ecco che il professore di letteratura giapponese, materia tra l’altro che non sopportava, si bruciava ben 3 capitoli di un malloppo storico e romantico chiamato “Koibito no Akai ito” ovvero “Il filo rosso degli amanti”: uno dei più grandi romanzi della letteratura giapponese* e uno dei più insopportabili polpettoni rosa che Shinichi avesse mai letto.
Anche perché lui, grande fan di gialli e misteri, quei mattoni zuccherosi proprio non li digeriva, anzi, aveva il volta stomaco al solo sentirli nominare.
-Senti un po’, guarda che nemmeno io mi sto divertendo- disse scocciata Ran capendo l’andi dell’amico, staccando la schiena dal cuscino e sporgendosi in avanti verso di lui per osservarlo più convincente e severa.
-Certo, è vomitevole…! Tutto questo amore, queste frasi tragiche, queste… Bleah!- nemmeno lui sapeva bene come definirle -Solo l’Oca lo sopporterebbe… Anzi, penso che quello che riesce a leggere ‘sta roba senza vomitare sia un alieno o un pazzo da rinchiudere al manicomio!-
Ran storse il naso e sentì la rabbia crescerle dentro come un’onda di tsunami.
Così sarei una pazza da manicomio, eh? Un alieno?!
La karateka prese minacciosa un quaderno dalla scrivania che si trovava attaccata al letto e glielo lanciò con forza sulla testa, facendogli cadere il libro aveva in faccia sulla gambe, mentre lui si voltava stupito verso di lei, che strinse forte le labbra fulminandolo.
-Ohi!- sbraitò Shinichi passandosi una mano sul punto colpito che cominciava a divenire rosso -Perché?!-
-Perché sei un idiota, un insensibile Holmes che non capisce un tubo e ora muoviamoci che mi sto scocciando a stare dietro a te e alle tue paranoie!-
Ran aprì con stizza il suo libro alla pagina 234 portandoselo a pochi centimetri dal viso mentre lui, sbuffando, la imitava leggendo le righe che aveva davanti con fare scocciato.
-Visto che non hai sentito la lettura del prof in classe, faccio che leggertelo io, poi commentiamo insieme e facciamo le dovute osservazioni…- spiegò con tono che non ammetteva repliche, mentre l’altro sbuffava.
-Mmh- rispose svogliato giocherellando con la matita 2B che aveva in mano irritando non poco Ran, che invece considerava tutte quelle scenate a dir poco assurde per un romanzo che reputava fantastico.
Dopotutto lei, al contrario di lui, era molto romantica e sentimentale, per cui trovava quell’opera davvero coinvolgente e commovente.
Peccato che Shinichi di coinvolgente non trovasse proprio nulla.
Idiota-stakanovista-fanatico-di-gialli!
Si schiarì la voce seppur stizzita e cominciò a leggere, tentando di invogliarlo con un tono di voce enfatico il più possibile.
“Yozo corse sul ponticello di legno dipinto di rosso come le aveva promesso e, non vedendola, credette di averla persa per sempre: non ce l’aveva fatta, aveva fallito.
Il suo sguardo cadde sui petali di ciliegio che, lenti, scorrevano sulla superficie del torrente che aveva sottostante e sospirò, ripensando alla prima volta che la ragazza era entrata nella sua vita.
Il rumore di piccoli sandali che si muovevano affrettati lo sorpresero il ragazzo.
Ecco.
Subito si voltò incrociando gli occhi neri come l’ebano di lei, che indossava il suo kimono preferito: quello color sakura.
-Sei qui- mormorò senza fiato Yozo, con occhi commossi, osservandola mentre il vento le scuoteva ciocche color carbone davanti al viso.
Quella annuì, abbandonandosi ad un triste e rassegnato sorriso.
Sapeva che la fine di quel loro amore era vicina…”
-Oooo ma dai!- esclamò Shinichi rigirando in fretta le pagine del libro per contare quante ne mancavano al termine di quel supplizio -Cos’è ‘sta roba?!- esclamò sofferente mentre la karateka, indispettita, si tratteneva a stento dal lanciargli addosso anche l’abat-jour che aveva accanto al letto.
Bernoccolo più, bernoccolo meno…
In quegli anni aveva persino perso il conto!
Calma Ran, calma… Ora la pianta… La deve piantare! Coraggio, coraggio…
-Tu lo fai apposta, vero?! Hai intenzione di andare avanti ancora per molto?- domandò un pelino seccata scrocchiando minacciosamente le nocche davanti al petto, facendo rimbombare il loro sinistro rumore nella stanza.
Il liceale, scuotendo il capo e abbandonando la testa contro il letto, si zittì consone di quello che, se solo avesse voluto, gli avrebbe fatto, e tornò a prestare di nuovo attenzione al testo seppur di malavoglia.
Ran riprese, arrivando qualche minuto dopo al suo punto preferito, ma si dovette interrompere un’altra volta, disturbata da un commento fatto sottovoce dal ragazzo.
-Che c’è adesso?! Se devi dire qualcosa, dillo ad alta voce! Non blaterare tra te e te…-
-No no, va’ avanti- rispose non curante Shinichi agitando un mano in aria come se nulla fosse e cominciando a scarabocchiare sull’angolo del libro irritando sempre più la ragazza.
-Cos’è? Non è abbastanza coinvolgente?- domandò scettica, mentre lui ridacchiava.
-Beh, se vogliamo metterla su questo piano…- rispose sorridendo e portando avanti la sua “opera artistica”.
-Ooo e magari vorresti aggiungere che io non aiuto nemmeno con la mia lettura, vero?-
-Se- rispose distratto Shinichi intento a creare una fitta ragnatela sul suo foglio, provocando il sorriso perfido di Ran: ora sì che era davvero Furiosa.
-Ok, Mr Detective-non-mi-piacciono-i-romanzi-rosa, ora tu leggi tutte le battute di Yozo e io quelle di Hiyori, così sarai costretto a seguire e non potrai dire che non sono coinvolgente. E se la cosa non ti sta bene, io domani vado dal prof a consigliargli di interrogarti dicendogli che conosci benissimo il testo. D’altronde tu non hai ancora il voto di letteratura…- disse perfida fulminandolo con uno sguardo agghiacciante tutta soddisfatta di sé-
Shinichi sbarrò gli occhi voltandosi contro di lei sdegnato e a bocca socchiusa.
-Cosa?!-
-Hai capito benissimo-
-Io non faccio la parte di questo tizio sdolcinato! E poi questo è un ricatto!-
-Uuuu cos’è? Non ti senti all’altezza? Hai paura, detective?- lo provocò Ran - Beh, come darti torto… Sei un impedito in amore proprio come Holmes: non riuscirai mai a capire a fondo il testo e quindi prenderai un votaccio… Fallirai miseramente questa volta-
Shinichi gonfiò le guance irritato, poi riprese il libro al punto in cui lei si era interrotta e si schiarì la voce.
Voleva la guerra?
Beh, guerra avrebbe avuto!
Attenta Ran, perché stai per mangiarti la mia polvere!
-Hiyori- disse impersonificando alla perfezione Yozo, tanto da lasciare Ran sorpresa e di stucco: non si aspettava un cambiamento del genere così repentino.
Solo fino a pochi secondi prima faceva il bambino capriccioso!
-Credevo che non ti avrei mai più rivista, credevo che sarei partito senza rivolgerti le mie ultime parole…-
-Yozo- Ran si riprese subito quando lui le rivolse un’occhiata in tralice e un po’ di sfida -Come hai solo potuto pensare un cosa del genere? È vero, il nostro amore è difficile, il destino ci è avverso, ma mai ti avrei lasciato partire senza rivederti un’ultima volta… Non avrei potuto vivere con il rimorso di aver violato la tua promessa!-
-Hiyori- il ragazzo si avvicinò a lei, prendendole il viso tra le mani- Shinichi si schiarì la voce una seconda volta, immedesimandosi perfettamente sia nel suo personaggio sia nella voce narrante -Non mi importa cosa diranno gli altri, non mi importa quale sarà la distanza che ci separerà, l’amore che provo per te è più grande di qualsiasi altra cosa al mondo, Hiyori- le scrutò a fondo gli occhi scuri, avvicinando sempre più il viso al suo mentre lei socchiudeva lentamente le palpebre aspettando il contatto caldo con le sue labbra…- lanciò una breve occhiata a Ran e sorrise divertito dalla sua solita espressione stregata dalle scene clou di film o libri.
La solita romanticona sentimentale…
-… Contatto che non si fece attendere troppo- riprese Shinichi sicuro di sé -Le labbra di Yozo premettero dolcemente su quelle della ragazza in kimono, lasciando che l’amore prevalesse anche in quell’occasione su ogni altra cosa. Hiyori gli sfiorò i capelli con la punta delle dita, lasciandosi avvolgere dalle sue forti braccia, dal loro calore, dal loro amore senza fine.
I loro animi si fusero in un unico corpo, il loro sentimento si propagò ovunque…-
Sdolcinerie infinite.
Ecco cosa lesse per le altre 12 righe successive il ragazzo, trattenendosi dal vomitare solo grazie al suo orgoglio: doveva dimostrare a Ran che si sbagliava.
Lui non era come Holmes, lui l’amore lo capiva.
Erano quei romanzi da ragazzine sdolcinate che non sopportava!
Ma nonostante questo, lui sapeva di poter riuscire in qualunque ruolo o situazione, e quello che stava facendo era proprio tentare di dimostrarlo alla ragazza che lo aveva insultato.
-… Finché l’eco del tamburo del villaggio non si propagò nell’aria, stordendo i loro timpani e facendoli separare con un sussulto: il tramonto era arrivato-
Il liceale alzò un sopracciglio verso la karateka sul letto e lei, stordita e agitata per essere stata colta impreparata dopo tutte quelle prediche, arrossì annuendo e riprendendo il controllo di sé.
-Yozo…-
-Hiyori devo andare ora- sussurrò Shinichi in modo sorprendentemente realistico, quasi fosse davvero lui quello a dover partire, e Ran rispose con altrettanto pathos facendosi contagiare.
-Yozo non andare ti prego!- pronunciò quasi col magone alzando lo sguardo su Shinichi preoccupata, mentre quello batteva qualche secondo le palpebre sorpreso.
-Devo Hiyori, ma non temere, i nostri destini si incroceranno ancora… Il filo rosso che ci lega è destinato a compiere ill suo dovere sino alla fine del tempo, per cui non temere Amore Mio: ci rivedremo presto- detto ciò il ragazzo le accarezzò una guancia con fare dolce, poi abbassò la mano e triste si voltò per andar…-
-Promettilo- disse decisa e seria Ran, fissando convintissima il ragazzo davanti a sé, che nel frattempo aveva alzato il capo interrogativo e stupito al suono di quella parola: quella battuta non c’era nel libro!
Ma che…?!
-Promettimi che tornerai- insistette mentre i loro sguardi si fondevano in uno unico e profondo, che solo loro si sapevano scambiare.
Uno di quegli sguardi che Shinichi e Ran sapevano lanciarsi da quasi 17 anni e che ogni volta sapevano interpretare alla perfezione:
non avevano bisogno di parole, in quel modo si dicevano già tutto.
Shinichi continuò a fissarla in silenzio diventando all’improvviso serio.
Perché Ran pronunciava quelle parole?
Perché quelle parole non erano affatto riferite al libro, ma a loro due.
E perché lui sentiva il dovere di risponderle con altrettanta serietà, come se fosse una promessa chedoveva a tutti i costi mantenere?
Questo non lo sapeva, ma di certo non sarebbe stato quel dubbio a fermarlo.
-Te lo prometto- mormorò serio e deciso, fissando poi lo sguardo sulle sue labbra, che si erano fatte molto più vicine di quanto immaginasse mentre Ran, aspettando la risposta, si era lentamente sporta verso di lui come ipnotizzata dai suoi occhi, desiderosa di sentire cosa avrebbe risposto alla sua richiesta.
Shinichi deglutì piano, per poi avvicinarsi quasi come un calamita a lei, senza controllare più né il corpo, né la mente.
Questa volta non era per smentire il fatto che non era come Holmes: questa volta era qualcos’altro a guidarlo verso di lei.
Il totale vuoto, il silenzio si era allargato attorno a loro, come il tempo, che si era fermato
Nessuno dei due sapeva cosa stava accadendo.
Nessuno dei due ricordava più la storia del libro.
C’era un libro?
Nessuno dei due controllava più il proprio corpo e i propri movimenti.
Entrambi però sapevano che dovevano andare avanti.
C’era qualcosa di straordinariamente magico e di importante in quel gesto.
Qualcosa di unico e di incontrollato.
Ran socchiuse gli occhi fissando le labbra di Shinichi e ruotando lentamente la testa verso destra per evitare di scontrarsi col suo naso, mentre anche lui si avvicinava sempre più, sempre più desideroso di poter rendere effettivo un loro contatto.
Le loro labbra stavano quasi per sfiorarsi, mancava davvero un soffio: entrambi sentivano il respiro tiepido dell’uno sul viso dell’altra…
Quando il libro di Shinichi scivolò a terra con un tonfo, che fece sobbalzare i due spaventandoli a morte e facendoli tornare alla realtà.
L’aria tornò a vorticare attorno a loro, il silenzio si infranse lasciando che venisse riempito dalla sveglia che ticchettava impaziente le ore sul quadrante, le menti ricollegarono la spina col cervello e il corpo, infrangendo la magia che si era venuta a creare.
Un perfetto momento rovinato da un semplice libro.
Shinichi lo avrebbe odiato ancora di più.
I loro visi divennero all’istante viola e subito il ragazzo per nascondere l’imbarazzo si abbassò a prendere il libro, mentre Ran, col cuore a mille e consone di quello che stava per succedere, si alzò in fretta dal letto e disse in fretta e furia scappando fuori dalla stanza:
-V-vado in bagno!-
Il liceale, col cuore che batteva come un tamburo, si passò in fretta una mano tra i capelli e li sfregò con foga ingoiando la saliva rumorosamente.
Ma che diavolo stavo per fare?!
Ran, in bagno, si sciacquò in fretta il viso con acqua ghiacciata e osservò il suo riflesso allo specchio: il rossore non sembrava intenzionato a svanire!
Oddio… oddio…!
-R-Ran!- urlò incerto Shinichi da dietro la porta facendola sobbalzare mentre il suo cuore accelerava di nuovo come un cavallo pazzo.
Eh ora?! 
-S-sì?- domandò agitatissima appoggiandosi alla porta del bagno con i palmi delle mani aperte.
-Emm… Mia mamma mi ha chiamato adesso adesso- improvvisò Shinichi con le guance che andavano a fuoco -Devo davvero andare!-
-Ah!- Ran sbarrò gli occhi -C-certo va’ pure! Ti mando le scan degli appunti per e-mail…-
-Emmm… ok…- il ragazzo deglutì -Allora a domani a scuola!-
-S-sì certo- rispose Ran mentre lui si allontanava verso la porta di ingresso.
La karateka scrutò la sua figura andare via spiandolo dalla fessura della serratura dopo essersi accovacciata a terra, finché il rumore della porta di ingresso che si chiudeva non rimbombò in tutta la casa lasciandola sola.
-Uff…!- mormorò lei scivolando con la schiena contro la porta, fino a sedersi a terra scuotendo il capo e tormentandosi la testa dopo averla afferrata tra le mani -BAKA BAKA BAKA MIDDA!-
Nello stesso momento Shinichi, avviandosi a casa sua in fretta e furia e strisciando le Converse sull’asfalto, sbuffò passandosi ancora una volta la mano nei capelli.
-Baka midda! Stavo per baciarla! Stupido “Koibito no Akai ito”, dimmi te cosa mi ha spinto a fare! Uff…! -
Ma le sue guance si imporporarono sempre più quando un altro strano pensiero si affacciò nella sua mente.
Ma siamo sicuri che lo stavo facendo solo a causa di quel polpettone rosa?!
Silenzio.
Sì, deve essere stato proprio per quello…
Era inutile, per quanto potesse impegnarsi, Shinichi sarebbe sempre stato una frana in Amore.
Proprio come Holmes.
O forse no?
 




Mangakagirl’s Corner:
Minna konnichiwa!
Uuuuuuuuu lo so ^^”
Sono passati secoli da quando non aggiornavo?
Non avevo l’ispirazione, mi spiace ^^”
Eccoci qua con l’ultimo capitolo di questa raccolta che ho corretto e ricorretto almeno 100000000000000000 di volte -..-“
Proprio non mi convinceva…
Non che adesso sia cambiato qualcosa -.-“
Bah bah…
Comuuuuuuuunque, mi spiace x tutti coloro che pensavano che magari
I piccioncini si sarebbe baciati davvero…
Errore! xD
Come avrei potuto?!
E poi, tutta la Gosho’s story?? xDD
Naaaa, qui troviamo solo uno Shin che odia i polpettoni/mattoni rosa,
una Ran che non lo sopporta +
e un bacio mancato…
Non so voi, ma io a scrivere di questo bacio mi sono divertita e emozionata molto *^*
Che ne pensate?
Sono IC???
Non penso che Shin gradirebbe romanzi del genere,
dovrei quindi averci azzeccato xD
Fatemi sapere ;)
Beh, vi lascio un po’ a malincuore annunciandovi che il mio ritorno
Con nuove fict non sarà imminente: mi aspettano all’incirca 20 verifiche
E altrettante interrogazione ( non sto esagerando, credetemi D: )
X cui sarò occupatissima e non avrò tempo x scrivere T.T
Per cui prevedo che la pubblicazione di un’altra mia fict arriverà
solo e soltanto verso giugno -.-“
Mi spiace tanto! D:
Ma se può consolarvi, ho delle ideuzze che bollono in pentola e fict in fase di stesura :D
So, don’t worry: I will return soon ;)
Beh, aspetto con ansia i pareri su questo ultimo capitolo J
Mi raccomando!!!! >w<
Grazie a tutti!
Xxx
Mangakagirl! ^^

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