Geometrie

di L_Fy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 : Il giorno prima ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 : Teo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 : Dieci ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 : Il giorno dopo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 : Moi äiti ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 : Amici? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 : Ramo Riccobono ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 : Il Diario ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 : Confessioni ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 : Primo scambio ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: La lista ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 : La cena ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 : Come Fred e Ginger ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 : Primi soccorsi ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 : Secondo scambio ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 : Equivoci ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: Appuntamento...? ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 : Duelli atipici ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 : Principesse e Pippi ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke? ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 : Lezioni in corridoio ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 : Chi troppo in alto sale... ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 : Grazie lo stesso ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 : Christmas tale (parte 1) ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 : Christmas tale (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Capitolo 1: Il giorno prima

Prologo

 

Le porte dell’autobus si chiusero con uno stridio asmatico alle spalle di Verena e uno sbuffo caldo le agitò i capelli mentre l’automezzo partiva sferragliando, lasciandola sola e cogitabonda davanti all’ingresso della scuola gremito di studenti. La sua faccia seria non mosse un muscolo ma dentro di sé stava raccattando la forza e la pazienza necessari per muovere i piedi e dirigersi verso le doppie porte a vetri che scintillavano debolmente al sole frizzante del mattino di settembre.

Eddai, niente tragedia Shakespeariana” sbuffò una vocetta contestatrice nella sua testa “Neanche ci fosse una ghigliottina oltre la porta!

Verissimo, nessuna ghigliottina: solo un ragazzo che voleva il suo scalpo, un altro con cui non doveva parlare anche se avrebbe voluto farlo, un altro con cui doveva parlare anche se non avrebbe voluto farlo e una ragazza che voleva starla ad ascoltare e basta. Bel traguardo per una che era partita con l’intenzione di elevarsi a eroina solitaria della scuola, eh?

In realtà all’inizio era partita bene. I primi due giorni, per esempio, c’erano stati centinaia di occhi curiosi puntati su di lei, la Studentessa Nuova, fastidiosi e imbarazzanti come tanti spilli da agopuntore, ma nessuno che si fosse arrischiato ad avvicinarla; poi c’erano stati tre o quattro fiacchi tentativi di rimorchio da parte di adolescenti brufolosi e dai capelli bisunti (ma lì, rendendosi conto del livello infimo del target maschile, Verena aveva deciso di darsi all’ascetismo sessuale e la cosa era passata d’ufficio in secondo piano); c’erano state anche due ragazze che avevano provato ad attaccare bottone e che si erano fatte spaventare dallo sguardo pungente e dalle risposte a monosillabi di Verena. Poi gradualmente, dalla seconda settimana, era iniziato il confortante torpore dell’indifferenza, cosa che Verena agognava con tutta se stessa… Subito prima che arrivasse Teo. E che arrivassero Dieci, Paco e Oleana, anche…

Un fiume in piena di ceffi strani, tutti in una volta. Quasi più strani di lei a dire il vero! Teo di sicuro.

Teo. L’inizio di tutto.

Pensando a lui, Verena non poté fare a meno di sorridere. Mai avrebbe creduto che il primo essere umano a diventarle amico in quella scuola di cerebrolesi sarebbe stato Teo, per i seguenti motivi:

1)      Nonostante si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente refrattaria alla moda e allo stile di tendenza, aveva notato immediatamente il suo look eccentrico e, stranamente, le era piaciuto

2)      Nonostante si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente refrattaria alla bellezza maschile, aveva notato Teo e la sua sfolgorante, efebica bellezza e, stranamente, le era piaciuta

3)      Nonostante si fregiasse di essere l’unica diciottenne della scuola assolutamente refrattaria al contatto sociale, era stata lei a parlargli per prima.

Beh, parlargli forse era una parola un po’ grossa… d’altronde, come spiegare quello che era successo nel corridoio del primo piano solo il giorno prima?

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 : Il giorno prima ***


Capitolo 1: Il giorno prima

Capitolo 1: Il giorno prima

 

Verena era una ragazza che sfuggiva a qualsiasi clichè, ma in una definizione la si poteva di sicuro inquadrare: era una che si faceva gli affari suoi. A causa del mestiere del padre, era stata costretta a spostarsi continuamente e quindi non aveva amici. Le occasioni per averne, a dire il vero, non erano mancate perchè era anche una ragazza piuttosto bella, anche se in una maniera un po’ gotica. A sue spese aveva però scoperto che la combinazione di carattere riservato + bella faccia + nessuna amicizia era altamente esplosiva nell’ambiente scolastico: le frequentatrici autoctone della scuola non amavano l’intromissione di qualche sconosciuta dal fascino tenebroso nella loro riserva di caccia e spesso la snobbavano. A volte diventavano sin crudeli senza nemmeno sapere perché…

Verena lo sapeva, invece, e quindi stava molto attenta a chi dava confidenza. Lì al liceo Montessori, per esempio, non ne aveva data ancora a nessuno. Non che la cosa le dispiacesse: stava piuttosto bene con se stessa, studiare le piaceva e a casa aveva la sua chitarra e il suo computer. A che diavolo le potevano servire oche starnazzanti o ragazzi tentacolari? A niente di niente.

Era quindi a tutt’altre cose che stava pensando mentre camminava lungo il corridoio del primo piano gremito di gente. Mentre passava alcuni sguardi si giravano ancora a fissarla: d’altronde, come già detto, Verena si faceva guardare. Era mediamente alta, sottile come un giunco, con lunghi capelli neri, lisci e lucidi; aveva un bel viso dal mento a punta e occhi a mandorla, scuri e decisi; quel giorno aveva deciso di infagottarsi in una giacca militare della U.S. Navy e portava grossi scarponi da montagna abbinati a una vezzosa cloche parigina e a una pashmina di seta indiana coloratissima. L’effetto era vagamente inquietante, come vedere un sergente maggiore col tutù. A Verena piacevano quegli abbinamenti: la classica divisa All Star/jeans a vita bassa/magliettina Guru/cinturina borchiata simil-emo-punk, proprio non faceva per lei! Le ragazze intorno la guardavano con diffidenza, chiedendosi se quella tizia stramba fosse una potenziale superfiga o una potenziale sfigata psicolabile. Verena stava ricambiando gli sguardi sgranando l’occhio a palla per far propendere l’opinione generale verso la sfigata psicolabile quando la sua attenzione venne catturata da due persone davanti alla finestra: un tizio alto e belluino modello guardaroba quattro stagioni era chinato in maniera poco amichevole su una figura snella e aggraziata di cui copriva quasi completamente la visuale.

“Eddai, cocchino!” stava gorgogliando con evidente spacconeria il tizio modello armadio “Dimmi dove l’hai messo!”

Strattonò il compagno e Verena finalmente ne vide la faccia: era un ragazzo dal viso angelico sorprendentemente bello anche se, in quel momento, irritato e spaventato.

“Ti dico che l’ho perso!” rispose il ragazzo con una voce sottile e coraggiosa e Verena, suo malgrado, si trovò a studiare la scena con maggiore attenzione.

Riconobbe nel tizio modello armadio un suo compagno di classe, tale Scaturro Pasquale dalla faccia bovina e dall’intelletto circa lì. L’altro ragazzo, invece, aveva in mano un bicchiere di carta il cui contenuto era finito sul davanti della camicia, evidentemente a opera di quel gentiluomo di Scaturro. Verena realizzò che aveva incrociato quel tizio in mensa un paio di volte… impossibile non notarlo. Primo perché era davvero bello, con i lineamenti minuti dei putti preraffaelliti e il corpicino sdutto da ballerino di samba; secondo perché si conciava come un cartone animato giapponese, coi fini capelli biondissimi sparati in tutte le direzioni come se li avesse pettinati con i petardi, gli occhi evidentemente truccati e con addosso striminzite camicine dagli improbabili colori pastello; terzo perché camminava col naso per aria con una tale convinzione di essere magnificamente osservato che era impossibile non guardarlo e condividere la sua opinione.

A Verena era risultato subito vagamente simpatico. Certo, odorava di checca lontano un chilometro (infatti nessuno, né maschio né femmina, osava avvicinarsi per paura di rimanere contaminato) e dava l’idea di avere un ego grande come l’Oceano Pacifico; però sorrideva sempre, aveva due enormi occhi azzurri del colore del cielo in primavera e nonostante l’aria così bizzarra da rasentare il ridicolo, la sua porca figura la faceva.

Ovviamente, non le era nemmeno passato per la testa l’idea di rivolgergli la parola. Un eccentrico solitario è figo: due eccentrici insieme sono l’inizio del carnevale di Rio e no, grazie, Verena Bassi non gradiva nessun carnevale, al momento.

“Non mi fare incazzare, Cenerella” borbottò pazientemente Scaturro, scrollando leggermente il biondino come se fosse una bambola di pezza “O ti do una sberla che ti faccio diventare verde lo smalto delle unghie.”

Il biondino si arrabbiò: forse per l’idea dello smalto verde, pensò remotamente Verena rallentando suo malgrado l’andatura.

“Non chiamarmi Cenerella!” strillò il ragazzo con un convincente acuto da mezzo soprano: aveva una leggera erre rotolante per niente fastidiosa, anzi piuttosto simpatica.

“Oh oh oh, la fanciulla si è offesa!” gorgogliò Scaturro strapazzandolo ancora un po’ “Credi che non l’abbiano capito tutti che ti piacciono i maschi, frocetto?”

I piedi di Verena si mossero da soli anche senza l’impulso generato dal cervello che in quel momento era molto occupato a gestire l’incandescente ondata di rabbia che quello sprezzante “frocetto” aveva scatenato. Si diresse decisa verso il duo, con molta grazia e velocità tolse il biondino dalle mani dell’armadio e gli mollò un manrovescio non troppo gentile.

Al biondino, non all’armadio: la cosa sorprese tutti, persino lei stessa. Ancora il suo cervello non aveva elaborato del tutto la tattica, ma c’era di sicuro una valida motivazione, pensò fiduciosa. Intanto il biondino si era portato una mano alla guancia offesa e le aveva sgranato in faccia due liquidi occhioni stupefatti.

“Ahio?” disse incerto, evidentemente tramortito dalla sorpresa.

“Perché non mi hai chiamato?” tuonò con voce decisa Verena piazzandosi bellicosa i pugni sui fianchi.

D’un tratto aveva capito dove la sua mente bacata stava andando a parare: l’aveva visto fare in un film, l’aveva trovato piuttosto efficace e ora lo stava applicando con una certa sicurezza, convinta che l’armadio sciovinista e fallocrate non avesse guardato “La rivincita delle bionde” per poter intuire la scopiazzatura.

“Eh?” domandò il biondino con un filo di voce, se possibile ancora più stupito: forse non l’aveva visto nemmeno lui, quel film.

“Perché non mi hai chiamato” ripeté Verena con un ringhio “Mi fai una corte spietata finché non cado tra le tua braccia, mi fai passare una notte rovente col migliore sesso sfrenato dell’universo e alla fine non ti degni nemmeno di sprecare dieci secondi del tuo tempo per chiamarmi?”

“Eh?” ripeté con un filo di voce il biondino: stavolta aveva lo sguardo vagamente perso e allarmato, come se stesse valutando l’idea di essere finito dalla padella di Scaturro alla brace di questa malata di mente con cappello a preservativo e scarponi da minatore.

“Che cazzo stai blaterando Bassi?” si intromise in quel momento la voce di Scaturro, doverosamente sorpresa e incazzata.

Verena lo degnò di uno sguardo di striscio come se a malapena si accorgesse di trovarlo lì: in realtà stava cominciando a sudare freddo e l’idea di scopiazzare la performance di Reese Witherspoon non le sembrò più così brillante.

“Allora?” continuò tornando a guardare il biondino e cercando di trasmettere complicità dallo sguardo: non le uscì molto bene, probabilmente, perché il ragazzo sembrò ancora più sospettoso e allarmato.

“Ehm…” balbettò retrocedendo di un passo “Io, ah… scusa ma non ho capito…”

“L’ho capito io, invece” ruggì Scaturro con evidente offesa nella voce “Miss Mondo qui si crede tanto furba!”

Le lanciò un’occhiata malevola e Verena si ricordò d’un tratto che Scaturro era uno di quelli a cui aveva dato il benservito, nei primi giorni di assalto mediatico. Merda secca, pensò accorata senza che un solo ciglio vibrasse sulla sua espressione altezzosa.

“Dici a me?” domandò con l’alterigia di una baronessa snob giusto per prendere tempo.

“Dico a te” rispose Scaturro aggressivo “Chi credi di prendere per il culo con queste scene da cinema? Funzioneranno nel mondo di Oz da dove vieni, ma non qui in Italia, capito?”

Ops…

“Di cosa stai parlando, cervello di acaro?” si  oscurò Verena in modo davvero convincente: intanto, un discreto gruppetto di persone si era soffermato lì intorno a godersi la scena interessato e Verena provò la strisciante sensazione di essere stata buttata per sbaglio su un palcoscenico.

“Di te che vuoi fami credere di aver scopato con questa violetta qui” rispose Scaturro con sublime volgarità “Non ci crederei nemmeno se lo vedessi, perché sarebbe un fotomontaggio.”

C’erano due cose a cui Verena proprio non resisteva: un Buondì Motta tiepido ripieno di Nutella e un’aperta provocazione. I suoi occhi scuri lampeggiarono e, pubblico o non pubblico, si girò verso il biondino (che continuava a guardarla come se le fossero usciti un centinaio di tentacoli uncinati dalla schiena), lo afferrò per il bavero della camicia (color sedano e con spumeggianti ruches sul davanti, per la cronaca), lo tirò verso di sé e lo baciò.

Un bel bacio accessoriato di lingua che le riuscì piuttosto bene, visto che il biondino aveva la bocca aperta dallo stupore. Dalle masse radunate intorno a loro si levò un sommesso “Ooooh!” di sorpresa che Verena recepì appena in lontananza. A dire il vero, la più sorpresa di tutti era lei. No, forse era il biondino a giudicare dalla rigidità modello marmo di Carrara delle sue membra. Ma al secondo posto c’era sicuramente Verena stessa: era un pezzo che non baciava qualcuno e anche allora non era stata un’esperienza granché esaltante. Il biondino invece sapeva di buono, un misto di frutta e spezie davvero piacevole su quelle labbra morbide e arrendevoli. Quando lui le mise le mani sulle spalle, a Verena quasi sembrò che la volesse attirare verso di sé e meditò svagata che la cosa non le sarebbe dispiaciuta poi così tanto. Poi realizzò che forse lui la voleva allontanare per riprendere fiato e chiamare Polizia, Guardia Medica ed Esercito a salvarlo. Per reazione, interruppe in fretta il bacio: ci mancava solo che arrivasse all’orecchio di suo padre la notizia che aveva molestato sessualmente un ragazzo a scuola per completare il suo curriculum di mean girl e farla finire dritta dritta in un collegio militare svizzero. Va bene la provocazione del gorilla di montagna, va bene che il biondo era carino e sapeva di more e susine, ma c’era un limite a tutto, no?

Per un attimo lei e il ragazzo si guardarono negli occhi, da vicino: quelli del biondino erano enormi e stupefatti, con un vago sottofondo di orrore piuttosto mortificante. Questo adesso mi sputa, pensò una parte di Verena, esilarata: meglio concludere la faccenda finché le rimaneva un briciolo di dignità da giocarsi, o non avrebbe potuto far altro che rinchiudersi in una clinica per cerebrolesi per il resto dei suoi giorni.

“Tu sei un maledetto stronzo” disse al biondino mollando sdegnosa la sua camicia “E anche se baci come un Dio e a letto sei meglio di un maratoneta olimpico, non voglio mai più rivedere la tua faccia nemmeno in cartolina!”

Poi, repentinamente, si girò verso Scaturro che evidentemente aveva qualcosa da dire e lo precedette di un soffio.

“Per quanto riguarda te, Lord Scaturro, ti informo che mentre rimanevi fermo all’età del bronzo a lucidare la tua clava, il mondo si è evoluto, una persona omosessuale si definisce gay, non frocetto come tuo nonno, e la gente ha il diritto di vestirsi come le pare senza che uno zappatore beduino razzista e omofobico come te le rompa i coglioni.”

Detto questo, si aggiustò la pashmina intorno al collo come se fosse il mantello di Zorro, puntò il naso per aria e si avviò con lunghe falcate lungo il corridoio, fendendo la folla come Mosè con le acque. Era certa che da un momento all’altro Scaturro le avrebbe tirato dietro qualche anatema o un qualche corpo contundente (centrandola, ovviamente), o che il biondino avrebbe iniziato a vomitare bile verdastra sugli astanti per reazione al suo bacio o, peggio di tutto, che qualcuno avrebbe cominciato a ridere. Invece, arrivò alla fine del corridoio immersa nel più religioso silenzio. Girò l’angolo e poco lontano vide la porta del bagno delle femmine che la aspettava come un’oasi aspetta il classico moribondo che arranca nel deserto. Si fiondò dentro al bagno e finalmente, iniziò a respirare: il cuore le batteva a mille e le mani le si erano trasformate in blocchi di ghiaccio artico, ma almeno aveva scampato una figura di merda cosmica. Per stavolta, le ricordò la vocina petulante dentro la testa.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 : Teo ***


Recensione di londonlilyt, fatta il 15/11/2007 - 09:12PM sul capitolo 2: Capitolo 1 : Il giorno prima - Firmata

Capitolo 2 : Teo

 

Prima di uscire dal bagno, Verena attese il suono della campanella (o la successiva era glaciale, forse sarebbe stato meglio) fissandosi biecamente allo specchio. Si era comportata per la prima volta in vita sua come una ficcanaso impicciona e la sensazione non era affatto buona. D’altronde, inutile chiedersi cosa diavolo le fosse preso per comportarsi così: era ben conscia del fatto che la sua mente somigliava in maniera allarmante a una palude incolta e sconosciuta, piena di zone d’ombra e sabbie mobili. Accarezzava spesso l’idea di rivolgersi a uno psicologo, ma la prospettiva di un internamento coatto dopo la prima seduta la frenava invariabilmente. La campanella suonò, il rumore di passi al di là della porta lasciò il posto a un sommesso ronzio soporifero e Verena, cautamente, si decise a uscire. Con un po’ di fortuna, sarebbe sgattaiolata in classe a lezione già iniziata; con molta fortuna Scaturro l’avrebbe incenerita con lo sguardo ma non le avrebbe detto niente; con una fortuna sfacciata, poi, durante l’ora di lezione un raggio alieno avrebbe annullato i ricordi del primate e per l’ora di pranzo sarebbe tornato tutto come prima.

“Ehi tu!”

Ok, niente fortuna, nemmeno poca così. Verena incassò la testa tra le spalle, girandosi cautamente per vedere se a volere il suo sangue fosse il figlio di King Kong o un ninja pronto ad affettarla con lame in acciaio Inox 18/10. Nessuno dei due: era il biondino. Si avvicinò a lei sgambettando allegro con un gran sorriso sul bel faccino da bambola e le ruches della camicia che gli danzavano intorno come ballerine classiche.

“Ciao!” trillò con voce musicale quando le arrivò vicino.

“Io e te non dovremmo parlarci” rispose Verena immediatamente marciando via “Quindi smamma e rimani ad almeno dieci metri da me fino al diploma, ok?”

Ecco, essere stronza sì che le veniva bene: aveva stampata sul viso la sua migliore espressione da muro di cemento che di solito mortificava le velleità amichevoli di chiunque, ma il biondino ne sembrava stranamente immune perché continuò a sorriderle e a seguirla nonostante il suo passo marziale.

“Ci ho messo un po’ di tempo a capire cos’è successo prima” proseguì come se lei non lo avesse appena demolito “Ma dopo che mi hanno fatto un disegno ci sono arrivato! Io sono Teo.”

Teo, meditò Verena. Proprio Teo! Un nome, un programma: l’unico altro omosessuale che avesse conosciuto era un ragazzo francese di nome Theo. Con l’accento sull’ultima O e la stessa erre vagamente rotolante di questo Teo qui. Che fosse karmico? Il Teo italico intanto le aveva agitato sotto il naso una mano affusolata e nervosa, piena di braccialetti tintinnanti: Verena la fissò come se fosse un brano di carne sanguinolento prima di riportare l’attenzione sul viso sorridente del ragazzo.

“Forse non mi sono spiegata” brontolò sottovoce “Eppure credevo di essermi espressa in italiano corrente. Devi starmi lontano, capito biondo?”

“Ti devo dei ringraziamenti” sospirò imperterrito Teo “Quando ci si mette, Paco è davvero uno stronzo.”

Paco doveva essere il nome d’arte di quel gorilla di montagna di Scaturro, meditò Verena.

“Diventa offensivo ed è talmente grosso che gli basta aggrottare le sopracciglia per sembrare l’uomo di Neanderthal. Quindi, grazie di avermi salvato dalle sue manacce!”

Verena gli lanciò un’occhiata, soffermandosi sulla camicia da corsaro tutta sbrodolata.

“Non l’ho fatto per te” sbottò quasi suo malgrado “E’ che detesto andare in lavanderia e quando ho notato la tua camicia sporca, non ci ho più visto.”

Il giovane fece un ampio arco con la mano, molto modello Drag Queen.

“E’ stato un gesto molto nobile da parte tua” ribatté a tono “Lo farò presente alla lavandaia. E rinnovo i ringraziamenti, anche se quella sberla… beh, non sembrava tanto cinematografica.”

Si portò una mano alla guancia, sempre con quel sorrisetto sghembo sul viso e gli occhi celesti scintillanti. Impossibile non trovarlo adorabile: Verena sentì che gli angoli della bocca le si arricciavano all’insù anche contro la sua volontà.

“Di solito mi faccio i cazzi miei” confessò facendo spallucce “Ma ci sono certe parole che mi fanno scattare la vena artistica… parole come negro o frocetto, per esempio.”

Fece una smorfia, subito simpaticamente replicata da Teo.

“Mi piace la tua vena artistica” approvò il ragazzo “Spero solo per te che non ti porti a dare baci alla francese a tutti quelli che incontri: rischi un sacco di malattie così, lo sai?”

“Hai paura che ti abbia attaccato qualche virus?” si informò Verena, sottilmente imbarazzata al ricordo del bacio “Tranquillizzati, non ho malattie veneree in atto: se va tutto bene, ti viene solo il colera.”

“Speravo nella peste bubbonica” sospirò Teo con sorprendente umorismo “Qualche giorno a casa da scuola in periodo di verifiche non farebbe male.”

Ammiccò di nuovo e Verena si sorprese a trovarlo simpatico. Nonché carino da morire, le sussurrò una vocetta sotterranea nel cervello. Peccato per quell’aria così definitivamente omo.

“Mi dispiace per quel bacio” si affrettò a dire cercando di sembrare disinvolta “In realtà non scambio fluidi corporali con chiunque mi capiti a tiro. O almeno, cerco di trattenere questo irresistibile impulso il più possibile.”

“Sono felice di saperlo. Senti, visto che ormai siamo intimi e che ci siamo doverosamente scambiati tutti i bacilli possibili, perché non mi dici come ti chiami?” 

Perché no?, pensò Verena con uno sprazzo di insolito ottimismo.

“Verena.” rispose senza nemmeno pentirsi subito dopo.

“Bello!” si entusiasmò Teo sventolando le mani “Nome russo?”

“Ungherese” specificò Verena soprappensiero “Ma solo perchè i miei genitori erano in Ungheria quando sono nata. Sono italiana d’Origine Controllata e Garantita, a dire il vero. Adesso devo andare in classe, sono arrivata.”

Teo si fermò ficcandosi le mani in tasca.

“Ok, Verena la Tosta” sospirò e sembrava davvero dispiaciuto “E’ stato bello conoscerti. Sberla e bacilli a parte, si intende.”

Verena si soffermò a guardarlo per un millisecondo: era davvero carino, con quei capelli al Napalm, gli occhioni blu e la camicia da Lady Oscar versione Freak.

“Mi dispiace per la sberla” si trovò a rispondere Verena con aria tutt’altro che dispiaciuta “La prossima volta inizierò con un calcio nell’inguine, ok?”

“Mi accontenterò di una pacca sulla spalla” rispose Teo con aria semiseria “E comunque andiamo già meglio… almeno c’è la possibilità che ci si torni a vedere, no?”

“Sarebbe meno compromettente per te vedere E.T. che sbarca nell’aula di scienze.” rispose Verena allontanandosi senza nemmeno voltarsi, ma non aveva detto no e sia Teo che lei stessa ne erano ben consci.

“Aspetterò il bacio alla francese di E.T., allora” ammiccò Teo mentre Verena apriva la porta dell’aula e sgusciava dentro “A presto, ciao!”

*          *          *

L’ora di lezione fu un autentico supplizio. Il professore spiegava alla lavagna il motivo per cui la gobba di Leopardi aveva influito sulla sua produzione artistica ma nessuno lo considerava di striscio: gli occhi di tutti erano puntati sul banco di Verena, a partire da quello di Paco-Gorilla-Scaturro che le trapanava la nuca accompagnato da minacciosi mormorii alchemici per arrivare a quello di Oleana Odescalchi, l’unica compagna di classe che Verena avesse trovato digeribile per ovvi motivi: con un nome così mortificante, doveva per forza essersi fatta un bel carapace, in fatto di prese per il culo, con possibile conseguente propensione a farsi i cazzi propri. Oleana era la sua compagna di banco e in due settimane si erano scambiate quattordici “ciao” in entrata e altrettanti in uscita. A Verena era piaciuta la sua riservatezza… fino a quel momento, almeno. Oleana infatti la stava guardando a occhi sgranati neanche fosse la Pietà di Michelangelo che improvvisamente si fosse messa a grattarsi un orecchio. Alla fine, visto che la pazienza di Verena era notoriamente a livello microbico, si girò verso di lei e le piantò gli occhi addosso.

“Ho per caso un lemure che mi penzola dalla narice?” domandò acida alzando il mento in segno di sfida.

“Ancora no” rispose Oleana con insolita presenza di spirito “Scusa se ti guardo, sai, ma muoio di curiosità… per favore, posso farti una domanda?”

Un antico retaggio tramandatole da una bambinaia tedesca proibiva a Verena di rispondere male a chi chiedeva “per favore”.

“E fai sta domanda” sospirò rassegnata “Tanto qui tra un po’ mi sa che mi pioveranno addosso la CIA e il KGB associati…”

Oleana sorrise radiosa, evidentemente felice della concessione.

“Sei davvero tu quella della clava?”

Clava? Si chiese Verena interdetta. Si era aspettata “Sei davvero tu quella della scena patetica con Hulk e la ballerina” oppure “Quella del bacio” o, alla più schifosa, “Quella fuggita dalla casa di cura”… ma la storia della clava le risultava proprio nuova.

“Che clava?” domandò stizzita “Io non ho usato nessuna clava, anche se ammetto di aver accarezzato l’idea…”

“Sembra che tu abbia minacciato Paco di menarlo con una clava.” spiegò Oleana con aria complice.

“Magari.” confessò Verena truce e Oleana le sorrise di nuovo, radiosa.

“Se così fosse… beh, sei stata davvero grande! Nessuno può soffrire quello stronzo di Paco, ma sai, è talmente grosso che nessuno si azzarda a dirgli niente. Poi arrivi tu e gli fai fare una figura di merda mondiale a reti unificate! Sei un mito! Occhio però: Paco è un filino vendicativo…”

Verena arrischiò un’occhiata verso Scaturro che la guardava come se le stesse vomitando addosso quintali di kriptonite: le sembrò quasi di sentire il rumore delle sue nocche che scroccavano in attesa di pestarla a sangue.

“Parafrasando il Piccolo Grande Uomo, oggi è un buon giorno per morire.” mormorò sottovoce deglutendo a secco: le sembrava di avere la gola rivestita di carta vetrata. Oleana annuì comprensiva e Verena, suo malgrado, trovò confortante la sua solidarietà.

“Senti Bassi…”

“Chiamami Verena, in punto di morte preferisco essere chiamata per nome.”

“Senti, Verena… a proposito, hai un nome fichissimo e il tuo look mi fa impazzire… posso farti un’altra domanda?”

Non aveva detto per favore, ma Verena cominciava a trovare Oleana quasi simpatica: forse perché all’ombra minacciosa di Scaturro sentiva la necessità di avere di fianco un amico?

“Sentiamo.”

Piccola pausa a effetto.

“Sei davvero andata a letto con Teo Ferri?” domandò infine Oleana senza guardarla e arrossendo come una camionetta dei pompieri.

Verena la fissò sorpresa: allora il fascino ambiguo del canarino dagli occhi azzurri non aveva colpito solo lei… d’altronde, ci voleva un cieco astigmatico per non vedere quanto fosse carino quel biondino. Scandalosamente omo, ma molto, troppo carino. Ora però si poneva un quesito cosmico: ammettere la verità (o un suo pallido surrogato) o continuare a mentire spudoratamente? La vena subdola di Verena scelse rapidamente senza nemmeno passare dal via.

“Ovviamente sì.” rispose con tranquilla alterigia.

“Oh.” mormorò Oleana strabuzzando gli occhi: moriva dalla voglia di sciorinarle addosso un migliaio di domande a riguardo, ridacchiò Verena esilarata, ma la timidezza evidentemente la bloccava. Ci pensò lei a sbloccarla.

“E’stata una vera sorpresa” si inventò lì per lì mettendo su una serafica espressione rapita “Sai, con quell’aria un po’ così… allegra… chi lo avrebbe mai detto?”

Oleana sembrò sul punto di mangiarsi la lingua.

“Detto cosa?” esalò alla fine, quasi sbavando di curiosità.

Verena si trastullò nel cercare la panzana più enorme che le potesse venire in mente.

“Che fosse così dotato.” buttò fuori graziosamente e Oleana quasi si affogò da sola.

“Ma dai!” sfiatò, indecisa se scoppiare a ridere o genuflettersi in religioso silenzio.

“Artisticamente dotato, non so se mi spiego.”

“Tu mi prendo per il culo.” sogghignò Oleana e Verena la trovò decisamente simpatica.

“Enormemente dotato.” rincarò la dose sbattendo le ciglia.

“Stai scivolando nel volgare.”

“Volgarmente dotato, allora.”

“Verena!”

Ridacchiarono, guardandosi tra le ciglia e intuendo con sorprendente chiarezza di piacersi.

“Che peccato.” sospirò Verena soprappensiero.

“Che Teo Ferri sia volgarmente dotato o che tu sia stata l’unica a beneficiare di tale dote?” si informò Oleana immediatamente.

“Che peccato che mi tocchi morire proprio oggi per mano del cavernicolo… per pranzo avevo le pennette al salmone.”

“Eh sì, che sfiga.” sorrise comprensiva Oleana.

“Neanche da lontano ti viene in mente di offrirmi asilo politico?” tentò Verena con finta indifferenza.

“Con Paco?” domandò Oleana arrischiando un’occhiata a Scaturro che continuava a lanciare raggi Gamma dagli occhi “Quello prende me e mi usa per dare delle mazzate in testa a te. Uhm… potrebbe anche piacermi. Almeno sarebbe un’esperienza alternativa.”

Merda, quell’Oleana era davvero simpatica.

“Adoro le ragazze trasgressive.” approvò Verena con un accenno di sorriso.

“Se ne esci viva, ci scambiamo i numeri di cellulare?” buttò lì Oleana, di nuovo arrossendo “Mi piacerebbe prendere lezioni di stile da te. Quel cappello e quella sciarpina sono pazzeschi.”

Le lanciò un’occhiata rapida, ammirata: oddio, questa vorrebbe essere come me, pensò Verena a metà tra l’orrore e il divertimento più puro. Poveraccia!

“Perché no” rispose sorprendendo prima di tutti se stessa “Ti concederò l’onore di disinfettarmi le ferite.”

“Non è che la butti un po’ troppo sul drammatico?”

“Ma se ho anche evitato di chiamarle "ferite purulente", anche se ci ho pensato.”

“Allora sì. Scusami.”

Si guardarono ancora e Verena si decise a sorridere per davvero: che cosa bizzarra e meravigliosa era trovare uno pseudo fidanzato, uno pseudo nemico mortale e una pseudo amica simpatica tutto nella mezz’ora precedente la propria morte cerebrale! Eppure, l’oroscopo di Branko aveva previsto calma piatta per quel giorno: i misteri dell’ascendente…

“Ti aspetterò all’uscita.” dichiarò Oleana radiosa.

La campanella suonò implacabile e Verena, suo malgrado, sussultò.

“Me o quello che rimarrà di me.” gemette sottovoce senza avere il coraggio di guardarsi alle spalle.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Come di prassi, ecco l’angolo delle allucinazioni collettive. Innanzi tutto il disclaimer, inutile ma sempre divertente da scrivere:

Personaggi e luoghi di questo sottoprodotto agricolo che state leggendo sono di fantasia; la proprietaria è la me medesima Elfie (o L_Fy) che ne detiene i diritti e che sghignazzerà sadicamente negandovi il permesso di usufruire di tali personaggi e luoghi, nell’assurda ipotesi che richiediate l’autorizzazione.

Ed ora:

Londonlilyt: Mia diletta pusher di buonumore dalla vescica debole, anche solo leggere le tue righe mette allegria!! Ma come fai a sprizzare energia via etere? Teo è tanto carino, vero? Spero di riuscire a mantenerlo interessante con l’andare della storia… Un bacione, a presto!!

Airin: Dai, non ci credo!! Tua mamma si chiama Verena? E da dove viene? Io avevo sentito questo nome in un film con Kirsten Dunst… mi era rimasto impresso perché suona bene. Oleana, invece, era una mia collega di lavoro…

Evan88: Ma che piacere ritrovarti qui!! Effettivamente, Ab Aeterno sta per sgocciolare (oddio, che infelice concatenazione…) e io avevo bisogno di una ventata di ottimismo. Piccolo spoiler involontario? Mi sa di sì!! Oddio, non riporre troppa fiducia in me, non me la merito!! E se dovessi scrivere delle cazzate? Mi amerai lo stesso? Spero con tutto il cuore di non deludere nessuno…. Nel caso, ditemelo che penso da sola alle 20 scudisciate!!

Armonia: Sei viva!! Che meraviglia!! Non ho capito bene dove sia l’eccezzionalità di tale evento, ma mi adeguo… il tuo entusiasmo è sempre contagioso!! Ed ora, rispondo alle domande: 1) Non so quanto long sarà questa fic, avendola iniziata praticamente senza avere uno straccio di trama… rifammi la domanda tra qualche capitolo che magari avrò le idee più chiare anche io!! 2) Ehm… sì.  Finito qui? Come em la sono cavata fin’ora?!? Un besito, ciao!!

Rik Bisini: O mio diletto, sempre temutissimo il tuo parere e sempre doppia è la gioia quando questo non risulta negativo! Lo so che alla fine mi ripeto, con le mie reiterate storielline adolescenziali… ma per me sono uno sfogo indispensabile, una botta di ottimismo fondamentale per il mio bioritmo. Nonostante l’età donnesca, spero nella vostra (tua) comprensione, e ti mando i soliti devastanti abbracci…Baci baci! Elfie

Reader, mio amor!! Benvenuta sul pullman, occhio però che ho preso la patente da poco e la strada è dissestata… insomma, spero davvero di non deludere le aspettative di nessuno, ma siccome la storia è appena agli inizi persino per me (lo so, è grave iniziare a pubblicare quando ancora non si sa se sarà una storia dell’orrore o una commediola…) spero che abbiate pietà e pazienza. O mio diletto orso Yoghi personale, mi aspetto da te comprensione e sincerità, in cambio, tutto il mio ammmore!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 : Dieci ***


Ellemyr: Eh, fosse vero che non mi scappa mai niente… me ne scappano a pacchi di cose, ma voi siete troppo buoni per farmelo notare e io vi amo molto per questo

Capitolo 3: Dieci

 

La tattica sarebbe stata semplice: Verena avrebbe battuto Scaturro in velocità, schizzando fuori dalla porta con un’accelerazione di 3G e una tenuta di strada degna di una 4X4. Il problema fu che arrivata alla porta andò a sbattere contro un tizio che aspettava nel bel mezzo dell’ingresso, impalato come se fosse avvitato a terra con i bulloni. L’effetto fu più o meno quello di un muro di gomma: Verena rimbalzò addosso al tizio e finì col sedere per terra.

“Ahio!” sfiatò, più al pensiero di essere in balia della furia omicida di Scaturro che per l’ignobile caduta.

Poi alzò gli occhi sul tizio impalato, probabilmente per sfogare su di lui la propria legittima frustrazione, e scoprì che il tizio era Teo. Nientemeno!

“Tu!” sibilò Verena e Teo la guardò.

C’era qualcosa di molto diverso in lui, e se non fosse stata distratta dalla propria morte imminente Verena se ne sarebbe anche accorta. Innanzi tutto, si era cambiato d’abito e al posto della camicia spumosa aveva una semplice maglietta a manica lunga che gli disegnava un torace smilzo da modello di Armani; era anche struccato e i capelli, invece di puntare impazziti in tutte le direzioni, gli ricadevano morbidamente intorno al viso. Non sorrideva, e gli occhi blu che si posarono su di lei erano seri e vagamente interrogativi. In poche parole, conciato così era un figo pazzesco! Suo malgrado Verena arrossì, e come tutte le volte che arrossiva iniziò a parlare a vanvera.

“Cosa cazzo ci fai qui?” gli strillò addosso schizzando in piedi come se l’avessero sparata col cannone “Soffri di turbe mentali? O vuoi morire giovane? Perché se non ti uccide Big Foot qui dietro ti faccio fuori io, imbecille!”

Teo non si scompose di un pollice: inarcò appena un sopracciglio e sembrò di colpo un principino annoiato da un petulante servo della gleba.

“Senti da che pulpito” mormorò con voce bassa e tranquilla “Dico per le turbe mentali. Hai perso la tua camicia di forza, per caso?”

“Fai pure lo spiritoso” si allarmò Verena “Adesso arriva il ciccione e non credo proprio che intenda farci le trecce coi fiocchetti azzurri, a noi due. Sparisci almeno tu, finché sei in tempo!”

Un guizzo tiepido animò gli occhi freddi di Teo che sollevò appena un angolo della bocca in un accenno di sorriso.

“Fammi capire, tu mi vuoi difendere? Un mezzo Hobbit come te…?”

Per un attimo Verena si sentì più fuori dal mondo del solito: perché Teo si comportava così? Era forse finita in una dimensione parallela senza rendersene conto?

“Scusa un attimo” disse lentamente cominciando a sudare freddo “Sei in crisi d’astinenza da allucinogeni o sei semplicemente stronzo?”

Prima che Teo potesse rispondere, Verena si accorse che Big Foot Scaturro le era arrivato alle spalle e trattenne il fiato, aspettandosi quasi un’accettata in mezzo al cranio.

“Ecco qui Miss Mondo in carne e…” esordì Scaturro; poi vide Teo e si bloccò sul posto, sbiancando; “Dieci!” disse poi, mandando Verena in completa confusione. Che diavolo stava facendo il gorilla? Si metteva a giocare a un, due, tre stella o forse era lei che stava avendo una allucinazione mistica?

“Dieci?” sbottò giusto per accertarsene “Cos’è, il tuo quoziente intellettivo?”

Scaturro la ignorò completamente, ancora concentratissimo su questa versione maschile di Teo; nel mentre arrivava Oleana coi rinforzi, guardava Teo ed esclamava anche lei: “Dieci!” come se invocasse la Madonna.

“Ok, qui sapete tutti contare” disse lentamente Verena, convinta che stavolta i suoi neuroni avessero del tutto mollato gli ormeggi e fosse impazzita per davvero “Che bravi che siete! La prossima settimana passiamo ai numeri con tre cifre, ok?”

Teo la guardò e sembrò quasi sorridere: poi spostò l’attenzione su Scaturro e il sorriso sparì completamente.

“Ciao, Paco.” disse poi con un sibilo educato: sembrava un serpente che avesse preso lezioni di buone maniere.

“Guarda che non è successo niente” si affrettò a dire Scaturro imbronciandosi “Tuo fratello l’ho appena toccato…”

“Lo so” rispose morbidamente Teo (che a questo punto, con ragionevole sollievo, Verena intuì non essere affatto Teo) “Però mi sembra di aver capito che non stavi esattamente chiacchierando di giardinaggio con lui…”

Si era avvicinato con passo indolente, i pollici infilati nei passanti dei jeans e in faccia stampato un sorrisetto inquietante: benché fosse notevolmente più basso e sottile di Scaturro, la sua assoluta mancanza di paura lo rendeva comunque minaccioso. Scaturro, infatti, non si azzardò ad alzare la cresta. Oleana, intanto, era scivolata al fianco di Verena e le aveva afferrato il braccio, mimando le parole “Dieci è il fratello di Teo” col labiale.

“Dirmelo prima no, eh?” ringhiò Verena in risposta e Oleana fece spallucce, come per dire: ma uno così c’è bisogno di presentarlo?!?

“Sai, sono un po’ stufo delle tue coglionate” continuò l’ex Teo un pochino più aggressivo sempre rivolto a Scaturro “Te l’ho già detto e ripetuto: lascia stare Teo, o te la dovrai vedere con me. E tu non vuoi vedertela con me, vero Paco?”

Scaturro fece cenno di no, ma dallo sguardo assassino che lanciò a Verena era chiaro come il sole che gli costava da morire ingoiare il rospo davanti a lei.

“Eddai, Dieci” buttò poi lì con l’ultimo brandello di dignità rimastogli “Non si può nemmeno chiacchierare un po’ con quel principino di tuo fratello?”

Verena, a quel punto, non riuscì più a tapparsi la bocca.

“Chiacchierare?” si intromise con voce trasudante malevola ironia “Accidenti, da come facevi andare le mani le tue chiacchiere sembravano badilate.”

Sia Scaturro che Dieci si girarono a guardarla, il primo con autentico odio, il secondo con un brandello di interesse.

“Tu devi essere quello stecchetto magrolino che ha invitato Paco a sodomizzarsi con una clava, dico bene?” le chiese Dieci molto seriamente.

E dalli con ‘sta clava.

“Le notizie volano, eh?” grugnì Verena mentre Paco diventava rosso come la cresta di un gallo.

“Quindi, Paco e Teo non stavano chiacchierando, secondo te?” le chiese gentilmente Dieci con la faccia seria e gli occhi irridenti.

“Oh, certo. Si stavano proprio sparando due canne in compagnia e discutevano della politica totalizzatrice delle superpotenze nei confronti del terzo mondo.”

La faccia di Scaturro era diventata inespressiva più o meno al “canne” e violacea al “totalizzatrice”.

“Di cosa cazzo parli?” abbaiò inferocito.

Dieci continuava a guardare fisso Verena: incrociare quegli occhi blu, ironici e freddi allo stesso tempo, le fece provare un improvviso brivido lungo la schiena.

“Cattiva, cattiva ragazza” chiocciò Dieci con di nuovo quell’ombra di sorriso sulle labbra “Già è difficile per Paco capire una frase che abbia soggetto, verbo e complemento, figurati se gli vai a incasinare i discorsi così. E poi nemmeno lo sa cos’è una canna.”

Le strizzò l’occhio, complice, e il brividino lungo la schiena divenne un terremoto di notevole magnitudo. A Verena non piacque affatto: d’improvviso, realizzò che trovare simpatico quel tizio molto biondo e molto vomitosamente sexy fosse un po’ troppo destabilizzante per la sua già labile psiche.

“Va là che lo sapete tutti e due di sicuro” si affrettò a dire scostandosi “Anzi, vi consiglio subito una jam session a due. Saluti a tutti, statemi bene.”

Girò i tacchi e marciò via, tallonata da Oleana che non la smetteva di sghignazzare. Non aveva fatto nemmeno tre passi che la voce di Dieci la raggiunse alle spalle, morbida e ruvida insieme.

“Ehi gioiellino, te la cavi con così poco?”

Certo che no, pensò Verena amareggiata fra sé e sé.

“Lo gradirei molto” buttò lì girandosi di nuovo verso di loro “Visto che errare è umano, perseverare è diabolico, perdonare è divino e fregarsene è da stronzi, perché non ci perdoniamo tutti e stronzeggiamo un po’ fregandocene l’uno dell’altro?”

“A me sembra una buona idea.” pigolò Oleana, subito zittita da uno sguardo azzannatore di Scaturro.

Dieci invece guardava Verena con quegli occhi inquietanti che le mettevano addosso agitazione. No, a Verena quel tizio non era per niente simpatico.

“Come vi pare.” sbuffò infine quando capì che nessuno dei due avrebbe risposto “Io per oggi di testosterone ne ho abbastanza.”

“Se dovessi averne bisogno ancora, fammi un fischio.” ammiccò Dieci sornione.

Scaturro non disse niente, ma nei suoi occhi passò un intero film dell’orrore. Che bei giorni sereni che la aspettavano, pensò Verena depressa avviandosi con Oleana al suo fianco.

*          *          *

“Non vorrei evidenziare l’ovvio” confessò Oleana quando furono fuori portata d’orecchio “Ma mi sa che Paco ti ha preso in antipatia.”

“Davvero?” gorgogliò Verena amareggiata “E io che ero convinta volesse invitarmi a casa sua per un tè.”

“A Dieci invece sei piaciuta” continuò Oleana con tutt’altro tono, molto da comare eccitata “Dio, ma l’hai visto quanto è figo?!?!”

Nemmeno a Verena piaceva evidenziare l’ovvio, anzi, se poteva lo negava con tutte le forze.

“Chi, quel biondo tinto che si crede l’emanazione terrena di Odino?”

“E’ biondo naturale” dichiarò Oleana convinta “Non mi dire che non lo trovi assolutamente pomiciabile.”

Verena sorrise dell’entusiastico neologismo.

“Infatti non lo trovo.”

“Eppure” continuò Oleana provocatoria “Visto che hai conosciuto il suo gemello secondo le scritture tanto schifo non dovrebbe farti.”

Teo e Dieci gemelli, nientepopodimeno!

“Teo è un’altra cosa.” tagliò corto Verena.

“Di sicuro. A partire dal fatto che sei l’unica persona al mondo che può testimoniare di avere verificato la sua… come l’hai chiamata? Volgare dotazione.”

Ammiccò e Verena capì che Oleana aveva intuito un bel po’ di cosette.

“Mi sa che il gemello cazzuto è di tutt’altra pasta.” divagò prontamente.

“Grazie al cielo” sospirò Oleana di nuovo rapita “Lui sì che ha sparso la sua dote generosamente. In lungo, in largo e anche in obliquo.”

“Mi sta già sul piloro” borbottò Verena sinceramente “E da dove viene quel nome aritmetico? E’ bravo a fare di conto?”

“In realtà si chiama Luca” mormorò Oleana maliziosa “L’hanno chiamato Dieci e lode dopo le sue prime performances sessuali.”

“Dio, che cosa patetica. E gli hanno anche eretto un monumento in piazza visto che è così decorativo anche se ha il quoziente intellettivo di una canna da pesca?”

“Non ancora, ma hanno già ordinato il granito” sorrise Oleana “Hai ragione, Dieci si comporta come un perfetto stronzo da manuale per apprendiste vergini. Lo sappiamo noi femmine, lo sa lui, lo sa persino il parroco: però è da quand’era all’asilo che facciamo la fila per lui. Che vuoi farci, è topo nel DNA, il maschio più gettonato del momento…”

Verena si bloccò di colpo in mezzo alla strada.

“Dieci è un maschio?” strillò spalancando gli occhi a palla “Perché diavolo non me lo hai detto prima?!?”

Oleana trattenne a stento un sogghigno dietro un’espressione semiseria.

“Che spirito lassativo.” dichiarò altezzosa.

“Va là che invece mi trovi simpatica.”

“Oh, sì. Come un dito in un occhio.”

“Non essere volgare. Si dice un dito nel culo.”

“Mi scusi, quando a scuola hanno insegnato il dito nel culo avevo gli orecchioni.”

“L’avevo detto io che eri quasi analfabeta.”

“Un giorno mi insegnerai a fare la riverenza, quando mi inviterai a mangiare da te. Sto ancora pensando a quelle pennette al salmone…”

“Ah, ecco perché mi stai ancora tra i piedi!”

“Ovvio, credevi che fosse per quello spermatozoo gigante che hai per cappello?”

“Parla quella dalle All Star ormai cementate ai piedi. E va bene, quando la mia cuoca cucinerà trippa ti inviterò a pranzo.”

“Che stella. Ho già lo stomaco che canta la Traviata.”

Sbuffarono e sorrisero e si trovarono amiche con genuina sorpresa.


 

 

 

SOLITE NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

Roby: Quando mai potrei lasciare i miei diletti pargoli in astinenza? A dire il vero, questa cosa di “Geometrie” sta uscendo un po’ da sola, senza gran impegno da parte mia, ma con sommo divertimento! Dopo Ab Aeterno ne avevo proprio bisogno… Davvero Verena è irresistibile? Wow, lo ritengo un complimento a me medesima, visto che ogni personaggio è un po’ me, in fondo. Occhio però che Jude è gelosa….

Chocolate fairy girl: Oddio, bella storia non lo so… divertente spero! Per me scriverla lo è di sicuro, un vero toccasana per l’umore! Ci sentiamo spesso, allora, vero?!?

Marzy: Tesoro mio, io scuso tutto… ma cosa caspiterina vuol dire AWOL? Sembra una marca di ammorbidente per capi delicati. Lo scoiattolo è ancora vivo? MA non era morto durante quel pensiero complicatissimo, quando la ruota si scardinò e precipitò a terra? Mah, forse quello era il mio scoiattolo… taaanto taaanto tempo fa! Un bacione pure a tia, mia bbbella!

Ellemyr: Tutt’altra cosa da Ab Aeterno, sia chiaro!! Sia come stile narrativo che come trama che come genere che come rating che come impegno profuso dall’autrice. Scrivere di Teo e Verena mi dà una leggerezza che scrivere di Lena e Saverio non mi ha mai trasmesso. Ma è giusto così, mi piace diversificare la mia produzione artistica (senza cadere nell’escrementizio, spero). Spero che il tutto continui a piacerti, nonostante la chiarissima diversità!! Un bacione, e grazie come sempre delle splendide parole!

Armonia: Premetto che io Teo lo amo (^_^). Lo amo come ho amato Garrie_O di “The Runners”, visceralmente e totalmente. Perché è buono e si piace com’è, qualità che mi manca e che invidio profondamente in chiunque. Effettivamente, i nomi che finiscono per “ana” hanno un loro handicap toponomastico che in genere me li fa scartare a priori. Oleana è venuta così, d’altronde come giustamente ricordavi, i nomi emiliano romagnoli sono sempre allegretti, no? E come ben sai, io emilianissima sono!! Ricambio i baci, a presto spero!!!!

Rik Bisini: Hei, quella coas ain fisica l’ho studiata anche io!! E anche “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, il che spiega quell’odore rivoltante che certa gente emana, ma non mi convince sulle origini di Johnny Depp… quello lì l’hanno creato ex novo, secondo me. Sono felice che sta roba non risulti troppo leggere, almeno per te. Sapessi com’è divertente scrivere queste sciocchezze demenziali!! Terapeutico, direi. Come i bagni nella nostra piscina! Baci baci

Londonlilyt: Amora mia dilettissima, mi chiedi come invento certe cose? E chi ti dice che io inventi? In genere prendo spunto dalla vita reale: nel mio ufficio quando si inizia a fare battute non si finisce più! Ah, e così hai una specie di hot line? Bene! E’ così che sprechi i soldi dei contribuenti?!? (….). Comunque se hai qualcosa di utile da passare…

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 : Il giorno dopo ***


Capitolo 4: Il giorno dopo

Capitolo 4: Il giorno dopo

 

Ed ecco quindi il giorno dopo. Il fatidico the day after, quello dove si dovrebbero vedere i protagonisti del film alle prese con il famigerato “felici e contenti”. Verena non era un granché felice, meno che meno contenta. L’ombra di Scaturro il Terribile rallentava il suo passo davanti alla scuola mentre gli sguardi incuriositi degli studenti erano tornati a punzecchiarla come spilli.

Ehi, ciao!”

Oleana Odescalchi, autoproclamatasi d’ufficio amica di Verena dopo due ore di telefonata pomeridiana, le arrivò di fianco saltellando, capelli al vento e sorriso a centoottanta denti.

“Com’è che sei così felice?” si stizzì Verena vedendola “Ho per caso fatto testamento lasciandoti i miei averi quando Scaturro mi trasformerà in microfibra vegetale?”

“Che me ne farei delle tue carabattole?” la sfotté Oleana prontamente “Sono già multimiliardaria di mio. In realtà sono felice perché oggi è un giorno speciale. Dopo quello che è successo ieri, Teo e Dieci ti rivolgeranno sicuramente la parola e io potrò approfittarne per far loro la risonanza magnetica.”

“Figurati.” commentò brevemente Verena, ammutolita dalla prospettiva.

Non aveva riflettuto sulle possibili implicazioni del “giorno dopo”, ma di certo non aveva voglia di incontrare i gemelli Ferri; al pensiero di vederseli davanti, occhi blu ammiccanti e sorrisi da tombeurs des femmes, le si rimestavano gli organi interni per chissà quale nebulosa alchimia.

“Magari nessuno si ricorda dell’increscioso episodio con Big Foot Scaturro.” tentò speranzosa.

“Come no!” la demolì Oleana “Non si parla d’altro in tutta la scuola. A proposito, la tua clava è entrata nella leggenda, al pari del martello magico di Thor.”

“Perfetto” grugnì Verena abbruttita “E’ esaltante sapere che comunque vada la gente si ricorderà di te. Chi c’era a scuola l’ultimo anno di liceo? C’era Tizio Quattrocchi, Caio Ciccio, Scaturro Terminator e Verena dalla Clava. Oh, non vedevo l’ora che succedesse.”

“Se ti può consolare, fra le femmine sarai ricordata per qualcos’altro” la rassicurò Oleana salottiera “Sai… la storia di te, Teo e Dieci ha già scalato la vetta della Hit Parade amorosa della scuola.”

Me?” pensò Verena allarmata “Teo? Dieci? Storia?Anche peggio della clava!”

“Non esiste nessuna storia” provò a dire con viva speranza “E comunque magari oggi il Fabulous Duet non ci onorerà con la sua augusta presenza.”

“Lo vedi quello stormo di germani reali che starnazza nell’atrio?” cinguettò Oleana di ottimo umore “Ecco, là in mezzo c’è metà del Fabulous Duet; la metà che non è Teo, per intenderci.”

Verena non prese in considerazione lo stormo e nemmeno la metà del Fab Duet: rallentò l’andatura quando intuì l’alta e minacciosa figura di Scaturro sulla sua destra e il cuore cominciò a battere al ritmo del Requiem di Mozart.

“Merda secca, c’è il Caterpillar.” mormorò allarmata e Oleana, di riflesso, le si fece più vicina.

“Tranquilla” le disse decisamente agitata “Mica può menarti qui sul marciapiede, no?”

“Vai a capire cosa passa in quella camera iperbarica che ha per cervello” mormorò Verena di rimando “Credo che per sicurezza sia meglio scappare in Mozambico. Mi hanno detto che c’è un convegno di clave…”

“Verena!”

Una voce allegra con una leggera e deliziosa erre rotolante la sorprese alle spalle: Teo, capelli biondi flambè, camicia celeste svolazzante e un paio di jeans che aderivano in maniera decisamente imbarazzante, un panino in mano che sventolava neanche fosse una bandiera, le arrivò a fianco in un gran turbinio di arti al vento e sorrisi luccicanti.

“Era ora che arrivassi” tubò mimando due baci sulle guance e sbattendo lezioso le ciglia grondanti mascara “Cominciavo a credere di aver avuto un’allucinazione, ieri.”

“E’ perché ti fai di troppa roba chimica” spiegò Verena squadrandolo da capo a piedi “Ti ricordo che io e te non dovremmo parlarci nemmeno sottovoce. Sputarci sì, insultarci anche, ma parlarci civilmente no! Che penserà la gente?”

“L’unica gente che vedo qui intorno interessata alla nostra conversazione è la tua amica.”

Non era vero: li guardavano tutti, persino i passanti ignari dal marciapiede. Oleana stava probabilmente per evidenziare questo fatto, ma Teo diede un morso al suo sandwich, le fece l’occhiolino e lei sembrò di colpo uscita fresca fresca da una lobotomia.

“Ah… oh… eh…” balbettò incerta e Verena accorse in suo aiuto.

“Oleana è una tipa che sa farsi gli affari propri” tagliò corto con un’occhiata severa alla ragazza che era ancora incerta se svenire o iniziare a ululare “E che, soprattutto, tiene all’incolumità dei propri arti. Io mi stavo riferendo piuttosto a cosa penserà Lord Scaturro.”

“Paco non è un granché in grado di pensare” rispose Teo con logica inoppugnabile “Per quanto riguarda i nostri sputi, invece, detto tra noi ti trovo troppo interessante per non cercare la tua deliziosa compagnia.”

Le ammiccò con quel suo sorrisino storto irresistibile continuando a masticare bocconi di panino e Verena sentì Oleana singhiozzare al suo fianco. Per poco non fece altrettanto: camicia da Sandokan o no, pantaloni epidermici o no, trucco simil-Dolly Parton o no, Teo era davvero carino carino carino. Ed era sicuramente l’unico essere umano al mondo a parte Johnny Depp capace di risultare mortalmente sexy anche masticando pane toscano e prosciutto.

“Che vai cercando?” tentò comunque di dire poco convinta mentre Teo si appostava al suo fianco.

“Un milione di dollari, ma mi accontento di un’amica capace di pensare con la propria testa. ” continuò Teo con quel tono salottiero e irridente.

Aveva denti bianchissimi, pensò Verena distratta, con un sorriso che poteva sciogliere anche il Perito Moreno e una erre aggrovigliata che faceva venire degli strani brividini calorici lungo la colonna vertebrale. Molto, molto pericoloso, realizzò allarmata.  

“Ma come ti sei conciato stamattina?” sbottò per reazione allontanandosi di un passo “Sembri un moschettiere passato per Woodstock.”

Certo, lei avrebbe solo dovuto tacere visto che quel mattino si era infilata in un eccentrico vestito di gomma comprato a Londra; Teo fece un giro su se stesso, così evidentemente contento di sé che quasi convinse anche Verena.

“Visto che oggi probabilmente Paco mi spalmerà a spruzzo su un muro, ho pensato che almeno avrei dato un tocco di colore all’ambiente. Per caso non ti piace la mia camicia?”

“Dio mi guardi dal criticare un manufatto tanto gradevole” ironizzò Verena asciutta, indecisa se ridergli in faccia o congratularsi per il coraggio “Non è la tua camicia il problema, anche se ti fa somigliare a un cacatua colombiano. E’ per i tuoi jeans…”

Teo si studiò i pantaloni, controllando soprattutto il sedere con relativo singulto da parte di Oleana.

“Che hanno i miei pantaloni che non va?” si imbronciò poi rivolto a Verena.

“Niente. A parte che l’aggettivo “maledettamente stretti” è decisamente riduttivo per descriverli.”

“Stai insinuando che i miei pantaloni sono troppo aderenti?” domandò Teo dubbioso.

“Mettiamola così, non ho ancora sbirciato le parti basse, ma quando lo farò potrò dirti se sei circonciso o no.” rispose Verena lapidaria.

Invece di dispiacersi o arrabbiarsi o iniziare a insultarla, Teo sprecò un altro dei suoi meravigliosi sorrisi che le acceleravano il battito cardiaco.

“Adoro la tua sincerità.” le disse con voce dolce e qualcosa come un milione di farfalle iniziò ad agitarsi nello stomaco di Verena.

“Visto che siamo in vena di confidenze” aggiunse precipitosa evitando per un pelo di arrossire “Vorrei che mi spiegassi come mai ti incontro sempre con qualcosa di edibile tra i denti e lo stesso sei magro come un chiodo africano.”

“Metabolismo veloce” spiegò Teo finendo l’ultimo pezzo di panino con plateale soddisfazione “In famiglia siamo tutti così, mangiamo come bovari sudamericani e rimaniamo snelli come giunchi.”

Verena diede uno sguardo ai fianchi stretti di Teo, a metà tra lo scettico e l’invidioso.

“Se il tuo metabolismo si mette ad andare un po’ più veloce torna indietro nel tempo.” commentò asciutta e Teo le sorrise di nuovo abbagliandola.

“Ma se sei più magra di me” cinguettò allegro “E il tuo look vintage è quasi più eccentrico del mio. Insieme facciamo proprio una coppia alternativa.”

“Meglio di Vianello e la Mondani.” si intromise una voce sicura alle loro spalle e un centinaio di fenicotteri si aggiunsero alle farfalle nello stomaco di Verena; sia lei che Teo si girarono di scatto a fronteggiare il nuovo arrivato che non era Scaturro, né il Messia mandato dal cielo a salvarli ma semplicemente Dieci. Seguito da un discreto gregge di ragazze adoranti che fecero cerchio intorno a loro: neanche fosse una rock star, pensò Verena scocciata.

“Oh, sei tu” conguettò Teo felice “Cosa fai di bello da queste parti?”

“Saluto” rispose Dieci con aria paziente e altezzosa: girò lo sguardo su tutti, severo e divertito insieme “Ciao, fratello fioccoso. Ciao, donna sponsor della Pirelli. Ciao, amica della donna sponsor.”

Teo sbuffò senza prendersela minimamente; Oleana perse di colpo quei pochi, sparuti neuroni che le erano rimasti dopo lo sguardo di Teo e assunse una rarefatta espressione da cetaceo senza spiaccicare nemmeno un fiato; Verena, invece, guardò Dieci, incontrò i suoi occhi blu e freddi e decise immediatamente che l’altra metà del Fab Duet le stava altamente antipatica. D’altra parte doveva ammettere che i due gemelli visti uno di fianco all’altro davano un bel colpo di grazia all’angina pectoris. Erano la copia esatta l’uno dell’altro e nello stesso tempo sembravano diversi come il giorno e la notte; Teo solare e colorato come un uccello tropicale, Dieci cupo e fascinoso come un divo del cinema. Entrambi con quegli occhi azzurri dal taglio orientale, quei capelli biondo svedese così innaturali in mezzo a tante teste brune… di fianco alle loro figure alte e snelle sembravano tutti dei panini sbrodolanti maionese; Verena compresa, che col suo aborto di vestito di gomma si sentiva tanto come un chewin gum masticato.

“Ciao e speriamo presto addio.” gli sputò quasi contro attirandosi lo sguardo blandamente ammirato di Teo.

“E’ probabile” rispose Dieci a tono “Paco si sta scroccando le nocche da un’ora e non credo che di te rimarrà qualcosa di solido quando avrà finito.”

Verena sbiancò e Dieci le rivolse un sorrisetto serafico.

“Ok, rimani” si affrettò a rettificare Teo “Finché sei qui Paco non oserà attaccare.”

“Credete davvero che questa adunanza globale sia una buona idea?” sbottò Verena innervosita “A Scaturro basterebbe tirare qui in mezzo una bomba a mano per farci fuori tutti in un botto solo.”

“Ti ho già detto che Paco non è in grado di produrre idee così brillanti” sorrise Teo “Il suo cervello partorisce una sola idea all’anno e Paco ha già sprecato la sua occasione ieri, quando ha pensato bene di portare a scuola il suo diario…”

“Paco ha un diario?” domandò Dieci inarcando un sopracciglio.

“Paco sa scrivere?” aggiunse Verena scettica.

“E’ per questo che ce l’aveva tanto con me, ieri” sospirò Teo rammaricato “Ero riuscito a metterci le mani sopra… Poi, in mezzo a tutto quel casino, l’ho perso senza nemmeno riuscire a leggere un rigo. Forse è per questo che sono ancora vivo.”

“Hai capito l’angioletto di mamma” sogghignò Dieci “Tanto vento con le mani poi alla fine sei più subdolo di una faina.”

“Siamo cresciuti insieme, cocco” ribatté Teo imitando immediatamente la smorfia del gemello “Stesso DNA.”

Si scambiarono uno sguardo così complice che sarebbe bastato quello a farli somigliare come due gocce d’acqua: Verena e Oleana si sentirono di colpo come due intruse, alla stregua delle masse ovariche intorno a loro che sospiravano romanticamente alla vista dei loro beniamini congiunti. Poi, come un’ombra scura che offusca il sole, Verena si sentì addosso un’occhiata di palese malevolenza.

“Scaturro in rapido avvicinamento.” mormorò Oleana fra i denti e i sorrisi di Teo e Dieci si smorzarono repentinamente.

“Dove?” domandò Dieci con voce fredda e tagliente.

“180 gradi a dritta, velocità di 15 nodi” rispose in fretta Verena “Che facciamo, capitano, cazziamo la randa o molliamo il pappafico?”

Dieci fece in tempo a scoccarle un’occhiata divertita prima di pararsi di fronte a Scaturro, che era arrivato davanti al gruppetto con una convincente espressione da serial killer sul viso.

“Ciao Paco.”

“Dieci.”

Scaturro girò lo sguardo su Teo che fece un saluto rapido sventolando le dita.

“Ciao Cenerella.” lo salutò con un ghigno.

“Ciao batterio anaerobico.” rispose prontamente Teo e Dieci rivolse a lui lo stesso sguardo a metà tra il divertito e l’esasperato che aveva lanciato a Verena.

“A me non mi saluta nessuno?” si intromise Verena quando vide il viso di Scaturro colorarsi lentamente di carminio e l’intento omicida nei confronti di Teo lampeggiargli in fronte come un neon.

La manovra diversiva ottenne il suo scopo: Scaturro si girò a guardarla e il suo ghigno divenne quasi raccapricciante.

“Và che c’è pure Miss Mondo” gorgogliò “Che hai addosso? Il cellophane da imballaggio?”

“Non si sa mai che te lo debba prestare per spedirti a fare in culo.” rispose Verena amabilmente e sia Teo che Oleana tossicchiarono una risatina subito contenuta dentro una mano. Ma Scaturro le aveva sentite lo stesso: la sua aria da spaccone divenne per un attimo furiosa prima che riuscisse a controllarsi.

“Sei molto spiritosa” disse lentamente con voce bassa e minacciosa “E ieri mi hai dato dello zappatore. Non me lo dimentico, sai?”

“Io ci spero sempre” rispose Verena con un sorriso “Infatti ti ho dato anche del beduino razzista e omofobico, ma di quelli ti sei pure scordato, no?” 

Gli occhi di Scaturro si ridussero a due fessure, ma quando fece un passo minaccioso verso di lei si trovò davanti Dieci quasi casualmente.

“Hei, Paco, niente casini.” disse Dieci con voce bassa e morbida: fu così convincente che Scaturro fece un passo indietro e Verena tirò un metaforico sospiro di sollievo. Almeno finché Dieci non si girò a guardarla e non sembrava più divertito, ma quasi arrabbiato.

“Ci vediamo in classe.” sibilò Scaturro a Verena decidendo su due piedi di abbandonare il match in parità. Si allontanò a lunghe falcate, seguito dai brusii eccitati dei ragazzi che avevano assistito all’incontro/scontro.

“Wow, che roba!” sfiatò Oleana recuperando l’uso della verbalizzazione “Sembrava Mezzogiorno di Fuoco e sono solo le otto del mattino!”

“C’è mancato tanto così che ti mollasse un pacco di sberle.” mormorò Teo a Verena e voleva essere burbero ma i suoi occhi scintillavano ammirati.

“Non vedevo l’ora” sbuffò Verena scrollando le spalle “Giusto perchè è un po’ che non uso il cilicio chiodato e avevo davvero voglia di farmi del male.”

Il cuore però continuava a batterle come un tamburo africano. Oleana fece una risatina nervosa e Teo continuò a sorridere: l’unico ancora serio era Dieci che le piantò addosso un azzurro sguardo di rimprovero.

“Si può sapere dove hai il cervello?” le domandò molto freddamente “In lavanderia?”

“Non ho fatto niente di male” si difese Verena imbronciata “E poi scusa, ma anche tu non sei stato esattamente il Ghandi della situazione.”

“Io sono un maschio” ribatté Dieci con alterigia “E mi so difendere da solo.”

“Oh, questo spiega tutto!” esclamò Verena a cui era ovviamente saltata la mosca al naso “Mi scusi se non avevo valutato il fattore testicolare, o torreggiante e testosteronica creatura. Per la cronaca, sarò anche femmina, ma sono campionessa di aikido.”

“Con quelle due braccine secche che ti ritrovi, al massimo sarai campionessa di origami.” la sfotté Dieci con calma.

“Parla quello obeso” si stizzì Verena punta sul vivo “Se ti vedono quelli del Biafra ti mandano loro derrate alimentari.”

Un brusio oltraggiato si levò dalle masse ovariche a quell’eretica dichiarazione, ma Dieci sembrò ignorarlo.

“In classe sarai da sola con Paco, e indovina chi tra te e lui ne uscirà trasformato in composto spalmabile!”

“Direi che puoi anche smetterla di fare la nonnina saccente e preoccuparti per me” si stufò Verena “Non mi risulta che sia concesso commettere omicidi in classe col prof come testimone, e comunque nel caso che Scaturro ci provi, cercherò di tramortirlo con la mia famosa clava, ok?”

“Sei ostinata e antipatica” la informò a muso duro Dieci “Mi chiedo perchè Teo e Paco perdano tanto tempo con te!”

“Paco perde tempo con me perché è uno stronzo e ha il cervello di una spora pungiforme.” spiegò Verena impaziente.

“Io invece perdo tempo con lei perché indossa vestiti di gomma” si intromise Teo raggiante “Inoltre perché è deliziosamente stronza e perchè ti odia.”

Le masse ovariche sospirarono in coro scandalizzate, come mosse da un unico neurone (cosa peraltro possibilissima). Dieci si decise a guardare Verena con autentico interesse per la prima volta da che si erano conosciuti.

“Davvero mi odi?” chiese con blanda sorpresa: la fissava e Verena si sentì tremare le gambe.

“Ma no che non ti odio” rispose in fretta con voce appena più acuta “Sei ancora vivo, no?”

“Però non le piaci” insistette Teo mettendosi al suo fianco “La prima femmina del creato che non sbava nel vederti muovere un sopracciglio!”

Oleana, che vedeva un pelo più in là di Teo (forse perché indossava meno mascara…?) e che sapeva qualcosa in più degli ormoni femminili, fece per ribattere, ma poi, in un lampo di meraviglioso istinto di sopravvivenza, preferì tacere.

“Io non ti piaccio.” continuò quindi Dieci sempre con gli occhi blu ben piantati in quelli di Verena. Le masse ovariche rizzarono le orecchie trattenendo il fiato, come pure Oleana con lo scettico sopracciglio sempre alzato; Teo invece le sorrise fiducioso prendendola a braccetto. Verena aspirò distratta il suo profumo fruttato; era delizioso e intrigante, come nostalgia d’estate.

“Decisamente no.” si decise a rispondere con voce leggermente rauca.

Oleana sbuffò, le masse ovariche ruggirono oltraggiate e Dieci si decise a sorriderle, sornione.

“Bene.” sentenziò con voce morbida.

Aveva un sorriso che ammazzava, pensò Verena vagamente persa.

“Vedi?” esultò Teo iniziando a trascinare Verena verso la scuola “Materia grigia versus ormoni, 4 a 3. Non mi era ancora capitato di vedere un tale prodigio con Dieci nei paraggi. Ti devo studiare e isolare il gene che lo scatena; prima però ci fermiamo al bar che prendo un pezzo di pizza? Ho una fame che azzannerei qualsiasi cosa somigli a una mozzarella.”

Verena si lasciò trascinare via incerta; Oleana le trottò di fianco e Verena vide che il suo sopracciglio non si era ancora abbassato. Preferì non indagare e si chiuse in un broncio muto.

“Tutto bene?” le chiese Oleana allusiva: ne sapeva qualcosa, lei, di bronci muti.

“Certo che va tutto bene” rispose Verena decisa “Scaturro e la mia clava a parte va tutto benissimo!”

Ma sentiva lo sguardo di Dieci sulla schiena, lo sentiva caldo e pressante come un potente raggio di luce e dentro di sé pensò che le cose in realtà non stavano affatto andando bene.  

 


 

NOTE DELL’AUTRICE

 

 

 

 

 

 

 

 

Chocolate fairy girl: Felice di esserti stata d’ispirazione!! Ma poi la fai leggerea nchea  me questa storia…? Ah, un’ultima cosa: giù le mani da Teo, lui è mio!

MarzyPappy: Oh, solo io ho lasciato il locale sfitto? E’ così pieno di ragnatele lassù che non ci vuole andare nemmeno un neurone di bradipo… Sono felice che Dieci riscuota il tuo favore, te lo mando volentieri per Natale!! Preparo le lasagne per la tua venuta, tesorino… da te voglio solo una porzione di pastiera fatta dalle manine d’oro della nonna, è possibile?

Aurora: Che cos’è questa cosa…? Oddio, non so… un aborto di scrittura, un tentativo di buonumore…? Ditemelo voi, sono nelle vostre umili mani…!

Armonia: Soppa, ma siamo tutte di lambruscose origini qui!! Io sono di Reggio Emilia, terra di tortellini, prosciutti e formaggi, oltre che dei soliti lambruschi che danno quel tipico buonumore godereccio. Anche io sono fiera delle mie origini, e qui da noi i nomi strani si sprecano (Oleana era una mia collega di lavoro… non invento niente, he he he). Ti presto pomiciabile se mi fai vedere a chi lo applichi (^-^). Baci baci!!

Roby: Povero Garrie_O… già c’ha la sfiga di doversi sorbire Cardie day and night (che, credimi, non è facile, conoscendo la sua schizofrenia galoppante). Grazie per i complimenti, spero di replicare e continuare a portare buonumore!! Kiss

Greta91: Eh, mia dolcissima, non mi sopravvalutare… scrivo per diletto, ma non sempre quello che diletta me è capace di dilettare voi! Comunque sia, finché ci siete sarò felice, Vostra Beltate Bellissima!! Sbaciozzi ricambiati!

Londonlilyt: Ma dai!!! Avrei detto che in Australia si fornicava come canguri. Evidentemente mi sbagliavo… comunque non mi interessa, come Verena ho deciso di darmi all’ascetismo sessuale per i soliti motivi: Johnny Depp non è disponibile e il resto del mondo non mi scatena l’ormone. Speravo nel famoso barista irlandese, ma mi sembra di aver capito che qui nessuno vuole presentarmelo… che cattive che siete!! Un bacione, bellezza, a presto!!

Rik Bisini: Ciao mio adorato, sempre perfetta e lusinghiera la tua attenta analisi!! E’ vero, mi auguro di riservare sorprese sui personaggi… anche se diciamocelo, questa storia non sarà né Guerra e Pace né Il paradiso perduto, quindi una volta presentanti tutti i personaggi, la storia si snoderà rapidamente. Almeno, le intenzioni sono queste: l’ultima volta che ho pensato così è saltato fuori la prova del drago… tuffo a bomba, arrivoooo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 : Moi äiti ***


Capitolo 4: Il giorno dopo

Capitolo 5 : Moi äiti

Ore 13,00, all’uscita del liceo Montessori.

“Come ci siamo riuscite?” chiese Verena quando arrivarono sul marciapiede di fronte alla scuola.

Oleana, fedelmente al suo fianco, la guardò interrogativamente.

“A far cosa?”

“A uscire dalla scuola.”

“Bé, abbiamo messo un piede davanti all’altro dirigendoci in direzione sud-sud ovest con una traiettoria rettilinea.”

“Deficiente. Intendevo come abbiamo fatto a uscire vive dalla classe con Scaturro che ci aspettava al varco più incazzato di Robespierre con Maria Antonietta.”

“Semplice. Al suono della campanella, ci siamo appese io al braccio destro e tu al sinistro del prof di scienze e gli abbiamo chiesto di spiegarci le funzioni della lipasi e dell’amilasi mentre uscivamo da scuola. Siamo passate sotto al naso di Scaturro con il prof in pieno delirio enzimatico e siamo arrivate sane e salve all’uscita dove abbiamo appreso che la lipasi non è un’isola del Mediterraneo ma un prodotto del nostro pancreas. E ora eccoci qui, pronte per il pranzo e tutti i suoi enzimi conseguenti!”

“Che sollievo” sospirò Verena ancora incredula “Vorrei solo non dover incontrare…”

“Ciao, bambole!”

La voce di Teo le raggiunse un attimo prima che arrivasse anche lui, col solito turbinio di colori e l’immancabile panino in mano.

“Ecco, appunto.” sospirò Verena già di cattivo umore.

Non aveva voglia di vedere Teo: non perché non fosse piacevole da vedere, perché lo era fin troppo, ma perché era stancante rimanere sempre sulla difensiva. E per motivi complicati e remoti sui quali era molto meglio non indagare, gli occhi azzurro cielo di Teo la mettevano indubbiamente sulla difensiva. Per non dire che la spaventavano, anche se l’idea che lei, Verena Bassi la Tosta con la Clava, fosse in soggezione davanti a Teo, il Canarino Biondo senza Clava, aveva del ridicolo. O forse proprio per quello. Fatto sta che quando arrivava Teo, Verena sentiva il famoso campanello d’allarme… anzi, più che un campanello, sentiva dentro l’intera sezione fiati della filarmonica di Vienna!

“Ho avuto un’idea meravigliosa!” cinguettò Teo ispirato ignorando il malcelato broncio dell’amica.

“Quale, la combustione spontanea?” ringhiò Verena burbera.

“No, sciocchina” sorrise Teo per niente scalfito “Ma perché sei sempre così deliziosamente brusca, Verena cara? Non sai che ti fai venire le rughe?”

“Chiamami ancora Verena cara e le rughe verranno a te.”

“Passiamo alle minacce?”

“Sai che sono un tipo violento. Ricordati della clava.”

“Mi ricordo un sacco di cose di te, Verena ca… Verena.”

A quel punto cui fu un ammiccamento malizioso di Teo e una conseguente extrasistole di Verena.

“Allora, cos’era l’idea meravigliosa?”

“Un invito a pranzo.”

Panico.

“Non posso” rispose immediatamente Verena “Mi ha invitato Oleana.”

Non era vero e Oleana fece schizzare di nuovo il suo sopracciglio verso l’alto, ma fortunatamente non disse nulla. Anche perché Teo aveva di nuovo sorriso modello lampada abbronzante e aveva dato un morso entusiastico al panino.

“Perfetto! Vi invito tutte e due!”

Di nuovo brivido di panico da parte di Verena.

“Non possiamo” decise subito dopo “La mamma di Oleana ha già preparato un pranzo con tre portate di pesce e si incazza di sicuro se le diamo buca…”

“Oh.” sospirò Teo spegnendosi con l’aria di un cucciolo di cocker.

“Ma Verena cara!” si intromise Oleana “Certo che possiamo accettare l’invito!”

“Verena cara tua sorella” abbaiò Verena incattivita “E poi noi non possiamo accettare, ho detto.”

“Mia mamma mi ha chiamato prima e mi ha detto che il pranzo a base di pesce è rimandato.”

“Davvero?” si illuminò di nuovo Teo.

“Davvero?” ringhiò Verena sfidando Oleana con lo sguardo, la quale rispose sfarfallando tranquillamente le ciglia.

“Davvero” rispose sicura “Mamma aveva lasciato il pesce a sbrinare sul davanzale della finestra, è passato un piccione e sai come sono i piccioni… fatto sta che adesso quel pesce non lo vuole nemmeno il gatto e così a pranzo c’è solo la Simmenthal.”

“Ma è perfetto!” si esaltò Teo (dopo aver doverosamente ingoiato vivo il resto del panino) “Dico a mamma di preparare due posti in più!”

Tirò fuori il suo cellulare dalla tasca come fosse un coniglio dal cilindro e cominciò a pestare sui tasti mentre Verena e Oleana si scambiavano uno sguardo ostile.

“Che storia coraggiosa.” si schifò Verena e Oleana le sorrise serafica.

“Mai come quella di mia madre che cucina il pesce” rispose sottovoce “Non sa nemmeno affettare il pane!”

“Dovevi reggermi il gioco.” sibilò con voce ancora più bassa Verena.

“Col cazzo” rispose Oleana graziosamente “Un invito a casa di Teo e Dieci… ucciderei mio padre con un braccio staccato a mia sorella per questo!”

“Allora, andiamo?” si intromise Teo prendendo a braccetto l’una e l’altra raggiante.

“E va bene” cedette Verena con un ultimo sguardo di fuoco a Oleana che sembrava di nuovo essersi appena fatta una dose di morfina “Ma se qualcuno mi chiama ancora Verena cara sapremo finalmente che fine far fare a quel maledetto pesce.”

*          *          *

L’invito a pranzo di Teo non era arrivato per caso, ma non nel modo che Verena poteva sospettare. C’era stato in precedenza un bizzarro dialogo in casa Ferri, iniziato con Teo e suo fratello che tornavano da scuola accolti come al solito da un’affettuosa mamma Ferri.

“Oggi ho conosciuto una ragazza pazzesca.” cinguettò Teo a sua madre mentre Dieci si rabbuiava impercettibilmente.

“Pazzeska in senso buonno o kattivvo?” domandò mamma Ferri: l’accento curioso poteva sembrare sardo, ma in realtà era finlandese.

“Ancora non lo so” rispose Teo cogitabondo “E’ tosta e un po’ ruvida, ma è originale e parecchio carina.”

“Ricordati sempre di guardarre gli okki” suggerì mamma Ferri scodellando davanti ai figli una montagna di salsicce biancastre che contenevano più o meno due maiali e mezzo “Kome sonno kuelli di kuesta ragazza?”

“Scuri” meditò Teo concentrandosi sul ricordo di Verena “Molto italiani. Effettivamente sono molto belli.”

“Puah.” commentò Dieci infilzando una salsiccia e sia Teo che mamma Ferri lo guardarono sorpresi.

“Puah a chi?” chiese Teo.

“Puah alla tizia che dici tu.”

“Verena non ti piace?”

“No.” rispose immediatamente Dieci senza nemmeno pensarci su.

“Eppure è carina.” sorrise Teo sotto i baffi.

“Karinna nel senso dekorattiva o karinna nel senso dolce?”

“Dolce quella!” si schifò Dieci prima che Teo potesse aprire bocca “Sembra un incrocio malriuscito tra un sottomarino atomico e Amelia di Paperino.”

“Addirittura!” commentò Teo scambiando un fuggevole quanto significativo sguardo con la madre “In genere sei più di bocca buona con le femmine.”

“Beh, quella femmina invece non mi piace.”

“Effetto broccoli a pranzo o effetto volpe e uva?”

“Effetto broccoli.” rispose Dieci un po’ troppo in fretta.

Nuovo scambio ispirato di sguardi celesti tra madre e figlio fioccoso.

“In verità ce l’hai con Verena perché non è svenuta ai tuoi piedi quando ti ha visto” sghignazzò malizioso Teo “Anzi, mi è stato detto che in qualche modo criptico ti ha mandato a cagare.”

“Mi aveva scambiato per te.” puntualizzò Dieci compunto.

“Comunque sia, l’effetto broccolo forse è proprio dovuto al fatto che ti fa bene ogni tanto essere trattato come essere umano invece che come un principino viziato. E poi ammetterai che è carina per davvero.”

“C’è gente che per diletto si strappa le sopracciglia con le pinzette, quindi immagino che il concetto di carino sia abbastanza versatile.”

“Verena non è versatile” precisò Teo semiserio “E’ carina punto e basta. Certo, rispetto al tuo classico modello è un po’ fuori dalle righe…”

“E quale sarebbe il mio modello?” si informò Dieci lavorando alla decima salsiccia.

“Bionda, preferibilmente tinta; magra come un mucchietto di bastoncini per giocare a Shangai; gamba lunga dieci piani più mansarda; occhio ceruleo ed espressivo come quello di un sarago alla griglia; quoziente intellettivo di uno stafilococco…”

“Ti stai facendo l’autoritratto?” domandò Dieci ironico.

“No, sto facendo quello della tua fidanzata.”

“Mariacarla non è la mia fidanzata.” ribatté immediatamente Dieci e Teo sorrise esultante.

“Lo dicevvo io!” sghignazzò persino mamma Ferri.

“Vedi che l’hai riconosciuta anche tu? Scommetto che è stato il paragone col sarago.”

“Ma piantala” sbuffò Dieci mollando a metà la dodicesima salsiccia “Tanto lo so che voi due vi siete messi d’accordo per demolire Mariacarla in tutti i modi. Come se me ne fregasse qualcosa: a me va bene così com’è e lei mi trova perfetto così come sono.”

“Quella al mondo trova perfetto te e il suo smalto per unghie” sottolineò Teo “Tira tu le tue somme…”

“Dovrei preferire la tua moretta dalla linguaccia all’acido muriatico?” domandò Dieci alzandosi in piedi “No grazie. Vado in camera mia.”

Uscì dalla stanza seguito da un inquieto silenzio: Teo e mamma Ferri si scambiarono uno sguardo accorato.

“Sei sikurro?” domandò mamma Ferri dubbiosa.

“Ti dico che Verena è perfetta per Luca” rispose sottovoce Teo con aria da cospiratore “Ha cervello e un senso dell’umorismo incredibile. Si veste come un’artista e il fatto che sia venuta a salvarmi da Paco con quella grinta fa capire che ha anche cuore.”

“Sembra interessante.”

“Lo è. Ed è bella, di una bellezza viva e cangiante: non ti stancheresti mai di guardarla.”

“Devvo vederla” sentenziò mamma Ferri impressionata “Domanni riesci a portarla kui?”

Teo inarcò le sopracciglia e sorrise magnanimo.

“Tu prepara la pizza e aspetta.”

*          *          *

La casa di Teo era una signora casa dall’elegante tetto spiovente e il giardino curatissimo con bassi alberi giapponesi. Verena era già in soggezione così, ma lo fu ancora di più quando una signora la accolse sulla soglia con un sorriso a 360° . Mamma Ferri in carne e ossa: era così sfacciatamente bella e bionda e con due occhioni blu così dolorosamente uguali a quelli dei figli che non poteva essere nessun altro.

“Moi äiti.” disse Teo in tono coccoloso entrando in casa disinvolto.

“Moi karas.” rispose mamma Ferri, ma guardava Verena con due radiografi azzurri che facevano venire caldo.

“Buongiorno.” mormorò Verena intimidita.

“Salve!” cinguettò la donna con una voce allegra e un leggero accento straniero “Tu sei Verenna?”

“Ehm, sì” rispose Verena facendosi scudo con Oleana “Lei invece è Oleana Odescalchi, una mia compagna di classe.”

Non era per niente un buon segno che mammina sapesse il suo nome prima ancora che varcasse la soglia. Si chiese se sapesse anche del bacio accessoriato che aveva dato al suo figlioletto senza nemmeno saperne il nome e di colpo desiderò emigrare in Micronesia.

“Entratte, entratte” la precedette mamma Ferri spingendo dentro lei e Oleana “Siamo già pronti per il pranzo. Teo, vai a kiamare Lukka. E attento a Ottello, è kui da kualke parte…”

Mentre parlava un cagnolino meticcio talmente microscopico da essere tranquillamente scambiato per un topo, sbucò da dietro una pianta e senza nemmeno passare dal via sfrecciò per la stanza e andò a conficcarsi nello stivale di Verena coi dentini appuntiti.

“Ottello!” berciò mamma Ferri scandalizzata mentre Verena fissava gli occhietti furiosi dell’animaletto che continuava ad azzannarle la scarpa con metodico impegno.

“Cos’è?” si informò Verena con genuina curiosità “Un topo mutante?”

“E’ un cane.” rispose Oleana trattenendo a stento una risata.

“Mi dispiacce moltissimo…” iniziò mamma Ferri.

“Non fa niente signora” disse con calma trattenendosi a stento dallo spiaccicare il cagnetto contro il muro con un calcio piazzato “Ho gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi fa male.”

“Ma non è edukatto!” proseguì mamma Ferri costernata “Teo, fa qualkosa!”

Teo si precipitò a raccattare il cagnetto, profondendosi in scuse.

“Mi dispiace per Otello” disse con voce molto dolce “A parte le deiezioni particolarmente odorose che molla in giro per casa, è davvero un cucciolo adorabile, ma con gli estranei tira fuori il Dobermann che c’è in lui.”

“Figurati.” rispose magnanima con un sorriso: si guardò bene dal far notare che quell’affare peloso non aveva considerato Oleana nemmeno di striscio pur essendo estranea almeno quanto lei. Evidentemente si trattava di antipatia epidermica. Otello abbaiò ferocemente, come per confermare la sua diagnosi silenziosa: aveva un modo di abbaiare stranissimo, una specie di “Waff!” come lo sfiato improvviso di un gommone. 

“Senti come cazzo abbaia quel pulcide” sentenziò uno voce dalla stanza vicina “Chi è entrato, l’esattore delle tasse?”

Il cuore di Verena ebbe un sobbalzo nel riconoscere la voce di Dieci.

Lo sapevi che abitava qui, no?” pensò rapidamente cercando di mantenere la respirazione normale “Stesso DNA di chi ti ha invitato a pranzo, ricordi?” 

“Non ti permetto di offendere Otello!” sentenziò Teo battagliero.

“Basta guardarlo che si offende da solo” risuonò la voce di Dieci in avvicinamento “Già è fatto male di suo, con tutto quel pelo e quelle zampe che sembrano bastoncini Findus scongelati: ci mancava solo l’abbaiata asmatica per demolirlo del tutto.”

Dieci entrò in quel momento in sala con un sorriso rilassato che subito si congelò sul viso alla vista di Verena e Oleana.

“Abbiamo ospitti!” esclamò felice mamma Ferri “Konosci Verenna e Oleanna, vero?”

“Come no” rispose Dieci mentre un lento sorriso maligno gli arricciava le labbra “Adesso capisco le convulsioni di Otello.”

“Lukka!” si scandalizzò ancora mamma Ferri.

“Non si preoccupi signora” intervenne Verena per niente scalfita “Come le ho detto prima, ho gli stivali d’acciaio rinforzato, non mi fa male.”

A Oleana scappò una risatina nasale proprio mentre un altro tizio entrava nella sala da pranzo: era anche questo alto, biondo e bello come un dio del Walhalla e gli occhi di Oleana schizzarono fuori dalle orbite come palline da ping pong. “Ma questa è una famiglia o la versione maschile delle Pussycat Dolls?”, pensò invece Verena abbagliata.

“Ciao” disse il Dio con un sorriso incuriosito “Cos’è tutta questa folla?”

“Questo è Marco, mio fratello maggiore” presentò Teo mentre Marco allungava una mano che Verena prendeva di riflesso senza riuscire a spiaccicare parola; “Marco, queste sono Verena e Oleana.”

“Verena?” si informò Marco con interesse “Quella della clava?”

Gesù salvami, pensò Verena con orrore.

“Sentite, non è che potreste ricordarvi di me per qualcosa di diverso? La storia della clava potrebbe essere male interpretata dai posteri.”

Marco sprecò per lei uno di quei sorrisi diamantiferi che sembrava caratterizzare tutti i Ferri.

“E’ anche simpatica! Che peccato che devo scappare via.”

Ecco, bravo” pensò invece Verena sollevata “C’è già una tale concentrazione di biondi da infarto qui che la valvola mitrale mi scoppietta come una marmitta difettosa.”

Marco uscì salutando, con gli occhi di Oleana e Verena saldamente inchiodati ai dorsali scolpiti. In realtà guardavano entrambe il suo sedere, ma non l’avrebbero mai ammesso nemmeno con loro stesse.

“Mangiamo?” propose Teo vagamente rabbuiato “Ho una fame che tra un po’ ingoio Otello.”

Magari.” pensò Verena con un lampo di odio verso il canide.

“Magari.” commentò Dieci accorato e Otello, intuendo la sottile ostilità dei ragazzi, abbaiò loro dietro con quei suoi tediosi “Waff!Waff!”, ben accucciato tra le amorevoli braccia di Teo.

Affogati, brutta ciabatta di pelo.” pensarono Dieci e Verena contemporaneamente: poi si scambiarono un rapido sguardo di striscio, come se avessero parlato in un modo che solo loro potevano capire. Fu un attimo indeciso, ma lo stesso Verena perse tutto l’appetito mentre seguiva mamma Ferri a testa bassa in sala da pranzo.

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TEO(!!): Ti ho messo in testa per ovvi motivi, mio caro! Hai due cose in comune con il mio Teo, il nome e il sesso, quindi sappi che ti amo a prescindere! Dimmi che hai anche gli occhi azzurri, una fame cronica e lunghe gambe svagate e il mio cuore sarà tuo per sempre!! Scherzi a parte, grazie per i complimenti, spero di risentirti su queste reti ASAP!! Ciauz!

Chocolate fairy girl: Anche io adoro Teo!! Perché mi vengono fuori dei personaggi così carini? Perché so tutto di loro con tale chiarezza… cosa gli piace, cosa odia, quali sono i suoi pensieri… Dopo è un casino rendersi conto che non esistono!! Fatina cara butta qui un pezzo di fondente al peperoncino, che almeno mi consolo con i carboidrati…

_Ellie_: Ma dai… mi fai arrossire!! Troppo buona, troppo buona… Stronzaggine allo stato brado non me l’aveva mai detto nessuno, sono commossa!!*o*!! Che avviso devo mettere per i miei lettori? Scrittrice (si fa per dire) completamente fusa quindi psicologicamente instabile drogata di vostre recensioni…? Così va meglio! Senti, ma… “ommiomarionettistaaaaaaa” cosa vuol dire?!? Kuss!!

Krisma: Carissima, benvenuta!! Sono davvero lusingata e felice per le belle parole, e ti posso garantire che non ti sto affatto prendendo per pazza… sono abituata a molto peggio, credimi (prima di tutti me stessa medesima, notoriamente pazza come un cavallo pazzo). Spero di risentirti presto, intanto grazie infinite!!

Roby: Jude è molto molto gratificata dalle tue parole (Garrie un po’ meno, ma lui è un po’ che la sopporta, quindi conosce i suoi polli…). Davvero la storia ti piace? Spero davvero di non deludere… anche se chiaramente come genere è tutto diverso da Ab Aeterno, rimane sempre la paura di non piacere, cosa che a questo punto non prenderei affatto bene, visto l’alto livello di considerazione a cui mi avete abituato!! Oddio, catarro… mitico!! Da far paio con Paracefalo!! Ti adoro.

Dadola: Ti chiami Verena anche tu!! E io che credevo di aver usato nomi impossibili… da dove viene il tuo? Italico o straniero? Fatti sentire, a presto!!

April: Mia carissima funghetta! Vederti spuntare dappertutto è un piacere e un immenso onore, quindi sappimi felice!! Ma non che Dieci non è antipatico (vedrete, vedrete…). Vuoi un capello per clonare il mio cuccioloo? Il tuo comodino comincia a farsi parecchio interessante… Tobia, Teo… mettici anche Garrie_O e te lo vengo a svaligiare! Posso…?

Armonia: Sto cercando di non farvi piacere Teo: perché non ci riesco?!? Devo ammetterlo, tonto il ragazzino è tonto forte (si vedrà in seguito quanto…). Per quanto riguarda l’autobiografico, qualcosina dell’autore c’è sempre, no? Nella mia scuola esisteva un Dieci (si chiamava Trail…  stronzo come un’intera fossa biologica, ma figo da morire). Teo invece è inventato di sana pianta, ma come vorrei che fosse vero… almeno nelle camicie. Allora, nessuno di pomiciabile in giro? Che peccato… diciamo però che stuprabile può essere un ottimo sostituto, soprattutto per Johnny (mio mio mio!). Baci bacissimi!!

Greta91: Tutto quello che esce dalla ma testolina ti diletta…? Che affermazione compromettente!! Come la mettiamo col muco da raffreddore, la sbavata automatica alla vista di Johnny Depp, le sgarbelle mattutine e via di questo passo? Escono pure dalla mia testa, ma fanno schifo pure a me!! Ti concedo il beneficio di ritrattare, và. Intanto, un bacione!!

Ellemyr: Ancora non mi sono “stabilizzata” con questa storia: mentre per Ab Aeterno avevo già finito di scrivere e la cadenza settimanale era quasi d’obbligo, qui devo ancora decidere cosa fare… e soprattutto, sono avanti di un solo capitolo con la scrittura!! Nemmeno io so come continuare, che razza di poca professionalità che dimostro! Mi vergogno molto: mi perdoni?!

Saraj: Tesoro, non dire così, dai… le battute vengono da sé, a volte scopiazzo anche io dai miei vicini di casa (leggi: colleghi di lavoro, una vera fucina di idee). Ti aspetto prossimamente su queste reti, ok? Un besito!!

Aurora: Anche io ti amo. E dopo queste dichiarazioni compromettenti, decidiamo con che rito ufficializzare la nostra unione: cattolico mi sa di no, ma solo per via del tuo frac verde… protestante è banale… ebreo, no, non so dire bene mazel tov… ortodosso, mah… i budddhisti come lo fanno? E se optassimo per un Evangelico dell’Apocalisse? Suona piuttosto bene! Sappimi dire. Un bacio anche a te, mia adorata!

Rik Bisini: Innanzi tutto, ti ringrazio per le ultime parole spese per Ab Aeterno e ti dico in via ufficiale che anche io ti voglio bene, my dear unofficial bros! Effettivamente, sto cercando di alzare un po’ di polvere attorno a Teo, ma non posso negare che ho ben delineato il personaggio nella mia testa ed è effettivamente un tesoro. Come fu per Garrie, nacque con uno scopo ma ne sta prendendo un altro… ed ecco che la storia, partita in un modo, vira a destra e a sinistra e prende una direzione che non mi aspettavo affatto! Chissà come andrà a finire? Non è strano che l’autrice sia più ignara del lettore…? Ma sopratutto, posso tuffarmi ancora o l’acqua è già fredda?!?

Londonlilyt: Mi sono andata a cercare i gemelli da te citati e… ehm, sono davvero carini!! E poi hanno i capelli ROSSI… ho un debole per i rossi (e da qui, ritorno al barista irlandese che tu e Nisi non volete farmi conoscere, dicendo che è karmico, prima o poi succederà lo stesso!). Ovvio che il vestito di Verena viene da Camden, no? Anzi, hai qualche altro capo interessante da suggerirmi…?

Pinzyna: Mia cara, ma che nome deliziosamente originale che hai scelto!! Intanto grazie per le belle parole spese per questo scritto (non so bene come definirlo… romanzo no, saggio ma figurati, racconto bo… schifezza ci sta ma è un po’ svilente, preferisco la prima definizione!). Sono felice che il mio Dieci ti abbia intrigato… ho intenzione di svilupparlo per bene, il mio gemellino heartbreaker! Mia carissima fan ufficiale, ti mando in omaggio un gadget di Dieci (adesso devo farmi venire in mente qualcosa di non pornografico, ma è piuttosto difficile…) e ti aspetto alla prossima!!

ReaderNotViewer: Amore mio, ma come!!!! Una come te che non sa cos’è il Perito Moreno? Il più grande ghiacciaio del mondo sito in Argentina o giù di lì? Mioddio, è crollato un mito, ti credevo sinceramente onnisciente. Ti perdono solo perché hai usato la parola antelucana, che adoro visceralmente, e scapiccolarsi, che mi fa provare un’acuta nostalgia del passato, dove mi scapicollavo assai e anche volentieri. Ti adoro, mia cara, lo sai vero? E per favore, fai in modo di venire al famoso raduno di febbraio, ci terrei molto a prepararti le lasagne! Comunque, per la cronaca, Verena si alza alle sei.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 : Amici? ***


Recensione di chocolate fairy girl, fatta il 01/12/2007 - 03:18PM sul capitolo 6: Capitolo 5 : Moi äiti - Firmata

Capitolo 6 : Amici?

 

Per pranzo c’era pizza con sopra l’ananas. Nel tempo che Oleana e Verena impiegarono per capire che non era tutto uno scherzetto di quella sagoma di mamma Ferri, Teo e Dieci si erano già spazzolati due pizze e si litigavano la terza, con Otello a fare da contralto legato allo schienale della sedia di Teo.

“Buonni, ragazzi” chiocciò mamma Ferri traboccante orgoglio materno “Di pizza ce n’è finke volette.”

“Sulla mia c’è un frutto tropicale.” informò Verena, leggermente vergognosa di evidenziare l’ovvio.

“E’ una specialità finlandese” spiegò Teo a metà della seconda pizza “Provala, è buona.”

Verena la provò: faceva schifo.

“Mmmm.” sorrise però masticando a fatica il bolo agrodolce e beccandosi il radioso tiro incrociato di sorrisi di mamma Ferri e Teo. Oleana intanto la stava coraggiosamente imitando, forse a quel punto rimpiangendo la Simmenthal della madre.

“Ti piace davvero!” tubò Dieci serafico “Se vuoi ti vado a prendere anche una papaia da spalmare sopra alla mozzarella.”

Verena gli lanciò uno sguardo che poteva incendiare un armadio ignifugo.

“No, ma grazie per il pensiero” rispose il più gentilmente possibile “Se avrò bisogno di una papaia per la mia maschera di bellezza saprò a chi rivolgermi.”

“Maschera di bellezza?” sghignazzò Dieci incapace di contenersi “Non ti servirebbe di più la malta da muratore?”

“Potrebbe essere” approvò Verena imperturbabile “Mi hanno detto che ne posso trovare una fornitura industriale nella tua scatola cranica.”

“La mia è un altro tipo di materia grigia.” spiegò Dieci altezzoso.

“Già” sentenziò Teo rabbuiato “E’ muffa. Piantala di offendere i miei ospiti. Sei scortese con Verena solo perchè non ti fila.”

“Teo, Lukka, basta con kuesti diskorsi!” si intromise mamma Ferri notando il leggero color mattone che stava invadendo le orecchie di Verena “Oh, prima ke dimentiko: vostro padre ha kiamatto e vi salutta.”

“Non viene a pranzo?” si informò Verena tentennando sul secondo boccone: domanda indiscreta? Forse papà Ferri era scappato a furia di doversi sorbire pizze con l’ananas?

Mamma Ferri partì in quarta in quel suo italiano pieno di “T” e “K” tipicamente scandinave spiegando che papà Ferri era via per lavoro. Teo e Dieci, deposte le asce bipenne, intervennero nel suo monologo con battute ben piazzate, mostrando un’ironica e invidiabile armonia familiare. Nonostante i continui battibecchi, i due gemelli erano evidentemente uno il prolungamento dell’altro. Verena li beccò in un paio di occasioni mentre uno iniziava una frase e l’altro la finiva: Cip e Ciop fatti e finiti, pensò maligna archiviando il felice paragone in qualche angolo oscuro della propria mente.

Mamma Ferri, si scoprì in seguito, si chiamava Tellu, veniva da Saariselka in Lapponia e, pensò Verena quasi a malincuore, era una donna simpatica: alla mano, moderna, bellissima e in imperitura adorazione dei figli. Come darle torto, d’altronde: Oleana non centrava nemmeno la bocca con la forchetta se alzava gli occhi a guardare Teo o Dieci che si scambiavano piacevolezze. A Verena invece era passata completamente la fame, e non solo per il fattore ananas: c’era Teo che la guardava e sorrideva, Tellu che la guardava e sorrideva e Dieci che non la guardava e non sorrideva: tutte cose che le riempivano lo stomaco di locuste impazzite e il sedere di spilli. Senza contare il costante ringhio di Otello pieno di sacro odio come a dirle, aspetta che mi sleghino e vedi che fine fa quel tuo stronzo stivale! Fortuna che il pranzo era quasi finito, meditò Verena quando le arrivò nel piatto un composto grigiastro e bugnoso che aveva tutta l’aria di essere cervello centrifugato di babbuino.

“Mangiatte purre con kalma il dolce” decise Tellu con un sorriso “Poi Teo e Verenna lavano i piatti e Lukka e Oleanna sparekkiano e spazzano per terra.”

Oleana e Verena non fiatarono, certe di stare subendo qualche nebulosa par condicio finlandese: in realtà avrebbero volentieri pulito il pavimento con lo spazzolino da denti pur di non dover ingoiare un solo boccone gelatinoso di budino. Risolse il problema alla radice Teo, facendo sparire le porzioni di budino di entrambe le ragazze mentre la madre era girata a zittire l’indomito Otello.

“Non so ke gli è preso a kuesto kanne” sospirò Tellu contrita “Forse è agitatto perkè sente ke sta kambiando il tempo.”

“O forse ha sentito odore di vipera” sghignazzò Dieci “Verena, avvicinati ancora un po’: se siamo fortunati gli viene un colpo secco e ce ne liberiamo una volta per tutte.”

Teo trascinò Verena in cucina subito prima che la ragazza iniziasse a sparare parabellum in risposta.

“Devi scusarlo” le disse poi con un sorriso radioso porgendole un grembiulone a righe bianche e blu “Luca è abituato a essere sempre al centro dell’attenzione, fa così solo perché è uno stronzo megalomane egocentrico.”

“Guarda che ti ho sentito, fata turchina!” ruggì la voce di Dieci dalla sala da pranzo, seguita da una nuova scarica di feroci “waff!” di Otello “Parla quello che si crede la reincarnazione del meridiano di Greenwich!”  

“Questo si che è amore fraterno.” commentò Verena posizionandosi con Teo davanti al lavello pieno di schiuma e piatti sporchi: dalla sala da pranzo intanto arrivavano attutiti i commenti di Dieci (“Cane di merda”, “Spazza qui, schiava” e piacevolezze affini) e le conseguenti risatine di Oleana (prontamente fornita di scopa e paletta).

“In realtà adoro Luca” confessò Teo a voce bassa strizzandole l’occhio “E non è solo una questione di DNA.”

“Già” commentò Verena ironica “Dieci è davvero una personcina amabile sotto sotto… più o meno a livello del nucleo terrestre.”

“Dici così perché non lo conosci” ribatté Teo stranamente serio “Molti pensano che lui sia il più fortunato dei due per il fatto che ha più successo di me con la gente. In realtà quello che vive meglio sono io: mio fratello viene preceduto da una fama che forse nemmeno gli appartiene. Lui è Dieci, non è Luca. Tutti pensano di sapere chi è, ma in realtà nessuno lo conosce. A parte me e mamma, si intende.”

“Stai tentando di farmi credere che sotto lo strato di amianto Dieci è un essere umano?” buttò lì Verena concentrandosi sul piatto che Teo le passava da sciacquare.

“Più o meno” temporeggiò Teo ilare “Luca è uno stronzo sciupafemmine, ma in fondo ha davvero un cuore d’oro.”

“Cuore d’oro?” domandò Verena scettica “Che fa, lo custodisce alla Banca d’Italia?”

“Non dire così” sorrise Teo passandole un bicchiere scivoloso di schiuma “Luca è fatto a modo suo, è vero, ma è anche una delle pochissime persone che mi conosce e mi accetta per quello che sono.”

E cioè bellissimo, adorabile e irrimediabilmente gay?, si domandò Verena con una punta di rimpianto.

“Non deve essere male avere qualcuno così vicino” mormorò quasi a se stessa “A volte è stancante odiare tutto e tutti.”

Fece una smorfia buffa e stranamente fragile, subito ricambiata dal sorriso radioso di Teo.

“Non saprei” rispose poi Teo con leggerezza “Io amo sempre tutto e tutti e sono così sereno!”

“E’ perché la camomilla che ti rifila tua madre tutte le sere è tagliata con cannabis colombiana.” spiegò leziosa Verena sciacquando un piatto.

“E’ veroooo… come sono serenoooo!” esalò Teo con espressione persa.

Verena scoppiò a ridere piegandosi in due; quando però si accorse che Teo la fissava vagamente perplesso smise di colpo.

“Che c’è?” chiese vagamente imbarazzata “Ho uno spicchio di ananas in mezzo ai denti?”

“Quando ridi ti vengono le fossette.” la informò Teo con aria svagata.

“Oh” fece Verena rigida rigida: le era venuto un caldo, d’un tratto… “Ed è grave?”

“Verena, perchè ieri mi hai baciato?” domandò Teo di punto in bianco con estrema calma.

Verena arrossì di colpo e per poco non mollò il piatto che aveva in mano.

“Che cazzo di domande…?” pensò tra sé e sé, fulminata.

“Perché avevi bisogno di aiuto” rispose in fretta sentendo le orecchie arrivare a bollore “Mi sembrava una lotta impari, tra un canarino come te e un Panzer corazzato come Scaturro.”

“Quindi non c’erano sotto intenzioni romantiche.” continuò Teo con gli occhi azzurri ben sgranati e piantati nei suoi.

Verena per un attimo boccheggiò.

“Certo che no” si decise a rispondere con insospettabile presenza di spirito “Scaturro non è decisamente il mio tipo.”

Teo rise alla battuta arricciando il nasetto dritto e risultando così mortalmente carino che a Verena mancò il fiato: intenzioni romantiche per questo biondino appetitoso come una coppetta di fragole con cioccolato e panna montata, figurarsi…

“Sono contento di saperlo” sentenziò alla fine Teo ammiccando “Tu mi piaci parecchio: sei intelligente, ironica e molto bella, il che non guasta affatto.”

“Adesso non esagerare.” lo fermò Verena con la gola secca.

“Sei la persona perfetta per… un certo tipo di ragazzo. Insomma, mi piacerebbe davvero essere tuo amico.”

Verena non ci stava capendo molto: che diavolo di intenzioni aveva Teo? Doveva intendere che tutta quell’aria con le mani non fosse vera…? Il suo cuore batté più forte, a dispetto dell’espressione neutra del viso.

“Amico?” domandò incerta: le avevano detto che ripetere l’ultima parola detta dal proprio interlocutore era sempre un’ottima tecnica in caso di buio completo.

“Amico” confermò Teo con enfasi “Senza ormoni di mezzo, che alla fine rovinano sempre tutto. Vorrei conoscerti di più senza le solite intenzioni romantiche. Ti va?”

Le sventolò sotto il naso una mano nervosa e leggera come l’ala di un uccello. Ah, ecco. Senza ormoni, ma certo!! Verena lo guardò dubbiosa: la domanda era, le andava? Di regola non diventava amica di nessuno, quando arrivava in un posto nuovo: avere amici significava avere intorno persone che si impicciavano della sua vita e aveva sempre ritenuto quella cosa come una fastidiosa violazione alla propria privacy. C’era già Oleana che si era accaparrata l’ambito posto di ficcanaso ufficiale impicciandosi in lungo e in largo dei suoi affari e Verena riteneva che una impicciona fosse più che sufficiente per una vita e mezzo. Eppure si stupì di pensare che l’idea di avere intorno gli occhi azzurri e le mani sventolanti di Teo non fosse poi così malvagia. Teo le offriva la possibilità di avere un amico maschio (si fa per dire) che non aveva nessuna intenzione di ripetere la performance dello scambio di fluidi del giorno prima, né per finta né per davvero. Un ragazzo bello e divertente come un cacatua ammaestrato. Forte. Poteva anche risultare un’esperienza formativa.

Anzi, poteva essere divertente.

“Anzi, poteva essere… necessario?”

“Ok.” si affrettò a dire Verena con una convinzione nella voce che non era esattamente granitica.

“Molto bene!” cinguettò Teo radioso “Allora siamo amici!”

La abbracciò con entusiasmo proprio mentre qualcuno suonava alla porta.

“Vado io!” strillò Teo staccandosi rapidamente da Verena senza accorgersi di quanto lei fosse frastornata.

“E che cazzo” stava pensando col cuore modello motofalciatrice: essere amica di Teo senza ormoni le andava benissimo, ma come doveva metterla con quel profumino di more delizioso che Teo emanava e che le faceva venire l’acquolina in bocca?

Teo intanto aveva raggiunto la porta sgambettando, seguito dai rauchi “Waff! Waff!” di Otello ancora legato in sala da pranzo e aveva aperto l’uscio.

“Oh, sei tu.” borbottò con la classica voce da condoglianze sentite.

Incuriosite, spuntarono le teste di mamma Ferri dal bagno, di Dieci e Oleana dalla sala da pranzo e di Verena dalla cucina: sulla soglia di casa, svettante come il Kilimangiaro e bella come la copertina di Vogue, una ragazza bionda fece passare sulla piccola folla uno stupefatto sguardo di porcellana azzurra.

“Mi sono persa un festino?” domandò con una bella voce leggermente afona.

“Non eri invitata.” rispose immediatamente Teo con aria insolitamente malevola.

“Entra.” sbuffò Dieci di rimando dopo un’occhiataccia al fratello.

La ragazza obbedì con l’incedere regale di una baronessa al cospetto dell’imperatore: pur non essendo un’esperta, Verena valutò che a occhio e croce doveva avere addosso una millata di euro tra foulard di Hermes, giacchettina Fendi e scarpina di Prada; eppure quel naso per aria e quell’aria vagamente attonita dicevano chiaramente che la proprietaria era inconsapevole di avere addosso lo stipendio medio di un metalmeccanico. Con sublime indifferenza, la potenziale principessa non chiese chi era la gente intorno, non si degnò nemmeno di salutare i padroni di casa: guardò Dieci come se fosse ricoperto d’oro e Verena la trovò immediatamente odiosa. Dieci non fece una piega, limitandosi al suo solito sorrisetto storto e Verena odiò anche lui. A metterci in mezzo anche Otello, che continuava a waffeggiare salla sala da pranzo, poteva davvero dire di aver fatto giornata.

“Ciao Mariakarla” si decise a sospirare mamma Ferri con evidente sforzo “Verenna, Oleanna, questa è… ehm….”

“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo” recuperò all’improvviso la favella la ragazza “La fidanzata di Dieci.”

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Chocolate fairy girl: Se  volevi farti odiare, non potevi scegliere una via migliore… una magra che non riesce a ingrassare!! Qui ti parla una in carne che non riesce a dimagrire (se non sotto cilicio chiodato, è così che mi mantengo a pelo dei sessanta chili). Te lo sogni il ragazzo moro occhi verdi!! Almeno finchè non dimagrisco anche io di un paio di etti…

Londonlilyt: Necessito urgentemente consulenza londinese per gli abiti da far indossare a Verena… dopo il vestito di gomma, non so più cosa inventarmi!! Tu hai qualche suggerimento fescion? Ah, mamma e papà Ferri guardavano la TV finlandese… ne voglio una anche io!!! Che hai l nome di Oleana che non va? Rendimi edotta, mia carissima! Un bacione, a presto!!

Krisma: Graziegraziegrazie, sono davvero felice che quello che scrivo possa piacere a qualcuno!! Anche tu vuoi un biondo a casa? A parte il fatto che mi costerebbe un patrimonio in spese di spedizione… se facessimo un pullman per la Finlandia, dite che risparmiamo?! Alla prossima, mi raccomando!!

Kiss: Ciao!! Eh, magari esistesse davvero una famiglia così… d’altronde, se non si scrive con la fantasia, con che diavolo dovrei scrivere? Sono davvero lusingatta (alla Tellu!)  dei complimenti, immeritati ma sempre graditissimi!! Per non diventare sarago, eccomi qua, puntuale al lunedì! Spero di mantenere la media di uno a settimana… concesso?!?

Greta91: Cederti uno dei fratelli Ferri? Non saprei. Qui per sopperire la richiesta di mercato dovrei mettere su un allevamento!! Oh, tesoro mio, davvero hai letto The Runners? Sono davvero contenta!! E’ stato uno dei miei primi lavori, ci sono particolarmente affezionata… sappimi dire cosa ne hai pensato, eh? Un bessitos!!

Ellemyr: Noooo, dai, quando mi fanno i complimenti arrossisco e mi impappino… che bell’aggettivo, rilucente. Mi ha fatto un sacco piacere, come dire che la robazza che scrivo fa luce, e questa è una delle cose più carine che mi abbiano betto! Zob, adesso mi commuovo!! Ora ti propino la Lista della spesa (vera, originale, datata 05/11/07): “Sigma; pelati in offerta; patate col selenio; aglio; molto aglio; devi baciare qualcuno? No. Allora, ancora aglio. Peperoni; pancetta, ma non sabato che domenica vai a donare il sangue e poi i trigligeridi schizzano su come fuochi d’artificio; ah, dentifricio; hamburger di pollo; anzi, facciamo un pollo intero. Freezer pieno; ok, solo mezzo pollo. Fanculo, fai pollo intero, inviterai qualcuno a cena…”. Che ne pensi?

April: Direi che abbiamo finito i Ferri biondi e belli da infarto… anche se con un enorme sforzo di fantasia ho messo su i tre evangelisti (Teo, Marco, Luca… manca Giovanni!!). Dici che sarebbe doveroso far saltare fuori il quarto fratello figone e darlo in pasto a lle recensitici? Ah, Teo e Tellu si dicono: Ciao, mamma e Ciao, caro. Ho cercato su Internet, ovviamente, io parlo solo reggiano stretto!!!

Armonia: Amore mio, non ci siamo capite. Teo è tonto (che deliziosa ridondanza!!) ma in senso buono! Lui è perfetto: carino da schiattare, cervello, fantasia, mente subdola e calcolatrice E tonto in maniera autolesiva. Nel senso, è tonto se le cose riguardano lui, ma come faccio a spiegarti senza spoilerare? Insomma, fidati di me. Non farti scendere la catena (si dice anche qui a Reggio!!) per così poco, dai! Oleana ricambia appassionatamente i complimenti, ti manda il pesce in omaggio per ringraziarti!!

Aurora: Rito sciamanico, uhm… ti confesso che mi fa subito venire in mente la sciatalgia, posso portarmi un Voltaren? Anche tu ce l’hai con Marco? Ha fatto più strage di cuori lui in due secondi di apparizione che Johnny Depp in cento film. Dovrò rivalutare il personaggio!!! Ci lavorerò sopra, intanto prepara il fuoco per lo sciamano…

Teo: Due su tre, è una buona media!! Com’è l’occhio allora? Se non è azzurro cielo, accettiamo anche il verde mare, il nero pece, il grigio perla, il giallo limone, il rosa confetto… non mi dire che ce l’hai MARRONE!!! Un baccio da Tellu!!

ReaderNotViewer: Oddio, quel neologismo… elfici allo stato puro… zono gomozza (per dirla alla Trevor CH). Vada per la piece teatrale; posso sceglierli io i biondi che servono per fare i fratelli?!?! Certo che posso, sono l’autrice… he he he! Dei bei ragazzi nordici tutti per me!! Dio, quanto amo scrivere queste storie!!!!! Adesso che so qual è il tuo tallone di Achille (la geografia!!!!) mi documenterò per poterti mettere in difficoltà! In senso buono: è che sono un po’ invidiosa della tua cultura generale, provo a ripristinare il PH con questa mossa…. He he he!!! Comunque avevi ragione, Verena non si pettina, ma tuo figlio è scusato, ha tutto il tempo del mondo per ignorare l’acconciatura!

Roby: Oddio, che ridere!! Otello e il vaffa day, mitico!!! Effettivamente, l’idea che volevo dare era proprio questa… poveretto, quanto lo odio quel cane! Fatto su misura scopiazzato da Bruno, lo yorkshire di una mia amica che francamente odio con tutto il cuore!! Cardinale mi sa che non è accessibile, ma posso tenere impegnato Garrie per un po’ (coff, coff!! Non mi dispiacerebbe!!!!). Un bacione, grazie come sempre di tutto, sei troppo generoso con i complimenti!!

Saraj: Tesoro mio, spero che tu si sia accampata per bene, ci terrei a sentirti in giro fino alla fine!! Se vuoi ti mando un materasso ortopedico, così sta ipiù comoda. Per Marco però mi sa che ti devi mettere in fila… Doveva essere solo una special guest, ma mi sa a sto punto che lo ritirerò fuori!!!

Rik Bisini: Devo ancora finire di presentare tutti i personaggi… oddio, quanta carne al fuoco che ho messo!! Chi mi aiuterà con questo popò di grigliata? Tesoro mio, aspetto sempre da te un preziosissimo contributo, fatto di suggerimenti, annotazioni, sensazioni… tutto quello che mi spacci alla fine fa brodo! Comunque sia… hai notato che hai scritto “Ruggeri” invece di “Lazzari”? era una svista voluta o hai proprio toppato di brutto? E’ stata Romina a dirmi di infierire, non è colpa mia…he he he!! Non ricordavo il fattore boiler, ora sì che mi tuffo tranquilla!!!

Un bacio e un abbraccio sincero, mio adorato!!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 : Ramo Riccobono ***


Capitolo 7 : Ramo Riccobono

Capitolo 7 : Ramo Riccobono

 

“Fidanzatta?” si informò mamma Ferri con genuina curiosità; “Fidanzata?!?” trasecolò Teo schifato come se gli avessero proposto di mangiare un piatto di lombrichi; “Waff?” si udì Otello dalla sala da pranzo.

Mariacarla fece un gesto teatrale con la mano mentre Dieci sbuffava, appena appena infastidito.

“Teo, non farti venire un embolo e tu, M.C., cerca di svecchiare il vocabolario o qui ci troviamo in viaggio di nozze senza nemmeno sapere come ci siamo arrivati, ok?”

“Va bene.” rispose Mariacarla con un sorriso raggiante; dall’espressione vacua del viso, probabilmente avrebbe dato la stessa risposta se Dieci le avesse proposto di iniettarsi in vena un litro di candeggina.

Verena odiò Mariacarla praticamente al primo sguardo, proporzionalmente alla (considerevole) lunghezza della coscia calzata D&G della bionda nuova venuta. Un odio che risultò ancora più motivato quando si avvide che i “Waff!Waff!” di Otello dalla sala da pranzo erano passati da un seccato “adesso ti mordo lo stivale” a un entusiastico “è arrivata lei, la mia dea!”

“Salve, Mariacarla della Mirandola Santogiacomo” si sforzò comunque di dire (sempre per il retaggio della governante tedesca che non ne voleva sapere di strappi al galateo) “Io sono Verena Bassi e lei è Oleana Odescalchi.”

Mariacarla approvò con un gesto regale del capo e si girò verso Oleana per ricevere lo stesso tributo.

“Ciao Mariacarla” buttò lì svogliatamente quest’ultima “Come stai?”

Verena, i gemelli e Mariacarla stessa la fissarono sorpresi; mamma Ferri intanto era sparita quatta quatta in sala da pranzo, forse a zittire il delirio waffesco di Otello.

“Ci conosciamo?” domandò infine Mariacarla con invidiabile aplomb.

“Sì” spiegò Oleana con una certa malcelata riluttanza “La casa dei miei nonni sul lago di Como è vicina alla tua. Villa Odescalchi.”

“Oh, ma certo!” cinguettò Mariacarla, di colpo tutta sorrisi “Odescalchi ramo Riccobono, come ho fatto a non capire…” 

“Già, come ha fatto?” berciò Teo di cattivo umore.

“Il ramo Riccobono non l’avevo capito nemmeno io.” rincarò la dose Verena, imbufalita a morte senza minimamente saperne il motivo.

“L’avevo detto io che l’unico che capisce qualcosa qui sono io.” buttò lì Dieci imperturbabile.

Mariacarla girò lo sguardo vagamente interessato verso Verena, come aspettandosi che anche lei sciorinasse chissà quale prestigioso pedigree.

“Non guardare me” tagliò corto Verena “Io mi chiamo Bassi senza rami aggiunti e l’unica villa che abbia mai posseduto è quella di Barbie.”

“Veramente villa Odescalchi è dei miei nonni.” precisò in fretta Oleana come se si vergognasse di avere dei nonni schifosamente ricchi.

“Sono in buona salute?” domandò Mariacarla garbatamente, perdendo qualsiasi interesse per Verena.

“Sprizzano energia da tutti i pori.” rispose Oleana a tono.

A quel punto ci fu un silenzio decisamente imbarazzante che la nuova venuta spezzò con voce lamentosa.

“Perché non mi hai chiamata, Luca? Sai che stavo aspettando te per andare da Barbour… sono arrivati i nuovi giacconi invernali e te ne volevo regalare uno…”

“Che stella” si stizzì Teo con un broncio solenne “Un regalino infrasettimanale da un milione di dollari. Guarda che non è mica il suo compleanno. Lo so di per certo, visto che compiamo gli anni lo stesso giorno.”

Dieci gli lanciò un sorrisetto freddo e serafico.

“Invidiosetto, eh?” gli sussurrò a fior di labbra e Teo arrossì diventando sempre più imbronciato.

“Mi piace fare regali a Luca” si intromise Mariacarla sempre con quell’aria poco presente “Ha una figura così snella ed elegante…”

“Ce l’ho anch’io, la sua stessa figura.” rimbrottò Teo.

“Solo che tu la svilisci con quelle ridicole camicie da Village People, quindi niente Barbour.” ghignò Dieci con autentica malvagità.

“Stai diventando stronzo” lo avvisò Teo burbero “Davanti a testimoni. Non sei cambiato per niente da quando avevamo sei anni, solo che a questo punto cominciavi a darmi i pizzicotti.”

“E tu cominciavi a frignare come un poppante. Proprio come adesso.”

Sia Oleana che Verena sentirono odore di bruciato, e iniziarono a saltellare in sintonia come se le scarpe si fossero riempite di spilli.

“Ehm, ecco allora io…” iniziò Oleana impacciata.

“Noi.” si aggregò immediatamente Verena: l’idea di rimanere da sola in casa Ferri con i gemelli che le disturbavano l’ipofisi, il cane kamikaze e la stangona con un’intera discarica di puzza sotto il naso la riempiva di puro orrore.

“Noi, ehm, ecco dobbiamo…”

“Studiare?” provò Verena dubbiosa.

“Studiare! Già.”

“Voi due?” domandò Teo palesemente scettico.

“Certo” si imbronciò Verena sulla difensiva “Sai, studiare, quella cosa che si fa con i libri che non è fermare le porte perché non sbattano… Quella cosa lì. Quando si va a scuola è un passaggio obbligato, in genere.”

“Dobbiamo studiare scienze” rincarò la dose Oleana “Enzimi, succhi pancreatici… bile… roba così.”

“Tanti saluti.” tagliò corto Dieci prima che Teo potesse aprire bocca.

Oleana e Verena allora scapparono letteralmente dalla stanza e dalla spinosa sensazione di essere di troppo. Prima ancora che qualcuno potesse protestare, con fiacche parole di commiato avevano recuperato zaini e giacche, salutato mamma Ferri, incitato silenziosamente Otello al suicidio ed erano scappate in prossimità della porta.

“Ci vediamo domani, Verena.” gridò quasi loro dietro Teo.

Solo che non disse proprio Verena, perché aveva una erre un po’ scivolosa: disse Verrena come se gorgogliasse. Lo diceva sempre così, con un tono di voce tra il malinconico e il divertito che le faceva invariabilmente arricciare le dita dei piedi. Roba da manicomio, si stizzì una vocetta nella sua testa mentre Verena marciava fuori da casa Ferri lasciandosi dietro lo sguardo azzurro e un po’ triste di Teo.

*          *          *

“Villa Odescalchi, eh?” borbottò Verena sulla strada verso casa “Se avessi saputo che eri una nobilazza piena di soldi mi sarei fatta invitare davvero a pranzo a casa tua.”

“Eddai, non farla tanto lunga” sbuffò Oleana appena appena contrita “Non è colpa mia se nonno e nonna hanno una barca di soldi: e comunque, sono così tirchi che in tanti anni non sono nemmeno riuscita a scucire una Play Station come regalo di Natale. Dimmi piuttosto, che te n’è parso.”

“Di cosa?” domandò Verena già sulla difensiva.

“Di oggi, no?”

“Più precisamente di cosa vuoi parlare? Della pizza con l’ananas, di quel cafone di Dieci, del cane roditore o della principessa sul pisello finale?”

“Di tutto” sorrise Oleana “Dal primo all’ultimo particolare! Ero così concentrata sullo sforzo di non sbavare addosso a Dieci che mi sono persa i dialoghi.”

“Non ti sei persa un granché” ammise Verena ammorbidita “Quello stronzo di Dieci è insopportabile. Quasi come Otello.”

“E di Teo che ne pensi?”

Verena dovette meditare per costruire una risposta perché quella sincera (“semplicemente adorabile”) non le andava proprio di sbandierarla ai quattro venti.

“E’ molto dolce.” si limitò a dire, ma le antenne di Oleana si rizzarono lo stesso.

“Dolce nel senso che palle diabetiche o dolce nel senso me lo mangerei in un boccone? Perché a vederlo da vicino, io opterei per il boccone.”

“Nonnina, che occhi grandi che hai!” rise Verena glissando abilmente “E che dire della principessa sul pisello… come si chiama?”

“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo.”

“Che nomazzo… chissà a che età ha imparato a dirlo tutto in un fiato: avrà preso lezioni di dizione.”

“Oh, quella” si smontò Oleana con una smorfia “La digerisco peggio che le cozze coi peperoni.”

“Non si era capito” ghignò Verena “Le sei praticamente sgusciata via da sotto il naso neanche fosse una bomba a orologeria.”

“Anche solo a passare l’estate vicino a casa sua mi vengono delle reazioni allergiche!”

“Però è molto bella.” commentò Verena a onor del vero.

“Bella, ricca da far schifo, col nome e col pedigree nobilare più lunghi della regione” approvò Oleana “Ma è ignorante come un cucchiaio di peltro. Se aveva un neurone in origine le si è di sicuro diamantificato durante la pubertà.”

“Che fa, studia?”

“Macchè. Suona il flauto traverso, fa la musicista.”

“Con quell’espressione facciale da fermacarte, l’unica cosa che la vedrei bene a suonare è il campanello della bici. Lo sapevi che era la fidanzata di Dieci?”

“Fidanzata… Ma per favore” sbuffò Oleana con scaltrezza “Dieci mica si fidanza con duchesse di quella risma, anche se sono sempre fresche di parrucchiere e girano col Porche decappottabile. Te lo dico io, lui l’avrà trombata un paio di volte e lei è così oca che si vede già con la tiara in testa e il bouquet di narcisi giapponesi. Hai visto che faccia hanno fatto Teo e mamma Ferri quando è entrata, no?”

“Ho visto” sorrise Verena rinfrancata senza motivo “Somigliavano entrambi a Otello. E’ stata la prima volta che ho visto Teo senza quel suo sorriso da schiaffi.”

“E qui ci ricongiungiamo astrofisicamente alla mia prima domanda: di Teo che ne pensi?”

Di nuovo Verena si mise sulla difensiva.

“Mi sembra che abbiamo già affrontato l’argomento in lungo e in largo e persino in arco con curvatura a iperbole. Perché continui a insistere?”

“Perché tu continui a glissare e una come te non è tipo che glissa.” spiegò Oleana.

“Fammi un disegnino perché non ho capito.”

“Vedi, tu mi sembri una da postulati matematici; se ti dico Scaturro, per esempio, tu cosa dici?”

“Cacca.”

“Esatto. Passiamo a cose più generiche: postini?”

“Suonano due volte.”

“Se lo dici tu. Salumieri?”

“Grossi salami, e lasciami dire che dopo una certa età si fa interessante.”

“Arbitri?”

“Cornuti, che non so cosa c’entra, ma su questo postulato non ci piove.”

“Mariacarla della Mirandola Santogiacomo?”

“Non cacca, ma deiezione odorosa.”

“E se dico Teo?”

“Non riesco a capire dove vuoi andare a parare.”

“Ecco, vedi?” esultò Oleana con sicurezza, come se buttasse giù l’asso di briscola “Glissi.”

“Non ho glissato, mi ero stufata delle tue domande.”

“Oh, certo” concesse Oleana con un sorriso “Raccontala pure a tua nonna, se ha l’Alzheimer ci può anche credere.”

Verena pensò a Teo che diceva Verrena con la erre arrotolata e si decise ad arrabbiarsi.

“Guarda che io… ah, tu e il tuo merdoso ramo Riccobono! Ti detesto quando tenti di psicanalizzare l’impsicanalizzabile.”

“Tempo al tempo e arriveremo ad affrontare il problema. Piuttosto, cos’è quella pezzuola che si sventola sotto lo zaino?”

“Dove?” domandò Verena scaricandosi lo zaino dalle spalle per dare un’occhiata. Effettivamente c’era un foglio di carta semistrappato che era rimasto attaccato sul fondo. Verena lo staccò con precauzione mentre Oleana sbirciava incuriosita.

“Chissà dove l’ho fatto su.” si domandò Verena già pronta a buttare via il foglio.

“Aspetta!” la fermò Oleana “C’è scritto qualcosa. Leggi…”

Sbuffando, Verena gettò uno sguardo alla scritta sul foglio, ma Oleana glielo strappò rapidamente di mano.

“Dai, Oleana, sarà una lista della spesa raccattata in autobus!”

Oleana non l’aveva nemmeno ascoltata.

“Che bello” mormorò sottovoce “Sembra una poesia.”

“Dà qua.” sbuffò Verena, incuriosita suo malgrado. Era la pagina di un diario, non datata. Verena lesse rapidamente, e poi rilesse più lentamente finché qualcosa di piccolo e appuntito le graffiò il cuore, scatenato da quella manciata di parole.

Io ti odio.

Sottovoce, con inchiostro e parole che non sapevo di avere.

Odio pensare che non devo pensarti e così ti penso.

Odio i tuoi occhi che mi guardano e non mi vedono mentre io vedo, vedo e non ti guardo.

Odio il cielo che non è più cielo ma qualcosa da sognare perché lo sogni tu.

Io ti odio.

Ti odio davvero, amore mio.”

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Ma l’ho detto o non l’ho detto che devo ringraziare sempre e imperaturamente la mia meravigliosa beta ROMINA?!?!?

ROMINA, I LOVE YOU! YOU ARE THE BEST!!!!

E dopo questo messaggio d’ammmore:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Damynex: Ma ciaoooo! Che bello risentirti, sono lieta che tu bazzichi ancora da queste parti e che sia in buona salute! Verena comunque è uno dei miei “soliti” personaggi, non mi discosto mai dal tipo “cazzurto fuori, morbida dentro, occhi e capelli scuri”. Ormai è come un marchio di fabbrica… Fatti risentire, eh? Un bacione!!

Chocolate fairy girl: Ecco, vedi? E’ per questo che scrivo così rapidamente, a volte. Quando qualcuno mi dice che le mie cazzate gli rallegrano la giornata, mi si incendia la vena artistica e comincio a scrivere come una pazza! Spero di replicare, anche se non vorrei doverti tirare addosso un’altra giornatammerda!

Krisma: Verena invidiosa di Mariacarla? Sai che non ci avevo pensato?!? Forse hai ragione… devo meditare per bene su questa cosa! Su Teo non dico niente, rischio di spoilerare e non posso, non posso, NON POSSO!!! Anf, che fatica però… Un besito anche a tia, a presto!!

Roby: Santa Padella!!! Ma tu sei fantastico! Ti nomino ufficialmente “quello dei nomignoli” dal quale attingerò selvaggiamente in caso di necessità! Ma non che non ho sparato a zero su Mariacarla…ci pensa da sola a demolirsi! Il toporagno ricambia i saluti waffeschi, e io anche con l’aggiunta di baci!!

Saraj: Non ti permetto di esprimere solidarietà a Mariacarla. Lei deve rimanere antipatica, chiaro? Già ci sono i recensori (?) che vogliono riabilitare Otello… ma anche M.C. no, eh? Altrimenti con chi me la prendo io? Visto che ti sei posizionata così bene col thermos e tutto quanto, se ogni tanto vuoi entrare a casa mia a farti una doccia… così non mi appassiscono i rododendri vicino al tuo sacco a pelo… Marco non si consuma, te l’ho detto che è d’oro, no?

ReaderNotViewer: Tendenzialmente, le mamme delle mie storie sono un po’ come me, pragmatiche e vagamente crudeli, nonché cuoche impegnate. Tellu, invece, è una mamma un po’ atipica: intanto è straniera, e tu sai come io sia patriottica, poi è bionda e bella (cosa che al maschile adoro ma al femminile mi sta sui balli). Insomma, dovrebbe essere antipatica, e invece è adorabile. LE voglio bene anche con quell’accento mezzo sardo che ha! Ti sbaciuzzo tutta per i complimenti che mi fai e che assorbo sempre come fosse drooooogaaaaa! Ah, ora sto meglio…

Rik Bisini: Allora, tra boiler e famiglie di nobilazzi, ci siamo messi in pari!! Bene bene, ero qui già pronta per tuffarmi di nuovo..! Estremamente veritiera la cosa che hai scritto sui personaggi: a volte mi spavento per come vivono di vita propria… e se ne trovo uno abbastanza sciroccato da voler farmi fuori?!? Non pensiamoci… E così, hai un topocane anche tu. Tobia è un bel nome (mi ricorda qualcosa…) certo migliore di Otello! La mia perfidia nei confronti di quel mammifero non avrà fine…! Baci instabili e tutto il resto, mio caro!

Greta91: Allora, prepariamo l’annuncio: “Nel cuore verde dell’Emilia, allevamento di giovani finlandesi biondi, altezza media 1,85, occhio da celeste a blu scuro, dentature perfette, fisici della Mad… ehm, scolpiti, ecc ecc ecc. Esemplari allo stato brado, controlli sanitari annuali, prezzo interessante.” Che dici, così funziona?  Un bacione anche da nonna Pat!!

Londonlilyt: Nel capitolo 9 appare il collarino da te suggerito… se riesco adesso part con la contaminazione di camicie, ma sarà dura! So che a Londra ha luogo qualsiasi aberrazione culinaria: tieni duro, mia cara, siamo tutte solidali con te!! Quando vengo su se riesco ti porto un salame. Baci baciotti, mia adorata!!!!!

Aurora: Ma che fare arrosto lo Sciamano, è così magro che ci rimarrebbe solo un mucchietto di ossa carbonizzate… Mariacarla lasciatemela stare, epr favore: la odio e nessuno deve provare a farmela risultare simpatica. Tanto ci riuscirà da sola, sapendo come i miei personaggi si animano di vita propria… Sto preparando una bella scenetta per Marco (oh, Marco *_*) spero che ti piacerà!!! Tanto Johnny era mio, mica pensavi di potertelo accaparrare, eh?!?!

Armonia: Esatto, non posso spoilerare! Sai la mia etica professionale… non potrò mai dirti che Otello alla fine si metterà con Verena e dalal loro unione nasceranno tanti topocani mutanti… ops, cosa mi è sfuggito!! Eh, Teo che non capisce gli ormoni… te lo avevo detto che era tonto in senso buono! Ma qualcosa arriverà a capire… he he he… Felice che il pesce sia arrivato. Puzza? Prova a rivestirlo di Autan, magari il puzzo permane ma almeno non si copre di larve di zanzara! Oleana è talmente concentrata nel fissare il c..o di Marco che ti concederebbe anche la ghigliottina, approfittane!!

Teo: Vediamo, vediamo… marrone chiaro? Quindi, color deiezione neonatale? Vabbè, ti salva la gamba lunga e svagata. Se poi hai la erre un po’ così il mio cuore è tuo! Adoro i difetti di pronuncia, per una zeppola potrei svenire… la erre moscia da snob invece non mi entusiasma, ma quella di Teo è “rotolante”… notare la differenza!! Ti piace waffeggiare? E in che contesto potremmo usare questo neologismo, tolto Otello dalle balle (visto che lo odio?). Un bacione, a presto!!

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 : Il Diario ***


Recensione di Krisma, fatta il 09/12/2007 - 11:14AM sul capitolo 8: Capitolo 7 : Ramo Riccobono - Anonima

Capitolo 8 : Il Diario

 

Non era una poesia; o meglio, se lo era non era nemmeno particolarmente bella. Un semplice pensiero, nient’altro che un’accozzaglia di parole; ma Verena sentì lo stesso quelle parole piombarle nel petto e riconobbe la rabbia inespressa di un cuore che batte suo malgrado.

“E’ carina.” disse dopo aver deglutito a vuoto un paio di volte, cercando di sembrare indifferente.

“Non so perché ma è toccante” commentò Oleana sinceramente “Chi l’avrà scritta?”

“Potrebbe essere stato chiunque” meditò Verena allontanando con precauzione il foglio stazzonato “Comunque mi chiedo con che razza di collante universale questo foglio è rimasto attaccato sotto il mio zaino per tutto questo tempo.”

“Di chi sarà?” gorgogliò Oleana iniziando a saltellare “E’ un mistero! Oh, come sono emozionata!”

“Devi avere una vita ben noiosa per entusiasmarti per così poco.”

“Ti prego, Verena, apriamo un’indagine! Il dottor Watson che c’è in me non vede l’ora di mettersi al lavoro!”

“Non ci vedo un granché da aprire. Qualcuno ha scritto una poesia. Non troppo bella, ma toccante. Fine dell’indagine. Vuoi la medaglia al valore o te la danno solo se prima ti azzoppo?”

“Viene sicuramente da casa Ferri” cogitò Oleana ignorandola “L’ha scritta uno di quei biondazzi. Però escluderei mamma Tellu a priori. Sai, i finlandesi…”

Verena non sapeva.

“Che hanno i finlandesi che non va?”

“C’è un freddo lassù, figurati se si mettono a scrivere poesie.”

“Oh. Certo. Scusa, ma io di poesia non me ne intendo.”

“L’avevo immaginato.”

“Ma Tellu vive in Italia adesso e qui non fa tutto questo freddo. E comunque mi pare di ricordare che con la nebbia agli irti colli non ci fossero esattamente 40 gradi.”

“Lei non ha scritto quella poesia e basta” si impuntò Oleana “E’ una questione di comodità.”

“Comodità nel senso che fa comodo a te pensare così?”

“Ovviamente. A scrivere non è stata né Tellu né Otello.”

“Sei sicura?” sorrise Verena sotto i baffi “Quel cane topografico non è mica finlandese.”

“Ma è un cane.” spiegò Oleana con logica inoppugnabile.

“Su questo avrei pesantemente da ridire, ma accetterò la vostra teoria, dottor Watson padano, sempre per via della comodità. Comunque se escludiamo Otello escludiamo anche Mariacarla di Pico della Mirandola SantoMastroantonio, visto che a livello neuronico siamo lì.”

“La escludiamo, sì, ma solo perché non avrebbe fatto in tempo a entrare e seminare in giro le pagine del suo diario.” rettificò Oleana molto seria.

“E se l’avesse scritta il fratello maggiore, Marco?”

“Dio, che splendido esemplare di maschio da riproduzione che è quello lì!”

“Oleana stai sbavando come un San Bernardo, che schifo! Tieni a bada le tue ghiandole, per favore.”

“E come faccio? Ho la salivazione facile per i biondi. Anche per i mori, a dire il vero. Dio, non che butterei via nemmeno i rossi e i castani…”

“Hai finito di masturbarti mentalmente?”

“Piattola. Comunque pensi che Marco Ferri abbia la faccia da poeta?”

“Non saprei, la sua faccia non me la ricordo. Il suo sedere sì, ma non si capisce se uno è poeta dal sedere, vero?”

“A volte nemmeno dalla faccia. Pensa a Leopardi, era brutto come un parlamentare ma scriveva poesie divine.”

“Insomma, escludiamo anche Marco chiappedoro?”

“Ma sì. In fondo è il maggiore dei tre fratelli, avrà il gene finlandese più potenziato.”

“Continuo a pensare che abbiamo fatto male a escludere Otello così alla svelta.” mormorò Verena trattenendosi a stento dallo sghignazzare.

“Magari l’ha scritta Dieci” la spiazzò Oleana in pieno delirio creativo “Magari l’ha scritta pensando a me!”

“Oh sì, Dieci che scrive. Pensando a te. Con la penna d’oca, magari, e la fata Smemorina che gli tiene il calamaio; poi, quando ha finito, a cavallo di un liocorno fa un salto a Hogwarts a mangiarsi le noccioline di Superpippo.”

“Potrebbe anche essere” si stizzì Oleana “Dovresti farci un salto anche tu a Hogwarts, magari ci troveresti una pozione che ti fa tornare un essere umano.”

“Seriamente, pensi che quella roba possa averla davvero scritta Dieci?”

“Non è così impossibile. Pensaci. Apri la tua mente, lavora con la tua immaginazione!”

Verena provò per un attimo a immaginarsi Dieci intento a scrivere. Con la fronte aggrottata, l’espressione vagamente schifata davanti al foglio bianco e la biro in bocca.

“Pensandoci bene non hai tutti i torti” concesse con un sorriso “Se al mondo che c’è un orango che dipinge e gli hanno pure dedicato una mostra… senza contare i pappagalli e le cocorite che imparano a declamare Dante…”

“Spiritosa. L’unica differenza tra il tuo umorismo e le fave di Fuca è la certificazione sanitaria.”

“Ammettilo, è impossibile che l’abbia scritta Dieci.”

“Allora sarà stato Teo.”

“Uhm.”

“Pensaci!”

Stessa scena di Dieci, solo che con Teo. Con la camicia da Lord Byron aperta sul petto, i boccoli biondi drammaticamente mossi dal vento e la biro col pompon di pelo rosa in bocca.

“Sii seria” la rimproverò Oleana “Niente camicie sbottonate.”

“Non vale se leggi nel pensiero.” si imbronciò Verena, colta in fallo.

Comunque ci riprovò: Teo con la camicia abbottonata, lo sguardo azzurro perso nel vuoto; una rughetta tra le sopracciglia chiare e concentrate; la biro passata distrattamente sul contorno della bocca socchiusa…

“Stai sognando un film porno?” si informò garbatamente Oleana e Verena sobbalzò.

“E tu stai sparando stronzate?” rispose seccamente trattenendosi a stento dall’arrossire.

“No, sei tu che stai anguillando di nuovo!”

“Io non anguillo niente! E tu, ramo Riccobono dei miei stivali, sei capace di farti un po’ gli affaracci tuoi?”

“Sì, sono capace. Ma sono così insulsi! Ho deciso che per un po’ mi faccio i tuoi, sono decisamente più interessanti. Comunque penso anche io che può essere stato solo Teo a scrivere quel diario.”

D’un tratto, l’espressione del viso di Verena trasfigurò da corrucciata a completamente esterrefatta.

“Scaturro!” strillò sull’orlo dell’estasi mistica.

“Dove?” si allarmò Oleana aggrappandosi al suo braccio con un salto.

“Qui!” strillò di nuovo Verena agitando il foglio con la poesia.

“Qui dove?” si affannò Oleana, ora decisamente spaventata.

“Qui, il diario! E’ di Scaturro!”

Oleana elaborò le parole di Verena, e tutto lo spavento sparì come neve al sole.

“Il diario” disse con garbo “Con quel gioiellino struggente di poesia.”

“Sì!”

“Con quelle parole di senso compiuto scritte in italiano corrente sintatticamente corretto che esprimono un concetto astratto a sfondo sentimentale. Quel foglio lì?”

“Ehm… sì?” rispose Verena, ma il giusto seme del dubbio si era annidato anche in lei.

“Stai dicendo che Paco Scaturro, l’anello di congiunzione tra la pietra pomice e la motofalciatrice, ha scritto questa cosa?”

“Ho delle prove a sostegno della mia tesi.” si difese Verena imbronciata.

“Ce l’hanno anche quelli che dicono di essere stati rapiti dagli alieni.”

“Questa è la pagina di un diario, no?”

“Sì, lo è.” ammise Oleana sulla difensiva.

“Teo ha detto che Scaturro lo voleva guastare di botte perché aveva trovato il suo diario, no?”

“Credo di sì.” ricordò Oleana quasi a malincuore.

“E quanti diari pensi che ci siano in giro?”

“Verena, rifletti” sospirò Oleana paziente “Già è fantascientifico pensare che Scaturro possegga qualcosa di cartaceo, ma che sia anche in grado di scrivere una cosa così dolce e bella… dico, l’hai letta, no? Ti odio davvero, amore mio. Scaturro che crea un ossimoro! Non potrebbe succedere nemmeno in Star Trek.”

“Tu non sai cosa possono nascondere gli abissi della psiche umana.” commentò molto saggiamente Verena.

“Appunto. E l’abisso di Paco potrebbe tranquillamente stare tutto dentro un Pocket Coffee.”

“Senti, dottor Watson, fino a prova contraria lo Sherlock della situazione sono io, e se dico che dobbiamo indagare su Scaturro, vuol dire che dobbiamo indagare su Scaturro! Oltretutto se questa poesia l’avesse davvero scritta lui tornerebbe tutto a nostro vantaggio. Ricordi che se potesse prendermi mi appenderebbe a un gancio e mi trasformerebbe in insaccati e salumi?”

“Va là” protestò debolmente Oleana “Non ne varrebbe la pena. Sei così magra che al massimo ci verrebbe un budellino di salsiccia.”

“Oleana, focalizza il punto.”

“L’ho focalizzato” gorgogliò Oleana “Il sedere da competizione di Marco Ferri. Più focale di quello!”

“Senti, ma quegli ormoni te li inietti alla mattina o li produce tutti la tua ipofisi? Perché sarà esausta, ormai.”

“Pensa alla tua che si è atrofizzata. Allora, che vuoi fare?”

“Se la poesia viene davvero dal diario di Scaturro, allora vuol dire che Teo l’ha letto e ha il resto” propose Verena cogitabonda “Dobbiamo tastare il terreno.”

“Io posso tastare il terreno di Marco chiappadoro?” si illuminò Oleana, subito incenerita da Verena.

“Dobbiamo tastarlo con Scaturro, sessuomane repressa.”

“Che schifo. Io Scaturro non lo voglio tastare nemmeno con un bastone.”

“Dovremo tastarlo per bene, invece, perché la cosa fondamentale, quella che rende interessante tutto il discorso, il famoso nocciolo della questione è proprio lì.”

“Lì dove?” domandò Oleana un po’ persa “Lì cosa?”

“La domanda.”

“Non la risposta?”

“La risposta alla domanda.”

“Lo dicevo che anche la tua ipofisi stava messa male. A che caspita di domanda stai pensando?”

“A questa: Scaturro per chi ha scritto quella poesia?”

*          *          *

“Ehm ,ciao.”

Come inizio era sicuramente penoso, ma Verena era così intimamente spaventata che di meglio proprio non riuscì a trovare.

Pasquale Scaturro, momentaneamente impegnato in una partita a flipper, si girò a guardare chi osasse rivolgergli la parola e vedendo Verena il suo viso si congelò.

“Tu?” sputò quasi mentre la pallina del flipper finiva in buca sulla scritta Game Over.  

“Vengo in pace” si affrettò a specificare Verena alzando i palmi delle mani “Prima di pensare di macinarmi come polpa di manzo lasciami parlare!”

Scaturro fece rapidamente guizzare lo sguardo da una parte all’altra del locale per verificare la presenza di un eventuale pubblico: il bar però era momentaneamente frequentato solo da anziani o estranei e il giovane, impercettibilmente, si rilassò. Non aveva nessunissima voglia di attaccare briga, in quel momento: certo, era fiero della sua fama di bad boy e normalmente spaventare i ragazzini era una cosa che lo metteva di buonumore… ma non quel giorno. E non con quello stecchetto indisponente della Bassi. Soprattutto con quello stecchetto indisponente della Bassi.

Quella era una cosa che non sapeva spiegarsi bene. Normalmente se chiunque gli avesse parlato come aveva osato fare lei, l’avrebbe riempito di sberle fino a girargli la testa come la ragazzina dell’esorcista. E invece, nonostante le aperte provocazioni, non gli veniva proprio voglia di menare Verena Bassi.

Perché…?

“Carino qui” stava dicendo lei per spezzare il suo silenzio minaccioso “Un po’ rumoroso e fumoso… sembra di essere nel box della Ferrari durante un pit-stop, ma immagino che a parte il cancro ai polmoni non si rischi niente, vero…?”

“Che cazzo vuoi?” la interruppe Scaturro sottovoce dopo essersi prudentemente defilato in un angolo.

“Parlarti” rispose Verena con un mezzo sorriso: il sollievo per essere sopravvissuta al primo scambio di battute con Bigfoot Scaturro era stato tanto da metterla di buonumore “Credo che siamo partiti col piede sbagliato, tu e io.”

Scaturro non si mosse ma elaborò le parole di Verena; beh, dopotutto erano davvero partiti storti. Lui aveva anche tentato di rimorchiarla, ricordò nebulosamente. Chissà cosa gli era saltato in mente. Forse era stato sempre per via di quel qualcosa che non sapeva cosa.

“Tu mi stai sul cazzo.” dichiarò quindi aggrottandosi.

“Lo so” sospirò Verena di nuovo in tensione “E non credere, anche tu stai sul cazzo a me. Però magari potremmo imparare a starci sul cazzo e convivere in pace e serenità senza ucciderci a vicenda. Come la Palestina e Israele.” Ehm, no, pessimo esempio…, pensò allarmata “Come interisti e milanisti.” Anche peggio! “Come… marito e moglie che vogliono divorziare…” Gesù salvami! “Insomma, hai capito, no?”

Forse era per gli occhi, stava pensando Scaturro remotamente: erano davvero grandi. E neri. E le ciglia erano girate all’insù, fitte fitte, e quando sbattevano sembravano ali di farfalla.

“Scaturro?”

“Cosa?” muggì Scaturro inferocito.

“Sei tra i vivi o per parlare con te devo chiamare un medium?”

“Che cazzo vuoi?”

“Comunicare” spiegò pazientemente Verena “Fin’ora non pensavo sarebbe stato così difficile, ma sto cercando di farti capire… Questa faida intestina ci indebolisce entrambi: stipuliamo una tregua?”

Scaturro non sapeva cos’era una faida, ma se c’entrava l’intestino forse lei lo stava mandando a cagare di nuovo.

“Tu mi stai sul cazzo.” ripeté come per convincersi meglio.

Verena non sapeva bene se arrabbiarsi o sconcertarsi.

“Ok” disse lentamente “L’avevo già capito prima. Però è carino da parte tua ribadire il concetto per farmelo assimilare meglio.”

Scaturro prese in considerazione il concetto.

“Che cazzo vuoi da me?”

Verena cominciò a spazientirsi.

“Di sicuro non un neurone” ringhiò sottovoce “Voglio una tregua. Fare pace.”

Scaturro prese in considerazione la pace.

“Se voglio ti spezzo un braccio davanti a tutti e te lo ficco in gola.” minacciò poco convinto.

O forse era per la bocca. Era molto bella, la bocca di Verena. Uscivano da lì un mucchio di stronzate, ma quanto era rosa e morbida…!

“Tu provaci e io dico a tutti del diario.”

Scaturro prese in considerazione il diario. Sbiancò, iniziò ad ansimare come se avesse un enfisema polmonare e fece gli occhi così cattivi che avrebbe potuto fermare un orologio con la forza del pensiero. Verena meditò che forse sarebbe stato meglio tenere il becco chiuso riguardo al diario. Ancora meglio sarebbe stato scappare in Cambogia, ma era con le spalle al muro e comunque ormai la frittata era fatta.

“Cosa ne sai tu?” abbaiò Scaturro minaccioso incombendo su di lei.

“Ho letto qualcosa.”

Non era proprio una balla. In senso generico, Verena era una che aveva davvero letto molti libri nella sua vita. Scaturro prese in considerazione il qualcosa.

“Che cosa?”

Verena deglutì, tesa come una corda di violino.

“Abbastanza per capire che… ehm… che tu ti sforzi di odiare, ma in realtà tu… ehm, nel tuo intimo hai capito che in realtà quello che vuoi è qualcos’altro.”

“Cazzo dici?”

Figurarsi se quel broccolo che aveva per cervello recepiva il messaggio al primo colpo.

“Dalle tue parole è chiaro che tu ti senti costretto… che vorresti poter essere libero… libero di amare Lei.”

La faccia di Scaturro, per un attimo, sembrò persino intelligente. Oddio, la poesia era davvero roba sua!, pensò Verena quasi fulminata dalla sorpresa. Con ossimoro e tutto il resto! Allora nonostante la faccia da ossobuco, Scaturro era davvero un essere umano.

“Come…?” alitò lui più di là che di qua.

“Non fare il finto tonto, Paco. Ehm.”

Scaturro prese in considerazione il finto tonto: fece un altro passo e le fu sopra incombente come una montagna.

“Io ti spacco in quattro.” dichiarò deciso.

“No, se non vuoi che si sappia in giro del diario.”

A quel punto, Verena sperò che Scaturro non arrivasse a elaborare il concetto che un morto non può parlare.

“Allora ti ammazzo!”

Ecco, appunto.

“Che barba, i cattivi dicono tutti così…”

“Ti ammazzo e poi ti resuscito per ammazzarti di nuovo!”

“Con tutta la gente nuova che potresti uccidere una volta sola stai lì a resuscitare me…?”

“Allora ti spezzo in quattro!”

Ancora! Inutile, con Scaturro non se ne usciva in ogni caso. Ormai era così vicino che avrebbe potuto ucciderla con un’alitata.

“Potrei risolvere la faccenda.” provò Verena esausta incassando la testa tra le spalle.

Per quel giorno la fortuna sembrò dalla sua parte: Scaturro si bloccò sul posto, masticandosi per un pezzo l’interno delle guance.

“In che senso?” ragliò alla fine trasudando cattiveria da tutti i pori.

A Verena non sembrò vero di avere una possibilità di sopravvivenza.

“Il tuo problema.” continuò affannosamente.

“Io non ho nessun problema! Gli Scaturro non hanno problemi!”

“Lo so, mi sono espressa male. Ma è chiaro che tu soffri…”

“Io non soffro, capito? Gli Scaturro non soffrono!”

“Ok, non soffri, ma sarebbe normale soffrire, in fondo siamo solo ragazzi, no? Chiunque in certi frangenti ha bisogno di un aiuto…”

“Gli Scaturro non hanno mai bisogno di aiuto!”

“E merda, fammi respirare! Anche gli Scaturro respireranno ogni tanto, no?! Quello che voglio dire è che… se non mi uccidi potremmo anche allearci…”

“Non ho bisogno di un alleato! Gli Scaturro…”

“… non si alleano, me lo immagino. I Bassi invece si alleano sempre, con ottimi risultati, devo dire. Lascia che io ti dia una ma… un aiu… un suggerimento! Gli Scaturro accettano suggerimenti, vero?”

Scaturro prese in considerazione il suggerimento.

“Forse.” mediò ancora guardingo.

“Bene! Sono bravissima coi suggerimenti!”

E adesso che mi invento?, pensò tra sé e sé inorridita. Non sapeva nemmeno di cosa diavolo stessero parlando lei e Scaturro!

“Se ora mi fai andare a casa, ci penso su. Elaboro un suggerimento di quelli belli tosti!”

Scaturro la guardava fortemente dubbioso.

“E non dici niente a nessuno?”

Dire cosa?, meditò la voce nella testa di Verena Un postulato di fisica nucleare sarebbe più chiaro di questo discorso da mentecatti!

“Certo che no!” esclamò con una convincente aria scandalizzata “Io e te ci stiamo sul cazzo, è vero, ma io non sono tipo da sbandierare al vento i segreti altrui. Ho... rispetto per certe cose.”

Scaturro prese in considerazione il rispetto.

“Tanto lo so di non avere speranze.” borbottò trucido: la guardò da sopra a sotto, feroce e stranamente fragile.

Oddio, si stava davvero fidando di lei.

“Mai dire mai” buttò lì Verena con la gola secca “Una soluzione c’è sempre.”

Scaturro le lanciò un altro sguardo cattivo e quasi triste.

“Fanculo le soluzioni.” disse sottovoce.

E c’era un tale tono rassegnato nella sua voce che Verena, che aveva la scorza dura, la linguaccia al vetriolo, i vestiti di gomma e l’aria di fregarsene di tutto e di tutti, si sentì piccola, meschina e opportunista come una mosca su una montagna di cacca. Merda secca: era stata vicina tanto così dall’essere spiaccicata modello zanzarone sul parabrezza da questo Caterpillar motocingolato e adesso provava fin pietà per lui! Doveva essere sempre per il retaggio di quella cazzona di governante tedesca, pensò stizzita: Gudrun, fanculo tu e i tuoi maledetti insegnamenti teutonici!

“Qualcosa inventeremo.” dichiarò e Scaturro la guardò negli occhi.

Vide che diceva sul serio: i suoi occhi erano neri, grandi, con le ciglia arrotolate, belli da morire e tutto il resto, e lo stesso c’era scritto dentro che lo voleva aiutare davvero. Lui, Paco Scaturro. Non gli era chiaro perché, ma Paco non era tipo da farsi molte domande.

“Ok.” grugnì di buonumore “Allora non ti spezzo in quattro.”

“Bene.” sorrise radiosa Verena; scampare alla morte la metteva sempre di buonumore!

“Quando ridi hai le fossette.” la informò Paco improvvisamente e aveva lo stesso tono svagato che aveva avuto Teo quando le aveva detto la stessa cosa.

A Verena mancò il fiato: lo sguardo da Totem di Scaturro non era cambiato, e nemmeno la sua postura immobile… ma ormai niente poteva essere più come prima, vero? Ormai c’era quella poesia di mezzo, quella rabbia mista a nostalgia che aveva subito sentito così affine.

Io ti odio. Sottovoce, con inchiostro e parole che non sapevo di avere.

Chissà da dove aveva tirato fuori Scaturro un tale gioiello di frase? Perché sentiva una punzecchiatura sul cuore ogni volta che ci pensava? E perché quando qualcuno parlava delle sue fossette le veniva subito caldo?

Perché sei malata rispose con sicurezza una vocetta dentro alla sua testa (ultimamente, la sua scatola cranica era diventata un covo malfamato di vocette deliranti e la cosa cominciava a preoccuparla sottilmente); perché sei da lobotomizzare se pensi che questo menhir preistorico davanti a te si trasformi in essere umano solo perché ha scritto una poesia.

“Ci vediamo domani.” si affrettò a salutare e scappò via prima che anche lo sguardo bovino di Scaturro le facesse arricciare i piedi come le succedeva nel sentir dire “Verrena” con una certa inconfondibile erre arrotolata.

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Aurora: A quanto pare, l’idea che a scrivere la poesiola sia stato Dieci va per la maggiore!! Chissà… vi lascio pensare ancora un po’, nel frattempo che io tesso (o si dice tessisco?) la mia tela. Comunque, carissima, sono spiacente di doverti togliere questa tua incrollabile convinzione, ma Johnny è solo mio. E prima che tu dica che non ho ragione, sappi che nascondo una mannaia dietro la sciena, e se mi pronunci il nome di Johnny invano per più di tre volte, non potrò fare a meno di usarla. Oh, Johnny… perché la clonazione è ancora proibita?!?! Un bacione a tia, darling.

Krisma: Oh, ma quanti bei complimenti!! Sono davvero onorata e lusingata… nn me li merito, perché mi sto talmente divertendo a scrivere questa storia che mi viene facile e le cose facili non andrebbero premiate… lo so, è un ragionamento contorto, ma nella mia testa le cose stanno tutte così, ingarbugliate! Davvero hai la erre moscia?!?! *o* Ma io ti adoro!! Che dolce, che carina!! Doppia razione di bacioni, allora!

April: Mia carissima!! Mia dolcissima!! Delle cose che elenchi, a parte l’adozione di Otello che mi riempie di pura gioia così me lo levo dai cogl…i, la parte più eccitante è quella dell’assalto al ramo del lago di Como. E’ dal Manzoni in poi che non vedo l’ora di poter dar fuoco a quei lidi!! Niente pena corporale se ritardi a leggere, ma opere di bene per la comunità… Ti mando tanto abbraccioni, mia cara, sei adorabile!

Greta91: Gruzzolo?!? Vuoi dire… soldi!? Le antenne mi si rizzano, mia cara… in questi tempi da pianto, dove sono in bolletta come un cambogiano scalzo, mi farebbe piuttosto comodo un bel gruzzolo. Purtroppo, faccio davvero cagare a gestire i soldi: ti posso assumere come tesoriera? Garrie ricambia i baci “con accessorio”, ha detto lui… che vuol dire?

Roby ovvero quello dei nomignoli (QDN): Mio carissimo, Otello, ovviamente, non manda baci, né waffeschi né normali, ma io sì! Sono felice che qualcuno sorpassi l’etere e ti arrivi intatto. Sia chiaro, non sono poeta: leggi la roba di ReaderNotViewer e Rik Bisini e ti accorgerai dell’abisso che corre tra un poeta e me. Però con una penna in mano so anche fare l’imitazione di Riccardo Muti e sono piuttosto spassosa!! Effettivamente, il tormentone “e chi s’è visto s’è visto” fa parte del mio lessico comune… devo faticare per non schiaffarlo in tutte le mie atre fic!! Ti mando una nuova fornitura fresca di baci, a presto!!!!

Rik Bisini: Mio carissimo, mio diletto! Innanzi tutto, mando un bacio al tuo imparziale Tobia, che mi sta già molto più simpatico di Otello. Poi, ti mando un bacione corredato di abbraccio avvolgente. Poi, approvo la tua idea di mettere come body guard i miei personaggi più cazzuti, ma come al solito l’anarchia regna sovrana e qui nessuno si vuol dare da fare per mettere in salvo la propria creatrice. Bastardi ingrati! Ammazzerei tutti salvando solo Garrie e Sasha, per ovvi motivi. Poi, ti mando un altro bacio e un altro abbraccio, che non fanno mai male. Poi, la poesia è una schifezzina scritta en passant perchè mi serviva qualcosa di romantico: ne taccio l’autore perché intorno a questa cosa dovranno snodarsi parecchi malintesi… come tu hai giustamente preventivato!! Per ultimo (novità) ti mando un abbraccio e un bacio!!!! Ciao, mio diletto, a presto!!

Lady Alice: Carissima!! Una nuova lettrice!! Sono molto contenta che tu sia approdata in questi lidi, spero di risentirti presto presto e che il morale rimanga sempre alto!! Baci baci, e grazie dei complimenti!!

Daminex: Mia carissima!! Sei stata l’unica a supporre ciò che ha supposto anche Verena e cioè che la poesiola sia di Scaturro. Mi devo preoccupare per te o sono tutti l’artri a essere poco fantasiosi? Comunque, Verena ha i capelli scuri e lisci, mi sembra di averla descritta nei primi capitoli. Rossa?!? Se proprio devi, magari le faccio fare una tinta a metà storia…

Ellemyr: Gli aggiornamenti sono ancora “un tanto al braccio”, a seconda dell’ispirazione… nel week end sono arrivata al capitolo 11, un record!! Ma mi sto divertendo come una pazza a scrivere, e le idee fioccano come fosse neve, se non ne approfitto adesso!! Dai, anche io adoro cucinare. Mi sbizzarrisco con la verdura, così ho almeno l’illusione di non ingrassare tanto… ieri mi sono fatta una quiche ai broccoli, gruyere e speck da leccarsi i baffi!! Qualche ricetta da adottare…?

Londonlilyt: Tua mamma riesce a portare un maialino nella valigia dalla Sardegna a Londra? °o°… Sono davvero impressionata. Complimenti, non fiato più allora!! Tenterò (solo per te) di ficcare in valigia una quintalata di tortellini! Il collarino è per Verena, naturalmente: però sto tentando di rifilare a Teo i calzoni a scacchi gialli e verdi da te suggeriti!! Hai altri capi di abbigliamento da suggerire, mia diletta…? Un bacione, grazie come sempre!!

Pinzyna: Oooh, che emossione i complimenti per la poesia!! Io che non sono nemmeno ferrata sull’argomento… e poi l’ho davvero buttata giù così, a braccio, perché così doveva essere. Dunque, il gadget di Dieci… io avevo pensato a un abaco, giusto epr rimanere in tema matematico col nome, ma qui tutti mi hanno bocciato l’idea. Hanno detto che uno slip elasticizzato ci azzecca di più. Uhm… non sono convinta. Chiederò consulenza a Romina, la mia beta meravigliosa, lei sì che se ne intende!! Io ti ringrazio davvero tanto per i complimenti, sono troppo felice quando leggo qualcosa del genere… oltre a diventare ogni giorno di più drogata di recensioni!! Dammela mia dose, dai!! Un bacione one one

Kiss: Ciao!! Ovviamente non posso dire niente riguardo la poesiola… tantomeno sui reali sentimenti del bel gemello cazzuto! E’ presto per scoprire le carte e con tutti i casini che la mia mente malata sta tramando, c’è da avere paura! Tremate, gente, tremate!! Per il momento, un bacione!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 : Confessioni ***


Recensione di Krisma, fatta il 12/12/2007 - 06:36PM sul capitolo 9: Capitolo 8 : Il Diario - Anonima

Capitolo 9 : Confessioni

 

Luca e Matteo Ferri, gemelli omozigoti legati a doppio filo dall’infanzia, erano sempre stati così uniti da sembrare fratelli siamesi per tutta la loro infanzia. Si erano stufati di essere inevitabilmente scambiati l’uno per l’altro più o meno finite le elementari; elemento catalizzatore fu una certa Matilde Strozzi di quinta B, che fece innamorare un gemello ma alla fine baciò l’altro. Le femmine, si sa, sono capaci di unire l’impossibile e di dividere l’indivisibile! Nel tempo, quindi, il Fabulous Duet si era sciolto: Luca era diventato Dieci e Matteo era diventato Teo, Luca aveva ammucchiato l’aria da duro e stuoli di masse ovariche, Teo aveva collezionato invece camicie romantiche e una deliziosa erre arrotolata… insomma entrambi si erano costruiti la propria personalità e ritagliato i propri spazi fino ai 18 anni attuali, dove non potevano essere più diversi sia per carattere che per stile. Ovviamente il loro legame andava al di là dell’affetto o del vincolo familiare: semplicemente, sapevano che esisteva uno perché esisteva l’altro, e accettavano il fatto come naturale, ma ognuno aveva la sua cerchia di amicizie (Teo) e di amori (Dieci). C’era però ancora una zona franca dove i due gemelli si ritrovavano e a volte si confondevano ancora l’uno con l’altro.

In bagno, prima di andare a letto.

“Oggi mi sei sembrato molto culo e camicia con l’aspide.” esordì Dieci mollemente stravaccato nella vasca.

L’aspide era il grazioso soprannome che Dieci aveva rifilato a Verena: Teo lanciò al gemello un lungo sguardo esasperato mentre si lavava i denti con energia.

“Sì” rispose alla fine dopo essersi sciacquato la bocca “E tu sei andato a comprarti il Barbour con Mariacarla.”

Non c’era bisogno di soprannomi, Mariacarla era già svilente così. Dieci fece spallucce facendo ondeggiare l’acqua calda mentre Teo attendeva la reazione del gemello a braccia conserte. Era struccato e coi capelli pettinati all’indietro e nemmeno Tellu l’avrebbe distinto dal gemello, così su due piedi. Qualunque altra femmina, invece, prima di riconoscerli sarebbe probabilmente svenuta, vedendoli seminudi e così perfettamente belli da abbagliare.

“C’è qualcosa di lei che non riesco a capire.” grugnì Dieci aggrottato.

“Di Verena?”

“Sì, dell’aspide.”

“Tipo?”

Tipo che non lo sapeva nemmeno lui. Qualcosa a livello epidermico, probabilmente.

“A Otello non piace.” dichiarò a titolo di spiegazione.

“Otello ha il buongusto di odiare te, di più non posso chiedergli.”

“Perché ci tieni tanto a frequentarla?”

“Verena?”

“Stiamo sempre parlando di lei, no?” si spazientì Dieci: Teo sembrava godere nel pronunciare il maledetto nome dell’aspide, che effettivamente era molto bello.

“Lo sai come l’ho conosciuta” ricordò Teo con un mezzo sorriso “Verena è… travolgente.”

“Come un Tir in autostrada. Concordo.”

“Non essere acido. Verena è ironica. Divertente. Intelligente. Fondamentalmente anche buona.”

“Manca santa e hai descritto madre Teresa di Calcutta.”

“Santa speriamo di no, ma, come direbbe mammina, tyttö on kaunis (*).”

“La troverei più attraente col burqua addosso.”

“Questo odio nei suoi confronti è del tutto ingiustificato” incalzò Teo sospettoso “Non è che c’è qualcosa tra voi due?”

“Ovvio” rispose immediatamente Dieci sostenuto “Molta distanza, spero.”

“Ok” sospirò Teo molto meno fatuo del solito “Mi metto in modalità seria per due secondi: lo so io perché a te Verena sta sul cazzo, è perché sei abituato a vedere tutte le ragazze che sbavano per te come i cani di Pavlov e invece lei ti guarda in faccia e non sviene.”

Dieci stava per dare una risposta sferzante e fondamentalmente bugiarda, ma lì in bagno, nel Limbo personale dei gemelli Ferri, troppo orgoglio era bandito.

“Ammetto che il fatto che lei mi trovi antipatico sia… una novità per me.”

“Era ora!” sorrise radioso Teo “In fondo, scavando nella melma e schivando i topi che escono da tutti gli anfratti bui della tua psiche, in fondo dicevamo riesci persino a essere sincero con te stesso!”

“E la modalità seria dove l’hai messa?”

“Ops, era finita e non te lo avevo detto.”

Ammiccò complice e Dieci si decise a tirar fuori tutta la verità.

“A dire il vero mi infastidisce il fatto che da un momento all’altro lei sia diventata un tuo chiodo fisso.”

Teo rimase in silenzio per un attimo a meditare sulle parole sibilline di Dieci: che il fratello rubacuori fosse per una volta in vita sua… geloso?!? Quel pensiero improvviso riuscì a stupirlo. E anche a lusingarlo, a dire il vero. Il suo subdolo piano di mettere insieme Verena e Luca stava muovendo sicuramente i suoi primi passi…

“Verena è fantastica” ammise sottovoce “Ma non è te.”

Dieci capì al volo che Teo aveva capito al volo: sorrise, così bello e così simile al fratello da sembrare lui allo specchio.

“Lo credo bene” disse rinfrancato “Lei è più brutta e ha meno tette.”

Ma ti piace” pensò Teo esultante “Ti piace perché è diversa dalle altre e se lo ammettessi con te stesso Mariacarla…”.

Il pensiero si interruppe a metà, come spento con l’interruttore.

“Comunque, io non ho chiodi fissi in testa” precisò col naso per aria “Semmai un cacciavite e una chiave del dodici.”

“O meglio, una crema idratante, due o tre boa di struzzo, qualche paillette…” elencò Dieci velenoso “Il resto è fango termale.”

“Ma niente chiodi, ho controllato ben bene! E tu sei geloso marcio perché Verena preferisce me a te.”

“Non dire stronzate. Era lampante che quello stecchetto malvestito non potesse avere un minimo di buongusto.”

“Squillino le trombe e rollino i tamburi! Luca Ferri in Dieci ha fatto il battutone!!”

Dieci grugnì e uscì dalla vasca, riuscendo contemporaneamente a mollare un fiacco pungo sul braccio del gemello.

“Stasera sei particolarmente deficiente” disse con piacevolezza “Sarei curioso di sapere una cosa.”

“Tutto quello che vuoi, pikkuinen.” tubò Teo ridacchiando.

“Riguarda le trombe squillate ed i tamburi rollati” confidò Dieci con aria seria “Ma saranno buoni da fumare, ‘sti tamburi?”

*          *          *

Se qualcuno si aspettava un sanguinoso omicidio davanti al liceo Montessori, quel grigio venerdì mattina di settembre rimase ampiamente deluso. L’attesissimo duo Paco “Caterpillar” Scaturro e Verena “Clava” Bassi entrarono di nuovo negli annali della storia come la coppia di nemici più inconcepibile e deludente della scuola.

Si erano incrociati nel corridoio del primo piano, e la gente aveva smesso di camminare, di parlare, di respirare, per girarsi a guardarli: un milione di occhi si era fissato su di loro. I due si erano salutati a fior di labbra… Fine.

Niente battutine al vetriolo di Verena, niente minacce mafiose di Scaturro, niente fuoriuscita di biondi e bellissimi gemelli salvatori.

“Una delusione totale su tutta la linea” ridacchiò Oleana appendendosi felice al braccio di Verena mentre percorrevano il corridoio “E io che ero certa che Paco ti avrebbe trasformata in carne da Gulasch.”

“L’avevo detto io che Scaturro non era un tipo da cibo etnico.” ribatté Verena acida: in effetti anche lei fino all’ultimo aveva temuto per la propria vita. Per quel motivo aveva indossato un pastrano nero lungo fino a i piedi corredato di collarino fetish che la faceva sembrare Tenebra, il Cupo Mietitore.

“Ancora non riesco a capacitarmi all’idea che Paco abbia scritto quella poesia” proseguì Oleana con sincera costernazione “A questo punto non mi sorprenderei più nemmeno se Goldrake nidificasse nell’aula di scienze.”

“Ricordati che questa è solo una tregua” borbottò Verena rabbuiandosi “Devo trovare un valido motivo per far star buono Big Foot.”

“Ovvero, devi trovare il diario.” rettificò Oleana compunta.

“Oppure devo sapere per chi Big Foot ha scritto la poesia.”

“Cambierebbe qualcosa?” meditò cinica Oleana “Non credo che riusciresti a convincere nessuno a frequentare Scaturro. Una qualsiasi ragazza con un Q.I. appena superiore a quello di un lemure ci vomiterebbe sopra.”

“Così non è che mi mandi su il livello di ottimismo” constatò Verena cominciando a sudare freddo “E comunque tieni presente che Scaturro ha scritto quel gioiellino di poesia.”

“E allora? Leopardi ne ha scritte milioni di poesie e non ha mai avuto uno straccio di appuntamento con una donna nemmeno a pagarla.”

“Sempre a tirare in ballo Leopardi, eh?”

“L’unica lezione di italiano dove non ho avuto una crisi di narcolessia.”

“Qualcuno in grado di apprezzare un animo poetico ci sarà pure al mondo. Io, per esempio, lo apprezzerei.”

“Tu e Scaturro…? Trovo più plausibile la cosa di Goldrake nell’aula di scienze.”

“In fondo, non è così male.”

Oleana si decise ad alzare il suo famoso sopracciglio.

“Verena, non convinceresti nemmeno una sordocieca tetraplegica a prendersi Scaturro come legittimo sposo. E’ brutto come il peccato e cattivo come un formicaio di formiche rosse.”

“Davvero le formiche sono cattive?”

“Quelle rosse sono peggio delle iene.”

“Non lo sapevo. Stare con te, Oleana Odescalchi ramo Riccobono, mi apre infiniti nuovi orizzonti di sapienza.”  

“Stare con te invece, Verena Bassi nessun ramo aggiunto, mi ha apre infiniti nuovi orizzonti di biondini da sbavo. Ecco che ne arrivano due, per esempio!”

Il Fabulous Duet Ferri planò in quel momento tra le due ragazze, con un Teo in multicolor che trascinava un evidentemente riottoso Dieci in grigio antracite. Dietro di loro, il solito codazzo starnazzante di ammiratrici di Dieci che però si teneva a debita distanza, come se non osasse intaccare lo spazio vitale del loro idolo.

“Ciao bambole!” salutò Teo prendendo a braccetto Verena e Oleana in un gran turbinio di capelli biondi sparati col gel, camicia svolazzante verde e inconfondibile profumo di more “Siete bellissime stamattina!”

Lui lo era di più, meditò Verena fuggevolmente: colorato come una scatola di caramelle e altrettanto appetitoso.

Merda secca.

“E’ carina anche la tua camicia” buttò lì fintamente annoiata “Color cancrena?”

“No, verde menta” rispose Teo per niente scalfito “Ma Verena cara devi fare qualcosa per questa perfidia mattutina, non si confà affatto al tuo incarnato!”

Ecco, l’aveva detto di nuovo: Verrena carra, con tutte quelle erre deliziose…

“Chiamami ancora Verena cara e ti sfrangio via qualsiasi cosa ti sporga dal tronco!”

“Che frase zuccherosa” constatò con tono monocorde Dieci “Hai mica un po’ d’insulina che mi va su il diabete?”

Verena si decise a guardarlo, cosa che aveva accuratamente evitato di fare fino a quel momento: se Teo era un’esplosione di colori, Dieci era un cupo tributo allo stile urban, ma al pari del gemello era biondo e bello da prendersi a schiaffi.

“Che siete venuti a fare?” ringhiò Verena sulla difensiva “Non abbiamo bisogno del vostro supporto fisico e francamente vorrei evitare la transumanza di giovenche che accompagna sempre i vostri spostamenti.”

Indicò col mento le ragazze assiepate intorno a loro e Dieci le lanciò uno strano sguardo obliquo.

“Non riuscivo a vivere senza sapere il tuo look di oggi” disse poi ironico “Carino. Un “vorrei essere Trinity ma mi è saltato fuori don Matteo”, non è così?”

“In realtà è più un “fatti i cazzi tuoi se non vuoi una picconata su un piede”. Ma si adatta anche a un “fatti i cazzi tuoi” e basta, volendo.”

“E hai anche il collarino!” proseguì Dieci imperterrito “Qualcuno deve portarti a fare un giro al parco col guinzaglio?”

“Non sei spiritoso.”

“Ma sì che lo sono, è che non mi applico.”

“Lascialo perdere” si intromise Teo sorridendo “Oggi c’è umidità e gli ingranaggi gli grippano. Comunque non pensavo di trovarvi ancora vive, non avete incrociato Scaturro poco fa?”

Verena scambiò uno sguardo d’intesa con Oleana.

“Per il momento Scaturro ha deciso di non ucciderla” rispose Oleana sul vago “Ma prima o poi le toccherà morire per mano sua.”

“Ma no che non morirà.” sorrise dolcemente Teo e il cuore di Verena tentò un doppio carpiato con avvitamento.

“Ci vorrebbe un paletto di frassino piantato nel cuore perché questo succedesse.” aggiunse velenoso Dieci, riportando tutto alla normalità.

“A tal proposito, Teo, dovrei parlarti.” disse a quel punto Verena tutto d’un fiato: non osava guardare Teo, men che meno quel simpaticone di Dieci che alzava il sopracciglio con la stessa scettica alterigia di Oleana. Così concentrò lo sguardo sulle ruches spumeggianti della camicia color cancrena di Teo che si chinò premuroso verso di lei.

“Quello che vuoi, Verena cara.”

E dalli con quel Verrena carra; le cedeva l’aorta a ogni maledetta erre detta con quella maledetta voce dolce da quel maledetto folletto biondo.

“Posso venire a casa tua oggi?” si decise a dire fingendo ottimamente nonchalance.

Teo e Dieci si scambiarono un rapido e invisibile sguardo sorpreso, immediatamente mascherato.

“Ma certamente!” cinguettò Teo esplodendo in un sorriso abbagliante “Vieni a pranzo?”

“Ma sì” ghignò Dieci serafico “Dopo che te ne sei andata ieri, Otello dalla gioia ha vomitato sul parquet ed è svenuto; speravo che fosse morto per davvero!”

Verena per un attimo fu tentata di accettare, primo per darla nel sedere a Dieci-ce-l’ho-solo-io-e-pure-d’oro-Ferri, secondo per cercare di far davvero venire un colpo a Otello e debellare così dalla Terra la razza dei topocani; poi però ricordò la pizza con l’ananas di Tellu Ferri e decise diversamente.

“No, grazie” si affrettò a dire “Non vorrei rovinare di nuovo la digestione a Otello.”

“A me farebbe piacere” provò comunque Teo lanciando un’occhiataccia a Dieci “E Otello vomiterà comunque visto che quel cerebroleso di Luca sarà in giro.”

“Vomita anche con lui?” si informò Oleana sospettosa.

“Ha lo stomaco debole” lo difese Teo “E in fondo è un cane, mica la duchessa di York.”

“Allora, vengo alle due?” buttò lì Verena: aveva già il batticuore.

“Certo!” cinguettò Teo “Oleana, vieni anche tu?”

“Oh-eh?” gorgogliò Oleana, che solitamente era una ragazza brillante e di spirito, ma bastava che un Ferri respirasse verso di lei per trasformare la sua massa neurotica in budino finlandese.

“Certo che viene” rispose per lei Verena “Ormai ce l’ho attaccata al deretano come una zecca.”

“Oggi deve venire Mariacarla.” avvisò Dieci con un tono di voce meno divertito.

“E allora?” ripose piccato Teo “Non è che solo perché arriva la baronessa della Mirandola dobbiamo tutti cadere in estasi mistica. Devo chiamare il coro di Santa Cecilia per cantare l’Inno alla gioia o posso limitarmi ad accendere un cero in chiesa?”

“Sei stronzo come il tuo topocane.” ringhiò Dieci, stavolta di cattivo umore.

“E tu sei una carpa lessa.”

“Canarino.”

“Orso.”

“Ci vediamo a casa.”

“Ok.”

Dieci si allontanò, seguito dalla massa compatta di fans: Verena e Oleana lo guardarono andar via interdette.

“Allora, andiamo?” chiocciò Teo salottiero sfoggiando un sorriso a raggi UVA.

“Fate sempre così?” si informò Oleana vivamente incuriosita.

“Così come?”

“Vi insultate elencando tutto lo zoo di Berlino prima di salutarvi?”

Teo lanciò uno sguardo sorpreso verso il gemello in allontanamento.

“Beh, sì. Non va bene?”

Oleana e Verena si scambiarono uno sguardo rassegnato.

“No no, va benissimo.” mormorò Verena marciando via.

Aveva già abbastanza gatte da pelare anche senza sospettare la schizofrenia dei gemelli Ferri: doveva pensare a sopravvivere a Big Foot Scaturro, trovare un diario e tenere a bada il miocardio ogni volta che un qualsiasi Ferri le puntava addosso i suoi fanali azzurri. Eh sì, ce n’era da tenersi occupati per tutto il giorno quant’era lungo, meditò cupamente.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

(*) = in finlandese nel testo = La ragazza è bella

 

Ogni tanto, quando mi ricordo di farlo, ringrazio la mia sempre onnipresente beta ROMINA… senza di lei non ci sarebbe niente di tutto questo, quindi in coro… GRAZIE, ROMINA!!!!


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Krisma: E’ giusto dubitare sulla paternità della poesia, ma come giustamente dice Verena, gli abissi della psiche umana sono insondabili… quindi, chissà? E poi, in fondo, raschiando il barile, anche Scaturro è un essere umano. E ti assicuro che anche lui ama. Ok, è uno spoiler, ma è a fin di bene, anche Scaturro è giusto che venga trattato per quello che è... Vote for Scaturro! E a te, un bacio!!

Greta91: Bene bene, Greta91 come mia Gringott personale!! “two is megl che one” l’hanno già usato, che ne dici di “paghi due e prendi uno, ma è uno che vale per due!”. Uhm… coi tempi che corrono… d’altra parte, puntiamo su un prodotto di qualità noi, vero? Mi sa che Garrie non si stancherà di Cardie, ma magari mentre lei è in missione per il CDI…;-)

Kokky: Adesso, Verena nà genia… non esageriamo! Il vero genio della storia, unico ed inconfutabile, è Otello. Teo gay? Chissà? Non voglio scoprire troppe carte, adesso. Però… chissà?

Pinzyna: Eh, mamma Ferri ha avuto un bel dono divino, lasciatelo dire… Vista la tua teoria dell’attrazione degli opposti, mi sono fiondata a tingermi i capelli di nero, col risultato che sembro la figlia morta di Gomez Addams… ma visto che anche io ho un debole per i biondazzi, speriamo in un qualche ritorno positivo!!! Eh, fossero poi deliziosamente arrotolati come Teo… ma sarà carino!?!? *-*

Aurora: Sì sì sì, mio, tutto mio, Johnny è mioooo… anf anf… non sembro Glenn Close in attrazione fatale, vero? Perché sennò mi preoccupo. Perché le dita arricciate di verena sono da film horror? A me succede sempre quando qualcos ami fa estrema tenerezza (o estrema arrapatura, ehm! Ma solo con Johnny, oh, Johnny…). Un bacione, e tieniti pure i capelli di Johnny raccolti nella doccia (bleh!)

Londonlilyt: Mi amor, ancora non mi esprimo su chi ha scritto cosa. Può essere tutto valido, conoscendomi, persino Otello non è da escludere dai sospetti! Marco chiappedoro mancherà per qualche capitolo, ma conto di usarlo (ehm…) come special guest, prossimamente. Quindi, tieni buona la vaschetta! Un bacione, amore mio, te l’ho già detto che non vedo l’ora di vederti?!?

Chocolate fairy girl: Ebbene sì, i personaggi come Scaturro mi riescono piuttosto bene… non so, forse un transfer? L Anche io odio Otello, che ne dici di fondare un anti-fan club? O aspettiamo di vedere cosa la mia mente contorta riserva per lui? Gh gh gh, chissà… dai, raccontami dei petardi, po’ servirmi per la storia!!

Damynex: Ma come la fantasia non è il tuo forte?!? E poi, perché hai smesso di scrivere? Io passo lunghissimi periodi senza ispirazione, come dopo aver finito Ab Aeterno (vabbè, a parte i problemi personali…). Poi, paf!! Una storia che appesta le meningi e che se non la scrivo mi soffoca! Comunque, sempre grazie, sei davvero forte! Un baciozzo!

Bea_chan: Carissima!! Che piacere risentirti! E’ proprio vero che ormai la rete è come un Bar dove ritrovi amici in arrivo e in partenza… peccato non ci si possa fare una bibita sul serio! I tuoi complimenti mi fanno gongolare tutta, come sei carina!!! Grazie grazie grazie! Ora puoi mandarmene ancora? Sai che certa roba dà effetti stupefacenti nonché assuefazione… a presto, tessora, un bacione!!

Saraj: Sì, però occhio a tutte queste docce… la mia riserva idrica è limitata! Ovviamente, non spoilero su chi abbia effettivamente scritto la poesia, spero di portare il mistero (seeee…-.-) un po’ avanti. Nel frattempo, cosa ne pensi del mio Ferri/allevamento?!? J

Rik Bisini: Potessi dirti tutte le trame che mi si ingarbugliano in testa.. a parte propormi l’internamento coatto, probabilmente rimarresti impressionato. Mi piace farcire le mie storie luoghi comuni e assurdità mischiate. E soprattutto mi piace scrivere: soprattutto cose leggere e romantiche, dove non faccio fatica a trovare le parole. Amo già Tobia e i suoi occhioni! Per lui una vagonata di biscotti, per te la solita carovana di baci, abbracci e massaggi sparsi…

Suni: Sono davvero onorata e lusingata dalla tua recensione, è stata molto sincera e sentita… te ne sono davvero grata. Un bacio, spero a presto!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese ***


Mariacarla

Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese

 

Verena guardava truce il campanello di casa Ferri, ma in realtà non lo vedeva: era intenta ad ascoltare il proprio cuore che batteva con uno strano ritmo sudamericano mentre una delle voci dalla personalità psicotica che le affollavano la mente le stava facendo una ramanzina.

Adesso mica puoi telefonare e dire che non ci vai” incalzava la voce burbera “Primo perché il cellulare è rimasto a casa, secondo perché sarebbe assurdo visto che ti sei autoinvitata, terzo perché sei già qui davanti e sarebbe davvero da mentecatti andarsene via dopo che probabilmente ti hanno vista arrivare.”

La voce aveva ragione. Ragionissima, anzi: eppure, lo stesso Verena tentennava davanti al campanello. Non si spiegava il motivo per cui al solo pensiero di rivedere un Ferri le cominciassero a sudare i palmi delle mani. Sospettava (a ragione) che fosse qualcosa che aveva a che fare con gli ormoni: quegli stessi ormoni che le facevano venire le bucature di spillo se pensava alla poesia di Big Foot Scaturro.

Odio pensare che non devo pensarti e così ti penso.

Sacrosanto. Quasi puro. Avrebbe potuto scriverlo lei. Trovarsi così in sintonia con Scaturro non era sicuramente una bella cosa, no?

Odio il cielo che non è più cielo ma qualcosa da sognare perché lo sogni tu.

Ma come gli era venuta a Scaturro una frase così? E perché lei, Verena Bassi dalla Clava, continuava a pensarci? “Se gli ormoni fanno questo effetto, voglio subito una tiroide nuova!” pensò burbera fissando ferocemente il campanello.

“Buongiorno.” sospirò una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare.

Si voltò di scatto e quasi si trovò naso a naso con la nuova arrivata.

“Oh, Mariacarla della Mirandola Mastro… Nostromo… SantoGeppetto, non mi ricordo, scusa. Ciao.”

Mariacarla salutò con un grazioso cenno del capo mentre i suoi occhioni azzurri la percorrevano da capo a piedi. Subito vagamente annoiati, poi perplessi, poi quasi schifati: evidentemente il look eccentrico di Verena, composto da pantaloni alla zuava e bretelle vagamente tirolesi abbinati alle trecce con fiocco rosso non erano di suo gradimento.

“Ehm” si riprese Mariacarla graziosamente “Carine le tue… il tuo… sono tornate di moda le trecce?”

Nonostante gli evidenti sforzi di interagire col volgo, a Verena sembrò spocchiosa e snob come la Regina delle Nevi e ricambiò l’analisi dettagliata soffermandosi sull’ampia gonna di cuoio dall’aria assolutamente costosa.

“Cavolo” mormorò allegramente “Babbo Natale dovrà cambiare mezzo di trasporto quest’anno visto che le sue renne sono finite tutte nella tua gonna.”

Mariacarla pizzicò un lembo di cuoio morbidissimo con noncuranza.

“Tranquilla, non è renna” sorrise rinfrancata “E’ lontra siberiana, vedi il colore brillante delle sfumature?”

A Verena sorse il dubbio che Mariacarla della Mirandola y Ramones y Rodriguez y Gutierrez Santomastroantonio la stesse prendendo per il culo.

“Scusa” mormorò guardinga “Questa luce non rende giustizia alle sfumature.”

Mariacarla scusò regalmente con un cenno della mano.

“Allora, il campanello non funziona?”

“No, ehm, è che… stavo aspettando Oleana.”

Il viso di Mariacarla si animò appena.

“Odescalchi ramo Riccobono?”

“Proprio lei, in carne, ossa e tiara di lapislazzuli.”

“Cara ragazza. Un po’ taciturna…”

Questa volta fu il sopracciglio di Verena a schizzare all’insù, scettico.

“Oleana taciturna?”

Secondo il suo modesto parere, Oleana sparava più parole al secondo di un mitragliatore M6 di ultima generazione, ma effettivamente aveva notato che davanti a un Ferri le si inceppava il carburatore.

“E’ una fanciulla discreta” approvò serafica sghignazzando tra sé e sé “L’eleganza innata della famiglia nobile trasuda da ogni suo gesto. Un po’ come te.”

“Oh, grazie.” concesse affabile Mariacarla sprecando un suo prezioso sorrise per lei.

A Verena, allora, sorse il dubbio che Mariacarla della Mirandola de Boucheron de Chopard de Yves Saint Laurent non la stesse prendendo per il culo, ma che fosse proprio così deficiente di suo.

In quel mentre arrivò proprio Oleana Odescalchi ramo Riccobono, a cavallo non di un cocchio dorato ma di una avvilente bicicletta.

“Ciao Verena! Buongiorno Mariacarla!” salutò appoggiando la bici al muro e chiudendola con il lucchetto sotto lo sguardo esterrefatto e scandalizzato di Mariacarla.

“Vergogna, arrivare in bicicletta” la rimproverò Verena severamente “Potevi almeno sfoggiare qualcosa di motorizzato e meno plebeo, che so, una Jaguar… Mariacarla c’è rimasta sinceramente male, vero Mariacarla?”

“Assolutamente no!” protestò debolmente Mariacarla.

“La bici non è plebea!” si difese Oleana accorata “E’ contestatrice, è ecologica, è sana…”

“Se si fumasse, la comprerei subito!” approvò Verena.

Mariacarla, vagamente sbalestrata, guardava prima una e poi l’altra ragazza e poi il campanello, come se fosse un’ancora di salvezza.

“Verena, ma che bei pantaloni vintage che hai!” cinguettò Oleana “Svizzeri?”

“No, austriaci.”

“Ho sognato un look simile l’altra notte. Ce l’aveva addosso il Grande Puffo.”

“Avevi mangiato peperoni?”

“Effettivamente sì” sorrise Oleana ammiccante “Non li digerisco proprio i peperoni. Metabolizzo anche le rocce calcaree, ma i peperoni no!”

“Io invece ho dei seri problemi con le cozze in guazzetto. E tu, Mariacarla?”

La ragazza fissò Verena con aria scandalizzata, ma questa le rispose con un sorriso così innocente che si trovò costretta a rispondere.

“Io trovo un po’ pesanti le ostriche.” mormorò dignitosamente, quasi come si vergognasse.

“Non me lo dire” approvò Oleana “Le adoro, ma hanno un effetto devastante sul mio duodeno. La defecazio ha odorato di viole per un mese, dopo l’ultima abbuffata. Sono stata malissimo e ho seriamente rivalutato i peperoni.”

“Oleana!” si meravigliò Verena trattenendosi a stento dal buttarsi via dal ridere “Che cosa interessante. Vogliamo vertere la conversazione su questo punto, o ci decidiamo a suonare?”

“Io sono favorevole a qualsiasi disquisizione.” cinguettò Oleana.

“Suoniamo.” propose invece Mariacarla.

Verena obbedì.

“Chi è?” chiese la voce elettrica e indistinguibile di un Ferri.

“Verena Bassi” si presentò lei pomposamente “Corredata di accompagnatrice di stirpe reale Oleana Odescalchi ramo Riccobono. Ma alle mie spalle, in attesa di udienza, c’è anche Mariacarla della Mirandola eccetera eccetera.”

“Che folla.” commentò la voce elettrica con sadica tranquillità.

“In effetti c’è una fila che sembra di essere al reparto salumeria della Coop in giorno di saldi” commentò Verena infastidita “Posso usufruire del fast track o devo prendere un numero?”

“Entrate.” chiocciò la voce mentre il cancelletto si apriva.

Sulla soglia c’era Dieci, appoggiato indolente allo stipite con un sorrisetto serafico sulla faccia.

“Due etti di cotto e due di pancetta, grazie.” lo apostrofò Verena entrando, e subito, dalla stanza a fianco, si udirono i primi “waff!” accorati di Otello.

“Tesoro, non hai freddo?” si preoccupò Mariacarla attirandosi gli sguardi feroci di Oleana e Verena: Dieci al momento indossava una canotta e dei jeans tagliati corti neanche fosse pieno agosto, ma l’effetto ottico era così piacevole che si erano ben guardate dal criticarlo.

“Non soffro il freddo” rispose Dieci paziente “Dev’essere il ceppo finlandese.”

“Ehi, guarda chi è arrivato!” salutò Marco Ferri entrando in quel momento in cucina, e subito Oleana, che stava tentando timidamente di salutare, si immobilizzò mentre il suo mento si schiantava metaforicamente sul pavimento (e il suo cervello si schiantava contro la scatola cranica, a giudicare dall’espressione da vongola): Marco indossava un paio di calzoncini da tennis e nient’altro sopra, mostrando un fisico scultoreo degno di Michelangelo. Aprì il frigo e dopo aver rovistato un po’ tirò fuori qualcosa di commestibile e iniziò a divorarlo con metodica rapidità.

“Ciao.” salutò Verena chiedendosi se fosse il caso di mettere una vaschetta sotto la bocca dell’amica per raccogliere i fluidi che stava emettendo.

Nel mentre entrò anche Teo che la salutò agitando distrattamente una mano.

“Ehi, Verena, chi ti ha vestita oggi?” domandò aprendo anche lui il frigo “Le caprette che ti fanno ciao?” Poi, senza aspettare risposta: “C’è rimasto qualcosa da mangiare?” chiese “Ho una fame che mangerei un cinghiale vivo e col pelo.”

“Dio benedica il ceppo finlandese.” singhiozzò Oleana sottovoce: anche Teo era in t-shirt striminzita e pantaloni della tuta negligentemente abbassati sui fianchi stretti ed era carino da far prendere un colpo.

I fratelli Ferri iniziarono a rubarsi il cibo l’uno con l’altro; Mariacarla teneva il naso per aria e osservava la tappezzeria della cucina con sublime indifferenza, probabilmente considerando che le nudità di tutto quel biondame fosse una evidente caduta di stile; Oleana, invece, stava mimando in maniera convincente l’estasi mistica di Santa Rita da Cascia; Verena cercava di trattenere a stento una risata isterica mentre la sua ipofisi produceva valanghe di ormoni come una locomotiva a vapore; Otello, ovviamente, waffeggiava. In mezzo a quel caos piombò Tellu Ferri con leggiadra e finlandese biondità.

“Raggazzi! Vergognattevi!” sbuffò alla vista dei ragazzi “Non si girra nuddi per kassa! Buongiorno, raggazze. Dovette skusarre i miei figli, è la lorro metà italianna a renderli kossì kafonni.”

“Non si preoccupi, signora” gracidò Oleana con gli occhi che brillavano come stelle “Nessun problema!”

“Luca, andiamo?” si spazientì Mariacarla e Dieci mollò il panino che si stava litigando con Teo, fece un cenno indifferente verso Verena e Oleana e sparì con fidanzata a seguito in camera sua.

“E’ sempre kossì serria kuella raggazza.” sospirò Tellu, quasi come se le sfuggisse di bocca.

“Io avrei detto stronza.” rettificò Teo con nonchalance e Marco gli mollò un solidale pugno sul braccio.

“Mariakkarla non è stronza” specificò Tellu con convinzione “E’ riservatta e non dà konfidenza, ma io kreddo ke in fondo sia sollo timidda.”

Dopo quello sgancio di bomba, Verena avrebbe volentieri aperto un lungo dibattito a riguardo, ma preferì tacere educatamente. Vide che anche Oleana ingoiava il proprio salace commento: che avesse avuto una governante tedesca anche lei?

“Le ci vorrebbe un’occasione per sbrinarsi un po’.” buttò lì Marco rubando un pezzo di panino a Teo, il quale rimase come fulminato sul posto.

Verena vide il suo sguardo celeste illuminarsi come un neon e immediatamente sentì crepitare intorno a sé una immane puzza di guai.

“Un’uscita tra ragazze!” esclamò esaltato “Verena! Oleana! Perché non invitate Mariacarla fuori con voi?”

*          *          *

Le due ragazze interpellate rimasero come radicate al suolo, due espressioni gemelle di orrore dipinte sul viso. Di tutte le visioni apocalittiche, quella di Mariacarla piazzata in mezzo a loro, fuori posto e snob come una vaschetta di caviale in mezzo a patatine e popcorn, era sicuramente la più agghiacciante che potessero immaginare!

“Piuttosto mi guardo il filmino integrale del matrimonio dei miei genitori” pensò Oleana raggelata “Comprensivo di viaggio di nozze a Portovenere!

“Sarebbe karinno!” cinguettò Tellu sorridendo.

Karinno?!?

“Preferirei una serata intera a waffeggiare con Otello!” pensò invece Verena con autentico schifo.

“Per lo meno sarebbe istruttivo.” commentò Marco, di sicuro più realista della madre.

“Non credo che sarebbe una buona idea” intervenne con invidiabile diplomazia Oleana prima che Verena tirasse fuori un crocifisso invocando un esorcismo “Mariacarla non frequenta di certo i nostri ambienti.”

“Appunto per questo potrebbe essere istruttivo” incalzò Teo radioso “Magari si può programmare un’uscita insieme…”

“Insieme?” si interessò di colpo Oleana con le antenne vibranti, beccandosi subito una gomitata nello sterno da Verena.

“Beh, cof!, magari ne parliamo, cof!” mugugnò poi tenendosi lo stomaco con le mani.

“Io vado giù in taverna a giocare un po’ a ping pong” decise Marco stiracchiandosi come un gatto soriano (e facendo venire l’ennesima ischemia cerebrale a Oleana) “Qualcuno vuole fare una partita?”

“Io!” scattò Tellu ringalluzzita.

“Oleana, perché non vai a fare l’arbitro?” propose Verena in uno sprazzo di pietà per l’amica momentaneamente cerebrolesa e sordomuta.

Oleana annuì illuminandosi e seguì al trotto Tellu e Marco che si allontanavano chiacchierando.

“Vieni in camera mia.” propose Teo portandosi dietro la scatola dei biscotti e incamminandosi; Verena lo seguì docilmente.

La camera di Teo era, inconfondibilmente, la camera di Teo. Era dipinta in colori vivaci, una parete gialla e una verde, il lampadario di neon colorati, un poster dei Queen alla parete e vestiti spumosi sparsi dappertutto. Dovunque c’era un casino che sembrava che qualcuno avesse shakerato la stanza.

“Carino qui” chiocciò ironica Verena “E’ passato il tifone Katrina o quel gioiello di tuo fratello ci ha tirato una bomba a mano?”

Teo sorrise con aria di scuse e si buttò bellamente sul letto continuando a ruminare biscotti.

“Sono un po’ disordinato” ammise candidamente “Mamma mi chiama Napalm domestico!”

Si allungò ad accendere lo stereo e le note di una canzone melensa invasero la stanza: Verena intanto stava curiosando tra le foto appese alla parete che documentavano le tappe scolastiche dei gemelli Ferri.

“Carina questa” commento ridacchiando davanti a quella della terza elementare che mostrava due ragazzini dall’aria afflitta seppelliti da identici maglioni di lana cotta “Avete un look molto alla pecora sarda, qui. Vi avevano tagliato i capelli col machete o con la motofalciatrice?”

“Era il periodo ecologista di mamma” spiegò Teo sorridendo teneramente al ricordo “Ci dava delle orribili merende col pane di segale fatto in casa: Luca le usava come lame rotanti di Goldrake tanto era duro e cattivo! Fortuna che è durato poco.”

“Dopo a quanto pare ci fu il periodo azzurro” commentò Verena scorrendo le foto “Come Picasso! Per tre foto di seguito avete delle deliziose camicie color corsia d’ospedale. Scelta consapevole o lavaggio sbagliato?”

“Dio mi incenerisca se lo so” sospirò Teo “Di quel periodo ricordo solo che, complici le camicie identiche, mai nessuno riusciva a distinguermi da Luca. Mi veniva un nervoso…”

“Eravate bellissimi” scappò detto a Verena “Di questo dal sorriso sdentato e la crosta sul ginocchio grande come la Sardegna mi sarei quasi potuta innamorare. Eri tu o era il tuo degno gemello?”

Teo guizzò giù dal letto e si affiancò a lei davanti alle foto: era molto vicino e Verena si sorprese a fissare imbambolata il suo profilo concentrato, chiedendosi stupita come facesse il suo naso a essere così maledettamente perfetto.

“Ero io” confessò Teo soddisfatto “Ma la crosta grande come la Sardegna me l’aveva fatta Luca, quindi devo dividere equamente con lui la causa di quell’irresistibile sex appeal.”

“Oh.”

Teo si girò e la beccò in flagrante contemplazione del suo naso.

“Che c’è?” chiese allarmato.

Verena si riscosse, recuperando immediatamente la sua solita aria corrucciata.

“Mi stavo chiedendo se questa messa da morto dura ancora molto” buttò lì indicando col mento lo stereo “Perché lo fai disperata ragazza mia… Gesù, è peggio del cilicio chiodato. Chi è, Baglioni che fa harakiri o Mino Reitano in crisi depressiva?”

“E’ Masini” confessò Teo vagamente vergognoso ributtandosi sul letto “E lo so, vien voglia di tirarsi una revolverata dopo il primo ritornello, ma non so cosa farci, mi piace!”

“Posso consigliarti un buon analista? Oppure il negozio di oggettistica Von Masoch di Via Pietrelli.”

“No, grazie, ho già tutto quello che mi occorre. Però puoi dirmi di che cosa mi volevi parlare.”

Presa in contropiede dal rapido cambiamento di tono, Verena si sedette con precauzione su uno sgabello.

“Beh, ecco, io… mi chiedevo cosa sapevi a proposito di Scaturro.”

“Paco?” domandò Teo con un limpido sguardo interrogativo “E che c’è da dire su Paco? Lo conosco da quando andavamo all’asilo. All’inizio era un pulcino fifone, piccolo e nero come Calimero. Poi, in quinta elementare, è diventato il bancone frigo che conosciamo adesso. Il livello intellettivo però è rimasto alle formine del Didò. Perché me lo chiedi?”

“Così” minimizzò Verena abbottonata “E’ sempre un bene conoscere il proprio nemico, giusto?”

“Paco non è solo nemico tuo” sorrise Teo comprensivo “A dire il vero ce l’ha con me e Luca da sempre. Sai, da piccoli io e mio fratello eravamo abbastanza terribili, soprattutto nel periodo azzurro di mamma. E Paco, poverino… beh, i bambini sono crudeli, a volte.”

“Allora pensi che Scaturro ce l’abbia con te e Dieci perché da piccoli lo menavate?”

“Buon Dio, no” si stupì Teo altezzoso “Paco ce l’ha con noi perché lui è un rutto e noi siamo bellissimi, biondi, eleganti, pieni di fascino e amati dalle donne più di George Clooney e Brad Pitt messi insieme.”

“Ti sei scordato di elogiare la vostra modestia e sobrietà.” suggerì Verena compunta.

“Non volevo farti credere che me la stessi tirando.” spiegò Teo ammiccando radioso.

“Quindi il fatto che tu avessi rubato il suo diario non ha niente a che fare con l’odio di Scaturro nei tuoi confronti?” buttò lì Verena con estrema nonchalance.

Era il momento della verità: Teo però fece spallucce con deludente disinteresse.

“E chi l’ha più rivisto quel diario” dichiarò allegramente “A dire il vero ho fatto appena in tempo a dare un’occhiata alla copertina, nera e bisunta come lui, prima di perderlo. Che fesso sono stato!”

“L’avevi portato a casa?” buttò lì Verena cincischiando con una bretella.

“Non ricordo” rispose Teo vagamente insospettito “Perché me lo chiedi?”

“Così. Mi chiedevo fin dove si può spingere la tua machiavellitudine.”

Il bel viso di Teo si aprì improvvisamente su una maliziosa espressione da gatto.

“Oh, molto più in là di quanto possa dare a vedere.” le confidò ammiccando.

“Ti butti sul filosofico o sul sibillino?”

“Sul filosofico. Volevo provare a stupirti con effetti speciali.”

“Vada con la filosofia, allora, che non ho ancora capito a cosa serva nella vita, ma se al mondo c’è la Lecciso, ci sta sicuramente bene anche lei. Dai, stupiscimi!”

“Beccati questa: in medio stat virtus.”

“Cazzo, scomodi fin Giulio Cesare per fingere di avere cervello?”

“Guarda che era Aristotele.”

“Lo sapevo, volevo solo vedere se eri preparato. Giulio Cesare era quello che diceva so di non sapere.”

“No, stellina, quello lo diceva Socrate.”

“Chi, il brasiliano che ha fatto i mondiali nell’ 82? Non diceva passa la palla?”

“Sei così adorabile che ti mangerei.” sospirò Teo con un sorriso mesto e Verena sobbalzò come se l’avesse punta uno sciame di calabroni.

Fu questione di un attimo, tanto che Verena decise di essersi sognata l’ultima frase, poi Teo si alzò dal letto e le sorrise apertamente.

“Andiamo” decise aprendo la porta della camera e dirigendosi verso al cucina “Ho ancora fame.”

“Ma se ti sei appena sbafato la quota alimentare annua del Nord Africa!” si lamentò Verena seguendolo.

“Che ci posso fare se ho il metabolismo veloce?” rispose Teo con il naso già dentro il frigo.

Verena, come al solito, curiosava in giro: alle pareti c’erano altre foto dei gemelli e di Marco, alcuni avvisi e bollette sparse sul bancone, un cesto di frutta, un vano a giorno pieno di Novella 2000, libri, quaderni… uno era nero, con la copertina bisunta.

“Verena, vuoi qualcosa?”

“No grazie” rispose Verena sobbalzando contro il bancone della cucina “Io e la vostra cucina abbiamo fattori Rh incompatibili.”

“Davvero?” ruminò Teo sbucando da dietro il frigo “Nemmeno la torta di Nutella di nonna Ferri ti va?”

Nutella: parola magica!

“E’ finlandese?” si preoccupò Verena iniziando a deglutire famelica.

“No” rispose Teo malizioso “Ed è taaaanto buona! Vuoi assaggiare?”

Le porse un dito indice ricoperto di cioccolato e Verena si scostò scandalizzata.

“Ma dai, che schifo!”

“Andiamo” la incalzò Teo avvicinandosi col dito puntato “In fondo ci siamo già scambiati tutti i bacilli possibili al nostro primo incontro, non ricordi? Saliva, colera, peste bubbonica, tifo…”

“Adesso è un’altra cosa” protestò Verena scostandosi mentre Teo la minacciava scherzosamente col dito sporco di cioccolato “Qui c’è l’aria che ha respirato Mariacarla della Mirandola Natale e SantoStefano che mi ha un po’ contagiato; non è elegante sbafare una torta al cioccolato con le dita.”

“Davvero?” gorgogliò Teo spalancando gli occhi azzurri: si era fatto molto vicino e con provocazione le agitò il dito cioccolatoso sotto il naso prima di ficcarselo in bocca e succhiarlo estatico.

“Mmmm, questa torta è paradisiaca!”

Verena era rimasta più o meno paralizzata sul posto con l’immagine di Teo che si succhiava il dito impressa nella retina come il flash di una macchina fotografica; Teo, intanto, aveva preso una nuova ditata di torta e gliela agitava sotto il naso, sorridendo serafico.

“Dai, un assaggino…” sogghignava, ignaro di essere la causa del momentaneo blocco all’apparato escretore di Verena.

Si allungò ancora verso di lei, intrappolata tra lui il bancone, e Verena aspirò in pieno il suo inconfondibile odore di more misto a cioccolato. Era così vicino, pensò fuggevolmente Verena: volendo, se solo si fosse allungata di un millimetro, se appena avesse inclinato la testa, avrebbe potuto… no!

La reazione fu immediata: puntò le mani contro il petto di Teo, lo spinse via con forza mandandolo a sbattere contro il frigo e schizzò in piedi alla velocità della luce.

“Devoandare!” strillò con voce acuta scattando come un centometrista olimpico verso la porta “CivediamodomanisalutaTellueMarcoEOtellociao!”

Era uscita sbattendo la porta prima ancora che Teo si capacitasse di essere finito contro al frigo. Il giovane rimase a lungo stranito, con una curiosa espressione sorpresa sul bel faccino e il dito sporco di cioccolato puntato per aria.

Che diavolo le sarà preso…?” si domandò infine vagamente perplesso decidendosi a leccare via il cioccolato dal dito “Se era allergica alla Nutella poteva anche dirmelo!”


 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

CAPITOLO RIPUBBLICATO DOPO IL RIPRISTINO DI EFP DEL 19/12/2007: miei cari, so che le Vs recensioni sono andate tutte perdute… e io non ne avevo letto nemmeno una!! SOB! Comunque vada, beccatevi i miei più sinceri ringraziamenti!

 

Sempre grazia e prosperità alla mia Beta ROMINA, a chiunque passi di qui senza recensire e un bacio doppio a tutti quelli che invece sprecano due parole per rendere felice questa vecchia ciabatta che è l’autrice.

 

 

ReaderNotViewer: Ciao!!! Che bello quando passi di qui, sei sempre in grado con due parole piazzate di rallegrarmi la giornata!! Comunque, ammetterai che Scaturro non ha proprio la stessa metrica grammaticale di Pascoli, almeno mentre parla… vuoi mettere con un fior fiore di poetessa come te?!?!? Un bacione, mia carissima, e se non ci sentiamo prima, buone feste!

Rik Bisini: Mio caro, ormai ti davo per disperso!!! Dov’eri finito?!? Ovviamente, nelle storie di fantasia come questa spesso uso il mito del “biondino carino da morì”, ma diciamocelo… esseri del genere sono in netta minoranza, in Italia e nel mondo. Con l’italiano classico occhio e capello scuro andrei troppo sul sicuro, ma se vuoi, mio caro, per te solo, la prossima volta scriverò di un figuro del genere. Il comportamento di Tobia è tipicamente canino (anzi, in genere il canide si allontana mentre ancora sta masticando, o addirittura prima di iniziare a masticare). Quindi, non sono sconvolta dal suo voltafaccia. Siamo vicini al Natale, mio caro, e a parte iniziare a farti gli auguri già da adesso, non posso che rinnovarti i ringrzieamenti sentiti per… tutto. Tu sai cosa. Un abbracciane,c he è uno ma vale per cento!

Ellemyr: Ancora non posso rispondere direttamente alla domanda “Paco ha scritto la poesia?” Ci sono delle cose da spiegare, prima… dopo, direi che la risposta verrà naturale. Insomma, non posso fare degli spoiler, altrimenti nessuno leggerà più la storia sapendo la trama!!! Urge urgentissima la ricetta della torta salata allo yogurt!! Sabato devo portare una quiche al corso di ballo per festeggiare il Natale, voglio sorprenderli!!! Un bacione, e grazie in anticipo!!

Chocolate fairy girl: Ma che kattiva ragazza che sei!! Povero cane, l’avrai assordato… Ma occupiamoci delle cose serie: chi è questo tronz… ehm, questo ragazzo che non volevi più vedere? Che ti ha fatto? Come l’hai conosciuto? Che numero di scarpe porta? Ma soprattutto, la domanda cruciale, quella che dà inizio e fine a tutti i discorsi… è carino?!?! Un bacione, mia carissima biondo dipendente, a presto!!!!!

Suni: Anche la iena con l’attacco d’asma è un’immagine emblematica che fa piuttosto sganasciare. Devo assolutamente ripeterla! Posso…? Mi presti il copyright? Grazie per il commento sui personaggi, davvero toccante. Un bacione, smack!!!

Roby: E’ davvero carina l’immagine di te e del tuo bros che litigate modello Ferri! Questo tuo fratello poi lo devo proprio conoscere… se per caso è biondo, mi mandi gentilmente una foto? Scaturro che scrive poesie… è ancora un forse, no? E comunque sai che nelle mie storie può succedere di tutto! Il topocane saluta e vomita sul tappetino di casa tua… così impari, ha detto. A che capitolo vuoi che lo uccida?!? Un bacione, mio caro

Lady Alice: Effettivamente, la vasca da bagno è uno strumento altamente erotizzante… se c’è poi dentro un biondazzo della madonna, diventa erotizzante anche una tinozza di plastica azzurra, che dici? Comunque sia, almeno siamo sicure che non si puzza!! Glazie, cala, alla plossima!!

Krisma: Sono davvero felice quando qualcuno mi scrive che l’umore è migliorato leggendo delle stronzate che scrivo!! Per lo meno, hanno una loro utilità sociale, l’effetto placebo è garantito!! LA confessione di Dieci ancora non so dove porterà… devo aspettare che i personaggi si facciano “sentire” ed esprimano i loro sentimenti liberamente… chissà cosa ci salta fuori!! Un bacione, partiamo con l’allevamento!!

Londonlilyt: L’uragano forza dieci (Dieci! Che numero karmico!!) imperversa prima nell’autrice, che poi deve farsene una ragione e scrivere delle sue tempeste prima che la dilanino da dentro (hai notato quel “dilanino” così inusuale? C’è da farci caso, a  certe rarità…). Stai cominciando a prepararti per il Natale, Lon cara? (Aiuto, Teo mi ha contagiato!!). Io ho fatto un albero estremamente country, per non dire folkloristico… ma ho già mangiato tutte le caramelle che avevo appeso! E adesso cosa mangio la vigilia?!?!

Bea_chan: Aaaaahhh. Grazie per la dose, ora sì che sono feliceeeee…. Ok, mi ripiglio dal trip giusto in tempo per ringraziarti della generosa recensione… effettivamente, ci sono momenti nelle mie storie che rimangono impressi, e l’immagine di Otello che vomita sul parquet è sicuramente una di queste! La camicia verde cancrena sarà il nuovo trendy della stagione, non sottovalutarla. Anzi, procuratene una, vedrai che figurone!! Tanti baci anche a te, dolce Bea senza erre, un abbraccione!!

Greta91: Eh, Garrie e Cardie…. Il mio sogno nel cassetto, avere a mano uno come Garrie. Biondo (ho un debole per i biondi, non si era capito?!?), carino da morire, ironico, solare… innamorato!! Ma te lo devo dire, solo nei libri di fantascienza esiste uno così. Ringrazio per i complimenti che molto carinamente non manchi mai di farmi, sei un vero tesoro anche tu, Grreta carra. Un bacione da me, una spaccatimpani da nonna Pat e un vagone di baci da Garrie!

Saraj: Effettivamente, quella della transumanza era una frase che mi frullava in testa da un po’… perché quando pensavo a Dieci c’era sempre un movimento sotterraneo alle sue spalle, un po’ come succede alle persone famose che hanno sempre intorno un drappello di persone, attirate ma intimidite, come satelliti intorno a un pianeta. Per quanto riguarda i miei fan ufficiali, tu e il tuo ragazzo (a proposito, come si chiama? Salutalo e sbaciuzzalo da parte mia!!!) avete ovviamente diritto alla tessera Gold, che vi concede anche un favoloso sconto nel negozio “La casa del cotechino” o al caseificio “Al Tuler” vi fa il tre per due sul Parmigiano! E non dite che è poco!! Insomma, alla fine della fiera… grazie. A presto!

Aurora: Insomma, tu mi proponi delle cose schifide e poi mi sgridi se le accetto… ovvio che prima delle unghie e dei capelli di Johnny vorrei Johnny, no? Ma siccome è fantascienza avere l’uno e l’altro, che difficoltà c’è a dire “passami tutto”? Ancora non mi è chiara la dinamica dell’arricciatura dei piedi… cosa vuol dire che ha un che di avariato? Che puzza di cadavere? Illuminami, mia cara, proprio non ci arrivo!!! Un bezo anche a tia, mi corazon!!

Kokky: Innanzi tutto, grazie di cuore per la breve ma incisiva recensione a “Pronto…?”. Io vado sempre a sbirciare le mie storie vecchie ed è una vera gioia quando qualcuno si ferma a commentarle, pur sapendo che difficilmente riceverà risposta. Quindi, un grazie che vale doppio, stavolta!! Ovviamente, non ti anticipo niente sulle evoluzioni amorose dei miei personaggi, ma aspettati sorprese!!! Ciao, a presto!!

Damynex: Mia carixima, come tu ben sai non posso spoilerare sulle effettive inclinazioni sessuali dei miei personaggi. Già fatico come una deficiente a non svelare i loro reali sentimenti… ogni capitolo che scrivo lo devo poi rileggere cento volte per censurare le frasi troppo “indicative”! Ma abbi pazienza, ogni arcano verrà svelato in corso d’opera!! Baci baci baci

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 : Primo scambio ***


Recensione di lauraroberta87, fatta il 29/12/2007 - 08:49PM sul capitolo 11: Capitolo 10 : Dio benedica il ceppo finlandese - Firmata

Capitolo 11 : Primo scambio

 

“Beh? Mi dici perché oggi sei sparita da casa Ferri senza nemmeno dire merda?” domandò Oleana al cellulare parecchio tempo dopo.

“Mi sono ricordata di un impegno improvviso.” dichiarò Verena con la sicurezza di raccontare una balla ben collaudata.

“Sì. Questa è più vecchia della scusa del funerale della nonna con i prof. di matematica.”

“Com’è andata la partita a pingpong?” glissò Verena.

“Bene, miss Anguilla; mi sono un po’ disidratata a forza di sbavare dietro ai dorsali di Marco, ma per il resto tutto bene. Tellu è deliziosa e anche Otello, a un certo punto, si è messo buono e non ha più waffeggiato. Forse si era accorto che non respiravi più la sua stessa aria. E tu, cos’hai scoperto sul fantasmagorico diario di Scaturro?”

“Niente di niente” sospirò Verena corrucciata “Teo ha detto di averlo perso. Sembrava sincero, ma ho visto qualcosa in cucina che mi ha insospettito.”

“Spero per te che fosse un altro biondo seminudo” sospirò Oleana interessata “Dopo lo show adamitico dei Ferri davanti al frigo, credo che non riuscirò mai più a guardare un panino senza sentirmi eccitata sessualmente; sarà grave?”

“Non credo che la cosa disturberà il tuo fornaio di fiducia” replicò Verena “Hai visto Teo prima di uscire?”

“Sì, gli ho chiesto dov’eri finita e lui non ha saputo rispondermi.”

“Era arrabbiato?” si preoccupò Verena.

“No. Mi sembrava un po’ perplesso. Che hai fatto per perplimerlo?”

Se l’è data a gambe per non violentarlo sul bancone della cucina?” gorgogliò una delle vocette psicopatiche nella testa di Verena.

“Io? Niente!”

“Su tre frasi che hai detto mi hai rifilato quattro balle. Buona media, per una che si considera un monumento all’onestà. Comunque, ti chiarirai con Teo quando andrai a riprendere il tuo zaino a casa sua.”

“Non l’hai preso tu?”

“E che scusa avresti tirato fuori per tornare a casa Ferri, se l’avessi preso io?”

“E chi ti dice che volessi tornare a casa Ferri?”

“La teniamo ancora lunga con queste domande su domande?”

“Non trovi che sia una cosa divertente?”

“Ma tu lo sai che sei completamente fulminata?”

“Ok, hai vinto tu. Vado a riprendermi lo zaino.”

“Se i fratelli Ferri stanno allestendo un palco per la lap-dance in sala da pranzo, fammi un fischio che arrivo anche io.”

“Non mancherò. Tu intanto reidratati per ogni evenienza.”

*          *          *

Sorpresa delle sorprese, quando Verena arrivò col suo scooter davanti a casa Ferri, Mariacarla della Mirandola Santogiacomo stava giusto scendendo dalla Mercedes con autista. Aveva in mano un sacchetto che strinse al petto con aria protettiva quando si avvide della presenza di Verena.

“Chi si rivede!” salutò quest’ultima con un sorriso a denti stretti “Hai scordato anche tu la mortadella?”

“Cosa…?” mormorò Mariacarla sbattendo incerta le ciglia: aveva iniziato a prendere un’aria guardinga quando si trovava alla presenza di Verena, come se si aspettasse da un momento all’altro di vederla trasformarsi in licantropo o un mostro affine.

“Niente” cedette subito Verena “Era solo un infelice proseguimento della battuta di spirito sul reparto salumeria della Coop… insomma niente. Qual buon vento, comunque?”

Mariacarla sembrò raffreddarsi un filino.

“Qui ci abita il mio fidanzato” spiegò altezzosa “Credo di avere il diritto di frequentare questa casa, no?”

“Naturalmente” rispose Verena affabile “Prego, prima tu, che hai il diritto di precedenza.”

Mariacarla, espressione incerta e naso per aria, suonò il campanello.

*          *          *

“Teeeeooooo!”

L’urlo di Dieci, chiuso nel box doccia traboccante di vapore come una lavanderia abusiva cinese, fece tremare le pareti del bagno.

“Che cazzo gridi, sono qui!” berciò il gemello a meno di un metro da lui: solo che, avendo in bocca lo spazzolino da denti, la frase risultò parecchio più farfugliata.

“Hanno suonato alla porta!” gridò Dieci incurante “Mamma e Marco sono a fare la spesa, vai tu ad aprire?”

Teo non provò nemmeno a spiegare che era ancora nudo e bagnato dopo la doccia, anche se sarebbe dovuto sembrare piuttosto ovvio visto che Dieci era subentrato a Teo esattamente trenta secondi prima; sospirando, si sistemò l’asciugamano intorno alla vita, ciabattò in cucina masticando allegramente lo spazzolino da denti e andò a spingere il tasto del citofono per aprire il cancello. Attese poi sulla soglia l’arrivo degli ospiti, meditando che un maggiordomo con spazzolino da denti in bocca e asciugamano intorno ai fianchi non doveva essere una vista frequente in quel quartiere. Quando vide arrivare Mariacarla e Verena, inarcò le sopracciglia interdetto.

“Che coppia anomala!” fece appena in tempo a commentare prima che Mariacarla, con estrema nonchalance, si sporgesse verso di lui e lo baciasse sulla guancia.

“Ciao amore” tubò la ragazza con un sorriso rapito “Ti ho portato la sciarpa di cachemire da abbinare al Barbour. Era l’ultima, fortuna che la sono andata a prendere subito.”

Porse il sacchetto a Teo che lo afferrò di riflesso, vagamente interdetto.

“Ci vediamo domani” disse poi Mariacarla ripetendo la performance del bacio sulla guancia “Bacino tesorino!”

Scivolò via con un sorriso innamorato a Teo e un regale cenno di saluto a Verena. Quest’ultima, braccia incrociate sul petto e sopracciglio alzato, aspettò che Mariacarla sparisse dietro il cancello prima di lanciare uno sguardo di sufficienza a Teo.

“Bacino tesorino?” buttò lì ironica “Non trottolino amoroso duddu dadadda?”

Verena, notò Teo, aveva sul viso un’espressione strana e piuttosto ostile che non gli aveva ancora rivolto fino a quel momento; era quel tipo di espressione che di solito dedicava a chi la irritava a morte o trovava antipatico. In poche parole, a Dieci.

Dieci!! Lo aveva scambiato per lui! E anche Mariacarla…

Teo aprì la bocca per dire probabilmente qualcosa di intelligente, tipo guarda che sono Teo e Mariacarla si è sbagliata, ma poi valutò rapidamente una serie di cose interessanti, come lo sguardo ostile di Verena abbinato al vago rossore che le era salito alle guance e il doppio bacio di Mariacarla al profumo di Pure Poison, e di colpo l’intelligenza si volatilizzò dalle sue intenzioni.

“Sono felice che tu sia qui” disse allora imitando con naturalezza il tono di voce basso e tracotante di Dieci “Qual buon vento?”

“Il mio zaino” rispose Verena cercando con forza di non spostare lo sguardo dagli occhi blu al petto armonioso del ragazzo di fronte a lei; il fatto che il cuore le fosse partito con un biturbo degno di una Maserati alla vista del giovane biondo e seminudo era una cosa che si affannava a non valutare, almeno al momento “Posso entrare o devo aspettare che ti becchi una sciatalgia qui mezzo nudo sulla soglia di casa?”

Teo, sorridendo, si scostò per farla passare: con un certo interesse notò come Verena entrando si tenesse accuratamente rasente allo stipite, il più lontano possibile da lui.

“Niente Otello?” domandò Verena guardinga.

“A spasso con mamma.”

Male, malissimo: Otello, per quanto aggressivo e waffeggiante, riusciva sempre a distrarla…

“E Teo dov’è?” chiese nervosamente guardando con forza il ficus Benjamin che adornava l’ingresso.

“In bagno” rispose Teo in fretta avvicinandosi: ci teneva a sfruttare il misunderstanding finché poteva. Perché non tentare di avvicinare in qualche maniera Verena a Dieci? Quei due erano troppo fatti l’uno per l’altra, almeno secondo l’augusto parere di Teo; e se Teo pensava qualcosa, tutto il resto del mondo era tenuto a pensarla come lui.

“Senti, Verena, io e te non abbiamo iniziato col piede giusto…”

“No, infatti; ma credi davvero che dire il mio nome con la erre moscia di tuo fratello ci farà diventare più amici?”

Teo per poco non arrossì: recuperò subito un’arrogante faccia tosta e sollevò altezzoso il mento.

“Di solito ti chiamo Aspide” disse lentamente scegliendo con cura le parole “Pensi sia meglio così?”

Verena fece spallucce guardando il lampadario.

“Per quello che me ne frega” rispose burbera “Ora recupero il mio zaino e me ne vado, così puoi piantarla di girare nudo per casa e rivestirti prima di prendere una polmonite.”

Trottò in salotto tallonata da Teo, che stava sottoponendo il proprio cervello a un improvviso e affannoso superlavoro al quale non era abituato. Primo, spacciarsi per Dieci non era affatto così facile come sembrava, nonostante Teo senza trucco e capelli alla nitroglicerina fosse assolutamente identico al gemello; secondo, le reazioni di Verena erano sempre piuttosto interessanti e meritavano di essere studiate per bene, soprattutto quelle fughe precipitose quando si trovava molto vicino a lui (lui Dieci, ma ripensando alla storia della torta, anche a lui Teo…)… e quell’arrossire vago quando… quando?

Verena recuperò il proprio zaino, ma girandosi si trovò Teo alle spalle col viso contratto e concentrato: lui si stava ancora lambiccando il cervello, lei cercava ancora di guardare dovunque ma non lui.

“Ancora qui?” berciò Verena fissando ferocemente l’abatjour sul tavolino del salotto “Ti ho detto che puoi anche andare a ricoprire il tuo caloroso ceppo finlandese.”

“Cos’è che ti infastidisce tanto di me?” chiese Teo incerto prima che Verena iniziasse di nuovo con gli insulti.

“Non saprei” rispose Verena presa decisamente in contropiede dalle parole e, sopratutto, dal tono accorato della voce di Teo “La tua arroganza, forse. O la tua presunzione. Hai scritto in faccia che ti credi migliore di chiunque altro al mondo, e la cosa mi infastidisce.”

E’ vero” puntualizzò una sardonica vocetta mentale nella sua testa “Non la infastidisce come avere il tuo petto profumato a un centimetro e mezzo dal naso, ma quella è più una questione endocrinologa, mi sa.”

“Non mi conosci affatto” si incupì leggermente Teo “Il tuo è uno stupido…”

“Un sinonimo di pregiudizio, please?”

“…è una tua fissazione. I… giudizi vaghi non sono degni di te.”

Sembrava corrucciato: Verena si sorprese a fissare in viso questo Dieci stranamente serio e riflessivo e a rivalutare con nuova attenzione le sue parole. Sempre che riuscisse a far ragionare il cervello in modalità normale; trovarsi sola con Dieci mezzo nudo a pochi centimetri di distanza che la guardava con quell’espressione schiva, non le dava esattamente la stessa stabilità emotiva di stare in chiesa a cantare i salmi.

“Degni di me?”

Per il momento non riusciva a elaborare niente di meglio che ripetere l’ultima frase captata, nella speranza che le candele del suo cervelletto riprendessero a funzionare.

“Mi è piaciuto il fatto che tu sia andata in aiuto di Teo quando Paco quasi lo menava. Sei stata tosta. Volevo che tu sapessi che… ho molta stima di te.”

Stima. Dieci la stimava. Per quanto si affannasse a fissare qualsiasi oggetto presente nella stanza, sentiva quasi fisicamente il peso del suo sguardo celeste su di sé e si sorprese a ricambiarlo quasi contro la sua volontà… diamine, che colore meraviglioso avevano quegli occhi! Come quelli di Teo, solo più cupi, quasi tristi.

“Sono davvero lusingata” sbottò fissando precipitosamente il frigo (pericoloso, il ricordo della torta di Teo era ancora troppo fresco… lo deviò in fretta sul pensile sopra al lavello) “Però non posso fare a meno di trovare molto sospetta la tua scelta dei tempi.”

“Tempi?”

“E dei tuoi modi.” aggiunse Verena mentre lo sguardo le scivolava nel vano a giorno pieno di Novella 2000. Giusto, il quaderno nero e bisunto!! Dov’era?

“Modi?” si informò Teo/Dieci: evidentemente la tecnica di ripetere l’ultima parola non era a esclusivo appannaggio di Verena.

“Non fingere di non capire.” borbottò Verena di pessimo umore: il quaderno non c’era, almeno a una prima analisi superficiale.

“Non è che fingo” puntualizzò Teo/Dieci nervosamente “E’ che non capisco davv… non capisco.”

No, il quaderno non c’era più. Qualcuno lo aveva spostato. O trafugato. O nascosto. “O bruciato durante un rito voodoo” ironizzò una delle vocette mentali di Verena “Se fai galoppare ancora un po’ la fantasia, ti vince il Gran Premio Ippico di Merano!” 

“Ehi, Ve… Aspide? Sei solo catatonica o chiamo il becchino?”

Verena, spazientita, fece lo sbaglio di posare di nuovo lo sguardo su Teo/Dieci: occhi da cucciolo a metà tra il riottoso e l’accorato, capelli biondissimi ancora umidi che si arricciavano sulla nuca, petto glabro e armonioso… merda! Il cuore le partì in quarta ruggendo come un leone nella savana e battendo peggio di un tamburo impazzito. Aveva sottovalutato il dettaglio del Ferri/componente, dannata sfrafighezza italo-finlandese!

“Tempi e modi” cedette precipitosamente “Com’è che ti metti a fare il carino qui e adesso, quando non c’è un’anima in giro e sei più o meno nudo, mentre invece quando sei vestito e c’è la tua marchesa col diadema non consideri nessuno nemmeno se ha in corso un infarto?”

“Non tutti in mezzo alla gente hanno la lingua sciolta come te.” replicò lui con tranquilla lentezza.

“E stare mezzo nudo in cucina ti allenta le inibizioni?” si informò tesa Verena.

La sua voce sferzava, ma non era davvero arrabbiata. C’era qualcosa di fragile in lei, qualcosa che Teo registrò quasi con meraviglia: il suo mento ostinatamente girato, il colore rosa intenso degli zigomi, le mani aggrappate allo zaino… una ruga fra le sopracciglia, un piccolo broncio che le faceva sporgere il labbro in fuori. A proposito, bel labbro. E a ben pensarci anche bella ruga. 

“Tu pensi che io sia subdolo” mormorò ispirato “Ma non è così. Adesso mi aspetto un vaffanculo, ma voglio che tu lo sappia: io penso che tu invece sia…”

Interessante? Travolgente? Carina da morire? C’è un cazzo di complimento che posso farti senza la erre?”

“Pazzesca.”

Verena continuò a non guardarlo, ma la ruga in mezzo alla fronte si accentuò.

“Mi stai dando della mentecatta furiosa?”

Non era proprio vaffanculo come aveva pronosticato Teo/Dieci, ma nemmeno una poesiola in versi: comunque, era un bel passo avanti, no?

“Non ti sto dando della mentecatta” sorrise Teo “Sto dicendo che sei…”

“Teeeeooooo!”

La voce di Dieci (quello vero) arrivò dal bagno attutita, seguita da vaghi e liquidi rumori: Teo impallidì immediatamente mentre Verena si girava incuriosita verso il corridoio.

“Teo? Che fa, si chiama da solo?”

“Più o meno” esclamò Teo prendendo d’improvviso Verena per le spalle e trascinandola verso l’uscita “Fa così quando esce dal bagno. E’ un po’ bislacco, lo sappiamo.”

“Davvero?” si insospettì Verena ormai sulla soglia.

“Sì” rispose Teo con aria convinta “Adesso è meglio che tu vada. Sai, dopo che si è chiamato da solo, esce dal bagno nudo nato e fa jogging in salotto. Non è un bello spettacolo.”

“Oh.”

Verena pensò che Oleana Odescalchi ramo Riccobono non sarebbe stata affatto della medesima opinione, e anche lei stessa avrebbe volentieri preferito assistere alla cosa per poi valutare, ma Dieci aveva già aperto la porta e praticamente l’aveva buttata fuori di casa.

“Ciao ciao, Ve… Aspide!” la salutò con la mano “Ci si vede domani!”

Quasi le sbatté la porta in faccia e Verena rimase un bel pezzo interdetta a fissare lo stipite chiuso.

“Che tipo.” borbottò incerta.

Quella sera Dieci si era comportato in maniera decisamente insolita. Prima quasi gentile, poi quasi psicopatico. “Insomma, è rientrato negli standard della famiglia Ferri ramo Otello” meditò una delle solite vocette mentali “Senza contare che era davvero da mangiare in un boccone.”

Mangiare?

Cuccia, ormone impazzito.” pensò Verena allontanandosi in tutta fretta.

Mangiare, sì” continuò sghignazzando Vocetta 1 “Ovvero, ricoprire di glassa e farsene una scorpacciata coi fiocchi. E non dirmi che non ci hai pensato, perché io ero lì e l’idea ti lampeggiava in testa come un’insegna al neon!

“Balle.” disse Verena aggressiva, gli occhi bassi sul marciapiede.

Un passante la fissò sorpreso prima di allontanarsi dubbioso.

Se c’era Oleana le scoppiava l’arteria femorale. E anche la tua, ammettilo, non era proprio di marmo.”

“Figurati se mi emoziono per un metro di pelle e due muscoletti striminziti.” si immusonì Verena, stavolta in silenzio.

“Infatti. E suppongo che sia per questo che hai lasciato lo scooter davanti a casa Ferri e stai correndo chissà dove come una forsennata.”

Verena si fermò di botto: con aria truce fece dietrofront, censurando qualsiasi vocetta interiore senza però riuscire a soffocare una dispettosa risatina di scherno nella propria scatola cranica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Miei cari,

causa motivi di forza maggiore limiterò la mia logorrea con risposte lampo, ma comunque sentite e piene di auguri per tutti voi… tante cose belle, miei cari, siete fantastici e spero di risentirvi presto!!

 

Lauraroberta87: Insomma, vabbè recensioni lampo, ma visto che la tua era cumulativa per “Ab Aeterno” e per “La prova del drago”… che dire, grazie infinite per tutti quei complimenti, mi gira la testa!! Quindi, vedo che anche tu sei un tipino “alla Malatesta”, si fa per dire… bene bene, il club delle acidelle si rimpolpa!! Che dire, il nostro fascino sarà anche solo “letterale” (nel senso che funziona solo su esseri superfighi immaginari…), però insomma, non lamentiamoci, è sempre meglio che niente, no?!? Ancora grazie di tutto da questa vecchia ciabatta che ha 18 anni (per ogni gamba umana + quelle aliene…), ti mando tanti auguri di buone feste e speriamo di risentirci presto!!

Kate91: Ooooh, che onore, che gaudio, che excitazione per cotanti complimenti!! Sono davvero lusingata, ti ringrazio. Spero anche io di risentirti presto: io, Verena, Teo e Otello waffeggiamo in coro i nostri più cari auguri!!

Chicolate fairy girl: Grazie grazie grazie! Che bello ricevere tanti complimenti. Sono sempre più onorata e lusingata… ora però voglio il numero di telefono del biondo dell’autobus, come si chiama? E’ davvero figo come l’hai dipinto?!? Ti mando tanti augurosi di buon anno e un a risentirci presto!!

Roby: Ricambio gli auguri, carissimo, e speriamo davvero che servano a qualcosa, perché il 2007 è stato davvero da dimenticare… un bacione, da me e anche da Otello the waffer mousedog.

Kabubi: Ma spiegatemi una cosa… essendo una vecchia ciabatta mi sono persa la genesi di tali fondamentali neologismi, ma cosa ca..o vuol dire “lolloso”? Se è fattibile, magari lo faccio dire a Oleana… Io ADORO i sardi, il mio amico Brozzu e la mia amica Beccu possono garantire per me! E’ che suona così bene…

Piccola dea: Ti ho già scritto in separata sede, ma non posso che rinnovare i ringraziamenti con sincero calore. Sei un tesoro, e anche una personcina molto paziente visto che ti sei sciroppata quasi intera la mia opera omnia… complimenti, grazie infinite e auguri!!

Suni: Per l’uscita con M.C. ci sto lavorando… e sto ghignando parecchio, quindi aspettatevi di tutto!! Ho mollato la iena asmatica nel capitolo 14, ancora grazie per la concessione!! Tanti cari auguri anche a te, a presto!!

Krisma: Amore caro, auguri anche a te, anche se in ritardo. Un classico, per quanto mi riguarda! D’altronde, prima o dopo non importa, gli auguri basta beccarseli (e sperare che funzionino…). Grazie per i complimenti, sei un tesoro!!!

April: Carissima, sono felice che tu ti diverta a leggere… spero almeno quanto io mi diverto a scrivere!! Eh, Teo è un maschietto, come dire… perspicace davvero… se non fosse così appetitoso gli darei dello scemo, ma come faccio?! E’ troppo cuccioloso!! Tanti cari auguri, mia diletta, fatti sentire, eh?!?

Greta91: Ciao dolcissima, anche a te un camion di saluti e di auguri da me e tutta la gang di biondazzi delle mie storie (da Garrie in poi!). Smack!

Pinzyna: Carissima!! Hai visto Teo il machiavellico? Mai sottovalutare quelli che agitano troppo le mani!! Oh, grazio infinite anche per aver letto e recensito OPB, che tesoro!! Camillo e Teo si aggregano nel farti tanti auguri per un buon anno nuovo!

Maharet: Eeeee, quanti complimenti… sono qui che saltello dalla joia come una scema!! Ultimo esame e poi…? Laurea? In che cosa? Mi sa che Teo ce lo dobbiamo dividere, anche io lo adoro… Buon anno anche a te, a presto!!

Teo: Ma chi si rivede!! Dov’eri sparito? Anche tu a fare la doccia? Urge documentazione fotografica, in questo caso… he he he, vediamo se il ceppo italiano è davvero migliore di quello finlandese! Nessuna figlia segreta in cantina, ma Verena e Oleana non sono da buttare, sai? Bacioni freschi e  buon anno!

Bea_chan: Ma grazie, mia cara, grazie… tutti questi complimenti danno alla testa più che lo spumante brut di fine anno! A parte la costernazione nel sapere che non ti piace la Nutella, ti ringrazio per i commenti e anche per la lettura di The Runners, a cui sono molto affezionata… sai, la mia opera prima, un piezz’e core! Un bacione a te e grazie ancora!

Damynex: Un commento che vale doppio, visto che ti è toccato riscriverlo!! Bè, ti ringrazio davvero per i complimenti e ti comunico che il trio blond replicherà lo strip per le fans in data da da destinarsi… ti farò sapere! Ancora grazie e auguroni per un felice anno nuovo!

Armonia: I apologize… ho subito corretto l’immonda schifezza. Scusa, la mia Beta Romina me l’aveva corretto ma io non ho riportato la correzione… sorry, sorry, sorry. Mi perdonerai mai?!? Baci baci e buon anno anche a te!!

Saraj: Ma il tuo nik si legge “sarai” o “sara gei”? Felice che Mariacarla non venga uccisa da tutti i lettori. Tessera gold in fase di plastificazione, buon anno a te e al tuo lui, essendo maschio, gli sbaciuzzi.

Londonlilyt: Raccontami delle tue feste londinesi… o sei tornata a casa? In che parte del globo eri allo scoccare della mezzanotte? Comunque sia, buon anno tesoro mio!!

Rik Bisini: La prima risposta alle recensioni del 2008 è solo per te, mio carissimo (lo so che da leggere è l’ultima, ma io procedo dal fondo…). Tra le recensioni-lampo non poteva mancare un abbraccio e un bacione al mio adorato concubino, compagno di tanti tuffi vecchi e, speriamo, anche nuovi. Buon anno, mio diletto, a presto.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: La lista ***


Recensione di lauraroberta87, fatta il 06/01/2008 - 05:07PM sul capitolo 1: Prologo - Firmata

Capitolo 12 : La lista

 

“Ehi, aspettami!”

All’uscita della scuola Oleana dovette rincorrere Verena lungo tutto il marciapiede e quando la raggiunse aveva il fiatone.

“Che hai da correre come un keniota?” le ansimò dietro mentre Verena, testa bassa e berretto di maglia calato sulla fronte, continuava a marciare di buona lena.

“Non voglio farmi prendere.” rispose corrucciata la ragazza: quel mattino aveva deciso di fuggire a qualsiasi contatto sociale e per l’occasione aveva addirittura indossato anfibi da combattimento e salopette mimetica che l’avrebbe fatta somigliare a Rambo, se opportunamente abbinata a un pugnale di traverso tra i denti.

“Non vorrei scalfire la tua deliziosa paranoia, ma non c’è nessuno che ti insegue.” la informò Oleana paziente.

“Non si sa mai.” ribatté Verena senza rallentare il passo.

A dire il vero temeva la fuoriuscita di qualche Ferri biondo dai vicoli bui molto più di quanto temesse la vista di Paco “Caterpillar” Scaturro. Il quale, in classe, l’aveva guardata con aria sinceramente ostile, forse valutando il fatto che due giorni interi di pensata erano davvero un po’ troppi per un semplice suggerimento amoroso.

“Se non trovo uno straccio di proposta da rifilare a Scaturro entro sera, quello mi trasforma in sushi avariato.” borbottò truce.

“Avevi detto che ieri sera a casa Ferri avresti trovato qualcosa di interessante” ricordò Oleana trottando al suo fianco “E’ andata male?”

La faccia di Verena, sorprendentemente, divenne dello stesso colore mimetico della salopette.

“Sì.” rispose telegrafica e vagamente aggressiva.

Le fameliche antenne di Oleana vibrarono.

“Otello ti ha morso di nuovo lo stivale?”

“No.”

“Tellu ti ha rifilato una pizza con sopra la macedonia?”

“No.”

“I fratelli Ferri erano tutti intabarrati in giacche a vento da eschimese?”

“Decisamente no.”

“E allora, cos’è quella faccia da condoglianze?”

“Non ho trovato il diario di Scaturro.” spiegò Verena riottosa, ma le antenne di Oleana vibravano ancora.

“Tu non me la racconti giusta, tenente Dan. Cos’è successo ieri sera?”

“Niente.”

Falsa come Giuda. “Eppure non è successo niente davvero, no?” protestò la solita vocetta accorata nella testa di Verena.

“A parte un incontro surreale ma ormonalmente devastante con il Ferri cazzuto.” specificò una seconda vocetta, più prosaica.

Oleana e il suo sopracciglio, infatti, si esibirono nel loro classico e scettico show.

“Come ballista fai davvero schifo” la informò decisa “D’altra parte non voglio addentrarmi nei meandri della tua psicopatologia e rischiare di non fare più ritorno. Ti lascio cuocere nel tuo brodo e quando ti deciderai ad ammettere che c’è in giro un biondo che ti scatena una cardiopatia coronarica, fammi un fischio.”

“I Ferri non mi scatenano nessuna cardiopatia.” mentì ancora malissimo Verena.

“Io con la definizione biondo ero stata più sul generico” specificò candidamente Oleana “Ma dopo la tua brillante uscita, se ne evince che è sicuramente un Ferri a devastarti il sistema vascolare.”

Merda, ha ragione.” commentò lugubremente Vocetta1.

“Spero solo che non sia Marco, perché quel defibrillatore umano scatena anche il mio ormone e non vorrei mai dovermi mettere in competizione con te.” proseguì Oleana ignara.

“Tranquilla” grugnì Verena depressa “Quando scoprirà che non ho la più pallida idea di come aiutarlo, Scaturro a forza di manrovesci mi trasformerà nella sorella brutta del gobbo di Notre Dame, così ti risolverà il problema competizione alla radice. Contenta?”

“Eddai, non essere così pessimista” sghignazzò Oleana di ottimo umore “Dobbiamo solo fare una lista e vedrai che andrà tutto a posto.”

“Una lista?” si informò Verena guardinga.

“Una lista” confermò placida Oleana “Per riordinare le idee. E’ un metodo infallibile per trovare la soluzione di un problema.”

“Lo dice il dottor Watson?”

“No, è scritto sul Manuale delle Giovani Marmotte.”

“Oh, bene. Meno male che non è nel Corano.”

Si fermarono in un bar e mentre ordinavano panini e Coca Cola di misero di buona lena a stilare la famosa lista.

*          *          *

Lista: come sopravvivere a Paco Scaturro

Redatta da

Verena Bassi e Oleana Odescalchi ramo Riccobono                Bologna, addì 28 Settembre 2007

 

Dati di base:

1°        Scaturro è uno stronzo

1°        Scaturro vuole uccidere Verena

2°        Verena vuole sopravvivere

*          *          *

“Dobbiamo proprio evidenziare l’ovvio?” chiese Verena incerta.

“Mai tralasciare niente” spiegò Oleana compunta “Metti che Paco ti uccida per davvero e che la polizia deduca per qualche assurda ragione che tu ti sia suicidata; esibendo questa lista si avrebbe la prova che tu non avevi intenzione di ucciderti, e quindi si cercherebbe un assassino.”

Verena guardò a lungo Oleana con aria inquieta.

“Dì al verità, tu ti droghi, vero?”

“Andiamo avanti.”

*          *          *

3°        Scaturro possiede un diario

4°        Scaturro è innamorato

5°        Scaturro è uno stronzo

5°        Sul diario c’è scritto di chi è innamorato Scaturro

6°        Scaturro crede che Verena sappia chi è sta povera creatura questa ragazza

7°        Non rubare

*          *          *

“E questo che c’entra?” mormorò Verena, confusa.

“Niente, ma io sono cattolica e un bel comandamento ogni tanto non ci sta male.”

*          *          *

            8°        Teo aveva il diario di Scaturro, che però è andato smarrito (?)

            9°        Scaturro è uno stronzo

            9°        Punto presente al solo scopo di arrivare al 10°

10°      Scaturro si aspetta a breve termine che Verena trovi una soluzione al suo problema sentimentale con la ragazza di cui al punto 5°, ma Verena, benché abbia fatto abilmente credere di essere a conoscenza dell’identità di suddetta ragazza (punto 6°), in realtà non sa chi sia, e comunque nemmeno con un pellegrinaggio a Lourdes si otterrebbe che detta ragazza accetti di interagire con Scaturro, se non alla presenza di un avvocato 

*          *          *

“Non potevamo sfruttare il punto 9° per tutta questa manfrina?” chiese Verena dubbiosa.

“Allora, chi delle due è un’esperta di liste?” si spazientì Oleana.

“Tu.” rispose Verena, vinta.

“Esatto. Proseguiamo.”

*          *          *

Cronologia degli eventi:

            1°        Scaturro prende la sofferta decisione di uccidere Verena Bassi dopo un increscioso incidente diplomatico in cui è coinvolto anche quel gran figone di Teo Ferri. Interviene anche quel gran figone di Luca “Dieci” Ferri, ma Scaturro permane nel suo originale intento omicida.

2°        Scaturro è uno stronzo

2°        Una fiorentina con l’osso e contorno verdure miste

*          *          *

“La pianti con queste scemenze?” berciò Oleana incattivita.

“Scusa, ma l’hai detto tu che non si deve tralasciare nemmeno l’ovvio, no?”

*          *          *

            2°        Il motivo della diatriba iniziale tra quel figone di Teo Ferri e quel suino razzolante di Scaturro fu il furto del diario personale di Scaturro da parte del Ferri; tale refurtiva, a quanto pare, andò persa nella colluttazione

3°        Dopo una visita a casa Ferri, Verena Bassi recupera un brandello di carta (reperto A) che contiene una poesia, evidentemente imperniata su un amore non corrisposto.

            4°        Dando prova di indubbia piattezza cerebrale, Verena Bassi arguisce che il reperto A provenga dal perduto diario di Scaturro

            5°        Alla Coop c’è il tre per due sui salumi

*          *          *

“E basta!” sbuffò Oleana con aria truce “Se fai così non diventerai mai una brava stilatrice di liste!”

“Oh, beh” ribatté Verena col naso per aria “Tanto io da grande volevo guidare il trattore con i cingoli.”

*          *          *

            5°        Verena Bassi affronta Scaturro a cuore aperto; pur di non cadere vittima del suo alito all’antrace delle sue molestie, quella deficiente la povera ragazza fa credere di sapere di chi è innamorato quel suino razzolante di Scaturro e offre il suo aiuto per risolvere il casino immane love affaire

            6°        Nonostante una seconda visita in casa Ferri, il diario di Scaturro rimane uccel di bosco

*          *          *

“Che cazzo vuol dire uccel di bosco?” si inalberò Oleana rubando il foglio a Verena.

“Una licenza faunistica” rispose questa attaccando il dessert (una enorme fetta di torta al cioccolato e pere che il cameriere aveva appena portato al loro tavolo) “Continua tu, visto che sei tanto brava a stilare liste.”

*          *          *         

            7°        Marco Ferri ha il culo più interessante della regione Emilia Romagna

*          *          *

“Questa sì che è un’informazione seria” gorgogliò Verena ingozzandosi di pere al cioccolato “Metti che Paco mi uccida per davvero e che la polizia metta le mani su questa lista: al mio assassino gli danno la medaglia al valore e a te ti internano in un centro di igiene mentale.”

“Ognuno ha le sue priorità” sostenne Oleana decisa “E comunque non ho finito.”

*          *          *

            8°        quel gran figone di Teo Ferri propone alla Bassi e alla bellissima e incredibilmente sexy Odescalchi un’uscita insieme a MCDMSG (leggasi: la cerebrolesa la cozza la zoccola che ha il culo di essere diventata la fidanzata di Dieci). Al momento, le due ragazze gentilmente declinano l’oblazione

            9°        Scaturro aspetta urgentemente un suggerimento per risolvere la sua situazione sentimentale (…?...)

            10°      In caso di morte della Bassi, non fiori ma opere di bene

*          *          *

“Finito?” chiese Verena depressa: era finita anche la torta al cioccolato quando lei se ne sarebbe mangiata ancora una tonnellata.

“Macchè” sorrise Oleana “Adesso comincia la parte interessante!”

*          *          *

Possibili soluzioni:

1°        Scaturro è uno stronzo

1°        La Bassi può emigrare in Argentina (Controindicazioni: le bistecche sono divine, ma i famosi vaqueros argentini non sono tanto diversi da Lord Scaturro)

2°        La Bassi può assoldare un killer iracheno per far fuori Scaturro (Controindicazioni: nessuna!)

3°        La Bassi può pagare una prostituta perché distragga Scaturro dai suoi intenti omicidi (Controindicazioni: soluzione a tempo determinato; nemmeno a pagarla una resisterebbe molto con Scaturro addosso)

4°        La Bassi può convertirsi all’Islam con il solo scopo di coprirsi con un Burqua e sfuggire così all’occhio bovino di Scaturro (Controindicazioni: non si possono più indossare vestiti di gomma o pantaloni alla zuava)

5°        La Bassi può simulare una crisi mistica e decidere di rinchiudersi nel più vicino convento di carmelitane scalze (Controindicazioni: persino una tizia sessualmente repressa come la Bassi non sarebbe credibile tra le carmelitane scalze a diciotto anni…)

6°        La Bassi può iniziare a drogarsi (Controindicazioni: al pari della proprietà commutativa della somma, il risultato non cambia)

7°        La Bassi può chiedere aiuto a quei gran figoni di Teo e Dieci Ferri (Controindicazioni: possibilità di far sfociare la diatriba nella terza guerra mondiale)

8°        La Bassi può invocare il perdono divino accendendo un cero in chiesa (Controindicazioni: vista la sfiga cosmica della Bassi, forse un cero è un po’ pochino…)

9°        La Bassi può raccontare tutta la verità a Scaturro e subirne stoicamente le conseguenze… ok, scherzavo. La Bassi non può raccontare tutta la verità a Scaturro

10°      La Bassi può convincere Scaturro che la soluzione ai suoi problemi sia distrarre la mente: di conseguenza, può accettare l’invito a uscire dei Ferri e tentare di rifilare Scaturro a MCDMSG, ottenendo così il triplice scopo di avere salva la vita, restituire Dieci Ferri al libero mercato e inguaiare a vita quella piattola di MCDMSG

*          *          *

“Noto con piacere che hai lasciato fuori dalla lista la possibilità di arruolarmi nella legione straniera.” dichiarò Verena scorrendo scettica le soluzioni proposte.

“Solo perché non ti vedo bene in divisa” spiegò Oleana compunta “Avrai notato che non ho nemmeno messo come soluzione il tentativo di sedurre Scaturro, primo perché non ti ritengo in grado di sedurre nessuno, con quella salopette mimetica poi hai il sex appeal di un lanciarazzi… e secondo perché ho intuito che avresti preferito la legione straniera a un qualsiasi contatto fisico con Scaturro, dico bene?”

“Dici bene” si aggrottò Verena “Ora possiamo cominciare con lo spoglio: a quanto pare dobbiamo scartare le soluzioni 1, 2, 3 in quanto presuppongono una certa liquidità di denaro che invece non abbiamo. La 4, la 5 e la 8 vanno contro la mia attuale religione…”

“Buddista?”

“Agnostica.”

“Figurati se nominavi qualcosa di facile.”

“La 9 è inutile, come specificato, la 7 piuttosto mi impicco, la 10 è pura fantascienza… non rimane che la 6. Conosci nessuno che possa farmi da pusher?”

“Sii seria, Verena” si stizzì Oleana “Sai bene che l’unica soluzione è la 10.”

“Uscire insieme? Io, te, i Ferri, Mariacarla Della Mirandola PincoPallino Santomauro… e Scaturro?” domandò Verena incredula “Sii seria, scorrerebbe sangue a fiumi: a confronto un meeting fra Bin Laden e Bush sembrerebbe una riunione del circolo di cucito.”

“E invece sarebbe perfetto” sentenziò Oleana “Quasi un atto di purificazione.”

“La catarsi con Scaturro” meditò Verena rabbrividendo “Ha un che di ridondante che inquieta. E poi dì la verità, a te di Scaturro te ne frega meno di niente: tu vuoi solo poter uscire con i gemelli Ferri e sbavare allegramente per tutta la sera come una muta di mastini napoletani!”

“Ma è ovvio” rispose Oleana compunta “Cosa vuoi che me ne freghi di quel Dolmen druidico? Però devi ammettere che il suggerimento di chiodo scaccia chiodo è l’unico che puoi rifilare a Paco senza far capire che non sai un cazzo di niente: ed è anche l’unico suggerimento in grado di essere captato da quel cervellino da mosquito nano che si ritrova, oltretutto.”

Verena chiuse la bocca per meditare meglio mentre Oleana aspettava con un curioso sorrisetto sulle labbra che l’amica elaborasse le sue parole. Era quasi certa che alla fine Verena la Tosta avrebbe ceduto, ma non per le argomentazioni che aveva esposto sulla lista (benché dovesse ammettere che era risultata davvero una Signora Lista!). Sulla bilancia, più di tutti avrebbe pesato la (inconsapevole!) questione di come diventassero violacee le orecchie di Verena quando per sbaglio guardava Teo Ferri. Lei non lo sapeva e lui ovviamente non le vedeva (figurarsi, dopotutto era un maschio… cinguettante e frou frou come una banderuola, ma pur sempre maschio, quindi impossibilitato a comportarsi secondo le scritture); ma le antenne di Oleana, che captavano sfumature invisibili ai comuni mortali, avevano già capito cose che i diretti interessati nemmeno sospettavano. Quindi, da brava burattinaia, stava cercando di indirizzare gli eventi verso qualcosa di positivo… “E il tuo positivo, cara Verena Bassi nessun ramo aggiunto, è indubbiamente un’uscita insieme ai gemelli Ferri!”, meditava con faccia da Sfinge.

Verena, intanto, si mordicchiava pensosa il pollice sinistro. Sapeva che avrebbe dovuto valutare le cose da un punto di vista posato e obbiettivo… “E allora come mai riesci solo a pensare a una erre arrotolata che dice “Verrena carra”?” si domandò Vocetta1.

“Non pensa solo a quello” ribatté Vocetta2 compunta “Pensa anche a un certo profumo di more.”

“Zitte, voialtre.” si stizzì Verena e Oleana, con aplomb britannico, si guardò bene dal farle presente che aveva parlato a voce alta.

“E va bene” cedette alla fine Verena buttando la lista sul tavolo “Supponendo per assurdo che si possa prendere lontanamente in considerazione l’idea del punto 10…”

“Ho già sentito Teo stamattina” rispose Oleana con un sorriso dolcissimo “Passano a prenderci stasera alle 8.”

*          *          *

“Ehm ,ciao.”

Di nuovo quell’inizio penoso. Quando avvistava quella montagnola deambulante di Scaturro Verena non riusciva a tirar fuori niente di meglio.

Pasquale Scaturro, di nuovo impegnato in una partita a flipper, mancò la pallina, tirò due bestemmie che fumavano e si girò a guardare chi gli avesse rovinato la partita del secolo.

“Ancora tu?” sputò quasi nascondendosi subito prudentemente dietro il flipper.  

“Ma non dovevamo vederci più?” canticchiò Verena ottimista: quando capì che Scaturro evidentemente non conosceva Battisti, e che anzi era prossimo a incazzarsi come un armadillo, si ricompose e tornò seria “Ho grandi notizie per te, Scaturro. Possiamo sederci da qualche parte? Ti offro qualcosa da bere.”

Scaturro la guardò truce, poi col mento le indicò un tavolino in un angolo appartato, diviso da un separè: lo raggiunsero e Verena si sedette rasente il bordo della sedia, ben attenta a non toccare niente; era tutto talmente unto e appiccicoso che sembrava di essere alla fiera dello strutto. Scaturro andò a prendere da bere e tornò con un’acqua tonica per Verena e una Coca maxi per lui, corredata di panino al salame e fontina, un sacchetto formato famiglia di patatine Pai, un trancio di crostata grande come un campo da calcio, un cornetto Algida, un Kit Kat, un bombolone e un sacchetto di polentine Rodeo. “Sarà anche ignorante come un anemone di mare, ma il messaggio “gratis” lo ha recepito bene.” commentò Vocetta1, impressionata.

Verena non fiatò, pur meditando che la merenda di Scaturro le sarebbe costata come due mesi di paghetta.

“Allora, cazzo vuoi?” esordì Scaturro da vero aristocratico, attaccando con entusiasmo il panino.

Verena si perse per un attimo a guardare le poderose fauci di Scaturro che macinavano pane e salame come una betoniera a pieno regime, poi rinvenne e fissò lo sguardo sul portatovaglioli sul tavolino.

“Ho pensato molto alla tua situazione” disse con voce comprensiva “E posso dirti che ci sono diverse possibilità di soluzione.”

“Tipo?”

“Tipo un trattamento d’urto: mandare a fanculo tutto e dichiararti.”

Scaturro deglutì il boccone innaffiandolo con un ettolitro di Coca.

“Non se ne parla nemmeno” dichiarò monocorde “La mia compagnia mi taglierebbe le balle.”

Immagine davvero poetica, meditò Verena impallidendo: comunque, evidentemente, la lei di Scaturro non incontrava il favore di quel branco di gorilla di montagna degli amici. Li aveva visti quei gioielli, sempre attaccati alle spalle di Scaturro come licheni parassiti attaccati a una sequoia secolare. Col berrettino del Milan, gli occhiali da sole anche in una notte di novilunio e la sciarpa da commando palestinese attorno al collo anche il sedici di agosto con 40° all’ombra. Deficienti allo stato brado, insomma, ma dalla compagnia di Scaturro che ci si poteva aspettare…?

“La tua compagnia non dovrebbe avere voce in capitolo” replicò decisa “Come e con chi passare il tuo tempo dovrebbe essere una scelta solo tua. Se tu preferisci lei…”

“Non lo dire nemmeno per sbaglio” ringhiò Scaturro quasi spaventato “Quelli mi taglierebbero le balle davvero!”

“Ok, niente dichiarazione. Tu, ehm…riesci comunque a vederla ogni tanto?”

“Non molto” confessò Scaturro aggrottandosi “Quando sono da solo… una domenica che il Milan non giocava sono rimasto a guardarla di nascosto tutto il pomeriggio.”

Per un attimo il suo sguardo si illuminò e Verena quasi provò pietà per lui.

“Ti capisco” disse con voce bassa “Dover fingere di essere quello che non sei, in mezzo agli altri, può essere molto stancante.”

Fattelo dire da una esperta!” sogghignò Vocetta1 perversamente.

Scaturro probabilmente intuì la sincerità nella voce di Verena, perché non commentò. O forse il suo neurone era corso a supervisionare la digestione del panino, a cui erano seguiti il bombolone e le polentine Rodeo nel tempo di una frase.

“Quindi?” incalzò comunque tornando aggrottato e feroce.

Era arrivato il momento: Verena per un attimo si chiese come avesse fatto Oleana a convincerla che invitare fuori a cena Scaturro fosse una buona idea. In quel momento le sembrava più plausibile invitare un manipolo di Zombie affamati piuttosto che Scaturro.

“Quindi, hai bisogno di distrarti” disse comunque con voce frizzante “Uscire con qualcuno che non abbia niente a che fare né con i tuoi amici né con lei.”

“Uscire?” borbottò Scaturro confuso.

Ti capisco” gracidò solidale Vocetta1 “Anche per me questa è pura fantascienza.” 

“Ma sì” lo incoraggiò Verena come se potesse essere una cosa plausibile “Stasera perché non vieni fuori a cena con noi?”

Ecco, l’aveva fatto.

“Cena?”

Scaturro sembrò solo vagamente perplesso: forse la sua ram non era in grado di contenere l’enorme portata di quella proposta.

“Io, te, Oleana… i, ehm, i gemelli Ferri e una loro amica, Mariacarla.”

Scaturro sembrò vagamente più reattivo.

“I Ferri?”

“E Mariacarla” si affrettò a precisare Verena “E’ una ragazza davvero deliziosa…”

Mariacarla deliziosa!” gorgogliò Vocetta1 esilarata “Questa vince sicuro in premio come la panzana del secolo!”

“Gesù, ma non ti fai schifo da sola?” berciò invece Vocetta2 disgustata.

“A cena?” ripeteva intanto Scaturro lentamente “Io? Con quella checca di Teo e suo fratello?”

“Ci siamo anche io, Oleana e Mariacarla” si affannò a specificare Verena sorvolando su quel “checca” che normalmente l’avrebbe fatta imbestialire “Dai, Paco, non ti fossilizzare! Potrebbe essere interessante.”

Sì. Come portare un Grizzly idrofobo in un negozio di Swarovski.” borbottò acida Vocetta1.

“Cena? Al ristorante?”

“Certo.”

Sempre se il ristorante non chiama l’accalappiacani quando ti vede entrare.” precisò Vocetta2.

“A cena?” ripeté Scaturro per l’ennesima volta.

“Che gli sia entrato in un loop irreversibile il cervello?” meditò speranzosa Vocetta1.

“Cena, sì” confermò Verena esausta “Pago io.”

La faccia di Scaturro si aprì in un improvviso ed enorme sorriso: era terrificante.

“Allora vengo.” concesse allegramente e Verena sospirò di sollievo per avere anche quella volta salva la vita. Poi pensò a quanto mangiava Scaturro e fuggevolmente si chiese se l’American Express Gold di suo padre avrebbe coperto la spesa.

“Perfetto. Ci vediamo stasera alle otto sotto casa mia.”


 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Chocolate fairy girl: Ciao donna, sono sempre felice che la storia continui ad appassionarti!! Un saluto e fatti sentire presto, ciao!

Kyaelys: Un clone a grandezza naturale di Dieci? Di sicuro al mondo c’è già senza bisogno di crearlo: ha sui 18 anni, bello, biondo e anche moderatamente simpatico (se è umano, non può essere tutto insieme, dai). Dove trovarlo? Non su e-bay, ma dalle parti di Oslo o Helsinki. Andiamo a cercarlo? Se facciamo un pullman spendiamo meno… baci anche a te, dolcezza, a presto!

Pinzyna: Mia cara, vuoi davvero essere la terza psicop…ehm, ragazza che andrà in collisione con i ceppi finlandesi? Sei sicura? E chi vorresti come premio finale, Marco, Teo o Dieci? In ogni caso, dovresti litigarteli in po’ con le altre… Sono felice che di Verena non si sia ancora capito niente (era mia intenzione lasciare un po’ le cose così). Vedrai che presto tutto sarà spiegato… bè, non proprio tutto, sennò come proseguo la storia?!? Teo e Scaturro è una coppia che avevo vagliato, ma c’era di mezzo la mia insostenibile leggerezza dell’essere che mi porta a privilegiare Teo sopra ogni cosa. E’ troppo simpatico e coccoloso, non posso non  trattarlo con guanti di velluto! Ci sentiamo alla prossima, sì? Ciao bellezza!

Lauraroberta87: No, no, non ci siamo capite… ora mi tocca anche spargere sale sulla ferita per spiegarti, che doloreeeee!! Ho detto che ho 18 anni PER GAMBA. E nonostante le svariate congetture contrarie, io sono un essere umano e di gambe ne ho almeno due. Ecco, ora lo sai… e scommetto che te la stai ghignando a più non posso (BWAHAHA, quella era davvero una vecchia ciabatta, BHWAHAHAH!!!). Cattiva, cattiva ragazza. Ti ringrazio tantissimo per il commento anche di “Pronto…?”. Effettivamente, ci avevo pensato al colpo di fulmine senza conoscenza pregressa, ma mi sembrava così assurdo…  hai un bel coraggio a dare della realista a me, tra draghi potteriani, piani di battaglia per primi baci e ceppi finlandesi ero più che sicura di aver rasentato l’assurdo!!! Ora torniamo a geometrie: effettivamente, la tua analisi fine non fa una piega! Verena non fila Dieci nemmeno di striscio. Qualcosa vorrà dire, no? Continua pure ad espormi le tue congetture, oltre che spassosissime sono un’ottima fonte di ispirazione!! Baci baci dalla ciabatta, smack!!

April: Effettivamente, Teo è davvero carino (anzi, carrino, per come la direbbe lui con quella erre deliziosa…). Se esistesse me lo sarei già mangiato con tanto di panna montata sopra. MA non esiste, quindi dovrò accontentarmi di sognarlo e di ficcarlo in grossi guai… ehm! Cos’era, uno spoiler? Ok, non parlo più!! Tati tanti salutini anche a te, ciao!

Kate91: Mia carissima, non puoi dineticare gli auguri quando sono così agognati e richiesti!! Fammene pure sempre, anche senza scopo, male non fanno di sicuro, sfigata come sono… Quando non sai cosa rifilarmi, mollami un “e tanti auguri”, io capirò il tuo bel gesto e sarò felice! Un bacione, tessora!!

Aurora: Come fai ad avere sonno alle 12,45 di venerdì?!? Fai per caso la fornaia? Quella del bradipo sotto surgelo è carina… mi ricorda molto l’era glaciale!! Adoro Sid! Sei già perdonata (di cosa non lo so, ma se sei contenta così…). Kissoni, a presto!

Greta91: Mia carissima, sono sempre contenta di leggere i tuoi commenti, che siamo meteore di passaggio o roba più ponderata sono sempre allegri e pieni di entusiasmo! Teo e Verena sembrano una coppia carina, vero? Ummm, chissà… devo ponderare…baci baci, carissima, fatti sentire!!

Londonlilyt: Povera, povera ragazza… costretta a salvaguardare il proprio fegato dalle orde barbare degli alcolici inglesi… Sarebbe proprio un inizio anno alternativo se io e te potessimo prendere i due Ferri, cospargerli di glassa, panna, nutella, granella di mandorle o quello che più ti aggrada (per me fa lo stesso, con sotto i Ferri mi va bene anche il sugo al gorgonzola…) e strapazzarli un pò. Ah, quindi te e lo schifizzero state organizzando un meeting extraculturale italo-elvetico-britannico, eh? Bravi, bravi… io invece mi mantengo intatta per il barista irlandese, ma visto la considerazione che avete tu e Nisi per le mie “esigenze artistiche” potrei anche diventare bisnonna… Un bacione, bellezza, a presto!!

Krisma: Bentrovata di nuovo, carissima!! Per favore, non parliamo delle vacanze… primo, perché non sono state vacanze visto che ero a lavorare, secondo perché a parte mangiare come oche all’ingrasso sono successe cose poco piacevoli… insomma, da dimenticare. E tu? Io e Teo ricambiamo i bacioni… a presto!!

Piccola dea: Facendo due rapidi conti, direi che il tuo compleanno era il 04 gennaio!!! AUGURI!!!! Quanti sono? Dai, racconta!! Per me il compleanno è sempre più tragico, ormai ho quasi sempre il doppio degli anni dei recensori, che tristezza!!!! Meno male che fino al prossimo settembre non se ne parla… un bacione anche a te, dolcezza, ciao!!

Roby: Carissimo, che gioia sapere di aver contribuito almeno un pochino a farti sorridere in questo (finalmente) defunto 2007!! Ogni anno che passa, l’anno prima mi sembra terribile e credo sempre che quello che sta arrivando sarà migliore. Credo che in gergo questo venga definito ottimismo, ma da qualche anno comincio a pensare che sia stupidità congenita… chissà! Intanto, grazie ancora, ti mando tanti baci e un abbraccio!!

Maharet: Ciao carissima, in effetti la mia povera Verena è messa a dura prova, più ancora di Costanza con draghi e magia… imbrigliare i propri ormoni è la cosa più difficile che si possa fare! Nella mia fantasia (malata) sembro tanto spanizza, ma in realtà sono di una timidezza commovente e anche io sarei svenuta davanti a ceppi finlandesi denudi (non prima di essere arrossita come un San Marzano da sugo…). Teo ti manda un baciozzo, e forza e coraggio per la tesi, andrai alla grande!!!!

Kabubi: Mia carissima, ora capisco la genesi di lolloso! Però adesso mi devi spiegare cosa vuol dire “L.o.L.” in inglese… ebbene sì, la mia ignoranza non conosce confini, allora?!? L’avevo detto io che sono troppo vecchia per queste cose! Sempre viva la Sardegna e i malloreddus, smack!

Tartis: Ciao Sara, ben arrivata in questo covo di anime perse (che esagerazione…). Rimango sempre sorpresa e felice quando qualcuno si prende la briga di lasciarmi una recensione, soprattutto se è per farmi dei complimenti che non merito… comunque, carissima, grazie di tutto! Oh, a proposito di biondazzi da sbaf… ehm, da infarto: mandami al più presto la foto dei due gemelli simil-Ferri che conosci tu!!! Voglio vedere come vi immaginate i miei personaggi…

ReaderNotViewer: La cosa più intrigante dei gemelli è proprio questa, secondo me: poter fingere almeno per un po’ di essere qualcun altro… e passarla liscia!! Se ho scelto per protagonisti due gemelli per questa storia, un motivo ci doveva essere, no? Tu, come sempre, mi sopravvaluti e io, come sempre, mi sento insieme onoratissima e vergognosa. Grazie, mia cara, non so che dire, mi commuovi. Ah, un’altra cosa ci accomuna: anche io perdo la macchina nei parcheggi. E di ceppi finlandesi ho piena la testa, ma in giro… nemmeno l’ombra!!

Natalie_S: Carissima!! Sono felice di sentirti e di sapere che contribuisci a pagare le tasse e incrementare il prodotto interno lordo!! Amora, in questa storia i bruttini sono tutti cattivi (a parte uno, che uscirà più avanti, ma è un po’ vecchio…). Poi come cess… ehm, come bruttini hai sempre Scaturro, no? Coraggio, quando finisco il ceppo finlandese faccio una storia con solo protagonisti brutti… solo per te!!!

Rik Bisini: Mio diletto, mio adorato, eccoci qui ad un nuovo inizio anno… di nuovo insieme pronti a tuffi e quant’altro, vero? Ho vagliato attentamente la tua proposta di strutturare diversamente il capitolo, ed effettivamente mi sembra molto buona!! Proverò a mettere giù qualcosa, mi intriga la sfida…! Ora però c’è da organizzare la vostra discesa/salita nelle mie terre emiliane per febbraio!! Tu che riesci ad andare sul forum, sii la mia voce e le mie orecchie e avvertimi se ci sono novità. Se vuoi essere anche il mio fegato e sbafarti una Sacher Torte di dieci chili fallo pure, è il mio sogno segreto da anni….MarzyPappy dorme da me, vero? Se mi fate avere la mail scrivo a sua madre mandando anche documentazione fotografica e campione di  urine così potrà fare le indagini del caso. Chi altri si aggrega? Tiriamo l’alba guardando spuntare il sole dietro gli Appennini? O fumiamo cannabis finché gli Appennini ci sembreranno Ande? Organizziamoci!! Tanti mille baci, mio diletto, a presto!!

Suni: Tu non lo sai, ma io di inglese non so una cippa lippa: cosa vuol dire “tricket”? Ha qualcosa a che fare con tripli biglietti della metropolitana? In confidenza, Teo è di gran lunga anche il mio gemello preferito: quando sono lui (mentre scrivo, ehm… non sono ancora così schizofrenica) mi vengono in mente delle battute assurde e passo il tempo a ghignare come una cerebrolesa. Verena, porella, è effettivamente molto provata dall’esperienza ferro-finlandese, ma non sono ancora finite le sorprese (né le confusioni…). Sentendomi molto iena asmatica pensando a un Ferri in giarrettiere, ti saluto con tutto il cuore!! Kiss

Teo: Quando si parla di documentazione fotografica di te sotto la doccia, glissi peggio di Verena… glisseremo anche noi, ma glissiamo sapendo di glissare, e questo non so proprio dove possa portarci! Ferri tre, Oleana e Verena due… chi sarà la terza femmina? Mariacarla? Tellu? O si scoprirà che in realtà Otello è una lei?!? Grazie per gli auguri, ricambio in ritardo ma sempre con il cuore…

Ale87: Credimi, parlare senza erre non è così difficile: scrivo il testo così come mi viene e alla fine sostituisco tutte le parole con la erre con sinonimi senza la erre. Se non ci riesco, mando tutto alla mia beta e le dico “pensaci tu”. Aggiungo anche “schiava”, ma questo è meglio che non lo scriva sennò poi pensi che sono una cattivona J. Grazie per i complimenti, ti mando tanti baci appassionati!!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 : La cena ***


Recensione di lauraroberta87, fatta il 19/01/2008 - 04:08PM sul capitolo 13: Capitolo 12: La lista - Anonima

Capitolo 13 : La cena

 

“Verrai mica a cena vestita così?!?” berciò Oleana dopo nemmeno un secondo che Verena aveva aperto la porta.

“Senti, non cominciare” rispose Verena aggressiva mollando la maniglia della porta e marciando verso la sua camera “Con tutte le energie che ho sprecato oggi con Scaturro, è già tanto se ho trovato la forza di lavarmi!”

Oleana la inseguì in camera, dopo aver salutato doverosamente i genitori di Verena inchiodati davanti alla TV (la teoria che avesse avuto anche lei una governante tedesca si faceva sempre più plausibile).

“Dai Verena” la blandì poi chiudendosi prudentemente la porta alle spalle “Gli altri saranno qui tra due minuti, abbiamo ancora un po’ di tempo.”

“Per fare che?”

“Per cambiarti.” rispose pazientemente Oleana iniziando a rovistare nell’armadio di Verena.

“Io non mi cambio.”

Oleana indicò l’ampia gonna di velluto di Verena con un gesto quasi teatrale.

“Ti mancano un foulard in testa e un crocifisso ortodosso al collo per sembrare una contadina ucraina.”

“A me piace così.”

“Almeno cambiati quel maglione.” la supplicò porgendole un indumento nero.

“Con una canotta? Non è mica ferragosto! E io temo il freddo.”

“Ti prego, fallo per me. E sciogli i capelli, per l’amor di Dio! Sembri Frida Kahlo senza sopracciglione!”

Verena, berciando e sbuffando, obbedì. Oleana le infilò a forza anche una cintura piena di medagliette, una collana di sassolini colorati, orecchini a grappolo e le truccò gli occhi con ombretto verde.

“Così va molto meglio.” approvò infine contemplando la sua opera allo specchio.

“Non so” borbottò scettica Verena anche se doveva ammettere che i capelli vaporosi e il look tzigano un po’ le donavano “Sembro un incrocio tra Esmeralda e i lampadari dell’Opera de Paris. Se mi giro in fretta e becco qualcuno con un orecchino lo sfregio di sicuro.”

“E tu non ti girare in fretta” replicò Oleana logica “Ora ho poche ma fondamentali istruzioni da darti: apri bene i padiglioni auricolari perchè non c’è tempo per ripetere, chiaro?”

“Ti autodistruggerai quando ti avrò letta come i messaggi di Mission Impossible?”

“L’obbiettivo numero uno della serata è riuscire a far socializzare Scaturro e Mariacarla della Mirandola PadreNostroCheSeiNeiCieli durante la cena.”

“Impossibile. Sarebbe più facile vedere atterrare un meteorite sulla cotoletta.”

“Non ho finito! Obbiettivo numero due: evitare duelli e scontri a fuoco con Dieci Ferri.”

“Io eviterei volentieri se non fosse lui a spruzzare acido cloridrico dovunque!”

“E tu rispondi al fuoco prima ancora che l’altro pensi di spararti. I vostri litigi sono divertenti e molto folcloristici, ma rovinano la digestione, quindi per favore, soprassiedi. Terzo obbiettivo…”

“Trovare il tesoro di Montezuma?” grugnì Verena di cattivo umore.

“No. Divertirsi!”

“Con il mostro a tre teste Mariacarla/Scaturro/Dieci davanti? Sarebbe più facile divertirsi facendosi un clistere di varechina!”

In quel momento suonarono alla porta: il cuore di Verena prese la pesantezza e la consistenza di un cubo di porfido mentre lanciava uno sguardo accorato a Oleana.

“Non fare quella faccia” sorrise l’amica convincente “Andrà tutto bene.” 

*          *          *

Un disastro.

Quella serata era iniziata e progredita con l’incalzare di un film dell’orrore, con una sfiga dietro l’altra che si erano susseguite a un ritmo quasi fatale.

Verena aveva avuto una brutta sensazione già da subito, quando era scesa e aveva dato uno sguardo al gruppetto eterogeneo che aspettava davanti al portone: aveva trattenuto a stento una risata isterica quando si era resa conto che tutti insieme sembravano un commando alieno appena uscito dallo Stargate.

Dunque, c’era lei con la gonnellona da zingara che si sentiva addobbata e tintinnante come un albero di Natale; c’era Oleana, con un sorriso da stregatto e lo sguardo già perso in contemplazione di deretani finlandesi; c’era Dieci, vestito come al solito di scuro, come al solito corrucciato e come al solito figo da far svenire un conclave di suore; c’era Scaturro, grosso, nero e imbronciato come una perturbazione atmosferica e altrettanto minaccioso; c’era Mariacarla, superbamente incurante della plebe intorno a lei, con una cintura D&G d’oro massiccio che pesava una tonnellata e i sandali Jimmy Choo con inserti in vera pelle di scroto di leopardo che costavano come il reddito annuo di una famiglia borghese; e c’era Teo, con un look da pirata metropolitano che avrebbe reso chiunque altro mortalmente ridicolo, ma che rendeva lui mortalmente appetitoso. Il fatto di trovare Teo fascinoso in maniera edibile era forse dovuto alla barretta di Twix che si stava allegramente sbafando.

Comunque, c’era stata la parte dei saluti: fiacchi, guardinghi, imbarazzati, con Scaturro che sembrava voler azzannare qualcuno da un momento all’altro e Mariacarla che teneva il naso così per aria e svettante da sembrare un parafulmine. Poi c’era stato il vulcanico “Sei uno schianto stasera, Verena cara!” di Teo, sorridente e a suo agio come un pesce nell’acqua. Dannato canarino finlandese, aveva pensato Verena mentre le erre di Teo le rotolavano addosso come gocce di acqua rovente. A quel punto, c’era stato un dotto e leggiadro scambio di battute con vorrei-essere-dovunque-ma-non-qui Dieci Ferri, di cui ricordava appena uno stralcio, tipo:

“Buonasera, Aspide. Bella gonna. Hai anche i clown e i trapezisti sotto quel tendone da circo?”

“Ciao Luca. Che bello che tu ci abbia concesso il piacere della tua compagnia! Ti sapevo in viaggio per Hollywood, non ti hanno scritturato per il nuovo remake del mostro della laguna?”

“Ma dai: non avevano chiamato te per la parte del mostro?”

“Infatti: tu saresti la laguna.”

“Che stella. Sono colpito da cotanta bontà.”
“Magari. Con una mazza da baseball, però.”

Cose così. Poi Oleana aveva fatto garbatamente notare che c’era anche gente senza ceppo finlandese che trovava la brezzolina notturna a dir poco anestetizzante e proponeva una rapida introduzione al ristorante prenotato con genuflessione di ringraziamento davanti al termosifone acceso.

A quel punto Teo aveva cominciato a saltellare intorno entusiasta, prendendo per mano Verena e trascinandola di fronte a una Fiat Multipla che doveva essere verde ma che in realtà era color venatura di Gorgonzola stagionato.

“Allora?” le aveva chiesto radioso “Che te ne pare della mia bat mobile?”

“Carina” aveva risposto Verena “Anche se questo bat verde fa venire voglia di bat suicidarsi.”

Teo, ovviamente, non si era nemmeno scalfito: era così orgoglioso di poter guidare con la sua patente nuova di zecca che probabilmente avrebbe venerato qualsiasi mezzo di trasporto a sua disposizione, persino un risciò vietnamita. Erano così tutti saliti sulla bat mobile verde muffa di Teo, con i Ferri e Mariacarla davanti e Oleana e Verena spiaccicate contro i vetri posteriori dalla massa informe di Scaturro nel mezzo.

Teo era stato carino e brillante e per tutto il tempo aveva continuato a ciarlare, gesticolare, canticchiare, ammiccare e sorridere mentre tutti gli altri subivano sul proprio apparato circolatorio le devastanti conseguenze della sua guida da psicopatico fuggito dalla casa di cura. Dopo due semafori rossi presi a una velocità di 100 Km/h in accelerazione, tre sorpassi a destra e una bicicletta schivata per dispensa divina, erano arrivati davanti al ristorante; erano scesi dalla macchina modello slavina e solo un residuo brandello di dignità aveva trattenuto Oleana dal baciare il suolo stradale.

Ma le piaghe d’Egitto non erano ancora finite: il ristorante, rinomato tra i giovani per essere un ritrovo trendy con un buon rapporto qualità/prezzo, ospitava eccezionalmente per quella sera la riunione annuale del circolo pensionistico “Compagni della Terza Età”.

Quando Verena & Co. si erano accomodati al tavolo, tutti con identiche espressioni disorientate sul viso, l’allegra orchestra di liscio che avrebbe allietato la serata era partita a suonare a tutto spiano “Bandiera Rossa”, e una folla compatta di arzilli vecchietti era zompata di colpo in mezzo alla sala, demolendo così le ultime possibilità di poter sopravvivere indenni alla serata.

“Chi è che ha prenotato qui stasera?” aveva domandato Dieci aggressivo: in quel momento somigliava in maniera preoccupante a Otello.

“Io!” aveva risposto Teo sorridente: era chiaro come il sole che il concetto di senso di colpa gli era del tutto estraneo e impossibilitato ad attecchire “Che fortuna trovare l’orchestra! Così potremo ballare!”

“Io non posso” aveva sospirato automaticamente Mariacarla (“Come se qualcuno te lo avesse chiesto, stupida gallina placcata d’oro!” aveva berciato Vocetta1) “Ballare con questa moltitudine fa sudare e sudare rende la pelle grassa e antiestetica.”

Lo aveva detto come se si parlasse degli effetti delle mine antiuomo.

“Non devi certo preoccuparti di queste piccolezze!” aveva buttato lì Teo quasi socievole “La tua pelle è sempre uno splendore.”

Le aveva lanciato un sorriso rapido e abbagliante, quasi complice: Verena, sorprendentemente, aveva provato il raro e incontenibile impulso di ammazzare qualcuno, possibilmente Mariacarla e possibilmente facendola soffrire atrocemente. Lei, ignara, consultava imbronciata il menù senza considerare la erre di quel dolcissimo “splendore”.

“Ordiniamo?” aveva commentato Dieci seppellendosi dietro al menù.

Mariacarla, sempre con quell’espressione attonita/schifata/martire sul viso si era guardata intorno spaesata.

“Dov’è il maitre?” aveva chiesto sottovoce con estrema educazione.

“Il metro?” era sbottato Scaturro aprendo bocca più o meno per la prima volta “E che devi misurare?”

La tua testa di cazzo!” aveva risposto prontamente Vocetta1 nella testa di Verena, mentre Mariacarla posava un azzurro sguardo su Scaturro, sorpresa che quel blocco di pietra lavica potesse parlare.

“Tu che prendi, Scat… Paco?” aveva rimediato con leggerezza Verena mentre Oleana, pazientemente, spiegava a Mariacarla che in quel ristorante, sfortunatamente, il maitre non c’era; sì, era una cosa gravissima, ma era anche certa che la bottiglia di acqua naturalmente frizzante direttamente importata dalla Svizzera a temperatura ambiente (della Svizzera), poteva chiederla al cameriere senza dover per forza scomodare il proprietario dell’immobile.

Dunque, fu il momento di mangiare.

Scaturro aveva ordinato abbastanza tortellini in brodo da sfamare l’intero equipaggio di un transatlantico; Dieci e Teo si erano equamente divisi la stessa quantità di lasagne consumata dal

circolo “Compagni della Terza Età”; Mariacarla aveva chiesto una Nicoise con germogli di valeriana, gherigli di noci brasiliane, avocado e aloe vera, ma aveva dovuto ripiegare su una insalata mista lattuga e radicchio; doverosamente impressionate, Oleana e Verena avevano invece optato per un classico tigelle con affettato misto che avevano fatto appena in tempo ad assaggiare prima che Teo, finite le lasagne, venisse a piluccare per “sentire com’era il prosciutto da quelle parti”.

La conversazione era caduta tra il semimorto e il defunto più o meno fino al dolce, quando Verena era rimasta col cucchiaino della sua crema catalana a mezz’asta mentre Scaturro fagocitava in un botto una quintalata di dolce al mascarpone. E fin lì, era andata ancora bene. Poi il suo sguardo era caduto su Teo che assaporava con aria estatica piccole cucchiaiate di zuppa inglese; a quel punto aveva cominciato ad agitarsi sulla sedia mentre il calore le saliva gradatamente dal basso verso il viso, infiammandole le guance come febbre.

“Soccia, che caldo che c’è qui dentro!” aveva pensato cercando di guardare dovunque ma non Teo.

E’ il connubio Ferri/cioccolata” aveva spiegato Vocetta2 in tono saccente “Evidentemente qualcosa di difettoso nel tuo cervello non riesce a supportare l’immagine di un finlandese alle prese con prodotti dolciari e comincia a inviare impulsi impazziti alle ghiandole endocrine fino a surriscaldarsi. E’ interessante, dovresti farti studiare.”

Considerazione piuttosto complicata e pericolosa, a ben pensarci.

Se divento Presidente del Consiglio mi devo ricordare di far varare una legge che proibisca ai Ferri di mangiare cioccolato.” si era limitata a pensare Verena affannata ed era a quel punto che Oleana era magnanimamente accorsa in suo aiuto.

*          *          *

“Trovo molto bello che siamo tutti qui insieme stasera.” sospirò Oleana con un convincente sguardo da chioccia coi suoi adorati pulcini.

“Io sono qui con il mio fidanzato.” specificò Mariacarla, come se non fosse già più che ovvio che si sarebbe fatta tagliare le dita con un tronchese piuttosto che passare il suo costosissimo e aristocratico tempo con loro.

“Io sono qui perché Teo mi ha ricattato.” sottolineò Dieci che fino a quel momento si era limitato a ringhiare verso Scaturro come un mastino in calore.

“Io sono qui perché si mangia gratis.” biascicò Scaturro, ancora alle prese con il dolce al mascarpone.

Oleana cercò solidarietà intorno con aria colpevole, ma trovò Teo in pieno silenzio digestivo e Verena ancora affannata dagli ormoni in circolo.

“Insomma” continuò coraggiosamente “Ci si può divertire lo stesso…”

“In mezzo a tutta questa allegra gioventù?” domandò Dieci velenoso “Il più giovane l’ho visto passare adesso col deambulatore, andava in bagno a cambiarsi il sacchettino del catetere.”

“Se questo non ti va bene, perché non hai scelto tu un altro ristorante?” si inalberò Teo.

“Perché a me non sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di uscire a cena con l’equipaggio di Star Trek.”

“Chi non ha peccato scagli la prima pietra.”

“Ma sentilo… con tutte quelle che hai scagliato tu ci potrebbero costruire un condominio!”

“Ehi, ragazzi” intervenne Oleana in fretta “Non c’è bisogno di litigare! Ammetto che questo ambiente da INPS sia un po’ difficile da digerire, ma tutto sommato non fa così schifo.”

“E’ vero” rincarò ironicamente la dose Verena, ripigliandosi “Non scordiamoci che anche la vecchiaia ha le sue attrattive: il bingo al giovedì sera, radio Maria ogni pomeriggio durante il lavoro a maglia, la dentiera fresca di Polident alla mattina… non bisogna sottovalutare queste perle.”

“Soprattutto se sono di Guttalax.” precisò Dieci.

“Che filosofo.” berciò Teo rabbuiato.

“Tutta questa filosofia mi blocca la digestione.” piagnucolò Oleana affranta.

“A me fa venire sonno.” sbadigliò Mariacarla con estrema raffinatezza.

“A me fa cagare.” inveì Scaturro che aveva capito si e no quattro parole.

“Davvero?” ringhiò Verena già arrabbiata “A me invece la filosofia fa l’effetto contrario. Anzi, sono certa che Nietzsche abbia scritto “Così parlò Zarathustra” proprio durante un duraturo periodo di stitichezza.”

“E chi cazzo è Nicce?” si informò ruvidamente Scaturro.

“Il nuovo allenatore della Juve.” spiegò Oleana con estrema serietà: si aspettava come minimo un fungo atomico (il connubio maschi/discorso calcistico era notoriamente sempre esplosivo) o quanto meno un piccato commento da parte di Scaturro, e invece fu la soave voce di Mariacarla a saltare su all’improvviso.

“L’allenatore della Juventus si chiama Claudio Ranieri, non Nicce; ha sostituito Deschamps l’estate scorsa. E comunque nemmeno Deschamps era Nicce.”

L’ultima frase l’aveva aggiunta dopo una breve riflessione.

Sia Olena che Verena la guardarono come se avesse srotolato bava fumante sul piatto di insalata mista davanti a lei.

“E tu come lo sai?” gracidò Scaturro sinceramente sconvolto.

“Mio padre è il legale della società sportiva” spiegò Mariacarla con regale condiscendenza “Io e Luca andiamo spesso a vedere la partita dalla tribuna d’onore. Ma lui non è che apprezzi molto il calcio, vero amorino?”

Prima che Dieci potesse negare o confermare o ammazzarla per quell’inopportuno “amorino” in pubblico, Scaturro emise un rutto di una tale magnitudo che quasi guastò la messa in piega di Mariacarla. Mentre ancora erano tutti paralizzati come se invece che un rutto Paco avesse piazzato lì in mezzo una bomba al gas nervino, Verena schizzò in piedi.

“Andiamo.” ruggì poi afferrando Scaturro per un braccio e trascinandolo in pista.

“Razza di stupido bovino da pascolo” ringhiò sottovoce quando furono fuori dalla portata d’orecchio degli altri “Sarai grande come una montagna e potrai anche darmele fino a centrifugarmi la faccia, ma qualcuno te lo deve pur dire che il tuo comportamento a tavola fa senso!”

Scaturro fece per replicare, quando una coppia di arzilli ballerini ultraottantenni gli piombò su un piede in una piroetta di valzer.

“Permesso!” gli strillò nell’orecchio il cavaliere e Scaturro si spostò, urtando un’altra coppia.

“Stai attento, giovanotto!” lo rimproverò la nuova dama prima di veleggiare via con grazia.

“Balliamo” sbuffò Verena piazzandosi con disinvoltura fra le braccia di Scaturro “Questi mica scherzano: se interrompi la coreografia, ti tirano una dentierata in testa.”

Preso in contropiede, Scaturro tacque e ubbidì: dopo pochi secondi fu evidente che il suo concetto di ballare era anche meno che a livello embrionale. Teneva Verena lontana per tutta la lunghezza delle braccia, rigide come tronchi di sequoia, e provando a muovere i piedi urtò quattro coppie, si beccò una lavata di capo da una mummia sputacchiante e incartapecorita e riuscì a maciullare il piede di un ignaro ballerino solitario a centro pista.

“Te la cavi piuttosto bene” commentò ironica Verena “Se ti vede la CIA brevetta di sicuro il tuo valzer come arma di sterminio di massa.”

“Vaffanculo” replicò piacevolmente Scaturro aggrottato “Tu invece perché balli bene?”

“Perché ho un innato e meraviglioso senso del ritmo, mio caro plantigrado. Ma torniamo a noi: questa dovrebbe essere una serata di relax e di allegria, mi spieghi perché fai di tutto per cercare la rissa e farti odiare?”

Scaturro, impegnato nella complessa operazione di girare su se stesso senza buttare a terra un centinaio di pensionati intorno a lui, ci mise un po’ a rispondere.

“Non lo so” sbuffò infine stranamente contrito “Ho sempre fatto così.”

“Cafoni non ci si nasce” puntualizzò Verena acida “Non sei obbligato a comportarti sempre come se vivessi nella tundra asiatica. Un po’ di civiltà ti renderebbe non dico simpatico, ma almeno accettabile. Quel cazzo di rutto che hai mollato prima, per esempio… oltre ad aver scatenato una tromba d’aria modello monsone tropicale mi ha letteralmente sconvolto la povera Mariacarla.”

A quelle parole, con estrema sorpresa, Verena vide le orecchie di Scaturro diventare di un cupo color mattone.

“Scu… ehm, mi dis… ehm… insomma, mica volevo sconvolgere nessuno.” balbettò infine il giovane sempre più aggrottato.

Poi, con aria colpevole, lanciò uno sguardo verso i compagni rimasti al tavolo: Oleana stava trascinando Dieci evidentemente riottoso verso la pista mentre Teo gesticolava roseo e arruffato come una cocorita con quella rarefatta statua di marmo di Mariacarla. Paco distolse subito lo sguardo, ma Verena sentì un leggero pizzicore dietro la nuca.

“Guarda guarda guarda…” cinguettò esilarata Vocetta1 “Scaturro che arrossisce… per Mariacarla della Mirandola SantaMariaAssuntaInCielo?”

Meravigliata, Verena ricordò che anche Scaturro aveva un cuore: di roccia calcarea e fibre in poliuretano, ma pur sempre un cuore. “Odio i tuoi occhi che mi guardano e non mi vedono mentre io vedo, vedo e non ti guardo”…

Come dimenticare che Scaturro aveva scritto quella meraviglia…?

“Mariacarla è una ragazza molto interessante, non trovi?” buttò lì a bruciapelo, giusto per vedere la reazione.

Le orecchie di Scaturro arrivarono all’esatta temperatura di fusione del piombo.

“Sì” bisbigliò il giovane senza guardare Verena in faccia “Molto, molto interessante.”

Chissà perché, quel semplice commento infastidì Verena molto più del dovuto. Non era giusto che quell’ermellino impagliato di Mariacarla avesse tanti ammiratori. Già era ricca da vomito e bella come la pubblicità di un fondotinta, in più era la fidanzata di Dieci. E Teo le diceva “sei uno splendorre” con la sua erre struggente, così che a Verena veniva ancora più voglia di raparle la sua preziosa chioma bionda e di darle fuoco capello per capello. Ci mancavano solo le orecchie bordò di Scaturro per completare l’opera.

“Perché non la inviti a ballare?” disse disinvolta indicando col mento la coppia composta da Mariacarla e Dieci che volteggiava con estrema dignità poco lontano da loro: forse avendo a che fare naso a naso con la spocchia di Mariacarla, almeno quel celenterato di Scaturro sarebbe rinsavito. Ma aveva sottovalutato la timidezza di Scaturro: le sue orecchie diventarono color vinaccia e Verena sospettò che stessero fin per fumare.

“Non dire cazzate” ruggì il giovane aggressivo “Magari le pesto i piedi o comincio a sudare…”

“E allora?” domandò Verena gelida, infuriandosi “Solo a me vuoi concedere il privilegio di pestarmi i piedi inondarmi di sudore senza farci una piega?”

Scaturro, ovviamente, non capì.

“Che vuoi dire…?”

Verena, stufa, lo strascinò volteggiando verso Mariacarla e Dieci.

“Cambio di dama!” esclamò lanciando quasi Scaturro contro la coppia. Più per schivare il meteorite che per altro, Dieci si scansò e Scaturro prese Mariacarla al volo. L’espressione schifata della ragazza rinfrancò abbastanza Verena da avvicinarsi a Dieci e iniziare a ballare con lui, pur senza nemmeno guardarlo in faccia.

“E questa manovra cos’è?” le chiese lui con aria annoiata ma anche vagamente divertita.

“Un esperimento geotermico” rispose Verena seriamente “Volevo vedere se il vuoto assoluto del cervello di Mariacarla combinato allo sterco di piccione nel cervello di Scaturro poteva innescare una reazione chimica tale da far esplodere entrambi.”

“Mi sa che ti è andata male.” fece notare Dieci piacevolmente indicando Mariacarla e Scaturro col mento.

I due, effettivamente, ancora non erano esplosi: lui si spostava a destra e a sinistra con le gambe rigide come se indossasse scarponi da sci, sudava come un maiale in graticola ed era concentratissimo nel tentativo di non pestare i preziosi piedi di Mariacarla; lei deambulava soave e leggera e sul viso aveva stampata un’espressione molto “oddio non posso credere di stare davvero ballando con questo sottoprodotto umanoide”.

“Diamogli ancora un po’ di tempo” concesse Verena rassegnata “Scaturro con un plié potrebbe sempre spezzarle il femore.”

“Quindi non dovrei essere geloso, secondo te?”

Verena fissò in viso Dieci sospettosa: cos’era quella, una battuta di spirito?

“Non mi sembra che Scaturro ci stia provando con Mariacarla” rispose lentamente “A parte il fatto che ci sono lombrichi in grado di rimorchiare meglio di lui così a prescindere, il suo modo di ballare non è esattamente quello di Justin Timberlake.”

“Suda come un arrosto di montone.” constatò Dieci blandamente aggrottato.

“Di solito sudare non è un chiaro sintomo di rimorchio.”

“Se lo dici tu che ne sai sicuramente a pacchi di queste cose, sarà vero.”

La sua faccia palesemente canzonatoria riuscì a irritare Verena.

“Credi di essere tu un esperto di rimorchio?”

“Modestamente…”

“Ma sentilo!” si offese Vocetta1.

“Il fatto di avere fornicato con qualsiasi specie vivente femminile sprovvista di piaghe purulente sparse sul corpo non ti qualifica come esperto di rimorchio. Caso mai, ti qualifica come biologo marino.”

“Ok, ho capito che mi odi” constatò Dieci freddamente “E in più detesti Mariacarla, Scaturro, Otello e il 99% della progenie umana. Non ti viene il sospetto di avere qualche problema di socializzazione?”

“Considerando che su questo pianetucolo siamo 6 miliardi di individui, l’1% della specie umana che secondo te non odio ammonta a 6 milioni di persone. Direi che come amicizie intime ne ho più che a sufficienza.”

Dieci sembrò momentaneamente senza parole e Verena si sorprese a guardarlo in faccia. Era la prima volta che si trovavano così vicini e il viso di Dieci risultava di una perfezione quasi snervante: il caratteristico nasino impudente dei Ferri, gli occhi celesti dal taglio orientale, le sopracciglia chiare e ben disegnate, i capelli biondissimi…

“Merda, s’è bello.” singhiozzò accorata Vocetta1.

“Sì, ma hai notato che non c’è nessun processo di surriscaldamento in atto?” fece notare Vocetta2.

“Surriscaldamento?” mormorò Verena aggrottando le sopracciglia.

Dieci la fissò sospettoso.

“Stai ancora sperando che Scaturro prenda fuoco spontaneamente o stai proponendo il prossimo argomento di conversazione?”

“No, è che ti ho visto pensare.” rispose prontamente Verena arrossendo.

Dieci, stranamente, le sorrise: un sorriso sghembo e assolutamente accattivante che Verena non poté fare a meno di ricambiare.

“Sei diventata rossa” la informò piacevolmente Dieci “Stavi meditando su qualcosa di erotico?”

“Quasi” rispose Vocetta1 “Non era un pensiero completamente erotico perché mancava il componente cioccolato.

“O forse perché mancava…”

“Cambio dama!” cinguettò di colpo una voce irruente accompagnata da un irresistibile profumo di more.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Lauraroberta87: Ecco… ORA sì che mi sento una vecchia ciabatta… cattiva, cattiva!! Tu sei traumatizzata perché non hai più l’1 davanti al numero dei tuoi anni? E io che tra un po’ arrivo a una elevazione a potenza, che dovrei dire?!!?? Spero che questo capitolo e i prossimi siano all’altezza delle vostre aspettative… mi mette ansia da prestazione sapere che aspettate tutti nuove risate!! E se non sono abbastanza brava? E se quello che scrivo fa schifo? E se mi tirate i pomodori marci….? Fammi sapere com’è andata con psicologia, se sei abbastanza brava ti permetterò di studiare la mia intricata e nobile malattia mentale!! P.S.: Non poso spoilerare, quindi non dirò niente su Scaturro e Verena… he he he (vendetta dolce vendetta, così impari a darmi della ciabatta!!!)

Suni: He he he, povero Scaturro… tutti a dargli addosso… magari con le ceramiche è più delicato di me e te messe assieme (di me di sicuro!). Ah, grazie per la spiegazione di “tricker”, ora sì che posso andare in Inghilterra tranquilla!! Definizione perfetta per Teo, tra l’altro… più che perfetta!! Baci baci, ciao!!

Kate91: San Aldo? Come quello abbinato a Giovanni e Giacomo? Sai che mi ero presa quasi una mezza cottaper lui…? Adoro gli uomini che fanno ridere. Adoro di più i figoni pazzeschi, ma siccome loro non adorano me, ripiego… Ti mando un vagone di baci, saluti, abbracci e strizzate!! A presto!

Piccola dea: Ooooh, che onore!! Del geniaccio ancora non me lo aveva dato nessuno, grazie!!! Vè, divinatrice, se vedi che la cosa funziona, assami qualche dritta sull’enalotto… sono talmente in bolletta che sto seriamente pensando di vendere gli ovuli… La tua amica italo finlandese ha un fratello?!?!? Urge documentazione fotografica, presto!! Comunque, anche io adoravo Renzo, ma il poverello è talmente scemo che alla fine ti farà quasi tenerezza… Lucia invece ancora adesso la prenderei a sberloni. E don Rodrigo, secondo me, era un figone tenebroso! Così diventa molto più interessante la storia, vero? Un abbraccio immenso anche a te, dolcezza mia!!

Krisma: Eh, beata te che ti sei sciroppata Jack Sparrow sul divano… io, che sono mamma single, sto seriamente pensando alla clonazione per poter fare tutto. Ma Johnny Depp è meglio che non lo guardo troppo, mi scombina l’apparato e dopo chi ha più il tempo di rimetterlo a posto…? Sei sempre troppo carina, grazie per i complimenti!! Io e Teo ricambiamo i baci, ciao!!

Aurora: Ma lo sai che il tuo nome detto da Teo potrebbe essere uno strumento erotico? Dovevo pensarci prima e chiamare Verena come te… Effettivamente di bradipi non ne so molto, fortuna che ci sei tu a catechizzarmi. Vengo a Londra a fine aprile, che ne dici di un caffè insieme? Anche Londonlilyt abita lì, magari ci facciamo un minimeeting!!

Greta91: Ma ciao bellezza!! No, no, niente FBI per favore, sono ancora qui!! Se poi viene la polizia e scopre i tre cadaveri che tengo nel freezer, chi finisce poi la storia?!? Visto che il capitolo scorso ti ho fatto aspettare, questo te lo pubblico con un giorno d’anticipo, contenta? Bacini bacetti, grazie di tutto!!

Chocolate fairy girl: Ebbene sì… tutti insieme appassionatamente! Ferri, Scaturro, MC e le due streghette (Olea + Vere) * (na). Ho sfruttato la proprietà dissociativa, visto?  Adesso però devi dirmi le tue supposizioni, sono troppo curiosa!! E se ci hai beccato, vorrà dire che la nostra fantasia ha lo stesso ceppo finlandese!! Tanti baci, a presto!

Teo: Oh, Teo, mio adorato… rinfrescami la memoria, tu ce l’hai o non ce l’hai la erre rotolosa? Se non ricordo male, ti mancava l’occhio azzurro e il capello biondo, cosa su cui possiamo anche soprassedere, l’importante è che tu abbia le stessa devozione dei Ferri per le docce… un bacione fortissimo, ciao!!

Evan88: In una notte buia e tempestosa… ma dove caspita vivi? In Transilvania? Se così fosse, mi ospiti questa estate per le vacanze? Ho sempre sognato di visitare la Romania… Spero che il tuo raffreddore sia in via di guarigione, qui da noi ha decimato le popolazioni che è un piacere!! Io, ovviamente immune, non mi sono nemmeno soffiata il naso. Non ancora, almeno, ma con questa dichiarazione magari mi sono attirata addosso la sfiga… ti farò sapere!! Un milione di grazie per i complimenti, fatti sentire!!

Kabubi: Ciao dolcezza!! Povero Scaturro… l’ho demolito apposta, ma adesso mi fa un po’ pena. Ma la domanda che più mi preme è: come fanno a non piacerti i malloreddus!!??!?! A proposito di sardi, anche la mia amora adorata londonlilyt ha radici isolane, anche se adesso se la tira e fa la cosmopolita a Londra (J) e detiene il primato come risata più corroborante del globo! Davverop grazie per la spiegazione di lol, adesso so cosa vuol dire!! Non di dormivo la notte….

Kokky: Oh, Teo… quante fan che ti stai facendo!! E te credo, è vigliaccamente carino quel maledetto mezzo finlandese. La poesia, eh… non posso dirti niente, è su di lei che verteranno tante cose, quindi non posso fare spoiler. Grazie per i complimenti, non me li merito ma fanno sempre piacere e alleggeriscono il mio devastante lunedì!! Baci baci

April: Aprrril carrrissima! Dio, quanto adoro le erre di Teo… ma secondo te è normale sdilinquirsi per dei difetti di pronuncia? Devo dirlo al mio medico che mi dia una cura o è meglio che faccia anche io una Lista? Ricambio tutti  baci, ma belle, a prrrresto!!

Londonlilyt: Carissima!! Amora, quando vieni a casa mia se tu riesci a portare un biondino simil-Ferri, io porto il companatico… Nutella, cioccolato bianco fuso, granella di nocciole, bastoncini di zucchero, scaglie di grana, aceto balsamico, besciamella… quello che vuoi!! Oggi o domani vengo sul forum, se il tecnico finisce di montarmi tutto!! Non vedo l’ora!!!! Baci baciosi, a presto!! P.S.: a fine aprile quando vengo a Londra che tempo fa? Posso osare la minigonna (devo pur tentare di rimorchiare un inglese, almeno una volta nella vita!!!!) o devo scafandrarmi con la tuta da sci?

Bea_chan: He he he… sono felice che Teo sotto la doccia abbia riscosso il tuo favore. Oh, allora anche tu sei una List-addicted? E’ così divertente stilare liste inutili, sto seriamente pensando di proporlo come metodo terapeutico… il mio psichiatra ha detto che è una grande idea, ma ancora non vuole togliermi la camicia di forza… ehm!! E ora, l’angolo gastronomico: no, non amo i Rodeo, ma vado pazza per i Bounty e i Mars delight. Sono più per il dolce, con le schifezze…

Maharet: Shhhh! Non lo dire a nessuno chi è il Ferri che fa diventare viola Verena!! Sembra che ancora non l’abbia capito nessuno… manteniamo il segreto ancora per un po’! Effettivamente, anche io diventerei color melanzana dovunque, se dovessi aver a che fare con un delizioso canarino come Teo. Sembro tanto “take it easy”, ma in realtà sono una timidona… A proposito, cosa caspita è il diritto pubblicitario?!?!

Roby: Eh, la mia componente calcistica, nonostante tutto, è ancora forte. Ed essendo una che è riuscita a vedere sia i mondiali dell’82 che quelli del 2006, direi che il pallone ce l’ho nel dna. Scaturro ed Otello erano la mia “coppia a sorpresa”, così mi hai rovinato l’effetto dirompente!! Adesso dovrò cambiare coppia… e chi ci metto? Verena con Tellu? Mi toccherà cambiare rating… Oh, le cugine materne dei Ferri si chiamano Mukkara e Kakkafiko, sono alte 1,85 cadauna, bionde, occhi cerulei, finlandesi al 100%, belle da far schiattare ma vagamente soporifere. Se ne vuoi una, non hai che da dirmelo, te la invio tramite DHL! Baci bacioni, ciao!!

Tartis: He he he… sei una delle poche che ha osservato l’osservatrice (Oleana, per la cronaca!). In effetti stanno tutti macchinando qualcosa, ma tra qualche capitolo vedrai che ingarbugliamento… mi soto divertendo come una pazza a scriverlo!!! Tesoro, va bene tutto, ma sta foto dei gemelli simil-Ferri la devi trovare. Assolutamente!! Oppure (ancora meglio) mandami il due a farsi ammirare dal vivo, scrivimi via mail che ti mando l’indirizzo a cui recapitare i due baldi giovani. Ma tu dov’è che abiti? Qui in zona emiliana o in remoti angoli del globo?  Ricambio i baci, a presto!!

ReaderNotViewer: Lo confesso: pur sentendomi “parte in causa” col fatto che Brescello dista pochissimo da casa mia, non ho letto niente di Guareschi. Mi devo vergognare? Secondo me sì. Se lo suggerisci tu, deve essere per forza un grande… e con questa, mi hai beccato in fallo per l’ennesima volta, facendomi sentire piccola e nera come una Calmiera! Adoro la tua meravigliosa capacità di descrivere le cose, le fai sempre sembrare migliori di quelle che sono. Hai mai pensato di darti alla politica? In attesa di “vederti” assisa alla mia tavola, ti mando un vagone di baci!!!!

Rik Bisini: Mio carissimo, ancora grazie per la dedica speciale sulla tua deliziosa one shot nelle cucine magiche… sono ancora commossa e lusingata, mi sa che lo sarò ancora per un bel pezzo!! Per quanto riguarda Geometrie, sono a spezzare una lancia a favore di quel poveraccio di Scaturro. Lo sto disegnando di un’infamia unica, ma un po’ comincia a dispiacermi per lui… in fondo è una mia creatura, non dovrei trattarlo così male. Quindi, mi sa che qualcosa nell’aria cambierà… come dice Verena, la catarsi con Scaturro!! Che si dice sul forum? Marzy si è fatta sentire? Ti mando un milione di baci e di sentiti ringraziamenti: come sempre sei il primo della Lista, che non è divertente come quella di Oleana, ma è la mia Lista personale, e tu sei al primo posto!! Baci baci

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 : Come Fred e Ginger ***


Capitolo 14 : Come Fred e Ginger

 

Oleana Odescalchi ramo Riccobono stava in quel momento realizzando uno dei suoi sogni più reconditi e segreti e, ovviamente, era al settimo cielo. Stava infatti ballando con Teo Ferri, una delle metà del Fab Duet che riempiva i suoi sogni erotici già dalla prima adolescenza; le mancava farsi firmare un autografo sulle mutande da Orlando Bloom, imparare a fare surf in Australia e copulare con l’altro gemello Ferri per concludere la lista dei desideri e morire felice.

“Oleana?” chiese Teo mentre lei, spalmata completamente contro di lui, chiudeva gli occhi estatica.

“Mmmm?”

“Non è che gentilmente potresti stringermi un po’ meno? Non respiro molto bene così.”

Oleana gettò appena uno sguardo alla faccia ormai cianotica di Teo, dedusse che non sarebbe stato carino stritolare un sogno erotico e allentò di un millimetro la presa da boa constrictor.

“Hai visto che Mariacarla e Paco stanno ballando?” tentò di distrarla Teo quando riuscì a ossigenarsi “Gesù, lui sembra davvero un orso polare ammaestrato!”

Oleana aprì appena una fessura d’occhi per controllare la situazione.

“Ci pensa madame della Mirandola a riequilibrare il Ph aristocratico della coppia” commentò lapidaria “Scommetto che sta bruciando dalla voglia di nebulizzare Paco di Eau de Dior. O di ficcargli uno zaffiro in fronte.”

“Poveretta.” gorgogliò Teo, e una leggera inflessione incerta nella sua voce fece riaprire le fessure d’occhi di Oleana.

“Cos’è quel tono?” si informò sospetta “Starai mica provando compassione per la regina del Brunei!”

Teo spalancò gli occhioni innocenti e sembrò voler rispondere con dovizia di particolari, ma poi il suo sguardo azzurro inciampò in Verena e Dieci che ballavano e le parole non uscirono più. Oleana seguì il suo sguardo incuriosita: accidenti, pensò rapita, quei due facevano proprio un figurone insieme! Lei mora mora con quel capelli vaporosi e quel look da zingarella che le donava particolarmente, lui biondo e bello come un Dio vichingo, ballavano senza enfasi ma in perfetta empatia, guardandosi negli occhi.

“Dieci sa ballare” gorgogliò Oleana piena di sacro rispetto “Guarda come muove il… come si muove bene.”

Di nuovo, silenzio da parte di Teo. Evento più unico che raro, meditò Oleana distratta dal ballo di Dieci.

“Sembrano Fred Astaire e Ginger Rogers” commentò poi vagamente invidiosa “Strano che non si azzannino. Se non fossi certa che sarebbe un’allucinazione, giurerei che stanno chiacchierando civilmente. E comunque, dove cazzo ha imparato la Bassi a ballare il liscio?”

Teo non rispose: il suo sguardo civettuolo sembrava stranamente fisso, incerto, quasi sorpreso e Oleana sentì le antenne che le si rizzavano iniziando a vibrare impazzite.

“Che ti prende?” si informò affamata mentre Teo, quasi involontariamente, continuava a fissare Dieci e Verena poco distanti.

“Luca sorride.” rispose Teo con una voce stranamente piatta e monocorde.

“E?” si informò Oleana eccitata: “Oh oh oh!” pensò modello Babbo Natale “Che succede di bello al canarino?!?”

“Sorride a Verena.” specificò Teo come se non fosse più che ovvio; Oleana verificò di persona l’andazzo delle cose.

“Effettivamente sta sorridendo” ammise con leggerezza “Oh, guarda! Quella roccia della Bassi non è nemmeno svenuta. Anzi, pare che ancora sia in possesso delle proprie funzioni corporali, visto che sta sorridendo anche lei.”

Fece appena in tempo a finire la frase che si trovò più o meno lanciata contro alla coppia Dieci/Verena.

“Cambio di dama!” esclamò Teo a titolo informativo.

Dimostrando ottimi riflessi da sportivo, Dieci riuscì a placcare Oleana al volo, facendola atterrare morbidamente sul suo petto e schiantandole di netto qualsiasi cellula organica nella scatola cranica;

mentre loro rimanevano miracolosamente in piedi, Teo e Verena si allontanarono leggiadri tra le coppie ammuffite che affollavano la pista.

*          *          *

“Beh?” esordì Verena, ancora shockata dal rapido scambio di cavaliere.

“Sono accorso prima che ho potuto” spiegò Teo vagamente incerto “I miei sensi di ragno mi dicevano che tu e mio fratello stavate per trasformarvi nei classici drago sputafuoco con donzelletta in pericolo. Luca, naturalmente, sarebbe stato la donzelletta.”

“Devi far revisionare i tuoi sensi di bacarozzo” replicò Verena aggrottandosi “Io e Dieci non stavamo affatto litigando.”

“Oh. Davvero. E di cosa parlavate?”

La voce di Teo non era più così cinguettante e la erre arrotolata era marcatissima. Se ne accorse di colpo Verena quando sentì le dita dei piedi che si arricciavano bruscamente dentro le ballerine.

“Parlavamo di… tecniche di rimorchio.” rispose incerta.

Perché d’un tratto aveva iniziato a sudare peggio di Scaturro? Si sentiva i palmi delle mani umidi come se le avesse immerse in un’acquasantiera!

“Cocca, stai ballando con Teo” la avvisò serenamente Vocetta1 “Hai presente, no? Occhi color cielo… erre irresistibile… per forza il tuo sistema endocrino va a farsi benedire.”

“C’è un caldo atomico qui dentro.” singhiozzò quasi mentre qualcosa di rovente le bruciava la base della schiena. No, non era un lapillo di lava: era la mano leggera di Teo che la guidava nella danza.

“E, vorrei far notare, ecco il surriscaldamento di cui sopra!” strillò trionfante Vocetta2.

“Un po’” commentò Teo facendola abilmente piroettare “Chi voleva rimorchiare cosa?”

“Scaturro e Mariacarla.” rispose in fretta Verena.

Teo lanciò appena un’occhiata alla coppia che ancora ballava al centro della pista.

“Paco balla con l’armonia di un tarantolato in astinenza da psicofarmaci” constatò infine lapidario “Per tentare di rimorchiare avrebbe bisogno come minimo di un insegnante di ballo. O di un esorcista. E tu dove hai imparato?”

“Un compromesso con mia madre” sbuffò Verena con una smorfia ben attenta a guardarsi i piedi “Quando abitavamo in Francia, ho dovuto frequentare il corso di ballo per poter avere la tessera della biblioteca.”

“Preferivi la biblioteca al ballo?”

“Preferivo la biblioteca a qualsiasi cosa” ammise Verena “Dovresti provare ad andarci anche tu. La biblioteca è un posto così interessante! Ci sono i libri, i manuali, le figure…”

“E la parte interessante dov’è?”

“Beh, nella sezione fumetti puoi leggere vestito da Bat Man.”

“Capisco. Allora non hai imparato a ballare per rimorchiare.”

“Figurati. E voi Ferri?”

“Fu un’altra delle brillanti idee di quella sciroccata finlandese di mamma” sorrise Teo “Dopo il periodo azzurro, entrò nel periodo Broadway e ci obbligò a seguire lezioni di ballo per un anno. Devo dire che è servito! Infatti è lì che ho imparato ad apprezzare la calzamaglia.” 

“Tu balli benissimo.” scappò detto a Verena.

“E con questa, secondo la teoria ballo=rimorchio,  mi sembra che gli stai inviando un messaggio piuttosto esplicito!” la rimproverò Vocetta1.

Verena arrossì come un gambero.

“Cioè, ballare ballare, non ballare nel senso rimorchiare…”

“Ecco, metti che se lo fosse scordato… così sì che capisce il vero argomento di conversazione.” sogghignò Vocetta2.

Dio del cielo!

“No, cioè, mica voglio dire che tu… cioè, il rimorchiare non c’entra assolutamente niente, ovvio…”

Gli occhi di Teo si animarono di celeste ironia quando si accorse che le guance di Verena si erano deliziosamente colorate.

“Avevo capito” rispose divertito “Questo è chiaro come il sole che non è il ballo da rimorchio. Vedi come la mano rimane ferma in zona neutrale a centro schiena e come lascio abbastanza spazio tra noi da non entrare mai in collisione con le tue tette? Il tipico ballo con la zia.”

“Vedo.” commentò Verena con la bocca secca.

E pensare che a lei già veniva un infarto così… Poi Teo, inaspettatamente, cambiò ritmo e la avvicinò a sé con un movimento provocante.

“Il ballo da rimorchio è questo” spiegò accademico “Vedi? Mano aperta e bassa sulla schiena, quasi a toccare il sedere, in modo da costringere la dama a spalmarsi sul cavaliere come la Nutella su una fetta di pane. Movimenti lenti, solo col bacino. Testa chinata per parlarle nell’orecchio sottovoce. Così, capito?”

Il corpo di Verena tra le braccia morbide di Teo aveva raggiunto la stessa consistenza di un blocco di pietra sedimentaria.

“Capito.” gracidò dopo aver cercato invano di deglutire.

Deve aver avuto un cazzo di maestro di ballo!” sogghignò Vocetta2 completamente nel pallone “Comunque per curiosità, chiedigli come mai un canarino semichecca come lui riesce a fare un ballo da rimorchio così maledettamente plausibile.”

Teo, a sorpresa, le fece fare un mezzo casquet e Verena fu costretta a cingergli il collo con le mani per non crollare a terra. I capelli di Teo sulla nuca erano morbidi e asciutti, la pelle del suo collo compatta e liscia.

Lui non suda” fece notare Vocetta1 deliziata “Lui è fresco e liscio e sa di more!” 

“Rilassati” mormorò Teo al suo orecchio con aria vagamente perplessa “Sei troppo rigida.”

Quante erre… Verena rabbrividì col cuore che saltava così in alto da tentare un triplo avvitamento carpiato.

“Io non lo so fare il ballo da rimorchio.” rispose bruscamente mentre Teo la riportava in posizione eretta e la sua mano risaliva di qualche centimetro lungo la schiena, centuplicandone i brividini.

“A me sembra che tu lo sappia fare” sussurrò Teo svagato: le guardava la bocca blandamente sorpreso, come se non si aspettasse di vedergliela in mezzo alla faccia “Tu sai fare un sacco di cose, Verena cara.”

Il profumo del suo respiro era buonissimo, faceva venire sete: Verena deglutì a secco annaspando alla ricerca di qualcosa da dire.

“Non è vero” balbettò piuttosto pateticamente “Non so cambiare la cartuccia di inchiostro nella stampante.”

Aveva ancora le mani che gli circondavano il collo e pur volendo, pur provandoci con tutte le sue forze, non riusciva a non guardargli il naso: era bellissimo, dritto, petulante, malizioso… aveva voglia di dargli un morso. No, in realtà, pensandoci bene, da così vicino, spassionatamente, aveva voglia…

“… di baciarlo.” terminò serenamente Vocetta1.

Merda, no.

Non lei.

Non lui.

Non Verena Bassi.

Non Teo Ferri.

“Puoi togliermi quel cazzo di naso da davanti alla faccia?” ringhiò di colpo Verena rendendosi conto di essere in apnea da almeno trenta secondi.

“Come?” chiese Teo spalancando gli occhi turchini.

Verena fece per spiegare quando qualcuno mollò un pacca alla schiena di Teo.

“Ehi, voi!”

Scaturro. Con la faccia rossa congestionata e l’espressione feroce di un gallo da combattimento.

“Paco” esclamò Teo sbattendo rapido le ciglia “Che c’è?”

“Dobbiamo andare” spiegò Scaturro telegrafico “Sto per vomitare.”

*          *          *

Alla fine risultò che il motivo di tanto spreco di liquidi sudoriferi da parte di Scaturro era una probabile indigestione.

“Te lo credo” grugnì Verena mentre il gruppetto si dirigeva verso l’uscita del locale “Se avessi mangiato io tutto il mascarpone che si è ingoiato lui a quest’ora sarei in rianimazione con l’intestino ridotto in poltiglia.”

Scaturro non rispose per ovvi motivi: era troppo impegnato nel contenere la nausea per curarsi dei discorsi altrui. Il suo colorito spaziava dal fragolina di bosco delle guance fino al giallo itterico della fronte, passando per il viola melanzana del collo taurino; in poche parole, era ridotto davvero da panico. Teo e Dieci gli camminavano a fianco, incerti nel loro dovere maschile di difendere le dolci donzelle dal pericolo. Delle donzelle in questione, Mariacarla, soavemente scandalizzata, marciava il più lontano possibile, chiedendosi probabilmente come diavolo fosse finita a passare la serata con quella volgare mandria bovina; Oleana fissava incuriosita Scaturro che continuava tra l’altro a mandare esalazioni sudorifere di notevole portata, forse sperando in una sua immediata e dolorosa dipartita; Verena, bellamente indifferente ai problemi di stomaco di Scaturro, era ancora alle prese con i propri endemici conflitti interiori. Il cuore stava appena appena riprendendo un ritmo accettabile, ma ancora la mente era confusa e zoppicava intorno a pensieri assurdi. Su Teo. Sul naso di Teo. Sulla bocca di Teo. “Su quanto dovresti smettere di drogarti.” berciò Vocetta1 burbera.

Eddai” sospirò invece Vocetta2 elettrizzata “Inutile girarci intorno e rifiutarsi di vedere le cose come stanno. Quanto Teo è vicino, qualcosa succede…”

“Dobbiamo portare Paco al pronto soccorso?” domandò Dieci dubbioso.

“Non dire stronzate.” rispose Verena: il pepato commento era per Vocetta2, ma venne universalmente associato alla richiesta di Dieci.

“Questo sta per vomitare il mar Caspio” fece notare Teo guardingo “Forse sarebbe davvero il caso di portarlo all’ospedale.”

Qualche frammento di conversazione raggiunse il cervello surriscaldato di Scaturro che si animò appena.

“Niente ospedale” gracidò tenendosi lo stomaco con le mani “Portatemi a casa.”

“Ma sentilo” sbottò Oleana adombrandosi “Neanche fossimo nel sequel del padrino! Bongo, nessuno ti ha sparato con una lupara e andare all’ospedale  non è un disonore per la famiglia: anzi, a  giudicare dal colore organico della tua faccia, una bella lavanda gastrica sarebbe proprio quello che ti ci vuole.”

“Anche io voglio andare a casa” sospirò Mariacarla esausta “Luca, per favore, potresti chiamare Oliviero?”

“Chi sarà mai Oliviero?” domandò sottovoce Oleana a Verena.

“Il suo mobiliere o il suo gastroenterologo personale.” rispose convinta quest’ultima.

“E’ il suo autista” rettificò Teo col sorriso nella voce “Ok, salite tutti in macchina che vi riporto a casa.”

Arrivati davanti alla Multipla color muffa, tutti quanti assunsero lo stesso colorito cinereo di Scaturro.

“Guidi tu?” pigolò Oleana affranta rivolta a Teo.

“Forse è meglio se andiamo a piedi” propose Dieci diplomatico “Casa nostra è qui vicino…”

“O magari aspettiamo Oliviero.” buttò lì Verena speranzosa.

“Dai, caccole, montate su.” tagliò corto Teo, tutto felice di poter di nuovo applicare la sua vena artistica alla guida del veicolo.

Affranti e mogi mogi, i compagni obbedirono: Dieci non aveva nemmeno finito di chiudere la portiera che Teo era partito in sgommata, obbligando un’intera corsia di automobili a inchiodare sul posto e attirandosi più anatemi di un arbitro durante un derby.

“Teo” lo blandì il gemello suadente “Non dobbiamo vincere la Parigi Dakar, quindi rilassati e vai tranquillo.”

“Ma se faccio appena gli 80!” si lamentò Teo sterzando bruscamente a destra e mandando Verena a spiaccicarsi contro il finestrino.

“Siamo in centro abitato, non nella galleria del vento della Ferrari!” berciò poi questa imbufalita.

“Io sto male.” mormorò Scaturro, con la faccia divenuta di un bel grigio tortora uniforme.

“Teo, per favore, rallenta” supplicò Oleana allarmata “Scaturro sta per aprire le cataratte…”

“Due minuti e ci siamo” spiegò Teo accelerando “A casa mamma ha una tisana portentosamente infallibile contro la nausea.”

“Sarà meglio” berciò Dieci ansimando come una iena asmatica “La tua guida ha fatto venire il voltastomaco anche a me!”

“Luca, ti prego.” gorgheggiò Mariacarla portandosi drammaticamente un fazzolettino (marca: Gai Mattiolo) al naso.

“Sto male anche io.” gorgogliò Oleana portandosi una mano alla bocca.

“Che cosa!?” sibilò Verena e l’amica le filtrò uno sguardo di scuse tra la schiena di Scaturro e il seggiolino.

“Soffro di labirintite” spiegò sbiancando lentamente “E qui dentro sembra di essere in un simulatore di volo acrobatico…”

“Io sto per vomitare.” annunciò Scaturro serenamente e tutti lo guardarono come se avesse tirato fuori un’accetta insanguinata, poi Teo, finalmente, raggiunse il vialetto di casa Ferri. Nessuno fece caso che fosse praticamente su due ruote e che spazzò via dieci vasi di begonie al suo passaggio; tutti uscirono dalla Multipla come se stesse per esplodere e finalmente giunsero agli eventi che avrebbero portato alla degna conclusione di quella allegra serata tra amici.

*          *          *

Successe tutto con la lenta e inesorabile fatalità dei film horror di serie B: se non fosse stato così assurdo, sarebbe stato quasi comico… ma nessuno aveva un granché voglia di scherzare, a quel punto.

“Il bagno è di là!” esclamò Teo spalancando la porta della cucina, ma Scaturro aveva retto anche troppo: con una mossa quasi aggraziata fece un profondo inchino alle begonie tracimate dalla Multipla e ci vomitò sopra un getto di bile così potente da sembrare lo straripamento annuale del Nilo.

“Gesù.” mormorò Dieci sbiancando di colpo e scomparendo rapidamente nel corridoio.

“A me sembrava vomito.” annunciò allegramente Oleana prima di aggrapparsi al lavello della cucina ed essere scossa da convulsi conati che le squassarono il corpo.

“Ke succedde kui?” domandò Tellu Ferri accorrendo dal divano del salotto su cui si era evidentemente appisolata; arrivò giusto in tempo per assistere al grido accorato di Mariacarla della Mirandola Santogiacomo che mimava in maniera piuttosto convincente l’agonia di un’eroina lirica.

“Mariacarla!” esalò Teo sbrinandosi dal gelo momentaneo che l’aveva assalito: si mosse giusto in tempo per placcare la caduta di Mariacarla, che, in piena fase di svenimento post traumatico, stava venendo giù come un pino svedese abbattuto dal boscaiolo.

“Pahus!” esclamò Tellu spalancando gli occhi “Ke statte faccendo nella mia kucinna?”

Verena, l’unica rimasta in piedi apparentemente indenne, stava per rispondere… ma aveva fatto i conti senza l’oste. Lui, il Terminator della famiglia Ferri; lui, il suo acerrimo nemico; lui, il waffeggiatore per antonomasia; Otello il Terribile, senza nemmeno tentare un waffeggio, arrivò trottando dal salotto, la individuò al centro della stanza e partì come un razzo puntando ai suoi talloni da mordere come una bussola punta al nord. Verena, rapidamente, fece in tempo a elaborare le seguenti considerazioni:

1) Quella sera indossava ballerine basse non gli anfibi con la punta d’acciaio rinforzata

2) Benché Otello fosse grande poco più che a livello microbico, era comunque seriamente intenzionato a fare del male anche con quei due stuzzicadenti che si ritrovava per denti.

3) Ci mancava solo la scena di lei azzannata da un topocane perché in quella stanza si raggiungesse l’apoteosi del surrealismo tanto da far andare in estasi mistica Dalì e tutta la sua progenie

4) Doveva darsela a gambe al più presto

Con lo scatto felino di un ghepardo, un po’ intralciato dalla gonnellona da zingara, Verena, inseguita da Otello, si lanciò nel corridoio dal quale, intuì solo in ultimo, stava giungendo rapidamente qualcuno; senza pensarci troppo su, prese la rincorsa e volò a occhi chiusi in braccio al malcapitato, pregando che questi fosse in grado di reggere il suo peso e di non troncargli le ossa.

“Ehi!” disse il povero figuro quando Verena gli atterrò addosso con la delicatezza di un treno merci: indietreggiò di un passo ma miracolosamente rimase in piedi con Verena aggrappata al collo e Otello che abbaiava furioso ai suoi piedi saltellando frustrato.

Verena, capito di aver scampato il pericolo, aprì timorosa un occhio e lo incrociò con quello del suo salvatore; era un occhio azzurro circondato da palpebre pesanti piene di rughette divertite.

“Una bella ragazza che mi si butta fra le braccia in piena notte” gorgogliò il tizio con una profonda e piacevole voce “E’ il mio regalo di Natale in anticipo o ho vinto qualcosa al Super Enalotto?”

“Ehm.” tossicchiò imbarazzata Verena ben appollaiata fra le sue braccia: aprendo anche l’altro occhio vide che il tizio a cui era finita addosso era un signore di mezza età, basso e tracagnotto con radi capelli arruffati, una faccia brutta da fermare un orologio e un irresistibile sorriso simpatico. Un orribile intuizione le attraversò il cervello, fulminandoglielo.

“Il signor Ferri?” alitò sperando in cuor suo che quel tizio fosse chiunque… il giardiniere, l’elettricista, anche l’autista Oliviero tanto atteso, ma non il padre di Teo.

“In carne e muscoli guizzanti” rispose invece il signor Ferri aprendosi in un sorriso abbagliante “E di grazia, chi ho il piacere di palpeggiare involontariamente?”

“Verena Bassi” rispose la ragazza affranta “Quella dalla clava.” aggiunse poi con aria definitivamente sconfitta.

“Oh, certo!” si illuminò il signor Ferri che, in un batter d’occhio, sembrò aver capito tutto “Senti, non che sia un dispiacere tenerti in braccio, sia chiaro, ma ho appena visto un mio figlio passarmi davanti a razzo per correre ad amoreggiare con la tazza del water, e da come strilla l’altro mio figlio in cucina mi sa che non stia esattamente infornando i  biscotti, quindi la domanda sorge spontanea: Verena cara, sai mica dirmi che sta succedendo?”


 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Suni: Dolcezza!! Sono felice di risentirti, e la corte dei miracoli si aggrega a darti il bentornata, condita da un entusiastico rutto di Scaturro. La soave e divina leggerezza di Teo sta colpendo a tappeto un po’ tutte, vedo: comincio a essere gelosa!! Ma tu non avevi già il ragazzo…? Sempre bellissimo risponderti, fatti viva! Baci dovunque!!

April: Aprril carra! Grazie che mi fai sembrare normale, almeno finchè leggo le tue risposte. Anche tu parli con gli oggetti? Io vivo in simbiosi con: 1° la mia automobile, che si becca tanti di quegli insulti che se potesse mi sbalzerebbe fuori dall’abitacolo tutte le volte che salgo; 2° il ferro da stiro, che siccome odio stirare immaginati tu … 3° il mio computer, che sta facendo sciopero per ovvi motivi, ecc ecc ecc! Quindi, o siamo pazze tutte e due, o… dici che sia o?

Kate91: Le vocette di Verena non sono che una sparuta rappresentanza delle MIE vocette. Ci parlo a voce alta, ci litigo, ogni tanto racconto loro anche qualche barzelletta: se non sono da internamento coatto così… sempre grazie infinite per i complimenti, mi rendono davvero felice! J Ricambio gli abbracci con entusiasmo, a presto!

Teo: Tesoro!! In che senso non hai problemi con la erre rotolante? Nel senso che ce l’hai o nel senso che non ce l’hai? Per quanto riguarda le grasse risate (da dove viene? Se mi dici di non chiedertelo, lo sai che te lo chiedo!), spero di scatenarne a quintali, sappimi dire!! Baci sparsi, a presto…

__ Miriel __: Ma buongiorno!! Ma benvenuta!! Ma grazie!! Ok, finiti i convenevoli di rito, passiamo alle cose serie!! I complimenti a Verena (con la E non con la A) me li becco io, in quanto la ragazza non è che un proseguo della mia labile psiche. Per quanto riguarda l’arduo quesito “Teo o Dieci?”, devo dire che ero partita in parità, ma adesso il mio favore va a lui, al canarino frou frou… Teo, quanto sei dolce! Certo, Dieci mica lo buttiamo via, ne! Ringrazio di nuovo sentitamente per i complimenti, sei un tesoro! A presto, vero?

Krisma: Mio piccolo fiore di loto! Sono felice che i capitoli che sforno divertendomi come una pazza a ficcare i miei protagonisti nelle situazioni più assurde accolgano il Vs augusto favore. Effettivamente, Dieci si è un po’ sbrinato nei confronti di Verena… poco, molto poco, a dire il vero. Vocetta1 e Vocetta2 ringraziano sentitamente per l’ammirazione dimostrata e ti aspettano alla prossima!!

Piccola dea: Effettivamente, i Ferri Bros. mi sono usciti piuttosto bene. Colpa dei miei sogni perversi, mi sa: c’è un cancanaio di ragazzetti alti e biondi, giù di lì, sapessi che festini che ci facciamo!! Povero il tuo computer semimorto, gli posso mandare un mazzo di garofani col bigliettino di pronta guarigione? Ricambio gli abbracci alla Hulk, che sembrano interessanti, e ti aspetto prossimamente su queste reti!!

Marzy: Abbella!!!! Non vedo l’ora che arrivi, ti sto preparando una serata canterina che ti tramortirà per un mese a fila!! Poi però il giorno dopo mi aiuti ad apparecchiare… salutami lo scoiattolo, picciridda, a presto!!

Maharet: Ah, così ti interessi di Rocco Siffredi! Effettivamente, mi hanno detto che è notevole (mi hanno detto, eh, non lo conosco biblicamente: io guardo gli scoiattoli…). Anche secondo me Teo è adorabile: quasi come te!! Baciotti, smack!

Lauraroberta87: Oddio, la ciabattite patologicamente psicopatica… se pensi che la abbino a schizofrenia, deliri e allucinazioni, mettiamo su un bel quadro clinico!! E poi, non mi dai nemmeno la soddisfazione di potermi drogare a ragion veduta, cattiva!! Ma che braaava, hai preso 27 all’esame! Sono fiera di te!! Disegna una mano contro il muro poi sbattici due o tre volte una spalla contro, così fai finta che io sia lì a farti pat pat! Una cosa da chiederti: addominalistica…?!? Cosa vuol dire?

Greta91: Effettivamente, Dio esiste: abita sullo stesso pianerottolo e anche se non si vede mai abbi fede, c’è! Mariacarla della MirandolaLaudatoSiaOmioSignor, che ridere!!!! Posso usarlo in uno dei prossimi capitoli? Allora, i cadaveri nel freezer: un testimone di Geova (mi ha beccato male un sabato mattina che ero ancora a letto…), un postino (è stato un errore, credevo fosse un altro testimone di Geova) e mia sorella Paola, che mi aveva fatto incazzare frugando nel mio armadio… baciotti ricambiati, a presto!!

Kyaelys: I vecchietti del ristorante sono rtimasti sconvolti dal ballo (?) di Scaturro, quello sì. Le battute di Verena e co. spesso sono riprese dalla vita normale… ho la fortuna di avere amici et colleghi molto fantasiosi e ricchi di spunti divertenti!! Niente ceppi finlandesi, però, non chiedetemelo… Autobus noleggiato, quando partiamo?!?

Bea_chan: Anche il tuo psichiatra scrive liste?  Il mio non fa altro, non è che è lo stesso? Tu in che casa di cura sei internata? Sta a vedere che siamo vicine di letto… sta a vedere che siamo la stessa persona!!!! Ma no, visto che a te piace il salato e a me il dolce… Così, anche tu hai una guida sciolta? Io sembro una pazza e la mia Getz è ampiamente conosciuta da cani e gatti del vicinato… Bacione a te, bellezza!!

Londonlilyt: Ah ah, Dieci e Verena che non cooperano è una definizione troppo azzeccata, posso usarla?!? Non vedo l’ora che vieni, così ti sottopongo tutti i miei quesiti su Londra (tipo: se a pranzo siamo in quella zona lì, dove possiamo mangiare senza lasciarci un brano di pelle sanguinolenta? In quale pub possiamo prendere una birra rifacendosi gli occhi col barista e lasciando le bambine fuori legate a un palo col guinzaglio? Dove e come fare la Oyster Card? Quante caccole si possono tirare addosso a una guardia a Buckhingham Palace prima che ti arrestino? Cose così, insomma…). Davvero la mini me la posso mettere lo stesso…?

Kabubi: Eh, io invece amo la pasta… solo che ne posso mangiare poca perché lievito come un panettone solo ad annusarla! Allora , il look di Dieci è uno street molto personalizzato, non propriamente emo, ma forse un po’ dark sì. Lol lo trovavo su internet? E perché non me lo avete mai detto?!?!?

Saraj: Adesso però ti tocca spiegare Genesi, Esodo e Deuterenomio dell’origine del tuo nome… Saaaaara-i. Però prima vai a fare pipì (con i nostri ringraziamenti alla tua vescica per aver resistito alla lettura!!). Ancora grazie, bacini bacetti!!

Kiss: Ma grazie!! Spero allora di fare sempre meglio, i capitoli che sto scrivendo adesso (sono al 18…) sono esilaranti, mi sto divertendo come una pazza! Ancora grazie per le belle parole, Teo si inchina modello Jack Sparrow ai tuoi sentiti complimenti…

Roby: Vedi che alla fine dimostri di avere anche tu il tuo bel neuroncino? Quasi intatto e usato solo negli anni bisestili, ma c’è. Perché? Perché preferisci le italiane!! Bravo ragazzo. L’oca firmata ne sa poco anche di calcio, tranquillo. Non vado a inquinare il Sacro Argomento con la messa in piega di MC…Teo è un maschio, come fa a capire qualcosa? La genetica non mente. Ehm. Ti mando un vagone di baci, a presto!

Kokky: Eh…. Carro carro Teo, stai facendo strage e rovina tra le recensitici (?!!?): ma perché non esisti?!? Grazie per i complimenti, sono ufficialmente arrossita!! Non me li merito, ma continua pure, è così apprezzabile leggerli…

Tartis: Oleana, che macchina e fa liste, è il mio alter ego preferito: è così sciroccata che le faccio dire tutto quello che mi passa per la testa… è così divertente!! Per il resto, quel gran pezzo di manz… ehm, quel tronco di pin… ehm, quel bel ragazzo che mi hai mandato per foto è stato eletto il Marco Ferri nr.1 e se davvero ha un gemello, mi sa che sto ceppo finlandese lo facciamo diventare un bel boschetto!!! A presto, baci baci!

Rik Bisini: Mio carissimo!! Se tutto va bene, con questo capitolo dovremmo superare le duecento recensioni, e scusate se è poco!!! Per una originale ancora in fase di scrittura è davvero un traguardo apprezzabile, almeno per questa povera autrice che comincia a pensare di scrivere stronzate (e fin lì non ci piove) almeno un pochino apprezzabili. Senti, adesso che posso venire sul forum verrò più spesso, ma voi come vi siete organizzati? Io sabato sera sono a Bologna a prendere Marzy alla stazione, poi ce ne andiamo a mangiare la pizza in un bar karaoke (così tramortisco subito la povera sorrentina e chi s’è visto s’è visto) e al mattino sveglia alle 6 che Asia deve andare a una gara di sci (da sola, ma la devo accompagnare a prendere il pullman… quindi, telefonerò a TUTTI perché condividando quel momento con me). Chi si aggrega?!? Baci sparsi, a presto!!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 : Primi soccorsi ***


Recensione di Krisma, fatta il 30/01/2008 - 06:50PM sul capitolo 15: Capitolo 14 : Come Fred e Ginger - Anonima

Capitolo 15 : Primi soccorsi

 

Anche il signor Ferri la chiamava Verena cara: doveva essere un tara genetica ereditaria. E comunque qualcosa di lui dovevano pur averlo preso i suoi diamantiferi figli, visto che l’aspetto fisico algido e leggiadro derivava di sicuro dalla mamma e non da questo semignomo panciuto. Comunque… da dove partire con le spiegazioni?

“Credo che ci sia qualche problemino gastrico in atto nelle moltitudini.” disse incerta e il signor Ferri azzardò uno sguardo curioso in cucina.

“Santo cielo” chiocciò sempre con quell’espressione tranquilla e divertita sul viso “Se li vede Dario Argento, una bella scrittura per il suo prossimo film non gliela leva nessuno!”

Verena tentò un sorriso imbarazzato anche se in quel momento avrebbe preferito sprofondare oltre la crosta terrestre pur di non essere lì in quel momento: il signor Ferri, invece, sembrava tranquillamente a proprio agio come se fosse assiso in poltrona a fumarsi un sigaro invece che con cinquanta chili vestiti da zingara sul groppone.

“Senta, ehm… non vorrei infierire oltre sulla doppia ernia lombare che le ho fatto sicuramente uscire, quindi se vuole mettermi giù…”

“Dovrò fare anche questa” sospirò il signor Ferri a malincuore “Prima però devo neutralizzare Otello. Tu, toporagno, fila a cuccia. Nopea, heti!”

Otello, al suono della voce del signor Ferri, smise magicamente di waffeggiare e trottò via, ringhiando di evidente frustrazione.

“Che gli ha detto?” domandò Verena incantata mentre il signor Ferri la deponeva gentilmente a terra.

“Due stronzate finlandesi… quel microbo non capisce altro” grugnì lui “E meno male che almeno lui non ha vomitato, di solito basta un niente e dà di stomaco sul parquet. Bene, e ora vediamo che succede qui!”

Entrò in cucina e si piazzò a gambe larghe e mani posate sui fianchi sogghignando perversamente.

“Allora?” esclamò con voce chiara e sonora “La piantate tutti di spargere la vostra bile in casa mia?!?”

“Karro, non sei di nessun aiutto kossì” lo rimproverò Tellu che era accorsa a prestare aiuto a Oleana “Devvono avverre mangiatto qualkossa di avariatto. Vai a vederre komme sta il raggazzo di fuorri.”

“C’è uno anche fuori?” domandò il signor Ferri meravigliato “E che fa?”

“Concima le begonie” spiegò telegrafico Teo “Verena, se non stai per spruzzare anche tu, dammi una mano con Mariacarla, non è esattamente un fuscello da reggere a peso morto.”

Verena accorse in suo aiuto, trattenendo a stento una risata isterica: armeggiando con le lunghe gambe di Mariacarla chissà come le rimase in mano il tacco della sua scarpa destra.

“Merda secca!” gracidò fissando orripilata il tacco come se si fosse di colpo trasformato in un arto strappato e sanguinolento “Le Jimmy Choo di Mariacarla!”

Il suo sguardo era completamente costernato e Teo dovette mordersi la lingua per non scoppiare a riderle in faccia.

“Davvero sai chi è Jimmy Choo?” non si trattenne dal chiederle.

“Certo che no” rispose Verena aggrottandosi “L’ha nominato Mariacarla e Oleana mi ha catechizzato quando le ho chiesto se era il suo giardiniere coreano. Comunque, Mariacarla ne ha parlato con rispetto, e per meritarsi il rispetto di Mariacarla questo tacco deve costare tanto come un panfilo carenato d’oro!”

“Le aggiustiamo dopo con l’Attack” decise sbrigativo Teo “Ora prendila per i piedi!”

“Dove la portiamo?” chiese Verena infilandosi il tacco in tasca per non perderlo “Il divano l’ha già occupato tua madre con Oleana.”

“Camera mia.” decise Teo e strisciando e grugnendo (Mariacarla pesava come un maledetto elefante, pensò Verena estasiata) riuscirono a buttare la giovane sul letto disfatto di Teo.

“Diamine” ansimò Verena senza fiato “O io mi sto rammollendo o Mariacarla ha le ossa di piombo: pesa come un macigno!”

“Colpa delle Jimmy Choo amputate” spiegò allora Teo “Dopo aver salassato il portafoglio, salassano anche le forze umane.”

“Come la kryptonite per Superman?”

“Sì, ma solo se non sei stato morso da un ragno radioattivo.”

I due si scambiarono un ghigno serafico e rimasero un attimo in silenzio a riprendere fiato, uno di fronte all’altro sopra al corpo immoto di Mariacarla: la consapevolezza di essere a pochi centimetri da Teo, in completa balia del suo profumo di more, colpì Verena quasi come uno schiaffo in pieno viso.

Alla luce soffusa della lampada di Batman (evidente residuato bellico d’infanzia) i capelli sparati di Teo erano di un biondo quasi lunare e i suoi occhi splendevano come gemme; “Questo stronzetto dal ceppo finlandese dovrebbe vergognarsi”berciò sostenuta Vocetta1 “Scommetto che nella Cee è illegale essere così fighi senza porto d’armi!

Verena sospettò che Vocetta1 avesse ragione perchè guardando Teo qualcosa di profondo le smosse gli organi interni e le riempì il corpo di bucature di spillo. Inoltre, come se la sua sanità mentale non fosse già abbastanza in crisi così, la voce suadente di Madonna iniziò magicamente a canticchiarle nella testa “I’m crazy for you”, come a suggerire qualcosa che non doveva essere detto.

“Dì la verità” gorgogliò d’improvviso Teo come per spezzare un silenzio pesante “Sei stata tu ad avvelenare il mascarpone, vero?”

Verena ci mise un po’ a rispondere: si era incagliata intorno al naso arricciato di Teo e né Vocetta1 né Vocetta2 avevano la forza di produrre un pensiero cosciente. Madonna l’aveva abbandonata e assurdamente, nell’aere vuoto della sua coscienza si sentiva solo Samantha Fox che ansimava “Touch me” accompagnata da un sintetizzatore.

“Mi hai beccata” rispose in fretta dopo una pausa di una lunghezza imbarazzante “La tentazione di eliminare Dieci, Mariacarla e Scaturro in un colpo solo era troppo forte.”

“E se crepava anche Oleana?” chiese Teo chinandosi leggermente verso di lei in una irresistibile posa vezzosa.

“Un piccolo dazio che avrei pagato volentieri.” disse Verena , ma non era ben conscia di rispondere: sull’orlo della follia, si era messa a contare le ciglia di Teo mentre la voce di Boy George le cantava “Do you really want to hurt me” nel cervello. Doveva essere l’effetto mascarpone, pensò svagata, magari conteneva un virus aerobico…

“Scommetto che ti dispiace non aver portato a cena anche Otello.” continuò salottiero Teo, e se Verena fosse stata almeno un poco presente avrebbe notato un certo strano impaccio anche in lui.

“Otello a cena.” mormorò invece, giusto per dire qualcosa.

Teo le stava guardando di nuovo la bocca: incredibile come un semplice sguardo innocente fosse capace di scatenarle un tale movimento tellurico di emozioni (con colonna sonora di Elton John che cantava “Blue eyes” in sottofondo). Passò un lungo momento silenzioso, denso come melassa e bruciante come una lingua di fuoco: Verena non era mai stata consapevole come in quel momento della capacità delle proprie mani di produrre sudore.

“Non dovresti farlo.” sospirò alla fine Teo, piuttosto lentamente.

Verena non provò nemmeno a capire di cosa stesse parlando.

“No, non dovrei.”

“Allora smettila.” chiese lui stranamente serio.

Smetterla? Verena tentò di districarsi dalle sabbie mobili degli occhi turchini di Teo, ma si incagliò di nuovo sul suo naso e i Village People iniziarono a strillarle “Macho man” nel cervelletto.

“Di odiare Otello?” chiese sottovoce con aria stranita.

“Che c’entra Otello?”

Aveva corrugato la fronte dubbioso, cosa che scatenò nella testa di Verena “Tainted love” nella versione remix dei Ramones. “Adesso basta” sentenziò Vocetta1 con piglio deciso “Piantala di delirare con le hits anni 80 e cerca di ragionare a filo!

“Ho detto Otello?” gracidò Verena annaspando “Ehm, volevo dire Oleana. Anzi, Oliviero l’autista mobiliere. Hai notato quanti nomi che iniziano per O che ci sono?”

La fronte di Teo si spianò mentre un radioso sorriso gli stirava le labbra: ci sarebbero voluti gli occhiali da sole per guardarlo, pensò Verena abbagliata rispondendo al sorriso.

“Tu sei completamente fuori di cotenna.” la informò Teo piacevolmente.

“Parla quello sano di mente” rispose lei con la voce ancora tremolante “Se spiffero in giro che ascolti Masini vedi chi dei due internano prima.”

“Proprio pazza come una mucca col morbo” ribadì Teo semiserio “E a volte sei più acida dell’acido acetico. Sempre incazzosa e sospettosa come una faina. Eppure…”

Sembrò tentennare e Verena trattenne il fiato, il cuore in gola come se fosse sull’orlo di un precipizio: poi Teo, con un gesto quasi timido, alzò un dito e le sfiorò la guancia, leggero come un’ala di farfalla. Per reazione, l’intero concerto live dei Queen a Wembley si scatenò nella testa di Verena, assordante come ci fosse Freddy Mercury a strillarle nell’orecchio.

“Lo ammetto” sospirò Teo quasi a malincuore “Quelle fossette quando ridi sono un incanto, Verena cara.”

Ci fu un attimo dove il cuore di Verena smise di battere e credere di non capire diventò assurdamente impossibile.

A questo punto è inutile girarci intorno.” cedette Vocetta1 affranta.

No.” decise Verena allarmata, ma Vocetta1 non ne voleva proprio sapere di tacere.

Ammettilo, dai:  profumo di more+erre rotolosa+occhio celeste=angina pectoris in fase terminale… non hai nessun scampo, povera Verrena carra.”

 “No.” ripeté Verena tra sé e sé scattando in piedi davanti a Teo come se fosse caricata a molla.

“Beh?” chiese lui guardandola da sotto in su con quei suoi maledettissimi occhi maliziosi “Hai deciso anche tu di innaffiare le begonie?”

Certo che è proprio uno stronzo” borbottò Vocetta2 sostenuta “Lui e le sue battutine a pera. Lui e i suoi sorrisi cinguettosi. Lui e la sua merdosa amicizia senza intenzioni romantiche!

“Vado a prendere dell’acqua.” decise Verena aggressiva: doveva allontanarsi da Teo immediatamente, il mefitico contagio di quel suo dannato profumo di more le stava distruggendo la capacità di respirare autonomamente.

“Per chi?”

“Per Mariacarla.”

“Perché?”

“E io che cazzo ne so?” si stizzì Verena “Nei film si va sempre a prendere dell’acqua, no? Ci si farà due abluzioni quando si sveglia.”

“Ok. Vengo con te.”

Teo le saltellò incontro e Verena quasi zompò in piedi sulla sedia, neanche fosse arrivato Otello con intenzioni omicide.

“Non ti avvicinare!” gli ordinò puntandogli contro un dito accusatorio e Teo si fermò incrociando le braccia sul petto.

“Guarda che non ho vomitato come tutti gli altri e sono ragionevolmente sicuro di non puzzare.”

Va là che lo sappiamo” sospirò tristemente Vocetta2 “E’ esattamente per questo motivo che non ti vogliamo vicino. Comunque è chiaro come il sole che sei idiota quanto bello, dannato canarino farfalloso.”

“Tu comunque stammi lontano.” ringhiò Verena con voce vagamente isterica.

“Verena cara…” iniziò Teo e lei venne attraversata da una scossa convulsa.

“Non dire Verena cara!” strillò “Anzi, non dire niente di niente!”

“Sei una pericolosa psicopatica, sai?” la informò Teo offeso “Dovrebbero darti dei sedativi e rinchiuderti in un istituto a fare origami di carta di riso!”

“Ti ho detto di chiudere il becco!” ordinò Verena saltando giù dalla sedia sempre col dito puntato contro di lui modello baionetta “E guai a te se ti avvicini anche solo alla Nutella!”

Detto ciò, girò i tacchi e marciò via seguita dallo sguardo perplesso di Teo che nemmeno tentò di capirci dentro qualcosa.

*          *          *

Verena e Teo arrivarono in cucina, dove la situazione sembrava tornata più o meno sotto controllo: Oleana era stesa sul divano in salotto con una pezzuola bagnata sulla fronte, il colorito variabile di un’aurora boreale sul viso e Tellu Ferri che le teneva amorevolmente la mano; Dieci gemeva e brontolava trascinatosi dal bagno a una sedia della cucina, forse non in forma smagliante ma decisamente ancora vivo; Scaturro era seduto anche lui al tavolo, aveva smesso di sudare e papà Ferri gli porgeva un bicchierone colmo di effervescente Brioschi con il gesto lungo di chi (sia ben chiaro) non presta troppa confidenza a chi gli vomita sulle begonie senza essersi prima presentato.

“Ehilà, signorina con la clava!” accennò il signor Ferri quando vide arrivare Verena “Sul fronte occidentale qual è la stima delle vittime?”

“Non male” rispose Verena a tono (la faccia del signor Ferri era troppo simpatica per resistere all’impulso di stare al gioco) “Fin’ora l’unico disperso è il cervello di Teo, ma mi hanno detto che manca all’appello da anni, ormai…”

“Oh oh oh, che simpatica” berciò Teo aggrottandosi “Ha parlato la collezionista di tacchi Jimmy Choo.”

“Nopea, heti!” chiocciò il signor Ferri, esattamente come aveva fatto con Otello “Verena cara, visto che sei l’unica con del sale in zucca, dimmi: la causa di tutto questo spargimento di succhi gastrici è per caso la guida da pirata del mio sciagurato figlio minore?”

“Certo che no!” strillò di nuovo Teo con voce acutissima.

“Non del tutto” ammise Verena a malincuore “Anche se la guida di Teo ha dato sicuramente il colpo di grazia. Sospetto che la vera causa sia nel mascarpone del ristorante: Scaturro, quello più danneggiato, ne ha fagocitato una betoniera intera, ma l’hanno mangiato anche Dieci, Oleana e Mariacarla: io e Teo siamo gli unici che hanno mangiato qualcosa di diverso e siamo anche gli unici che non hanno vomitato.”

“Perché ancora Teo non si è guardato allo specchio” spiegò Dieci velenoso riemergendo dalla sua momentanea prostrazione “Quando si accorge che gli è colato il trucco, vedi te come dà di stomaco!”

“Continuate pure su questo tono!” borbottò oltraggiato Teo mentre Verena si apprestava a versare l’acqua in un bicchiere “Siete proprio germogli della stessa cacca, voi altri. Ops! Volevo dire pianta.”

“Rilassati, cucciolo” lo rimproverò il signor Ferri col viso pieno di rughette divertite “Stiamo solo socializzando con la tua ragazza.”

A Verena scappò di mano la bottiglia che rovesciò acqua sul pavimento.

“Lei non è la mia ragazza.” specificò Teo precipitosamente e il signor Ferri assistette in religioso silenzio a un evento unico e mistico, raro e imprevisto come una visione ultraterrena: Teo arrossì.

“Ci mancherebbe” gorgogliò piacevolmente la voce di Dieci che si era perso l’evento miracoloso “Mi torna la nausea solo a pensarci.”

Il signor Ferri fece una faccia spaesata.

“Ma io pensavo…”

“Pensavi sbagliato” tagliò corto bruscamente Teo senza guardare nessuno “Noi siamo amici senza ormoni. Vero, Verena cara?”

“Certo.” rispose Verena, troppo impegnata ad asciugare il pavimento e a non farsi spezzare il cuore da tutte quelle erre per alzare lo sguardo da terra.

Certo un cazzo” berciò Vocetta1 arrabbiata “Lui ovviamente con tutti i suoi farfallamenti non produce ormoni, visto che nemmeno suda, ma tu ne generi camion su camion solo a sentire le sue dannatissime erre!”

“Però questa è una cosa che non si saprà mai e poi mai in giro.” decise Verena risoluta.

“E tanti saluti alle fossette che sono un incanto.” sospirò Vocetta2 funerea.

“Sarai mica la ragazza di questo qui?” mormorò intanto a fior di labbra il signor Ferri indicando Scaturro (ancora catatonico) con il dito.

“Lo ridica e assisterà a un nuovo show vomitifero” borbottò Verena alzandosi in piedi “Stavolta senza mascarpone, però.”

“Quindi non sei la ragazza di nessuno?” si informò il signor Ferri e sempre per colpa di Gudrun la governante tedesca, Verena non poté mandarlo a quel paese, anche se la tentazione era forte.

“No.” rispose ferocemente.

“Ma allo zoo ha una lunga fila di pretendenti.” terminò Dieci con fiacca ironia.

“Se sei single devo assolutamente offrirti in svendita uno dei miei figli” propose il signor Ferri ignorandolo bellamente “Ne ho tre ed esteticamente sono piuttosto decorativi… sai, hanno ereditato la mia travolgente bellezza latina.”

“Vedo.” sorrise Verena mentre Teo alzava rassegnato gli occhi al cielo.

“Caratterialmente sono interessanti come merluzzi surgelati e non puoi parlarci senza prima attaccare l’USB a un disco rigido esterno, ma se li metti sul comò con un bel centrino di pizzo sotto, la loro porca figura la fanno. Certo, Luca è un po’ musone…”

“Davvero il conte Dracula è un musone?” si vendicò Verena spalancando in faccia a Dieci due occhioni innocenti “Non l’avrei mai detto.”

“In realtà è un gran timidone. Fortuna che non ha mai dovuto cercarsi una ragazza, non avrebbe avuto il coraggio di attaccare bottone per primo.”

Verena non si permise di dissentire, ma bastarono gli scettici sguardi identici dei gemelli per confermare la sua perplessità.

“La ringrazio molto” disse però con voce educata “Ma purtroppo devo declinare l’offerta: sono allergica ai timidoni.”

“Allora è lo shock anafilattico a farti sempre sembrare cerebrolesa?” si informò Dieci interessato, beccandosi uno scappellotto sulla nuca dal padre.

“Taci, stronzetto” gli ordinò severamente “Devi scusarlo, Verena cara, insieme al mascarpone avrà vomitato anche la buona educazione che Tellu e io gli abbiamo ampiamente fornito. Comunque, non ho finito con le offerte! C’è Marco, il maggiore. Alto, atletico, sa parlare, leggere e fare di conto, ma forse è un po’ grandicello per te. E poi credo che abbia già un centinaio di fidanzate.”

“Enrikko, non farre figuracce” lo interruppe Tellu entrando in cucina con aria di rimprovero “Marko non ha nessunna fidanzatta . E’ Lukka quello ke ha la fidanzatta. La kualle, vorrei rikordarre, è di là sul letto di Teo, svenutta e solla.”

L’informazione non sembrò sconvolgere né Dieci, ancora semidisteso sul tavolo, né Teo, che si era infilato quatto quatto dentro al frigo e che si stava silenziosamente ingozzando di formaggio a cubetti.

“Aspetta, ho ancora Teo da esibire” continuò imperterrito il signor Ferri “Va bene che siete amici senza ormoni ma magari, per fare contento il vecchio padre malato, un pensierino potresti anche farlo. Certo, quelle camicie sono un bell’handicap…”

“Enrikko….” ringhiò Tellu minacciosa.

“Papà…” mormorò Teo senza guardare nessuno.

“Ehm…” gorgogliò Verena con la gola asciuttissima: nemmeno si era ripresa dal colpo al cuore di poco prima, una nuova extrasistole non giovava di certo al suo povero apparato circolatorio.

“Che c’è?! Non posso nemmeno dire la mia opinione?! Questa ragazza è troppo forte per lasciarsela scappare così! Se non fossi già occupato mi proporrei io, e senza dover aspettare che mio padre mi facesse da imbonitore!”

“Enrikko!”

“Papà!”

“Ehm!”

“Waff!”

“Che c’è?!?”

“Tu sei un kafonne koi fiokki, karro signor Ferri” decise Tellu bellicosa “Basta kon kuesti diskorsi: kui tutti hanno bisognno di una bella tisanna.”

“Io allora vado a darmi una lavata” decise Dieci alzandosi in piedi “Se combinate qualche matrimonio nel frattempo, fatemi un fischio.”

“Vengo anche io” si affrettò a seguirlo Teo stando ben attento a non incrociare lo sguardo di Verena “Mi sento tutto appiccicaticcio…”

“E’ la tua imbecillità che ti cola fuori da tutti i pori.” lo informò Dieci mentre si allontanavano affiancati verso il bagno. Verena rimase in piedi guardandosi attentamente la punta delle scarpe, chiedendosi perché si sentisse così dolorante dappertutto e sperando con tutto il cuore che quella serata orribile avesse finalmente un termine.

“Tu” berciò Tellu incattivita rivolta al marito “Per punizionne per esserti komportatto kome una savusilakka, te ne vai a metterre a posto le begonnie in giardinno.”

Il signor Ferri fece una buffa smorfia da cucciolo.

“Ma Tellu…”

“Nopea, heti!” rispose la moglie implacabile e il signor Ferri si ingobbì e si trascinò rassegnato verso il giardino.

“Devvi skusarlo” disse poi a Verena con voce molto dolce tirando fuori un pentolino “In fondo è un bravuommo. Per kuanto possa esserre bravvo un esemplarre di tippiko maskio italianno, natturalmente.”

“Non fa niente” rispose Verena simulando una noncuranza che non provava “Prima gli ho praticamente spaccato la colonna vertebrale, era giusto che si vendicasse. E poi gli hai detto che è una savusilakka… non ho idea di cosa sia, ma il suono è così rivoltante che mi sembra una punizione più che sufficiente.”

Tellu si girò verso di lei e il suo viso si aprì in un sorriso complice e sincero, così simile a quello di Teo che Verena non poté fare a meno di ricambiarlo col cuore che perdeva dolorosamente un paio di colpi.

“Mio maritto ha ragionne” le confidò Tellu sottovoce “Sei davverro forte, Verenna karra. E adesso, dammi un konsiglio: per primma kossa devvo kiamarre la guardia meddika, denunciarre il ristorrante per avvelennamento o prepararre kuella kavolo di tisanna per i morribondi?”


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Amori miei!! Vista la meravigliosa pioggia di recensioni, tra cui quella di DrummyDream che è nientemeno che la mia piccola pampina, la mia progenie, il sangue del mio sangue… che però non ha ancora l’età per leggere Geometrie, e che quindi non si beccherà questo commento… comunque, dove eravamo? Ah, sì!! Visto la joia che mi avete donato sorpassando el 200 recensioni, ho deciso di festeggiare pubblicando in anticipo, così per sta settimana mi becco doppia dose di droga… un bacio a tutti, grazie a tutti voi!!!

Elfie

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Krisma: Mia diletta!! Anche io vi amo sempre di più, ogni recensione è una dose di droga, sono una tossica, salvatemiiii! Eh, Mariacarla non può ancora spairre, mi serve viva per un paio di cosette: mi piacerebbe sapere cosa ne pensi dopo questo capitolo….

Lady Alice: Ma graaaazie per i complimenti, sono sempre meravigliosamente ben accetti!! Visto che brava a postare prima…?

Lauraroberta87: Intanto, un grazie doppio anche per la recensione a OPB: che dirti, sono lusingata e felice di aver scritto qualcosa che ti ha fatto sorridere! Ma dimmi, o mia meravigliosa psicologa in divenire, cos’è che ti mancava nella scena con Teo e Verena…? Anche io ti amo tanto, sei un tesoro (anche se mi hai chiamato vecchia ciabatta, non credere che mi scordi…).

Suni: Mia carissima… le tue recensioni sono così sentite che mi commuovono. E il tuo miraggio dei futuri figli di Teo e Verena è assolutamente paradisiaco!! Vai così, meravigliosamente imperfetta: anche io adoro te, ogni centimetro quadro! Grazie per la mancata denuncia, te ne sarò grata in eterno!

Greta91: Sia chiaro, io non discrimino nessun per religione, razza, sesso o gusti del gelato… ma chi mi sveglia all’alba strombazzando con il campanello, catalizza tutto il mio odio, chiunque esso sia! E i TdG purtroppo hanno sto viziaccio. Sbaciuzzi bavosi anche a te, tesoro!!

Evan88: Se fosse possibile essere sempre la “fata buona” che tira su il morale in una giornata nera, avrei realizzato tutti i miei sogni!! Sai che figata scriverlo sulla carta d’identità? Grazie a voi tutti, che illuminate sempre la mia di giornate con le Vs recensioni, smack!!

Kate91: La famiglia Ferri mi è uscita davvero piena di personaggi affascinanti… il signor Ferri, epr esempio, è davvero un mito! Ah, Tellu ti aspetta (tu e i tuoi bacilli influenzali) armata di tisana… sicura di voler andare?

Maharet: Come faccioa  rendere bene i movimenti ormonali? Beh, magari qualche esperienzina diretta… di movimenti, eh, non di biondazzi finlandesi. Peccato, avrei preferito i secondi e farei volentieri a meno dei primi. In culo alla balena per la tesi, studia!! Baci baci

Kyaelys: Bene, allora è deciso: partiamo nel week end! Solo che sciropparci tutte quelle ore di pullman fino alla Finlandia ci vengono su due fiocchi… facciamo un pit stop in Germania, così mollo lì mia figlia alla ricerca dei suoi amati Tokio Hotel? Uhm… siccome piacciono anche a me, c’è il caso che mi accampi lì… azz, lo so che sono giovani, ma sono così carini!! Scusa eh, ma che vuol dire “No caminetto mio del mensola sulla impagliato benissimo Othello...starebbe E>”… sinceramente, non ho capito!

ReaderNotViewer: Oddio, quanto ho riso delle tue definizioni… lo ammetto, sono ammirata dalla tua capacità di cogliere con una sola parola l’essenza scatenante dell’ironia. Come la tua MiniReader; come il tuo notare l’insalata di Mariacarla. Insomma, sei un portento. Ti bacio tutta, e sempre grazie per le tue parole, sai che se vengono da te per me valgono doppio!

_Miriel_: Tutto questo… l’ho scatenato io? Mi fai sentire in colpa!! Ma sono anche tanto lusingata, diciamoci la verità: leggere delle vostre emozioni è bellissimo, mi esalta ogni giorno di più! Quindi, non smettere di schifarti e ridere e scrivermi, mi raccomando!! Baci baci

Teo: Oddio Oddio!! Ce l’hai davvero la erre rotolante?!? Ma io ti amo!! Da vera mentecatta in fase delirante, adoro i difetti di pronuncia, se non sono troppo marcati: una esse un po’ sibilante, una erre rotolosa… e mi trasformo come Wanda quando sente parlare russo!! Quindi, tesoro, quando mi mandi un file MP3 con la registrazione della famosa frase: trentatre trentini entrarono a Trento ecc ecc ecc?

Tartis: Che bello che bello, davvero ti ho fatta ridere? Ogni capitolo tremo, mi apsetto sempre che qualcuno mi dica “stai scrivendo talmente tante stronzate che le fogne non ti bastano più…”. Foto del fratellino piccolo 24enne (gnam!)? Sempre biondo e bonazzo come il bros maggiore? Facci sapere…

Kabubi: Amore!! Anche io tua fan!! Ma dove si deve vedere una scrittrice fan delle sue fan? Ebbene, per me è così: siete la mia droga, non abbandonatemi!! Baci da Teo *.*

Roby: He he he, la guida di Teo è la proiezione del mio inconscio!! Anche io sono un po’, ehm, sportiva nella guida, d’altronde abito vicino alla fabbrica delle Ferrari… saranno le poveri sottili nell’aria… ho amato alla follia gli spuntoni retrattili, posso usarli nella storia…? Baci dovunque

Saraj: Sssshhht! Ti prego, non dire niente!! Aspetta il fatidico momento della rivelazione!! Comunque, sia il neuropsichiatria che l’esorcista non fanno mai male: tieni i loro nr. di cellulare sotto mano, non si sa mai…Tanti baci devoti anche a te, piccirilla!

Londonlilyt: Che ho fumato…? Ma lo sai che ho smesso? Mi faccio ancora le pere, ma il fumo no, che schifo… Effettivamente, mi sembrava di aver un po’ esagerato con tutto quel vomito! Tigella gigante promessa in arrivo visto che sei la tenutaria della DUECENTESIMA RECENSIONE!!! WOW!!!!

Nainai: Gesù… io e Pennac (il mio idolo) nella stessa frase… zono komozza!! Beh, che dire, grazie: il dovere mio è ringraziare voi, perché senza la carica che mi danno le Vs recensioni, non sarei mai così motivata a scrivere. Un besito!!

Rik Bisini: Sono perversa, lo so. Mi piace ribaltare le carte in tavola e passare dalla canasta al poker, non so se mi spiego. Bella la tua teoria del transfer… e molto azzeccata!! Come sempre intuisci tutto un passo avanti… solito vagone di baci, sempre solitamente sentiti!! A presto!!

Kokky: Che ne dici dell’ennesimo ribaltamento sul fronte Verena/Teo…? Mai dare niente per scontato, eh!! Sempre grazie per i complimenti, Salutini e bacini

Marzy: Movimento Aiuto Vomitate Begonie? Cos’è un movimento in sardo? Tranquilla, Tellu non si sconvolge per così poco. E nemmeno io!! Ti aspetto a braccia aperte, stellina mia! A presto!

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 : Secondo scambio ***


Capitolo 16 : Secondo scambio

Capitolo 16 : Secondo scambio

 

Il quarto d’ora successivo fu per tutti piuttosto gradevole: mentre Verena faceva la crocerossina e aiutava Oleana e Scaturro a sorbire una improba brodaglia marroncina che Tellu aveva catalogato come tisana, la feroce finlandese si era armata di telefono e con il piglio deciso di un vichingo aveva telefonato al ristorante per denunciare l’avvelenamento. Il suo colorito accento scandinavo che insultava in italiano mentre Otello waffeggiava in sottofondo risultarono essere una delle scene più divertenti e surreali a cui Verena avesse mai assistito. Alla fine, Tellu spuntò una cena gratis in risarcimento, riattaccò vittoriosa e cominciò il giro di telefonate per informare i genitori degli altri ragazzi. Il signor Ferri, dopo aver rimediato il più possibile al danno ecologico inferto da Scaturro alle sue begonie, era rientrato in cucina e se ne stava con le mani in tasca e l’aria pensosa a osservare di nascosto Verena che passava da Scaturro e Oleana seguita dai ringhi ammonitori di Otello. Quando finalmente Tellu ripose il telefono, il marito le si avvicinò e le parlò sottovoce.

“Che ne pensi?” chiese con aria da cospiratore.

“Di ke kossa?” rispose la moglie sospettosa “Delle begonnie o del maskarponne?”

“Di Verena. E’ carina da morire.”

“Se la vuoi prenderre komme konkubinna fai purre.”

“Davvero posso? Non è ancora minorenne?”

“Enrikko!”

“Dai che scherzavo. Pensavo che è piuttosto strano che sia entrata così facilmente in casa nostra. Mariacarla ci ha messo mesi, e prima di lei c’era stata solo quella tizia di quarta liceo che dava a Teo lezioni di anatomia. Beato lui. Comunque non ho mai visto un gran viavai di femmine, qui. Soprattutto invitate da Teo.”

“Lukka e Matteo non sonno poi kossì divversi” rispose Tellu senza sbottonarsi troppo “Tutti e due hanno gusti un po’ difficcilli e danno konfiddenza sollo a ki konnoskono benne.”

“Appunto. Cosa ci fa allora qui una tizia che conoscono si e no da due giorni?”

“Devvo mandarla via?”

“Certo che no! Sono così felice che Teo abbia una ragazza che volevo offrire un brindisi, se non fossero stati tutti in fase di vomito.”

“Verenna non è la raggazza di Teo.” specificò Tellu neutra.

“Non ancora” ammise il signor Ferri “Ma quei due non sono solo amici.”

“E a te ki te lo dicce?”

“Il mio infallibile e italico fiuto” rispose il signor Ferri altezzoso “Tu sarai anche finlandese e bionda e bella ed ecologica, ma hai la sensibilità emozionale di un pinguino. C’è del feeling elettrico tra Teo e Verena, queste cose un padre latino le sente subito. Lui non l’ho mai visto così agitato come in questi giorni e lei… lei lo ha baciato prima ancora di chiedergli il nome, no?”

“E tu komme fai a saperlo?”

“Ho i miei informatori.” glissò il signor Ferri sibillino.

“Komunkue non vuol dirre niente. E tu non fikkanasarre nella vitta privatta dei tuoi figli, kiarro?”

“Perché, vuoi farlo solo tu?”

Senza attendere risposta, il signor Ferri si allontanò dalla moglie e si avvicinò a Verena con una tazza fumante in mano.

“Verena cara, perché non porti una tazza di tisana a quei due cerebrolesi dei gemelli? Se hanno finito di lavarsi e non si sono disciolti nell’acqua farà loro solo bene.”

*          *          *

“Ooooh, adesso si che mi sento meglio.” gorgogliò Dieci lasciandosi avvolgere dall’acqua calda della doccia. Teo, in piedi davanti allo specchio del bagno appannato dal vapore, non rispose con la solita sequela di battutine stupide: se ne stava con la faccia seria a fissare la sua immagine nebulosa e notando come fosse drammatica la sua somiglianza con il gemello in quel momento. Chiunque li avrebbe confusi l’uno per l’altro, come era sempre successo fin da piccoli. Eppure, nonostante fossero perfettamente identici, alla lunga tutte le ragazze avevano sempre preferito Luca a Teo. Non che la cosa lo avesse mai disturbato più di tanto: Dio, c’era stata Matilde in quinta elementare… Che rabbia, quella volta. E quante botte che si erano dati: forse per la prima volta, le aveva prese anche Dieci! Ma poi ognuno di loro si era fatto la sua vita e fino a quel momento non era più successo che si pestassero i piedi. Fino a quel momento.

Finché che non era arrivata lei. Da allora tutto era cambiato.

“Che casino.” mormorò Teo alla sua immagine riflessa.

“Cos’hai detto?” domandò Dieci con la voce attutita dallo scroscio dell’acqua.

“Ti ho chiesto perché non affoghi.” rispose Teo truce a voce più alta.

La testa bagnata di Dieci sbucò da dietro il vetro scorrevole.

“Che simpaticone” commentò altezzoso “Ti ha morso la tarantola o hai anche tu un po’ di mascarpone da scaricare?”

“Perché ce l’hai ancora tanto con Verena?” lo spiazzò Teo girandosi bruscamente a guardarlo. 

“E questo che cazzo c’entra?” domandò meravigliato il gemello.

“Niente di niente, ma voglio saperlo.”

Dieci ci mise un po’ a rispondere, i begli occhi blu abbassati dalla sorpresa. Stava meditando che evidentemente Teo ci teneva davvero a quell’aspide, se continuava a parlargliene ogni secondo. E doveva ammetterlo, litigare con Verena e subire le sue battutine al vetriolo era davvero divertente. Inoltre era un’ottima ballerina e a ben pensarci era anche carina. No, più che carina. Insomma, ok, era uno schianto, ma questo non aveva davvero importanza, giusto?

“Io non ce l’ho con lei” rispose alla fine lentamente “Il fatto che battibecchiamo sempre è un po’ il nostro modo di fare; io non lo faccio di sicuro con cattiveria, e nemmeno lei, suppongo. Lei è… una tipa piuttosto interessante.”

Interessante, meditò Teo. Beh, era una buona cosa, no? Ci aveva sperato tanto che Dieci e Verena si trovassero interessanti… no?

“Bene.” mormorò a corto di idee.

Assurdo: se era quello che voleva, perché si sentiva così confuso?

“Vado a vestirmi.” decise bruscamente girando le spalle a Dieci che rimase a guardarlo perplesso mentre usciva dal bagno.

*          *          *

Teo, ancora corrucciato, entrò in punta di piedi in camera, cercando di fare poco rumore per non svegliare Mariacarla che dormiva ancora assisa sul letto con lo stesso leggiadro abbandono della principessa Aurora punta dall’arcolaio avvelenato. Ma sul parquet della stanza gli zoccoli da bagno finlandesi regalati dai nonni materni fecero un baccano d’inferno peggio di una comitiva di ballerini di flamenco: Mariacarla si mosse lamentandosi debolmente e aprì gli occhi proprio mentre Teo le transitava davanti, col cuore in gola e la faccia colpevole.

“Ehm, ciao.” le disse Teo velocemente; avrebbe aggiunto anche qualcos’altro, ma un improvviso e inaspettato sorriso dolcissimo di Mariacarla lo ammutolì.

“Ciao tesoro” mormorò con voce flebile allungando una mano verso di lui “Che mi è successo?”

Tesoro, pensò Teo interdetto mentre automaticamente prendeva la mano di Mariacarla: ovvio che lo aveva scambiato per il gemello. Di nuovo! Va beh lo svenimento e la luce soffusa… Ovvio che si era sbagliata. Ovvio che doveva spiegare a Mariacarla chi era. Ovvio…

“Sei svenuta” rispose a voce molto bassa “Come stai adesso?”

Mariacarla chiuse gli occhi e ispirò a fondo.

“Meglio” rispose riaprendoli con un sorriso mesto “E gli altri?”

“Meglio.” gorgogliò Teo col cuore in gola: gli si era inceppato qualcosa dentro, e non era solo la sua solita logorrea. Da una parte sapeva perfettamente di dover dire a Mariacarla chi era, dall’altra… dall’altra c’era la mano di Mariacarla nella sua e il suo sguardo innamorato.

Una competizione assolutamente impari, a dire la verità.

Gli faceva troppo effetto lo sguardo di Mariacarla su di sé con quell’espressione… senza la solita alterigia, senza il solito sottile fastidio ma solo con quell’azzurro indifeso, spalancato, fiducioso.

“Hai… vuoi un po’ d’acqua?” tentennò Teo incerto; c’era sempre la questione della sua maledetta erre di mezzo, accidenti!

“No” sospirò Mariacarla “Lo stomaco va molto meglio. Dimmi solo che non ho vomitato anche io come quel bifolco ammorbante di Scaturro, morirei di vergogna!”

“Non hai vomitato” rispose Teo con un piccolo sorriso “Sei solo svenuta.”

“Meno male” chiocciò Mariacarla sollevata. Svenire andava bene, era decisamente più aristocratico che vomitare sulle begonie.

“Nella caduta un tacco delle Jimmy Choo è deceduto.” mentì Teo segnandosi mentalmente di farsi ringraziare da Verena, e Mariacarla fece una smorfia di dolore.

“Perfetto” borbottò “Chissà che faccia ha fatto miss candeggina quando sono svenuta: sarà schiattata dalla gioia.”

“Miss… chi?”

Che domanda inutile…

“L’amichetta di Teo” rispose Mariacarla con evidente fastidio nella voce “Verena l’anticonformista. Verena dal look alternativo. Verena la contestatrice. Verena che mi guarda sempre come se fossi un soprammobile fuori moda. Quella lì, insomma. Lo sai che mi odia.”

Teo rimase più o meno interdetto sul posto.

“Ma no che non ti odia.” disse in fretta: meno male che non aveva raccontato a Mariacarla del tacco delle Jimmy Choo… Comunque, sapeva di non essere sincero: Verena e Mariacarla erano decisamente incompatibili e lo sapevano tutti.

“Sì invece” ribadì Mariacarla socchiudendo di nuovo gli occhi “Ma la cosa non mi disturba affatto.”

La disturbava, invece, era evidente: come era evidente che non l’avrebbe disturbata così tanto se Verena non fosse stata così tosta.

“Sei gelosa di lei?” buttò lì Teo provocatorio e Mariacarla arrossì.

“Io… gelosa?” esclamò scandalizzata “E di cosa? Dei suoi vestiti di gomma… delle sue battutine al curaro… della sua spocchia proletaria?”

Mentiva platealmente! Era gelosa marcia, constatò meravigliato Teo: Mariacarla, con il suo nome altisonante, le sue gambe chilometriche, i suoi capelli biondi, con i suoi soldi e la sua raffinatezza, era davvero gelosa di Verena Bassi, nessun ramo aggiunto!!

“Ammetti che in fondo ha stile.” gorgogliò Teo, ancora tramortito dalla sorpresa. 

“Stile?”

Come se non fosse già abbastanza sconcertato, Mariacarla spiazzò del tutto Teo quando il suo sguardo altezzoso si sfaldò di colpo, trasformandosi in quello di un cucciolo ferito e indifeso.

“Io lo ammetto” mormorò con una vocetta liquida e commovente “Stasera con quella gonna ridicola era davvero graziosa. E balla maledettamente bene. Ma a te non piace, vero?”

Quasi lo supplicava. E aspettava una risposta, evidentemente.

“Ricordati che non sta parlando con te” ammonì una voce severa come quella del grillo parlante nella testa di Teo “Non ti compromettere, non dire niente, non fare niente, non respirare nemmeno se non vuoi cacciarti nei guai!”

Ma Teo non era mai stato bravo ad ascoltare le vocette interiori, meno che meno i grilli parlanti.

“A me piaci tu.” rispose sottovoce con sincerità.

Ecco, l’aveva detto. L’aveva fatto davvero, buttando finalmente fuori quello che si teneva dentro segretamente da mesi: aveva detto a Mariacarla quello che provava per lei… e non era servito a niente di niente.

Mariacarla gli sorrise di nuovo, rinfrancata e radiosa; avvicinarsi a lei e accarezzarle la guancia con un dito fu una tentazione più forte di lui. Lo fece senza nemmeno sapere di farlo, senza nemmeno godersi la morbidezza della sua pelle al tocco.

“Che cazzo fai?!?” strillò immediatamente il grillo parlante nella sua testa inviperito.

“Uhmmm…” gorgogliò Mariacarla chiudendo ancora gli occhi “Fallo ancora.”

Teo si bloccò, sentendo un migliaio di aghi punzecchiargli fastidiosamente le piante dei piedi e la sensazione di pericolo imminente alitargli sul collo.

“Azzardati!!!!” berciò la vocetta interiore, e Teo provò con tutte le sue forza ad ascoltarla.

“Hai… bisogno di qualcosa?” gracidò in un patetico diversivo.

Mariacarla lo guardò a occhi socchiusi, lo sguardo ammaliante di una fata dei boschi.

“Sì” mormorò sottovoce “Il bacio del risveglio.”

Teo rimase per un bel pezzo immobile, con la mano di Mariacarla nella sua, la luce dell’abat-jour di Batman che gli colorava d’oro i capelli e il cuore che batteva come un tamburo africano nel petto.

“Non posso.” mormorò sottovoce, con voce spezzata.

Non poteva. Mariacarla era di Dieci. Con la sua puzza sotto il naso, i suoi costosissimi vestiti e i suoi occhi azzurri di porcellana che sapevano essere tanto distanti e tanto belli.

“Uff” mormorò Mariacarla facendo un piccolo broncio da bambina “Nemmeno uno piccolo così?”

No. Certo che no. Mai.

E mentre lo pensava, Teo si trovò a chinarsi silenziosamente verso di lei e a sfiorare le sue labbra sorridenti con le proprie.

“Merda.” piagnucolò il grillo parlante nella sua testa, sconfitto.

Profumo di parrucchiere e di Chanel Nr.5; labbra morbide che si schiusero per approfondire il bacio; bocca umida, proibita, da assaggiare appena appena solo per averne il ricordo vago da sognare in segreto. E subito via, lontano dalla luce dell’abat-jour, col cuore sempre più incastrato in gola e la paura di aver fatto la più grossa cazzata della propria vita pronta ad agguantare le viscere.

“Wow” sospirò Mariacarla stiracchiandosi come un gatto “Erano mesi che non mi baciavi così.”

“Oh” disse Teo con la bocca secca: si sentiva malissimo, tutto indolenzito come se avesse corso per un giorno intero senza mai fermarsi “C’è… la tisana… di là. Io… mi ci vuole un goccetto.”

“Ok.” rispose Mariacarla mansueta “Ti aspetto qui.”

Teo si girò e uscì rapidamente dalla stanza: provava la sottile sensazione di camminare nell’acqua e di essere finito chissà come anche lui con un certo tipo di mascarpone avariato sullo stomaco.

*          *          *         

Verena era arrivata sulla soglia della camera di Teo con una tazza di tisana in mano, giusto in tempo per beccare Dieci in accappatoio di spugna in piedi davanti al letto su cui era distesa Mariacarla. Normalmente, se ne sarebbe andata subito per non violare la loro privacy, ma c’era qualcosa nel modo in cui Dieci teneva la mano di Mariacarla… qualcosa che la fermò. Non sapeva cos’era, se non forse l’aria insolitamente dolce e timida con cui Dieci si chinò sulla fidanzata per baciarla. Il suo profilo, incerto alla luce dell’abat-jour, con le ciglia bionde abbassate, era di una dolcezza struggente che le pungolò il cuore di malinconia. Avrebbe dovuto allontanarsi discretamente, lo sapeva… ma per qualche assurdo motivo, la nuca scoperta di Dieci, con quei ricciolini biondi e umidi color platino, le metteva addosso una sensazione strana, come… come di rimpianto.

“Per Dieci?” berciò Vocetta1 severamente “Ma scherziamo?!? Non abbiamo nemmeno finito di ammettere lo scompenso cardiaco per la erre di un gemello, ci vengono già le scalmane per i ricciolini dell’altro?”

Verena si riscosse e si allontanò bruscamente dalla camera di Teo col cuore che aveva preso a batterle pesantemente nel petto. Non era normale tutto ciò, questo era poco ma sicuro. “D’altronde, da quando i Ferri sono entrati nella tua vita, di normale non c’è proprio più niente” specificò Vocetta2 “Dai topocani agli inviti a cena!”

Ma lo stesso la domanda rimaneva. Perché il cuore le batteva così forte? Perché vedere Dieci e Mariacarla che si baciavano le metteva addosso tanta atavica tristezza?

Aveva bisogno di rivedere Teo. Aveva bisogno di sentire di nuovo il fuoco delle sue erre per rimettere le cose a posto!

“Come dire, hai bisogno di soffrire per capire cosa provi” specificò Vocetta1 “Questo può significare due cose: masochismo o stupidità. Facciamo che nel tuo caso possono essere entrambe!”

Prima che le venisse a mancare il coraggio (“Prima che il cervello si riconnetta alla rete” rettificò Vocetta2 lugubre), Verena marciò verso il bagno e bussò con tre colpi decisi alla porta.

“Chi è?” berciò una voce dal di dentro, attutita dallo scroscio dell’acqua della doccia.

“Sono Verena.” disse lei aggrappandosi alla tazza che teneva in mano.

“Che vuoi?”

“Ti ho portato la tisana.”

Gesù, che scusa triste e puerile: peggio di “ho portato il cocomero” di Dirty Dancing.

Il battito del cuore di Verena era così assordante che sembrava quello di un cannone: “Rilassati” la incoraggiò Vocetta1 “Adesso arriva Teo, ti fa il suo solito sorriso a 800 Volt, ti rovescia addosso un centinaio di quelle sue erre con le bollicine e tu ritorni psicopatica e infelice, come al solito!”

Lo scroscio dell’acqua si interruppe e, dopo un breve rumore di tramestio, la porta si aprì. Lo sguardo di Verena si incrociò con quello di Dieci e subito una specie di doccia ghiacciata le gelò il cuore. Lui se ne stava in piedi, seminudo e gocciolante d’acqua, con i capelli appiccicati alla fronte e i contorni sfumati dal vapore. Era bello da far prendere un colpo, come al solito… Ma niente sorriso. La guardava aggrottato (“Teo aggrottato!”) e anche un po’ scocciato (“Teo scocciato!!”), muto e ostile come una statua di marmo. “Se sapessimo cos’è, diremmo che guarderebbe così una savusilakka.” commentò Vocetta1 petulante. Niente occhi celesti ammiccanti, niente parlantina rutilante… “Niente surriscaldamento” fece notare Vocetta2 “E soprattutto niente musica. Nemmeno Mino Reitano. Nemmeno il requiem di Mozart.”

“Beh?” le chiese infine lui, imbronciato.

Che ci faceva l’aspide lì? Era chiaro che non aveva intenzione di litigare, anzi, sembrava stranamente accomodante… malleabile. Cos’era quell’improvvisa bandiera bianca?

“Ehi, sei sveglia?”

Verena si riscosse, cercando di riprendere fiato e sentendosi il cuore pesante e dolente come piombo fuso.

“La tisana” disse infine osservandosi mestamente i piedi “Volevo sapere se… ehm… te ne andava un po’. E se… ehm… stavi bene.”

Dieci si limitò a inarcare un sopracciglio: non gli piaceva affatto quell’interessamento. Non gli piaceva affatto che Verena cercasse di avvicinarsi a lui e che lo guardasse con quegli occhioni indifesi. E, soprattutto, non voleva affatto che Verena finisse per diventare una seconda Matilde, primo per Teo, secondo per Mariacarla e terzo per se stesso.

“Sto bene.” rispose seccamente.

“Oh. Ok.” rispose Verena senza alzare gli occhi dalle scarpe, ma non si mosse.

“Dai, Teo, solo un sorriso… solo una erre.” piagnucolò Vocetta2, pateticamente.

“La tisana bevila tu” rispose invece Dieci glaciale “Adesso smamma che non ho finito.”

Di nuovo Verena sentì qualcosa di artico strizzarle il cuore e bloccarle il fiato in gola. Alzò appena il mento, il viso come pietra.

“Scusa il disturbo” disse con una voce dura che sembrava non appartenerle “La tisana era solo un modo per ringraziarti della serata e… per il ballo. Mi dispiace di averti scocciato: non succederà più.”

Girò le spalle e si allontanò mentre la porta del bagno si richiudeva con un tonfo secco e definitivo.

*          *          *

“Ehi.”

Oleana sorrise a Verena mentre questa si sedeva sul bordo del divano con un’espressione abbattuta sul viso e una tazza di tisana in mano.

“Ehi. Come stai?” chiese Oleana notando il colorito pallido dell’amica.

“Dovrei chiederlo io a te” glissò Verena sforzandosi di sorridere “Dopo il tuo love affair con il lavello ti vedo un po’ provata.”

“E’ stato un amore breve ma intenso” approvò Oleana ammiccando “Scaturro è ancora vivo?”

“Purtroppo sì” rispose Verena contrita “Anche Mariacarla è ancora viva, nonostante nel suo mascarpone la dose di stricnina fosse doppia. E nessuno ha vomitato sul topocane affogandolo. In compenso, le begonie di Tellu sono state dichiarate defunte non meno di mezzora fa.”

“Non ce n’è andata bene nemmeno una” sospirò affranta Oleana “I gemelli Ferri?”

“Quelli mangiano pizza con ananas e amianto dall’infanzia, cosa vuoi che gli facciano un po’ di sostanze radioattive?”

“Fortuna che la furia omicida del mascarpone assassino non ha intaccato il ceppo finlandese.”

“Già. In fondo, al pari dei funghi patogeni e delle muffe, hanno uno scopo anche loro nel grande cerchio della vita. L’unica che ha rischiato grosso sei stata tu. Adesso il tuo colorito sta migliorando: ora invece che gorgonzola sembri solo zuppa di funghi.”

“Non parlare di zuppe o brodaglie, per favore” piagnucolò Oleana “E se credi di potermi rifilare un’altra fornitura di quel liquido finlandese primordiale e immondo che Tellu chiama tisana sei decisamente fuori strada.”

Verena nascose un piccolo sorriso dietro una finta espressione sorpresa.

“Parli di questa portentosa e miracolosa pozione magica?” chiese mostrandole la tazza “Non era per te. Era per… ehm… Teo. Ma non l’ha voluta.”

E non vuole nemmeno te.” constatò Vocetta1 lapidaria: il viso di Verena tornò serio e vagamente triste e le antenne di Oleana, benché provate dalla precedente tragica esperienza gastrica, si rizzarono e vibrarono impazzite.

“Che succede?” chiese con piglio deciso e Verena si affrettò a indossare una solida maschera di indifferenza.

“Niente di niente. A parte quelle povere begonie, sai… sono davvero turbata dalla loro incresciosa dipartita.”

“Brutta faccenda, eh?”

“Sì, davvero una savusilakka.”

“Savu… e che diavolo è una savulakka?”

“Si dice savusilakka, ignorante. Comunque non ho idea di cosa sia: forse un tumore particolarmente maligno. Comunque, rende benissimo come mi sento adesso.”

“Ho un’idea per tirarci su il morale” si illuminò Oleana d’improvviso “Perché non sputiamo dentro alla tisana e la rifiliamo a Mariacarla?”

“Non credo che il raffinato apparato digerente di Mariacarla reggerebbe questo scambio di fluidi” rispose Verena con serietà “E se poi la bevesse Dieci?”

“Oh, con lui sì che scambierei i fluidi” sospirò Oleana sognante “Stasera ho ballato con lui per ben due minuti prima che quel dolomite di Scaturro stesse male. Ho volteggiato stretta a lui, tra le sue forti braccia…”

“… in mezzo a un milione di vecchietti con la dentiera e il pannolone per incontinenti…”

“Demolisci pure: Polident o non Polident, è stato il momento più erotico della mia vita. Piuttosto… anche tu e Teo sembravate parecchio impegnati.”

Le orecchie di Verena si incendiarono alla velocità della luce e la maschera d’indifferenza traballò pericolosamente.

“Stavamo solo ballando.” rispose con voce controllata.

Il sorriso da volpe che le rivolse Oleana disse più di molte parole.

“Tesoro, persino distratta dalle braccia di Dieci sono riuscita a notare la differenza tra un ballo e quello che stavate facendo voi. I vecchietti intorno stavano per schiantarsi a terra a recitare il rosario… o per prendere appunti, non si è capito bene.”

Verena boccheggiò, rigidamente seduta sul bordo del divano, in cerca di una risposta plausibile.

“Stronzate.” sfiatò infine, assolutamente inefficace.

“Andiamo, Verena” sbuffò Oleana impaziente “In tanti anni che conosco Teo non l’ho mai visto

in atteggiamenti così espliciti. E ti assicuro che il biondino l’ho osservato bene, in lungo, in largo e anche di traverso. Ho visto camicie su di lui che voi umani non potreste immaginarvi; ho visto mutande rosa, mascara superallungante e persino ciondolini di Hello Kitty. Ma non avevo mai visto Teo far fare il casquet a una ragazza.”

“Mi stava solo facendo vedere com’è il ballo da rimorchio.” si difese Verena stringendo convulsamente la tazza tra le mani.

“Certo. In mancanza di collezioni di francobolli da mostrarti, che doveva fare, poveretto?” 

“No, non hai capito: era un far vedere accademico, assolutamente didattico. Oserei dire oxfordiano.”

“E tu, eri accademica?”

“Io?” si stupì Verena “Certo che ero accademica.”

“Balle: sentivo i tuoi ormoni strillare anche in mezzo a quella bolgia geriatrica.”

“Gli unici ormoni che strillavano erano quelli di Scaturro, e ora sappiamo che era a causa del mascarpone avariato.”

“Proprio non ti capisco” sbuffò Oleana spazientita “Che male ci sarebbe ad ammettere che Teo non ti è del tutto indifferente?”

“Non le è del tutto indifferente?” ghignò Vocetta1 esilarata “Ma se le va a fuoco l’intero apparato tegumentario ogni volta che lui la sfiora!”

“Non ci sarebbe niente di male” si ostinò Verena schizzando in piedi “Ma Teo ha messo ben in chiaro che noi possiamo essere solo amici. Amici senza ormoni. E senza tisane.”

“Dammi retta, tu gli piaci.”

“E vero” cinguettò Vocetta1 ottimista “Non ti ha detto che le tue fossette sono un incanto?”

“Certo” pensò Verena abbacchiata “Un incanto, come le sue dannate camicie con le rouches.”

“Gli piace di più il mio vestito di gomma” dichiarò Verena con voce indurita “E comunque me ne importa meno di niente.”

“Negazione inutile e puerile” si intromise Vocetta2 inesorabile “La verità è che sei cotta marcia di quel finlandese dal ceppo frou frou.”

“Ora vado a sentire come sta Scaturro” decise Verena spazzando via dalla mente vocette e batticuore “Poi me ne vado a casa: questo film dell’orrore è durato anche troppo.”

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

AMORI MIEI!!

In ritardissimo!! E le risposte “ad personam” sono ancora corte corte… ma ho un ottimo motivo: ero al centro trasfusionale a donare il sangue (per la cronaca, zero negativo, donatore universale… se avete bisogno di plasma o piastrine, fatemi un fischio!!). Un bacio a tutti, se riesco a contarvi (madonna, siete lievitati!!!!) e la congiunzione astrale lo permette. Un imperituro e sentito ringraziamento a tutti voi, miei carissimi!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Krisma: Risposta lampo alle domande, condite da un bacio e un abbraccio affettuoso: Dunque, nopea heti… in verità non me lo ricordo. Qualcosa di attinente, tipo “fila via immediatamente!”. Ho usato internet, quindi magari la traduzione letterale è qualcosa di orribile, tipo “andato io ebbi…”. Seconda domanda… “non dovresti farlo” detto da Teo. Eh, ottima domanda!! Lui guardava la bocca di Verena ed era un po’ confuso. Lascio a voi, o miei diletti, libera interpretazione! Un bacione, ciao!!

Maryt2803: Una preguntina: il 28 marzo sei nata tu? O magari quel 2803 significa qualcos’altro e io devo farmi i cazzi miei? Comunque, per risponderti: ho volutamente creato Teo così ambiguo proprio per rendere difficile a lui (e a noi) gli sviluppi della sua vita sentimentale. Adesso posso confessare che il poveretto è etero, ma non è esperto della situazione… mi serviva così, dolcissimo, figo da morì e imbranato! Tutto chiaro, naw? A presto, carissima, un bacio!

Natalie_S: Eh, che bello sapere che ogni tanto anche tu pazzeggi e non fai niente!! Com’è che a me invece non capita mai? Vi invidio molto, o voi donne spaparanzate sui divani… Ferri senior ringrazia e ti invita fuori a cena (ma Tellu gli dà una botta in testa e lo manda all’ospedale… appuntamento saltato!!). Alla prossima, darling!

Lauraroberta87: Aaaah… credo di aver capito cos’è quella cosa di cui non possiamo parlare ma che forse abbiamo intuito entrambe… e quando la coppia sembrava fatta, zac!! Entra in scena la mia sadica propensione a ribaltare le carte in tavola coi poveri personaggi alla mercè della mia psiche malata. Che ci vuoi fare… a ognuno le sue sfighe. Che cara a dirmi quella cosa della dose elfiana ogni 10 minuti, mi sono commossa…

Erda: Carissima, ma grazie!! Ci vuole un bel cervellino per riconoscerne un altro, mi sa. O la cosa valeva solo per le facce di culo…? Non ricordo. Comunque sia, rispondimi presto, che analizzerò la cosa…

Evan88:  Doppia dose.-.. ma non abituatevi!! Sono già col fiato corto, tutto questo scrivere mi ammazza. Beh, forse un col pettino ce lo dà anche tutt ala droga che prendo… ma vabbé! Potenziale momento romantico, hai detto bene! Ma adesso…? Sono curiosa di sapere cosa ne pensi di Teo, adesso!! Un bezo sul nezo!

Fattucchiara: Innanzi tutto, che forte il tuo nick!! Sono davvero felice e d onorata di accoglierti in questo spazio, che più che una allegra famiglia è un centro di igiene mentale, quindi non so se ti conviene farne parte… ma comunque!! Scaturro ti perplime? Figurati a me: i miei personaggi si muovono da soli e fanno quello che gli pare, sono in loro completa balia! Più che prendere le mie medicine, che posso fare? Ancora tanti baci e ringraziamenti, a presto!!  

Saraj: Effettivamente, Ferri senior sarà anche bruttino e basso come l’ottavo nano di Biancaneve, ma è una forza della natura! Come avrebbe fatto altrimenti a far innamorare una sventolona come Tellu? Sarebbe bello fare uno spin off dei due… ci penserò!! Per non viziarti, comunque, ti rifilo insieme al capitolo una pizza con sopra l’avocado, contenta?

Rik Bisini: Oh, finalmente una critica. Cominciavo a pensare che non me ne avresti più fatte… lo sai che in fondo mi piace soffrire, ogni tanto qualche scappellotto me lo devi dare! Comunque, che dire a mia discolpa? Niente, sarebbe inutile. Ho vergognosamente peccato di pigrizia: far parlare tutti ma proprio tutti era impossibile e faticoso… e poi MC mi serviva semimorta per ovvi motivi, no? Per il resto… dici che mi sto ripetendo? Dici che uso sempre lo stesso schema e che sto rifilando la stessa minestra?Oddio, che tragedia… devo buttare via tutto?!?!? Fammi sapere, mio diletto, sai che la mia coscienza ti appartiene!!

Suni: Prima le cose serie: perché ti adoro? Perché sei forte e un po’ pazza (un po’… come dire che c’è un po’ d’acqua nell’Atlantico…). Perché mi piaci. Non in senso biblico, dovrei prima vedere almeno una foto per quello, e comunque mi sa che a una delle due manca qualche argomento per sviluppare una storia d’amore… e poi scusa, e il tuo lui?!? Comunque, se vuoi non ti adoro più. Peccato, però, avevo già preparato un altare così carino…   

Teo: Non posso tradurre le mie perle finlandesi… e poi scusa, ma tu non hai la erre rotolosa? Dovresti già sapere tutto, allora!! J Baci sparsi, mio diletto, a presto!!

Greta91: Eh eh eh, e poi non dite che non vi amo!! Non potendo procedere coi regali seri (macchina, cellulare, uomo biondo e bello… no, quello l’avevo chiesto io…) continuo coi capitoli… ti dovrai accontentare! Baci baci!

Kabubi: “Maddrinah” sono io? E’ qualcosa in una lingua morta tipo l’aramaico o è un parto della tua (dilagante) fantasia? Mi piace però: posso prenderlo come titolo onorario? Comunque, nopea, heti è finlandese, non norvegese: per me è uguale, ma magari ai finlandesi dispiace…

Kate91: Oh, grazie per le belle parole!! Anche tu malata? Quel mascarpone era davvero micidiale… Ma sei sicura di voler tentare la sorte con la brodaglia finnica?!? Io ci penserei su…

Kokky: Eh, come fa Teo a fare qualcosa che ancora non ha preso nemmeno in considerazione come idea…? Vedremo, vedremo… grazie dei complimenti, bacini!

ReaderNotViewer: Mia cara, a che mi serve un dizionario cartaceo quando c’è internet? Spulciando qua e là mi sono segnata frasi ad effetto in tutte le lingue, compreso come si dice “sposta quel catorcio dalla strada” in lettone. Se un giorno mi servirà… rimedieremo all’ignoranza sulla musica anni 80 in sede di raduno, dove mentre ti abbofferai di tigelle ti sparerò un’endovena di musica. Ti va? Baci ovunque, mia cara!!

Aprril: Con due erre, ma si può!! Sei un mito, tesora. Effettivamente, sei l’unica che ha notato il rossore di Teo. Perché nessuno ha capito quanto sia significativo e improbabile ? Ah, il phon!! Effettivamente con lui siamo intimi… io un pensierino ce l’avrei anche fatto, ma ho il sospetto che lui sia gay.

Londonlilyt: E secondo te, non l’avrei voluto io un papà come il signor Ferri? Aspetta un momento: io SONO un papà copme il signor Ferri!! Solo che sono femmina (anche se è un po’ che nn controllo la situazione, laggiù…). Non vedo l’ora di ingozzarti, vedrai che le tigelle ti piaceranno, amora mia!! ;-)

__Miriel__: MA quante fans ha raccolto il signor Ferri? Quasi più di Marco, che esteticamente è un filino meglio… Ah, l’amour!! Baci baci, a presto!!

MarzyPappy: la mia futura metà canora!! Con le nostre due voxi associate, conquisteremo il mondo !!!( Beh, male che vada ci mangiamo una pizza…). O diciamo nopea, heti a chiunque passi vicino al nostro tavolo, che ne dici? Asia (DRummyDream) ringrazie e non vede l’ora di cederti il suo letto J

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 : Equivoci ***


Krisma: Tranquilla, tranquilla… fai un bel respiro e riponi la tua fiducia in me

Capitolo 17 : Equivoci

 

Verena si sedette con un sospiro di fronte a Scaturro, che sembrava gobbo e immobile come un gargoyle di Notre Dame, e si coprì gli occhi con i palmi aperti delle mani. Non sapeva bene cosa dirgli: in realtà non gliene importava un fico di lui e si sentiva un po’ in colpa per questo. D’altronde, lui di certo non si sforzava nemmeno un po’ di rendersi almeno accettabile: la tragedia delle begonie ne era un esempio lampante.

“E così…” iniziò incerta.

“Wow, che esordio pieno di entusiasmo e fantasia!” ironizzò Vocetta1. Scaturro non alzò nemmeno la testa dal tavolo.

“Come… ehm, come sta lo stomaco adesso?” provò di nuovo Verena.

“Da schifo” rispose finalmente una voce dall’oltretomba “Mi sembra di aver ingoiato due bombe a mano e trenta fumogeni.”

“Mi dispiace” mormorò Verena, ed era quasi sincera “La faccenda del mascarpone è stata una bella sfiga. Già con il circolo della mezza età non eravamo partiti benissimo…”

“E’ stata una merda di serata.” sentenziò Scaturro con brutale brevità.

“Sicuro” si inalberò Verena “Ma credo che sarebbe stata meno escrementizia se tu avessi almeno provato a comportarti da persona normale.”

Scaturro meditò sull’escrementizio.

“Ma se ho usato anche il tovagliolo!” fece notare sulla difensiva.

“Per fare i segnali di fumo al cameriere” gli ricordò Verena “Per tutta la sera ti sei comportato da autentico buzzurro. Mariacarla era sconvolta e quando ti sei messo a ruttare a tavola anche io ho dovuto controllare se avevi davvero i pollici opponibili.”

“Che c’entrano i pollici?” chiese disorientato Scaturro alzando la testa dal tavolo per guardarsi dubbioso le mani “Mica ruttavo con quelli!”

Verena alzò gli occhi al cielo, esasperata.

“I pollici opponibili! Quelli che distinguono gli esseri umani dagli scimmioni!”

“E io ce li ho ‘sti opponibili?”

“Sì, ma ti hanno fatto di sicuro un trapianto!”

Scaturro sembrò sul punto di rispondere, poi, miracolosamente, rinunciò.

“Non ce la faccio” sospirò sfinito “So che mi stai prendendo in giro, ma sono troppo stanco per capire in che modo.”

La sua faccia sembrava davvero esausta e provata: la rabbia di Verena si smontò di colpo per lasciare il posto a un vago rimorso.

“Vuoi un altro po’ di tisana?” gli chiese premurosa.

“Cazzo, no” rispose lui arricciando al faccia in una smorfia “Quella roba ha l’odore e il sapore della cacca di pollo.”

“Ti è andata ancora bene” lo informò Verena “A te almeno non è toccata la pizza con l’ananas e il budino di cervello centrifugato.”  

La faccia di Scaturro si arricciò ancora e Verena ci mise dieci secondi buoni prima di capire che stava sorridendo.

“Mi dispiace davvero che la serata sia andata così male” confessò con un sospiro “Doveva essere un’occasione per distrarsi…”

“Beh, per distrarmi mi sono distratto” specificò Scaturro “Anche troppo! Comunque… ehm… non è stato così male.”

“Davvero?”

Verena era piuttosto scettica: era tutto andato talmente storto che nemmeno in un film dell’orrore sarebbe andata peggio. Però Scaturro sembrava sincero: si guardava le mani giunte sul tavolo con ferocia e il suo colorito somigliava molto a quello delle begonie, ma aveva anche gli occhi lucidi e sembrava… sembrava… “Contento…?”

“Ora, ehm… insomma, ha avuto un suo perché questa serata” continuò Scaturro sottoponendosi a un tale sforzo che sembrava in procinto di espellere un calcolo renale “Subito credevo che tu e la tua amichetta voleste solo prendermi in giro… sai, io e i Ferri… ma poi ho capito.”

Beato te” commentò Vocetta1 “Noi poveri mortali invece ci rotoliamo nella più nera ignoranza!”

“Oh… sono contenta.” tentennò Verena guardinga. 

“Tu l’hai fatto per me! Tu volevi che io e Mariacarla ci incontrassimo…”

“Mariacarla? Che c’entra adesso la principessa sul pisello?”

“Tu sapevi di lei!” sussurrò estasiato Scaturro senza guardarla negli occhi.

“Oh… beh, non te lo avevo detto?” balbettò Verena, completamente nel pallone.

Ballista!” tuonò Vocetta1 “Se a malapena hai imparato chi diavolo è Jimmy Choo!

“Mai avrei creduto che fosse possibile, ma è successo davvero” continuò Scaturro sibillino “Ti devo un favore. Devo davvero dirti, ehm grazie.”

Ehm grazie? Da Scaturro? Per essere uscito con Mariacarla?

“Ehm prego.” rispose Verena, sufficientemente flashata dalla situazione da sembrare sincera. Scaturro, intanto, era diventato rosso e ansimava come un mantice: evidentemente, comportarsi da persona civile non gli si confaceva molto.

“Ho pensato a quanto ti sei data da fare per me” continuò in fretta, come se si fosse rotto l’argine della diga e le parole gli uscissero di getto “E così ho preso il coraggio per le mani e gliel’ho chiesto.”

Verena sbatté le ciglia, incerta: o era finita chissà come in una dimensione parallela o Scaturro era ancora sotto l’effetto allucinogeno del mascarpone. O tutte e due.

“Chiesto cosa?” domandò lentamente come se parlasse con uno che non capiva l’italiano “A chi?”

“A Mariacarla” rispose Scaturro vagamente perplesso, come per dire: non è ovvio? “Ha detto che vuole vedermi domenica!”

Verena sentiva la testa leggera come se fosse un palloncino pieno d’elio: a quel punto era evidente che Scaturro stava dando i numeri e che….

“Cazzo!” strillò Verena subito dopo aver alzato gli occhi.

“E’ quello che ho pensato anche io!” gioì Scaturro gongolante, ignaro che nel frattempo il viso di Verena aveva perso ogni colore.

Il motivo di tanto sconcerto, stranamente, non riguardava Mariacarla; anzi, per il momento Mariacarla era l’ultimo dei pensieri di Verena. Il primo pensiero, enorme e invadente col suo pesante carico di orrore era un altro.

Di fianco al tavolo a cui era seduto Scaturro, c’era una mensola: su quella mensola, semisepolto da giornali di cucina, “Novella 2000” e qualche rara settimana enigmistica, c’era un quaderno dai bordi slabbrati e la copertina nera e bisunta. Verena l’aveva riconosciuto subito con un pesante tuffo al cuore.

“Il diario di Scaturro!” ululò Vocetta2 piena di sacro terrore.

*          *          *

Era proprio lui: ad altezza occhi, a meno di un metro dal legittimo proprietario, pronto a diventare la miccia più corta ed esplosiva nella storia della felice famiglia Ferri.

“Devi fare qualcosa” tremolò agitata Vocetta1 “Se Scaturro gira appena un attimo la testa e vede lì il suo diario, sai che succede?”

Un fungo atomico, come minimo.

“Verena?”

La ragazza riuscì a mettere a fuoco Scaturro che sembrava sempre più perplesso e anche vagamente preoccupato.

“Oh, ehm… sì?”

“Sei sicura di non avere mangiato anche tu il mascarpone? Sei diventata gialla come un limone…”

“No, ah, non è niente.” rispose in fretta Verena sforzandosi di non guardare la mensola; lo sforzo era così evidente che Scaturro fece per girarsi in quella direzione, incuriosito.

Dimostrando un’invidiabile prontezza di riflessi, Verena si allungò di scatto e immobilizzò saldamente la testa di Scaturro con le mani. Di colpo, si trovò a fissare a meno di dieci centimetri dal proprio naso lo sguardo sorpreso e vagamente attonito del giovane.

“Sono… davvero contenta per te, Paco” disse rapidamente con voce accorata pescando le parole a sorteggio “Davvero contenta.”

“Mpf?” sbuffò Scaturro con le guance compresse dalla presa bloccante di Verena: in quel momento, più che perplesso sembrava vagamente spaventato.

Verena, sempre fissandolo intensamente negli occhi, in apnea per non dover respirare il suo fiato direttamente importato dal settimo girone dell’inferno, gli fece ruotare la testa nella direzione opposta alla mensola.

“Ti sembrerà strano e assurdo, ma ci tengo davvero a farti contento” continuò a dire in fretta trascinandolo chissà come in piedi “Insomma, voglio davvero che noi due siamo amici, Scat… Paco. Ehm.”

Scaturro aggrottò i formidabili sopracciglioni e Verena si rilassò un poco in quanto la mensola e il suo esplosivo contenuto sembravano sempre più lontani e ignorati.

“Senti, Bassi, mettiamo in chiaro le cose” grugnì Scaturro togliendosi con precauzione le mani di Verena dalla faccia “Primo, le tue mani sembrano due pinguini tanto sono fredde; secondo, tu non mi attizzi. Quindi, non ci provare con me, ok?”

Verena, disorientata, sbatté rapidamente le ciglia.

“Io… cosa?”

“Hai capito, dai” rispose Scaturro sostenuto “Sì, sei gnocca, ma non sei il mio tipo… troppe poche tette, per i miei gusti, e poi sei completamente sciroccata. Oltretutto, ti sei fatta ripassare da quella checca di Teo e di sicuro noi Scaturro non ci prendiamo i suoi scarti!”

“Ri… ripassare?!” trasecolò Verena con un filo di voce arrossendo violentemente. Di tutte le cazzate che aveva detto Scaturro, quella era di sicuro la più feroce e umiliante di tutte!

“Sì, l’avevi detto tu! Cioè, io mica ci credevo che tu e Teo aveste davvero scopato, ma poi vi ho visti ballare, e allora…”

“Ehm!”

Le teste di Verena e Scaturro, in perfetto sincronismo, scattarono verso la porta di casa dalla quale un tizio alto in divisa, con un sobrio cappellino calato sulla fronte e lo sguardo attonito e vagamente scandalizzato, li fissava pietrificato sulla soglia.

Gesù, Giuseppe e Maria assunta in cielo!” pregò Vocetta1 disperata “Oliviero! Il mobiliere autista di Mariacarla! Fa che non abbia sentito… fa che non abbia visto niente!

Ma Oliviero aveva evidentemente visto e sentito, almeno a giudicare dalla sua faccia schifata. Con l’aplomb di un vero chauffeur d’oltremanica, fece un rigido e breve inchino fissando con dignità il pavimento.

“Sono qui per prendere la signorina Santogiacomo.” disse con estrema eleganza, evidenziando subito che non aveva niente a che fare con sudici intrallazzi amorosi tra adolescenti.

Verena, frastornata e mezzo moribonda di vergogna, si trovò a spingere Scaturro verso la porta, col cervelletto che fumava tanto lavorava freneticamente.

“Perfetto” riuscì a gracidare chissà come “Dobbiamo andare a casa anche noi, ci date un passaggio?”

*          *          *

Finalmente, quella serata interminabile era finita. Verena, stesa sotto le tiepide lenzuola di flanella, chiusa nella penombra rassicurante della propria camera, non riusciva a chiudere gli occhi, ancora scossa dall’adrenalina che le circolava a quintali nel sangue. Non ricordava bene come fosse uscita finalmente da casa Ferri: aveva un’immagine nebulosa di Tellu che le posava dolcemente una giacca sulle spalle, Oleana con la faccia da spirito del Natale passato che domandava piangiucchiante se non era possibile vedere Marco Ferri prima di tornare a casa e Mariacarla che zoppicava vistosamente verso la macchina sorretta da Oliviero il mobiliere, bianca e provata neanche stesse per morire di tisi. Mentre saliva in macchina, Verena si era accuratamente accertata di non dover mai incrociare lo sguardo di Teo e fra saluti, raccomandazioni, waffeggiamenti lontani di Otello e begonie tracimate era riuscita perfettamente nella sua impresa. Stava quasi per rilassarsi, seduta sul costoso sedile di pelle della Mercedes dei Santogiacomo, quando con un’improvvisa zaffata di profumo di more, la testa di Teo era sbucata dalla portiera aperta, ancora umida dopo la doccia e tutta piena di quei deliziosi ricciolini da putto rinascimentale a incorniciargli il viso.

“Che fai, te ne vai senza salutare?” l’aveva rimproverata con una voce stranamente timida.

Immediatamente, Verena aveva ricominciato a iperventilare, aggrappandosi al sedile con le unghie.

“Non mi trasferisco in Groenlandia” aveva risposto seccamente quando era stata certa di aver ripreso il controllo della voce, guardando con interesse scientifico la maniglia della portiera “Comunque se proprio ci tieni ciao.”

“Sempre così scorbutica” aveva mormorato Teo carezzandola con quelle erre così maledettamente dolci “Farà anche parte del tuo fascino, ma alla lunga essere strapazzati dalla tua psicosi stufa.”

“E chi ti ha chiesto di farti strapazzare?” aveva grugnito Verena aggrottata “Torna pure sotto la doccia a innaffiare il tuo ceppo finlandese; si sa mai che cresca un germoglio.”

Teo aveva sospirato: Verena non lo guardava, ma aveva intuito lo stesso di averlo ferito e il cuore aveva sanguinato suo malgrado. “Scusami, canarino…

“Perché poi?” aveva piagnucolato frustrata Vocetta1 “Non è stato lui il primo a comportarsi da stronzo?”

Certo, era stato lui. Il cuore sanguinava lo stesso, però.

“Non ti capisco” aveva sussurrato Teo scuotendo la testa “E ancora meno capisco perché mi ostino a cercare di capirti. Sarà per quelle fossette, chissà.”

Era sembrato così deluso e… triste.

“Comunque buonanotte, Verena cara.”

Nonostante si fosse sforzata con tutta sé stessa, Verena non aveva resistito a quelle erre struggenti come un ricordo d’infanzia: si era girata a guardarlo, incontrando due azzurri e stanchi laghetti finlandesi e il cuore aveva fatto una tale capriola nel petto che era mancato un pelo che le fosse uscito dalla bocca. “Non è giusto” aveva gorgogliato accorata Vocetta1 mentre Verena aveva guardato Teo con gli occhi lucidi e indifesi e il mento che quasi tremava come quello di una bambina che è stata sgridata ingiustamente.

“Buonanotte, stronzo.” aveva risposto con una strana vocetta liquida.

Teo, turbato e sorpreso, aveva fatto per aprire la bocca e dire qualcosa, ma poi era stato urtato da Scaturro che entrava in macchina; sommerso dalle voci degli altri che si preoccupavano di parlare tutti insieme neanche fossero ai mercati generali, era sparito fuori dal finestrino. Verena aveva sbattuto gli occhi, sentendosi pericolosamente vicina alle lacrime senza assolutamente sapere perchè.

“Buonanotte!”

“Buonanotte!”

“State tranquilli!”

“Non preokkuppatevi!”

“Ci sentiamo domani!”

“Waff!”

“Allacciate le cinture!”

“Ciao!”

La cacofonia rassicurante di suoni si era attutita alla chiusura della portiera ma Verena aveva ripreso a respirare normalmente solo quando la Mercedes si era allontanata finalmente dal cortile di casa Ferri. Eppure, a distanza di ore la sensazione molesta di bucatura di spillo al cuore non le era ancora passata. Si rigirava inquieta tra le lenzuola e fingeva di non sentire quel “buonanotte Verrena carra” che le rimbalzava per le pareti della mente come una fastidiosa palla magica, ma non poteva zittire Vocetta1 e Vocetta2 che cantilenavano in coro come perfide gemelle siamesi.

“E trallallero trallallà, tanti anni sprecati a costruirsi un bel carapace per tenere lontani i sentimenti, per non essere ferita… buttati nel cesso, voilà!”

“Verena la dura, Verena la tosta, Verena dalla Clava, Verena che non deve chiedere mai come nella pubblicità di un aftershave!”

“E’ bastato che un biondino sgambettante dalle camicie impossibili sbattesse le ciglia e ti rovesciasse addosso qualche erre rotolosa per stenderti come un tappeto persiano.

 “Che ne dite di lasciarmi dormire?” ringhiò Verena sottovoce.

“E la cosa più tragica è che non ci sarà mai niente più di questo: lui da te vuole solo amicizia senza ormoni!”

“Sei destinata a soffrire come un cane, povera Verrena carra.”

A Verena bruciavano gli occhi, e non era certo per la stanchezza.

“Adesso basta, per favore.” mormorò con voce tremolante e le vocette, impietosite, finalmente tacquero lasciandola più sola che mai nel tranquillo silenzio della notte.

*          *          *

“Ho un piano.” dichiarò con aria ispirata Oleana sedendosi di botto sul letto di Verena la quale, svegliata di soprassalto, scattò a sedere con la palpebra destra ancora incollata e le funzioni neurali a livello neonatale.

“Umpf?” grugnì cercando di mettere a fuoco la figura nebulosa davanti a lei.

“Ho un piano” ripetè Oleana paziente “Ormai è ora che mi dia da fare, o qualcuna arriverà prima di me, e questo non posso permetterlo.”

Verena non capiva se stava avendo un incubo o se era morta e finita all’inferno.

“…azzo sei…?”

“Oleana Odescalchi ramo Riccobono, non ricordi?” rispose Oleana come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Senti qui il mio piano: mi introduco in casa Ferri; localizzo la stanza di Marco Ferri; mi nascondo nel bagno fino all’ora di chiusura, poi, quando tutti dormono, mi intrufolo nella camera di Marco Ferri vestita con solo tre gocce di Chanel Nr.5; mi butto ai suoi piedi piangendo e dicendo che ho un tumore in fase terminale (allego come documentazione le radiografie dei polmoni di mio nonno Celso che è morto due anni fa) e che non voglio morire vergine; lo supplico di fare l’amore con me e lui, impietosito, accetta. Scopiamo come canguri per tutta la notte; il giorno dopo gli porto le radiografie, quelle vere stravolta, e lo convinco che sono stata miracolata, che è un segno del destino e che dobbiamo sposarci e fare due dozzine di figli tutti rigorosamente di ceppo finlandese. Che te ne pare?”

Verena prese la sveglia e se la portò davanti al naso, aggrottando le sopracciglia per mettere a fuoco.

“Che cazzo ci fai in camera mia alle otto di domenica mattina?” grugnì infine trattenendosi per un pelo dal tirare la sveglia in fronte all’amica.

“Ti espongo il mio piano per concupire Marco Ferri” rispose Oleana scansandosi placidamente quando Verena, imbufalita, scalciò le coperte per scendere dal letto “Mi ha fatto entrare tua madre. Persona deliziosa, tra parentesi, comincio a nutrire il dubbio che tu sia stata adottata. Comunque, cosa ne pensi del mio piano?”

“Penso che sono le otto di domenica mattina e che voglio ucciderti!” ringhiò Verena marciando verso il bagno con una traiettoria non proprio rettilinea.

“Io parlavo del mio piano” specificò Oleana seguendola “Era già pronto ieri ma tu non sei venuta a scuola…”

“Stavo male” si affrettò a spiegare Verena impacciata aprendo la porta del bagno “Il famoso bacillo postumo del mascarpone.”

“Certo” sorrise Oleana con aria furba “Che balla puerile. Te la perdono solo perché a quest’ora il tuo neurone sta ancora giocando a canasta con l’omino del sonno.”

“Devo fare pipì” rispose Verena stringendo la porta del bagno come se fosse un’alabarda spaziale “Ti spiace aspettare fuori insieme alle tue stronzate?”

“No, non mi spiace.” rispose materna Oleana e Verena le sbatté la porta in faccia.

“Sai, ho riflettuto molto su quello che è successo l’altra sera e vorrei esporti un paio di teorie interessanti.”

“Se hai intenzione di fare un’altra lista, sappi che te la farò ingoiare.” biascicò la voce di Verena al di là della porta chiusa.

“No, niente liste” rassicurò Oleana “Solo qualche constatazione. Primo, avevi ragione: Scaturro è uno stronzo. Ma questo lo sapevi già. Secondo, Mariacarla della Mirandola Ambarabacciccìcoccò è la gallina più bionda e spocchiosa di tutta la galassia, isole comprese.”

“E questo non lo sapevo secondo te?”

“Magari credevi che fosse solo apparenza. E comunque mi sono tolta una soddisfazione a riguardo, l’altra sera!”

“Le hai davvero sputato nella tisana?”

“No, però le ho attaccato un chewing-gum nei capelli.”

“Non devi trattare così male la tua futura cognata… sempre se la cosa del tumore con prova radiografica vada in porto.”

“Non farmi perdere il filo: ho ancora la terza teoria da esporti.”

“Se non è quella della relatività di Einstein, è meglio che taci.”

“Teo ti piace.”

La porta del bagno si aprì e la faccia appena lavata di Verena ne spuntò aggrottata e chiara come quella di una Valchiria.

“Non. Dire. Stronzate.” scandì minacciosa “Comunque devi chiamare i Ferri.”

“Volentieri” rispose Oleana guardinga “Per dire cosa di preciso? Che stuprerei volentieri in sequenza tutti i Ferri di sesso maschile, padre escluso, o devo limitarmi a chiedere come stanno le begonie?”

“Devi riuscire a farti invitare.” spiegò Verena.

“Allora pensi davvero che il mio piano sia buono?” si illuminò Oleana speranzosa.

“No, il tuo piano fa schifo. Primo, se ti nascondi in bagno, con la frequenza con cui i Ferri si fanno le docce ti beccano dopo nemmeno dieci secondi che ti sei intrufolata; secondo, vestita con solo tre gocce di Chanel Nr.5 muori di ipotermia anche prima che Otello ti scovi e ti azzanni un tallone, visto che il ceppo finlandese stabilizza la temperatura della casa a -15°; terzo, guarire da un tumore terminale è fantascienza pura, a meno che tu non sia la protagonista di una fiction su Canale 5, e non lo sei. Quindi, desisti.”

“Uff, che guastafeste” si inalberò Oleana incrociando le braccia sul petto “E allora perché dovrei farmi invitare dai Ferri?”

“Ho visto di nuovo il diario l’altra sera. E Scaturro ha vaneggiato di cose assurde, tipo che ha chiesto un appuntamento a Mariacarla e che lei ha accettato… lo so, doveva essere per forza l’effetto allucinogeno del mascarpone, ma ne voglio essere sicura e quel maledetto diario ormai è diventato la chiave di volta di tutto! Dobbiamo assolutamente recuperarlo.”

“Verena cara, mi auguro per te che quel “dobbiamo” sia un plurale maiestatis … insomma, che l’idea di introdursi in casa Ferri per rubare un diario sia una cosa che pensi di fare tra te e te medesima, vero? Perché io non voglio avere niente a che fare con le tue allucinazioni visive, a meno che non siano maschi, biondi e metà finlandesi.”

“Dio mio, sei proprio fissata” esclamò Verena infastidita “Se riguarda i Ferri, più che un senso unico diventi un passo carrabile! Comunque non ti ho chiesto di rubare il diario. Sarebbe più un…”

“… prendere a prestito” finì Oleana scettica “La conosco già questa fola, raccontala al tuo frate confessore! Perché non fai le cose in modo normale?”

Verena corrugò interrogativamente la fronte.

“Che vuol dire in modo normale?”

“E’ un concetto molto al di fuori della tua portata, lo so” sospirò Oleana ironica “Ma perché non vai tu a casa Ferri e chiedi se gentilmente ti danno il diario?”

Verena meditò un attimo: di nuovo a casa Ferri? A subire il tiro incrociato ormonale di Dieci e Teo, con Otello alle calcagna, le begonie defunte e le tisane volanti?

“Non posso andare a casa Ferri.” dichiarò a bocca asciutta.

“Perché?”

“Perché no.”

“Perché no è una motivazione stupida e infantile ed è proibito usarla dopo che si è finito le elementari.”

“Parla quella che si diverte a fare liste intelligenti dove al punto 7 c’è scritto: Marco Ferri ha il culo più interessante della regione Emilia Romagna.”

“Piantala di glissare! E’ per via di Teo o di Otello?”

“Non vedo la differenza, mordono e waffeggiano entrambi.”

“Beh, uno ha il ceppo finlandese e l’altro no. Avanti, dimmelo, vuoi o non vuoi incontrare Teo?”

Era difficile glissare con una domanda così diretta.

“Mi appello al quinto emendamento.” mormorò Verena in difficoltà.

Oleana la fissò con autentica commiserazione.

“Sei patetica” sentenziò decisa “E io sono stufa di aspettare che tu ammetta con te stessa che sei cotta marcia di Teo.”

Il viso di Verena diventò di colpo rosso e lucido come la buccia della mela di Biancaneve.

“Ti ho già detto che non è vero!?!” strillò emettendo fumo dalle narici “Io cotta… di quel bambolotto? Di quel canarino frou frou con le ruches nelle mutande? Di quel dislessico col verme solitario che guida come Schumacher in astinenza da cocaina? Di quel cerebroleso che ascolta Masini per endovena? Fammi il favore! Io non mi faccio abbindolare da psicopatici vichinghi solo perchè hanno dei begli occhioni e la erre che si aggroviglia! Io… io non sono cotta marcia di nessuno, chiaro?!?”

Oleana, per niente scalfita dalla sfuriata, la fissava con l’espressione vagamente nauseata di chi annusa un cassonetto straripante pattume.

“Allora mi chiedo con che scusa assurda riesci a giustificare tutto il resto con te stessa, a meno che tu non sia convinta di avere un tumore al cervello.”

“Tutto… tutto il resto? Tutto il resto di cosa?!?”

“Se avessi ragione, e Verena cara non ce l’hai…”

“Non chiamarmi Verena cara!”

“… dovresti spiegare le tue reazioni a determinati stimoli… cazzo, se parlo bene, dovrei registrarmi!! Comunque, ti ho osservato bene e il linguaggio del corpo parla chiaro…”

“Il mio corpo parla ungherese, non puoi averlo capito!”

“… se Teo si avvicina inizi ad ansimare come un brontosauro asmatico, ti viene l’occhio a palla, produci copiosa bava idrofoba e inizi a delirare a vanvera. Di quest’ultimo effetto me ne sono accorta solo io, ufficialmente parli sempre a vanvera. Senza contare il resto: tachicardia, vertigini, sudorazione diffusa… secchezza delle fauci, ritenzione idrica, cefalea, blocco intestinale…”

“Devo pensare seriamente a una chemioterapia?”

“Devi renderti conto che Teo ti piace.” rispose Oleana lapidaria.

“Non è vero!”

“Quando guardi Teo ti illumini come un albero di Natale. Mi vien voglia di cantare Jingle Bells tutte le volte che ti vedo!”

Verena avrebbe probabilmente strillato qualcosa di osceno e blasfemo, se non fosse stata interrota dal provvidenziale squillo del cellulare.

“Pronto!” ruggì al volo senza nemmeno guardare chi fosse, segretamente grata del diversivo.

“Buongiorno, Verena cara!” squillò allegra la voce di Teo, inondandola a sorpresa con le sue erre aggroviglianti.


 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Amori miei, visto che vi amo tutti dalla punta dei vostri piedi puzzolenti alla cima dei capelli, vi auguro di cuore “Buon San Valentino”!!

E chissà che non ci scappi un aggiornamento EXTRA per il 14 Febbraio… giusto perchè qui si parla di amore, quindi perché non festeggiare la ricorrenza con un capitoletto nuovo?

Fatemi sapere se la cosa vi aggrada!!

 

Krisma: Tranquilla, tranquilla… fai un bel respiro e riponi la tua fiducia in me!! Devi far passare un po’ di traversie ai miei adorati personaggi, no? La donna-lombrico, ovvero Mariacarla, ha indubbiamente un suo fascino: chi non ha il gene Y non può capire… come un maschio medio non capisce perché a noi femminucce possa piacere un tipo come Teo. Eh, i misteri della natura umana… ricambio il vagone di baci, mia diletta, a presto!!

I_s: Una nuova recensitrice… che bello! Beh, grazie davvero per tutti questi complimenti, che meraviglia… anche a nome della mia bellissima e insostituibile beta reader, che si fa un mazzo così a correggere le stronz… ehm, le cose che scrivo. Kiss anche da Teo!!

Kokky: Panico, eh? Da me dovete aspettarvi di tutto!!!! (…risata sadica…). He he he, ma non che non sono cattiva: vedrai… qualche capitoletto di sofferenza c’è, e tieni presente che a me piacciono lo coppie “improbabili”, quindi… tanti tanti baci, a bientot!

Teo: O mio carissimo detentore di erre rotolosa, a quando l’MP3 con lo scioglilingua trentino? Qui siamo tutte ansiose di farci la doccia con le tue erre… nel mio immaginifico Teo ha anche l’accento bolognese (tutto un programma!!): per rendere l’MP3 credibile,  credi di poter arrivare a tanto? Baci baci, a presto!!

Armonia: Amore mio, certo che mi sei mancata!! Tutto bene lo studio? Beata te che hai capito dove voglio andare a parare… io ancora sono in alto mare!! Sto scrivendo il capitolo 21 e ho talmente ingarbugliato la faccenda che non so più come fare ad uscirne…. Suggerimenti…? Comunque, Teo e l’autoanalisi non sono ancora stati presentati, vedrò di rimediare. Non è nella sua natura pensare… lui sgambetta e fa molto vento con le mani, e crede di aver espletato così tutte le sue funzioni!! Che tesoro, però… Masini è troppo? Ma no! In fondo, era da prevedersi… o lui o la Pausini. O entrambi? Orrore!!!

Marzy: Ma non che non spodesti nessuno!! DrummyDream è felice di concederti il posto. L’unica cosa è che ti toccherà dormire con una tale folla di poster di Tom Kaulitz attaccata al naso che se sei allergica alla cellulosa andrai in shock anafilattico! In caso, fammi sapere che procederò allo spoglio. Intanto, prepara i gargarismi con l’aceto per l’ugola!!! Un bacione!!

Maharet: Ho capito, dopo San Valentino basta capitoli/regalo, va a finire che vi sconvolgo la routine e dopo non ci capisce più niente nessuno!! Ma visto che mi hai detto che sono un genio, mi risollevo il morale, Maharret carra!! Ricambio i baci e aggiungo un vagone di erre, a presto!!

Kyaelys: Mea culpa… ho pubblicato un capitolo in mezzo alla settimana e ho ribaltato qualche equilibrio… scusatemi!!! La coppia Dieci/Verena non è così male come la dipingono gli altri…sinceramente, io non ho ancora deciso con chi finirà Verena. Posto che finisca con qualcuno! Attualmente, la propensione naturale dei personaggi verte su altre ship, ma lascio fare a loro… a incasinarsi la vita sono più bravi di me! Intanto, beccati una scatola di sbaciuzzi assortiti, a presto!!

Black_Moody: Ti devo ringraziare per talmente tante cose che non so nemmeno da dove cominciare. E, orrore!, non so nemmeno dove finire!! Il bello della diretta. Allora, mia cara, le tue recensioni sono entusiastiche, esaltanti, correttamente scritte e denotano una simpatia frizzante e una mente agile. Come non amarti di primo acchito? Quindi, mia cara grazie per aver letto anche le altre mie storie, grazie per le belle parole che hai sprecato epr una vecchia ciabatta come me, allenati col flauto e beccati i miei più sinceri e cari ringraziamenti. A presto, bellezza!

Evan88: Che divertente farvi disperare!! MA davvero la coppia Teo/MC sarebbe così improbabile? Io li vedo molto compatibili, invece: il senso estetico di Teo è molto vicino alla smania da firma compulsava di MC… Un po’ contorto il fattore “scegli la coppia che sembra meno improbabile epr coprire la vera  coppia probabile per coprire la coppia che scoppia…” . Oddio, mi sono persa! Vuoi la verità? Le coppie non le decido io: si decidono da sole. E adesso internatemi, avreste tutte le ragioni. Sbaciuzzoni!!

Greta91: Non disperate, miei cari… Teo e MC non stanno mica insieme!! E Teo è così “cacofonico” (non trovo un aggettivo migliore per descriverlo) che manco lui sa cosa vuole. Comunque, se volete un bel finale assicurato, sono corrompibile… eh eh eh! Per una notte con Johnny Depp faccio mettere insieme Verena con Godzilla in persona! Baci baci, a presto!

Roby: Ma come? Invece di apprezzare i miei regali vi lamentate perché pubblico troppo spesso? Siete tutti delle savusilakke! A proposito, questa deliziosa parola l’ho pescata da un dizionario finlandese. Ma che razza di lingua parlano? Ho cercato “io ti amo” ed è venuta fuori una roba che sembra lo scaracchio di Shrek. Orribile. Divertentissimo! E’ ufficiale, adoro le lingue nordiche!! Baci sparsi a te, mio diletto!

Tartis: Teo, è ufficiale davvero, non è gay. E’ molto, come dire, eccentrico… casinista… indeciso? Ma non sulla tendenza sessuale, eh. Comunque, di più non dico, che rischio di spoilerare. Amici senza ormoni o amici con ormoni…? Questo è il problema! Risolvibile tra qualche capitolo, non disperate… Kuss, ciao!!

Londonlilyt: Teo dell’altra sponda? Un oggettino così deliziosamente carino lo lascio sprecato per quel fetacchione del genere maschile? Non sarebbe da me. E infatti, sto seriamente pensando di ritirare Teo dal mercato e spupazzarmelo solo io. Peccato che non esista! Senti, ma che è successo a Cadmen Town? Sapevano che venivo io e hanno deciso di dar fuoco a tutto ciò che poteva piacermi? Che stronzi questi inglesi…!

Saraj: Infatti, la tua mente (malata e perversa, lasciatelo dire!) segue purtroppo gli stessi contorti processi mentali della mia, quindi… per non spoilerare troppo, sei pregata di non fare congetture a voce alta (???). Mi costringi sempre a rimescolare le carte in tavola, uffi! E adesso che combino? Rimetto in pista Marco e da special guest lo faccio diventare l’uomo dei sogni…? Uhm, se non lo dici a nessuno, ci potrei anche fare un pensierino…

Suni: Quando hai parlato di malati di mente, pensavo che parlassi di me! E invece parlavi di Teo e Verena… meno male. Oleana sta vivendo un momento di recessione, ma presto avrà di nuovo un suo perché. Comunque, epr la cronaca, Teo detiene al momento il primato di capocannoniere: ha baciato Verena nel primo capitolo, MC adesso e chissà… Otello? Oleana? Chi sarà la sua prossima vittima? Sto valutando anche la tua proposta per la ship Dieci/Oleana: sembrava scontata, e invece… L’unica cosa che continua a perplimermi è: con chi caspita lo metto Scaturro?!?! Baci baci, ciao!!

Rik Bisini: E così, è ufficiale? Avrò l’onore di condividere con te lo stesso lavandino in cui lavarci i denti? Ben misero ridimensionamento rispetto alla vasca idromassaggio, ma dobbiamo accontentarci… Teo una peste? E’ vero. Un’adorabile peste, vorrei precisare: c’è il suo bell’aggettivo di differenza! Insomma, ho un debole per questa mia creatura: come l’avevo per Garrie e Camillo, più che per Sasha o per Saverio. Non so, forse il fascino dei biondi, chissà? Per la coppia Teo/Verena… sai che ancora non ho deciso? Sto ancora aspettando un segna dai personaggi… saranno loro a decidere, alla fine! Baci dovunque, a presto mio diletto!!

Lauraroberta87: Dimmi, cara, sono una sadica… cosa? Ho fatto due conti, e ci viene solo sadica di polistirolo blu espanso. Illuminami tu sul reale significato di tutte quelle stelline…. Teo che ci prova con Verena…? Non so se sarebbe d’accordo. Dal suo punto di vista, stava solo socializzando. Strano ceffo, sai? , il nostro canarino finlandese. E Dieci? Davvero si vede che Verena gli piace? Non so… il gemello cazzuto è molto riservato… non mi ha ancora confessato gli affar suoi. Aspetto che si apra per dirvi cosa pensa in realtà di tutte queste ragazze che gli ronzano introno… magari, il vero gay è lui!! No, no, scherzavo. Risolvere il macello? Ma se devo ancora cominciare a complicarlo!!! Baci baciosi, ciao!!

Kabuki: Maddrinah mi piace, dovunque tu l’abbia preso vedo che l’hai interiorizzato bene e ci calza come un guanto. Finlandia, Norvegia... li confondo sempre anche io. Un po’ come l’Uganda e il Rwanda, il Kazakisthan e il Kajikisthan, il pero e il melo… Tanti baci sparsi da me, da Teo e tutta la banda riunita!!

__Miriel__: E che ci faccio con due bei gemellini identici se non posso scambiarli e incasinarli per benino? Mi sto divertendo come una pazza!! (Loro un po’ meno, poracci….). Spero anche di continuare a divertire voi, miei carissimi lettori!! ASempre grazie di tutto, un bacio e a presto!!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: Appuntamento...? ***


Recensione di Arista, fatta il 12/02/2008 - 08:29PM sul capitolo 18: Capitolo 17 : Equivoci - Firmata

Capitolo 18 : Appuntamento…?

 

Verena, per reazione immediata, schivò un colpo apoplettico, smise di respirare e balzò in piedi sul letto: tenendo in mano il cellulare come se fosse una bomba a mano senza linguetta, fissò Oleana con enormi occhi spaventati. 

“E’ Teo!” sillabò muta in preda al panico e Oleana inarcò il suo malizioso sopracciglio sdraiandosi come una indolente odalisca sul letto.

“Ma và?” rispose fintamente sorpresa “Credevo Gandhi, dall’espressione della tua faccia.”

“Che faccio?” sillabò ancora Verena tormentando il cellulare con mani nervose.

“Piantala di masturbare il telefono e rispondi. In italiano. E respirando tra una frase e l’altra, magari ti va via quel color melanzana dalla faccia.”

Verena le lanciò un lungo sguardo offeso e spaventato, poi si decise a rispondere.

“Ciao.” gracidò a corto di fiato.

“Ciao? Tutto qui? Mi aspettavo come minimo un bombardamento a catena, visto che è l’alba di domenica mattina, ma come al solito mi tramortisci di sorpresa, Verena cara. Come mai sei già sveglia?”

“Stavo andando a messa” rispose prontamente Verena cercando senza gran successo di smetterla di arrossire come un gambero di fiume “Ora, se ci tieni a non essere sodomizzato con un palo della luce, mi dici perché diavolo hai telefonato?”

“Volevo sapere come stavi” rispose Teo con estrema nonchalance “Ieri non sei venuta a scuola e dopo la nottata di fuoco di venerdì, mi accertavo che non fossi morta affogata in una pozza di vomito.”

“Davvero premuroso.” borbottò Verena. Aveva il cuore così alto in gola che sembrava una terza tonsilla.

“E poi, ehm… l’altra sera mi sei sembrata un po’ strana. Volevo sapere se ti avevano internato definitivamente o se eri ancora in circolazione.”

“Strana.” si offese Verena, sbrinandosi di colpo. “Senti da che pulpito viene la predica!” si schifò Vocetta1 “Prima fa il carino con le fossette che sono un incanto, poi sotto la doccia diventa più artico di un iceberg, poi torna dolce e goloso come il pan di zenzero con quel suo stramaledetto Verrena carra… e la strana saresti tu?!?”

“Sì” rispose Teo con convinzione “Per me è strana una che saluta con un sentito “buonanotte, stronzo” senza nessun motivo, a parte il fatto che devo ancora capire cosa avesse a che fare la Nutella con tutto il casino che è successo.”

Ops…

“Ho deciso però di accantonare i tuoi comportamenti da mentecatta e di sentire se… ehm… se sei davvero arrabbiata come sembravi o se era solo una mia allucinazione.”

“Arrabbiata?” esalò Verena socchiudendo gli occhi: Dio, quelle erre… Arrabbiata, detto da lui, era la parola più maledettamente erotica di tutta la maledetta Treccani.

“Arrabbiata, sì. Sei davvero arrabbiata, Verena cara?”

“Oooo… eeee…”

“Verena? Ti stanno lobotomizzando? Ti ho chiesto se sei ar…”

“No, non sono arrabbiata” lo interruppe Verena prima che le scoppiasse una vena “Sono felice e serena come se mi fossi appena fatta una canna. Contento?”

“Sì” rispose Teo poco convinto “Però sembri lo stesso ar…”

“Otello sta bene?” lo interruppe Verena pescando a casaccio il primo argomento che le saltò in testa pur di evitare un altro assalto di erre erotizzanti.

“Otello? Sì, sta bene. E’ un po’ provato dall’esperienza di venerdì… sai, non aveva mai visto nessuno vomitare più di lui. E prima che tenti penosamente di cambiare di nuovo argomento, ti informo che sono felice che tu non sia arrabbiata.”

E dalli.

“Bene.”

“Perchè noi due siamo amici, nonostante ti ritenga una pericolosa sociopatica, e non vorrei mai vederti arrabbiata.”

Ancora!

“Bene!”

“Quindi siamo amici?”

“Sì.” rispose in fretta Verena: tutto pur di non fargli dire ancora… 

“Sicura, Verena cara?”

“Dì di nuovo Verena cara e ti azzanno la carotide.” berciò Vocetta1 bellicosa.

“Sì, Teo, siamo amici” ruggì Verena “Senza arrabbiature, psicodrammi e ormoni. Asessuati come due lumaconi eunuchi, contento?”

“Sembri ancora arrabbiata.”

Di nuovo. “Quel bastardo lo fa apposta!” pensò nebulosamente Verena distratta da Oleana che si era improvvisamente animata e che le faceva strani segnali gesticolando come una pazza furiosa.

“Senti, ehm… cosa?”

“Chiedigli di andare a casa sua!” ordinò Oleana truce.

“Io? No!”

“Che succede?” sorrise la voce di Teo “Hai un suggeritore?”

“Sì” grugnì Verena aggressiva “Ne ho bisogno visto che di domenica non riesco ad elaborare niente di mio fino a mezzogiorno; è un problema?”

“Assolutamente no” cinguettò Teo di buonumore “Comunque per me è ok.”

“Che cosa?”

“Se vieni a casa mia.”

Dei del cielo, aveva sentito!!

“Senti, io non…”

“Oggi pomeriggio alle tre e mezza? Metterò la museruola a Otello.”

Oleana intanto, stava trattenendo a stento una grassa risata.

“E’ un appuntamento?” esclamò con voce acutissima.

Verena per poco non le saltò alla gola.

“Appuntamento?” chiese Teo interrogativo.

Numi!

“Io, cioè, no, lo so che… no, cioè, dimenticati la domanda, dicevi di Otello…”

“Non è un appuntamento, ma un invito” concluse Teo lentamente con voce molto seria “Che fai, vieni lo stesso? O devo chiederti un appuntamento?”

“No no no, certo che no… cioè, non mi devi chiedere un app… cioè…”

“Devi andare” le mormorò sottovoce Oleana in modo molto convincente “Ricordati il diario di Scaturro. Puoi sempre rifilare a te stessa la balla che ci vai per quel motivo!”

“Ma…”

“Devi venire” decise Teo “Io sarò quello in cucina con la camicia gialla che mangia un panino grosso come la Corsica.”

Figurarsi se non pensava al mangiare, pensò Verena con una dolorosa stretta al cuore. Oleana intanto annuiva così freneticamente che sembrava le si stesse staccando la testa dal corpo e Verena, zittendo di forza Vocetta1, Vocetta2 e l’esercito di loro consorelle, decise su due piedi di buttare alle ortiche tutti i se e i ma che le occludevano la gola e di tentare, almeno una volta, senza pensarci troppo su. “Tanto, cuore spezzato più, cuore spezzato meno…”

“Oh, ehm… ok. Accetto l’invito. Io sarò quella col kalashnikov sotto braccio e l’aria scocciata.”

“Sarà dura riconoscerti, allora. Ci vediamo più tardi, splendore!”

E riattaccò. Verena posò con precauzione il cellulare sul comodino, aspettando la reazione di Oleana senza trovare il coraggio di guardarla in faccia; il silenzio che piombò nella camera da letto era pesante come una montagna di pietra.

“Beh?” chiese infine Verena, incapace di trattenersi oltre.

“Jingle Bells… Jingle Bells…” canticchiò Oleana ispirata attirandosi una giustificatissima cuscinata sul naso.

*          *          *

Dieci Ferri transitò in accappatoio davanti alla camera di Teo (usciva dalla doccia, manco a  dirlo…) e sorprese il gemello a fischiettare allegro.

“Chi era al telefono?” si informò appoggiandosi indolente allo stipite.

“Era Verena.” rispose Teo con voce pimpante.

“Che bello. L’hai mandata a fanculo da parte mia?”

“Sì. Ti ringrazia per le belle parole e ti augura una emorroide rettale.”

“Che stella. Vedo che stamattina sei tornato di nuovo te stesso. Ieri sembravi di ritorno da un raduno di zombie…”

“Ero in crisi per i postumi del mascarpone.” glissò Teo evasivo.

“Ma tu avevi preso la zuppa inglese.”

“Sai che sono sempre solidale con tutti: sono stato male per osmosi.”

Dieci inarcò scettico le sopracciglia, ma preferì non indagare: conosceva anche troppo bene il gemello, e se Teo non aveva voglia di parlare, non avrebbe parlato nemmeno sotto tortura. Beh, forse sotto tortura… con uno scatto felino, Dieci zompò in mezzo alla stanza e immobilizzò Teo con una ferrea presa alle braccia.

“Che ti prende?” esclamò Teo agitandosi.

“Avanti, dimmi la verità!” intimò bruscamente Dieci mentre Teo, colto di sorpresa, cercava di svincolarsi.

“Lasciami, bruto! Non ho proprio niente da dirti!”

Dieci strinse di più e Teo mugugnò di dolore.

“Allora? Ricordati chi è il gemello che le ha sempre prese…”

“E tu ricordati chi è il gemello che si troverà con un topo morto nel cassetto della biancheria se non la pianta subito!”

“E’ per l’aspide? Stavi male per lei?”

“Per Verena?” la sorpresa nella voce di Teo non poteva che essere autentica e Dieci allentò la presa “No, Verena non c’entra. Te l’ho già detto, era per il mascarpone.”

Non era vero: Teo sapeva mentire a tutti con la faccia tosta più adorabile e credibile del mondo, ma non a Dieci.

“C’entra Scaturro? Quello stronzo ti ha detto o ha fatto qualcosa…?”

Teo riuscì a liberarsi dalla presa di Dieci e si piazzo davanti a lui con una strana espressione sul viso tra l’arrabbiato e il ferito.

“Senti, piantala di farmi da balia” dichiarò con voce forzatamente neutra “Credo di essere in grado di cavarmela da solo con quel cavernicolo di Paco. E non chiamare aspide Verena, non è affatto una serpe come la dipingi tu!”

“Non è nemmeno Biancaneve” precisò Dieci, colto alla sprovvista dallo strano atteggiamento di Teo “E poi scusa, cercavo solo di farti un favore!”

“Se volessi davvero farmi un favore, prenderesti in considerazione l’idea di trovare simpatica Verena!”

“L’aspide? Trovare simpatica l’aspide?”

“Verena!”

“Sarà mica obbligatorio trovarla simpatica!”

“Sì che lo è! E voi siete due perfetti zucconi a non capirlo!”

“Noi due?” trasecolò Dieci stringendo gli occhi in due pericolose fessure “In che senso noi due?”

Teo sembrò di colpo parecchio sulle spine.

“Beh… voi due in tanti sensi…” glissò impacciato.

“Teo? Starai mica macchinando una delle tue solite coreografie da comare impiccione e ficcanaso, vero?”

“Io?!?” si scandalizzò Teo con una convincente faccia da martire.

“Tu” rispose Dieci minaccioso “E se non ti ricordi in quali occasioni ti sei impicciato degli affari degli altri, possiamo chiedere a nostro fratello e alla sua ex a cui tu avevi mandato una bella lettera per spiegarle il fatto che le avevi fatto le corna. Firmandoti come Marco.”

“Gliele aveva fatte davvero ed era giusto che lei lo sapesse” buttò lì Teo con voce molto pacifica “Comunque ho imparato la lezione. Non mi voglio impicciare degli affari tuoi. Ma Verena è speciale e non riesco a capire come fai a non accorgertene. Tu e lei siete partiti decisamente col piede sbagliato. Io vorrei solo che voi due andaste d’accordo.”

Dieci aggrottò le sopracciglia incerto: non aveva ancora digerito il fatto che Verena ci avesse in qualche modo nebuloso “provato” con lui. Non riteneva opportuno che il gemello, notoriamente poco avvezzo a gestire smacchi e delusioni, si prendesse una cotta per una tizia che ci provava con tutti. Anche con Scaturro, a sentire Oliviero… gli sembrava davvero assurdo, ma magari un fondo di verità c’era.

“L’altra sera non sembravi così ansioso di farci diventare amici.” fece notare flemmatico.

“L’altra sera non avevo ancora baciato Mariacarla.” pensò Teo, ma nessuna emozione trasparì dal suo bel visetto impudente con gli occhioni azzurri innocentemente spalancati.

Non gli sembrava affatto saggio informare il gemello che si stava effettivamente impicciando degli affari suoi. C’erano poi alcune cose che dovevano rimanere più segrete e sepolte del tesoro di Tutankhamon, tipo:

1)      Che aveva una cotta per la sua fidanzata

2)      Che aveva baciato la sua fidanzata spacciandosi per lui

3)      Che stava cercando di rifilargli Verena nonostante entrambi non sembrassero molto propensi a seguire il suo piano

4)      Che stava cercando di rifilargli Verena nonostante lui stesso a volte fosse molto confuso su quello che gli succedeva quando lei era nei paraggi

Già con uno solo dei Quattro Fantasmagorici Punti Oscuri c’era da rischiare la decapitazione… ma l’intento originale rimaneva, e cioè Dieci e Verena dovevano piacersi. Punto.

“Promettimi che le darai una chance.” disse quindi con la collaudatissima voce del gemello che ottiene sempre tutto anche solo sbattendo le ciglia.

“All’aspide?”

“A Verena.”

Dieci e Teo si guardarono a lungo, lo specchio l’uno dell’altro: per la prima volta, ognuno coi propri segreti.

“Tenterò.” rispose alla fine Dieci girando le spalle al fratello prima che questi leggesse l’incertezza nei suoi occhi.

*          *          *

Le due: un po’ prestino per iniziare a prepararsi, ma Verena si sentiva addosso tanta di quella adrenalina che rimanere ferma o pensare di ammazzare il tempo studiando era assurdo. Iniziò allora a rovistare svogliatamente nell’armadio incerta su cosa indossare.

“Cerchiamo qualcosa di femminile per l’appuntamento?” gorgogliò Vocetta1 tutta allegra.

“Non è un appuntamento.” ringhiò Verena alla propria immagine: quando si accorse che si stava provando un grazioso vestito a fiori lo buttò via di colpo come se fosse radioattivo.

“Non sarà un appuntamento, ma nemmeno una missione in Afghanistan!” la rimproverò Vocetta2 quando Verena tirò fuori dall’armadio la giacca mimetica.

Beh, in effetti… “Per un appuntamento che non è un appuntamento ci vuole qualcosa di sexy che non è sexy.” spiegò Vocetta1 con aria saputella.

Logico. Facile! Verena si provò una tutina di vernice nera che le stava parecchio aderente e prima ancora di guardarsi allo specchio la voce piena di erre rotolanti di Teo le rimbombò allegra nelle orecchie.

“Ehi, Catwoman! Ci facciamo un giro sulla mia Batmobile color muffa?”

Ok, niente tutina di vernice. La gonna da contadina ucraina nemmeno a parlarne… i pantaloni alla zuava anche… il vestito di gomma da dimenticare… Una camicia trasparente?

“Troppo stile sbattimi-sul-tavolo-e-prendimi.”

Un dolcevita nero?

“Il famoso look Onoranze Funebri non va per la maggiore…”

Una palandrana da palombaro?

“Ingombrante e ridondante.”

“E basta!” berciò Verena corrucciata.

“Pensi di riuscire a vestirti da sola per un appuntamento così importante?” la aggredì Vocetta1.

“Non è un appuntamento e non voglio una vocetta psicotica per consulente di immagine!”

“La camicia bianca” suggerì Vocetta2 facendo da paciere “E’ seria ma fa intravedere la scollatura.”

Come se Teo si interessasse alle scollature….

“Si interesserà se ci ficchi dentro un bel completino intimo delle Winx.” ridacchiò Vocetta2 subdola.

L’idea era così balzana che poteva anche funzionare. Verena lo provò dubbiosa; codini con i fiocchi rosa, camicia bianca, gonnellina a pieghe grigia, calzettoni, ballerine e reggiseno rosa delle Winx (un regalo della nonna con l’Alzheimer, quella che era convinta che Verena frequentasse la prima media).

“Sembri Britney Spears in Baby one more time.”

I calzettoni vennero prontamente sostituiti dagli anfibi e i codini da una leggera cotonatura punkeggiante.

“Un po’ Sid Vicious, un po’ collegiale cerebrolesa” chiocciò Vocetta1 “A Teo piacerà di sicuro.”

“Non so…” meditò Verena dubbiosa.

“Lo sappiamo noi, va bene così. Anche perchè sono le tre e venticinque e se vuoi arrivare in tempo all’appuntamento bisogna che ti muovi.”

Verena per poco non strillò, guardando l’orologio: afferrò di corsa il cellulare, lo zainetto, la giacca, il casco, le chiavi dello scooter, il lucidalabbra, gli occhiali da sole…

“E comunque non è un appuntamento!” pensò affannata sbattendo la porta.

*          *          *

Teo si provò la camicia gialla davanti allo specchio: faceva a pugni coi suoi capelli biondi (per una volta non sparati in aria coi petardi) e i volant intorno ai polsi erano decisamente eccessivi. Era ridicola. Verena l’avrebbe adorata.

“Komme sei bello” chiocciò la voce di Tellu dalla soglia “Dovve devvi andarre?”

“Da nessuna parte” rispose Teo evasivo “Viene, ehm, Verena.”

“Verenna!” commentò Tellu con un sorriso segreto “Certo. Dovrò portarre Ottello a farre un girro, di vomitto ne abbiammo avutto già abbastanza per kuesta settimanna. A propositto di vomitto, komme va il tuo pianno per mettere Verenna insiemme a Lukka?”

Teo storse la bocca in una deliziosa smorfia imbronciata.

“Non tanto bene” rispose sostenuto “Quei due sono più ostinati del previsto. Non collaborano affatto!”

“Ke insensibilli” commentò Tellu spudoratamente ironica “Kossì oggi cerkerrai di convincerre Verenna a innamorarsi di Lukka?”

Teo scambiò un rapido sguardo sorpreso con sua madre, la quale lo ricambiò con due tersi e sereni occhi celesti. Stava evidentemente cercando di fargli capire qualcosa, ma Teo proprio non capiva che cosa…

“Ehm… sì?” tentennò dubbioso.

“Allorra vi lasciammo solli” decise Tellu ridacchiando tra sé e sé “Metti ke la kossa vadda per le lunghe….”

“Mamma, cosa stai cercando di dirmi?”

Tellu rifilò al figlio un sorriso dolcissimo, ampio e materno: sembrava un barracuda.

“Niente, karas, niente: sollo augurri per l’appuntammento.”

“Non è un appuntamento” specificò Teo a disagio “E’ solo un invito.”

“Komme ti parre, Teo… komme ti parre.”

*          *          *

Una volta suonato il campanello e dichiarata la propria identità, Verena entrò in casa Ferri praticamente di corsa, primo per non rischiare di cambiare idea e girare i tacchi all’altezza delle begonie, secondo per tentare di andare più forte di Vocetta1 eVocetta2 che la inseguivano piene di premurosi accorgimenti. Incespicò quindi praticamente sulla porta, con le mani ghiacciate dall’emozione, il cuore conficcato in gola come un osso di pollo e la necessità impellente di emigrare in Sudafrica. Teo, come da copione, era in cucina indolentemente appoggiato al frigo; indossava una camicia gialla che avrebbe reso ridicolo un clown, masticava allegro un panino che sembrava un disco volante ed era bello e radioso da far venire un infarto.

“Verena cara!” la accolse con voce cinguettante, aggredendola subito con quelle sue mefitiche erre; Verena rimase un attimo zitta, indecisa se darsela a gambe più velocemente di Speedy Gonzales o svenire sul forno a microonde, modello Mariacarla della Mirandola QuelRamoDelLagoDiComo.

“Ciao.” sfiatò infine, conscia come non mai di avere la gonna troppo corta, le ascelle sudate, le mani surgelate, le guance color porpora e la respirazione da enfisema polmonare cronico.

Teo si staccò dal frigo e le venne incontro saltellando, sorridendo, masticando e rimanendo comunque fighissimo come solo lui sapeva fare.

“Come sei carina!” le disse ammiccando, e Verena si sentì brutta e goffa come un cassonetto della raccolta differenziata; “Quella gonna ti sta un amore”, continuò Teo, e Verena sognò di cospargere la gonna di benzina e di darle fuoco.

“Gra… ehm… beh… ciao” balbettò completamente nel pallone. Oddio, ciao non lo aveva già detto? Che bella figura da cerebrolesa stava facendo! “Non… ehm, non c’è nessuno?”

“Mamma ha portato Otello a fare una opportuna passeggiata, il più possibile lontano da te; Luca è sparito, speriamo vivamente in un’altra dimensione dalla quale non potrà mai più fare ritorno; Mariacarla credo che stia cercando di intaccare il cospicuo patrimonio dei Santogiacomo comprando chili e chili di Barbour negli Outlet; Marco è in giro a spargere il suo seme, pardon, il suo verbo; papà credo che sia di sotto a smontare qualche bicicletta. Perché, io non ti basto?”

“Che domanda imbecille!” ruggì Vocetta1 indignata.

“S-no, cioè…”

“Non hai portato il kalashnikov” disse Teo con aria di rimprovero, interrompendo i patetici miagolii di Verena “Così non vale. Io il panino ce l’avevo.”

“L’ho lasciato nel bauletto dello scooter.” spiegò Verena cercando di non respirare (Teo era molto vicino e il profumo di more era stordente; “Dove cazzo fa il bagno?” pensò stizzita Vocetta2 “Nel frullato ai frutti di bosco?”).

Teo, per niente scalfito, la prese a braccetto, scatenando un nuovo tentativo del cuore di Verena di decollare come un Boeing 747, e la trascinò verso camera sua. Quando se ne accorse, Verena puntò i piedi, in preda al panico.

“Non… ehm… non restiamo qui?”

L’idea di sedersi sul letto con Teo a fianco, con il profumo di more, i ricciolini biondi da canarino e le erre aggroviglianti a bombardarla come Berlino per mano degli alleati, la riempiva di sacrosanto terrore.

“In cucina? Perché, hai fame?”

Verena aveva lo stomaco così chiuso che non ci sarebbe passato uno spillo anoressico, figurarsi qualcosa uscito dal Fantasmagorico Frigo degli Orrori dei Ferri.

“Un po’.” mentì incerta e Teo le rivolse un improvviso sorriso, malizioso e assolutamente adorabile.

“Dì la verità, hai paura che metta su di nuovo un CD di Masini.” gorgogliò con aria complice andando a sedersi sul bancone della cucina.

“Mi hai beccata.” sospirò di sollievo Verena seguendolo a prudente distanza.

“Allora, che facciamo?” chiese Teo facendo dondolare i piedi nel vuoto mentre inghiottiva l’ultimo boccone di panino.

“Con te seduto su quel bancone, qualche idea su cosa fare ce l’avrei” commentò Vocetta1, maliziosa “Ma non credo che Tellu approverebbe.”

“Ti devo parlare di Scaturro.” disse in fretta Verena prima che Teo si accorgesse che era arrossita di nuovo.

“Ancora?” sospirò Teo aggrottandosi “Se continui a parlarmi di lui diventerò geloso. Vuoi un panino al salame?”

“Eh?”

“Se hai davvero fame ti faccio un panino.”

“No, grazie.”

“Una fetta di torta? Un po’ di mascarpone?”

“L’ultimo prodotto caseario con cui ho avuto a che fare era corretto cicuta; no grazie.”

“Allora… Nutella?” domandò Teo malizioso.

Le orecchie di Verena presero letteralmente fuoco.

“Mi stai prendendo in giro?” ringhiò aggressiva.

“Un po’” rise Teo ammiccando “Non riesco a capire cos’hai contro la cioccolata, pensavo che ti piacesse.”

“Infatti mi piace, ma non sono qui per questo.” ripose Verena sostenuta: sembrava noncurante, ma in realtà se Teo avesse fatto davvero l’atto di estrarre il vasetto di Nutella dalla credenza, se la sarebbe data a gambe ululando come un’ambulanza.

“Allora dimmi perchè sei venuta. Aspetta… non vorrai davvero parlare di Paco?!?”

“Sì” ammise Verena tutto d’un fiato: allo sguardo terso e interrogativo di Teo, raccolse il coraggio a  due mani e si decise a mettere finalmente le carte in tavola. 

“Sono qui perché mi serve il suo diario.”

 

 

 

 

 

 

 


NOTE DELL’AUTRICE:

BUON SAN VALENTINO A TUTTI VOI CHE SIETE I MIEI AMORI!!!   

 

Arista: Ma ciao!! Sono felice di sentirti anche qui e sono felice che questa storia ti piaccia. Spero di risentiresti presto, qui o via mail o per piccione viaggiatore…. Segnali di fumo… linguaggio morse… fai tu, basta che ci sei!! Baci baci, dolcezza, e grazie!

Krisma: Primo: ho un’ambascia da parte della donna-lombrico, e cioè: piantala di chiamarmi donna-lombrico!! Personalmente, fossi in te io continuerei, ma solo perché MC mi sta sui balli… Secondo: ho un’ambascia da parte del tuo canarino finlandese, e cioè che lui ama le proprie erre rotolone e che troverebbe deliziose anche le tue. Terzo: ho l’ultima ambascia da parte di Verena, che afferma che lei NON HA NESSUN INTERESSE ROMANTICO PER QUEL…. DANNATO… CANARINO!! Poveretta, puzza di balla lontano un chilometro… Quarto: di nuovo Teo che si era scordato di dirti che sei “davverro adorrabile, Krrisma carra”. E ti strizza l’occhio. Punto cinque: amore, ti voglio bene, ma Johnny Depp è mio!!!! Punto ultimo: il mio S.Valentino migliore del tuo? Lo passerò da sola, per la prima volta dopo 15 anni con lo stesso uomo… vuoi davvero fare cambio?

Maharet: Senti… non parlarmi tu di S.Valentino!! Non voglio approfondire, fa troppo male. Tornando a noi… che immagine inquietante quella di Teo che esplora le tonsille di MC!! Sui pensieri di MC su Scaturro non mi pronuncio. Di sicuro non è niente di buono, quindi… baci baci, a presto!!

Marty2803: Aspetta, prima di trarre conclusioni affrettate: MC e Teo non sono nemmeno i miei preferiti…. Come coppia è stabile e duratura come il plutonio!! Quindi,a bbi fede!! 2803 è la tua nascita? Toro, quindi! Peccato non siano i finlandesi, ti sarei venuta a trovare di sicuro!! Baci baci

Roby: Davvero savusilakka detto da me sembra bello? Non saprei: con la esse emiliana che mi ritrovo… sappi, mio caro, che ti sto invidiando molto per la tua settimana bianca! Sono una larva sedentaria, di solito, ma adoro sciare. E i canederli… e la polenta col cervo… e la merda d’orso su al Pordoi… e il bombardino ad Arabba… l’ultima volta sono andata da Canazei a Santa Croce: se hai qualche vaga nozione del posto, saprai che mi sono fatta un mazzo così!!! Moan, che invidia… buona sciata, comunque (ma se ti capita un sassolino nello scarpone, sai chi ce lo ha messo!)

Greta91: Felice di farti felice… ehm, che ridondanza! Senti, comunque, se Johnny fosse disponibile in circolazione, te lo strapperei di mano coi denti… lui è mio dal 1985. Abbiamo festeggiato le nozze (unilaterali) d’argento, quindi tesoro, giù le mani!! Però ti sbaciuzzo per bene lo stesso, smack!

Teo: Teo, no!! Mi mancherà il tuo nick. MattZ fa molto metropolitan chic, ma io preferivo il mio Teo con la erre arrotolata. Andava bene anche senza azzento bolognese (ce l’ho io per tutti e due! J). Alla prossima, ciao!

Evan88: Elfie sa che sappiamo… come no! A dire il vero, il mantra è: Elfie si affanna a inseguire le stupidaggini che i suoi personaggi combinano a sua insaputa… credimi, quello che scrivo è  una sorpresa anche per me. A volte (rettifica dovuta alla considerazione che forse mi stai pigliando per mentecatta). Diaci non si inquadra? Bene: così potrò giostrarlo un po’… intanto, sbaciuzzi valentini, a presto!

Tartis: Povera Verena: rifiutata da un trapianto di cervello! Mi ha fatto morire, questa!!! Ma no, alla fine Verena è pazza, sclerotica e fondamentalmente timida, ma non è permalosa. E poi, era così presa dal diario che non ha fatto molto caso al bidone… meglio così. Ops, odi le persone mattiniere? Io invece (retaggio della mia famiglia, contadini da mille generazioni) alle sette sto già in piedi da un pezzo… sob! Baci baci pure a tia, tesssoro

Londonlilyt: Da uno a dieci, la sincope di Verena è (verifico sul sincopometro…): ecco qua, 138! Ammazza, povera donna! Azz, per Camden credevo che non fosse stato tanto devastante… mi spiace. Ma gli inglesi sono brava gente operosa, tempo qualche giorno e avranno già ricostruito tutto. Amora, sto preparando il questionario da sottoporti mentre ti ingozzo di tigelle al lardo di Colonnata (es: esiste una c…o di piantina della National Gallery con le opere più famose evidenziate a prova di scemo? DrummyDream è tanto brava e apprezza l’arte, ma se la trascino a vedere un milione di quadri si stufa anche lei… o no?). Quindi, preparati!!! Sbaciuzzoni dovunque, mia diletta!

Kabubi: Oooooh, che complimentone!! Genio non me lo aveva ancora detto nessuno… a parte le mie sorelle, ma era in senso ironico quando facevo (spesso) qualche cazzata. Othello ringrazia per l’ammirazione, in cambio ti vomiterà sulle scarpe alla prima occasione. Bacioni, a presto!!

Kiss: Moro?!? Allora a te andavano bene Saverio e Tobia! Se vuoi te li mando, impacchettati per bene con tanto di fiocco rosso intorno al… collo. Dieci ha detto che non si tinge i capelli nemmeno morto, ma è disposto a farsi cospargere di fragole e panna quando vuoi e al massimo userà una parrucca. Tranquilla, i centri di igiene mentale sono il nostro pane quotidiano… J

Lauraroberta87: Mi odi?!?! Noooo!! Il mio animo sensibile…ferito! La mia barcollante autostima… appiattita! Ti prego, non avercela con me: odio pensare di essere odiata, mi rovina la digestione. E siccome mangio di continuo… porterò pace e serenità, mi amor, ma più avanti… adesso i miei bravi personaggini devono ancora soffrire un po’… Oh, se farai davvero carriera nell’editoria, ricordati di me!! Pubblicare una mia storia sarebbe la realizzazione di un sogno lungo una vita…

__Miriel__: Sai che non ci avevo pensato? E, più che aver finito le elementari e le medie, cosa ci fa in un liceo?!?!? Diamone, che svista… dovevo metterlo a vangare gli orti, oltre che a concimarli… Per i genitori di Verena, non so se avranno un posto in prima fila. Ci sono già talmente tanto personaggi che altra carne al fuoco mi sembra eccessivo! Ma se li vuoi conoscere, farò uno spin-off solo per te, ammmmore mmmio! Baci baci

Saraj: Ti ho già detto di non fare supposizioni: ci becchi sempre e mi rovini la sorpresa, oltre a costringermi a cambiare trama tutte le volte. Al prossimo spoiler faccio morire tutti avvelenati da una savusilakka, ti avverto!! Verena, porella, tra te, Vocetta1/2 e mascarponi vari è decisamente sull’orlo della pazzia. Ma ti ha sentita, tranquilla… ;-). Bye bye!!

Black Moody: Ma lo sai che scrivi davvero bene? Non è facile far capire la propria levatura in poche parole, ma tu ci sei riuscita. E poi, hai apprezzato il mio “escrementizio”… non l’ha fatto nessun altro! E’ come dare le perle ai porci, qui. BWAHAHAHA!! (scusa, ho pensato a Scaturro come una perla…). Verena ammetterà mai che le piace il Ferri frou frou? Ormai non può fare altro, secondo me: c’è dentro fino al collo! Sbaciuzzi appassionati, ciao!!

Suni: Ehm Ehm, mi preparo per questa cosa seria e adulta: (canticchiando come un infante) a Suni piace, Teeeeooo, a Suni piace Teeeeooo… e come darti torto? Piace anche a me. Povero fratello tuo, non rifilargli roba avariata… una begonia non vale un consanguineo. La cosa del decotto d’erbe me la devo segnare, è buona!! E chissà che quella sciroccata di Oleana non lo faccia davvero. Poveri finlandesi… gliene combiniamo di tutti i colori, noi italiane!! Kuzz, und danke!

Rik Bisini: Mio diletto, intanto auguri. La settimana prossima sarà tutto un fermento di notizie logistiche, quindi in questa recensione ci facciamo l’ultimo tuffo rilassato prima di farci prendere dalla frenesia della partenza/arrivo/cucina. Comunque, rettifichiamo una tua errata convinzione: Teo non ha la erre moscia. Ha la erre “dolce”, una erre che si arrotola un po’ su se stessa. La erre moscia (quella di Vevena cava) non piace nemmeno a me, è un pò troppo snob. Notata anche tu l’assonanza pestifera tra Toby e Teo…? Sbaciuzzoni sparsi, a presto (e stavolta per davvero!!)

Kokky: Cosa ne pensa Dieci…? Una domanda che credo rimarrà irrisolta. Il biondino è un tipo chiuso. Oleana, invece, è un libro aperto: le sue intenzioni sono DAVVERO quelle di stuprare Marco. Ce la farà? Io direi di sì, quella schizofrenica mi sembra un cavallo vincente…

MarzyPappy: Ormai comincia il conto alla rovescia… poi, l’amore trionferà (come la bandiera rossa della famosa canzone…)!! Bene bene, se non ti schifa dormire con Tom Kaulitz siamo a cavallo (non fare pensieri impuri su di lui, però, o DrummyDream ti scotenna). A bientot, bazi bazi!

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 : Duelli atipici ***


Capitolo 19 : Duelli atipici

Capitolo 19 : Duelli atipici

 

Lo sguardo di Teo divenne improvvisamente guardingo e il suo sorriso si raffreddò di una decina di gradi.

“Ti ho già detto che non ho il diario di Paco.” rispose lentamente senza battere ciglio.

“Teo, io l’ho visto.” ribadì Verena a muso duro.

“Dove?”

“Qui, nella tua cucina.”

“E come fai a sapere che era il diario di Scaturro e non, che so, il quaderno delle ricette di mia madre?”

“Me lo hai descritto bene e poi andiamo, chi ci crede che tua madre abbia un quaderno delle ricette?!”

“Comunque il diario non è qui.” dichiarò Teo: ma teneva gli occhi bassi e il nasetto per aria in una maniera così innocente che sembrava quasi falsa.

“Teo, è molto importante che io legga quel diario.”

“Perché?”

“Per la sopravvivenza della specie dei Bassi?” meditò Vocetta1.

“Se mi dici dov’è il diario ti dico un segreto.”

Teo rimase zitto e Verena gli lanciò una rapida occhiata; inquieta, si accorse che Teo la guardava col capo leggermente reclinato e lo sguardo azzurro molto fisso come quello di un predatore. Non troppo pericoloso, tipo orsetto lavatore, ma indubbiamente molto, molto curioso.

“Un segreto?” buttò lì Teo senza cambiar espressione del viso “Uhm… io adoro i segreti.”

“Allora dimmi dov’è il diario.”

“Non lo so. Ma voglio sapere il segreto.”

“Neanche morta. Niente soldino, niente cammello.”

“Il segreto riguarda me?”

“Incredibile e molto triste a dirsi, ma la terra non gira intorno al tuo asse, megalomane. Comunque non te lo dico, sennò che segreto è?”

“Dimmelo.”

“No.”

“Guarda che vengo lì e ti torturo finché non me lo dici.”

“Con quelle braccine secche e quella camicia allo zabaione che ti ritrovi non spaventeresti nemmeno una zanzara.”

“Davvero?”

Teo sorrise e più che un orsetto lavatore sembrò un gatto: un bel felino siamese alle prese con un topo non troppo intelligente e con la minigonna.

“Comunque il mio non è che sia proprio un segreto segreto” aggiustò il tiro Verena vagamente inquieta “E’ una cosa così… un segretino, ecco.”

“Capisco.” commentò piacevolmente Teo smontando lentamente dal bancone. Con calma e rapidità, senza smettere di guardarla, aprì e richiuse un pensile della cucina e prima ancora che Verena se ne rendesse conto si avvicinò a lei con in mano un vasetto di Nutella.

“No, la Nutella no!” strillo Vocetta1 terrorizzata.

“Che cosa fai?” chiese tesa Verena spalancando gli occhi.

“Vengo a chiederti di dirmi il segretino.” rispose Teo con placida sicurezza aprendo il vasetto e lanciando il tappo con noncuranza sul tavolo.

Con una punta di panico, Verena si accorse che l’aveva praticamente messa alle corde intrappolandola tra il muro e il tavolo. Forse stuzzicare la curiosità di Teo non era stata una mossa molto intelligente, pensò preoccupata; forse aveva sottovalutato la capacità del canarino di rigirare le frittate.

“E’ un segretino da niente.” specificò mentre, con autentico orrore, vedeva Teo tuffare il dito indice nel vasetto ed estrarlo carico di cioccolato filante.

“Se è un segretino da niente, che ti costa dirmelo?” domandò candidamente Teo avvicinando pericolosamente il dito al viso di Verena.

Lei si fece indietro bruscamente e finì con la testa contro al muro.

“Piantala Teo” ordinò brutalmente mentre il suo corpo, bombardato da profumo di more + cioccolato + erre rotolanti iniziava a surriscaldarsi come una grigliata sulle braci “Non sei divertente. E poi il segretino non riguarda te.”

“Allora chi riguarda?”

“Non te lo dico!”

Il dito pieno di Nutella sfiorò pericolosamente la guancia di Verena mentre Teo bloccava la via di fuga da sinistra poggiando il fianco al muro.

“Andiamo, Verena cara, dimmelo…”

Verena, decisamente in preda al panico e con le vene intasate da eserciti di feromoni, non poté fare altro che contrattaccare: con uno scatto felino tuffò il proprio dito indice nel vasetto di Nutella e lo puntò contro il naso di Teo come se fosse la spada di D’Artagnan.

“Indietro, marrano!” esclamò minacciosa “Ho un dito pieno di Nutella e nessuna paura di usarlo!”

Teo, preso in contropiede, sbatté le palpebre, indeciso se scoppiare a ridere o continuare la battaglia.

“Vuoi davvero la guerra?” domandò altezzoso “Tu non sai contro chi vuoi batterti, kultani!”

“Non azzardarti a insultarmi in finlandese, o ti do della savusilakka!” berciò Verena “Avanti, dimmi dov’è il diario!”

Teo schivò il dito proteso di Verena e prontamente le disegnò un largo baffo di cioccolato sulla guancia sinistra.

“Presa!” esultò mentre Verena faceva uno strillo incredulo “Tu dimmi il segretino!”

Verena per tutta risposta contrattaccò e il suo dito spalmò cioccolato sul viso di Teo, di traverso sulla guancia e sul naso.

“Pahus!” berciò Teo armandosi rapidamente di Nutella e spalmando una nuova ditata sulla faccia di Verena, attraversandole la bocca “Piccolo aspide velenoso! Se mi sporchi la camicia sei morta!”

“Davvero?” sghignazzò Verena riuscendo a ficcare tre dita nel vasetto e a lasciare un’impronta ramificata sul davanti della camicia gialla. Teo, costernato, ruggì di frustrazione e il duello divenne senza quartiere; tra strilli, ansiti e risate smorzate, Teo e Verena finirono ben presto per svuotare il vasetto e si trovarono sfregiati di cioccolato come due guerrieri indiani; finite le munizioni, Teo passò al solletico senza nessuna pietà.

“Avanti, dimmi il segretino!” le ordinò mentre Verena si contorceva ridendo incastrata tra il tavolo e il muro.

“E va bene! Basta!” gorgheggiò lei senza fiato “Hai vinto, sporco moschettiere! Ti dico il segretino, basta che la pianti!”

Teo la piantò, ma per precauzione le immobilizzò i polsi mentre lei ancora gli strattonava la camicia con le mani sporche di Nutella. Verena ci mise qualche secondo a smettere di ridere e a riprendere fiato e nel frattempo, si rese conto con orrore che:

1)      Lei e Teo erano decisamente ricoperti di Nutella: non sapeva l’effetto che questo faceva su di lui, ma per lei equivaleva più o meno a una endovena di Extasy

2)      Lei e Teo avevano entrambi la camicia, come dire, slacciata: come per il punto 1), non sapeva l’effetto che questo faceva su di lui, ma per lei equivaleva più o meno a una seconda endovena di Extasy

3)      Lei e Teo erano quasi sdraiati sul tavolo in una posa un filino compromettente: continuava a non sapere l’effetto che questo faceva su di lui, ma per lei equivaleva decisamente a una terza e una quarta endovena di Extasy

D’improvviso, come se qualcuno avesse acceso la radio ficcandole le casse direttamente nei padiglioni auricolari, le scoppiò in testa la voce di Nikka Costa con “On my own”.

“Ehm.” esalò con la gola improvvisamente secca come il deserto di Gobi: la musica era assordante e la pelle del viso divenne tesa e rovente come un pannello solare.

Teo, per nulla impressionato, le stava ancora addosso tranquillo e indolente come se fosse steso su una poltrona reclinabile e la fissava con gli occhi celesti maliziosamente ironici.

“Allora, questo segretino?” la incalzò allegro.

“Togliti.” rispose seccamente Verena a corto di aria: il profumo di more misto a cioccolata era qualcosa di così paradisiaco che non riusciva a respirare, senza contare il fatto che a malapena sentiva la sua voce, coperta dal frastuono eighty di Irene Cara con “What a feeling”. E, dulcis in fundo, avere il viso di Teo così vicino da potergli contare le ciglia la aveva ridotto il cervello a una poltiglia inerte e grigiastra.

“Togliti tu.” rispose Teo senza spostarsi di un millimetro.

Ma Verena non aveva il coraggio di muovere un muscolo: per com’erano posizionati, muoversi avrebbe voluto dire strusciarsi contro Teo e in quel caso probabilmente non sarebbe riuscita a contenere nemmeno le proprie funzioni corporali.

“Allora, ti levi di dosso?” ringhiò aggressiva e Teo, per tutta risposta sghignazzò.

“Sei diventata rossa come un pomodoro da sugo” constatò poi deliziato “Ecco la reazione allergica che aspettavo! Cosa ti dà fastidio, di preciso?”

“Intanto la tua dannata camicia” rispose Verena affannata cercando di non affondare lo sguardo sul petto armonioso di Teo che si intravedeva tra i lembi aperti “E’ slacciata, per la cronaca.”

“Anche la tua” rispose amabilmente Teo “E la tua gonnellina da collegiale ha decisamente risalito la corrente come i salmoni. Io però mica mi sono lamentato. Tra parentesi, carino il reggiseno delle Winx.”

Verena arrossì fino alla radice dei capelli e boccheggiò. “L’ha notato!” esultò Vocetta2 orgasmica, e il DJ impazzito nella sua testa mise su a tutto volume “Don't You” dei Simple Minds.

“Non gli si è mosso nemmeno un ormone, però.” ribatté subito Vocetta1 lapidaria.

“Per favore, ti togli?” provò allora con estrema educazione Verena giocando la carta della brava bambina “Non respiro.”

Era vero. Non perché avesse i polmoni compressi, ma perché il suo sistema neurovegetativo stava andando allegramente a farsi benedire.

“No” ripose Teo dopo una breve riflessione “Sto piuttosto comodo qui, e tu non mi hai ancora detto chi riguarda il segretino. Poi, la vista panoramica del tuo reggiseno delle Winx non è affatto male.”

Ammiccò lanciando a Verena un sorrisino storto che le mandò in corto circuito il sistema vascolare, costringendola a tentare di divincolare i polsi dalla sua presa.

“E va bene” cedette infine in preda al panico “Il segretino riguarda Mariacarla. Adesso ti togli?”

Teo sbatté appena le ciglia, mantenendo una invidiabile faccia di bronzo. In realtà stava ancora studiando la propria reazione dopo la breve lotta a colpi di Nutella. Subito era stato esilarante e benché la sua preziosa camicia fosse sporca da buttare, il duello cioccolatoso con Verena era stato indubbiamente divertente. Poi, aveva smesso di essere divertente, ma era rimasto comunque interessante. Molto, molto interessante. Da quella posizione dominante, infatti, Teo aveva potuto constatare alcune cosette di Verena che non aveva notato prima; per esempio che il suo decoltè non era davvero niente male. Che Verena fosse carina se n’era già ampiamente accorto e da vero esteta non aveva mancato di apprezzare la sua figura slanciata e la perfetta proporzione tra busto e arti inferiori. Per non parlare di quelle adorabili fossette e dei capelli, lucidi e ariosi come piacevano a lui. Ora però, praticamente spalmato addosso alle sue lunghe gambe, sentiva di poter dare un parere meno accademico. La bocca, per esempio: non sapeva bene come definire quel broncio umido, se non come conturbante. E il petto: parliamoci chiaro, Teo era un maschietto decisamente atipico, ma anche un guercio con la cataratta avrebbe apprezzato quel reggiseno assurdo delle Winx… e quello che c’era dentro, un po’ meno assurdo ma decisamente notevole.

Insomma, tutto sommato Teo stava trovando quella situazione piuttosto piacevole e non aveva nessuna intenzione di togliersi da lì.

“In che senso il segretino riguarda Mariacarla?” chiese quindi senza muovere un muscolo.

“Ti ho già detto anche troppo.”

“Hai detto il minimo necessario per scatenare la mia curiosità, e tu non sai quanto io possa diventare perfido per soddisfarla!”

“Per favore, Teo, fammi andare a lavare: abbiamo già sprecato anche troppa Nutella.”

Sembrava sincera, meditò Teo. Lasciarla andare, allora? Uhm… no.

“Attenzione a non fare niente di stupido!” lo avvisò il grillo parlante nella sua testa e Teo sorrise mefistofelico.

“E chi ti ha detto che l’abbiamo sprecata?”

Verena scosse il capo: a malapena infilava due parole di senso compiuto, figurarsi se riusciva a rispondere a filo a una domanda.

“Teo… fammi andare in bagno!” supplicò.

Per tutta risposta, Teo si portò la mano destra di Verena davanti alla bocca e, ammiccando irridente, leccò con decisione la cioccolata dal dito indice.

“Uhm, buona!” cinguettò poi mentre Verena rimaneva immobile sul posto come se l’avessero disinnescata. In realtà, “Hard to say I’m sorry” dei Chicago le stava definitivamente distruggendo gli ultimi neuroni sopravvissuti al genocidio.

“Stai facendo qualcosa di stupido!” avvisò il grillo parlante nella testa di Teo con aria di rimprovero, ma lui la ignorò bellamente. Fissava deliziato l’espressione sul viso di Verena: ah, quello sguardo torbido e stupefatto… quell’intrigante rossore diffuso…

“Teo…? Teo!”

L’impulso di farlo di nuovo era irresistibile. Sapeva che era stupido, inutilmente infantile e che poteva essere interpretato in maniera pericolosa, ma lo stesso Teo non poté fare a meno di avvicinare la mano di Verena alla bocca, pigramente, consapevolmente; con una mossa calcolata e provocatoria, ne leccò il cioccolato dal dorso senza spostare lo sguardo dalle pupille spalancate della ragazza. Le ciglia di Verena ebbero un fremito rapido come un battito d’ali e Teo sentì di colpo una potente sensazione di calore irradiarsi dall’innocente contatto di pelle tra la sua mano e il polso di Verena. “Teeeeoooo! Ti ho detto che stai facendo qualcosa di stupido!!!” strillò il grillo parlante, ma la sua voce era lontanissima e la mano di Verena invece era così vicina… Come in un sogno, senza essere affatto sicuro di quello che stava facendo, Teo inclinò la testa , prese tra le labbra il dito indice di Verena e lo succhiò lentamente. Poi fece scivolare le labbra sul palmo, fermandosi per un attimo da capogiro a passare la lingua alla base del polso. Sentì il respiro debole di lei singhiozzare: con una costrizione rovente dalle parti dell’inguine, Teo si rese conto d’improvviso del contatto quasi doloroso tra le sue cosce e quelle di Verena, dei suoi fianchi contro i jeans, del suo respiro rapido sulle guance… Era bello. Imprevisto, inaspettato, incredibilmente eccitante. 

“Stupido!!” ululò il grillo parlante frustrato “Razza di idiota patentato, che razza di giochetti puerili ti metti a fare? Verena è un’amica, la migliore che hai avuto da anni! E tu le rifili questa inutile scenetta da nove settimane e mezzo? Fai schifo, ecco cosa fai! Cosa dovrebbe pensare Verena? E Luca? E Mariacarla?”

Teo, per una volta nella vita, lo ascoltò. Mollò di colpo la mano di Verena e si scostò indietro di pochi centimetri, abbastanza per tornare in posizione non compromettente: si schiarì la voce che sentiva rauca come se avesse ingoiato una caraffa di sabbia e tentò di fare un sorriso di circostanza.

“Allora, qual è il segretino di Mariacarla?” domandò con una leggerezza forzata che gli pesò come un macigno.

*          *          *

Verena, che era rimasta con la bocca socchiusa e lo sguardo fisso sulle labbra di Teo, sembrò per un attimo immobile come una statua di cera; poi, un brivido la attraversò tutta mentre adagio abbassava la mano, che era rimasta sospesa a mezz’aria come se non le appartenesse.

“Il. Segretino.” disse con una strana vocetta irreale che non sembrava nemmeno sua: sembrava quella dei Van Halen che le strillavano “Jump!” nella testa.

“Che cosa è stato?” si domandava intanto Vocetta2 spaesata “Mi è sembrato per un attimo… cos’era, un’allucinazione? Siamo state rapite dagli alieni? Ho un tumore al cervello?”

Verena non lo sapeva: a stento respirava autonomamente… e poi era stato tutto così veloce e così magico da risultare assolutamente irreale. Forse non era davvero nemmeno successo. Forse davvero le labbra di Teo non l’avevano mai sfiorata sul palmo della mano, marcandoglielo a fuoco come una scia di lava bollente.

“E allora perchè stai ancora fumando?” domandò logica Vocetta1.

“Segretino” annaspò verso tutt’altri pensiero “Sì. Mariacarla. Oggi. Ehm.”

Non aveva assolutamente idea di quello che avrebbe dovuto dire. Forse per quello alla fine le scappò detta esattamente la verità.

“Mariacarla oggi si vede con Scaturro.”

Sulle prime, Teo sembrò prenderla bene.

“Come?” domandò educatamente.

Chissà perché e chissà come, era bastato un battito di ciglia per raffreddarlo come un iceberg: Verena riuscì persino a sgusciare sotto la sua ascella e incespicare verso il frigo, riprendendo finalmente a respirare dopo lunghi minuti di apnea.

“Mi hai sentito” borbottò sfregandosi le mani sulla gonna negletta: ma qualcosa era successo…? Davvero Teo le aveva leccato via la cioccolata dalle dita? Doveva esserselo sognato. Se solo ci pensava le tornava una paresi spastica, quindi evitò di pensarci e drizzò la schiena con decisione “Me lo ha detto Scaturro l’altra sera.”

“Impossibile.” disse Teo con assoluta convinzione girandosi verso di lei.

“Ok.” rispose Verena, che non si sentiva in grado di sostenere una conversazione nemmeno in linguaggio binario, figurarsi controbattere all’incrollabile convinzione di Teo.

“Mariacarla non uscirebbe mai con un troglodita zappatore puzzone come Scaturro.” ribadì Teo con un evidente tono risentito.

“Pensala come vuoi.” rispose Verena apatica. “Perché è così incazzato?” si chiese invece con doverosa presenza di spirito Vocetta1. Era un’ottima domanda, quella.

“Logico che gli dia fastidio pensare che Mariacarla e Scaturro si vedano di nascosto” commentò Vocetta2 con aria battagliera “Mariacarla non è la fidanzata di suo fratello?”

Teo intanto aveva fatto tre passi nervosi fino ad arrivare al centro della stanza e il suo musetto impudente era stranamente corrucciato.

“E quel cacciaballe di Paco dove ti ha detto che si deve incontrare con Mariacarla?” domandò poi con voce secca e perentoria.

Di nuovo Verena provò una sensazione strana: “Come accorgersi con la coda dell’occhio che si muove qualcosa ai bordi del proprio campo visivo senza riuscire a mettere a fuoco cosa.” spiegò Vocetta2 scientificamente.

“Non me lo ha detto” rispose poi in tono monocorde “Ma sembrava davvero contento.”

“Contento?” chiese Teo sempre più temporalesco “Contento perché? Di che cosa diavolo era contento quel cotechino ripieno?”

“E’ davvero arrabbiato” constatò Vocetta1 meravigliata “Perché diavolo si comporta sempre alla rovescia delle persone normali? Ti ha appena succhiato un dito mentre ti stava spalmato addosso come crema solare e adesso è qui tutto intrippato dagli affari altrui! Dovrebbe avere gli ormoni che gli escono dagli occhi e una spranga di metallo nei pantaloni, non la faccia corrucciata perché Mariacarla si incontra di nascosto con Scaturro!!”

“Scaturro era contento perché si sarebbe incontrato con Mariacarla” rispose Verena seccamente: vedere Teo, il solare, malizioso, sgambettante Teo alle prese con una seria incazzatura le aveva sciolto improvvisamente la lingua “Forse non te ne sei accorto, ma Mariacarla ha catturato parecchio la sua attenzione. Mentre tu mi facevi vedere il ballo da rimorchio, lui raccoglieva il coraggio e quel mezzo neurone che si ritrova e le chiedeva di uscire; e lei gli rispondeva di sì, nonostante nessuno di noi ci avrebbe scommesso sopra un Vigorsol masticato.”

Teo sembrò sul punto di ribattere di nuovo: fissò Verena per un attimo, gli occhi celesti divenuti tempestosi, distanti e così freddi da farla rabbrividire; poi, rinunciando a negare di nuovo l’evidenza, girò i tacchi e marciò verso la propria camera.

“Andiamo a vedere.” borbottò deciso mentre Verena lo tallonava incerta.

“Vedere…?” chiese seguendolo in camera da letto.

“Io dico che è impossibile che Mariacarla e Scaturro escano insieme.” rispose lui mentre con una mano nervosa iniziava a sbottonarsi la camicia e con l’altra apriva l’armadio su un’aurora boreale di vestiti aggrovigliati nel più puro disordine.

“E io avrei giurato che mai e poi mai mi sarei fatta una maschera di bellezza con la Nutella, ma è appena successo” ribatté Verena contrita “E con ciò?”

“Con ciò andiamo a vedere: so dove deve essere Mariacarla, oggi, così prendiamo la macchina e andiamo a dare una controllatina.”

“Vuoi andare a spiare Mariacarla?” trasecolò Verena “Ma dico, ti sei bevuto il cervello con la cannuccia o ne hai fatto budino finlandese?”

“Non voglio andare a spiare” rispose Teo con malcelata impazienza “Solo che se davvero sta avendo luogo un fenomeno fuori natura come un appuntamento tra Mariacarla della Mirandola Santogiacomo e Pasquale Scaturro, non voglio perdermi lo spettacolo. Dai, spogliati.”

Verena si congelò sul posto al centro della stanza, un’espressione di comico stupore stampata in faccia.

“C-Come?”

“Insomma, dai! Lei porta Jimmy Choo, lui vomita sulle begonie di mia madre! Se davvero una aberrazione del genere sta avendo luogo, devo vederlo con i miei occhi!!”

“No, intendevo, ehm…” “Abbiamo capito male?” si domandò Vocetta1 dubbiosa “Cos’è che mi hai detto, ehm, dopo?

“Ho detto spogliati.” ribadì Teo e come per dare il buon esempio, finì di sbottonarsi al camicia e la gettò per terra. “Gesù, Giuseppe, Maria e tutti i santi del Paradiso!” singhiozzò Vocetta2 crollando in piena estasi mistica e gorgheggiando nientemeno che “I like Chopin” di Gazebo nella scatola cranica: lo sguardo di Verena scivolò rapido sul petto nudo di Teo per conficcarsi nel pavimento mentre le sue orecchie raggiungevano l’esatta temperatura di fusione dei metalli.

“C-che cazzo fai?” balbettò incerta mentre Teo, forte del suo conclamato ceppo finlandese e incurante come se indossasse una tuta da palombaro invece che essere mezzo nudo, trovava un pacchetto di salviettine umidificate nel cassetto delle mutande e iniziava rapidamente a togliersi la Nutella dal viso e dal petto.

“Dico, sei cieca?” spiegò alzando esasperato gli occhi al cielo “Mi pulisco. Dai spogliati, ti do una maglietta delle mie: mica puoi uscire conciata così.”

Verena si strinse di colpo i gomiti con le mani, come se Teo l’avesse minacciata di spogliarla con le sue mani. Non che la cosa le sarebbe dispiaciuta, anzi: aveva gli ormoni talmente in subbuglio che se Teo avesse anche solo accennato ad avvicinarsi l’avrebbe preso e sbattuto sul letto come un dannato lottatore di sumo. Con annessa colonna sonora fantasma dei Depeche Mode, dannazione!

“U-uscire?”

“Dai, Verena, muoviti! Mica abbiamo tutto il giorno!”

Aveva sbuffato, l’infame. Erano in camera sua, reduci da una eccitantissima guerra alla Nutella, lui era mezzo nudo, lei era disposta a conciarsi altrettanto e quel dannato canarino aveva il coraggio di sbuffarle dietro come se fosse stata la vecchia prozia vedova che lo rallentava con il suo deambulatore. La rabbia che aggredì Verena fu immediata, rossa e benedetta come una fiammata sul ghiaccio.

“Mi devo muovere?” sibilò arrossendo di colpo con gli occhi ridotti a due fessure “Scusa se non ho ben recepito gli ordini, devo avere le orecchie piene di Nutella!”

E con rabbia cominciò a sbottonarsi la camicia. Teo le lanciò una rapida occhiata guardinga: a dire il vero, così di primo acchito, non sembrava molto contenta. A dirla tutta sembrava incazzata come una volpe imprigionata in una tagliola, e aveva il mento di nuovo tremante e ostinato come due sere prima, sulla macchina di Mariacarla mentre se ne andava via…

“Ti do una maglietta” borbottò Teo leggermente ammansito rovistando nel cassetto “Avrai freddo.”

“Freddo?” strillò Verena inviperita strappandosi di dosso la camicia e rimanendo con addosso solo la gonna tutta piena di ditate di Nutella e il reggiseno rosa delle Winx “Ma no! Posso tranquillamente immergermi in un lago artico senza fare una piega! Dopotutto chiunque entri qui è obbligato a ereditare il vostro merdoso ceppo finlandese, non è così? Non si patisce più freddo, si diventa completamente ermafroditi e non di ha più un solo maledetto neurone in circolo!”

Teo cercò di focalizzare l’attenzione sul viso rosso e furibondo di Verena, ma venne distratto per un attimo da qualcos’altro. “Ehm!” pensò folgorato affondando lo sguardo sul perfetto ombelico di Verena come se si aspettasse da un momento all’altro di vederlo germogliare: pensò anche qualcos’altro in finlandese, qualcosa di parecchio primordiale e sfacciatamente maschile prima di risalire sul viso della ragazza con i suoi due insondabili occhioni azzurri.

“Perché qui in casa Ferri è normale girare nudi come su una spiaggia giamaicana anche mentre fuori c’è una tormenta di neve!” continuava intanto lei ignara “Uomini, donne, topocani e savusilakke, qui siamo tutti una grande e impudica famiglia di individui asessuati! Anzi, a rimanere qui una notte diventano persino i capelli biondi! E scusa tanto se non ho capito che il principino mi ha ordinato di svestirmi per uscire! A proposito, col cavolo che io vengo con te a controllare gli affari altrui! Me ne vado a casa a farmi il bagno e a dimenticare di averti mai conosciuto!”

Gli girò le spalle, armeggiando con la lampo della gonna e brontolando fra sé e sé come una pentola di fagioli. Teo rimase per un bel pezzo interdetto a fissare la schiena nuda di Verena: i suoi capelli sciolti le ombreggiavano le scapole e la curva dei suoi fianchi era… davvero notevole.

“Ehm… Verena?” mormorò Teo sforzandosi da bravo bambino di non guardare più niente di lei ubicato dal collo in giù. Cosa molto difficile da fare, constatò con malcelata meraviglia.

“Che vuoi?” strillò lei quasi azzannandolo.

“Maglietta o camicia?” le domandò con voce neutra mostrandole i due indumenti con un gesto lungo del braccio. Verena gli strappò la maglietta dalle mani e se la infilò alla velocità della luce girandogli di nuovo le spalle. Teo allora si infilò la camicia lentamente e silenziosamente mentre Verena, senza nemmeno chiederglielo, si toglieva la gonna e si infilava un paio di jeans raccattati a casaccio. Le andavano quasi bene; in fondo, nonostante Teo fosse decisamente magro e così stronzo da non farci una piega se lei gli ballava davanti nuda, era pur sempre un maschio. Un maschio frou frou carino da morire” gorgheggiò Vocetta1 affranta “Che ti fa schizzare la pressione arteriosa a un milione, nonostante tutto. Un bel maschietto finlandese che nemmeno si è accorto che tu sei una femmina.”

“Verena cara…” spezzò il silenzio la voce di Teo, mesta e impacciata; Verena non gli permise nemmeno di proseguire.

“Devo andare a casa.” lo interruppe bruscamente infilandosi i jeans dentro gli anfibi.

“Per favore, vieni con me.” mormorò Teo con una voce bassa e morbida.

Verena si morse il labbro, sforzandosi di non ascoltare, di non sentire… ma era davvero impossibile non farsi venire i brividi se lui le parlava così, con tutte quelle erre vibranti.

“Fai pena.” la informò Vocetta1 sostenuta.

“Non vengo con te da nessuna parte” riuscì però a sibilare “Nemmeno se mi paghi il biglietto.”

Teo ignorò il biglietto.

“Per favore.” mormorò accorato con gli occhioni azzurri umidi come quelli dei cuccioli.

Guardarlo era come tirarsi la zappa sullo scroto, nel caso ne avesse avuto uno.

“Nemmeno... Nemmeno a vedere Johnny Depp che fa il bagno nudo.” tentò ancora Verena con la corazza che faceva acqua da tutte le parti.

Teo ignorò Johnny Depp.

“Verena, ti prego.”

Che tentazione… quell’aria contrita e quelle maledette erre erano come mine dirompenti per il suo fragile orgoglio ferito.

“Non ti servo a niente.” cercò di resistere Verena tenendo lo sguardo basso per non incrociare quei suoi celesti laghetti finlandesi; c’era sempre la questione del profumo di more, ma doveva pur affrontare un problema per volta, no?

“Invece ho bisogno di te. Non essere arrabbiata.”

“Piccola serpe finnica!” si stizzì Verena senza fiato “Riuscissi solo una volta a mandarti a fare in culo, tu e le tue stronze erre!”

“Io…”

“Se vieni con me, ti darò il quaderno nero che hai visto in cucina.”

Verena alzò gli occhi di colpo, stupefatta.

“Il diario? Avevi detto che non ce lo avevi.”

“Ho mentito.” rispose candidamente Teo senza nemmeno abbassare lo sguardo, limpido come quello di un neonato.

“Cacci palle come noccioline, e non c’è una sola molecola di te in preda al pentimento. Sei una subdola e meschina savusilakka, lo sai?”

“Sì. Allora, vieni?”

Verena rimuginò masticandosi ferocemente l’interno della guancia: Vocetta1 e Vocetta2 le strillavano di no, ma quegli occhi celesti così teneri, quel musetto da cucciolo pentito…

“Verrò con te a farci i cazzi degli altri, come il baronetto comanda” disse con voce dura fissandogli a brutto muso il mento: proprio non riusciva a guardargli gli occhi… e nemmeno il naso “Ma alla fine di questa giornata mi darai il diario e prometterai che non dovrò più vedere la tua faccia fino agli auguri di Natale.”

Teo aprì la bocca per replicare.

“E mi manderai a lavare la gonna in lavanderia.” lo precedette Verena, voltandogli decisa le spalle e ritenendo definitivamente chiuso il discorso.

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Abbiamo superato le trecento recensioni!! Gente, sono davvero emozionata… lusingata… strafelice!! Fin’ora non ve l’ho detto (mea culpa!!!) ma esiste sul forum una discussione aperta da anni dove, incontrandoci per discutere delle stronzate che scrivo, ci siamo organizzati… e incontrati! Soprattutto abbiamo mangiato e bevuto… tanto che abbiamo deciso di ripetere il fausto evento questo week end! Quindi, mi sembra doveroso mandare un saluto ufficiale e un bacione a tutti quelli che parteciperanno al lieto evento (Londonlilyt, MarzyPappy, ReaderNotViewer, Nisi Corvonero, Romina, Trevor, Rik Bisini…), ma anche a tutti quelli che non sapevano nulla e, haimè, si perdono lasagne e tigelle, nonché la mia favolosa compagnia… (._.).

Sarà per la prossima volta!! Se volete salutarci e/o sapere com’è andata, nella sezione del forum PRESENTAZIONE AUTORI – Storie di Elfie

 

 

Lauraroberta87: Azz… ho già mangiato una Girella e due pacchetti di patatine mentre leggevo la recensione, convinta di potermi sbafare tutto il mangiabile… invece!! Scusa… il fatto è che mi fai troppo ridere con i tuoi commenti, e ridere stimola il mio appetito (che non avrebbe nessun bisogno di essere stimolato, a dire il vero…). I sudati frutti dei miei lombi (quelli biondi e dal ceppo, per intenderci) hanno capito molto bene i tuoi contorti discorsi… se esistessero davvero apprezzerebbero anche. C’è una tale penuria di ragazza in gamba, in Finlandia!! Quando parte il pullman, ti faccio sapere…

Nenachan: Ciao e benvenuta!! Sono davvero felice che la storia ti abbia entusiasmato così, che meraviglia! Per uno scrittore (o aspirante tale) la gratificazione di chi legge è la cosa più importante… ancora grazie, sono commossa!! Bacioni

Greta91: Ecco brava, lasciami Johnny e tutto torna a posto. Non so se ho finlandesi biondi e belli disponibili, al momento… ti dirò, se li avessi davvero no so se starei qui a scrivere le risposte alle recensioni… comunque!! Ricambio gli sbaciuzzi, lavorando alacremente sulla possibile ship Verena/Otello ;-). Bacioni!!

Dicembre: Carissima!! Una nuova recensitrice! Recensora! Recen…commentatrice! Commensora! Commen… insomma, benvenuta! Sono molto lusingata e felice per le belle parole che mi hai scritto, fa sempre piacere sapere di essere apprezzati!! Così, hai già un quadro di quello che succederà? Non è che mi ci fai dare una sbirciatina (io sono completamente in alto mare…). Aspetto di risentirti presto, allora (senza pizza con l’ananas di mezzo, ovviamente!) Kiss

Aprril: Allora la psicanalisi è andata male? Fa niente! Si sopravvive lo stesso (guarda me XD). Cosa capiranno alla fine Teo e Verena cara ancora non mi è dato di sapere… lo scopriremo solo vivendo!! A presto, dolcezza, grazie come sempre!

Londonlilyt: Domenica ci vediamo, domenica ci vediamo… non riesco a pensare ad altro! E se strino le lasagne? E se la pasta per le tigelle non lievita? E se il motore della mia Elfie mobile muore tra Modena e casa? Insomma, avrai capito che penso solo alle sfighe… Dai, non parlare male della National Gallery! (soprattutto davanti a miniElfie, chiaro?!?+_+). Dille che è molto bella, interessante… piena di quadri… ronf. A domenica, amore mio!!

Maharet: Amore mio, sono davvero felice di aver letto anche la tua recensione a Paralleli… era tanto che qualcuno non la leggeva! E per il mio squinternato gruppo di studenti di Braintree ho un ricordo dolcissimo, ogni tanto è bello ricordarli. Una prova in più che le coppie “anomale” sono la mia passione! Spero di poterti piacevolmente sorprendere anche qui in Geometrie… baci appassionati a Morgana!

Kabubi: Tesoro, mi rende davvero felice sapere che le mie “collosità” ti hanno fatto ridere… Davvero ringrwzi Otello per il vomito? O_O?!?! Alla prossima, tessora!

Black Moody: Dolcezza, ti devo ringraziare per tantissime cose! Anche per le recensione lasciata su Ab Aeterno (se l’ho già fatto, scusa l’Alzheimer e beccati la dose doppia). Il tuo akkompagnatorre valentiniano è rimasto contento della serata o ti ha davvero tirato dietro una scarpa? Sappimi dire, che nel caso mando Scaturro a regolare qualche conticino. Non complimenti, i miei, ma constatazione di aver trovato una mente brillante e ironica: ce n’è in giro così poche (tutte rigorosamente femmine, sigh!) che segnalarlo è doveroso! Baci bacioni

Mikayla: Buongiorno e ben trovata nel ritrovo segreto dei mentecatti della rete!! Innanzi tutto, grazie di aver trovato il tempo e la voglia di scrivere quel gioiello di recensione e di avermi fatto questa corroborante flebo di entusiasmo. Sono cose che fanno piacere, diciamocelo! Scusa l’ignoranza vergognosa e abissale, ma non conosco i poeti alessandrini… che non ho capito se sono poeti che si chiamano tutti Alessando o se arrivano tutti da Alessandria, in ogni caso io sarei tagliata fuori. Quindi, in sostanza, gentilmente potresti dirmi cosa diavolo è la doctrina? No, perché se l’ho usata, mi piacerebbe sapere in che modo… ;-). Mentre valuto seriamente le ship da te proposte, ti mando tanto baci con la speranza di risentirti presto, carissima!!

Suni: Dopo la sobria constatazione del tuo interesse sentimentale per il gemello frou frou (a Suni piace Te-oooooo!) e dopo aver visionato l’agghiacciante futuro del figlio di Dieci e Verena rifilato ai nonni Ferri mentre i genitori vanno a divorziare,  mi sono persa a sognare di Teo e Verena al carnevale di Rio. Che teneri, davvero! J. Felice di aver reso un giorno di merda come San Valentino in un giorno normale… Grazie di esistere, la tua ironia mi schianta sempre dal ridere!!

Krisma: Ciao amore!! Che inizio meraviglioso… io sto bene, certo, e il mio S.Valentino è stato ok (non mi sono tagliata le vene, e questo per quest’anno è più che sufficiente…). Krisma Vs DonnaLombrico = 1-0. Vai, io tifo per te! Teo, lusingatissimo e vagamente compiaciuto, ti manda un entusiastico bacio e una camicia (…? O_o). Per quanto riguarda il resto… pazienz,a pia cara, pazienza!! Tutto a suo tempo. Io, Teo, Verena, Dieci, Olenaan e Tellu (ecc …) ricambiamo i baci con vero affetto, a presto!!

__Miriel__: Per lo spin-off ci devo lavorare… anche perché mi hanno richiesto quello di Oleana e Marco, ed effettivamente mi attira di più (potrei sbizzarrirmi con qualche porcata, conoscendo Oleana!!). L’appuntamento MC/Paco ha un suo perché: abbiate fede nella vostra scribacchina! Oh, grazie infinite per aver letto “pronto…?”, mi emoziona e mi commuove sempre l’entusiasmo che voi gentilissimi e carinissimi lettori avete nei miei confronti!!  Ti mando tanti baci, ciao!!

Natalie_S: Eh, diario, diario… di chi sei!! Cosa ci fai qui! Se rispondessi, che sorpresa sarebbe? Sono felice che tu sia confusa, era il mio intento!!

Kokky: La ship Olenan-Marco ha molti estimatori… devo decidermi a trattarla per bene. Solo che non ce la vedo Oleana alle prese con una cosa normale... devo escogitare qualcosa di pirotecnico per lei!! Sempre grazie per i complimenti, gioia, a presto!!

Teo: Facciamo così, tu scrivi come MattZ e io ti rispondo come Teo! Che ne dici? Te-ooooo! Che nome carino, così breve e versatile… Vocetta1 e Vocetta2 ringraziano per la promozione a personaggi veri e propri e indicono un comizio sull’argomento “schizofrenia: dove, quando e anche perché”. Scehe diabetiche? Questa con la Nutella va bene…? Bacioni!!

Rik Bisini: Sabato ci vediamo!! Sabato ci vediamo!! WOW, che meraviglia!! Sai che mi è venuta in mente una cosa (e ti giuro che non ci ho mai nemmeno lontanamente pensato prima…): dovevo dirlo, qui nello spazio riservato a Geometrie che esiste l’Elfie fan club e che noi ci incontriamo per gozzovigliare ignominosamente? Magari sì. Ormai è tardi per nuove iscrizioni alla tigellata  (e relativa disquisizione sulle varie erre disponibili, nonché eventuali esse sissolose, che qui in Emilia diventano parte del DNA). Come già detto a Marzy, io sono impegnata dalle 16,30 alle 18,30 + mezzora per arrivare in stazione, direi che potremo abbracciarci verso le 19,00 (fuso locale emiliano). Voi come vi siete organizzati? Aspetto Vs ultime notizie, prima del contatto fisico… ;-) 

Tartis: Amore mio, ti avviso che non sono nata mattiniera… mi ci hanno fatto diventare!! Prima di tutti mia madre, che ha la fobia del ritardo e che svegliava me e le mie sorelle alle 06,00 per essere a scuola alle 08.00… (bnel mesozoico, quando andavo ancora a scuola). Passato un buon S.Valentino cl tuo PC? E’ stato sufficientemente romantico? Sappimi dire, baic baci!!

Saraj: Proprio! Possiedi poteri paranormali… porca paletta, parlo principiando per P!! Ok, basta… già i dialoghi di Teo senza erre mi uccidono… dunque, bene, ora che sei muta e decorativa come un centrotavola, ho pensato di appenderti sopra il caminetto, come un pesce spada imbalsamato… ti va o preferisci stare sopra il centrino? Baci baci!! 

Erda: Ma sì, chiama pure il manicomio per la povera Verrena carra… una suite, possibilmente, con servizio in camera e massaggiatore svizzero. Wow, 1001 modi per sopprimere Otello? Me ne basta uno basta che sia un po’ cruento: ruotarlo con la macchina non mi darebbe soddisfazione, qualcosa a mani nude…? Il diario, piacevolmente sorpreso di essere stato interpellato personalmente, si avvale del suo diritto di non rispondere alle tue incalzanti domande e demanda all’autrice ogni spiegazione. L’autrice, doverosamente scompisciata dalla tua esilarante recensione, ti manda un vagone di baci e spera di risentirti presto!!

MarzyPappy: Lo sai che sabato ci vediamo? No, dico… lo sai che sabato ci VEDIAMO?!? Son tutta’n’foco dall’emozione!! Grazie per la concessione di Tom Kaulitz a miniElfie mentre tu ti tieni Bill, non è che in questa divisione di beni teutonici ci scappa qualcosa anche per me? Mia diletta, a sabatooooooo…J

Kyaleys: Anche tu l’influenza!! C’è stata una vera moria… che si è tradotta in una manna per la mia storia (se vede che la gente a casa tende a leggere molte cazzate su internet…). L’infarto per Verena è vicino, e anche il mio cuore sarebbe duramente provato dopo la lotta nutellosa col canarino… Grazie per gli auguri di S.Valentino, bacioni!!

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 : Principesse e Pippi ***


Recensione di Roby, fatta il 24/02/2008 - 12:35PM sul capitolo 20: Capitolo 19 : Duelli atipici - Anonima

Capitolo 20 : Principesse e Pippi

 

“Teo?”

“Finalmente mi rivolgi di nuovo la parola!” esclamò Teo sollevato lanciando a Verena uno scintillante sorriso mentre guidava con disinvoltura la Teo-mobile verde muffa.

“Sono obbligata” ribatté Verena con un ringhio “Parlerei anche con Bin Laden se dovessi, ma ciò non toglie che potendo gli farei scoppiare la testa come un petardo. Devo chiederti una cosa.”

“Tutto quello che vuoi, Verena cara.”

“Hai mica un cardiologo a portata di mano?” ansimò Vocetta2 “Devo far fare la convergenza ai ricettori delle erre…”.

“La mia maglietta.” disse invece Verena in tono piatto.

“Sì?”

“Ho un’allucinazione o c’è sopra Berlusconi?”

“E’ la faccia di mio zio Timo. Il fratello di mamma.”

“Zio Timo. E poi chi c’è, zio Rosmarino e zia Maggiorana?”

“Spiritosa: in realtà ci sono zio Aarto e zia Virpi.”

“Tellu, Timo, Aarto e Virpi? Sembrano i nomi dei Teletubbies. Spero che in Finlandia tutto ciò sia normale.”

“In realtà sono davvero nomi piuttosto diffusi.”

“E la maglietta con sopra la faccia di zio Timo ha un qualche recondito significato lappone?”

“E’ un regalo di Natale… zio Timo ha un senso dell’umorismo un po’ finlandese.”

“Speriamo che non sia contagioso.”

“Che bello che sei tornata loquace e velenosa come al solito: la cosa mi riempie di gioia e delizia.”

Le sorrise di nuovo con quel suo sorriso radioso e irresistibile; “Ricordati che sei arrabbiata con lui” borbottò Vocetta1 mentre il risentimento scivolava via come acqua travolto da quel sorriso incantevole.

“Se non guardi la strada mentre guidi, oltre che di delizia ti riempirai anche di brandelli di air bag.” precisò Verena con voce annoiata.

“Ok.” obbedì Teo volenteroso e si mise a fissare la strada pieno di zelo accademico.

“Dai, come si fa a tenergli il broncio?” cinguettò Vocetta2 estasiata “E’ così carino…”

“Semplice: si guarda dall’altra parte quando sorride e non si respira finché lui è nei paraggi.” rispose Vocetta1 lapidaria.

Il fatto però era che dopo tre minuti di apnea, quando era diventata cianotica, Verena aveva dovuto per forza respirare per non morire e il profumo di more di Teo era stato come un maledetto sedativo per il suo orgoglio ferito. Poteva stare arrabbiata con lui oppure poteva fare uno strappo alle regole e parlargli di nuovo: sbirciando il profilo malizioso del suo naso contro il vetro della macchina, era stato abbastanza facile propendere per la seconda ipotesi.

“Allora dimmi” sospirò rassegnata “Di preciso perché stiamo girando in macchina da mezzora su e giù per questo viale? Forse non te ne sei accorto, ma è frequentato da gente equivoca: le due tizie con le minigonne ascellari vicino a quel platano in realtà si chiamano Alonso e Ricardo e non stanno esattamente aspettando l’autobus per andare in chiesa. E quell’allegro gruppetto che sembra si diverta tanto dentro la Punto bianca sta leggendo il Corano e contemporaneamente giocherellando con dell’esplosivo al plastico. Non credo che ci farà la ola se ripassiamo.”

“Ci hanno notati perché la mia Teo-mobile è troppo verde.”

“O quello o si stanno chiedendo se sei Jack Sparrow: guidi questo trabiccolo come se fosse una maledetta nave pirata! Allora, mi dici che ci facciamo qui?”

“Stiamo aspettando Mariacarla.” rispose Teo nascondendo un sorriso.

Verena sbatté le ciglia, frastornata.

“Qui?” domandò guardinga “La baronessa della Mirandola CiccioChoLeJimmyChoo? Stiamo parlando della stessa persona?”

“Che tu ci creda o no, Mariacarla una volta a settimana frequenta questo posto” dichiarò Teo altezzoso “Tutte le domeniche, puntuale come un orologio svizzero.”

“E perché? Ha delle crisi da identità multipla?”

“In questo caso, sarebbe benvenuta nel club!” sghignazzò Vocetta1 esilarata.

“Pazienta pazientemente e vedrai.” gorgogliò Teo sibillino.

Dopo dieci secondi di forzato mutismo, Verena iniziò a sbuffare.

“Allora, quando arriva Mariacarla SalveOReginaMadreDiMisericordia? E perché deve venire qui?”

“Non ti avevo chiesto di aspettare?” sogghignò Teo perfidamente.

“Non sono brava a pazientare pazientemente.” grugnì lei imbronciata.

“Già. E non sai nemmeno cambiare la cartuccia di inchiostro nella stampante.”

“Si ricorda!” sospirò Vocetta2 estasiata.

“Sono un essere tristemente imperfetto.” spiegò Verena monocorde.

“Lo sei. Senza nemmeno elencare i tuoi pessimi rapporti con i topocani mutanti.”

“E il mio improvviso e incontrollabile istinto omicida quando mi offendono, dove lo mettiamo?”

“Con la tua risaputa dipendenza dai vestiti di gomma.”

“E il mio famoso sputo corrosivo.”

“E l’allergia alla Nutella.”

Ops… argomento scottante?

“Per lo meno io posso nominare zio Giuseppe senza ricorrere a sospette erbe aromatiche.”

“Però scommetto che in fin dei conti zio Timo è molto più normale di tuo zio Giuseppe.”

“Parlamene: in fondo porto le sue orecchie stampate sulle tette, direi che ormai siamo intimi.”

“Che devo dirti? Lo conosco poco perché non andiamo spesso in Finlandia. E comunque è Luca il cocco di zio Timo. Infatti credo che la maglietta sia sua.”

“E l’altro tuo zio, Braccio?”

“Aarto. Beh, effettivamente lui un po’ strano lo è. Comunque il suo cocco è Marco.”

“Allora tu sarai il cocco della zia, com’è che sia chiama… Serpe?”

“Virpi. No, è Otello il cocco di zia Virpi.”

“E tu non sei il cocco di nessuno?”

“No. Sai, i finlandesi non amano le mie camicie.”

“Povero, piccolo Teo… là in Lapponia, tutto solo come una savusilakka.”

“Eh, già.” sospirò Teo con gli occhi da martire.

“Senza nemmeno una zia Salvia o una zia Gamba a consolarlo.”

“Vero. Se non fossi così divinamente biondo farei compassione.”

“Ti salva proprio questa tua deliziosa umiltà.”

“E la mia bellezza travolgente.”

“Essere belli non è tutto nella vita.”

“E’ quello che dicono i genitori ai figli brutti da piccoli. Ma a te non l’hanno detto di sicuro, vero?”

“Mi deve aver accennato qualcosa del genere lo zio Giuseppe.”

“Forse non ti aveva visto l’ombelico.”

Verena, a quel punto, perse un po’ il filo.

“Che c’entra il mio ombelico?”

Teo si stampò in faccia una incantevole espressione indifferente.

“C’entra con la bellezza. Il tuo ombelico è… piuttosto carino.”

Verena gli lanciò uno sguardo diffidente.

“Davvero?”

“Davvero. Verena?”

“Uhm?”

“Perché ti sei tanto arrabbiata, oggi?”

Il cuore di Verena perse un colpo, anzi, ne perse un centinaio. “Dovresti proprio dirglielo” ghignò Vocetta1 esilarata “Teo, piccolo stronzetto finlandese, sai che basta che sfarfalli un po’ le ciglia perché io mi arrapi come un toro da monta in mezzo a una mandria di giovenche mentre tu hai ampiamente dimostrato di essere sfornito di sistema endocrino, quando ci sono io nei paraggi?”

“Arrivaci da solo” rispose bruscamente Verena tornando seria “E prima che ti venga l’impulso malsano di approfondire l’argomento, ti avviso che c’è l’auto di Mariacarla che arriva a ore dodici.”

*          *          *

Teo sembrò momentaneamente preso dal panico.

“Ops! Che facciamo?”

“Se non vuoi essere notato, intanto parcheggia” rispose Verena corrucciata “Forse non lo sai, ma la tua auto è un filino vistosa. Anzi, abbinata alla tua guida, direi addirittura indimenticabile.”

Teo parcheggiò incuneandosi tra due macchine e bloccando il traffico ad altre dieci. Nel frattempo, l’elegante Mercedes della famiglia della Mirandola RicchiPremiECotillons era passata oltre e si era fermata poco più avanti. Verena spiando dal lunotto posteriore vide Oliviero il mobiliere aprire la portiera e Mariacarla in carne e ossa scendere dall’auto.

“Cavolo, è davvero qui” constatò Verena meravigliata “Adesso mi dici che è venuta a fare?”

“Volontariato.” rispose Teo con un sogghigno perverso.

Verena si girò verso di lui con gli occhi così sgranati che sembravano voler cadere di sotto.

“Non ho capito, scusa.”

“E invece hai capito benissimo. Ogni domenica Mariacarla viene qui in un centro di accoglienza gestito dalle suore e offre la cena ai senzatetto.”

Verena rimase con la bocca semiaperta e l’espressione nobile di una carpa lessa.

“Puoi chiudere la bocca, sai?” la informò amabilmente Teo “Non è proprio stagione di mosche.”

Verena richiuse la bocca.

“Mi sta dicendo che Mariacarla fa opere di bene?” gracidò poi incredula.

La fissò mentre arrivava davanti a un brutto portone, accolta da una suorina vestita di blu che la abbracciava caldamente prima di farla entrare.

“Già.” ribadì Teo perversamente contento.

“Mariacarla? La stessa delle Jimmy Choo?”

“Proprio lei. Scommetto che non te lo aspettavi.”

“Certo che no. Pensavo fosse a malapena in grado di dare la mancia al portiere.”

“E invece fa questo. In più dirige personalmente una associazione Onlus per la raccolta di fondi da destinare a una catena di scuole in Africa.”

Verena era rimasta più o meno folgorata.

“Una catena…”

“… di scuole, già. Mariacarla, quella dalle Jimmy Choo.”

Verena tentò di raccapezzarsi senza riuscirci un granché.

“Perché non se ne sa niente?” balbettò incerta “Perché non si vanta di queste cose invece di comprare Barbour per tuo fratello?”

“Perché non le va.” rispose Teo con voce più bassa; aveva un tono distante, sottilmente diverso e Verena sentì di nuovo quella sensazione strana, come se vedesse qualcosa senza vederlo realmente.

“Ma tua mamma e Dieci lo sanno?”

“Certo che lo sanno” rispose Teo piccato “Che ti credi? Solo che Mariacarla è molto riservata e non ama sbandierare le sue attività; noi rispettiamo solo il suo volere e non ne parliamo in giro. D’altronde, non è mica un segreto: la parrocchia di questo quartiere ha dedicato un intero ciclo di messe cantate a Mariacarla per il suo operato.”

Di nuovo quella sensazione di corrente invisibile... che passò sepolta dalla costernazione di sapere che Mariacarla, la spocchia fatta persona, in realtà aveva un animo nobile. Volontariato… cioè, Mariacarla che faceva volontariato volontario, senza pubblicità o vestiti di Armani di mezzo!! Da non crederci. Anzi, da sentirsi di merda! Paragonata a Mariacarla, leggiadra, algida e buona come la principessa Aurora, Verena si sentì di colpo come Pippo della Disney; goffo, ingombrante, sbagliato e, ovviamente, nero. Perché, a parte quell’aborto di Biancaneve, non si era mai vista una cacchio di principessa dai capelli scuri e dai piedoni calzanti anfibi rinforzati, no?

“Che facciamo adesso?” domandò Verena abbassando prudentemente gli occhi che bruciavano come tizzoni ardenti.

“Andiamo a casa. Te lo avevo detto che non poteva essere vera la panzana di Scat… ah, merda!”

Verena alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un’alta e ingombrante figura vestita di nero sgattaiolare verso lo stesso portone malconcio che aveva inghiottito Mariacarla.

“Scaturro?” esclamò incredula.

Era proprio lui: con un cappellino calato sugli occhi, l’aria truce come se avesse appena commesso un triplice omicidio e la camminata goffa e ridicola di chi ha una stazza enorme e cerca di non farsi notare. Mentre Verena e Teo lo fissavano a bocche aperte come pesci nell’acquario, Scaturro sgusciò dentro la porta sparendo alla loro vista e lasciandoli in preda a una attonita serie di silenziose congetture.

“Oddio” mormorò Verena “Quei due avevano davvero un appuntamento segreto! Vista questa le ho viste davvero tutte…”

“Non posso crederci” balbettò infine Teo annichilito “Scaturro e Mariacarla… Non può essere! Deve esserci per forza una spiegazione diversa!”

“Forse” mormorò Verena corrucciata “O forse no. Tutti noi sottovalutiamo Scaturro e lo consideriamo l’anello di congiunzione tra gli umani e i bovini, ma in realtà lui è un ragazzo come gli altri. Anzi, più sensibile degli altri: scrive poesie meravigliose.”

“Poesie?” ragliò Teo diventando grigiastro dalla costernazione “Scaturro scrive poesie?”

“Sì” annunciò orgogliosa Verena alzando il mento “Non le hai viste sul suo diario?”

“Ti ho già detto che non l’ho mai letto quel maledetto diario.” rispose Teo imbronciato.

Verena girò lo sguardo da Teo al portone che si era richiuso garbatamente dietro a Scaturro, l’espressione remota e il tono di voce improvvisamente amaro.

“Io ne ho letta una e sono rimasta toccata: pensieri profondi e davvero bellissimi. E pur avendola letta, pur sapendo le profondità insospettate della sua anima, l’ho sempre trattato come il contenuto di una sputacchiera. Sono proprio una stronza, eh?”

“Era ora che te ne accorgessi.” mugugnò Teo per tutta risposta.

“Però fortunatamente non tutte le ragazze sono tutte superficiali e stronze come me. Forse invece Mariacarla, dopo averlo visto solo una volta, ha capito tutto e gli sta dando una possibilità. Forse nonostante il nomazzo lungo come la Milano-Venezia e tutta quella spocchia annunciata, Mariacarla è davvero la migliore tra noi.”

Teo per un attimo rimase muto e immobile, con la fronte aggrottata e pensierosa.

“Che razza di gigantesche minchiate vai dicendo, Verena cara?” disse poi con forza costringendo Verena a girarsi di nuovo verso di lui.

“Minchiate?” ripeté con voce dura “Scusa, baronetto, ma non ho capito se hai usato il genitivo o il dativo.”

“Minchiate. Davvero un bel discorso sull’animo sensibile e sul guardare al di là del filo spinato, sulle stelline negli occhi e i coniglietti puffosi nel cuore, eccetera eccetera eccetera. Dimentichi però un piccolo particolare, kultani: Mariacarla è la ragazza di Luca! Non esiste nemmeno in un universo parallelo la possibilità che Scaturro sia in competizione con Luca per Mariacarla! Ci giocherei gli attributi che non può essere così! E poi dai, quale ragazza sarebbe così sciroccata da prendere in considerazione Scaturro… per una poesia?”

“Qualcuna lo farebbe” rispose sottovoce Verena guardandosi le mani: c’era ancora della Nutella sotto le unghie, dannazione! “Qualcuna dovrebbe farlo. Qualcuna dovrebbe guardare sul serio al di là del filo spinato e lasciarsi dire “ti odio davvero, amore mio”.”

“Quel qualcuno non è di sicuro Mariacarla” si inalberò Teo “E te lo dimostrerò! Andiamo.”

Prima ancora che Verena potesse replicare, Teo era sceso dalla macchina e marciava battagliero verso l’altro lato della strada.

“Teo! Torna indietro! Così ci ficcheremo solo nei guai!” strillò Verena inviperita.

“Muoviti, dai! Ho bisogno di te, Mariacarla non parlerebbe mai con me di Scaturro!”

“Perché, secondo te a me firmerebbe una dichiarazione giurata?” abbaiò Verena imbufalita “Torna qui, ti ho detto, maledetto… canarino!”

Ma aveva già aperto la portiera e sotto sotto sapeva che sarebbe andata anche lei.

Perché lei non era Cenerentola dal piedino di fata che si faceva gli affari propri; lei era Pippo, il goffo e inconcludente ficcanaso, e come tutti i Pippi che si rispettino non vedeva l’ora di beccare la Bella e la Bestia con le famose brache calate.

*          *          *

Salmodiando in maniera molto poco cristiana, Verena aspettò per cinque minuti buoni un eventuale quanto sempre più improbabile ritorno del figliol prodigo nei paraggi della Teo-mobile: alla fine si arrese, marciò risoluta verso il portone malconcio e bussò titubante al centro di accoglienza. Le aprirono.

Non sapeva bene cosa aspettarsi, appena varcata la soglia; di vedere Mariacarla e Scaturro avvinghiati come Rossella O’Hara e Rhett Butler? Di essere sbranata da un branco di semizombie alcolizzati e puzzolenti? Di trovare Sister Act in pieno gorgheggio canoro?

Tutto, ma di sicuro non di trovarsi arruolata a servire il minestrone dopo nemmeno aver fatto due passi dentro al locale.

“Benvenuta!” le strillò all’orecchio una suorina alta un metro e un crocifisso, placcandola al lazo con un grembiule e legandoglielo intorno alla vita più veloce di un cow boy che lega un vitello a un rodeo.  

“Buon…? Ah, ma io…” balbettò Verena confusa, ma la suorina le ficcò in mano un mestolo come se fosse stato lo scettro del comando e la spintonò dietro a un tavolo ingombro di pentole e padelle fumanti.

“Sei davvero una cara figliola!” urlò con quanto fiato aveva in gola la suorina (al che Verena notò l’apparecchio acustico che penzolava dal suo orecchio e capì tutto) “Abbiamo sempre bisogno di aiuto e vedere una coppia di giovani come voi impegnata nella carità ci fa innalzare al cielo un inno di gioia!”

“Ehm… alleluia?” mormorò Verena spaesata.

“Verena!” le spiazzò la voce di Mariacarla alla sua destra e Verena si girò verso di lei, trattenendo a stento l’impulso di incassare la testa tra le spalle. Mariacarla aveva la coda di cavallo, indossava un ampio grembiulone sopra ai jeans (Emporio Armani) e al maglioncino (Cachemire Mahogany), e nonostante tutto sembrava lo stesso principescamente bella, bionda ed elegante come se partecipasse a un vernissage per soli vip. Di fianco a lei, Teo, con grembiule coordinato e guantone da forno, sembrava invece quasi sulle spine.

“Oh… Mariacarla… che b-bello incontrarti…” tentennò Verena incerta.

“E’ bello incontrare te!” rispose Mariacarla: la sua voce era come al solito leggermente afona e cortese come se si sentisse in dovere di fare gli onori di casa “Teo mi ha detto tutto: sono davvero deliziosamente colpita!”

Verena sorrise a denti stretti lanciando un rapido sguardo a Teo che fingeva la tristezza liquefatta di un cocker ma che in realtà sghignazzava come un pazzo sotto i baffi.

“Mi è scappato involontariamente detto del tuo interesse per il volontariato” la avvisò lui ricomponendosi “E di come sei subito voluta venire a dare una mano qui, quando hai saputo che c’era anche Mariacarla.”

“Davvero?” ringhiò Verena inviperita: “Bella balla del cazzo!” ragliò invece Vocetta1 “Perché non ha detto che è lui il crocerossino tanto desideroso di sbadilare minestrone a pezzenti puzzoni?”

“Ehi, cocca, sto aspettando la cena.” biascicò nel mentre un tizio che puzzava come un cadavere decomposto porgendole un piatto vuoto, capitando giusto a fagiolo per avvalorare la tesi di Vocetta1.

“Le tue sono davvero nobili intenzioni” sorrise Mariacarla mentre Verena vuotava con precauzione e leggero raccapriccio un mestolo di roba verdastra dentro al piatto del tizio ammorbante “Sono davvero felice! Ti ringrazio con tutto il cuore, a nome di tutta la parrocchia.”

Con la coda dell’occhio, Verena vide che Mariacarla le sorrideva e si sentì un poco (solo un poco) in colpa.

“Ehm… figurati.” balbettò in risposta mentre il tizio puzzolente le spingeva di nuovo sotto il naso il piatto con intenzione.

“Dammene ancora, che ci mangio con mezzo mestolino?” le gorgogliò lamentoso.

“E in più sei riuscita a coinvolgere anche Teo!” continuò Mariacarla servendo con un sorriso gentile un piatto di patate a una vecchia cenciosa “Che bello che finalmente abbia trovato una ragazza che lo stimoli in cose positive!”

“Già, che bello… eh? Aspetta, come hai detto… ragazza?”

“Ehm, Verena cara… gliel’ho dovuto dire.” gorgogliò Teo con intenzione ammiccandole allusivo.

“Vorrei tanto riuscire anche io a coinvolgere Luca” sospirò Mariacarla mentre Verena, col mestolino minacciosamente a mezz’aria modello scimitarra, diventava progressivamente grigiastra dalla rabbia “Ma lui è così refrattario alle cose che interessano me!”

“Senti, gioia, devo aspettare domattina per quel cacchio di minestrone?” si intromise impaziente il tizio puzzone che aspettava ancora il suo piatto e Verena gli lanciò uno sguardo di fuoco, non prima di aver spiegato a Teo con lo sguardo che al più presto lo avrebbe ammazzato, lentamente e dolorosamente.

“Eccoti il tuo dannato minestrone” ringhiò poi riempiendo il piatto fino all’orlo e lanciandolo praticamente contro al tizio puzzolente “Strafogati!”

“Mi è venuto il verme solitario a furia di aspettare!” ribatté il tizio offeso.

“Peggio per te, tanto non dura molto con la puzza che emani. E se vuoi un consiglio lavati, hai tanti strati di sporco sedimentario addosso che la tua giacca sembra la Tokyo degli acari.”

“E tu, acida spocchiosa, la prossima volta che vuoi fare volontariato vai a donare gli organi!” le suggerì il tizio allontanandosi furibondo.

Verena avrebbe replicato ancora, se non si fosse accorta che Mariacarla la fissava con malcelata sorpresa (e anche vagamente scandalizzata) mentre Teo sogghignava sotto i baffi con gli occhi scintillanti.

“Bella esibizione!” berciò Vocetta1 “Più che volontariato, andresti bene per la santa inquisizione!”

“Ehm… allora, chi vuole un po’ di minestrone…?” tentò di dire pateticamente e Teo si decise finalmente a darle una mano,

“Hai il grembiule slacciato” la avvisò divertito prima che aprisse di nuovo la bocca per dire chissà che cosa (probabilmente qualcosa di poco intelligente…) “Te lo sistemo io.”

Rapidamente mollò il guantone da forno e le posò con delicatezza le mani sulle spalle, spingendola via abbastanza da uscire dalla portata d’orecchio di Mariacarla.

“Te la cavi piuttosto bene come volontaria” sogghignò malizioso fingendo di armeggiare con i lacci del suo grembiule “Ti manca giusto una svastica tatuata in fronte per essere sputata Madre Teresa di Calcutta!”

“Gliel’ho dovuto dire, Verrena carra” lo scimmiottò lei ignorandolo con espressione truce “Dannato canarino lappone! Tu lo sai che presto il tuo culo avrà a che fare con i miei stivali, vero?”

“Nientemeno” sospirò piano Teo con un sorriso serafico “Aspetto con impazienza, magari potrebbe anche piacermi. E comunque, che potevo fare? Scaturro non c’è e io voglio chiedere a suor Giacinta dov’è finito. Tu invece sai cosa devi fare: ti lascio sola con Mariacarla, così potete parlare.”

“Parlare?” si infuriò Verena avvicinandosi a lui per sibilargli meglio nell’orecchio “E cosa dovrei dire a quella bambolosa oca firmata? Oh, ciao cocca, senti, io e quel cerebroleso del tuo futuro cognato ti stiamo farcendo di balle come un tacchino il giorno del Ringraziamento perché vorremmo sapere un po’ di cazzi tuoi, visto che dei nostri non ne abbiamo abbastanza!”

“Devi chiederle di Scaturro, non farle un trattato sull’onestà” spiegò impaziente Teo “Adesso non ti agitare, che hai davvero il grembiule slacciato: se non vuoi che segua l’irresistibile impulso di strozzarti coi lacci stai buonina per dieci secondi.”

Verena sbuffò e ringhiò ma rimase davvero buonina mentre le dita leggere di Teo armeggiavano con i lacci del grembiule, senza fretta. Con la coda dell’occhio, Verena studiò il profilo concentrato di Teo, così vicino così maledettamente vicino… e prima che potesse controllarsi era successo di nuovo, con la snervante precisione di un meccanismo ben oliato: la vicinanza di Teo, con il suo profumo fruttato che soverchiava anche gli atroci odori di cavolo e sporco del locale, le aveva mandato in tilt il circuito cerebrale e la musica nella sua testa scattò immediatamente come un jukebox. Era il turno di “More than a feeling” dei Boston: in quel piccolo e magico momento rubato, Verena si trovò col viso di Teo così vicino da poterlo guardare liberamente, senza la paura di essere beccata in flagrante contemplazione. Aveva lo zigomo più bello che avesse mai visto, pensò incantata. La pelle del suo viso era bianca, perfettamente liscia e ricoperta da una tenera peluria bionda. Chissà che effetto faceva passarci sopra le labbra. Chissà che sapore aveva.

“Ecco fatto.” mormorò la voce di Teo stranamente incerta: aveva fatto un nodo non troppo stretto e le sue mani per un attimo si erano posate sui fianchi di Verena per saggiare la resistenza del tessuto. Poi scivolarono via, leggere come erano venute, lasciandole sulla pelle una traccia di calore indelebile dove si erano posate. Il cuore di Verena batteva così forte che se avesse avuto le ruote avrebbe di sicuro vinto la mille miglia di Indianapolis.

“Be-bene.”

“Sì. Allora, io…”

“Suor Giacinta. E io…”

“Scaturro. Ok, abbiamo un obbiettivo. Incredibile, vero?”

“Preferivo dover distruggere l’armata rossa.”

Teo ammiccò, irridente e radioso come al solito: poi sgambettò via, in un gran turbinio di guantoni da forno e profumo di more. Verena si trovò faccia a faccia con Mariacarla che la fissava con una curiosa espressione blandamente sorpresa.

“Ti piace davvero.” dichiarò questa con piatta decisione prima ancora che Verena potesse aprire bocca.

“Beccata!” si esaltò Vocetta2 mentre Verena arrossiva modello fiorentina alla griglia e si nascondeva dietro il pentolone del minestrone, agitando il mestolo come se fosse una bolas argentina.

“I… ehm… co… ah, il v-volontariato, vero? S-sì, mi piace, certo. Lo adoro.”

“Io intendevo Teo.” rispose Mariacarla pacata: per reazione Verena servì di colpo tre piatti straripanti minestrone a un poveraccio che voleva solo le patate al forno.

“T-Teo, eh? Ah, beh, s-n-f…orse… In che senso?”

“Nel senso che ti piace Teo.” ripose Mariacarla con certosina pazienza.

“Sì.” ammise alla fine Verena fissando l’interno del pentolone come se sperasse di trovarci dentro tutte le risposte: che altre balle dire senza sconfinare nel grottesco?

“E che cazzo, mica si può mentire in eterno!” approvò infatti Vocetta1.

“Cioè, scusa se sembro così perplessa; credimi, sono davvero felice per voi. E’ che mi sembrate così diversi.”

“Come il principe di Cenerentola e Pippo.” aggiunse Verena affranta.

“Non trovi che sia strano?” sospirò Mariacarla con aria svagata.

“Cos’è che trovi strano, badessa, che Teo mi piaccia, che io e te stiamo qui a conversare civilmente o che non ci sia scritto Dolce & Gabbana sul fondo del pentolone?”

“Da morire dalla costernazione.” rispose piccata.

“Volevo dire… è strano innamorarsi di un ragazzo che ha un gemello, non trovi? Cioè, Luca e Matteo sono assolutamente identici e non si riesce a pensare a uno senza l’altro… ma sono anche così diversi! Talmente diversi che anche le cose che hanno uguali sono diverse. Oddio, detto così sembra un discorso molto stupido…”

Ma non lo era affatto. Verena aveva intuito la stessa cosa la fatidica sera della sagra del vomito, ballando prima con Dieci e poi con Teo: il famoso fattore surriscaldamento, per esempio, ovvero lei che si accendeva come una miccia se solo Teo la sfiorava. “E sempre per esempio, c’è il fattore naso” aggiunse Vocetta2 con aria sognante “Ti sei accorta che il naso di Teo è paragonabile a un maledetto strumento erotico? Beh, è identico a quello di Dieci, solo che tale meraviglia della natura sul gemello musone è solo un naso.”

La cosa strana però era che l’effetto jukebox misto a vampa da menopausa che le suscitava Teo a volte glielo suscitava anche Dieci. La sera che era andata a riprendersi lo zaino, per esempio: e quando aveva visto Dieci baciare Mariacarla, la sera dell’ eccidio delle begonie… ma forse questo era meglio non dirlo a Mariacarla: per quanto tonta e oca come uno stormo di germani reali, certe cose era meglio non dirle proprio.

“Quant’è che stai insieme a Dieci?” buttò lì Verena, glissando abilmente e scodellando minestrone a tutto spiano.

“Due anni” rispose Mariacarla sempre con quella sua voce assente “Lo amo tanto.”

Fece un sorrisetto mesto come di scuse, dignitosamente indifesa come una regina senza tiara; Verena fu lì lì per ricambiarlo.

“No, eh?” grugnì Vocetta1 infuriandosi “Ieri trovi simpatico Scaturro, oggi Mariacarla… e domani che fai, fondi il fan club di Jack lo Squartatore?!?”

“Quindi, non hai nessuna intenzione di mollarlo per Scaturro?” le uscì a raffica dalla bocca prima che potesse fermare le parole.

Il viso di Mariacarla si congelò in una espressione di attonito orrore, gli occhi celesti spalancati di azzurra sorpresa.

“Sc… Scaturro?” balbettò abbassando di colpo le ciglia “Che c’entra Scaturro?”

“Avevate un appuntamento poco fa” continuò Verena sadicamente lapidaria “Un appuntamento segreto. Tranquilla, nessun altro lo sa. Ma io sì.”

Mariacarla, fedele alla sua regale fissità, sembrava incapace di trovare qualcosa di furbo da dire.

“Io e Scaturro non avevamo un appuntamento.” annaspò infine.

“Che bugiarda schifosa” si deliziò Vocetta1 “Sa mentire anche peggio di te.”

“Quindi non ti dispiace che lo sappia Dieci.” propose candidamente Verena.

Mariacarla arrossì continuando a tenere lo sguardo basso e la nuca regalmente reclinata, come se la offrisse alla ghigliottina.

“Sì.” mormorò in un soffio.

“Sì cosa?”

“Sì, mi dispiacerebbe.”

“Quindi?”

“Quindi avevo un appuntamento con Scaturro. Ma ti prego, non dirlo a Luca.”

La sua voce afona era più commovente di un maledetto pianto a dirotto.

“Perché avevi un appuntamento con Scaturro?” chiese Verena con genuina curiosità.

Mariacarla non alzò gli occhi dalla sua pentola.

“Non posso dirtelo” rispose sottovoce “Ma per favore, non dirlo a Luca. E nemmeno a Teo: per quanto sia adorabile non riesce a tacere nemmeno se gli tagliano la lingua.”

Verena corrugò la fronte pensierosa: c’erano almeno un milione di domande che le premevano dietro le labbra, alcune ironiche, alcune cattive; e le avrebbe anche fatte se la ragazza dalla coda di cavallo e l’aria mesta, ovvero la principessa intenta a scodellare patate ai poveri, non sembrasse così palesemente impossibilitata a reggerle.

“Ok.” disse infine tornando ad occuparsi del suo minestrone; né Vocetta1 né Vocetta2 si fecero sentire per ammonirla, e questo la riempì di sollievo.

“Comunque non succederà più.” concluse in un soffio Mariacarla e Verena pensò alle parole di Scaturro: “Io ti odio. Sottovoce, con inchiostro e parole che non sapevo di avere…”

Rimase zitta perché a quel punto non avrebbe davvero più saputo che cosa dire.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Scusate se sarò breve: sono ancora in estasi mistica dopo il raduno di ieri… LauraRoberta87, Londonlilyt, MarzyPappy, Nisi e uomo delle Patate, Reader, Rik, RominaMiAmor, Trevor, siete meravigliosi. Vi voglio bene!!

 

 

Roby: Finita la pacchia sciistica, eh? Com’è andata? Bella neve? Hai esagerato come al solito coi bombardini o ti sei trattenuto? Effettivamente, la Ferrero dovrebbe pagarmi per tutti i clienti che sto mandando loro. Avrei dovuto scegliere un produttore più vicino a casa mia, che so, quello dell’aceto balsamico… certo che non avrebbe fatto la stessa figura! Abbracci e baci, alla prossima!!

Arianrhod: Latitavi, dunque? Problemi con la giustizia o semplice mancanza di tempo? Comunque, sono onorata di essere stata la prima da te scelta!! Sono contenta e ti ringrazio davvero moltissimo anche per i complimenti ad “Ab Aeterno”… grazie, davvero, è sempre un piacere quando ti dicono che quello che scrivi non fa completamente schifo. Un bacio!!  

Greta91: Ciao Elfiti?!? E’ un modo finlandese di dire “elfina” o “elfetta” o è un errore di battitura? Comunque sia, non posso far succedere proprio tutto subito tra quei due… amicizia tra Otello e Verena? E’ più facile che un meteorite atterri sulla torre Eiffel. Ma non si sa mai!!

Erda: Non ho capito bene una cosa: lo scempio che hai nominato e tanto giustamente deprecato è quello di nutella o di ormoni finlandesi? Magari di entrambe le cose. Ricambio i saluti, memorizzo e apprezzo i complimenti e viva la clava anche a te!!   

MarzyPappy: Nutellina mia, ti devo confessare che è nato un grande amore: io e la tua pastiera abbiamo deciso di convolare a giuste nozze. Ho preso come amante il tuo LimoncELLO, e proseguirò questo menage a trois finché uno di noi non si esaurirà. Forse io per prima, prostrata dopo la Vs partenza. Ti mando un vagone di bacioni, tesorina mia, non ti preoccupare per il bonsabufalo perché ci penso io a foraggiarlo e continua così che sei troppo forte.

Aredhel Minyatur: Ma grazie, grazie, grazie!! Sono felice che la storia di questi due sciroccati (con famiglie, amici, topocani e savusilakke annesse) ti stia divertendo. Ma vorrei specificare che Teo non ha la erre moscia: ce l’ha “arrotolata” (chiaro, no?). Fatti presto sentire, dolcezza!! Bacioni e grazie dei complimenti

Lauraroberta87: Amore mio. Ti ho sognata. Ho sognato la tua voce, sensuale e roca, bassa e piena di promesse… diceva, “passami una tigella”. Sognavo o ero desta?!? Tesoro, abbracciarti e vederti è stato meraviglioso. A parte che sei una gran gnocca, e la cosa ha un po’ spento le mie simpatie per ovvia invidia, sei davvero solare e vulcanica come sembrava dalle recensioni. Spero di vederti presto di nuovo, tesssora!! Baci per sempre

Black_Moody: Coglione adorrabile? Dovrebbe essere che una cosa impossibile, un termine elide l’altro. Ma per il nostro instancabile canarino finlandese, niente è impossibile!! Dunque, ricapitolando: trabocchi di ansiti nascosti modello spalmatura di Nutella per uno che non è l’akkompagnatorre? La faccenda si fa gialla… Ti prego, rendimi edotta, adorro farrmi i cazzi degli altrri (chissà da chi avrà preso Teo…). Ovviamente sono emilianissima, come le mie tigelle e i miei “soppa!” avevano fatto intuire. Tu sei una toscanaccia? Adoro il vostro modo di parlare, lo trovo troppo divertente in qualsiasi contesto. Un seguito di Ab aeterno…? Non credo, sai. Ma chissà… in un mondo parallelo…

Pinzyna: Chiamalo scemo, il tuo computer! Se mi passi il nome del suo tour operator, lo farei anche io un giro sull’Aventino. Dovunque sia questo posto (a scuola quando hanno spiegato dov’è l’Aventino io avevo gli orecchioni). Dopo una doverosa rimostranza per le tue doppiepunte in su come il naso di MC, la tua volenterosa sensei ti manda tanti sbaciuzzi (o i sensei non fanno queste cose…?)

Piccola dea: Tesoro, ma che c’è da perdonare? Io mica sto qui col fucile puntato… due ore col cilicio chiodato in ginocchio sui ceci basteranno. Posso dirti che la definizione “Teo sguardo spermatozoico” mi ha fatto sganasciare? Lui comunque è felice che tu sia tornata: mancavi anche a lui (si era messo a fare l’orlo alle rouches delle sue camicie, dalla prostrazione). Baci sparsi,a presto!

Maharet: Davvero la scena nutellosa ti è sembrata erotica? Lo spero bene… era un pezzo che mi girava in testa (e con questo do un chiaro segnale su ciò che produce giornalmente il mio povero cervello…). Un bacione one one!!

Saraj: Sto seriamente valutando l’entrata in ballo di Grillo Parlante 2, anche perché questa storia dei pairing comincia a farsi interessante. Otello però così mi rimarrebbe, concedimi di dirlo, solo come un cane! Che ne dici allora di Olenska, la barboncina nana di Mariacarla? Se vuoi ti traduco dal finlandese il pensiero primordiale di Teo… ;-) . Ovviamente, giusto per rimanere in tema di pairing, non pensavo nemmeno lontanamente di separare la favolosa coppia Saraj/Centrino. La lavatrice mi sembra effettivamente il posto giusto dove piazzarvi… un milione di baci, a presto!!

Teo: Diabetico questo capitolo? Ma no: solo da pressione arteriosa alle stelle. Teo, Teo, perché sei MattZ… quella Z starà mica per Zabini, vero?!? Baci sparsi!

Krisma: Effettivamente Verena in questo capitolo si è attirata l’antipatia di parecchie ragazze (per non dire dell’intero genere femminile eterosessuale. In realtà, ha la mia comprensione: anche io, pur non avendo avuto una governante tedesca, sono stata educata che certe cose “devono andare in un certo modo”. Insomma, è l’omo che deve fare l’omo! Dopo, una volta chiarificate le intenzioni, si può procedere all’assalto, ma prima ci vuole un certo “stimolo”… vabbè che se Teo leccasse a me il palmo della mano, non so se resterei immobile… LA donna lombrico nel suo humus!!! Mi ha fatto morire! Baci ricambiati con ardore, dolcezza, a presto!!

Kabubi: Scusa, eh… devono essere i posteri del limoncello domenicale, ma chi caspita è il tuo MOIGE? E’ una sigla tipo MCdMSG (Mariacarla della Mirandola Santogiacomo?). O è una specie di Santa Inquisizione per la salvaguardia del cioccolato? Amore, non ho letto Death Note, ma ne ho sentito parlare (… manga…?). Nessun riferimento voluto, comunque! Hai due bassotti… ancora vivi…?

Rik Bisini: Week end arrivato e andato. Volato, oserei dire!! Spero che non ti sia rimasto troppo sonno arretrato! Ed è un peccato che la tua performance canterina con YMCA (con meravigliosa coreografia di me e Marzy, vorrei ricordare) non verrà trasmessa su YouTube… andrebbe tramandata ai posteri! Ancora grazie per la tua gentilezza e la tua compagnia. Il bonsabufalo ti saluta!!

Londonlilyt: Sono ancora in overdose… che bella la tua voce… imbottigliata avrebbe una gradazione ancora maggiore del limoncello di Marzy!! Sei spettacolare, donna. DrummyDream ha voluto dormire con i tuoi regali sotto il cuscino per paura che glieli requisissi… piccola serpe cresciuta in seno!! Ti bacio tutta, paratura quaresimale compresa (sono MORTA a quella battuta!!!)

Suni: Ho riferito a Teo il tuo velato invito a ripetere lo show nutellifero con te. Si è dimostrato entusiasta del progetto, ma ha detto di far vedere dal dottore quel paio di emboli, prima. MC dalla simpatia scoppiettante e Scaturro futuro produttore di fertilizzante… che idee meravigliose!! Le terrò in devita considerazione, prometto. Intanto, beccati i miei sbaciuzzi, a presto!

__Miriel__: Vedo che la Nutella abbinata a un biondazzo finlandese fa il suo notevole effetto. Credo che l’avrebbe fatto anche su un meno notevole moretto. Miracoli del cacao. Marco ci starà con Oleana…? Beh, per maschio è maschio e, come si dice, l’occasione fa… Vedremo!! Baci ricambiati, bellezza!!

Kokky: Ma che brava!! Come hai fatto a seguire la colonna sonora un po’, come dire, vintage? Hai una collezione infinita di canzoni impossibili!! Effettivamente, Verena non è indifferente a Teo… l’abbiamo capito tutti ma lui ancora no! Comincio a dubitare della sua sanità mentale. O della mia…?  

Kyaelys: Teo ha segnato sul suo palmare: appuntamento Kyaelys, lotta con Nutella, giovedì ore 15,15. Voleva passare lui in macchina a prenderti ma gli ho detto che è meglio se tu arrivi con mezzi propri (meglio per te e per la fauna locale, vista la sua guida...). Tutto il resto, s’ha da vedè!! Baci anche a te, dolcezza, see you soon!!

Kokky: MA che brava!! Come hai fatto a seguire la colonna sonora un po’, come dire, vintage? Hai una collezione infinita di canzoni impossibili!! Effettivamente, Verena non è indifferente a Teo… l’abbiamo capito tutti ma lui ancora no! Comincio a dubitare della sua sanità mentale. O della mia…?  

Kyaelys: Teo ha segnato sul suo palmare: appuntamento Kyaelys, lotta con Nutella, giovedì ore 15,15. Voleva passare lui in macchina a prenderti ma gli ho detto che è meglio se tu arrivi con mezzi propri (meglio per te e per la fauna locale, vista la sua guida...). Tutto il resto, s’ha da vedè!! Baci anche a te, dolcezza, see you soon!!

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke? ***


Recensione di Fante, fatta il 01/03/2008 - 12:31PM sul capitolo 21: Capitolo 20 : Principesse e Pippi - Firmata

Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke?

 

“Insomma, non ti ha detto niente?”

“No, niente di niente. Adesso frena, per favore.”

Teo, alla guida della Teo-mobile, inchiodò e la macchina si fermò a un millimetro dal parafango della vettura davanti.

“Ma non hai insistito?” continuò lui imperterrito.

“No, non ho insistito: ero molto impegnata a scodellare bile verdastra ai poveri affamati e non c’è stato tempo per le domande intime.”

“Intime?” sbuffò Teo partendo in sgommata al semaforo verde “Mica dovevi chiederle la frequenza del suo ciclo mensile! Dovevi solo chiederle perché si è incontrata con Scaturro, era così difficile?”

“Perché non glielo hai chiesto tu, allora?” sbuffò Verena “E che cazzo, frena! Le vedi quelle due lucine rosse ai lati del lunotto posteriore? Quando si illuminano non è per farti ciao ma per dirti che devi frenare!”

“Non sopporto quelle lucine” brontolò Teo di malumore “Mi feriscono gli occhi!”

“Davvero! Perché non avvisi il conducente che se è costretto a frenare deve prima mandarti un fax?”

“Insomma, e adesso come la mettiamo?”

“Con le luci posteriori? Al prossimo semaforo posso romperle con una mazza da baseball, se ti danno così fastidio.”

“Spiritosa. Dicevo con Mariacarla e Scaturro. Suor Giacinta non l’ha nemmeno visto passare, Scaturro… sciroccata com’è e coi fondi di bottiglia che ha per occhiali, mi ha scambiato per una emanazione terrena dell’arcangelo Gabriele; dubito di poter sperare in qualcosa di più. Quindi, che facciamo?”

“Sinceramente non lo so” rispose Verena corrucciata “E non me ne frega niente. Il mio dovere l’ho fatto, ora tocca a te.”

“A me?” domandò Teo spalancandole gli occhioni azzurri in faccia.

“Devi darmi il diario, ricordi? Cazzo, Teo, guarda la strada!”

Erano arrivati a casa Ferri e chissà per quale miracolosa congiunzione astrale Teo riuscì a non finire di nuovo sui vasi di fiori all’ingresso ma parcheggiò tutto sghembo nel cortile.

“Lasciatelo dire” grugnì Verena scendendo adagio dalla macchina “Guidi come una savusilakka!”

“Non è vero! E poi nemmeno sai cos’è una savusilakka!”

“Il fatto che tu ti sia offeso, però, qualche indizio me lo dà: di sicuro non vuol dire meraviglioso e aitante pilota. E comunque Tellu mi ha concesso i diritti d’autore e io nomino le savusilakke ogni volta che voglio.”

Entrarono in casa dalla cucina: la stanza era vuota e silenziosa, nonché al buio vista l’ora. Verena si avvicinò istintivamente a Teo che, come da ceppo di famiglia, si era già tolto la giacca e fischiettava verso il frigo rimboccandosi le maniche della camicia.

“Non dirmi che hai fame” borbottò Verena “Ti ho visto, sai, che spezzavi il femore di un senzatetto per rubargli l’ultima razione di patate.”

“Erano buone” si difese Teo infilandosi nel frigo e riemergendo con un piatto con sopra una specie di involtino scuro e bugnoso “Mmmm, che meraviglia!”

“Cos’è?” si informò Verena sospettosa.

“Kalakukko.” rispose Teo addentando estasiato l’involtino.

“Ma dai. Da vedere sembrava che fosse lontra salmistrata. Poi il kalakukko non è la mossa di briscola quando cali l’asso?”

“E’ pane integrale con pancetta e pezzi di pesce.”

“Leggerino. Da berci dietro il gasolio non raffinato, vero?”

“E guarda cosa c’è qui… un pezzo di korvapusti!”

“Oddio, che suono orribile. Cos’è, concentrato di pustole di corvo?”

“Un dolce alla cannella. Buonissimo, io lo adoro! Dai, assaggialo.”

“Fossi matta. Vado a recuperare la mia roba e a cambiarmi. I jeans te li restituisco, ma la maglietta con sopra lo zio Timo la tengo ancora un po’, se non ti spiace: sai, stiamo diventando intimi…”

“Ti credo” pensò Teo ammiccante “Scommetto che lo zio Timo non vorrebbe essere da nessun’altra parte, se non sulle tue tette.”

“Per quando torno, tu fammi trovare pronto il diario.” ordinò Verena incamminandosi verso il corridoio.

Teo masticò per qualche secondo in silenzio: poi, trascinando svogliatamente i piedi, raggiunse un mobiletto straripante riviste e Settimane Enigmistiche dal quale tirò fuori con tranquilla precisione un quaderno nero e bisunto. Lo osservò per un po’ cogitabondo, soppesandolo sulla mano come a vagliarne il valore, finché con un sospiro se lo infilò sotto l’ascella.

*          *          *

Seguendo un impulso alieno e piuttosto stupido, Teo si avvicinò in punta di piedi alla propria stanza e si mise a spiare Verena mentre si muoveva ignara. Spiare le persone era sempre stato uno dei passatempi preferiti di Teo: si imparavano un sacco di cose interessanti sulla gente che non si rendeva conto di esser osservata. Per esempio, Tellu aveva l’abitudine di canticchiare orribili canzoncine finlandesi e di arrotolarsi le ciocche di capelli sulle dita; Enrico faceva puzzette a tutto spiano; Luca borbottava da solo e aveva un tic a una spalla; Marco invece si specchiava in ogni superficie vagamente riflettente e si aggiustava il ciuffo.

Piazzandosi comodamente contro lo stipite, Teo osservò dalla porta socchiusa Verena che stava raccogliendo i vestiti: la vide fissare con aria critica la propria camicia storcendo la bocca nella sua tipica smorfietta Questacosafaschifo. Adorabile, pensò Teo con insolita tenerezza. La vide ripiegare l’indumento con cura e posarlo sulla scrivania: era proprio una precisina, nonostante l’aria cazzuta e i vestiti di gomma, sogghignò esilarato. Con una compunta faccetta curiosa, Verena trotterellò in giro e si fermò guardare le foto sul muro che ritraevano i gemelli Ferri in varie fasi della loro crescita. Teo trovava affascinante il suo modo di osservare le cose: inclinava la testa a sinistra e si faceva venire una rughetta tra le sopracciglia che era davvero carina. Sul muro c’era una fotografia storta e asimmetrica: “Adesso la raddrizza”, pensò Teo e subito dopo vide Verena allungare la mano per  raddrizzare la cornice. “Una precisina fatta e finita!” sorrise Teo tra sé e sé, provando uno strano calore nel petto. Raddrizzata la cornice, con aria un po’ colpevole, Verena tornò al centro della stanza e raccolse la camicia gialla di Teo; la fissò truce per un bel po’ e a Teo sembrò che la giudicasse molto antipatica; poi rapidamente, se la portò alle narici e ne aspirò il profumo, socchiudendo gli occhi. Teo rimase con un boccone di korvapusti a metà strada con aria vagamente basita: che diavolo stava facendo?

“Ehm.” gorgogliò con severo rimprovero aprendo definitivamente la porta.

Verena sobbalzò e scagliò la camicia il più lontano possibile, girandosi verso la porta rossa come un gambero.

“Non si bussa prima di entrare?” quasi strillò al suo indirizzo.

“Questa è camera mia” precisò Teo riprendendo a masticare “Che stavi facendo?”

“Niente” mentì Verena in fretta e malissimo “Ma adesso tu e le tue pustole di corvo uscite di qui che mi devo cambiare.”

Teo inarcò sornione le sopracciglia e si accomodò meglio contro lo stipite della porta.

“Se vuoi possiamo darti una mano.”

“No. Fuori.” rispose Verena arrossendo ancora di più.

“Tecnicamente siamo già fuori” annunciò Teo con aria didattica “E comunque sotto lo zio Timo non c’è niente che io e il mio korvapusti non abbiamo già visto.”

“Allora, visto che non c’è niente di interessante, a che pro vederlo ancora? Fuori, svelto.”

“Io non ho mica detto che non era interessante” puntualizzò Teo “A dire il vero non ho visto bene se sul seno destro hai Bloom o Flora…”

“Teo, piantala. E prima che mi incazzi, dov’è il diario? Lo sai che ti ficco una fornitura annuale di korvapusti nel retto, se non mantieni la promessa.”

Teo allora esibì il quaderno nero e bisunto facendo un gran inchino e un teatrale svolazzo con le mani.

“Come Vossignoria ha comandato” dichiarò pomposo “Era questo il manufatto cartaceo che tanto agognavate, madamigella?”

Era quello, Verena lo riconobbe al primo sguardo: sospettosa, fissò Teo negli occhi e studiò a lungo le sue divertite iridi turchine.

“Mi sembra che stia andando tutto troppo liscio” commentò guardinga “Dov’è la fregatura?”

“Nessuna fregatura” rispose Teo compunto “Anzi, dovrei offendermi per le tue sibilline illazioni. Ma non mi offenderò per questa volta, visto che mi hai dato l’opportunità di usare la parola illazioni, che è tanto carina e tanto difficile da piazzare.”

Verena, doverosamente dubbiosa, si allungò lentamente per prendere il diario: Teo le sorrise, candido e solare come un serafino, e Verena afferrò di scatto il quaderno e si allontanò di un passo, stringendolo al petto come se si aspettasse un attacco armato.

“Che sospettosona” gorgogliò Teo fingendo di imbronciarsi “Non è affatto carino da parte tua dimostrare tanta sfiducia. Ferisci il mio animo sensibile.”

“Così sensibile che sembra il carapace di una tartaruga” ribatté Verena “E poi non ci credo nemmeno per un secondo che tu non abbia mai letto un solo rigo di… ehi!”

Mentre parlava, aprì il quaderno su una pagina a casaccio e quello che vide non le piacque affatto: nella bella calligrafia ordinata di Tellu, la pagina esordiva con un chiaro “Sugo per maccheroncini alla boscaiola”. Non ci mise nemmeno due secondi a capire cosa rappresentava il quaderno e a infuriarsi di conseguenza.

“Tu!” strillò puntando un dito accusatore contro Teo.

“Matteo Raafael Ferri, ramo italiano e ceppo savusilakka, per servirvi!” scattò lui sull’attenti senza smettere di sghignazzare.

“Questo non è il diario di Scaturro!! E’ il libro di ricette di tua madre!”

“E tu che nemmeno credevi che esistesse.” approvò estasiato Teo ingoiando l’ultimo pezzo di korvapusti.

“Mi hai imbrogliato!! Hai detto che mi avresti dato il diario!”

“Io non ho affatto imbrogliato” ribatté Teo compunto “Ti ho detto che ti avrei dato il quaderno nero che avevi visto in cucina… e questo è esattamente quel quaderno. Di cui, ribadisco, non ho mai letto nemmeno un rigo.”

Verena, pugni stretti e vene pulsanti sul collo, vibrava di rabbia feroce e puro sdegno.

“Tu… tu sei…”

“Purissimo? Altissimo? Bellissimo?”

“Stronzo!”

“Che peccato che non finisca per issimo, così non fai la rima.”

“Stronzissimo!”

“Ah, ecco.”

Piena di sacrosanto livore, Verena gli tirò addosso il quaderno, centrandolo in petto: Teo scoppiò a ridere, perfidamente deliziato.

“Oh, Verena cara, vedessi la tua faccia!”

“Vedrai la tua quando te l’avrò ridotta in poltiglia! Subdolo e meschino bugiardo!”  

Si avvicinò minacciosa e Teo, a titolo preventivo, fuggì saltando in piedi sul letto.

“Oh-oh, la signorina Verena cara dalla Clava è arrabbiata?” canticchiò irridente e Verena, se possibile, nel sentire tutto quelle erre rotolose si infuriò ancora di più.

“Vieni qui, sporca savusilakka!” strillò inseguendolo.

Teo smontò dal letto con due lunghe sgambettate e raggiunse il corridoio.

“Aiuto!” gorgogliò ridendo “C’è una tizia equivoca con la faccia di Berlusconi sulle tette che mi sta inseguendo!”

“Tanto ti prendo, deficiente!” ruggì Verena guadagnando terreno.

Arrivato in prossimità del divano, Teo si girò per controllare la situazione, ma aveva sottovalutato la rapidità di Verena che gli fu addosso, placcandolo con la ferocia di un di un giocatore di rugby. Rotolarono sul divano quasi sfondandolo, tra le risate di Teo e gli strepiti furiosi di Verena.

“Touchdown per Verena dalla Clava!” gorgogliò Teo difendendosi senza troppo impegno dalle pacche che lei tentava di rifilargli.

“Adesso ti gonfio come una mongolfiera!” ruggì Verena montandogli a cavallo mentre Teo, rapidamente, le bloccava i polsi senza smettere di ridere.

“Promesse, promesse, e intanto non agisci mai!” ghignò poi con gli occhi luccicanti “Comunque me lo potevi anche dire…”

“Cosa?”

“Che ti piace stare sopra.”

Fu questione di un millisecondo: un attimo di assoluta immobilità prima di capacitarsi della posizione più che compromettente che avevano assunto su quel divano. Come se si fosse improvvisamente rotta una diga, Verena sentì un’onda anomala e infuocata salirle dai piedi all’inguine, bloccandole le vie respiratorie e per reazione fece per buttarsi giù dal divano. Ma Teo le teneva ancora i polsi saldamente immobilizzati e Verena sgroppò inutilmente, con l’unico e assolutamente imbarazzante risultato di finirgli ancora più addosso.

“Lasciami!” strillò in preda al panico più puro.

“Ma come, non dovevi gonfiarmi come una mongolfiera?” la stuzzicò Teo senza cedere di un millimetro.

Verena chiuse gli occhi per un attimo cercando senza successo di non respirare il profumo di more (ma ne era completamente avvolta, con l’aggravante della cannella proveniente da quel maledetto korvapusti) e di non toccare Teo (ma ogni centimetro a contatto, vestiti o non vestiti, jeans o non jeans, bruciava come se stesse andando a fuoco). E d’improvviso eccolo lì, il DJ impazzito: aveva piazzato sul piatto “Save a prayer” dei Duran Duran che ora rombava a tutto volume dalle parti del cervelletto, mandandoglielo in pappa come da copione.

“Teo, la-scia-mi!” strepitò di nuovo affannata, strattonando i polsi.

“Dai che scherzavo, Verena cara! Non c’è niente di malizioso in quello che ho detto.”

“Ah, no?” ringhiò Verena ansimando come una locomotiva e azzardando una sbirciatina. Errore: Teo stava ancora sogghignando e il suo sorriso era ancora troppo diabolicamente perverso.

“No, certo. Sono finlandese io, che diamine! Anzi, per dimostrartelo staremo qui un po’ a chiacchierare. In fondo è così piacevole farti da pony…”

Verena sgroppò di nuovo con forza tentando di scappare, ma con un deciso colpo di reni Teo invertì le posizioni e Verena si trovò distesa sul divano con Teo sopra che sghignazzava tenendole ancora i polsi bloccati.

“Lasciami andare, ti ho detto!” ragliò Verena in preda al panico.

“Ah, Verena cara, sei proprio uno spasso!”

“E tu… sei proprio meschino ad approfittarti così di… del… insomma, dove diavolo vuoi arrivare?”

“Ohibò, eravamo partiti?” si informò Teo spalancando due irridenti occhioni turchini.

Verena non aveva voglia di rispondere a tono: non voleva pensare, non voleva sentire, non voleva niente di niente! Desiderava solo andare a casa, farsi una doccia ghiacciata e ammazzare il fermento ormonale rileggendo con furiosa concentrazione “Cinque conferenze sulla psicoanalisi” di Freud.

“Teo, sei uno stronzo!” borbottò con voce rotta evitando il suo sguardo.

Teo nemmeno si scompose.

“Di nuovo!” gorgogliò lui salottiero “Quando sei sotto pressione il tuo vocabolario si riduce drasticamente a ben poche e misere locuzioni.”

“Crepa.” ribadì Verena sottovoce: il frastuono musicale nella sua testa era così assordante che sembrava le stesse per scoppiare la scatola cranica.

“Dopo. Perché prima annusavi la mia camicia?” buttò lì Teo a bruciapelo.

“Merda secca!!”

“Perché aveva un buon profumo” rispose Verena aggressiva rinunciando a scalciare inutilmente “E tu perché mi hai suc-succhiato la cioccolata dal d-dito?”

Teo, finalmente, sembrò preso in contropiede.

“Avevi un buon sapore.” rispose con voce neutra e sincera.

“Ancora merda secca!!”

“Ero ricoperta di Nutella.” fece notare Verena con voce rotta.

“Non era la Nutella.”

“Merda secchissima!!”

“Lasciami andare, Teo. E vaffanculo.”

“Perché quando non sai cosa fare mi mandi a fare in culo, Verena cara?” sospirò lui con un sorriso.

“Perché sei un bastardo” si decise a dire Verena esausta, mandando al diavolo vocette e remore, orgogli e pregiudizi: non aveva più la forza per gestire la baraonda circense che le si agitava nello stomaco, quindi mollò gli ormeggi senza rimpianti “Perchè declami tanto l’amicizia senza ormoni e bla bla bla e poi provochi in ogni occasione. Non tutti sono fatti di merdoso ceppo finlandese come te! C’è gente qui in Italia che è fatta di carne e sangue che prima o poi ti farà arrivare una sberla come si deve per il tuo comportamento da subdola vipera provocatrice.”

“Ci avrei giurato” cinguettò Teo esilarato “Davvero vorresti darmi una sberla?”

“Non era esattamente alle sberle che stava pensando…” mormorò Vocetta1 sovrastando per un attimo la musica nel cervello di Verena (Mike Oldfield, per la cronaca).

“Sì” rispose in un soffio “Vorrei prenderti a sberle da adesso fino a stanotte.”

C’era uno nota decisamente liquida nella sua voce, una nota stonata che fece finalmente tacere Teo. Tacque per un bel pezzo, mentre i secondi rotolavano via, pesanti come macigni e sempre più carichi di bruciante significato. Verena non osava nemmeno respirare, figurarsi muovere un muscolo: rimase immobile con gli occhi chiusi, il viso girato di lato come a voler sfuggire allo sguardo di Teo, i capelli arruffati e le guance rosse come mele. Era bellissima, pensò Teo remotamente. E non sembrava affatto che stesse pensando alle sberle. Uhm…

Doveva dire qualcosa, pensò risoluto: e l’avrebbe anche detto, probabilmente qualcosa di stupido o ridicolo, qualsiasi cosa pur di far finire quel momento imbarazzante. Ma non fece in tempo: dall’ingresso si sentì qualcuno che armeggiava con le chiavi per entrare e Teo pensò bene che fosse arrivato il momento di lasciare i polsi di Verena e smontare dal divano.

*          *          *

Erano Enrico e Tellu in compagnia del loro primogenito e del topocane mutante. In men che non si dica, Teo era schizzato in piedi con tanta foga che si era quasi spiaccicato contro il muro opposto; Verena era ancora in fase di sollevamento quando si trovò di colpo puntati addosso gli sguardi dei Ferri.

“Teo!” esclamò Tellu a voce altissima “Verenna!”

“Non stavamo facendo niente sul divano.” pigolò precipitosamente Teo mentre Marco, lasciando Verena completamente di sasso, le si avvicinava, la prendeva da sotto le ascelle come se fosse una poppante e la sollevava a sufficienza per stamparle un bacio in fronte.

“E brava la nostra Verena dalla Clava!” ammiccò poi serafico posandola a terra mentre Verena diventava tricolore come una bandiera.

“Tutto questo entusiasmo perché eravamo sedute sul divano?” protestò Vocetta1 incerta “E se ci sdraiavamo sul tappeto, ci davano una medaglia?”

Dopo il primo attimo di mutismo iniziale, il salotto si riempì delle voci della sacra famiglia Ferri (con base ritmica data dai waffeggiamenti di Otello); Marco, baciata Verena, marciò da Teo posizionato stranamente in castigo nell’angolo più lontano del salotto, lo sollevò e lo agitò come se fosse una manica a vento.

“Stramaledetto canarino!” tuonò radioso aprendosi in un sorriso a duecento denti che abbagliò gli astanti “Era ora che ti decidessi a farti la ragazza!”

Prima ancora di poter aprire bocca per spicciare una parola, Verena si trovò avvolta dal caldo abbraccio di Tellu, con Otello che approfittava del disinteresse generale per tentare di masticarle l’anfibio destro senza gran successo.

“Verenna karra!” cinguettò estasiata la donna stampandole due baci sulle guance “Ke meravigliossa nottizzia!”

“Qu…?” gorgogliò Verena mentre Enrico Ferri prendeva il posto di sua moglie e la abbracciava entusiasta.

“Io lo sapevo che tra voi due c’era qualcosa!” esclamò felice come una pasqua, con le guance rubizze così rosse e rotonde da farlo sembrare la caricatura di un nano di Biancaneve.

Verena, completamente confusa, lanciò un breve sguardo verso Teo che, al momento, si stava sorbendo le micidiali pacche sulla schiena del fratello Marco e gli abbracci affettuosi di Tellu. Quell’esagerata emozione generale non poteva essere nata solo dal fatto di aver beccato lei e Teo sul divano, meditò confusa. Posto che li avessero visti, poi… E anche se fosse stato così, non potevano saltare così di punto in bianco alle conclusioni! A meno che… Un pensiero rapido come una meteora le passò nel cervello senza riuscire ad ancorarsi per bene.

“Mariacarla…?” tentò di dire con la bocca secchissima e Tellu annuì con entusiasmo.

“Ci ha kiamatto subitto, kuando siette andatti via dal centro di akkoglienza, e ci ha datto la bella nottizia.”

“Io l’avevo già capito.” puntualizzò Enrico trascinando Teo e Verena a sedere sul divano. Non gli fu molto difficile: i due si muovevano con la meccanica docilità degli automi.

“Sì, papà, sappiamo che sei tu l’indovino della famiglia.” lo prese in giro Marco ammiccando.

“Veramente…” iniziò a dire Teo, ma nessuno lo lasciò parlare.

“Kuando è successo?” si informò Tellu con gli occhi luccicanti.

“C…cosa?” balbettò Verena senza assolutamente sapere come affrontare la situazione: stava ancora tentando di capire se era finita in una dimensione parallela o se stava avendo un incubo post-abbuffata di peperoni.

“Che casinooooo!” ululò Vocetta1 sull’orlo della crisi isterica.

“Kuando vi siette innamoratti!” eslcamò Tellu entusiasta.

Era evidente che Mariacarla della Mirandola MiFaccioICazziDegliAltri aveva sparso in giro la balla che lei e Teo si erano messi insieme.

“Quella vipera!” pensò Verena con fulminea furia “Se la prendo le faccio un peeling senza nemmeno passare dall’estetista!”

“Questa è la giusta punizione per aver peccato di menzogna e apostasia” commentò Vocetta2 lapidaria “Adesso però voglio vedere con che faccia di bronzo tu e Teo dite loro la verità!”.

“Rakkontattemi! Ho il diritto di saperre, sonno la madre! Kuando avette decisso?”

“Io sono il padre!” si intromise Enrico giulivo “E ho il diritto di sapere se è stata la mia asta pubblica dell’altra sera a far scattare la molla!”

“Io che sono il fratello maggiore dovrei invece farmi i cazzi miei, ma devo assolutamente sapere se è davvero lo zio Timo quello addosso a Verena o se è Berlusconi!”

“E’ lo zio Timo” confermò Enrico dopo una rapida occhiata “Beato lui. Ci starei volentieri anche io addosso a Verena.”

“E quelli non sono i jeans di Teo?” si informò Tellu vagamente sorpresa.

“La… ehm, la gonna di Verena è in camera mia…” balbettò Teo, spargendo involontariamente ancora più letame di quello che già stava sommergendo tutto.

Il sangue defluì completamente dalle guance di Verena che cominciò a vedere tutto appannato.

“Verena cara, mantieni il sangue freddo e ce la farai.” la incoraggiò Vocetta2, pochissimo convinta.

“I-io… no-noi…”

“Io non sono la ragazza di Teo? Noi non stiamo insieme? La mia gonna è di là per sbaglio? Finisci almeno una frase, santiddio!” berciò Vocetta2 piena di rimprovero.

Sembrava facile, ma la lingua, divenuta di colpo pesante e ruvida come lana di vetro, non ne voleva sapere di funzionare. Verena annaspò intorno, supplicando aiuto con lo sguardo: lo trovò sorprendentemente negli occhi celesti di Teo, che per quanto attonito e sbatacchiato sembrava molto più lucido di lei, in quel momento.

“Ehm” esordì con insolita decisione “Siete davvero molto carini e tutto questo entusiasmo… wow, non me lo aspettavo… cioè, non ce lo aspettavamo…”

“Tesorro” cinguettò Tellu sprizzando felicità da tutti i pori “Verenna ci è piaciutta subitto dal primmo giorno ke l’abbiammo konosciutta! Vedervi insiemme è una verra gioia!”

Suo malgrado, nonostante la situazione agghiacciante e pirotecnica, l’innegabile affetto della voce di Tellu arrivò al cuore di Verena che, se possibile, si sentì ancora più gobba e sudicia come un piccolo papero nero e puzzolente in mezzo a un branco di meravigliosi cigni dorati.

“Oh, Tellu… gr-grazie…”

“Per favore contieniti” supplicò Vocetta1 allarmata quando la vista di Verena si appannò “Ci manca solo che apri le cateratte qui in mezzo a tutti!”

“Beh, ecco, io e Verena cara siamo molto… ehm, contenti…”

“Lascia a dopo i ringraziamenti per aver ricevuto l’Oscar” tagliò corto Marco esilarato “Mi spieghi la faccenda di zio Timo sì o no?”

“E anche la storia del divano, se non vi spiace.” aggiunse Enrico con aria complice.

Verena guardò Teo. Teo guardò Verena.

“Uno dei due dirà bene la verità!” sospirò rinfrancata Vocetta2.

“A dire il vero è successo tutto molto in fretta.” disse Teo rivolgendo un rapido sguardo da cucciolo a Verena: “Non posso farlo!” diceva accorato quello sguardo.

“Teo, no!” piagnucolò Vocetta1 affranta riflettendosi negli occhi di Verena.

“Noi… non avevamo preventivato che succedesse.” continuò Teo con un sospiro.

“Quella fregnaccia dell’amicizia senza ormoni” ricordò Enrico “Mai capito da dove ti fosse saltata fuori.”

“Sonno kossì felice per te, karas” annunciò Tellu con evidente sincerità “Sapevvo ke nonostante i tuoi makkeggi ti sarresti akkorto ke Verenna non erra adatta a Lukka, ma a te. E’ da tanto ke desidderro una compagnia femminille. Mariakarla è kossì riservatta…”

“…e ha così pochi argomenti di conversazione.” aggiunse Marco sottovoce.

“Addesso kon Verenna avrò finnalmente kualkunno kon kui parlarre di kosse da donne…”

“Cose da donne? Con Verena?” si informò scettico Teo, accantonando per un attimo il braccio di ferro di sguardi con la presunta fidanzata.

“A proposito di cose da donne” si intromise di nuovo Marco malizioso “Voglio una risposta sincera: che ci fa zio Timo sulle tette di Verena?”

“Ma sti finlandesi i cazzi propri non se li fanno mai?!” grugnì Vocetta2 affranta.

“Mi ero sporcata i vestiti.” rispose Verena in fretta: unica verità in quell’alta marea di panzane in cui stavano galleggiando.

“L’avevvo detto io ke li disturbavammo.” borbottò Tellu con aria di rimprovero e Verena si decise ad arrossire come un’intera coltivazione di pomodori.

“No, non avete capito! E-ero sporca di Nutella, prima del divano… noi, ehm…”

“Eravamo in cucina…”

“Ha cominciato lui a provocare!”

“In kucinna?” domandò Tellu leggermente più fredda.

“Sul tavolo…”

“Ma non abbiamo toccato il muro.”

“E meno male.” borbottò Enrico trattenendo a stento una risata.

“Con la Nutella?” si informò Marco ridanciano.

“Sì, ehm… abbiamo finito il vasetto.” rispose Teo contrito.

Marco e Enrico lo guardarono a lungo con aria vagamente ammirata.

“Ed era quello da un chilo!” esclamò Enrico, al colmo della gioia.

“Un intero vaso di Nutella!” gorgogliò Marco sottovoce “Fratellino, sei un grande!”

“Oddio, chissà che hanno capito questi!” inorridì Vocetta1

“N-noi non stavamo facendo nulla di male…”

“Ma certto, karra” sorrise Tellu materna “Ti assikurro ke per noi non c’è nessun problemma se tu e Teo fatte sesso, sai? Certo, sarebbe meglio in kamerra e non nella mia kucinna…”

Verena si sentì morire, lentamente e dolorosamente.

“Mamma!” scattò Teo e per un attimo, con la giusta qualità di luce, poté persino sembrare che fosse arrossito “Piantala di fare la genitrice nordica e emancipata! Io e Verena non abbiamo fatto sesso!”

“Lo so, lo so, si dicce farre l’amorre.” si corresse Tellu.

Stavolta saggiamente Verena decise di tenere il becco chiuso: ogni parola che aggiungeva, volente o nolente, peggiorava solo la situazione!

“Allora, rimanni a cenna, verro Verenna karra? Dobbiammo festeggiarre!”

Come se per quel giorno non avesse già passato abbastanza orrori senza metterci in mezzo la cucina finlandese di Tellu.

“A dire la verità, io…”

“Ma certo che rimane!” esclamò Marco mollando una nuova portentosa pacca sulla schiena di Verena, prosciugandole così il fiato e la conseguente negazione “Devo farle una bella sfilza di domandine imbarazzanti prima di cena. Per esempio…”

“Marko… non esagerarre…”

“Ma no, äiti, sarò un cherubino. Allora, avete davvero fatto sesso anche sul divano?”

“Marko!”

“E’ una domanda scientifica, mamma! Mica le ho chiesto se le è piaciuto o se è rimasta soddisfatta.”

“Fatte sempre la figurra dei maledukatti, voi figli debosciatti. Almeno aspetta ke io e tuo paddre siammo uscitti!”

“Ok, allora smamma.”

“Veramente io devo andare a casa.” mormorò Verena con un filo di voce.

Era vero: si sentiva sul punto di vomitare da un momento all’altro e non voleva infierire sul povero parquet dei Ferri, già così duramente provato.

“Perché?” piagnucolò Marco offeso “Stavo elaborando l’intervista più imbarazzante della storia…”

“Devo andare assolutamente” replicò Verena racimolando una sicurezza che non sentiva minimamente “C’è… mia nonna che è malata.”

Era vero. Aveva l’Alzheimer da decenni, ormai.

“Se proprio devvi… Teo, la akkompagni tu?”

“Non ce n’è bisogno.” dissero in coro Teo e Verena con perfetto sincronismo: il pensiero di rimanere da soli aveva su entrambi un effetto altamente disturbante.

“Ti porta Teo a casa” decise il signor Ferri “Non tanto per te, Verena cara, ma capisci… Teo deve assolutamente allenarsi per migliorare la sua guida kamikaze.”

“O morire nel tentativo.” aggiunse velenoso Marco.

“Ho lo scooter qui fuori.” si ricordò di colpo Verena, ripromettendosi al più presto di genuflettersi in ringraziamento davanti al proprio ciclomotore.

“Te lo può portare a casa Teo domani.” tentò coraggiosamente Enrico.

“No, ah… devo andare subito dalla nonna…”

“Se deve andare lasciatela andare, no?” borbottò Teo, burbero come mai in vita sua mentre Enrico e Tellu lo fissavano stupefatti.

“Skusacci, karra” capitolò infine Tellu prendendo Verena a braccetto e scortandola verso l’uscita “Vuoi ke ti dia qualkossa di mio da metterti o preferrisci tenerre lo zio Timo?”

“Come se ormai facesse qualche differenza.” mugugnò Vocetta1 acida.

“Tengo lo zio Timo.” rispose Verena senza alzare gli occhi da terra: il calore invadente e impudico della famiglia Ferri, nonostante l’imbarazzo fumante e l’evidente pazzia genetica, l’aveva lasciata spossata e incapace di affrontare lo sguardo abbagliante di Tellu.

“Ciao, Verena” la salutò Enrico appassionato “Fai attenzione in strada!”

“E ricordati di indossare la tua bella mantella rossa, quando passi per il bosco!” sghignazzò Marco con occhi scintillanti.

Verena non raccolse la provocazione e salutò incerta con un gesto della mano: ormai era talmente stremata da non riuscire nemmeno più a parlare. Non riuscì però a trattenere un ultimo sguardo al suo presunto fidanzato che fingeva con accademico impegno di essere da un’altra parte. Ci riusciva anche bene: l’espressione rarefatta e remota del suo viso la fece infuriare e deprimere ancora di più.

“Ciao, savusilakka.” ringhiò sottovoce.

Teo nemmeno si degnò di girare il viso verso di lei: continuò a tenere il musetto basso e imbronciato, coi ricciolini sulla nuca in bella vista, in attesa solo di essere baciati.

“Moi, suloinen.” mormorò pianissimo.

Chissà che diavolo voleva dire. “Probabilmente crepa” meditò Vocetta1 ottimista come al solito.

Verena uscì senza aggiungere altro.

“Ah, Verenna…” la richiamò all’ordine Tellu aiutandola a infilarsi la giacca “Skussa se Marko si komporta da kavvernikkolo… è solo tanto felicce per Teo.”

Doveva proprio usare quel tono di voce pieno di amore e di armonia universale? “Non siamo mica a Woodstock, per l’amor del cielo!” si stizzì Vocetta1.

“Non fa niente, Tellu” mormorò Verena demoralizzata “Siete tutti davvero molto carini, anche se un po’, ehm… finlandesi.”

“Mankiammo kompletamente di tatto” approvò Tellu con semplicità “E facciammo un kasinno ke sembriammo a San Sirro il giorno del derby. Mi dispiacce, sul serrio. Ma sai una kossa? Ti vogliammo già benne davverro, Verenna carra.”

Le baciò una guancia, rapida e affettuosa. Ecco, ci voleva solo quel tono materno e dolce per ributtare Verena di nuovo pericolosamente vicino alla liquefazione in lacrime.

“Coraggio” gorgogliò Vocetta2 mentre Verena usciva precipitosamente dalla porta “In fondo non siamo né uomini né caporali… forse siamo davvero solo savusilakke.”


 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Primo capitolo post raduno… pubblicazione per grazie divina, tempo zero ma gente, vi amo tutti!!!  

 

 

Roby: Scusami, carissimo, non ne so niente di nuove politiche del sito… anzi, anche con le vecchie politiche me la cavo piuttosto male!! In realtà sono un’anarchica, dentro di me. Non è vero, sono solo pigra!! Per la marmellata sulle piate, coraggio, dicono che domani torna a nevicare!!! Baci sparsi, caro, a presto!!

Kyaelys: Ora voglio la telecronaca dettagliata dell’incontro/scontro… sempre se sei ancora viva!! Ho visto Teo partire piuttosto battagliero… Voglio prorio sentire chi dei due ha avuto la meglio! O alla fine ha vinto la Nutella…?

Silver star aka Aprril: Mia carissima Aprril!! Che succede? Dovè finito il tuo nick? Te l’hanno rubato? Sporche savusilakke!! Spero che il periodo escrementizio sia solo passeggero... intanto, beccati i miei sbaciuzzi e i soliti ringraziamenti!! A presto!

Lauraroberta87: Carissima!!!! Prima che mi scordi, a casa mia è rimasto un astuccio con dentro delle cartine di sospetta natura… non starò certo qui a ventilare l’ipotesi che sia MATERIALE PER CANNE, sono una personcina troppo discreta per queste cose… comunque, se cerchi il tuo MATERIALE PER CANNE è a casa mia. Anzi, se ti dovesse servire il tuo MATERIALE PER CANNE, sappi che lo conserverò fino al prossimo incontro. Per il bagno, io andrei in quello dei maschi a prescindere dalla voce o dal resto, così, giusto per vedere cosa offre la fauna locale… ti sbaciuzzo tutta, mia dolce, e ancora grazie grazie grazie di essere venuta e di far parte del neonato Elfie Football club!!

ReaderNotViewer: Prima le ambasce ufficiali: DiDi e compagni ringraziano peri i Baci di Dama, che DiDi ha portato a scuola senza il mio permesso e che sono durati meno di due nanosecondi. Mi chiedono tutti quando torni, ma non credo che sia una domanda disinteressata… Forse quando ci siamo viste non te l’ho detto o non ho ribadito bene il concetto, così te lo ridico qui: sei eccezionale. E non solo per i tuoi Baci di Dama, anche se ammetto che la loro bontà un po’ incide sul giudizio… ti mandiamo (io DiDi e compagni di classe) un vagone di baci, grazie di tutto!!!

Piccola dea: Ehi, ci sei ancora? Devo ammettere che questo capitolo mi è costato un bel po’ di autocontrollo… con Teo spalmato sul divano mi era vento d scrivere cose che il rating non mi avrebbe affatto concesso… ehm!! Colpa anche tua, che mi hai suggerito il termine “icona sexy”. Da lì in poi, tutta discesa per il nostro canarino!! Un saluto alla “collega”, ovvero tua mamma: sono mamma anche io, quindi mi sento affine a lei! Ma dille anche che Johnny è mio… giù le mani e gli occhi dal mio cocco, o divento una belva!!

Dicembre: Effettivamente, era un po’ che non recensivi… cattiva, cattiva ragazza!! Ora stai in ginocchio sui ceci per penitenza… un paio d’ore basteranno. Mia cara!! Sono felice che ci sia qualcuno che apprezza Dieci nonostante il caratteraccio da plantigrado. Non so come finirà la storia, né chi sceglierà Verena, ma grazie per avermi dato una “diversa visuale”, che male non fa!! Baci baci, a presto!!

Erda: Aaaa, spreco in quel senso!! Certo che anche tu, Con Mariacarla AcquaDemineralizzataCheFaFarePlinPlin… mi hai fatto scompisciare!! Sei fortissima, mi sa che prenderò a prestito qualche tuo prezioso neologismo.. però spiegami cosa c’entra il prezzemolo con Teo…?

BambolinaRossa: Mia cara, che gioia la tua recensione!! Mi dispiace di averti provocato un’indigestione, ma sapessi che bella sensazione quando qualcuno ti sommerge di complimenti come hai fatto tu! Un toccasana, davvero, fossi in un medico lo prescriverei come cura: due recensioni al giorno, e la gotta sparisce!! Ma in che senso Teo ti ha fatto venire la carie? Troppo zuccheroso…? Un bacione e ancora grazie, mi hai reso davvero contenta!!

Teo: Senti, non per metterti fretta, ma qui tra un po’ la storia finisce e ancora non mi hai mandato l’MP3 con le tue erre… soprassiederò per l’accento emiliano, mi accontento di quello toscano, o romano, o svedese, o nepalese… insomma, va bene tutto! Però Verena in jeans e maglietta la vorrei proprio vedere….uhm, no, mi sa che qui abbiamo solo vestiti di gomma!!

Natalie_S: Tesoro di un amore mio bellissimo, come sarebbe a dire che io organizzo senza dire niente? Abbiamo fatto tutto alla luce del sole!! Se sapevo che saresti venuta, avrei mandato di sicuro un gufo anche a te, mia tesora!! Di preciso, dov’è che dovevo mandarlo…? A Londra o mi sono fumata anche l’ultimo dei mohicani neuronici? Ferri senior ringrazia e dice di dirti che somiglia a l cantante dei Cure… mah… per me somiglia al Grande Puffo…

Nenachan: Grazie grazie grazie!! Me commozza und felize und luzingatta… speriamo di continuare in questo modo, non ho ancora deciso come finire questa storia, help me!! Baci baci!

Kiss: Mariacarla un gamberetto…? L’immagine calza in maniera sorprendete! Scaturro come principe azzurro, invece, ha del fantascientifico. Ok che mi piace mischiare le carte in tavola, ma non così! Tesoro, mi dispiace che il finale di Ab Aeterno non ti sia piaciuto… purtroppo io l’avevo pensata così fin dall’inizio! Ma chissà che un giorno non mi venga l’ispirazione per un seguito?! Saverio ricambia i bacioni, ammiccando con quegli occhioni verdi… merda, che figo. Kiss anche a te, bellezza!!

Suni: Donna, tu mi fai morire!! Teo è venuto a casa la sera dell’appuntamento con te molto felice, tutto sporco di Nutella e con un paio di boxer con sopra una faccia strana… un incrocio tra Belfagor e Biancaneve… glieli hai dati tu?!? Comunque, sei davvero troppo forte, anche se non ti piace MC (la poveretta è prostrata dal dolore… gof gof, grazie!!). Gustose sono le tue recensioni, non i miei capitoli: giusto per rimanere in tema gastronomico, ti prego, non smettere di sfornare delizie del genere!!!!

Kokky: Povera donna provata dallo studio!! Tieni buono il tuo neurone… io non l’ho fatto e guarda adesso, sono cerebrolesa come una ottantenne e non ho ancora quarant’anni!! Kiss kiss

Londonlilyt: Ma ceeeerto che la principessa Aurora è la Bella Addormentata nel Bosco! Quale altra principessa Aurora conosci, o donna dalle mille conoscenze? Amora, ho ben presente il tuo fine settimana uccellesco, com’è andato il ritorno a Londra? Oh, ho bisogno della tua consulenza sul posto per alcune questioni londinesi, posso permettermi di romperti i maroni via mail? Niente di prolisso né procace (purtroppo), ma solo alcune cosucce sulla Oystrer Card (non ho ancora capito se mi conviene farla o no!!)  e una dritta su dove andare a festeggiare il compleanno di mia sore, mentre siamo lì (in bolletta completa ma desiderose di british glamour). Ti voglio bene, donna, mi manca già la tua risata!!!!!

Kabubi: Ah ah ah, ma non che Verena non è così odiosa!! Quando le è capitato sotto tiro il barbone era un po’ incazzosa, così… ma in fondo è una brava ragazza, sai? Dolce (ehm….), generosa… ok, basta balle. Ma non sapevo che esistesse un movimento dei genitori, posso associarmi anche io? Per censurare Sailor Moon ci devono essere tipi ben sciroccati! Per farti capire, io invece ho portato mia figlia a vedere Sweeny Todd, che è vietato ai 14… per poco mi arrestavano!! Chiedevo se i bassotti erano vivi perché se sono simpatici come Otello, a casa mia durerebbero poco! Come sono, invece?

Queen of night:  Mia carissima!! Benvenuta in questo covo di menti malate e di anime perverse! So già che ti troverai bene, regina della notte… un nome un programma! Che dire, sono imbarazzata e lusingata per i complimenti… grazie, davvero, da profondo del cuore. Ma dai, davvero anche Oscar Wilde portava camicie frou come il mio Teo? Quando si chiamano coincidenze… Non ti preoccupare per la “diarrea verbale”, qui nessuno mi batte in prolissità inutile! Anzi, abbundare è meglium quam deficere, giusto? Baci baci baci!!

Maharet: Mia diletta, sono felice di saperti entusiasta del capitolo e anche di riuscire a stupirti… ormai diventa sempre più difficile! I miei lettori alla fine mi hanno sagamato e sorprenderVi non è più così semplice come quando bastavano un po’ di begonie… ora mi servono effetti speciali, savusilakke e biondini da infarto… eh, che vita dura che mi aspetta! Tu però non mi abbandonare, eh?

S.: Mamma mia, che nick pieno di pathos emotivo… fa venire in mente V per vendetta… Mr. T… quella S sta per Savusilakka, vero? Ti ringrazio per i complimenti e spero davvero di poter continuare a divertirti e a deliziarti… effettivamente, nomi strani e personalità contorte sono il mio pane, forse perché mi somigliano (le personalità contorte, eh). Grazie per l’in bocca al lupo (crepi? Poveri lupi, sono così carini…) e spero di risentirti presto su queste reti! Ciao!!

Krisma: Ciao bellezza!! Che bello sentirti parlare così dei lunedì! Sai che pubblico in questo giorno apposta perché anche per me è il giorno più di  merda della settimana? Leggere le vostre recensioni mi da la carica per affrontare il martedì… la donna lombrico nel suo humus mi fa impazzire, posso usare questa terminologia aulica nella storia? Scusa se non ho pubblicato in anticipo, quando avrò scritto la fine vedremo. Oh, grazie anche per la doppia recensione, gioia, che scorpacciata!! Se vuoi farne anche tre o quattro alla volta, sappi che io apprezzo!!!! Per adesso, Teo ricambia con entusiasmi i bacetti e anche io!!

Arendhel Minyatur: Devo dire che la lunghezza e la complessità del tuo nick merita una menzione speciale… MC riserva molte sorprese, sai? Ma tutti i miei personaggi. Anche Otello ha qualcosa in serbo, e non è tutto vomito! Spero anche io che Teo si decida a confessare le sue malefatte a Dieci, ma qui succedono tante cose tutte in una volta che non so… non so… bazi bazi, a presto!!

Black_Moody: Mia carissima flautista bionda shoppingara, le somiglianze tra te e MC sono davvero inquietanti. Non fosse che tu non hai affatto l’aria snob e cerebrolesa vi scambierei l’una per l’altra come si fa con Teo e Dieci. Ora però voglio una MAIL in cui mi spieghi la stoira degli akkompagnatorri… se te ne avanza uno magari biondo e magari carino, che ne dici di passarlo a questa povera autrice tutta sola come una savusilakka? In cambio posso tentare di convincere il Vero Amore del Tuo Cuore che tu sei la donna della sua vita… quando hai in mano un machete, succedono miracoli, sai? Fammi sapere.

__Miriel__: Ma dai, lo sapevi che Teo era un ficcanaso!! Adorabile e bellissimo, ma una comare, fatta e finita. M.C. invece è davvero un donnino pieno di sorprese, vero? E ancora non ha tirato fuori il suo lato sadomaso… gli equivoci tra gemelli dovevano succedere, altrimenti che avrei scelto due gemelli a fare?!? Ti mando un mondo di sbaciuzzi, dolcezza, ciao!!  

MarzyPappy: Come per Rik, così le mie prime parole sono di entusiastico apprezzamento per Osvy, il piccolo bonsabufalo. Certo che però, è così grigio… io lo immaginavo di un colore più vivace, che so… verde pisello o giallo limone o fucsia… Il menage a trois con il limoncello è finito molto presto, quello con la pastiera è durato un po’ di più… ma con la settimana di mmmerda che ho avuto, quello che è finito definitivamente è il mio teeeeempoooo… spero di mandarti qualcosa di meglio sulla cosa-che-tu-sai (che non è la moglie di Voldemort…). Un bacione, e grazie di tutto, piccola!!!

Rik Bisini: Stamattina collegandomi ho ricevuto l’immensa gioia di poter vedere un’immagine del sudato frutto dei tuoi lombi (e di quelli di MarzyPappy, anche se così la cosa mi sembra vagamente incestuosa…): il Bonsabufalo che mangia le puffbacche sotto il baobab!! Non potevo credere ai miei occhi… è esattamente come lo immaginavo!! Io e DiDi ricambiamo con affetto i saluti, sapessi che settimana “busy” che c’è stata!! Un abbraccio a te e uno più grosso a Osvaldo (dovrò chiedere al vero Osvaldo (il contadino dei salami) se vuole fare da padrino…?)

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 : Lezioni in corridoio ***


Recensione di Lely1441, fatta il 09/03/2008 - 01:25PM sul capitolo 22: Capitolo 21 : Siamo uomini o savusilakke

Capitolo 22 : Lezioni in corridoio

 

Dieci era rientrato a notte fonda, quando tutti erano già a letto: il mattino dopo si era svegliato tardi, come al solito, e nessuno a colazione si era preso la briga di informarlo sugli ultimi eventi, anche perché il più ciarliero di tutti, noto come il Frou-Gossip di famiglia, non era uscito dalla sua stanza fino all’ultimo secondo, quando fu ora di uscire per andare a scuola. Solo allora i due gemelli si incontrarono.

“Ehi!” si meravigliò Dieci squadrando Teo da capo a piedi con un ironico sopracciglio alzato “Lutto nazionale?”

Teo lo degnò appena di un sospiro sofferente, troppo immedesimato nella sua drammatica parte per prenderlo in considerazione. Il suo look quel giorno era sorprendentemente sobrio, tutto rigorosamente nero e comprendeva un accollato maglioncino a coste, un berretto a calotta dal quale spuntavano i riccioli biondi e un paio di pantaloni di pelle super aderenti (questi ultimi sobri solo per gli standard di Teo…). Era dolorosamente figo e consapevole di esserlo, nonostante l’aria luttuosa e concentrata. Osservandolo di sottecchi, Dieci salì in macchina col preciso intento di starsene zitto. Muto e flemmatico, Teo guidò quasi da cristiano immettendosi in strada senza sbandare e facendo solo la scriminatura al marciapiede senza però demolirlo. Dieci continuò a sbirciarlo di soppiatto, studiando il suo profilo con attenzione: vedere Teo così calmo, spento, così silenzioso, gli faceva uno strano effetto alieno niente affatto piacevole.

“Allora, che succede?” cedette infine perentorio “E’ morto Boy George? Hanno messo fuori produzione la tua marca di shampoo preferita? O ti sei perso l’ultima puntata delle Gilmore Girls?”

Teo gli lanciò un ulteriore lungo sguardo di disprezzo riportando subito gli occhi prudentemente sulla strada.

“Mi sono fidanzato.” rispose con una convincente voce da condoglianze.

“Oh.”

Dieci nascose la sorpresa dietro alla sua solita maschera di indifferenza: gli costò parecchio, nonostante il lungo allenamento.

E chi è la disgraziata?”

“Verena cara.” rispose Teo dopo una breve pausa.

“Oh.”

Verena, certo. E chi ti aspettavi, Halle Berry?” meditò con faticosa logica. Nessun’altra ragazza si era avvicinata al gemello abbastanza per arrivare a mettersi tra lui e il suo specchio. Però fu dura lo stesso fingere di nuovo indifferenza.

“Congratulazioni.”

“Vaffanculo.”

“Così sì che ti riconosco, fratellino” sorrise Dieci segretamente “Comunque, non mi sembrava che fossi interessato all’aspide in quel senso.”

“Quale senso?” si aggrottò Teo ignaro.

“Nel senso fidanzatesco.” sospirò Dieci paziente: conosceva i processi mentali di Teo e sapeva come spiegarsi con necessari neologismi, all’occorrenza.

Fidanzatesco.” ripeté Teo, masticando quasi la parola con aria truce.

Qualcosa come un ronzio di sottofondo disturbò i sensori gemellari di Dieci.

“Sì” continuò quindi deciso “Sai cosa intendo.”

Teo ci mise un po’ a rispondere e quando lo fece sembrava oltremodo riottoso.

“A dire il vero non lo so mica tanto…”

Figurarsi se con Teo ci poteva essere qualcosa di chiaro e cristallino.

Se ti sei fidanzato con Verena, saprai anche perché l’hai fatto, no?” sbuffò impaziente Dieci.

“Beh… non è che ci siamo proprio fidanzati fidanzati…”

“Senti, Teo” lo interruppe Dieci con piglio deciso “Nonostante ci sia tu di mezzo, e con te diventerebbe complicato anche vegetare, la questione è molto semplice: Verena ti piace si o no?”

Il profilo di Teo rimase per un pezzo immobile, stagliato contro il vetro del finestrino.

“E’… difficile rispondere.” mormorò alla fine riluttante e Dieci alzò segretamente gli occhi al cielo.

“No che non lo è.”

“Sì che lo è.”

“No.”

“Sì.”

“Teo, è dall’asilo nido che non concludiamo niente in questo modo, che ne dici di cambiare metodo di comunicazione?”

“Insomma, che vuoi che ti risponda?”

“Voglio che tu pensi, pikkuinen: non alle tue orride camicie o al look vintage di Christina Aguilera, ma a Verena. Cosa provi quando pensi a lei?”

Bella domanda. Prima del duello cioccolatoso quando pensava a Verena, Teo sorrideva affettuosamente, ricordando qualche sua brillante battuta di spirito. O ammirando i suoi vestiti pazzeschi. O le sue fossette. Insomma, qualcosa di piacevole, tiepido e corroborante ma fondamentalmente innocuo. Dopo il duello cioccolatoso, però… nei suoi pensieri per Verena non c’era più niente di innocuo. C’era piuttosto qualcosa di fastidioso, come avere della sabbia nelle mutande. Più che alle sue battute, pensava alla sua bocca socchiusa da cui usciva il respiro rapido, come quello di un animaletto selvatico preso in trappola. Più che ai suoi vestiti, pensava a quello che c’era sotto i vestiti. Più che alle sue fossette, pensava a quelle maledette Winx, col risultato di aver sviluppato una subitanea e cocente avversione per qualsiasi fatina, gnomo, elfo o creatura affine.

Cosa provo?” rispose quindi vagamente aggressivo “Provo che mi viene voglia di prenderla a sberle.”

“Davvero” commentò Dieci col sopracciglio saldamente alzato “Poi?”

“Poi… di prenderla per il collo… e di stringere…”

“Stringere il collo o stringere lei tutta intera?”

Imbronciandosi ancora di più, Teo sembrò abbastanza intenzionato a non rispondere.

“Un po’ e un po’.” ammise infine controvoglia.

“Poi?”

“Poi cosa?”

“Non hai voglia di baciarla?”

Aaaah… Ecco la domanda dal quale Teo fuggiva da più o meno 13 ore. O forse da una vita?

“Beh… ehm… a volte.”

E basta?”

No. Basta per niente, maledizione. Ecco il motivo di quel malumore, ecco quella maledetta sensazione di sabbia nelle mutande: quella smania di avere di più, quella spiacevole ansia che somigliava a ingordigia … Teo non aveva mai provato qualcosa del genere per una femmina. Per un panino sì; anche per un korvapusti fatto come si deve. Ma mai avrebbe pensato di sentire quell’acquolina in bocca per Verena

E va bene” confessò di getto con una querula voce accorata “Te lo dico, così mi fai internare e chi s’è visto s’è visto. Quando penso a Verena mi viene fame.”

Dieci non si scalfì di un millimetro e nemmeno il suo sopracciglio.

“Fame.”

“Una fame del diavolo, sì. Stanotte mi sono dovuto alzare e demolire la scorta di biscotti da colazione di Marco, e tu sai cosa succederà quando se ne accorge, vero? Ma l’ho fatto lo stesso perché avevo già finito il korvapusti e il kalakukko.

“Ti sei alzato a mangiare perché hai pensato a Verena?”

Teo lanciò a Dieci un rapido sguardo di scuse.

“Ehm… effettivamente sì. Ero lì che non riuscivo a dormire, se solo chiudevo gli occhi vedevo quelle dannate Winx piene di Nutella! Dovevo mangiare per forza, sentivo come un buco qui nello stomaco che sembrava proprio fame, ma dopo i biscotti, un bel po’ di biscotti, il buco c’era ancora e anche quelle stronze Winx dietro le palpebre allora ho pensato che forse non avevo proprio fame di cibo… insomma, quello di cui avevo voglia… maledizione! Quello che muoio ancora dalla voglia di fare è di assaggiare Verena.”

“Addirittura.” commentò Dieci e se non fosse stato così infervorato nel discorso anche Teo si sarebbe accorto del suono decisamente anomalo della sua voce.

“Sì” proseguì infatti lasciandosi finalmente andare “Vorrei annusarla, toccarla; vorrei sentirla, respirarla, stordirmi del suo sapore. Vorrei fare proprio un sacco di cose con Verena, la maggior parte delle quali niente affatto disneyane. Alcune nemmeno cristiane. Secondo te è normale tutto questo? O è possibile che siano ancora gli effetti del mascarpone avariato?”

“Che tu ci creda o no, quello che ti succede è normale” spiegò logico Dieci “E comunque non può essere il mascarpone, perché ti ricordo ancora una volta che tu non l’hai mangiato. La cosa strana è che non abbia mai sentito niente del genere per una ragazza prima di adesso. Di norma, quel tipo di appetito spunta verso i tredici anni.”

“Vuoi dire che tu hai fame di Mariacarla?”

Lo disse come se fosse qualcosa di blasfemo.

“Beh, sì.”

“Fai schifo!”

“Non credo che a lei dispiaccia tanto.”

Nel dirlo, aveva un tale sorriso sornione da gatto che Teo preferì glissare.

Quindi alle medie tu avevi fame di Matilde? E’ per questo che ha scelto te?”

“Uffa Teo, ancora con quella storia di Matilde? Quand’è che ti decidi a superarla?”

“Io amavo Matilde” si incaponì Teo cocciuto “Forse non l’avrei addentata come un panino alla mortadella, ma sarei stato molto più carino di te, e lei lo sapeva. E’ questo che non mi spiego.”

“Non sarebbe meglio concentrarsi su Verena, adesso?”

Verena, Verena, Verena… la sua amica senza ormoni. Che cantonata colossale… era troppo tempo che Teo si baloccava con quell’idea assurda dell’amicizia asessuata. Lui e Verena erano amici, certo, e con lei poteva fare o dire tutto quello che gli passava per la testa senza paura. Non era logico però che volesse averla sempre vicina. Molto vicina, spesso vicina, vicinissima… per non dire addosso. Sarebbe stato logico se Verena gli fosse piaciuta nel senso maschile del termine. Quindi?

A dire la verità, tutta la sacrosanta verità, Teo era un po’ stufo di glissare con se stesso sull’argomento: da una parte c’era il miraggio di Mariacarla e i suoi capelli biondi da principessa Aurora e la sua algida bellezza, dall’altra c’erano i meravigliosi vestiti di gomma di Verena. C’erano le fossette di Verena. I suoi occhi vivaci. Il suo reggiseno delle Winx. La sua testa inclinata che guardava le fotografie sul muro. Le sue guance rosse come mele mentre pensava di dargli delle sberle, o forse no. C’erano le sue labbra, impresse a calce nella memoria dopo quel primo, imbarazzante bacio davanti a Scaturro.

“C’è, Verena cara, che forse non sono così lumacone eunuco come pensavo…”

“Prendi lo zaino e tira fuori il sacchetto nella tasca davanti. ordinò in un ringhio.

Che vuoi fare?” domandò Dieci ubbidiente.

“Prendere fuori un panino” berciò Teo corrucciato “Mi è venuta di nuovo fame.”

*          *          *

Verenaaaaa!”

Ecco, l’aveva vista. Eppure si era mimetizzata bene, quella mattina: aveva nascosto i capelli sotto a un berretto di lana con la visiera e si era messa anche gli occhiali da sole modello mosca cieca. Forse che l’impermeabile giallo e gli stivaloni di gomma a pois fossero lo stesso appariscenti…?

“Ciao Odescalchirispose in un sospiro “Ti prego non fare…”

“… sei andata da Teo? Hai trovato il diario? Teo ti ha detto qualcosa? Avete fatto qualcosa di interessante? Marco c’era? Hai ucciso Otello? Le begonie sono ricresciute? Tellu ti ha preparato da mangiare?”

“… domande. Esattamente.”

“Dai rispondi!!” la incalzò l’amica prendendola sottobraccio.

“Va bene. Allora… Sì. No. No. No. No. No. No. No. No.”

“C’è un no in più.”

“E’ quello già pronto per la prossima domanda.

Ma dai! Dimmi piuttosto da chi cerchi di nasconderti.”

“Vediamo… da Scaturro? Da Teo? Da te?” meditò Vocetta1.

“Io mica mi nascondo.

Biiip! Il mio balla-sensor lampeggia come la sirena dei pompieri. Lo sai che a dire le bugie si va all’inferno?”

“Credevo di essere già lì da un pezzo.”

“Esagerata! Allora, ieri sei andata da Teo, e fin qui ci siamo. Che è successo?”

“Niente.”

Biiip! Da quel poco che vedo sotto quei graziosi occhialini da aviatore hai una faccia che sembra un uovo strapazzato, e non si ha la faccia da uovo strapazzato, e nemmeno da uovo sodo, se non è successo niente. Quindi, tra Teo e te è successo qualcosa. Cosa?”

“Niente.”

Biiip!”

“Niente nel senso che intendi tu.”

Biiip!”

Ok, sono ufficialmente fidanzata.”

“Con Otello?”

“No, con Teo.”

Biiip!”

Infatti. E’ una balla che ha messo in giro Teo e siccome i suoi ci hanno beccato sul divano…”

Che facevate sul divano?” la interruppe brutalmente Oleana, identificando subito il nocciolo della questione.

“Niente.”

Biiip!”

“Stavo solo cercando di picchiare Teo.”

“Per motivi sessualmente torridi o per altro?”

“Altro. Aveva cercato di rifilarmi un finto diario di Scaturro, quella sporca cocorita bugiarda… e io che per quel diario sono anche andata a scodellare brodaglie puzzolenti ai barboni con addosso lo zio Timo…”

“Zio Timo?”

“E’ una storia lunga.”

“Torniamo al divano: cercavi di picchiarlo in verticale o in orizzontale?”

Cercare di seguire gli andamenti mentali di Oleana era come leggere un libro di fantascienza, meditò Verena.

“Verticale.”

Biiip!”

Ok, eravamo orizzontali.”

“La faccenda si fa interessante!”

“Solo per la tua mente malata. Lui era… assolutamente disinteressato.

La sua faccia, nascosta dagli occhiali, sembrò di colpo più grigiastra e vecchia.

Biiip!”

Verena non raccolse la provocazione: camminando, erano arrivate nel corridoio del primo piano e i suoi occhi erano stati immediatamente calamitati dalla finestra, ovvero il punto esatto dove aveva schiaffeggiato e baciato Teo per salvarlo dalle grinfie di Scaturro.

Tutto era rimasto perfettamente uguale a quel giorno (i vetri lattiginosi, la veneziana sghemba, l’armadio di lamiera arrugginita, la crepa sul muro…), tutto immobile come una cornice in attesa dei personaggi che potevano animarla. Il ricordo di quel momento, potente come una mazzata e abbagliante come una supernova, le piombò sulla nuca facendole sentire le membra e il cuore pesanti come macigni.

“Verena?” la chiamò sottovoce Oleana, ma lei nemmeno la sentì.

Qualcosa non andava affatto per il verso giusto se si sentiva morire ogni volta che pensava a Teo. Le stava evidentemente succedendo qualcosa di apocalittico, qualcosa che Verena rifiutava da una vita. Anzi, era già successo. Da un pezzo anche: forse fin dalla prima volta, proprio lì nel corridoio della scuola, quando aveva incrociato quei dannati occhi azzurri. Da allora non era più riuscita a fare un passo senza sentirseli addosso. Da allora persino respirare era diventata una faccenda complicata, quando lui era vicino.

“Verena?” la chiamò di nuovo Oleana.

Verena si stava rendendo conto in quel momento, con dolorosa rassegnazione, di essere lei stessa come quella cornice: in attesa. Aspettava da giorni, trattenendo il fiato, di incrociare due irridenti occhi turchini piazzati su improbabili camicie multicolor. Di colpo si sentì le gambe deboli e lentamente, incapace di restare in piedi, si afflosciò a sedere per terra mentre gli occhi le si riempivano improvvisamente di lacrime.

“Verena?!?” la chiamò Oleana, accucciandosi accanto a lei con genuina costernazione “Stai male? Sei svenuta? Hai mangiato mascarpone?”

Verena aprì la bocca per rispondere, ma non le usciva nessun suono. Qualcuno, passando di fianco alle due ragazze accucciate, si girò a guardarle, incuriosito, ma nessuna delle due sembrò curarsene. Il mento di Verena cominciò a tremare come quello di una bambina piccola che sta per piangere. Il suo cuore era pieno di bucature. Accidenti, che male… sentiva dolere dappertutto, al ricordo di quel primo bacio dato per finta e di quell’odore di more intenso.

“Verena…? Che fai, piangi?!?

“No!” singhiozzò Verena lottando con tutte le forze contro una lacrima che tentennava sulle sue ciglia “E’-è solo che… mi è venuto in m-mente che la prima volta che ho sentito le erre di Teo è stato q-qui…”

“Erre…?” domandò Oleana spaesata.

“Ha detto: non chiamarmi Cenerella! E paf!, ero già lì che gli davo una sberla, ma in realtà volevo solo risentire quei brividini sulla schiena… ed è da allora, maledetto lui, che non faccio altro che questo! Aspettare che lui di-dica di nuovo qualcosa con quelle porche erre!”

Si prese il viso tra le mani, senza piangere ma era come se piangesse. Oleana si accomodò accanto a lei e l’abbracciò forte, cullandola dolcemente, incurante degli studenti che passando le additavano e ridevano.

“Povera Verena cara” gorgogliò mentre Verena tratteneva il fiato per non singhiozzare come una neonata “Così psicopatica… così anormale… così innamorata!”

“Io non sono innamorata!”

“Sì che lo sei, ma non è mica successo niente di così tragico, sai? Pensa a quei poveri bambini del Biafra… no, scusa, questa vale solo quando si lascia il pranzo nel piatto…”

“Io non sono innamorata! Io… sono solo schizofrenica!”

“Lo sei di sicuro, e questo spiega gli sdoppiamenti di personalità, ma con la bava che ti esce quando vedi Teo come la mettiamo?”

“Io…”

Verena si strinse nelle spalle, attirandosi lo sguardo curioso di uno studente che rallentò per fissarla.

Sciolla.” lo apostrofò Oleana a muso duro; il giovane marciò via, ma altri studenti osservavano le due ragazze sedute per terra e Oleana si rassegnò, tornando a occuparsi dell’amica.

“Ormai lo vedono tutti quelli che non hanno due copertoni da rally sugli occhi, mia cara: tu sei cotta di Teo. Sarebbe anche ora che la piantassi da fare quella faccia da serial killer a chiunque te lo dica e che iniziassi a prendere in considerazione l’idea di convivere con questo fatto.”

Verena avrebbe voluto ribattere ancora, ma il suo viso si accartocciò improvvisamente di pena.

“Ma lui non mi vuole!” gorgogliò con voce liquida e gli occhi di nuovo pieni di lacrime “Lui ha detto che siamo solo amici senza ormoni!”

Oleana l’abbracciò di nuovo maternamente per farle coraggio.

“Non credo che Teo fosse convinto di quello che diceva” le disse con insolita tenerezza “Tu sei una tizia strana e le tue reazioni sono degne di una casa di cura, ma nemmeno Teo scherza. Io credo che tu gli piaccia.”

“No che non gli piaccio” mormorò affranta Verena “Lui è solo un bugiardo manipolatore esibizionista egocentrico! Lui è solo una infida gretta savusilakka che dice solo mezze verità… lui è… uno stronzo!!”

Un’ombra scura si frappose fra le due ragazze sedute a terra e la luce della finestra interrompendo di colpo il monologo di Verena: senza nemmeno girarsi, Oleana e Verena intuirono al volo chi fosse e alzarono su di lui due rassegnate paia di occhi (uno di questi provvidenzialmente nascosto da spesse lenti nere).

“Stavi parlando di me, Verena cara?” domandò Teo Ferri con voce educata incrociando le braccia sul petto.

*          *          *

Verena schizzò in piedi alla velocità del suono, ma la muscolatura gelatinosa non la resse abbastanza per darsela a gambe: rimase quindi in piedi, impotente, mentre Teo la fissava con una insolita aria funerea sul viso.

“Ciao Teo!” salutò Oleana alzandosi in piedi rapidamente “Qual buon vento! Io e Verena eravamo qui sdraiate a guardare quante crepe c’erano nel marmo delle scale, una roba incredibile, questa scuola è tutta un cedimento strutturale…”

“Ciao” tagliò corto Teo deciso “Allora, Verena cara, a chi erano diretti tutti quei complimenti?”

Verena fece appena un cenno vago con la testa con aria sostenuta (non aveva il coraggio di emettere un solo vagito e poi le corde vocali le si erano tutte aggrovigliate attorno al cuore…). Teo allora decise di cambiare tattica.

“Scusa, Oleana, devo parlare con la mia fidanzata.” proruppe prendendo Verena per un polso e tirandola da una parte.

“Fidanzata… era vero?” gorgheggiò Oleana completamente esterrefatta mentre Teo trascinava lontano una poco collaborativa Verena.

Infatti, al contatto con la sua mano, il jukebox nella testa era partito a razzo con un frastuono assordante: Masini, tanto per cambiare! Ancora quella cazzo di “Perché lo fai, disperata ragazza mia” che avrebbe mandato in crisi depressiva anche Winnie Poh strafogato di miele. Quando la temperatura del polso stretto nella mano di Teo raggiunse quella di un vulcano attivo, Verena si decise a svincolarsi dalla sua presa, si fermò e si appoggiò prudentemente contro il muro.

Che c’è?” sbottò, giusto per non suicidarsi.

“Dobbiamo parlare di ieri.” disse Teo partendo bene.

Verena non si soffermò troppo a notare quanto fosse bello quella mattina, con il maglioncino nero che gli disegnava il petto smilzo e quei dannati riccioletti che gli uscivano dal berretto, ma incrociò le braccia sul petto e si decise a dire qualcosa, qualsiasi cosa.

“Hai detto ai tuoi che io e te non stiamo insieme?”

Non era esattamente quello che Teo si aspettava di sentirsi dire: il bel discorso che non si era preparato ma che era certo gli sarebbe venuto spontaneo vedendo la sua finta fidanzata vera innamorata naufragò miseramente dietro gli insondabili occhialoni neri di Verena e Teo si bloccò di colpo, incerto.

“No.” rispose alla fine alzando su di lei due celesti laghetti tristi.

“Vedi che avevo ragione” buttò lì lei senza convinzione “Sei un microbo vigliacco e bugiardo.

Le tremava la voce. E lui nemmeno sorrise.

“Se mi fai troppi complimenti, poi mi monto la testa.”

“Ti rendi conto di quello che stai facendo? Finché si tratta di mentire a Mariacarla della Mirandola SeHoUnNeuroneE’PerSbaglio ok, ma mentire anche alla tua famiglia… a tua madre che è sempre stata così carina con me… io non posso farlo. E nemmeno tu.”

“Lo so.” rispose cupo Teo fissando irosamente il muro dietro Verena.

Sembrava così indifeso. Ed era carino da morire, pensò Verena con una rabbia che era quasi dolore.

“Allora?”

“Ti ho detto che non lo so, suloinen.”

“Qualcosa dovrai pur sapere, sporca savusilakka!”

“Offendi di nuovo?”

“Hai cominciato tu, con quelle parolacce finlandesi.

Suloinen non è una parolaccia.”

“Dal suono si direbbe di sì. Per lo meno è senza erre.

Che c’entrano le erre?” si stupì Teo corrugando le sopracciglia. Uffa, odiava quando lui corrugava la fronte, il suo musetto diventava troppo maledettamente adorabile.

“Dirai loro che non è vero?”

Cosa non è vero?”

“Sai benissimo cosa.”

Non riusciva a dirlo nemmeno per scherzo: bella prova di coraggio per la famosa Verena dalla Clava!

“Non posso dire a mia madre che tu non mi piaci. disse lentamente Teo abbassando il capo.

Peggio ancora del corrugamento della fronte! Così metteva ancor più in bella mostra quei ricciolini da canarino sulla nuca, tanto teneri che Verena tutte le volte si incantava a contarli. E a chiedersi se lì il profumo di more fosse davvero dolce come sembrava.

Perché?” domandò distratta e di nuovo in iperventilazione.

Perché non sarebbe vero.”

Che cosa non sarebbe vero?”

“Quello che hai detto tu, no?”

E questo è chiaro.” ridacchiò Vocetta1 mentre Verena serrava la bocca di scatto prima che le uscisse qualcosa di decisamente volgare.

“Non riuscirei a capirti nemmeno coi sottotitoli.” sbuffò infine di nuovo infuriata.

Teo non rispose subito: quello che sentiva non era affatto chiaro nemmeno per lui.

“Te la spiego in poche parole” decise Teo con voce stranamente timida “Non posso dire a mia madre che non mi piaci, perché tu mi piaci, Verena cara.

Verena sbatté le ciglia e si decise a infuriarsi come mai in vita sua.

“Sai Teo, ne ho davvero strapiene le borse delle tue stronzate finlandesi.” ringhiò con livore alzando la voce.

Teo corrugò la fronte offeso e Verena pensò accorata che non fosse corretto essere così disarmanti senza fare nient’altro che respirare.

“Sai che sei strana?” gorgogliò Teo riprendendo vivacità “Le tue sinapsi funzionano al contrario di quelle di qualsiasi persona normale! Ti ho fatto un complimento e tu dai fuori di matto!”

“Me ne sbatto dei tuoi presunti complimenti senza ormoni!”

Ma mi dici perché ti sei tanto arrabbiata?”

“Non dire arrabbiata! E non chiamarmi Verena cara o ti spezzo entrambe le tibie!”

Avevano alzato la voce: a parte Oleana, che si beveva tutto con famelica attenzione, un bel po’ di studenti intorno si erano fermati ad ascoltarli litigare, senza contare quelli che osservavano la scena già da quando Verena si era seduta per terra a piagnucolare.

“Tu hai dei seri problemi psichiatrici!”

“E tu mi fa incazzare da morire quando te ne stai lì a emanare quel maledetto miasma di bosco e a sciorinare le tue stronze erre convinto che tutto il mondo la pensi come te! Fammi passare, devo andare in classe!”

Teo, per tutta risposta, le bloccò la strada oltraggiato.

“Io… non puzzo!” strillò a corto di argomenti.

“Guerra?” chiese un guardone fermandosi di fianco a Oleana.

“Più specificamente, sbarco in Normandia” sospirò Oleana distratta “Sempre se non diventa Hiroshima…”

“Sì che puzzi” ribatteva intanto Verena con rabbia senza accorgersi che gli studenti intorno cominciavano a sghignazzare “Hai un odore così dolce che mi ha fatto venire la carie e il diabete!”

“E’ la crema di mamma… se non la uso mi tira la pelle! Piuttosto, cos’hanno di strano le mie erre?”

“Vorrei saperlo anche io!” ruggì Verena cercando senza successo di scartarlo e sorpassarlo.

Teo le afferrò con impazienza la spalla e la girò verso di lui.

“Che hanno le mie erre che non va?” domandò di nuovo piantandole dolorosamente addosso i suoi fanali azzurri.

“Non mi toccare!” strillò Verena spaventata.

Ma lei non è quella dalla Clava?” domandò garbatamente qualcuno al proprio vicino.

E lui non è gay?” chiese un altro genuinamente curioso.

“Di che hai paura?” sibilò Teo ignorando tutto quello che non era Verena “Di me o della mia puzza di bosco?”

“Non sei tu a farmi paura, me ne faccio io da sola!”

E ti credo, sei più pazza di un serial killer! Sono le mie erre a scatenarti la psicosi?”

“Non è la psicosi a scatenarsi, deficiente d’una savusilakka!”

E cos’è allora?”

Anche stavolta, Verena non perse nemmeno un secondo a pensare alla risposta.

“E’ il cuore, stronzo!” le sfuggì di bocca con subitaneo estremo orrore.

Un leggero “Oooooh…” come un sospiro salì dalla gente raccolta intorno a loro, Oleana per prima che si portò le mani al cuore come se fosse sul punto di declamare una poesia in versi; né Teo né Verena se ne accorsero. Teo era ammutolito e Verena aveva chiuso gli occhi e incassato la testa tra le spalle. Solo Masini nella sua testa continuava tranquillamente a piagnucolare che il domani diventava mai, bellamente ignorato.

“Oddio!” farneticò Vocetta1 mentre Verena cadeva in una sorta di apnea permanente “Stavolta mi sa che ha capito!”

O quello o è morto” propose Vocetta2 dubbiosa “C’è troppo silenzio, Masini a parte. Che ne dici di vedere che il finlandese non si stia soffocando con la sua stessa lingua?”

*          *          *

Verena si arrischiò ad aprire un occhio e sbirciò Teo: l’espressione di meraviglia che si era dipinta sul suo viso la fece sentire di colpo come se un grottesco ed enorme grumo di cacca di piccione le fosse piombato addosso dal cielo.

“Senti, lasciamo perdere” buttò fuori in fretta traboccante di dolorosa umiliazione cercando a testa bassa di fuggire via “Fai finta che io non abbia detto niente, ok? Anzi, in effetti non ho detto niente, anche senza bisogno che fingi! In fondo non c’era niente da dire no? E confronto ai tuoi discorsi a pera sono stata persino coerente! A parte il fatto che tu sei davvero uno stronzo e che ti ficcherei volentieri nelle orbite oculari i tuoi dannati ormoni e le tue savusilakke, se solo sapessi dove diamine trovarle…”

“Verena…”

“Guai a te se mi chiami ancora Verena, chiaro? Non pronunciare una sola erre, non respirare… trasformati in una dannata statua di pietra! Anzi, prima lasciami andare e poi pietrificati, o decomponiti o fai quello che ti pare, tanto io devo solo trovare un cratere fumante che arrivi al centro della terra e buttarmici dentro di testa…”

Che storia!” gorgogliò la voce allegra di un ragazzo, zittito subito da una ventina di sguardi malevoli.

La presa di Teo sulla spalla di Verena non accennava a diminuire: anzi, la strattonò ancora una volta seccamente, spezzandole il discorso a metà (posto che si potesse chiamare discorso quel delirio verbale che le stava uscendo senza controllo dalla bocca). Verena, girandosi verso Teo, prese una boccata d’aria e chiuse gli occhi forte forte, come se si stesse tuffando in piscina. Le cinque o sei ragazze che seguivano rapite la scena la imitarono, solidali.

“Verena apri gli occhi.” sospirò Teo paziente.

Il suo respiro le arrivò sulla guancia, dimostrandole quanto fosse vicina la sua bocca. Lei si accartocciò ancora di più su se stessa mentre con snervante puntualità la musica nella sua testa cambiava di botto (le Bananarama, assolutamente a sproposito) e diventava così assordante da farla tremare come un diapason.

“Verena, apri o no gli occhi?”

“No” pigolò lei risoluta “Non ho nessuna voglia di vedere quel tuo maledetto muso da topo finlandese che prova dispiacere per me. E ci manca solo che mi chiami povera Verena cara perché mi butti sotto un Tir! Se solo faccio tanto di arrivare alla porta del bagno mi chiudo dentro fino al prossimo millennio…”

“Verena…”

Ho detto taci, mica sei obbligato a parlare per forza! Anzi se devi confessarmi che sei davvero gay come le tue camicie fanno supporre per favore non dirmelo adesso o dopo il Tir mi butto sotto un cingolato…”

“Stai zitta?” sbuffò Teo rannuvolato “Non riesco a pensare se fai tanto rumore! Devo capire… Verena, io ti piaccio?”

Morte cerebrale di Verena. Tutti i ragazzi intorno a loro trattennero il fiato, muti e immobili come l’esercito di argilla cinese.

S-nocioè, con o senza ormoni? Cioè… beh… non ho capito la domanda.”

“Forse non dovremmo star qui a spiare.” borbottò uno studente con estremo coraggio: per tutta risposta, una ragazza gli indicò col pollice l’uscita e tornò a fissare Teo e Verena con uno sguardo goloso come se stesse guardando la vetrina di una pasticceria.

“Sei una maledetta fifona, sai?” diceva intanto Teo con un tenero sorriso nella voce “Ti comporti come una poppante.

“Non è vero. E se lo dici ancora ti ficco un omogeneizzato Plasmon in gola.

Qualcuno dei guardoni intorno arrischiò una fiacca risatina, subito contenuta.

“Sei adorabile” gorgogliò Teo “E le tue labbra…”

Panico nello stadio.

Che hanno le mie labbra? Ho un herpes?”

Gesù.” gorgogliò affranta Oleana, troppo piano perché i due la sentissero.

“No” rispose Teo “Sono belle.”

Il cuore di Verena fece un tuffo e affogò.

“Oh.”

“Che carino!” fecero invece le ragazze intorno: avevano tutte gli occhi luccicanti come stelle.

“Anche il tuo profumo… e il sapore del tuo bacio, la prima volta che ti ho vista… Ce l’hai sempre addosso. Finché stai a distanza di sicurezza non c’è male, ma quando sei vicina… mi stordisci.”

“Alitosi?!? piagnucolò Vocetta2.

I-iosc-scusa, comprerò le mentine…”

“Ma è davvero così tonta o fa apposta?” domandò sottovoce un tizio curioso a Oleana.

“Scema” sorrise Teo “Sai di buono. Di cocco e zucchero filato. Mi piace da morire.

Oooohhh…” sospirarono di nuovo le masse ovariche ondeggiando estasiate.

“Oh, ah… niente m-mentine, allora…” boccheggiò Verena, alla deriva.

Il viso di Teo era sempre più vicino: Verena avrebbe potuto di nuovo contargli le ciglia, se fosse stata in grado di contare oltre il numero dieci, cosa che al momento non era certo in grado di fare… Intanto, le mani di Teo, delicate e leggere, si erano posate intorno al suo viso, seguite da un nuovo fruscio degli studenti intorno, sempre più numerosi e silenziosi come un conclave di suore in preghiera. Con gesti molto lenti e studiati, Teo tolse gli occhialoni da mosca a Verena, scoprendo i suoi occhi umidi così enormi e pieni di emozioni che ci si poteva affogare dentro.

“Mi è piaciuto essere baciato da te.” mormorò Teo con gli occhi nei suoi.

“Oh… gr-grazie… piacere mio…”

La testa di Teo e la testa di Verena erano vicine, inequivocabilmente vicine. Questo poteva voler dire solo una cosa…

Sta per baciarla!” chiocciò una ragazza sottovoce, elettrizzata.

“E zitta!!” la rimproverarono in coro cinque o sei guardoni.

“Ci ho pensato tanto” mormorava intanto Teo assorto “Senza nemmeno sapere di pensarci. Forse perché non volevo che cambiasse tutto. E invece era già cambiato.

“Oh?” gorgogliò Verena: figurarsi se aveva capito, era da dieci minuti che non lo ascoltava più, tutta presa a contargli le ciglia.

“Sta per suonare la campanella.” avvisò uno studente particolarmente sollecito e qualcuno gli tirò dietro un foglio di carta appallottolato.

Shhhht!”

“Ho quasi sempre voglia di farlo ancora” si sorprese a dire Teo meravigliato “Baciarti, intendo.”

No guarda, adesso è tardi, dobbiamo andare a fare la spesa e poi c’è la manicure…” ironizzò Vocetta1.

“Oh.” ripeté invece Verena, che comunque non sarebbe riuscita a tirare fuori più di un bisillabo.

La bocca di Teo era a un soffio dalle sue labbra. Un soffio che era un respiro…

“Ti decidi a baciarla o ti ci vuole una richiesta in carta da bollo??!” berciò un tizio con impazienza, seguito da un brusio di approvazione.

Non era sua intenzione, ma lo disse abbastanza forte perché la sua voce penetrasse il delicato scudo che proteggeva Teo e Verena; d’improvviso, il magico velo che li separava dalla realtà si infranse rovesciando sui due il mondo esterno nel pieno dei suoi rumori e dei suoi colori. Con perfetto sincronismo, lentamente, Teo e Verena girarono gli occhi per guardarsi intorno e si avvidero che c’era una ventina di ragazzi raccolti intorno a loro, con gli occhi spalancati e le facce in affamata attesa… Sembrava, pensò Teo in un guizzo di remota ilarità, che aspettassero di vedere il rigore tirato da Grosso ai mondiali del 2006.

“Ehm!” singhiozzò Verena, cristallizzandosi sul colpo di vergogna.

Che fate tutti qui?” domandò invece Teo irritato ma per niente imbarazzato.

I ragazzi esplosero in un triste “Noooo!” corale mentre Verena si chiedeva indecisa se fosse meglio scappare scavando un buco nel muro o lasciarsi morire così, semplicemente.

“Teo, ti prego!” piagnucolò Oleana, nominandosi portavoce ufficiale dei guardoni assiepati intorno a loro “Era la scena d’amore più bella dopo quella di Rossella e Rhett…”

Gli occhi di Teo, per un microsecondo, scintillarono divertiti prima di incupirsi doverosamente.

“Compratevi Via col vento, sporchi voyeurs!” esclamò poi deciso “Via, sciò!”

Fece un gesto teatrale, come se dovesse aprire un sipario; i ragazzi e le ragazze intorno intuirono delusi che lo spettacolo era finito e grugnendo e borbottando si allontanarono di malavoglia lungo il corridoio. Teo li fissò truce finché non se ne furono andati tutti: solo allora si girò verso Verena che teneva lo sguardo conficcato nel pavimento e pregava Zeus di trasformarla in una giovenca, in un cigno o in un ragno, insomma, di toglierla da lì in qualche modo faunistico. Teo la guardava, immerso in un silenzio pesante come un macigno: Verena sentiva addosso il calore del suo sguardo, piacevole e nello stesso tempo doloroso come una tortura cinese.

“Senti” proruppe alla fine, incapace di reggere oltre quella dolorosa tensione “Non è che abbia capito un…”

Si bloccò alzando il viso sorpresa perché qualcosa l’aveva afferrata per la vita e la stringeva, inondandola di profumo di more: erano le braccia di Teo. Era il suo viso, vicino e pallido, indifeso e deciso, ilare e spaventato… Erano quegli occhi turchini, quei laghetti finlandesi così belli che spezzavano il cuore. Era lui, finalmente, senza Nutella e savusilakke, senza scuse e diari e patetiche bugie…

“Zitta.” le disse perentorio chinandosi, finalmente, a baciarla.

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Tratto dalla Trekkanni:

savusilakka = Aringa affumicata (nonché guidatore italico che sorpassa da destra)

moi = Ciao (saluto informale)

suloinen, kulta, kultani = tesoro mio, dolcezza

 

 

Natalie_S: Stavo per pubblicare senza la risposta a te… fortuna che ho dato un’ultima occhiata!! Così, ora sei a Torino?!? Cerea, madamin!! Sono davvero lusingatissima di averti come fan, a saperlo ti preparavo uno stampo di lasagne solo per te!! La prossima volta ti avviserò per tempo, my darling!! Tornando a Teo: indeciso, subdolo, bugiardo.. insomma, un vero uomo!! Com’è che lo amo così tanto?!?! See you soon, love!!

Lely14471: Ciao e benvenuta a te!! Perché il tuo nome non mi giunge nuovo? Hai recensito qualche altra mia storia, per caso? In ogni modo, grazie di essere qui adesso e grazie per l’entusiasmo e la gentilezza. Vedo che ti sei inserita subito molto bene nell’allegra famiglia Ferri: dare subito del pirla a Teo ti colloca immediatamente al centro dell’azione!! Sei eletta savusilakka d’ufficio. Allora, come vedi qui siamo di manica larga e puoi discutere sul significato di termini finlandesi finché vuoi: abbiamo qualche riserva su termini bulgari e anche su quelli norvegesi siamo ritentivi, ma col finlandese vai pure alla grande!! Un bacione e un abbraccio da tutta la squadra, a presto!!

Maharet: Ma mia cara, non ti preoccupare per le recensioni… quando le lasci sono talmente esilaranti e divertenti che si fanno perdonare!! Wow, il 17 ti laurei… AUGURI!! No, cioè, in culo alla balena!! In bocca al lupo!! In sella al cammello, come si dice in queste occasioni?!?! Ho trovato!! In groppa al finlandese, che ne dici? ;-). Sono invitata al rinfresco? Sono una buona forchetta, se hai bisogno di assaggiatori ufficiali fammi un fischio… a proposito, in cosa ti laurei di bello? Oh, grazie per non aver scritto le tue supposizioni su diario e poesia… se ci beccassi ci rimarrei di cacca e poi mi toccherebbe cambiare i capitoli che ho già scritto… sai che fatica?>_<. Bacioni ricambiati, a presto!!

Nainai: Da impiegata d’ufficio a impiegata d’ufficio: dovere, mia cara! Ridiamo insieme inchiodate a queste scrivanie, che male non ci fa. Grazie come sempre, a presto!!

April Bell: Allora, chiariamoci: qui con questi nick nuovi mi scombussolate tutta e non so più con chi stavo parlando!! Smettetela!! Allora, tu chi sei? Aprril o la figlia segreta di Katie Bell? Per quanto riguarda la lingua finlandese… confesso, nemmeno ho idea di cosa sia una declinazione. So cos’è un’illazione e anche una petizione, ma il resto mi sfugge. E illativo, più che tenebroso, lo trovo eccitante. Devo provarlo al bar: Mario, dammi un illativo corretto Fernet… Ti farò sapere com’è andata: tu intanto prepara un esempio per spiegarmi l’illativo vero e proprio, te ne sarò grata in eterno!!!

Arendhel Milyatur: Mia carissima Giulia, guarda che a me piacciono i nick fantasiosi!! E’ che la mia incontenibile curiosità nonché la mia invadenza tipicamente emiliana mi posta sempre a ficcanasare (come Teo!!!!) e a chiedermi perché e percome delle cose. Davvero i tuoi genitori non sarebbero stati molto, come dire, finlandesi trovandoti orizzontale sul divano con il fab frou? Io a mia figlia le avrei dato come minimo una medaglia!! E gli avrei chiesto di presentarmi zio Aarto (visto che con zio Timo le cose non sarebbero andate bene a priori… odio Berlisconi…). Ricambio baci e tutto il resto, ciao!!

Nenachan: Mia carissima!! Ma che succede, a letto con l’influenza dei polli anche tu? Sei andata in overdose di verifiche e interrogazioni? Eh, gran brutta cosa la scuola: ma credimi, il lavoro è anche peggio… è proprio vero che siamo nati per soffrire!! Amora, grazie per i complimenti, sono estasiata!! *o*!! A presto, moi moi!!

ReaderNotViewer: E così, di baci di dama in savusilakke, eccoci arrivati quasi alla fine. Storia di ben poche pretese, questa qui, alla fine: solo un concentrato di stupidaggini di cui ero talmente carica da dovermi per forza sgravare con questa debosciata manica di finlandesi. Tuo marito è un simil Ferri? Oh, lo adoro già. Ma se ha sposato te, il fortunello, qualcosa di speciale doveva averlo, no? Effettivamente, Tellu ha un libro di ricette: che non le serve, perché la sua è una tara genetica… dalla germania in su, le donne diventano più bionde e meno portate per la cucina. Questa, almeno, è la mia augusta teoria, assolutamente non dimostrabile, ma applicata con dedizione a qualsiasi mia storia… sempre grazie, dolcezza, quando sforni nuovi baci di dama facci n fischio!!

Suni: Anche Teo è rimasto doverosamente leso dopo l’incontro con te… ha detto che ha battuto il record di utilizzo improprio di nutella… no, non ditemelo, non lo voglio sapere! Carnevale di Rio in avvicinamento, dici? Brigitte Bardot, Bardot… Senti, ma quel tuo amico gay… perché non l’ha ancora detto ai suoi? Evitava figure da savusilakka anche a te e poi essere sinceri è sempre la tattica migliore (Teo docet J). Teo rinnova l’appuntamento per la prossima spalmata, ehm… io non dico altro, ambasciator non porta pene!! P.S.: Hai il diritto se non il dovere di usare il termine “topocane” quando più ti aggrada, possibilmente riferito a esseri umani di sesso maschile con l’anima da savusilakka.

Blak Moody: Sei ancora bionda e shoppingara o nel frattempo hai cambiato prospettive? Stellina, io sono certa che il “contatta” funzioni, ma non ho ricevuto niente di tuo. E’ perché non me lo hai scritto o la CIA controlla la mia posta? In ogni caso, smetti di rotolare, che poi ti viene la nausea e vomiti dovunque anche senza begonie. Il fab frou e Verena sono quasi in dirittura d’arrivo, visto? Ma chissà cosa c’è dopo… non dormite sugli allori!! (anche perché pungono e possono dare reazioni allergiche). Baci dissavusilakkati (qui ci arrestano per overdose di neologismi…)

Tartis: Che devo dire a una che parte dicendomi “bellissima”? Amore, ti adoro. Quanti soldi ti devo per i complimenti? Certo che i tuoi impegni sono peggio di quelli di Ratzinger, come fai a sopravvivere? Tiri di coca? Quella santa donna di Oleana approva incondizionatamente il tuo ragionamento sullo spupazzamento e ti elegge a sua eroina personale per aver così brillantemente capita e fatta tua la sua corrente di pensiero. E anche io ricambio i bacioni, bellezza!! Un abbraccio forte forte, ricordati di mangiare e fare pipì in mezzo a tutti i tuoi impegni!!

Piccola dea: Tesora, dici che devo cambiare rating?! Ma no… ho letto cose che voi umani non potreste mai immaginare col rating giallo. E poi via, un po’ di Nutella non ha mai fatto male a nessuno. Dieci non stava venendo da te per farti vedere una savusilakka…? Forse mi sono sbagliata. Un bacione!!

Bea_chan: Amore, effettivamente mi eri mancata taaaaanto! Però, potevi risparmiartela quella di “un anno e addio ai teen”. Io manco mi ricordo se c’era Cesare o Napoleone, durante i miei teen. C’erano i Guns n’roses, di sicuro, questo me lo ricordo. Ma come hai fatto a indovinare che Otello è un barboncino pseudonano?!?! La tua sagacia mi perplime, donna dalle fosche pupille. Scaturro cosa c’entra in tutto ciò? Beh… niente, ovvio. Un bacione one one, a presto!!

Kokky: Telluna genia… ti adoro!! *o*. Che definizione azzeccata, così… finlandese!! Però, mia dorata, spiegami: come diavolo fai a  picchiare qualcuno con un sedano?!?!?

Kiss / Marika: Ma lo sai che la mia migliore amica si chiama come te? Questo ti rende speciale anche più di quello che sei già. Per fare cose sconce sul tavolo della cucina di Tellu, mettiti in fila: c’è un tale numero di richieste che abbiamo dovuto mettere fuori il numero come alla Coop. Abbi pazienza, arriverà anche il nostro turno (a dare la precedenza a Verena ho perso il turno anche io e mi sono rimessa in lista… che savusilakka…).

Aurora: Tesoro mio, che deliziosa pioggia di recensioni!! Non ti sei davvero risparmiata,e per questo ti perdonerò… dopo che ti sarai data da sola dieci scudisciate sulla schiena. Lo so, sono molto buona e comprensiva. Sarà il karkadé corretto grappa a rendermi così assurdamente divina? A proposito, l’immagine di Teo e Verena che ballano trai vecchietti non ha niente di perverso, sia chiaro!! Abiti ancora a Londra, mia cara? Ma allora certo che ti chiamo!! Parto il 24 aprile e rimango fino al 27, già devo spupazzarmi londonlilyt, magari si fa una cosa di gruppo (il connotato sessuale lo mettiamo solo se siamo tutte d’accordo…). Baci appassionati, a presto!!!

Roby: Ti spiace se ti chiamo per nome? Sempre che Fante sia il tuo cognome e non, che so, la tua carta preferita nella briscola, il tuo ruolo nell’esercito italiano, il tuo omaggio all’omonimo scrittore statunitense… Teo ha sicuramente qualche problema mentale, ma tieni conto che è un maschio … ops, anche tu lo sei. No, allora non puoi capire: l’invasione degli ultracorpi decerebrati deve aver per forza contagiato anche te J. Un bacione, suloinen, a presto!!

Krisma: Prima di tutto… adoro essere chiamata bocciolo. E’ un termine così carino, così fresco!! Peccato che più che un fiore in boccio io somigli a un’edera velenosa… ma questi sono dettagli!! Anche io ti amo, ovviamente. Mi drogo di recensioni e le tue dosi sono, wow, ottima roba non tagliata!! Scommetto che viene dal sudamerica… il pairing è già deciso (sto lavorando all’ultimo capitolo e direi che ormai di sorprese non ne possono più saltare fuori…). Vuoi una suocera come Tellu? Amore, la farei io, ma non ho figli maschi… e non sono nemmeno finlandese. Ma cucino molto, molto meglio di Tellu, garantito!!  Teo ricambia i baci, suloinen!!

Arista: Grazie, grazie mille per i complimenti!! Effettivamente, alcuni capitoli nascono meglio di altri e questo l’ho “partorito” in un’ora di risate incontrollabili… è scandaloso che mi lodiate mentre mi diverto come una pazza. Però grazie di cuore, non smettere!!!

Lauraroberta87: No no no, adesso mi devi rporpio spiegare perché non mi finisci quell’ìultima frase. Ormai che ci siamo scambiate MATERIALE PER CANNE, tigelle e nutelle assortite, non dobbiamo più avere segreti! E ancora, dopo sadica di polistirolo blu espanso, quali altre deliziose definizioni hai coniato per me? Scrivimele senza crocette, però, perché sennò non capisco. A proposito… gran cosa il '68 Woodstockiano, ma amore, io non ero ancora nata al tempo, e se pensavi il contrario, mi sento autorizzata a trasformare la tua algida persona in MATERIALE PER CANNE. Luce dei miei occhi, aria che respiro, ti mando anche io vagoni appassionati di baci, e dimmi cosa diavolo fa quel clito…>_<

Erda: Amore mio!! Che dirti, grazie davvero per le parole di lode che hai speso per me… ma nella divisione in sillabe non dovevi portare la S a capo? O da quando ho finito le elementari io (oltre ad essersi estinti i dinosauri) le S non vanno più a capo? Lasciamo i dubbi montessoriani e torniamo a noi: tra marmellate e nutelle, Tellu che entra nell’olimpo, catering in offerta per rinfreschi, francesismi di dubbia provenienza e lo zio VasettoDegliOdoriPerL’Arrosto, mi sono spataccata una cifra a leggere la tua recensione. Grazie! Puoi ripetere la performance, per favore? Mi sa che mi ha dato assuefazione… baci dovunque, a presto!!

Kabubi: Lo psiconano!! Oddio, che definizione meravigliosa. Si attanaglia perfettamente anche a Otello, hai notato? Così, i tuoi bassotti rumoreggiano… mi associo a tuo padre nel desiderio omicida, anche se in fondo in fondo, raschiando il barile, adoro i cani (ehm….). Ora però spiegami… cosa sono gli otaku che mi minacciano? Specie di savusikalle moigiane. La pubblicità della Ricola mi fa morire, ma quei tre non assomigliano affatto ai “miei” finlandesi, eh!!

MarzyPappy: Voci di corridoio mi parlano di esami superati con 30… trenta cosa? Trenta risposte? Trenta scudisciate? Trenta proposte indecenti agli esaminatori? Trenta bonsabufali? Illuminami, mia cara, solo tu puoi tanto!! Sono già in astinenza da pastiera, se ne vedi una azzannala da parte mia! In settimana ti aggiorno con la moglie di Voldemort, non so se mi spiego… ;-) . A presto!!!!

Londonlilyt: Mio piccolo, meraviglioso bocciolo di rosa, my english rose, per dirla alla Elton, sono felice della sequela di insulti che hai rivolto a Teo, finalmente qualcuno che ha capito qual è la sua vera, subdola natura!! Mica ho tirato fuori la savusilakka a caso, eh. Come ben sai, tutti i difetti dei Ferri finnico/emilianio deriva un po’ da me (a parte le pizzette di Enrico, non mi permetterei mai…). E la tua uscita con MC che deve appollaiarsi sul suo ramo aggiunto…? Ho rise due ore!! Ti posso baciare tutta da capa a piede? Grazie grazie, onoratissima!! Ci sentiamo via mail, sempre se non comincia a sputazzarti in faccia anche quella come ha fatto messengerJ Kuzz!!!  

Rik Bisini: Uelà!! Finite le pulizie pasquali? Montato il montabile? Bene, bene, spero che tu non ci abbia rimesso qualche falange nella delicata operazione. Per me il sabato è giornata di pulizie/stiro e devo dire che dopo l’Everest che ho stirato sabato scorso, sono quasi felice che sia lunedì. Il fatto è che le recensioni sono così lievitate che ci metto mezza mattina a rispondere a tutti… non lavoro, non produco quindi sono la candidata ideale per il licenziamento!! Se succede, colpa vostra. Intanto, sempre grazie di tutto e beccati tanti saluti dal tutto l’Appennino Emiliano!! P.S.: Trattate bene Osvaldo, mi raccomando; la genesi del bonsabufalo è vostra, ma in qualche modo quel poveretto ha anche i miei geni…

__Miriel__: Ah ah ah!! Vedo che Teo ha fatto colpo anche su di te, eh? Qui siamo tutte pronte a prenderlo a sberle e… e a fargli qualcos’altro. Almeno, io gliene farei di roba! Nutella, marmellata, stracchino, margarina, Teo si abbina a qualsiasi alimento. Coem vedi, ho dato la spiegazione di “moi, suloinen”, avvalendomi della Treccani finlandese (la Trekkanni, ovviamente). Che i finlandesi siano esperti a fraintendere, è da vedere: i “miei” finlandesi sono fuori di cotenna, ma credo che sia un problema mio e non della loro nazionalità… un bacione nutelloso anche a te, suloinen, a presto!!!

Evan88: Amore mio, che dolce che sei stata ad aspettarmi! Se per te la pubblicazione del lunedì è un problema dimmelo che se vuoi cambio giorno… martedì notte, giovedì ora di pranzo, sabato pomeriggio (Baglioni!!), quando ti fa comodo? Sto ancora pensando a quel poveretto glottologo o aspirante tale… già mi è venuta in mente una storia con un glottologo con protagonista!! Grazie per le belle paorle, come sempre: ricambiamo tutti l’entusiasmo (MArko un po’ meno, visto che lo avresti preso a sberle…) e ci risentiamo su questi schermi!

Queen of Night: Prima a recensire e prima risposta! (non farti ingannare dall’ultima posizione: io comincio sempre dal fondo, giusto epr rimanere in tema di gente fatta alla rovescia…). Mia cara. Mia carissima!! La tua definizione di Teo, “non è gay bisex, ma solo un tipo alternativo, un esteta” mi è rimasta nel cuore!! E che dire del fatto che ti sei sciroppata la mia Opera Omnia? Grazie!! Grazie davvero di cuore, sono commossa. La fantasia non mi manca, dici? Effettivamente, quello che manca è una parvenza di assennatezza, ma non si può avere tutto dalla vita, ehm… Sai che la storia del “marchio di fabbrica” mi ha un po’ basita? Spero che sia una cosa positiva… odio ripetermi, e se certe cose sono “tare ereditarie” spero che non siano anche un “trito e ritrito”… ancora grazie di tutto, un bacione!!

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 : Chi troppo in alto sale... ***


Recensione di Rik Bisini, fatta il 10/03/2008 - 04:03PM sul capitolo 23: Capitolo 22 : Lezioni in corridoio - Firmata

Capitolo 22 : Chi troppo in alto sale…

 

Il professore di Arte e Immagine Verzelloni stava andando tranquillamente a raggiungere la propria classe, come tutte le mattine. Gli toccava la 5°C, che Buddha l’avesse in gloria: una manica di debosciati cerebrolesi, come tutti gli adolescenti che si rispettino. Non fosse stato per quel gran bel figliolo di Matteo Ferri, il professore avrebbe già da tempo dato allegramente fuoco all’intera classe.

C’era da dire che Vincenzo Verzelloni, soprannominato Vincenzina per l’evidente crisi di identità sessuale che lo attanagliava da anni, aveva un debole per i ragazzini biondi in generale: la cosa era andata a beneficio del Ferri, che in cinque anni di liceo non aveva mai nemmeno sfogliato il libro di Arte ma che in compenso, con un sorriso e una sfarfallata di ciglia opportunamente dosati nell’arco del quadrimestre, era sempre riuscito a chiudere l’anno con la sufficienza piena. Il professore Verzelloni si baloccava nell’idea di essere il professore preferito di Ferri, e in un certo senso aveva ragione: non nel senso che intendeva lui, però.

Se ne rese tristemente conto, folgorato sul posto, quando quel luminoso mattino si imbatté nientemeno che nel suo diletto pupillo intento a baciare con impegno una ragazza nel corridoio del primo piano.

*          *          *

Col senno di poi, Verena avrebbe ricordato quel momento come il più rumoroso della sua vita: merito dei Guns N’ Roses che rockeggiavano a tutto volume nella sua testa, e anche della campanella che segnò l’inizio delle lezioni con l’altoparlante proprio sopra le loro teste. Poi c’era un’altra serie di rumori alieni non bene identificati che arrivavano sempre dalla scatola cranica. “Forse è il rumore del cuore che si sta spezzando.” gufò Vocetta1 remotamente.

Ma non sembrava rumore di vetri infranti. Sembrava più il clic di qualche oscura rotella che trova il suo posto esatto nell’ingranaggio. Non che a Verena importasse granché, in quel momento, né di vetri né di rotelle: fossero sbarcati i pirati da una navicella spaziale inseguiti dai sette nani di Biancaneve, non ci avrebbe fatto caso, completamente rapita dalla meravigliosa sensazione delle labbra di Teo sulle proprie.

“E’ bellissimo.” pensò stupefatta tra un gorgheggio e l’altro di Axel Rose.

Dal loro primo bacio era cambiato tutto e non era cambiato niente: c’era sempre lo stesso sapore struggente e la morbidezza elastica delle sue labbra; in più però c’era la consapevolezza della risposta e l’esaltante lentezza dolorosamente erotica della sua lingua…

E’ bellissimo.”” ripeté come un disco rotto. Le sembrava di essere finita in una improbabile palla di luce, di essersi trasformata senza volere in un astro neonato, lucente e abbagliante. Il suo corpo si rilassò contro quello di Teo; le mani salirono a circondargli il collo, intrecciandosi a quei ricciolini da canarino che davvero profumavano fino a  stordire. La bocca di Teo si muoveva lentamente sulla sua: con devota concentrazione, come se non sapesse bene cosa aspettarsi, come se fosse indeciso se morderla o lasciarsi mordere. Fece entrambe le cose, delicatamente, con una dolcezza voluttuosa che lasciò Verena debole e affannata come in preda a un attacco di malaria. Infine, le sue labbra scivolarono sul suo viso, riempiendola di brividi dappertutto.

“Verena…” le sussurrò con la bocca umida sullo zigomo.

“Minchia, che bacio” esalò Vocetta1 rediviva “E chi se lo immaginava di avere in corpo tanti ormoni?!?”

“FERRI?!?” strillò una voce allo loro spalle, sufficientemente acuta da trapanare un muro.

Era il professore di Arte, tale Vincenzo Verzelloni: si era piantato al centro del corridoio e guardava Teo e Verena allacciati come se guardasse Cristo sceso dalla croce per ballare il tip tap.

“Prof.” sospirò Teo girando un liquido sguardo intorno senza però smettere di abbracciare Verena: la sua espressione rarefatta era quella di qualcuno reduce da una sostanziosa dose di LSD.

“BASSI?!?” ululò di rimando Vincenzina Verzelloni facendo quasi cascare i bulbi oculari al piano di sotto: risultò abbastanza chiaro che non sarebbe diventato un fan scatenato di Verena, né in quel momento né mai.

“Buongiorno.” rispose comunque con l’identica espressione sognante di Teo: nemmeno lei fece una piega restando saldamente aggrappata al collo di Teo, anche perché se si fosse spostata sarebbe caduta sicuramente lunga distesa come una stuoia di canapa indiana.

“Che state facendo?!?” strillò il professore puntando un accusatore dito indice verso di loro come se fosse stata una baionetta.

Cosa stessero facendo prima del suo arrivo, a dire il vero, era di un’ovvietà imbarazzante.

“Stiamo raccogliendo puffbacche.” rispose Verena senza pensare, così piano che fortunatamente Vincenzina non sentì.

“Sto baciando la mia ragazza.” fece subito a voce alta Teo, con estrema educazione.

“Ragazza!?!” collassò Vocetta2 in pieno delirio ormonale.

“Sono la tua ragazza?” sfiatò Verena sinceramente attonita.

Teo le lanciò uno sguardo intrepido e felice.

“Oddio, non lo so. Mi sembrava di aver capito che non vai in giro a baciare alla francese, pardon, a raccogliere puffbacche con tutti gli studenti della scuola, e visto che per noi è già la seconda volta…”

Verena quasi singhiozzò.

“Ragazzi!”

Il professor Verzelloni, cercando di recuperare un minimo di sangue freddo, serrò di scatto la bocca e incenerì i due con un potente sguardo oltraggiato. Queste, almeno erano le sue intenzioni: in realtà, la rarefatta assenza di Teo e Verena agiva brillantemente da scudo ignifugo.

“Tu Ferri…” balbettò Verzelloni querulo: che delusione! Il suo angioletto, il suo sgambettante biondino dalle deliziose camicie… un etero! Mai blasfemia maggiore aveva intaccato le sue provate difese.

“Prof?” domandò con leggerezza Teo: gli sorrise radioso abbagliandolo, ma l’onta era troppa per farsi abbindolare così da quel sorriso paradisiaco… e da quegli occhioni celesti ammiccanti…

“Fila in classe!” strepitò Verzelloni furioso “E tu, Bassi…”

Fissò Verena come se stesse guardando una discreta e fumante montagna di guano.

“Tu… polverizzati!”

Ficcò il naso per aria, si aggiustò il borsello sotto l’ascella e marciò via sculettando: l’immagine stessa dell’arguta espressione “checca isterica”. Verena e Teo lo guardarono andare via, blandamente dispiaciuti per lui. In realtà, erano entrambi così schifosamente felici in quel momento che avrebbero provato lo stesso tiepido dispiacere per qualsiasi essere umano in grado di respirare.

“Non credo di essergli molto simpatica.” constatò Verena accomodandosi meglio tra le braccia di Teo: si stava meravigliosamente bene, in mezzo a tutti quegli ossicini sporgenti e profumati di more.

“Ho come il vago sospetto che non avrò più la sufficienza assicurata nella sua materia” meditò Teo “Colpa tua se mi bocciano: avevo un brillante futuro pianificato, prima di oggi.”

“Teo?”

“Uhm?”

“Sono davvero la tua ragazza?” domandò Verena dopo qualche secondo, sottovoce come se lo domandasse a se stessa.

“Direi di sì. Però, se per te baciarsi nel bel mezzo della scuola non è abbastanza ufficiale, dimmi dove sta tuo padre che mi presento a chiedergli la tua mano. Devo prima passare dal municipio a farmi fare uno stato di famiglia in carta libera?”

Gli occhi di Verena scintillarono per un secondo.

“Sarebbe un’idea” buttò lì semiseria “Vorrei proprio vedere la faccia di mio padre se ti presentassi da lui con una delle tue camicie a chiedere la mia mano.”

“Potrei presentarmi con un mazzo di begonie” propose Teo con la stessa espressione semiseria “Stanno crescendo che è una bellezza, dopo la concimata di Scaturro.”

Scaturro… la spada di Damocle incombente…

“A proposito di Scaturro, ho bisogno del suo diario.”

“Ancora!” esclamò Teo spalancando gli occhi “Ti ho già detto che non ce l’ho! Il tuo è proprio un invasamento demoniaco. Perché non mi credi, tesoro caro?”

Verena avrebbe volentieri risposto, ma le erre di quel “tesoro caro” l’avevano completamente tramortita. “Sai che adesso potresti anche chiederne ancora?” fece presente Vocetta1 tentatrice.

“Chiedimi se sono arrabbiata.” disse allora Verena socchiudendo gli occhi e alzando il viso verso quello d Teo.

“Le tue solite richieste da psicopatica” sospirò Teo di ottimo umore “Te la sei presa a male per via delle begonie?”

“No. Ma tu chiedimi lo stesso se sono arrabbiata. E chiamami anche Verena cara.”

Teo finse di meditare per un attimo: in realtà stava pensando che non aveva mai visto niente di più bello degli occhi di Verena in vita sua. A parte un certo reggiseno delle Winx, s’intende.

“Sei arrabbiata, Verena cara?” chiese poi imitando la voce bassa e suadente di James Bond.

Sentì Verena rabbrividire e i suoi occhi socchiudersi ancora di più: un lampo di eccitazione lo percorse tutto, come una scossa elettrica.

“Mmmm. Ancora” sussurrò Verena “Non sai fare di meglio?”

“Non provocare, suloinen” la avvisò Teo avvicinando di nuovo le labbra alle sue: sapere che a Verena piacevano le sue erre lo riempiva di tenerezza, ma vedere in che modo le piacevano… beh, lo riempivano decisamente di qualcos’altro. “Senti questa: credo che tu sia davvero arrabbiata come un trentino che entra a Trento trotterellando.”

“Oddio” gorgogliò Verena sorridendo e arrossendo allo stesso tempo “Continua.”

“Un trentino che entra a Trento trotterellando e trangugiando trote e triglie.”

“Sto per avere un infarto.”

“Un trentino che entra a Trento trotterellando, trangugiando trote e triglie e trasformando travi in tripudi tricolori.”

“Gesù, ma che ci metti in quelle erre?” sospirò Verena e Teo glielo spiegò per i successivi dieci minuti, con dovizia di particolari.

*          *          *

“Ti ha baciata, vero?”

Oleana fece la domanda in corsa, mentre inseguiva Verena fuori dalla classe allo squillo dell’ultima campanella.

“Oleana, fatti gli affari tuoi.”

Naturalmente Oleana non era nemmeno lontanamente intenzionata a farsi gli affari propri.

“Ovvio che ti ha baciata” continuò infatti imperterrita sorridendo magnanima agli studenti che additavano Verena (… le notizie volavano maledettamente veloci in quel liceo…) “Sei entrata in classe con un ritardo mostruoso e con l’aria ebete di chi è stato appena lobotomizzato; la prof. ti ha dato una nota e tu l’hai presa come se fosse un Oscar alla carriera; hai sorriso alla prof., al tuo quaderno, al muro, alla lavagna e anche a Scaturro; cosa si evince da tutto ciò? Che Teo ti ha baciata per forza!”

Verena, che marciava spedita incurante di essere al centro dell’attenzione generale, e non certo per i suoi stivali di gomma, finse di non ascoltarla: canticchiava sottovoce una canzone e quando Oleana si accorse che era “Perché lo fai” di Masini, sbuffò con impazienza.

“Verenaaaa! Allora, vuoi darmi uno straccio di soddisfazione o devo prostituirmi con Otello per avere informazioni?”

Verena si limitò a sorriderle (un sorriso largo, infantile, vagamente inquietante su una nota musona come la Bassi dalla Clava) ma non le rispose. Bastarda fedifraga, meditò Oleana con livore. Stava quasi per arrabbiarsi, ma poi si avvide che al sorriso da bambola assassina era seguito un brusco stop della marcia prussiana dell’amica: con la coda dell’occhio intuì una figuretta vestita di nero che veleggiava giù dalle scale. Teo, nonostante gli abiti insolitamente luttuosi, era ancora più bello e abbagliante del solito. Crepitante di vita, pensò Verena senza riuscire a muovere più un muscolo, ogni singola cellula del corpo ferma in ammirata contemplazione di quello sgambettante canarino finlandese. Teo alzò gli occhi e la vide ferma sulle scale e si tolse automaticamente il berretto, come se gli fosse piombato addosso un attacco di cavalleria non giustificato. La cosa provocò in Verena una tale devastante ondata di tenerezza che la lasciò letteralmente senza fiato.

“Sono innamorata di Teo” pensò semplicemente, e forse il suo era un pensiero stupido, forse l’avevano capito tutti tranne lei, forse era la cosa più sbagliata che potesse accaderle, ma lo stesso si sentì scandalosamente felice e stordita dalla potenza assoluta ed elementare del sentimento che provava per lui.

“Teo!” strillò Oleana, ignara delle evoluzioni sentimentali dell’amica: prima che Verena potesse fermarla, era scattata con la rapidità di un centometrista olimpico e aveva raggiunto e placcato al volo Teo.

“L’hai baciata vero?” gli chiese piantandogli due severi occhioni in faccia.

Teo, fedele a se stesso, distolse lo sguardo da Verena e la fissò tranquillo, senza scomporsi di un millimetro.

“Ciao Oleana” la salutò con dolcezza “Puoi mollarmi il braccio? I tuoi artigli da condor delle Ande mi stanno devastando il bicipite.”

“Dopo” rispose sbrigativa Oleana mentre Verena si sbrinava improvvisamente e incombeva minacciosa, il viso colorato di un intenso color ciliegia “Presto, prima che arrivi Verena the Ripper a scuoiarmi viva: l’hai baciata o no?”

Verena arrivò giusto in tempo per la risposta di Teo.

“In realtà abbiamo fatto di meglio. Com’è che l’hai chiamato, Verena cara…? Ah! Abbiamo raccolto puffbacche.”

Strizzò l’occhio a Verena e sorrise con una tale sfacciata esibizione di malizia che Oleana arrossì per lei.

“Puffbacche?” domandò sospettosa “Cos’è, un messaggio cifrato come nel Codice da Vinci? Una cosa che vi hanno insegnato alla vostra casa di cura?”

“Non sono affari che ti riguardano!” berciò Verena, recuperando con doverosa lentezza la propria capacità di esprimersi verbalmente “Razza di lurida comare impicciona…”

“Andiamo, patatina, lascia perdere.” la ammansì Teo magnanimo e Oleana divenne radiosa come una lampadina accesa.

“Patatina!” cinguettò felice “Allora l’hai baciata!”

La faccia di Verena divenne di un delicato color zenzero mentre lanciava alla ex migliore amica e al fidanzato nuovo di pacca uno sguardo che avrebbe incenerito una foresta.

“Tu, ficcanaso ramo Riccobono, zitta e fatti gli affari tuoi e tu, begonia dal ceppo finlandese, non ti azzardare a chiamarmi patatina un’altra volta, chiaro?”

Teo si imbronciò.

“Non vuoi che ti chiamo patatina?”

“No, se vuoi mantenere intatti i tuoi splendenti incisivi.”

“Ma un soprannome carino te lo devo pur dare” si lamentò lui pazientemente “Che senso ha raccogliere puffbacche con qualcuno se poi non puoi usare un nomignolo avvilente! Se provassi con Ciribiccola?”

“Così ti caverei anche i molari.”

“Passerotto? Micetta? Puffolina?”

“Pancreas, fegato e milza.”

“Amore mio? Luce dei miei occhi? Aria che respiro?”

“Gas che emetto?” suggerì una voce ironica alle spalle di Verena che si girò di scatto a vedere chi fosse lo spiritosone.

“Dieci” constatò delusa “Dovevo immaginarlo che eri tu, con una tale perla di umorismo scandinavo…”

Dieci rispose con un breve e tiepido sorriso mentre Oleana gli faceva una risonanza magnetica con accurata delizia, trovandolo evidentemente di suo gusto anche per quel giorno. Verena invece incrociò il suo sguardo e non poté fare a meno di sentirsi stranamente a disagio.

“Allora!” scattò Teo radioso e ignaro “Ti accompagno a casa, fagiolino mio?”

“No, tesorino d’un cavolfiore avariato, vado a piedi con Oleana.”

“Non c’è problema, vengo in macchina anche io!” si esaltò Oleana felice come una pasqua e a dimostrazione delle sue intenzioni si avviò decisa verso la Teo-mobile dei Ferri, parcheggiata da cane idrofobo davanti alla scuola.

Verena, indecisa se tirare una bomba a mano alla Multipla o se limitare le sue intenzioni omicide alla sola ex migliore amica, si trovò a seguirla, camminando tra Teo e Dieci.

“Allora” esordì salottiero quest’ultimo con un evidente sforzo di civiltà “Il fagiolino qui è davvero entrato ufficialmente a far parte della tua vita sessuale, fratellino?”

“Impiccati, Dieci.” ringhiò Verena invelenita.

“Farfallina dolce, l’aveva chiesto a me.” protestò Teo imbronciato.

“Scusa, scarrafoncino grattugiato; parla pure tu.”

“Grazie. Impiccati, Luca.”

“Queste si che si chiamano affinità elettive” constatò Dieci con un breve sorriso stranamente indifeso “Quindi, devo lasciare libero il divano, oggi?”

“Impiccati, Luca.” ripeté Teo sostenuto.

“L’avevo chiesto a lei.”

“Oh. Allora scusa.”

“Figurati. Fagiolino caro, pendiamo tutti dalle tue labbra.”

“Impiccatevi tutti e due, emerite savusilakke che non siete altro.”

Erano arrivati alla macchina: Teo aprì cavallerescamente la portiera davanti e quando Verena fece per salire la baciò rapidamente sulla guancia.

“Una puffbacca per il viaggio.” spiegò lui sornione mentre Verena si portava la mano alla guancia, arrossiva, tratteneva a stento il cuore in partenza per le Maldive e lanciava uno sguardo colpevole a Oleana che sorrideva con un sorriso che le circumnavigava il cranio. Approfittando della sua momentanea paralisi, l’amica si infilò svelta sul sedile anteriore con una sfacciata espressione decisa.

“Primo” esordì soffocando sul nascere le proteste di Verena “Se vado sul sedile di dietro, con la mia labirintite e la guida del Ferri Fab Frou rischiamo un secondo olocausto delle begonie anche senza begonie; secondo, visto che alla principessa dalla Clava non le si scuce nemmeno un bisillabo, sono intenzionata a fare il terzo grado al guidatore, che tanto più distratto di così…”

Ammiccò complice a Teo che si rassegnò alzando gli occhi al cielo e Verena, salmodiando tra i denti, si appostò sul sedile posteriore. Dieci, silenzioso, si sedette di fianco a lei che non aveva il coraggio di guardare nessuno, alle prese con una felicità così insolita e imbarazzante che proprio non aveva idea di come gestire. Oleana, intanto aveva iniziato a mitragliare una specie di intervista da Novella 2000 zeppa di domande assurde e imbarazzanti a cui Teo rispondeva con la disinvoltura navigata di un diplomatico britannico. Verena, gli guardava incantata la nuca e le mani che gesticolavano come le ali di un uccellino e che sembravano svolazzare dovunque, fuorché sul volante. Che tenero, pensò con uno struggimento impossibile. Dieci, a sorpresa, approfittò della distrazione di Teo per chinarsi verso Verena.

“Che tu ci creda o no” mormorò sottovoce con insolita serietà “Potrei essere felice che tu e Teo vi siate messi insieme.”

Verena tolse a malincuore gli occhi dalla nuca di Teo per fissarli in quelli azzurri e freddi di Dieci.

“Non mi è sfuggito l’uso del condizionale” commentò asciutta e già sul chi vive “Potresti esserlo se…?”

“Potrei esserlo se fossi più che certo che tu non lo farai soffrire.” rispose Dieci con piatta franchezza.

“Ma sentilo, mamma chioccia!” gorgogliò Vocetta2 estasiata.

“Non ho nessuna intenzione di far soffrire nessuno” rispose Verena mantenendo la voce bassa per non farsi sentire da Teo “Devo firmare qualcosa col sangue o ti fidi sulla parola?”

Voleva essere una battuta, ma Dieci non la colse.

“Scusami, ma non mi fido” rispose con gentile decisione “Non prima di avere delle risposte.”

“Spara.”

“C’è qualcosa tra te e Scaturro?”

Parlava sul serio: le sue artiche iridi celesti volevano una risposta chiara e Verena si sforzò di non scoppiare a ridergli in faccia.

“No” scandì con decisione “Ma vorrei che ci fosse. Un oceano, per esempio, non sarebbe male.”

Ma il gemello cazzuto non era ancora soddisfatto.

“Ci hai provato con Scaturro sì o no?”

“Senti” si spazientì Verena “Se te lo devo proprio dire, Scaturro mi esalta l’ormone come un cadavere brulicante di vermi. La sua puzza è paragonabile a quella di un cadavere brulicante di vermi, e io ho l’odorato fine. La sua conversazione è profonda come quella di un cadavere brulicante di vermi, e , nonostante quello che tu possa pensare, a me piace la conversazione. Insomma, la risposta è no. Comunque grazie per aver pensato che fossi così disperatamente cerebrolesa da provarci con lui, è davvero un toccasana per la mia autostima.”

Dieci accusò il colpo senza battere ciglio.

“Ti credo” mormorò infine solennemente “Ora, l’ultima domanda e poi non ti rompo più.”

Verena sospirò sentendosi molto come Giovanna d’Arco sul rogo: alzò lo sguardo e incrociò gli occhi celesti di Teo nello specchietto retrovisore, esasperati e divertiti per l’assalto mediatico di Oleana. Le strizzò l’occhio e sorrise e Verena si sentì sciogliere come neve al sole, rispondendo timidamente al sorriso.

“La sera della concimazione delle begonie” esordì Dieci con voce ruvida “Perché mi hai portato la tisana mentre ero in bagno?”

*          *          *

Verena, ancora persa negli occhi di Teo, ci mise un po’ a registrare la domanda.

“Come?” domandò soprappensiero.

“La sera del mascarpone” ripeté Dieci con pazienza “Il bagno. La tisana.”

Verena ci pensò su brevemente.

“Non ti ho portato nessuna tisana.” rispose infine mentre Teo inarcava le sopracciglia bionde in un vago cenno interrogativo.

“Qualcosa non va?”

“Sì che me l’hai portata” ribatté sostenuto Dieci “E facevi tutta la carina, con le guance rosa e la voce debole.”

Verena ricordò l’umiliante scontro con occhi freddi e distanti, così poco amichevoli, così poco da Teo

“Io la tisana l’ho portata a Teo.” balbettò mentre qualcosa di freddo e viscido iniziava a strisciarle sulla schiena: il sorriso si smorzò mentre Vocetta2, in sottofondo, emetteva un sibilo strano, sinistro.

“Oh” commentò Dieci, di colpo mille volte più affabile “Pensavi che io fossi mio fratello? Ah, allora si spiega tutto!”

“Mica tanto.” mormorò Vocetta1 disperata.

“Io la tisana l’ho portata a Teo.” ripeté Verena con voce più decisa: lo sguardo di Teo, dallo specchietto retrovisore, aveva smesso di essere allegro per venarsi di ansia.

“Che succede?” chiese ignorando bellamente il monologo di Oleana.

“In bagno c’ero io” spiegò Dieci con pazienza, tutto contento “Ci hai scambiati l’uno per l’altro! Che scemo a non pensarci prima!”

“Non poteva essere Dieci in bagno” sentenziò Vocetta1: sembrava quasi tranquilla “In bagno c’era Teo. Dieci era in camera e stava baciando Mariacarla.”

Verena sapeva cos’era la sensazione di freddo e umido sulla schiena: era paura. E la litania in sottofondo di Vocetta2… anche quella la conosceva bene; quel “nonono” che rifiutava l’inevitabile, quella pesantezza sospesa che precede di poco il dolore…

Non adesso” pensò con un accenno di panico “Non così presto!”

Ma di colpo Verena ricordò e capì. Vide il profilo di Teo, il suo nasetto impudente girato verso il finestrino, i suoi occhi illuminati e schivi. Risentì con la memoria il suo “splendore” detto a Mariacarla, quasi timido, come per non farsi scoprire. Sentì di nuovo nelle orecchie la sua voce stranamente burbera che diceva “Mariacarla è molto riservata e non ama sbandierare le sue attività”; quel tono reverente, quello sguardo basso… “Mariacarla non uscirebbe mai con un troglodita zappatore puzzone come Scaturro.”; altro momento topico, altra espressione inspiegabilmente corrucciata. Rivide in un flash una snella figura avvolta nell’accappatoio che si chinava su Mariacarla e la baciava, i capelli umidi pettinati indietro, l’aria timida come se lo stesse facendo per la prima volta; ogni pezzo volò al suo posto, ogni stonatura ebbe un suo perché, ogni immagine prese la sua giusta collocazione. Verena capì quello che Teo si sforzava tanto di nascondere e che, col senno di poi, era palese come se ce lo avesse scritto in faccia, tra i suoi dannatissimi occhioni blu e il suo dannatissimo nasino da fata.

“E’ innamorato di lei” mormorò Vocetta1 costernata “Ecco cos’è! Teo è innamorato di Mariacarla!”

*          *          *

“Mi chiedevo perché Teo volesse a tutti i costi che io ti trovassi carina” continuò Dieci insolitamente loquace, ignorando l’improvvisa paralisi di Verena “Per un attimo avevo fin pensato che volesse che io e te… che scemo!”

Io e te…  Io e te… Io e te… Verena e Dieci… Teo e Mariacarla… Teo e Mariacarla!

Qualcosa di orribile planò sul cuore di Verena, una constatazione che le frantumò definitivamente il cuore, lasciandoglielo così dolorante che Verena non riusciva a pensare a nient’altro.

Teo il manipolatore. Teo! “Sei la persona perfetta per… un certo tipo di ragazzo.” Oh, certo. Tuo fratello, forse? “Mi chiedevo fin dove si può spingere la tua machiavellitudine.” “Oh, molto più in là di quanto possa dare a vedere.”

Stava già cercando di rifilarla a Dieci, in quel momento? Forse sì. Forse da subito. Forse in suo interesse, la sua simpatia senza ormoni aveva quello scopo da sempre… A riprova un altro flash, il giorno prima; le parole di Tellu, lì per lì ignorate per un evidente eccesso di vergogna: “Sapevvo ke nonostante i tuoi makkeggi ti sarresti akkorto ke Verenna non erra adatta a Lukka, ma a te…”

E subito, senza tregua, in un altro flash le venne in mente l’incontro/scontro post doccia con Dieci una sera in casa Ferri.

“Non mi conosci affatto. Il tuo è uno stupido… è una tua fissazione. I… giudizi vaghi non sono degni di te.”

Quante belle parole senza erre. Teo, di nuovo. Ecco il perché di quel calore infernale. Teo, sempre Teo.

La rivelazione lasciò Verena immobile e completamente priva di forze, con la litania di Vocetta2 in sottofondo che si alzava e si abbassava al ritmo irregolare della guida di Teo.

“Verena?” la chiamò quest’ultimo, come se avesse sentito un’interferenza: incrociò ancora i suoi occhi nello specchietto retrovisore e Verena ebbe una curiosa sensazione di alienazione, come se lo stesse guardando allontanarsi sempre di più.

“Teo, oh, Teo…”

“Verena, che succede?”

“Succede che tu sei innamorato di Mariacarla e che stai cercando di mettere insieme Verena e tuo fratello per poter avere libero accesso. Niente in tutto, se non che non che sei un pazzo senza cuore e che evidentemente non te ne importa niente di niente di nessuno all’infuori di te.” ripose Vocetta1, e c’erano già lacrime nella sua voce. “Mariacarla, certo”, pensò Verena dopo un attimo di blocco totale delle funzioni neurali: come poteva essere altrimenti?

Mariacarla era bella; Mariacarla era bionda; Mariacarla era ricca; Mariacarla portava scarpe Jimmy Choo; Mariacarla aveva un mobiliere autista che si chiamava Oliviero; Mariacarla dava da mangiare agli affamati e costruiva scuole in Africa; Mariacarla non imprecava mai e piuttosto che vomitare sveniva. Come si poteva non innamorarsi di lei?

Nella psiche malata di Verena, si disegnò l’immagine di Mariacarla circondata da uccellini che la svegliavano cinguettando, cerbiatti che brucavano dalla sua mano e coniglietti che le portavano la colazione a letto… Una principessa delle fiabe, con tanto di tiara e musica di violini incorporata.

E un bel principino biondo e sgambettante come Teo, con le sue camicie romantiche e i suoi ammiccanti occhi blu, coi suoi profumi di bosco e la sua maledetta Nutella, era più che logico che preferisse la principessa bionda. Cenerentola, non Pippo.

“Teo, oh, Teo…”

“Verena?”

La voce di Teo giunse finalmente a destinazione; la ragazza girò gli occhi verso di lui e lo mise a fuoco, lentamente.

“Stai bene? Per un attimo ho pensato che stesse per apparirti la Madonna.”

“Sto bene.”

Balla. Si sentiva di merda. Aveva come l’impressione di avere il cuore pieno di segatura che pizzicava e punzecchiava dolorosamente dappertutto. Col fiato sospeso, Verena aspettava il dolore che sarebbe arrivato, inevitabile e tragico, almeno tanto quanto era stato inevitabile e tragico, pochi minuti prima (millenni prima) ammettere di essersi innamorata di Teo.

“Sicura?”

“Sì, bel principino dagli occhi blu” decise Vocetta1 “Ha solo il cuore in pezzi e una grave forma di hinvidia vulgaris nei confronti di Mariacarla, ma per il resto sta benone!”

“Non sembra affatto che stia bene” commentò Teo garrulo “Hai la faccia color begonia concimata.”

“Sto bene” ripeté Verena modello macchinetta “Fermati, devo scendere.”

“Come?”

Stava arrivando. Il dolore stava arrivando, Verena lo sentì premere dietro le palpebre, pronto a saltarle alla gola, pronto a strizzarle il cuore con la crudele familiarità di un vecchio conoscente.

“Te lo avevo detto, te lo avevo detto di non innamorarti!” si scaldò Vocetta1 in preda al panico.

“Teo, fermati!”

“Che succede?” domandò Oleana preoccupata girandosi verso il sedile posteriore: Verena intanto aveva cominciato ad armeggiare contro la portiera, la vista così annebbiata da non sapere nemmeno lei cosa stesse facendo.

“Verena?”

“Verena, che succede?”

“Ehi, aspide, hai un attacco di colite?”

“Vuoi fermare o no questa cacchio di macchina?!?!” strillò Verena all’improvviso e per reazione Teo inchiodò la Multipla nel bel mezzo della strada beccandosi trenta strombazzate di clacson, dieci anatemi, due fatture voodoo e sei dita medie alzate.

“Che succede?” domandò Oleana spaesata.

Verena trafficò con la maniglia dello sportello per aprire, ma le mani le tremavano così forte che non concluse niente.

“Verena, stai male?”

Voce dolce, preoccupata: erre rotolante, che già le faceva venire malinconia; “Teo e Mariacarla” mormorò Vocetta2 piangendo sconsolata e Verena sentì gli occhi bruciare come il fuoco.

“Perché cazzo non si apre?” ragliò infuriata.

“Perché quella è la manovella per tirare giù il vetro.” la avvisò Dieci con calma.

“La manovella? Cos’è, la macchina dell’homo erectus? Io voglio scendere!”

“Prima ci spieghi cos’è successo?” sentenziò Dieci con brutale decisione “Stai male o una delle tue molteplici e schizoidi personalità ha deciso di andare improvvisamente a fare shopping?”

Verena gli lanciò uno sguardo rapido, annebbiato e furibondo insieme: Dieci lo ricambiò senza battere ciglio mentre gli strombazzamenti di clacson continuavano imperterriti.

“Devo andare” sentenziò Verena trattenendosi a stento dall’urlare tutta la sua rabbia fino a farsi seccare la lingua “Se solo mi decidessi a trovare la maniglia di questa cazzo di portiera…”

“Dovunque devi andare, ti accompagno.” propose Teo con una piccola vocetta ansiosa.

“Non ti azzardare!” ululò Vocetta1 “Non ti azzardare a essere così carino e dolce e inutile… quando vorresti Mariacarla!”

“No” rispose una voce fredda e con vaga sorpresa Verena si rese conto che era la sua “Non mi accompagni da nessuna parte. Anzi, visto che ci sei, vai a farti fottere e basta.”

Teo sbatté appena le palpebre sugli occhioni azzurri preoccupati.

“Cosa?” domandò educatamente, con una faccetta incerta così spaesata che spezzava il cuore. A Verena sembrava che qualcuno le stesse prendendo a sciabolate il cuore, tanto sentiva male.

“Hai sentito” rispose la voce fredda e aliena “Non ti voglio più vedere, Teo. Mai più.”

Le ultime parole le rimbalzarono dentro come una tragica eco: mai più, mai più, mai più…

“Verena!” esclamò Oleana spalancando la bocca e gli occhi dalla sorpresa.

“Che gioco di merda stai giocando?” ringhiò Dieci al suo fianco, improvvisamente arrabbiato.

Gioco? Non era mai stato un maledetto gioco per lei!!

“Chiedilo a Teo come si chiama questo gioco” rispose con quella voce acuta e afona che non le somigliava “E anche alla tua preziosa Mariacarla della Mirandola PrincipessaSulPisello: chiedilo a loro qual è il gioco, perché io mica lo so come si chiama… anche se qualche idea mi sta venendo.”

“Verena?”

“Non lo dire” suggerì Vocetta2 saggiamente, ma il dolore era arrivato e il cuore di Verena gridò, supplicò di smetterla di mordere, mordere, mordere…

“Forse si chiama “Voglio la ragazza del mio gemello”, eh Teo? O magari “Cerco di rifilare una ragazza nuova a Dieci così posso provarci io con Mariacarla”? E che ne dici di “Diamo un appuntamento a Scaturro?”. Questo dovremmo chiederlo a Mariacarla, però!”

*          *          *

La faccia di Dieci, immobile di fianco a Verena, era sbiancata di colpo: girò il viso verso Teo e i suoi occhi celesti furono per un momento perfettamente identici a quelli del gemello.

“Di cosa sta parlando?” domandò con un tono basso e minaccioso da temporale imminente.

Gli occhi di Teo erano sempre spalancati, sempre indifesi, ma non più stupefatti.

“Io…” balbettò appena.

“Avanti, diglielo!” strepitò Verena, sempre con quel dolore aggrappato al cuore coi suoi dentini acuminati “Digli che hai baciato Mariacarla! Per una volta sii sincero, Re delle balle!”

Teo guardò lei per un attimo, con un tale sguardo afflitto che Verena, potendo, si sarebbe strappata il cuore di dosso e l’avrebbe buttato via.

“E’ vero?” chiese Dieci in tono piatto e Teo cominciò ad ansimare.

“Non è come pensi” sfiatò alla fine rivolto a Dieci “Non è stata una cosa voluta… Mariacarla mi aveva scambiato per te e…”

Verena aveva trovato la maniglia: aprì la portiera e quasi crollò di fuori, in mezzo alla cacofonia del traffico trascinando con sé il proprio zaino.

“Verena!” la chiamò la voce accorata di Teo.

“Verena, aspettami vengo con te!” starnazzò Oleana scrollandosi chissà come di dosso quel brutto senso di irrealtà.

Solo Dieci non disse niente e furono i suoi occhi che Verena incrociò per ultimi: poi, senza aspettare niente e nessuno, sbatté la portiera e scappò via, urtando dolorosamente con un fianco una macchina ferma e strombazzante, lasciando finalmente libero sfogo alle lacrime e chiedendosi cosa ne sarebbe stato del suo povero cuore, rimasto chiuso in quella Multipla con l’ultimo “Verena cara” sussurrato da Teo.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Killer: Gioia, bentornata!! Sono sempre lieta di infondere un po’ di buonumore, e felice di ricevere due parole di entusiasmo da te!! Quindi, baci e ringraziamenti ricambiati, più un abbracciane di scorta!!

EleninaFF: Sono davvero felice che un lettore “silenzioso” si sia palesato!! Ciao Elenina, benvenuta in questa combriccola di cerebrolesi e grazie mille per i complimenti… spero che la storia continui a piacerti e di risentirti presto su queste reti!! Baci baci!!

Aredhel Minyatur: Sai che anche io ho bellissimi ricordi del culo di Axel Roses? Anche del suo nasino… e poi era un bel tocco di biondo, diciamocelo, anche se era più pazzo di una casa di cura concentrata… Ma che fine ha fatto? Comunque, tornando a noi… no, Oleanan non respira: ecco perché il suo cervello non è ossigenato. Baci dovunque, dolcezza!!

Nenachan: Beh, forse romantico non è il termine che avrei scelto io per definire il capitolo… però sono felice davvero che tu l’abbia recepito così!! Io cerco sempre di mettere le dichiarazioni d’amore nei contesti più assurdi, le rendono più memorabili, a mio parere!!! Ricambio i saluti, bellezza, a presto!!

S chan: Dovere, mia cara, dovere!! Sono io che devo ringraziare voi per la flebo di ottimismo che mi faccio a ogni recensione!! Un vero toccasana per l’umore, devo ammetterlo, quindi continua così, per favore!!! Un besito sul nesito, tesssora!!

Maharet: Non so davvero che dire, sono onorata per il fatto che tu indossi il taiulleur per leggere i miei capitoli… e dire che mi bastano un paio di jeans, di solito!!  Certo che mi interessa il posto di assaggiatore per la tua festa di laurea… vorrei portare Teo, ma più che assaggiatore quello è un caterpillar, ti spazzola via tutte le tartine e con quello che costano…! A presto, darling, e studia!!

Black_Moody: Ecco qui la bionda shoppingara flautista e akkompagnatricce okkasionalle… ti ho già detto quello che penso del clarinetto-tto che fa filù filù filù filà, quindi non mi ripeterò (placcalo e sbattilo su una superficie piana!!) Ehm. Dunque, per mille savusilakke, ringrazio per la recensione sempre delirante e favolosa e spero di risentirti presto!! Baci sparsi, bellezza

Kalindra: Mia carissima!! Fortuna volle che Teo, di finlandese ceppo ma di italiche radici, è una creatura prettamente letteraria, quindi si presta a sdoppiamenti se non triplicamenti di personalità. Quindi, avrai anche tu il tuo bel Teo personale, recapitato direttamente a casa tua senza spese aggiuntive!! Insieme naturalmente al set di coltelli Shogun e alle pentole in acciaio inox 18/10… Riversa pure zuccheri finché ne hai, a noi fanno solo bene!!

Piccola dea: Come ho già fatto per Lely, ringrazio anche te per aver sprecato scheda telefonica e lavoro neurale per parlare al telefono di Geometrie… io, Teo e Verena siamo davvero grati e sentitamente commossi!! Secondo ringraziamento per la recensione lunghissima!! Darling, sei quasi più logorroica di me… quasi, figliola, devi ancora lavorare un po’ sull’inutilità degli aggettivi qualificativi per eguagliarmi!! Ora però voglio sapere tutte le varie declinazioni e il significato di “cionca”… sfugge alla mia Treccani personale, urge rimpolpo immediato!! Ancora grazie e tanti bacioni, mia carissima!!

Vernita: Mamma mia, che recensione!! Innanzi tutto grazie infinite, sono lusingata e davvero commossa per il tuo entusiasmo e per le tue belle parole. Non me le merito, lo so, ma fanno sempre piacere!! Spero che la febbre sia passata (anche perché se scleri sempre così sei da ricovero coatto, lasciatelo dire… come me!!). Devi sapere che il DJ impazzito deriva esattamente dal mio occipitale destro: nel sinistro ci sono Vocetta1/2/3 (la tre qui non l’ho messa perchè è quella sempre arrapata che dice sconcezze, non mi sembrava il caso…). Ti lascio ora rinnovando ancora i ringraziamenti… a proposito, sai che quelle pilloline al sapore di menta le prendo anche io?!?! Ora me ne danno anche di nuove, sono bianche e blu e sanno un po’ di polistirolo. Non fanno un cazzo per la sclerosi galoppante, ma mi sta spuntando un terzo occhio sulla fronte… non mi lamento, eh, può sempre servirmi, no? Baci baci baci a presto!!

Lauraroberta87: Nella tua infinita e maschia lungimiranza, hai proprio centrato il nocciolo della questione: ormai siamo alla fine!! Già sono avvolta dal dolore, ho tutto il polistirolo che da blu sta diventando rosa per la prostrazione… me tapina, me derelitta!! Ricambio bacio salivoso (P.S.: sto usando tutto il tuo MATERIALE PER CANNE che hai lasciato a  casa mia, ti dispiace…?)

Roby: Allora, mio caro Roby Fante ramo Savusilakka!! Sempre lieta che il capitolo abbia incontrato il Vs favore, e anche lietissima di aver attaccato la finlandesite!! Ho intenzione di chiedere un riconoscimento al capo di stato Finlandese, eh he he… e anche di incrementare il turismo da quelle parti!! Se solo avessi i soldi, moan… Adesso però mi devi dire cosa sono i kauppa!!!

Lely1441: Ormai siamo talmente tante savusilakke qui che potremmo fondare un club… certo, la tessera con sopra una aringa affumicata non sarebbe delle più belle a vedersi, ma quello che conta è la sostanza, no? Ma è vero che tu e PiccolaDea parlate di Geometrie al telefono? Cioè, ma è bellissimo!! Qualcuno che spreca il suo tempo per parlare dei miei deliri mentali.. non posso crederci… grazie!! Doppia razione di baci alla Nutella da parte di Teo per questo!!

PatoPato: Ciao1! Sapessi che divertimento scrivere di queste scene… devo dirti che ho il sospetto che le mie eroine romantiche non siano molto contente delle situazioni del c…o in cui le ficco continuamente… che ingrate, eh? Ricambio bacioni e abbraccioni, Nelly, fatti sentire!!!

Bea_Chan: Amora che più amora non si può, sono sempre felice di illuminare una giornataccia… sai vero che è la cosa più bella che un lettore possa dire a uno scrittore? Certo, se fossi un chirurgo salverei delle vite, ma salvare una giornata storta è comunque un gran bel lavoro!!! Quindi, grazie, grazie infinite per avermelo detto: tu salvi me, così! Un bacio al milione che sa di pino, a presto!

Tartis: Ooooo, una che mi trova bellissima… ti prego, non fare mai quell’operazione alla retina!! Ti compro io una squadra di cani giuda!! Ti ramazzo io la stanza!! Io no sadica, io interrotto scrivere perché capitolo era già dodici pagine… perdona!! Ricambio abbraccioe  bacione, alla prossima!!

Kabubi: Amore, spero che non me ne vorrai adesso che dopo il mascarpone e il bacio, è arrivata la mazzata nei denti… ma un po’ la dovevate aspettare, no? Mica poteva finire così… no? Sciolla è una emilianizzazione di “sciò”, e vuole effettivamente dire “togliti dai ciglioni”. E L_Fy si legge ELFI in italiano… quello che hai detto tu è il nome di una nuova compagnia aerea a basso costo, per caso? Bazi bazi!!!

MarzyPappy: La moglie di Voldemort ha partorito il suo primo figlio… arrivò? Non arrivò? Morì tra mille sofferenze ingoiato da Osvy il bonsabufalo? Che dire, mia piccoletta, visto che le puffbacche sono entrate nel nostro gergo comune, ho pensato di inserirle anche qui: hai apprezzato lo sforzo bellico? Ti bacio tutta, dolcezza mia!!

Krisma: Amore, sai che quando mi chiami bocciolo vado in brodo di giuggiole!! Verena col fondoschiena enorme, lì per lì, mi ha perplesso: dicevo, ma non avevo scritto che era snella…? Poi ho capito la battuta (WAAAAH!): sono proprio una savusilakka!! Se paghi davvero miliardi per una dichiarazione così, mia cara, mettiamoci d’accordo!! Te ne scrivo dozzine!!! Baci ricambiati, mio fiorellino, a presto!

__Miriel__: Il tuo velato urlo iniziale (Waaa6) è molto gratificante, ma se se ne accorgono gli amministratori del sito mi sa che te lo censurano… sforma la pagina!!Io comunque ho capito il messaggio:  e sono così felice che il capitolo ti sia piaciuto!! Mi sa che non ho pompette da rilasciare come gadget… sooorry!! Un bacione, alla prossima!!!

Erda: Lo ammetto, ho incasinato talmente la storia che rimettere a posto le cose è stato tragico eprfino per me, che nei casini ci sguazzo come un’anatra nel suo stagno. Ti tranquillizzo, i finlandesi non sono cannibali… peccato. Ho saputo da fonti certe che non sono nemmeno molto “affettuosi”, insomma, che la cosa dell’amicizia senza ormoni proposta da Teo va per la maggiore in quei luoghi. Questo è un grosso handicap per noi italiane… e dire che ero diventata moracciona apposta…comunque!! A soré, sei er mejo dea borgata tua, fatte sentì!!! Io, da emilianotta, posso solo dirti: soppa, stai nei paraggi!!!

Suni: Amore, anche io ti amo. Amo tutti voi quando lasciate recensioni del genere, ognuna di loro è come una dose di morfina!! E quella cosa dei cervelli gemellati… magari fosse vero!! Magari scopriamo di essere due personalità della stessa persona… tu in che casa di cura vivi?!?!? Fammi sapere dove poter leggere del topocane. E sempre grazie, my love!!

Londonlilyt: Mia musa, si sono tutti genuflessi leggendo le tue perle di saggezza sul soggiorno londinese… mia sorella è già lì col portafoglio in mano pronta a spendere lo spendibile a Camden Town!!! Tornando a noi, sono così felice che le vicissitudini di Verena e Teo siano “filmati mentali”… nascono proprio così e io poi cerco di tradurli in parole. Sempre grazie per los complimentos, ma belle (tre lingue diverse in una frase… I’m soooo civilized!! Like japanase bidet, i mean…)

Queen of Night: Primo: chiamando Maricarla “della Girandola” ti sei guadagnata la mia imperitura ammirazione!! Se non avessi già finito la storia, ce lo infilerei in mezzo… E poi che dire, grazie epr i complimenti, sono così… corroboranti!! Reggo giusto una settimana, poi ho bisogno di una dose nuova!! Risarcirò volentieri qualsiasi danno neurale… il più sarà certificare che sia avvenuto DOPO la lettura e che non sia genetico… -_-. Baci baci!!

Rik Bisini: Parto ovviamente con il ringraziarti per la recensione nr. 400, anche se secondo me hai gabulato… ma, dico, arrivare a 400 recensioni, cavolo!! Chi se lo immaginava scrivendo di quella ragazzina eccentrica dal nome ungherese che arrivava nel suo nuovo liceo? Sono emozionata!! Sarei anche d’accordo sulla questua in giro per l’Italia, il fatto è che secondo me non si tira su abbastanza da sopravviverci… però magari ci scappa un viaggetto (in Finlandia?!?!). Raccogli, raccogli, che ci penso io a spendere…  

Kokky: Ebbene sì, si sono baciati!! Era anche ora, diamine: tra nutelle e savusilakke, ormai non ne potevo più di trattenere il mio stesso ormone. Ora che ho capito come picchiare un uomo con un sedano, mi si sono aperti mille orizzonti di varianti possibili: la lotta con la melanzana, per esempio, o il lancio del cavolfiore… il soffocamento con le patate… ah, che meraviglia!! La mia vena sadica ti ringrazia con tutto il cuore!!

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 : Grazie lo stesso ***


Recensione di Black_Moody, fatta il 28/03/2008 - 01:20AM sul capitolo 24: Capitolo 23 : Chi troppo in alto sale

Capitolo 23 : Grazie lo stesso

 

Sulla Teo-mobile era sceso un silenzio innaturale: circondati dai clacson delle auto e dalle urla dei guidatori imbufaliti, sembrava un sacrilegio rimanere zitti e immobili: né Teo, né Dieci, né Oleana osarono muovere un muscolo per paura di rompere un precario quanto assurdo equilibrio. Ma era impossibile pensare di rimanere in apnea in eterno. La prima ad aver bisogno di aria fu Oleana che si trovò suo malgrado a dover parlare per prima.

“Io… devo andare…” bisbigliò sottovoce, così piano che nemmeno lei stessa si sentì.

Ma il via era stato dato e la ruota aveva ripreso a girare cigolando oltraggiata.

“Accosta.” sibilò pianissimo la voce di Dieci e Teo ubbidì, con una manovra fluida e liscia degna di un autista navigato.

“Beh, allora io…” sussurrò di nuovo Oleana quando la macchina si fermò dolcemente, ma i gemelli Ferri avevano completamente dimenticato la sua presenza.

“Dimmi che non è vero.” esordì Dieci con voce appena vibrante.

“Non è vero.”

“E’ vero?”

“Che cosa?”

“E’ vero che non è vero?”

“Questi sono fusi” pensò Oleana vagamente spaventata “La degenerazione di questo ceppo finlandese fa paura!”.

“Ehm , ragazzi, io...”

“Luca, ti ho già detto che è stato un errore.”

“L’hai fatto davvero?”

“Un errore, ti ho detto! Lei era svenuta e quando si è svegliata era tutta imbambolata…”

“Hai baciato la mia ragazza?”

“Mi ha scambiato per te e sembrava sul punto di stare male e così le ho preso la mano e…”

“Teo. Hai baciato Mariacarla?”

Dieci alzò lo sguardo su Teo che ammutolì di colpo: Ferri contro Ferri, occhi azzurri contro occhi azzurri. Con un leggero shock Oleana si rese conto di non avere mai visto i gemelli Ferri così somiglianti e così diversi allo stesso tempo.

“Io vado…” balbettò aprendo la portiera.

Dieci e Teo non la sentirono neanche: si guardavano negli occhi. Placidi e freddi i primi, enormi e spaventati i secondi. Così identici che potevano confondersi… scambiarsi…

“Sì.” rispose Teo in un soffio.

Oleana chiuse la portiera e scappò via.

*          *          *

Teo parlò ininterrottamente per cinque minuti. Fece una telecronaca sconclusionata di com’erano andate le cose la sera del bacio, ammise che l’aria ebbra di mascarpone doveva averlo contagiato e che mai e poi mai avrebbe seriamente e coscientemente pensato di baciare Mariacarla, che era successo per sbaglio e che da quel giorno era attanagliato dai rimorsi e che mai e poi mai aveva pensato davvero di fare qualcosa che potesse nuocere al rapporto splendido che Dieci e Mariacarla avevano da anni… e ba bla bla. Parlò senza sosta fino a farsi seccare la lingua mentre Dieci, seduto immobile sul sedile posteriore, guardava fuori dal finestrino con l’aria assente di chi sta evidentemente pensando ai cavolacci suoi. Parlando affannosamente, Teo si rese conto di non essere mai stato così spaventato in vita sua: Dieci lo ignorava. Suo fratello guardava fuori dal finestrino come se nemmeno esistesse e questo lo faceva sentire male come mai era successo prima. Avevano litigato, si erano presi a sberle chissà quante volte… Dieci aveva addirittura tirato a Teo una caffettiera in testa. Ma non l’aveva mai ignorato così, con tanta indifferenza. Teo poteva rassegnarsi a perdere tutto nella vita, il suo prestigio, le sue camicie, persino Otello… poteva pensare di finire in prigione o a ballare la samba al carnevale di Rio, qualsiasi cosa, qualsiasi aberrazione era possibile; ma non poteva nemmeno lontanamente pensare di allontanarsi dal gemello. E da Verena.

“Luca, ti prego” soffiò fuori a un certo punto nel bel mezzo del suo sconclusionato monologo “Ti prego, dì qualcosa.”

Ma Dieci non disse niente. Aspettò che i secondi riempissero laboriosamente il vuoto tra lui e Teo; aspettò con la freddezza svagata di chi, in realtà, è poco interessato all’argomento. Teo fece violenza a se stesso per rimanere in silenzio, per aspettare… ma non resistette a lungo.

“Luca, per favore. Dimmi che sono uno stronzo, dammi due sberle in faccia, sputami in un occhio… fai quello che vuoi, ma per favore, dì qualcosa!”

“Sai, ho una sola cosa da dirti” commentò Dieci con voce ferma e atona sempre guardando fisso fuori dal finestrino “La vuoi sapere?”

“Sì.” ripose Teo, ingoiando a freddo un boccone enorme e amaro.

Dieci si girò a fissarlo a lungo con quei suoi occhi freddi e alieni: le sue mani si aprirono di colpo, poi si richiusero a intermittenza, lasciando trapelare una rabbia repressa che il volto immobile celava con meticolosa cura.

“Mi vergogno di essere tuo fratello” scandì infine con lenta precisione, la voce vibrante di rabbia e dolore e delusione e nulla “Vorrei non esserlo più.”

Le parole più dure che Teo avesse mai sentito pronunciare dal gemello penetrarono all’interno del suo cuore, come impietose lame chirurgiche. “Me lo merito” pensò affannosamente, ma lo stesso facevano male, di un dolore che gli sembrava di non avere mai conosciuto.

“Luca…”

Ma Dieci non aveva nessuna intenzione di starlo ad ascoltare: era già uscito chiudendo garbatamente la portiera dietro di sé e lasciando Teo inesorabilmente e definitivamente solo.

*          *          *

Verena correva. Per fortuna, a un certo punto, si era tolta dalla strada e aveva cominciato a correre sul marciapiede, urtando passanti invisibili e rumorosi e schivando per miracolo sedie e tavolini, passeggini ripieni di bambini, borse della spesa, zaini studenteschi… Qualcosa prese a ronzare e quando si accorse che era il suo cellulare, lo prese e lo buttò via senza pensarci, in mezzo alla strada. Gli occhi annebbiati di lacrime e il cuore annebbiato di dolore, Verena corse senza meta finché non sentì i polmoni bruciarle nel petto, benedetta distrazione da un ben più profondo e dilaniante bruciore interno.

“Verena cara…” la chiamavano le erre di Teo, ma lei non rispondeva più: Teo e Mariacarla, pensava solo la sua mente, come un disco inceppato su una nota stonata; Teo e Mariacarla, Teo e Mariacarla, Teo e Mariacarla… Si fermò a riprendere fiato, singhiozzante, con le lacrime che le bagnavano il colletto della giacca: aspettò di svenire o vomitare o entrambe le cose, ma non successe niente di tutto quello. Poco alla volta recuperò il fiato e poi anche la vista. Alzando lentamente lo sguardo, Verena si accorse che, senza volerlo, era tornata davanti alla scuola; con la testa ancora ottusamente piena di nulla (solo Teo e Mariacarla, Teo e Mariacarla…) salì le scale e varcò il portone: un bidello che stava spazzando nell’atrio le vociferò dietro qualcosa e Verena rispose qualcos’altro; non sapeva cosa ma doveva essere risultato convincente perché il bidello le girò le spalle e la ignorò. Come un automa, Verena allora trascinò i suoi stivali di gomma su per le scale: non sapeva dove stava andando e non le importava. Forse stava solo cercando quel famoso buco che arrivava al centro della terra… non lo trovò ma in compenso, quando si guardò intorno, scoprì di essere tornata nel corridoio del primo piano. “Come un killer che torna sulla scena del delitto” pensò in un patetico guizzo di ironia. Vocetta1 e Vocetta2, momentaneamente affogate nelle lacrime, non ribatterono. Incerta, Verena mosse qualche passo nel corridoio silenzioso e pensò remotamente stupita che le sembrava fosse passata una vita dal mattino: il mattino, quando Teo l’aveva baciata. Proprio lì, tra la finestra e il brutto armadio di lamiera grigia, con una lama di sole che gli tagliava di traverso il petto e quei due laghetti azzurri velati dalle ciglia vibranti.

“Verena, io ti piaccio?”

In verità il concetto era un po’ più ampio di semplice piacere: se ne sarebbe dovuta accorgere subito che quella non era una cotta normale. Ma con Teo niente poteva essere normale, no? Lentamente, come se si sentisse le ossa fragili e vecchie, Verena camminò fino alla finestra. Guardò il muro scrostato che meno di sei ore prima aveva ascoltato le loro impacciate dichiarazioni…

“Ci ho pensato tanto senza nemmeno sapere di pensarci. Forse perché non volevo che cambiasse tutto. E invece era già cambiato.”

Anche lei ci aveva pensato tanto. Troppo. Temendo ogni istante proprio quello, di concedersi il lusso di innamorarsi per poi rimanere ferita, barbaramente. Verena si appoggiò al muro con la schiena, seminascosta dall’armadio grigio, gli occhi così dolenti che non riusciva nemmeno più a piangere:

“Ho quasi sempre voglia di farlo ancora” rimbombò nella sua testa la voce dolce di Teo “Baciarti, intendo.”

Teo, oh, Teo… Verena si lasciò scivolare a terra appoggiata al muro freddo, e pianse ancora, con la silenziosa costanza di una diga che ha definitivamente rotto gli argini: a sostenerla solo il muro indifferente che chissà quante ne aveva viste, pensò Verena con ben magra consolazione. Non era di sicuro la prima ad accucciarsi lì a piangere per un cuore infranto. Il liceo è giusto il periodo dei grandi amori impossibili, no? Chissà quante lacrime erano state versate, prosaicamente lavate via con la rotowash dai bidelli; chissà quante promesse di amicizia eterna avevano come testimone quel muro; chissà quante pagine di diario erano state scritte, con la schiena contro il muro e le ginocchia a fare da tavolino….

“Un momento! Diario?”

Verena aprì gli occhi, le mani posate sul pavimento freddo e polveroso e la testa contro il muro. Il diario di Scaturro… cosa aveva detto Teo? “Ero riuscito a metterci le mani sopra poi, in mezzo a tutto quel casino, l’ho perso senza nemmeno riuscire a leggere un rigo…” 

Già, aveva detto così. E dove era successo tutto quel casino? Proprio lì, davanti alla finestra del corridoio del primo piano. Verena alzò gli occhi al soffitto mentre le sue mani si muovevano delicate sul pavimento; con la destra tastò con prudenza sotto all’armadietto di lamiera, sollevato da terra da piedini arrugginiti, poi le sue dita incerte incontrarono un ostacolo che Verena riconobbe immediatamente al tatto. Delicatamente, prese l’oggetto per angolo e lo sollevò davanti al viso.

Era un quaderno dall’aria ostile e vecchiotta, con la copertina nera e bisunta. Nell’angolo in alto a destra c’erano incise con un temperino le iniziali PS. Pasquale Scaturro e il suo famigerato diario!!

*          *          *

Verena rimase per un bel pezzo a fissare cogitabonda il diario, soppesandolo con la mano. Era sempre rimasto lì, pensò con una vaga punta di divertimento, proprio come avrebbe indovinato subito Agatha Christie. Tanta fatica, tante congetture e poi quel maledetto era proprio nel posto più semplice…

“Beh, almeno un problema è risolto” meditò Vocetta2 ancora querula “Ora puoi restituire il diario a Scaturro e almeno per un po’ avrai salva la vita, no?” 

Certo. Anche se in quel momento la cosa che le sembrava più faticosa di tutte era proprio quella, continuare ad andare avanti.

“Diamo un’occhiata?” propose Vocetta1 esausta.

“Non si può” rispose subito Vocetta2 saccente “Già ci siamo messe nei guai senza leggere un rigo, figurarsi a ficcanasare…”

“Noi non ficcanaseremo” rispose Vocetta1 offesa “E poi, cos’è che può andare peggio di così? Forse c’è una risposta. O magari ci sono altre poesie belle come la prima: magari si trova anche qualcosa che tira su, o che sbatte definitivamente giù, o una bottiglietta di cicuta… insomma, diamo solo un’occhiata!”

Lentamente, con rispettosa concentrazione, Verena aprì la prima pagina del diario mentre ancora Vocetta2 brontolava in sottofondo.

Lesse qualche riga con il viso inespressivo: poi voltò pagina e lesse ancora, ancora e ancora. Sul suo viso, lentamente, si dipinse una genuina espressione di sorpresa. Poi di comprensione. Poi di rimorso, così improvviso e cocente che le lacrime tornarono a inumidirle gli occhi.

“Che stupida” mormorò chiudendo gli occhi e il diario con dolorosa lentezza “Che stupida… stupida…”

Pianse un po’ con l’accorata monotonia dello sfinimento, la fronte appoggiata alle braccia incrociate sulle ginocchia. Pianse a lungo per sé e anche per gli altri, lasciando scorrere la rabbia e il rimorso, l’invidia e la vergogna, il ricordo dolente delle braccia di Teo e il suo cuore che sanguinava con costanza e regolarità. Rimase lì un bel pezzo: passò un bidello, rimase qualche secondo a guardarla incerto, poi girò i tacchi e se ne andò. La qualità della luce nel corridoio cambiò e le lacrime, piano piano, si esaurirono. Quando Verena sollevò la testa (minuti? Ore? Anni? Secoli?) tempo dopo, i suoi occhi erano gonfi e pesti e le sue guance arrossate e chiazzate, ma il respiro era normale e la piega della bocca dritta e decisa.

Aveva letto il diario.

Aveva capito tutto, dal casino che lei aveva combinato a quello che era stata costretta a subire.

Aveva il quadro esatto della situazione… e sapeva esattamente cosa doveva fare.

*          *          *

“Ciao.”

Verena non mostrò la benché minima sorpresa di vederlo: Dieci, mani in tasca ed espressione truce, ricambiò l’occhiata con altrettanta indifferenza.

“Ciao.”

“Entra.” mormorò Verena scostandosi dalla soglia e Dieci entrò. La casa di Verena era un appartamento dall’aria asettica e impersonale. Non le somigliava per niente, pensò lui girandosi a guardare la ragazza. Verena teneva lo sguardo basso e i capelli legati in una disciplinata coda di cavallo che le scopriva il visetto a punta. Aveva evidentemente pianto, a giudicare dagli occhi gonfi e pesti, ma era anche evidentemente intenzionata a non farlo più.

“Sei stato gentile a venire” gli disse Verena incrociando le braccia sul petto “Non sai che sollievo sapere che non hai ancora parlato con Mariacarla…”

“Ti sarei grato se la tenessi corta” vibrò Dieci deciso “Non sono molto in vena di convenevoli e di conversazione.”

Verena gli lanciò uno sguardo obliquo e vide bene che non mentiva: dietro la patina tranquilla e seria, Dieci Ferri era incazzato come un mamba a cui hanno pestato la coda. I suoi occhi blu mandavano scintille involontarie che li rendevano gelidamente chiari e pericolosi.

“Allora, cosa vuoi?”

“Chiederti di ascoltarmi cinque minuti” rispose Verena indicando la sua stanza “Poi se vorrai potrai mandarmi a fare in culo.”

“Se devi dirmi che Teo...”

“Non è di Teo che voglio parlare. E’ di Mariacarla.”

Dieci aggrottò le sopracciglia e le lanciò uno sguardo diffidente: per un attimo sembrò che volesse andare via, poi sospirò e annuì.

Verena lo condusse in camera e chiuse la porta, poi si sedette sul letto e rimase un po’ a guardarsi le mani.

“Allora?” domandò Dieci impaziente appoggiandosi indolente al muro con le braccia incrociate.

“Quella sera Mariacarla non sapeva che era Teo a baciarla” disse Verena con timida irruenza “Non voglio dare colpe o niente, ma Teo aveva il tuo accappatoio, lei era intontita e…”

“Se permetti, questa è una cosa che devo definire con lei.” la interruppe Dieci con gelida decisione.

Verena si bloccò bruscamente e si morse un labbro.

“Ok. Non sono cavoli miei. Quello che mi premeva di più era parlarti di Mariacarla e Scaturro.”

Dieci non disse niente: continuò a fissarla col suo sguardo da predatore, uno sguardo che Verena riusciva a malapena a sostenere.

“Con Scaturro è stato tutto un gran casino, e tutto per colpa mia. C’era in giro sto diario che poi non era quello ma il quaderno delle ricette di tua madre… e io che avevo paura che Scaturro mi menasse, così ho fatto finta di sapere… credevo che la poesia fosse sua…”

“Se credi con questo delirio di aver spiegato qualcosa, direi che sei fuori strada.” la avvisò Dieci con calma.

“E va bene” si arrese Verena “Non posso dirti come stanno veramente le cose senza mettere nei guai Scaturro o Mariacarla, quindi non te lo dirò. Ma sappi che non c’è niente di niente tra di loro.”

“Davvero?” commentò Dieci sottovoce: era più freddo di un iceberg.

“Sì” rispose Verena coraggiosamente “Quello che c’è è quello che si vede: un ragazzone complessato e solo e una ragazza ricca, bella e generosa. Un po’ oca. Ma buona. Non… ti prego, non prendere decisioni avventate riguardo a voi due.”

Dieci sembrò non apprezzare un granché le sue parole.

“Quello che succederà tra me e Mariacarla è una cosa tra me e Mariacarla” rispose con durezza “E tu, mia cara, devi imparare a farti i cazzi tuoi. Come qualcun altro che conosciamo entrambi, mi viene da dire.”

Verena sollevò gli occhi su Dieci ed erano duri e sinceri.

“Non pretendo certo di dirti quello che devi o non devi fare, né con la tua ragazza né con tuo fratello. Ma qualsiasi cosa tu decida di fare con Mariacarla, volevo solo ricordarti questo, che lei è buona. Credo che tu più di chiunque altro lo sappia, e tu più di chiunque altro non debba dimenticarlo.”

“Sto avendo un rigurgito di mascarpone o stai davvero perorando la causa di Mariacarla?” domandò Dieci sospettoso.

“Niente rigurgiti” rispose Verena seria “E’ così.”

“Strano. Non mi sembrava che tu e Mariacarla foste esattamente culo e camicia.”

“Infatti non lo siamo” rispose Verena sinceramente “Trovo che Mariacarla sia più oca di uno stormo di oche, non sopporto la sua puzza sotto il naso e trovo che conversare con lei equivalga a dover spiegare la relatività ristretta a un lemure. E’ insipida, priva di personalità e inutilmente bacchettona. In effetti tutti quanti ci siamo chiesti cosa tu ci trovassi in lei: ci sembrava solo una principessa bionda snob e non troppo sveglia. Ma io so… e ho visto Mariacarla servire patate ad alcolisti senzatetto. L’ho vista sorridere a gente che io stessa eviterei per strada, e per quello che può valere, credo che sia una delle persone più nobili che io abbia mai conosciuto, anche a prescindere dal nomazzo santomirandolese. E che tu ci creda o no, ho capito perché ti sei innamorato di lei. Di Mariecarle bionde e svampite ce ne sono a centinaia, e per te si farebbero bionde anche le more. Ma di Mariacarla come in quel centro di accoglienza ce n’era una sola… è quella Mariacarla che è finita nei guai per aiutare qualcuno ed è di quella che ti sei innamorato.”

Si alzò e gli si avvicinò.

“Per favore, abbi fiducia in lei senza chiederle niente.”

Aveva finito le parole, non le rimaneva che lo sguardo. Dieci rimuginò a lungo fissando Verena negli occhi. Sembrava esausta. Indifesa e sincera come non l’aveva mai vista. Come nessuno l’aveva mai vista, intuì in un guizzo di comprensione.

“Ok.” disse infine e vide le spalle di Verena rilassarsi di colpo, come se fino a quel momento avessero retto un peso insostenibile.

“Bene.”

Sorrise, palesemente incredula. Dieci non poté fare a meno di ricambiare il sorriso.

“Il tuo è stato un discorso molto bello” la lodò poi sensibilmente più rilassato “Piuttosto surreale, a dire il vero, e sconclusionato. Ma bello.” 

“Grazie. L’ho studiato per mesi, ci tenevo che fosse chiaro.”

“Comunque se devo dirti la verità non avevo nessuna intenzione di mollare Mariacarla.” le confidò Dieci con una parvenza di sorriso birichino.

Verena ci mise un po’ ad aggrottare le sopracciglia come Dieci si aspettava.

“Oh” ripose infine con voce più dura “Come mai?”

“Conosco bene mio fratello e mi fido della mia ragazza. E per quanto riguarda Scaturro, andiamo…”

Accennò una smorfia saputa che si allargò immediatamente di riflesso anche sul viso di Verena, disegnandole due maliziose fossette sulle guance. Una corrente passò tra di loro, debole eppure salda: qualcosa fatto di sottile comprensione ed empatia.

“Vedo. E tu mi hai fatto sciorinare tutta la filippica in favore di Mariacarla, mi hai fatto rinnegare la mia sanità mentale già sapendo che non sarebbe servito a niente?”

“Sì.” ammise Dieci con perfida noncuranza.

“Sei una sporca savusilakka anche tu come tutta la tua famiglia” commentò Verena “Quel vostro cacchio di ceppo finlandese deve essere intriso di perfidia fino all’ultima radice.”

“Non ho resistito. Vedere Verena dalla Clava difendere con la lancia in resta la virtù di Mariacarla della Mirandola Santogiacomo è stata una delle esperienze più incredibili e devastanti della mia vita. Ero ammutolito dall’emozione.”

“Crepa, Ferri.”

“Comunque scusa.”

“Che scusa e scusa. Mi devi come minimo un rene.”

“E con Teo, come la mettiamo?”

La domanda prese Verena decisamente in contropiede.

“Tu mettila come ti pare” borbottò chiudendosi a riccio “Io con lui ho chiuso.”

“Già” commentò asciutto Dieci inarcando un sopracciglio “Si vede proprio che non te ne frega niente di lui.”

Verena non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia.

“Teo è mio gemello e questo vuol dire che lo perdonerò, alla fine” ponderò Dieci sottovoce, come se parlasse a se stesso “Non so se riuscirai mai a capire, ma andrà così. Lui è una parte di me e io sono una parte di lui. A volte la parte migliore sono io; a volte” sorrise “Molto raramente, la parte migliore è lui.”

“Lo sai che macchinava perché io e te ci mettessimo assieme?”

“Sì, lo so. Secondo lui noi due siamo complementari.”

Inarcò un sopracciglio e l’atmosfera cambiò di colpo. Verena trattenne il fiato, ma non reagì: era ora che succedesse, dopotutto. Anzi, era inevitabile.

“Complementari.” ripeté in un soffio.

“Che idea bislacca, eh?”

Dieci si avvicinò di un passo: indolente, tranquillo… rassicurante come un felino selvaggio e affamato. Verena non indietreggiò: felino o non felino, non aveva nessuna paura di Dieci. O almeno era quello che intendeva fargli credere.

“Già. Io e te siamo decisamente incompatibili.”

“Incompatibili” approvò Dieci “Come il latte e il petrolio.”

Un altro passo. Intenzionale, sinuoso, provocatorio… impossibile non capire le sue intenzioni.

“Scappa!” le strillò nell’orecchio Vocetta1, momentaneamente resuscitata, ma Verena non aveva nessuna intenzione di scappare. Il cuore era a brandelli e sanguinava e faceva un male d’inferno, ma batteva ancora, sordo e cupo come un tamburo.

“Incompatibili” ripeté sottovoce “Come l’acqua e il fuoco.”

Un altro passo: il profumo di Dieci non aveva niente a che fare con quello di Teo. Non era dolce, non sapeva di frutta, non ricordava l’estate: era un profumo di legno e tabacco, di menta e sapone… un odore da maschio, avvolgente, pericoloso.

“Incompatibili.” mormorò Dieci a fior di labbra: la guardava con gli occhi socchiusi e quando alzò la mano Verena capì perfettamente cosa sarebbe successo di lì a poco.

Si mosse con la naturale fluidità di un film già visto: la mano di Dieci scivolò sulla sua schiena, quella di Verena dietro la sua nuca; si attirarono l’uno verso l’altra e si baciarono.

Senza preavviso, senza tenerezza, quasi con ferocia; un bacio duro, fatto di rabbia e di qualcosa di primitivo che li univa alla radice, in fondo, dove allignavano le cose oscure che non sapevano di se stessi. Si baciarono assaporandosi, mordendosi, graffiandosi: le mani di Dieci sotto la maglietta, quelle di Verena a strattonargli i capelli sulla nuca; la bocca di Dieci sulla gola, sulla spalla, lungo un’umida scia di brividi incontenibili; il respiro di Verena rapido e discontinuo, sullo zigomo, nell’orecchio, sul collo. I vestiti che frusciavano complici mentre le loro gambe si intrecciavano, mentre i loro fianchi si incontravano con esplicita urgenza. E prima che fosse troppo tardi, prima che la cosa diventasse del tutto corrotta e irrecuperabile, si staccarono l’uno dall’altra, con la perfetta sincronia che li aveva uniti.

Si guardarono vagamente ansimanti, incerti, entrambi dolorosamente eccitati. Ma consci più che mai che il desiderio fisico non bastava. E che non sarebbero bastati nemmeno la rabbia e il dolore, quando c’era qualcosa di più profondo che bruciava l’anima.

“Ok” mormorò Dieci inspirando profondamente “Sono arrabbiato e ce l’ho a morte con Teo.”

“Sì” ammise Verena senza abbassare lo sguardo “Anche io.”

“E non è solo questo… Doveva succedere, prima o poi. Merda, inutile girarci intorno. Ti trovo bella. Attraente. Desiderabile.”

“Sì. Anche io.”

Un sussurro quasi indefinibile.

Occhi azzurri in occhi neri.

Dieci e Verena, in fondo, erano fatti della stessa pasta: erano dei selvatici, non amavano ammettere i loro affetti, avevano paura di essere deboli di fronte alle persone che amavano. Si somigliavano e si erano riconosciuti subito, prima ancora di parlarsi. Si piacevano anche, inutile negarlo: ma i loro cuori, i loro cuori… Dov’erano i loro cuori, in quel momento?

 “Sì. Anche io. E non c’è bisogno che dici niente, Luca… finisce qui, dove non è mai cominciata. Posso anche ammettere di essere attratta da te, nonostante ti ritenga un perfetto esempio di stronzo… ma l’amore è un’altra cosa e adesso, maledetta me, sono innamorata di un altro tipo di stronzo. E tu?”

“Io amo Mariacarla” rispose Dieci con spudorata franchezza “E amo anche quel coglione di mio fratello.”

Una pausa lunga come una vita.

Era stato detto tutto e fatto tutto. Stranamente, si sentivano entrambi meglio.

“Anche io” precisò Verena dopo un bel po’ “Beh, forse io Mariacarla la amo un po’ meno.”

Lenti e sornioni, i loro sorrisi si specchiarono.

“Non ci metterei la mano sul fuoco” gorgogliò Dieci ficcandosi le mani in tasca “In fondo in fondo, credo che tu sia pazza di lei.”

“Come no. Le manderò una Valentina, il prossimo febbraio. Con un pizzico d’antrace dentro, magari.” 

“E Teo?”

Ottima domanda. Verena chiuse gli occhi per un attimo, perché ogni volta che sentiva il suo nome il cuore le doleva come se avesse preso un pugno.

“Non lo so. Proprio non lo so.”

“Se avessi bisogno di aiuto…”

Una mano sulla spalla. Ferma, calda, quasi la mano di un fratello.

“Non credo” mormorò Verena ingoiando quel nuovo, ingiustificato dolore “Ma grazie lo stesso.”

*          *          *

Il telefono squillò educatamente e Teo era così immerso nella propria personale prostrazione che rispose senza quasi pensare.

“Pronto.”

“Ciao Teo.”

Era Verena.

Il cuore di Teo fece un salto così alto che finì diretto sulla luna, lasciandolo in balia di quel devastante groviglio di emozioni.

“Verena!” sussurrò con la gola secchissima “Ho provato a chiamarti un milione di volte! Ho provato a …”

“Stai zitto o riattacco.” mormorò la voce di Verena, stranamente calma.

Teo ammutolì di colpo come se l’avessero spento. E lo stesso, sapere di avere lei al di là della cornetta, intuire il suo respiro tra le cariche elettrostatiche dell’etere lo scombussolò tutto di trepidante attesa. “Patetico” commentò una voce querula dentro la testa “Se questo è l’amore dovrebbero trovare dei farmaci che lo neutralizzino!”

“So che dovrei stare zitto” proruppe Teo incontenibile “Ma te lo devo dire, io mi sono davvero…”

“Non ti ho chiamato per farmi rifilare una nuova dose di balle finlandesi” sospirò Verena ma senza acrimonia “Quindi risparmiami. Ti ho chiamato perchè è successo qualcosa e volevo che fossi il primo a saperlo. Così domattina a scuola sarai preparato.”

“Domattina…?”

“Verena cara, qualsiasi cosa sia tu…”

“Io e Scaturro ci siamo messi insieme.”

*          *          *

Tutte le parole del mondo collassarono dietro quella piccola frase. Il silenzio che ne venne fuori era così denso che sembrava un muro di cemento… Forse lo era davvero.

“Paco e io abbiamo parlato e abbiamo scoperto di avere un sacco di cose in comune. Lui… è molto più dolce di quello che sembra, e anche molto più comprensivo.”

“Scaturro.” sfiatò Teo incredulo.

“Che tu ci creda o no è così.”

“Impossibile.”

“A questo mondo ci sono un sacco di cose impossibili che succedono davvero.”

“Tu e Scaturro. Dai, Verena cara…”

Ci fu un breve attimo di silenzio esitante: Verena stava stringendo con tutte le forze la cornetta tra le mani, sbiancandosi le nocche su quel “Verena cara” che era come una tremenda scudisciata nel cuore.

“Scaturro, andiamo! Quel troglodita buzzurro, quel monolite preistorico…”

“Uno dei tuoi difetti, oltre al resto, è quello di sottovalutare le persone” lo interruppe la voce innaturalmente calma di Verena “Prima me e poi Scaturro. Ma sono d’accordo con te, entrambi non valiamo sicuramente la tua attenzione.”

Teo sentì la terra franargli da sotto i piedi.

“Verena non farmi questo” mormorò accorato “Prendimi a sberle, dammi dello stronzo, ma non farmi questo…”

“Non posso dirti che sei uno stronzo, Teo” rispose Verena dolcemente “E sai perché? Perché tu non sei uno stronzo. Gli stronzi mostrano un minimo di motivazione per fare quello che fanno, a volte è semplicemente gente che non riesce ad avere prospettiva. Ma tu la prospettiva ce l’hai eccome. Tu sai perfettamente quello che fai, quanti cuori calpesti, chi ferisci e chi usi per i tuoi scopi. Non sei uno stronzo, Teo: tu sei solo un bambino che non ha ancora smesso di giocare con il Pongo.”

I suoi occhi scuri, lucidi di pianto, erano così pieni di rabbia e dolore che traboccavano: peccato che lui non potesse vederli. Peccato che lui sentisse solo la sua voce fredda e inesorabile.

“Verena, io…”

“Tu volevi Mariacarla perché ce l’aveva Dieci. Non volevi la macchinina o il dinosauro o la bambola con la gamba rotta: volevi la Barbie di Dieci e te la sei presa, punto. Hai giocato maldestramente con Scaturro e con me, il tuo dinosauro e la tua bambola con la gamba rotta… ma in realtà non ti interessava niente di noi.”

“Verena, non pensare nemmeno per un minuto che…”

“Volevi solo un modo per avere la tua Barbie” continuò imperterrita Verena senza ascoltarlo “Beh, ora l’hai avuta. Sarai contento, no?”

“No, non lo sono. Ascolta…”

“No, Teo” lo interruppe lei con voce quasi gentile “Non ti ascolto più.”

“Mai più mai più mai più.” ripeté l’eco dolente dentro il cuore, aprendo nuove ferite ad ogni rimbalzo.

“Ma tu devi lasciarmi spiegare… devi capire…”

“Io non devo capire niente; ho già capito. Era molto semplice in verità: tu, Teo, sei un canarino finlandese bellissimo, colorato, arruffato… piantagrane, ficcanaso, solare, curioso… mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho visto.”

“Verena, anche io sono…”

“Ma sei anche la persona più egoista che io abbia mai incontrato. Sei completamente senza cuore e io… io non voglio vederti mai più, Teo.”

Il senso di gelo nel petto di Teo diventò devastante e finalmente, dopo tanti anni di indifferenza, qualcosa di enorme si spezzò.

“Verena, lasciami parlare, devo dirti che io…”

“No, Ferri, hai parlato anche troppo. Buonanotte e grazie lo stesso.”

*          *          *

Tellu si avvicinò in punta di piedi alla stanza di Teo e sbirciò dentro. Lui era ancora nella stessa posizione in cui lo aveva lasciato ore prima: seduto sul letto, il capo chino, i capelli biondi a ombreggiargli il profilo immobile e inespressivo; in mano la cornetta del telefono che continuava a fare tu tu tu con nobile indifferenza. Otello si era acciambellato sui suoi piedi, addormentato: piccola sentinella pelosa e sfinita, l’unica rimasta vicino a Teo nonostante tutto.

Quel giorno in casa Ferri c’era stato un bel ciclone di emozioni: Dieci e Teo avevano urlato, Marco aveva mediato sottovoce, Otello aveva waffeggiato incoraggiante, Enrico aveva gironzolato intorno senza trovare il coraggio di spiccicare una parola e Tellu aveva preparato oceani di tisane. La sua panacea universale. “In attesa che il tempo faccia il suo dovere” pensò Tellu, che dentro di sé parlava in un impeccabile italiano da Accademia della Crusca. Le cose tra Dieci e Teo si sarebbero messe a posto: Tellu conosceva i gemelli e sapeva che il loro legame andava sopra ogni altra cosa. Sapeva anche che prima o poi sarebbe successo quello che era successo: Teo si era scontrato col suo atavico senso di inferiorità e Dieci con il suo atavico orgoglio. Teo avrebbe capito che era ora di avere desideri propri e propri obbiettivi, Dieci avrebbe capito che era ora di ammettere di avere già desideri e obbiettivi. Entrambi ne sarebbero usciti rafforzati e più maturi, come sempre accade durante la vita quando si decide di vivere. Tellu però era preoccupata per il cuore di Teo: sapeva persino meglio di lui l’importanza del sentimento che provava per Verena. Aveva visto da subito come quei due fossero perfetti l’uno per l’altra, le due famose mezze mele del Simposio di Platone. Chissà se anche Verena se n’era accorta. Chissà se avrebbe mai perdonato.

Tellu si strinse le mani con forza continuando a fissare Teo; non poteva avvicinarsi e accarezzare la testa china del figlio; per quanto il suo cuore di mamma sanguinasse e ululasse come se la stessero sgozzando, Teo stava subendo le conseguenza delle sue azioni com’era giusto che fosse e Tellu non poteva farci niente.

Niente di niente. Mestiere di merda, quello del genitore.

“Vuoi una tisanna?” domandò comunque sottovoce.

Teo ci mise un’eternità a rispondere.

“No, mamma” mormorò infine esausto “Ma grazie lo stesso.”

 

 

 

 

 

 

   

NOTE DELL’AUTRICE:

Scusate se ho saltato una settimana e se le risposte ai Vs graditissimi commenti sono così brevi, ma sono stata malata (gli acciacchi della vecchiaia… tonsillite, bronchite, raffreddore, emorragia e pure sindrome pre-mestruale) e non ho avuto tempo. Sappiate però che mancano altri due capitoli alla fine e che vi amo tutti perchè coi vostri commenti siete fantastici e pieni di fantasia!

Grazie a tutti, sono onorata di potervi rispondere!!

 

Black_Moody: Senti, come fai a trovare tanti uomini che ti invitano a cena? O sei uno schianto o voglio il nome del tuo profumo! Fab Frou ringrazia e bacia dovunque…

Missribellina92: Wow, una nuova lettrice!! Grazie per aver letto la mia produzione, chissà che palle ti son venute… fatti risentire, ancora grazie, a presto!!

Dicembre: Puntuale come una coda di rospo…? Questa mi giunge nuova: puoi spiegare, please? Dieci ricambia il tifo… e anche la malaria e la difterite…

Aprril: Mia carra!! Fra trentini e pentimenti, la matassa si dipana e i nodi pettinati fanno ancora male. Ma spero che continuerai a leggere, perché non è finita…

Killer: Ancora un po’ per la soluzione… certe cose vanno lasciate mantecare perché attecchiscano. Coi finlandesi biondi e fighi, poi, i tempi raddoppiano!!

Kate91: Ma io metto sempre allegria! E’ che ogni tanto ho qualche scivolone obbligato… mica poteva passarla liscia il nostro canarino, no? Abbi fede!

Krisma: Ciao fiorellino!! Se permetti, vorrei una dose di tue deliziose erre rotolose (il tuo doppio gene X impedisce l’eroticità del mezzo, ma mi accontento…)

MarzyPappy: Ohi ohi, mi amor, come procede con il povero Osvy? E l’esame rimandato? E il teatro? E il figlio di voldemort? Donna, hai troppi impegni… ti sbaciuzzo tutta comunque, mia diletta, a presto!

Lauraroberta87: Io terrificante? Ma mi hai vista? Manco il Grande Puffo (giusto per rimanere in tema di puffbacche). Grazie per il nulla osta, mi ammazzerò di canne col tuo benestare… sempre meglio che morire di tonsillite!!

Maharet: Voglio assolutamente sapere come sei vestita oggi! Dopo taiulleur e ciabattone, minimo oggi shalopette!! E la laurea, come procede? Fammi sapere!

EleninaFF: Sapessi che bello scrivere di Verena e Teo coccolosi… mi vengono bene, sono fatti l’uno per l’altra!! Ma siccome sono anche stronza… hehehe!!

Erda: Recensione allucinata, ma fortissima!! Bona la pizza rustica coi spinaci… adoro la roba verde! Purchè non sia bile, eh…mando tanto baci, a presto e grazie!!

Lely1441: Eh, chi mi conosce mi evita… no, cioè, lo sa che non amo le cose facili. Comunque, a 35 anni con figli e mutuo, cosa vuoi che fosse?!?

Roby: Aspetto il tuo itinerario, ma perché? Che vorresti fargli a quel poveruomo? A casa di Raikkonen vengo anche io! Ma lui non vive in Skifizzera…?

Aredhel M.: Effettivamente, sono stata un fulmine a far finire il sogno d’ammmore di Verena cara. Povero Axl… ricorderò sempre con affetto il suo culo…

Piccola dea: Ebbene sì, o mia sibilla, ci hai beccato. Mica poteva finire tutto così liscio, no? Chi mi conosce sa quanto ami i garbugli… il più è uscirne, adesso!!

Nenachan: Ogni tanto ci vogliono anche i capitoli tristi… per bilanciare, non so se mi spiego. E poi Teo si meritava una strapazzata, no?

Kokky: No, dai non piangere!! Abbi fece e speranza e carità, e vedrai che andrà tutto per il meglio… almeno secondo la mia mente malata, che è tutto un dire!

Kyaelys: Non è vero, mi ero accorta che mancavi!! Sentirti è sempre un piacere, so felice che i miei “casini” ti appassionino!! Kiss und kuss

Kabubi: Ebbene sì, le puffbacche nacquero coi Puffi, poi vissero di vita propria fino all’attuale velato doppio senso. Mi sembrava azzeccato, a te no?

PatoPato: Mia Nelly, non ti disperare…come diceva Annie, il sole verrààààà, domani, ci scommetto un dollaro domaniiii! Ok, sono fusa. Sorry!!

Londonlilyt: Ovunque macerie!! Ti adoro. Le puffbacche si spiegano da sole, anche per chi non era al raduno. Tra poco arrivo, sei pronta?!?!? Smack!

Bea_chan: Mio splendorre, spero che raccoglierai molte, mooolte puffbacche… Catastrofe annunciata: tutte quelle balle in giro, c’era bisogno di una catarsi, no?

Armonia: Amore, non preannuncio nulla sul finale, se non che mi sono divertita come una pazza a scriverlo… quindi, spero che piaccia! Teo manda tanti baci…

__Miriel__: Sbaglio o anche tu soffri di erre rotolose acute? Beata te… l’avessi io starei ore e ore ad ascoltarmi…

Rik Bisini: Ti ringrazio in questa sede per gli auguri di buona Pasqua, naturalmente ricambiati!! Sono stata semimorta per una settimana in malattia, i’m sorry!

Tartis: Ciao bellissima mi piace!! Come vedi, la vena sadica non ha ancora finito di spremere i poveri personaggi… ma prima o poi…! Baci!

Suni: Noooo, io malvagissima!! Io buona, invece. Io nutellosa e puffosa come una ciabatta di pelo! Vedrai alla fine se non ho ragione… he he he!!

S chan: Lieto fine? Ma tu non vuoi saperlo davvero adesso!! Ormai mancano due capitoli, che te lo dico a fare?!?!

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 : Christmas tale (parte 1) ***


Recensione di Dance, fatta il 04/04/2008 - 04:36AM sul capitolo 25: Capitolo 24 : Grazie lo stesso - Firmata

Capitolo 24 : Christmas tale (parte 1)

 

“Ecco, questo è l’ultimo.” sentenziò Enrico Ferri posando a terra uno scatolone e tirando un energico sospiro di sollievo; le sue guance erano più rosse e rotonde che mai e con addosso la sciarpa colorata e la giacca a vento rossa sullo sfondo innevato del giardino sembrava in tutto e per tutto uno gnomo natalizio.

“Grazie, amorre” tubò Tellu con un sorriso grato “Lukka, prendillo tu. Ci sonno le ultime kosse per l’albero di Natalle.”

“Non posso” rispose Dieci con aria avvocatizia senza schiodare il naso da dentro il frigo “L’albero è appannaggio di Teo.”

“Allorra, mettiti a inkartarre i regalli per zio Timo, zio Aarto e zia Virpi.”

“I regali sono appannaggio di Marco.” rispose Dieci imperterrito.

Tellu si decise a spazientirsi.

“E appannaggio tuo koss’è? Svuotarre il friggo primma di cenna?”

“Sarebbe davvero un ottimo appannaggio.” approvò garbatamente il figlio lanciandole uno dei suoi famosi sorrisi storti.

“Non provarre ad abbindollarmi” lo rimproverò Tellu, ma era già notevolmente ammansita “Se te ne devvi starre lì senza farre niente komme una savusilakka, almenno porta Ottello a farre un girro.”

“Lo farei, ma il vialetto è appena stato occupato dalla macchina di Marco.”

“E hai paurra di non passarci kon il kanne? Ti rikkordo ke Ottello non è esattamente un Pastorre Maremmanno.”

“No, è che Marco è di ritorno dalla spesa. Altre borse da scarrozzare, mi sa…”

Come evocato dal fratello, Marco entrò dalla cucina battendo i piedi per liberarli dalla neve, carico di borse della Coop come un moderno Babbo Natale.

“Ciao gente.” disse laconico mentre un cappello multicolor sbucava alle sue spalle.

“Hyvaa joulua*  a tutti!” trillò una piacevole voce da sotto il cappello, entrando in casa sulla scia di Marco.

Il viso corrucciato di Tellu si stese in un sorriso.

“Moikka**, Oleanna, entra purre!”

*          *          *

Oleana Odescalchi ramo Riccobono era diventata la ragazza fissa di Marco Ferri dopo un bizzarro episodio conclusosi con una precipitosa fuga al pronto soccorso. A quanto pareva, una sera la ragazza per qualche oscuro motivo era sgattaiolata in casa Ferri e si era chiusa dentro il ripostiglio delle scope, nuda come il sedere di un babbuino e con solo una boccetta di profumo a farle compagnia; sfortunatamente ignorava il fatto che la porta dello sgabuzzino non si aprisse dall’interno e che la stanza fosse fuori dalla portata di orecchio della zona notte. Così la ragazza era stata ritrovata la mattina dopo semiassiderata ed era stata portata di corsa al pronto soccorso, avvolta in un plaid e col naso che colava muco come le cascate del Niagara. Il risultato di quell’eccentrico avvenimento era stato un tremendo raffreddore e la nascita di una tenera amicizia tra Marco e Oleana. Beh, forse però tenera amicizia non era il temine che Tellu avrebbe usato per descrivere la relazione tra quei due.

In realtà, Marco e Oleana scopavano come ricci, a qualsiasi ora del giorno e della notte, con una lena instancabile degna dei migliori atleti olimpici. Tellu, nonostante la tanto esibita apertura mentale nordica, era rimasta anche lei doverosamente impressionata dalla tempra fisica dimostrata dal figlio e da quella ragazzetta dalla faccia da volpe (almeno a giudicare dai rumori notturni, diurni e serali che accompagnavano le sue visite). Dopo velate sollecitazioni da parte di Enrico (“Se non vi decidete a fare meno casino vi sbatto fuori di casa, chiaro?!?!”)  Marco aveva insonorizzato la sua camera da letto e da quel giorno la pace aveva regnato sovrana in casa Ferri. A Tellu Oleana piaceva molto, ma con le dovute riserve: era una ragazza graziosa, sempre allegra, intelligente, a modo suo. E poi era così evidentemente innamorata di Marco che, da madre, non poteva sperare in niente di meglio. Certo, c’era il trascurabile particolare che la ragazza fosse completamente pazza e priva di qualsiasi senso morale, ma insomma… nessuno è perfetto, no?

*          *          *

“Allora, ki porta Ottello a farre un girro?”

“Io no” rispose immediatamente Dieci saltando a sedere sul bancone della cucina “L’ultima volta mi guardavano tutti male e solo alla fine del giro ho capito che avevo usato come guinzaglio il set di torture sadomaso di Marco.”

“Me l’hai anche rovinato.” specificò il fratello maggiore infilando anche lui la testa nel frigo senza fare una piega.

“E che ne sapevo io? Era una cosuccia carina, con i lacci di seta… poi era di colore rosso, molto natalizio. Stava bene, no?”

“Certo. Comunque se mi dovesse servire un set sadomaso mentre il mio è in riparazione mi darai il tuo in prestito.”

“Perché, ho anche io un set sadomaso?” chiese Dieci, genuinamente sorpreso.

“Dovresti chiederlo alla tua ragazza” rispose Marco con un sogghigno perverso “Magari lei lo usa.”

“Mariacarla!” tuonò Dieci con voce rombante “Abbiamo un set sadomaso e io non ne so niente?”

Oleana, Marco e Tellu risero, più per l’idea di Mariacarla alle prese con un set sadomaso che per la battuta in sé. Nel mentre Mariacarla arrivò in cucina dal salotto, leggiadra, elegantissima e con l’espressione leggermente attonita che la caratterizzava.

“Cosa succede?” chiese con la sua bella voce afona guardandosi intorno vagamente ansiosa: da quando Oleana era diventata la ragazza di Marco, il livello di volgarità dei discorsi in famiglia aveva subito un brusco tracollo verticale e spesso Mariacarla doveva mascherare il suo imbarazzo per non sembrare una puritana snob.

“Niente.” disse infatti Dieci: spiegare certe battute a Mariacarla avrebbe comportato un inutile spreco di tempo, tanto lei non avrebbe comunque apprezzato.

In compenso, allungò una mano e attirò a sé la ragazza, baciandola con leggerezza sulla bocca davanti a tutti. Mariacarla arrossì, metà di gioia e metà di imbarazzo: ancora non si era abituata alle effusioni pubbliche di Dieci. Non che fossero plateali come quelle di Marco e Oleana (nessuno era più plateale di loro, nemmeno John Holmes e Cicciolina), anzi erano fin caste. Naturali. Sincere.

*          *          *

flashback

“Credo di doverti spiegare…” disse Mariacarla arrovellandosi le mani: il suo bel viso era color ricotta, nonostante lo spesso strato di trucco firmato Chanel.

Non aveva capito molto di quello che era successo: Teo le aveva fatto una telefonata delirante in cui si prostrava in scuse e diceva che non aveva fatto apposta (a fare che?, aveva continuato a domandare lei, ma Teo proprio non l’aveva ascoltata); aveva macinato un gran casino di parole tra le quali Mariacarla aveva captato i nomi di Scaturro e Verena, e quando Dieci le aveva mandato il perentorio messaggio “devo vederti” a Mariacarla era crollato il mondo addosso. In fondo non aveva fatto niente di male, lo sapeva bene, ma lo stesso era conscia di aver agito di nascosto da Dieci e se qualcuno avesse messo in giro certe voci… “Qualcuno tipo quella serpe vestita di gomma di Verena” aveva malignato, ma subito aveva scacciato quel pensiero stupido, perché Verena le aveva detto che non avrebbe parlato, e lei doveva fidarsi di Verena. In fondo, faceva volontariato e poi era la ragazza di Teo…

Lo stesso quando Luca era arrivato e aveva alzato su di lei i suoi seri occhi celesti, Mariacarla si era sentita morire.

“Credo di doverti spiegare…”

Ma Dieci, lasciandola di stucco dalla sorpresa, l’aveva abbracciata con una dolcezza e una tenerezza assolutamente insolite per un tipo refrattario come lui che le avevano sciolto il cuore di struggimento.

“No” aveva detto lui con voce ferma e stranamente felice “Non c’è bisogno. Quello che c’è da sapere è che io mi fido di te, Mariacarla.”

“Cosa…?”

“Per un attimo ho avuto paura di perderti” aveva continuato lui con la bocca contro i suoi capelli, cullandola dolcemente “Per un attimo mi sono visto senza te… è una cosa che non voglio che succeda. Mariacarla, io ti amo.”

Era la prima volta che glielo diceva. Lei si era sentita così felice e così sollevata che non aveva potuto fare a meno di piangere. Si erano baciati e abbracciati ed era stato come ritrovarsi dopo un viaggio infinito. Da quel giorno Dieci aveva assunto un atteggiamento diverso nei suoi confronti: non solo più affettuoso, ma come dire… più rispettoso. Dopo un bel po’ di tempo, Mariacarla aveva azzardato una domanda, timidamente.

“Perché…? Che è successo quel giorno?”

Dieci si era limitato ad accarezzarle i capelli e a sorriderle enigmaticamente.

“Ho solo parlato con un’amica.”

*          *          *

“Insomma, kui kualkunno devve portarre fuorri il kanne, altrimenti vomiterrà ankorra sul parké, e nessunno di noi vuolle ke kuesto succedda, verro?”

“Uffa mamma” brontolò Marco chiudendo il frigo e andando a sedersi sul bancone di fianco a Luca “Perché non fai arrosto quel dannato topocane così ce lo leviamo di torno?”

“Non ci sfamerebbe nemmeno una sardina anoressica.” fece presente Oleana accoccolandosi tra le gambe di Marco.

“Ragazzi ci sonno un sakko di seddie in kuesta kassa, mi spiegatte perkè voi siette sempre sedutti sui tavvoli?”

“Siamo troppo alti per abbassarci fino alle tue sedie modello capanna dei sette nani.” spiegò Dieci riflessivo.

“Dai mammina non ti arrabbiare” disse una voce proveniente dal salotto “Se serve per evitarti il Valium ce lo porto io il cane a passeggio, va bene?”

Teo Ferri arrivò in cucina e ovviamente, la prima cosa che fece fu ficcare la testa nel frigo in cerca di cibo: poi, masticando alacremente qualcosa di grigiastro dall’aria inevitabilmente scandinava, si andò a sedere sull’ultimo angolino vuoto del bancone della cucina.

“Mi spieghi dove diavolo la metti tutta la roba che mangi?” si lamentò Oleana fissandolo invidiosa “Sei sempre dietro ruminare come un bovino e non metti su un solo maledetto etto!”

Teo rispose facendo spallucce mentre Tellu lo scrutava accigliata con quel misto di orgoglio e preoccupazione che caratterizza tutte le mamme. Negli ultimi mesi il figlio minore era un po’ cambiato: portava sempre camicie assurde e spumeggianti, ma chissà perché sembravano meno vistose del solito. Era sempre biondo, bellissimo e magro come un chiodo ma in qualche modo non sembrava più un canarino sgambettante; i suoi movimenti si erano fatti leggermente più lenti, affannosi, come se gli pesasse fare tutto. Il suo sorriso, solare e intramontabile, ora era più raro e stranamente fragile, come il sole che sbuca a tratti da un cielo nuvoloso. Era sempre Teo, capelli al Napalm e pantaloni epidermici, ma sembrava anche qualcosa di diverso, come se fosse… triste.

Inutile negarlo, pensò Tellu con una stretta al petto, Teo aveva evidentemente il cuore spezzato.

Era terribile non potere fare niente: da mamma, l’avrebbe consolato, se Teo si fosse confidato con lei, ma lui non aveva scucito una sola parola, mai; non poteva nemmeno dirgli di mangiare di più perché effettivamente Teo mangiava già come un reggimento di bersaglieri. Ma anche se mangiava e rideva e si metteva le sue assurde camicie, lo stesso non sembrava più Teo ed era sempre triste.

“Teo, maledizione!” tuonò Enrico, il quale a sua volta aveva notato che la magrezza del figlio aveva ormai raggiunto quella di un biafrano autoctono “Ti devi trovare una ragazza che ti rimpolpi le ossa, chiaro?”

Ci fu un attimo di imbarazzato silenzio prima che Teo ricominciasse a masticare, Oleana a canticchiare e Otello a waffeggiare, ignaro: non era un bene in quella casa parlare di Teo e le ragazze. Parlare di ragazze portava inevitabilmente a pensare a Verena Bassi dalla Clava e Teo non parlava mai di lei. Anzi, l’argomento era stato silenziosamente bollato come tabù all’unanimità visto che Teo, come si faceva il nome di Verena, prendeva su e se ne usciva dalla stanza. Dovunque fosse, qualsiasi cosa stesse facendo, alla erre di Verena era già uscito.

“A Teo le ragazze non interessano” buttò lì Dieci scambiando un rapido e complice sguardo col gemello “Preferisce un bel panino.”

“E’ vero” rincarò la dose Marco, insolitamente protettivo “Con la fame cronica che si ritrova, se avesse davanti Angelina Jolie probabilmente le ficcherebbe una mela in bocca e la sbatterebbe in forno.”

Teo rise e tutti risero con lui: era una bella cosa vedere Teo ridere. Per quanto tutti fossero concordi nel dare a lui la colpa del Grande Casino che era successo, sentivano nostalgia per il Teo originale, lo sgambettante ficcanaso, il malizioso canarino dallo sguardo curioso. Questo Teo nuovo era sicuramente meno rumoroso e più riflessivo, ma anche decisamente meno divertente. 

“Beh, magari per Angelina Jolie potrei fare un’eccezione” buttò lì Teo timidamente salottiero “Giusto il tempo di farle lasciare l’impronta delle chiappe su una Sacher Torte prima di metterla in forno.”

“Anche per Jessica Alba faresti un’eccezione” commentò Dieci con sicurezza “Ti ho visto smettere di masticare per tre secondi quando nel film di ieri sera è uscita dall’acqua in costume.”

“E tu come fai a saperlo?” ribatté Teo con calma “Non stavi inondando di bava il pavimento?”

Risero di nuovo tutti, allegramente.

“E’ il momento”, pensò Dieci e, sempre ridendo, guardò sua madre.

Il sorriso di Tellu si smorzò.

“Sikurro?”

“Prima o poi dobbiamo farlo… è quasi Natale!”

Tellu, incerta, guardò ansiosamente Enrico. Enrico guardò Marco. Marco guardò Oleana. Oleana guardò Mariacarla. Mariacarla guardò Dieci. Otello waffeggiò.

“Ok. Si parte.”

*          *          *

“Che bella tutta questa neve” iniziò Oleana con aria sognante “E’ così natalizia!”

“Dillo al mio gommista” borbottò Enrico rabbuiandosi “Dopo aver gommato a nuovo la Teo-mobile, la jeep di Marco e la mia Punto è andato a svernare alle Bahamas, quel ladro puzzoloso.”

“Ci vorrebbe un bel camino scoppiettante dove arrostire le castagne.” propose Marco ispirato.

“Akkontentatti del termosifonne, kon voi e il kaminno kui saremmo già andatti a fuokko da anni. Io invecce pensavvo a unna di kuelle belle storrie natallizie ke vanno a finirre sempre benne e ti tiranno su il moralle!”

“Tellu, a te il morale si alza perché mentre ascolti la storia sei solita trangugiare una bottiglia intera di Vov.” le ricordò il marito con aria paziente.

“Ho io una bella storia!” saltò su Oleana ispirata “Chi vuole ascoltarla?”

“IO!” fecero in coro tutti quanti: Teo compreso che ancora sorrideva.

“Questa storia, come si suol dire, è tratta da una vicenda vera” iniziò Oleana con estrema solennità: in realtà le batteva il cuore come un tamburo “Parla di cavalieri, d’arme e d’amori…”

“Che palle, sembri il Boiardo.” gorgogliò Teo irriverente.

“Nopea, heti!” sibilarono Dieci, Enrico e Tellu in coro.

“Sto parlando di roba seria” lo rimproverò Oleana offesa “Gossip.”

“Oh, scusa.” sogghignò Teo e Oleana lo scusò con un regale cenno della mano.

“C’era una volta, in un regno lontano lontano, un giovane e bel principe… lo chiameremo X.”

“Che sforzo erculeo di fantasia” commentò Dieci “Per una volta potremmo evitare i riferimenti alle costanti matematiche e dare all’essere umano un nome da essere umano?”

“Calogero?” propose educatamente Enrico.

“Perchè, veniva da Siracusa?” si offese Dieci.

“OrsoMarria?” si ispirò Tellu.

“Accidenti Tellu” si schifò Enrico “E’ da tre figli fa che tenti di rifilare quell’orrore a qualcuno!”

“Chiamiamolo Pierre!” cinguettò Mariacarla “E’ così fashion…”

“X era un principe, mica un parrucchiere francese!” protestò Oleana “E poi la storia è mia e se io lo voglio chiamare X o Caio Sempronio o Trottolino Amoroso sono cazzi miei, d’accordo?”

“Chiamalo X e vai avanti, o qui facciamo notte.” decise Dieci e Teo alzò gli occhi al cielo sorridendo indulgente, spiato di sottecchi da Tellu.

“Dunque, avevamo il nostro buon principe X…”

“Scommetto che questo X era uno sfigato” gorgogliò Marco “Era moro? Basso? Pustoloso?”

“Gente, deve essere una favola, non la trilogia del Signore degli Anelli” rispose Oleana con impazienza “E poi io mica posso sapere tutto di tutti…”

“Andiamo, Oleana” sbuffò Marco saputello “Tu sai tutto di tutti. Se qualcuno molla una scoreggia in periferia le tue antenne sanno dirti quanto è stata rumorosa e quanta puzza ha fatto!”

“Lo prenderò come un complimento” rispose Oleana altera “Ok, dove eravamo? Ah, dicevamo che X era un principe bellissimo ma un po’ eccentrico.”

“Eccentrikko?”

“Sì. X era molto trendy, anche se un filino egocentrico. Portava camicie pazzesche.”

Un attimo di silenzio invase la cucina: tutti si accertarono accuratamente di non guardare verso Teo, comportandosi come se nemmeno fosse in mezzo a loro, pregando che rimanesse inchiodato al suo posto, che non si alzasse e sparisse come al solito, che permettesse loro di arrivare in fondo una buona volta…

“Era anche tendenzialmente invadente, manipolatore per hobby…”

“Ficcanaso per vocazione.” buttò lì Dieci con leggerezza.

“Frou frou per difetto di fabbricazione.” aggiunse Marco.

“Perrò erra molto karinno.” tentò coraggiosamente Tellu.

“E dolce, nonostante tutto.” aggiunse a sorpresa Mariacarla.

Teo si alzò per andarsene, ma Enrico lo fermò mettendogli una mano sulla spalla.

“Aspetta.” disse piano e nella sua voce c’era quasi della supplica.

“Conosco questa storia” rispose Teo di rimando, senza acrimonia “So già come va a finire.”

“Forse no” ribatté Enrico molto serio “Forse questa storia non la conosci. E come va a finire… lo decidi tu.”

Teo scambiò un lungo sguardo col padre: poi guardò la madre che sorrise incoraggiante. Tornò a sedersi sul bancone, rigido come un manico di scopa, e fissò lo sguardo sul frigo, imbronciato e remoto come se fosse a una conferenza politica. Sempre meglio di una fuga, pensò Tellu e fece cenno a Oleana di proseguire.

“In conclusione” continuò prontamente la ragazza “X pullulava di difetti come un cane di pulci, ma alla fine era molto amato dagli abitanti del regno…”

“Pubblico di nicchia.” spiegò Dieci esilarato e lanciò uno sguardo profondamente allusivo a Teo.

“Perché tutti sapevano che le sue cazzate non le faceva con cattiveria” mormorò Enrico con affetto “Dico bene?”

“Dici bene. Nonostante tutto, X era un vero autentico principino delle favole!”

Nessuno guardò verso Teo, ma fu come se qualcuno gli avesse puntato un faro addosso tanto era sottinteso il gesto.

“Ribadisco che doveva essere uno sfigato per forza” aggiunse Dieci perfidamente “Me lo sento nelle ossa.”

“Non lo stai confondendo con lo stimolo alla defecazio?” si informò educatamente Enrico ma Oleana li zittì entrambi con un gesto secco della mano.

“Un bel giorno arrivò nel regno una nuova principessa, Y…”

Le spalle di Teo si irrigidirono appena e il suo sguardo, fisso sul frigo, divenne leggermente vitreo.

“Possiamo chiamarla Pi Greco?” domandò Marco precipitosamente “Almeno diamo un colpo di vita a questa messa da morto…”

“Zitto tu. Y era anche lei una ragazza, come dire, eccentrica.”

“Completamente sciroccata sarebbe più calzante.” commentò Dieci sottovoce.

“Premetto che conoscendo il principe X e la principessa Y non si poteva fare a meno di notare che quei due sembravano nati per incontrarsi e innamorarsi.”

Teo si alzò in piedi e tornò a sedersi: gli sguardi affettuosi che si posarono su di lui erano quasi palpabili.

“Allora questa è una storia d’amore!” cinguettò Mariacarla estasiata.

“Beh, parlare di amore con X e Y potrebbe sembrare fantascientifico, ma sì... credo proprio che alla fine questa sia una storia d’amore” rispose Oleana “Oh, forse non vi ho detto che il nostro buon principe X abitava in un castello meraviglioso…”

“Con il buon re XY e la buona regina XX” sogghignò Enrico “Così chiamati per ovvi motivi cromosomici.”

“C’era anche il buon principe reggente X2.” aggiunse Marco.

“E il piccolo drago domestico W” mormorò Oleana dubbiosa “Che in verità era un po’ meno buono.”

“Già” commentò Dieci “Se non ricordo male W e Y non andavano molto d’accordo. Strano. Lui era un drago, lei una serpe, essendo entrambi rettilofoni avrebbero dovuto capirsi…”

Teo lanciò un rapido sguardo storto al gemello che finse bellamente di ignorarlo.

“Proseguendo la storia, c’era anche nel regno un grosso orco cattivo… oddio, a che lettera siamo arrivati?”

“Ti conviene partire da capo e chiamarlo A.” suggerì Marco.

“A, giustissimo. Che posso dirvi di A? Grande massa corporea associata a minima massa cerebrale: un povero e triste figuro, un violento cresciuto tra i violenti, praticamente sposato a una causa degna del suo portentoso livello intellettivo: era a capo della banda degli… ehm, Orchi Rossoneri del Regno.”

“Gli Orchi Rossoneri del Regno dell’Onorevole Re Eleuterio” declamò eccitato Enrico “In gergo, i famosi ORRORE.”

Risero tutti a parte Teo, che simulava con convinzione l’immobilità di un blocco di granito, e Dieci.

“Gesù.” gorgogliò quest’ultimo schifato.

“Se sai fare di meglio, perché non la continui tu la favola?” sibilò di rimando Oleana e Dieci alzò verso di lei i palmi alzati in segno di resa “Comunque una cosa che non ho detto è nel regno abitava una strafiga spaziale, tale damigella di corte, la donzelletta B…”

“Gran gnocca, la donzelletta B.” commentò Marco sornione.

“Grazie, amore. Ehm. Dicevamo! La donzelletta B divenne subito amica della principessa Y. Oh, il principe X aveva anche un fratello gemello… si chiamava Vercingetorige.”

“Ma come” si arrabbiò Dieci “Tutti avevano nomi di costanti e al gemello fico gli rifili una schifezza così?”

“La storia è mia e io chiamo i personaggi come mi pare” sghignazzò Oleana “E poi chi te lo dice che Vercingetorige fosse il gemello fico?”

“Se lo sente nelle ossa, lui.” spiegò Enrico sogghignando.

“Il principe Vercingetorige era fidanzato con una bella popolana che chiameremo C.”

“Popolana?” trasecolò Mariacarla oltraggiata.

“Beh, se applichiamo la teoria fisica che X è un principe e B è una donzelletta, che C sia un popolana ci sta.” commentò Enrico con logica inoppugnabile.

Oleana tossicchiò e ottenne silenzio: era arrivato il momento delicato della storia, dove era necessario agire con molta cautela.

“Dovete sapere che i principi X e Vercingetorige erano sempre stati molto uniti, ma anche, come dire… competitivi e rivali in amore; X di conseguenza si era convinto di essere… ehm, un po’ cotto di C.”

Mariacarla si agitò un po’ e le orecchie di Teo si colorarono di rosa: per il resto, nessuno mosse un muscolo, in trepidante attesa.

“Secondo me X non era proprio innamorato” decise infine la voce di Dieci “Era solo un po’ stronzo.”

“Invidiosetto.” rincarò la dose Enrico, comprensivo.

“Complessato” aggiunse perfidamente Marco “E cerebroleso, naturalmente.”

“Marko!”

“Non sgridarli mamma” mormorò inaspettatamente la voce di Teo “Hanno ragione. X era davvero stronzo, invidiosetto, complessato e anche cerebroleso. Non ha scuse per quello che ha fatto.”

“Ma sì che le ha” rispose Dieci a sorpresa “Tutti possono sbagliare. E poi diciamocelo, era molto facile invidiare un superfigo come Vercingetorige.”

“Peccato che la sala delle torture del castello fosse in ristrutturazione” commentò invece Enrico ridanciano “Sarebbe stato carino appendere X per i pollici, che ne dite?”

Ammiccò e ottenne in risposta un pallido sorriso da parte di Teo.

“Gente, la vostra fantasia non ha confini” lodò Marco ammirato “Ma possiamo proseguire con la storia di X e Y? Se si innamorano, verrà anche il momento in cui faranno sesso e non mi voglio perdere la telecronaca!”

“Tu sei malato.” lo avvisò Dieci corrucciato.

“Scusate, devo spendere ancora qualche parola sull’orco A; nonostante si esprimesse a malapena col linguaggio dei segni, possedeva un libro magico per lui molto prezioso. Su questo libro magico il poveretto aveva scritto un segreto, inconfessabile quanto assurdamente stupido… stupido per noi che abbiamo neuroni attivi nella materia grigia. Per lui era un segreto di vitale importanza, una cosa per cui poteva valere la pena vivere o morire. Molti pensavano si trattasse del nome della ragazza di cui era innamorato. Sbagliavano!! In quel libro magico A aveva scritto che in realtà non voleva più essere il capo dei… come li abbiamo chiamati?”

“Gli ORRORE” le ricordò Dieci annoiato “Patetico!”

“Giusto! Non voleva più essere il capo degli ORRORE, perché in realtà lui voleva fare parte dei… dei…”

“Saltellanti Cuccioli Hobbit in Ioventute della Foresta dell’Ovest” propose Enrico (che mangiava settimane enigmistiche come fossero caramelle) “In breve, i famosi SCHIFO!”

Risero di nuovo tutti: Marco addirittura per poco non caracollò giù dal bancone in un accesso di risa mentre Teo, rimasto miracolosamente serio, alzava appena i suoi laghetti celesti e sconcertati sui familiari.

“Co… cosa state dicendo?” mormorò pianissimo.

“Che nel libro magico l’orco A aveva scritto il suo segreto e che quando il principe X rubò il libro magico, l’orco si incazzò non poco.”

“E ne aveva ben donde” rimproverò Enrico tornando serio “I principi non dovrebbero rubare; di sicuro il re XY non sarebbe stato affatto contento.”

“Il libro comunque andò perduto durante una furiosa battaglia tra l’orco e il principe. In quel momento, sopraggiunse dunque la principessa Y che salvò il principe X dall’orco A.”

“Questa storia sembra sempre di più un’equazione matematica.” fece notare Dieci di malumore, bellamente ignorato dall’ispirata narratrice.

“A questo punto accaddero un sacco di cose strane: la prima cosa che successe fu che la principessa Y si prese una stratosferica e micidiale cotta per il principe X.”

Teo alzò bruscamente la testa muto e all’erta, gli occhi blu spalancati divenuti di un intenso color pervinca.

“Si innamorò di lui e… lo prese a sberle. Che non è proprio il classico modo delle principesse per dimostrare il proprio interesse, lo so, ma dovete capire che la povera Y aveva vagato a lungo per regni lontani e non si era mai innamorata seriamente: infatti non si rese conto di quello che le era successo, cosa che invece la donzelletta B intuì immediatamente.”

“Pensi che possiamo tornare all’orco A prima di notte?” si spazientì Dieci e Oleana gli lanciò uno sguardo storto.

“Chissà come, l’orco A si convinse che la principessa Y avesse il suo libro magico e minacciò di ucciderla tra mille sofferenze, o lei o il principe X: per tenerlo buono, la principessa Y accettò l’invito a un ballo di corte. Questo ballo era stato combinato dal principe X che, in un assurdo attacco di ficcanasite, aveva deciso di far fidanzare il principe Vercingetorige e la principessa Y. I motivi di un tale insano gesto, tolto il suo interesse personale per C, non li conosceva forse nemmeno lui…”

Tentennò un secondo durante il quale le orecchie di Teo divennero ancora più rosa.

“Io creddo ke in fondo le sue intenzionni fossero buonne” lo difese Tellu “X trovavva la principessa Y molto interessante, ma non kapivva ke gli interessavva per se stesso.”

“Torniamo alla famosa sera del ballo di corte, dove tutti erano presenti…”

“Tranne il principe X2 “ commentò Marco irritato “Che se avesse saputo cosa si perdeva, avrebbe sicuramente saltato gli allenamenti di calcetto!”

“Al ballo l’orco A incontrò la popolana C e seppe che lei era la figlia dello Hobbit a capo degli SCHIFO.”

“Merda” mormorò Teo folgorato, mentre evidentemente faceva uno più uno “Scaturro, gli ultrà del Milan… e la Juve!”

“Ovviamente, A vide la cosa come una manna dal cielo! Chiese alla popolana C…”

“Non possiamo chiamarla solo C senza l’aggettivo popolana?” chiese Mariacarla con una smorfia addolorata.

“Ok. L’orco A chiese a C un incontro con gli SCHIFO pregandola di mantenere la massima segretezza. Se quelli dell’ORRORE avessero saputo del suo tradimento, l’avrebbero scotennato vivo! La pop… C accettò di mantenere il segreto e combinò un incontro. Durante il ballo, però…”

“Io sorvolerei su quello che successe la notte del ballo” decretò Dieci notando quanto la schiena di Teo si fosse irrigidita “Diciamo che una nube tossica sconvolse stomaci, intestini e cervelli dei partecipanti e tutti fecero un sacco di cazzate, compreso il drago W. Ok?”

“Spendiamo solo una dolente nota di commiato per il cruento sacrificio dei fiori imperiali.” borbottò Enrico con una smorfia.

“Amen. Il giorno dopo il ballo, il principe X venne a sapere dalla principessa Y che l’orco A e la p… e C si sarebbero incontrati, e subito immaginò un incontro romantico.”

“E questo dà un’idea di quanto la sua materia grigia puzzasse di morto.” sottolineò Dieci col sopracciglio inarcato.

“Ebbro di gelosia…”

“Ha detto ebbro?” mormorò Enrico stupefatto e Tellu gli batté maternamente la mano sulla spalla.

“… il principe X trascinò la principessa Y nel, ehm… Bosco dei Barboni Burbanzosi?”

“No, Abetina delle Anime Allegre!”

“Non è più bello Selva degli Stupidi Senzatetto?”

“No, Faggeto dei Furbi Felloni!”

“Uè gente, è una puntata di Paroliamo o stiamo giocando a Scarabeo e non me ne sono accorto?” si spazientì Dieci.

“Lukka ha ragionne, andiammo avvanti!”

“Nel Bosco dei Barboni Burbanzosi X e Y colsero quasi A e C sul fatto e si convinsero che ci fosse sotto qualcosa di losco: ma questo passò in secondo piano quando, bevuta una pozione magica…”

“Ke pozionne?” domandò Tellu spaesata “Una delle mie tisanne?”

“Rilassati, donna, è solo una frangia.” borbottò Enrico tagliando corto.

“… i due si innamorarono!”

“Alleluia!” tuonò Marco felice “Si tromba finalmente?”

“Marko!!”

“Waff!” si risvegliò fin Otello, accucciato sotto il tavolo.

“No, non si tromba. Purtroppo, qui la storia diventa melodrammatica e triste: X si rese conto di amare Y, ma non fece in tempo a dirglielo…”

“…e a confessare a Vercingetorige la stronzata che aveva fatto con la popolana C.” si intromise acido Dieci.

“… che successe un putiferio. Y scoprì che X amava la popolana C.”

“Basta con questa popolana!” saltò su Mariacarla “E’ offensivo!”

“E komunkue X non amavva davverro la popolanna…”

“Ho detto niente popolana!”

“Y piantò in asso il principe X, Vercingetorige sospettò di C, dopodichè X si accorse di aver fatto una gran cazzata e il drago W, da parte sua, si limitò a sputare fuoco.”

“Ke kasinno.” commentò piatta Tellu fissandosi ben bene le mani.

“Puoi ben dirlo. Fortunatamente però una fata buona fece trovare alla principessa Y il famoso libro magico dell’orco A. Quando la principessa lesse e capì che non c’era niente di amoroso tra l’orco e C, presa dai rimorsi, andò dall’orco A e gli propose uno scambio.”

“Scambio?” scattò Teo drizzandosi come un fuso di colpo interessato: da lì in poi la storia giungeva nuova anche a lui “Che scambio?”

“La principessa Y propose all’orco di fidanzarsi con lui: così, fingendo di uscire con lei, poteva invece incontrarsi con gli hobbit dello SCHIFO e pian piano staccarsi dai temibili orchi dell’ORRORE senza che nessuno ci rimettesse le penne.”

“Ingegnoso.” mormorò Dieci ammirato mentre la faccia di Teo diventava di un acceso color tamarindo.

“Volete dire che lei… che loro… cioè, che non sono mai andati… che non si sono mai… che in realtà lei non lo ama?”

“Non è che ci volesse un ingegnere nucleare per capirlo” sospirò Dieci con ovvietà “Solo un cerebroleso come X poteva credere che Y si fosse davvero presa una cotta per A.”

“Ma lei aveva detto che per una poesia di Scaturro…”

“Scaturro?” domandò candidamente Oleana “Non stavamo raccontando una favola di Esopo?”

“L’orco A aveva scritto una poesia?” chiese Dieci inarcando un sopracciglio “Era strafatto di mascarpone, per caso?”

“Non era una poesia sua” rispose Teo riottoso “Ma Ver… ehm, Y era convinta che lo fosse e mi sembrava che desse molta importanza alla cosa.”

“Ma tu come fai a sapere che la poesia non era di Sc… dell’orco A?”

Teo rimase zitto a lungo, guardandosi le mani: sembrava stanchissimo e nello stesso tempo sveglio come un grillo.

“Mi sa che la poesia l’aveva scritta quel deficiente del principe X” rispose alla fine con autentico dispiacere nella voce “Lui… l’aveva scritta per C. Non infierite, per favore, era in un momento un po’ mistico. Quel coglione non l’ha voluto dire a Y perché al momento pensava… Ah, potessi beccarlo in tempo lo piglierei a calci in culo dal regno di XY alla terra di Mezzo!”

“Non mi dire.” gorgogliò Dieci con gli occhi scintillanti.

“Ma perké la poverra Y rinnunciò volontarriamente all’amorre del princippe X?” andò avanti Tellu, come se non sapesse già a menadito tutta la storia.

“Y aveva i suoi motivi per farlo” sospirò Oleana “Primo, era incazzata a morte col principe X; secondo, si sentiva in colpa nei confronti di C; terzo, voleva davvero aiutare A, proprio a causa di quella famosa poesia… lasciamo perdere. Quarto e ultimo, ma non meno importante, era davvero ora che qualcuno desse una bella lezione a X per fargli capire che non si scherza con i sentimenti degli altri. Comunque, per tutti questi motivi Y decise di fidanzarsi ufficialmente con A…”

“… spezzando il kuorre di X.”

“… e anche il suo.” aggiunse Enrico.

Scese un silenzio profondo nella cucina dei Ferri, interrotto solo dal ticchettio di un orologio a muro e dal respiro leggermente asmatico di Otello che fissava interrogativo i padroni improvvisamente ammutoliti.

Teo rimase ostinatamente muto, con lo sguardo fisso al pavimento e le labbra pressate in una linea sottile: stava pensando un sacco di cose contemporaneamente e ogni pensiero gli si rifletteva sulla faccia come in uno specchio.

“Komme kontinnua la storria?” domandò dolcemente Tellu dopo un bel po’ di tempo.

“Il tempo passò” rispose Oleana “L’orco A riuscì a staccarsi dagli ORRORE, entrò negli SCHIFO e visse felice e contento nella sua caverna in mezzo a saltellanti cuccioli hobbit come lui. La bella donzelletta B si fidanzò con il principe X2 dando vita così alla coppia più bella del reame…”

“Nonché la più rumorosa.” specificò Enrico burbero.

“La pop… ehm, C e Vercingetorige non so bene cosa fecero, forse andarono a comprarsi un Barbour…”

Ammiccò e Dieci le restituì una smorfia affettuosa.

“E Y?” domandò sottovoce Teo guardandosi fisso le mani “Cos’è successo alla principessa Y?”

Oleana prese un drammatico respiro.

“La principessa, prostrata dal dolore, salì sulla torre più alta del regno e si buttò giù.”

“Cazzate.” borbottò Dieci mentre Teo impallidiva vistosamente e Oleana sghignazzò perversamente.

“Ok, non è vero! Ma sarebbe stata la fine ideale, adoro le tragedie Shakespeariane. No, Y e X si persero di vista. In fondo il regno era grande e per Y vedere X tutti i giorni e fingere di non provare niente per lui era una vera tortura …”

“Lei non era la sola a soffrire” disse Teo con voce rauca “Anche il principe X stava veramente da culo.”

Alzò gli occhi su di lei e Oleana non li abbassò: quelli del giovane erano così pieni di supplica e di speranza che la ragazza suo malgrado si commosse.

“Non saprei. Il principe X non andò mai più a cercare Y. Non le parlò più, se la incontrava nel regno le girava le spalle e se ne andava via. Y soffriva come un cane.”

“Che vi dicevo? Uno stronzo!” commentò Dieci trionfante.

Teo sembrò non ascoltarlo nemmeno: le sue guance erano rosa, i suoi occhi vagavano incerti, come se cercassero qualcosa a cui aggrapparsi.

“Ma lei…” balbettò alla fine con enorme sforzo “Lei… sembrava… e poi aveva detto che stava con quel bovino da rodeo…”

“Ha detto che stava con lui” approvò Dieci esplicativo “Ma li hai mai visti insieme? Io mai. Gli unici a essersi bevuti la panzana del fidanzamento sono stati il principe X e gli ORRORE.”

“Stesso livello neurale delle cimici.” spiegò Marco saccente.

“Per la cronaca, Y non ha mai toccato A nemmeno con un bastone.” concluse Oleana trionfante.

“Ma…” continuò a balbettare Teo “Ma…”

“E fai sta domanda, diamine.” lo rimproverò Marco severamente.

Teo alzò gli occhi, come colto in fallo: si schiarì la voce e sembrò timido come un bocciolo di primula sbucato dalla neve.

“Che tu sappia, la principessa Y ama ancora il principe X?”

“Uff, pensavo che non l’avresti mai chiesto.” lo rimproverò Enrico burbero, subito sgomitato da Tellu.

Tutti si girarono verso Oleana; pendevano dalle sue labbra e la faccia di Teo… oh, era davvero impagabile! Avrebbe pagato oro per avere una macchina fotografica, in quel momento. Per la prima volta notò quanto uguali fossero gli occhi di Teo, Dieci, Tellu e Marco. “Ceppo finlandese dominante” pensò remotamente soddisfatta.

“Certo che è ancora cotta” sentenziò infine con solennità “Che favola sarebbe sennò?”

*          *          *

Con sincronismo perfetto, Dieci, Mariacarla, Tellu, Enrico e Marco si girarono a guardare Teo.

Il giovane, bocca leggermente aperta e occhio a palla, era rimasto immobile come una statua di gesso e aveva l’aria attonita di chi si è appena beccato una mazzata micidiale sulla nuca.

“Gesù, che faccia da sarago” commentò Dieci deluso “E’ quella l’espressione degli innamorati?”

“Tessorro, dagli tempo.” chiocciò Tellu radiosa.

“No no, secondo me è rimasto leso” gorgogliò Marco garrulo “Mamma, fagli una tisana, presto!”

Teo si decise a sbrinarsi e girò lentamente la testa a destra e a sinistra, come se avesse il collo montato su perni arrugginiti.

“Lei…” balbettò incerto.

“La principessa Y” lo aiutò Oleana di ottimo umore “Già. E’ innamorata, cotta, stracotta e ribollita. E’ diventata di una pesantezza incredibile: ogni camicia che vede in vetrina con un minimo di pieghetta comincia a frignare ricordando i volant del principe X; ogni panino che vede apre le cateratte ricordando al fame da squalo del principe X; per strada, ad ogni maledetta bancarella dove fanno le crepe con la Nutella si ferma a versar lacrime neanche facesse la via crucis; insomma, sembra sempre sul punto di avere un ictus cerebrale in corso. Sinceramente nel regno non la sopporta più nessuno!”

Teo si alzò di scatto in piedi e cominciò a saltellare in tondo arrovellandosi le mani.

“Ma lei…” balbettava impaziente “Lei… cosa direbbe se… se…”

“Teo, la favola è finita” lo informò pazientemente Enrico “Non è ora che muovi quella prugna secca che hai per culo e vai a parlare a Verena?”

“Sì.” decise Teo e partì di corsa come se fosse caricato a molla “Non posso credere che… Dio, se fosse vero… giuro mai più…”

Poi si fermò e tornò indietro, sul viso ancora quell’espressione incredula che lo faceva sembrare un bambino davanti a un enorme albero di Natale.

“Ma, ehm… lei dov’è adesso?”

“Patetico.” ripeté per l’ennesima volta Dieci alzando gli occhi al cielo.

“Che tu ci creda o no, c’è solo un posto dove quella poveraccia trova qualcuno disposta a sopportarla” gorgogliò Oleana “Indovina dove?”

Teo, occhi celesti spalancati, meditò intensamente per alcuni secondi. Alla fine un lento, enorme sorriso gli stirò i lineamenti, facendolo finalmente somigliare di nuovo a un malizioso, pestifero folletto.

“Vediamo” gorgheggiò ed era come se cantasse “Il Bosco dei Barboni Burbanzosi?”

“L’ho sempre detto io che il principe X non era così imbecille come sembrava.” approvò Marco, ma Teo era già schizzato via alla velocità della luce, capelli sparati e ruches al vento, inseguito dai waffeggiamenti oltraggiati di Otello.

“Il mio kucciollo” gorgogliò Tellu con gli occhi improvvisamente lucidi: lei e Enrico sembravano di colpo visibilmente commossi “Pensatte ke andrà tutto benne?”

“Ma sì” la tranquillizzò Dieci “O lo perdona o lo ammazza. In ogni caso, ce lo siamo finalmente tolto dai piedi, quella savusilakka piagnucolante!”

“Lukka!”

“Non si preoccupi, Tellu, Luca scherza” mormorò Mariacarla accomodante “In realtà è molto felice per Teo.”

Sorrise radiosa al fidanzato che, dopo essersi stiracchiato con indolenza, scese dal bancone e la abbracciò ruvidamente.

“Andiamo, bambola” disse con una convincente voce da John Wayne “Andiamo nelle segrete del castello a vedere se riusciamo a fare più casino del principe X2 e della donzelletta B…”

“Luca!” si scandalizzò Mariacarla, precedendo d’un pelo Tellu.

“Figliolo!” rincarò la dose Enrico severamente “Cosa dici! Lo sai che nessuno può fare più casino di quei due…”

“Enrikko!”

“Waff!”

Oleana e Marco risero a più non posso mentre Dieci trascinava via una imbarazzatissima Mariacarla.

“Prima o poi si sbrinerà anche lei” pronosticò Oleana quando smise di ridere “ E comunque, mio bellissimo e infaticabile principe X2, se Vercingetorige e la popolana C sono nelle segrete a fare gli sporcaccioni, a me e te toccherà andare a comprare un Barbour, no?”

Marco saltò giù anche lui dal bancone e la fissò con aria solenne.

“Guarda che il reddito del principe non ha niente a che fare con quello della popolana” gorgogliò infine con un sorriso serafico “Al massimo si può permettere un bourbon. E comunque il principe preferirebbe una birra.”

“Ho capito, offre la donzelletta” sospirò Oleana mentre Marco la abbracciava e la portava fuori dalla porta “Ci vediamo dopo, gente!”

Enrico e Tellu rimasero soli nell’improvviso silenzio interrotto dal ticchettio dell’orologio a muro.

“E così” sospirò Enrico prendendo una mano di Tellu “Incredibile ma vero, sembra che siamo riusciti a piazzare tutti i nostri figlioli con ottime ragazze, eh?”

“Io l’ho sempre saputto ke sarebbero statti felicci.” rispose Tellu ma aveva una voce liquida e ansiosa che fece sorridere Enrico di tenerezza.

“Scommetto che adesso ti senti una vecchia e inutile ciabatta, vero?” domandò piacevolmente.

Tellu arricciò il mento come una bimba che sta per piangere e annuì controvoglia.

“Anke tu sei vekkio e inutille. E sei anke basso e grasso komme uno gnommo.”

“Ehi, non si parla così al re XY! Solo perché tu sei finlandese e bellissima…”

“Amorre! Davverro pensi ankorra ke sono bellissima?”

Enrico la guardò con uno sguardo così pieno di amore che Tellu non poté fare a meno di sospirare.

“Certo che ti trovo bellissima. E sei la mamma migliore del mondo, anche. Magari come cuoca difetti un po’, ma nessuno è perfetto, no?”

Tellu gli tirò una fiacca sberla ridendo, poi tornò subito seria.

“Pensi ke Teo e Verenna faranno pacce davverro?”

“Ma sì” rispose lui ottimista “Non preoccuparti di questo, adesso. Piuttosto, volevo chiederti…”

“Sì?” domandò Tellu carezzandogli la guancia.

Il marito sorrise con insolita malizia, e per un attimo somigliò in maniera sorprendente ai figli.

“L’hai comprata la Nutella?” domandò sornione.

“Enrikko!!”

 

 

 

 

 

* = Buon Natale

** = Ciao


 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Allora: comincio adesso e finirò il prossimo capitolo col ringraziare la mia intramontabile, insostituibile, meravigliosa beta reader, ROMINA!!!!

Senza di te, niente di tutto questo avrebbe senso, mia cara…

 

Penultimo capitolo e ultima buttata di rispose singole. E’ mia abitudine ormai pubblicare l’ultimo capitolo (e cioè il prossimo) con un ringraziamento generico a chiunque sia passato o passerà a leggere questa storia. Quindi, con insolita commozione, scrivo a ognuno di voi un pensiero personale… con il cuore, perchè ognuno di voi è davvero fantastico ed è un privilegio per me avervi conosciuto.

 

 

Kokky: Mia diletta!! Sono felice di poterti annoverare in queste ultime recensioni ad personam… ne approfitto per mandarti un bacione e un abbraccione galattici, e un sentito GRAZIE!! Per i complimenti e le recensioni che hai lasciato.  Ti sono debitrice, speroi di poterti presto ripagare!! Baci baci

Dance: Davvero, non potevo non scriverti una nota di merito, piccola Dance!! La tua recensione è stata una divertentissima (e molto raffinata) sequela di risate! Peccato non avertelo potuto dire prima… beh, sono davvero lusingatissima e onorata di aver scritto qualcosa che ti sia piaciuto!! In realtà, mi sono talmente divertita a scrivere di Teo e Verena che non dovrebbe essere legale ricevere anche tanto entusiasmo in risposta… ma meglio così!! Tutti i complimenti e i ringraziamento sono ricambiati, dolcezza!! E speriamo di poterci scambiare qualche altra piacevolezza, prossimamente!! Ciao, a presto! P.S.. No, Moccia non piace nemmeno a me, ma lo invidio lo stesso, quanti soldi si è fatto…

Chocolate fairy girl: Amore, cosa vuoi che ne sappia io come si arpiona un figone biondo e finlandese? Manco so come si cucina una savusilakka… Però accetto volentieri consigli, se impari qualcosa fammelo sapere! Ed ora, alla mia cioccolatosa, piccola ispiratrice di nutellose diatribe… sì, proprio a te, un saluto e un abbraccio fortissimo, nonché i miei più sinceri ringraziamenti per il calore e la partecipazione durante questa storia savusilakkosa!! Baci baci, a presto!!

Kyaelys: Ti prego, respira!! Non vorrei mai avere sulla coscienza il collasso dei tuoi polmoni… e poi stai tranquilla, non ho nessuna intenzione di far finire male la storia!! Ho io per prima bisogno di ottimismo e allegria… sarà anche una fine banale e trita, ma che devo farci? Dopo Ab Aeterno e quel finale schifino che la mia mente aveva partorito, dovevo rifarmi… bilanciare il livello di zuccheri… insomma, mi hai capito!! Spero davvero che ti sia divertita a leggere questa storia, almeno quanto io mi sono divertita a scrivere! E grazie per avere commentato, grazie grazie grazie!! Baci appassionati!

Aurora: Mia piccolina dal nome pieno di erre, mio virgulto… non piangere!! Vedi che tutto va a posto? Almeno, dai, la strada è quella… sono davvero dispiaciuta e rammaricata di averti fatto spendere tanti soldi in Internet Point… se mi mandi l’indirizzo, ti spedisco un vaglia di rimborso!! Insieme a tutti i miei sentiti ringraziamenti perché sei stata davvero cara e preziosa lungo questi deliranti capitoli! Sono davvero onorata e felice di aver potuto divertirti, almeno un po’, e spero di poter ripetere presto l’esperienza. Ti mando un abbraccio affettuoso e sincero, mia carrissima!! A presto!!

Roby: Mio carissimo, grazie per la partecipazione alla mia fastidiosa tonsillite... dici che devo preoccuparmi della bambolina vodoo con una ciocca dei miei capelli che ho visto in mano a Teo? Ma no, dai: figurati se sono in grado di creare dei personaggi così perfidi! (penso un attimo alla Decana… uhm, meglio che vado a consultare un esorcista…). Effettivamente, ne è passata di acqua sotto i ponti dal primo Runners: direi che ormai possiamo considerarci vecchie spugne!! E’ anche grazie a te, mio caro, che posso dire di aver creato tante storie piene di fantasia e divertenti. Buone non lo so, ma gratificanti di sicuro!! Quindi un grazie più che doveroso è davvero sentito: dai Runners in avanti, fino a Otello, da tutti noi che affolliamo questo povero cervello bacato e atrofico, grazie!! Tanti baci e un abbraccio affettuoso, mio caro, a presto!!

Natalie_S: Ciao, amorre…. Devo dirti che mi ha davvero commosso questa cosa dei complimenti semi-finlandesi alle receptionist che parlano come Tellu! Potresti mandarmi il suo numero? La faccio parlare un po’, verso due lacrimucce malinconiche e poi metto giù. Forse riesco anche a beccarmi della savusilakka, così! Anche con te è arrivato il momento dei saluti: ti ringrazio per avermi lusingato, commosso e divertito con le tue recensioni. Sei stata un tesoro e spero davvero di poterti “riacchiappare” uno di questi giorni! Magari con una nuova storia, sperando sempre di poter scrivere qualcosa che incontri il tuo favore. Mille baci e mille ringraziamenti ancora, dolcezza. A presto!

Evan88: Tesoro mio, fortuna che la tua asenza non si è protratta troppo da farti perdere questi miei saluti finali!! Ci tenevo a ringraziarti personalmente, io e te sole (e il resto dei lettori che sbircia con molto poco tatto… fatevi gli affari vostri, dico!!). Non ricordavo la tua propensione per la ship Scaturro/Dieci: effettivamente, non ho sviluppato nessun amore omo, direi che per la par condicio come minimo avrei dovuto ventilare l’ipotesi… Spero che il finale che ho scritto ti aggradi! Comunque fosse, anche se dovessi coprirmi di insulti (giustificati a prescindere) sappi che sono stata davvero onorata e felice di leggere le tue recensioni e che spero davvero di poterti risentire presto… sigh! Che tristessa i saluti!!

Balck_Moody: Mia cara!! All’immagine del tuo schizzo di sangue dal naso tra poco cadevo dalla sedia dal ridere. Sei troppo forte, posso dirtelo con sincerità? Ho preso nota del nome del tuo profumo, ma col senno di poi non credo che sia quello che farà la differenza. Trovo molto più plausibile la cosa del flauto magico (mi rifiuto di pensare che sei figa solo perché hai ai capelli biondi… io che sono nera corvina che speranze avrei?!?!?). Il fab frou, oltre a ringraziarti imperituramente per il nomignolo affettuoso, ti manda a dire che ha imparato a suonare bene il clarinetto (pure lui!) e che farebbe volentieri con te una jam session… Vabbè, io vi lascio ai vostri intrallazzi musicali con leggero rammarico. Perché questa è l’ultima volta che posso risponderti dicendoti che sei una savusilakka, e questo un po’ mi dispiace. Grazie infinite per avermi deliziato con le tue recensioni, mi sono fatta un sacco di sane risate grazie a te!! E mandandoti tanti baci e tanti sinceri auguri, spero anche di poterti risentire… magari per sapere se hai qualche akkompagnatorre in sovrannumero da mandare qui a svernare… Un abbraccio, sincero, Black, a presto!!

Dicembre: Hai capito tutto, eh? Mia cara, mi dispiace se le tue intenzioni erano diverse… ho provato, fiaccamente, a vedere cosa sarebbe successo tra Dieci e Verena: a letto avrebbero fatto faville, lo ammetto… ma devo dirtelo sinceramente, quei due sono troppo uguali per andare d’accordo. Con questa perla (di Guttalax) ti lascio ai saluti finali: nonostante tu mi abbia lasciata sola con l’annoso rompicapo della coda di rospo, ti ringrazio per aver sempre seguito e commentato questa storia. Sono davvero onorata e felice di aver potuto leggere le tue recensioni!! Grazie di cuore, speriamo di risentirci presto…

Kate91: Amore mio!! Io… malefica! Ma cosa dici mai? Io sono ponderata e giudiziosa, nonché raffinata e magra come una silfide (BWAHAHAHAH!!! Ok, mentivo.). Spero che, alla fin fine, tu abbia perdonato la mia doverosa perfidia e che il finale che ho scelto ti piaccia. E spero anche di poterti presto incontrare di nuovo su questi schermi, perché già mi mancano le recensioni che lasciavi!! Sei sempre stata carinissima e di una simpatia unica, grazie per lo stimolo e la partecipazione! Un bacione fortissimo, a presto!

NENACHAN: Teo verrebbe anche subito a farsi coccolare e consolare da te… posso venire anche io che mentre voi vi spupazzate a vicenda mi butto sulla tua torta al cioccolato? Ormai, arrivati alla mia età, è quasi meglio una sana fetta di torta che un tete à tete con un biondino bello e sgambettante… uhm… no, effettivamente mi ricredo, ancora no! Ora, mia carissima, i saluti: mi raccomando, studia e impegnati, ormai manca poco all’estate e se lavori bene la passerai sicuramente più serena e allegramente! Ti ringrazio per aver partecipato attivamente a questa storia, io e tutti i personaggi te ne siamo grati! Speriamo anche di risentirti presto e ti inviamo un commosso vagone di baci! A presto, ciao!!

Rik Bisini: Ops… le iniziali sbagliate!! Questa sì che è stata una svista!! Rimedio subito correggendo le iniziali e ringraziandoti con ammirazione per il solito e infallibile “occhio di falco”. Chissà da dove mi è venuto fiori quel PC: forse la mia inguaribile vena informatica ha preso il sopravvento, chissà… comunque!! Non so se il finale di questa storia ti piacerà. Avrà forse del banale e dello scontato, e so che a te piace essere sorpreso. Ma questa storia “terapeutica” per me aveva bisogno di un lieto fine che è saltato fuori così. Spero che tu non me ne voglia e che continuerai a leggere le mie schifezze… Ti ringrazio di cuore per tutto l’aiuto, l’appoggio e la partecipazione che hai dimostrato. Un abbraccio affettuoso e un saluto a presto!!  

Piccola dea: Effettivamente, non avevo valutato che la povera Verrena carra si era spupazzata due Ferri in due capitoli… la cosa si traduce in poche parole, mi sovvien di dire: che culo! D’altronde, un triangolo amoroso con due biondazzi da infarto è il mio sogno segreto dall’adolescenza. Eh, non credo che la gente possa capire quanto sia terapeutico poter scrivere nero su bianco le proprie perversioni mentali e trovare pure qualcuno che ti dice che sono forti da leggere!! Il povero Teuccio, come vedi, ha avuto la sua ricompensa. A anche io, dopotutto: grazie a voi recensori (?) ho passato lunghi momenti di vero spasso!! Sono davvero contenta e orgogliosa di aver ricevuto tante belle parole. E tu, piccola dea, rendi davvero onore al tuo nick! Grazie, suloinen, per l’appoggio e le recensioni schizoidi. Speri di risentirti e di poter di nuovo scambiare piacevolezze da pazze scatenate con te!! Baci baci

Tartis: Oh, bellissima!! Mi ero appena abituata a farmi chiamare in un modo così piacevole e già mi tocca rinunciarci… me povera, me tapina! E che dire della tua fine e azzeccatissima analisi? Tutto vero, my God, tutto vero… vedi che non sono poi così originale nei miei scritti se alla fine capite tutto di tutti! Anche a te, con triste rassegnazione, devo dire arrivederci: proprio non mi viene niente di melodrammatico tipo “addio” o “un dì nell’aldilà, forse…”. Uè, scherziamo?!?! Ti voglio fresca come una rosa alla prossima storia, non mancare! Perché sei troppo forte perché possa rinunciare alle tue recensioni da pazza scatenata. Ricambio con affetto e dedizione i baci e gli abbracci, sono stata davvero felice  onorata di annoverarti tra i lettori di questa storiella che niente voleva se non divertire e dare un po’ di buonumore. A presto, tesoro, ciao!

Bea_chan: Amore mio: hai capito tutto e hai così meravigliosamente seguito la tortuosità del mio proprio pensiero che mi hai quasi commossa. Il bacio tra Verena e Dieci era davvero quasi obbligato: perché nessuno lo capisce? Solo io e te, contro tutti… o siamo completamente prive di senso morale o siamo entrambe da ricovero. Comunque sia: mi dispiace che il periodo che stai passando non sia dei più felici! Tieni duro, passerà. Volevo ringraziarti, a questo punto, per avermi messo allegria e avermi divertito con le tue recensioni scoppiate e fuori di testa! Sei simpaticissima e adorabile, quasi come il mio canarino finlandese. Mi mancheranno le tue parole e i nostri appuntamenti settimanali! Spero solo di poter replicare presto, perché le cose belle danno sempre assuefazione e poi diventa difficile rinunciarci. Quindi, mi auguro di risentirti presto, molto presto!! Baci e abbracci sinceri, ma belle, ciao!

Londonlilyt: Mia carissima!! Devo dirtelo, sapendo che presto avrò il privilegio di vederti e spupazzarti di persona, rende le cose parecchio più facili. Non so come renderà i nostri commiati a Londra, immagino tragicamente lacrimosi… ma non voglio pensarci adesso! Visto che sei di ritorno da un periodo di bagordi sardi, ne approfitterò per farmi trascinare a Londra in un qualche pub equivoco… legheremo DiDi fuori col guinzaglio e tu mi presenterai quel benedetto barista irlandese che ormai non ne può più di essere tanto bistrattato dal nostro immaginifico. Comunque sia, in questa sede o dal vivo o sul forum, beccati dovunque i miei sbaciuzzi appassionati, perchè sei fantastica, scoppiettante, rivitalizzante e positiva peggio di una crema al botulino! Una strizzata galattica, mio tesoro, a presto!!

Lely1441: Non vorrei mai dover avere sulla coscienza il blocco della tua crescita… a meno che tu non sia già un metro e novanta, nel qual caso magari me ne saresti anche grata! Sai che non mi hai ancora spiegato il significato di quel 1441 del tuo nick? Difficilmente può essere una data, a meno che il tuo non sia davvero un bizzarro calendario… questo, ovviamente, ci pone nella situazione di dover di nuovo conferire insieme!! Il che mi dà la speranza di poter di nuovo usufruire della tua splendida compagnia, prossimamente. Lo spero con tutto il cuore, perché le vostre recensioni mi mancheranno come l’aria!! Stai nei paraggi, dolcezza, e fatti sentire presto, mi raccomando!!

Kabubi: Amore!! Il bacio tra Verena e Dieci era lì che covava dalla prima volta che si sono visti. Almeno, così era nella mia psiche malata! Ma era solo un bacio, niente di più: per esperienza, anche se sei innamorato cotto come lo sono sia Dieci che Verena, lo stesso ti accorgi se c’è attrazione fisica per qualcun altro. Che nasca e finisca lì, ovviamente, è quello che fa la differenza col vero amore! Quindi, tra una puffbacca e l’altra, ti mando tutti i miei saluti, i miei ringraziamenti, la mia commozione e la mia speranza di risentirti presto! Sei stata davvero una simpatica “compagna di viaggio”, speriamo di poter ripetere presto l’esperienza!! Un bacione, tesoro!

Killer: Mia carissima!! Sapessi quanto sto penando nello scrivere queste ultime risposte alle vostre recensioni… mi parte un pezzetto di cuore a ogni parola. Perché tutti siete stati così carini, così simpatici e così “vicini” che mi sembra quasi di partire per un lungo viaggio. Spero che questo finale di storia incontri il tuo favore, ma penso di sì ;-) E spero anche che prima o poi ci possiamo risentire, per una nuova sotria, magari!! Nel frattempo, ti ringrazio per tutto e ti auguro tante belle cose (soprattutto una pioggia di canarini finlandesi, visto che sembri aver apprezzato il mio Teo…). A presto!!!

S chan: Mia cara, con vivo rammarico ti posso garantire che sono guarita… rammarico, ovviamente, perché sono dovuta tornare al lavoro, pur sentendomi arrugginita e dolorante come una vecchietta ottantenne! Eh, quanto hai ragione per quanto riguarda Teo: aveva bisogno di una lezione… però poverino!! L’ho creato così carino che io stessa fatico a trattarlo con imparzialità. A chi voglio darla a bere: se esistesse davvero, me lo mangerei anche io in un sol boccone!! Tenero canarino… Che deve dire addio, stavolta. Giunti a fine storia, non rimangono che i saluti e i ringraziamenti per tutto l’appoggio e l’entusiasmo dimostrati. Quindi, grazie, dolcezza! Spero di poterti di nuovo “incontrare” qui o altrove. Baci baci e auguri!!

Krisma: Amore mio, luce dei miei occhi… lungi da me l’intento di farti soffrire volontariamente!! Spero vivamente di fare ammenda con questi ultimi due capitoli che mi hanno divertito tantissimo e che quindi spero divertano anche te. Credimi, ogni volta che finisce una storia chi ci sta più male è l’autore, e cioè io: mi mancheranno da morire i commenti, le esilaranti constatazioni di chi legge, i piacevolissimi complimenti… a ogni storia che si pubblica si viene a creare una sorta di piccola comunità e sapere che con la parole “fine” è l’autore stesso a far finire tutto, si diventa davvero molto tristi. Anche a te, come agli altri, voglio inviare i miei più sentiti e sinceri ringraziamenti, per l’appoggio dimostrato, per l’affetto, per le parole che mi hanno sempre divertito e che ho sempre apprezzato. Ti mando col cuore tanti baci sinceri, con la speranza di risentirti!! Anche perchè c’è da organizzare quel famoso pullman per la Finlandia… ti conto come partecipante, vero?!?! A presto, ciao!!

_Marika_: Mia carissima!! Sappi innanzi tutto che i complimenti più sono logorroici più fanno piacere, quindi qualsiasi variate sul tema è ben accetta, se non agognata con tutto il cuore!! Comunque, siamo arrivati agli sgoccioli e ormai non c’è più molto da dire… solo, sappi che le tue recensioni sono state davvero incredibili, nonché apprezzatissime e quasi “corroboranti”. Biondi, grazie, tesoro mio: spero di averti fatto divertire con questa storia, almeno quanto mi sono divertita io a “conoscere” una manica di debosciati divertenti come voi recensori. Spero davvero di risentirti presto, nel frattempo beccati il solito impegnativo vagone di baci e abbracci e sinceri auguri per tutto quanto.  A presto!!

__Miriel__: Mia carissima!! Azz, non avevo pensato di farmi fare una tisana da Tellu! Grazie per il consiglio, ora sì che sto meglio… mi è uscito uno sfogo pruriginoso sulla schiena, ma la febbre è calata! Non rispondo alla domanda perché, a quanto pare, ti sei risposta da sola… Dieci mi ha detto di dirti che è pronto per distribuire baci simili a quello dato a Verena a chi lo richiede, quindi se vuoi te lo mando lì un pomeriggio e poi concludete voi. Per quanto riguarda la tua richiesta di “macchinazione” di un nuovo lavoro, devo dire che sto già macchinando alcune storie, ne ho un paio iniziate che però non hanno niente a che fare con Geometrie… mi piace spaziare molti generi, sai! E a scrivere un’altra storia di adolescenti, finisce che mi ripeto… Ok, siamo ai saluti: io e tutti i finlandesi della storia, nonché Verena, Oleana e MC ti salutiamo con affetto e ti ringraziamo di cuore per le tue recensioni, sempre allegre, divertenti e mai banali! Speriamo tutti di risentirti presto… nel frattempo, ti mandiamo un vagone di baci cumulativi!! CIAO!!

Lauraroberta87: Te ne eri accorta, eh?, che la tua risposta era più lunga delle altre? A dire il vero, non è stata la tua maschia voce a farmi capitolare, ma il tuo ottimo MATERIALE PER CANNE, che in questa recensione subisce la sua morte del cigno: prometto di non nominarlo più, se non direttamente sollecitata dalla Corte. Certo, ammetto che vista dal vivo sei anche particolarmente gnocca e se fossi omo ti avrei già invitato fuori a bere un analcolico (visto l’effetto devastante che ha il Lambrusco sulle tue sinapsi…). Ma non sono omo e non ti invito a uscire con me perché 1) sei troppo giovane e 2) non beccherei un ca..o, visto che confronto a te sembro la moglie di Nosferatu in convalescenza post diarroica… Arriviamo così ai saluti: che dirti, bellezza, sono stata davvero contenta di averti conosciuta. So che non finisce qui, quindi non scoppierò in lacrime…  però magari passa del tempo prima che riesca a risentirti, e questo mi fa commuovere. Quindi la tengo corta: a presto, mio valoroso cavaliere dalla voce suadente, ci rivedremo presto e sarà grande amore!! Un bacione, splendorre, tante belle cose!!

ReaderNotViewer: Ah, la mia sceneggiatrice ufficiale!! Premetto che sono devastata dal dispiacere al pensiero di averti messo in difficoltà con la nuova location… che tanto nuova non era, visto che se non ricordo male una certa contadina ucraina è stata trasformata in Esmeralda proprio in quella location!! E poi, dove avrei potuto sviluppare il bacio tra Dieci e Verena? In Piazza Maggiore? Confido nella tua fantasia e se proprio devi, magari dirotta la scena in un anfratto della scuola… dietro l’armadio di lamiera che nascondeva il diario, per esempio! Tornando a noi: donna, di malattie della vecchiaia c’è chi comincia a soffrirne a dodici anni, quindi non preoccupiamoci! E poi, e conoscendoti, sarà anche vero che strutturalmente hai qualche cedimento e che ti manca poco per essere una vecchia ciabatta come me, ma basta che fai uno di quei tuoi sorrisi allegri e torni in piena fase liceale! Sei una forza della natura, donna: e io come sai ti ammiro e ti amo moltissimo. Quindi, ti mando i miei saluti, i miei abbracci, la mia ammirazione e uno stampo di lasagne virtuali, che so che ti piacciono… baci sinceri anche da Didi, a presto!!

Erda: Dopo aver seguito il tuo savio consiglio sul brodo di pollo (ma mi era venuta fame, quindi del pollo ho mangiato anche la coscia e un pezzo di petto…) mischiato al latte caldo col miele (lasciatelo dire, tutto insieme fa schifo!! Ho dovuto condirlo col cognac…) eccomi qui, a rispondere per l’ultima volta alle recensioni. Che dirti senza sbrodolarti addosso calde lacrime di riconoscenza? Grazie. I commenti fanno sempre piacere, ma con voi tutti è diverso, mi lasciate sempre dei piccoli pezzetti della vostra vita, e questo è bellissimo! Mi sembra quasi di conoscervi davvero: e davvero, quindi, ti mando tanti baci, tanti auguri di una vita prospera e serena e tanti “a presto”, perché è logico che ci sentiremo di nuovo… vero? Baci baci!!

MarzyPappy: Tesoro mio!! Brava bravissima per l’esame (in ritardo, ma lo sai, ormai sono cronica…). Eh, il quartetto teutonico ci ha fatto penare non poco: io avevo la febbre a 40° e deliravo peggio che in overdose di puffbacche, DiDi piangeva calde lacrime perché il fenicottero e soci hanno dato buca, qualcun altro riprendeva a fare l’asino… non dico chi, ma sapendo i miei trascorsi, dovresti intuire. Insomma, per dirla alla Scaturro, una settimana di mmmerda. Meno male che ci siete voi: che ci sei tu, bellezza riccioluta dal sorriso contagioso!! So che io e te ci sentiremo anche una volta che è finito Geometrie, però lo stesso un po’ mi viene il magone: i saluti non sono il mio forte… quindi, ti mando il solito vagone di baci, accompagnato da un sincero augurio di fortuna, amore… e tutto quello che puoi meritarti! Ciao, tesoro, a presto!

Maharet: Mia cara, se non ci fossi tua dirmi che non è vero che sono una vecchia ciabatta… che cara che sei!! Allora, mia novella disoccupata, come si sta ad avere finalmente tra le mani quel foglio di carta per cui hai sudato tanti anni? Bella soddisfazione, eh? Per me è stata la stessa cosa la prima volta che sono riuscita a togliere dal forno uno stampo di lasagne commestibile…Ma torniamo a noi. Essendo questa l’ultima risposta “ufficiale” alle recensioni di “Geometrie”, ci tenevo a dirti quanto ti sia grata e lusingata per il fatto di averti come lettrice. E poi, abbiamo condiviso il momento della tua laurea… cioè, queste son cose che segnano!! Ti mando quindi tanti baci e abbracci sinceri, augurandoti di raccogliere presto i frutti di quanto hai seminato in tanti anni di studi! Arrivederci, piccola, un bacione!!

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 : Christmas tale (parte 2) ***


Recensione di Black_Moody, fatta il 07/04/2008 - 10:42PM sul capitolo 26: Capitolo 25 : Christmas tale (parte 1) - Firmata

Capitolo 25 : Christmas tale (parte 2)

 

“Avanti il prossimo.” borbottò Verena brandendo un mestolo come se fosse una scimitarra spaziale.

“Patate e fagioli. Amore mio, sei uno splendore oggi.”

Verena non alzò nemmeno gli occhi: scodellò patate e fagioli in un piatto fondo con consumata perizia, lo allungò sul tavolo dove venne prontamente agguantato da una mano con le unghie lerce e sospirò: “Anche la tua french manicure è uno splendore.”

“Trovi?”

“Sì. Quella striscia di terriccio sotto le unghie è davvero fashion. Che tuberi ci stai coltivando?”

“Ti farò sapere quando spunta qualcosa.”

“Non vedo l’ora. Avanti un altro.”

“Minestrone. Cocca, quand’è che ci beviamo qualcosa insieme io e te?”

Verena arrischiò uno sguardo rapido sul tizio davanti a lei: odorava di putrefazione e le sorrideva mostrando denti radi e barcollanti come lo steccato di una fattoria abbandonata. Gli passò il minestrone senza fare nemmeno una piega.

“Credo che preferirei morire disidratata. Avanti il prossimo.”

“Patate e fagioli. E se ce l’hai, anche un milione di euro.”

Risate sguaiate seguirono la battuta ma Verena inarcò appena il sopracciglio.

“Ce l’avevo sotto il banco da un mese, mi domandavo giusto se qualcuno l’avrebbe mai chiesto. Mangia i fagioli e contieniti, spiritosone. Avanti un altro.”

“A me minestrone, gioia: i fagioli mi fanno scoreggiare come un aereo a reazione.”

“Che meravigliosa notizia. Non so che dire, Giorgione, hai provato con un tappo di sughero?”

“Oh, oh, la bella musona ha fatto una battuta! Presto, fotografatela!”

Verena, suo malgrado, si lasciò sfuggire un mezzo sorriso e Giorgione alzò le braccia al cielo, radioso.

“E ha anche sorriso! E’ proprio Natale, che Dio mi fulmini. Ehi, Osvaldo, la bella musona ha sorriso, non sei felice?”

Osvaldo, il senzatetto che aveva litigato con Verena la prima volta che era andata al centro di accoglienza, si strinse nelle spalle e fissò la ragazza con aria malevola.

“Sarà stato un crampo” borbottò convinto “A me minestrone.”

“Aspetta il tuo turno, c’è prima Cavallo Pazzo.”

Cavallo Pazzo era una specie di gnomo ingobbito con la faccia da adolescente psicopatico che camminava sempre attaccato al sedere di Giorgione: Verena non aveva mai sentito la sua voce nemmeno per dirle se voleva il minestrone o la pasta e fagioli. Si limitava sempre a guardarla con due acquosi occhioni grigi, con una faccia così devota e mistica neanche lei fosse la Madonna pronta a redimerlo.

“Cavallo Pazzo ha una cotta per te, musona.” le aveva rivelato Giorgione una volta: secondo lui l’aveva detto sottovoce in confidenza, in realtà l’aveva praticamente urlato col megafono, col risultato che tutti al centro di accoglienza la conoscevano come “la musona fidanzata di Cavallo Pazzo”. “Il che è esattamente quello che ti meriti” dichiarò Vocetta1 saccente “Dopo Verena dalla Clava fidanzata di Scaturro, Musona fidanzata di Cavallo Pazzo era l’unica alternativa possibile.”

Verena scodellò un bel piatto di minestrone e lo porse al senzatetto.

“Tieni, Cavallo Pazzo.” disse con voce più dolce e proprio in quel momento Cavallo Pazzo le allungò un voluminoso pacco sul bancone, arraffò il suo piatto con entrambe le mani e claudicò via, ingobbito e rattrappito.

Verena osservò sospettosa il pacco incartato con carta di giornale come se fosse una bomba a orologeria.

“Cos’è?” chiese a Giorgione che la guardava sogghignando.

“Un regalo di Natale” confidò lui: il suo vocione tonante rimbombò nella sala e lo sentirono tutti, dall’Irlanda all’Algeria “Aprilo, ci lavora da settimane!”

“Un regalo dal fidanzato psicopatico e barbone!” cinguettò Vocetta2 con velata ironia “Wow, questo sì che sarà un Natale da ricordare!”

“Cos’è?” chiese di nuovo aggrottando le sopracciglia: non voleva offendere Cavallo Pazzo, ma il regalo che le aveva fatto per Santa Lucia era stato un piccione morto e Verena non voleva ripetere la performance con un altro cadavere, magari di roditore, per finire in bellezza il Natale.

“Niente di organico, ho controllato.” rispose Giorgione allegro e Verena si preparò a scartare il pacco, usando solo la punta delle dita e preparandosi a scattare all’indietro.

Era una scatola da scarpe di cartone: dentro c’era un’altra scatola che pubblicizzava un aggeggio per la depilazione; dentro c’era un’altra scatola più piccola.

“Non è che il regalo è proprio questa matrioska di scatole?” si domandò Vocetta1 dubbiosa, ma dentro l’ultima scatola Verena trovò una specie di cuscinetto fatto con fazzolettini di carta appallottolati con sopra un cerchio di lamiera intrecciata e un pezzo di vetro incastrato in mezzo. Verena elaborò in fretta qualche ipotesi, ma alla fine si arrese.

“Cos’è?” chiese per la terza volta, sottovoce.

“E’ un anello!” esclamò Giorgione al settimo cielo “Non lo vedi?”

Un anello. Era enorme! Neanche se avesse avuto gli zoccoli da cavallo le sarebbe andato bene.

“Oh, ehm… che bello…”

“Proprio una richiesta ufficiale” grugnì Osvaldo malevolo “Mi dai il mio minestrone, adesso?”

Richiesta ufficiale. Richiesta ufficiale?

“Mio Dio, è un anello di fidanzamento!!” gorgogliò inorridita Vocetta2.

“Non posso accettare” balbettò Verena mollando l’anello dentro la scatola come se si fosse di colpo trasformato in un serpente velenoso “Dì a Cavallo Pazzo che ho fatto voto di castità e che non posso fidanzarmi con lui.”

“Non credo che capirà.” la avvisò Giorgione dubbioso.

“Ti conviene prenderlo” commentò invece Osvaldo pragmatico “Di meglio non trovi, con quella riserva di acido muriatico che hai per lingua.”

“Ha parlato il budino alla crema” rispose immediatamente Verena, punta sul vivo “Più che il minestrone dovrebbero darti dell’antiparassitario, il tuo odore di primule arriva fino in Guatemala.”

“Mi dispiace offendere il tuo odorato, principessa sul pisello” ribatté Osvaldo incupito “Adesso me lo dai o no quel cacchio di minestrone?”

“Te lo darei più volentieri se solo ti lavassi le ascelle con l’idraulico liquido!” rispose Verena altrettanto aggressiva: riempì un piatto di minestrone, lo posò con forza sul bancone e si tolse un pacchetto dalle tasche del grembiule.

“Tò questo.” grugnì poi quasi tirando il pacchetto in testa a Osvaldo.

Questi lo prese per riflesso condizionato, la faccia comicamente sconvolta di sorpresa.

“Cos’è?” chiese anche lui.

“Un regalo!” tuonò Giorgione che non se n’era ancora andato via “La bella musona ha fatto un regalo a Osvaldo!! Questo sì che è amore!”

Lo sentirono tutti, nell’intera provincia bolognese: Osvaldo continuava a guardare il pacchetto come se fosse un brano di carne cruda. 

“Ti do un indizio” specificò Verena arrossendo leggermente mentre Osvaldo scartava il pacco con titubanza “E’ liquido ma non si beve, a meno che non abbiano problemi di odorato anche le tue tonsille: nel tuo caso, dovrebbero farti di tutto, dalla lavanda gastrica al clistere.”

Era un bagnoschiuma: Osvaldo deglutì a vuoto un paio di volte guardandolo e i suoi occhi cisposi furono di colpo stranamente arrossati. Ma si ricompose in fretta e fece sparire rapidamente il flacone nei meandri del suo largo cappottone spelacchiato.

“Potevi almeno prendermi il Felce Azzurra” sbuffò afferrando il piatto di minestrone senza alzare gli occhi su di lei “Questo qui ai frutti tropicali è da checca.”

“Ringrazia il cielo che non ci ho messo dentro dello sturalavandini” rimbeccò Verena altrettanto burbera “Buon Natale, puzzone.”

Osvaldo camminò via borbottando fra sé e Giorgione ammiccò a Verena, sorridente.

“Non hai paura che Cavallo Pazzo diventi geloso?” domandò amabilmente.

“Il mio fidanzato ha vedute aperte” rispose altezzosa Verena puntando il naso per aria “Non è mica un buzzurrone come voi.”

Giorgione rise facendo tremare le pareti del locale; lo fece con tanta partecipazione che Verena non poté fare a meno di imitarlo.

Fu così che la vide Teo entrando nel centro di accoglienza: grembiulone macchiato, capelli tirati su con un fazzoletto, mestolo in mano e sorriso timido a illuminarle il viso come il sole nel cielo d’agosto.

*          *          *

Rimase per un attimo sulla soglia a fissarla folgorato, mentre il cuore gli circumnavigava gli organi interni prima di tornare nella sua solita sede.

Verena era così bella, constatò Teo incantato: ogni volta che sorrideva, a ogni comparsa di quelle fossette meravigliose si sentiva rimescolare tutto dentro e fuori, come se un portentoso massaggiatore svizzero lo ribaltasse con un massaggio particolarmente invasivo. Verena gli aveva fatto quell’effetto da subito, quando era entrata nella sua vita con quella sberla apocalittica e quel bacio da far arricciare le dita dei piedi; solo che forse per la sorpresa, forse per la paura di innamorarsi davvero, Teo non aveva capito subito cos’era successo.

Si chiese come avesse mai potuto pensare di poter stare senza lei, così divinamente bella anche con solo l’ausilio di un mestolo e di un grembiule bisunto;

si chiese anche vagamente perplesso se fosse normale non riuscire a respirare continuando a guardare quelle fossette;

si chiese poi come avrebbe potuto sopravvivere senza l’immagine di lei che scodellava minestrone verdastro ai barboni;

si chiese infine, con angosciata trepidazione, se il suo cuore avrebbe retto un possibile rifiuto e quando lei finalmente girò gli occhi scuri su di lui, inchiodandolo alla porta, si rispose mestamente di no.

No, non avrebbe retto. Perché quel maledetto aspide, da quando l’aveva sorpreso con un ceffone ben piazzato, non si era più schiodato dal suo cuore; e lui poteva sforzarsi di mettere camicie sempre più pazzesche, di pettinarsi i capelli col gel più cementifero della storia, di mangiare camionate intere di panini… rimaneva il fatto che senza di lei niente aveva più colore e sapore; niente aveva più senso senza Verena Bassi dalla Clava, nessun ramo aggiunto.

Teo rimase quindi in piedi sulla soglia, impotente e disarmato come mai in vita sua, sentendosi particolarmente nudo, ridicolo e con le mani assurdamente sudate.

Verena lo guardò a lungo con indifferenza, come se non lo riconoscesse; poi, il suo sorriso si spense di colpo. Mollò il mestolo dentro al pentolone, si strofinò distrattamente le mani sul grembiule e marciò decisa verso di lui.

Teo rimase immobile, inchiodato sul posto dallo sguardo cupo di Verena: il cuore gli batteva così forte e così alto in gola che con un colpo di tosse avrebbe potuto sputarlo sul pavimento. Gli arrivò davanti e lui aprì la bocca per parlare.

“Verena cara, io…”

Verena bilanciò il braccio destro e mollò a Teo una tale sberla che gli girò la faccia di 180°.

“Perché non mi hai chiamato?” strillò poi puntandosi i pugni sui fianchi: la sua voce, pur sferzante e trasudante rabbia, tremava in sintonia col mento aggressivamente alzato.

Teo si portò una mano alla guancia offesa e sbatté le ciglia in faccia a Verena.

“Ahio!” gorgogliò stupefatto: era doverosamente folgorato dalla sorpresa ma anche vagamente risentito.

“Perché non mi hai chiamato!” ripeté Verena con un ringhio “Sono passati mesi… dico, mesi interi! Giorni su giorni, settimane su settimane… e non hai sprecato nemmeno un cazzo di secondo per prendere in mano quella cazzo di cornetta e farmi una telefonata del cazzo?!?”

“Và che lessico da baronessa che c’ha la musona, quando vuole!” gorgheggiò Giorgione appostandosi comodamente di fronte ai due per godersi meglio lo spettacolo “Chi è questo sfringuellino biondo? Il tuo moroso?”

Cavallo Pazzo si avvicinò minaccioso a Teo e sembrò quasi ringhiargli dietro; Verena fece un gesto secco della mano senza schiodare gli occhi, come a dire di lasciarla in pace.

“Allora?” berciò poi incattivita.

Teo stava ancora cercando di raccapezzarsi: non era di sicuro così che si aspettava il suo primo incontro con Verena. Le sue fantasie erano andate da lei che gli correva incontro piangendo a svariate varianti di baci appassionati modello Winslet/di Caprio in Titanic. L’ultima cosa che si aspettava era quel manrovescio da competizione e quel discreto pubblico di barboni che odorava come una fogna aperta in riva al Gange.

“Che sberla” balbettò tra l’offeso e il costernato “Ho come un dejà vu: mi sembra di essere nel corridoio del primo piano della scuola... Dov’è Scaturro?”

“Rispondimi, cerebroleso!”

“Non mi ricordo cosa hai chiesto.” ammise Teo, francamente imbarazzato: aveva perso la domanda per strada e Verena per poco non gli rifilò un altro schiaffone.

“E’ troppo scemo per essere un moroso” annunciò Osvaldo a sorpresa da un angolo seminascosto del locale “E con quella camicia, poi…”

“Sarà un parrucchiere” tentò di nuovo Giorgione “Sono tutti finocchi quelli lì.”

“Zitti, cazzo!” strepitò Verena mentre una solerte e incuriosita suor Giacinta si avvicinava a loro con un timido sorriso di circostanza “Oltre a ignorarmi per settimane e mesi come se nemmeno esistessi… oltre a mandarmi in frantumi il cuore ogni cazzo di volta che ti incrociavo a scuola, hai anche il coraggio di venire qui a fare il deficiente del cazzo?!?”

“Ehm, Verena…?” si intromise suor Giacinta vagamente imbarazzata dall’evidente turpiloquio della ragazza, la quale naturalmente la ignorò.

“Che diavolo ne sapevo io!” si decise a difendersi Teo, alzando la voce “Mi avevi detto… tue testuali parole, mi avevi detto che sono completamente senza cuore e che non volevi vedermi mai più! Cosa dovevo fare, strisciare ai tuoi piedi come un ramarro zoppo e supplicare di perdonarmi?”

“Sarebbe stato un buon inizio!” strillò di rimando Verena stringendo furiosamente i pugni.

“Non mi sembra che mi avessi dato qualche speranza di riconciliazione!”

“Infatti non ne avevi! Ciò non toglie che avresti dovuto lo stesso provare, accidenti a te!”

“E secondo te sapendo che non vedevi l’ora di battermi come un tappeto dovevo correre qui subito! Magari con il gatto a nove code oliato di fresco per farmi punire meglio! Ti rendi conto di quanto siano deliranti i tuoi ragionamenti?”

“E tu hai una idea… hai anche solo una vaga idea di quello che ho passato in questi mesi?”

Preso in contropiede, Teo aggrottò le sopracciglia.

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che qualcuno doveva dirtele quelle cose, maledetto canarino… ficcanaso… manipolatore del cazzo! E io te le ho dette, anche se ho sofferto come un cane morto e tu… tu dovevi venire a chiedermi scusa! Dovevi strisciare proprio come un ramarro del cazzo e promettere che mai più… che mai più mi avresti fatto stare male così!”

“Ehm Verena?” tentò di nuovo suor Giacinta quando si avvide che Cavallo Pazzo, vedendo la propria amata così evidentemente sofferente, stava quasi per avventarsi su Teo, trattenuto blandamente da Giorgione.

“Che vuole questo?” chiese Teo inquieto mentre Cavallo Pazzo quasi gli abbaiava dietro.

“Ti vuole azzannare” sibilò Verena “Ognuno ha gli alleati che si merita: tu hai Otello, io ho Cavallo Pazzo.”

“E’ un po’ geloso” spiegò Giorgione garrulo col suo vocione da imbonitore “E’ innamorato anche lui della musona e secondo me ha capito che siete in competizione. Non è da scompisciarsi?”

E rise, effettivamente, provocando una scossa tellurica di notevole magnitudo. Teo cercò di fare mente locale anche se mai come in quel momento si era sentito ottuso e fuori dal mondo.

“Verena, ascolta” disse deciso “Sono venuto qui non per farmi prendere a sberle e nemmeno per essere azzannato dal tuo mastino guardia del corpo, ma per dirti che… dirti che…”

Si impappinò: come poteva dirle che moriva dalla voglia di baciarla davanti a un romantico pubblico di barboni puzzolenti?

“Dirle che?” tuonò Giorgione incoraggiante.

“Se sei venuto solo per farti prendere a sberle, possiamo concludere il lavoro io e Cavallo Pazzo.” si stizzì anche Osvaldo che non si era perso una sillaba dal suo angolo quasi nascosto.

“No, niente sberle. Io sono qui perché devo dirti che… Verena cara…”

Perché era così maledettamente difficile? Perché gli sembrava di avere davanti un muro di cemento armato invalicabile?!?

“Dirmi che?” si spazientì Verena: quell’incertezza era una tale tortura sottopelle che le sembrava di avere la scabbia.

“Dirti che…”

“Uff, che mortimpiedi.” grugnì Giorgione gonfiando le guance esasperato.

“Dirti che mi dispiace” buttò fuori Teo d’un fiato “Mi sono davvero comportato come uno stronzo meschino e manipolatore. Non ho scuse né parole per dirti quanto… quanto mi dispiace.”

“Bene.” rispose Verena dopo aver deglutito a vuoto. “Sta chiedendo scusa” evidenziò l’ovvio Vocetta2 “E’ una cosa buona, no?”

Certo che lo era. Allora perchè le sembrava di avere appena ingoiato un intero stagno di rospi?

“Perché delle scuse non te ne frega una cippa lippa quando vorresti qualcos’altro.” rispose Vocetta1 lugubremente.

“Sì, è così. Voglio chiederti scusa, Verena cara. Spero che tu possa perdonarmi.”

“Quindi sei qui per metterti la coscienza a posto.”

“Solo per la tua cacchio di coscienza.” specificò Vocetta1. Ti pareva.

“Beh…” tentennò Teo.

“Ok” tagliò corto Verena sbrigativa “Normalmente ti direi che ti sei comportato talmente da merda con tutti, a partire dal tuo degno gemello per arrivare a Mariacarla della Mirandola NonSoNemmenoSeSonoAlMondo, che personalmente ti appenderei per lo scroto al muro con un gancio uncinato, ma siccome è Natale e per qualche assurda ragione tutti tranne me ti hanno perdonato, farò finta di essere magnanima e non ti sparerò in bocca frantumandoti tutti quei bei denti di ceppo finlandese che hai. Ora, se non hai nient’altro da dire, te ne puoi anche andare.”

Bruscamente girò le spalle a Teo: non ne poteva davvero più di annegare in quei due maledetti laghetti finlandesi… non aveva più la forza di opporsi all’impulso irresistibile di saltargli al collo e di stordirsi di profumo di more.

“Brava ragazza!” approvò Giorgione entusiasta “Che bel discorso! Sei originaria di Corleone?”

“Verena…”

“Ho detto vattene o ti sguinzaglio dietro il mio nuovo fidanzato!”

Teo girò lo sguardo intorno e incontrò il viso di Cavallo Pazzo che sembrava quello di Santa Cecilia in estasi mistica.

“Lui?” trasecolò “Stai scherzando, vero? E’ così brutto che se si avvicina a una macchina parte l’antifurto! E fa svenire anche solo il pensiero di respirargli vicino!”

“Magari puzza come una mandria di gnu” ammise Verena “Ma almeno non racconta balle universali, lui.” 

Fece due passi in allontanamento e Teo fu preso dal panico. “Fermala!”  gli ordinò un redivivo quanto inaspettato Grillo Parlante nella testa e Teo sapeva che aveva ragione: se lei andava via, il suo cuore non avrebbe retto… il suo cuore…

“Verena, aspetta!”

“Buon Natale, sporca savusilakka, e addio.”

“E salutaci Cenerentola!” sghignazzò Osvaldo.

Un altro passo: il cuore in bilico su uno strapiombo di vetri rotti.

“Verena, aspetta… io… io ti odio!”

Verena si fermò di colpo, schiena rigida e immobile.

“Bell’inizio” commentò Osvaldo sottovoce “Questo qui non vuole solo un’altra sberla, ma un’intera manica di botte.”

Non può essere” soffiò invece Vocetta1 incerta.

“Io ti odio” continuò Teo con voce più ferma, il cuore che gli batteva in petto come le percussioni di una rock band “Sottovoce, con inchiostro e parole che non sapevo di avere…”

La schiena di Verena tremò; “Non può essere” ripetè Vocetta1 subito surclassata da una esultante Vocetta2 “E invece è, eccome!!

“Che dice?” balbettò Giorgione spaesato “Che c’entra l’inchiostro? E’ per caso un tipografo?”

“Sarà una vaccata mielosa abbinata a quella camicia da checca.” ipotizzò Osvaldo corrucciato.

Stranamente, Verena nemmeno li sentì: il cuore le era piombato in fondo ai piedi e poi era partito a razzo per conficcarsi in gola a ostruirle il respiro e a rombare come il motore di una Maserati.

“La poesia di Scaturro!” ansimò Vocetta1, ma anche questo non era vero, come tutto il resto. Non era la poesia di Scaturro; era di Teo. Anche quelle parole dolci e struggenti che le avevano toccato il cuore… anche quelle erano sue. Come il profumo di more, come le erre rotolose, come la fame cronica e le camicie spumeggianti… come tutto quello che amava di lui, con una elementare potenza da spezzare il cuore. Teo, sempre Teo. Logico. Col senno di poi, le sembrava addirittura di averlo sempre saputo.

“Odio pensare che non devo pensarti e così ti penso.” continuava intanto Teo facendo un passo verso di lei.

“Eri tu” mormorò Verena quasi con rabbia “Eri sempre tu… ed era sempre per qualcun’altra!”

“Non era qualcun’altra ma qualcos’altro” ammise Teo con disarmante sincerità “Era il sogno di qualcuno che ancora non esisteva. Eri tu, solo che ancora non lo sapevo. Perché solo a te, Verena cara, avrei davvero potuto dire che ti odio con tutto il cuore.”

“Ragazzi, Dio consiglia pace e amore…” balbettò suor Giacinta che non sapeva da che parte girarsi.

Ma Teo non aveva ancora finito.

“Odio i tuoi pazzeschi vestiti di gomma e il tuo patetico reggiseno delle Winx” continuò con voce sognante “Odio il tuo modo di piegare la testa e osservare le cose con aria disgustata; odio la tua mania di raddrizzare le cornici; odio quando mi sgridi perché guido da schifo, odio le tue fossette… odio dover dipendere da te per respirare.”

Verena girò appena il viso, come attirata da una forza invisibile: “Così non vale” pensò Vocetta1 accorata “E’ troppo, troppo savusilakkoso!!”

“Odio ricordarmi di te ogni santa volta che prendo in mano il vaso della Nutella” continuò Teo a voce sempre più bassa e rauca, così vicino che Verena sentì sulla schiena il calore della sua vicinanza “Odio dover litigare con te per ore e poi non capire lo stesso una parola di quello che hai detto. Odio vederti rabbrividire per le mie erre. Odio quando mi dai della savusilakka e dici che vorresti darmi una sberla, ma hai le guance rosse e io lo so… io lo so che vorresti baciarmi.”

“Sei un bastardo” mormorò Verena con voce rotta e tremante, così liquida che sembrava provenire da sott’acqua “Sei un infido bugiardo egoista che caccia solo balle! E sono io… io che ti odio!”

La mano di Teo si posò sulla spalla di Verena: lei avrebbe voluto scostarla, ma non ci sarebbe riuscita nemmeno per salvare il mondo da una guerra nucleare.

“E fai bene” mormorò Teo mentre Osvaldo, Cavallo Pazzo, Giorgione e suor Giacinta si guardavano l’un l’altro, indecisi se mollare i due ragazzi alle proprie confessioni o ufficializzare l’allegra combriccola dei barboni guardoni “Fai bene perché sono stato così scemo a non accorgermi subito di amarti che andrei preso a sberle da qui all’eternità.”

“Ecco, vedi che anche… eh?”

Verena, gambe come pappa d’avena e meteorite fumante incastrato sul piloro, si girò verso Teo: trovarsi così repentinamente avvolta dal tiro incrociato di profumo di more e occhi turchini supplicanti le scatenò in testa un tale concerto di gorgheggi di Masini che le parole si inabissarono miseramente in gola.

“Ho detto che fai bene” mormorò Teo attirandola verso di sé: Verena atterrò sul suo petto morbidamente, la bocca semiaperta in una buffa espressione attonita, così tenera che a Teo venne voglia di mangiarla come un dolcetto alla crema “Fai bene a odiarmi e a prendermi a sberle e a darmi della savusilakka. Non chiedo altro che questo. Perché io sono completamente, irrimediabilmente innamorato di te, Verena cara, e farei di tutto… subirei di tutto pur di starti vicino.”

“Wow.” mormorò uno dei barboni lì intorno, doverosamente colpito.

“Oh, beh” sospirò Vocetta1 di ottimo umore “Questo taglia la testa al toro, non è vero?”

Era vero.

Il viso di Verena si accartocciò tutto e dagli occhi spuntarono due lucide gemme trasparenti che si aggrapparono alle sue ciglia.

“Volevi la favola e hai avuto l’intera bibliografia dei fratelli Grimm!” cinguettò Vocetta2 estasiata “Che diavolo vuoi, ancora?!?”

Niente: quel momento era tutto ciò che aveva mai desiderato in tutta la sua vita.

“Ci voleva tanto per dirlo?” ruggì allora aggressiva.

Poi, con una specie di ringhio esausto, prese fra le mani in viso di Teo, lo attirò verso il suo e lo baciò. Ci mise un tale trasporto che lo costrinse a ondeggiare per rimanere in piedi.

“Olè!” esclamò Giorgione continuando a trattenere Cavallo Pazzo che si era messo letteralmente a ululare “Tra un minestrone e una sberla, c’è scappato nientemeno che il bacio con la lingua!! Tre urrà per la bella musona e il canarino!”

“URRA’!” approvarono entusiasti i barboni, corroborati dal cibo caldo e dal Natale imminente.

“Oh, sì, ehm…” tentennò suor Giacinta: in realtà non le era mai capitato di assistere a una scena del genere in tanti anni di onorata carriera ecclesiastica e non sapeva bene come comportarsi.

“Potremmo, ehm, innalzare una preghiera al Signore…”

Teo strinse Verena a sé con forza, fianchi contro fianchi; una mano salda dietro la nuca, una mano alla base della sua schiena, ogni singolo centimetro di corpo a contatto…

“Occhio ragazzi!” strillò Giorgione garrulo “Se mi fate ingorillire sta mandria di bufali, rischia grosso anche quello scorfano di Suor Giacinta!”

Suor Giacinta arrossì come una camionetta dei pompieri.

“Ehm! Ragazzi?” si affannò a strillare tra i fischi sempre più acuti ed espliciti degli astanti “Preghiamo per il Natale che ci rende tutti più buoni…”

“E più arrapati!” ghignò Giorgione al settimo cielo “Và il canarino con la camicia da showman che spettacolino che tira fuori… Buono, Cavallo Pazzo, te dei lavori così non li devi neanche vedere… rimani sulle campanelle e le renne di Natale, che è meglio!”

Verena, incurante di qualsiasi cosa, stordita dal profumo di more e da una felicità così grande che era impensabile quantificare, si aggrappò al collo di Teo, baciandolo dappertutto, assaporando la sua pelle del viso, le palpebre, le labbra, gli zigomi…

“Altro che minestrone” sghignazzò Giorgione “Tra un po’ la bella musona si mangia il canarino vivo! ANCORA URRA’ PER LO SHOW, gente!”

“URRA’!” parteciparono tutti ridendo.

“RAGAZZI!” si decise a strillare suor Giacinta “Un po’ di contegno, corbezzoli! Siamo in un centro di accoglienza, non in un luogo di perdizione…”

“… che sarebbe un bel po’ più divertente!” esclamò Giorgione facendole l’occhiolino “Qui è una tale messa da morto che aspettavamo solo la salma. Meno male che questi due ci hanno dato una botta di vita!”

“Ma se continuano così, tra un po’ avranno bisogno di una branda.” annunciò Osvaldo con aria di rimprovero.

“Vado a chiamare il parroco!” si decise suor Giacinta e scappò via da quel cancanaio improvviso e quasi blasfemo.

“Ve-re-naaaa!” biascicò all’improvviso Cavallo Pazzo affranto e Giorgione lo incoraggiò con un leggero pat pat sulla spalla.

“Stai buono, Cavallo Pazzo” disse di ottimo umore “Le donne credimi, è meglio perderle che trovarle. Quella sciroccata della musona, poi, era troppo pazza persino per te. Giusto, Osvaldo?”

“Cazzate” si schifò Osvaldo, in netta controtendenza “La musona eletta a eroina romantica… con questa le ho viste proprio tutte. Natale di merda!”

Girò le spalle al chiasso generale, prese il suo piatto di minestrone lasciato metà e lo sorbì con il dignitoso contegno di un vero lord inglese.

*          *          *

“Verena cara…” mormorò Teo staccando per un attimo le labbra dalle sue.

“Uhm?”

“Devo dirti una cosa.”

“Purchè sia piena di erre, vai pure.”

Erano soli, sulla Teo mobile: ci erano arrivati dopo il cortese ma fermo invito di don Peppino a levare le tende al più presto e dirottare il loro evidente entusiasmo verso opere di bene. Era successo più o meno un’ora prima (un’ora che erano sembrati  tre secondi, a dire il vero) e forse la Multipla verde cancrena non era il posto più comodo e discreto del mondo per pomiciare, soprattutto in mezzo a un milione di passanti incuriositi e con un freddo polare che premeva dall’esterno, ma a Verena sembrava di stare su una tiepida nuvola di ovatta.

“E’ una cosa che ti dovevo dire da un sacco di tempo.”

“Guarda che lo so che non ucciderai Otello solo perché lo odio con tutto il cuore” rispose semiseria disegnando con l’indice il contorno della bocca di Teo “Non ti preoccupare, assolderò un killer per quello.”

“Vedremo” sorrise lui radioso “No, è una cosa seria.”

“L’obolo annuale?”

“Dai, non scherzare. E’ quello mensile.”

Verena lo guardò in fondo agli occhi celesti, seri e radiosi, maliziosi e scanzonati, così azzurri che sembravano appena dipinti: sospirò, così colma di soddisfazione che le traboccava fuori da tutti i pori. “Non è normale sudare felicità!” la avvisò Vocetta2 garrula.

“Credevo che avessi raggiunto l’apoteosi dopo aver ammesso di essere uno stronzo meschino e manipolatore.”

“Quella? Era solo una frangia per farti venire a letto con me.”

“Comportamento tipicamente savusilakkoso, ma l’idea di base è ottima. Allora, questa cosa seria?”

“Olen pahoillani*.” disse Teo con la faccia da cucciolo.

Aveva ancora la mano sulla sua guancia e le accarezzava le labbra distrattamente con il pollice: forse lui non lo sapeva, ma l’effetto era altamente devastante, per le povere sinapsi di Verena.

“Era giusto quello che stavo pensando.” approvò lei seria.

“Sai cosa ho detto?”

“Che hai i calzini spaiati.”

“Non esattamente.”

“Sì, invece: uno è blu e uno è nero.”

“Intendevo quello che ho detto io.”

“Se parli in finlandese, mi sento in diritto di rimanere in silenzio: comunicherò solo in presenza del mio avvocato.”

“Olenpa tyhmä**.” continuò Teo imperterrito.

“Come no. Ne ho un paio di camoscio a casa che sono una bellezza.”

“Anna anteeksi***.”

“Davvero romantica questa lingua, musicale come una motofalciatrice al minimo. A dire il vero, preferisco quando mi inondi di erre.”

“Olet kaunis****.”

Verena inarcò un sopracciglio dubbiosa.

“Oh, sganciamo munizioni pesanti?”

“Questa l’hai capita?”

“Ho studiato qualcosina” ammise Verena arrossendo suo malgrado “Non molto tempo fa volevo dirti di andare a fare in culo nella tua lingua madre, ma Internet non è molto ferrato sugli insulti. Ho deciso di farmi bastare savusilakka, è così evocativo che non mi serve altro.”

Teo sorrise, poi la attirò a sé e la baciò dolcemente.

“Sarà anche una savusilakka e frou frou, ma bacia come un Dio!” cinguettò Vocetta2 estasiata.

“Mi chiedevo se ti andasse di passare la vigilia di Natale da noi” le chiese poi salottiero mentre lei era ancora in shock anafilattico “Ci saranno anche Oleana e Mariacarla.”

“Uhm” meditò Verena “Come si dice bacio in finlandese?”

“Suudella. Ne vuoi dare uno a Otello?”

“Suudella?” si schifò Verena “Mamma mia, sembra un nuovo insaccato! Un incrocio tra il salame e la mortadella. Comunque, me ne dai un’altra?”

“Di cosa?”

“Di suudelle.”

Teo la accontentò con lenta passione, accarezzandole i fianchi e facendole scoprire di avere sensori tattili persino sopra i vestiti: quando si staccò da lei, Verena era ansimante e vagamente anestetizzata dal collo in giù.

“Allora, vieni?”

“Oh, ah… dove?”

“A casa mia la vigilia di Natale.”

“Cucina tua madre?”

“Sì. Ma alla fine della cena se proprio il kalakukko non ti piace, puoi sempre spalmare lo zio Timo di Nutella e leccarlo tutto. Credo che non farebbe obiezioni.”

“Oddio, c’è lo zio Timo?”

“Zio Timo, zia Virpi e zio Aarto, nonché isoisä e isoäiti.”

“I barboncini nani di zia Virpi?”

“Nonno e nonna.”

“Oh, tutto il sacro ceppo finlandese al completo. Credo di aver bisogno di un’altra suudella per affrontare il discorso.”

Teo gliene diede tre o quattro: finirono per trovarsi aggrovigliati al cambio, ansimanti, rossi sulle guance e decisamente distratti.

“Mi dici che cosa ci infili in quelle suudelle?” mormorò Verena con voce rauca “Feromoni concentrati?”

“Parlerò di questo argomento solo con le tue Winx.” rispose Teo nello stesso tono; aveva gli occhi lucidi e languidi e il desiderio che vi si leggeva dentro era come una inondazione di erre.

“Mi sa che Osvaldo aveva ragione” commentò Vocetta1 compunta “Vi serve urgentemente una camera!

“Allora, questa cena…” gorgogliò in fretta Verena per neutralizzare la marea di pensieri sconci che le era balenata in mente.

“Non sarà una passeggiata” disse Teo con franchezza “Isoäiti è un po’, come dire, fuori di testa…”

“Che strano” commentò candidamente Verena “Voialtri Ferri invece siete così posati e razionali.”

“E Otello quando c’è tanta gente si agita e vomita dappertutto…”

“Che meraviglia” sospirò Verena e lo pensava davvero “Le begonie saranno tutte in fermento per l’occasione.”

“Per favore, vieni. Devo farti conoscere tutti.”

Verena aveva una domanda, ma aveva quasi paura di farla.

“E con che titolo mi presenteresti, scusa?” buttò lì alla fine, arrossendo lievemente “Verena Bassi dalla Clava non è di mio gradimento.”

Teo, con aria seria e le ciglia giudiziosamente abbassate sugli occhi, le prese una mano e cominciò laboriosamente a contarle le dita.

“Se nel frattempo non hai violentato altri studenti nel corridoio del primo piano a scuola, per me è ancora valido quello che ti dissi davanti a Vincenzina” buttò poi lì a bruciapelo “Quindi, se non ti disturba, potrei dire che sei la mia ragazza.”

Il cuore di Verena fece un po’ di bungee jumping tra la gola e l’addome prima che lei riuscisse di nuovo a parlare.

“Visto che non hai nessuna alternativa migliore…” borbottò infine con voce malferma.

“Se ti presentassi come la dog sitter di Otello non saresti credibile.” spiegò Teo con aria seria.   

“Vero.”

“Allora verrai? Ti ho convinta?”

“Non proprio. Visto che ci sono anche Mariacarla della Mirandola SantaScarpaFirmata e la Odescalchi ramo Riccobono, che figura ci faccio io senza nessun ramo aggiunto?”

“Te ne presto uno dei miei” propose Teo amichevole “Devi vedere che germogli sono spuntati a forza di innaffiare il mio ceppo finlandese!”

Verena gli lanciò un lungo sguardo indagatore, ma nelle iridi turchine di Teo non c’era ironia e nemmeno titubanza: c’era solo una immensa, traboccante felicità.

“Verena Bassi dalla Clava in Fab Frou, ramo Savusilakka?” meditò cogitabonda “Non male. Potrei anche prendere in considerazione l’ipotesi di venire. Ma tu cosa mi dai in cambio?”

“Una fornitura di suudelle?” propose Teo maliziosamente.

“Quella era implicita.”

“Il vaso da dieci chili di Nutella?”

“Anche quello era abbinato alle suudelle implicite.”

“Narcotizzo Otello per due ore?”

“Per cominciare. Poi?”

“Ti recito la filastrocca dei trentatre trentini finchè non mi casca la lingua?”

“Uhm… adesso si che si ragiona… ”

“Poi che altro?” rispose lui con modestia “Ti ho già dato tutto, dal mio ultimo panino al prosciutto alla maglietta di zio Timo. A parte un paio di boxer con sopra la torre di Pisa, ma quelli conto di regalarteli presto…”

Ammiccò e Verena fu lì lì per violentarlo sul sedile della macchina.

“Nient’altro?” glissò col cuore che andava a mille.

“Nient’altro. Un paio di camicie coi volant, un gemello cerebroleso... un topocane mutante…”

Le lanciò uno sguardo abbagliante.

“Il mio cuore è già tuo da un pezzo, Verena cara.” aggiunse poi quasi timidamente.

“E che cazzo” berciò Vocetta1 mentre Verena sbatteva le ciglia e deglutiva a vuoto per non commuoversi “Così è come sparare sulla croce rossa!”

“Mi accontenterò di una savusilakka.” concesse infine Verena quando recuperò un minimo di facoltà mentali, e lo baciò di nuovo con inconfutabile trasporto.

 

 

 

Fine

 

 

13/03/2008

 

* Olen pahoillani = mi dispiace

** Olenpa tyhmä = sono uno stupido

*** Anna anteeksi = scusami

**** Olet kaunis = sei bellissima

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Siamo così giunti alla fine. Naturalmente io sono già qui che miagolo e spargo liquido lacrimale modello fontana di Trevi perché odio dover finire una storia! Innanzi tutto, rinnovo tutti i miei sentiti ringraziamenti e il mio imperituro amore alla mia insostituibile beta ROMINA, alla quale mando un abbraccio con tanto bene che non ha confini. Poi, so che avevo detto che non avrei fatto saluti ad personam, ma come faccio ad ignorare le ultime new entry?

Quindi, grazie infinite a MissRibellina92 che ha fatto due recensioni in un colpo solo… non potevo dirle GRAZIE! dal profondo del cuore!

La sempreverde TARTIS, l’incredibile KABUBI, KRISMA il mio bocciolo, quella pazza scatenata di DANCE, la dolcissima __Miriel__, la mia paparazza riccioluta del cuore MARZY, Lely 1441 che viene dal passato, ERDA (buona vita anche a te, mia carra!!), quella scoppiata di KOKKY, SUNI che si è persa il commento dell’altra volta, così doppia razione di baci per lei!, la mia cuoca personale NENACHAN, la mia diletta LONDONLILYT che amo e adoro con tutto il cuore, la delirante AURORA, la meravigliosa S chan, la nuova, psicotica 78kira (che peccato non averti conosciuta prima!), il mio cucciolino KATE91, la new entry Maryalia che ringrazio sentitamente con tutto il cuore, la bravissima LADY VIBEKE che ammiro ed onoro con adorante soggezione , grazie grazie grazie!!, il mio uomo cannarolo preferito LAURAROBERTA87 che in realtà è una gnocca fantasticamente femmina, la mitica BLACK che sarà anche bionda e flautista, ma per niente Santomirandolese…

E poi tutti gli altri!!

Roby, Rik, Reader, Nisibella, Chocolate Fairy girl, Kyaelys, Nathalie S, Evan88, Dicembre, Piccola dea, Killer, Marika, Maharet, Aprril Bell, EleninaFF, Arendhel Minyatur,  PatoPato, Armonia, Kalindra, Vernita, Teo, Queen of Night, nainai, Arista, BambolinaROssa, Kiss, S., Arianrhod, Greta91, Pinzyna, Saraj, Mikayla, Marty2803, I_S, Fattucchiara, Lady Alice, 78kira

 akane_val, aki_penn, ale87, Alinne, Altair76, becky cullen, Briseide, Carola13, ciocco, EgabryT, ellemyr, fenice87, Gallina isterica, gugugu, Hey J, laicachan, Little jewel, Luce Daitenji, Lunitari, meddy, Miranda, Miyuki_Lin, nene, obsession, piccoladonna, RobyLupin, sasamy, scarabbokkio, Shari_Aruna, SoporAeternus, Tallis, Veronica91, winny_lally, _Ellie_...…

E tutti quelli che non riesco a citare, quelli che ho già citato, quelli che ho dimenticato, quelli che non hanno mai recensito, quelli che non sanno cosa dire, quelli che si vergognano e quelli che pensano che abbia scritto solo stronzate…

A tutti, chi prima e chi dopo, grazie per aver letto. Spero che questa storia abbia divertito voi come ha divertito me, e spero, naturalmente, di rivedervi presto!!

Un bacio sincero a tutti voi, savusilakke!!

 

 

Elfie

 

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