Kuroshitsuji III La svolta

di Emilystrange97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo giorno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Un nuovo giorno ***


Era una fresca mattinata invernale, i raggi del sole facevano capolino da alcune nuvole che sembravano provare gusto a non farli passare. Una leggera nebbia fluttuava nel cielo infittendosi via via che si avvicinava alle colline. Il paesaggio era tetro e spoglio, dei boschetti campeggiavano su vari sentieri ai piedi della collina più alta e lì vicino un fiume scorreva silenzioso. Il fiume arrivava sino al mare percorrendo un lungo tragitto, passando vicino un maniero e aggirando un piccolo villaggio. Molto più distante dalla campagna si intravedeva tra la nebbia una grande città anch'essa sommersa nel silenzio dell'alba. In quel maniero,un grande edificio stagliato su di un'altura, una ragazza dai capelli fucsia guardava dalla finestra. Indossava un abito da cameriera piuttosto consunto e in testa, sopra i capelli legati in due codine disordinate, aveva degli occhiali dalle lenti sorprendentemente grandi. Erano quasi buffe, tonde come le orecchie di un topolino. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e ogni tanto sospirava.
"Meyrin smettila di sospirare o farai di nuovo piangere finnian!"-brontolò un uomo biondo dall'altro capo della stanza. Aveva mentito, o meglio non aveva detto tutto quello che pensava. SMETTILA DI SOSPIRARE O SCOPPIERò IN LACRIME ANCHE IO.
"Mi dispiace...perdonami Bard."- Si voltò. Per tutto il tempo era rimasta con il naso appiciccato alla finestra.
Aveva gli occhi lucidi e anche così apparivano bellissimi. Sembravano due rose bagnate dalla rugiada. Inforcò gli occhiali,si sistemò il vestito e disse: 
"Forza Bard,in fondo non possiamo stare qui con le mani in mano"-"E cosa vorresti fare?!"-la interruppe bruscamente Bard-"Vuoi trovarlo? Vuoi seguirlo?! Non sappiamo dove andato! Non sappiamo cosa vuole fare! Non sappiamo se è ancora...-le ultime parole gli morirono in gola. Era tutto rosso,le lacrime che facevano a pugni con le palpebre per uscire di lì. VIVO. VIVO era la parola che non era riuscito a dire,eppure sono solo quattro lettere...quattro semplici lettere...
Si sentì tossicchiare da un altro capo della stanza,adesso più illuminata poichè il sole era ormai alto in cielo e i suoi raggi entravano dalla finestra.
Un vecchio con indosso un frac nero intervenne:"Sono addolorato anch'io da tutto ciò,Bard. Siamo tutti tristi,tutti nella stessa situazione. E' passata solo una settimana da quando se n'è andato...eppure sembra un'eternità. Ma non possiamo deprimerci così,lui non vorrebbe"-"Perchè ne parli come se fosse morto Tanaka?!"-Bard non riusci a trattenersi ancora,le lacrime gli rigavano il viso ormai rosso più di un pomdoro."L'ho detto prima e lo ripeto: noi non sappiamo se è vivo,se è morto,perchè se n'è andato e perchè ha portato quel diavolo di maggiordomo con sé!"-si accasciò a terra,sul tappeto vittoriano che era in quella casa da almeno una quarantina d'anni.
"E' vero..."s'intromise Finnian,con un filo di voce-"non sappiamo niente di tutto questo,ma lui sembrava a posto...voglio dire...non aveva un'aria triste,ma nemmeno felice,era come al solito! Ciel era serio come al solito,sicuro di sé. Noi gli vogliamo bene e sappiamo che non farebbe mai nulla di scellerato!"-le ultime parole le calcò con forza,prendendo sicurezza via via che parlava. Bard abbozzò un sorriso, Meyrin gli mise una mano sulla spalla. "E' così ragazzo
mio: noi siamo i servitori di Ciel Panthomive e lo saremo per sempre! Non ci lascerà mai."-quelle parole sembrarono affaticare molto il vecchio che dovette 
sedersi per lo sforzo. "Ecco, prendi un po' di thè Tanaka"-Meyrin gli porse una tazzina da the verde e si sedette accanto a lui.
FATENE QUELLO CHE VOLETE DI QUESTA RESIDENZA,POTETE TENERLA O ANCHE BRUCIARLA.NON MI INTERESSA. Le parole del loro signorino prima di partire risuonavano nelle loro teste,senza fine.
 
 
Lì in città c'era molto fermento come era solito a Londra in quel periodo. Giusto quella mattina in piazza c'era una fiera: le strade erano piene di tendoni colorati ognuno avente qualche luccichio. C'erano venditori di gioelli, borse, giocattoli...tutti rigorosamente falsi,ovviamente. C'era una gran folla, donne eleganti passeggiavano con il naso per aria a braccetto con i loro mariti tirati a lustro. Ma c'era anche gente più umile che si limitava a guardare tutti quegli oggetti con grande un grande desiderio negli occhi. Diversi bambini sudici e sporchi si erano fermati ad ammirare la bancarella dei giocattoli. 
"Avvicinatevi, prego!"-ripeteva il venditore che non vedeva l'ora di concludere un'affare. Tra quelle testoline sporche e spettinate ne spiccava una in particolare: bionda,un cappello grande e rosa le avvolgeva la nuca dalla quale ricadevano ciuffi biondi perfettamente arricciati. Lady Elizabeth,accompagnata dalla sua servitrice Paula, era come incantata da quella bancarella. I suoi occhi erano fissi su una barchetta di legno,ben fatta,dipinta nei minimi particolari. "Siete interessata?"-le disse il venditore con fare affabile-"quella è una delle barchette di legno della Panthom company! Un pezzo raro! Lei ha davvero buon occhio signorina...-"Bugie!!! Sono tutte bugie! Quella barchetta è un falso! Dovrebbe vergognarsi...prendersi gioco di me in questo modo!"-Elizabeth era fuori di sè.Quella barchetta...lei stessa ci aveva giocato da piccola,ma tutte le barchette erano andate distrutte da quel terribile incendio! 
L'incendio che si era portato via Ciel e i suoi genitori! Poi lui era tornato...
"Signorina si calmi!"-intervenne Paula-"Ci scusi...Lizzy, lo sapevo non sei ancora in forma...non dovevamo uscire,adesso torniamo a casa,eh?". 
Ma Lizzy non ascoltava, la sua mente ormai viaggiava veloce. Ciel. Il suo ciel. Il suo fidanzato era sparito di nuovo e questa volta non sarebbe tornato. 
Solo una settimana prima Sebastian,il maggiordomo del ragazzo, era venuto da lei. Sembrava dispiaciuto eppure lei lo aveva salutato allegra come al solito. 
Era successo qualcosa? E dov'era Ciel?L'ultima volta avevano ballato...era stato così gentile!
Sebastian si era limitato a porgerle una scatolina in tono solenne. Era una scatolina rettangolare,lunga,piatta e nera. Avvolta in un nastrino bianco perla 
che terminava in un fiocchetto. Era carina, ma quel nero non le piaceva per nulla,lei amava i colori!
Poi l'aprì.
 
 
Nel trambusto della città c'era anche gente che si preoccupava di regalare pasti caldi alle persone:in fondo alla via due uomini cucinavano sul momento degli strani involtini simili a forme di pane. Sul cartello poggiato a terra a fianco della loro bancarella vi era scritto:"Curry Pains". I due uomini erano 
indiani,lo si capiva dal loro abbigliamento e dal colore della loro pelle. Benchè ciò che stavano facendo era un atto molto gentile e umano quei due non 
riuscivano a sorridere. "Agni,non me la sento di andare avanti...non ce la faccio..."-incalzò quello più basso. I capelli violetti e il portamento regale 
facevano a pugni con quell'espessione truce stampata in viso. "Mio principe,se ora ce ne andiamo questa gente non avrà di che mangiare. Anche io sono triste,sento di aver perso un amico."
Era accaduto tutto solo una settimana fa,Sebastian era andato da loro e gli aveva porso una scatolina.Allo stesso modo in cui era venuto se ne era 
andato,lasciando i due indiani avvolti nello stupore e sepolti dal dolore.Quella scatola conteneva un piccolo gingillo in ottone con sopra lo stemma della Panthom Company e accanto a questo un bigliettino: "IN MEMORIA DI CIEL PANTHOMIVE,MORTO IL 26 AGOSTO 1889. ETA' 13 ANNI."

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non va mai come si vorrebbe
 
Ciel era immerso nell’acqua. Il tuffo che aveva fatto era stato così potente da fargli perdere i sensi,nonostante ciò la sua mente viaggiava veloce correndo da un pensiero a un altro senza una vera pista da seguire. Ma dov’è Sebastian? Il tredicenne si domandava perché fosse lì,avvolto dall’oscurità del mare che infuriava in superficie…laggiù no,laggiù tutto era tranquillo…non doveva nemmeno sforzarsi di respirare! Aspetta un momento,io sto respirando? Ma io sono sott’acqua…Eppure quella situazione lui l’aveva già vissuta, ne era certo, anche se al momento non se la ricordava. Sebastian! E’ uno scherzo?! Se è uno scherzo smettila subit- Ciel si interruppe,in un attimo una valanga di ricordi gli avevano attraversato la mente,adesso era così pesante,così piena, si era pentito di aver voluto comprendere la situazione. Se Sebastian fosse andato da lui avrebbe scoperto…avrebbe scoperto che lui oramai era un demone e che la sua anima si era persa chissà dove…Tutto per colpa di quell’idiota di Alois.  Ciel non voleva tutto questo,sin dall’inizio sapeva che avrebbe dovuto dare la sua anima a Sebastian,era preparato,non temeva la morte, semplicemente sapeva che era giusto così: lui aveva fatto un patto con quel demone e lo avrebbe rispettato. D’altro canto dentro di lui c’era una vocina che tutta felice canticchiava e rideva:” Guarda Ciel! Ce l’abbiamo fatta! Siamo vivi! Sei vivo! Hai riavuto indietro il tuo futuro…” Non sono sicuro che sia il futuro che volevo. Il ragazzino era sempre più confuso.
“Signorino!”-disse una voce proveniente dall’alto. Era Sebastian,il suo maggiordomo.E’ arrivato…e adesso che faccio?
“Signorino si svegli!”-Sebastian teneva salde le mani attorno alle spalle del suo padroncino e lo scuoteva preoccupato-“La prego si svegli,sta sognando!”. Ciel aprì gli occhi, Sebastian era lì di fronte a lui:i capelli corvini,il viso pallido,gli occhi nocciola che spesso lasciavano il posto ad occhi di un rosso sangue. Assomigliava a suo padre. Era solo un sogno…o meglio,almeno questa volta lo era. Lui era un demone a tutti gli effetti,ormai. Da quella notte,la notte in cui Sebastian e Claude avevano lottato per la sua anima,lui era divenuto un demone facendo sì che nessuno dei due maggiordomi potesse mangiare quell’anima tanto desiderata. E tutto per colpa di un ragazzino idiota, Alois Trancy…anzi Jim Macken che aveva voluto rovinare la vita di tutti solo per sentirsi meglio. Un viziato ecco cos’era. Ma ormai il danno è fatto,è inutile che io stia a perder tempo in questo modo. Ciel pur avendo solo tredici anni era molto maturo,come anche ombroso,serio,severo,caparbio e in qualche modo viziato anche lui.
“Non devi preoccuparti Sebastian,sto bene”-tagliò corto il ragazzo guardando in tralice il suo maggiordomo. Il volto di Sebastian si distese,evidente segno di rassicurazione. “Bene allora”-rispose -“Il piatto di oggi è un croissant,accompagnato da un rinfrescante bicchiere d’acqua.” Ciel dovette fare bene mente locale prima di rispondere. Da quando i piatti che gli venivano serviti erano così poveri? E perché Sebastian non l’aveva ancora cambiato d’abito? Si guardò e tutto gli ritornò alla mente:indossava ancora il completo nero di una settimana fa,era pulito e impeccabile come la prima volta che l’aveva indossato. A fianco a lui, su uno scatolone erano poggiati il suo cappello,la benda e gli anelli. Era da una settimana che avevano lasciato villa Panthomive,facendo credere a tutti di essere morto, ed era da una settimana che lui e Sebastian andavano di città in città senza un particolare obiettivo. Quella volta si erano fermati in un vicolo alquanto pulito e pieno di casse su cui riposarsi(anche se non erano molto comode).
“E’ presto”-disse con la voce ancora impastata di sonno. Era davvero presto:il sole aveva appena cominciato a sorgere. Sebastian rispose: “Non me ne voglia signorino ma penso di aver trovato finalmente un posticino dove potremmo sistemarci e-“-“Non voglio sistemarmi-lo interruppe Ciel immediatamente sveglio-“Non sono diventato un demone per fare la stessa vita di prima”-il suo sguardo era di sfida. Sebastian era sorpreso: il suo bocchan era davvero l’anima migliore che avesse mai visto. Peccato che adesso fosse finita chissà dove,senza nessuno che potesse gustarla…E’ davvero ingiusto! Io sono un demone e vengo raggirato in questo modo…Noi avevamo fatto un patto,so che non c’entri nulla Ciel ma potresti almeno mostrare un po’ di compassione!L’aveva pensato davvero? Compassione? Lui? Ma è un demone,l’ha detto lui stesso!Compassione…mi piace pensare che lui ne provi almeno un po’ per me anche se non lo dimostra…Per quanto detesti ammetterlo questo ragazzino mi ha insegnato cosa vuol dire davvero essere un umano. E’ bizzarro come proprio lui ci sia riuscito,la persona meno gentile che io conosca. Come può un moccioso cinico,caparbio e insolente come lui riuscire a farlo?Se lui si facesse avanti,dicendo quello che realmente pensa,allora lo farei anch’io .Ma in fondo queste cose non gliele avrebbe mai dette,avrebbe continuato così, interpretando il ruolo di personaggio perfetto e impeccabile,come sempre.
 
 
 
 
                                                     (Spazio Autrice ahahahahahha)
                                                  Beeeeeeeeeene. Non sono pazza. DAI.
                                                           Amatemi :’(
                                Lo so che il capitolo è un po’ corto ma sono ancora all’inizio!
                                             Spero vi sia piaciuto e ricordate: RECENSITE! :33

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