Seven Years Later - How it could have ended

di Aluah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gesti ***
Capitolo 2: *** Desiderio ***
Capitolo 3: *** Orientamento ***
Capitolo 4: *** La strana coppia ***



Capitolo 1
*** Gesti ***


Raccolta



CAPITOLO 1 :

GESTI



Se c'era una cosa che si era sempre chiesta, era se suo padre fosse in grado di intrattenere una conversazione. Non l' aveva mai visto pronunciare più di quattro parole messe in croce, solitamente per rispondere alle domande che gli venivano fatte, mai per iniziare una discussione.
Che fosse un lupo solitario era quindi palese, nonostante ci fosse chi ancora sosteneva la tesi che fosse solo stupido.
Era introverso, riservato, troppo pigro forse per dar fiato alla bocca più del necessario. Probabilmente riteneva le parole troppo importati per esser spese inutilmente, o più semplicemente preferiva esprimersi a gesti chiari ed incontrovertibili.
Un lieve movimento con la testa per annuire, un grugnito per dissentire.
- Nami swan, il tuo pranzo è pronto! -
Vide la sua mamma alzarsi dal prato dove era sdraiata, scavalcare il suo papà ed affacciarsi alla balaustra per castello di poppa.
Zio Sanji volteggiava con un piatto tra le mani, probabilmente uno spuntino pomeridiano fatto su misura per la rossa. Dalla prua dov'era osservò un ciuffo di capelli verdi avvicinarsi alle spalle di Nami seguito da un volto corrucciato per esser stato disturbato.
Un fugace bacio sulla tempia ed una mano in vita, l' ennesimo gesto per mostrare ciò che non diceva.
Potevano anche essere passati quattordici anni da quando si erano dichiarati, ma c'erano cose che il suo papà avrebbe voluto mettere sempre in chiaro, in un modo o nell' altro.
Lei era sua, solo lui non  l' aveva ancora capito.






Angolo dell' autore:
Cosa mi è preso? Non lo so! So solo che qualcuno mi ha buttato lì quest' ideuzza, e dato che mi balenava già nella mente da qualche tempo stasera ho colto la palla al balzo.
Si tratta si una raccolta ambientata dopo la mia storia Sette anni, ovvero dopo la fine di questa. Avendo lasciato un finale aperto, in questa raccolta raccoglierò Drabble, FlashFic e One Shot che abbracciano un po' tutte le alternative. Può tranquillamente essere letta anche da chi non ha letto "Sette anni", dato che è perfettamente compresibile, ma sarebbe comunque meglio leggere la raccolta dopo aver buttato un occhio anche a quella storia, giusto per farsi un' idea di che caspita sto parlando.
Non seguirò prompt, nè un odrine particolare, ma tutti i titoli saranno inventati e scelti da me.
Se però avete proposte ditemele e cercherò di accontentarle.
Saluti,
Alu.

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Capitolo 2
*** Desiderio ***


Seven 2



CAPITOLO 2:
DESIDERIO



Pensaci.
Era in ginocchio sulla seggiola, con le mani poggiate al tavolo e lo sguardo ancora nel vuoto davanti a sè. Le assi del legno non avevano mai avuto un fascino tale nella sua vita come in quel preciso istante.
Prendi un bel respiro.
Gonfiò i polmoni, inspirando profondamente, senza mai staccare gli occhi da quelle nervature che l' avevano rapita. Un pungente aroma di cioccolata le solleticò le radici, non riuscendo però a distrarla da quel chiodo fisso che da mesi le attanagliava il cuoricino.
Chiudi gli occhi.

Serrò le palpebre, celando le sue iridi color notte alla vista di chiunque le stesse intorno. Nessuno doveva scorgere la malinconia che ogni volta le attraversava le pupille, quel lampo che luminoso, squarciava la tenebra del suo sguardo, rendendola incredibilmente luminosa.
Concentrati.
Si focalizzò su una sola immagine, semplice, immancabile nelle sue preghiere di tutti i giorni. Una donna che le sorrideva e che amorevolmente le scostava la frangetta dagli occhi, invitandola poi a compiere quel piccolo grande passo. Nora se la immaginava ancora così la sua mamma, accanto a lei, pronta a proteggerla dagli incubi.
Credici.
Espirò, spegnendo le candeline della torta, riaprendo infine gli occhietti. Erano quindici quest' anno, l' ennesimo a bordo della Sunny che veleggiava in mare aperto.
Un solo desiderio, ripetuto ogni anno.
Che la sua mamma la aspettasse sulla prossima isola, sorridente, bella, felice, così come se la ricordava.
- Buon compleanno Nora... -
Un solo desiderio, in cui non avrebbe mai smesso di credere.













Angolo dell' autore:
Secondo capitolo scritto in treno, guarare il paesaggio mi mette malinconia!
Le prossime saranno più allegre, promesso, anche perchè ho promesso del sesso riparatore! ( Zomi, Celi, arriverà nel prossimo! )
A presto,
Alu.




 


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Capitolo 3
*** Orientamento ***


seven 3




CAPITOLO 3:
ORIENTAMENTO.




Erano sbarcati da poco, l' ennesima tappa di un lungo viaggio.
Ave
vano pattuito una giornata libera, chi per rifocillarsi, chi per riposarsi dopo notti di incubi e allenamenti estenuanti, mai troppo stanco per potersi concedere un meritato riposo.
Nora aveva insistito tanto affinché la portasse a fare un giro di quell' isolotto; era curiosa, e come tale voleva esplorare ogni angolo di ciascuna cittadella dove mettevano piede. Si fidava di lui nonostante sapesse che il senso dell' orientamento mancava a entrambi, e che quindi le probabilità di perdersi erano di gran lunga maggiori rispetto a quelle di far ritorno alla nave ad un orario decente.
Ma per quella bambina avrebbe fatto questo e altro, fregandosene del sue capacità di bussola smagnetizzata.
- Papà di qui ci siamo già passati! -
Diede una rapida occhiata tutt' intorno a sè dovendo ammettere che la piccola non solo aveva ragione, ma anche che non sapeva minimamente dove si trovassero nonostante il luogo gli fosse vagamente famigliare.
- Torniamo indietro. -
Spiccio come sempre aveva fatto dietro front, prendendo la figlia per mano e trascinandola in un vialone poco più grande di quello dove stavano ora. Non sapeva esattamente dove la stesse postando, aveva una sola cosa in mente in quel momento e di certo non era l' itinerario esatto per ritornare al porto. I crampi della fame si facevano sentire come non mai, producendo un ridicolo concerto di suoni provenienti dal suo stomaco vuoto.
Girò a destra e poi a sinistra per un paio di volte, trovandosi nuovamente al punto di partenza.
- Sei irritante papà, imbocchi strade a caso! -
Al solito non mancava mai di ammonirlo per la sua pigrizia anche nel ragionare. Degna figlia di sua madre. Non che sarebbe cambiato qualcosa se lo avesse fatto, ma forse avrebbe potuto evitare di girare in tondo come un piccione viaggiatore disperso perdendo tempo che avrebbe potuto dedicare ad altro. Oramai era abituato a girovagare a vuoto: si era convinto che ogni minima speranza di insegnarli i punti cardinali fosse andata perduta dopo il suo primo anno di vita.
Sbuffando si voltò per l' ennesima volta, cercando di imboccare una direzione diversa da quella da cui era arrivato. Una manina però lo trattenne sul posto, impedendogli di sbagliare nuovamente. Si voltò quel tanto che bastava per lanciare un'  occhiata interrogativa a sua figlia; Nora lo guardava con un misto di esasperazione e noia, domandandogli tacitamente quanto stupido potesse essere per non aver ancora trovato la via giusta.
- No? - chiese quasi sarcastico, puntando il dito verso un' altra viuzza.
La ragazzina roteò gli occhi in segno di disperazione, indicandogli con un cenno del capo una stradina situata dalla parte opposta rispetto a quella indicata dal suo dito. Era seminascosta da un ambulante che vendeva Takoyaki, ma comunque ben visibile se si prestava un minimo di attenzione al circondario.
- Di là ci sono le montagne... - gli disse la figlia, cominciando a trascinarlo nella giusta direzione - quindi non possiamo essere arrivati da là. Il mare è dalla parte opposta, proprio quella dove tu ti rifiuti di andare! -
Lo sgridò per l' ennesima volta, marciando a passo di carica verso la scogliera.
Si era rassegnato oramai al fatto che lui e le carte geografiche stavano in due galassie differenti che si erano dichiarate guerra con la sua nascita; ma forse per lei c'era ancora una speranza di non finire al suo stesso vergognoso livello.
Ancora qualche passo e raggiunsero la spiaggia dove Nora mollò la sua mano per mettersi a correre scalza e felice tra le collinette di sabbia chiara. Rideva spensierata mentre raggiungeva veloce la Sunny ormeggiata a pochi metri da dove l' aveva lasciato chiamando a gran voce lo zio Franky affichè calasse la scaletta di corda.
Mai una volta che non movimentasse il mondo per i suoi capricci, esattamente come Nami.
Sorrise tra sè e sè.
Poco importava se era un disastro con bussole, log pose o strade: sapeva che ci sarebbe stata sempre una piccola donna a rimetterlo sulla giusta via.







Angolo dell' idiota autore:
Mi vergogno di me stessa. Ma almeno ho aggiornato, anche se non con la conigliata riparatrice che avevo promesso. Oggi non ero in vena di scrivere zozzerie, ecco, volevo qualcosa di tenero! Perdonate quest' essere sciagurato!
Alla prossima,
Alu.

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Capitolo 4
*** La strana coppia ***


seven 3



CAPITOLO 4:
LA STRANA COPPIA





- Potrei cortesemente sapere cosa diamine ci faccio qui? -
Il fatto che sua figlia lo avesse trascinato in un ritorante poteva anche accettarlo e comprenderlo, era la festa del papà. Quel che gli sfuggiva era perchè l'avesse fatto agghindare quasi stessero andando ad un gran galà. Nora non era una principessina, non amava i fiocchetti e rifiutava di vestirsi di rosa se non in rare, rarissime occasioni.
Almeno in questo aveva preso da lui.
Quando quindi si era presentata in palestra vestita di tutto punto, aveva subito capito che c'era qualcosa che non andava o che, suo malgrado, sarebbe stato costretto a fare. Aveva capito che la lucina che aveva negli occhi di tanto in tanto era la stessa che per anni aveva visto in quelli di sua madre e che, così come era sempre stato, avrebbe perso tutte le battaglie anche con lei.
S'illudeva un minimo che un domani avrebbe vinto la guerra, ma lui stesso sapeva che erano solo frottole che si raccontava. Ammettere di esser stato sconfitto in partenza da una dodicenne pestifera non giovava al suo orgoglio di spadaccino.
- E' la festa del papà. -
Lapidaria, troncò la discussione sul nascere, addentando in barba al galateo un cosciotto di tacchino. Il detto " l'abito non fa il monaco " le sarebbe calzato a pennello come un guanto di velluto.
- E no, non potevamo rimanere sulla Sunny con zio Rufy perchè tu saresti finito in palestra ad allenarti - gli fece il verso - per alleviare il mal di testa ed io in camera a disegnare! -
Stizzita si lanciò sulle patate arrosto, ingurgitandole senza nemmeno masticare. Era strano vederla così, arrabbiata con il mondo e pestifera. O meglio, era insolito che lei adottasse questi comportamenti da bambina capricciosa con lui. Non che dialogassero un granchè, ma si era stabilito nel corso degli anni un rapporto di tacito rispetto ed affetto, nato soprattuto per colmare una mancanza che entrambi sentivano.
Guardò il suo piatto ancora integro e poi nuovamente sua figlia, vedendo che, come sempre faceva quando era triste, nascondeva lo sguardo dietro la frangetta rosso fuoco. Era triste, si capiva, e lui era un idiota. Si alzò, facendo attenzione a non farle capire che aveva tirato la sua conclusione, dirigendosi verso il bancone.
Chiese che una spremuta d'arancia gli fosse portata al tavolo e si congedò, tornando a sedersi.
- Hai ancora fame? -
Nora ancora non lo guardava in faccia. Scosse la testolina e si asciugò gli angoli della bocca con il tovagliolo. Sentiva i suoi piedini dondolare ritmicamente, segno chiaro che era nervosa e le sue unghie torturarsi a vicenda, nel tentativo di non piangere. C'erano giorni in cui quella mocciosa gli teneva testa, lo umiliava, lo sottometteva e lo rigirava a suo piacimento. Alle volte credeva che sarebbe arrivata dicendogli che aveva conquistato una nave della marina ed aveva mangiato chissà quale Frutto del Diavolo.
E poi c'erano quei rari ma tristi episodi in cui tornava alla sua età, una bambina, e piangeva per la mancanza della sua mamma.
- Sai cosa c'è in cima alla montagna che abbiamo visto prima? -
L'isola effettivamente era collinare, con un'altura ad un'estremità da cui si vedeva tutto il circondario.
Ancora la bimba scosse la testa.
Ghignò. Si alzò di scatto notando il cameriere che si avvicinava con la spremuta che aveva ordinato, spostò il tavolo e si issò sua figlia sulle spalle, a mo' di sacco di patate, iniziando a correre verso l'uscita.
Agguantò la bevanda nel tragitto e bevve tutto d'un sorso il contenuto del bicchiere, scaraventandolo a terra e frantumandolo. Il sapore di mandarino, di agrumi freschi, lo riportò al passato e gli fece trovare la forza, per una volta, di fare il buon padre. Si precipitò fuori, correndo verso quella che gli sembrava la direzione giusta.
- PAPA'! -
Nora lo richiamò, spaesata probabilmente dal suo comportamento. In effetti non aveva molto senso ciò che aveva appena fatto. Aveva pure i soldi per pagare la cena in fin dei conti, non si sarebbe nemmeno dovuto inventare qualche sorta di scusa balorda, finendo poi per bisticciare con il locandiere. Come tante volte in vita sua aveva agito d'istinto, perchè vedere la sua Nora piangere per qualcosa a cui lui stesso non poteva porre rimedio lo logorava più di una sconfitta in duello.
Nami gli avrebbe dato del cretino e lo avrebbe spedito a dormire in palestra, senza nemmeno una coperta.
Probabilmente lo avrebbe fatto anche sua figlia se non fosse stato che ora, finalmente, la sentiva ridere di cuore e spensierata.
- Ehm, papà! -
Grugnì qualcosa in risposta, svoltando in una stradina a destra.
- Non hai dimenticato nulla? -
Fece un attimo mente locale. Era un uomo, perciò fare più di una cosa per volta gli risultata difficile. In quel caso stava dando un notevole colpo al pregiudizio secondo cui gli uomini hanno un deficit mentale quando si parla di collegare mani e testa. Stava correndo e pensando. Sua figlia c'era, lui era presente e il conto non l'avrebbe comunque pagato. Sentiva alle spalle i passi di quelli che ipotizzò essere inseguitori o marines, dagli ordini che s'impartivano a vicenda.
Li aveva sempre considerati scimmie ammaestrate male.
- Papà, cosa pensi di sfoderare per mettere al tappeto quell'allegra brigata che ci insegue? -
Avrebbe voluto correre di faccia contro al muro. Il locandiere l'aveva avvertito che, causa leggi in vigore su quell'isola, avrebbe dovuto depositare le armi all'ingresso, in un pratico quando ridicolo porta ombrelli a forma di zucchina. Nella fretta di uscire da quel posto aveva dimenticato poi di riprenderle.
Se Mihawk l'avesse visto sarebbe stato il primo a rincorrerlo per prenderlo a calci. Ma questo capitolo della sua vita aveva omesso di racocntarlo a sua figlia finora, avrebbe potuto aspettare ancora un po'.
- Non hai una simpatia così disarmante! -
Lo pigliava pure per il culo la nanerottola.
- Ma fortunatamente hai una figlia bella, brava, intelligente, modesta e sveglia! -
Gli passò le tre katane da sopra alla testa, mettendosi più comoda ed indicandogli la direzione giusta da prendere con largo anticipo, cosicchè non si perdesse come sempre faceva.
Nami mancava a entrambi. E sarebbe sempre mancata.
Ma sapevano che se li avesse visti non avrebbe potuto far altro che amarli più di quanto già faceva da lontano.









Angolo della cosa:
Sono arrivate le vacanze di Pasqua, o cheggiogia. Vogliamo celebralre con una fan fiction? Si.
Allora, vorrei dire un paio di cose perciò cagatemi che non vi fa male. E' qualche settimana che su efp deposito solo recensioni negative che mi fanno sembrare un'acida schiavista incazzata. In realtà il mio diagio viene dal fatto che la grammatica sta scomparendo da questo fandom perchè viene uccisa, violentata e massacrata.
Il risultato? Ad un'autrice che scrive da più di un anno e ha più di 17 anni sale in nazismo.
La mia non è cattiveria nei confronti di nessuno. E' esasperazione.
Mia e di molte altre autrici.
Saluti,
Alu.

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