Seven Years Later - How it could have ended di Aluah (/viewuser.php?uid=214193)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gesti ***
Capitolo 2: *** Desiderio ***
Capitolo 3: *** Orientamento ***
Capitolo 4: *** La strana coppia ***
Capitolo 1 *** Gesti ***
Raccolta
CAPITOLO 1 :
GESTI
Se
c'era una cosa che si era sempre chiesta, era se suo padre fosse in
grado di intrattenere una conversazione. Non l' aveva mai visto
pronunciare più di quattro parole messe in croce, solitamente per
rispondere alle domande che gli venivano fatte, mai per iniziare una
discussione.
Che fosse un lupo solitario era quindi palese, nonostante ci fosse chi ancora sosteneva la tesi che fosse solo stupido.
Era
introverso, riservato, troppo pigro forse per dar fiato alla bocca più
del necessario. Probabilmente riteneva le parole troppo importati per
esser spese inutilmente, o più semplicemente preferiva esprimersi a
gesti chiari ed incontrovertibili.
Un lieve movimento con la testa per annuire, un grugnito per dissentire.
- Nami swan, il tuo pranzo è pronto! -
Vide
la sua mamma alzarsi dal prato dove era sdraiata, scavalcare il suo papà
ed affacciarsi alla balaustra per castello di poppa.
Zio Sanji
volteggiava con un piatto tra le mani, probabilmente uno spuntino
pomeridiano fatto su misura per la rossa. Dalla prua dov'era osservò un
ciuffo di capelli verdi avvicinarsi alle spalle di Nami seguito da un
volto corrucciato per esser stato disturbato.
Un fugace bacio sulla tempia ed una mano in vita, l' ennesimo gesto per mostrare ciò che non diceva.
Potevano
anche essere passati quattordici anni da quando si erano dichiarati, ma
c'erano cose che il suo papà avrebbe voluto mettere sempre in chiaro,
in un modo o nell' altro.
Lei era sua, solo lui non l' aveva ancora capito.
Angolo dell' autore:
Cosa mi è preso? Non lo so! So solo che qualcuno mi ha buttato
lì quest' ideuzza, e dato che mi balenava già nella mente
da qualche tempo stasera ho colto la palla al balzo.
Si tratta si una raccolta ambientata dopo la mia storia Sette anni,
ovvero dopo la fine di questa. Avendo lasciato un finale aperto, in
questa raccolta raccoglierò Drabble, FlashFic e One Shot che
abbracciano un po' tutte le alternative. Può tranquillamente
essere letta anche da chi non ha letto "Sette anni", dato che è
perfettamente compresibile, ma sarebbe comunque meglio leggere la
raccolta dopo aver buttato un occhio anche a quella storia, giusto per
farsi un' idea di che caspita sto parlando.
Non seguirò prompt, nè un odrine particolare, ma tutti i titoli saranno inventati e scelti da me.
Se però avete proposte ditemele e cercherò di accontentarle.
Saluti,
Alu.
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Capitolo 2 *** Desiderio ***
Seven 2
CAPITOLO 2:
DESIDERIO
Pensaci.
Era in ginocchio sulla
seggiola, con le mani poggiate al tavolo e lo sguardo ancora nel vuoto
davanti a sè. Le assi del legno non avevano mai avuto un fascino
tale nella sua vita come in quel preciso istante.
Prendi un bel respiro.
Gonfiò i polmoni,
inspirando profondamente, senza mai staccare gli occhi da quelle
nervature che l' avevano rapita. Un pungente aroma di cioccolata le
solleticò le radici, non riuscendo però a distrarla da
quel chiodo fisso che da mesi le attanagliava il cuoricino.
Chiudi gli occhi.
Serrò le palpebre,
celando le sue iridi color notte alla vista di chiunque le stesse
intorno. Nessuno doveva scorgere la malinconia che ogni volta le
attraversava le pupille, quel lampo che luminoso, squarciava la tenebra
del suo sguardo, rendendola incredibilmente luminosa.
Concentrati.
Si focalizzò su una
sola immagine, semplice, immancabile nelle sue preghiere di tutti i
giorni. Una donna che le sorrideva e che amorevolmente le scostava la
frangetta dagli occhi, invitandola poi a compiere quel piccolo grande
passo. Nora se la immaginava ancora così la sua mamma, accanto a
lei, pronta a proteggerla dagli incubi.
Credici.
Espirò, spegnendo le
candeline della torta, riaprendo infine gli occhietti. Erano quindici
quest' anno, l' ennesimo a bordo della Sunny che veleggiava in mare
aperto.
Un solo desiderio, ripetuto ogni anno.
Che la sua mamma la aspettasse sulla prossima isola, sorridente, bella, felice, così come se la ricordava.
- Buon compleanno Nora... -
Un solo desiderio, in cui non avrebbe mai smesso di credere.
Angolo dell' autore:
Secondo capitolo scritto in treno, guarare il paesaggio mi mette malinconia!
Le prossime saranno più allegre, promesso, anche perchè ho promesso del sesso riparatore! ( Zomi, Celi, arriverà nel prossimo! )
A presto,
Alu.
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Capitolo 3 *** Orientamento ***
seven 3
CAPITOLO 3:
ORIENTAMENTO.
Erano sbarcati da poco, l' ennesima tappa di un lungo viaggio.
Avevano
pattuito una giornata libera, chi per rifocillarsi, chi per riposarsi
dopo notti di incubi e allenamenti estenuanti, mai troppo stanco per
potersi concedere un meritato riposo.
Nora aveva insistito tanto affinché la portasse a fare un giro
di quell' isolotto; era curiosa, e come tale voleva esplorare ogni
angolo di ciascuna cittadella dove mettevano piede. Si fidava di lui
nonostante sapesse che il senso dell' orientamento mancava a entrambi,
e che quindi le probabilità di perdersi erano di gran lunga
maggiori rispetto a quelle di far ritorno alla nave ad un orario
decente.
Ma per quella bambina avrebbe fatto questo e altro, fregandosene del sue capacità di bussola smagnetizzata.
- Papà di qui ci siamo già passati! -
Diede una rapida occhiata tutt' intorno a sè dovendo ammettere
che la piccola non solo aveva ragione, ma anche che non sapeva
minimamente dove si trovassero nonostante il luogo gli fosse vagamente
famigliare.
- Torniamo indietro. -
Spiccio come sempre aveva fatto dietro front, prendendo la figlia per
mano e trascinandola in un vialone poco più grande di quello
dove stavano ora. Non sapeva esattamente dove la stesse postando, aveva
una sola cosa in mente in quel momento e di certo non era l' itinerario
esatto per ritornare al porto. I crampi della fame si facevano sentire
come non mai, producendo un ridicolo concerto di suoni provenienti dal
suo stomaco vuoto.
Girò a destra e poi a sinistra per un paio di volte, trovandosi nuovamente al punto di partenza.
- Sei irritante papà, imbocchi strade a caso! -
Al solito non mancava mai di ammonirlo per la sua pigrizia anche nel
ragionare. Degna figlia di sua madre. Non che sarebbe cambiato qualcosa
se lo avesse fatto, ma forse avrebbe potuto evitare di girare in tondo
come un piccione viaggiatore disperso perdendo tempo che avrebbe potuto
dedicare ad altro. Oramai era abituato a girovagare a vuoto: si era
convinto che ogni minima speranza di insegnarli i punti cardinali fosse
andata perduta dopo il suo primo anno di vita.
Sbuffando si voltò per l' ennesima volta, cercando di imboccare
una direzione diversa da quella da cui era arrivato. Una manina
però lo trattenne sul posto, impedendogli di sbagliare
nuovamente. Si voltò quel tanto che bastava per lanciare
un' occhiata interrogativa a sua figlia; Nora lo guardava con un
misto di esasperazione e noia, domandandogli tacitamente quanto stupido
potesse essere per non aver ancora trovato la via giusta.
- No? - chiese quasi sarcastico, puntando il dito verso un' altra viuzza.
La ragazzina roteò gli occhi in segno di disperazione,
indicandogli con un cenno del capo una stradina situata dalla parte
opposta rispetto a quella indicata dal suo dito. Era seminascosta da un
ambulante che vendeva Takoyaki, ma comunque ben visibile se si prestava
un minimo di attenzione al circondario.
- Di là ci sono le montagne... - gli disse la figlia,
cominciando a trascinarlo nella giusta direzione - quindi non possiamo
essere arrivati da là. Il mare è dalla parte opposta,
proprio quella dove tu ti rifiuti di andare! -
Lo sgridò per l' ennesima volta, marciando a passo di carica verso la scogliera.
Si era rassegnato oramai al fatto che lui e le carte geografiche
stavano in due galassie differenti che si erano dichiarate guerra con
la sua nascita; ma forse per lei c'era ancora una speranza di non
finire al suo stesso vergognoso livello.
Ancora qualche passo e raggiunsero la spiaggia dove Nora mollò
la sua mano per mettersi a correre scalza e felice tra le collinette di
sabbia chiara. Rideva spensierata mentre raggiungeva veloce la Sunny
ormeggiata a pochi metri da dove l' aveva lasciato chiamando a gran
voce lo zio Franky affichè calasse la scaletta di corda.
Mai una volta che non movimentasse il mondo per i suoi capricci, esattamente come Nami.
Sorrise tra sè e sè.
Poco importava se era un disastro con bussole, log pose o strade:
sapeva che ci sarebbe stata sempre una piccola donna a rimetterlo sulla
giusta via.
Angolo dell' idiota autore:
Mi vergogno di me stessa. Ma almeno ho aggiornato, anche se non con la
conigliata riparatrice che avevo promesso. Oggi non ero in vena di
scrivere zozzerie, ecco, volevo qualcosa di tenero! Perdonate quest'
essere sciagurato!
Alla prossima,
Alu.
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Capitolo 4 *** La strana coppia ***
seven 3
CAPITOLO 4:
LA STRANA COPPIA
- Potrei cortesemente sapere cosa diamine ci faccio qui? -
Il fatto che sua figlia lo avesse trascinato in un ritorante poteva
anche accettarlo e comprenderlo, era la festa del papà. Quel che
gli sfuggiva era perchè l'avesse fatto agghindare quasi stessero
andando ad un gran galà. Nora non era una principessina, non
amava i fiocchetti e rifiutava di vestirsi di rosa se non in rare,
rarissime occasioni.
Almeno in questo aveva preso da lui.
Quando quindi si era presentata in palestra vestita di tutto punto,
aveva subito capito che c'era qualcosa che non andava o che, suo
malgrado, sarebbe stato costretto a fare. Aveva capito che la lucina
che aveva negli occhi di tanto in tanto era la stessa che per anni
aveva visto in quelli di sua madre e che, così come era sempre
stato, avrebbe perso tutte le battaglie anche con lei.
S'illudeva un minimo che un domani avrebbe vinto la guerra, ma lui
stesso sapeva che erano solo frottole che si raccontava. Ammettere di
esser stato sconfitto in partenza da una dodicenne pestifera non
giovava al suo orgoglio di spadaccino.
- E' la festa del papà. -
Lapidaria, troncò la discussione sul nascere, addentando in
barba al galateo un cosciotto di tacchino. Il detto " l'abito non fa il
monaco " le sarebbe calzato a pennello come un guanto di velluto.
- E no, non potevamo rimanere sulla Sunny con zio Rufy perchè tu
saresti finito in palestra ad allenarti - gli fece il verso - per
alleviare il mal di testa ed io in camera a disegnare! -
Stizzita si lanciò sulle patate arrosto, ingurgitandole senza
nemmeno masticare. Era strano vederla così, arrabbiata con il
mondo e pestifera. O meglio, era insolito che lei adottasse questi
comportamenti da bambina capricciosa con lui. Non che dialogassero un
granchè, ma si era stabilito nel corso degli anni un rapporto di
tacito rispetto ed affetto, nato soprattuto per colmare una mancanza
che entrambi sentivano.
Guardò il suo piatto ancora integro e poi nuovamente sua figlia,
vedendo che, come sempre faceva quando era triste, nascondeva lo
sguardo dietro la frangetta rosso fuoco. Era triste, si capiva, e lui
era un idiota. Si alzò, facendo attenzione a non farle capire
che aveva tirato la sua conclusione, dirigendosi verso il bancone.
Chiese che una spremuta d'arancia gli fosse portata al tavolo e si congedò, tornando a sedersi.
- Hai ancora fame? -
Nora ancora non lo guardava in faccia. Scosse la testolina e si
asciugò gli angoli della bocca con il tovagliolo. Sentiva i suoi
piedini dondolare ritmicamente, segno chiaro che era nervosa e le sue
unghie torturarsi a vicenda, nel tentativo di non piangere. C'erano
giorni in cui quella mocciosa gli teneva testa, lo umiliava, lo
sottometteva e lo rigirava a suo piacimento. Alle volte credeva che
sarebbe arrivata dicendogli che aveva conquistato una nave della marina
ed aveva mangiato chissà quale Frutto del Diavolo.
E poi c'erano quei rari ma tristi episodi in cui tornava alla sua
età, una bambina, e piangeva per la mancanza della sua mamma.
- Sai cosa c'è in cima alla montagna che abbiamo visto prima? -
L'isola effettivamente era collinare, con un'altura ad un'estremità da cui si vedeva tutto il circondario.
Ancora la bimba scosse la testa.
Ghignò. Si alzò di scatto notando il cameriere che si
avvicinava con la spremuta che aveva ordinato, spostò il tavolo
e si issò sua figlia sulle spalle, a mo' di sacco di patate,
iniziando a correre verso l'uscita. Agguantò la bevanda nel tragitto
e bevve tutto d'un sorso il contenuto del bicchiere, scaraventandolo a
terra e frantumandolo. Il sapore di mandarino, di agrumi freschi, lo
riportò al passato e gli fece trovare la forza, per una volta,
di fare il buon padre. Si precipitò fuori, correndo verso quella
che gli sembrava la direzione giusta.
- PAPA'! -
Nora lo richiamò, spaesata probabilmente dal suo comportamento.
In effetti non aveva molto senso ciò che aveva appena fatto.
Aveva pure i soldi per pagare la cena in fin dei conti, non si sarebbe
nemmeno dovuto inventare qualche sorta di scusa balorda, finendo poi
per bisticciare con il locandiere. Come tante volte in vita sua aveva
agito d'istinto, perchè vedere la sua Nora piangere per qualcosa
a cui lui stesso non poteva porre rimedio lo logorava più di una
sconfitta in duello.
Nami gli avrebbe dato del cretino e lo avrebbe spedito a dormire in palestra, senza nemmeno una coperta.
Probabilmente lo avrebbe fatto anche sua figlia se non fosse stato che
ora, finalmente, la sentiva ridere di cuore e spensierata.
- Ehm, papà! -
Grugnì qualcosa in risposta, svoltando in una stradina a destra.
- Non hai dimenticato nulla? -
Fece un attimo mente locale. Era un uomo, perciò fare più
di una cosa per volta gli risultata difficile. In quel caso stava dando
un notevole colpo al pregiudizio secondo cui gli uomini hanno un
deficit mentale quando si parla di collegare mani e testa. Stava
correndo e pensando. Sua figlia c'era, lui era presente e il conto non
l'avrebbe comunque pagato. Sentiva alle spalle i passi di quelli che
ipotizzò essere inseguitori o marines, dagli ordini che
s'impartivano a vicenda.
Li aveva sempre considerati scimmie ammaestrate male.
- Papà, cosa pensi di sfoderare per mettere al tappeto quell'allegra brigata che ci insegue? -
Avrebbe voluto correre di faccia contro al muro. Il locandiere l'aveva
avvertito che, causa leggi in vigore su quell'isola, avrebbe dovuto
depositare le armi all'ingresso, in un pratico quando ridicolo porta
ombrelli a forma di zucchina. Nella fretta di uscire da quel posto
aveva dimenticato poi di riprenderle.
Se Mihawk l'avesse visto sarebbe stato il primo a rincorrerlo per
prenderlo a calci. Ma questo capitolo della sua vita aveva omesso di
racocntarlo a sua figlia finora, avrebbe potuto aspettare ancora un
po'.
- Non hai una simpatia così disarmante! -
Lo pigliava pure per il culo la nanerottola.
- Ma fortunatamente hai una figlia bella, brava, intelligente, modesta e sveglia! -
Gli passò le tre katane da sopra alla testa, mettendosi
più comoda ed indicandogli la direzione giusta da prendere con
largo anticipo, cosicchè non si perdesse come sempre faceva.
Nami mancava a entrambi. E sarebbe sempre mancata.
Ma sapevano che se li avesse visti non avrebbe potuto far altro che amarli più di quanto già faceva da lontano.
Angolo della cosa:
Sono arrivate le vacanze di Pasqua, o cheggiogia. Vogliamo celebralre con una fan fiction? Si.
Allora, vorrei dire un paio di cose perciò cagatemi che non vi
fa male. E' qualche settimana che su efp deposito solo recensioni
negative che mi fanno sembrare un'acida schiavista incazzata. In
realtà il mio diagio viene dal fatto che la grammatica sta
scomparendo da questo fandom perchè viene uccisa, violentata e
massacrata.
Il risultato? Ad un'autrice che scrive da più di un anno e ha più di 17 anni sale in nazismo.
La mia non è cattiveria nei confronti di nessuno. E' esasperazione.
Mia e di molte altre autrici.
Saluti,
Alu.
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