Not enough

di Leyton_Nenny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Not enough ***
Capitolo 2: *** Belle only supposes to be not enough ***
Capitolo 3: *** Welcoming ***
Capitolo 4: *** Home sweet home ***
Capitolo 5: *** Introduction ***
Capitolo 6: *** Red doesn't suit on me, as everything else ***
Capitolo 7: *** Fightin' ***
Capitolo 8: *** I hate my work! ***
Capitolo 9: *** Changing position ***
Capitolo 10: *** Proposal ***
Capitolo 11: *** Fashion Show ***
Capitolo 12: *** Rescue ***
Capitolo 13: *** Fear ***
Capitolo 14: *** Take you home ***
Capitolo 15: *** I can save you, just give me a try ***
Capitolo 16: *** Belle is neither strong enough ***
Capitolo 17: *** You should have told me truth, but thank you ***
Capitolo 18: *** Read my music ***
Capitolo 19: *** Admission ***
Capitolo 20: *** This is the end ***



Capitolo 1
*** Not enough ***


ne





 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 

Belle si guarda allo specchio.
E automaticamente sa di non essere abbastanza.
Non abbastanza carina, non abbastanza simpatica. Non abbastanza intelligente.
Non abbastanza sotto ogni punto di vista.
Non sorride abbastanza, non parla abbastanza. Non agisce abbastanza.
Non è abbastanza. Non può fare abbastanza.
Non amerà mai abbastanza, e non sarà mai abbastanza.
La storia dell' abbastanza la conosceva a memoria ormai: arrivava qualcuno che la faceva sentire importante, la faceva sentire unica. Le diceva che era l' unica. Ma alla fine la lasciava: “Non sono abbastanza per te.”
Ma in realtà pensava che non fosse lei abbastanza per lui.
Belle è una ragazza anonima, anonima in tutto e per tutto.
E il nome che portava suonava come una maledizione.
Bella.
Ma lei non era una ragazza bella o particolare.
Era una ragazza anonima, una di quelle che se le vedi per strada nemmeno ti volti a guardarle.
Però una cosa Belle l' aveva: aveva degli occhi magnetici, di un marrone che a volte si tingeva di rosso. Solo che nessuno lo notava, sotto i capelli crespi che si ritrovava. Capelli lisci, ma crespi.
Crespi e aridi, come il deserto.
Capelli in cui nessun ragazzo avrebbe mai voluto passare le dita.
Ma a Belle non importava: ogni sera si fermava a fissare la luna e sapeva che da qualche parte qualcuno stava facendo lo stesso.
Che forse da qualche parte c' era qualcuno che non si sentiva abbastanza, ma che lei avrebbe giudicato abbastanza. E che anche lui avrebbe giudicato lei abbastanza.
Lia, Rosalia per essere precisi, era la sua migliore amica.
Era lei che a volte la faceva sentire abbastanza.
Abbastanza migliore amica.
Lia non era come Belle.
Lia era abbastanza, forse anche troppo.
Lia era piena di vita, solare. Lia viveva.
“Andiamo a Londra.”
Lia era entrata in camera sua, non aveva nemmeno bussato. E le aveva tolto dalle mani il libro che stava leggendo.
“Cosa?”
Belle nemmeno la guardava, intenta a osservare il libro che Lia teneva tra le mani: le aveva anche perso il segno. Ed era una cosa che odiava.
“Andiamo a Londra. La settimana prossima.”
“E perchè?”
“Perchè voglio andare a Londra.”
Londra?
Un nuovo inizio. Forse.
“E' così importante che venga?”
“Sì. Devi venire assolutamente! Andiamo Belle! Ti prego!”
“Ma cosa vuoi farci a Londra?”
“Lavorare.”
Lavorare?
“E perchè dovrei venire anche io?”
“Perchè hanno assunto anche te.”
“Ma cosa? Per che lavoro poi?”
Non era abbastanza Belle, non era abbastanza per un lavoro.
Troppo sbadata, troppo con la testa tra le nuvole.
L' avrebbero licenziata dopo un solo giorno.
“Ho mandato delle tue foto.”
“Delle mie foto?”
“Mi lasci finire? Ci hanno prese come modelle per delle foto.”
Belle sgranò gli occhi.
Non era abbastanza, non per un lavoro del genere.
Modelle? Si presupponeva fossero belle.
E Belle non lo era o almeno non si sentiva tale.
Non era abbastanza nemmeno per se stessa dopotutto.
“Non accetto un no come risposta, dobbiamo andare.”
“Lia, io non voglio. Andiamo guardami! Non sono alta, ho questi capelli crespi e boh. Non sono abbastanza.”
“Sai cosa vedo io? Vedo una farfalla che alle volte si ritiene ancora una crisalide. Ti hanno presa Belle. Questo vuol dire che sei più che abbastanza, e sopratutto sei più di quanto tu creda.”
Modelle, aveva detto eh?
E Lia sembrava tenerci così tanto.
Tanto valeva provare, al limite l' avrebbero licenziata.
E poi sarebbe stata a Londra, non era un danno poi così grave.
Sarebbe stata in una nuova città, e per due mesi sarebbe stata soltanto Belle, non la ragazza che non era abbastanza.
“O.. okay”
Lia sorrise: evidentemente aspettava solo quella risposta.











Salve a tutti di nuovo miei cari!
Alloraaaa!!!
Questa storia la dedico a @SemPandaBlu. Ma non per il motivo che lei potrebbe pensare.
Perchè lei non è Belle.
Lei è Lia, anche se ancora non lo sa.
Belle sono io.
Lei è troppo, anche se spesso si vede poco.
Io sono poco, è lei che mi vede troppo.
Detto questo,
posso dileguarmi saltellando.
-J

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Capitolo 2
*** Belle only supposes to be not enough ***







 

  

 

 

 

 

 

 


Lia aveva preparato le valigie in fretta, concedendosi di controllare anche quelle di Belle: non le avrebbe permesso di lasciare qualcosa di importante a casa, perché Belle era speciale, e doveva saperlo. Ma sopratutto doveva farlo sapere agli altri.
Lia glielo ripeteva fino alla nausea, scuotendo la chioma rossastra per il colore appena fatto.
“Ti sottovaluti, sai? Se solo tu provassi a vederti davvero allo specchio scopriresti quanto sei fantastica.”
Lia glielo ripeteva ogni volta con convinzione, ma Belle continuava a sorridere accondiscendete “se lo pensi tu” rispondeva ogni volta.
Lia chiuse la valigia con uno scatto e la pesò: 18,8. Peso perfetto.
Sorrise tra sé e tornò a rivolgere l' attenzione a Belle che osservava gli abiti riposti con cura nell' armadio. Lia sbuffò e si avvicinò all' armadio scegliendo degli abiti rapidamente ma con estrema attenzione e li ripose dentro la valigia dell' amica.
Belle aprì varie volte la bocca per obbiettare ma alla fine, incapace di proferire parola, si sedette sul letto in attesa.
Lia osservò con fare critico gli abiti riposti e sorrise chiudendo la valigia per poi pesarla. 19.5.
“Rientri proprio a pelo” constatò osservando il display della bilancia.
“Posso anche togliere della roba, tanto non la userò mai tutta” provò ad obbiettare Belle.
Lia finse di non sentirla e trascinò entrambe le valigie fino all' ingresso per poi caricarle l' indomani.
“Andiamo Belle, sciogliti un po'”
Belle alzò le spalle.
“Andiamo a letto, domani dobbiamo partire presto” rispose soltanto ponendo fine all' argomento.
Lia rise e diede una pacca sul sedere all' amica che s' irrigidì.
“Andiamo, col lavoro che faremo dovrai sopportare di peggio” commentò sorridendo alla reazione dell' amica.
“Sempre che non mi licenzino appena mi vedono, sai che photoshop fa miracoli.”
Lia scosse la testa ridendo.
“Ho un regalo per te.” disse soltanto tirando fuori da sotto il cuscino una busta contente alcune foto e gliene porse due.
Belle le guardò scettica.
“E quindi? Cosa c' entrano queste foto?”
Nelle immagini il soggetto aveva spesso i capelli davanti al volto chee s' intravedeva poco, ma nonostante ciò Belle non poté fare a meno di pensare che il soggetto fosse bellissimo. La ragazza sorrideva verso terra, non guardava mai l' obbiettivo. Belle strizzò gli occhi fissando con attenzione un particolare: il luogo le era famigliare e anche la maglia della ragazza, ma girata in quel modo proprio non riusciva a riconoscerla.
“La conosco?” sì lasciò sfuggire Belle ammirata, mordendosi la lingua per pentirsi subito dopo.
Lia sorrise. “Oh sì.”
“E chi è?” chiese Belle non riuscendo a trattenere la curiosità.
“Prima dimmi se trovi che sia bella.”
“Io.. non saprei.”
“Belle, devi solo dirmi se secondo te è una bella ragazza.”
Belle rise cercando di sviare la domanda.
“Che c'è, sei diventata lesbica ed è la tua nuova ragazza?” chiese con un sorriso.
Non aveva niente contro gli omosessuali, specie perché il suo più caro amico non era etero. E forse era per questo che ci si trovava così bene.
Però Lia era... troppo – Belle cercò di ricordarsi il termine corretto invano – presa dai ragazzi per poter essere omosessuale e la semplice idea che potesse provare interesse per qualcuno del proprio sesso era esilarante.
Lia rise.
“Ti piacerebbe, così avresti più ragazzi solo per te. - disse per poi tornare seria – ma dimmi, pensi che sia una bella ragazza?”
Belle sbuffò: odiava quando Lia s' impuntava nel voler sapere le cose.
“Io... credo di sì.” aggiunse infine.
Lia sorrise come se avesse appena vinto una competizione importante.
“Vuoi sapere chi è il soggetto?” chiese con ancora il sorriso dipinto sul volto.
Belle annuì timorosa.
“Sei tu.” disse semplicemente godendosi l' espressione stupita dell' amica.
“Stai scherzando.”
“Oh no – ribatté Lia tirando fuori dall' armadio la maglia della foto e sventolandogliela davanti – avevi questa maglia un mese fa, quando ci siamo ritrovate col gruppo per il pic nic.”
Belle ricordò la giornata: erano andate al mare da Giulia e... si morse la lingua ricordando dove avevano pranzato: nella radura in mezzo al boschetto dietro la casa della ragazza. Belle tornò a osservare con attenzione la foto: in un angolo si potevano notare i fiori che l' avevano incantata col loro colore rosso acceso, anemoni.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Saaalveee!!
Okay bando ai convenevoli, chiedo scusa per i ritardi ma sono stata catturata nel mondo dei contest.
Ebbene sì, mi sono lasciata affascinare dalle competizioni da non avere più tempo di respirare.
E mi sono ritrovata  con l' acqua alla gola praticamente, sempre che le giudicie non mi mettano alla gogna per le consegne all' ultimo minuto!
Diciamo che questo capitolo l' ho scritto prima di sapere che in 40 ore - e non scherzo - dovevo dare 3 esami perchè i miei amatissimi professori non sanno comunicare tra loro.
Ah sì, e uno mi ha steccata chiedendomi roba non attinente alla materia quindi lasciamo stare.
Passando al capitolo, l' ispirazione l' ho avuta da una cosa scritta da SemPandaBlu - se ho tempo vi metto anche il collegamento, prima o poi.
Ah, e ora devo anche scriverle una storia e finire qualche long che si sta accumulando in efp.
E io odio le incomplete, sappiatelo.
Detto ciò, torno a scrivere una cosa per un concorso.
Pace&Amore
-J

ps: mi scuso se parlo ancora solo di Belle e Lia ma voglio introdurre per bene questi personaggi perchè a me molto cari - anche se non si direbbe dai ritardi nell' aggiornare.
Al prossimo capitolo  - si spera presto!

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Capitolo 3
*** Welcoming ***









6:30.
Il suono acuto della sveglia riscosse Belle dai suoi sogni che con un colpo la spense gettandola a terra e mise la testa sotto il cuscino.
“Svegliaaa!!” Belle non fece nemmeno in tempo a realizzare cosa stesse accadendo nella stanza che Lia le tolse le coperte.
Belle si rigirò con la pancia rivolta verso il materasso.
“Lasciami dormire” biascicò con la bocca impastata di sonno.
Ma Lia non sembrava molto propensa ad acconsentire: si gettò sul letto sedendosi a cavalcioni sulla schiena dell' amica e iniziò a tirare il cuscino riuscendo a strapparlo dalle mani di Belle che sibilò e si sedette sul letto.
“Ma vuoi lasciarmi dormire?” disse strizzando gli occhi per adattarli al buio.
“No! Muoviti o perdiamo l' aereo su!” esclamò Lia scendendo finalmente dal letto col cuscino tra le mani come se fosse un prezioso bottino di guerra.
Belle alzò gli occhi al cielo tornando a sdraiarsi.
“Okay è solo un brutto sogno: tu così sveglia alle sei e quaranta di mattina? - scosse la testa sul materasso raggomitolandosi – Quando c'è lezione sono sempre io a doverti tirare letteralmente giù dal letto!”
Lia rise. “Oh ma quello capita se dormo: stanotte non ho proprio chiuso occhio per non fare tardi” Belle scosse ancora una volta la testa “Allora sto sicuramente dormendo” concluse.
Lia attese qualche istante prima di replicare “Ti conviene muoverti o giuro che ti butto un secchio d' acqua addosso”
“Non oserai” rispose Belle spegnendo la luce.
“Fossi in te non mi sfiderei”
Belle rimase qualche istante a soppesare la minaccia per poi deliberare che effettivamente Lia ne sarebbe stata capace. Sospirò e si sedette nuovamente sul letto.
“Okay ho capito ora mi alzo” disse soltanto alzando le mani prima di appoggiare i piedi sul pavimento.
“Era ora!”

Durante tutti i preparativi Lia non fece alto che saltellare sulla porta del bagno osservando Belle che tentava di resistere alla voglia di voltarsi e tornare a letto.
“Muoviti, altrimenti perdiamo il volo” continuava a ripeterle ogni minuto scandendo il tempo con il battito delle proprie mani.
Belle scosse la testa: Lia sembrava essere un disco rotto.

L' alba ancora non tingeva il cielo quando uscirono dal loro appartamento: era ben piazzato, al centro di Milano. Lo dividevano ormai da due anni dato che entrambe erano studenti fuori sede.
Belle sorrise girando le chiavi: infondo – a parte le follie che faceva con Lia – non era male quella convivenza.
Ovviamente l' amica non le diede tempo di indugiare oltre iniziando a suonare il clacson ricordandole “Muoviti, altrimenti perdiamo il volo”.
Belle scosse la testa “così svegli tutti” sussurrò come se con un tono di voce normale si svegliasse la città intera, cosa a cui per altro aveva già provveduto Lia suonando quell' arnese.
L' aereoporto era dalla parte opposta della città: Belle appoggiò il viso al finestrino e socchiuse gli occhi cercando di dormire. Ovviamente fu tutto inutile: sembrava come se Lia avesse preso tutte le precauzioni per tenerla sveglia utilizzando una guida abbastanza spericolata e un cd sparato al massimo volume.

Il check in fu abbastanza rapido anche perché – constatò Belle – erano arrivate con un anticipo di tre ore. La ragazza si morse la lingua cercando di non fare una scenata per l' ora in più di sonno che avrebbe potuto avere.
E, una volta dentro il gate, si concessero un caffè – l' ultimo di molto tempo dato che in Inghilterra non l' avrebbero certamente preso.
“Si sta aprendo il gate per il volo 2576 con destinazione Londra. I passeggeri sono pregati di recarsi al gate numero 9 per agevolare le procedure di imbarco” ricordò loro un altoparlante.
Belle sussultò finendo il caffè e prendendo la propria borsa “Andiamo” disse soltanto a Lia che annuì sorridendo.
“Londra sarà nostra” rispose l' amica cingendole le spalle.

Una volta sull' aereo, Belle scelse un posto centrale “Finalmente due ore di sonno” disse soltanto per poi affondare la schiena nella poltroncina e addormentarsi.
Si svegliò solo per il botto provocato dal pilota quando l' aereo andò letteralmente a schiantarsi sulla pista. Una volta che l' aereo fu fermo, scrocchiò il collo e si stirò le braccia.
“Buongiorno” disse a Lia che già si era tolta la cintura e fremeva per scendere.
“Se hanno perso la mia valigia giuro che li uccido” disse in tutta risposta.

Una volta recuperate le valigie, procedettero per un lungo corridoio fino a raggiungere l' uscita dove erano attese da cinque ragazzi che tenevano un cartello tra le mani “Welcome Belle & Lia” recitava. Belle sorrise. “Immagino siano quelli dell'agenzia”
Lia nemmeno la ascoltò.
“Carino il biondino”
Belle trattenne una risata osservando con attenzione i loro volti e rimanendo incanta per qualche istante a fissare gli occhi verdi di un ragazzo alto e riccio. Sorrise tra sé e si avvicinò.
“Hey”
“Hey” rispose il riccio sporgendosi per cercare qualcosa alle sue spalle. Belle scosse la testa tirando fuori la carta d' identità.
“Sono Belle. E lei è Lia” disse indicando l' amica che stava in piedi alle proprie spalle “immagino voi siate quelli dell'agenzia”
Il ragazzo abbassò lo sguardo guardandola negli occhi e sorrise “Ops.. scusa. Beh, benvenuti a Londra!” disse continuando a fissarla. Belle fu costretta a distogliere lo sguardo.
“Grazie”
“Beh se volete darci le valigie – intervennero atri due ragazzi, uno aveva la pelle olivastra e i capelli neri, l' altro aveva una voglia di cioccolato sul collo – ve le portiamo noi”
Lia li guardò leggermente infastidita “Non siamo delle oche, sappiamo portare le nostre cose da sole”
I ragazzi la guardarono leggermente imbarazzati.
“Non volevano essere scortesi... da noi è un gesto da galantuomini. Volevano solo essere carini” rispose il ragazzo castano con gli occhi azzurri.
“Sai, loro sono inglesi sono un po' impacciati. Noi irlandesi siamo più... com'è che si dice? Oh sì, alla mano” disse il biondo che presiedeva il fianco di Lia che arrossì.
“Comunque, ottimo inglese per essere italiane” disse il ragazzo con la voglia.
“Grazie... gentleman” si riprese Lia.

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Capitolo 4
*** Home sweet home ***









“Dunque, quale sarebbe il nostro lavoro?” Belle sedeva timorosa accanto al ragazzo riccio che stava guidando e non poteva fare a meno di stringere il pugno ogni volta che una macchina veniva loro incontro – ancora non era abituata alla guida inglese e spesso resisteva alla tentazione di chiedere al ragazzo di lasciarla guidare.
Aprì lentamente il finestrino attendendo una risposta alla domanda.
Il riccio le scoccò uno sguardo malizioso attraverso lo specchietto retrovisore e Belle strinse le mani al petto in segno di disagio; il ragazzo si limitò a sorridere mostrando le fossette.
“Ma come, non hai fatto il concorso? C'era scritto tutto sul file di presentazione” Belle scoccò uno sguardo torvo a Lia.
“Diciamo che non era nei miei progetti venire a Londra” il ragazzo rise debolmente e Belle non poté fare a meno di sentirsi ancora più a disagio.
“Comunque si tratta solo di alcuni scatti, andrai alla grande, rilassati”
Belle si voltò dall'altra parte nello stesso in cui il ragazzo si voltò ammiccante verso di lei certa di essere arrossita.
“Scatti per cosa?” chiese continuando a osservare il paesaggio.
“Belle, rilassati e smettila di fare domande!” Lia ruppe la loro conversazione e la sua testa fece capolino tra i sedili. Per un istante Belle le fu grata perché Harry aveva smesso di fissarla – poteva vedere il suo sorriso divertito con la coda dell'occhio – ma poi si ricordò che era solo colpa sua se ora si trovava in quell'auto e la gratitudine scomparve completamente.

“Beh, questa è la vostra casa” sussurrò il ragazzo con la voglia: Belle si soffermò a osservare quella piccola macchia quasi ipnotizzata mentre qualcuno continuava a osservare quello sguardo leggermente infastidito.
Ovviamente Belle non lo notò.
“Tutto bene?” la distolse una voce leggermente roca. Belle si voltò arrossendo imbarazzata.
“Non proprio: se penso che a quest'ora potrei essere in Italia a...” Lia non la lasciò finire iniziando a parlarle sopra.
“Oh sì, sta benissimo, non fateci caso. Tende spesso ad essere scontrosa”
Belle sbuffò spostando col proprio respiro dei capelli che le erano finiti davanti agli occhi.
“Oh certo” sibilò soltanto in risposta.
Lia finse di non aver notato il leggero sarcasmo scocciato dell'amica.
“A che ora cominciamo domani?” chiese entusiasta per guadagnarsi l'ennesimo sguardo seccato da parte di Belle.
“Domani?! Io credevo avessimo un po' di tempo libero per ambientarci”
Lia sorrise non curante dell'eventualità che l'amica potesse decidere di strangolarla da un momento all'altro – e probabilmente Belle stava valutando il modo più lento e doloroso per ucciderla.
“Domani alle 8:30 Harry passerà a prendervi in macchina” sussurrò un uomo che sembrava apparso dal nulla “scusate il ritardo ragazzi, in ufficio ho avuto dei problemi con il nuovo segretario. Mi domando perché tutti gli incompetenti debbano capitare a me!” mormorò con aria leggermente teatrale.
Belle lo guardò leggermente torva convinta che fosse un tipo in cui non avrebbe mai riposto la propria fiducia, non le piaceva il suo modo di porsi: sembrava un leone che soppesa la gazzella migliore da mangiare e insieme valuta le possibilità di riuscita della propria caccia.
Fortunatamente il loro presunto capo non sembrò notare lo sguardo ostile di Belle concedendosi qualche battuta serrata e a volume particolarmente basso con i cinque ragazzi – la ragazza non potè fare a meno di trovarlo ancora più maleducato: non solo non si preoccupava di far tardi ma sembrava aver tutta l' intenzione di parlarle alle spalle ed era una cosa che lei proprio non riusciva a sopportare, forse proprio a causa della propria insicurezza.
“Ci sono domande?” se ne uscì l'uomo rivolgendosi a loro come se avesse appena finito una lunga spiegazione.
E Belle ovviamente rispose.
“Domande su cosa? Non ci avete spiegato proprio niente!” rispose leggermente scontrosa avendo poi l' accuratezza di aggiungere un “Signore”
L' uomo si avvicinò a lei togliendosi gli occhiali da sole “Mi piace il tuo spirito, conservalo per le cose importanti come il lavoro e non sfidarmi e andremo d'accordo” concluse arrivando vicinissimo al suo viso dopo averle alzato la testa con un dito costringendola a fissarlo negli occhi scuri.
Belle si divincolò infastidita e abbassò lo sguardo: non si sentiva a suo agio in quella situazione.
Lia arrivò in suo soccorso.
“Allora domani alle 8:30 saremo pronte per iniziare”
L'uomo continuò a guardare Belle ammiccando una specie di sorrisetto vittorioso e indossò nuovamente gli occhiali uscendo dalla casa con i ragazzi a seguito.
L'irlandese si chiuse la porta alle spalle rivolgendo un sorriso di scuse a Lia.
Belle sorrise osservando lo sguardo dell'amica convinta che stesse elaborando un qualche nuovo piano di conquista – riusciva a leggerglielo nello sguardo.
“Complimenti, mi hai battuto: in poche ore hai già litigato col capo”
Belle scosse la testa ricordando gli occhi pungenti di quell'uomo.
“Così pare. Vado a letto, sono stanca” disse all'amica salendo le scalette della villetta in cui risiedevano.
Ma la verità era che aveva paura di quello sguardo.

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Capitolo 5
*** Introduction ***









Quando la sveglia suonò, Belle era già sveglia.
Sospirò e si alzò cercando di non fare rumore e scese al piano di sotto per fare il caffè, poi aprì le tende facendo entrare l'aria mattutina e quel poco di luce che filtrava attraverso la coltre che avvolgeva il cielo.
Sospirò ancora una volta annotandosi mentalmente di prendere l'ombrello: il cielo minacciava pioggia da un momento all'altro.
Il sibilo della macchinetta del caffè la riscosse dai suoi pensieri, si avvicinò alla macchinetta e divise il caffè in due tazze nelle quali mise un po' di latte – in una anche una non indifferente quantità di zucchero. Cercò un vassoio per riporvi il necessario per la colazione e tornò al piano superiore.
“Lia, è ora di andare a lavoro” disse cercando di svegliare delicatamente la propria amica che, grugnendo qualcosa, si rigirò nel letto in maniera poco delicata rischiando oltretutto di tirare una botta al vassoio che Belle teneva in mano.
“Andiamo, Lia, dobbiamo andare a lavoro”
“Ancora cinque minuti Bells, solo cinque minuti!”
Belle sbuffo e poggiò il vassoio in terra.
“Andiamo, c'è un irlandese al piano di sotto che ti attende”
Lia quasi non la fece finire, mettendosi subito a sedere sul letto non appena udì la parola “irlandese”, scese dal letto e si avviò con passo deciso verso la porta per poi scendere al pian terreno.
Belle, trattenendo le risa, afferrò il vassoio e si apprestò a seguirla, sopratutto per godersi la scena non appena l'amica si fosse accorta che in realtà non c'era proprio nessuno ad attenderla.
Era appena arrivata all'ultimo gradino, quando le urla di Lia la raggiunsero.
“Belleee! - aveva esordito con un tono falsamente gentile, cosa che fece capire alla ragazza che era decisamente nei guai- Vieni qui che devo dirti qualcosina per una pacifica convivenza”
Belle trattenne nuovamente le risa per il modo in cui la voce di Lia si soffermò sull'evidenziare – anche in maniera eccessiva – la parola convivenza. Ovviamente, non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che Lia era già davanti a lei con uno sguardo truce dipinto sul volto.
“Ehm, caffè?” disse Belle mostrando il vassoio con un sorriso.
Lia la guardò ancora più truce “Ti salvi solo perché se tu ora iniziassi a correre probabilmente mi rovesceresti il caffè addosso”
“Oh no, mi salvo solo perché altrimenti potrei fare qualcosa di molto infido tipo andare dall'irlandese e dirgli che ti piace”
“Non oseresti. E comunque a me non piace”
“Prova a sfidarmi. E comunque è palese che ti piace”
“No”
“Sì”
“No”
“Sì”
“Okay, un pochetto, va bene?” concluse Lia esasperata “Ammetto che il suo accento possa essere affascinante”
“Certo, solo l' accento” la canzonò l'amica.
“Il mio è un interesse puramente professionale
“Ah, ah” ribatté Belle col sorriso dipinto sulle labbra “Ti piace” sussurrò infine per poi iniziare a bere il caffè mentre con una mano continuava a reggere il vassoio.
“Muoviti, dobbiamo andare a lavoro tra 10 minuti” esordì Lia una volta che ebbero finito la colazione “Sono sempre in ritardo con te”
“Saresti ancora più in ritardo senza di me” ribatté la mora alzandosi per andarsi a preparare.
“Cosa si indossa per andare a lavorare come modelle?” urlò poi dal piano superiore all'amica che stava rigovernando le tazze.
“Qualcosa di normale, tanto appena arrivi lì ti devi cambiare” le urlò in risposta Lia.
Belle sospirò aprendo l'armadio e tirando fuori una felpa abbastanza larga e un paio di jeans, fondamentalmente le prime cose che trovò nell'armadio.
Lia invece si preparò con più cura e attenzione: la mora non poté fare a meno di trattenere una risata.
“Qualcosa di normale, eh?” sussurrò.
In quell'istante il campanello suonò, evitando una possibile frecciatina da parte della rossa.
Belle sorrise e scese le scale per andare ad aprire.
“Due minuti e siamo pronte, devo solo pettinarmi” urlò alla porta ancora chiusa.
Ma quando l'aprì non poté fare a meno di arrossire.
Il ragazzo riccio si trovava lì davanti. Belle si sporse alla ricerca di qualcuno.
“Ehm, posso entrare?”
“Sì, certo” rispose lei facendosi da parte per lasciarlo passare senza smettere di cercare qualcuno.
“Stavi aspettando qualcuno?” chiese lui con un tono leggermente indagatorio.
Belle sorrise, dedicandogli per un secondo un po' di attenzione. “Cercavo Harry” disse tornando a dedicare la propria attenzione all'esterno.
Il ragazzo sorrise, toccandole un istante la spalla per farla voltare e porgerle la mano.
“Piacere, Harry”
Belle arrossì imbarazzata.
“Io.. ecco.. scusa, non sapevo fossi tu. Cioè, ieri non vi siete presentati. Comunque io sono Belle”
“Lo so. E l'irlandese si chiama Niall, mentre gli altri sono Zayn, Louis e Liam, te li presenterò appena arriviamo” rispose lui con un sorriso.
E Belle rimase incantata davanti alle sue fossette, mentre con una mano continuava a tormentarsi i capelli cercando di pettinarli.
“Avevi chiesto due minuti, no? - riprese lui per rompere il silenzio che si stava creando – dai, ti aspetto qui mentre vai a pettinarti.
Belle arrossì e si avviò verso le scale per poi ricordarsi di aver lasciato la porta aperta, quindi tornò indietro per chiuderla. Il ragazzo sorrise, sembrava trattenere una risata.
La ragazza sorrise di rimando “Grazie” disse soltanto passandogli accanto.
“Sei carina anche spettinata” rispose lui facendola arrossire ancora di più.








 

Personalmente  trovo che Belle sia molto dolce in questo capitolo.
Cioè è così innocente.
Povera cara, le voglio tanto male.
Ma andiamo, è così dolce, così piccola e delicata, è adorabile.
Cioè all'inizio ero partita da me ma ora povera, è molto diversa.
Ma vabbè, era destino.
Ci vediamo al prossimo, recensite e passate anche dagli altri, vi farò dei mini Ban con collegamenti - ma come mi sento figa.
-J
ps: per chi non lo sapesse introduction vuol dire presentazioni.

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Capitolo 6
*** Red doesn't suit on me, as everything else ***









 

Per tutto il tragitto i ragazzi rimasero in silenzio: Belle continuava a osservare attenta la strada davanti a sé, indugiando di tanto in tanto sulle mani di Harry, mani che trovava straordinariamente grandi e confortevoli, tanto che spesso si chiedeva come potesse sentirsi se lui l'avesse abbracciata, ma subito scacciava il pensiero imbarazzata.
“Quanto manca?” Lia aveva smesso per un istante di canticchiare la canzone che stava andando alla radio e aveva deciso di rompere il silenzio.
Belle la fulminò con uno sguardo attraverso lo specchietto retrovisore.
“Poco, scusate ma dato che il centro è bloccato per una manifestazione ho dovuto prendere delle stradine secondarie che hanno allungato di tanto il tragitto” rispose il ragazzo mortificato.
“Non devi preoccuparti, sei stato fin troppo gentile a passarci a prendere” lo rassicurò la mora con un sorriso. Harry annuì mentre Lia tornava a sdraiarsi comodamente sul sedile e riprendeva a canticchiare.

“Forza indossa questo, siamo in ritardo!”
Belle sbatté le palpebre un paio di volte prima di ritrovarsi tra le dita due pezzi di stoffa rossa microscopici.
“Oh no. Il rosso non mi dona per niente!” si lamentò ad alta voce.
Ovviamente il “Grande Capo” - come lei e Lia avevano iniziato a chiamarlo da quella mattina – non ne volle sapere di cambiare idea. “Senti ragazzina, vedi di essere professionale. Ora, questo è il tuo lavoro, quindi dimostrami che lo vuoi fare, altrimenti sai qual'è la porta. E credo non ci sia bisogno di dire che se io ti dico di ballare, tu balli fino a che non ti rompi le caviglie, se ti dico di cantare lo fai fino a che non hai più voce. Sono stato abbastanza chiaro?”
Belle deglutì a fatica: quell'uomo la metteva in soggezione.
“Cristallino” si trovò a sussurrare.
Il ragazzo con la voglia le si avvicinò poggiandole una mano sulla spalla “Stai tranquilla. E' un po' burbero ma sa il fatto suo. Ed è bravo col suo lavoro” disse per poi scoccarle un sorriso. Belle gli sorrise di rimando annuendo.
“Grazie”
“Vai Belle, e dimostragli che sai il fatto suo” concluse lui prima di darle una piccola spinta verso il camerino. La ragazza sospirò ed entrò iniziando a indossare il capo che si rivelò un bikini.
Belle osservò il proprio riflesso per un istante: il costume doveva essere almeno di una taglia più piccolo; rifletté un istante se lamentarsi o meno.
Alla fine, decise di affacciarsi e chiamare Liam con un cenno. Il ragazzo si avvicinò subito non appena l'ebbe notata.
“Io conciata così non esco – dichiarò telegrafica. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo – senti questo costume è troppo stretto e non copre niente!” provò a spiegare.
“Belle, se non esci o provi a lamentarti Paul interverrà e, sul serio, non credo tu voglia vederlo incazzato nero. Quindi per favore, fingi che siate solo tu e Lia, senza nessun altro intorno ma ti prego, esci da quel camerino e fai il tuo lavoro”
La ragazza s'imbronciò leggermente “Ma non è giusto. Io non sono solo un corpo” provò a ribattere. Liam le accarezzò delicatamente la guancia.
“Ascolta, non sto dicendo che tu lo sia. Sto solo dicendo che questo è il tuo lavoro. Quindi vai davanti a quelle macchine fotografiche e spacca gli obbiettivi, okay?”
Belle annuì mordendosi il labbro. Nonostante la sua aria da perenne insicura, il broncio le donava una sorta di fierezza combattiva.
Uscì dal camerino con le mani davanti al ventre, intenta a coprirsi ciò che il costume lasciava scoperto: tentativo vano, le sue braccia erano troppo magre e la porzione da coprire troppo ampia perché lei ci riuscisse. Lia le afferrò un braccio costringendola a smetterla di fare ciò che stava facendo.
“Questo è il nostro lavoro, Belle. Se ci chiedono di sfilare in bikini, noi lo facciamo. E poi, il rosso ti sta benissimo” disse giocando con una ciocca di capelli della mora, la quale sbuffò.
“Lo so che è il nostro lavoro. Ma il rosso è troppo appariscente per me, non mi dona. Come tutto del resto.”
Lia sbuffò facendole cenno di tacere mentre continuava ad arrotolare la ciocca di capelli dell'amica intorno al proprio dito.
Fu allora che scattò il primo flash. E Belle quasi non se ne accorse.










Salve a tutti miei cari.
Vi aggiorno dicendo che ho tutta la storia in testa, prima non mi era così chiara. Ma ora sì. E nella foga ho scritto ben TRE e dico TRE capitoli - compreso questo.
Quindi sì, sono fogata. E probabilmente anche qui vi troverete uno spin off, devo pensarci bene però. In ogni caso se lo faccio durerà due - tre capitoli e non di più.
Non vi fidate però, sono abbastanza logorroica per chi non l'avesse capito.
In ogni caso, forse lunedì prossimo posto il prossimo, sperando che qualcuno mi caghi.
Grazie e tanti saluti.
-J
Ps: salutate anche il vostro adorabile Banner che vi vuole tanto bene ed è stato fatto due ore fa.
Lo so che dovrei studiare, ma photoshop mi stava chiamando, non potevo resistere, dico sul serio.
Beh in ogni caso quelle sono Lia e Belle, salutatele :D
In realtà lo volevo fare diverso ma poi c'erano troppe cose da farci che ho lasciato perdere. Ma anche così è adorabile, no?
E non volevo nemmeno mettere la Bush ma nessuno è venuto in mio soccorso con un'idea migliore, quindi ciao.
Lo so che questo ps è eterno, chiedo venia.

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Capitolo 7
*** Fightin' ***









 

I giorni si susseguivano tutti uguali.
Harry passava a prenderle ogni mattina qualche minuto prima. E Belle apriva ogni volta la porta scusandosi perché doveva ancora pettinarsi.
“Scusa, devo ancora... - arrossiva e il riccio sorrideva – pettinarmi”
Lui le sussurrava “Stai benissimo anche spettinata” e lei arrossiva ancora di più “Bugiardo”
Ma i viaggi in auto si erano fatti più silenziosi, solo musica a tutto volume mentre l'auto sfrecciava veloce per le strade di Londra.
E Liam e Niall le attendevano al portone.
Liam e Belle erano diventati ottimi amici, anche perché spesso il “ragazzo con la voglia”, come lo chiamava lei prima di sapere il suo nome, la incoraggiava. E lei aveva iniziato a guardarlo mentre i flash la inondavano, forse perché ciò la faceva sentire più sicura.
“Ti va un gelato?”
Spesso i due si intrattenevano insieme nella pausa pranzo, scambiandosi consigli o parlando di quella serie tv o di quell'altra. La ragazza era diventata più sorridente e spensierata con lui, forse perché bene o male riusciva a farla sentire a casa.
Lia e Niall invece sembravano intenzionati intrattenere una relazione, anche se spesso Belle temeva che lui fosse intimorito dall'amica.
Non che ci fosse niente di male, infondo molti erano quasi spaventati dall'atteggiamento schietto e diretto di Lia, solo che quel ragazzo era tutto l'opposto: spesso arrossiva mentre la rossa sembrava quasi deriderlo per quella debolezza. Ma stavano bene insieme, si completavano l'un l'altra come le due esatte metà di una mela... da qualche parte la mora aveva letto qualcosa a riguardo, era la leggenda di due metà che si cercavano fino ad unirsi per creare un uno perfetto.
“Non così, Belle” la voce aspra di Paul la sorprese mentre stava posando per l'ennesimo servizio.
“Sembri così finta, così statuaria. Ma guardati, scendi dal piedistallo, bellezza”
“Io non sto proprio su nessun piedistallo! - si trovò a urlargli in faccia – cazzo, vieni tu a fare il mio lavoro allora, perché io mi sono rotta le palle! Non sono ai tuoi comandi, okay? Belle qua, Belle là. Cazzo, indossare bikini di una taglia più piccoli, abiti che non lasciano niente all'immaginazione perché mostrano tutto. Chi cazzo credi che sia, io? Non sono una battona. - voltò le spalle all' uomo scendendo le scale per poi ripensarci ed avvicinarsi a lui arrivando a pochi centimetri dal suo volto con gli occhi pieni di rabbia – Ah e per la cronaca, io nemmeno lo volevo fare questo lavoro” gli urlò per poi restare a fissarlo con aria di sfida in attesa di una risposta che non si fece attendere: Paul le prese il volto tra le mani, stringendo tra il pollice e l'indice il viso di lei.
“Devi imparare a comportarti ragazzina. Hai un bel faccino, ma non ci puoi fare molto se mordi la mano che ti nutre – Belle avrebbe tanto voluto essere in grado di mordere davvero la mano di quell'uomo che reputava disgustoso, ma lui la stringeva così forte da impedirle la semplice apertura della bocca – impara a dominarti e avrai successo. E ora riprendi il tuo posto, sono stato chiaro?”
Lia le si era avvicinata e le aveva sfiorato la mano, Belle aveva represso le lacrime e gli avrebbe risposto o, meglio ancora, sputato in faccia se non fosse stato per Liam che le aveva sillabato con il labiale “Fa come dice” e lei aveva annuito, sconfitta.
Non le piaceva non avere l'ultima parola, specie quando qualcuno faceva insinuazioni sulla sua persona – e quella del suo superiore era chiara: ingrata – o quando la persona in questione non provava nemmeno ad ascoltare le sue obbiezioni, dando per scontato di sapere tutto ed essere imbattibile.
“Stronzo” sussurrò a denti stretti prima di riprendere posizione.

“Bella sfida” sussurrò Harry a Belle mentre saliva in macchina con i capelli bagnati legati in una coda di cavallo. Lia la abbracciò dandole un buffetto sulla guancia.
“La mia baby è la migliore. Cioé, sfidare il Grande Capo in quel modo. Ci vuole coraggio, dico davvero”
Il ragazzo si portò una mano dietro la testa “Già, ma Paul non gradisce certi colpi di testa, tende a rivendicare la propria posizione. Stai attenta, Belle, dico sul serio”
La mora sorrise, allontanandosi dall'abbraccio in cui Lia l'aveva catturata “Non preoccuparti, ho il mio cavaliere dall'armatura scintillante” disse indicando con lo sguardo Liam che le fece un cenno con la mano.
Harry la guardò leggermente intristito, sguardo che Belle non notò perché rivolta verso Liam, ma che certo non sfuggì alla sua amica che invece se ne compiacque con un sorriso.










Salve cari utenti di EFP che siete passati!
Mi piacerebbe tantissimo chiedervi una recensione e bla bla bla, ma credo di aver perso ogni speranza.
Comunque, la storia di Belle è conclusa, l'ho scritta proprio tutta.
Ed è stata una faticaccia. Credo di farne un spin off dopo, però non ne sono sicura. Ci penserò.
E ora spero di poterla aggiornare ogni lunedì, ci proverò ma non prometto nulla.
E poi passerò a sistemare Summertime Summertime [cliccate sul nome per attivare il collegamento] con lo spin off La guerra è aperta  e nel contempo posterò I've been waiting for you for so long.
E boh, probabilmente alla fine passerò a fare Io odio il mare .
E ho in progetto una nuova long, vedremo. In realtà ne ho 3 o 4, ma devo prima completarne un po' altrimenti proprio non le finisco.
Credo di aver detto tutto.
A Lunedì prossimo,
-J<3

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Capitolo 8
*** I hate my work! ***









Belle odiava il proprio lavoro.
Odiava quel mondo fatto di flash abbaglianti e abiti scintillanti.
E l'avrebbe cambiato volentieri se solo non si fosse sentita così inadatta per ogni lavoro.
Quindi era preferibile continuare a svoglere quello che già faceva, sebbene odiasse persino il proprio principale: odiava l'essere trattata come una persona senza dignità e ciò la portava a rispondere.
Era incapace di restare succube della situazione.
Belle odiava svegliarsi ogni mattina sapendo che esattamente 29 minuti dopo Harry sarebbe passato a prenderle per portarle nello stesso posto a incontrare le stesse persone e a posare con abiti ridicoli. E ogni mattina si doveva ancora pettinare, ancora sorrisi di cortesia e frasi gentili a cui lei arrossiva. Una volta davanti all'edificio avrebbe incontrato Liam e Niall.
Liam... Belle era convinta che quella fosse l'unica nota positiva di quel lavoro che tanto disprezzava. Sì, perchè lui in poche settimane l'aveva compresa come solo Lia era stata in grado di fare.
Spesso aveva provato a immaginare una relazione diversa da quella della semplice amicizia con il giovane ma si era sempre detta che sarebbe stato impossibile per una qualche ragione che ancora non riusciva bene ad identificare.
Ma i sorrisini che Lia le rivolgeva parlavano chiaro: l'amica non era dello stesso avviso.

Se c'era una cosa che Belle odiava ancora più di ripetere la stessa routine ogni giorno, era il sapere che non sarebbe durata due mesi come da contratto, ma molto di più.
Sì, perchè una domenica era andata in edicola e in bella vista aveva trovato una rivista di moda sulla cui copertina campeggiava una sua foto in compagnia di Lia.
La foto era stata scattata circa cinque giorni prima, Belle riusciva a datarla solo grazie all'enorme pallone da spiaggia con cui le due stavano giocando rivolgendosi dei sorrisi.
“Che sorriso idiota che ho” si era rimproverata mentalmente.
E aveva mosso una rivista fino a coprire la propria immagine: l'amica ora sorrideva al modello della rivista vicina.
“Non sono per niente una bella coppia – si era trovata a pensare – Lia sta molto meglio con Niall. Povero modello” aveva sorriso con sufficienza dandosi della stupida per quel pensiero e si era avvicinata alla cassa afferrando uno quotidiano a caso dalla pila che giaceva in malo ordine su un tavolo.
Aveva letto il prezzo e aveva depositato l'importo dovuto un piattino di ferro che giaceva sul bancone. Il tintinnio aveva attirato lo sguardo del giornalaio che l'aveva osservata per un istante basito.
“Sei... sei la modella foto” aveva esclamato entusiasta alzandosi e cercando la rivista che lei prima aveva guardato.
“Non so di cosa parla” si era trovata a rispondere leggermente scocciata.
“Sì, hai un volto così inusuale e carino” e aveva sorriso mostrando i denti ingialliti dal fumo da cui poco dopo emerse una lingua rosata che si posò sulle labbra rosse contornandole. Gli occhietti sporgenti la fissavano invadenti. Belle si trovò a reprimere un moto di disgusto per quel volto rubicondo che si trovava davanti.
“A quanto pare ho una sosia” aveva detto alzando le spalle e affrettandosi verso l'uscita.
“Beh, potete sempre fare un servizio insieme!” aveva esclamato l'uomo “Sarebbe molto... eccitante” aveva aggiunto poi con malizia.
“Arrivederci” aveva sibilato scontrosa uscendo da quello che si era trasformato in una specie di inferno.
Odiava essere considerata solo un corpo. E qualcosa le diceva che quell'uomo la vedeva come una specie di bambola gonfiabile capace di respirare. Ma non dotata di intelletto.
“Non sono abbastanza nemmeno per avere un ragazzo che spacchi la faccia a quello stronzo” si ripeté mentalmente con rabbia lungo tutto il tragitto.

“Tutto bene? Hai preso il giornale?”
Belle sorrise. Anche la domenica era ormai una mera routine. Depositò il giornale sul tavolo. “Alla grande” rispose mostrando un sorriso di cortesia.
Come sul posto di lavoro.









Ed eccomi qui con l'aggiornamento come promesso. Ora, in questo weekend ho avuto modo di fare una tabella per l'aggiornamento, dato che altrimenti resto con mille incomplete e la cosa non mi piace.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Inizialmente non era in programma ma l'ho messo perché una mia amica ha notato un cambiamento nei personaggi - io non l'ho notato, ma sarà che Belle è nella mia testa, quindi non so.
Ringrazio chi recensisce, chi la mette nei preferiti e bla bla bla.
Beh, anche se sono in pochi a farlo, ma ormai sto disperando di ogni cosa.
Se tu, carissimo lettore, avessi la cortesia di farmi sapere cosa ne pensi, te ne sarei eternamente grata.
Grazie per la vostra cortese attenzione,
con affetto,
-Jenny
 




 

Lunedì Not Enought
Martedì  
Mercoledì Summertime - Summertime la guerra è aperta
Giovedì  
Venerdì Io odio il mare!
Sabato  
Domenica Contest o I was waiting for you for so long
 

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Capitolo 9
*** Changing position ***










I giorni erano trascorsi e sembrava che la faida tra Belle e Paul fosse stata solo una tempesta passeggera sebbene i due continuassero a studiarsi come due belve in procinto di attaccarsi e sbranarsi.
A nessuno piaceva quella situazione ma la giudicavano normale.
Per questo in molti si stupirono quando Paul iniziò a trattare Belle in modo affabile e cordiale.
La ragazza lo guardò con un sopracciglio alzato, stupita per quella cambio di atteggiamento improvviso.
“Caffè? –  l'uomo le si avvicinò porgendole una tazza fumante – in teoria voi Italiani lo amate, no?”
Belle prese la tazza e annusò l'aroma “Grazie” disse soltanto avvolgendosi nell'accappatoio bianco in attesa della fine del beak.
Lia spostò lo sguardo da lei al loro capo allibita “Ma cos... - poi si voltò verso l'uomo – Per me non c'è un po' di caffè?”
Lui alzò e abbassò le spalle “quella era l'ultima tazza” disse soltanto continuando a guardare Belle negli occhi. La ragazza fu costretta ad abbassare lo sguardo imbarazzata.
 
“Sembra che tra te e Paul le cose a meraviglia?” Liam la guardava incuriosito durante la pausa pranzo. La ragazza si concesse una breve risata.
“Oh certo, non l'hai saputo? Mi ha chiesto di sposarlo!” esclamò fingendosi entusiasta ottenendo un debole pugno da parte del ragazzo.
“Idiota”
“Geloso” ribatté lei mostrandogli la linguaccia. E stavolta fu il turno di Liam di ridere.
“Come l'hai capito? Sono innamorato perso di te, non posso vivere sapendo che sposerai Paul. Ti prego, annulla le nozze” disse con fare teatrale. Belle gli rifilò un pugno.
“Quanto sei idiota! E sei anche un pessimo attore. Ah e, per la cronaca, il pugno era per quello che mi hai dato prima. Che poi, non te l'ha mai insegnato la mamma? - Liam mostrò un'espressione interrogativa – Sì, che le donne non si toccano nemmeno con un fiore!” continuò agitandogli il dito indice davanti al naso.
“Oh, ma tu non sei una donna”
“Mi ritengo offesa. Ritira subito quello che hai detto”
“Intendevo dire che sei LA donna” concluse lui alzando le spalle guadagnandosi un altro pugno.
“Idiota”
“Lo so. E lo prendo come un complimento”
“Belle, Paul vuole parlarti – li interruppe Lia sopraggiungendo al tavolo – dice che è urgente” e rifilò a entrambi un'occhiata incuriosita della serie “qui gatta ci cova”.
Belle finse di non notarla.
“Dove?”
“Nel suo ufficio” Belle si alzò e lasciò un bacio sulla guancia a Liam.
“Ci vediamo dopo mio amato!” salutò prendendo in giro Lia per la sua espressione di poco prima incamminandosi verso l'uscita della sala, poi ci ripensò e tornò sui propri passi.
“Ah, Lia – la rossa si voltò – Niall ti attende, non far attendere troppo l'amore tuo”
La rossa la incenerì con lo sguardo mentre Liam scoppiò a ridere.
“Idiota”
Belle alzò le spalle “Ma che avete oggi tutti? Su ragazzi, fantasia. Idiota non va più di moda, trovate offese più creative” Liam intanto continuava a ridere e Lia tentava di trovare un modo di risponderle quando Niall sopraggiunse alle loro spalle.
“Ehi – poi, notando l'ilarità dell'amico aggiunse – mi sono perso qualcosa?”
“Ciao, futuro parente! Il capo mi attende. Ah, prenditi cura di Lia a pranzo eh!” e se ne scappò via prima che Lia decidesse di ucciderla in pieno ristorante.
La rossa arrossì violentemente sibilando un “Giuro che ti uccido. Faresti meglio a non tornare a casa stasera, Belle”
Il biondo la guardò interrogativo “E' successo qualcosa?”
“No, Belle è solo e semplicemente un'idiota”
Liam iniziò ad ululare per le risa.
 





Lo so, non ho rispettato le scadenze per ben due settimane. Ma mi farò perdonare.
Con affetto,
-J

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Capitolo 10
*** Proposal ***









Belle bussò un paio di volte la grande porta in mogano che si trovava davanti all'ufficio di Paul e attese una risposta che non si fece attendere.
“Mi aveva chiamata?” chiese titubante spostato il peso da una gamba all'altra ansiosa. Paul sorrise.
“Cosa sono tutti questi convenevoli, signorina Persci?”
“Perschi – lo corresse lei – ma mi chiami pure Belle” sussurrò in risposta cercando di mantenere un certo distacco.
“Dunque, ci hanno chiamato perché hanno bisogno di delle modelle per una sfilata”
Belle lo guardò alzando un sopracciglio. Paul sospirò e riprese.
“La sfilata e domani. E io ho pensato che per te potrebbe essere una grande occasione”
Belle abbassò lo sguardo. “La ringrazio, ma credo che Lia sia più adatta, è più spigliata di me e...”
Paul alzò leggermente il tono della voce interrompendola.
“Io sono il vostro manager, e sono io a decidere. Non intendo tollerare altri atti di insubordinazione o cose del genere, sono stato chiaro? Se io le dico di correre, lei lo fa senza ribattere. Tutto chiaro, Persci?”
“Perschi – sibilò lei irritata per poi sospirare e aggiungere – a che ora?
“Passerò da lei domani sera alle nove spaccate. Veda di farsi trovare pronta”
Belle annuì e si voltò verso la porta, fece qualche passo e tornò a guardare Paul.
“Scusi, ha detto che passa lei?” chiese cercando conferma.
“C'è qualche problema?”
“No,  solo che credevo passasse Harry, come al solito”
L'uomo si concesse una risatina che la ragazza giudicò alquanto irritante.
“Hanno anche loro diritto alla serata libera”
“Sì. Ma credevo lavorasse tutta la società” cercò di spiegare lei.
“Forse non mi sono spiegato bene – Paul iniziò a guardarla negli occhi con un sorrisetto dipinto sul volto – hanno chiesto una sola modella. E io ho scelto lei, signorina Persci”
“Perschi” sibilò ancora lei in risposta alzando leggermente il volume indignata per poi voltarsi verso la porta e iniziare a camminare per varcare la soglia.
“Ci vediamo domani – la salutò lui sedendosi dietro la sua scrivania – ti farò pervenire il vestito stasera”
Belle trovò oltremodo irritante quel cambiamento improvviso dal lei al tu che per altro aveva concesso all'inizio e non alla fine della conversazione. Sbuffò lievemente.
“Okay” disse soltanto per poi chiudersi la porta alle spalle.
“Quello vuole seriamente rovinarmi la vita” si trovò a pensare convintissima della propria supposizione. Ed era ancora più certa di detestarlo alla stregua di un qualsiasi essere viscido e subdolo.
“Come una sanguisuga – si trovò a definirlo dopo aver riflettuto quelle due caratteristiche. E fu certa di aver trovato la definizione adatta – anche se le sanguisughe a qualcosa servono per le loro proprietà scoagulanti, lui è proprio inutile” aggiunse dopo un istante.

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Capitolo 11
*** Fashion Show ***










Belle aveva trovato una Limousine bianca ad attenderla fuori dalla porta alle nove precise. Si era avvolta nella stola non appena la fredda aria serale l'aveva investita.
Paul era sceso dalla vettura osservandola da capo a piedi fasciata in quell'abito rosso fuoco che le evidenziava le forme sinuose del corpo.
“Sei bellissima” aveva sussurrato l'uomo baciandole la mano mentre con una mano le teneva la porta aperta. La ragazza aveva represso un conato di vomito per il disgusto che quell'uomo le aveva provocato.
Era salita in macchina e subito il calore dell'abitacolo l'aveva avvolta scaldando gli arti infreddoliti.
E la prima cosa che aveva notato erano state le due bottiglie di champagne messe in fresco subito seguite dall vetro che separava loro dall'autista che era stato oscurato.
“Posso offrirti da bere?” chiese afferrando una bottiglia.
Belle scosse la testa “Non in servizio” sibilò. Paul prese l'affermazione come una battuta concedendosi una risatina.
“Allora festeggeremo dopo” disse riponendo la bottiglia nel ghiaccio.
“Forse”

La sfilata era trascorsa velocemente: Belle aveva indossato solo un paio di abiti e si era stupita di quanto si potesse sentire a proprio agio in quell' ambiente – pensiero che poi aveva subito allontanato.
“Sei stata bravissima” le aveva sussurrato la sua make up artist. La ragazza aveva sorriso mostrando le fossette.
“E' tutto merito del tuo trucco che mi fa sembrare quasi bella – aveva iniziato per poi correggersi – cioè, il tuo trucco è perfetto, non è colpa tua se io non sono proprio una divinità”
La donna – Jane era il suo nome – aveva sorriso “Sei bellissima, non importa se non ci credi” aveva detto dandole un buffetto sulla guancia per poi darle una spintarella per portarla sulla pedana.
Belle si era salvata dalla caduta grazie a un colpo del bacino ed era entrata in scena.
A fine sfilata, aveva indossato nuovamente l'abito rosso ed era stata raggiunta da Paul che sembrava farle da bodyguard.
“Ora ti va un drink?”
Belle aveva scosso la testa “Ho già abbastanza adrenalina in corpo, non ho voglia di bere”
L'uomo aveva sorriso mostrandosi gentile.
“Immagino tu sia stanca. Vieni, ti porto a casa”
Belle aveva annuito: non aveva proprio voglia di restare in quel mondo sfavillante di strass e sorrisi fintamente cordiali. E non le piaceva come certi uomini la fissavano – i loro sguardi sembravano traforare il raso leggero del suo abito come a volerla spogliare con gli occhi.
Aveva salutato Jane con un cenno ed aveva seguito Paul fino alla limousine che gli attendeva.
“Nemmeno un po' di champagne?” aveva insistito lui.
Lei aveva scosso la testa con forza “No, grazie”
Per il resto del tragitto erano rimasti in silenzio, le case che sfrecciavano accanto a loro.
Poi l'auto accostò. Belle istintivamente afferrò il cellulare ricordandosi di aver dimenticato le chiavi e chiamare Lia per chiederle di aprire la porta. Ma non appena si avvicinò alla portiera per aprirla, dopo aver gettato uno sguardo al di fuori del finestrino, si accorse di non riconoscere la zona.
“Dove siamo?” chiese allontanandosi dalla portiera e avvicinandosi a Paul.
L'uomo sorrise “Vicino a casa mia”
E in un istante il mondo cadde addosso alla ragazza che si trovò a premere con forza il tasto 1.
Chiamata rapida: Liam.

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Capitolo 12
*** Rescue ***









Harry era a casa di Liam. Non sapeva nemmeno perchè aveva accettato quella serata tra amici a vedere film. Sbuffò leggermente rimpiangendo di non essere rimasto a casa: in tv davano Love Actually, il suo film preferito.
“Dai, Harry, mostrati un po' contento almeno. E' tanto che non facciamo una serata tra amici” lo aveva ripreso Louis. Il riccio aveva abbozzato un sorriso mentre Niall scoppiava a ridere per una battuta de “La famiglia Griffin” che sembrava aver capito solo lui.
“Vado a fare i pop corn” aveva sussurrato alzandosi.
Non che non gli piacessero i Griffin, li adorava. Ma tra Love Actually e quella serie, il film vinceva alla stragrande.
Proprio mentre nel microonde il sacchetto pieno di chicchi di mais scoppiettava, il cellulare di Liam aveva iniziato a vibrare.
“Liam, il cellulare vibra!” lo aveva avvertito.
“Chi è?” aveva chiesto senza staccare gli occhi dal televisore.
Harry aveva letto le cinque lettere che svettavano sul display lampeggiante.
“Belle” aveva sussurrato con voce strozzata.
“Come?” aveva chiesto l'altro.
“Belle” aveva ripetuto lottando per tenere voce ferma.
“Lascia squillare allora, la richiamo dopo”
Harry aveva voltato le spalle all'apparecchio tornando a dedicare attenzione al microonde che aveva iniziato a suonare avvertendolo che i popcorn erano pronti. Attese un istante e aprì lo sportello per estrarre il sacchetto.
L'iPhone di Liam riprese a vibrare.
Un nuovo messaggio: VoiceMail.
Harry si maledisse per la propria curiosità e lo lesse.
“Hai un nuovo messaggio da” seguito dal numero di Belle.
Harry non fece nemmeno in tempo a realizzare cosa stava facendo che già dalle casse del telefono usciva la voce registrata della segreteria telefonica.
“Hai un nuovo messaggio. Per ascoltare i nuovi messaggi premi 7, per...”
Harry non diede al nastro il tempo di concludere premendo il tasto...
“A..iuto” Belle sembrava impaurita, col respiro strozzato in gola.
Harry lasciò cadere il telefono che si aprì liberando la batteria.
“Tutto bene?” dal salotto la voce di Zayn lo sorprese.
“Devo andare” sibilò afferrando la giacca e uscendo di casa sotto gli sguardi attoniti di tutti.
Una volta fuori, prese il proprio iPhone e inserì nel sistema di ricerca il numero di Belle sperando di riuscire a trovarla col gps.
Frugò nelle tasche ed estrasse le chiavi dell'auto; la mano gli tremò un istante facendole cadere. Il ragazzo imprecò tra i denti e le raccolse, raggiunse la vettura e mise in moto.

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Capitolo 13
*** Fear ***


“Dai, Belle, scendi che ti offro qualcosa da bere”
“No, grazie. Lia sicuramente mi sta aspettando” provò a declinare lei; ben protetto sotto la sua mano, il telefono continuava a suonare, segnalando che il telefono di Liam era acceso.
“Non essere così fredda, o mi spezzerai il cuore”
“Mi dispiace, ma se non torno a un certo orario Lia si preoccuperà” continuò lei, cercando di guadagnare tempo mentre l'uomo si avvicinava, costringendola a spostarsi per mantenere le distanze mentre mentalmente pregava che Lia fosse davvero sveglia ad attenderla, oppure Liam si decidesse a rispondere.
“Non hai bevuto proprio niente alla sfilata?” chiese con un sorrisetto che si apriva sul volto.
“Solo un bicchiere d'acqua prima della sfilata” cercò di ricordare lei – in maniera inspiegabile la testa aveva iniziato a pulsare.
“Già” sussurrò lui annuendo.
E fu in quell'istante che Belle realizzò esattamente cosa sarebbe successo, e cosa era accaduto fino ad allora.
Capì le ragioni del cambiamento di atteggiamento di Paul, era chiaro che gliel'avrebbe fatta pagare cara quell'insubordinazione. Si allontanò ancora, raggiungendo ben  preso con le spalle il vetro che la separava dal conducente, che non sembrava avere la benché minima intenzione di aiutarla.
“A..iuto” sussurrò cercando di essere coincisa e mantenere un minimo di lucidità, per poi premere il tasto 8, dopo averlo identificato.
Liam non l'avrebbe abbandonata, o almeno ci sperava.
“Andiamo, Belle. Quell'espressione di puro terrore dipinta sul tuo volto è un bello spettacolo, dico davvero. Probabilmente, se tu fossi così abile da ripeterla sul set, potremo farla fruttare” la canzonò Paul afferrandole il viso e lasciandole un bacio sulle labbra; Belle si ritrasse a quel contatto.
“Beh, complimenti. Resistere così tanto agli effetti di una droga non è da tutti. Anche se, probabilmente, è solo merito dello spacciatore: chissà cosa mi ha venduto” e rise.
Belle strinse un pugno, cercando di conficcarsi le unghie nella pelle per mantenere un minimo di lucidità: il dolore aiutava, in quei casi. O almeno così le avevano detto. E lei ci sperava.
“Se vuoi posso raccontarti come sei stata così dannatamente ingenua” la canzonò, iniziando a baciarle il collo, lasciandole una scia di baci umidicci.
“Sai, è stato così facile. Ho chiesto a una tua collega di portarti un bicchiere d'acqua per calmarti. Perché, forse non lo sai, ma non credo tu sia così stupida. Ingenua sì, ma stupida no. E se io ti avessi lasciato il bicchiere probabilmente non lo avresti bevuto – smise di parlare giusto qualche istante, lasciando che la propria lingua disegnasse figure astratte sul collo di lei. Belle avrebbe voluto tirargli uno schiaffo, se  solo non avesse percepito le proprie membra pesanti come il piombo – però, offerto da una persona che lavora con te... come rifiutare? Hai bevuto tutto il contenuto del bicchiere. A dire la verità, ho avuto un po' paura che cadessi sul palco, ma a quanto pare il tuo corpo impiega decisamente tanto tempo, per assimilare queste sostanze. E ora eccoci qui, io perfettamente padrone della situazione e tu... beh, diciamo non così in forma”
Belle strizzò gli occhi, raccogliendo le energie e sputandogli in faccia “Bastardo” sussurrò cercando di mantenere la voce ferma per non fargli intuire il terrore che provava.
L'uomo le afferrò le mani con forza.
“Non ci provare, mia cara – asserì iniziando a disegnarle con la lingua il profilo delle labbra mentre con le mani iniziava a sfiorarle il corpo. S'interruppe solo per aggiungere un - nessuno può aiutarti, non qui, non adesso”
“Piacere, Nessuno” sussurrò una voce da dietro le portiere – Belle si concesse un sorriso, continuando a lottare disperatamente per mantenere un po' di lucidità mentale.
L'uomo afferrò con forza l'abito, strappandone una parte, completamente infuriato per l'intrusione – schegge di vetro invasero l'abitacolo proprio in quell'istante, non appena qualcosa urtò contro il finestrino.
E una testa coperta da ricci, fece irruzione nell'auto, insieme a un pugno insanguinato che stringeva una pietra.
“Paul, ho chiamato la polizia. Fossi in te me ne andrei” lo minacciò stringendo i denti. L'autista, che sembrò accorgersi del trambusto solo quando il vetro d'infranse, abbandonò la vettura, allontanandosi in tutta fretta non appena udì la parola “polizia”, sebbene stesse per proferir un qualche genere di parola.
L'uomo strinse i denti furioso, spostando lo sguardo da Harry a Belle.
“Provate a parlare, e giuro su Dio che ve ne pentirete” sillabò.
“Non mi fai paura” ribattè aspramente il ragazzo.
“Oh, tranquillo, non m'interessa che tu abbia paura. M'interessa che la abbia lei” disse indicando la ragazza che stava lottando per tenere gli occhi aperti.
Harry lo scavalcò raggiungendola e si tolse la giacca adagiandola sulle spalle di lei per coprire il corpo – l'abito strappato ricadeva lasciando intravedere una parte di seno. Il ragazzo arrossì violentemente e le prese una mano.
“Stai bene?”
“Grazie” sussurrò lei.
“Andiamo, ti porto a casa” Belle tremò nell'udire quella parola.
“No, lui potrebbe venire a cercarmi. Stai con me, per favore”
Harry annuì. “Ti porto da me, ce la fai a camminare?” le afferrò la vita stringendola forte per sostenerla, dopo averle sfilato i tacchi che indossava.
“Andrà tutto bene – sussurrò spostandole una ciocca di capelli – ora sei al sicuro”
E lei gli credette, abbandonandosi completamente alle sue forti braccia.
 

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Capitolo 14
*** Take you home ***





 

 


 

Harry le aveva afferrato dolcemente il busto, aiutandola a stare in piedi, e le aveva aperto la portiera aiutandola ad entrare.
“Tra poco saremo a casa mia. Manca poco” le sussurrò dopo averle accarezzato una guancia e accese la vettura, stringendo convulsamente il volante.
Belle, adagiata sul sedile, continuava a sentir la testa pulsare violentemente: sentiva i muscoli tremare per lo spavento vissuto mentre si stringeva nella giacca che il ragazzo le aveva dato.
“Perché non c'è Liam?” sussurrò dopo qualche istante di silenzio: Harry strinse con più vigore il volante. Liam. Lei voleva Liam, e non poteva evitare che la cosa lo ferisse.
“Liam non poteva venire, mi ha mandato lui” mentì spudoratamente, prima di darsi del coglione.
“Sapevo che mi avrebbe salvato: lui mi salva sempre” sussurrò prima di chiudere gli occhi e addormentarsi con un sorriso dipinto sulle labbra.
“Già, lui” si ritrovò a sussurrate Harry nella notte, mentre continuava a guidare verso la propria casa.

Arrivati sotto casa, Harry parcheggiò e scese dalla vettura, per poi prendere Belle in braccio: la ragazza si svegliò spalancando gli occhi impaurita, prima di rilassarsi una volta riconosciuto il riccio, e si lasciò prendere in braccio.
“Ce la faccio a camminare” provò a offrirsi, mentre le guance le si imporporavano, nota che però Harry non colse a causa del buio.
“Lo so. Ma così non ti affatichi: riposa, e fidati di me”
“Mi fido – sussurrò lei al suo orecchio: un brivido percorse la schiena del ragazzo – dopotutto ti ha mandato Liam” aggiunse lei dopo un istante. Un velo di delusione comparve sul volto di lui.
Lasciò che Belle scendesse dal suo protettivo abbraccio solo davanti al portone, afferrò le chiavi ed aprì la porta, lasciando che lei entrasse per prima nello spazioso ingresso.
“Devi essere stanca” sussurrò chiudendosi la porta alle spalle.
“Più che altro spaventata”
“Già. Voglio dire, immagino” commentò Harry cercando a tentoni l'interruttore della luce. Nella ricerca si ritrovò a poca distanza dalla ragazza: sentiva il respiro di lei sulle proprie labbra.
Le piace Liam provò a resistere, prima di cingerle un fianco con il proprio braccio e accendere l'interruttore: Belle stava poggiando le spalle contro la fredda parete.
“Scusa” sussurrò una volta accesa la luce, cercando di capire se lo diceva per quello che lui provava, o per il fatto che le aveva appena sfiorato il fianco con un braccio.
Non è cosciente, non sarebbe giusto si appellò ancora una volta, costringendosi ad allontanarsi da lei.
“E di cosa? Mi hai salvata, Harry” le sussurrò lei.
Il ragazzo annuì.
“È ora di andare a letto” provò a cambiare argomento lui.
“Oh sì, hai ragione” sussurrò lei appoggiandosi alla parete cercando di trarne energia.
“Stai bene?”
Belle scosse la testa in senso di diniego.
“No, per niente. Mi gira la testa, ma domani sarò come nuova.”
“Ti mostro la camera”
Belle annuì accettando la mano che Harry le offriva e, grazie al suo aiuto, salì le scale.
“Questa è la camera” sussurrò il ragazzo una volta sul piano aprendo una porta e accendendo la luce: la stanza era spaziosa e al centro di essa vi era un letto a due piazze, circondato da abiti adagiati alla rinfusa sul pavimento.
“Scusa per il disordine, non aspettavo ospiti”
Belle sorrise annuendo alle sue parole.
“Non preoccuparti” sussurrò adagiandosi allo stipite: Harry non aspettò che lei dicesse niente, la sollevò tornando a prenderla in braccio e la portò fino al letto, adagiandola su di esso; lei, da parte sua, non oppose resistenza.
“Grazie” sussurrò al suo orecchio lusingata da quell'attenzione.
“Prendo qualche coperta e un cuscino e vado sul divano” le sussurrò lui di rimando, andando a prenderle una maglia dal cassettone che si trovava al fianco del letto.
“Oh, ma questa è la tua stanza, non volevo crearti disturbo” rispose lei provando ad alzarsi, ritrovandosi però riversa al suolo: le gambe erano state incapaci di reggerla: Harry la raggiunse sfiorandole i capelli e la aiutò ad alzarsi, facendola tornare sul letto.
“Sinceramente, ci tengo alla tua incolumità. E non credo sia la scelta migliore lasciarti al piano di sotto su un divano. Oltretutto, al contrario di quanto possa sembrare, la cavalleria non è morta. Almeno non da parte mia.”
“Grazie Harry, mi hai salvata”
Come se avessi avuto scelta le rispose lui mentalmente, prima di depositarle un piccolo bacio sulla fronte, spegnere la luce e dirigersi al piano di sotto.

 

 

 

 

 

Ciao raggi di sole [cit: Il diario di una psicopatica di TheOnlyWay - mi ha messo in testa questo modo di dire]

cioè, lo usavo con una mia amica ma vabbè, questa ragazza me l'ha fatto tornare in mente.
Comunque, ecco il nuovo capitolo, tutto per voi.
Ovviamente è ancora un po' di transizione, ma vi avverto che siamo quasi alla fine - credo manchino 5 capitoli circa, non li ho contati.
Quindi resistete.
Un bacio,
-J

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Capitolo 15
*** I can save you, just give me a try ***






 

  

 

 

 

 

 

 



Belle si era svegliata presto, quella mattina. Non che avesse poi dormito molto in realtà, fatto sta che alle sette del mattino aveva deciso di scendere dal letto e andarsi a preparare un caffè, ponendo finalmente fine a quell'inutile dormiveglia, che aveva avuto l'unico risultato di procurarle un gran mal di testa.
Al piano di sotto, aveva trovato Harry a dormire nella living room, che precedeva la cucina, aveva sorriso vedendolo ancora appisolato e aveva tirato su la coperta che giaceva abbandonata sul pavimento al fianco del divano, coprendolo.
Una volta in cucina, aveva cercato una moka come Dio comandava, ovviamente senza trovarla, e aveva finito per ripiegare su un tè caldo con biscotti.
Stranamente, in quella casa sembrava non fosse normale fare la spesa, così si era messa all'opera per cucinare una torta al cioccolato con quello che aveva raccattato: fortunatamente c'erano un paio di uova e del burro, qualche rimasuglio di farina mista a lievito – almeno così aveva capito dal nome “Self-Rising Flour” e del cioccolato ricavato da dei cioccolatini che dovevano risalire più o meno alla preistoria. Fortuna che il cioccolato non scade.
Aveva mescolato il tutto e poi aveva infornato, mentre la teiera fischiava, avvertendola che era giunto il momento di inserire i filtri.

Buongiorno” la voce di Harry l'aveva sorpresa, facendola sobbalzare.
Buongiorno. Da quanto mi stai guardando?” aveva chiesto notando che la sua voce non era per niente impastata dal sonno.
Da un po' – aveva risposto lui, alzandosi finalmente dal divano e raggiungendola – sei brava in cucina, non credevo”
Infatti pensavi che fossi una modella stupida, di quelle che vanno fisse al ristorante o qualcosa del genere?”
Non volevo dire questo, stavo solo cercando di farti un complimento”
Oh, beh in questo caso, grazie”
Belle aveva sorriso, un lieve rossore le colorava le guance.

Si sta bruciando la torta, temo” l'aveva distolta dai suoi pensieri lui, oltrepassandola e spengendo il forno – ci tengo a mangiare la torta che hai cucinato per me”
Più che altro, l'ho fatta perché in casa tua non c'è niente da mangiare. Sul serio, non fai mai colazione?”
Harry aveva abbassato lo sguardo subito dopo aver poggiato la tortiera sul marmo del piano della cucina.

“In realtà, di solito non la faccio: mi alzo sempre tardi, quando devo venirvi a prendere. E la domenica, visto che ho tempo, vado al bar”
“Capisco” aveva risposto lei sovrappensiero, mentre estraeva la torta dallo stampo e tagliava due fette per metterle nei piattini. Il ragazzo osservava i suoi movimenti precisi, e non poté fare a meno di stupirsi della naturalezza con cui lei si muoveva, mentre si faceva in lui strada il desiderio di svegliarsi con lei ogni mattina, cosa che prontamente represse.
“Grazie” sussurrò non appena lei si avvicinò al bancone e depositò le fette di torta con le tazze di tè.
“Zucchero?” chiese lei con un sorriso.
“No, grazie. Dovrei avere del limone” disse alzandosi e avvicinandosi al frigo: lavorando con lei aveva memorizzato ogni suoi piccolo gesto, compreso come beveva il tè o il caffè. E sapeva che le piaceva quella bevanda con un po' di limone.
Belle sorrise, lusingata da quell'attenzione, mentre si accomodava sullo sgabello davanti al bancone.
Tagliò una piccola fetta del frutto e la posizionò su un tavolo, dopodiché tornò a sedersi al suo fianco e assaggiò la torta.
“E' deliziosa” esclamò visibilmente stupito. La ragazza alzò e abbassò le spalle.
“Lo so” ribatté come se il tutto fosse scontato.
“Ma è davvero buonissima” cercò di convincerla lui. Come se ce ne fosse bisogno: era stata lei a cucinarla.
“Lo so, Harry. Contieni il tuo stupore, grazie”
Erano rimasti in silenzio, mentre finivano di mangiare. Dopo vari sguardi e sospiri, finalmente Harry si decise a rompere il silenzio che si era creato da loro, che era rotto solo dal lieve sciocco dell'acciaio sulla ceramica.
“Dovresti denunciarlo”
Belle era sbiancata, la forchetta le era scivolata di mano, tintinnando una volta raggiunto il suolo.
“No” aveva risposto: la sua voce era roca, quasi spezzata da un pianto imminente: era chiaro che non si aspettava di toccare quell'argomento.
“Ma...”
“No.”
“Belle io...”
“No.”
Rimasero zitti per un istante, prima che Harry, fissandola intensamente negli occhi, rompesse nuovamente il silenzio.
“Perché?”
“Perché sarebbe come ammettere ciò che poteva succedere, tutte le mie debolezze. Sul serio Harry, è già abbastanza traumatico doverlo rivivere appena chiudo gli occhi, ma ammetterlo sarebbe peggio...”
“Dovresti parlarne con Lia almeno”
“No”
“Lei è tua amica”
“Lo so.”
“Allora...”
“Ti prego!” le lacrime ripresero a sgorgarle copiosamente dagli occhi. Harry la abbracciò stringendola contro il proprio petto per soffocare i suoi singhiozzi.
“Andrà tutto bene...”
“Lo so” sussurrò lei tirando su col naso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!
Lo so, ci ho messo un bel po' a postare, la verità è che proprio non mi piaceva com'era uscito il capitolo, quindi ho cancellato la prima parte e l'ho scritta di nuovo.
Non mi piace nemmeno questa, ma sono dettagli.
Come dico sempre, ricordatevi che la storia è quasi finita, mancano circa 10 capitoli, non li conto altrimenti mi viene la depressione.
Un bacio,
-J

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Capitolo 16
*** Belle is neither strong enough ***






 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

 

 

Un sonoro “toc toc” svegliò Harry nel cuore della notte. Il ragazzo si alzò sbuffando: chi mai poteva bussare a quell'ora? E sopratutto, perché bussare quando esisteva un bellissimo e utilissimo campanello? Imprecando tra i denti e benedicendosi per il suo sonno leggero, andò ad aprire la porta e si trovò una Belle tremante sull'uscio.
“Ciao”
“Posso restare a dormire da te, stanotte?"
Lui annuì facendosi da parte per farla entrare.
“Problemi con Lia?” Lei scosse la testa in risposta; milioni di goccioline caddero dai suoi capelli – solo allora Harry si accorse che fuori si stava scatenando una specie di diluvio universale.
Sospirò chiudendo la porta e afferrò dallo sgabuzzino vicino alla porta un asciugamano porgendolo alla ragazza che lo ringraziò con un cenno del capo – stava ancora tremando, Harry non seppe dire se per il freddo o per la paura che poteva leggere nel suo sguardo.
“Ti va un tè?”
Lei annuì ancora una volta.

Fu mentre bevevano il tè che Belle si decise a parlare, lo sguardo ancora ben fermo sulla propria tazza.
“Ho paura” disse soltanto.
Harry alzò lo sguardo tornando a studiare il suo volto attendendo che lei riprendesse la frase.
Stava per aprire bocca per chiederle la ragione di quella paura, quando lei aggiunse “Paul sa dove abito” e tornò in silenzio.
Harry strinse un pugno e la guardò trattenere le lacrime.
“Andrà tutto bene” si trovò a sussurrare più a sé stesso che a lei.
“Grazie” sussurrò lei dopo un po'
“Per cosa?”
“Per confortarmi. Ma dimmi, perché lo fai?”
Harry rimase in silenzio.
Non è ovvio? Non è chiaro che sono innamorato di te?!
Sospirò e cercò di cambiare argomento.
“Ti porto qualche vestito asciutto” disse constatando che non aveva nemmeno la borsa con sé, probabilmente era uscita subito quando la paura l'aveva raggiunta quella notte.
Harry non poteva fare a meno di immaginarsi la scena: lei, a letto, piccola e fragile, costretta a trattenere le lacrime perché una Lia dormiente non si svegliasse e notasse che effettivamente c'era qualcosa che non andava. E probabilmente Paul l'aveva chiamata, il ragazzo poteva chiaramente figurarsi il telefono di lei brillare nel buio con quel numero che lampeggiava minaccioso. E i tasti rosso e verde, accetta e rifiuta. Rifiuta, rifiuta tutto quello che ti ha fatto. Ma restava immobile, con le lacrime che le rigavano il volto. Solo allora aveva deciso di scappare, probabilmente aveva lasciato un biglietto sul frigorifero per Lia, perché l'amica non si allarmasse non vedendola al mattino. Chissà se le aveva scritto che era da lui.
Belle gli afferrò la mano, sciogliendo tutti i suoi pensieri “Mi continuava a chiamare” sussurrò confermando le sue congetture. Harry annuì e salì le scale, scendendo poco dopo con delle coperte, un cuscino, un asciugacapelli e una maglia che a lei sarebbe stata decisamente grande. Le avrebbe anche offerto dei pantaloni, ma era ovvio che la sua taglia era troppo grande.
“Scusa, non ho dei pantaloni da offrirti” spiegò porgendole la maglia.
“Stai facendo più di quanto chiunque avrebbe mai fatto per me” gli sorrise lei prima di guardare con aria incuriosita le coperte.
“Il letto di sopra è pronto se vuoi andare a dormire” le rispose lui dirigendosi verso il salotto per venire immediatamente fermato da Belle che gli prese nuovamente la mano.
“Ti prego, dormi con me. Ho paura” sussurrò con voce tremante, sembrava sul punto di piangere.
Il ragazzo annuì.
Salirono le scale lentamente, tenendosi per mano – Harry voleva solo dimostrarle che c'era e lei aveva bisogno di sentirlo vicino.
Non parlarono, in camera lei inserì la presa del phon e si asciugò i capelli, prima di notare che Harry si era seduto su una poltrona che sembrava dall'aria consunta e la osservava – Belle non poté fare a meno di sentirsi a disagio sotto il suo sguardo.
Sospirò e si sistemò sotto le coperte osservando intensamente negli occhi il ragazzo.
“Non vieni?”
Lui la guardò leggermente stupito “Non hai paura?”
“Non di te. Mi fido di te, tu non mi farai mai del male. E poi siamo amici, giusto?”
Harry annuì “Già, amici” si ripeté per memorizzare le conseguenze che quell'affermazione comportava.
Si sdraiò al fianco di lei, stando ben attento a non invadere il suo spazio e sfiorarla, cosa non facile date le scarse dimensioni del materasso che contava a malapena una piazza.
E si stupì quando lei si avvicinò a lui, poggiando la testa sul suo petto.
“Abbracciami, ti prego. I tuoi abbracci mi fanno sentire al sicuro”
Lui la abbracciò stringendola forte al petto e le lasciò un piccolo bacio sulla fronte.
“Buonanotte, sogni d'oro” sussurrò lei – Harry percepì il calore del suo respiro attraverso il sottile cotone della sua maglia.
“Già, come se ci riuscissi, a dormire” le rispose mentalmente mentre osservava il suo piccolo corpo nascosto dalle coperte. Non tremava più adesso, sembrava essersi calmata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Harry è così dolcioso *o*
Scusate, mi sto sciogliendo, ma questo è il mio capitolo preferito. 
Beh, niente, sono stressata al cubo: mille idee per la testa, tra poco esplodo, giuro.
Beh, spero vi sia piaciuto il capitolo, nel prossimo ritroviamo tutti gli altri, tranquilli non li abbandono u.u

Un bacio,
-J

Ps: ringrazio voi brave persone: grazie a voi sono ho superato le 50 recensioni, ne sono molto felice. 
Ovviamente mi farebbe piacere sapere il parere anche di chi l'ha inserita tra preferiti seguite e ricordate.

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Capitolo 17
*** You should have told me truth, but thank you ***





Not Enough

17# You should have told me the truth, but thank you
 

  

 

 

 

 

 

 


La mattina seguente, Belle si svegliò con la strana convinzione che in quel giorno tutto si sarebbe aggiustato. Anche se, nella sua mente, era più convinta del contrario, più precisamente che tutto sarebbe andato a rotoli.
Si rigirò nel letto un paio di volte, prima che il suo gomito imbattesse in qualcosa di stranamente consistente.
Lentamente, socchiuse gli occhi e girò la testa per verificare cosa effettivamente fosse la cosa contro cui si era scontrata: Harry continuava a dormire al suo fianco, il respiro stranamente era calmo; si fermò a guardarlo per qualche istante: era stato gentile, a farla entrare e lasciare che s'insediasse in casa sua, constatò.
Sospirò e fece per alzarsi prima che un braccio le cingesse il busto, rendendole impossibile ogni movimento: Harry la stava abbracciando con fermezza, la ragazza non poté fare a meno di sentirsi protetta tra le sue braccia; tornò ad affondare la testa nel cuscino e tirò su le coperte, mentre con le dita percorreva il profilo dell'arto che l'aveva fermata.
“E' ora di alzarsi, Harry” sussurrò riuscendo dopo qualche tentativo a girarsi: il suo viso ora era vicinissimo a quello del ragazzo, Belle poteva sentire il suo respiro caldo e regolare accarezzarle gli zigomi.
Il ragazzo brontolò qualcosa, prima di stringerla con maggiore energia.
“Faremo tardi a lavoro” continuò lei, cercando di concentrarsi: i riccioli ribelli del giovane ricadevano morbidi sul cuscino ed alcune ciocche spettinate gli coprivano gli occhi.
“Harry, devi svegliarti, Paul ci aspetta”
Belle non avrebbe mai pensato a quanto sforzo le sarebbe costato dire quel nome, sospirò ingoiando le lacrime: doveva essere forte, doveva affrontarlo.
Quel nome, ebbe anche il potere di riscuotere Harry, che la guardò negli occhi dopo essersi spostato i capelli da davanti gli occhi.
“Buongiorno” sussurrò senza accennare a sciogliere l'abbraccio.
“Buongiorno” rispose lei con un sorriso.
“Dormito bene?”
“Sì, tu?”
“Mai dormito meglio”
Sorriso per qualche istante, prima di chiudersi in un lungo silenzio, che fu Belle a rompere.
“Harry?”
“Sì?” rispose lui con un espressione felice negli occhi.
“Non riesco a respirare, se mi tieni così stretta”
Il ragazzo arrossì violentemente, prima di mugugnare uno “scusa” poco entusiasta e lasciarla libera di muoversi.
“Andiamo a lavoro” sussurrò una volta in piedi, osservando Belle che armeggiava in camera sua: lo colpì la naturalezza con cui lei si muoveva in quell'ambiente, quasi fosse stata creata apposta per stare in quel luogo.
La ragazza annuì, osservando i vestiti ancora bagnati appesi su una gruccia vicino all'armadio.
“Non so cosa mettere” sussurrò poi, arrossendo imbarazzata.
Harry sorrise, osservando le sue gote imporporarsi, prima di aprire un cassetto dell'armadio.
“Lo so, sono boxer, ma fuori fa caldo. E non ho abiti da donna” provò a scusarsi allungandole il capo.
“Grazie – rispose lei colpita da quel piccolo gesto: il capo era abbastanza largo, senza i classici dettagli sul davanti, probabilmente vestivano abbastanza grandi – posso avere un ago? Sai, vorrei cucire l'apertura davanti” chiese gentilmente tornando ad arrossire.
Harry annuì, estraendo dal primo cassetto del comò l'occorrente “Lascia, faccio io” disse con un sorriso afferrando nuovamente il capo ed iniziando a sistemare il problema, sotto lo sguardo esterrefatto di Belle.
“Sai cucire?” chiese timidamente: non se lo sarebbe mai aspettato, da uno così. Il ragazzo sorrise.
“Ci sono tante cose che non sai di me” le rispose staccando il filo e consegnandole i boxer, per poi afferrare un paio di jeans ed una maglia, adagiandone una simile sul letto.
“Ehm, credo che mi serva una cintura...” chiese Belle leggermente titubante.
Harry sorrise, dandosi mentalmente dello scemo: ovviamente un capo del genere, nonostante avesse l'elastico in vita, non le sarebbe mai stato, dato l'esile busto che aveva. Frugò nell'armadio un paio di secondi, prima di estrarre una cintura senza fori, perché ovviamente anche in quel caso ci sarebbero stati problemi, e lui odiava bucare la pelle di quegli accessori.
“Grazie” rispose lei, afferrando le proprie cose e dirigendosi verso il bagno, venne fermata per un braccio da Harry, che le sorrise dolcemente.
“Tranquilla, resta qui, vado io di là” provò a metterla a proprio agio, le sorrise e si chiuse velocemente la porta alle spalle.
Appena fuori, scoprì il bisogno di respirare: non si era nemmeno accorto di aver trattenuto il fiato. Respirò dunque affannosamente, mentre ripensava all'effetto destabilizzante che quella ragazza aveva su di lui.
Dopo una decina di minuti, furono pronti, sebbene irrimediabilmente a digiuno. Ma ovviamente Harry, non aspettando ospiti, non aveva provveduto a fare la spesa, quindi non avevano niente da mangiare. Lui si era scusato, arrossendo violentemente, mentre lei gli aveva risposto che non importava, che avrebbero rimediato qualcosa da Belle o in studio: dallo sguardo, il ragazzo capì che lei aveva paura di affrontare Paul. Le strinse la mano con forza, cercando di infonderle coraggio, mentre chiudeva la porta e si dirigeva alla macchina. Una volta davanti alla vettura, controllò l'ora.
“Merda! E' tardissimo! - esclamò con un tono lamentoso– Non ce la farò mai ad andare a prendere Lia – sospirò cercando di trovare una soluzione – Ma certo! - continuò dopo qualche istante – Niall sta vicino a voi, e credo si a ancora a casa, quindi può pensarci lui” esclamò contento per la sua trovata geniale. Belle sorrise.
“Beh, questo almeno la farà felice” commentò con un sorriso.
Lui rise “Oppure decide di uccidermi”
Lei seguì la sua risata “Tranquillo, credo di essere la prima, nella sua lista di omicidi” rispose criptica.
Harry sospirò lanciando la propria ventiquattr'ore nel sedile posteriore, e si affrettò a mettere in moto.
Dopo mezz'ora nel traffico londinese, finalmente arrivarono a destinazione; ovviamente Lia e Niall erano già là che li attendevano.
“Belle” la salutò gelida l'amica
“Buongiorno” si sforzò la mora, cercando di non dar troppo peso al tono acido dell'amica, mentre le mostrava un sorriso.
“Si può sapere dove sei stata stanotte? Sono due giorni che non dormi a casa” la rimproverò l'amica.
“Lia, sei paranoica. Ho dormito fuori, e allora?”
“E allora?! E allora io mi sono preoccupata a morte!” la rimproverò la rossa.
“Se volevo una mamma, certamente avrei tenuto la mia” rispose a quel punto Belle infastidita dal tono dell'amica. Capiva la preoccupazione, ma quella scenata in pubblico era decisamente troppo.
Ovviamente Lia non apprezzò il riferimento ai genitori dell'amica: sapeva bene dei rapporti tesi che Belle aveva in famiglia, specie dopo che lei aveva deciso di andarsene per frequentare l'università.
“Belle, non ti sto dicendo di non andare a dormire fuori, per me puoi passare tutte le notte che vuoi con Harry o con chi per lui...” provò a spiegarsi la rossa prima di venir interrotta dall'amica.
“Cosa vorresti insinuare?” la riprese lei, acida.
“Non insinuo nulla, sto solo dicendo che se vuoi passare la notte a casa del tuo ragazzo, puoi tranquillamente dirmelo”
“Noi non stiamo insieme”
“Okay, allora amante, come ti pare”
“Non abbiamo quel tipo di relazione, okay? Siamo solo amici. AMICI”
“Oh, certo, come con Liam, vero? Hai un po' troppi amici non ti pare?”
“Vaffanculo, Lia, sul serio, vaffanculo”
“Cazzo, ma non lo capisci che ti voglio bene e mi preoccupo per te?”
“Se eri preoccupata, evitavi questa cosa plateale. Ma a quanto pare ti piace, essere al centro dell'attenzione, no? Non puoi sopportare che qualcuno ti rubi la scena, no?” la riprese acida, per poi voltarle le spalle. Lia le afferrò la mano.
“Senti, mi dispiace, okay? Lo sai che ti voglio bene, e mi sono preoccupata, non vedendoti stamani. Senza contare che non avevi lasciato nemmeno un messaggio, niente” provò a spiegarsi. Belle le strattonò la mano, infastidita.
“Non m'interessa. Pensa, prima di parlare, la prossima volta – le rispose dirigendosi verso Harry – posso stare da te, fino a che non trovo una sistemazione?” chiese imbarazzata.
Lui le sorrise annuendo “Puoi stare da me tutto il tempo che vuoi”
La mattinata trascorse veloce per quasi tutti, tranne per Harry che continuava a fissare il suo superiore mentre sentiva crescere dentro di lui la voglia di tirargli un bel pugno sul naso, giusto per rompere quello stupido sorriso che sbatteva in faccia a chiunque, Belle ovviamente aveva lo stesso pensiero, sebbene la sua voglia era più quella di castrarlo.
La ragazza sospirò, avvicinandosi a Liam durante la pausa pranzo.
"Liam, io... volevo ringraziarti” gli sussurrò sedendosi davanti a lui.
“E di cosa?” rispose lui concentrato sul suo panino.
“Lo sai... la notte in cui ti ho chiamato” rispose con un tono di voce basso, giusto perché nessuno potesse sentire la conversazione.
“Intendi venerdì?” ripensò lui interrogativo.
“Sì, insomma, se tu non avessi mandato Harry non so cosa sarebbe potuto succedere” esplicò lei. Un barlume di comprensione comparve sul volto di Liam.
“Oh, ma io non ho mandato nessuno, Harry ha fatto tutto da solo” spiegò. Belle scattò in piedi, sul suo volto un espressione confusa e stupita.
“Cosa?! - esclamò con un tono decisamente troppo alto, tanto che tutta la sala si voltò verso di loro. Arrossendo, Belle si costrinse a sedersi e a ripetere con un tono decisamente più basso – cosa?”
“Hai sentito bene: Harry mi ha detto che mi stavi chiamando, ma io gli ho detto di lasciar stare e che ti avrei richiamato più tardi. Pochi minuti dopo, è uscito in fretta. Quindi era venuto da te...” commentò.
La ragazza si alzò nuovamente, portando con se la propria macedonia ed abbandonando il resto sul tavolo: a quella rivelazione le si era chiuso lo stomaco.
“Sei stato tu!” esclamò sedendosi davanti ad Harry. Il ragazzo alzò il viso dal proprio piatto di pasta.
“Scusa?”
“Tu mi hai salvata – esplicò lei puntando un dito contro di lui – perché mi hai detto che è stato Liam?” chiese poi.
“Credevo che fosse ciò che volevi sentirti dire – spiegò – e poi avevi chiamato lui”
“Avresti dovuto dirmi la verità. Ma grazie” rispose lei, onorata dalle piccole attenzioni e dalle buone intenzioni del ragazzo.
“Prego” rispose lui, contento dell'espressione stupita ma riconoscente di lei.
“Sul serio Harry, ti devo troppe cose” commentò lei.
“Non dirlo neanche, è stato un piacere.
Se non fosse stato per quello, probabilmente non ti saresti mai accorta di me; pensò con una punta di amarezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera a voi, lettori di tutta Italia! [e chissà, magari anche fuori]

Okay, questo capitolo mi fa abbastanza schifo, ma dopo il suicidio precoce della mia ispirazione, non sapevo come migliorarlo.
Vi chiedo umilmente perdono, se vi faccio leggere un tale scempio.
Il problema è che le idee che avevo in testa erano bellissime, lo scriverle è stato un vero problema.
Ma ormai è fatta, e non voglio più procastinare.
Ora arriva la domanda da un milione di dollari:
Secondo voi, ha ragione Belle o Lia?
Aspetto risposte.

Un bacio,
-J

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Capitolo 18
*** Read my music ***





Not Enough

18# Read my music
 

  

 

 

 

 

 

 


Quello stesso pomeriggio, Belle si fece accompagnare da Harry nella casa che divideva con Lia, con tutta l'intenzione di raccogliere le proprie cose: facendo il più in fretta possibile, mise alla rinfusa i propri abiti nella valigia ed afferrò il suo peluches - senza di quello non si sarebbe mai mossa, era il suo portafortuna.

Lia aveva osservato malinconica tutta la scena, restando sempre nell'indecisione: doveva parlare o forse era meglio restare in silenzio? Sospirò.

“Belle, qui... qui c'è sempre un posto per te, lo sai” azzardò infine, la mora era già sulla porta.

“Mi spiace, ma non mi sento più di chiamare casa questo posto. Anzi, non me la sento di chiamare famiglia una come te” le rispose guardandola negli occhi con freddezza. La rossa sospirò.

“Se mai vorrai un caffè decente...” provò ancora, prima che l'altra la interrompesse.

“Andrò da starbucks” concluse uscendo e chiudendosi la porta alle spalle, lasciando Lia ad osservare il legno basita.


“Tutto okay?” chiese Harry dopo qualche minuto, rompendo il silenzio che si era imposto tra loro non appena erano saliti in macchina.

“Certo – provò a sorridere – me ne sto andando, no? E tra poco troverò una casa solo per me, cosa c'è di meglio? In fondo ero stufa di vivere in compagnia. Insomma, dividere il bagno e l'armadio, non fa proprio per me” concluse continuando a fissare l'asfalto.

“L'armadio eh?” ripeté lui, trattenendo una risata.

“Ehi, almeno qui ho qualcuno che mi rammenda i calzini”

“Se volessi potrei anche cucinarti una cena” rispose lui annuendo fiero delle proprie doti.

“Certo, specie perché hai fatto la spesa, vero?”

“No, ma ci sto andando adesso”

“Okay, comunque sul serio, Harry, non perché non mi fidi delle tue doti culinarie ma, ecco, sono un po' troppo giovane per morire, non credi?”

“Esagerata, al massimo ti prendi un'intossicazione alimentare” rispose lui, continuando lo scherzo.

“Sempre meglio che morire carbonizzata”

Continuarono a ridere mentre cercavano di accantonare le spiacevoli sensazioni di Belle: un tentato stupro da parte del proprio datore di lavoro e la perdita della propria migliore amica a distanza di pochi giorni erano troppo da digerire, Harry lo sapeva. Ma sapeva anche che la sua nuova coinquilina era una ragazza forte, determinata.

“Cosa vuoi per cena?” chiese lei non appena ebbero sistemato la spesa e i vestiti di Belle: Harry aveva fatto del suo meglio per farle spazio nell'armadio. Ora la ragazza si stava divertendo a frugare tra i suoi abiti. E la cosa era abbastanza imbarazzante.

“Oddio, hai le mutante e la maglia di Superman, non ci posso credere!” urlò lei tra le risa mostrandogli i capi, come se lui non li conoscesse.

“La pianti di trovare gli abiti che quasi non sapevo di possedere?” la riprese lui, cercando di afferrare i vestiti. In poco tempo, lei si ritrovò sdraiata sul letto, con lui sopra che le premeva sopra le gambe per evitarle di fuggire.

“Andiamo, sai, noi donne impariamo molto, curiosando nell'armadio di un uomo” esplicò lei, quando lui le ebbe strappato di mano le mutande e la maglia.

“Io invece imparo molto dalla musica che una persona ascolta” si lasciò sfuggire Harry. Belle sorrise.

“Allora devi assolutamente vedere il mio ipod” esclamò lei facendo pressione contro il suo busto: il suo volto era molto vicino a quello di Harry, il ragazzo poteva sentire il suo respiro solleticargli le labbra.

Confuso e stordito dal suo profumo e da quella sensazione, la liberò dalla presa, lei armeggiò per qualche istante con la borsa, prima di consegnarle un apparecchio decisamente rovinato.

“Innanzitutto, si può dire che sei una persona che ama i ricordi: questo qui, ad esempio, deve avere almeno una decina d'anni” esordì.

“Quasi undici” esplicò lei, stupita.

Harry sorrise ed accese l'ipod.

“Allora, tra i più ascoltati abbiamo Naive, dei The Kooks: sei una persona spensierata, ma che ha una grande paura di soffrire. Sei ingenua, come dice il titolo della canzone, dalla successiva, Love me do, si capisce che sei una persona romantica, una che crede nel principe azzurro, anche se non sei coerente: ci sono così tante canzoni tristi, che parlano di amori finiti, direi che ci credi, all'amore, ma che hai paura di essere illusa, per questo fingi a te stessa che non esista, che non arriverà mai nessuno a salvarti, per quanto lo cerchi. E questo lo dice chiaramente la canzone dei Nickleback, saving me, la numero quattro. Ma dimmi una cosa, perché hai chiamato Liam, se credevi che nessuno sarebbe mai venuto?”

“Perché sarebbe stato da masochisti, non chiedere aiuto”

“Ma sono apparso io”

“Già, ancora non me ne capacito. Perché sei venuto?”

Harry abbassò lo sguardo, ponderando a lungo la risposta, prima di capire che la cosa migliore sarebbe stata non rispondere. Sospirò.

“Andiamo a cena? Sto morendo di fame!”

“A chi lo dici! - rispose lei, saltando giù dal letto – io farò la cena, per questa volta. Ma tu devi rifare il letto, altrimenti dove dormiamo stanotte?”

Harry la guardò stupefatto: avrebbero dormito insieme anche quella notte. Sorrise.

“Tranquillo, appena trovo qualcos'altro me ne vado, promesso”

“Non mi dispiace la tua presenza – azzardò lui – per quanto a te possa piacere non dividere l'armadio e cose varie, a me piace, avere qualcuno che mi cucina la cena” commentò, guadagnandosi una cuscinata sul viso.

“Sognati che ti faccia da cuoca. E poi, dopo cena, sta a te lavare i piatti”

“Esiste la lavastoviglie”

“Okay, allora la carichi tu” rise lei facendogli una linguaccia prima di affrettarsi al piano di sotto, lasciando Harry a pensare a quanto potesse essere strano, vivere con qualcuno. Non era da lui. Ma vivere con lei gli risultava straordinariamente naturale. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!
Rifatevela con la tendinite se ci ho messo tanto a postare u.u
No vabbè, a parte che mi scuso per il ritardo che non è assolutamente colpa mia, vi ringrazio per aver letto il capitolo.
Siamo quasi alla fine, ed io sono disperata all'idea di concludere. 
Non ce la posso fare.

With Love <3
-J

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Capitolo 19
*** Admission ***


“Belle, non così, piegati un po' di più, guarda dritta nell'obbiettivo. No, non così, alza il viso, mostrati fiera. No, ancora non ci siamo, piegati ancora , più in avanti. No, quel sorriso non va bene, sembra finto. E santo cielo, copriti quelle occhiaie! Un po' più di trucco andiamo, un faccino acqua e sapone ormai non vende più, lo sanno tutti. E tutti sanno anche che non sei così innocente come sembri, quindi evita di portare quella maschera”
A quell'ultima insinuazione, la ragazza scattò in piedi, indossò un accappatoio e legò i capelli. Senza dire una parola, abbandonò il set dirigendosi verso il proprio camerino.
“Abbassa la cresta ragazzina, qui nessuno ha voglia di lavorare con persone lunatiche: non sei al centro del mondo, sai? Ci sono ragazze più belle e decisamente più disponibili di te” le urlò dietro Paul.
Belle strinse un pugno ed il suo sguardo indugiò per un istante sul volto contratto di Harry: gli passò accanto ed accarezzò dolcemente il suo braccio, scuotendo debolmente la testa.
“Non ne vale la pena” sussurrò prima di varcare la soglia.
Raggiunse il camerino in fretta, senza guardarsi alle spalle: dopo qualche secondo il secco suono di qualcuno che batteva contro il legno della porta la riscosse da quello stato di torpore in cui era precipitata.
“Posso entrare?” la voce dolce e familiare di Harry le fece spalancare gli occhi.
“Prego” mormorò alzando appena lo sguardo giusto per notare il sorriso di Harry fare capolino dalla porta: nonostante stesse cercando di fingersi tranquillo nel suo la ragazza poteva notare la sua preoccupazione.
Belle sospirò e tornò a fissare il piano del camerino stringendo convulsamente un fazzolettino.
In silenzio, Harry si avvicinò e si sedette al suo fianco, per poi togliere gentilmente tra le mani il pezzo di carta.
Dolcemente le pose una mano sotto il mento costringendola a guardarsi allo specchio: la matita nera della rima inferiore si era sbaffata, ora sotto i suoi occhi comparivano due occhiaie nere.
Senza dire una parola, afferrò il suo mento costringendola a voltarsi: lentamente e con gesti delicati ma esperti iniziò a toglierle il trucco.
“Sei forte, Belle. Non lasciare che Paul l'abbia finta, non permettergli di avere questo potere su di te” le sussurrò all'orecchio una volta ripulito il viso, per poi alzarsi ed allontanarsi lasciandola da sola.
La ragazza espirò copiosamente non appena Harry si chiuse la porta alle spalle: non si era accorta di aver trattenuto il respiro mentre lui – così dannatamente vicino – si prendeva cura di lei.
Con una mano si sfiorò lo zigomo: arrossì lievemente non appena ricordò il calore della mano di lui, aveva sentito il suo battito leggermente accelerato attraverso i polpastrelli delle dita.
Si ritoccò il trucco in fretta, i suoi gesti erano precisi, esperti: tornò sul set poco dopo, pronta a ciò che la aspettava: non aveva paura di Paul, in qualche modo a lei sconosciuto sapeva di non essere sola.
“Oh, la principessina è tornata – esclamò Paul vedendole varcare la soglia per poi afferrarle il braccio e stringerlo con forza – vedi di fare le cose come si deve, stronza”
Belle non ebbe nemmeno il tempo di reagire, prima che un'altra mano s'impossessasse del suo braccio gentilmente, allontanando con forza l'altro.
“Vedi di non provocarmi, Paul. Ha già passato il limite una volta, e non ho alcun problema a tirarti un bel pugno in faccia. Anzi, a dire la verità, non vedo perché non dovrei non farlo adesso” commentò prima di lasciare il braccio della ragazza facendola allontanare con una piccola spinta, prima di colpire con un gancio lo stomaco di Paul, che boccheggiò un paio di volte nel tentativo di riuscire ad arieggiare i polmoni.
Belle sbattè un paio di volte le palpebre incredula ed aprì la bocca nel tentativo di dire qualcosa, ma non trovando niente di adatto all'occasione la richiuse dopo qualche istante.
Lia, ignara dei retroscena, non trovò niente di meglio da fare se non porsi tra i due e trattenere Harry dal tirare un altro pugno al proprio superiore.
“Calmate i bollenti spiriti ragazzi – commentò rivolgendo uno sguardo truce ad entrambi prima di ammonire Harry – lo sai che i modi di Paul non sono proprio dei migliori, ma non mi sembra questo il modo di discuterne come persone civili!”
A quel punto, la lingua di Belle parve sciogliersi come neve al sole.
“A me invece sembra il modo – urlò trattenendo le lacrime – quello stronzo deve pagarla, per quello che ha fatto. Quel bastardo ha provato a violentarmi!” esclamò con foga prima di lasciarsi cadere in un pianto liberatorio.
Lia immediatamente lasciò andare Harry, che invece di precipitarsi a tirare un altro pugno a Paul si avvicinò alla ragazza, stringendola con forza contro il proprio petto.
Non c'era niente da dire, non in quel momento.
L'unica cosa da fare, era chiamare la polizia, e cercare di trovare una prova per incastrare Paul.
Belle alzò lo sguardo: il respiro di Harry le accarezzava le guance. Sapeva di non essere sola, sapeva che avrebbe sempre avuto un appoggio, non importava cosa succedesse, avrebbe sempre trovato la forza di rialzarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!
Scusate, sono in ritardo ed aggiorno di fretta, volevo solo dirvi che settimana prossima avrete il nuovo capitolo - siamo alla fine, ne mancano solo 5, quindi tranquilli.
Boh, non ho molto altro da dire, se non che mi dispiace abbandonare Belle, mi ero affezionata al personaggio, povera cara.

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Capitolo 20
*** This is the end ***


“Non ci sono prove”
L'avvocato difensore di Paul continuava a incalzare su quel punto che Belle sapeva essere vero: perché avrebbero dovuto ascoltarla? Che prove aveva lei, che quello fosse stato realmente uno tentato stupro? Nessuno aveva colto Paul con le mani in pasta, a parte Harry, e questo sembrava non essere sufficiente.
“Ma è successo” continuava a piagnucolare rivolta al giudice: era frustante, sapere che alla fine Paul sarebbe tornato libero e avrebbe potuto riprovare a farle del male. E questa volta sarebbe stato peggio, questa volta nemmeno Harry sarebbe potuto intervenire per salvarla.
“Che relazione la lega con la presunta vittima?” l'avvocato l'aveva ripetuto fino alla nausea ad Harry, che ogni volta aveva risposto con poche frasi.
“Siamo amici e colleghi, da poco anche coinquilini”
“Che relazione sentimentale avete?”
“Siamo solo amici, gliel'ho detto”
“Quante stanze ha la sua casa?”
“Scusi?”
“Quante camere da letto ci sono in casa sua?”
“Una”
“Quindi lei vuol farmi credere che vive in casa con una sua amica e che ogni notte voi dormite nello stesso letto, perchè ovviamente non credo certo lei vada a dormire sul divano, lei e una ragazza sottolineiamo, e che siete solo amici, giusto?”
“Non è ciò che voglio farle credere, è la realtà dei fatti”
“E secondo lei, chiunque in questa giuria prenda anche in considerazione l'idea?”
L'avvocato di Belle si era alzato.
“Obbiezione vostro onore, non stiamo indagando sui legami sentimentali della vittima”
“Presunta vittima, se mi permette. E comunque, ha ragione, ma dobbiamo tenere in conto che tali legami possano interferire con la deposizione” aveva detto semplicemente l'avvocato di Paul.
“Obbiezione respinta”
Belle aveva visto sfumare ogni possibilità con quelle due parole: nessuno dei suoi amici avrebbe testimoniato, e anche se lo avessero fatto non sarebbero mai risultati credibili: nessuno aveva assistito alla scena. E lo aveva dichiarato lei stessa.
Harry si era alzato.
“Vostro onore, chiedo mezz'ora di pausa, non mi sento troppo bene” aveva provato a spiegare.
Il giudice, una donna, aveva annuito ed il ragazzo aveva lasciato il tribunale.
Belle si era accasciata sulla sedia priva di forze: senza Harry sapeva di essere spacciata, Paul l'avrebbe fatta franca. Non che l'intervento del ragazzo fosse stato granché di aiuto, ma era sempre meglio di essere sola.
Sospirò e afferrò il bicchiere trangugiandosene il contenuto.
“Stai calma – le aveva sussurrato l'avvocato – andrà tutto bene”
Belle capì di essere spacciata dallo sguardo di quell'uomo sempre sorridente intento a rileggere miliardi di fogli alla ricerca di qualcosa che sicuramente non avrebbe trovato.
Era finita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco anche il nuovo capitolo.
Lo so, è un po' corto, ma sinceramente ho preferito tagliarlo, giusto per la suspance.
Chissà cosa avrà pianificato Harry!
Ci vediamo settimana prossima,
-J

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