Love is Just a Game di akami (/viewuser.php?uid=13013)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il principio di tutti i problemi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Il ricatto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Momenti di debolezza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: L'arrivo di Jake ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: L'innaspettata visita ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Love
is just a Game
Note
dell’autrice: allora, questa storia ho deciso di
modificarla per una serie di motivi. Il prologo rimane sempre lo stesso
comunque e probabilmente anche il filo della storia. L’unica
differenza è che: 1. Ora la storia è ambientata
in una scuola americana e 2. Probabilmente il rating sarà
più alto, perciò, io vi ho avvisato :X Ah, i
commenti ovviamente, sono sempre graditi ^_^ Anche
perché sennò, sarà difficile che la
continui T_T
*Vi siete mai sentiti come se,
dopo anni di equilibrio perfetto nella vostra vita, quando avevate
ancora il controllo delle vostre azioni e tutto andava secondo i vostri
piani, all’improvviso qualcosa sembra sconvolgervi, qualcosa
o qualcuno che non avete mai pensato che potrebbe farvi questo effetto
e creare così tanto caos nella vostra mente, e in quel
momento vi ritrovate davanti solo un grande abisso ma l’unica
cosa che volete è buttarvi? Beh, io sì.*
Prologo
Aspettava in segreteria già da dieci minuti. Fuori udiva il
rumore degli studenti che entravano nelle rispettive classi, parlando e
scherzando tra di loro.
–Signorina Miller?- chiese un donna
dall’età indefinita distraendola dai suoi
pensieri. Scosse la testa.
-Come scusi?- chiese. Cercava di essere gentile ma in realtà
vorrebbe mandare a fanculo tutto quello. Aveva cambiata scuola e
città per un capriccio di sua madre, come lo definiva lei.
Da quando aveva deciso di sposarsi di nuovo, la sua vita era cambiata
completamente. Era andata ad abitare in un’altra
città, in un’altra casa con due ragazzi, belli ma
tremendamente stronzi, della sua età che giravano seminudi,
e aveva un uomo per lei quasi sconosciuto che le faceva la predica ogni
giorno, lamentandosi del suo comportamento e manipolando sua madre
contro di lei.
-E’ lei la Signorina Miller?- ripeté la donna
sistemandosi gli occhiali. La ragazza annuì.
-Prego, mi segua.- disse la donna aprendo la porta. Nei corridoi della
scuola ormai regnava il silenzio assoluto, solo la voce degli
insegnanti risuonava. La ragazza si guardava attorno cercando
un’anima viva.
E allora si fermò. E il suo sguardo si incrociò
in un altro.
-Jordan, quante volte glie lo devo dire di non stare a gironzolare nei
corridoi?!- disse la donna con tono di rimprovero. Dalla espressione
del suo volto però, il ragazzo sembrava non ascoltarla.
-Torni in classe immediatamente!- disse ancora la donna. La ragazza lo
fissò. Era davvero... bello. Ma con un’espressione
strafottente sul volto. Non riusciva a non guardarlo. E lui la guardava
finchè non staccò lo sguardo da quello della
donna ubbidendo.
-Oh, mi scusi, eccoci, siamo arrivate.- disse la donna indicando una
porta. –Agitata?- chiese.
La ragazza non rispose.
-Stia tranquilla, i ragazzi qui sono molto simpatici, sono sicura che
presto si farà tanti amici.- le solite cose che dicono
sempre.
-Prof.ssa, disturbo?- disse la donna aprendo la porta della classe e
indicando alla ragazza di entrare.
Davanti a sé, ragazzi e ragazze della sua età,
con un’espressione non esattamente felice, che la guardavano.
Capelli neri che ricadevano sulle spalle con riflessi rossi, delicati
occhi azzurri delineati dal kajal, alta ma non troppo e piena di curve,
ma solo nei punti giusti.
Dalla fine della classe, un basso fischio e una gomitata da una delle
ragazze. Gesti di approvazione e alcuni commenti sussurrati
all’orecchio dalle ragazze.
All’improvviso la porta si aprì con violenza e da
essa entrò un ragazzo.
-Un po’ più di delicatezza ad aprire la porta?- lo
rimproverò la prof. Sospirò. Non era un buon
inizio. La ragazzo lo guardò sedersi e notò la
stessa espressione che aveva notato pochi minuti prima nel corridoio.
-Allora, ti va di presentarti?- chiese la prof. Ma lei rimase muta a
guardare lui con quel suo sorriso soddisfatto.
-Finalmente questa scuola comincia ad essere ben frequentata.
_ _ _
2 anni dopo
La stanza era silenziosa, si udiva solo il tic tac
dell’orologio.
-E’ tutta colpa tua! Sei un pervertito maniaco!-
gridò la ragazza.
-Ma quante storie! Per un bacetto innocente!- disse lui sorridendo
maliziosamente. –Non può nemmeno essere
considerato un bacio.
La ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui.
-Per colpa tua adesso devo rimanere qui per tutto il pomeriggio!
Quella mattina, durante le lezioni, si erano scontrati per
“caso” nel corridoio –ormai succedeva
spesso-. Come sempre, avevano finito per litigare e lui provocandola
decise di darle un piccolo bacio. Ma niente di serio, almeno non per
lui. Ma proprio in quel momento furono beccati da due prof che
gironzolavano per il corridoio ed erano stati obbligati a rimanere
tutto il pomeriggio a sistemare i laboratori della scuola.
-Ah, ho capito perché sei così incazzata.
Il ragazzo si avvicinò a lei prendendole il mento con una
mano e avvicinando pericolosamente le labbra alle sue.
-Non volevi essere interrotta, vero? Beh, possiamo riprovarci...-
Rimasero così per alcuni istanti, con i visi così
vicini, provocando un forte imbarazzo a lei che cercava di nasconderlo.
-Vedi... hai il tipico volto della ragazza che vuole essere baciata.-
le sussurò. Con un lieve schiaffo lei allontanò
il suo viso nascondendo il forte rossore.
Non lo sopportava, era la persona più stronza che avesse mai
conosciuto. Faceva di tutto per metterla nei guai, e quando era
arrivata in quella scuola si era preso gioco di lei e dei suoi
sentimenti. Per questo non andavano mai d’accordo e di solito
erano riputati una coppia visto che la maggior parte delle volte erano
assieme anche se discutevano.
-Taci.
Si sedette con la testa appoggiata uno dei banchi.
-Che fai, scema? Dormi?
Per sua sorpresa lei annuì. E lui non disse nulla.
Nonostante lei non dicesse mai nulla, lo sapevano tutti che non dormiva
bene già da tanto tempo. Aveva tanti problemi in famiglia ma
era così orgogliosa che non ne parlava mai con nessuno,
nemmeno con le amiche.
-Uhm, scema.
Si avvicinò e la guardò meglio spostando una
ciocca dal volto. Aveva tutt’altra espressione sul volto.
Dovrebbe sempre apparire così serena, come in quel momento.
Per un attimo si avvicinò alle sue labbra ma subito dopo si
allontanò. Era ingiusto approfittarsi di lei mentre dormiva.
Un giorno, sarebbe stata lei a cadere ai suoi piedi.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1: Il principio di tutti i problemi ***
Capitolo 1
Era tutto così noioso in quella classe. Le parole
dell’insegnante, il libro di matematica, la lavagna piena di
lettere e numeri incomprensibili… Sbuffò
guardando l’orologio. Mancava ancora mezz’ora alla
fine della lezione ma sapeva che non avrebbe resistito per altri cinque
minuti. Alzo la mano il più alto possibile sperando che il
prof si voltasse dalla sua parte.
-Potrei andare in
bagno?- disse interrompendolo. Il prof si girò verso di lei
sbuffando per essere stato interrotto.
-Se questo mi
eviterà ulteriori interruzioni, vada pure signorina Miller,
e ci rimanga tutto il tempo che vuole.- Fece ironico.
Dopodiché si rigirò verso la lavagna e continuo
la sua spiegazione.
La ragazza si
alzò stufata e uscì dalla porta in silenzio. Come
immaginava, il corridoio della scuola era completamente vuoto a
quell’ora. Cominciò a camminarci molto lentamente
cercando il bagno. Dopo alcuni passi sentì alcune voci
maschili non molto lontane da lei che ridevano e sembravano divertirsi.
Sembrava riconoscere una di quelle voci. Sfortunatamente, dopo aver
girato l’angolo accorse di non sbagliarsi.
Un gruppo di quattro
giovani era riunito davanti alla finestra a fumare una sigaretta. E
poi… eccolo lì. Dannatamente bello e bastardo
allo stesso tempo. Fece finta di non averlo visto e continuò
a camminare. Se avesse fatto finta di non esistere, forse non si
sarebbero accorta di lei.
-Ehi, ma guarda un
po’ chi si vede.- disse uno di loro. Si fermò
davanti alla ragazza bloccandole la strada. Lei sbuffò.
-Levati, demente.-
disse acida evitando il suo sguardo. Gli altri ragazzi del gruppo
rimasero a guardare la scena.
-Ehi, calmina! Ecco
perché non piace ai ragazzi… sei così
acida! Mi dici sempre che ti faccio schifo…
Alzò il
viso della ragazza obbligandola a guardarlo con una mano sul suo mento.
Lei sentiva che stava per arrossire. Anzi ne era sicura. Ma non poteva,
semplicemente, non poteva. Lui avvicinò il viso sfiorando il
suo naso.
-Secondo me invece
è l’esatto contrario.- sussurrò
dolcemente mentre le sfiorava i capelli neri. Lei gli diede una spinta
per liberare il passaggio e se ne andò a passo veloce.
-Guarda che quando
vuoi, io sono qui!- sentì il ragazzo che le gridava alcuni
metri distante.
-Vaffanculo!!-
gridò in modo che tutti nelle classi probabilmente,
l’avevano sentita. Si dirigì verso il bagno e ci
rimase fino alla fine dell’ora. Non ne poteva più
di quel ragazzino immaturo e prepotente. Perché non la
lasciava in pace dopo tutto quello che aveva fatto?
***
Il suono della campana
risuonò in tutta la scuola e in pochi secondi i corridoi si
riempirono di persone che correvano affrettate verso tutte le
direzioni. La ragazza aprì l’armadio buttandoci
dentro i libri.
-Kate!!- Una ragazza
bionda, con i capelli legati in una coda, si avvicinò con il
suo solito grande sorriso. Bridget Fuller, diciott’anni,
migliore amica della ragazza di fianco a lei, Kate Miller.
– Che muso! E’ successo qualcosa?
La mora scosse la
testa.
-No, a tutto bene.
Pranziamo?- disse chiudendo l’armadietto e finalmente
sorridendo. La bionda fece uno strano risolino.
-Mi spiace Kate, ma mi
ha invitata a pranzo Josh. Ti ricordi di lui, no?- disse ridendo da
sola. Kate ci pensò un attimo. Probabilmente era uno dei
tanti ragazzi di Bridge, visto che quest’ultima, auto
definendosi “molto versatile”, ne aveva uno ogni
settimana. Ora che ci pensava bene però, Josh era quel
ragazzo che aveva una cotta per lei fin da quando se lo ricorda ma
Bridge, lo ha sempre maltrattato, usandole quando le faceva comodo. Ad
esempio, quando aveva finito i soldi.
-Non ti dispiace
vero?- disse ancora sorridendo con gli occhi azzurri splendenti.
-Nah, fa niente.-
mentì. Ecco, ora non aveva la minima idea di con chi andare
a pranzare. Come al solito si sarebbe dovuta sedere con Debby. Povera,
non sembrava neanche tanto antipatica, ma quando vedeva Kate, sembrava
che vedesse la sua psichiatra e cominciava a raccontarle i suoi
problemi. Come se glie ne fregasse qualcosa.
Bridget la
salutò con la mano e poi scomparì dietro alla
folla, che cominciava a diminuire. Cominciò a camminare
anche lei quando però si ritrovò uno dei suoi
insegnanti davanti. L’insegnante di Letteratura Inglese.
Aveva una gran fama in quella scuola e anche tante fan, fra cui
Bridget. Infatti, era molto giovane rispetto agli insegnanti ma a lei
non era mai interessato particolarmente. E poi, non aveva una gran fama.
-Signorina Miller?
Avrei bisogno di parlarle…- disse invitandola ad entrare.
Lei rimase perplessa ma alla fine annuì. A scuola non era
brillante, ma non era neanche orribile. Si sedette in una delle
poltrone che le aveva indicato e cominciò ad ascoltarlo.
-Vede, Miller, lo sa
che tra poco dovrà affrontare
l’università.- Si fermò e la
guardò attentamente. Questo la lasciava profondamente a
disagio.-Lei sa che un buon contatto potrebbe aprirle tante
porte…-
Si avvicinò
a lei sfiorandole una gamba. La ragazza si irrigidì. Cosa
diavolo stava facendo?
-Ma che cosa
f…- non riuscì a terminare la frase che si
ritrovò quell’uomo che dovrebbe essere il suo
insegnante di letteratura appiccicato al suo collo.
-M-ma… mi
lasci!- cercò di scostarsi in vano. Dopo alcuni tentativi,
gli diede una spinta più forte riuscendo a liberarsi dalla
presa. Si alzò furiosa e anche un po’ rossa.
-Che cosa stava
facendo??!- quasi gridò ma quando se ne accorse
abbassò la voce. Sapeva che se qualcuno l’avrebbe
vista in quella situazione avrebbe sicuramente frainteso.
-Cercavo di costruirle
un futuro.- disse rimettendosi a posto la camicia.
-Saltandomi addosso?!-
si girò pronta ad andarsene quando la voce
dell’uomo la fermò.
-Miller…
non lo dirà a nessuno, vero?- sembrava quasi preoccupato. La
ragazza si girò nuovamente verso la porta senza rispondere
ed uscì. Ma non appena mise piede fuori dalla porta,
sentì della carta sfiorarle il viso.
Una mano teneva una
foto. In cui c’era lei alcuni istanti prima. Si
girò e guardò a chi apparteneva quella mano. E
non riuscì a credere ai suoi occhi. Quei occhi. Blu,
profondi come l’oceano. E una risata soddisfatta. In quel
momento, voleva solo scavare un buco a terra, buttarsi dentro e non
farsi vedere mai più.
Note dell'autrice: volevo
ringraziare chi ha commentato e chi ha persino aggiunto ai preferiti
questa storia ^^ Veramente, vi adoro T^T Ecco qua il sec. cap. (ci ho
messo tantissimo, lo so Y_Y) Spero vi piaccia e mi raccomando,
commentate ^^
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Capitolo 3 *** Capitolo 2: Il ricatto ***
Capitolo 2: Il ricatto
“E’
difficile definire ciò che è impossibile. I sogni
di ieri sono la speranza di oggi e la realtà di
domani.”
Robert
Goddard
Era
lì, immobile e paralizzata, senza riuscire a dire una
parola. Era lì, eppure non era lì. La sua mente
era andata in un altro mondo sperando che tutto quello non fosse altro
che un incubo da cui presto si sarebbe svegliata. Respirò
profondamente. Doveva solo chiudere gli occhi e riaprirli e avrebbe
scoperto di essere a letto, che tutto questo era solo un incubo.
Sbatté gli occhi ma non funzionò. Era ancora
lì in mezzo alla folla, con quei occhi blu che la guardavano.
-Ma
guarda un po’! Con quella faccina così innocente,
chi l’avrebbe mai detto!- disse osservando la foto
attentamente. Era appoggiato al muro con una spalla e la guardava
divertendosi dello stato di trance in cui l’aveva lasciata.
-N-non…
non è come pensi!!- disse scuotendo la testa nervosa.
-Beh,
non è quello che dice la foto…- glie la
passò davanti velocemente. Lei provò ad
afferrarla ma lui alzò il braccio, nello stesso modo in cui
si fa con i bambini piccoli, quando non si vuole che prendano un
oggetto. Ma loro insistono e si appiccicano al tuo braccio cercando
invano di arrivarci. E loro erano nella stessa situazione. Lei era
appiccicata al suo braccio cercando di arrivare la mano inutilmente
visto che lui era più alto.
-Ehi,
ehi, staccati! Qualcuno potrebbe fraintendere…- disse
sarcastico spingendola
-Mitch,
smettila di fare lo stronzo! Dammi quella foto!- disse lei rossa dalla
rabbia. Era stata sempre una brava studentessa, non era mai andata
troppo oltre i limiti, aveva vissuto seguendo le regole, e allora si
chiedeva, cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
Il
ragazzo si mise una mano sul fianco e scosse la testa con
un’espressione di disappunto.
-Non
otterrai niente da me insultandomi, sai?
La
ragazza sospirò. Doveva mantenere la calma e non fare
nessuna scenata. C’era troppa gente in quel posto e alcune
persone cominciavano a guardarli straniti.
-Mitch…
dammi quella foto… per favore.- pronunciò queste
parole con lo sguardo basso. Non riusciva a credere alle sue parole.
Non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione. In
realtà, dopo tutto quello che era sucesso, non pensava
neanche che avrebbe mai più parlato con Mitchell. Il
ragazzo, ci pensò per alcuni secondi e alla fine rispose con
un secco –No.
Lei
diede un calcio alla parete irritata.
-Non
la mostrerai a nessuno, vero?- chiese con tono supplicante. Si sarebbe
ritrovata veramente nei guai se qualcuno avesse visto quella foto.
-Mha,
chissà… questo dipende da te.- mise la foto in
tasca e prese il mento della ragazza con la mano dandole un lieve bacio
sulla guancia. La ragazza rabbrividì e arrossì.
Cosa voleva dire? E perché tutte le volte che lo vedeva,
sentiva quella strana sensazione? Non era più innamorata di
lui dopotutto, non lo poteva essere. Assolutamente no.
-Ah,
domani devo consegnare una relazione di chimica e mi hanno detto che
sei molto brava in questa materia…-
-Scordatelo.-
disse fredda lei. Lui però riprese la foto e glie la
mostrò ancora una volta prima di darle le spalle e sparire
tra la folla. Lei sospirò. Era veramente nei guai.
***
Kate
entrò in casa sbattendo la porta. Salì le scale e
si incamminò verso la sua camera facendo finta di non
sentire le voci che provenivano dalla cucina. Troppo tardi, a
metà strada qualcuno si accorse della sua presenza. E
pensare che l’unica cosa che voleva in quel momento era
scavare un buco a terra e infilarsi dentro, solo per potere non parlare
con nessuno.
-Oh,
Kate, finalmente sei arrivata. Come mai non sei tornata a tempo per il
pranzo?
Quella
voce. Definitivamente, quella non era la giornata più
fortunata della sua vita. Era George, il marito di suo madre. Quello
che non perdeva un’opportunità per fotterla.
Esattamente, quella era la parola giusta. La ragazza sapeva benissimo a
quanto lui ci tenesse che duranti i pranzi e le cene, tutta la famiglia
fosse riunita. Ma per lei, quei minuti erano un vero martirio.
-Ah…
ho dovuto fare delle due lezioni in più di letteratura.
Già.
Proprio così. La più grande bugia che avrebbe
potuto raccontare in quel momento. In realtà, era rimasta a
pranzo a scuola, perché preferiva mille volte le confessioni
di Debby che i rimproveri di quell’uomo.
-Cerca
di avvisarci la prossima volta.
Come
se avesse cinque anni. Annuì e salì nella sua
stanza chiudendo a chiave la porta per non essere disturbata.
Buttò lo zaino in un angolo della stanza e sé
stessa nel letto. Rimase alcuni momenti a fissare il soffitto senza
pensare a niente. Stese la mano verso il comodino, aprì il
cassetto e palpò il suo interno, come se fosse alla ricerca
di qualcosa.
Dopo
alcuni secondi, in cui non riusciva a trovare ciò che
cercava, si sedette sul letto e guardò attentamente
ciò che c’era nel cassetto. Una foto. Sotto tutto
il caos che c’era lì dentro, trovò
proprio quella foto che credeva di aver buttato via. Invece si
sbagliava. Era ancora lì, sembrava solo per torturarla.
Sentì
qualcosa di strano dentro al petto quando la vide. Era lei. Lei che
baciava un ragazzo. Lui. In quel periodo sembrava tutto così
perfetto. Era tutto così perfetto. Ma ora che ci pensava,
forse era stato così solo per lei.
Un
forte suono proveniente la fuori la distrasse dai suoi pensieri.
Sembrava il rumore di una moto. Si affacciò alla finestra
pensando a chi potrebbe essere che fa tutto quel casino in mezzo alla
strada.
-Ehi,
piccola!- disse il ragazzo seduto sulla moto. I capelli neri erano un
po’ scompigliati e gli cadevano sul viso. Al suono di quelle
parole lei rabbrividì. “Piccola”? Da
quando in qua quell’essere spregevole di nome Mitchell la
chiamava piccola? –Scendi.
-Che
diavolo ci fai tu davanti a casa mia??!- disse nervosa. Stava
disturbando tutti i vicini. Sapeva che dopo quel giorno
l’avrebbero guardata male e che sua madre si sarebbe
lamentata per il resto della vita. –Vai via!! Subito!
-Su,
sta calma. Scendi. O suono il campanello.
No,
quello no. Assolutamente no.
-No,
fermati.- rimase in silenzio per alcuni secondi cercando di trovare una
soluzione. –Io… non posso uscire.
E
chiuse la finestra incrociando le dita perché se ne andasse.
Contò fino a dieci nel silenzio più totale. Ecco
se n’era andato. All’improvviso, una voce dal
corridoio la chiamò.
-Kate!
Cara, c’è un ragazzo molto simpatico
giù che vuole vederti!- disse sua madre. Non poteva
crederci. Sua madre lo definiva simpatico? Aprì la porta e
diede di faccia proprio con lei.
-Chi
è, amore? Il tuo fidanzato?
-No!!-
disse nervosa e scese in fretta. Lo trovò lì,
seduto sul divano di casa sua che parlava con George. Tutto quello era
veramente un incubo. Un incubo spaventoso.
-Mitch!!
-Ciao
Katie!- disse alzandosi e prendendola per mano. –Andiamo?
-Veramente
io… dovrei studiare!! Ecco!
-Dai,
Kate!- disse George –Studi troppo, vai a divertirti un
po’!
Non
poteva credere alle sue parole. Per un istante aveva veramente pensato
che quell’uomo avrebbe potuto salvarla. Si sbagliava.
L’unica cosa di cui era certa era che Mitchell era impazzito
del tutto. Lui la odiava. Ne era certa perché non appena la
porta della casa si chiuse lui si staccò dalla ragazza e si
sedette sulla moto.
-Su,
ormai non puoi fare più niente. Sali.
La
ragazza prese il casco che lui le porgeva e se lo infilò con
rabbia. Salì e appena partì
pensò che quello non stava succedendo. Non a lei,
perché avere un buon rapporto con Mitchell era impossibile.
E non sapeva quanto aveva ragione.
Note dell’autrice:
devo dire che non sono molto soddisfatta di questo capitolo ;__; Ma era
necessario per introdurre la vera storia, perciò se vi fa
schifo, non pestatemi ç_ç Comunque, non credo si
capisca ancora chiaramente quello che è successo tra quei
due, ma se volete saperlo, leggete è.é Ringrazio
ancora una volta chi ha aggiunto ai preferiti questa storia! *__* Vi
adoro, davvero! T_T Ed ora, ringrazio:
kiraya:
sì, hai ragione, ho cambiato il titolo perché non
mi piaceva quello di prima ;__; Secondo me è meglio questo!
Cmq, grazie ^_^
jojo_88: ecco qua il
secondo cap… ^-^
GinTB: sono contenta
che ti piaccia e spero, se continuerai a seguirmi, di non deluderti ^-^
Francy94: esatto,
proprio lui aveva la foto… ecco il sec. Cap. ^_^
Ringrazio
anche quelli che leggono ma non commentano! :* Vi adoro tutti ^-^ Ah,
mi raccomando, se siete arrivati fino a qui, perché non
lasciate un commentino? ^^ Grazie ^___^
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Capitolo 4 *** Capitolo 3: Momenti di debolezza ***
Note
dell’autrice:
nn ci posso credere, c’è gente che continua a
leggere e commentare questa storia xD Ne sono molto felice veramente,
vi adoro tutti TT_TT Per i ringraziamenti comunque, guardate in fondo
alla pagina (ma leggete prima è.é). In questo
cap. sarà presente una scena un po’
più… spinta, diciamo xD Ma credo che siate tutti
già abbastanza grandini per leggerlo (anche
perché, non è che ho riempito la cosa di dettagli
è_é) anche perché scene come queste
saranno presenti in buone parti della fic è.é Ma
voi continuerete a seguirmi lo stesso VERO? ;___; Ancora una volta i
vostri commenti sono graditi! XD Vi voglio bene ;**
P.s.: inutile dire che
io faccio una grandissima fatica a trovare un titolo per i cap., visto
che ne ho scelto uno schifoso, ma vabbeh xD
“Pochi amano sentire
parlare dei peccati che amano compiere.”
William Shakespeare
Mitchell Jordan. Un
ragazzo con un bel fisico, un bravo atleta, non brillante secondo i
professori ma neanche stupido, il sogno di tutte le ragazzine
più giovani della scuola che gli corrono dietro senza essere
nemmeno degnate di uno sguardo. Quello che fa sia ragazze che ragazzi
piangere, quello che ti fa sentire sulle labbra ciò che
più desideri e te lo toglie l’attimo dopo.
Chiunque chiedesse la descrizione di Mitchell Jordan agli studenti
della Mayfield High School otterrebbe questa descrizione.
La verità era che Mitchell era tutto questo ma allo stesso
tempo, era una persona completamente diversa. Nessuno lo conosceva
veramente, nessuno sapeva cosa pensasse o provasse, si sapeva solo
ciò che lui dimostrava di essere. Perché
conoscere l’interiore di Mitchell era essere consapevoli di
uscirne feriti.
In quel momento, Kate pensò che neanche lei dopotutto sapeva
molto sul ragazzo. Nonostante avessero passato un certo periodo insieme
non riusciva a capire fino a che punto aveva mentito e fino a che punto
era stato sé stesso. Non aveva mai parlato molto di
sé. Si limitava a dimostrarsi forte e prepotente con tutti
senza importarsi se feriva la gente o meno, a comportarsi da egoista.
E lei lo aveva imparato bene. Perciò si chiedeva per quale
misteriosa ragione sconosciuta dagli dei lo avesse seguito. Si
detestavano, non avrebbero resistito più di due minuti senza
litigare. Gli sarebbe saltato addosso prendendolo a schiaffi come aveva
desiderato per tutta la vita.
-Scema, ti sei incantata?- disse passandogli la mano davanti agli occhi
come per svegliarla. La ragazza scosse la testa e scese dalla moto
ferma da ormai alcuni secondi. Si guardò attorno: erano al
parco. Nella loro città esisteva un grande e bellissimo
parco, molto conosciuto dai turisti, in cui di solito ci andavano
alcune coppie di fidanzati per restare un po’ di tempo in
pace insieme. Era un vero labirinto, pieno di alti alberi e alcune
coppie ne approfittavano per fare quello che non dovrebbero fare in
certi posti.
-P-perché mi hai portata qui?- chiese cominciando a
camminare al suo fianco. La situazione per lei era totalmente estranea
mentre lui sembrava essere perfettamente a suo agio.
-Mha, perché mi andava di fare una passeggiata.- rispose
infilando le mani in tasca. Per alcuni minuti nessuno disse niente.
Forse perché semplicemente non avevano niente da dirsi, la
loro storia era finita in modo troppo tragico per ricevere un commento
alla fine. Nessuno voleva parlarne. Ma lei voleva risposte alle sue
domande. Si fermò e lo guardò dritto negli occhi.
-Perché ti stai comportando così?!
-Così come?- disse lui fingendo di non capire. Sapeva
benissimo cosa intendeva la ragazza e sapeva anche la reazione che
avrebbe scatenato. Era ingiusto. Lui la conosceva troppo bene, ma lei
non sapeva molto di lui, anzi.
-Smettila!! Lo sai!! Noi non ci parliamo da mesi, ci detestiamo,
perché così all’improvviso cominci a
prendertela con me?? Cosa ti ho fatto??!- disse nervosa e lievemente
rossa la ragazza. Nessuno li avrebbe comunque ascoltati, erano in un
posto isolato e non c’era nessuno in quel momento. Il ragazzo
si avvicinò a lei e la spinse contro un albero
imprigionandola con le braccia.
-Sei sicura di detestarmi così tanto? Secondo me invece
è l’esatto contrario…- disse lui con
uno sguardo malizioso. Quanto era cambiato? Niente. Era sempre lo
stesso. Il suoi occhi erano sempre gli stessi, la sua pelle era sempre
calda, le sue parole erano ancora taglienti. Quanto era cambiato?
Ancora una volta, niente.
-Che cos…- non riuscì a finire la frase ed ecco
che sentiva di nuovo quel sapore sulle sue labbra. Posate sulle sue
delicatamente. Ma lei non sapeva cosa fare. Doveva respingerlo, doveva
dirgliene quattro ed andarsene. Non doveva assolutamente rispondere.
Eppure, perché alla presa delle sue mani sui suoi fianchi si
sentiva imprigionata a lui? Pensava, pensava, aveva mille pensieri per
la testa. E alla fine dischiuse la bocca lasciando che la calda lingua
del ragazzo giocasse con la sua.
Il suo cuore cominciò a battere più velocemente
ma cercava di calmarsi. Ormai non poteva fare più niente,
era caduta nell’inferno e ora il diavolo voleva giocare con
lei. E lei lo avrebbe accontentato perché le tentazioni
erano troppo grandi.
Il ragazzo le spostò a capelli e cominciò a
baciarle il collo alternandoli con piccoli morsi un po’
dolorosi ma estremamente piacevoli e accarezzandola con la lingua
provocandole dei brividi indescrivibili. Lei rimaneva ferma e senza
reagire, senza sapere cosa fare. Si limitò a chiudere gli
occhi e lasciarsi toccare. Neanche per un secondo pensò che
qualcuno avrebbe potuto vederli. Il suo cervello era andato in tilt.
Il ragazzo infilò lentamente la mano sotto la sua maglietta
fin troppo fina, fino a raggiungere il reggiseno e infilando la mano
anche sotto questo mentre riprendeva a baciarla.
-Allora? Mi detesti ancora?- disse staccando le labbra un attimo da
quelle della ragazza. Lei rimase con gli occhi chiusi e si
limitò ad alzargli un po’ la maglia ed
abbracciarlo avvicinando ancora di più tutto il corpo a
quello del ragazzo.
-Sì.- gli sussurrò in un orecchio stringendogli i
capelli. Il ragazzo sorrise mentre le sue mani finivano sui bottoni dei
jeans della ragazza. Troppo facile. Approfittarsi così di
lei era troppo facile. La spinse ancora più forte contro
l’albero facendole male alla schiena ma lei non
reagì, appoggiò appena la testa nella sua spalla
dove posò la bocca.
Mitch aveva un odorava di tante cose. Portava un profumo forte, che le
dava mal di testa ma in quel momento non le importava. Sentì
la sua mano che oltrepassava le mutandine fino a bagnarsi le dita.
-Allora dimmi di fermarmi. Una tua parola e io mi stacco, non ci
rivedremo mai più. Mi basta una parola sola.- Un piccolo
gemito le sfuggì dalle labbra mentre lui continuava a
toccarla con quelle dita che la stavano facendo impazzire. Strinse gli
occhi e mentre movimentava le dita in mezzo alle sue gambe riprese a
baciarle il collo.
-…mhmm… no.- disse tra un gemito e
l’altro che cercava di trattenere. Era in una completa estasi
di piacere, non riusciva a pensare a niente se non come lui la stesse
facendo godere. E poi, all’improvviso il suo movimento
cominciò a farsi più rude e veloce. Lei si
sentì come se tutto attorno girasse e conficcò le
unghie nella schiena del ragazzo lasciandogli dei segni.
Diede un ultimo gemito, più forte di tutti gli altri e si
lasciò andare tra le sue braccia, incapace di restare in
piedi con le proprie forze. Il ragazzo tolse la mano dai suoi pantaloni
e dopo averla pulita, cominciò a riabbottonare i jeans della
ragazza ed a sistemarle i vestiti con lei che aveva ancora la testa
appoggiata sulla sua spalla e che sembrava svenuta.
-Su, principessa, ti riporto a casa.- disse dandole un piccolo bacio
sulla guancia. La ragazza sembrò riprendere i sensi e
aprì gli occhi. Lui la prese per mano ma lei rimase alcuni
passi dietro di lui, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Cosa aveva fatto?
Note
dell’autrice: ed ecco qua il terzo
cap.!! Che ve ne pare? Come sempre, visto che avete letto fin qui,
potete spendere un altro minuto per fare un commentino no? XD Ed ora,
passiamo ai ringraziamenti:
GinTB:
eeehh… forse è come dici tu… o forse
no… lo scoprirai leggendo xD Comunque, non preoccuparti dei
salti temporali, e poi probabilmente, per lasciare la storia un
po’ più chiara, più avanti
posterò un cap. dedicato solo a quello che è
successo in passato tra i due ^-^
Helori: grazie
mille! Ecco qua il nuovo cap…!!
DianaV: come ho
detto sopra, più avanti aggiungerò un cap.
dedicato solo a quello che è successo in passato, sperando
che così la storia dei due e del perché si odiano
(dopo questo cap, si fa per dire -.-“) sia più
chiara ^-^ Spero che continuerai a seguirmi ^^
A Kyraya e Francy94: whaaa,
continuate a seguirmi, nn ci credo, che bello *__* Grazie :** Eccovi il
nuovo cap.!!
E questo è
quanto è_é Ora commentate per dirmi la prima cosa
che vi passa per la testa xD Vi voglio bene ;**
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Capitolo 5 *** Capitolo 4: L'arrivo di Jake ***
Capitolo
4
“Peccare
in silenzio non è peccare.”
Molière
Kate entrò in casa
sbattendo la porta facendo il minimo rumore possibile. Non sentiva
alcuna voce in quella casa se non quella della radio accesa al secondo
piano, probabilmente nella stanza di John. A quell’ora del
pomeriggio infatti, era di abitudine trovare la casa vuota. I suoi
tornavano sempre di sera e fino all’ora di cena avrebbe
potuto godere del silenzio che regnava in quella casa. Salì
piano le scale incamminandosi verso la sua camera quando una porta
dietro di lei si aprì.
-Ehi,
sorellina!!- riconobbe all’istante quella voce. Si
girò con un’espressione un po’ scocciata
e come aveva previsto, si trattava di John, il secondo figlio di George
con la sua prima moglie. Aveva la stessa età di Kate
nonostante dalla sua altezza ne dimostrasse di più e questo
gli faceva ottenere un discreto successo tra le ragazze della scuola
–che ovviamente era la stessa che frequentava la ragazza.
Ciò
che più la infastidiva tuttavia, era il fatto che nessuno le
aveva mai detto che il matrimonio di sua madre l’avrebbe
costretta ad condividere la casa con altri due uomini che girano semi
nudi la mattina. Se fosse stato così, probabilmente avrebbe
scelto di andare ad abitare con suo padre.
Neanche
quella era una buona scelta. I rapporti con suo padre infatti non erano
dei migliori. Si vedevano poche volte, lui abitava in
un’altra città ed erano poche le occasioni in cui
lui poteva lasciare il proprio lavoro per andare a visitarla.
D’altronde, neanche lei sentiva un profondo desidero di
vederlo. Ogni volta cadevano in un silenzio imbarazzante, senza sapere
cosa dire. Non c’era comunicazione. E ora che ci pensava,
anche con sua madre si stava perdendo.
-Ti
sei fatta male?- chiese il ragazzo distraendola dai suoi pensieri. Kate
lo guardò stranita: non capiva cosa volesse dire e
l’espressione sul suo volto non le diceva niente.
–Hai il collo tutto rosso…
La
ragazza istintivamente cercò di coprire il collo con una
mano e arrossì imbarazzata. Mitch non le aveva lasciato solo
segni interni. Pensò rapidamente a quale scusa inventarsi ma
non le veniva niente in mente. John rimase sorpresa della reazione
della ragazza ma il pensiero che Kate fosse stata con un ragazzo, per
fortuna, non gli sfiorò la mente.
-Ehm…
probabilmente è l’allergia.- mentì.
John tacque per alcuni secondi ma poi per il sollievo della ragazza,
riprese a parlare.
-Ah,
senti… visto che mamma e papà non ci sono questo
fine settimana…- fece una pausa. Lei odiava il modo in cui
chiamava sua madre mamma. - Avevo pensato di portare Kelly a dormire
qui da noi.- Rimase in attesa della risposta della sorella,
dell’approvazione. Lei sospirò. Almeno non stavano
più parlando di lei. Kelly non era la ragazza che stava
più simpatica a Kate, anzi.
Era
bionda, occhi chiari, e quando apriva bocca sembrava una Barbie senza
cervello. Eppure, faceva parte del comitato studentesco, nonostante le
sue proposte fossero assolutamente ridicole e sempre respinte.
Nonostante ciò, aveva una fila di ragazzi che farebbero di
tutto solo per avere un suo fazzoletto usato.
-Per
me puoi portare chi ti pare.- disse voltandosi e chiudendosi in camera,
appena vide l’entusiasmo di John. Si
lanciò sul letto e si coprì il viso con un
cuscino. Rimase in quella posizione finché non
suonò il campanello. Sbuffò scocciata di doversi
alzare ed aprì la porta al piano di sotto. Ma in quel
momento il suo viso subito s’illuminò.
-Jake!
Sei tornato!- immediatamente si aggrappò a lui
abbracciandolo più forte che poteva. Jake era probabilmente
una delle persone a cui Kate voleva più bene. Si ricordava
che al secondo anno si era presa un’incredibile cotta per lui
che però, bene o male, con il tempo passò. Non
avrebbe mai pensato di potere diventare sua amica, visto tutte le
ragazze che lo circondavano. Era bello, simpatico… ma tra i
due non sarebbe mai successo niente, nonostante alcune persone
potessero fraintendere.
-Ehi,
piccola, sta calma! Mi sei mancata anche tu…- disse
abbracciandola e dandole un piccolo bacio sulla testa. Lei lo
mollò rendendosi conto della sua reazione esagerata.
-Ah,
scusami.- disse arrossendo. Lui sorrise. –Non sapevo
arrivassi oggi.
-Sono
appena arrivato, ho lasciato le valigie a casa e ho pensato di venire a
trovarti. Andiamo?- Lei annuì, corse a prendere la borsa, e
uscirono, passeggiando senza meta.
-E
allora? Raccontami tutto!- chiese Kate. Sapeva molto poco sul motivo
della sua partenza. Il padre di Jake abitava a New York, mentre lui
abitava con sua madre e sua sorella minore.
-Mha,
niente.- disse lui –Sempre la solita storia
dell’università. E poi ha detto che voleva
vedermi. Originale, vero?- diede un mezzo sorriso. A quanto pareva,
neanche lui aveva ottimi rapporti con suo padre. Continuarono a
camminare e lui le raccontava dei membri della sua famiglia che aveva
visto e di tutto che aveva fatto. Poi, all’improvviso si
fermarono e Kate si rese conto che erano arrivati a casa sua.
-Ah…
ti ricordi di Ashlee?- Oh, sì, se la ricordava benissimo.
Era la ragazza per cui aveva perso la testa e per la quale non
l’ha mai degnata di uno sguardo quando si era innamorata di
lui. Lei annuì soltanto.
-Beh…
è venuta a trovarmi e ha detto di amarmi ancora.- Al sentire
quelle parole Kate rimase muta e immobile. Non capiva perché
si sentiva così. Lui continuò il discorso, mentre
cercava in tasca le chiavi per aprire la porta. –Ci ho
pensato e credo… credo di amarla ancora.
Trovò
le chiavi. Lei ancora una volta rimase zitta, senza sapere cosa dire.
Lui le infilò nella serratura ma sembrò esitare
un attimo prima di aprire la porta.
-E
così… visto che mia madre era
d’accordo, è tornata insieme a me da New York.-
Aprì la porta e Kate rimase scioccata da quello che vide.
Una ragazza seduta sul divano, circondata da alcune valigie, totalmente
a suo agio. Non appena vede la porta aprirsi si alza e corre verso Jake
abbracciandolo esattamente come aveva fatto lei alcuni minuti prima.
Kate rimase senza reazione, ferma davanti alla porta come una statua.
In quel momento non capiva perché, ma il fatto che quella
ragazza fosse lì, in quella casa, la irritava profondamente.
-Jake!-
disse baciandolo sulle labbra –Ma dov’eri? Ti
stavamo aspettando!- Solo dopo alcuni istanti avvertì la
presenza di Kate, ancora ferma davanti alla porta, che si
sentiva… di troppo.
-Ah,
Ashlee, ti ricordi di Kate?
Note dell’autrice:
ed eccomi di nuovo qua! ^-^ Chiedo scusa per il ritardo, ci ho messo un
po’ a scrivere questo cap. e alla fine non ne sono tanto
soddisfatta =.= Però è un cap, importante visto
che entra in scena Jake, ed il suo ruolo avrà una certa
importanza ^-^ Vorrei anche ringraziare tutti quelli che hanno
commentato, vi adoro ;* Ecco i ringraziamenti più specifici:
Locke: grazie mille
dei complimenti, a me e alla storia, sono felice che ti piaccia ^-^
Spero che continuerai a seguirmi e di non deluderti ^.^ Bacione ;*
Tartis: Ciao Sara
^-^ Beh, hai ragione, anche se però, non posso dirti niente
sul suo carattere per non anticipare :X Capirai meglio leggendo ^^
Grazie del commento ^-^
DianaV: prima di
tutto devo dirti una cosa: ti dico che, mentre scrivevo il cap.
precedente, avevo la mia vicina che cantava come una pazza…
proprio Baglioni xDD Mi sa che mi ha influenzato xDD Cmq,
contenta che ti piaccia e tra alcuni cap. (devo ancora
decidere quando @.@) probabilmente avrai il riassunto dei
precedenti episodi per capire meglio cos’è
successo ^^ Intanto, ecco un altro cap.!
Piper_73: ecco un
altro cap ^^ Eeehh, chi lo sa cosa passa per la testa di
Mitch… lo scoprirai leggendo ^-^ Bacini ;*
Ovviamente,
grazie anche a tutti gli altri, siete voi che mi fate andare avanti ^-^
Ancora una volta, spero che vi piaccia questo nuovo cap. ^__^ E
ricordatevi di dirmi che ne pensate commentando ;**
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Capitolo 6 *** Capitolo 5: L'innaspettata visita ***
Capitolo
5
“Non ti
accorgi, diavolo, che sei bella come
un Angelo?”
Giacomo Leopardi
Finalmente
il così angosciato fine settimana era
arrivato. Quella settimana era sembrata
un’eternità, pareva non volesse finire
mai. Eppure ce l’aveva fatta. Si sarebbe goduta un intero
fine settimana senza
nessuno per dirle cosa fare. E soprattutto, non avrebbe visto la faccia
di quel
prepotente di Mitchell e nemmeno di quell’ingrato di Jake.
Quel
pomeriggio aveva avuto una lunga discussione
telefonica con Bridget sul ritorno di Jake, scatenando tutte le ire di
sua
madre. Il giorno in cui andò a casa di Jake, Ashlee fu
piuttosto gentile con
Kate, invitandola ad entrare e raccontando di come si trovasse nella
nuova
città. Tutto ciò infastidiva profondamente Kate:
era troppo a suo agio in
quella casa, era stata accolta molto meglio di quanto lei lo fosse mai
stata –e
non era mai stata trattata male dai genitori di Jake, anzi. Dopo pochi
minuti
sentì di non poter più reggere ed
inventò la più banale delle scuse per andarsene.
E si sentì molto meglio.
Anche
Bridge lo aveva incontrato in quei giorni e aveva
notato il suo cambiamento.
-Pensavo
di meritarmi un trattamento migliore, non
trovi?? Ma sì, in fondo, chi sono, solo la sua migliore
amica.- pronunciò l’ultima
frase con un pizzico d’ironia.
-Kate,
è solo infatuato. Tra poco gli passa.- cercò di
tranquillizzarla
Bridge.
-Oh,
sì, certo. Dovevi vedere come la guardava. E sua
madre che ha anche accennato la parola
‘matrimonio’. Ma ti rendi conto?
-Oh, dai,
Kate. Non ti sembra di esagerare? In fondo non
sei mica la sua ombra. Smettila di stargli così appiccicata.
E’ per questo che
tutti a scuola pensano che voi siate fidanzati.
-Ah,
sì. Forse hai ragione. Sai che ti dico? Non lo
chiamerò più. Se vuole, sarà lui a
farlo. Basta, mi sono stancata.
All’improvviso,
sua madre gridò qualcosa dal piano di
sotto obbligandola a interrompere la chiamata. Dopodiché
decise di non parlare
o persino pensare a Jake per nessun motivo. Avrebbe fatto qualcosa
quella sera,
qualsiasi cosa per non pensarci e non sentire i rumori provenienti
dalla camera
di John. Ma in fondo, voleva solo uscire da quel suo mondo banale e
smettere di
fare la ragazza perfetta.
_ _
_
Ecco, i
soliti programmi noiosi alla Tv. Cambiò per
l’ennesima
volta il canale alla ricerca di qualcosa di decente. Era completamente
sola in
salotto, si sentiva solo il rumore della Tv. Kelly era arrivata
piuttosto
presto, era salita in camera con John dopo averla salutata e
dopodiché non gli
aveva più visti. Poco importava comunque.
All’improvviso
sentì il campanello suonare. Erano le
dieci, si domandò chi potesse essere. Che i suoi avessero
cambiato idea? Si alzò
ed andò ad aprire la porta con lo sguardo ancora assonnato.
-Ehi,
piccola!
Il sonno
sparì immediatamente dagli occhi di Kate. Anzi,
li spalancò per la –brutta- sorpresa. Mitch
portava alcune bottiglie –probabilmente
di birra- e dietro di lui alcuni suoi amici ridevano e scherzavano.
-Mitch,
cosa ci fai qui, a quest’ora??- cercò di sembrare
il più calma possibile.
-Beh, ho
saputo che oggi rimanevi qui da sola –disse entrando
senza chiedere il permesso e portando le bottiglie, probabilemente di
birra, in cucina –e allora ho
pensato di venire a farti compagnia. Contenta?
Lei
guardò i giovani che entravano in casa sua e poi si
voltò ancora verso Mitch scandalizzata, chiedendo
spiegazioni. Lui intanto si
avvicinò allo stereo vicino alla Tv controllando i CD.
-Mitch! Ma
mi ascolti??!- disse quasi gridando. Lui si
voltò verso di lei e prendendole il viso tra le mani le
diede un piccolo bacio
sulla testa.
-Certo,
tesoro. Ma vorrei informarti che i tuoi gusti
musicali sono orripilanti.- disse indicando lo stereo e i CD. Lei
sbuffò appoggiandosi
una mano sulla testa. Mitch la guardò meglio e fece
un’espressione di
disappunto.
-Sai,
piccola, secondo me dovresti cambiarti, non farai
bella figura facendoti vedere da tutti in pigiama.-
-Quali
‘tutti’?? Mitch, cos’hai combinato?? Se i
miei lo
scoprono mi ammazzano!
-Sta
tranquilla, avrai tempo di rimettere tutto a posto
la mattina. Ora fa la brava e non spaventare gli invitati e
più tardi riceverai
un premio- disse avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Kate
sentì un
brivido percorrerle tutta la schiena. Suonò il campanello
ancora. E ancora e
ancora e ancora. In meno di mezz’ora la sua casa si era
riempita di persone.
John scese
per vedere cos’era tutto quel caos e non
rimase affatto dispiaciuto dell’idea della festa.
Riuscì solo a peggiorare la
condizione psicologica della sorella.
-Lo sai
che se mamma e papà lo scoprono non potrai uscire
per un anno, vero?
Continuavano
ad arrivare persone, alcune che nemmeno
conosceva. Sembrava che itch avesse sparso la notizia in tutta la
scuola. Lei
girava da una parte all’altra cercando di impedire danni
irrimediabili alla
casa. Come avrebbe fatto per ripulire tutto prima
della’arrivo dei suoi era un
mistero.
-Katie!-
sentì la voce di Bridge all’entrata e corse da
lei. –Non sapevo che ci sarebbe stata una festa a casa tua
stasera, perché non
mi hai detto niente?- dal suo tono di voce però, sembrava
entusiasta dall’idea.
-Non
è come pensi, Bridge. L’idea non è
mia.- e lanciò un’occhiataccia
a Mitch che era in fondo al salotto distratto a parlare con persone da
lei
sconosciute.
-Ho
capito. Beh, comunque la casa è tua.- disse e poi
anche lei sparì. Stava andando tutto storto quella sera.
Aveva desiderato un
fine settimana in pace e invece ecco cosa si era guadagnata.
Era nei
guai. In grossi guai. E ancora una volta, per
colpa sua. La sua teoria aveva fondamento. Mitch era veramente il
diavolo.
Note dell'autrice: e rieccomi ^^ Ci ho messo
tanto, lo so, ma alla fine ecco il quinto cap.!! Ovviamente, ho dovuto
dividerlo perchè era troppo lungo, perciò come
continuerà la festa... lo scoprirete nel prossimo cap. ^-^
Come al solito
non sono soddisfatta di questo cap., ma alla fine, avevo deciso che
avrei scritto qualcosa di non troppo impegnativo ma piacevole
(perchè io ci tengo a questa storia
ç__ç). Ringrazio tutti quelli che commentano e
aggiungono la storia ai preferiti, vi ho detto che vi voglio bene? ;*
Ecco i ringraziamente specifici:
Tartis: humm... mi sai che
hai proprio ragione xDD Cmq, con l'evolversi della storia si
capirà meglio il rapporto tra Jake e Kate... e poi come
è già stato accennato, Kate ha passato un periodo
in cui era totalmente cotta di lui... beh, mi fermo qua
sennò anticipo ^^"
Francy94: stessa
cosa che ho scritto sopra... se poi le è passata oppure
no... chi lo sa xD
_SuPerGirl_: wow, una nuova lettrice!
Sono contenta che ti
piaccia la storia e spero che continui a seguirmi... eccoti un nuovo
cap. ^-^
Bimba91: grazie ^-^
Eccoti un nuovo cap. (Ah, ho dato un'occhiata alla tua fic e appena
posso ti lascio un commentino ^^)
Grazie
anche ad avrilmiki e Sybelle, ma anche a tutti gli altri che hanno
commentato ^-^ Anche a quelli che leggono ma non commentano ^-^ Ditemi
ancora una volta cosa ne pensate di questo cap., vado avanti grazie a
voi =) Ci vediamo alla prossima puntata xD
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