Lacrime e Sangue di Allyn (/viewuser.php?uid=294111)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Finale ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Ha pianto
lacrime di sangue, prima che i suoi occhi si
chiudessero celando quelle iridi rosse e innaturali divenute ormai
nere. Ha
pianto lacrime di sangue, e ne rimangono i segni, sulle sue guance
smunte,
pallide; scie scure, incrostate come il suo cuore, come i suoi ricordi
più
dolorosi, un rosso non più brillante, ma secco, spento,
opaco.
Una sbavatura di
colore, su quel bianco cereo
“Non
sappiamo se se la caverà...” Sono state le parole
di
Baa-chan. “So che ci tieni molto, Naruto, ma...lo sai, Uchiha
è un traditore,
forse uno dei più grandi nella storia della Foglia, per
molti, la sua morte,
non sarebbe poi una gran perdita” Le aveva sussurrate piano,
ben sapendo che
per me non sarebbe mai stato così, per me, Sasuke Uchiha,
non sarebbe mai stato
il terribile assassino pluriomicida ricercato in tutti i paesi, per me
sarebbe
sempre stato il mio migliore amico, il ragazzo serio e ferito, dagli
occhi
scuri, impenetrabili, dai mille misteri celati dietro una maschera di
ghiaccio
e tenebra.
Sono
rimasto li,
raggomitolato su me stesso, senza rispondere, chino sul suo letto,
seduto su
una vecchia sedia di legno scuro, le dita ferite di lui tra le mie,
immobili,
fredde, le unghie corte ancora sporche di terra e di sangue.
Quanto ti ho
cercato, quanto ho lottato, quanto ho pianto,
ogni notte, sommessamente tra le lenzuola, sui campi di battagli, nelle mani, nella speranza che un giorno
ti avrei ritrovato, e stretto a me. Quanto? Anni, millenni, solo per
rivedere
il tuo viso, i capelli lisci, corvini come la notte, incorniciare ogni
tua
espressione.
Solo per
riportarti a casa.
Sasuke,
ti prego, apri
gli occhi, o tutto il mio dolore sarà stato inutile.
***
Mi risvegliai di
soprassalto, dopo un sogno confuso, un
incubo. Avevo rivissuto gli ultimi giorni di missione, avevo rivisto
Sasuke
combattere fino all’ultimo, fino a farsi ferire quasi a
morte, avevo risentito
le grida degli altri Ninja, intimarmi di finirlo, di ucciderlo.
Non ce
l’avevo fatta.
Il suo corpo era
caduto inerme, in ginocchio, di fronte al
mio.
Entrambi
distrutti, feriti.
Aveva sussurrato
qualcosa, prima di piangere quelle lacrime
di sangue, chiudere gli occhi e perdere coscienza.
L’avevo
trascinato via, sotto gli sguardi esterrefatti dei
compagni, salvandolo, contro ogni ordine, contro ogni aspettativa.
Mi scossi dal
torpore di quel sogno agitato e mi guardai attorno.
Era ancora
notte, poche stelle illuminavano il cielo nero, e
il flebile pallore della luna riluceva su quella pelle altrettanto
pallida.
“Sas’ke...svegliati...”
Mugolai strusciandomi gli occhi,
mettendo a fuoco la sua figura emaciata, incosciente. Per un attimo,
ancora
intontito da un sonno che di riposante non aveva avuto niente, credetti
che
sarebbero bastate quelle due semplici parole a far si che si ridestasse.
Ma lui non
rispose, rimase ancora inerte, steso sul letto
bianco d’ospedale, un sacco di piccoli tubicini che entravano
e uscivano da
quella pelle che avrei voluto baciare, riportare alla vita con le mie
lacrime.
“Naruto...Non
sappiamo quando, e se si sveglierà...vai a
casa, hai bisogno di riposo” La voce dolce di Sakura mi
arrivò alle spalle. Non
l’avevo neppure sentita entrare.
La guardai
avanzare, poggiarmi una mano sulla schiena,
osservare il profilo smunto di quel Sasuke spaventosamente immobile.
“L’abbiamo
cercato in lungo e in largo...inseguito,
braccato...ed ora eccolo qui, senza catene ai polsi...”
Sussurrò con dolore,
sfiorandogli una guancia con affetto.
“E’
sempre così bello...” Continuò
disegnando piccole linee
immaginarie sulla sua fronte. Poi il suo sguardo verde cadde sulla mia
mano,
ancora intrecciata alle dita fredde e sporche di Sasuke.
“Sai
vero...che anche se si svegliasse, potrebbe aver subito
danni irreversibili, potrebbe anche non ricordarsi niente...e allora
cosa
farai?” Mi domandò, con voce tanto bassa che capii
che come sempre cercava di
trattenere le lacrime.
“Io...adesso
voglio solo che si svegli...” Risposi.
***
Passarono molti
giorni, le mie ferite erano completamente
guarite, non erano neppure rimaste le cicatrici sulla pelle, con
l’aiuto di
quel chakra che non mi apparteneva e che tante volte mi aveva salvato
dalla
morte.
Guardai il corpo
inerme di Sasuke, ancora steso sul letto, i
tagli e gli ematomi sembravano esser migliorati, eppure i suoi occhi
rimanevano
chiusi, sigillati al mondo.
Gli presi la
mano, portandomela al viso e piansi, bagnando la
sua pelle pallida, baciandola, nel tentativo di asciugarla dalle mie
lacrime.
Ero stanco.
Stanco della sua
assenza nella mia vita, stanco di
inseguirlo, di vederlo lontano, e ora, che finalmente era a casa, nel
nostro
villaggio, ancora mi sfuggiva a modo suo, con quel sonno che forse
continuava
per dispetto.
“Svegliati
stupido Uchiha...” Quasi gridai contro il suo
volto, la mano ancora stretta tra le mie.
E Sasuke
aprì gli occhi, piano, come d’incanto, come in
risposta al mio comando.
Il cuore
sembrò volermi esplodere nel petto, batteva così
forte che per un attimo ebbi paura potesse rompermi lo sterno, le
costole, o
schizzarmi fuori dalla gola.
“Sas...”
Mormorai, ma la voce mi morì in gola, tanta era
l’emozione
di quel momento.
Il ragazzo, si
guardò un po’ attorno, poi si portò la
mano
libera al volto, a fatica, quasi non ricordasse come muoversi.
Incespicò un po’,
prima di arrivare alla fronte, e scivolare giù sulle
palpebre.
“Io...mi
fanno male...gli occhi” Borbottò con voce
impastata.
Gli lasciai la
mano, che portò subito al viso, assieme all’altra,
per coprirsi la vista.
“Chiudili,
Sasuke” Dissi piano, con dolcezza, ricordando le
lacrime di sangue, e quelle iridi rosse, le sue tecniche tremende, le
illusioni
senza fine.
“Chi...chi
è Sasuke? Chi sei tu?” Sussurrò
tremando.
Note:
Ehilà,
la mia prima Long Sasu/Naru, Naru/Sasu... insomma,
quella roba lì :P Adoro questa coppia, e be’,
pensavo fosse divertente
scriverne un po’ su...
Evviva,
approfittiamo di Sasuke con l’amnesia.Lasciate pure recensioni, insulti, commenti, insomma, cosa vi pare ahaha <3
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Seduto sul
lettino d’ospedale, magro ed emaciato, Sasuke
Uchiha, o quello che ne rimaneva, osservava assorto il paesaggio ,
lontano dal
mondo e dalla discussione che stava avvenendo nella stanza vicina;
perso nel
suo silenzio, ancora intontito dal lungo sonno che l’aveva
tenuto lontano dalla
sensazione del sole sulla pelle, o del vento tra i capelli, che ora,
leggero
entrava dalla
finestra aperta,
carezzandogli il viso.
***
“Me ne
occuperò io” Esclamò Naruto, guardando
Tsunade, negli
occhi azzurro cielo ardeva il fuoco della determinazione.
“Sicuro?
Non è molto stabile...e non sai come potrebbe
reagire. La notte ha gli incubi, ed ogni tanto si sforza di ricordare,
ma non
riuscendoci la sua mente si protegge, creando allucinazioni, o
comunque...Naruto,
quel ragazzo...non è più lo stesso, non
è il Sasuke che tu...non è lo stesso”
Mormorò l’Hokage, le mani incrociate sotto il
mento, i capelli biondi un po’
spettinati, ma comunque imbrigliati nelle due solite buffe, lunghe code.
“Non
importa...chi altro si prenderebbe cura di un traditore?
E per me Sasuke è sempre Sasuke. Ed è a
casa” Sorrise, battendosi un pugno sul
coprifronte.
Tsunade sapeva
che cercare di farlo ragionare non sarebbe
servito a niente, e in cuor suo capiva e appoggiava quella decisione.
Comprendeva quel Naruto pieno di energie e di speranza, quel Naruto
finalmente
luminoso, lontano da cupi giorni di ricerca e di perdite, di lacrime e
di
dolore; capiva che per quanto devastato, senza memoria, pallido,
silenzioso, Sasuke
Uchiha sarebbe rimasto sempre lo stesso, per lui.
“Come
vuoi, in ogni caso sarebbe impossibile riuscire a farti
cambiare idea, giusto?” E sorrise, riponeva la sua totale
fiducia, in quel
ragazzo dal volto splendente e dagli occhi pieni di gioia.
“Giusto”
Annuì il biondo, correndo verso la stanza del
compagno.
Aprì
la porta di legno chiaro ed entrò, l’ambiente era
incredibilmente luminoso, lontano dal ricordo delle ultime settimane,
le mura
sembravano ancora più bianche, colpite da quella luce calda,
forte, che
spazzava via tutto, anche i fantasmi delle ultime battaglie. La figura
magra di
Sasuke si stagliava china, di fronte all’unica enorme
finestra.
Una sagoma nera,
in mezzo a tutta quella luce.
Strizzò
gli occhi
azzurri cercando di metterla a fuoco, ma il sole lo abbagliava.
Riconobbe le
sue spalle ossute, i capelli lisci, che svolazzavano incantati dal
vento
leggero.
Si
avvicinò piano, era strano per lui sforzarsi di non fare
troppo rumore, ma quel luogo gli sembrava come sacro, etereo, lontano
da
qualsiasi altro posto nel mondo.
Quella stanza
custodiva il suo Sasuke, immerso nella luce di
un giorno che gli sembrava nuovo, il primo dopo tante fittizie,
innumerevoli
ore senza di lui, senza quel viso pallido.
“Sas’ke,
puoi uscire dall’ospedale, non sei contento?”
Esclamò
guardando le spalle del compagno, che rimase immobile.
La
felicità dipinta sul volto di Naruto si dissolse come una
maschera di cera ormai sciolta, lasciando il posto ad un sorriso triste.
“Sas’ke,
vieni, andiamo a casa...”Chiamò piano, lo stomaco
attorcigliato in una morsa dolorosa.
Non
devo farmi prendere
dal panico, la sua memoria tornerà, Sasuke si
riprenderà, e io lo aiuterò,
sempre, qualunque cosa accada. E’ a casa, va tutto bene,
siamo a casa, insieme.
Sasuke è sempre Sasuke, anche se non si ricorda di me.
Pensò,
prendendo un bel respiro e avvicinandosi al corpo
immobile dell’amico.
“Ehi,
ti sta bene la mia felpa” Continuò, poggiandogli
una
mano sulla spalla ossuta, a quel leggero tocco, un brivido lo percorse
da capo
a piedi, stava toccando Sasuke, gli stava parlando.
Di nuovo
un’enorme sorriso gli affiorò sul volto.
“Ti
piace?” Chiese, guardando il profilo elegante del moro,
soffermandosi sulle sue labbra pallide, aspettando che si muovessero
per
regalargli il suono della sua voce, una risposta, un cenno. Attese
invano.
Sakura gli aveva
spiegato che in quel momento Sasuke era come
un bambino, spaventato e disorientato, doveva essere paziente e
aspettare,
guadagnarsi la sua fiducia, essere gentile.
Naruto
sospirò, sedendosi accanto all’Uchiha, cercando di
capire che cosa avesse rapito i suoi occhi neri.
Guardò
oltre la finestra, nella stesse direzione di quello
sguardo scuro. Konoha, le sue case, le sue strade di terra battuta da
mille
passi, i suoi tetti da riparare, gli alberi verdi. Fuori da quella
finestra
aperta Sasuke guardava il villaggio, l’espressione assorta.
“E’
casa nostra. Dove siamo cresciuti. Konoha.” Gli
spiegò
Naruto.
“Ko-noha”
Scandì Sasuke, pensieroso, gli occhi neri ora
attenti, scrutavano i volti di pietra scolpiti nella montagna, i
chioschi in
lontananza, un gruppo di bambini che giocava all’ombra di un
grande edificio.
“E’
bella, sembra calda e...luminosa” Mormorò
sottovoce,
stringendosi nella felpa arancione che il biondo gli aveva prestato.
Naruto lo
guardò con dolcezza, sentì le lacrime salirgli
agli
occhi azzurri, ascoltare quelle parole, quell’affermazione,
dalle labbra di
Sasuke gli sembrava impossibile, eppure gli riempiva il cuore.
“Anche
l’arancione, mi piace...ti assomiglia, è
luminoso”
Disse poi il moro, guardando il viso di Naruto con attenzione.
Il ragazzo
arrossì, il Sasuke di un tempo non gli avrebbe mai
detto una cosa del genere.
Il Sasuke di un
tempo non avrebbe mai affermato di amare le
cose calde, e luminose.
“A-andiamo”
Incespicò indicando la porta.
L’Uchiha
annuì, poi scese dal letto, zoppicava leggermente,
la gamba destra era ancora fasciata. Fece qualche passo sul pavimento
chiaro
poi si fermò.
“Dove
andiamo?” Chiese
improvvisamente, l’aria smarrita, la mano pallida aveva
afferrato le dita
abbronzate e ruvide del biondo.
Una sensazione
di calore lo pervase, ristorandolo dall’interno,
ma la voragine tornò a inghiottire qualsiasi gioia, e quella
terribile
sensazione di solitudine si annidò nel suo cuore.
Naruto
sospirò, era felice, certo, il suo migliore amico era
di nuovo a casa, ma quel ragazzo, seppur lo stesso
nell’aspetto fisico,
sembrava un’altra persona, un involucro, privo di qualsiasi
ricordo. Pensandoci
bene, niente lo legava a quel nuovo Sasuke, niente, ora che tutto
ciò che
avevano condiviso era scomparso.
Ma lui
ricordava, lui sapeva, e avrebbe ricordato, e
saputo...per entrambi, finché il vero Sasuke non si fosse
svegliato.
Doveva essere
paziente, e non crollare, non abbandonarsi al
dolore, doveva stringere quella mano, tenere quelle dita pallide e
affusolate
tra le sue, e non lasciarle andare, mai più.
Eppure una parte
di lui, se pur piccola, soffriva, sentiva di
averlo perso un’altra volta, e che quella era solo
un’illusione, destinata a
svanire, come quelle che gli Uchiha creavano con i loro occhi rossi.
“Abiterai
con me, ti preparerò una zuppa di pomodori, tu ami
i pomodori. Starai bene” Disse incastrando le sue dita a
quelle del moro e
avviandosi verso l’uscita.
Ma Sasuke rimase
immobile, costringendo le loro braccia a
tendersi, le mani ancora allacciate.
“Mi
piacciono i pomodori?” Domandò, come se da quel
piccolo
dettaglio dipendesse la sua esistenza.
“Si”
“E tu
come lo sai?” Chiese ancora il moro.
“Noi...eravamo...”
Naruto avrebbe voluto dirgli che erano stati
amici, che per tutto quel tempo, non aveva dimenticato, neppure quando
era
fuggito via con Orochimaru, neppure quando si era alleato con
l’Akatsuki,
neppure quando la notizia della morte di Itachi era giunta al
villaggio,
neppure mentre gli anni passavano, uno dopo l’altro, non
aveva rimosso tutti
quei dettagli, tutte quelle piccole, insignificanti informazioni,
conoscenze
che aveva appreso nel breve periodo in cui l’aveva potuto
definire amico. Come
sarebbe stato possibile? Si era coricato, ogni singola notte,
cullandosi con il
ricordo del suo volto pallido, cercando di riportare alla mente la sua
voce per
non dimenticarla, il tono strafottente, alle volte apatico, e gli occhi
neri,
il suo amore per i pomodori, la sua determinazione, perché
Sasuke oltre al suo
migliore amico era stato anche il suo rivale, il muro da scavalcare,
era stato
la sua forza e la sua voglia di combattere, era stato la sua silenziosa
famiglia, Sasuke era stato tutto per lui.
Non
riuscì a rispondere, e con un rapido gesto della mano
libera lasciò che la domanda del ragazzo rimanesse sospesa
nell’aria.
***
Casa di Naruto
era un completo disastro. Era piccola e il
caos regnava sovrano, tra tute da lavare, confezioni di Ramen
istantaneo
ammucchiate sul pavimento, un letto ad una piazza e mezza sfatto e con
le
lenzuola accartocciate e ammucchiate sul fondo, somigliava
più ad un
ripostiglio affollato da cianfrusaglie che ad un’abitazione
“Tu
vivi qui?” Domandò il moro.
Naruto si
maledì per non aver riordinato, poi annuì
aspettandosi un commento acido, o qualcosa di simile, ma questo non
arrivò.
L’Uchiha,
rimase in piedi, l’aria trasognata e svampita di
chi non sa bene come comportarsi.
Guardò
Naruto mettere in ordine e pulire senza tregua, gli
occhi neri che vorticavano a destra e a sinistra. Non disse una parola,
non un
commento sulle confezioni di ramen, o sui gomitoli di polvere che il
biondo
estirpò da sotto il letto.
Fu quasi
deludente, vederlo così silenzioso, senza niente di
cattivo o comunque di offensivo da dire.
“Sasuke...vuoi
farti un bagno” Lo chiamò poi, sentiva lo
stomaco contorcersi e quella sensazione di assenza e di abbandono farsi
nuovamente viva.
Perché
nonostante Sasuke Uchiha fosse nella sua camera, si
sentiva così tremendamente solo?
Il moro
annuì e afferrò la mano di Naruto con un sorriso,
questo lo guardò in viso, cercando una spiegazione a quel
gesto, poi guardò
nuovamente le loro dita intrecciate.
L’Uchiha
attendeva, silenzioso, lo sguardo nero ora basso,
puntava i piedi e il pavimento tirato a lucido.
Poi Naruto
capì, che fino a quel momento Sasuke non si era
mosso, se non in compagnia di quella stretta così dolce,
senza la sua mano a
guidarlo.
Gli venne da
piangere, ma ricacciò indietro le lacrime, e si
diresse in bagno, le dita di Sasuke ben strette tra le sue.
Note:
Scusate il
ritardo, ecco il secondo capitolo, in verità il
primo, perché il precedente era un prologo, la storia si
svolgerà con
narrazione in terza persona, o almeno credo, per adesso, in ogni caso
spero vi
piaccia e vi regali qualche emozione; a me, personalmente questo Sasuke
rincitrullito fa una tenerezza clamorosa, un bambino sperduto,
bisognoso della
mano di Naruto per esser guidato...<3
Naruto, reggi,
non farti prendere dalla nostalgiaaaa
Ok...la
smetto...scusate. ehehe
Un bacione,
lasciate pure insulti, lamentele, recensioni, e
se volete la mia Itachi-segretaria prende anche le coccole :P
Allyn
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Si
rigirò il frutto rosso tra le dita, facendo scorrere i
polpastrelli sulla buccia liscia, impugnò il coltello, e
lasciò che la lama
lambisse quella superficie immacolata, imprimendo la sua ferita.
Il succo gli
colò sulle dita e sul tavolo, assieme ai semi
lucidi, e per un attimo gli sembrò sangue.
Quante volte lo
aveva ferito? Quante volte, si erano feriti,
fino a sanguinare?
Decine,
centinaia, infinite volte.
Aveva guardato
Sasuke fissare la vasca piena d’acqua, poi
spogliarsi e gettare i vestiti a terra, scoprire quella pelle candida,
il collo
snello, le braccia e le gambe toniche, la figura alta, allampanata, e
le spalle.
Screziate da innumerevoli e sottili cicatrici chiare, così
tante che Naruto non
era riuscito a contarle, si incrociavano, incontravano e allontanavano,
indelebili segni su una pelle che ricordava perfetta e che non lo era
più.
Un brivido gli
era corso giù, fino al basso ventre, alla
vista di quel corpo che aveva amato in silenzio, per anni, in quel
momento
nudo, bello, eppure fragile ai suoi occhi chiari, che aveva chiuso, per
non
guardare.
Si
lasciò scivolare a terra, sedendosi sul pavimento. Strinse
il pomodoro tra le dita, con forza, consapevole che alcune di quelle
cicatrici
erano merito suo.
“Naruto”
La voce di Sasuke giunse dal bagno come un richiamo
flebile, che lo riportò al presente, allontanando la sua
mente dal ricordo dei
loro scontri.
Si
alzò in piedi, gettando ciò che rimaneva del
pomodoro
nell’immondizia e raggiunse il bagno.
Bussò
senza entrare e rimase in attesa.
“Sono
qui, hai bisogno di qualcosa?” Domandò.
“Naruto”
Chiamò ancora Sasuke, la voce debole, quasi
sofferente, oltre il legno scuro della porta.
“Ehi,
ti è successo qualcosa?” Esclamò il
biondo in preda
all’ansia afferrando la maniglia, entrando e precipitandosi
vicino alla vasca
da bagno.
Si
guardò intorno velocemente, non c’era sangue, non
c’erano
armi, era tutto in ordine, Sasuke non sembrava ferito.
“Perché
mi hai chiamato?” Domandò guardando la figura
pallida
immersa nell’acqua azzurrognola.
Rannicchiato, le
ginocchia contro il petto, il viso nascosto.
“Sasuke...”
“Cosa...chi...”
Balbettò indicandosi le braccia, il petto,
quei sottili segni lucidi e tesi sulla sua pelle.
“Sono
cicatrici” Gli spiegò Naruto poggiandogli una mano
sulla schiena umida, e percorrendo con le dita quello che sembrava il
permanente regalo di un kunai.
Sasuke
tremò impercettibilmente a quel tocco.
“Perché
ne ho così tante?” Chiese alzando lo sguardo, gli
occhi neri colmi di dolore e preoccupazione.
“Chi
mi ha ferito, così?” Continuò in preda
all’orrore,
toccandosi un ferita recente sotto una costola, i segni dei punti di
sutura
ancora evidenti.
Naruto
evitò le iridi pece, avrebbe voluto dirgli che era
stato lui a infliggergli quel dolore, e molti altri ancora, che era
stata la guerra,
le loro battaglie, la sua sete di vendetta contro il fratello e poi
contro
Konoha.
“Sasuke...adesso
non fanno più male” Gli disse con dolcezza.
“Non
andartene, rimani qua” Mormorò il moro,
porgendogli la
mano, che Naruto strinse piano.
***
Sasuke si era
lasciato asciugare i capelli come un bambino,
si era lasciato toccare, sfiorare, mentre Naruto gli passava la spugna
sulle
spalle, o gli insaponava le lisce ciocche corvine.
Quante volte
aveva pensato al suo corpo, alla morbidezza
della sua pelle, quante volte aveva immaginato come sarebbe stato
poterlo
carezzare, imprimere sulle dita la sensazione del suo calore, sentire
il suo
odore? Naruto se lo chiese mille volte mentre Sasuke lo lasciava fare
in
silenzio.
Ora sedeva
tranquillo, avvolto in un accappatoio, appollaiato
su una sedia come un ospite insolito, o
un’apparizione pallida.
I capelli neri
ancora umidi a incorniciargli il viso
perfettamente ovale.
“Ecco
qua, zuppa di pomodoro” Trillò il biondo
porgendogli
una scodella piena di un sugo rossastro e qualche fetta di pane.
Sasuke
l’annusò curioso, poi sorrise.
E ancora una
volta la curva assunta da quelle labbra pallide
stonò sul suo viso, o meglio sul ricordo che ne conservava
il biondo,
l’immagine di un volto sempre apatico, o imbronciato.
“Sembra,
buona...” Aggiunse, prima di assaggiarla. Bastò
una
prima cucchiaiata, perché l’Uchiha si fiondasse
con enfasi sul piatto.
“Tu
non mangi?” Chiese, il labbro superiore sporco di sugo
rosso.
Naruto
dondolò un po’ sulla sedia, gettando la testa
bionda e
spettinata all’indietro, poi rispose:
“Ho
messo il ramen a scaldare...io adoro il ramen”
Canticchiò
sottovoce, mentre la fugace immagine di un evento passato gli
percorreva la
mente.
A
spessi caratteri
rossi, l’insegna riportava il nome RAMEN ICHIRAKU. Naruto
sedeva scomposto, un
enorme ghigno appagato sulla giovane faccia bronzea, mentre una ciotola
fumante
veniva posizionata sotto il suo naso.
“Grazie”
Gongolò
assurdamente felice, rimboccandosi le maniche della tuta arancione.
Un
Sasuke poco più che
tredicenne lo guardava in cagnesco, gli occhi neri ridotti a due
fessure.
“Non
è giusto, perché
ogni volta che completiamo una missione dobbiamo festeggiare con il
ramen?!”
Sbottò rigirando le bacchette nella sua ciotola.
“Dai
Sas’ke, costa
poco, e poi...io vado pazzo per il ramen!” Gi rispose Naruto,
la bocca piena di
cibo, e il naso sporco di brodo.
“Lo
vedo...” Mugolò il
moro.
“Tieni,
io non ho molto
appetito” Continuò porgendogli la sua porzione.
“Se ti va puoi mangiare anche
la mia, visto che è il tuo cibo preferito”
“Tu,
non ricordi proprio niente?” Mormorò poi Naruto,
giocherellando con la ciotola ormai vuota.
Sasuke si
guardò le mani, poi fissò il biondo dritto negli
occhi, con un’intensità tale che per un attimo
Naruto credette di aver visto il
vecchio amico.
“No,niente,
ma tu...Tu ricordi...” Gli rispose serio.
Nella piccola
cucina era calato il silenzio, e fuori dalla
finestra la sera di Konoha gettava lunghe ombre nella stanza. Naruto si
alzò
per sparecchiare. Ma le dita pallide di Sasuke, gli afferrano il polso
immobilizzandolo.
Era sempre forte.
“No!
Dimmi cosa sai” Sibilò.
Ma Naruto
evitò i suoi occhi scuri e si voltò altrove, la
mano del moro sempre stretta sulla sua pelle.
“Ho
notato come eludi le domande, o come addirittura non
rispondi” Continuò tirando il ragazzo verso di
sé, afferrandogli il colletto
della felpa, facendo quasi cozzare i loro nasi.
Un bicchiere
rovinò a terra infrangendosi in mille pezzi,
entrambi lo ignorarono.
Naruto sorrise
istintivamente, quel comportamento apparteneva
al vecchio Sasuke.
“E
adesso cosa ridi?” Mormorò il moro confuso.
Naruto
mollò una sonora risata, reclinando il capo
all’indietro.
“Sei
impazzito?”
Ma il biondo non
rispondeva, continuava a ridere, copiose
lacrime a rigargli il viso abbronzato.
“Che
Diavolo?!” Sbottò Sasuke scuotendo il corpo di
Naruto,
continuava il suo pianto mascherato dalle risate.
Perché
non si ricorda
di me? Pensò
con
dolore.
“Chi
eri tu? Perché ti prendi così cura di me? Cosa
rappresentavi per me?” Cominciò a urlargli in
faccia l’Uchiha
Il biondo smise
di ridere, e si lasciò scivolare a terra,
Sasuke lo seguì sul pavimento abbandonando la presa sul
polso e sulla felpa.
“Io
dovrei ricordarmi di te?” Chiese, tremava.
“Chi
eri tu, per me, Naruto?” Ripeté.
“Io...non
lo so, non so cos’ero per te...” Rispose questo,
asciugandosi le lacrime, e guardando il moro, l’accappatoio
aperto e
stropicciato, e un piccolo rivolo di sangue a sciupargli il bianco
della
caviglia.
“Non
senti dolore?” Gli chiese, toccando la piccola ferita.
“Un
vetro, quando il bicchiere è caduto, deve averti
colpito”
Mormorò, portando via il rosso con le dita, e chinandosi
verso di lui.
Il moro lo
guardò senza fiatare, fissò il corpo di Naruto
piegarsi su di lui, e scendere con le labbra sul suo polpaccio,
afferrargli il
piede, delicatamente e portare la bocca sulla caviglia, sul piccolo
taglio,
leccare via il sangue , mentre altre lacrime uscivano dai suoi occhi
azzurri.
“Tu...Chi
eri per me?” Mormorò nuovamente Sasuke fissando
Naruto e i suoi occhi cerulei.
Note:
Scusate il
ritardo! Sono tornata con un nuovo capitoletto! Naruto
che soffre come un cane bastonato, e Sasuke che inconsciamente tira
fuori
vecchi lati del suo carattere, ma che non riesce a non chiedersi cosa
rappresentasse il biondo per lui, che posto avesse nella sua vita...Ma
Naruto
non riesce a rispondergli, anche perché non
ha mai saputo cosa Sasuke provasse, odio? Rivalità?
Così silenziosamente continua a prendersi cura
dell’Uchiha.
Cercherò
di mettere un po’ di comicità in questa storia, o
meglio dei momenti alla Naruto, ma la vedo dura, quei due ispirano
malinconia...ahaha
Al prossimo
capitolo!
Lasciatemi le
vostre impressioni, commenti, consigli
e insulti...mi fa sempre un gran
piacere...
Allyn
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
La notte era
calata su Konoha come un manto scuro, puntellato
di stelle e illuminato da una fioca luna non ancora completa. Sasuke la
fissò
attraverso il vetro della finestra, avvolto tra le lenzuola con le
spirali di
quel letto che non gli apparteneva, e che l’altro gli aveva
gentilmente
offerto.
Odorava di lui,
un misto di spezie e di sole, non sapeva
spiegarselo, ma l’odore di quel cuscino e di quelle lenzuola
era luminoso, come
la persona a cui apparteneva. Arrossì, per quei pensieri e
fissò un punto in
basso sul pavimento.
Naruto dormiva
già da un pezzo nel suo futon provvisorio, la
bocca spalancata, braccia e gambe aperte, a Sasuke sembrò un
bambino troppo
cresciuto, o una stella marina con sembianze umane.
Scese dal letto,
cercando di fare il minor rumore possibile,
anche se in cuor suo aveva la certezza che neppure un esercito di
elefanti
avrebbe potuto svegliare il biondo.
Cercò
di non calpestarlo e con un balzo si ritrovò finalmente
sul pavimento freddo.
Si
stupì di quanto il suo corpo fosse agile e scattante.
Si
guardò intorno, la stanza era piccola, eppure accogliente,
calda, come il suo proprietario. Le mura erano tappezzate da poster.
Una
ragazza seminuda troneggiava vicino ad un armadio, e un telo chiaro
sporcato al
centro da uno strano simbolo simile ad una foglia era stato appeso
sopra il
letto, riportava in basso il nome del villaggio, Konoha.
Fece qualche
passo, curiosando tra i pochi libri sugli
scaffali, poi la vide.
La foto era
piccola, protetta da una sottile cornice di
legno. Sasuke sfiorò con dita tremanti il suo volto,
più paffuto, imbronciato,
dai lineamenti infantili, ma suo, vero, come quello che poteva sentire
sotto le
dita, toccandosi.
Un ragazzino,
dodici anni, o poco più, le stesse ciocche nere,
gli stessi occhi scuri, la pelle chiara.
Al suo fianco
una ragazza dagli insoliti capelli rosa, alle
loro spalle un adulto dall’aria divertita, il volto per buona
parte nascosto da
una maschera e da un coprifronte sbilenco, e poi lui, Naruto.
Incredibilmente
più basso, più piccolo, eppure lo stesso, gli
occhi azzurro cielo, i capelli
chiari, disordinati e corti, le labbra generose, arricciate in una
smorfia.
Non guardava in
camera, ma lo fissava, l’aria di sfida.
“Chi
sei, Naruto?” Sussurrò fissando, lo stesso
ragazzino,
ora steso sul futon, il volto non più rotondo, ma
più maturo, le labbra ancora
carnose. Rimise la foto al suo posto, più confuso che mai.
Mille pensieri gli
turbinavano nella mente, che per quanto fosse svuotata dai ricordi di
una vita,
gli sembrava anche troppo affollata, quella notte.
Si conoscevano?
Forse erano anche amici. No, perché
altrimenti non l’avrebbe guardato con quell’aria
imbronciata. Magari avevano
litigato poco prima della foto. Si chiese se avessero fatto pace, se
fossero tornati
i buoni compagni di sempre.
“Cosa
mi metto a pensare...” Bofonchiò, sentendosi
incredibilmente stupido per quelle supposizioni. Si
schiacciò una mano contro
la fronte.
Poi
capì, come aveva fatto a non intuirlo subito, guardando
quella foto?
“Il
coprifronte...” Mormorò
Era un ninja,
non vi erano dubbi, un ninja di quel villaggio,
come Naruto, erano stati ninja assieme.
Quell’immagine
impressa sulla carta, ne era una prova.
Si
sforzò di ricordare, ma niente, alla sua mente non
affiorava niente. Il vuoto completo.
Si chiese se
quelle ferite, quelle cicatrici non se le fosse
fatto combattendo contro i nemici, per difendere quel simbolo che
troneggiava
sul letto, per amore di quella Konoha.
Si
voltò, fissando il coprifronte di Naruto, inerte sul legno
del comodino, lo afferrò, dirigendosi in bagno.
Guardò
la sua immagine riflessa nello specchio, la fronte
chiara, qualche ciocca color inchiostro a sporcarne la carnagione nivea.
Si
chinò con il capo in avanti, poggiò la stoffa
contro la
pelle, la placca di metallo sul davanti, e annodò con cura
le due estremità
scure dietro la testa, poi rialzò lo sguardo.
Il riflesso di
un ninja, più adulto, ma lo stesso della foto.
Sorrise al sé stesso ritrovato, e corse in camera, un
sorriso sul volto
pallido.
“Naruto”
Chiamò piano, chino a quattro zampe sul corpo
addormentato del biondo.
“Naruto,
svegliati” Pigolò, ticchettando con il dito indice
sul coprifronte.
“Sas’ke...”
La voce
impastata di Naruto raggiunse le sue orecchie, si
strusciò gli occhi ancora chiusi con il dorso della mano.
Solo in quel
momento Sasuke si rese conto di quanto fosse
bello, la linea armoniosa delle clavicole, gli addominali accennati,
scoperti
dalla maglietta alzata, vittima di quel sonno scomposto, e lo strano
simbolo,
tatuato sulla pelle bronzea, una spirale intricata attorno
all’ombelico tondo.
Uno strano
desiderio, nuovo, gli attanagliò il basso ventre,
facendogli per un attimo dimenticare gli ultimi pensieri, il suo
tentativo di
ricostruire quel passato perduto.
“Sas’ke,
sei tornato?” Aveva gli occhi ancora socchiusi, e un
sorriso nuovo gli incurvava le labbra.
“Naruto...”
Lo chiamò ancora una volta, tentando di svegliarlo,
ma il biondo sembrava avvolto dalle braccia di Morfeo,
farneticò strane frasi
riguardanti un certo Itachi, una vendetta, e poi allungò le
braccia verso di
lui.
“Ti
è sempre stato bene...mi mancava vederti
così” Soffiò,
sfiorando il coprifronte con le dita.
“Quanto
tempo, sei ancora tu...” Mugolò piano Naruto,
insinuando le mani tra i capelli di Sasuke e portando il viso del
ragazzo verso
di sé.
“Ehi,
tu! Svegliati”
Brontolò Sasuke ad un centimetro dalle labbra del biondo, i
loro corpi
vicinissimi.
Cosa stava
succedendo? Perché quell’imbecille non si
svegliava,
perché lo stringeva in quel modo tanto protettivo, tanto
dolce?
Era forse
impazzito?
“Sas’ke”
Sillabò poi, prima di colmare la piccola distanza
tra le loro labbra in un bacio.
Non si
dimenò, rimase lì inerte, avvolto dal calore di
quell’abbraccio, trascinato dai movimenti gentili di quelle
labbra carnose, il
cuore impazzito nel petto.
Perché
quel ragazzo biondo lo stava baciando, perché quelle
mani, tra i suoi capelli, quella lingua calda e lenta, non lo
infastidivano? E
perché tutto ciò risvegliava un turbinio
familiare nel suo petto?
Le labbra di
Naruto scivolarono sul suo mento, poi sul collo,
lasciando piccole scie umide di saliva.
Cosa stava
facendo?
Passò
qualche secondo, prima che il moro si divincolasse
dalla presa e decidesse che ne aveva abbastanza di quel comportamento.
Forse Naruto
stava sognando la sua ragazza, e nel
dormiveglia...
Però
aveva pronunciato il suo nome.
Il biondo
aprì gli occhi di scatto, e si mise seduto, facendo
rotolare Sasuke al suo fianco.
“Che?
Cosa?” Chiese, guardando il moro, le dita affusolate
premute sulle labbra sottili.
“Sas’ke!
Torna a letto, che ci fai...”Ma non terminò la
frase, che i suoi occhi balenarono sul copri fronte.
“Dove
l’hai preso?” Domandò.
“Era
poggiato là, sul comodino” Indicò il
ragazzo, ancora
sconvolto per il gesto di poco prima.
“Tu
ricordi?” Chiese speranzoso Naruto.
“No,
solo che...la foto”
“Capisco...”
Sospirò deluso Naruto.
“Io
ero un ninja, noi ci conoscevamo...abbiamo combattuto
assieme, vero? Eravamo amici?” Sembrava sull’orlo
di una crisi di nervi, le
mani tremavano attorno a quel copri fronte argentato.
“Tu...”Il
biondo esitò.
“Si,
sei un ninja di Konoha” Rispose, mentendo, o meglio
omettendo.
“Lo
sapevo! Ecco le cicatrici, ecco perché questo corpo
è
così agile” Sorrise, sinceramente felice di aver
recuperato qualche tassello di
quel mosaico vuoto.
“E
dimmi, ero forte?” Aveva lo sguardo emozionato, e sedeva
scomposto sul fondo del futon.
“Si”
“Dimmi
di più, ti prego...” Lo implorò il
ragazzo
avvicinandosi, cercando la verità in quegli occhi azzurri,
li stessi di quel
ragazzino della fotografia.
“Facevamo
parte del Team 7, una delle squadre ninja,
svolgevamo diverse missioni per l’Hokage, e quasi sempre
riuscivamo a portarle
a termine con successo” Naruto parlò piano,
ricordando i tempi ormai passati da
anni.
“E
tutte queste cicatrici, sono stati i nostri nemici, vero?”
Chiese, avido, voleva sapere, cercava come un folle di ricostruire quel
passato
ignoto, cercando una spiegazione a quei sottilissimi segni sulla pelle.
“Questa...”
Disse il biondo sfiorandogli un segno sul collo “Questa
te la sei fatta per difendermi, eravamo nel Paese delle Onde, ti sei
messo tra
me e il nemico...”
Il volto di
Naruto si fece scuro.
“Perché
non ricordo? Cosa mi è successo? Perché non vuoi
dirmelo!” Scattò il moro, allontanando la mano del
ragazzo.
“Io...scusami,
non volevo turbarti” Ammise stendendosi.
“Dormi
adesso, Sas’ke, è molto tardi, e togliti il
coprifronte,
che domani mi aspetta una missione”
“Missione?”
Chiese il moro.
“Si,
tornerò tra due giorni, verrà Sakura a prendersi
cura di
te, non preoccuparti” Sbadigliò per poi avvolgersi
nelle coperte.
Sasuke non
aggiunse altro, la testa gli scoppiava e quel
coprifronte, improvvisamente sembrò pesare moltissimo.
Se lo tolse,
poggiandolo sul comodino, e tornò a letto,
costringendosi a ricordare, invano. Qualcosa, gli sfuggiva qualcosa di
importante, ma cosa? Se lo chiese più volte, fissando le
spalle di Naruto, il
suo profilo addormentato, e per un attimo, un attimo soltanto credette
di
averlo sentito singhiozzare nel buio.
Si
portò istintivamente le mani alle labbra.
Perché
l’aveva baciato? E quelle parole pronunciate nel
dormiveglia, cosa significavano?
Note:
Immagino la
reazione interiore di Naruto nel vedere il suo
Sas’ke con il coprifronte di Konoha, nel dormiveglia
avrà sicuramente creduto
di trovarsi in un sogno meraviglioso *W* così ha pensato di
baciare il nostro
povero Uchiha.
Ahaha
Cosa
combinerà il nostro Sasukino in questi due giorni?
Secondo me, dato che il biondo gli racconta poco o niente,
cercherà di scoprire
qualcosa sul suo passato...
J
Un bacione
Insulti,
commenti, recensioni, insomma fate voi, come sempre.
UN
RINGRAZIAMENTO SPECIALE A TUTTE QUELLE ANIME PIE CHE MI
LASCIANO UNA RECENSIONE, E’ GRAZIE A VOI SE TROVO
L’ENTUSIASMO E IL TEMPO PER
SCRIVERE QUESTA FIC!
<3
Allyn
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
[Naruto]
Come se il
ricordo più doloroso fosse tornato a tormentarmi.
Vederlo così, con quegli occhi neri, spalancati, i capelli
sfatti, cadergli su
quel coprifronte di cui un tempo avevamo condiviso il simbolo e
l’ideale, mi
aveva distrutto. Come un kunai conficcato nel petto, e per un attimo,
uno
soltanto, mi ero illuso, che potesse essere come allora, che potesse
essere
come quando eravamo ragazzini, come quando lo guardavo di nascosto,
addormentato,
all’ombra di un albero dopo gli allenamenti.
E avrei voluto
sfidarlo, ad ogni ora del giorno, avrei voluto
combattere con lui, misurare il divario tra noi, e scoprire che non
eravamo
così lontani, che non lo eravamo mai stati.
Avrei voluto
picchiarlo a sangue per quella sua arroganza, e
per quella sicurezza che ostentava, e dopo, di nascosto avrei voluto
leccare e
baciare ogni sua ferita, farmi perdonare, e perdonarlo per il male che
ci
eravamo fatti, entrambi vittime dei nostri stupidi dodici anni.
Ma quel Sasuke
non sapeva niente, quel Sasuke si era limitato
a chiedere a cercare, a voler sapere cose che neppure io, forse, avevo
mai
capito di noi.
Sasuke era un
ninja straordinario; era stato, per me, un
rivale, l’ostacolo più alto da superare, la meta
da raggiungere, e il sogno più
dolce, quell’odore di famiglia e di pace che aveva la sua
pelle.
Cosa rimaneva di
lui, delle sue abilità, di quella sua forza
straordinaria?
Cosa rimaneva di
quel ragazzo che avevo inseguito, braccato
come la metà di un cuore perduto? Niente, l’opaco
e sbiadito ricordo, e un paio
d’occhi neri, emozionati e inconsapevoli del significato di
quel coprifronte.
Sbuffai,
fissando il suo volto addormentato, le ciocche
corvine ricadere sul cuscino, le palpebre abbassate, la pelle chiara
delle
guance e le labbra pallide, sottili, eppure incredibilmente belle.
Certo, lo amavo,
anche così inconsapevole, anche privo di
qualsiasi memoria, lo amavo, ma non avrei mai potuto conoscere quei
sentimenti
che lo spinsero ad odiarmi, a decidere di uccidermi, non avrei mai
potuto
svelare il mistero nascosto dietro i suoi sguardi.
Mi chiesi se non
fosse un vantaggio,
alla fine. Avevo Sasuke a Konoha, privo di ogni macchia di sangue, il
nero
lavato via dall’inconsapevolezza, solo qualche cicatrice a
testimoniare gli
orrori vissuti ma non ricordati. Avrei potuto mostrare a quegli occhi
neri un
mondo nuovo e bello, dove vivere e sorridere, dove essere felici; non
avrebbe
avuto pesi sulle spalle magre, quel nuovo Sasuke, non avrebbe avuto il
dolore
della perdita del suo clan, o della morte del fratello, sopraggiunta
per mano
sua, non avrebbe mai saputo, perché io lo avrei protetto da
se stesso,
dall’ombra dell’Uchiha che era stato.
“Amaterasu”
Fiamme nere
avevano distrutto quella piccola casa tanto
luminosa, fiamme nere, inestinguibili avevano bruciato il vecchio futon
dove
dormiva Naruto.
Non aveva potuto
far niente, solo guardare, e piangere
sangue, sul pavimento, sulle punte dei piedi, sulle sue mani, e poi sul
corpo
inerte del ragazzo che non aveva aperto gli occhi azzurri, che non si
era
mosso, che era semplicemente bruciato.
Sasuke si
svegliò di soprassalto, il respiro affannato e un
leggero velo di sudore a imperlargli la fronte pallida.
Si
guardò attorno, la piccola camera da letto era vuota come
il futon sul pavimento, il sole non era ancora sorto, ma un bagliore
roseo
illuminava le pareti chiare e i mobili.
Si
portò le mani al volto, gli facevano male gli occhi, un
pulsare sordo e continuo a tormentarlo, ma qualche minuto dopo, assieme
all’affievolirsi del dolore arrivò anche la
consapevolezza che tutto
quell’orrore non era stato altro che un incubo.
Si sedette sul
bordo del letto, ripensando allo strano sogno,
a quelle fiamme nere, terribili, e per un secondo si convinse che in
qualche
modo ne era stato il responsabile.
Si
scrollò di dosso quella terribile sensazione e si diresse
in bagno, lo specchio rifletteva un volto pallido, profonde occhiaie a
circondare gli occhi neri. Si lavò il viso, cercando di
sciacquare via
l’inquietudine, ma invano...se Naruto fosse stato
lì, forse, avrebbe potuto dargli
delle risposte.
No, non
l’avrebbe fatto, ne era certo, si sarebbe trincerato
ancora una volta dietro quel sorriso triste.
Era passato un
giorno esatto dalla partenza di Naruto; Sasuke
l’aveva sentito alzarsi, sbadigliare, prendere il coprifronte
dal comodino, e
poi rimanere in silenzio. Non aveva osato aprire gli occhi, ma sapeva,
sapeva
che lo stava guardando, infine, dopo una manciata di secondi che gli
era
sembrata infinita, se n’era andato con un sospiro.
Neppure la
ragazza con cui aveva trascorso quasi tutto il
giorno precedente era riuscita a fornirgli un quadro dettagliato del
suo
passato, anche lei sembrava nascondere qualcosa, dietro gli occhi
smeraldo
umidi di lacrime ogni volta che si posavano sul suo volto.
Perché
tutti, in sua presenza soffrivano così? Si era
chiesto.
Aveva detto di
chiamarsi Sakura, ma quel nome non aveva fatto
suonare nessun campanello nella sua mente, erano stati piuttosto gli
insoliti
capelli rosa, e quel coprifronte che portava come una passata a farlo
scattare,
correre nell’altra stanza e afferrare la foto incorniciata,
il suo unico legame
con il passato.
“Tu!
Tu sei la ragazzina della foto!” Aveva esclamato in
preda alla gioia, e lei gli aveva gettato le braccia al collo, travolta
da
chissà quale emozione che lui non era riuscito a decifrare.
Poi la domanda
gli era sorta spontanea:
“Io
ero così importante per voi?” La voce pacata,
calma,
eppure nel cuore un turbinio nuovo mentre Sakura singhiozzava sulla sua
spalla,
le piccole mani immerse nei suoi capelli scuri.
“Certo
Sas’ke, certo che eri importante per noi, lo sei
sempre stato, per me, per Naruto, per tutti...” Disse
sottovoce, Sasuke chiuse
gli occhi e una fugace visione di tre ragazzini in marcia in un fitto
bosco lo
sorprese, colmandogli il cuore con un’emozione nuova, fino a
quel momento
sconosciuta, un senso di appartenenza e di completezza lo invase.
Era vero, loro
erano stati amici, compagni, alleati.
Dopo
quell’evento aveva passato il pomeriggio a bombardare la
rosa di domande, ma questa era stata vaga, alle volte elusiva quando
Naruto. Si
era limitata ad osservarlo sospirando, a preparagli il pranzo e a
chiedergli
informazioni riguardo il suo stato di salute fisica.
Era andato a
letto più confuso di prima, con in mente
quell’unica foto, quella testimonianza innegabile, ma
c’era altro, oltre a
quella ricerca disperata, c’era il vuoto lasciato
dall’assenza di Naruto; per
quanto non si ricordasse di lui, tutto lo portava a pensare che fosse
stato una
persona importante nella sua vita, ma fino a che punto? E se davvero
erano
stati così legati, perché il biondo non gli
raccontava la verità?
L’incubo
era arrivato quella notte, l’aveva sorpreso
impreparato, in quel mattino dai colori tiepidi e il sole non ancora
sorto.
“Amaterasu”
Ripeté piano, e l’immagine delle fiamme gli
occupò nuovamente la mente facendolo rabbrividire di paura.
E poi eccola, la
consapevolezza della sua forza, sapeva,
improvvisamente, sapeva che se ci avesse provato sarebbe riuscito nel
suo
intento.
Mangiò
un paio di avanzi, si vestì con una vecchia tuta scura
di Naruto e uscì per le strade di Konoha.
Non gli
importava dell’impegno preso con Sakura, non gli
importava se quelle vie gli erano sconosciute, qualcosa, come un
istinto antico,
lo guidava, costringendo il suo corpo a imboccare i sentieri giusti.
La grande
foresta si stagliò di fronte ai suoi occhi neri,
incredibilmente familiare, con le sue foglie verdi illuminate da un
sole ancora
timido.
Chiuse gli
occhi, una brezza leggera gli carezzò il viso,
sospirò, poi dopo essersi guardato indietro
un’ultima volta si addentrò nella
boscaglia.
Muoversi non era
mai stato così facile, correre, riprendere
dimestichezza con quel corpo che aveva dormito per troppi giorni fu un
gioco da
ragazzi, i muscoli rispondevano ai comandi, e c’era un
qualcosa di autonomo e
inconscio nell’evitare rami, cespugli,
nell’arrampicarsi sugli alberi,
saltare...forse era quella la memoria del corpo, quella di cui aveva
parlato la
donna con i capelli biondi e quelle due strane code.
Non gli
importava, qualunque cosa fosse gli riusciva bene.
Si
lasciò cadere di schiena su un cumolo di terra, rami e
foglie. Il sole era ormai sorto, e filtrava tra le chiome degli alti
alberi,
creando giochi di luce sul terreno.
Sasuke si
portò una mano al viso, aprendo un poco le dita,
nel tentativo di intravedere uno scorcio di cielo, e proteggersi da
quella
luce. Il cuore gli batteva incredibilmente forte nel petto, e il
pensiero corse
a Naruto.
Era in missione,
era un ninja, e lo era anche lui.
Fu facile questa
volta, le mani si muovevano come incantate,
ripercorrevano posizioni, simboli, che non ricordava di conoscere, ma
che
sembravano essere stati impressi come a fuoco nei suoi muscoli, e in
una parte
della sua testa che non riusciva a controllare.
***
Era ormai sera,
quel sole che aveva visto sorgere stava
calando, ma c’era un'altra luce ad illuminare quello spiazzo
di terreno
isolato, circondato da alberi più bassi, un’enorme
palla di fuoco, vivida e
rossa, sua.
“Katon”
Urlò di nuovo, per l’ennesima volta, mentre il
sudore
gli colava sulla faccia e sul petto nudo, libero dalla felpa ormai
abbandonata
a terra.
Un’altra
fiammata più potente, scaldò l’aria.
Rise, si sentiva
forte, sentiva che quel coprifronte aveva un
senso, come le sue cicatrici.
Felice
com’era non si accorse dei passi leggeri alle sue
spalle, di quella corta chioma bionda scompigliata dal vento.
Naruto lo
guardò, in silenzio, guardò la tecnica della
palla
di fuoco suprema nascere dalla bocca e dalle dita di Sasuke, una morsa
a
stringergli lo stomaco.
Sasuke era
ancora un grande ninja.
Si
muoveva con
destrezza, come nei suoi ricordi, aveva il volto sudato, e il petto
nudo si
alzava e abbassava per la fatica.
Era bello, e
tanto simile al vecchio e forte Uchiha che
amava.
“Sas’ke...”
Lo chiamò quasi dieci minuti dopo, il ragazzo si
voltò di scatto, gli occhi neri, intensi, per un attimo lo
avevano fissato come
quelli di un predatore, o di un leone pronto a balzare sul nemico, poi
il suo
sguardo si addolcì.
“Naruto”
Sorrise istintivamente. Il cuore del biondo perse un
battito, nei suoi ricordi Sasuke non sorrideva mai, vedere quel viso,
il suo
viso, sudato e arrossato per la fatica illuminarsi era stupefacente.
“Io,
sono tornato prima” Mormorò il biondo.
“Vedo
che hai fatto progressi” Aggiunse, indicando qualche
cespuglio bruciacchiato.
“Io
sono un ninja, come te, e il mio corpo lo sa, il mio
corpo lo ricorda!” Disse emozionato.
Poi i suoi occhi
neri cambiarono espressione e si fecero
seri.
“Sei
ferito...” Sussurrò, osservando il volto di
Naruto,
questo gli sorrise, il viso graffiato e sporco di sangue.
“Solo
un po’, guarirò presto” Rispose.
“Sakura
è con te?”
Il moro scosse
la testa, Naruto sobbalzò sul posto.
“Io
non l’ho avvisata, sono corso qua e...”
“Ho
capito, sarà impazzita per cercarti, torniamo a casa
Sas’ke”
Questo
annuì, sentendosi in colpa per non aver avvertito la
ragazza dai capelli rosa e lo sguardo gentile, abbassò la
testa e afferrò la
mano tesa di Naruto.
Come aveva
previsto il biondo la giovane era sconvolta,
appena l’aveva visto gli si era gettata al collo.
“Oh
Sas’ke, credevo te ne fossi andato di nuovo!” Aveva
mugolato apprensiva, per poi essere presa in giro da Naruto, ed essere
congedata in un abbraccio del ragazzo.
All’Uchiha
quelle parole non sfuggirono, quel di nuovo, alla
fine della frase fece nascere nuovi quesiti, a cui, era certo, il
biondo non
avrebbe dato risposta.
***
“Il
bagno è pronto!” Chiamò Naruto con la
sua voce allegra.
Sasuke lo
raggiunse, fissò il torso nudo del compagno, le
ferite ancora aperte avevano smesso di sanguinare, ma spiccavano sulla
carnagione bronzea con una violenza che gli ferì gli occhi.
“Lavati
prima tu, io intanto preparo la cena”Gli disse il
biondo, dandogli una pacca sulla spalla e avviandosi verso la porta, ma
Sasuke
lo afferrò per il polso.
“Aspetta”
Mormorò.
“Che
c’è, Sas’ke?” Chiese piano
Naruto, fissandosi le punte
dei piedi.
“Io,
ho bisogno che tu mi racconti...ho bisogno di capire, per
tornare a combattere per il nostro villaggio, come facevamo, giusto?
Perché io
ero un ninja di Konoha, come te, o come Sakura! Ho bisogno di dare un
senso a
quello che il mio corpo ricorda” Esclamò convinto.
Naruto
sospirò, il kunai immaginario aveva nuovamente preso a
lacerargli il cuore.
“Vuoi
combattere?” Gli domandò voltandosi, fissandolo
con i
suoi occhi azzurri.
“Vuoi
tornare a casa ferito, sanguinante, o magari morire in
qualche stupida battaglia? Vuoi che ti perda, un’altra
volta?!” Non seppe
spiegarsi il perché di quello scatto d’ira, forse
l’idea di perderlo di nuovo,
di vederlo morire, di vedere quella vita, per lui tanto preziosa, messa
in
pericolo.
“Tu...stai
tremando” Sussurrò Sasuke afferrando le mani del
biondo, che in un primo istante le ritrasse, per poi abbandonarle alla
presa
gentile dell’Uchiha.
“Tieni
così tanto a me? Perché?” Le parole gli
erano uscite
spontanee, come se a parlare fosse stata una parte inconscia del suo
animo,
come se in quel tremore fosse riuscito a leggere la preoccupazione di
Naruto.
“Perché
tu...”
“Non
puoi perdermi...di nuovo?” Si sentiva confuso, ma lo
sguardo afflitto di Naruto diceva più di mille parole.
“Tu,
cos’eri per me?”Quella domanda, ancora una volta,
cadde
sul biondo come un macigno.
E fu il corpo a
muoversi, furono le braccia a stringere quel
corpo pallido, il sangue rosso delle sue ferite a macchiare la pelle
chiara di
Sasuke. E le labbra a cercare quelle
sottili, quasi disegnate del moro, in un bacio disperato.
Naruto si
staccò da Sasuke con un respiro profondo, per poi
poggiare la fronte sul petto del moro.
“Perdonami”
Aveva sussurrato, cercando di sorridere con quel
suo modo un po’ scemo, ma anche un po’ triste.
Passarono
interminabili secondi, scanditi solo dal loro
respirare affannato.
“Io ti
amavo?”
Risuonò
a vuoto, irrisolta, senza risposta, quella domanda.
Nel piccolo bagno dove Naruto gli insaponò i capelli neri,
sfiorando suo collo
magro regnò il silenzio, di chi avrebbe voluto chiedere
ancora, chiedere il
significato di quell’ennesimo bacio ignorato, e di chi non
poteva rispondere, perché
non sapeva e forse non avrebbe mai potuto sapere se il vecchi Sasuke
Uchiha lo
amasse.
Angolino:
Me implora
perdono, gli esami incombono, e io vorrei avere lo
sharingan per superarli...scusate tanto per il ritardo incredibile,
appena avrò
un po’ di tempo risponderò anche a tutti i
bellissimi commenti sulle one shot
sempre a tema sasunaru o narusasu, è stato bellissimo
leggere tutte le vostre
idee, impressioni, e le preferenze riguardo questa coppia, ho sempre
voluto
fare una specie di sondaggio...beh sappiate che appena questa pazza
avrà un po’
di tempo scriverà altre piccole one shot, prendendo spunto
dalle vostre
riflessioni.
Tornando alla
storia long, Lacrime e Sangue...questi due
fanno penare un sacco...Sasuke che sta intuendo qualcosa,
però è ancora molto
confuso, e soprattutto si crede un valoroso difensore di Konoha
(ahahahaa),
Naruto che soffre ancora e ancora, ma che approfitta di ogni situazione
per
baciare il moro (mica scemo *W*) ahaha
Ora che
l’Uchiha sta riscoprendo le sue incredibili
abilità
ninja vorrà combattere, voi cosa dite? Ahaha il temperamento
è quello, no? Mi
sa che si ritroveranno di nuovo in squadra insieme, magari come ANBU
*w*-
Ps: se io avessi
sognato amaterasu sarei andata diretta da
uno psichiatra :P
Bacissimi
Lasciate come
sempre insulti, commenti, abbracci, panda
coccolosi, e se lo avete a disposizione un bell’ITACHI tutto
per me <3
Allyn
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
“Nooo!
No! Nooo!” La sua voce riecheggiò nella stanza
buia
più volte, come un grido disperato, rotto poi dalle lacrime
e da un mugolio
sommesso, flebile, un pigolio quasi penoso.
Quando Naruto,
svegliato nel bel mezzo del suo sonno, accese
la luce, trovò Sasuke rannicchiato tra le coperte, il volto
rigato da copiose
lacrime, gli occhi sbarrati, serrati con forza, il viso più
pallido del solito,
e le belle e sottili labbra che tremavamo, cercando di sibilare un
mantra che
il biondo non riuscì a cogliere, tanto era basso quel
sussurro.
“Sas’ke...”
Lo scosse piano. Ma il ragazzo non rispose prese
a tremare più forte e a scandire a voce più alta
quei sibili incomprensibili
che secondo dopo secondo divennero parole, trascinate, ripetute
all’infinito.
“Nonlihouccisiiononlihouccisiio”
“Apri
gli occhi, Sasuke, era solo un incubo” Mormorò
Naruto,
sfiorandogli la fronte, scostandogli i capelli neri dal volto sudato.
L’Uchiha
sembrava perso, lontano, strizzava le palpebre e
continuava a ripetere quella frase, sempre più velocemente,
fino a quando
Naruto, esasperato non si ritrovò costretto a raggiungerlo
sotto le coperte per
stringerlo a sé, quasi fosse stato un bambino.
Tsunade glielo
aveva ripetuto più volte, non sarebbe stato
facile, la mente del giovane ninja non era ancora stabile, e in un modo
o in un
altro prima o poi i vecchi ricordi sarebbero entrati in conflitto con
il nuovo
equilibrio raggiunto.
Sospirò,
stringendo quel corpo magro contro il suo, finché le
labbra pallide del moro non smisero di ricalcare
quell’orrendo mantra, e le
palpebre non si rilassarono. Qualche minuto dopo cadde in un sonno
profondo,
scandito da un respiro leggero e regolare, i tratti del volto
finalmente
rilassati.
Naruto
sospirò più tranquillo, spense la luce e si
accoccolò
accanto a Sasuke, chiedendosi cosa avesse sognato di così
terribile.
“Non
li ho uccisi io...” Mormorò, fissandolo nella
penombra,
ripetendo quelle parole che aveva sentito uscire fino a pochi minuti
prima da
quelle labbra ora abbandonate all’incoscienza del sonno.
Si chiese se in
quel sogno tanto turbato fosse ricomparso il
viso di Itachi, o di tutte le persone che l’Uchiha aveva
eliminato prima di
compiere la sua vendetta.
Provò
ad addormentarsi ma invano, mille pensieri gli
affollavano la mente, così come l’immagine di
Sasuke di nuovo in possesso delle
sue portentose abilità di ninja, le sue belle mani
affusolate strette attorno
ad un kunai, il viso sporco di sangue, ancora una volta, e quegli
occhi, quanto
tempo sarebbe trascorso prima di rivedere quelle iridi macchiate di un
rosso
diabolico?
Il moro
mugolò qualcosa di incomprensibile, stringendosi
contro il petto di Naruto, immergendo il naso nella sua maglia. Il
ragazzo
sfiorò con le dita quelle guance glabre, lisce, poi le
baciò delicatamente,
prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cullare da quel tepore.
***
Non
suonò alcuna sveglia, era domenica, giorno di festa, e a
svegliare Sasuke fu solo un raggio di sole più caldo e
luminoso. Aprì gli occhi
neri, cercando di proteggere la vista ancora appannata dal sonno con
una mano,
quante ore aveva dormito? Non lo sapeva, e non gli importava; sentiva
nelle
ossa un torpore gentile, dolce, una pace ben lontana dal ricordo
offuscato dell’incubo
di qualche ora prima. Si sentiva forte, e pieno di energie, pronto a
testare
ancora le incredibili capacità del suo corpo, le tecniche
straordinarie che una
parte di sé, di cui ignorava l’esistenza, riusciva
a ripescare dalle memorie
perdute.
Si
voltò tra le lenzuola, impattando contro il corpo ancora
addormentato di Naruto; gli dava le spalle, coperto alla rinfusa, un
piede nudo
sbucava furtivo dalla trapunta. Sasuke si sporse su di lui, dormiva
beatamente,
una mano poggiata sotto il capo, l’altra abbandonata sul
cuscino, i capelli
biondi tutti spettinati, eppure perfetti, pronti a incorniciare un viso
che all’Uchiha
sembrò il più bello del mondo.
Una sensazione
nuova, sconosciuta, gli attanagliò lo stomaco
con dolcezza, riscaldandolo piano.
Perché
Naruto si trovava nel suo letto? Se lo chiese, ma l’unica
cosa che riuscì a fare fu osservare il futon vuoto sul
pavimento, e quel corpo
tanto vicino al suo da poterne sentire il respiro pacifico.
Sasuke
sfiorò la guancia bronzea del compagno, poi la fronte,
fino a immergere le dita ossute tra l’intreccio di fili
dorati che costituivano
l’indomabile chioma di Naruto, si stupì, nel
trovarli estremamente morbidi al
tatto. Fu un istante, brevissimo come un lampo, il corpo di Naruto,
inerte, a
terra, vicino al corpo di un ragazzo dai lunghi capelli neri, di cui
non
ricordava il nome, anche se era certo di averlo ripetuto più
volte; erano
entrambi, morti, e poi le sue mani, sporche di un sangue che non gli
apparteneva.
Gli venne
istintivo, scuotere piano il corpo del compagno, un’ansia
improvvisa, inspiegabile a fargli tremare le labbra, aveva bisogno di
vedere i
suoi occhi azzurri, il guizzare vivace di quelle iridi color cielo sul
suo
viso, doveva assicurarsi che Naruto fosse vivo, lontano, al sicuro dal
suo
incubo.
“Naruto”
Soffiò ad un centimetro dal suo viso, e il biondo
aprì gli occhi chiari a fatica, smarrito, poi sorrise,
vedendo in controluce il
profilo di Sasuke, i lisci capelli neri cadere in avanti e sulla sua
fronte
chiara.
“Sas’ke...”Borbottò,
sedendosi a fatica.
Il moro lo
osservò attentamente, quasi per accertarsi che
ogni pezzo di quel corpo fosse al suo posto.
“Perché
sei nel mio letto?” Chiese, solo quando fu certo che
Naruto fosse vivo e vegeto e senza alcun graffio.
Il ragazzo
arrossì poi, guardandosi le mani ripose:
“Gridavi,
durante la notte. Hai fatto un incubo...non
ricordi? Sono venuto a tranquillizzarti”
“Ho
detto qualcosa?”
Naruto
afferrò il lenzuolo, stringendolo tra le dita ruvide.
“No”
Mentì sottovoce.
“Capisco”
“Sas’ke...ricordi
qualcosa?”
“Chi
è Itachi Uchiha?”
Naruto
sobbalzò, la normale carnagione ambrata lasciò il
posto ad un insolito pallore.
“Non
lo so...” Borbottò.
“Sono
stanco, Naruto, stanco di tutti questi misteri, perché non
vuoi dirmi la verità? Perché non capisci quanto
sia importante per me
ricostruire il mio passato?” Sbottò, gli occhi
neri lucidi di lacrime.
“Uchiha,
fa parte anche del mio nome...”
“Fratelli,
eravate fratelli” Disse a malincuore il biondo,
mordendosi le labbra fino a farsi male, ripromettendosi più
e più volte che non
avrebbe permesso che Sasuke potesse ricevere altre sofferenze dalla
vita, quell’amnesia
era una benedizione, un regalo, piovuto dal cielo per poterlo tener
lontano da
tutto il dolore, per potergli permettere un’esistenza di pace.
“E’
morto, quando eri piccolo” Mentì.
Sasuke
sembrò credere alle sue parole, perché la
tensione
nella stanza calò, mano a mano che Naruto inventava quella
nuova storia, meno
tragica, meno colma d’odio e rancore, vendetta, ed infine
rimorso.
“Tu
eri ancora un bambino, era un ninja valoroso, lo ammiravi
molto, così per seguire le sue orme ti iscrivesti
all’accademia e diventasti
bravo, il migliore...” Adesso Naruto sorrideva, nostalgico.
“Mi
amava?” Chiese Sasuke.
“Sì,
più di ogni altra persona al mondo...ed anche tu, lo
amavi” E questa volta non mentì.
“Io
sono solo, vero?”
Naruto
sgranò gli occhi azzurri, prese il volto di Sasuke tra
le sue mani, portandoselo vicino.
“No,
hai me...” Sussurrò.
“Io,
ti amavo?” Domandò il moro, piano.
Il sole del
mattino sfiorava i loro volti, riscaldando la
loro pelle tanto differente, creando giochi di luce e nuove sfumature
sui loro
capelli; immersi in quella luce tiepida, Naruto non riuscì a
mentire.
“Io ti
amavo...” Disse d’un fiato, chiudendo gli occhi,
per
non piangere ancora, per illudersi che il Sasuke che era riuscito a
fargli
quella domanda era lo stesso di sempre, e non un corpo privo di
memoria, della
loro memoria, di quel passato che li aveva uniti e divisi, e poi ancora
uniti,
per sempre, fino all’ultimo brandello d’anima.
“Ed
io? Io ti amavo?” Insisté l’Uchiha.
“Non
lo so...scusami, Sas’ke” Naruto scivolò
piano, la fronte
contro la spalla del moro, e quelle lacrime testarde a bagnargli
l’incavo del
collo, il tessuto leggero di quella maglia che odorava di entrambi.
“Ti
amo Sasuke...” Pigolò piano Naruto, più
volte, stringendo
il corpo ossuto dell’amico, immaginando di avere davanti il
vero e freddo
Uchiha ormai tornato a casa, di avere tra le braccia il corpo pieno di
cicatrici che aveva sempre desiderato, di poter sfiorare quella persona
che
negli ultimi anni aveva sempre visto di spalle, lontana, un nemico
pronto a
dichiaragli guerra.
“Scusami”
Mormorò poco dopo, staccandosi dal compagno, e
alzandosi dal letto.
“Non
so cosa mi sia preso” Aggiunse asciugandosi le lacrime e
andandosene in bagno.
Sasuke non
capì, rimase pensieroso, addosso ancora la
sensazione di quelle lacrime, e l’eco del dolore di Naruto,
si chiese perché,
in fondo al suo cuore, fosse improvvisamente nato il desiderio di poter
rispondere di sì, a quella domanda; “io
ti amavo? Sì”.
Si allenarono
tutto il giorno, il biondo sembrava aver
rimosso gli eventi del mattino, sfidava Sasuke a ricordare ogni sorta
di
tecnica o mossa di arte marziale, ogni tanto deridendolo o
arrabbiandosi perché
si ritrovava a dover ammettere che sapeva cavarsela.
Molti giorni si
susseguirono in quel modo, con i loro
allenamenti nella foresta, con gli incubi notturni di Sasuke, le sue
grida, le
braccia di Naruto pronte a stringerlo. Un equilibrio insolito, statico
nella
sua stranezza, ma al biondo sembrava bastare, aveva il suo
Sas’ke, al sicuro,
aveva il suo sorriso, un tempo tanto raro.
***
“Non
è di tua proprieta!” Gridò la donna
dagli stravaganti
codini biondo cenere.
“Non
ti permetterò di mettere la sua vita in pericolo!”
Controbatté Naruto, rosso in volto per la rabbia, i pugni
premuti contro la
pila di scartoffie sulla scrivania di mogano.
“Non
è pronto!” Ribadì.
“Perché
tu vuoi che non lo sia!” Sbottò Tsunade.
“Naruto,
ti prego, quel ragazzo ha tradito il suo
villaggio...lascia che si riscatti combattendo per noi, un giorno
quando gli
tornerà la memoria, sarà felice, di averlo fatto,
e potrà perdonarsi...” La
voce della donna si era addolcita, e il suo sguardo aveva vagato per un
attimo
sul profilo di Konoha fuori dalla finestra.
“Non
è pronto...Ancora non controlla lo Sharingan”
Sibilò il
biondo.
“E’
solo questione di tempo, al primo scontro i suoi sensi si
risveglieranno, e l’arte oculare si farà di nuovo
viva, è un Uchiha dopotutto,
e da quanto ho capito vuole far parte della squadra della
foglia”
“Solo
perché non ricorda, non puoi utilizzarlo, sfruttarlo come
un animale da guerra!” Urlò il ragazzo.
“Naruto,
è stato lui a chiedermi di far parte alle
missioni”
Disse L’Hokage.
“C-come?!”
Gli occhi azzurri del giovane erano spalancati per
lo stupore.
“Hai
sentito bene...sapeva che l’avresti ostacolato,
perciò è
venuto direttamente da me, ho acconsentito a inserirlo nel vostro
team...Anche
se non ricorda molto di chi era, ha conservato la stessa scaltrezza di
un
tempo, è incredibile...” Osservò
Tsunade.
“Rassegnati
Naruto, Sasuke è un ninja...”
Il biondo se ne
andò senza fiatare, chiedendosi quando il
compagno avesse avuto il tempo di andare dall’Hokage, poi
comprese, tutte le
domande che gli aveva posto negli ultimi tempi, e la richiesta di non
vedere
Sakura nei giorni in cui sarebbe stato in missione.
“Sarò
pure smemorato, ma so badare a me stesso, non
disturbare Sakura, e torna presto!” Gli aveva sorriso,
affabile.
***
Naruto
tornò a casa al tramonto, le mani affondate nelle
tasche scure, lo sguardo truce, preoccupato.
Un forte odore
di zuppa lo sorprese entrando in cucina.
“Non
possiamo mangiare ramen, tre volte il giorno, sette
giorni su sette!” Si giustificò Sasuke,
sorridendogli da sopra un enorme
pentola.
“Adesso
cucini, oltre a fare colloqui con l’Hokage?”
Sibilò
Naruto, gettando il coprifronte sul tavolo e massaggiandosi le tempie
dolenti.
“Hai
saputo” Rispose piano il moro, abbandonando il mestolo,
e prendendo il simbolo della foglia tra le mani, la stoffa era ancora
calda, e
un capello biondo era rimasto impigliato nel tessuto scuro.
“Io
sono come te, voglio combattere al tuo fianco per
difendere il nostro villaggio” Disse, indossando il
coprifronte.
“Tu
non sai quello che stai dicendo!” Urlò Naruto,
alzandosi
e lasciando che la sedia cadesse a terra con un rumoroso tonfo.
“In
ogni caso tu non mi spiegheresti!” Anche Sasuke sembrava
agitato,
gli tremavano le mani, e le labbra si erano ridotte ad una sottile
linea dritta
che conferiva al suo viso pallido un aspetto severo.
“E
così saresti pronto per combattere? Per farti spezzare le
ossa? Per aggiungere altre cicatrici alla tua pelle?” Lo
sfidò il biondo.
“Sai
che combatto bene” Ruggì l’Uchiha.
“Battimi,
se ci riesci, potrai far parte del nostro team!”
Annunciò
Naruto, un misto di adrenalina, paura, sicurezza e tentazione a
scorrergli
nelle vene assieme al sangue.
“Adesso”
Rispose Sasuke, un sorriso malizioso sulle labbra,
tanto simile a quello che sfoderava da ragazzino, quando per scherzo si
sfidavano
sotto le foglie smeraldo della foresta di Konoha.
Note
dell’autore impazzito a causa impegni universitari e
company:
salve a tutti!
Qui per aggiornare bisogna sudare, e
ritagliare spazi! Comunque come potete vedere sono sempre qui!! (ancora
presente
a rompervi le balls con le mie fic <3 ) Mi chiedo,
perché invece di
prendersi a patte quei due non fanno un po’ di
“sano ammore tra innamorati”??
Noooo, sia mai, Naruto e Sasuke si devono scontrare, certo, anche se il
biondo
vuole solo proteggerlo, e anche se il moro non si ricorda un cicca!
Aahhaha,
che carini *W*! Me lo immagino quel baka tutto sicuro di sé
“tanto lo batto con
una mano sola!” Non sa che Sas’ke gli
darà del filo da torcere, quello scemo
vuole davvero proteggere Konoha con tutto se stesso, si è
ficcato in testa di
amare il villaggio XD che ipocrita ahahaa J...Trovo
dolcissime le loro riunioni
anti-incubi notturne J ehi,
Sas’ke, anche io faccio gli incubi, vieni a
coccolarmiii *W*
Ok, la smetto!
Ci vediamo al prossimo capitolo, spero presto,
scusatemi tanto per il ritardo, e mille grazie a chi ha ancora la
voglia e la
pazienza di seguirmi ancora, commentare, e insultare :3
<3 è grazie a voi che trovo la voglia e
il tempo di continuare a scrivere questa fic, che altrimenti sarebbe
stata
assassinata completamente dalla stanchezza post-studio :D
Un bacione
Allyn, che grida
il suo amore per il sasunaru e il narusasu
<3
Ahahaha
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Naruto
sorrideva, di un sorriso amabile, si poteva quasi
scorgere un velo di tenerezza nelle sue iridi azzurre, e il riflesso
del cielo
tinto di un rosso tramonto; aveva lasciato che Sasuke tenesse il suo
coprifronte, così, per gioco, o forse per far finta di
ritrovarsi come ai
vecchi tempi nella foresta, l’uno di fronte
all’altro, pronti per l’ennesima
sfida.
Il moro lo
guardava, l’aria confusa, non riusciva a decifrare
quel sorrisetto gentile, quel volto disteso, bronzeo e incredibilmente
intriso
di sicurezza, qualcosa gli suggeriva, nel corpo, nelle dita, fino in
fondo, in
ogni cellula del suo corpo che Naruto era forte, un ninja molto forte.
Divaricò
un poco le gambe, piantando i piedi sul terreno
sabbioso; avevano scelto uno spiazzo desolato all’interno
della foresta,
isolato tutt’intorno da una fitta chioma d’alberi,
in alto, testimone, solo un
cielo che si avviava velocemente alla sera, a Sasuke, tutto
ciò sembrava
incredibilmente familiare, eppure, per quanto si sforzasse di
ricordare, la sua
mente non riusciva a ripescare alcuna immagine da quella memoria
perduta.
“Sei
davvero sicuro, Sas’ke?” Chiese il biondo,
stirandosi le
articolazioni di una mano.
“Io
voglio combattere” Scandì l’Uchiha,
posizionandosi
meglio, e attendendo la mossa dell’avversario.
“Sei
sempre stato, testardo...” E l’immagine di un
ragazzino
pallido, vestito di blu, con lo stemma del clan Uchiha sulle spalle,
prese
prepotente spazio nella sua testa.
“Non
ricordo, come sono sempre stato...quindi prenderò le tue
parole per buone, sì, adesso, sono testardo, e non
rinuncerò a difendere la
foglia! Tsunade mi ha spiegato, che potresti essere anche
iperprotettivo, nei
miei confronti” Rispose, fiero in quella figura allampanata e
sottile,
inconsapevole del significato di quelle parole, intrise di un
sentimento che in
tutti quegli anni non gli era mai appartenuto, e Naruto lo
fissò, animato da
una nostalgia e da un calore diversi. Il cuore gli batteva forte nel
petto,
alla vista di quel Sasuke incredibilmente imperioso, bello, pronto a
difendere
il loro villaggio, ma sapeva che era solo un’illusione,
eppure non poteva fare
a meno di pensare come gli donasse, quell’espressione
risoluta, quella luce
negli occhi neri, un tempo spenti e apatici.
“Cercherò
di non farti del male” Ruggì il biondo, evocando
un
paio di copie e correndo verso il suo eterno rivale.
Sasuke
schivò i primo colpi con difficoltà, non era
pronto ad
un attacco del genere, eppure pian piano, mentre rispondeva ai pugni e
ai calci
di quelle insolite copie, sentì che una parte del suo corpo
conosceva quello
stile, quel modo di combattere un po’ impulsivo, e
seguì l’istinto, seguì la
parte sopita della sua mente che a quanto pare ricordava le tendenze di
Naruto,
i suoi punti deboli, e l’incredibile potenza di ogni suo
colpo.
Incassò
un pugno e ne restituì un altro, sentì le nocche
pallide cozzare contro la fronte del biondo, e il suo sangue sporcargli
il
bianco della pelle.
Si
ritirò, in un attimo, guardando il liquido rosso sulla
fronte del compagno, respirando affannosamente, e alla mente gli venne
l’incubo
che lo perseguitava quasi ogni notte, le sue dita, orrendamente
macchiate del
sangue di quello che aveva appreso fosse suo fratello, e poi di lui, di
quel
ragazzo tanto gentile e dal sorriso buono.
Tremava, e gli
occhi avevano ripreso a fargli male.
“Sas’ke!”
Gridò Naruto un poco più lontano, asciugandosi il
sangue, che dalla fronte gli colava sulla guancia, sulle labbra.
“Non
sei pronto per combattere!” Urlò, osservando la
penosa
figura di quello che era stato un ninja senza pietà.
“Io
combatterò” Rispose Sasuke, cercando di
riprendersi, ma
l’immagine di Naruto senza vita, steso sul pavimento, morto
per mano sua lo
tormentava.
“Non
riuscirai a battermi, e un graffio non mi ucciderà di
certo” La voce un po’ roca del biondo
riecheggiò tra gli alberi, il moro alzò
lo sguardo sul suo volto accaldato, il sudore gli colava sugli occhi,
sul naso,
tingendosi di rosa, era bello, selvatico, sporco di terra e polvere, i
vestiti
sgualciti, la felpa sganciata.
“Arrenditi
Sas’ke, non sei pronto” Borbottò ancora
una volta
il ninja, prima di voltarsi e avviarsi verso casa.
“No!”
Urlò l’Uchiha, stringendo i pugni e piantando di
nuovo
i piedi a terra.
“Combatti
contro di me! Forza!” Aveva messo le mani pallide
in posizione.
“Sei
sempre lo stesso...” Fu ancora la risposta di Naruto che
si avventò nuovamente verso l’avversario.
Un vortice di
fuoco gli bruciacchiò i vestiti, tornarono a
prendesi di nuovo a calci e pugni, fino a
inseguirsi nella foresta, nel buio della sera, e pian
piano che la luce
diminuiva Sasuke sembrava diventare più veloce e
più abile, e Naruto non voleva
che vincesse, non voleva che rischiasse la vita in quelle stupide
missioni, a
costo di ferirlo, l’avrebbe battuto, consapevole di giocare
sporco, in quanto
l’Uchiha non era consapevole di quell’arte oculare
inattiva.
“Scusa,
Sas’ke” Sibilò poi, caricando verso di
lui.
Ma quel bagliore
rossastro lo costrinse a fermarsi, quegli
occhi color sangue lo fissavano, la figura pallida immobile di fronte a
lui,
l’espressione sorpresa, alienata.
“Io ti
vedo...” Sussurrò Sasuke, prima di parare i suoi
colpi
nuovi, con una semplicità disarmate.
Naruto
colpì ancora e ancora, ma Sasuke si difendeva
all’ultimo
momento muovendosi impercettibilmente.
“Cos’è?
Cos’è questa cosa?” Sussurrò
ad un centimetro dal
viso del biondo, quando questo si ritrovò intrappolato nella
sua presa, troppo
sconvolto per ribellarsi, annichilito dall’evidenza di quella
forza esplosa, da
quella voglia di combattere rimasta troppo a lungo sopita, doveva
ammetterlo a
se stesso, e a Sasuke, poteva tornare a combattere, che lui lo volesse
o meno.
“Il
tuo Sharingan” Spiegò Naruto, liberandosi
finalmente
dalla presa del moro, che lo fissava con quegli occhi insoliti.
“Mi
sento forte” Sussurrò in un sorriso strano, che
non
apparteneva al nuovo viso pacifico di Sasuke, ma ricordava
più l’autentico,
quello freddo e ambizioso.
“Ti
prego Sas’ke, non c’è bisogno che tu
combatta, non
più...non ne hai bisogno!”
“E
invece sì, solo combattendo capirò chi
sono” Mormorò,
guardandosi attorno, saggiando le capacità di quegli occhi
incredibili.
“No,
non è così” Controbatté il
biondo, arrabbiato, per poi
scaraventarsi contro l’amico, che inevitabilmente parava ogni
suo colpo.
“Naruto...”
Una voce calda e gentile li interruppe, proveniva
da un albero.
“Lascia
che Sasuke combatta” Continuò l’uomo,
scendendo dal
ramo da cui aveva osservato tutto lo scontro.
“Maestro...io...”
Sussurrò il biondo avvicinandosi alla
figura mascherata.
Kakashi Hatake
gli posò una mano sulla spalla, poi si
allontanò da lui per dirigersi verso l’Uchiha.
“Chi
sei tu?” Chiese il moro, fissando l’unico occhio
visibile, questo si curvò, mimando parte di
un’espressione che sotto la
maschera doveva esser certamente un sorriso.
“Il
tuo vecchio maestro, Kakashi Hatake” Disse l’uomo
dai
capelli argentati, porgendo una mano al ragazzo, che la strinse
incuriosito,
ricordando di aver già visto quel volto nella vecchia foto
di Naruto.
“Devi
scusare Naruto, è sempre stato...molto protettivo nei
tuoi confronti, ma questo non ti impedirà di far parte della
nostra squadra”
Sasuke sorrise,
quel tipo gli stava davvero simpatico.
“E poi
avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti a controllare
quegli occhi...” Continuò Kakashi, rivelando da
sotto il coprifronte un occhio
rosso scarlatto deturpato da una cicatrice lunga e sottile.
“Tu...”
Mormorò il ragazzo.
“Tutto
al suo tempo, Sasuke”
“Non
puoi! Non puoi piombare qui così...e...”
Sbottò Naruto
frapponendosi tra i due.
“E
cosa? Lasciare che Sasuke riacquisisca pieno controllo
delle sue abilità? E’ stata l’Hokage a
mandarmi, era preoccupata per la tua
reazione” Gli spiegò piano il maestro.
Naruto
imprecò e se ne andò via nella foresta.
“Ehi,
Naruto!” Il richiamo di Sasuke risuonò tra gli
alberi,
invano.
“Lascialo
andare, gli passerà” Lo rassicurò
Kakashi.
“E se
rimanesse arrabbiato?” L’Uchiha si sedette a terra,
strappando un pezzo della maglietta per fasciarsi la mano ferita.
Kakashi lo
osservò attentamente, era strano vederlo così
docile e calmo, preoccupato per
il compagno, non ricordava minimamente il vecchio Sasuke scontroso.
“Non
ti ha mai tenuto il muso per più di mezza
giornata!”
Sorrise l’argenteo, sedendosi accanto al ragazzo.
“Oh”
Sasuke non riuscì a dire altro, rimase
in silenzio, avvolto dall’umidità e dal
silenzio della sera, Kakashi seduto al suo fianco lo osservava
attentamente.
“Non
ricordi niente?” Chiese l’adulto.
Il moro scosse
la testa, poi guardò in alto, verso il piccolo
spazio di cielo ormai color cobalto, gli ricordava gli occhi di Naruto
quando
c’era poca luce.
“No...solo
il mio corpo, sembra ricordare...Quando combatto,
ad esempio, le tecniche, i colpi...” Parlò piano,
come per non spezzare il
silenzio di quella sera piombata d’improvviso.
“Capisco...e
sui tuoi occhi? Non sapevi niente?” Chiese
Kakashi.
“No,
ma ogni tanto mi fanno male” Rispose omettendo qualsiasi
cosa riguardo gli strani incubi che lo ossessionavano.
“La
parola Amaterasu, o Susanoo, ti dice qualcosa?”
Domandò
ancora il ninja.
“Amaterasu?”
Sasuke ricordava quella parola alla perfezione,
era ciò che lo tormentava nei suoi incubi,
l’anatema che pronunciavano le sue
labbra, prima che quelle fiamme nere potessero bruciare tutto.
“Fiamme
nere...”Ammise poi, nella speranza che quel giovane
uomo potesse dargli qualche risposta.
“Interessante”
Si limitò invece a dire, alzandosi in piedi e
infilandosi le mani in tasca.
“Penso
che sia l’ora che tu torni a casa da Naruto, dovrebbe
essersi ormai calmato...da domani, a quest’ora in questo
luogo, cominceremo l’allenamento...e
per quegli occhi...non affaticarli troppo”
Mormorò, fissandolo.
Sasuke
annuì, felice, finalmente qualcuno gli avrebbe
insegnato a domare quella forza.
“Quando
potrò andare in missione?”
“Tutto
a suo tempo Sasuke, comunque presto, a quanto pare il
tuo corpo ricorda perfettamente cosa significhi essere un
ninja!”
***
Naruto
andò ad aprire la porta con un’espressione non
lontana
da “ti spacco la faccia chiunque tu sia”.
“Sei
tu, dovevo immaginarlo” Sospirò lasciando entrare
Sasuke.
“Io ti
devo delle scuse” Mormorò il moro, contento di
ritrovarsi tra quelle mura accoglienti, là dentro si sentiva
a casa.
“E per
cosa?” Domandò con leggerezza il biondo chiudendo
la
porta e avviandosi nel piccolo cucinotto.
“Per
non essere riuscito a farti capire quanto fosse
importante per me, per i miei ricordi, tornare a far parte delle
missioni
ninja, combattere...”
“Non
aggiungere una parola” Soffiò Naruto, sbucciando
alcuni
pomodori, lo sguardo concentrato sull’ortaggio e sulla lama
del coltello.
“Ma...tu
sembravi arrabbiato!” Esclamò l’Uchiha,
raggiungendo
il ragazzo e strappandogli il pomodoro dalle mani.
“Non
importa, sei libero di fare le tue scelte...lo sei
sempre stato” Sussurrò Naruto, senza guardarlo
negli occhi.
“Naruto...”
Lo interruppe Sasuke, per la prima volta fu come
se niente fosse più importante di quello sguardo azzurro,
voleva con tutto se
stesso guardare il suo viso, quelle iridi chiare, capire se era
veramente
sincero, o se, come sempre, nascondeva i suoi sentimenti, cercando di
non far
vedere quanto in realtà soffrisse.
“Io
non voglio che tu stia male per me...” Seppe dire il
moro, porgendogli nuovamente il pomodoro, sfiorando per pochi istanti
quelle
dita ruvide. Una piccola scossa elettrica lo sorprese.
“Non
sto male” Mentì Naruto, riprendendo a sbucciare
l’ortaggio.
“Eppure,
ogni volta, sembra che tu cada a pezzi, quando mi
guardi”
Le mani del
biondo tremarono, lasciò cadere il pomodoro
sbucciato per metà nella zuppiera e si sedette per terra.
“Cerca
di non farti uccidere” Disse sottovoce.
“Cerca
di non ferirti, o farti ferire” Aggiunse
“Cerca
di non sparire” Concluse
Sasuke lo
raggiunse sulle mattonelle fredde, e gli venne
istintivo, stringere quel ragazzo a sé, con gentilezza.
“Te lo
prometto” Soffiò piano contro il suo orecchio.
“Va
bene...”Mugolò Naruto, chiudendo gli occhi e
godendosi il
calore di quell’abbraccio.
Note:
Scusate il
ritardo! Per farmi perdonare ho messo una piccola
raccolta (EQUIVOCI E NON)comica/romantica e un po’ calda,
forse anche molto
demenziale sulla nostra coppietta preferita! J Comunque eccomi
qui con il settimo
capito, spero che vi piaccia, come avevate predetto ecco lo splendido
Sharingan
di Uchiha Sasuke, sempre più in possesso delle sue forze, ma
non delle sue
memorie, prossimo capitolo dolcioso, sappiateloo J Un bacione,
spero vi sia piaciuto.
Kakashi sotto
sotto ha una cotta per il moro ahahah
Ps: Commenti,
angurie e meloni sempre ben graditi
Allyn <3
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Era successo di
nuovo, da quando Sasuke aveva iniziato gli
allenamenti con Kakashi, non vi era una notte in cui non urlasse o
gemesse nel
letto, ed ogni volta Naruto si trovava costretto a stringerlo tra le
sue
braccia, cullarlo come un bambino, aspettando che il suo sonno tornasse
tranquillo.
Avvolti nel buio
rimanevano là, sotto quelle lenzuola
arancioni un po’ consunte dal tempo e dai lavaggi fatti di
fretta, senza cura,
stretti in un abbraccio che odorava di eventi passati, di una
solidarietà e di
un affetto che non gli appartenevano ormai da anni.
Durante una
notte di pioggia gli aveva carezzato i capelli
per più di un’ora, aveva immerso i polpastrelli in
quella morbidezza corvina,
per poi stampargli un bacio sulla fronte pallida, tenergli le mani,
sfiorare le
sue guance, lì, nell’incoscienza del sonno,
mentiva a se stesso, Naruto,
immaginava di poter tenere vicino a sé quel compagno che
aveva perso.
“Va
tutto bene” Gli aveva sussurrato all’orecchio,
piano,
fino a quando il respiro di Sasuke non era tornato regolare, e quelle
braccia
esili eppure toniche e forti non lo avevano stretto in un abbraccio
inconsapevole, dolce, cullato dal sonno.
Ogni mattina era
come se niente fosse successo, come se la
sua presenza in quel letto fosse divenuta naturale. Degli incubi non
parlavano
mai, Sasuke ogni volta diceva di non ricordare, o ricordare poco, e poi
ringraziava, con un sorriso gentile a illuminargli il viso diafano.
Ma quella notte
fu diverso, non fu un urlo, o un pianto
sommesso a svegliare Naruto, fu piuttosto un fruscio impercettibile di
lenzuola, e poi un calore nuovo, un tocco gentile, un abbraccio quasi
sospirato. Era Sasuke, i piedi freddi come ghiaccioli a contatto con i
suoi, in
quel piccolo futon sul pavimento. Le loro dita cozzare piano, i
polpacci
tonici, cercare la pelle dell’altro in un groviglio di gambe
e lenzuola.
Sentì
le sue braccia circondargli prima le spalle, poi i
fianchi e stringerlo piano, forse nella speranza di non svegliarlo.
“Sas’ke”
Sussurrò.
Il moro fece un
piccolo scossone, ma poi rispose a quel
richiamo stringendo il corpo di Naruto con più vigore.
“Sasuke”
Ripeté il biondo, gli occhi ancora chiusi, un
sorriso impercettibile sulle labbra carnose, e quella sensazione
così dolce
nello stomaco, nei muscoli, nelle cellule. Un brivido pronto a
percorrergli
tutta la colonna vertebrale, arrivare fino alla punta dei capelli.
Sasuke Uchiha
era lì, nel suo futon, e lo stava abbracciando,
come non accadeva neppure nei suoi sogni più belli, e tutto
quello era reale,
come il vento fuori dalla finestra, come le strade in terra battuta di
Konoha,
come gli alberi, come i suoi occhi neri.
Si ricordava,
quella sensazione, la consapevolezza di averlo
vicino come tanto tempo addietro, quando si trovavano a condividere i
letti
nelle locande durante le missioni fuori dal villaggio, allora erano
solo
bambini, che si sfioravano di nascosto le mani, le dita, forse per
cercare un
conforto, forse per sentirsi meno soli, forse per prepararsi il cuore,
forse
per salutarsi nella speranza di non doversi dire addio, un giorno.
“Oh
Sasuke...”Gongolò, assonnato, voltandosi verso il
compagno e stringendolo a sua volta.
“Posso
dormire qua?” Chiese piano l’Uchiha, cercando con
gli
occhi color petrolio le iridi dell’altro.
Naruto
portò le dita sulla sua guancia pallida, si chiese se
avesse pianto, perché la sua pelle era umida.
“Ogni
volta che vuoi...”Sospirò immergendo la testa
bionda
nella sua maglia, riempiendosi le narici dell’odore fresco e
muschiato di
Sasuke, e per una volta lasciandosi stringere.
***
“Sulla
tua destra!” Urlò Kakashi, correndo tra gli
alberi,
arrampicandosi sui rami e atterrando su uno spiazzo di terra bruciata.
Sasuke
annuì impercettibilmente, il coprifronte ben stretto
attorno alla testa, la tenuta da missione indosso a proteggergli il
petto, la
schiena, a fasciargli i muscoli tesi delle cosce e delle braccia,
pronti a
scattare, pronti a comandare le mani, le dita, strette attorno ai kunai.
“Sorprendiamoli”
Propose Naruto, mandando un’occhiata al
maestro, che fece un rapido cenno di assenso con il capo.
“Al
mio tre, tu Sas’ke vai a destra, io ti seguirò
dall’alto,
Kakashi sarà l’effetto sorpresa!”
Sasuke
attaccò per primo il suo avversario, scovandolo nel
verde della macchia, con quegli occhi rossi non aveva problemi a
battere in
velocità e in tecnica quelle semplici spie, ma ogni volta
per Naruto era un
supplizio, vederlo muoversi, schivare i colpi, ogni volta era come se
un’enorme
spada incombesse sulla testa del moro, tanto che era già
capitato più volte che
si distraesse per vigilare su di lui, incassando qualche colpo di
troppo.
“Naruto,
attento!” Gridò Kakashi, emergendo dalla macchia e
spintonando il biondo per proteggerlo da un attacco di un kunai volante.
“Che
diavolo stavi guardando?” Lo riprese il maestro dopo
aver sistemato i vari nemici.
“Dove
hai la testa!” Lo sgridò, l’unico occhio
libero
spalancato.
“Io...”
Naruto non rispose, si voltò semplicemente verso la
figura magra di Sasuke, i corpi dei suoi rivali stesi a terra, privi di
sensi.
“Non
ha bisogno che tu lo protegga...” Gli spiegò
Kakashi,
poggiandogli le mani sulle spalle.
“Se la
sa cavare, è ancora un ninja molto abile” Gli
sorrise
amabile. Ma il biondo non riusciva a rispondergli, poteva solo rimanere
in
silenzio, lo sguardo ceruleo perso oltre la boscaglia, verso quel
ragazzo che
avrebbe protetto a costo della vita.
“Lo
so…” Seppe dire, qualche secondo dopo, prima che
l’Uchiha
li raggiungesse con un sorriso soddisfatto sul volto chiaro, le mani
sporche di
sangue, questa volta dei nemici di Konoha.
Note:
RITARDO
STRATOSFERICO, lo so, è corto, però il 9
è già in
stesura…:P
A presto,
spero…
Spoiler: e i
nostri amici si accamparono nella foresta, che
succederà?
Allyn
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Si accamparono
nella boscaglia, a pochi metri da un piccolo
fiume, uno sprazzo di cielo cobalto risplendeva di stelle delle quali
Naruto
non conosceva il nome, ma di cui ammirava con aria smarrita la luce,
quel
brillare eterno, lontano.
“A
cosa stai pensando?” La voce di Sasuke risuonò
sottile,
nel silenzio di quella notte.
Il biondo si
voltò verso di lui con un sospiro, abbandonando
il fazzoletto di cielo, preferendo inevitabilmente quella stella che
per tutti
quegli anni aveva inseguito, cercato, braccato come
l’antidoto ad una vita
vuota e velenosa.
“Allo
scontro di oggi” Rispose laconico, per poi nascondere
un braccio bendato dietro la schiena.
“Lascia
che guardi le tue ferite” Gli occhi di Sasuke
sembrano farsi più tristi, eppure più consapevoli.
“Sto
bene, è solo un graffio” Sminuì il
biondo sorridendogli
amabilmente.
“Un
graffio che anche con un chakra come il tuo tarda ancora
a rimarginarsi”
Naruto si
irrigidì, probabilmente il giovane Uchiha doveva
aver origliato la conversazione che aveva avuto con Kakashi quella
sera, mentre
gli medicava le ferite, sgridandolo per aver rischiato ancora una volta
pur di
proteggere il compagno, procurandosi così un taglio da
un’arma avvelenata.
“Naruto…lascia
che guardi la tua ferita” Ripeté calmo il
ragazzo accovacciandosi al suo fianco e porgendo una mano pallida per
accogliere l’arto ferito del biondo.
Con uno sbuffo
incerto Naruto lasciò che il moro portasse le
sue dita sulle bende non più bianche, ma incrostate di
sangue secco e terra.
Lo
osservò storcere le labbra sottili in una smorfia che non
seppe interpretare.
“Farà
male…” Annunciò inchiodando gli occhi
azzurri di
Naruto.
“Sono
un ninja, un po’ di dolore non mi spaventa” Si
limitò a
rispondere.
Sasuke
sfasciò la medicazione con cura, facendo attenzione ad
ogni segno, espressione di dolore o fastidio sul volto del compagno,
quando
ebbe finito, il braccio gonfio e sanguinante del biondo giaceva inerme,
quasi
fosse stato di gomma tra le sue dita.
“Devi
soffrire molto…perché rischi così
tanto per me?”
Sussurrò sfiorando con i polpastrelli il contorno edematoso
della ferita.
Naruto sorrise e
guardò in alto verso il cielo cobalto.
“Lo
sai, te l’ho detto”
“Devo
lavarti questo brutto taglio” Mormorò Sasuke,
prendendo
Naruto per il braccio sano e conducendolo al torrente.
“Dai
Sas’ke…guarirà lo stesso”
Brontolò il giovane,
seguendolo controvoglia.
L’acqua
scorreva
placida, piccole pozze più larghe risplendevano
sotto la luce di una
luna fioca, piena per meno della metà, ma comunque
sufficientemente luminosa
per baciare la pelle di Sasuke in un modo che Naruto non riusciva a
descrivere.
Bello, pallido,
ancor di più per quel bagliore argenteo, le
labbra increspate, pronte per aprirsi, per parlare, una guancia ancora
sporca
di fango per i combattimenti del pomeriggio, i capelli neri, lucidi,
tirati
indietro.
Un brivido lo
percorse da capo a piedi, mentre con sguardo
attento contemplava quella figura quasi eterea, lontana, lo spettro di
un
Sasuke andato, perduto.
Il moro si
sganciò l’uniforme da missione, gli occhi neri
puntati sul volto scuro di Naruto, sulle sue iridi limpide.
Quel momento gli
ricordò una sera di tanti anni prima, ancora
ragazzini, poco più che bambini, dopo una missione facile si
erano accampati in
un luogo simile, Sasuke si era seduto sulle sponde del lago, solo,
lontano dal
loro gruppo, inconsapevole degli occhi azzurri di Naruto, intento a
spiarlo
dalla boscaglia.
Era rimasto
lì un’ora, rimirando quel profilo pallido,
annoiato, poi pensieroso, era rimasto fino a quando il ragazzino non si
era
deciso a gettare i suoi abiti su un masso e a tuffarsi in acqua.
Quella era stata
la prima volta in cui aveva visto il suo
corpo nudo, magro, bianchissimo, eppure armonioso, flessuoso. Ricordava
il
calore, lo strano gorgogliare del suo stomaco, il cuore impazzito.
Aveva tredici
anni allora, e nonostante fossero passate tante
lune, tante stagioni, tanti anni, da quel momento rubato,
l’effetto era lo
stesso, il suo cuore, intrappolato in un petto più ampio,
muscoloso, batteva,
proprio come allora, frenetico.
La foresta
taceva, addormentata, cullata dallo scorrere lento
del corso d’acqua, e anche il moro non parlava, mentre con
quelle dita
affusolate si spogliava degli ultimi indumenti, immergendosi fino alla
vita in
una delle pozze più profonde.
Naruto lo vide
rabbrividire un poco, la pelle d’oca
corrompere l’immacolata figura diafana. Le cicatrici sottili
sulla sua schiena
rilucevano pallide.
Sasuke nudo era
uno spettacolo tanto bello e surreale da
fargli dimenticare il dolore pulsante al braccio ferito.
Gli addominali
accennati, le spalle larghe, i fianchi stetti,
un po’ ossuti, i peli neri, radi, sotto
l’ombelico…
“Vieni”
Sussurrò l’Uchiha, i palmi delle mani poggiati
delicatamente sulla superficie dell’acqua, piccole onde
andavano a scontrarsi
contro le sue dita, contro la sua pelle, per creare cerchi concentrici
che si
sarebbero persi all’infinito.
Naruto si
immerse nell’acqua con ancora indosso una maglia e
i pantaloni da missione.
Sasuke gli
sorrise, avvicinandosi al suo corpo ancora
vestito.
“Devi
spogliarti prima di fare il bagno, sciocco”
Mormorò
dolcemente, mentre le mani del biondo tremavano, non per il freddo ma
per
quelle di Sasuke, belle, abili nello sfilargli quegli indumenti
appesantiti,
zuppi. Li gettò sulla riva con un piccolo sbuffo, poi prese
il braccio ferito del
biondo e gli diede un’occhiata rapida.
Cosa stava
facendo?
Perché
non riusciva a reagire? Paralizzato, immobile, preda
di quell’amico, compagno, rivale, nemico, preda del suo mondo.
“L’acqua
fredda lenirà il dolore e pulirà la
ferita” Gli
disse sottovoce, portando l’arto di Naruto sotto la
superficie dell’acqua.
Il sollievo
arrivo all’istante, come se tanti minuscoli aghi
gli intorpidissero la pelle, i muscoli, il sangue, allontanando la
sofferenza.
“Non
devi…mai più, rischiare la vita per me”
Sillabò Sasuke,
lasciando il braccio di Naruto e prendendogli il viso tra le mani per
guardarlo
negli occhi.
Affogò
e riemerse un paio di volte, in quelle pupille scure,
prima di riprendersi.
“Io
sono un ninja, proprio come te, il mio corpo reagisce,
scatta, difende, attacca, come il tuo…” Gli
spiegò.
“Io…”
Provò a ribattere Naruto, impotente.
“Tu mi
ami” Disse lieve il moro prima di posare le sue belle
labbra su quelle del biondo.
Cos’era
quello? Un bacio?
Naruto se lo
chiese, mentre la morbidezza di quella pelle
umida, bagnata di saliva, sfiorava la sua bocca, con tutta la calma del
mondo.
“Sa-“
Provò a protestare, mentre tutto il suo corpo gli
urlava di prendere quel ragazzo senza memoria e farlo suo, come tante
volte
aveva immaginato da ragazzino dopo quella giornata al lago, da ragazzo,
avvolto
tra le coperte della sua stanza, mentre la sua mano bronzea scorreva
sue giù,
su e giù, inesorabile, inappagata.
“No!”Disse
nel bacio, scostandosi dal corpo del moro.
“Tu
non sai…non comprendi il significato di questo”
Ansimò,
per il freddo e per il tremito convulso che gli scuoteva il corpo.
“Ma
tu...” Incespicò Sasuke ricordando tutte le volte
in cui
quel ragazzo tanto gentile, ormai scomparso dai suoi ricordi,
l’aveva stretto,
baciato. Gli erano piaciute, quelle sensazioni, dopotutto, quelle
attenzioni,
quel calore, l’eco lontano, l’odore di sole e di
pace che gli si spandeva nell’animo
quando il biondo si comportava in quel modo tanto intimo.
“Io
non avrei dovuto!” Naruto intuì i pensieri
dell’Uchiha.
“Perché
no? Tu hai detto di amarmi!” Disse innocentemente il
moro.
“E’
vero, ma ricordi? Quando mi hai chiesto se sapessi cosa
rappresentavo per te, prima della tua amnesia…io non ho
saputo darti una
risposta” Si rammaricò, abbassando gli occhi
azzurri sulla superficie ora
agitata dell’acqua.
“E se
il Sasuke di prima fosse stato innamorato di te?”
Sputò
allora l’Uchiha, avanzando di un passo verso di lui, il viso
illuminato dalla
luna, l’espressione addolorata, speranzosa.
Naruto rise
amaramente, guardò in alto e parlò:
“Tu mi
odiavi più di ogni altra persona al mondo, tu mi volevi
morto”
Note
dell’autore:
Sasukino si fa
audace, e io chiedo perdono per il ritardo,
sia nel pubblicare, sia nel rispondere alle recensioni MERAVIGLIOSE E BELLISSIME, che leggo
SEMPRE e per le quali
non trovo mai il tempo per rispondere, ma lo farò, a breve,
promesso! J <3 In
ogni caso eccomi qui, con
questo capitolo 9, dove finalmente Naruto parla in modo
sincero…L’inconscio del
nostro piccolo Uchiha desidererebbe il calore del
biondo…ma…ci sono dei ma…come
si può amare una persona che non si ricorda di te, e che
oltretutto prima del
fatidico incidente ti odiava a morte?? Ahahaha Naruto è un
tipo orgoglioso? Non
sopporta l’idea di un amore che gli odora di inganno?
Semplicemente rivorrebbe
il suo vecchio adorato Sasuke, anche con intenti omicidi nei suoi
confronti? Ahahaha
Beh, alla
prossima, mi dileguo con il mio Itachi immaginario,
mentre sorseggiamo tea alla pesca e ridiamo di gusto
nell’immaginare il povero
Sasukino mentre legge qualche fanfic yaoi che lo vede personaggio ahaha
Bacini baciosi
Allyn <3
Se
avete voglia
lasciate tanti commentini, urla, strilli e un Hidan molto religioso J
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Note:
dedico questo capitolo idiota a tutte quelle bellissime persone che
nonostante i miei ritardi incredibili nella pubblicazione continuano a
seguirmi
e a recensire, siete troppo buoni, quanto Naruto con Sasuke, che in
realtà non
si merita niente, nemmeno un pugno ben assestato <3
L’incanto
si era spezzato con le sue
parole, semplici, concise, dritte come una freccia ben assestata, come
un kunai
impazzito, pronto a piantarsi nel petto di chi si era illuso, di chi
aveva
costruito castelli di carta e sabbia.
Il vento
soffiava leggerissimo,
smuoveva i loro capelli, quelli neri e lisci di Sasuke carezzavano le
sue
guance glabre, pallide, come pochi giorni prima avevano fatto le dita
di
Naruto, in quelle notti piene di incubi e paure, eppure adesso il moro
tremava
impercettibilmente, guardava quel viso bronzeo, la smorfia di dolore
sulle
labbra carnose, quelle che lo avevano baciato e che aveva baciato,
quelle che
non ricordava, ma che sentiva ormai sue e che forse non avrebbe
più avuto,
incatenate al fantasma di se stesso.
Lo
fissò, ora immobile.
Non era stato
difficile immaginare,
proiettare quel suo tipico sorriso luminoso sul volto più
paffuto del ragazzino
biondo della foto. Sasuke l’aveva fatto, aveva creato un
passato che non c’era,
aveva creato l’immagine mentale di un se stesso che a quanto
pare non era mai
esistito, un se stesso amico, compagno di Naruto, un se stesso al quale
il
biondo confidava i suoi sogni, stringeva la mano, sfiorava le guance.
“Tu
mi odiavi più di ogni altra persona al mondo, tu mi volevi
morto” Quelle parole
gli risuonarono in
testa dieci, quindici, cento volte, prima di tornare a respirare, prima
di
risentire il profumo di erba fresca e foglie nelle narici.
L’Uchiha
alzò lo sguardo su Naruto,
sul volto pallido nessuna espressione, poi gli occhi neri si posarono
nuovamente
sull’acqua divenuta calma.
“Io…non
ricordo” Seppe sussurrare,
mentre piccole lacrime gli scivolavano sulla faccia per poi cadere in
acqua,
una dopo l’altra.
“Perché
non mi ricordo di te?!”
Pianse, stringendosi le braccia contro il petto.
“Non
lo so” Ammise il biondo,
impotente.
“Io ti
odiavo” Ripeté Sasuke, cercando
di comprendere quelle parole, di capirne il significato più
profondo nascosto,
eppure per quanto si sforzasse non riusciva ad immaginare un sentimento
di quel
tipo accostato al bel viso di Naruto, alle sue premure.
“Sasuke,
andiamo, ti prego...” Si
fece forza il biondo uscendo dall’acqua.
“No!”
La voce dell’Uchiha risuonò
lieve, disperata, strozzata dal pianto, ma in Naruto sembrava un grido,
una
supplica. Tornò sui suoi passi, gli tremavano le mani, la
ferita al braccio
aveva ripreso a pulsargli dolorosa.
“Sas’ke...”
Lo chiamò, quando fu ad
un passo da quel corpo pallido, scosso da tremiti.
“Chi
ero? Naruto, ti prego dimmi chi
ero realmente...”
“Un
ninja”
“Smettila!
Ti prego smettila con
tutte queste menzogne!” Reagì cominciando a
battere i pugni contro il petto
bronzeo e solido del compagno.
“Non
posso Sasuke, non posso” Gli
rispose languidamente Naruto, incassando ogni colpo, gridando
internamente per
la frustrazione.
“Tu
hai detto di amarmi...ti sei
preso cura di me, rischi la vita per proteggermi...ho il diritto di
sapere, non
credi?” Sbottò esausto, il viso premuto contro il
suo petto arrossato.
Naruto gli
carezzò istintivamente i
capelli, scostandoli da quella fronte che avrebbe volentieri baciato
con
tenerezza.
“Mi
dispiace così tanto...”
“Non
lasciarmi”Mormorò Sasuke
baciandogli il collo, seguendo con le labbra la clavicola, la spalla,
prendendo
tra le dita il braccio ferito del biondo, baciando la pelle
più sensibile
vicino al taglio.
“Perché
quando mi guardi hai sempre
quell’espressione così triste?” Chiese
il moro, alzando lo sguardo nero,
fissando le iridi cerulee del biondo inumidirsi di lacrime.
“Io
non ti odio” Sussurrò Sasuke.
“Non
ti odio” Ancora una volta più
vicino alle labbra di Naruto.
“Non-ti-odio”
E Naruto si
lasciò andare, pensò a
quanto fosse bello, sentire quella voce pronunciare quella bugia. Una
carezza
sul viso umido di lacrime, un bacio ancora, acque più
profonde, e l’odore della
pelle di Sasuke nel naso, sulle dita, mentre lo sfiorava, mentre si
appropriava
dei suoi capelli scuri, della sua bocca, della sua lingua incerta.
Baciarlo
così, per quanto tempo aveva
sognato su quel momento, per quanto?
“Ti
amo, Sasuke” Disse piano il
biondo stringendo a sé quel corpo ritrovato.
“Sì...”
Sorrise il moro.
Tornarono a
riva, mano nella mano,
silenziosi, i piedi nudi sull’erba umida.
Sasuke
fasciò la ferita del biondo
con cura, lasciò che gli asciugasse i capelli con la sua
maglietta, si
rivestirono e tornarono all’accampamento, le dita ancora
intrecciate, un
sorriso sereno sul volto del moro, uno più enigmatico su
quello di Naruto.
L’Uchiha
si addormentò per primo,
avvolto nel suo sacco a pelo, le braci del fuoco ormai spento a
illuminargli
fievolmente i lineamenti rilassati.
“Cosa
starai sognando, adesso, Sas’ke?
Il momento in cui hai provato ad uccidermi?” Pensò.
Naruto lo
guardò con tristezza, amava
Sasuke, ma non riusciva a sentirsi completamente felice per quei
sentimenti ora
corrisposti, sapeva che il vero Sasuke l’avrebbe ucciso per
quei baci rubati,
per le carezze, per quella troppa vicinanza, sapeva che il vecchio
Sasuke lo
odiava più di ogni altra persona al mondo; eppure quel
ragazzo ora serenamente
addormentato era lo stesso di allora. Forse poteva funzionare, forse
non era,
infine, un inganno, Sasuke non avrebbe riacquistato la sua memoria, e
quella,
era poi la vita che Naruto aveva sempre desiderato per lui, una vita
felice,
insieme, al villaggio.
Un tumulto nel
petto lo fece
sospirare.
Mentiva.
Gli mancava
Sasuke.
Gli mancava
anche il suo odio, perché
era vero, perché era quello, il Sasuke che Naruto aveva
conosciuto, con cui
aveva combattuto, e che avrebbe voluto riportare a casa.
Quella versione
dolce, gentile,
accondiscendente, e persino...innamorata di lui... No, non andava, ma
cos’altro
gli rimaneva?
Si
sentì egoista, tremendamente,
orribilmente egoista.
Avrebbe tenuto
Sasuke stretto a sé,
anche nella menzogna, l’avrebbe protetto, da se stesso, dagli
altri, dal
dolore, gli avrebbe regalato un’esistenza serena.
Con tutti quei
pensieri per la testa
si addormentò.
Fu Kakashi a
svegliarlo, scuotendolo
con forza, l’unico occhio visibile dalla maschera sembrava
sorridergli.
“E’
tempo di tornare al villaggio!”
Gli disse.
“Sasuke
è già pronto da un pezzo!”
Aggiunse, indicando la figura allampanata del moro, intenta a guardare
le
foglie di un albero illuminato dal sole.
“Lo
so, è dura...lo so, sembra
un’altra persona, ma...ci hai mai pensato? Forse il vero
Sasuke è questo,
spogliato di tutto l’odio e il dolore del suo clan, di quello
che ha vissuto,
magari sarebbe stato così, un ragazzo sorridente e gentile,
un ragazzo felice,
e lo è ancor di più grazie a te”
“Io...”
“Saprai
prenderti cura di lui come
nessun’altro”
Quando giunsero
a Konoha, trovarono
Sakura, avvolta in un camice bianco visitò il braccio di
Naruto, rassicurandolo
sulla sua guarigione. Sasuke non lo lasciò un momento,
vicino, lo sguardo
preoccupato puntato per tutto il tempo sulle mani abili della ragazza
dai
capelli rosa.
“Sei
molto brava!” Si complimentò dopo,
fissandola negli occhi verdi. Sakura arrossì per quelle
parole inaspettate,
così strane per le labbra di Sasuke.
“Oh,
grazie” Rispose, spostandosi una
ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio.
Naruto e Sakura
si guardarono, e in
quello sguardo si dissero tutto. Non era Sasuke, quel ragazzo.
Eppure lei
sembrava più serena, era
facile vederla stringergli le mani, spostargli una ciuffo nero di
capelli dalla
fronte, guardarlo negli occhi, ora allegri e solari, forse quello
sguardo era
più facile da sostenere...ma per Naruto era diverso, avrebbe
preferito cento,
mille volte, il suo sguardo rosso, intriso d’odio e di
sangue, avrebbe
preferito sentirsi sputare parole di veleno addosso, essere ferito
dalle sue
mani.
Forse stava
impazzendo.
Scantinato di
Allyn:
Visto? In
anticipo sulla tabella di
marcia, il prossimo capitolo, credo, sarà rosso <3
<3
Naruto si sta
allontanando da quel
Sasuke “effimero”, lui rivuole il suo, ad ogni
costo, non gli basta quell’amore,
non gli bastano i suoi sguardi solari, neppure Kakashi è
riuscito a
convincerlo...
La reazione di
Sas’kè è stata
inaspettata, diversa da come avrebbe reagito il vecchio Uchiha.
J Spero di
pubblicare presto il
prossimo capitoletto.
Un bacino
<3
Allyn
Ps: sempre
accetti ghiaccioli,
polpette e commenti <3
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Note: e dato che
l’11 è il mio numero
preferito, questo capitolo conterrà una bella sorpresa *W*
ahaha
***
Il braccio di
Naruto guarì, i giorni passarono, uno dopo
l’altro, tra missioni, in cui il biondo non si risparmiava,
proteggendo se
stesso e il suo compagno, ogni ferita veniva poi curata da Sakura, e
guardata
con tristezza da Sasuke, che di volta in volta diveniva sempre
più forte e
capace, pieno padrone delle sue abilità.
Dormivano
insieme, ma inspiegabilmente Naruto, ogni volta che
le braccia dell’Uchiha lo raggiungevano in cerca di conforto,
si retraeva, tra
le lenzuola, come una bestia offesa.
Durante il
giorno non parlavano mai di quel comportamento, si
limitavano a fare colazione assieme e ad allenarsi, a sfiorarsi
distrattamente
nelle pause, o stesi sull’erba verde dei boschi.
“Naruto...”
Esordì Sasuke un pomeriggio piovoso, steso sul
terreno di una radura di Konoha, il respiro corto per
l’allenamento, lo sguardo
nero rivolto alla figura del biondo intenta in una tecnica complessa.
“Naruto...”
Lo chiamò più forte, il ragazzo si
voltò,
lasciando che le copie che aveva precedentemente creato scomparissero
in una
nuvola di fumo.
“Sas’ke,
dimmi” Rispose chinandosi e guardando il viso del
compagno.
“Baciami”
E per la prima volta quella richiesta, anche se sussurrata,
sembrò un ordine, uno di quelli severi, che spesso uscivano
dalle belle labbra
sottili dell’Uchiha originale.
“No,
Sasuke...basta! A proposito di ciò, volevo
parlarti”
Rispose freddamente Naruto, ignorando la richiesta dell’altro
e sedendosi
vicino al suo corpo steso.
Tutt’intorno
solo i rumori della foresta, delle gocce di
pioggia sugli alberi, sulle foglie, sul terreno, sui tronchi solidi
dove da
bambini si divertivano a piantare kunai, cercando di centrare un
bersaglio
dipinto a mano.
“Io e
te non possiamo...continuare a...” Balbettò
cercando di
formulare un discorso che suonasse abbastanza logico.
Se non fosse
stato così triste avrebbe anche riso, era
inverosimile per lui rifiutare Sasuke, dopo tutto quello che aveva
sofferto per
riaverlo, dopo che lo stesso Uchiha si era praticamente dichiarato,
dopo i loro
baci, sognati segretamente per tanti anni, dopo tutto quello gli
sembravano
assurde quelle parole, eppure doverose, perché i futuri
Hokage non mentivano,
neanche a se stessi.
“Continuare
a...forse è meglio che tu chieda a Kakashi o a
Sakura di ospitarti...”
Sasuke chiuse
gli occhi e sospirò, non voleva andarsene da
quella piccola casa piena di calore, piena di luce, piena di Naruto.
“No...”
Mormorò.
“E’
per il tuo bene...noi due, non...”
“Voglio
stare con te” Sussurrò Sasuke interrompendo in
compagno.
Naruto si morse
il labbro inferiore, chiuse gli occhi e
lasciò che la pioggia lavasse via ogni espressione dal suo
viso.
“Non
possiamo stare insieme, Sasuke...” E cercò di
sorridere,
mentre mentiva.
“Noi
siamo due ragazzi” Continuò.
“Voglio
stare con te lo stesso”
“A
stare con me stai diventando cocciuto...” Cercò di
scherzare Naruto.
Ma Sasuke non
scherzava, approfittò dell’attimo di
distrazione del compagno per salirgli addosso atterrandolo.
“Tu!
Ti prendi cura di me, piangi di nascosto, mi accogli in
casa tua, mi baci senza darmi una spiegazione...rischi la vita per
me...dici di
amarmi...mi respingi, non mi racconti niente del mio passato...credi
che sia
stupido?” Urlava, piangeva, gli puntava contro un kunai,
Sasuke Uchiha sembrava
un ibrido tra il vecchio e aggressivo ninja d’un tempo e un
nuovo ragazzo
travolto dalle emozioni.
“Sas’ke,
sei pesante” Continuò a sdrammatizzare Naruto,
sentendo il corpo del compagno sopra il suo, una mano pallida puntargli
contro
il viso la lama di un kunai affilato.
“Smettila!
Dannazione!” Scoppiò il moro.
“Io ti
voglio, anche se siamo due ragazzi, io ti voglio,
voglio stare con te!” Sasuke gettò
l’arma lontano e si fiondò sulle labbra del
compagno, le baciò in un modo che a Naruto sembrò
goffo e impacciato eppure
incredibilmente carico di disperazione e di desiderio.
“Amami
come dici” Disse flebilmente ad un centimetro dal
volto sconvolto del compagno, che non riusciva ancora a credere che
tutto ciò
stesse realmente succedendo, che Sasuke fosse realmente lì,
che una parte di
lui avrebbe avuto voglia di rifiutarlo per rispettare l’odio
dell’originale
Uchiha.
Sentimenti ed
emozioni contrastanti gli esplosero nel petto,
facendo indugiare le sue dita su quel volto pallido, bagnato di pioggia
e di
lacrime.
Sasuke si
portò le mani ruvide di Naruto al viso, sulle
guance.
“Toccami
Naruto”
E gli
sembrò quasi una supplica.
“Quando
mi tocchi così non mi sento così
incompleto...è come
con il combattimento o le missioni, come se il mio corpo riconoscesse
il
tuo...” Gli spiegò, portandosi le dita al collo,
sul petto, chiudendo gli occhi
e sospirando ad ogni carezza.
Naruto
portò il viso di Sasuke contro il suo, gli baciò
la
fronte, la punta del naso, le guance, e Sasuke sorrise.
“Sì,
era questo che intendevo” Aggiunse, toccando a sua volta
i lineamenti del compagno, le spalle, il petto.
“Andiamo
a casa, Sasuke”
***
Avevano corso,
le mani strette, le dita intrecciate, salde
come le radici degli alberi di Konoha.
Naruto aveva
aperto la porta di casa facendo cadere le chiavi
un paio di volte, per poi guidare Sasuke sul letto, entrambi vestiti
ancora con
l’uniforme da ninja, gli abiti e i capelli completamente
zuppi di pioggia.
“Ancora”
Sussultò Sasuke, quando le labbra di Naruto si staccarono
dalle sue.
“Eccomi,
eccomi” Sorrise il biondo, gettando i vestiti a
terra e tornando alla bocca sottile del compagno, cercando la sua
lingua con
delicatezza, godendosi appieno quel contatto caldo e umido.
Sasuke,
nonostante le numerose e sottili cicatrici, per
Naruto, aveva la pelle più bella del mondo. Candida e
profumata di pioggia,
fresca, umida, bella da baciare, da toccare, da leccare, mentre con le
dita
intorpidite dall’emozione gli sfilava i vestiti.
L’Uchiha
lo guardava silenzioso, come se non sapesse bene
cosa fare, come se l’unico percorso da seguire,
l’unica guida provenisse dalle
mani o dalla bocca del compagno, dai movimenti di quel corpo che
desiderava.
Era strano per
Naruto trovarsi lì, in un letto bagnato di
pioggia, con il corpo nudo di Sasuke Uchiha sotto il proprio, le sue
labbra
sottili sul collo, le sue belle mani affusolate tra i capelli, mentre
si
lasciava toccare senza vergogna, senza ucciderlo, senza ferirlo.
Per un attimo si
sentì come se lo stesse in un certo modo
imbrogliando, violentando, come se stesse abusando del corpo di Sasuke
alle sue
spalle, mentre con le dita cercava il suo piacere o facendosi spazio
dentro di
lui a fatica, un poco per volta, cercando a tentoni i tasti giusti.
“Non...ti
faccio male, vero?” Gli mormorò
all’orecchio,
sapendo in cuor suo che l’altro Sasuke non gli avrebbe mai
permesso di toccarlo
così, di affondare con le dita nel suo corpo, o di baciarlo
ovunque.
Ma il nuovo
Sasuke gli rispose invece con un bacio, con il
fremito e il tremore di chi attende di essere preso, completato e amato.
Naruto chiuse
gli occhi, era strano, era tutto
incredibilmente strano, stargli sopra, guidare...lui, che nei sogni
più
disperati aveva sempre immaginato un Sasuke forte e abile, pronto a
toccarlo,
pronto a prenderlo, a dilaniarlo nell’intimo di un calore che
Naruto sarebbe
stato pronto a concedergli, sempre... Aveva immaginato un Sasuke forte,
quasi
sadico, che lo obbligava a inginocchiarsi tra le sue cosce pallide, a
succhiare
il suo piacere, e lui avrebbe eseguito, avrebbe venerato di quel
giovane uomo
ogni cellula, ogni molecola, si sarebbe fatto odiare amandolo.
Ma Naruto per
una volta ignorò il ricordo del vecchio Uchiha
e seguì i baci e le carezze del nuovo, il richiamo delle sue
gambe aperte che
andavano circondandogli la schiena, del suo corpo esile e pallido
eppure tanto
forte che accoglieva i suoi affondi inizialmente incerti, accompagnati
da
qualche sospiro trattenuto.
Bello, per una
volta vulnerabile, raggiungibile, afferrabile.
Naruto aveva
fatto l’amore solo una volta, prima di quella,
con una ragazza di un villaggio che aveva visitato assieme a Kakashi.
Era
riuscito a ubriacarsi in una taverna squallida, rigirandosi tra le dita
il
vecchio coprifronte di Sasuke, un Sasuke che per lui era sempre
presente, anche
se solo nei pensieri. Lei si era avvicinata, lo aveva fissato con un
sorriso
sghembo. Naruto ricordava le labbra pallide e sottili, come quelle di
lui, gli
occhi nerissimi, i capelli corvini, più lunghi di quelloi dell’Uchiha.
Ricordava che si era lasciato trascinare
nella sua stanza, che lei si era spogliata, che l’aveva
chiamato sul futon
aprendo le gambe in modo vergognoso. Naruto ricordava che per eccitarsi
aveva
dovuto pensare ai capelli di Sasuke, mentre toccava quelli di lei, alle
labbra
sottili di lui, mentre quelle della giovane ragazza percorrevano il suo
corpo,
aveva dovuto pensare a Sasuke per entrarle dentro con un colpo secco, e
riempire quel buco che tanti altri come lui poi avevano dovuto pagare
in
denaro, alla fine. Quando si era svegliato, il mattino dopo, le aveva
lasciato
i soldi su un piccolo tavolo della stanza, guardandola nella luce
crudele del
giorno e con gli occhi di un sobrio si era pentito, poco importava che
avesse
avuto la sua stessa pelle chiara, i capelli corvini e gli occhi
scurissimi, lei
non era Sasuke, non lo sarebbe mai stata.
Perciò
Naruto baciò quel ragazzo altre dieci, venti volte,
toccando con una mano l’erezione tra le gambe pallide,
spingendosi dentro di
lui ancora una volta, questa volta riuscendo a farsi spazio.
“N-non
ti faccio male?” Gli chiese muovendosi lentamente,
uscendo un poco da quell’antro bollente e rientrando ancora
con un po’ di
fatica.
Quel nuovo
Sasuke scosse la testa, i capelli bagnati di
sudore e di pioggia gli caddero sul viso accaldato con una carezza nera
e
morbida, coprendogli gli occhi scuri e le piccole lacrime di dolore.
“Farò
piano, te lo prometto, faccio piano...” Mormorò
Naruto,
poggiando le labbra sulla sua fronte, con un moto nel petto che lo
induceva a
piangere, ma non sapeva se di gioia, di dolore, di disperazione, di
desiderio...
C’erano
troppe emozioni, troppe, rischiava di esplodere su
quel corpo pallido, di piangere come un ragazzino che dopo anni ed anni
di
esilio e solitudine ritrova finalmente la strada di casa.
“N-Naruto”
Ansimò Sasuke, assecondando una spinta più
profonda, sentendosi riempire all’inverosimile, aprendo di
più le gambe per
gustarsi un calore piacevole e nuovo.
“Baciami,
adesso non mi fai male” Disse con quella voce
sottile, prendendo il viso del biondo tra le dita e portandolo contro
il suo,
cercando il suo respiro con la bocca.
Naruto non
pianse, ricacciò indietro quelle lacrime e lo
baciò con foga, ripeté il suo nome ad ogni spinta
più forte, finché Sasuke non
gli macchiò l’addome con il suo piacere caldo,
bagnato, mentre lui si faceva
strada verso la sua anima, mentre lo riempiva, lo marchiava con il suo
amore.
Sasuke si
addormentò su un fianco, con il bel viso disteso
rivolto verso di lui. I capelli corvini ormai asciutti gli ricadevano
in
ciocche ordinate e lisce sulla pelle chiara delle guance e della
fronte, che
Naruto baciò delicatamente, prima di guardarlo.
Cosa
c’era di sbagliato, in quel momento tanto perfetto, da
farlo stare così male?
“Mi
avresti picchiato fino ad uccidermi, prima di lasciarti
fare una cosa del genere da me...” Confessò
sottovoce, coprendo le spalle nude
del compagno con un lenzuolo di fortuna, uno di quelli con le spirali
blu su
sfondo arancione.
“Mi
avresti strappato la lingua, prima di lasciarti baciare
così” Sorrise tristemente, ascoltando la propria
voce invadere l’aria
silenziosa, coprire il respiro sommesso del ragazzo.
“Non
riusciresti a perdonare te stesso, se solo sapessi che
ti sei lasciato amare” Gli carezzò una guancia.
Sasuke
increspò le belle labbra sottili e aggrottò un
poco le
sopracciglia scure, come un bambino che fa un brutto sogno.
“Mi
avresti ucciso...ed io l’avrei preferito” Pianse
Naruto,
affogando la faccia nel cuscino, stringendo le lenzuola con foga,
affondando le
dita nella stoffa, le stesse dita che poche ore prima avevano esplorato
ogni
lembo di pelle di quel corpo che in realtà non gli
apparteneva.
“Uccidimi
ti prego, uccidimi” Pensò, mentre Sasuke lo
cercava
inconsciamente con i piedi, con le braccia, reclamando calore.
“Svegliati,
dannazione, apri quegli occhi rossi come il
fuoco, puniscimi per quello che ti ho fatto!” Urlava la voce
nella sua testa,
tanto forte che credeva di poter impazzire.
“Guardami
dall’alto in basso con quel ghigno superiore, con
quegli occhi maledetti, distruggimi...voglio che tu mi odi come allora,
anziché
avere questo te che di noi non ricorda niente...”
Si
addormentò con Sasuke tra le braccia, con il naso tra i
suoi capelli corvini, sognando quando da ragazzini litigavano per
qualsiasi
cosa finendo sempre per fare pace.
Note
dell’autore:
Allora....ehm...SONO
UN
PO’ IN RITARDO! Ahhaha questa fic è naturalmente
un Reverse! Il capitolo 11
doveva essere un regalino perché come avrete visto contiene
una scena “romantici
osa” un po’ NARUSASU! Mi sono fatta perdonare?
Almeno un pochino? Spero di
sì...il vero Sasukino si sarebbe incacchiato nero, avrebbe
urlato come un pazzo
nel sapere che Naruto...beh...insomma...il vero Sasukino TIFA per il
SASUNARU,
naturalmente...ahahah avrà occasione di riscattarsi...
Come
sempre chiedo
perdono, immenso... spero che questo capitolo vi sia piaciuto...spero
che i
sentimenti di Naruto siano comprensibili... si è lasciato
andare, si è preso
quel corpo che desiderava da sempre, ma avrebbe preferito essere ucciso
dal
vero Sas’ke anziché vivere accanto a qualcuno che
non ricorda il loro
burrascoso passato...
Com’è
complicato l’amore
ahaha
Spazio
a commenti,
pomodori, Itachi nudi, coperti solo da foglioline di fico, anche i
Kaka-sensei
vanno benissimo <3
Un
grazie a tutti
quelli che mi hanno seguito fino ad adesso con pazienza, e con pazienza
hanno
sempre lasciato una traccia del loro passaggio con impressioni,
commenti,
consigli...<3 vi adoro!
Per
chi mi avesse
perdonata per l’incredibile ritardo può trovare
nella mia pagina anche una
nuova oneshot pwp <3 sempre sui nostri due amici...
<3
Al prossimo
capitolo
Allyn
<3
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 - Finale ***
FINALE DI STAGIONE, smetterò finalmente
di
tediarvi con questa LONG! XD
à
Capitolo 12
[Sasuke]
“Mamma,
perché Itachi
porta i capelli lunghi? Non sembra una ragazza?” Mormorai
alla donna dagli
occhi color carbone, gli stessi che vedevo ogni giorno allo specchio
fissando
la mia immagine riflessa.
“Tuo
fratello porterà
anche i capelli lunghi come una ragazza, ma è il
più forte tra tutti i ninja
della sua età e anche di tanti altri
dell’età di vostro padre” Mi sorrise
teneramente la donna per poi darmi un buffetto sul naso.
“Eccolo
di ritorno dall’allenamento,
dai, vai a salutarlo, ‘Suke” Mi incitò
con un gesto veloce della mano e l’espressione
dolce di una madre che ama i suoi figli più di qualsiasi
altra cosa.
La
stanza era grande e
luminosa, alle pareti era dipinto lo stesso simbolo rosso e bianco che
portavamo ricamato sui vestiti, l’aria odorava di spezie e
d’estate, e il vento
scuoteva i nostri capelli neri, facendoli danzare ad ogni soffio in
grado di
entrare dalle finestre aperte.
Itachi
entrò
togliendosi le scarpe, mi venne istintivo, seguire le parole di mia
madre e
corrergli incontro, impattare contro il suo addome duro con il capo,
sfregare
la mia fronte contro una sua mano venuta in mio soccorso con una
carezza.
Itachi,
mio fratello,
il mio eroe.
“Nii-san,
sei stanco?”
Gli chiesi, mentre i suoi occhi si posavano su di me, mentre sulle sue
labbra
pallide fioriva un sorriso allegro.
“Solo
un po’” Rispose
lui, facendo un cenno di saluto a nostra madre.
“Alleniamoci
insieme,
ti prego!” Lo implorai, sentendo dentro di me il fuoco di un
desiderio che non
si spegneva mai, quello di raggiungere le sue abilità, la
sua bravura, di
rendere fiero mio padre, orgogliosa mia madre.
“La
prossima volta,
Sasuke” Sussurrò lui, e il suo sorriso si spense
in un attimo, assumendo quella
nota triste che caratterizzava spesso le sue espressioni.
Fu
facile superare gli
esami per diventare ninja, avevo un obiettivo da raggiungere, ricordo
che
durante la prova pratica gli occhi della ragazza dagli insoliti capelli
rosa
non si staccarono mai da me...
“Sasuke,
dimmi, chi è la
persona che vorresti uccidere?” Naruto mi guardò
con il naso puntato in alto,
era almeno cinque centimetri pieni più basso di me, anche se
la sua corporatura
mi faceva pensare che fosse destinato a crescere molto.
Il
vento ci
scompigliava i capelli e il freddo dell’autunno ci obbligava
a muoverci per
tenerci caldi durante le missioni.
“Non
sono fatti tuoi,
non sono cose che i ragazzini devono sapere” Borbottai
infastidito, allungando
il passo.
“Ehi!
Ma noi abbiamo la
stessa età, stupido!” Mi gridò contro,
mentre Sakura scuoteva la testa
esasperata, i capelli rosa a incorniciarle il viso infantile.
Lo
ignorai e ripresi a
camminare per la mia strada. Era vero avevamo la stessa età,
ma io ero
destinato a cose orrende che non avrebbero mai dovuto sporcarlo,
rovinare tutta
quella luce che si portava negli occhi, nel sorriso, io e Naruto
eravamo troppo
diversi.
“Ti
riporterò a casa,
la nostra casa, tu sei la mia famiglia Sasuke...”
Sembrò che qualcosa gli si stesse
frantumando nel cuore, mentre lo urlava, mentre le unghie gli scavavano
i palmi
delle mani, mentre le lacrime di rabbia e dolore gli rigavano il viso
ferito e
contuso.
Era
un po’ cresciuto, forse
sei centimetri buoni, dal giorno in cui
il maestro Kakashi l’aveva legato a quel palo, un giorno
così lontano. Era cresciuto,
ed io avrei voluto sapere quanto ancora aveva da
crescere, come sarebbe diventato una volta
uomo, quali sarebbero stati i suoi sogni, che odore avrebbe avuto la
sua pelle
al ritorno dalle missioni... Avrei voluto, ma non potevo fermarmi, non
potevo
vivere lì con loro e abbandonare tutto, non potevo rimanere
al suo fianco, io
avevo la mia strada di sangue e orrore da percorrere e lui,
così bello, così buono,
era troppo luminoso per percorrerla con me.
L’uomo
dal volto
pallido e gli occhi da serpente mi voleva, bramava il mio corpo, la mia
carne,
la mia forza. Me ne stavo lì, a contare i minuti, le ore, i
giorni, i mesi e
infine gli anni che mi separavano dalla vendetta. Tutto per te,
Nii-san, tutto
per vedere il tuo sangue scorrermi tra le dita.
Eri
più alto, più
bello, più forte, mentre il sole ti accecava gli occhi
ancora troppo azzurri,
troppo buoni, mentre ti guardavo dall’alto della rupe, mentre
tenevo stretta l’impugnatura
della mia Katana, mi tremavano le mani, avrei dovuto ucciderti, dopo
tre lunghi
anni. Eri divenuto un ostacolo, perché il mio cuore era
ancora debole, sarebbe
stato difficile scegliere tra te e la vendetta, avrei dovuto ucciderti,
non lo
feci.
Entrambi
gli occhi di
Itachi mi guardano senza vedermi, odoravamo dello stesso sangue, dello
stesso
infame destino che ci aveva condannati. Mi toccò la fronte,
per l’ultima volta,
prima di spegnesi. Nii-san. La vendetta era compiuta. Rimarranno le
cicatrici
sul mio corpo, quelle inflitte dalle mille battaglie per raggiungerti,
dalle
mille gioie perse per inseguire questo atroce sogno di vendetta,
rimarrà il
vuoto.
Naruto
mi osservò,
portava sul corpo tante ferite quante le mie, era sporco, distrutto,
eppure
continuava a cercarmi, tra il caos, tra la terra macchiata del nostro
sudore,
continuava a implorarmi di tornare a casa. Non ci sarebbe
più stata nessuna
casa, non quella che aveva distrutto la mia vita. Era cresciuto, tanto
quanto
avevo immaginato in tutti quegli anni passati a fuggire dalle sue mani.
Avrei
dovuto recidere ogni legame, ogni singolo filo che ancora mi tratteneva
a
Konoha, distruggere tutto e poi magari morire, avere il riposo eterno,
dopo la
terribile tortura della verità finalmente la pace. Ma lui
avrebbe fatto di
tutto, con quella sua luce ormai troppo luminosa per i miei occhi, lui
avrebbe
fatto di tutto per riportarmi a casa. E una parte di me, quella piccola
che
ormai non aveva più potere, avrebbe voluto abbandonarsi alle
sue braccia,
perdonarsi, lasciarsi perdonare, vivere.
Piansi
sangue, sulle le
mie guance lo sentivo scorrere caldo, mentre tutto attorno a me
bruciava nel
fuoco nero della disperazione. C’era anche Naruto,
c’era il terrore nei suoi
occhi azzurri, c’erano le sue lacrime limpide a scavargli
sulla pelle scura del
viso, c’era Itachi, riverso a terra, gli occhi cechi e
pallidi, il suo corpo
morto, per mano mia. Naruto mi osservò triste, poi si
chinò a terra vicino al
corpo di mio fratello, pose la mano sul suo viso, abbassò le
sue palpebre.
“E’
il mio turno,
Sasuke, uccidimi, dopo sarai libero” Sussurrò dopo.
***
Sasuke
aprì gli occhi, si tastò le guance sporche di
lacrime,
guardò il corpo dell’altro, steso vicino al suo,
nudo come il suo, vulnerabile.
Ricordò,
si portò una mano alla bocca, per trattenere un
grido, si sfiorò le braccia, le gambe, ricalcò
ogni cicatrice con la punta dei
polpastrelli, ricordò ogni singola battaglia, ogni singolo
kunai che gli aveva
scalfito la pelle pallida, ricordò le mani di Naruto sul suo
corpo, le carezze
leggere...
“No!”
Il grido dell’Uchiha fece sobbalzare Naruto,
svegliandolo dal suo sonno.
“Sas’ke,
che c’è?” Chiese allarmato.
Ma Sasuke era
già sceso dal letto afferrando uno dei kunai
abbandonati dopo la missione.
“’Suke,
era un incubo, torna a letto...” Mormorò il
biondo,
ancora assonnato.
Ma Sasuke si
mosse nell’ombra, piano, come una folata di
vento leggero.
“Che
diavolo stai facendo?” Chiese il biondo drizzandosi a
sedere.
Fu un attimo, la
lama fredda gli sfiorò prima la guancia,
lasciando un taglio superficiale da cui iniziò a colare il
sangue, caldo e
rosso, fin sotto la mandibola, e poi sul petto nudo, dopo gli
puntò la gola,
sovrastandolo e schiacciandolo con il suo peso sul materasso.
“Sasuke”
Sussurrò Naruto, guardando la figura scura del compagno
sopra di sé, il cuore che gli martellava nel petto.
“Mi
fanno male gli occhi, Naruto” Sibilò piano.
“Le
cicatrici sulla mia pelle, quante sono state lasciate
dalle tue mani?” Chiese.
Naruto non
rispose, continuò a osservare quegli occhi rossi,
scintillanti anche nel buio.
“Ho
ucciso mi fratello... Cosa credevi di fare raccontandomi
tutte quelle stronzate?” Chiese il moro, mentre lacrime
troppo calde e
rosse cominciavano a colare sul petto nudo
dell’altro, la punta del kunai premuta sempre con
più forza contro la sua gola.
“Tutta
la mia famiglia, ho perso tutta la mia famiglia, ho
tradito il mio villaggio... Io ci sputo sopra il tuo cazzo di
coprifronte!”
Gridò, con i primi fuochi neri di amaterasu che bruciavano
una piccola parte
del lenzuolo.
Era tornato, e
con lui l’odio, la rabbia.
Naruto sapeva
che prima o poi sarebbe successo, e sapeva che
questo forse avrebbe comportato anche la sua morte, il vecchio Sasuke,
dopotutto, non gli avrebbe perdonato tutto quello che era successo, il
vecchio
Sasuke lo odiava. Nonostante questo Naruto non si sentiva triste, una
parte del
suo cuore martellava gioia pura, anche se solo per un attimo prima
della fine,
aveva potuto rivedere quegli occhi, sapere che in una parte del cuore
dell’altro
sarebbero sempre rimasti i loro ricordi insieme.
“Dovrei
bruciare tutto, bruciare questo posto, ridurlo in
cenere, e poi bruciare anche la cenere, polverizzare questo
inferno” Sussurrò
Sasuke, sfiorando con le dita i capelli biondi dell’altro,
fissandolo nella
penombra.
“Cosa
pensavi di ottenere?” Chiese.
“Avrei
voluto...”Singhiozzò Naruto, ma le parole non
venivano
fuori. Avrebbe voluto dirgli che la sua intenzione era mostrargli che
esisteva
anche la felicità, che c’erano altri modi di
vivere il resto dei loro giorni,
che c’erano tante piccole gioie da assaporare insieme, che
c’era una casa,
almeno nel suo cuore, se avesse voluto tornare, ma non ci
riuscì.
“Dimmi
che mi odi e poi uccidimi” Annunciò sottovoce il
biondo, alzando una mano per carezzare il viso pallido
dell’altro.
Sasuke strinse
con più forza il Kunai.
“Ti
odio...” Sputò con rabbia.
Naruto sorrise.
“Mi
sei mancato così tanto” Gemette, sentendo la lama
ferire
un poco la pelle delicata del collo.
Le fiamme nere
si spensero, e gli occhi di Sasuke tornarono
neri, con quelle lacrime rosse a sporcargli il volto ancor
più pallido.
“Ricordi
quando ti dissi che ti avrei riportato a casa anche
a costo di morire?” Gli chiese il biondo, piangendo, eppure
con il sorriso
sulle labbra carnose, consapevole che adesso Sasuke ricordava e mai
avrebbe
dimenticato, e che aveva mantenuto la sua promessa, dopotutto,
l’aveva
riportato a casa, stava pagando con la vita per quello.
“Avevi
detto che saresti diventato Hokage” La voce del moro
lo sorprese, tremava.
“Per
quello ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo...Ma
riportando te a Konoha ho già fatto quanto bastava per
considerare questa vita
una vita spesa bene” Annaspò, con la voce che
veniva sempre meno per il pianto.
“Perchè?”
E le lacrime di Sasuke lavavano via le precedenti,
cacciando il sangue dalle sue guance.
“Lo
sai il perché”
“Ti
odio, questo non ti basta per smetterla?” Domandò
Sasuke.
“No,
uccidimi”
Un rumore
metallico risuonò nel silenzio della stanza.
“Era
vero...Ero felice” Pianse Sasuke stringendo a sé
il
corpo di Naruto, aveva gettato via il kunai.
“Tu mi
rendevi felice, mi sentivo a casa...”
“Sei a
casa, Sasuke” Gli sussurrò Naruto
nell’orecchio,
carezzandogli i capelli dolcemente.
“Non
posso permettermi tutto questo...non posso permettermi
di vivere così, non posso permettermi di amarti”
“Puoi
Sasuke, sei libero”
C’erano
i loro corpi, stretti tra le lenzuola macchiate di
lacrime e sangue, c’era quell’amore mai svelato e
corrisposto da sempre a
riecheggiare nel silenzio.
C’era
l’instabilità di Sasuke, la sua confusione, e in
questa
l’unica certezza, l’amore per Naruto.
“Sii
felice, Sasuke” Continuò il biondo, mentre
l’altro si
faceva piccolo contro il suo petto, mentre piangeva tutta la
disperazione di
quegli anni di orrore.
“Non
ti ho mai odiato...odiavo non poterti amare, non poterti
vedere crescere accanto a me, non poter fare tutte le cose che abbiamo
fatto insieme
in questi ultimi mesi, credevo di non poter più ridere,
potermi sentire felice.”
Spiegò.
“Possiamo
fare tutto ciò che vogliamo...” E Naruto
pensò che
avrebbe potuto finire le lacrime, che il cuore poteva pure esplodergli
nel
petto, non gli importava.
“Voglio
te” Sussurrò Sasuke, baciandogli le labbra,
bagnandogli il viso con il suo pianto, con il suo sangue.
“Voglio
te” Continuò.
Fecero
l’amore cercandosi, percorrendosi la pelle a vicenda
con le labbra, con i polpastrelli, con la lingua, ricercando in ogni
cicatrice
il ricordo di una
battaglia. Si toccarono
come chi ritrova la strada di casa dopo anni di oblio, riconoscendosi,
mischiando i battiti. Naruto si lasciò prendere, si
lasciò scavare dentro da un
Sasuke che riconosceva, che sentiva suo, risero e piansero, quando
l’orgasmo li
trovò quasi impreparati e tremanti, mentre i loro sguardi si
incrociavano,
mentre perdevano il controllo, mentre consumavano qualcosa che era
rimasto irrisolto
da sempre.
Sasuke si
sentì felice, si sentì a casa, dentro Naruto, con
Naruto, vicino a Naruto.
“Ti
amo” Gli disse Sasuke ad un centimetro dalle sue labbra.
“Ricordo
di averti sempre amato”
Ricordava il
passato, le lacrime e il sangue, ma soprattutto
sapeva che c’era un futuro, e nel suo futuro c’era
lui, c’era una casa, c’erano
risate, c’era una Konoha vissuta con i suoi occhi azzurri.
Sasuke
capì che poteva perdonarsi, perché Naruto
l’aveva
perdonato, perché alla fine, come aveva promesso,
l’aveva riportato a casa.
Note:
HAPPY
ENDING!! HAPPY ENDING!! Ahahah
millemila mesi di attesa anche questa Long termina, immagino con vostra
somma
gioia, che non ne potevate più. Sì, smielosa fino
al vomito, ma come poteva
finire una fic del genere? E poi diciamocelo dopo aver pubblicato la
one-shot “Un Sasuke disinibito una
storia un po’
lemon – di sigarette e poltrone”, che di
smieloso non ha niente, beh,
dovevo rifarmi ahaha
Ma siiii, un
picco IPERGLICEMICO per tutti! E ‘Suke si è
riscattato su Naruto (ammiccante) Quanto amoreeee.
Insomma, spero
che dopo 12 capitoli di tortura un minimo vi
sia piaciuta questa Long, fatemelo sapere, se volete, lasciate commenti
e
pomodori, insomma, Allyn raccatta tutto... E VI RINGRAZIA DI ESSER GIUNTI FIN QUI, CON PAZIENZA
Ps: se avete
voglia passate anche tra le altre fic!!
Baci baciosi
Happy
endiiiiiiing
Pps: Ho un forte
desiderio di cimentarmi su storie più brevi
-.- ahahahah
Ok sto
sproloquiando, mi inibisco....
Allyn
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