Lacrime e Sangue

di Allyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Finale ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Ha pianto lacrime di sangue, prima che i suoi occhi si chiudessero celando quelle iridi rosse e innaturali divenute ormai nere. Ha pianto lacrime di sangue, e ne rimangono i segni, sulle sue guance smunte, pallide; scie scure, incrostate come il suo cuore, come i suoi ricordi più dolorosi, un rosso non più brillante, ma secco, spento, opaco.

Una sbavatura di colore, su quel bianco cereo

“Non sappiamo se se la caverà...” Sono state le parole di Baa-chan. “So che ci tieni molto, Naruto, ma...lo sai, Uchiha è un traditore, forse uno dei più grandi nella storia della Foglia, per molti, la sua morte, non sarebbe poi una gran perdita” Le aveva sussurrate piano, ben sapendo che per me non sarebbe mai stato così, per me, Sasuke Uchiha, non sarebbe mai stato il terribile assassino pluriomicida ricercato in tutti i paesi, per me sarebbe sempre stato il mio migliore amico, il ragazzo serio e ferito, dagli occhi scuri, impenetrabili, dai mille misteri celati dietro una maschera di ghiaccio e tenebra.

 Sono rimasto li, raggomitolato su me stesso, senza rispondere, chino sul suo letto, seduto su una vecchia sedia di legno scuro, le dita ferite di lui tra le mie, immobili, fredde, le unghie corte ancora sporche di terra e di sangue.

Quanto ti ho cercato, quanto ho lottato, quanto ho pianto, ogni notte, sommessamente tra le lenzuola, sui campi di battagli, nelle mani, nella speranza che un giorno ti avrei ritrovato, e stretto a me. Quanto? Anni, millenni, solo per rivedere il tuo viso, i capelli lisci, corvini come la notte, incorniciare ogni tua espressione.

Solo per riportarti a casa.

Sasuke, ti prego, apri gli occhi, o tutto il mio dolore sarà stato inutile.

***

Mi risvegliai di soprassalto, dopo un sogno confuso, un incubo. Avevo rivissuto gli ultimi giorni di missione, avevo rivisto Sasuke combattere fino all’ultimo, fino a farsi ferire quasi a morte, avevo risentito le grida degli altri Ninja, intimarmi di finirlo, di ucciderlo.

Non ce l’avevo fatta.

Il suo corpo era caduto inerme, in ginocchio, di fronte al mio.

Entrambi distrutti, feriti.

Aveva sussurrato qualcosa, prima di piangere quelle lacrime di sangue, chiudere gli occhi e perdere coscienza.

L’avevo trascinato via, sotto gli sguardi esterrefatti dei compagni, salvandolo, contro ogni ordine, contro ogni aspettativa.

Mi scossi dal torpore di quel sogno agitato e mi guardai attorno.

Era ancora notte, poche stelle illuminavano il cielo nero, e il flebile pallore della luna riluceva su quella pelle altrettanto pallida.

“Sas’ke...svegliati...” Mugolai strusciandomi gli occhi, mettendo a fuoco la sua figura emaciata, incosciente. Per un attimo, ancora intontito da un sonno che di riposante non aveva avuto niente, credetti che sarebbero bastate quelle due semplici parole a far si che si ridestasse.

Ma lui non rispose, rimase ancora inerte, steso sul letto bianco d’ospedale, un sacco di piccoli tubicini che entravano e uscivano da quella pelle che avrei voluto baciare, riportare alla vita con le mie lacrime.

“Naruto...Non sappiamo quando, e se si sveglierà...vai a casa, hai bisogno di riposo” La voce dolce di Sakura mi arrivò alle spalle. Non l’avevo neppure sentita entrare.

La guardai avanzare, poggiarmi una mano sulla schiena, osservare il profilo smunto di quel Sasuke spaventosamente immobile.

“L’abbiamo cercato in lungo e in largo...inseguito, braccato...ed ora eccolo qui, senza catene ai polsi...” Sussurrò con dolore, sfiorandogli una guancia con affetto.

“E’ sempre così bello...” Continuò disegnando piccole linee immaginarie sulla sua fronte. Poi il suo sguardo verde cadde sulla mia mano, ancora intrecciata alle dita fredde e sporche di Sasuke.

“Sai vero...che anche se si svegliasse, potrebbe aver subito danni irreversibili, potrebbe anche non ricordarsi niente...e allora cosa farai?” Mi domandò, con voce tanto bassa che capii che come sempre cercava di trattenere le lacrime.

“Io...adesso voglio solo che si svegli...” Risposi.

***

Passarono molti giorni, le mie ferite erano completamente guarite, non erano neppure rimaste le cicatrici sulla pelle, con l’aiuto di quel chakra che non mi apparteneva e che tante volte mi aveva salvato dalla morte.

Guardai il corpo inerme di Sasuke, ancora steso sul letto, i tagli e gli ematomi sembravano esser migliorati, eppure i suoi occhi rimanevano chiusi, sigillati al mondo.

Gli presi la mano, portandomela al viso e piansi, bagnando la sua pelle pallida, baciandola, nel tentativo di asciugarla dalle mie lacrime.

Ero stanco.

Stanco della sua assenza nella mia vita, stanco di inseguirlo, di vederlo lontano, e ora, che finalmente era a casa, nel nostro villaggio, ancora mi sfuggiva a modo suo, con quel sonno che forse continuava per dispetto.

“Svegliati stupido Uchiha...” Quasi gridai contro il suo volto, la mano ancora stretta tra le mie.

E Sasuke aprì gli occhi, piano, come d’incanto, come in risposta al mio comando.

Il cuore sembrò volermi esplodere nel petto, batteva così forte che per un attimo ebbi paura potesse rompermi lo sterno, le costole, o schizzarmi fuori dalla gola.

“Sas...” Mormorai, ma la voce mi morì in gola, tanta era l’emozione di quel momento.

Il ragazzo, si guardò un po’ attorno, poi si portò la mano libera al volto, a fatica, quasi non ricordasse come muoversi. Incespicò un po’, prima di arrivare alla fronte, e scivolare giù sulle palpebre.

“Io...mi fanno male...gli occhi” Borbottò con voce impastata.

Gli lasciai la mano, che portò subito al viso, assieme all’altra, per coprirsi la vista.

“Chiudili, Sasuke” Dissi piano, con dolcezza, ricordando le lacrime di sangue, e quelle iridi rosse, le sue tecniche tremende, le illusioni senza fine.

“Chi...chi è Sasuke? Chi sei tu?” Sussurrò tremando.

 

Note:

Ehilà, la mia prima Long Sasu/Naru, Naru/Sasu... insomma, quella roba lì :P Adoro questa coppia, e be’, pensavo fosse divertente scriverne un po’ su... 

Evviva, approfittiamo di Sasuke con l’amnesia.Lasciate pure recensioni, insulti, commenti, insomma, cosa vi pare ahaha <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Seduto sul lettino d’ospedale, magro ed emaciato, Sasuke Uchiha, o quello che ne rimaneva, osservava assorto il paesaggio , lontano dal mondo e dalla discussione che stava avvenendo nella stanza vicina; perso nel suo silenzio, ancora intontito dal lungo sonno che l’aveva tenuto lontano dalla sensazione del sole sulla pelle, o del vento tra i capelli, che ora, leggero entrava  dalla finestra aperta, carezzandogli il viso.

***

“Me ne occuperò io” Esclamò Naruto, guardando Tsunade, negli occhi azzurro cielo ardeva il fuoco della determinazione.

“Sicuro? Non è molto stabile...e non sai come potrebbe reagire. La notte ha gli incubi, ed ogni tanto si sforza di ricordare, ma non riuscendoci la sua mente si protegge, creando allucinazioni, o comunque...Naruto, quel ragazzo...non è più lo stesso, non è il Sasuke che tu...non è lo stesso” Mormorò l’Hokage, le mani incrociate sotto il mento, i capelli biondi un po’ spettinati, ma comunque imbrigliati nelle due solite buffe, lunghe code.

“Non importa...chi altro si prenderebbe cura di un traditore? E per me Sasuke è sempre Sasuke. Ed è a casa” Sorrise, battendosi un pugno sul coprifronte.

Tsunade sapeva che cercare di farlo ragionare non sarebbe servito a niente, e in cuor suo capiva e appoggiava quella decisione. Comprendeva quel Naruto pieno di energie e di speranza, quel Naruto finalmente luminoso, lontano da cupi giorni di ricerca e di perdite, di lacrime e di dolore; capiva che per quanto devastato, senza memoria, pallido, silenzioso, Sasuke Uchiha sarebbe rimasto sempre lo stesso, per lui.

“Come vuoi, in ogni caso sarebbe impossibile riuscire a farti cambiare idea, giusto?” E sorrise, riponeva la sua totale fiducia, in quel ragazzo dal volto splendente e dagli occhi pieni di gioia.

“Giusto” Annuì il biondo, correndo verso la stanza del compagno.

Aprì la porta di legno chiaro ed entrò, l’ambiente era incredibilmente luminoso, lontano dal ricordo delle ultime settimane, le mura sembravano ancora più bianche, colpite da quella luce calda, forte, che spazzava via tutto, anche i fantasmi delle ultime battaglie. La figura magra di Sasuke si stagliava china, di fronte all’unica enorme finestra.

Una sagoma nera, in mezzo a tutta quella luce.

 Strizzò gli occhi azzurri cercando di metterla a fuoco, ma il sole lo abbagliava. Riconobbe le sue spalle ossute, i capelli lisci, che svolazzavano incantati dal vento leggero.

Si avvicinò piano, era strano per lui sforzarsi di non fare troppo rumore, ma quel luogo gli sembrava come sacro, etereo, lontano da qualsiasi altro posto nel mondo.

Quella stanza custodiva il suo Sasuke, immerso nella luce di un giorno che gli sembrava nuovo, il primo dopo tante fittizie, innumerevoli ore senza di lui, senza quel viso pallido.

“Sas’ke, puoi uscire dall’ospedale, non sei contento?” Esclamò guardando le spalle del compagno, che rimase immobile.

La felicità dipinta sul volto di Naruto si dissolse come una maschera di cera ormai sciolta, lasciando il posto ad un sorriso triste.

“Sas’ke, vieni, andiamo a casa...”Chiamò piano, lo stomaco attorcigliato in una morsa dolorosa.

Non devo farmi prendere dal panico, la sua memoria tornerà, Sasuke si riprenderà, e io lo aiuterò, sempre, qualunque cosa accada. E’ a casa, va tutto bene, siamo a casa, insieme. Sasuke è sempre Sasuke, anche se non si ricorda di me.

Pensò, prendendo un bel respiro e avvicinandosi al corpo immobile dell’amico.

“Ehi, ti sta bene la mia felpa” Continuò, poggiandogli una mano sulla spalla ossuta, a quel leggero tocco, un brivido lo percorse da capo a piedi, stava toccando Sasuke, gli stava parlando.

Di nuovo un’enorme sorriso gli affiorò sul volto.

“Ti piace?” Chiese, guardando il profilo elegante del moro, soffermandosi sulle sue labbra pallide, aspettando che si muovessero per regalargli il suono della sua voce, una risposta, un cenno. Attese invano.

Sakura gli aveva spiegato che in quel momento Sasuke era come un bambino, spaventato e disorientato, doveva essere paziente e aspettare, guadagnarsi la sua fiducia, essere gentile.

Naruto sospirò, sedendosi accanto all’Uchiha, cercando di capire che cosa avesse rapito i suoi occhi neri.

Guardò oltre la finestra, nella stesse direzione di quello sguardo scuro. Konoha, le sue case, le sue strade di terra battuta da mille passi, i suoi tetti da riparare, gli alberi verdi. Fuori da quella finestra aperta Sasuke guardava il villaggio, l’espressione assorta.

“E’ casa nostra. Dove siamo cresciuti. Konoha.” Gli spiegò Naruto.

“Ko-noha” Scandì Sasuke, pensieroso, gli occhi neri ora attenti, scrutavano i volti di pietra scolpiti nella montagna, i chioschi in lontananza, un gruppo di bambini che giocava all’ombra di un grande edificio.

“E’ bella, sembra calda e...luminosa” Mormorò sottovoce, stringendosi nella felpa arancione che il biondo gli aveva prestato.

Naruto lo guardò con dolcezza, sentì le lacrime salirgli agli occhi azzurri, ascoltare quelle parole, quell’affermazione, dalle labbra di Sasuke gli sembrava impossibile, eppure gli riempiva il cuore.

“Anche l’arancione, mi piace...ti assomiglia, è luminoso” Disse poi il moro, guardando il viso di Naruto con attenzione.

Il ragazzo arrossì, il Sasuke di un tempo non gli avrebbe mai detto una cosa del genere.

Il Sasuke di un tempo non avrebbe mai affermato di amare le cose calde, e luminose.

“A-andiamo” Incespicò indicando la porta.

L’Uchiha annuì, poi scese dal letto, zoppicava leggermente, la gamba destra era ancora fasciata. Fece qualche passo sul pavimento chiaro poi si fermò.

“Dove andiamo?”  Chiese improvvisamente, l’aria smarrita, la mano pallida aveva afferrato le dita abbronzate e ruvide del biondo.

Una sensazione di calore lo pervase, ristorandolo dall’interno, ma la voragine tornò a inghiottire qualsiasi gioia, e quella terribile sensazione di solitudine si annidò nel suo cuore.

Naruto sospirò, era felice, certo, il suo migliore amico era di nuovo a casa, ma quel ragazzo, seppur lo stesso nell’aspetto fisico, sembrava un’altra persona, un involucro, privo di qualsiasi ricordo. Pensandoci bene, niente lo legava a quel nuovo Sasuke, niente, ora che tutto ciò che avevano condiviso era scomparso.

Ma lui ricordava, lui sapeva, e avrebbe ricordato, e saputo...per entrambi, finché il vero Sasuke non si fosse svegliato.

Doveva essere paziente, e non crollare, non abbandonarsi al dolore, doveva stringere quella mano, tenere quelle dita pallide e affusolate tra le sue, e non lasciarle andare, mai più.

Eppure una parte di lui, se pur piccola, soffriva, sentiva di averlo perso un’altra volta, e che quella era solo un’illusione, destinata a svanire, come quelle che gli Uchiha creavano con i loro occhi rossi.

“Abiterai con me, ti preparerò una zuppa di pomodori, tu ami i pomodori. Starai bene” Disse incastrando le sue dita a quelle del moro e avviandosi verso l’uscita.

Ma Sasuke rimase immobile, costringendo le loro braccia a tendersi, le mani ancora allacciate.

“Mi piacciono i pomodori?” Domandò, come se da quel piccolo dettaglio dipendesse la sua esistenza.

“Si”

“E tu come lo sai?” Chiese ancora il moro.

“Noi...eravamo...” Naruto avrebbe voluto dirgli che erano stati amici, che per tutto quel tempo, non aveva dimenticato, neppure quando era fuggito via con Orochimaru, neppure quando si era alleato con l’Akatsuki, neppure quando la notizia della morte di Itachi era giunta al villaggio, neppure mentre gli anni passavano, uno dopo l’altro, non aveva rimosso tutti quei dettagli, tutte quelle piccole, insignificanti informazioni, conoscenze che aveva appreso nel breve periodo in cui l’aveva potuto definire amico. Come sarebbe stato possibile? Si era coricato, ogni singola notte, cullandosi con il ricordo del suo volto pallido, cercando di riportare alla mente la sua voce per non dimenticarla, il tono strafottente, alle volte apatico, e gli occhi neri, il suo amore per i pomodori, la sua determinazione, perché Sasuke oltre al suo migliore amico era stato anche il suo rivale, il muro da scavalcare, era stato la sua forza e la sua voglia di combattere, era stato la sua silenziosa famiglia, Sasuke era stato tutto per lui.

Non riuscì a rispondere, e con un rapido gesto della mano libera lasciò che la domanda del ragazzo rimanesse sospesa nell’aria.

***

Casa di Naruto era un completo disastro. Era piccola e il caos regnava sovrano, tra tute da lavare, confezioni di Ramen istantaneo ammucchiate sul pavimento, un letto ad una piazza e mezza sfatto e con le lenzuola accartocciate e ammucchiate sul fondo, somigliava più ad un ripostiglio affollato da cianfrusaglie che ad un’abitazione

“Tu vivi qui?” Domandò il moro.

Naruto si maledì per non aver riordinato, poi annuì aspettandosi un commento acido, o qualcosa di simile, ma questo non arrivò.

L’Uchiha, rimase in piedi, l’aria trasognata e svampita di chi non sa bene come comportarsi.

Guardò Naruto mettere in ordine e pulire senza tregua, gli occhi neri che vorticavano a destra e a sinistra. Non disse una parola, non un commento sulle confezioni di ramen, o sui gomitoli di polvere che il biondo estirpò da sotto il letto.

Fu quasi deludente, vederlo così silenzioso, senza niente di cattivo o comunque di offensivo da dire.

“Sasuke...vuoi farti un bagno” Lo chiamò poi, sentiva lo stomaco contorcersi e quella sensazione di assenza e di abbandono farsi nuovamente viva.

Perché nonostante Sasuke Uchiha fosse nella sua camera, si sentiva così tremendamente solo?

Il moro annuì e afferrò la mano di Naruto con un sorriso, questo lo guardò in viso, cercando una spiegazione a quel gesto, poi guardò nuovamente le loro dita intrecciate.

L’Uchiha attendeva, silenzioso, lo sguardo nero ora basso, puntava i piedi e il pavimento tirato a lucido.

Poi Naruto capì, che fino a quel momento Sasuke non si era mosso, se non in compagnia di quella stretta così dolce, senza la sua mano a guidarlo.

Gli venne da piangere, ma ricacciò indietro le lacrime, e si diresse in bagno, le dita di Sasuke ben strette tra le sue.

 

Note:

Scusate il ritardo, ecco il secondo capitolo, in verità il primo, perché il precedente era un prologo, la storia si svolgerà con narrazione in terza persona, o almeno credo, per adesso, in ogni caso spero vi piaccia e vi regali qualche emozione; a me, personalmente questo Sasuke rincitrullito fa una tenerezza clamorosa, un bambino sperduto, bisognoso della mano di Naruto per esser guidato...<3

Naruto, reggi, non farti prendere dalla nostalgiaaaa

Ok...la smetto...scusate. ehehe

Un bacione, lasciate pure insulti, lamentele, recensioni, e se volete la mia Itachi-segretaria prende anche le coccole :P

Allyn

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Si rigirò il frutto rosso tra le dita, facendo scorrere i polpastrelli sulla buccia liscia, impugnò il coltello, e lasciò che la lama lambisse quella superficie immacolata, imprimendo la sua ferita.

Il succo gli colò sulle dita e sul tavolo, assieme ai semi lucidi, e per un attimo gli sembrò sangue.

Quante volte lo aveva ferito? Quante volte, si erano feriti, fino a sanguinare?

Decine, centinaia, infinite volte.

Aveva guardato Sasuke fissare la vasca piena d’acqua, poi spogliarsi e gettare i vestiti a terra, scoprire quella pelle candida, il collo snello, le braccia e le gambe toniche, la figura alta, allampanata, e le spalle. Screziate da innumerevoli e sottili cicatrici chiare, così tante che Naruto non era riuscito a contarle, si incrociavano, incontravano e allontanavano, indelebili segni su una pelle che ricordava perfetta e che non lo era più.

Un brivido gli era corso giù, fino al basso ventre, alla vista di quel corpo che aveva amato in silenzio, per anni, in quel momento nudo, bello, eppure fragile ai suoi occhi chiari, che aveva chiuso, per non guardare.

Si lasciò scivolare a terra, sedendosi sul pavimento. Strinse il pomodoro tra le dita, con forza, consapevole che alcune di quelle cicatrici erano merito suo.

“Naruto” La voce di Sasuke giunse dal bagno come un richiamo flebile, che lo riportò al presente, allontanando la sua mente dal ricordo dei loro scontri.

Si alzò in piedi, gettando ciò che rimaneva del pomodoro nell’immondizia e raggiunse il bagno.

Bussò senza entrare e rimase in attesa.

“Sono qui, hai bisogno di qualcosa?” Domandò.

“Naruto” Chiamò ancora Sasuke, la voce debole, quasi sofferente, oltre il legno scuro della porta.

“Ehi, ti è successo qualcosa?” Esclamò il biondo in preda all’ansia afferrando la maniglia, entrando e precipitandosi vicino alla vasca da bagno.

Si guardò intorno velocemente, non c’era sangue, non c’erano armi, era tutto in ordine, Sasuke non sembrava ferito.

“Perché mi hai chiamato?” Domandò guardando la figura pallida immersa nell’acqua azzurrognola.

Rannicchiato, le ginocchia contro il petto, il viso nascosto.

“Sasuke...”

“Cosa...chi...” Balbettò indicandosi le braccia, il petto, quei sottili segni lucidi e tesi sulla sua pelle.

“Sono cicatrici” Gli spiegò Naruto poggiandogli una mano sulla schiena umida, e percorrendo con le dita quello che sembrava il permanente regalo di un kunai.

Sasuke tremò impercettibilmente a quel tocco.

“Perché ne ho così tante?” Chiese alzando lo sguardo, gli occhi neri colmi di dolore e preoccupazione.

“Chi mi ha ferito, così?” Continuò in preda all’orrore, toccandosi un ferita recente sotto una costola, i segni dei punti di sutura ancora evidenti.

Naruto evitò le iridi pece, avrebbe voluto dirgli che era stato lui a infliggergli quel dolore, e molti altri ancora, che era stata la guerra, le loro battaglie, la sua sete di vendetta contro il fratello e poi contro Konoha.

“Sasuke...adesso non fanno più male” Gli disse con dolcezza.

“Non andartene, rimani qua” Mormorò il moro, porgendogli la mano, che Naruto strinse piano.

***

Sasuke si era lasciato asciugare i capelli come un bambino, si era lasciato toccare, sfiorare, mentre Naruto gli passava la spugna sulle spalle, o gli insaponava le lisce ciocche corvine.

Quante volte aveva pensato al suo corpo, alla morbidezza della sua pelle, quante volte aveva immaginato come sarebbe stato poterlo carezzare, imprimere sulle dita la sensazione del suo calore, sentire il suo odore? Naruto se lo chiese mille volte mentre Sasuke lo lasciava fare in silenzio.

Ora sedeva tranquillo, avvolto in un accappatoio, appollaiato su una sedia come un ospite insolito, o un’apparizione pallida.

I capelli neri ancora umidi a incorniciargli il viso perfettamente ovale.

“Ecco qua, zuppa di pomodoro” Trillò il biondo porgendogli una scodella piena di un sugo rossastro e qualche fetta di pane.

Sasuke l’annusò curioso, poi sorrise.

E ancora una volta la curva assunta da quelle labbra pallide stonò sul suo viso, o meglio sul ricordo che ne conservava il biondo, l’immagine di un volto sempre apatico, o imbronciato.

“Sembra, buona...” Aggiunse, prima di assaggiarla. Bastò una prima cucchiaiata, perché l’Uchiha si fiondasse con enfasi sul piatto.

“Tu non mangi?” Chiese, il labbro superiore sporco di sugo rosso.

Naruto dondolò un po’ sulla sedia, gettando la testa bionda e spettinata all’indietro, poi rispose:

“Ho messo il ramen a scaldare...io adoro il ramen” Canticchiò sottovoce, mentre la fugace immagine di un evento passato gli percorreva la mente.

A spessi caratteri rossi, l’insegna riportava il nome RAMEN ICHIRAKU. Naruto sedeva scomposto, un enorme ghigno appagato sulla giovane faccia bronzea, mentre una ciotola fumante veniva posizionata sotto il suo naso.

“Grazie” Gongolò assurdamente felice, rimboccandosi le maniche della tuta arancione.

Un Sasuke poco più che tredicenne lo guardava in cagnesco, gli occhi neri ridotti a due fessure.

“Non è giusto, perché ogni volta che completiamo una missione dobbiamo festeggiare con il ramen?!” Sbottò rigirando le bacchette nella sua ciotola.

“Dai Sas’ke, costa poco, e poi...io vado pazzo per il ramen!” Gi rispose Naruto, la bocca piena di cibo, e il naso sporco di brodo.

“Lo vedo...” Mugolò il moro.

“Tieni, io non ho molto appetito” Continuò porgendogli la sua porzione. “Se ti va puoi mangiare anche la mia, visto che è il tuo cibo preferito”

 

“Tu, non ricordi proprio niente?” Mormorò poi Naruto, giocherellando con la ciotola ormai vuota.

Sasuke si guardò le mani, poi fissò il biondo dritto negli occhi, con un’intensità tale che per un attimo Naruto credette di aver visto il vecchio amico.

“No,niente, ma tu...Tu ricordi...” Gli rispose serio.

Nella piccola cucina era calato il silenzio, e fuori dalla finestra la sera di Konoha gettava lunghe ombre nella stanza. Naruto si alzò per sparecchiare. Ma le dita pallide di Sasuke, gli afferrano il polso immobilizzandolo.

Era sempre forte.

“No! Dimmi cosa sai” Sibilò.

Ma Naruto evitò i suoi occhi scuri e si voltò altrove, la mano del moro sempre stretta sulla sua pelle.

“Ho notato come eludi le domande, o come addirittura non rispondi” Continuò tirando il ragazzo verso di sé, afferrandogli il colletto della felpa, facendo quasi cozzare i loro nasi.

Un bicchiere rovinò a terra infrangendosi in mille pezzi, entrambi lo ignorarono.

Naruto sorrise istintivamente, quel comportamento apparteneva al vecchio Sasuke.

“E adesso cosa ridi?” Mormorò il moro confuso.

Naruto mollò una sonora risata, reclinando il capo all’indietro.

“Sei impazzito?”

Ma il biondo non rispondeva, continuava a ridere, copiose lacrime a rigargli il viso abbronzato.

“Che Diavolo?!” Sbottò Sasuke scuotendo il corpo di Naruto, continuava il suo pianto mascherato dalle risate.

Perché non si ricorda di me? Pensò con dolore.

“Chi eri tu? Perché ti prendi così cura di me? Cosa rappresentavi per me?” Cominciò a urlargli in faccia l’Uchiha

Il biondo smise di ridere, e si lasciò scivolare a terra, Sasuke lo seguì sul pavimento abbandonando la presa sul polso e sulla felpa.

“Io dovrei ricordarmi di te?” Chiese, tremava.

“Chi eri tu, per me, Naruto?” Ripeté.

“Io...non lo so, non so cos’ero per te...” Rispose questo, asciugandosi le lacrime, e guardando il moro, l’accappatoio aperto e stropicciato, e un piccolo rivolo di sangue a sciupargli il bianco della caviglia.

“Non senti dolore?” Gli chiese, toccando la piccola ferita.

“Un vetro, quando il bicchiere è caduto, deve averti colpito” Mormorò, portando via il rosso con le dita, e chinandosi verso di lui.

Il moro lo guardò senza fiatare, fissò il corpo di Naruto piegarsi su di lui, e scendere con le labbra sul suo polpaccio, afferrargli il piede, delicatamente e portare la bocca sulla caviglia, sul piccolo taglio, leccare via il sangue , mentre altre lacrime uscivano dai suoi occhi azzurri.

“Tu...Chi eri per me?” Mormorò nuovamente Sasuke fissando Naruto e i suoi occhi cerulei.

 

Note:

Scusate il ritardo! Sono tornata con un nuovo capitoletto! Naruto che soffre come un cane bastonato, e Sasuke che inconsciamente tira fuori vecchi lati del suo carattere, ma che non riesce a non chiedersi cosa rappresentasse il biondo per lui, che posto avesse nella sua vita...Ma Naruto non riesce a rispondergli, anche perché  non ha mai saputo cosa Sasuke provasse, odio? Rivalità? Così silenziosamente continua a prendersi cura dell’Uchiha.

Cercherò di mettere un po’ di comicità in questa storia, o meglio dei momenti alla Naruto, ma la vedo dura, quei due ispirano malinconia...ahaha

Al prossimo capitolo!

Lasciatemi le vostre impressioni, commenti,  consigli e insulti...mi fa sempre un gran piacere...

Allyn

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

La notte era calata su Konoha come un manto scuro, puntellato di stelle e illuminato da una fioca luna non ancora completa. Sasuke la fissò attraverso il vetro della finestra, avvolto tra le lenzuola con le spirali di quel letto che non gli apparteneva, e che l’altro gli aveva gentilmente offerto.

Odorava di lui, un misto di spezie e di sole, non sapeva spiegarselo, ma l’odore di quel cuscino e di quelle lenzuola era luminoso, come la persona a cui apparteneva. Arrossì, per quei pensieri e fissò un punto in basso sul pavimento.

Naruto dormiva già da un pezzo nel suo futon provvisorio, la bocca spalancata, braccia e gambe aperte, a Sasuke sembrò un bambino troppo cresciuto, o una stella marina con sembianze umane.

Scese dal letto, cercando di fare il minor rumore possibile, anche se in cuor suo aveva la certezza che neppure un esercito di elefanti avrebbe potuto svegliare il biondo.

Cercò di non calpestarlo e con un balzo si ritrovò finalmente sul pavimento freddo.

Si stupì di quanto il suo corpo fosse agile e scattante.

Si guardò intorno, la stanza era piccola, eppure accogliente, calda, come il suo proprietario. Le mura erano tappezzate da poster. Una ragazza seminuda troneggiava vicino ad un armadio, e un telo chiaro sporcato al centro da uno strano simbolo simile ad una foglia era stato appeso sopra il letto, riportava in basso il nome del villaggio, Konoha.

Fece qualche passo, curiosando tra i pochi libri sugli scaffali, poi la vide.

La foto era piccola, protetta da una sottile cornice di legno. Sasuke sfiorò con dita tremanti il suo volto, più paffuto, imbronciato, dai lineamenti infantili, ma suo, vero, come quello che poteva sentire sotto le dita, toccandosi.

Un ragazzino, dodici anni, o poco più, le stesse ciocche nere, gli stessi occhi scuri, la pelle chiara.

Al suo fianco una ragazza dagli insoliti capelli rosa, alle loro spalle un adulto dall’aria divertita, il volto per buona parte nascosto da una maschera e da un coprifronte sbilenco, e poi lui, Naruto. Incredibilmente più basso, più piccolo, eppure lo stesso, gli occhi azzurro cielo, i capelli chiari, disordinati e corti, le labbra generose, arricciate in una smorfia.

Non guardava in camera, ma lo fissava, l’aria di sfida.

“Chi sei, Naruto?” Sussurrò fissando, lo stesso ragazzino, ora steso sul futon, il volto non più rotondo, ma più maturo, le labbra ancora carnose. Rimise la foto al suo posto, più confuso che mai. Mille pensieri gli turbinavano nella mente, che per quanto fosse svuotata dai ricordi di una vita, gli sembrava anche troppo affollata, quella notte.

Si conoscevano? Forse erano anche amici. No, perché altrimenti non l’avrebbe guardato con quell’aria imbronciata. Magari avevano litigato poco prima della foto. Si chiese se avessero fatto pace, se fossero tornati i buoni compagni di sempre.

“Cosa mi metto a pensare...” Bofonchiò, sentendosi incredibilmente stupido per quelle supposizioni. Si schiacciò una mano contro la fronte.

Poi capì, come aveva fatto a non intuirlo subito, guardando quella foto?

“Il coprifronte...” Mormorò

Era un ninja, non vi erano dubbi, un ninja di quel villaggio, come Naruto, erano stati ninja assieme.

Quell’immagine impressa sulla carta, ne era una prova.

Si sforzò di ricordare, ma niente, alla sua mente non affiorava niente. Il vuoto completo.

Si chiese se quelle ferite, quelle cicatrici non se le fosse fatto combattendo contro i nemici, per difendere quel simbolo che troneggiava sul letto, per amore di quella Konoha.

Si voltò, fissando il coprifronte di Naruto, inerte sul legno del comodino, lo afferrò, dirigendosi in bagno.

Guardò la sua immagine riflessa nello specchio, la fronte chiara, qualche ciocca color inchiostro a sporcarne la carnagione nivea.

Si chinò con il capo in avanti, poggiò la stoffa contro la pelle, la placca di metallo sul davanti, e annodò con cura le due estremità scure dietro la testa, poi rialzò lo sguardo.

Il riflesso di un ninja, più adulto, ma lo stesso della foto. Sorrise al sé stesso ritrovato, e corse in camera, un sorriso sul volto pallido.

“Naruto” Chiamò piano, chino a quattro zampe sul corpo addormentato del biondo.

“Naruto, svegliati” Pigolò, ticchettando con il dito indice sul coprifronte.

“Sas’ke...”

La voce impastata di Naruto raggiunse le sue orecchie, si strusciò gli occhi ancora chiusi con il dorso della mano.

Solo in quel momento Sasuke si rese conto di quanto fosse bello, la linea armoniosa delle clavicole, gli addominali accennati, scoperti dalla maglietta alzata, vittima di quel sonno scomposto, e lo strano simbolo, tatuato sulla pelle bronzea, una spirale intricata attorno all’ombelico tondo.

Uno strano desiderio, nuovo, gli attanagliò il basso ventre, facendogli per un attimo dimenticare gli ultimi pensieri, il suo tentativo di ricostruire quel passato perduto.

“Sas’ke, sei tornato?” Aveva gli occhi ancora socchiusi, e un sorriso nuovo gli incurvava le labbra.

“Naruto...” Lo chiamò ancora una volta, tentando di svegliarlo, ma il biondo sembrava avvolto dalle braccia di Morfeo, farneticò strane frasi riguardanti un certo Itachi, una vendetta, e poi allungò le braccia verso di lui.

“Ti è sempre stato bene...mi mancava vederti così” Soffiò, sfiorando il coprifronte con le dita.

“Quanto tempo, sei ancora tu...” Mugolò piano Naruto, insinuando le mani tra i capelli di Sasuke e portando il viso del ragazzo verso di sé.

 “Ehi, tu! Svegliati” Brontolò Sasuke ad un centimetro dalle labbra del biondo, i loro corpi vicinissimi.

Cosa stava succedendo? Perché quell’imbecille non si svegliava, perché lo stringeva in quel modo tanto protettivo, tanto dolce?

Era forse impazzito?

“Sas’ke” Sillabò poi, prima di colmare la piccola distanza tra le loro labbra in un bacio.

Non si dimenò, rimase lì inerte, avvolto dal calore di quell’abbraccio, trascinato dai movimenti gentili di quelle labbra carnose, il cuore impazzito nel petto.

Perché quel ragazzo biondo lo stava baciando, perché quelle mani, tra i suoi capelli, quella lingua calda e lenta, non lo infastidivano? E perché tutto ciò risvegliava un turbinio familiare nel suo petto?

Le labbra di Naruto scivolarono sul suo mento, poi sul collo, lasciando piccole scie umide di saliva.

Cosa stava facendo?

Passò qualche secondo, prima che il moro si divincolasse dalla presa e decidesse che ne aveva abbastanza di quel comportamento.

Forse Naruto stava sognando la sua ragazza, e nel dormiveglia...

Però aveva pronunciato il suo nome.

Il biondo aprì gli occhi di scatto, e si mise seduto, facendo rotolare Sasuke al suo fianco.

“Che? Cosa?” Chiese, guardando il moro, le dita affusolate premute sulle labbra sottili.

“Sas’ke! Torna a letto, che ci fai...”Ma non terminò la frase, che i suoi occhi balenarono sul copri fronte.

“Dove l’hai preso?” Domandò.

“Era poggiato là, sul comodino” Indicò il ragazzo, ancora sconvolto per il gesto di poco prima.

“Tu ricordi?” Chiese speranzoso Naruto.

“No, solo che...la foto”

“Capisco...” Sospirò deluso Naruto.

“Io ero un ninja, noi ci conoscevamo...abbiamo combattuto assieme, vero? Eravamo amici?” Sembrava sull’orlo di una crisi di nervi, le mani tremavano attorno a quel copri fronte argentato.

“Tu...”Il biondo esitò.

“Si, sei un ninja di Konoha” Rispose, mentendo, o meglio omettendo.

“Lo sapevo! Ecco le cicatrici, ecco perché questo corpo è così agile” Sorrise, sinceramente felice di aver recuperato qualche tassello di quel mosaico vuoto.

“E dimmi, ero forte?” Aveva lo sguardo emozionato, e sedeva scomposto sul fondo del futon.

“Si”

“Dimmi di più, ti prego...” Lo implorò il ragazzo avvicinandosi, cercando la verità in quegli occhi azzurri, li stessi di quel ragazzino della fotografia.

“Facevamo parte del Team 7, una delle squadre ninja, svolgevamo diverse missioni per l’Hokage, e quasi sempre riuscivamo a portarle a termine con successo” Naruto parlò piano, ricordando i tempi ormai passati da anni.

“E tutte queste cicatrici, sono stati i nostri nemici, vero?” Chiese, avido, voleva sapere, cercava come un folle di ricostruire quel passato ignoto, cercando una spiegazione a quei sottilissimi segni sulla pelle.

“Questa...” Disse il biondo sfiorandogli un segno sul collo “Questa te la sei fatta per difendermi, eravamo nel Paese delle Onde, ti sei messo tra me e il nemico...”

Il volto di Naruto si fece scuro.

“Perché non ricordo? Cosa mi è successo? Perché non vuoi dirmelo!” Scattò il moro, allontanando la mano del ragazzo.

“Io...scusami, non volevo turbarti” Ammise stendendosi.

“Dormi adesso, Sas’ke, è molto tardi, e togliti il coprifronte, che domani mi aspetta una missione”

“Missione?” Chiese il moro.

“Si, tornerò tra due giorni, verrà Sakura a prendersi cura di te, non preoccuparti” Sbadigliò per poi avvolgersi nelle coperte.

Sasuke non aggiunse altro, la testa gli scoppiava e quel coprifronte, improvvisamente sembrò pesare moltissimo.

Se lo tolse, poggiandolo sul comodino, e tornò a letto, costringendosi a ricordare, invano. Qualcosa, gli sfuggiva qualcosa di importante, ma cosa? Se lo chiese più volte, fissando le spalle di Naruto, il suo profilo addormentato, e per un attimo, un attimo soltanto credette di averlo sentito singhiozzare nel buio.

Si portò istintivamente le mani alle labbra.

Perché l’aveva baciato? E quelle parole pronunciate nel dormiveglia, cosa significavano?

 

Note:

Immagino la reazione interiore di Naruto nel vedere il suo Sas’ke con il coprifronte di Konoha, nel dormiveglia avrà sicuramente creduto di trovarsi in un sogno meraviglioso *W* così ha pensato di baciare il nostro povero Uchiha.

Ahaha

Cosa combinerà il nostro Sasukino in questi due giorni? Secondo me, dato che il biondo gli racconta poco o niente, cercherà di scoprire qualcosa sul suo passato...

J

Un bacione

Insulti, commenti, recensioni, insomma fate voi, come sempre.

UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE A TUTTE QUELLE ANIME PIE CHE MI LASCIANO UNA RECENSIONE, E’ GRAZIE A VOI SE TROVO L’ENTUSIASMO E IL TEMPO PER SCRIVERE QUESTA FIC!

<3

Allyn

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

[Naruto]

Come se il ricordo più doloroso fosse tornato a tormentarmi. Vederlo così, con quegli occhi neri, spalancati, i capelli sfatti, cadergli su quel coprifronte di cui un tempo avevamo condiviso il simbolo e l’ideale, mi aveva distrutto. Come un kunai conficcato nel petto, e per un attimo, uno soltanto, mi ero illuso, che potesse essere come allora, che potesse essere come quando eravamo ragazzini, come quando lo guardavo di nascosto, addormentato, all’ombra di un albero dopo gli allenamenti.

E avrei voluto sfidarlo, ad ogni ora del giorno, avrei voluto combattere con lui, misurare il divario tra noi, e scoprire che non eravamo così lontani, che non lo eravamo mai stati.

Avrei voluto picchiarlo a sangue per quella sua arroganza, e per quella sicurezza che ostentava, e dopo, di nascosto avrei voluto leccare e baciare ogni sua ferita, farmi perdonare, e perdonarlo per il male che ci eravamo fatti, entrambi vittime dei nostri stupidi dodici anni.

Ma quel Sasuke non sapeva niente, quel Sasuke si era limitato a chiedere a cercare, a voler sapere cose che neppure io, forse, avevo mai capito di noi.

Sasuke era un ninja straordinario; era stato, per me, un rivale, l’ostacolo più alto da superare, la meta da raggiungere, e il sogno più dolce, quell’odore di famiglia e di pace che aveva la sua pelle.

Cosa rimaneva di lui, delle sue abilità, di quella sua forza straordinaria?

Cosa rimaneva di quel ragazzo che avevo inseguito, braccato come la metà di un cuore perduto? Niente, l’opaco e sbiadito ricordo, e un paio d’occhi neri, emozionati e inconsapevoli del significato di quel coprifronte.

Sbuffai, fissando il suo volto addormentato, le ciocche corvine ricadere sul cuscino, le palpebre abbassate, la pelle chiara delle guance e le labbra pallide, sottili, eppure incredibilmente belle.

Certo, lo amavo, anche così inconsapevole, anche privo di qualsiasi memoria, lo amavo, ma non avrei mai potuto conoscere quei sentimenti che lo spinsero ad odiarmi, a decidere di uccidermi, non avrei mai potuto svelare il mistero nascosto dietro i suoi sguardi.

Mi chiesi se non fosse un vantaggio, alla fine. Avevo Sasuke a Konoha, privo di ogni macchia di sangue, il nero lavato via dall’inconsapevolezza, solo qualche cicatrice a testimoniare gli orrori vissuti ma non ricordati. Avrei potuto mostrare a quegli occhi neri un mondo nuovo e bello, dove vivere e sorridere, dove essere felici; non avrebbe avuto pesi sulle spalle magre, quel nuovo Sasuke, non avrebbe avuto il dolore della perdita del suo clan, o della morte del fratello, sopraggiunta per mano sua, non avrebbe mai saputo, perché io lo avrei protetto da se stesso, dall’ombra dell’Uchiha che era stato.

 

“Amaterasu”

Fiamme nere avevano distrutto quella piccola casa tanto luminosa, fiamme nere, inestinguibili avevano bruciato il vecchio futon dove dormiva Naruto.

Non aveva potuto far niente, solo guardare, e piangere sangue, sul pavimento, sulle punte dei piedi, sulle sue mani, e poi sul corpo inerte del ragazzo che non aveva aperto gli occhi azzurri, che non si era mosso, che era semplicemente bruciato.

Sasuke si svegliò di soprassalto, il respiro affannato e un leggero velo di sudore a imperlargli la fronte pallida.

Si guardò attorno, la piccola camera da letto era vuota come il futon sul pavimento, il sole non era ancora sorto, ma un bagliore roseo illuminava le pareti chiare e i mobili.

Si portò le mani al volto, gli facevano male gli occhi, un pulsare sordo e continuo a tormentarlo, ma qualche minuto dopo, assieme all’affievolirsi del dolore arrivò anche la consapevolezza che tutto quell’orrore non era stato altro che un incubo.

Si sedette sul bordo del letto, ripensando allo strano sogno, a quelle fiamme nere, terribili, e per un secondo si convinse che in qualche modo ne era stato il responsabile.

Si scrollò di dosso quella terribile sensazione e si diresse in bagno, lo specchio rifletteva un volto pallido, profonde occhiaie a circondare gli occhi neri. Si lavò il viso, cercando di sciacquare via l’inquietudine, ma invano...se Naruto fosse stato lì, forse, avrebbe potuto dargli delle risposte.

No, non l’avrebbe fatto, ne era certo, si sarebbe trincerato ancora una volta dietro quel sorriso triste.

Era passato un giorno esatto dalla partenza di Naruto; Sasuke l’aveva sentito alzarsi, sbadigliare, prendere il coprifronte dal comodino, e poi rimanere in silenzio. Non aveva osato aprire gli occhi, ma sapeva, sapeva che lo stava guardando, infine, dopo una manciata di secondi che gli era sembrata infinita, se n’era andato con un sospiro.

Neppure la ragazza con cui aveva trascorso quasi tutto il giorno precedente era riuscita a fornirgli un quadro dettagliato del suo passato, anche lei sembrava nascondere qualcosa, dietro gli occhi smeraldo umidi di lacrime ogni volta che si posavano sul suo volto.

Perché tutti, in sua presenza soffrivano così? Si era chiesto.

Aveva detto di chiamarsi Sakura, ma quel nome non aveva fatto suonare nessun campanello nella sua mente, erano stati piuttosto gli insoliti capelli rosa, e quel coprifronte che portava come una passata a farlo scattare, correre nell’altra stanza e afferrare la foto incorniciata, il suo unico legame con il passato.

“Tu! Tu sei la ragazzina della foto!” Aveva esclamato in preda alla gioia, e lei gli aveva gettato le braccia al collo, travolta da chissà quale emozione che lui non era riuscito a decifrare.

Poi la domanda gli era sorta spontanea:

“Io ero così importante per voi?” La voce pacata, calma, eppure nel cuore un turbinio nuovo mentre Sakura singhiozzava sulla sua spalla, le piccole mani immerse nei suoi capelli scuri.

“Certo Sas’ke, certo che eri importante per noi, lo sei sempre stato, per me, per Naruto, per tutti...” Disse sottovoce, Sasuke chiuse gli occhi e una fugace visione di tre ragazzini in marcia in un fitto bosco lo sorprese, colmandogli il cuore con un’emozione nuova, fino a quel momento sconosciuta, un senso di appartenenza e di completezza lo invase.

Era vero, loro erano stati amici, compagni, alleati.

Dopo quell’evento aveva passato il pomeriggio a bombardare la rosa di domande, ma questa era stata vaga, alle volte elusiva quando Naruto. Si era limitata ad osservarlo sospirando, a preparagli il pranzo e a chiedergli informazioni riguardo il suo stato di salute fisica.

Era andato a letto più confuso di prima, con in mente quell’unica foto, quella testimonianza innegabile, ma c’era altro, oltre a quella ricerca disperata, c’era il vuoto lasciato dall’assenza di Naruto; per quanto non si ricordasse di lui, tutto lo portava a pensare che fosse stato una persona importante nella sua vita, ma fino a che punto? E se davvero erano stati così legati, perché il biondo non gli raccontava la verità?

L’incubo era arrivato quella notte, l’aveva sorpreso impreparato, in quel mattino dai colori tiepidi e il sole non ancora sorto.

“Amaterasu” Ripeté piano, e l’immagine delle fiamme gli occupò nuovamente la mente facendolo rabbrividire di paura.

E poi eccola, la consapevolezza della sua forza, sapeva, improvvisamente, sapeva che se ci avesse provato sarebbe riuscito nel suo intento.

Mangiò un paio di avanzi, si vestì con una vecchia tuta scura di Naruto e uscì per le strade di Konoha.

Non gli importava dell’impegno preso con Sakura, non gli importava se quelle vie gli erano sconosciute, qualcosa, come un istinto antico, lo guidava, costringendo il suo corpo a imboccare i sentieri giusti.

La grande foresta si stagliò di fronte ai suoi occhi neri, incredibilmente familiare, con le sue foglie verdi illuminate da un sole ancora timido.

Chiuse gli occhi, una brezza leggera gli carezzò il viso, sospirò, poi dopo essersi guardato indietro un’ultima volta si addentrò nella boscaglia.

Muoversi non era mai stato così facile, correre, riprendere dimestichezza con quel corpo che aveva dormito per troppi giorni fu un gioco da ragazzi, i muscoli rispondevano ai comandi, e c’era un qualcosa di autonomo e inconscio nell’evitare rami, cespugli, nell’arrampicarsi sugli alberi, saltare...forse era quella la memoria del corpo, quella di cui aveva parlato la donna con i capelli biondi e quelle due strane code.

Non gli importava, qualunque cosa fosse gli riusciva bene.

Si lasciò cadere di schiena su un cumolo di terra, rami e foglie. Il sole era ormai sorto, e filtrava tra le chiome degli alti alberi, creando giochi di luce sul terreno.

Sasuke si portò una mano al viso, aprendo un poco le dita, nel tentativo di intravedere uno scorcio di cielo, e proteggersi da quella luce. Il cuore gli batteva incredibilmente forte nel petto, e il pensiero corse a Naruto.

Era in missione, era un ninja, e lo era anche lui.

Fu facile questa volta, le mani si muovevano come incantate, ripercorrevano posizioni, simboli, che non ricordava di conoscere, ma che sembravano essere stati impressi come a fuoco nei suoi muscoli, e in una parte della sua testa che non riusciva a controllare.

***

Era ormai sera, quel sole che aveva visto sorgere stava calando, ma c’era un'altra luce ad illuminare quello spiazzo di terreno isolato, circondato da alberi più bassi, un’enorme palla di fuoco, vivida e rossa, sua.

“Katon” Urlò di nuovo, per l’ennesima volta, mentre il sudore gli colava sulla faccia e sul petto nudo, libero dalla felpa ormai abbandonata a terra.

Un’altra fiammata più potente, scaldò l’aria.

Rise, si sentiva forte, sentiva che quel coprifronte aveva un senso, come le sue cicatrici.

Felice com’era non si accorse dei passi leggeri alle sue spalle, di quella corta chioma bionda scompigliata dal vento.

Naruto lo guardò, in silenzio, guardò la tecnica della palla di fuoco suprema nascere dalla bocca e dalle dita di Sasuke, una morsa a stringergli lo stomaco.

Sasuke era ancora un grande ninja.

 Si muoveva con destrezza, come nei suoi ricordi, aveva il volto sudato, e il petto nudo si alzava e abbassava per la fatica.

Era bello, e tanto simile al vecchio e forte Uchiha che amava.

“Sas’ke...” Lo chiamò quasi dieci minuti dopo, il ragazzo si voltò di scatto, gli occhi neri, intensi, per un attimo lo avevano fissato come quelli di un predatore, o di un leone pronto a balzare sul nemico, poi il suo sguardo si addolcì.

“Naruto” Sorrise istintivamente. Il cuore del biondo perse un battito, nei suoi ricordi Sasuke non sorrideva mai, vedere quel viso, il suo viso, sudato e arrossato per la fatica illuminarsi era stupefacente.

“Io, sono tornato prima” Mormorò il biondo.

“Vedo che hai fatto progressi” Aggiunse, indicando qualche cespuglio bruciacchiato.

“Io sono un ninja, come te, e il mio corpo lo sa, il mio corpo lo ricorda!” Disse emozionato.

Poi i suoi occhi neri cambiarono espressione e si fecero seri.

“Sei ferito...” Sussurrò, osservando il volto di Naruto, questo gli sorrise, il viso graffiato e sporco di sangue.

“Solo un po’, guarirò presto” Rispose.

“Sakura è con te?”

Il moro scosse la testa, Naruto sobbalzò sul posto.

“Io non l’ho avvisata, sono corso qua e...”

“Ho capito, sarà impazzita per cercarti, torniamo a casa Sas’ke”

Questo annuì, sentendosi in colpa per non aver avvertito la ragazza dai capelli rosa e lo sguardo gentile, abbassò la testa e afferrò la mano tesa di Naruto.

Come aveva previsto il biondo la giovane era sconvolta, appena l’aveva visto gli si era gettata al collo.

“Oh Sas’ke, credevo te ne fossi andato di nuovo!” Aveva mugolato apprensiva, per poi essere presa in giro da Naruto, ed essere congedata in un abbraccio del ragazzo.

All’Uchiha quelle parole non sfuggirono, quel di nuovo, alla fine della frase fece nascere nuovi quesiti, a cui, era certo, il biondo non avrebbe dato risposta.

***

“Il bagno è pronto!” Chiamò Naruto con la sua voce allegra.

Sasuke lo raggiunse, fissò il torso nudo del compagno, le ferite ancora aperte avevano smesso di sanguinare, ma spiccavano sulla carnagione bronzea con una violenza che gli ferì gli occhi.

“Lavati prima tu, io intanto preparo la cena”Gli disse il biondo, dandogli una pacca sulla spalla e avviandosi verso la porta, ma Sasuke lo afferrò per il polso.

“Aspetta” Mormorò.

“Che c’è, Sas’ke?” Chiese piano Naruto, fissandosi le punte dei piedi.

“Io, ho bisogno che tu mi racconti...ho bisogno di capire, per tornare a combattere per il nostro villaggio, come facevamo, giusto? Perché io ero un ninja di Konoha, come te, o come Sakura! Ho bisogno di dare un senso a quello che il mio corpo ricorda” Esclamò convinto.

Naruto sospirò, il kunai immaginario aveva nuovamente preso a lacerargli il cuore.

“Vuoi combattere?” Gli domandò voltandosi, fissandolo con i suoi occhi azzurri.

“Vuoi tornare a casa ferito, sanguinante, o magari morire in qualche stupida battaglia? Vuoi che ti perda, un’altra volta?!” Non seppe spiegarsi il perché di quello scatto d’ira, forse l’idea di perderlo di nuovo, di vederlo morire, di vedere quella vita, per lui tanto preziosa, messa in pericolo.

“Tu...stai tremando” Sussurrò Sasuke afferrando le mani del biondo, che in un primo istante le ritrasse, per poi abbandonarle alla presa gentile dell’Uchiha.

“Tieni così tanto a me? Perché?” Le parole gli erano uscite spontanee, come se a parlare fosse stata una parte inconscia del suo animo, come se in quel tremore fosse riuscito a leggere la preoccupazione di Naruto.

“Perché tu...”

“Non puoi perdermi...di nuovo?” Si sentiva confuso, ma lo sguardo afflitto di Naruto diceva più di mille parole.

“Tu, cos’eri per me?”Quella domanda, ancora una volta, cadde sul biondo come un macigno.

E fu il corpo a muoversi, furono le braccia a stringere quel corpo pallido, il sangue rosso delle sue ferite a macchiare la pelle chiara di Sasuke. E le labbra a cercare  quelle sottili, quasi disegnate del moro, in un bacio disperato.

Naruto si staccò da Sasuke con un respiro profondo, per poi poggiare la fronte sul petto del moro.

“Perdonami” Aveva sussurrato, cercando di sorridere con quel suo modo un po’ scemo, ma anche un po’ triste.

Passarono interminabili secondi, scanditi solo dal loro respirare affannato.

“Io ti amavo?”

Risuonò a vuoto, irrisolta, senza risposta, quella domanda. Nel piccolo bagno dove Naruto gli insaponò i capelli neri, sfiorando suo collo magro regnò il silenzio, di chi avrebbe voluto chiedere ancora, chiedere il significato di quell’ennesimo bacio ignorato, e di chi non poteva rispondere, perché non sapeva e forse non avrebbe mai potuto sapere se il vecchi Sasuke Uchiha lo amasse.

 

 

Angolino:

Me implora perdono, gli esami incombono, e io vorrei avere lo sharingan per superarli...scusate tanto per il ritardo incredibile, appena avrò un po’ di tempo risponderò anche a tutti i bellissimi commenti sulle one shot sempre a tema sasunaru o narusasu, è stato bellissimo leggere tutte le vostre idee, impressioni, e le preferenze riguardo questa coppia, ho sempre voluto fare una specie di sondaggio...beh sappiate che appena questa pazza avrà un po’ di tempo scriverà altre piccole one shot, prendendo spunto dalle vostre riflessioni.

Tornando alla storia long, Lacrime e Sangue...questi due fanno penare un sacco...Sasuke che sta intuendo qualcosa, però è ancora molto confuso, e soprattutto si crede un valoroso difensore di Konoha (ahahahaa), Naruto che soffre ancora e ancora, ma che approfitta di ogni situazione per baciare il moro (mica scemo *W*) ahaha

Ora che l’Uchiha sta riscoprendo le sue incredibili abilità ninja vorrà combattere, voi cosa dite? Ahaha il temperamento è quello, no? Mi sa che si ritroveranno di nuovo in squadra insieme, magari come ANBU *w*-

Ps: se io avessi sognato amaterasu sarei andata diretta da uno psichiatra :P

Bacissimi

Lasciate come sempre insulti, commenti, abbracci, panda coccolosi, e se lo avete a disposizione un bell’ITACHI tutto per me <3

Allyn

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

“Nooo! No! Nooo!” La sua voce riecheggiò nella stanza buia più volte, come un grido disperato, rotto poi dalle lacrime e da un mugolio sommesso, flebile, un pigolio quasi penoso.

Quando Naruto, svegliato nel bel mezzo del suo sonno, accese la luce, trovò Sasuke rannicchiato tra le coperte, il volto rigato da copiose lacrime, gli occhi sbarrati, serrati con forza, il viso più pallido del solito, e le belle e sottili labbra che tremavamo, cercando di sibilare un mantra che il biondo non riuscì a cogliere, tanto era basso quel sussurro.

“Sas’ke...” Lo scosse piano. Ma il ragazzo non rispose prese a tremare più forte e a scandire a voce più alta quei sibili incomprensibili che secondo dopo secondo divennero parole, trascinate, ripetute all’infinito.

“Nonlihouccisiiononlihouccisiio”

“Apri gli occhi, Sasuke, era solo un incubo” Mormorò Naruto, sfiorandogli la fronte, scostandogli i capelli neri dal volto sudato.

L’Uchiha sembrava perso, lontano, strizzava le palpebre e continuava a ripetere quella frase, sempre più velocemente, fino a quando Naruto, esasperato non si ritrovò costretto a raggiungerlo sotto le coperte per stringerlo a sé, quasi fosse stato un bambino.

Tsunade glielo aveva ripetuto più volte, non sarebbe stato facile, la mente del giovane ninja non era ancora stabile, e in un modo o in un altro prima o poi i vecchi ricordi sarebbero entrati in conflitto con il nuovo equilibrio raggiunto.

Sospirò, stringendo quel corpo magro contro il suo, finché le labbra pallide del moro non smisero di ricalcare quell’orrendo mantra, e le palpebre non si rilassarono. Qualche minuto dopo cadde in un sonno profondo, scandito da un respiro leggero e regolare, i tratti del volto finalmente rilassati.

Naruto sospirò più tranquillo, spense la luce e si accoccolò accanto a Sasuke, chiedendosi cosa avesse sognato di così terribile.

“Non li ho uccisi io...” Mormorò, fissandolo nella penombra, ripetendo quelle parole che aveva sentito uscire fino a pochi minuti prima da quelle labbra ora abbandonate all’incoscienza del sonno.

Si chiese se in quel sogno tanto turbato fosse ricomparso il viso di Itachi, o di tutte le persone che l’Uchiha aveva eliminato prima di compiere la sua vendetta.

Provò ad addormentarsi ma invano, mille pensieri gli affollavano la mente, così come l’immagine di Sasuke di nuovo in possesso delle sue portentose abilità di ninja, le sue belle mani affusolate strette attorno ad un kunai, il viso sporco di sangue, ancora una volta, e quegli occhi, quanto tempo sarebbe trascorso prima di rivedere quelle iridi macchiate di un rosso diabolico?

Il moro mugolò qualcosa di incomprensibile, stringendosi contro il petto di Naruto, immergendo il naso nella sua maglia. Il ragazzo sfiorò con le dita quelle guance glabre, lisce, poi le baciò delicatamente, prima di chiudere gli occhi e lasciarsi cullare da quel tepore.

 

***

 

Non suonò alcuna sveglia, era domenica, giorno di festa, e a svegliare Sasuke fu solo un raggio di sole più caldo e luminoso. Aprì gli occhi neri, cercando di proteggere la vista ancora appannata dal sonno con una mano, quante ore aveva dormito? Non lo sapeva, e non gli importava; sentiva nelle ossa un torpore gentile, dolce, una pace ben lontana dal ricordo offuscato dell’incubo di qualche ora prima. Si sentiva forte, e pieno di energie, pronto a testare ancora le incredibili capacità del suo corpo, le tecniche straordinarie che una parte di sé, di cui ignorava l’esistenza, riusciva a ripescare dalle memorie perdute.

Si voltò tra le lenzuola, impattando contro il corpo ancora addormentato di Naruto; gli dava le spalle, coperto alla rinfusa, un piede nudo sbucava furtivo dalla trapunta. Sasuke si sporse su di lui, dormiva beatamente, una mano poggiata sotto il capo, l’altra abbandonata sul cuscino, i capelli biondi tutti spettinati, eppure perfetti, pronti a incorniciare un viso che all’Uchiha sembrò il più bello del mondo.

Una sensazione nuova, sconosciuta, gli attanagliò lo stomaco con dolcezza, riscaldandolo piano.

Perché Naruto si trovava nel suo letto? Se lo chiese, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu osservare il futon vuoto sul pavimento, e quel corpo tanto vicino al suo da poterne sentire il respiro pacifico.

Sasuke sfiorò la guancia bronzea del compagno, poi la fronte, fino a immergere le dita ossute tra l’intreccio di fili dorati che costituivano l’indomabile chioma di Naruto, si stupì, nel trovarli estremamente morbidi al tatto. Fu un istante, brevissimo come un lampo, il corpo di Naruto, inerte, a terra, vicino al corpo di un ragazzo dai lunghi capelli neri, di cui non ricordava il nome, anche se era certo di averlo ripetuto più volte; erano entrambi, morti, e poi le sue mani, sporche di un sangue che non gli apparteneva.

Gli venne istintivo, scuotere piano il corpo del compagno, un’ansia improvvisa, inspiegabile a fargli tremare le labbra, aveva bisogno di vedere i suoi occhi azzurri, il guizzare vivace di quelle iridi color cielo sul suo viso, doveva assicurarsi che Naruto fosse vivo, lontano, al sicuro dal suo incubo.

“Naruto” Soffiò ad un centimetro dal suo viso, e il biondo aprì gli occhi chiari a fatica, smarrito, poi sorrise, vedendo in controluce il profilo di Sasuke, i lisci capelli neri cadere in avanti e sulla sua fronte chiara.

“Sas’ke...”Borbottò, sedendosi a fatica.

Il moro lo osservò attentamente, quasi per accertarsi che ogni pezzo di quel corpo fosse al suo posto.

“Perché sei nel mio letto?” Chiese, solo quando fu certo che Naruto fosse vivo e vegeto e senza alcun graffio.

Il ragazzo arrossì poi, guardandosi le mani ripose:

“Gridavi, durante la notte. Hai fatto un incubo...non ricordi? Sono venuto a tranquillizzarti”

“Ho detto qualcosa?”

Naruto afferrò il lenzuolo, stringendolo tra le dita ruvide.

“No” Mentì sottovoce.

“Capisco”

“Sas’ke...ricordi qualcosa?”

“Chi è Itachi Uchiha?”

Naruto sobbalzò, la normale carnagione ambrata lasciò il posto ad un insolito pallore.

“Non lo so...” Borbottò.

“Sono stanco, Naruto, stanco di tutti questi misteri, perché non vuoi dirmi la verità? Perché non capisci quanto sia importante per me ricostruire il mio passato?” Sbottò, gli occhi neri lucidi di lacrime.

“Uchiha, fa parte anche del mio nome...”

“Fratelli, eravate fratelli” Disse a malincuore il biondo, mordendosi le labbra fino a farsi male, ripromettendosi più e più volte che non avrebbe permesso che Sasuke potesse ricevere altre sofferenze dalla vita, quell’amnesia era una benedizione, un regalo, piovuto dal cielo per poterlo tener lontano da tutto il dolore, per potergli permettere un’esistenza di pace.

“E’ morto, quando eri piccolo” Mentì.

Sasuke sembrò credere alle sue parole, perché la tensione nella stanza calò, mano a mano che Naruto inventava quella nuova storia, meno tragica, meno colma d’odio e rancore, vendetta, ed infine rimorso.

“Tu eri ancora un bambino, era un ninja valoroso, lo ammiravi molto, così per seguire le sue orme ti iscrivesti all’accademia e diventasti bravo, il migliore...” Adesso Naruto sorrideva, nostalgico.

“Mi amava?” Chiese Sasuke.

“Sì, più di ogni altra persona al mondo...ed anche tu, lo amavi” E questa volta non mentì.

“Io sono solo, vero?”

Naruto sgranò gli occhi azzurri, prese il volto di Sasuke tra le sue mani, portandoselo vicino.

“No, hai me...” Sussurrò.

“Io, ti amavo?” Domandò il moro, piano.

Il sole del mattino sfiorava i loro volti, riscaldando la loro pelle tanto differente, creando giochi di luce e nuove sfumature sui loro capelli; immersi in quella luce tiepida, Naruto non riuscì a mentire.

“Io ti amavo...” Disse d’un fiato, chiudendo gli occhi, per non piangere ancora, per illudersi che il Sasuke che era riuscito a fargli quella domanda era lo stesso di sempre, e non un corpo privo di memoria, della loro memoria, di quel passato che li aveva uniti e divisi, e poi ancora uniti, per sempre, fino all’ultimo brandello d’anima.

“Ed io? Io ti amavo?” Insisté l’Uchiha.

“Non lo so...scusami, Sas’ke” Naruto scivolò piano, la fronte contro la spalla del moro, e quelle lacrime testarde a bagnargli l’incavo del collo, il tessuto leggero di quella maglia che odorava di entrambi.

“Ti amo Sasuke...” Pigolò piano Naruto, più volte, stringendo il corpo ossuto dell’amico, immaginando di avere davanti il vero e freddo Uchiha ormai tornato a casa, di avere tra le braccia il corpo pieno di cicatrici che aveva sempre desiderato, di poter sfiorare quella persona che negli ultimi anni aveva sempre visto di spalle, lontana, un nemico pronto a dichiaragli guerra.

“Scusami” Mormorò poco dopo, staccandosi dal compagno, e alzandosi dal letto.

“Non so cosa mi sia preso” Aggiunse asciugandosi le lacrime e andandosene in bagno.

Sasuke non capì, rimase pensieroso, addosso ancora la sensazione di quelle lacrime, e l’eco del dolore di Naruto, si chiese perché, in fondo al suo cuore, fosse improvvisamente nato il desiderio di poter rispondere di sì, a quella domanda; “io ti amavo? Sì”.

Si allenarono tutto il giorno, il biondo sembrava aver rimosso gli eventi del mattino, sfidava Sasuke a ricordare ogni sorta di tecnica o mossa di arte marziale, ogni tanto deridendolo o arrabbiandosi perché si ritrovava a dover ammettere che sapeva cavarsela.

Molti giorni si susseguirono in quel modo, con i loro allenamenti nella foresta, con gli incubi notturni di Sasuke, le sue grida, le braccia di Naruto pronte a stringerlo. Un equilibrio insolito, statico nella sua stranezza, ma al biondo sembrava bastare, aveva il suo Sas’ke, al sicuro, aveva il suo sorriso, un tempo tanto raro.

***

“Non è di tua proprieta!” Gridò la donna dagli stravaganti codini biondo cenere.

“Non ti permetterò di mettere la sua vita in pericolo!” Controbatté Naruto, rosso in volto per la rabbia, i pugni premuti contro la pila di scartoffie sulla scrivania di mogano.

“Non è pronto!” Ribadì.

“Perché tu vuoi che non lo sia!” Sbottò Tsunade.

“Naruto, ti prego, quel ragazzo ha tradito il suo villaggio...lascia che si riscatti combattendo per noi, un giorno quando gli tornerà la memoria, sarà felice, di averlo fatto, e potrà perdonarsi...” La voce della donna si era addolcita, e il suo sguardo aveva vagato per un attimo sul profilo di Konoha fuori dalla finestra.

“Non è pronto...Ancora non controlla lo Sharingan” Sibilò il biondo.

“E’ solo questione di tempo, al primo scontro i suoi sensi si risveglieranno, e l’arte oculare si farà di nuovo viva, è un Uchiha dopotutto, e da quanto ho capito vuole far parte della squadra della foglia”

“Solo perché non ricorda, non puoi utilizzarlo, sfruttarlo come un animale da guerra!” Urlò il ragazzo.

“Naruto, è stato lui a chiedermi di far parte alle missioni” Disse L’Hokage.

“C-come?!” Gli occhi azzurri del giovane erano spalancati per lo stupore.

“Hai sentito bene...sapeva che l’avresti ostacolato, perciò è venuto direttamente da me, ho acconsentito a inserirlo nel vostro team...Anche se non ricorda molto di chi era, ha conservato la stessa scaltrezza di un tempo, è incredibile...” Osservò Tsunade.

“Rassegnati Naruto, Sasuke è un ninja...”

Il biondo se ne andò senza fiatare, chiedendosi quando il compagno avesse avuto il tempo di andare dall’Hokage, poi comprese, tutte le domande che gli aveva posto negli ultimi tempi, e la richiesta di non vedere Sakura nei giorni in cui sarebbe stato in missione.

“Sarò pure smemorato, ma so badare a me stesso, non disturbare Sakura, e torna presto!” Gli aveva sorriso, affabile.

***

Naruto tornò a casa al tramonto, le mani affondate nelle tasche scure, lo sguardo truce, preoccupato.

Un forte odore di zuppa lo sorprese entrando in cucina.

“Non possiamo mangiare ramen, tre volte il giorno, sette giorni su sette!” Si giustificò Sasuke, sorridendogli da sopra un enorme pentola.

“Adesso cucini, oltre a fare colloqui con l’Hokage?” Sibilò Naruto, gettando il coprifronte sul tavolo e massaggiandosi le tempie dolenti.

“Hai saputo” Rispose piano il moro, abbandonando il mestolo, e prendendo il simbolo della foglia tra le mani, la stoffa era ancora calda, e un capello biondo era rimasto impigliato nel tessuto scuro.

“Io sono come te, voglio combattere al tuo fianco per difendere il nostro villaggio” Disse, indossando il coprifronte.

“Tu non sai quello che stai dicendo!” Urlò Naruto, alzandosi e lasciando che la sedia cadesse a terra con un rumoroso tonfo.

“In ogni caso tu non mi spiegheresti!” Anche Sasuke sembrava agitato, gli tremavano le mani, e le labbra si erano ridotte ad una sottile linea dritta che conferiva al suo viso pallido un aspetto severo.

“E così saresti pronto per combattere? Per farti spezzare le ossa? Per aggiungere altre cicatrici alla tua pelle?” Lo sfidò il biondo.

“Sai che combatto bene” Ruggì l’Uchiha.

“Battimi, se ci riesci, potrai far parte del nostro team!” Annunciò Naruto, un misto di adrenalina, paura, sicurezza e tentazione a scorrergli nelle vene assieme al sangue.

“Adesso” Rispose Sasuke, un sorriso malizioso sulle labbra, tanto simile a quello che sfoderava da ragazzino, quando per scherzo si sfidavano sotto le foglie smeraldo della foresta di Konoha.

 

 

Note dell’autore impazzito a causa impegni universitari e company:

salve a tutti! Qui per aggiornare bisogna sudare, e ritagliare spazi! Comunque come potete vedere sono sempre qui!! (ancora presente a rompervi le balls con le mie fic <3 ) Mi chiedo, perché invece di prendersi a patte quei due non fanno un po’ di “sano ammore tra innamorati”?? Noooo, sia mai, Naruto e Sasuke si devono scontrare, certo, anche se il biondo vuole solo proteggerlo, e anche se il moro non si ricorda un cicca! Aahhaha, che carini *W*! Me lo immagino quel baka tutto sicuro di sé “tanto lo batto con una mano sola!” Non sa che Sas’ke gli darà del filo da torcere, quello scemo vuole davvero proteggere Konoha con tutto se stesso, si è ficcato in testa di amare il villaggio XD che ipocrita ahahaa J...Trovo dolcissime le loro riunioni anti-incubi notturne J ehi, Sas’ke, anche io faccio gli incubi, vieni a coccolarmiii *W*

Ok, la smetto! Ci vediamo al prossimo capitolo, spero presto, scusatemi tanto per il ritardo, e mille grazie a chi ha ancora la voglia e la pazienza di seguirmi ancora, commentare, e insultare  :3 <3 è grazie a voi che trovo la voglia e il tempo di continuare a scrivere questa fic, che altrimenti sarebbe stata assassinata completamente dalla stanchezza post-studio :D

Un bacione

Allyn, che grida il suo amore per il sasunaru e il narusasu <3

Ahahaha

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Naruto sorrideva, di un sorriso amabile, si poteva quasi scorgere un velo di tenerezza nelle sue iridi azzurre, e il riflesso del cielo tinto di un rosso tramonto; aveva lasciato che Sasuke tenesse il suo coprifronte, così, per gioco, o forse per far finta di ritrovarsi come ai vecchi tempi nella foresta, l’uno di fronte all’altro, pronti per l’ennesima sfida.

Il moro lo guardava, l’aria confusa, non riusciva a decifrare quel sorrisetto gentile, quel volto disteso, bronzeo e incredibilmente intriso di sicurezza, qualcosa gli suggeriva, nel corpo, nelle dita, fino in fondo, in ogni cellula del suo corpo che Naruto era forte, un ninja molto forte.

Divaricò un poco le gambe, piantando i piedi sul terreno sabbioso; avevano scelto uno spiazzo desolato all’interno della foresta, isolato tutt’intorno da una fitta chioma d’alberi, in alto, testimone, solo un cielo che si avviava velocemente alla sera, a Sasuke, tutto ciò sembrava incredibilmente familiare, eppure, per quanto si sforzasse di ricordare, la sua mente non riusciva a ripescare alcuna immagine da quella memoria perduta.

“Sei davvero sicuro, Sas’ke?” Chiese il biondo, stirandosi le articolazioni di una mano.

“Io voglio combattere” Scandì l’Uchiha, posizionandosi meglio, e attendendo la mossa dell’avversario.

“Sei sempre stato, testardo...” E l’immagine di un ragazzino pallido, vestito di blu, con lo stemma del clan Uchiha sulle spalle, prese prepotente spazio nella sua testa.

“Non ricordo, come sono sempre stato...quindi prenderò le tue parole per buone, sì, adesso, sono testardo, e non rinuncerò a difendere la foglia! Tsunade mi ha spiegato, che potresti essere anche iperprotettivo, nei miei confronti” Rispose, fiero in quella figura allampanata e sottile, inconsapevole del significato di quelle parole, intrise di un sentimento che in tutti quegli anni non gli era mai appartenuto, e Naruto lo fissò, animato da una nostalgia e da un calore diversi. Il cuore gli batteva forte nel petto, alla vista di quel Sasuke incredibilmente imperioso, bello, pronto a difendere il loro villaggio, ma sapeva che era solo un’illusione, eppure non poteva fare a meno di pensare come gli donasse, quell’espressione risoluta, quella luce negli occhi neri, un tempo spenti e apatici.

“Cercherò di non farti del male” Ruggì il biondo, evocando un paio di copie e correndo verso il suo eterno rivale.

Sasuke schivò i primo colpi con difficoltà, non era pronto ad un attacco del genere, eppure pian piano, mentre rispondeva ai pugni e ai calci di quelle insolite copie, sentì che una parte del suo corpo conosceva quello stile, quel modo di combattere un po’ impulsivo, e seguì l’istinto, seguì la parte sopita della sua mente che a quanto pare ricordava le tendenze di Naruto, i suoi punti deboli, e l’incredibile potenza di ogni suo colpo.

Incassò un pugno e ne restituì un altro, sentì le nocche pallide cozzare contro la fronte del biondo, e il suo sangue sporcargli il bianco della pelle.

Si ritirò, in un attimo, guardando il liquido rosso sulla fronte del compagno, respirando affannosamente, e alla mente gli venne l’incubo che lo perseguitava quasi ogni notte, le sue dita, orrendamente macchiate del sangue di quello che aveva appreso fosse suo fratello, e poi di lui, di quel ragazzo tanto gentile e dal sorriso buono.

Tremava, e gli occhi avevano ripreso a fargli male.

“Sas’ke!” Gridò Naruto un poco più lontano, asciugandosi il sangue, che dalla fronte gli colava sulla guancia, sulle labbra.

“Non sei pronto per combattere!” Urlò, osservando la penosa figura di quello che era stato un ninja senza pietà.

“Io combatterò” Rispose Sasuke, cercando di riprendersi, ma l’immagine di Naruto senza vita, steso sul pavimento, morto per mano sua lo tormentava.

“Non riuscirai a battermi, e un graffio non mi ucciderà di certo” La voce un po’ roca del biondo riecheggiò tra gli alberi, il moro alzò lo sguardo sul suo volto accaldato, il sudore gli colava sugli occhi, sul naso, tingendosi di rosa, era bello, selvatico, sporco di terra e polvere, i vestiti sgualciti, la felpa sganciata.

“Arrenditi Sas’ke, non sei pronto” Borbottò ancora una volta il ninja, prima di voltarsi e avviarsi verso casa.

“No!” Urlò l’Uchiha, stringendo i pugni e piantando di nuovo i piedi a terra.

“Combatti contro di me! Forza!” Aveva messo le mani pallide in posizione.

“Sei sempre lo stesso...” Fu ancora la risposta di Naruto che si avventò nuovamente verso l’avversario.

Un vortice di fuoco gli bruciacchiò i vestiti, tornarono a prendesi di nuovo a calci e pugni, fino a  inseguirsi nella foresta, nel buio della sera, e pian piano che la luce diminuiva Sasuke sembrava diventare più veloce e più abile, e Naruto non voleva che vincesse, non voleva che rischiasse la vita in quelle stupide missioni, a costo di ferirlo, l’avrebbe battuto, consapevole di giocare sporco, in quanto l’Uchiha non era consapevole di quell’arte oculare inattiva.

“Scusa, Sas’ke” Sibilò poi, caricando verso di lui.

Ma quel bagliore rossastro lo costrinse a fermarsi, quegli occhi color sangue lo fissavano, la figura pallida immobile di fronte a lui, l’espressione sorpresa, alienata.

“Io ti vedo...” Sussurrò Sasuke, prima di parare i suoi colpi nuovi, con una semplicità disarmate.

Naruto colpì ancora e ancora, ma Sasuke si difendeva all’ultimo momento muovendosi impercettibilmente.

“Cos’è? Cos’è questa cosa?” Sussurrò ad un centimetro dal viso del biondo, quando questo si ritrovò intrappolato nella sua presa, troppo sconvolto per ribellarsi, annichilito dall’evidenza di quella forza esplosa, da quella voglia di combattere rimasta troppo a lungo sopita, doveva ammetterlo a se stesso, e a Sasuke, poteva tornare a combattere, che lui lo volesse o meno.

“Il tuo Sharingan” Spiegò Naruto, liberandosi finalmente dalla presa del moro, che lo fissava con quegli occhi insoliti.

“Mi sento forte” Sussurrò in un sorriso strano, che non apparteneva al nuovo viso pacifico di Sasuke, ma ricordava più l’autentico, quello freddo e ambizioso.

“Ti prego Sas’ke, non c’è bisogno che tu combatta, non più...non ne hai bisogno!”

“E invece sì, solo combattendo capirò chi sono” Mormorò, guardandosi attorno, saggiando le capacità di quegli occhi incredibili.

“No, non è così” Controbatté il biondo, arrabbiato, per poi scaraventarsi contro l’amico, che inevitabilmente parava ogni suo colpo.

“Naruto...” Una voce calda e gentile li interruppe, proveniva da un albero.

“Lascia che Sasuke combatta” Continuò l’uomo, scendendo dal ramo da cui aveva osservato tutto lo scontro.

“Maestro...io...” Sussurrò il biondo avvicinandosi alla figura mascherata.

Kakashi Hatake gli posò una mano sulla spalla, poi si allontanò da lui per dirigersi verso l’Uchiha.

“Chi sei tu?” Chiese il moro, fissando l’unico occhio visibile, questo si curvò, mimando parte di un’espressione che sotto la maschera doveva esser certamente un sorriso.

“Il tuo vecchio maestro, Kakashi Hatake” Disse l’uomo dai capelli argentati, porgendo una mano al ragazzo, che la strinse incuriosito, ricordando di aver già visto quel volto nella vecchia foto di Naruto.

“Devi scusare Naruto, è sempre stato...molto protettivo nei tuoi confronti, ma questo non ti impedirà di far parte della nostra squadra”

Sasuke sorrise, quel tipo gli stava davvero simpatico.

“E poi avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti a controllare quegli occhi...” Continuò Kakashi, rivelando da sotto il coprifronte un occhio rosso scarlatto deturpato da una cicatrice lunga e sottile.

“Tu...” Mormorò il ragazzo.

“Tutto al suo tempo, Sasuke”

“Non puoi! Non puoi piombare qui così...e...” Sbottò Naruto frapponendosi tra i due.

“E cosa? Lasciare che Sasuke riacquisisca pieno controllo delle sue abilità? E’ stata l’Hokage a mandarmi, era preoccupata per la tua reazione” Gli spiegò piano il maestro.

Naruto imprecò e se ne andò via nella foresta.

“Ehi, Naruto!” Il richiamo di Sasuke risuonò tra gli alberi, invano.

“Lascialo andare, gli passerà” Lo rassicurò Kakashi.

“E se rimanesse arrabbiato?” L’Uchiha si sedette a terra, strappando un pezzo della maglietta per fasciarsi la mano ferita. Kakashi lo osservò attentamente, era strano vederlo così docile e calmo, preoccupato per il compagno, non ricordava minimamente il vecchio Sasuke scontroso.

“Non ti ha mai tenuto il muso per più di mezza giornata!” Sorrise l’argenteo, sedendosi accanto al ragazzo.

“Oh” Sasuke non riuscì a dire altro,  rimase in silenzio, avvolto dall’umidità e dal silenzio della sera, Kakashi seduto al suo fianco lo osservava attentamente.

“Non ricordi niente?” Chiese l’adulto.

Il moro scosse la testa, poi guardò in alto, verso il piccolo spazio di cielo ormai color cobalto, gli ricordava gli occhi di Naruto quando c’era poca luce.

“No...solo il mio corpo, sembra ricordare...Quando combatto, ad esempio, le tecniche, i colpi...” Parlò piano, come per non spezzare il silenzio di quella sera piombata d’improvviso.

“Capisco...e sui tuoi occhi? Non sapevi niente?” Chiese Kakashi.

“No, ma ogni tanto mi fanno male” Rispose omettendo qualsiasi cosa riguardo gli strani incubi che lo ossessionavano.

“La parola Amaterasu, o Susanoo, ti dice qualcosa?” Domandò ancora il ninja.

“Amaterasu?” Sasuke ricordava quella parola alla perfezione, era ciò che lo tormentava nei suoi incubi, l’anatema che pronunciavano le sue labbra, prima che quelle fiamme nere potessero bruciare tutto.

“Fiamme nere...”Ammise poi, nella speranza che quel giovane uomo potesse dargli qualche risposta.

“Interessante” Si limitò invece a dire, alzandosi in piedi e infilandosi le mani in tasca.

“Penso che sia l’ora che tu torni a casa da Naruto, dovrebbe essersi ormai calmato...da domani, a quest’ora in questo luogo, cominceremo l’allenamento...e per quegli occhi...non affaticarli troppo” Mormorò, fissandolo.

Sasuke annuì, felice, finalmente qualcuno gli avrebbe insegnato a domare quella forza.

“Quando potrò andare in missione?”

“Tutto a suo tempo Sasuke, comunque presto, a quanto pare il tuo corpo ricorda perfettamente cosa significhi essere un ninja!”

***

Naruto andò ad aprire la porta con un’espressione non lontana da “ti spacco la faccia chiunque tu sia”.

“Sei tu, dovevo immaginarlo” Sospirò lasciando entrare Sasuke.

“Io ti devo delle scuse” Mormorò il moro, contento di ritrovarsi tra quelle mura accoglienti, là dentro si sentiva a casa.

“E per cosa?” Domandò con leggerezza il biondo chiudendo la porta e avviandosi nel piccolo cucinotto.

“Per non essere riuscito a farti capire quanto fosse importante per me, per i miei ricordi, tornare a far parte delle missioni ninja, combattere...”

“Non aggiungere una parola” Soffiò Naruto, sbucciando alcuni pomodori, lo sguardo concentrato sull’ortaggio e sulla lama del coltello.

“Ma...tu sembravi arrabbiato!” Esclamò l’Uchiha, raggiungendo il ragazzo e strappandogli il pomodoro dalle mani.

“Non importa, sei libero di fare le tue scelte...lo sei sempre stato” Sussurrò Naruto, senza guardarlo negli occhi.

“Naruto...” Lo interruppe Sasuke, per la prima volta fu come se niente fosse più importante di quello sguardo azzurro, voleva con tutto se stesso guardare il suo viso, quelle iridi chiare, capire se era veramente sincero, o se, come sempre, nascondeva i suoi sentimenti, cercando di non far vedere quanto in realtà soffrisse.

“Io non voglio che tu stia male per me...” Seppe dire il moro, porgendogli nuovamente il pomodoro, sfiorando per pochi istanti quelle dita ruvide. Una piccola scossa elettrica lo sorprese.

“Non sto male” Mentì Naruto, riprendendo a sbucciare l’ortaggio.

“Eppure, ogni volta, sembra che tu cada a pezzi, quando mi guardi”

Le mani del biondo tremarono, lasciò cadere il pomodoro sbucciato per metà nella zuppiera e si sedette per terra.

“Cerca di non farti uccidere” Disse sottovoce.

“Cerca di non ferirti, o farti ferire” Aggiunse

“Cerca di non sparire” Concluse

Sasuke lo raggiunse sulle mattonelle fredde, e gli venne istintivo, stringere quel ragazzo a sé, con gentilezza.

“Te lo prometto” Soffiò piano contro il suo orecchio.

“Va bene...”Mugolò Naruto, chiudendo gli occhi e godendosi il calore di quell’abbraccio.

 

Note:

Scusate il ritardo! Per farmi perdonare ho messo una piccola raccolta (EQUIVOCI E NON)comica/romantica e un po’ calda, forse anche molto demenziale sulla nostra coppietta preferita! J Comunque eccomi qui con il settimo capito, spero che vi piaccia, come avevate predetto ecco lo splendido Sharingan di Uchiha Sasuke, sempre più in possesso delle sue forze, ma non delle sue memorie, prossimo capitolo dolcioso, sappiateloo J Un bacione, spero vi sia piaciuto.

Kakashi sotto sotto ha una cotta per il moro ahahah

Ps: Commenti, angurie e meloni sempre ben graditi

Allyn <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Era successo di nuovo, da quando Sasuke aveva iniziato gli allenamenti con Kakashi, non vi era una notte in cui non urlasse o gemesse nel letto, ed ogni volta Naruto si trovava costretto a stringerlo tra le sue braccia, cullarlo come un bambino, aspettando che il suo sonno tornasse tranquillo.

Avvolti nel buio rimanevano là, sotto quelle lenzuola arancioni un po’ consunte dal tempo e dai lavaggi fatti di fretta, senza cura, stretti in un abbraccio che odorava di eventi passati, di una solidarietà e di un affetto che non gli appartenevano ormai da anni.

Durante una notte di pioggia gli aveva carezzato i capelli per più di un’ora, aveva immerso i polpastrelli in quella morbidezza corvina, per poi stampargli un bacio sulla fronte pallida, tenergli le mani, sfiorare le sue guance, lì, nell’incoscienza del sonno, mentiva a se stesso, Naruto, immaginava di poter tenere vicino a sé quel compagno che aveva perso.

“Va tutto bene” Gli aveva sussurrato all’orecchio, piano, fino a quando il respiro di Sasuke non era tornato regolare, e quelle braccia esili eppure toniche e forti non lo avevano stretto in un abbraccio inconsapevole, dolce, cullato dal sonno.

Ogni mattina era come se niente fosse successo, come se la sua presenza in quel letto fosse divenuta naturale. Degli incubi non parlavano mai, Sasuke ogni volta diceva di non ricordare, o ricordare poco, e poi ringraziava, con un sorriso gentile a illuminargli il viso diafano.

Ma quella notte fu diverso, non fu un urlo, o un pianto sommesso a svegliare Naruto, fu piuttosto un fruscio impercettibile di lenzuola, e poi un calore nuovo, un tocco gentile, un abbraccio quasi sospirato. Era Sasuke, i piedi freddi come ghiaccioli a contatto con i suoi, in quel piccolo futon sul pavimento. Le loro dita cozzare piano, i polpacci tonici, cercare la pelle dell’altro in un groviglio di gambe e lenzuola.

Sentì le sue braccia circondargli prima le spalle, poi i fianchi e stringerlo piano, forse nella speranza di non svegliarlo.

“Sas’ke” Sussurrò.

Il moro fece un piccolo scossone, ma poi rispose a quel richiamo stringendo il corpo di Naruto con più vigore.

“Sasuke” Ripeté il biondo, gli occhi ancora chiusi, un sorriso impercettibile sulle labbra carnose, e quella sensazione così dolce nello stomaco, nei muscoli, nelle cellule. Un brivido pronto a percorrergli tutta la colonna vertebrale, arrivare fino alla punta dei capelli.

Sasuke Uchiha era lì, nel suo futon, e lo stava abbracciando, come non accadeva neppure nei suoi sogni più belli, e tutto quello era reale, come il vento fuori dalla finestra, come le strade in terra battuta di Konoha, come gli alberi, come i suoi occhi neri.

Si ricordava, quella sensazione, la consapevolezza di averlo vicino come tanto tempo addietro, quando si trovavano a condividere i letti nelle locande durante le missioni fuori dal villaggio, allora erano solo bambini, che si sfioravano di nascosto le mani, le dita, forse per cercare un conforto, forse per sentirsi meno soli, forse per prepararsi il cuore, forse per salutarsi nella speranza di non doversi dire addio, un giorno.

“Oh Sasuke...”Gongolò, assonnato, voltandosi verso il compagno e stringendolo a sua volta.

“Posso dormire qua?” Chiese piano l’Uchiha, cercando con gli occhi color petrolio le iridi dell’altro.

Naruto portò le dita sulla sua guancia pallida, si chiese se avesse pianto, perché la sua pelle era umida.

“Ogni volta che vuoi...”Sospirò immergendo la testa bionda nella sua maglia, riempiendosi le narici dell’odore fresco e muschiato di Sasuke, e per una volta lasciandosi stringere.

 ***

“Sulla tua destra!” Urlò Kakashi, correndo tra gli alberi, arrampicandosi sui rami e atterrando su uno spiazzo di terra bruciata.

Sasuke annuì impercettibilmente, il coprifronte ben stretto attorno alla testa, la tenuta da missione indosso a proteggergli il petto, la schiena, a fasciargli i muscoli tesi delle cosce e delle braccia, pronti a scattare, pronti a comandare le mani, le dita, strette attorno ai kunai.

“Sorprendiamoli” Propose Naruto, mandando un’occhiata al maestro, che fece un rapido cenno di assenso con il capo.

“Al mio tre, tu Sas’ke vai a destra, io ti seguirò dall’alto, Kakashi sarà l’effetto sorpresa!”

Sasuke attaccò per primo il suo avversario, scovandolo nel verde della macchia, con quegli occhi rossi non aveva problemi a battere in velocità e in tecnica quelle semplici spie, ma ogni volta per Naruto era un supplizio, vederlo muoversi, schivare i colpi, ogni volta era come se un’enorme spada incombesse sulla testa del moro, tanto che era già capitato più volte che si distraesse per vigilare su di lui, incassando qualche colpo di troppo.

“Naruto, attento!” Gridò Kakashi, emergendo dalla macchia e spintonando il biondo per proteggerlo da un attacco di un kunai volante.

“Che diavolo stavi guardando?” Lo riprese il maestro dopo aver sistemato i vari nemici.

“Dove hai la testa!” Lo sgridò, l’unico occhio libero spalancato.

“Io...” Naruto non rispose, si voltò semplicemente verso la figura magra di Sasuke, i corpi dei suoi rivali stesi a terra, privi di sensi.

“Non ha bisogno che tu lo protegga...” Gli spiegò Kakashi, poggiandogli le mani sulle spalle.

“Se la sa cavare, è ancora un ninja molto abile” Gli sorrise amabile. Ma il biondo non riusciva a rispondergli, poteva solo rimanere in silenzio, lo sguardo ceruleo perso oltre la boscaglia, verso quel ragazzo che avrebbe protetto a costo della vita.

“Lo so…” Seppe dire, qualche secondo dopo, prima che l’Uchiha li raggiungesse con un sorriso soddisfatto sul volto chiaro, le mani sporche di sangue, questa volta dei nemici di Konoha.

 

Note:

RITARDO STRATOSFERICO, lo so, è corto, però il 9 è già in stesura…:P

A presto, spero…

Spoiler: e i nostri amici si accamparono nella foresta, che succederà?

Allyn

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Si accamparono nella boscaglia, a pochi metri da un piccolo fiume, uno sprazzo di cielo cobalto risplendeva di stelle delle quali Naruto non conosceva il nome, ma di cui ammirava con aria smarrita la luce, quel brillare eterno, lontano.

“A cosa stai pensando?” La voce di Sasuke risuonò sottile, nel silenzio di quella notte.

Il biondo si voltò verso di lui con un sospiro, abbandonando il fazzoletto di cielo, preferendo inevitabilmente quella stella che per tutti quegli anni aveva inseguito, cercato, braccato come l’antidoto ad una vita vuota e velenosa.

“Allo scontro di oggi” Rispose laconico, per poi nascondere un braccio bendato dietro la schiena.

“Lascia che guardi le tue ferite” Gli occhi di Sasuke sembrano farsi più tristi, eppure più consapevoli.

“Sto bene, è solo un graffio” Sminuì il biondo sorridendogli amabilmente.

“Un graffio che anche con un chakra come il tuo tarda ancora a rimarginarsi”

Naruto si irrigidì, probabilmente il giovane Uchiha doveva aver origliato la conversazione che aveva avuto con Kakashi quella sera, mentre gli medicava le ferite, sgridandolo per aver rischiato ancora una volta pur di proteggere il compagno, procurandosi così un taglio da un’arma avvelenata.

“Naruto…lascia che guardi la tua ferita” Ripeté calmo il ragazzo accovacciandosi al suo fianco e porgendo una mano pallida per accogliere l’arto ferito del biondo.

Con uno sbuffo incerto Naruto lasciò che il moro portasse le sue dita sulle bende non più bianche, ma incrostate di sangue secco e terra.

Lo osservò storcere le labbra sottili in una smorfia che non seppe interpretare.

“Farà male…” Annunciò inchiodando gli occhi azzurri di Naruto.

“Sono un ninja, un po’ di dolore non mi spaventa” Si limitò a rispondere.

Sasuke sfasciò la medicazione con cura, facendo attenzione ad ogni segno, espressione di dolore o fastidio sul volto del compagno, quando ebbe finito, il braccio gonfio e sanguinante del biondo giaceva inerme, quasi fosse stato di gomma tra le sue dita.

“Devi soffrire molto…perché rischi così tanto per me?” Sussurrò sfiorando con i polpastrelli il contorno edematoso della ferita.

Naruto sorrise e guardò in alto verso il cielo cobalto.

“Lo sai, te l’ho detto”

“Devo lavarti questo brutto taglio” Mormorò Sasuke, prendendo Naruto per il braccio sano e conducendolo al torrente.

“Dai Sas’ke…guarirà lo stesso” Brontolò il giovane, seguendolo controvoglia.

L’acqua scorreva  placida, piccole pozze più larghe risplendevano sotto la luce di una luna fioca, piena per meno della metà, ma comunque sufficientemente luminosa per baciare la pelle di Sasuke in un modo che Naruto non riusciva a descrivere.

Bello, pallido, ancor di più per quel bagliore argenteo, le labbra increspate, pronte per aprirsi, per parlare, una guancia ancora sporca di fango per i combattimenti del pomeriggio, i capelli neri, lucidi, tirati indietro.

Un brivido lo percorse da capo a piedi, mentre con sguardo attento contemplava quella figura quasi eterea, lontana, lo spettro di un Sasuke andato, perduto.

Il moro si sganciò l’uniforme da missione, gli occhi neri puntati sul volto scuro di Naruto, sulle sue iridi limpide.

Quel momento gli ricordò una sera di tanti anni prima, ancora ragazzini, poco più che bambini, dopo una missione facile si erano accampati in un luogo simile, Sasuke si era seduto sulle sponde del lago, solo, lontano dal loro gruppo, inconsapevole degli occhi azzurri di Naruto, intento a spiarlo dalla boscaglia.

Era rimasto lì un’ora, rimirando quel profilo pallido, annoiato, poi pensieroso, era rimasto fino a quando il ragazzino non si era deciso a gettare i suoi abiti su un masso e a tuffarsi in acqua.

Quella era stata la prima volta in cui aveva visto il suo corpo nudo, magro, bianchissimo, eppure armonioso, flessuoso. Ricordava il calore, lo strano gorgogliare del suo stomaco, il cuore impazzito.

Aveva tredici anni allora, e nonostante fossero passate tante lune, tante stagioni, tanti anni, da quel momento rubato, l’effetto era lo stesso, il suo cuore, intrappolato in un petto più ampio, muscoloso, batteva, proprio come allora, frenetico.

La foresta taceva, addormentata, cullata dallo scorrere lento del corso d’acqua, e anche il moro non parlava, mentre con quelle dita affusolate si spogliava degli ultimi indumenti, immergendosi fino alla vita in una delle pozze più profonde.

Naruto lo vide rabbrividire un poco, la pelle d’oca corrompere l’immacolata figura diafana. Le cicatrici sottili sulla sua schiena rilucevano pallide.

Sasuke nudo era uno spettacolo tanto bello e surreale da fargli dimenticare il dolore pulsante al braccio ferito.

Gli addominali accennati, le spalle larghe, i fianchi stetti, un po’ ossuti, i peli neri, radi, sotto l’ombelico…

“Vieni” Sussurrò l’Uchiha, i palmi delle mani poggiati delicatamente sulla superficie dell’acqua, piccole onde andavano a scontrarsi contro le sue dita, contro la sua pelle, per creare cerchi concentrici che si sarebbero persi all’infinito.

Naruto si immerse nell’acqua con ancora indosso una maglia e i pantaloni da missione.

Sasuke gli sorrise, avvicinandosi al suo corpo ancora vestito.

“Devi spogliarti prima di fare il bagno, sciocco” Mormorò dolcemente, mentre le mani del biondo tremavano, non per il freddo ma per quelle di Sasuke, belle, abili nello sfilargli quegli indumenti appesantiti, zuppi. Li gettò sulla riva con un piccolo sbuffo, poi prese il braccio ferito del biondo e gli diede un’occhiata rapida.

Cosa stava facendo?

Perché non riusciva a reagire? Paralizzato, immobile, preda di quell’amico, compagno, rivale, nemico, preda del suo mondo.

“L’acqua fredda lenirà il dolore e pulirà la ferita” Gli disse sottovoce, portando l’arto di Naruto sotto la superficie dell’acqua.

Il sollievo arrivo all’istante, come se tanti minuscoli aghi gli intorpidissero la pelle, i muscoli, il sangue, allontanando la sofferenza.

“Non devi…mai più, rischiare la vita per me” Sillabò Sasuke, lasciando il braccio di Naruto e prendendogli il viso tra le mani per guardarlo negli occhi.

Affogò e riemerse un paio di volte, in quelle pupille scure, prima di riprendersi.

“Io sono un ninja, proprio come te, il mio corpo reagisce, scatta, difende, attacca, come il tuo…” Gli spiegò.

“Io…” Provò a ribattere Naruto, impotente.

“Tu mi ami” Disse lieve il moro prima di posare le sue belle labbra su quelle del biondo.

Cos’era quello? Un bacio?

Naruto se lo chiese, mentre la morbidezza di quella pelle umida, bagnata di saliva, sfiorava la sua bocca, con tutta la calma del mondo.

“Sa-“ Provò a protestare, mentre tutto il suo corpo gli urlava di prendere quel ragazzo senza memoria e farlo suo, come tante volte aveva immaginato da ragazzino dopo quella giornata al lago, da ragazzo, avvolto tra le coperte della sua stanza, mentre la sua mano bronzea scorreva sue giù, su e giù, inesorabile, inappagata.

“No!”Disse nel bacio, scostandosi dal corpo del moro.

“Tu non sai…non comprendi il significato di questo” Ansimò, per il freddo e per il tremito convulso che gli scuoteva il corpo.

“Ma tu...” Incespicò Sasuke ricordando tutte le volte in cui quel ragazzo tanto gentile, ormai scomparso dai suoi ricordi, l’aveva stretto, baciato. Gli erano piaciute, quelle sensazioni, dopotutto, quelle attenzioni, quel calore, l’eco lontano, l’odore di sole e di pace che gli si spandeva nell’animo quando il biondo si comportava in quel modo tanto intimo.

“Io non avrei dovuto!” Naruto intuì i pensieri dell’Uchiha.

“Perché no? Tu hai detto di amarmi!” Disse innocentemente il moro.

“E’ vero, ma ricordi? Quando mi hai chiesto se sapessi cosa rappresentavo per te, prima della tua amnesia…io non ho saputo darti una risposta” Si rammaricò, abbassando gli occhi azzurri sulla superficie ora agitata dell’acqua.

“E se il Sasuke di prima fosse stato innamorato di te?” Sputò allora l’Uchiha, avanzando di un passo verso di lui, il viso illuminato dalla luna, l’espressione addolorata, speranzosa.

Naruto rise amaramente, guardò in alto e parlò:

“Tu mi odiavi più di ogni altra persona al mondo, tu mi volevi morto”

 

Note dell’autore:

Sasukino si fa audace, e io chiedo perdono per il ritardo, sia nel pubblicare, sia nel rispondere alle recensioni MERAVIGLIOSE E  BELLISSIME, che leggo SEMPRE e per le quali non trovo mai il tempo per rispondere, ma lo farò, a breve, promesso! J <3 In ogni caso eccomi qui, con questo capitolo 9, dove finalmente Naruto parla in modo sincero…L’inconscio del nostro piccolo Uchiha desidererebbe il calore del biondo…ma…ci sono dei ma…come si può amare una persona che non si ricorda di te, e che oltretutto prima del fatidico incidente ti odiava a morte?? Ahahaha Naruto è un tipo orgoglioso? Non sopporta l’idea di un amore che gli odora di inganno? Semplicemente rivorrebbe il suo vecchio adorato Sasuke, anche con intenti omicidi nei suoi confronti? Ahahaha

Beh, alla prossima, mi dileguo con il mio Itachi immaginario, mentre sorseggiamo tea alla pesca e ridiamo di gusto nell’immaginare il povero Sasukino mentre legge qualche fanfic yaoi che lo vede personaggio ahaha

Bacini baciosi

Allyn <3

Se avete voglia lasciate tanti commentini, urla, strilli e un Hidan molto religioso J

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Note: dedico questo capitolo idiota a tutte quelle bellissime persone che nonostante i miei ritardi incredibili nella pubblicazione continuano a seguirmi e a recensire, siete troppo buoni, quanto Naruto con Sasuke, che in realtà non si merita niente, nemmeno un pugno ben assestato <3

 

L’incanto si era spezzato con le sue parole, semplici, concise, dritte come una freccia ben assestata, come un kunai impazzito, pronto a piantarsi nel petto di chi si era illuso, di chi aveva costruito castelli di carta e sabbia.

Il vento soffiava leggerissimo, smuoveva i loro capelli, quelli neri e lisci di Sasuke carezzavano le sue guance glabre, pallide, come pochi giorni prima avevano fatto le dita di Naruto, in quelle notti piene di incubi e paure, eppure adesso il moro tremava impercettibilmente, guardava quel viso bronzeo, la smorfia di dolore sulle labbra carnose, quelle che lo avevano baciato e che aveva baciato, quelle che non ricordava, ma che sentiva ormai sue e che forse non avrebbe più avuto, incatenate al fantasma di se stesso.

Lo fissò, ora immobile.

Non era stato difficile immaginare, proiettare quel suo tipico sorriso luminoso sul volto più paffuto del ragazzino biondo della foto. Sasuke l’aveva fatto, aveva creato un passato che non c’era, aveva creato l’immagine mentale di un se stesso che a quanto pare non era mai esistito, un se stesso amico, compagno di Naruto, un se stesso al quale il biondo confidava i suoi sogni, stringeva la mano, sfiorava le guance.

“Tu mi odiavi più di ogni altra persona al mondo, tu mi volevi morto” Quelle parole gli risuonarono in testa dieci, quindici, cento volte, prima di tornare a respirare, prima di risentire il profumo di erba fresca e foglie nelle narici.

L’Uchiha alzò lo sguardo su Naruto, sul volto pallido nessuna espressione, poi gli occhi neri si posarono nuovamente sull’acqua divenuta calma.

“Io…non ricordo” Seppe sussurrare, mentre piccole lacrime gli scivolavano sulla faccia per poi cadere in acqua, una dopo l’altra.

“Perché non mi ricordo di te?!” Pianse, stringendosi le braccia contro il petto.

“Non lo so” Ammise il biondo, impotente.

“Io ti odiavo” Ripeté Sasuke, cercando di comprendere quelle parole, di capirne il significato più profondo nascosto, eppure per quanto si sforzasse non riusciva ad immaginare un sentimento di quel tipo accostato al bel viso di Naruto, alle sue premure.

“Sasuke, andiamo, ti prego...” Si fece forza il biondo uscendo dall’acqua.

“No!” La voce dell’Uchiha risuonò lieve, disperata, strozzata dal pianto, ma in Naruto sembrava un grido, una supplica. Tornò sui suoi passi, gli tremavano le mani, la ferita al braccio aveva ripreso a pulsargli dolorosa.

“Sas’ke...” Lo chiamò, quando fu ad un passo da quel corpo pallido, scosso da tremiti.

“Chi ero? Naruto, ti prego dimmi chi ero realmente...”

“Un ninja”

“Smettila! Ti prego smettila con tutte queste menzogne!” Reagì cominciando a battere i pugni contro il petto bronzeo e solido del compagno.

“Non posso Sasuke, non posso” Gli rispose languidamente Naruto, incassando ogni colpo, gridando internamente per la frustrazione.

“Tu hai detto di amarmi...ti sei preso cura di me, rischi la vita per proteggermi...ho il diritto di sapere, non credi?” Sbottò esausto, il viso premuto contro il suo petto arrossato.

Naruto gli carezzò istintivamente i capelli, scostandoli da quella fronte che avrebbe volentieri baciato con tenerezza.

“Mi dispiace così tanto...”

“Non lasciarmi”Mormorò Sasuke baciandogli il collo, seguendo con le labbra la clavicola, la spalla, prendendo tra le dita il braccio ferito del biondo, baciando la pelle più sensibile vicino al taglio.

“Perché quando mi guardi hai sempre quell’espressione così triste?” Chiese il moro, alzando lo sguardo nero, fissando le iridi cerulee del biondo inumidirsi di lacrime.

“Io non ti odio” Sussurrò Sasuke.

“Non ti odio” Ancora una volta più vicino alle labbra di Naruto.

“Non-ti-odio”

E Naruto si lasciò andare, pensò a quanto fosse bello, sentire quella voce pronunciare quella bugia. Una carezza sul viso umido di lacrime, un bacio ancora, acque più profonde, e l’odore della pelle di Sasuke nel naso, sulle dita, mentre lo sfiorava, mentre si appropriava dei suoi capelli scuri, della sua bocca, della sua lingua incerta.

Baciarlo così, per quanto tempo aveva sognato su quel momento, per quanto?

“Ti amo, Sasuke” Disse piano il biondo stringendo a sé quel corpo ritrovato.

“Sì...” Sorrise il moro.

Tornarono a riva, mano nella mano, silenziosi, i piedi nudi sull’erba umida.

Sasuke fasciò la ferita del biondo con cura, lasciò che gli asciugasse i capelli con la sua maglietta, si rivestirono e tornarono all’accampamento, le dita ancora intrecciate, un sorriso sereno sul volto del moro, uno più enigmatico su quello di Naruto.

L’Uchiha si addormentò per primo, avvolto nel suo sacco a pelo, le braci del fuoco ormai spento a illuminargli fievolmente i lineamenti rilassati.

“Cosa starai sognando, adesso, Sas’ke? Il momento in cui hai provato ad uccidermi?” Pensò.

Naruto lo guardò con tristezza, amava Sasuke, ma non riusciva a sentirsi completamente felice per quei sentimenti ora corrisposti, sapeva che il vero Sasuke l’avrebbe ucciso per quei baci rubati, per le carezze, per quella troppa vicinanza, sapeva che il vecchio Sasuke lo odiava più di ogni altra persona al mondo; eppure quel ragazzo ora serenamente addormentato era lo stesso di allora. Forse poteva funzionare, forse non era, infine, un inganno, Sasuke non avrebbe riacquistato la sua memoria, e quella, era poi la vita che Naruto aveva sempre desiderato per lui, una vita felice, insieme, al villaggio.

Un tumulto nel petto lo fece sospirare.

Mentiva.

Gli mancava Sasuke.

Gli mancava anche il suo odio, perché era vero, perché era quello, il Sasuke che Naruto aveva conosciuto, con cui aveva combattuto, e che avrebbe voluto riportare a casa.

Quella versione dolce, gentile, accondiscendente, e persino...innamorata di lui... No, non andava, ma cos’altro gli rimaneva?

Si sentì egoista, tremendamente, orribilmente egoista.

Avrebbe tenuto Sasuke stretto a sé, anche nella menzogna, l’avrebbe protetto, da se stesso, dagli altri, dal dolore, gli avrebbe regalato un’esistenza serena.

Con tutti quei pensieri per la testa si addormentò.

Fu Kakashi a svegliarlo, scuotendolo con forza, l’unico occhio visibile dalla maschera sembrava sorridergli.

“E’ tempo di tornare al villaggio!” Gli disse.

“Sasuke è già pronto da un pezzo!” Aggiunse, indicando la figura allampanata del moro, intenta a guardare le foglie di un albero illuminato dal sole.

“Lo so, è dura...lo so, sembra un’altra persona, ma...ci hai mai pensato? Forse il vero Sasuke è questo, spogliato di tutto l’odio e il dolore del suo clan, di quello che ha vissuto, magari sarebbe stato così, un ragazzo sorridente e gentile, un ragazzo felice, e lo è ancor di più grazie a te”

“Io...”

“Saprai prenderti cura di lui come nessun’altro”

 

Quando giunsero a Konoha, trovarono Sakura, avvolta in un camice bianco visitò il braccio di Naruto, rassicurandolo sulla sua guarigione. Sasuke non lo lasciò un momento, vicino, lo sguardo preoccupato puntato per tutto il tempo sulle mani abili della ragazza dai capelli rosa.

“Sei molto brava!” Si complimentò dopo, fissandola negli occhi verdi. Sakura arrossì per quelle parole inaspettate, così strane per le labbra di Sasuke.

“Oh, grazie” Rispose, spostandosi una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio.

Naruto e Sakura si guardarono, e in quello sguardo si dissero tutto. Non era Sasuke, quel ragazzo.

Eppure lei sembrava più serena, era facile vederla stringergli le mani, spostargli una ciuffo nero di capelli dalla fronte, guardarlo negli occhi, ora allegri e solari, forse quello sguardo era più facile da sostenere...ma per Naruto era diverso, avrebbe preferito cento, mille volte, il suo sguardo rosso, intriso d’odio e di sangue, avrebbe preferito sentirsi sputare parole di veleno addosso, essere ferito dalle sue mani.

Forse stava impazzendo.

Scantinato di Allyn:

Visto? In anticipo sulla tabella di marcia, il prossimo capitolo, credo, sarà rosso <3 <3

Naruto si sta allontanando da quel Sasuke “effimero”, lui rivuole il suo, ad ogni costo, non gli basta quell’amore, non gli bastano i suoi sguardi solari, neppure Kakashi è riuscito a convincerlo...

La reazione di Sas’kè è stata inaspettata, diversa da come avrebbe reagito il vecchio Uchiha.

J Spero di pubblicare presto il prossimo capitoletto.

Un bacino <3

Allyn

Ps: sempre accetti ghiaccioli, polpette e commenti <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Note: e dato che l’11 è il mio numero preferito, questo capitolo conterrà una bella sorpresa *W* ahaha

***

Il braccio di Naruto guarì, i giorni passarono, uno dopo l’altro, tra missioni, in cui il biondo non si risparmiava, proteggendo se stesso e il suo compagno, ogni ferita veniva poi curata da Sakura, e guardata con tristezza da Sasuke, che di volta in volta diveniva sempre più forte e capace, pieno padrone delle sue abilità.

Dormivano insieme, ma inspiegabilmente Naruto, ogni volta che le braccia dell’Uchiha lo raggiungevano in cerca di conforto, si retraeva, tra le lenzuola, come una bestia offesa.

Durante il giorno non parlavano mai di quel comportamento, si limitavano a fare colazione assieme e ad allenarsi, a sfiorarsi distrattamente nelle pause, o stesi sull’erba verde dei boschi.

“Naruto...” Esordì Sasuke un pomeriggio piovoso, steso sul terreno di una radura di Konoha, il respiro corto per l’allenamento, lo sguardo nero rivolto alla figura del biondo intenta in una tecnica complessa.

“Naruto...” Lo chiamò più forte, il ragazzo si voltò, lasciando che le copie che aveva precedentemente creato scomparissero in una nuvola di fumo.

“Sas’ke, dimmi” Rispose chinandosi e guardando il viso del compagno.

“Baciami” E per la prima volta quella richiesta, anche se sussurrata, sembrò un ordine, uno di quelli severi, che spesso uscivano dalle belle labbra sottili dell’Uchiha originale.

“No, Sasuke...basta! A proposito di ciò, volevo parlarti” Rispose freddamente Naruto, ignorando la richiesta dell’altro e sedendosi vicino al suo corpo steso.

Tutt’intorno solo i rumori della foresta, delle gocce di pioggia sugli alberi, sulle foglie, sul terreno, sui tronchi solidi dove da bambini si divertivano a piantare kunai, cercando di centrare un bersaglio dipinto a mano.

“Io e te non possiamo...continuare a...” Balbettò cercando di formulare un discorso che suonasse abbastanza logico.

Se non fosse stato così triste avrebbe anche riso, era inverosimile per lui rifiutare Sasuke, dopo tutto quello che aveva sofferto per riaverlo, dopo che lo stesso Uchiha si era praticamente dichiarato, dopo i loro baci, sognati segretamente per tanti anni, dopo tutto quello gli sembravano assurde quelle parole, eppure doverose, perché i futuri Hokage non mentivano, neanche a se stessi.

“Continuare a...forse è meglio che tu chieda a Kakashi o a Sakura di ospitarti...”

Sasuke chiuse gli occhi e sospirò, non voleva andarsene da quella piccola casa piena di calore, piena di luce, piena di Naruto.

“No...” Mormorò.

“E’ per il tuo bene...noi due, non...”

“Voglio stare con te” Sussurrò Sasuke interrompendo in compagno.

Naruto si morse il labbro inferiore, chiuse gli occhi e lasciò che la pioggia lavasse via ogni espressione dal suo viso.

“Non possiamo stare insieme, Sasuke...” E cercò di sorridere, mentre mentiva.

“Noi siamo due ragazzi” Continuò.

“Voglio stare con te lo stesso”

“A stare con me stai diventando cocciuto...” Cercò di scherzare Naruto.

Ma Sasuke non scherzava, approfittò dell’attimo di distrazione del compagno per salirgli addosso atterrandolo.

“Tu! Ti prendi cura di me, piangi di nascosto, mi accogli in casa tua, mi baci senza darmi una spiegazione...rischi la vita per me...dici di amarmi...mi respingi, non mi racconti niente del mio passato...credi che sia stupido?” Urlava, piangeva, gli puntava contro un kunai, Sasuke Uchiha sembrava un ibrido tra il vecchio e aggressivo ninja d’un tempo e un nuovo ragazzo travolto dalle emozioni.

“Sas’ke, sei pesante” Continuò a sdrammatizzare Naruto, sentendo il corpo del compagno sopra il suo, una mano pallida puntargli contro il viso la lama di un kunai affilato.

“Smettila! Dannazione!” Scoppiò il moro.

“Io ti voglio, anche se siamo due ragazzi, io ti voglio, voglio stare con te!” Sasuke gettò l’arma lontano e si fiondò sulle labbra del compagno, le baciò in un modo che a Naruto sembrò goffo e impacciato eppure incredibilmente carico di disperazione e di desiderio.

“Amami come dici” Disse flebilmente ad un centimetro dal volto sconvolto del compagno, che non riusciva ancora a credere che tutto ciò stesse realmente succedendo, che Sasuke fosse realmente lì, che una parte di lui avrebbe avuto voglia di rifiutarlo per rispettare l’odio dell’originale Uchiha.

Sentimenti ed emozioni contrastanti gli esplosero nel petto, facendo indugiare le sue dita su quel volto pallido, bagnato di pioggia e di lacrime.

Sasuke si portò le mani ruvide di Naruto al viso, sulle guance.

“Toccami Naruto”

E gli sembrò quasi una supplica.

“Quando mi tocchi così non mi sento così incompleto...è come con il combattimento o le missioni, come se il mio corpo riconoscesse il tuo...” Gli spiegò, portandosi le dita al collo, sul petto, chiudendo gli occhi e sospirando ad ogni carezza.

Naruto portò il viso di Sasuke contro il suo, gli baciò la fronte, la punta del naso, le guance, e Sasuke sorrise.

“Sì, era questo che intendevo” Aggiunse, toccando a sua volta i lineamenti del compagno, le spalle, il petto.

“Andiamo a casa, Sasuke”

***

Avevano corso, le mani strette, le dita intrecciate, salde come le radici degli alberi di Konoha.

Naruto aveva aperto la porta di casa facendo cadere le chiavi un paio di volte, per poi guidare Sasuke sul letto, entrambi vestiti ancora con l’uniforme da ninja, gli abiti e i capelli completamente zuppi di pioggia.

“Ancora” Sussultò Sasuke, quando le labbra di Naruto si staccarono dalle sue.

“Eccomi, eccomi” Sorrise il biondo, gettando i vestiti a terra e tornando alla bocca sottile del compagno, cercando la sua lingua con delicatezza, godendosi appieno quel contatto caldo e umido.

Sasuke, nonostante le numerose e sottili cicatrici, per Naruto, aveva la pelle più bella del mondo. Candida e profumata di pioggia, fresca, umida, bella da baciare, da toccare, da leccare, mentre con le dita intorpidite dall’emozione gli sfilava i vestiti.

L’Uchiha lo guardava silenzioso, come se non sapesse bene cosa fare, come se l’unico percorso da seguire, l’unica guida provenisse dalle mani o dalla bocca del compagno, dai movimenti di quel corpo che desiderava.

Era strano per Naruto trovarsi lì, in un letto bagnato di pioggia, con il corpo nudo di Sasuke Uchiha sotto il proprio, le sue labbra sottili sul collo, le sue belle mani affusolate tra i capelli, mentre si lasciava toccare senza vergogna, senza ucciderlo, senza ferirlo.

Per un attimo si sentì come se lo stesse in un certo modo imbrogliando, violentando, come se stesse abusando del corpo di Sasuke alle sue spalle, mentre con le dita cercava il suo piacere o facendosi spazio dentro di lui a fatica, un poco per volta, cercando a tentoni i tasti giusti.

“Non...ti faccio male, vero?” Gli mormorò all’orecchio, sapendo in cuor suo che l’altro Sasuke non gli avrebbe mai permesso di toccarlo così, di affondare con le dita nel suo corpo, o di baciarlo ovunque.

Ma il nuovo Sasuke gli rispose invece con un bacio, con il fremito e il tremore di chi attende di essere preso, completato e amato.

Naruto chiuse gli occhi, era strano, era tutto incredibilmente strano, stargli sopra, guidare...lui, che nei sogni più disperati aveva sempre immaginato un Sasuke forte e abile, pronto a toccarlo, pronto a prenderlo, a dilaniarlo nell’intimo di un calore che Naruto sarebbe stato pronto a concedergli, sempre... Aveva immaginato un Sasuke forte, quasi sadico, che lo obbligava a inginocchiarsi tra le sue cosce pallide, a succhiare il suo piacere, e lui avrebbe eseguito, avrebbe venerato di quel giovane uomo ogni cellula, ogni molecola, si sarebbe fatto odiare amandolo.

Ma Naruto per una volta ignorò il ricordo del vecchio Uchiha e seguì i baci e le carezze del nuovo, il richiamo delle sue gambe aperte che andavano circondandogli la schiena, del suo corpo esile e pallido eppure tanto forte che accoglieva i suoi affondi inizialmente incerti, accompagnati da qualche sospiro trattenuto.

Bello, per una volta vulnerabile, raggiungibile, afferrabile.

Naruto aveva fatto l’amore solo una volta, prima di quella, con una ragazza di un villaggio che aveva visitato assieme a Kakashi. Era riuscito a ubriacarsi in una taverna squallida, rigirandosi tra le dita il vecchio coprifronte di Sasuke, un Sasuke che per lui era sempre presente, anche se solo nei pensieri. Lei si era avvicinata, lo aveva fissato con un sorriso sghembo. Naruto ricordava le labbra pallide e sottili, come quelle di lui, gli occhi nerissimi, i capelli corvini, più lunghi di quelloi  dell’Uchiha. Ricordava che si era lasciato trascinare nella sua stanza, che lei si era spogliata, che l’aveva chiamato sul futon aprendo le gambe in modo vergognoso. Naruto ricordava che per eccitarsi aveva dovuto pensare ai capelli di Sasuke, mentre toccava quelli di lei, alle labbra sottili di lui, mentre quelle della giovane ragazza percorrevano il suo corpo, aveva dovuto pensare a Sasuke per entrarle dentro con un colpo secco, e riempire quel buco che tanti altri come lui poi avevano dovuto pagare in denaro, alla fine. Quando si era svegliato, il mattino dopo, le aveva lasciato i soldi su un piccolo tavolo della stanza, guardandola nella luce crudele del giorno e con gli occhi di un sobrio si era pentito, poco importava che avesse avuto la sua stessa pelle chiara, i capelli corvini e gli occhi scurissimi, lei non era Sasuke, non lo sarebbe mai stata.

Perciò Naruto baciò quel ragazzo altre dieci, venti volte, toccando con una mano l’erezione tra le gambe pallide, spingendosi dentro di lui ancora una volta, questa volta riuscendo a farsi spazio.

“N-non ti faccio male?” Gli chiese muovendosi lentamente, uscendo un poco da quell’antro bollente e rientrando ancora con un po’ di fatica.

Quel nuovo Sasuke scosse la testa, i capelli bagnati di sudore e di pioggia gli caddero sul viso accaldato con una carezza nera e morbida, coprendogli gli occhi scuri e le piccole lacrime di dolore.

“Farò piano, te lo prometto, faccio piano...” Mormorò Naruto, poggiando le labbra sulla sua fronte, con un moto nel petto che lo induceva a piangere, ma non sapeva se di gioia, di dolore, di disperazione, di desiderio...

C’erano troppe emozioni, troppe, rischiava di esplodere su quel corpo pallido, di piangere come un ragazzino che dopo anni ed anni di esilio e solitudine ritrova finalmente la strada di casa.

“N-Naruto” Ansimò Sasuke, assecondando una spinta più profonda, sentendosi riempire all’inverosimile, aprendo di più le gambe per gustarsi un calore piacevole e nuovo.

“Baciami, adesso non mi fai male” Disse con quella voce sottile, prendendo il viso del biondo tra le dita e portandolo contro il suo, cercando il suo respiro con la bocca.

Naruto non pianse, ricacciò indietro quelle lacrime e lo baciò con foga, ripeté il suo nome ad ogni spinta più forte, finché Sasuke non gli macchiò l’addome con il suo piacere caldo, bagnato, mentre lui si faceva strada verso la sua anima, mentre lo riempiva, lo marchiava con il suo amore.

Sasuke si addormentò su un fianco, con il bel viso disteso rivolto verso di lui. I capelli corvini ormai asciutti gli ricadevano in ciocche ordinate e lisce sulla pelle chiara delle guance e della fronte, che Naruto baciò delicatamente, prima di guardarlo.

Cosa c’era di sbagliato, in quel momento tanto perfetto, da farlo stare così male?

“Mi avresti picchiato fino ad uccidermi, prima di lasciarti fare una cosa del genere da me...” Confessò sottovoce, coprendo le spalle nude del compagno con un lenzuolo di fortuna, uno di quelli con le spirali blu su sfondo arancione.

“Mi avresti strappato la lingua, prima di lasciarti baciare così” Sorrise tristemente, ascoltando la propria voce invadere l’aria silenziosa, coprire il respiro sommesso del ragazzo.

“Non riusciresti a perdonare te stesso, se solo sapessi che ti sei lasciato amare” Gli carezzò una guancia.

Sasuke increspò le belle labbra sottili e aggrottò un poco le sopracciglia scure, come un bambino che fa un brutto sogno.

“Mi avresti ucciso...ed io l’avrei preferito” Pianse Naruto, affogando la faccia nel cuscino, stringendo le lenzuola con foga, affondando le dita nella stoffa, le stesse dita che poche ore prima avevano esplorato ogni lembo di pelle di quel corpo che in realtà non gli apparteneva.

“Uccidimi ti prego, uccidimi” Pensò, mentre Sasuke lo cercava inconsciamente con i piedi, con le braccia, reclamando calore.

“Svegliati, dannazione, apri quegli occhi rossi come il fuoco, puniscimi per quello che ti ho fatto!” Urlava la voce nella sua testa, tanto forte che credeva di poter impazzire.

“Guardami dall’alto in basso con quel ghigno superiore, con quegli occhi maledetti, distruggimi...voglio che tu mi odi come allora, anziché avere questo te che di noi non ricorda niente...”

Si addormentò con Sasuke tra le braccia, con il naso tra i suoi capelli corvini, sognando quando da ragazzini litigavano per qualsiasi cosa finendo sempre per fare pace.

Note dell’autore:

Allora....ehm...SONO UN PO’ IN RITARDO! Ahhaha questa fic è naturalmente un Reverse! Il capitolo 11 doveva essere un regalino perché come avrete visto contiene una scena “romantici osa” un po’ NARUSASU! Mi sono fatta perdonare? Almeno un pochino? Spero di sì...il vero Sasukino si sarebbe incacchiato nero, avrebbe urlato come un pazzo nel sapere che Naruto...beh...insomma...il vero Sasukino TIFA per il SASUNARU, naturalmente...ahahah avrà occasione di riscattarsi...

Come sempre chiedo perdono, immenso... spero che questo capitolo vi sia piaciuto...spero che i sentimenti di Naruto siano comprensibili... si è lasciato andare, si è preso quel corpo che desiderava da sempre, ma avrebbe preferito essere ucciso dal vero Sas’ke anziché vivere accanto a qualcuno che non ricorda il loro burrascoso passato...

Com’è complicato l’amore ahaha

Spazio a commenti, pomodori, Itachi nudi, coperti solo da foglioline di fico, anche i Kaka-sensei vanno benissimo <3

Un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fino ad adesso con pazienza, e con pazienza hanno sempre lasciato una traccia del loro passaggio con impressioni, commenti, consigli...<3 vi adoro!

Per chi mi avesse perdonata per l’incredibile ritardo può trovare nella mia pagina anche una nuova oneshot pwp <3 sempre sui nostri due amici...

<3 Al prossimo capitolo

Allyn <3

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Finale ***


FINALE DI STAGIONE, smetterò finalmente di tediarvi con questa LONG! XD

à

Capitolo 12

[Sasuke]

“Mamma, perché Itachi porta i capelli lunghi? Non sembra una ragazza?” Mormorai alla donna dagli occhi color carbone, gli stessi che vedevo ogni giorno allo specchio fissando la mia immagine riflessa.

“Tuo fratello porterà anche i capelli lunghi come una ragazza, ma è il più forte tra tutti i ninja della sua età e anche di tanti altri dell’età di vostro padre” Mi sorrise teneramente la donna per poi darmi un buffetto sul naso.

“Eccolo di ritorno dall’allenamento, dai, vai a salutarlo, ‘Suke” Mi incitò con un gesto veloce della mano e l’espressione dolce di una madre che ama i suoi figli più di qualsiasi altra cosa.

La stanza era grande e luminosa, alle pareti era dipinto lo stesso simbolo rosso e bianco che portavamo ricamato sui vestiti, l’aria odorava di spezie e d’estate, e il vento scuoteva i nostri capelli neri, facendoli danzare ad ogni soffio in grado di entrare dalle finestre aperte.

Itachi entrò togliendosi le scarpe, mi venne istintivo, seguire le parole di mia madre e corrergli incontro, impattare contro il suo addome duro con il capo, sfregare la mia fronte contro una sua mano venuta in mio soccorso con una carezza.

Itachi, mio fratello, il mio eroe.

“Nii-san, sei stanco?” Gli chiesi, mentre i suoi occhi si posavano su di me, mentre sulle sue labbra pallide fioriva un sorriso allegro.

“Solo un po’” Rispose lui, facendo un cenno di saluto a nostra madre.

“Alleniamoci insieme, ti prego!” Lo implorai, sentendo dentro di me il fuoco di un desiderio che non si spegneva mai, quello di raggiungere le sue abilità, la sua bravura, di rendere fiero mio padre, orgogliosa mia madre.

“La prossima volta, Sasuke” Sussurrò lui, e il suo sorriso si spense in un attimo, assumendo quella nota triste che caratterizzava spesso le sue espressioni.

 

Fu facile superare gli esami per diventare ninja, avevo un obiettivo da raggiungere, ricordo che durante la prova pratica gli occhi della ragazza dagli insoliti capelli rosa non si staccarono mai da me...

 

“Sasuke, dimmi, chi è la persona che vorresti uccidere?” Naruto mi guardò con il naso puntato in alto, era almeno cinque centimetri pieni più basso di me, anche se la sua corporatura mi faceva pensare che fosse destinato a crescere molto.

Il vento ci scompigliava i capelli e il freddo dell’autunno ci obbligava a muoverci per tenerci caldi durante le missioni.

“Non sono fatti tuoi, non sono cose che i ragazzini devono sapere” Borbottai infastidito, allungando il passo.

“Ehi! Ma noi abbiamo la stessa età, stupido!” Mi gridò contro, mentre Sakura scuoteva la testa esasperata, i capelli rosa a incorniciarle il viso infantile.

Lo ignorai e ripresi a camminare per la mia strada. Era vero avevamo la stessa età, ma io ero destinato a cose orrende che non avrebbero mai dovuto sporcarlo, rovinare tutta quella luce che si portava negli occhi, nel sorriso, io e Naruto eravamo troppo diversi.

 

 

“Ti riporterò a casa, la nostra casa, tu sei la mia famiglia Sasuke...” Sembrò che qualcosa gli si stesse frantumando nel cuore, mentre lo urlava, mentre le unghie gli scavavano i palmi delle mani, mentre le lacrime di rabbia e dolore gli rigavano il viso ferito e contuso.

Era un po’ cresciuto,  forse sei centimetri buoni, dal giorno in cui il maestro Kakashi l’aveva legato a quel palo, un giorno così lontano. Era cresciuto, ed io avrei voluto sapere quanto ancora aveva  da crescere, come sarebbe diventato una volta uomo, quali sarebbero stati i suoi sogni, che odore avrebbe avuto la sua pelle al ritorno dalle missioni... Avrei voluto, ma non potevo fermarmi, non potevo vivere lì con loro e abbandonare tutto, non potevo rimanere al suo fianco, io avevo la mia strada di sangue e orrore da percorrere e lui, così bello, così buono, era troppo luminoso per percorrerla con me.

 

L’uomo dal volto pallido e gli occhi da serpente mi voleva, bramava il mio corpo, la mia carne, la mia forza. Me ne stavo lì, a contare i minuti, le ore, i giorni, i mesi e infine gli anni che mi separavano dalla vendetta. Tutto per te, Nii-san, tutto per vedere il tuo sangue scorrermi tra le dita.

 

Eri più alto, più bello, più forte, mentre il sole ti accecava gli occhi ancora troppo azzurri, troppo buoni, mentre ti guardavo dall’alto della rupe, mentre tenevo stretta l’impugnatura della mia Katana, mi tremavano le mani, avrei dovuto ucciderti, dopo tre lunghi anni. Eri divenuto un ostacolo, perché il mio cuore era ancora debole, sarebbe stato difficile scegliere tra te e la vendetta, avrei dovuto ucciderti, non lo feci.

 

Entrambi gli occhi di Itachi mi guardano senza vedermi, odoravamo dello stesso sangue, dello stesso infame destino che ci aveva condannati. Mi toccò la fronte, per l’ultima volta, prima di spegnesi. Nii-san. La vendetta era compiuta. Rimarranno le cicatrici sul mio corpo, quelle inflitte dalle mille battaglie per raggiungerti, dalle mille gioie perse per inseguire questo atroce sogno di vendetta, rimarrà il vuoto.

 

Naruto mi osservò, portava sul corpo tante ferite quante le mie, era sporco, distrutto, eppure continuava a cercarmi, tra il caos, tra la terra macchiata del nostro sudore, continuava a implorarmi di tornare a casa. Non ci sarebbe più stata nessuna casa, non quella che aveva distrutto la mia vita. Era cresciuto, tanto quanto avevo immaginato in tutti quegli anni passati a fuggire dalle sue mani. Avrei dovuto recidere ogni legame, ogni singolo filo che ancora mi tratteneva a Konoha, distruggere tutto e poi magari morire, avere il riposo eterno, dopo la terribile tortura della verità finalmente la pace. Ma lui avrebbe fatto di tutto, con quella sua luce ormai troppo luminosa per i miei occhi, lui avrebbe fatto di tutto per riportarmi a casa. E una parte di me, quella piccola che ormai non aveva più potere, avrebbe voluto abbandonarsi alle sue braccia, perdonarsi, lasciarsi perdonare, vivere.

Piansi sangue, sulle le mie guance lo sentivo scorrere caldo, mentre tutto attorno a me bruciava nel fuoco nero della disperazione. C’era anche Naruto, c’era il terrore nei suoi occhi azzurri, c’erano le sue lacrime limpide a scavargli sulla pelle scura del viso, c’era Itachi, riverso a terra, gli occhi cechi e pallidi, il suo corpo morto, per mano mia. Naruto mi osservò triste, poi si chinò a terra vicino al corpo di mio fratello, pose la mano sul suo viso, abbassò le sue palpebre.

“E’ il mio turno, Sasuke, uccidimi, dopo sarai libero” Sussurrò dopo.

***

Sasuke aprì gli occhi, si tastò le guance sporche di lacrime, guardò il corpo dell’altro, steso vicino al suo, nudo come il suo, vulnerabile.

Ricordò, si portò una mano alla bocca, per trattenere un grido, si sfiorò le braccia, le gambe, ricalcò ogni cicatrice con la punta dei polpastrelli, ricordò ogni singola battaglia, ogni singolo kunai che gli aveva scalfito la pelle pallida, ricordò le mani di Naruto sul suo corpo, le carezze leggere...

“No!” Il grido dell’Uchiha fece sobbalzare Naruto, svegliandolo dal suo sonno.

“Sas’ke, che c’è?” Chiese allarmato.

Ma Sasuke era già sceso dal letto afferrando uno dei kunai abbandonati dopo la missione.

“’Suke, era un incubo, torna a letto...” Mormorò il biondo, ancora assonnato.

Ma Sasuke si mosse nell’ombra, piano, come una folata di vento leggero.

“Che diavolo stai facendo?” Chiese il biondo drizzandosi a sedere.

Fu un attimo, la lama fredda gli sfiorò prima la guancia, lasciando un taglio superficiale da cui iniziò a colare il sangue, caldo e rosso, fin sotto la mandibola, e poi sul petto nudo, dopo gli puntò la gola, sovrastandolo e schiacciandolo con il suo peso sul materasso.

“Sasuke” Sussurrò Naruto, guardando la figura scura del compagno sopra di sé, il cuore che gli martellava nel petto.

“Mi fanno male gli occhi, Naruto” Sibilò piano.

“Le cicatrici sulla mia pelle, quante sono state lasciate dalle tue mani?” Chiese.

Naruto non rispose, continuò a osservare quegli occhi rossi, scintillanti anche nel buio.

“Ho ucciso mi fratello... Cosa credevi di fare raccontandomi tutte quelle stronzate?” Chiese il moro, mentre lacrime troppo calde  e rosse cominciavano a colare sul petto nudo dell’altro, la punta del kunai premuta sempre con più forza contro la sua gola.

“Tutta la mia famiglia, ho perso tutta la mia famiglia, ho tradito il mio villaggio... Io ci sputo sopra il tuo cazzo di coprifronte!” Gridò, con i primi fuochi neri di amaterasu che bruciavano una piccola parte del lenzuolo.

Era tornato, e con lui l’odio, la rabbia.

Naruto sapeva che prima o poi sarebbe successo, e sapeva che questo forse avrebbe comportato anche la sua morte, il vecchio Sasuke, dopotutto, non gli avrebbe perdonato tutto quello che era successo, il vecchio Sasuke lo odiava. Nonostante questo Naruto non si sentiva triste, una parte del suo cuore martellava gioia pura, anche se solo per un attimo prima della fine, aveva potuto rivedere quegli occhi, sapere che in una parte del cuore dell’altro sarebbero sempre rimasti i loro ricordi insieme.

“Dovrei bruciare tutto, bruciare questo posto, ridurlo in cenere, e poi bruciare anche la cenere, polverizzare questo inferno” Sussurrò Sasuke, sfiorando con le dita i capelli biondi dell’altro, fissandolo nella penombra.

“Cosa pensavi di ottenere?” Chiese.

“Avrei voluto...”Singhiozzò Naruto, ma le parole non venivano fuori. Avrebbe voluto dirgli che la sua intenzione era mostrargli che esisteva anche la felicità, che c’erano altri modi di vivere il resto dei loro giorni, che c’erano tante piccole gioie da assaporare insieme, che c’era una casa, almeno nel suo cuore, se avesse voluto tornare, ma non ci riuscì.

“Dimmi che mi odi e poi uccidimi” Annunciò sottovoce il biondo, alzando una mano per carezzare il viso pallido dell’altro.

Sasuke strinse con più forza il Kunai.

“Ti odio...” Sputò con rabbia.

Naruto sorrise.

“Mi sei mancato così tanto” Gemette, sentendo la lama ferire un poco la pelle delicata del collo.

Le fiamme nere si spensero, e gli occhi di Sasuke tornarono neri, con quelle lacrime rosse a sporcargli il volto ancor più pallido.

“Ricordi quando ti dissi che ti avrei riportato a casa anche a costo di morire?” Gli chiese il biondo, piangendo, eppure con il sorriso sulle labbra carnose, consapevole che adesso Sasuke ricordava e mai avrebbe dimenticato, e che aveva mantenuto la sua promessa, dopotutto, l’aveva riportato a casa, stava pagando con la vita per quello.

“Avevi detto che saresti diventato Hokage” La voce del moro lo sorprese, tremava.

“Per quello ci sarebbe voluto un altro po’ di tempo...Ma riportando te a Konoha ho già fatto quanto bastava per considerare questa vita una vita spesa bene” Annaspò, con la voce che veniva sempre meno per il pianto.

“Perchè?” E le lacrime di Sasuke lavavano via le precedenti, cacciando il sangue dalle sue guance.

“Lo sai il perché”

“Ti odio, questo non ti basta per smetterla?” Domandò Sasuke.

“No, uccidimi”

Un rumore metallico risuonò nel silenzio della stanza.

“Era vero...Ero felice” Pianse Sasuke stringendo a sé il corpo di Naruto, aveva gettato via il kunai.

“Tu mi rendevi felice, mi sentivo a casa...”

“Sei a casa, Sasuke” Gli sussurrò Naruto nell’orecchio, carezzandogli i capelli dolcemente.

“Non posso permettermi tutto questo...non posso permettermi di vivere così, non posso permettermi di amarti”

“Puoi Sasuke, sei libero”

C’erano i loro corpi, stretti tra le lenzuola macchiate di lacrime e sangue, c’era quell’amore mai svelato e corrisposto da sempre a riecheggiare nel silenzio.

C’era l’instabilità di Sasuke, la sua confusione, e in questa l’unica certezza, l’amore per Naruto.

“Sii felice, Sasuke” Continuò il biondo, mentre l’altro si faceva piccolo contro il suo petto, mentre piangeva tutta la disperazione di quegli anni di orrore.

“Non ti ho mai odiato...odiavo non poterti amare, non poterti vedere crescere accanto a me, non poter fare tutte le cose che abbiamo fatto insieme in questi ultimi mesi, credevo di non poter più ridere, potermi sentire felice.” Spiegò.

“Possiamo fare tutto ciò che vogliamo...” E Naruto pensò che avrebbe potuto finire le lacrime, che il cuore poteva pure esplodergli nel petto, non gli importava.

“Voglio te” Sussurrò Sasuke, baciandogli le labbra, bagnandogli il viso con il suo pianto, con il suo sangue.

“Voglio te” Continuò.

Fecero l’amore cercandosi, percorrendosi la pelle a vicenda con le labbra, con i polpastrelli, con la lingua, ricercando in ogni cicatrice il  ricordo di una battaglia. Si toccarono come chi ritrova la strada di casa dopo anni di oblio, riconoscendosi, mischiando i battiti. Naruto si lasciò prendere, si lasciò scavare dentro da un Sasuke che riconosceva, che sentiva suo, risero e piansero, quando l’orgasmo li trovò quasi impreparati e tremanti, mentre i loro sguardi si incrociavano, mentre perdevano il controllo, mentre consumavano qualcosa che era rimasto irrisolto da sempre.

Sasuke si sentì felice, si sentì a casa, dentro Naruto, con Naruto, vicino a Naruto.

“Ti amo” Gli disse Sasuke ad un centimetro dalle sue labbra.

“Ricordo di averti sempre amato”

 

Ricordava il passato, le lacrime e il sangue, ma soprattutto sapeva che c’era un futuro, e nel suo futuro c’era lui, c’era una casa, c’erano risate, c’era una Konoha vissuta con i suoi occhi azzurri.

Sasuke capì che poteva perdonarsi, perché Naruto l’aveva perdonato, perché alla fine, come aveva promesso, l’aveva riportato a casa.

 

Note:

HAPPY ENDING!! HAPPY ENDING!! Ahahah millemila mesi di attesa anche questa Long termina, immagino con vostra somma gioia, che non ne potevate più. Sì, smielosa fino al vomito, ma come poteva finire una fic del genere? E poi diciamocelo dopo aver pubblicato la one-shot “Un Sasuke disinibito una storia un po’ lemon – di sigarette e poltrone”, che di smieloso non ha niente, beh, dovevo rifarmi ahaha

Ma siiii, un picco IPERGLICEMICO per tutti! E ‘Suke si è riscattato su Naruto (ammiccante) Quanto amoreeee.

Insomma, spero che dopo 12 capitoli di tortura un minimo vi sia piaciuta questa Long, fatemelo sapere, se volete, lasciate commenti e pomodori, insomma, Allyn raccatta tutto... E VI RINGRAZIA DI ESSER GIUNTI FIN QUI, CON PAZIENZA

Ps: se avete voglia passate anche tra le altre fic!!

Baci baciosi

Happy endiiiiiiing

Pps: Ho un forte desiderio di cimentarmi su storie più brevi -.- ahahahah

Ok sto sproloquiando, mi inibisco....

Allyn

 

 

 

 

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