Le sabbie del tempo

di Violet Tyrell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 - Arriva il futuro! ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 - Un mondo in guerra ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 - L'ira di Ares ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 - Arriva il futuro! ***


Le sabbie del tempo Angolo di benvenuto: questa storia è scritta senza alcuna pretesa se non quella di lasciar sfogare la mia fantasia. I personaggi sono degli OC, e sarà ambientata in un'ipotetica Guerra Sacra del 1500 circa. Ciò perché volevo utilizzare personaggi nuovi senza rovinare la continuity di Kurumada. Ci saranno anche dei pg come Sage, Hakurei... questi qui, insomma u.u
Altri dettagli alla fine del capitolo :=)
p.s. La storia è stata riscritta, verissimo, ma già il primo capitolo è molto diverso dall'altro, inoltre anche la trama è stata rivista. Ho solo mantenuto il titolo (che no, non sapevo giungesse da Prince of Persia lol), i pg anche se ho cambiato il nome al mio Gold del Leone che da Alexandros è diventato Stafanas per evitare rassomiglianze con la protagonista.
Per il logo grazie alla grande Aresian u.u







Chapter 1 - Arriva il futuro


La maschera dorata era bagnata ma la sacerdotessa non ci badava affatto: erano due giorni che ormai pioveva e lei era seduta sui gradini della sua Casa da almeno un'ora. Si stava annoiando all'interno, e un po' d'acqua sembrava una distrazione interessante.
Alexandra era la prima donna in assoluto a indossare un'armatura d'oro: dai tempi del Mito non si aveva notizie di fanciulle in grado di ricoprire un ruolo tanto delicato, soprattutto a causa della forte convinzione che solo gli uomini potessero riuscire ad ambire all'onore più alto.
Ma anche se premiata dalla Dea con vestigia tanto preziose, Alexandra non era considerata la più potente tra i dodici cavalieri d'oro: la sua dimora era la dodicesima, l'ultima da attraversare prima di giungere alla residenza del Gran Sacerdote e della Pallade Athena. Nonostante questo, Alexandra era semplicemente considerata un piccolo ostacolo molto semplice da abbattere.

Alexandra era nata sull'isola di Creta quindici anni prima, ma l'aveva abbandonata molto presto a causa di un'epidemia che aveva sterminato la sua gente. A soli quattro anni si era ritrovata da sola sull'isola, abbandonata dai genitori periti nel tentativo di fuggire: Alexandra non aveva neppure pianto perché non era capace di comprendere ciò che significava la morte e la paura. Un uomo vestito di bianco l'aveva presa in braccio portandola con sé, e la piccola non aveva neppure fiatato: lo sconosciuto si era presentato come Gordon e l'aveva portata in uno strano posto chiamato Santuario. Alexandra aveva scoperto la verità solo alcuni anni dopo, sentendo una conversazione tra Gordon - che era il Gran Sacerdote del posto - e una ragazza che non conosceva: non vi era stata alcuna epidemia su Creta, così avevano detto, bensì era stata lei a uccidere tutti senza saperlo. E per colpa del suo sangue che era stato contaminato.
Alexandra era rimasta titubante per un po' di tempo ma dal momento che quelle due persone non erano preoccupate, decise di lasciarsi tutto alle spalle: l'addestramento cominciò a dieci anni, dopo aver personalmente domandato al Sacerdote qualcosa da fare. Alexandra odiava sentirsi in trappola e secondo lei era giunto il momento di cominciare a capire cosa fare della sua vita; venne così mandata in un altro luogo della Grecia, sotto la guida di un vecchio cavaliere dal pessimo carattere e dai modi di un barbaro.

Cinque anni dopo la ragazza era di ritorno al Santuario, dove le venne consegnata l'armatura d'oro dei Pesci: Alexandra si era inchinata alla giovanissima Athena, ricevendone la benedizione dopo averle giurato fedeltà. Ad Alexandra piaceva l'idea di essere riuscita a conquistare un ruolo importante all'interno del Santuario, di cui condivideva le leggi e appoggiava gli ideali.
Tuttavia la sua convinzione di essere diventata qualcuno svanì rapidamente: ben presto le giunsero voci spiacevoli, che sostenevano che un vero guerriero non avrebbe dovuto limitarsi a giocare con le rose, e neppure essere costretto a portare una maschera sul volto. Alexandra non si era mai posta il problema, ma all'improvviso cominciò a sentirsi inadeguata, soprattutto sentendo le lodi che ricevevano i suoi compagni.
Shing, il cavaliere di Aries, era stato allievo del Sacerdote ed era riuscito a sgominare parecchi nemici: si vociferava che fosse addirittura il più forte tra tutti e dodici. Poi c'era Bertram del Toro, un vero e proprio colosso, che assieme a Dorian di Gemini e Robert di Scorpio aveva combattuto due anni prima contro i seguaci di Ares quando il sanguinario Dio aveva tentato di impadronirsi del Santuario.
Poi seguiva Florian di Libra, a cui era affidato un compito strano a Goro-Ho, Mike di Cancer che riscuoteva molto successo tra le donne del Santuario, fossero queste ancelle oppure apprendiste o anche schiave, e che pareva essere molto forte. Il cavaliere della Vergine, tale Shiva, era considerato molto strano dato che trascorreva quasi tutto il suo tempo nel giardino della sua Casa, ma allo stesso tempo era considerato il più vicino alla Dea e al Sacerdote per i suoi modi saggi ed esperti; poi c'era Pedro del Capricorno e suo fratello Pablo di Sagitter, considerati i maggiori esperti del combattimento, anche se sembrava che Fjodor di Aquarius fosse riuscito a sconfiggerli entrambi un un duello che lo vedeva in svantaggio numerico.
"Ehi, Xan! Hai un minuto?"
Alexandra chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma: detestava quella voce sempre allegra, e soprattutto quel nomignolo assurdo con cui lui la chiamava. Non aveva bisogno di indovinare chi fosse perché la guerriera già lo sapeva: riaprì le palpebre, sentendo il corpo rigido per l'irritazione. Stafanas di Leo stava salendo l'ultima rampa di scale che conduceva proprio alla sua dimora, e come sempre aveva un sorriso stampato sul volto.
La ragazza non riusciva proprio a farsi piacere il cavaliere della quinta Casa, e quando si trovavano vicini, per qualche assurda ragione riuscivano sempre a litigare: Alexandra riusciva sempre a essere gentile con tutti, persino con chi non l'approvava, ma quando si trattava di lui non c'era niente da fare. Era più forte di lei, doveva contraddirlo.
Stafanas aveva tre anni più di lei e si erano conosciuti circa dieci anni prima, quando ancora lei non aveva iniziato l'addestramento: lo aveva visto fare a pezzi una roccia e le era sembrato molto simpatico, almeno finché non si era accorto di lei e ritenendo di essere divertente, le aveva lanciato addosso qualche frammento di roccia. Alexandra non aveva ovviamente gradito, e dopo avergli mollato un ceffone, se ne era andata con aria altera.
Da allora i dispetti erano stati all'ordine del giorno e la ragazza aveva tirato un sospiro di sollievo quando il suo addestramento l'aveva condotta lontano da lui, al punto che scoprire di nuovo la sua esistenza al suo ritorno le aveva sminuito la gioia per il ruolo ottenuto.
E non solo: Stafanas sembrava essere amato da tutti, tanto che si vociferava che le ancelle facessero a gara per essere invitate nella sua dimora. Alexandra più volte si era chiesta come mai il Sacerdote non proibisse ai suoi cavalieri di comportarsi a quel modo, ma ben presto aveva scoperto che solo le donne erano obbligate a seguire la legge sulla maschera, e che agli uomini era concesso tutto, purché non gettassero disonore sul Santuario.
"Che cosa c'è?"
Alexandra era sulla difensiva: non era dell'umore giusto per litigare, inoltre sapeva che non era conveniente attirarsi le ire di un suo superiore. Infatti aveva sentito dire che Stafanas di recente aveva aiutato Shiva di Virgo nella preparazione di strategie difensive, pertanto era praticamente uno dei loro capi, con suo grande dispiacere.
Il cavaliere ricordò solo dopo che alla guerriera non piaceva essere chiamata a quel modo, ma ormai era tardi per rimediare; si affrettò a raggiungere la ragazza, assicurandosi di non prendere più pioggia del dovuto. Stafanas notò che la giovane non aveva accennato a muoversi, come se stesse bene sotto l'acqua: il ragazzo osservò i lunghi capelli neri di Alexandra che pendevano bagnati sull'armatura, chiedendosi se non fosse successo qualcosa.
"Per arrivare brevemente al dunque, devi affiancarmi in una missione: andremo io, te e Goran della Lepre a scovare uno spectre che si nasconde a Sparta. La fonte è certa e ho totale libertà d'azione da parte del Sacerdote."
Alexandra chiuse di nuovo gli occhi, irritata: perché non poteva portare con sé qualcun altro? Chiunque! Non aveva alcun bisogno della sua presenza, ma lui era venuto ugualmente a disturbarla; la guerriera si alzò e strizzò i capelli completamente fradici. Avrebbe voluto farlo sugli stivali dorati del cavaliere di Leo, ma non era ancora giunta a una provocazione tanto smaccata.
"Purché facciamo in fretta", rispose Alexandra in fretta, desiderando che fosse già finita la missione.



***


"Non avresti dovuto portare proprio Alexandra, sapevi che c'era questo rischio! Abbiamo sprecato la nostra occasione di ottenere delle informazioni!"
Le parole del Sacerdote rimbombavano nella testa di Stafanas, facendogliela sentire molto pesante; la missione era stata un disastro sotto tutti i fronti e ormai l'alba stava giungendo. Il ragazzo appoggiò il telo con cui si era asciugato sullo schienale di legno della sedia, ma era distratto.
Sì, sapeva che era un rischio portare con sé qualcuno con del sangue velenoso nel corpo, ma a lui era sembrata una buona idea: Alexandra era una novizia in fatto di missioni e stava a lui coinvolgerla per renderla più esperta, più sicura di sé. L'idea di farle fare esperienza era stata buona, ma neppure lui aveva previsto un fallimento del genere.
Per prima cosa a Sparta si erano scontrati con l'improvvisa comparsa di alcuni superstiti guerrieri di Ares: evidentemente erano rimasti vivi e si nascondevano ancora in quella città, compiendo crimini minori. Inoltre era risultato subito evidente che lo spectre li utilizzava per coprire i propri movimenti, e prima che gli potessero mettere le mani addosso, se l'era svignata in fretta: Stafanas aveva ancora il braccio che doleva e anche il pensiero di essersela cavata non gli sorrideva, soprattutto pensando all'avventatezza di Goran. Il loro compagno aveva avuto la pessima idea di camminare sul letto di rose rosse steso da Alexandra per sbarazzarsi velocemente dei loro avversari, così non erano riusciti a salvarlo.
Era morto praticamente all'istante, e neppure essere stato recuperato dalla ragazza gli aveva consentito di sopravvivere alle loro cure; Alexandra gli aveva coperto il volto con la propria maschera dorata mentre lo riportava vicino a lui, ma anche quello non era stato utile.

Il cavaliere andò a sedersi sulla sua sedia più scomoda, cercando di scacciare una sensazione spiacevole: aveva avuto solo una fugace visione del volto della guerriera, prima di girarsi per non essere indiscreto, ma ora che si trovava nel silenzio della sua dimora, doveva ammettere che si sarebbe sentito meglio se avesse potuto vedere bene quel volto costantemente celato.
Più volte aveva cercato di immaginare chi ci fosse sotto quella protezione dorata, che volto avesse la sua più accanita tormentatrice: era solo curioso, non ambiva come altri a disonorare l'onore delle fanciulle osservandole, anche se sapeva che sarebbe accaduto. Però doveva riconoscere che era frustrante parlare con qualcuno che era sempre costretto a nascondere la faccia; tuttavia da una parte era un bene che non fosse riuscito a guardarla, che avesse preferito voltarsi per mantenere inalterato l'onore di entrambi.
Probabilmente si trattava comunque di una bella ragazza dato che la leggenda voleva che i guerrieri della costellazione dei Pesci fossero i più avvenenti tra tutti, anche se a lui non interessava nulla dell'estetica: il problema ora era che Alexandra aveva senza volere mandato a morire un loro compagno, e che la colpa sarebbe ricaduta sulle sue spalle nonostante le avesse detto lui di spargere delle rose velenose a terra. Calciò con rabbia un'altra sedia prima di decidere: sarebbe tornato dal Sacerdote a discutere della questione, non aveva senso che venissero presi provvedimenti contro di lei quando aveva solo fatto che che le era stato ordinato.
Poco importava che fosse molto tardi, si sarebbe fatto ricevere.



***



Due giorni ininterrotti di pioggia avevano lasciato il segno: ora l'aria era fredda e l'estate era completamente dimenticata. Alexandra non era però uscita dalla sua dimora, preferendo rimanere sotto al pergolato che si trovava nel giardino di rose della sua Casa.
In pochi mesi erano fiorite, ricoprendo tutto il giardino e anche parte della dimora: ce n'erano di tutti i colori, e non solo le tre che amava utilizzare in battaglia: era un piacere per gli occhi, rilassava chiunque ci mettesse piede anche se Alexandra di rado riceveva ospiti. Preferiva tenere solo per sé quell'angolo di paradiso, era molto gelosa dei propri spazi; in quel momento però avrebbe desiderato sparire, magari inghiottita dalle piante che tanto amava. Aveva un dolore cocente lungo tutto il corpo, ma aveva rifiutato di farsi trasportare da Stafanas nel tragitto di ritorno.
Era tutta colpa sua, eppure la ragazza sapeva che il Sacerdote aveva sgridato lei: non era stata una buona idea cospargere di rose l'area di battaglia, anzi era una mossa da stupidi. Quella parole le bruciavano ancora nella testa, ferendola più dei fendenti di fuoco degli avversari che avevano incontrato. E l'idea era stata di Stafanas, che aveva avuto l'ardire di non pronunciare neppure parola per prendersi la responsabilità: che codardo.
La guerriera si alzò e tornò all'interno della propria dimora, cercando rifugio nella stanza dove dormiva: era spoglia, con solo alcune rose a ricordare chi fosse il padrone di quella Casa. Alexandra si gettò sul letto dopo aver lasciato l'armatura poco distante, e chiuse gli occhi sperando di non svegliarsi più. C'era qualcosa di consolante nei sogni e sperava di poter trovare la pace almeno lì.
A destarla fu un rumore, anche se Alexandra non reagì subito: preferiva restare sotto le coperte calde, non voleva uscire dal letto. Aveva percepito una sensazione strana, ma dal momento che era piacevole, era rimasta lì rannicchiata sotto le lenzuola, finchè non sentì chiaramente un tocco sulla guancia.
Si mosse quasi in automatico, chiedendosi se non fosse parte del sogno: di fianco a lei c'era chiaramente il cavaliere d'oro del leone, lo riconosceva per via dei capelli castani e degli occhi azzurri che la stavano fissando. Per un momento la ragazza non capì nulla, ma poi ricordò dov'era - ovvero nella sua stanza - e che quella specie di principe era niente meno che il suo nemico. Era assurdo.
"Scusami per averti svegliata, Alexandra. Avrei atteso che lo facessi da te, ma..."
La frase non venne terminata: la voce del cavaliere - che indossava la sua Gold Cloth con mantello annesso - sembrava molto più matura di quella che era abituata a conoscere, e Alexandra cominciò a domandarsi se non fosse un sogno quello che faceva. Da quando la chiamava per nome? Lui utilizzava quel nomignolo stupido, per infastidirla, mentre quello che aveva davanti sembrava soprattutto preoccupato di averla disturbata.
Si limitò a fissarlo, imbambolata, e poi ricordò: non aveva la maschera.
Il panico la avvolse: era sempre molto attenta a indossarla, e di solito nessuno entrava nella sua stanza. Come si era permesso lui di farlo? E la osservava come se non fosse accaduto nulla.
"Ma sei impazzito?! Non ricordo di averti dato il permesso di entrare qui, sparisci prima che ti dia un calcio!"
Ma la sfuriata della ragazza non provocò alcuna reazione aggressiva: il cavaliere non rispose, limitandosi a porgerle quella maschera che aveva tenuto in mano fino a poco prima, lasciando sconvolta Alexandra.
"Hai ragione, ma non hai nulla da temere: il tuo volto mi era già noto, ma dovevo accertarmi che fossi davvero tu e non un impostore... Sto per dirti una cosa che ti sembrerà assurda, ma ti prego di credermi e seguirmi senza farmi domande..."
La voce pareva sofferente e Alexandra ne fu colpita, anche se le sembrava di sentire un mucchio di sciocchezze: quando mai aveva visto il suo volto? Non era sempre lui che per fingere di minacciarla, le prospettava mille modi diversi per togliergliela? Eppure sembrava più credibile del solito: Alexandra rimise in fretta la maschera e gli fu se non altro grata che si fosse allontanato dal letto.
"Allora? Che cosa vuoi? Non ti basta avermi messo nei guai oggi?"
Il cavaliere sembrava praticamente sordo a ogni provocazione, anche se il suo volto continuava a restare teso e sofferente.
"Purtroppo temo di dover esigere da te ancora qualcosa, proprio come questa notte. Prendi la mia mano, per favore, e seguimi nel futuro: io arrivo da li."
Alexandra rimase immobile per qualche istante, fissando la corazza dorata del Leone. Doveva aver sentito male, sicuramente.
"Che stai dicendo? Futuro? Sapevo che eri strano... ma arrivare a tanto... Forse sei posseduto da qualcosa...
Alexandra chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma: il guerriero che aveva di fronte non aveva proferito altre parole, ma aveva un'espressione tesa e angosciata. Aveva previsto una reazione simile e doveva risolverla in fretta: anzi, era del tutto normale che fosse diffidente, soprattutto considerando il momento delicato in cui era capitato.
Forse era ancora in tempo per cambiare idea... Lo pensò per alcuni istanti ma poi ricordò ciò che l'aveva spinto fin lì, e quanto fosse fondamentale l'aiuto di Alexandra. Non poteva tirarsi indietro, non ora che era lì.
"Immagino che ti sia difficile credermi... ti spiegherò cosa succede ma non posso farlo qui, è troppo rischioso. Ora vieni, stiamo perdendo troppo tempo." E senza aspettare una risposta afferrò il braccio della guerriera, trascinandola letteralmente con sè.
Alexandra rimase senza parole: quello non poteva essere il Gold del Leone, era troppo forte! L'aveva letteralmente presa per un braccio e costretta a muoversi: solo poche ore prima aveva chiaramente fatto capire di non avere alcuna intenzione neppure di sfiorarla per via del sangue velenoso - non che lei ambisse a un contatto con lui, tutt'altro - ed ora aveva persino la forza fisica di piegarla al suo volere.
Decisamente c'era qualcosa che non andava.
Così come all'esterno: Alexandra ricordava un cielo ormai privo di nuvole, invece quell'alba tinta di rosso e arancio aveva qualcosa di grottesco. Sembrava che il mondo fosse cambiato radicalmente nel giro di poche ore; la ragazza fece per protestare ma non appena messo piede nel cerchio di sabbia che circondava la casa dei Pesci, fu come essere risucchiata in un vortice. Le sabbie si erano mosse, imprigionandola in una tempesta non aggressiva.

Aveva lasciato il sole sul punto di nascere e ora lo trovava al tramonto, solo con un cielo meno tempestoso e più incline al rasserenamento. Alexandra si alzò in piedi e cercò di mettere a fuoco l'ambiente che la circondava: erano sicuramente sul lungomare ateniese - riconosceva il luogo, poco distante da Capo Sounion - e non c'era nessuno oltre a loro.

Non ci stava capendo più nulla.




Nota Autrice:

Beh, un buongiorno a tutti :=) Avrei effettivamente altre storie da continuare, ma questa è già stata scritta perciò non mi costa molto controllarla e postarvela xddd Spero l'inizio vi possa piacere^^
Questa storia l'ho sognata, almeno in gran parte, i dettagli sono stati limati mentre la scrivevo u.u e spero vi piaccia Alexandra. Per lei ho scelto la costellazione dei Pesci per via della particolarità del sangue velenoso, ero incerta con Aquarius che si sarebbe adattato comunque molto bene. Teoricamente sappiamo che solo Albafica era velenoso, ma sono dell'idea che anche il buon Aphro lo fosse u.u
E poi c'è Stafanas: lui l'ho plasmato un po' per come penso io Aiolia. E come vedete i due non vanno troppo d'accordo XDDDD Ora vi lascio con la domanda finale su cosa accadrà u.u se avete tempo e voglia, gradirò con piacere i vostri pareri sulla storia^^ Un bacio a tutti**

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Capitolo 2
*** Chapter 2 - Un mondo in guerra ***


Le sabbie del tempo Angolo di benvenuto: grazie mille per le recensioni ^^ fanno sempre molto piacere, la risposta sarà a fine pagina :=) Grazie anche a chi ha inserito tra le seguite, siete davvero gentili! Prima di lasciarvi alla lettura, devo confessarvi che ho trovato davvero faticoso scrivere questo capitolo >__< perché si tratta di un intermezzo, preferisco l'azione, il brivido... il pericolo! Ok, ho guardato troppe volte "La maschera di ferro" lol
vi ringrazio in anticipo per chi vorrà lasciarmi un commento :=)







Chapter 2 - Un mondo in guerra


"Presta attenzione, non è più il luogo sicuro che ricordi, i nemici sono ovunque!" Stafanas si rivolse alla guerriera al suo fianco, entrambi nascosti in una grotta in attesa... di che cosa? Alexandra non riusciva a capire niente di quello che succedeva: un momento era nella sua Casa a riposare, subito dopo un vortice di sabbia l'aveva trascinata fuori dal Santuario dove tutto era uguale e diverso allo stesso tempo. La guerriera non perdeva un attimo di vista Stafanas, nel vano tentativo di capire.
"Per quello che ne so, il nemico potresti essere tu! Come sei riuscito a..."
"Fai silenzio!"
La voce del cavaliere d'oro improvvisamente sembrava diventata diversa, più severa e intransigente. Alexandra lo guardò, incredula: per quanto non fossero mai andati d'accordo, non le sembrava di ricordare che le avesse dato ordini a quel modo.
Lo vide voltarsi nuovamente verso di lei. "Ascolta... ti giuro che ti spiegherò tutto quello che vuoi sapere, ma ti prego... ti prego, per ora devi fidarti di me. Il tempo di rientrare nel Santuario e potrai farmi tutte le domande che vuoi! Ora seguimi e non restare indietro, potresti finire in guai talmente grossi che non immagini neppure..."
La guerriera rimase in silenzio, convinta che Stafanas avesse perduto il senno, anche se doveva riconoscere che l'atmosfera che l'avvolgeva era inquietante: il silenzio era talmente denso da sembrare irreale, latore di cattive notizie. Si limitò ad annuire seguendo il guerriero, cercando nella sua mente una spiegazione logica: poco prima era all'interno del Santuario, ora invece era fuori, ma lo dovevano raggiungere per sapere quello che succedeva.
Non aveva senso.
"Giù!"
Un getto di fuoco viola la mancò di striscio e Alexandra, istintivamente, lanciò una rosa nera in direzione del pericolo; da sotto la maschera sgranò gli occhi vedendo un orrendo mostro con almeno sei paia di zampe, le ali e una testa che ricordava i dinosauri. Indietreggiò per lo stupore, anche se la rosa aveva raggiunto la bestia, causandogli un forte dolore al fianco che gli fece emettere dei gemiti acuti e apparentemente infiniti.
"Cos'è quella COSA?!"
Stafanas si affrettò a colpire la bestia all'addome, il suo punto vulnerabile, e l'osservò contorcersi sotto il dolore cocente che provocavano i colpi elettrici. Afferrò il braccio della ragazza, convinto più che mai di aver commesso un errore e di non poter rimediare. "Non la cosa peggiore che avrebbe potuto sbarrarci la strada, fidati. Ora non fermarti per nulla al mondo, la strada non è lunga, ma non sarà sicuramente da sola: se ne vediamo altre, vai con le tue rose nere. Quelle rosse sono troppo lente per ottenere un successo immediato."
Alexandra decise che lo avrebbe ascoltato: era convinta che se ne sarebbe pentita quasi subito, tuttavia la situazione era degenerata rapidamente ed era meglio ascoltare un consiglio al posto di rimpiangere in seguito di non averlo fatto. Mentre correvano verso l'ingresso del Santuario, altri ostacoli apparvero, tra mostri e strane piante che spuntavano dal terreno cercando di inghiottirli; la ragazza fu costretta più volte a servirsi dei rovi per liberare la via, ed era certa di non aver mai utilizzato così tante rose come in quel momento.
"Siamo arrivati!"
Stafanas lo disse con sollievo dopo essersi lasciato alle spalle gli orrori, contento di essere riuscito nell'impresa di portare la guerriera all'interno del luogo sacro; ora sapeva che avrebbe dovuto subire un interrogatorio, ma almeno per un paio d'ore aveva la certezza che non avrebbero subito altri attacchi



***

Un silenzio irreale avvolgeva il territorio del Santuario, si aveva persino l'impressione di poterlo toccare con mano per disperderlo poi nell'aria; la figura ammantellata avanzò con passo sicuro, i lunghi capelli biondi parzialmente nascosti sotto il cappuccio e gli occhi estremamente vigili. Di solito usciva di rado dal tredicesimo tempio, tuttavia un fenomeno anomalo aveva turbato la sua concentrazione: di quei tempi anche la minima emanazione cosmica fuori controllo poteva indicare guai ed erano tutti impegnati a non permettere al male di infilarsi ancora in quei luoghi sacri. Un cielo che diventava rosa, giallo e poi verde - anche se solo per alcuni istanti - non era una cosa comune: conosceva un luogo in cui far luce tranquillamente, anche se arrivarci era molto rischioso. Un rumore attirò la sua attenzione, mettendolo sulla difensiva.
"Chi è la?" La voce dell'uomo risuonò alta e inquisitoria; la figura nascosta dietro le rocce esitò un istante, per poi farsi vedere. Anch'essa indossava un mantello che la copriva dalla testa ai piedi, tuttavia l'uomo riconobbe la maschera argentata e rilassò i muscoli. Una sacerdotessa guerriera. Non era un nemico. "Selene di Lotus, allieva di Shiva di Virgo. Perché ti nascondi?" La voce dell'uomo era severa: la guerriera non esitò a inchinarsi ai suoi piedi. "Vi chiedo perdono Gran Sacerdote, stavo cercando il cavaliere del Leone per..."
La frase non venne conclusa e il Gran Sacerdote - che aveva abbassato il cappuccio per farsi riconoscere dalla guerriera - sospiro tra sè e sè: lui aveva ben chiaro ciò che era nelle intenzioni della sacerdotessa la quale, dal momento che era stata erroneamente vista senza maschera, aveva tutte le intenzioni di applicare la legge e di uccidere il cavaliere d'oro. Questo perché non le era riuscito di farsi amare: tutti sapevano che il cuore di Stafanas era già impegnato e che non aveva posto per due donne. "Non é davvero il momento per occuparsi di vendette personali, guerriera, fammi il favore di mettere da parte il tuo problema. Almeno per il momento..." Non disse, il Gran Sacerdote, che non le sarebbe mai riuscita l'impresa di uccidere Stafanas, guerriero esperto e molto più preparato di una novella saint. Anche se era una ragazza tosta, in fondo Shiva era un cavaliere fantastico e i suoi allievi erano tutti guerrieri di un certo talento.
"Che cosa?! Ma...!"
"Fai silenzio! Non lo vedi come siamo ridotti, Selene? Una manciata di cavalieri d'oro, alcuni d'argento e nessuno di bronzo proprio mentre Hades sta per dichiararci guerra! E tu ti preoccupi di una questione assolutamente secondaria?"
La voce del Sacerdote rimbombò pericolosamente e la guerriera istintivamente fece un passo indietro, sempre tenendo il volto rivolto al terreno, scusandosi per aver tentato di contraddirlo. "Per non parlare dei figli di Ares: Phobos ha rubato lo scettro della nostra amata Dea, e dobbiamo recuperarlo quanto prima. Non credo che il Santuario sia mai stato tanto vicino dall'essere raso al suolo... Tutto il mondo esterno è invaso dai nemici che altro non aspettano che entrare, solo il cosmo di Athena li tiene a distanza. Il Santuario resta l'ultimo baluardo della speranza in un mondo di violenza e terrore... Spero che tu capisca cosa voglio dire, se Anastasia venisse uccisa..."
Un brivido percorse la schiena del Gran Sacerdote, il quale non riuscì a terminare la frase che aveva iniziato: Anastasia, la loro amata Pallade, non lasciava mai la sua dimora situata oltre il tredicesimo tempio. Solo alcuni anni prima era sovente vederla fare visita ai suoi guerrieri - tutti, dal più forte cavaliere d'oro all'apprendista appena giunto -, ma da quando le ostilità erano aperte, era costretta a vivere lassù. Non faceva un passo senza di lui, e persino i redivivi cavalieri d'oro la vedevano assai di rado. Anche quando doveva comunicare qualcosa di importante, era a lui che si rivolgeva, di modo da poter fare da suo portavoce; era diventato molto più pesante da qualche anno, doveva guardarsi le spalle da chiunque anche se era dell'idea che non ci fossero traditori all'interno del Santuario. 
"Non intendevo dire niente del genere, e neppure cercavo il nobile Leone per vendetta... Non questa volta almeno... Posso dirvi quello che penso sia successo? Non ne sono sicura, ma se ciò che ho visto è vero..." La guerriera attese un cenno da parte del suo superiore e parlò poco dopo, avendo compreso di avere tutta la sua attenzione. "Avete visto il cielo cambiare colore circa mezz'ora fa? Io ero alla dimora del mio nobile maestro - mi aveva cercata per affidarmi una missione - e quando sono uscita... ho visto un bagliore dorato illuminare l'ultima Casa." Il Gran Sacerdote aggrottò le sopracciglia: aveva visto l'alternanza dei colori, ma gli era sfuggito quello che la sua guerriera gli stava raccontando. "Sono salita fino all'undicesima Casa ma non sono riuscita a proseguire oltre: una miriade di rose impedisce il passaggio."
Silenzio. Il Sacerdote cercava di decifrare lo strano fenomeno: non dubitava delle parole di Selene, tuttavia c'era qualcosa di strano: già da tempo la dimora dei Pesci, disabitata per l'assenza forzata della sua guardiana, sembrava in decadenza... Le rose erano appassite... grigie e spente. C'era solo un modo per scoprire ciò che succedeva.



***


Che tristezza risalire le dodici Case, la maggior parte delle quali vuote per la morte del precedente guardiano; il Sacerdote giunse senza alcuna difficoltà fino all'undicesima Casa, dove una lastra di ghiaccio da lui stesso creata - quand'era ancora Fjodor di Aquarius - avrebbe impedito ai nemici di salire, e poi trovò il passaggio sbarrato. Selene aveva ragione: un campo di magnifiche rose di ogni colore - in particolar modo rosse, pregne di veleno - impediva l'accesso alla dimora.
Eppure quei fiori erano vivi. Vuoi vedere che dopo sei mesi Alexandra è ancora viva? Il Sacerdote riuscì ugualmente a raggiungere la dodicesima Casa e vide ciò che aveva attirato l'attenzione di Selene: la gold cloth dei Pesci era scomparsa. Il bagliore d'oro sicuramente era stato provocato dalla partenza dell'armatura, ma non esisteva una spiegazione logica. O almeno lui non la trovava. Sage! Il contatto telepatico con il guardiano della quarta Casa fu rapido: aveva bisogno di parlare con lui e con Hakurei, forse in tre sarebbero riusciti a scoprire qualcosa in più su quello strano fenomeno.
Del resto nessuno conosceva le armature come i due gemelli del Jamir.



***


"Perché non c'è nessuno a custodire questa Casa?" La voce di Alexandra interruppe i pensieri di Stafanas mentre salivano la prima scalinata che portava alla dimora di Aries; il guerriero era riuscito a ritardare le domande - legittime - della saint, tuttavia sapeva che la totale assenza del cosmo di Shing avrebbe incuriosito la guerriera. E non sarebbe stata la sola, purtroppo. "Shing é caduto tre anni fa, durante lo scontro con Ares che si é consumato nelle vicinanze di Sparta."
Stafanas si disse che era inutile mentire: poteva arrivare a toccare lo stupore di Alexandra, anche se le aveva già detto che l'avrebbe portata nel futuro, era sicuro che la guerriera dei Pesci non gli avesse creduto. In un certo senso la scalata gli sarebbe stata utile per apprendere le notizie più urgenti, in attesa di un racconto che lo era ancora di più.
La precedette di alcuni passi, consapevole di essere sotto osservazione. Il cosmo di Bertram, invece, era presente alla seconda Casa, tuttavia non si fece vedere. Stafanas sapeva che il guerriero del Toro era ancora reduce da uno scontro e che le sue ferite stavano cicatrizzandosi; la Dea gli aveva quindi concesso di poter rimanere a letto, accudito dalle ancelle che continuamente gli preparavano infusi e rimedi naturali.
Alexandra non parlò fino all'arrivo nella Casa del Cancro: Stafanas, che aveva già percepito il cosmo possente di Sage, sapeva che lì non avrebbero potuto proseguire senza aver risposto alle domande. Dorian di Gemini aveva colto l'occhiata decisa di Stafanas, e si era limitato a farli passare, ma il cavaliere del Leone sapeva che Sage non si sarebbe mostrato accomodante neppure per un istante. Avrebbe voluto sapere: gli restava solo da sperare di convincerlo che gli avrebbe spiegato in seguito.
"Alexandra, lui é Sage del Cancro: il nostro amico Mike é caduto lui pure nella guerra contro Ares, assieme ad altri nostri compagni... Posso proseguire, amico mio? Più tardi posso scendere nuovamente se hai bisogno di me..."
Stafanas colse lo sguardo incredulo del compagno: Sage non era certo un cavaliere che si poteva sottomettere facilmente, e di solito era impossibile riuscire a vincere una conversazione con lui, tuttavia sapeva che era necessario rimandare. Se Sage si fosse intestardito ad avere subito spiegazioni, dubitava di poter contenere Alexandra ed era fondamentale che fosse lui a parlarle per primo; seguì un minuto di silenzio prima che il cavaliere del Cancro concedesse il suo benestare. "Il Sacerdote sta parlando con Hakurei al tredicesimo tempio riguardo l'armatura d'oro dei Pesci. Immagino che la sua presenza non passerà inosservata, scommetto che si precipiterà alla quinta Casa prima che trascorra un'ora."
Alexandra si chiese chi fosse questo Hakurei che doveva parlare della sua armatura; aveva percepito lo sguardo di Sage fermarsi su di lei, come se la stesse studiando, eppure non le aveva detto nulla. Unito al comportamento di Gemini, Alexandra cominciò a pensare che finora tutti parevano sorpresi di vederla, come se solitamente lei non fosse lì. "Prima che compaia il Sacerdote, pretendo di sapere quello che succede! Anzi, non possiamo andare nella mia Casa? Non mi piace la tua!"
Stafanas sospirò stancamente. Avevano appena varcato l'antro della sua dimora e, come aveva previsto, la giovane aveva cominciato a pretendere spiegazioni. "No, resterai qui per il tempo in cui ti tratterrai in questa... epoca. La prima cosa che voglio però dirti é che quando arriverà il Sacerdote, non vedrai il Gordon che entrambi abbiamo incontrato: da cinque anni é Fjodor di Aquarius a detenere quelle vestigia e il ruolo di nostro capo."
Non era certo la cosa più urgente da dire, ma almeno si convincerà che non sto mentendo. Sage penserà che sono pazzo... e ha ragione. Questa non é l'Alexandra che conosco, sono andato troppo indietro, maledetto Chronos. Questa guerriera le somiglia soltanto, e se le tornerà utile non esiterà a mettermi in difficoltà. Devo avere pazienza e mille occhi. Il guerriero indicò una sedia ad Alexandra, invitandola a sedersi, e la ragazza lo fece con riluttanza, senza staccare lo sguardo da lui.
Alexandra taceva, chiedendosi cosa domandare o dire: le sembrava tutto così strano, il Santuario era lo stesso di sempre, ma allo stesso tempo riusciva a distinguere un'atmosfera diversa. Pesante e carica di ostilità; la stessa dimora del Leone non era - da ciò che ricordava - accogliente e benevola, sembrava piena di diffidenza. E la stessa impressione l'aveva avuta anche nelle quattro precedenti Case; eppure solo poco prima era stata al Santuario e c'era un'altra atmosfera, forse non del tutto cordiale, ma certamente non somigliava neppure per un momento a ciò che sentiva da quando ci aveva rimesso in piede.
"Ancora non mi hai detto in che epoca siamo... e soprattutto, perché sono qui." Stafanas percepì la malcelata convinzione della guerriera; evidentemente aveva dei dubbi riguardo ciò che aveva appena detto e si chiese se gli avrebbe mai creduto. Nonostante tutto doveva mettere finalmente in atto il piano concepito nei giorni precedenti. "Corre l'anno 1499, siamo alla vigilia dell'anno in cui Hades dovrebbe dichiarare guerra al Santuario, e ti ho portata qui grazie a questo."
Alexandra strinse gli occhi sotto la maschera, osservando il ciondolo nelle mani di Stafanas: una piccola clessidra circondata da sabbia. Curiosamente, come notò la ragazza, i granelli di sabbia si muovevano e il loro moto divenne così intenso da indurla a distogliere lo sguardo per non rimanere ipnotizzata. "Vuoi scherzare?! Sono... cioè, io ho sedici anni, ma se quello che mi dici é vero... ne ho ventisei! Ma... e cos'è questo oggetto?"
Stafanas trattenne un'imprecazione. Sedici anni! Era decisamente troppo presto, aveva sperato che ne avesse anche solo uno in più, e sapeva che probabilmente era tutta colpa sua perché non aveva ascoltato bene le istruzioni di Chronos. Era impossibile rimediare, gli restava solo un'altra occasione di usarla e aveva già giurato di utilizzarlo per rimandarla indietro.
Se non muore durante il processo.
Un brivido lo scosse. Il rischio era basso per più persone... Scacciò il pensiero dalla mente, tornando a concentrarsi sulla ragazza. "Questa é una clessidra di Chronos, l'ho avuta in dono alcuni anni fa quando ho risparmiato un suo guerriero a cui era legato; c'eri anche tu, ma non sto a raccontarti i dettagli..." Stafanas sorvolò sul dialogo avuto con il Titano che non avrebbe interessato Alexandra in quel momento; percepì la sua incredulità e decise di proseguire, prima di venire interrotto.
"Lo restituirò non appena tutto sarà concluso, e Athena ne é informata se te lo stai domandando." Certo, sa che ce l'ho, ma ancora ignora che l'ho utilizzato... accadrà fin troppo presto. "Vuoi sapere perché sei qui: tempo fa lo scettro di Athena é stato rubato dai figli di Ares e deve essere recuperato, ormai il tempo di attesa é quasi terminato. Tu puoi trovare la traccia che arriva al luogo in cui é stato nascosto..."
Stafanas tacque, deciso a consentire ad Alexandra di fargli delle domande: il guerriero contemplò quasi con divertimento il fatto che la guerriera non cominciasse a dare in escandescenza sentendo nominare la Dea. Normale, ancora non é accaduto niente... forse é meglio così, se fossi arrivato solo tre anni più tardi, sarebbe stato difficile ottenere il suo aiuto. Non avrebbe mai dimenticato gli attriti tra le due donne, anche se pure lui aveva una buona parte di colpa; sicuramente Alexandra era diffidente, ma non come se avesse già visto accadere il proprio futuro.
"Non potevi rivolgerti alla me stessa di questo tempo? Perché mettere a rischio qualcosa che é già successo?" La voce inquisitoria di Alexandra non sorprese per nulla Stafanas. "Perché non esisti in questa epoca... Avrei voluto dirtelo meno direttamente, ma sei caduta poco tempo fa. Contro i figli di Ares."
Sono diventato anche un bugiardo! Fa che possa perdonarmi quando lo scoprirà... Stafanas sentì l'amaro sapore della menzogna e fu costretto ad afferrare di colpo la guerriera, che era barcollata improvvisamente. Non poteva aspettarsi che una simile rivelazione passasse inosservata, anche se aveva creduto che lo avrebbe preso a calci e pugni per la rabbia: non sarebbe stata neppure la prima volta. Svenuta... Ok, ho il tempo di recarmi dal Sacerdote. Si sistemerà tutto, vedrai. Non sapeva se cercava di rassicurare la ragazza o sè stesso; senza alcuna difficoltà sollevò Alexandra e la appoggiò sul letto.
"Bravo, bella storiella. Quando pensi che saprà la verità?" Stafanas si girò di colpo, osservando Sage che si era pigramente appoggiato a una delle colonne, e capì che doveva avere ascoltato. Sistemò l'elmo, prendendo tempo. "Non ho mentito, é effettivamente caduta contro i figli di Ares... solo non sappiamo se sia viva oppure no..."
Sage alzò gli occhi al cielo. "Quando glielo spieghi, chiamami, non desidero perdermi lo spettacolo! Ed é normale che sia caduta, anche io sarei furioso e desideroso di vendetta se uno scricciolo di ragazza avesse scagliato l'arma fondamentale per uccidere Ares. Cioè, se fossi uno dei suoi figli. Sarà meglio che tu vada dal Sacerdote, veglio io su di lei, così per sdebitarti dovrai raccontarmi cosa ti é passato per la testa quando hai accettato l'aiuto di Chronos."


 







Nota Autrice:

Vi illustro i Gold Saint citati, i quali compariranno nella storia:

Aries: Shing -deceduto
Taurus: Bertram - vivo
Gemini: Dorian - vivo
Cancer: Sage - vivo(sostituisce il defunto Mike) - detentore dell'armatura di Athena
Leo: Stafanas - vivo - capo della strategia e della difesa del gt
Virgo: Shiva - vivo
Libra: Florian -deceduto
Scorpius: Robert - vivo
Sagitter: Pablo - deceduto
Capricorn: Pedro - deceduto
Aquarius: Fjodor - vivo, Gran Sacerdote
Pisces: Alexandra - viva - detentrice dello scudo di Athena


Come vedete ne avevo inventati 12, ma dato che sono passati 10 anni ne abbiam persi un paio per strada LOL mi spiace eh, ma è così. Il solo che ho graziato é stato Fjodor: l'idea iniziale era quella di lasciare vivo Gordon come gs, ma credo che sia giusto così dato che era anzianotto.
Spero Fjodor vi gusti abbastanza u.u
Il mondo è in guerra, lo scettro di Athena - nominata come Anastasia che in greco significa rinascita - è scomparso..  e puff, anche la Alexandra del futuro è nei guai u.u
Io vorrei solo sapere se qualcuno ha già capito le vere intenzioni di Stafanas *gongola*
Come avevo detto, il capitolo era abbastanza di intermezzo: ad Alexandra non viene simpaticamente detta tutta la verità u__u anche perchè, ancora più simpaticamente, la Vio non l'ha raccontata a voi XDDDD volevo mettere la falce come simbolo, invece ho preferito la clessidra come già ideato.
Ok, lascio a voi i commenti :=) qui sotto le risposte alle recensioni^^


- Angolo recensioni -


Sharmagic_Borealis: ciao! Grazie davvero per la tua recensione! Sono proprio contenta che ti piaccia il carattere - fatico a scrivere con altri XD - e spero che possa piacerti anche questo secondo; per sapere tutto, appunto, dovrai leggere questo capitolo xd un bacio e - spero - alla prossima recensione :=) ciao!

Mistress of Delirium: grazie per i complimenti, sono contenta che sia lo stile che la protagonista ti piacciano :=) Su Stafanas... Chronos sotto mentite spoglie?XD sappi che ero sul punto di riscrivere tutto perchè ero tentata da questa tua folle idea LOOOL battute a parte, di solite le mie oc non sono mai perfette perché mi piace metterle indifficoltà xd inoltre si sa che le donne al GT sono rare, e che ci possa essere scetticismo verso una che giocherella con le rose. Ma vedranno è___è inoltre Alexandra é una delle mie poche oc che non brontola per la maschera O.o mi faccio paura da sola lol
Confermo l'arrivo - almeno qui - di Sage! Di lui ho dato una versione mia, essendo un giovin pischellino u.u ma a breve ci sarà anche Hakurei. Oh Yes. Bene, se hai voglia di lasciarmi di nuovo un tuo commento te ne sarò grata :=) al prossimo, ciao!

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Capitolo 3
*** Chapter 3 - L'ira di Ares ***


Le sabbie del tempo Angolo di benvenuto: di nuovo eccomi qua u.u grazie a tutti per il seguito, questa volta vi lascio subito al capitolo senza troppe chiacchiere :=)







Chapter 3 - L'ira di Ares


"Phobos!" Il guerriero aprì gli occhi d'improvviso: le iridi rosso sangue erano più ardenti dei tizzoni infernali e contrastavano con la lunga chioma nera e la tunica candida che arrivava fino ai piedi. La sala era vuota e la voce che lo chiamava era giunta alla sua mente; era raro che Phobos si permettesse di disturbarlo, soprattutto perché non ne aveva il tempo. "È accaduta una cosa grave, vieni subito qui."
L'uomo chiamato Phobos comprese che l'accaduto - di qualunque natura questo fosse - non poteva essere comunicato telepaticamente ed era una cosa strana. "Prega che sia davvero una cosa importante, non amo scomodarmi per degli inutili cavilli."
Concentrò il cosmo rosso sangue e un'armatura dalle tinte bronzee lo avvolse: sia lui che suo fratello avevano avuto il dono di poter indossare una cloth somigliante a quella del padre, e ne andavano particolarmente fieri. Arrivare al nascondiglio di Phobos sarebbe stata una sciocchezza dal momento che poteva servirsi dei mostri alati, estremamente rapidi a fendere i cieli per portarlo a destinazione; Sparta non era lontana da Atene, eppure i guerrieri della dea della giustizia ancora non avevano fatto il collegamento. Sin dalla mitologia Ares, il loro padre, era vincolato a quella città; chissà come mai quei perdenti non avevano mai pensato che avesse potuto nascondere lì il suo quartiere generale.
Stupidi mortali, pagheranno per ciò che hanno fatto. La pace eterna per loro sarà soltanto una pia illusione. Al contrario di ciò che molti credevano, lui e suo fratello avevano scelto di mostrarsi in tutto il loro potere nel corpo mitologico; a loro era sembrato curioso che il padre avesse preferito reincarnarsi, ma dopo il suo brutale omicidio all'interno del Santuario di Athena, forse era stata un'idea saggia.
"Allora, cosa..." Il viaggio era durato un paio di minuti, ma non ebbe neppure il tempo di concludere la domanda che già aveva capito; Deimos posò l'elmo e si avvicinò, incredulo, alla teca di rose rosse. Al suo interno scintillava lo scettro di Nike, proprietà di Athena. E basta. L'uomo guardò per alcuni minuti, per voler essere sicuro di non sbagliare, e poi si girò a osservare il fratello. Phobos, anche lui avvolto da un'armatura simile alla sua, aveva un aspetto più terrificante e repellente: i suoi occhi, bianchi come il latte, sembravano privi di vita e inducevano gli altri all'inquietudine. I nemici, naturalmente. "Lo vedi perché ti ho chiamato? Il cavaliere d'oro dei Pesci è scomparso; misteriosamente e inspiegabilmente il suo corpo si è dissolto nell'aria... o, se volessi spiegartelo in modo più dettagliato, si è scomposto."
Anche la voce di Phobos era motivo di terrore nei suoi nemici, ma in quel momento era concentrato solo a raccontare ciò che era accaduto; si era trattato solo di pochi istanti e non era riuscito a fare nulla.
"Maledizione! Ma com'è possibile? Credevo che ti fossi preoccupato di 
bloccare qualunque via di fuga, oltre a renderle la vita un inferno!" Deimos era infuriato al punto che gettò a terra l'elmo, facendolo rimbalzare molto lontano; Phobos lo osservò contrito, anche se molto più tranquillo del fratello. "Non insultarmi, da qui non esce vivo nessuno... tuttavia è accaduto qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare prima d'ora: una potente luce colorata ha avvolto la stanza e, proprio quando sembrava tutto tornato alla normalità, la prigioniera è scomparsa. Non si è teletrasportata, non è intervenuto il cosmo di Athena e non ha forzato in alcun modo la prigione che lei stessa ha creato, illudendosi di poterci tenere a distanza. La sola cosa che so per certo è che dopo alcuni secondi, il suo corpo è scomparso; eppure io sento ancora il cosmo aleggiare, come se fosse qui e altrove nello stesso tempo. Se fosse fuggita volontariamente non si sarebbe dimenticata dello scettro."
I due continuarono a guardare il punto in cui aveva dimorato la guerriera dei Pesci. "Azzardo persino un'ipotesi: lei per prima non ha progettato questa... fuga. No, qualcosa - o qualcuno - é intervenuto per aiutarla, e dev'essere estremamente potente se é riuscito ad aggirare tutte le difese." Deimos chiuse gli occhi, cercando di riportare alla mente il momento dell'accaduto. "Una divinità, non c'è alcun dubbio... solo che non riesco a immaginare chi; azzarderei il nome della divina Afrodite, ma da quando nostro padre è stato ucciso, persino la sua reincarnazione sembra molto più debole." La dolce e volubile Esperanza, rinchiusa in una fortezza su un'isola spagnola ignota a tutti; Deimos però dubitava che la dea dell'amore fosse intervenuta per aiutare la gold saint dei Pesci. Era un'idea ridicola. Anche se non approvava molto la condotta di Ares, lui era pur sempre il suo mitologico amante, cosa che non cambiava se i due erano reincarnati.
"D'accordo, qualcuno è intervenuto, ma IO pretendo la sua testa e non avrò pace finchè non la depositeremo sulla mensola più alta! Perciò chiunque sia stato, deve solo pregare che non lo troviamo." Deimos rimase in silenzio, condividendo in ogni caso il pensiero del fratello: spargere letalmente il sangue della loro rivale non avrebbe portato in vita la reincarnazione del padre, tuttavia sarebbe stata una vendetta sufficiente per l'oltraggio che aveva osato portare alcuni anni prima. La rosa bianca che aveva sottratto la vita mortale di Ares era diventata il simbolo del loro odio.

"Ormai è fatta!" L'uomo con la lancia si apprestò ad allontanarsi di alcuni passi, rimirando il lavoro compiuto: le porte del Santuario erano state forzate dall'armata del dio della guerra e i molti cadaveri dei cavalieri di Athena sparsi qua e la, dimostravano lo svantaggio dei padroni di casa. Al contrario, l'esercito invasore era in condizioni migliori: erano invero caduti molti guerrieri, tuttavia le forze dei rimanenti erano ancora al massimo, per non parlare dello stato di salute di Ares in persona. Fiero e bellicoso nella sua armatura color bronzo, aveva qualche ferita superficiale e teneva la lancia puntata al collo di Athena, senza perforarlo. Non ancora.
La dea si rialzò a fatica, tenendosi in piedi appoggiandosi allo scettro di Nike, sotto lo sguardo divertito del suo avversario; il Gran Sacerdote giaceva cadavere parecchi metri più avanti, sceso per aiutare i cavalieri di bronzo e d'argento nella difesa del baluardo della pace. I cavalieri d'oro erano impegnati a lottare contro i devoti di Ares, tranne quelli già periti per mano del dio della guerra; ad affiancare la deac'erano pochi guerrieri, anche se lei li aveva allontanati per non esporli al pericolo di attacco da parte di Ares.
"Arrenditi e soffrirai di meno! Anche se - ripensandoci - non mi divertirebbe per nulla questa soluzione..." Il grido di giubilo di Ares giunse alle orecchie dei guerrieri di Athena, troppo lontani per fermare la lancia acuminata che stava ferendo la loro dea; prima che la punta penetrasse la già ferita carne della fanciulla, una catena sbucò all'improvviso per bloccare il braccio di Ares, scaricando una potente energia elettrica sufficiente a farlo allontanare dalla ragazza.
Ares imprecò e quando alzò lo sguardo, vide il colpevole dell'attacco: un ragazzo distante vari metri, con la schiena a terra e l'armatura rosa, non era neppure in grado di muoversi, eppure le catene della cloth parevano dotate di vita propria, muovendosi nell'aria, fendendola e bloccando inaspettatamente... proprio lui! Fece per scrollarsi di dosso quella che l'aveva afferrato al braccio, ma non accadde nulla perciò lasciò esplodere il cosmo, generando un'onda d'urto che spazzò via tutto. Persino il corpo ferito della dea venne sbalzato all'indietro, protetto solo da un improvviso muro di rose nere che pareva apparso all'improvviso.
"Una donna... che squallore, Athena, ti abbassi a servirti di inutili e patetiche femmine per combattere? Ti mostro la sorte del tuo adorato fiorellino!" Il cosmo di Ares - di un intenso color rosso sangue - si espanse mentre osservava l'avversaria avanzare zoppicando: il suo status fisico era veramente precario - dopotutto suo figlio Keres, chiamato la morte in battaglia, era davvero tremendo: con un sorriso osservò l'armatura d'oro piena di crepe, e il profondo buco all'altezza della coscia destra dove la freccia velenosa di Keres aveva colpito -, ma il dorato cosmo che la circondava era forte. Se era vero ciò che si diceva della leggendaria bellezza dei Pesci, Ares sogghignò: in quel momento, ricoperta di graffi e ferite più o meno serie, la guerriera era tutto tranne che simbolo di perfezione estetica. Niente gli sarebbe piaciuto più che fare l'ennesimo sgarbo ad Athena, perciò fece per colpire la gold saint, ma un'altra catena tornò a impedirgli di muoversi, stavolta attorcigliandosi attorno al suo corpo in un'ennesima scarica elettrica. "Che tu sia dannato, Andromeda! Provvederò a staccarti la testa anche se sei già morto!"
L'ira di Ares era al culmine e persino la guerriera si fermò, anche se più per le ferite che riportava; volse lo sguardo e vide Athena rialzarsi a fatica, il cosmo divino ancora potente come agli inizi della battaglia. "Mia Signora, nessun nemico oltrepasserà la mia dimora: gli ultimi guerrieri inviati da Ares per le dodici Case hanno incontrato la morte, gli altri subiranno la stessa sorte!" La voce sicura della guerriera colpì il dio della guerra, ancora imprigionato dalla catena di Andromeda; un sentore di debolezza lo invase e, abbassando lo sguardo su di sè. vide una rosa piantata proprio all'altezza del cuore. La dove l'armatura divina aveva ceduto sotto i colpi del duello contro Athena; la dea stava osservando a sua volta la rosa bianca, che in quel momento era tinta di un delicato rosa, e che sarebbe diventate rossa in pochissimo tempo.
"Quando hai fatto questo?! Quando hai osato tanto, patetica mortale!" L'urlo di Ares sconvolse l'intero campo di battaglia: alle sue spalle i figli e i guerrieri a lui devoti ancora vivi cercarono di farsi un varco per aiutarlo, ma trovarono la strada sbarrata da un vento improvviso di rose rosse e dai guerrieri d'oro ancora vivi. La catena di Andromeda serrò la sua stretta, impedendo quindi al dio della guerra di muovere le braccia per espellere la rosa: gocce di sangue caddero a terra, macchiando il terreno attorno a lui, e quando riuscì a strappare il fiore dal cuore, era già troppo tardi. Cadde seminando sangue. Il proprio, questa volta.


"Di questo sono fatti, i cavalieri d'oro di Athena: non hanno rispetto del loro avversario, e non sanno chinare la testa di fronte a una divinità!" Phobos masticava rabbia dopo tanti anni, ancora desideroso di vendetta, per nulla pago della testa di Andromeda nella sala dei trofei; anche lui aveva giocato un ruolo fondamentale nella morte del loro padre, pertanto lo aveva privato di quel poco di vita che ancora lo animava al momento della battaglia. La stessa cosa non gli era riuscita con Athena: la dea, forte della protezione divina di cui aveva circondato il Santuario, aveva fatto molto presto a mettere fuori gioco lui e i suoi fratelli, i quali erano stati costretti a fare i conti con un cosmo divino quasi ridicolizzato di fronte a quello della ragazzina bionda. "La avremo, fratello, non preoccuparti. Se vuoi, nel frattempo posso metterti al corrente di alcune cose che ho scoperto mentre aggredivo la mente della nostra ospite; ti dirò, ce ne é abbastanza da rovesciare il Grande Tempio con questi segreti."
Phobos osservò di sottecchi il fratello: nessuno dei loro prigionieri era sopravvissuto alle torture psicologiche di Deimos, anzi, tutti erano morti implorando pietà. Invano. La stessa cosa era accaduta con quella donna a cui avevano brutalmente strappato la maschera, consapevoli di spingerla a cercare vendetta per l'onore perduto; sei mesi nelle mani di Deimos dovevano essere stati un vero e proprio supplizio, ne era certo. Fece un cenno, cercando intanto di pensare a come muoversi per riprendersi il loro prossimo trofeo.
"La prima cosa che ho scoperto é che questa donna detesta Athena; chiariamoci, le é fedele e crede nei principi in cui vaneggia, tuttavia ci sono stati alcuni episodi interessanti in cui la gold saint ha più volte dimostrato di non avere paura a sfidarne l'autorità. Tutto sommato non le darei torto: hai presente Eracles, il bambino che da alcuni anni affianca la reincarnazione di Athena? Avrà sei anni, giorno più giorno meno: ebbene, la dea l'ha sempre presentato come suo figlio - a quei pochi che ne conoscono l'esistenza -, invece da alcune attente mie osservazioni ho saputo che é stata proprio la nostra cara Alexandra a partorirlo."
Lo sguardo incredulo di Phobos saettò sulla figura tranquilla del fratello, il quale aveva una luce divertita e cattiva negli occhi. "Cosa? Ma non ho mai udito di uno scandalo del genere riguardo al Santuario, come...?" Deimos scoppiò in una risatina bassa e crudele. "Certo che no, ci sono delle ragioni per cui il mondo ne é all'oscuro: tutto dev'essere cominciato circa otto anni fa, quando la guerriera fu bandita dal Grande Tempio per aver violato la legge sulla maschera. O per avere avuto una relazione segreta con un suo parigrado; in ogni caso, lasciò il Santuario e non ci fece ritorno che quasi due anni dopo. Proprio in quel periodo - quello del ritorno al Tempio -, Athena si mostrò con un neonato di pochi mesi, spacciandolo per suo; invece era della sua guerriera... anzi, guerrieri. Il padre ipotetico penso sia il cavaliere del Leone, dopotutto pure lui ha lasciato il Santuario per un paio d'anni: apparentemente era in missione, ma in verità era assieme a questa ragazzina."
Deimos fece una breve pausa. "Viene logico pensare che i due abbiano trovato il modo di divertirsi un po' insieme, no? In ogni caso Athena pare abbia concesso loro il perdono e il reintegro nei rispettivi ruoli, in cambio del pargolo; non so cosa le sia passato per il cervello, ma posso assicurarti che Alexandra dei Pesci era tutt'altro che concorde. Non so dire che ne pensasse lui, ma tutto lascia credere che non abbia fatto nulla per impedire la cosa: di sicuro lei non ha più rivisto il bambino da allora, Athena lo tiene ben nascosto nelle sue stanze, e sai anche tu che é proibito a chiunque accedervi, tranne al Gran Sacerdote e solo dietro permesso."
Phobos scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi. "Ma allora lei ci sarà utilissima! Con tutto l'odio che ha accumulato per quale motivo dovrebbe servire Athena? Sai cosa ti dico? Dovremmo ritrovarla per proporle un patto: lei ci aiuta contro il Santuario, e noi la sbarazziamo di Athena e le ridiamo il figlio - o così le diremo, naturalmente. Non sarà per nulla complicato, probabilmente sta solo aspettando l'occasione per vendicarsi!"
Deimos scrollò la testa. "Mi sembra troppo facile, Phobos. Certo è che sono riuscito a sconvolgere la sua mente, perciò ovunque sia... non farà tanta strada. Nel frattempo..." Si girò a osservare il fratello, che aveva indossato nuovamente l'elmo dell'armatura e si apprestava a lasciare la sala. "Il momento è infine giunto: richiamerò il nostro fratello Keres e lo informerò di quanto accaduto: morirà dalla voglia di vendicarsi dell'ultimo scontro con la guerriera dorata. In quanto a te, Deimos, vai a cercare l'altro nostro fratello, il nostro bene amato Kdoimos, noto come il Chaos: dobbiamo preparare un'accoglienza coi fiocchi quando arriveranno i cavalieri di Athena per reclamare lo scettro. Contro noi quattro hanno la stessa speranza di chi pensa di svuotare l'oceano con un cucchiaino. La guerra è ricominciata! Finalmente!"



***


Nella stanza ovale il silenzio regnava sovrano; la fanciulla in tunica candida e lunghi boccoli biondi stava osservando il bambino dormire serenamente, intoccabile in quel mondo nascosto e impenetrabile ai più. La notte era trascorsa, ma qualcosa turbava l'animo della ragazza, costretta ad alzarsi e a camminare nervosamente per la stanza alla ricerca di una risposta: era noto che, di quei tempi, era impossibile essere sereni, tuttavia sentiva che era accaduto qualcosa di grave, in grado di turbare persino la sua mente che cercava la speranza.
Era quella, a servire. Soprattutto ai suoi guerrieri e agli uomini prigionieri dei vari mostri e che lei, priva dello scettro, era impossibilitata ad aiutare; il cielo era muto e le stelle tacevano più del solito. Quando il sole cominciò a mostrarsi, qualcuno bussò discretamente alla porta, facendola sobbalzare. "Avanti!" Anastasia cercò di mantenere un tono fermo: aveva riconosciuto il cosmo del suo Gran Sacerdote, anche se per un momento aveva temuto che si trattasse di invasori. Decisamente si stava lasciando prendere dal panico, e non andava affatto bene.
Fjodor, vestito con i finimenti che la sua carica imponeva, entrò e si inchinò profondamente alla ragazza. "Vi chiedo perdono, Athena, ma la vostra presenza é necessaria al tredicesimo tempio: il cavaliere Stafanas vuole vedervi immediatamente, e con lui anche Sage del Cancro e Hakurei dell'Altare." La voce del Sacerdote era molto differente rispetto a quella che usava con i guerrieri, meno autoritaria, anche se sempre pregna di rispetto; di norma non si sarebbe mai permesso di disturbare la dea se dei cavalieri chiedevano udienza, tuttavia c'era qualcosa che ben presto Athena avrebbe scoperto. Lui aveva già disapprovato, ma senza il parere della dea non si poteva procedere in alcun senso.
Pochi minuti dopo la ragazza era seduta sul suo scranno, osservando i presenti e chiedendosi se il loro improvviso arrivo non fosse una risposta alle inquietudini provate; lasciò parlare Stafanas senza interromperlo, ma tutto quello che sentiva non le piaceva affatto. Posò le mani in grembo e sospirò. "Spero che tu ti renda conto, cavaliere, che ciò che hai fatto é quanto di più simile alla follia possa esistere: naturalmente sono inquieta a mia volta per la nostra sacerdotessa dei Pesci, ma avrei preferito che tu non avessi scelto questo metodo per riportarla a noi. Non sappiamo quali conseguenze possano esserci sul tempo: Chronos può anche averti ingannato, sarebbe un suo atteggiamento tipico. Lui non ha mai voluto aiutare l'umanità, soltanto distruggerla."
Anastasia sperò di non essere sembrata troppo dura, troppo... strategica. Negli anni trascorsi al Tempio - che ormai erano ben ventidue - aveva capito che i suoi guerrieri non sempre interpretavano nel modo giusto il suo comportamento; la stessa Alexandra, per quanto devota e fidata, aveva più volte dimostrato di non comprendere. Con espressione affranta ricordò la sofferta decisione di allontanarla dal Santuario, accaduta tanti anni prima, una scelta che aveva sempre rimpianto: eppure non aveva potuto agire diversamente dal momento che la legge vietava di coltivare relazioni esplicite con altri compagni guerrieri.
Per non parlare, poi, di quando era tornata a prenderla: la ragazza - di poco più vecchia di lei - non aveva compreso la sua richiesta, convinta che lei volesse solo punirla di nuovo sottraendole il bambino; invece no, aveva voluto aiutarla. Aiutarli, pensò osservando Stafanas, in fondo non meno colpevole della ragazza. La sua parte umana - quella che ancora ragionava da ragazza - aveva spesso sperato che lei e Alexandra potessero in qualche modo diventare amiche, o almeno riuscire a comprendersi... Invece non era accaduto nulla di tutto questo, anzi, forse erano più lontane che mai; la sola cosa certa era che nonostante tutto, la guerriera d'oro non aveva mai tradito il suo ruolo ed era rimasta.
Riportò la mente a quanto accadeva, ascoltando ciò che stava dicendo Hakurei. "Piuttosto io mi chiedo che cosa accadrà: intromettersi nel tempo é sempre rischioso, che cosa dobbiamo aspettarci ora che la Alexandra del futuro é tra noi? Non sono riuscito a trovare informazioni sicure nella mia biblioteca, ci sono soltanto vaghe supposizioni, e nessuna di queste é piacevole." Il cavaliere d'argento era l'unico dei tre a non portare l'armatura: la chiamata era stata repentina al punto che si era soltanto limitato a teletrasportarsi il più in fretta possibile, portando con sè il box che la conteneva. Aveva solo dato uno sguardo ad alcuni antichi testi sacri contenuti in Jamir, dove abitava lui, ma non aveva trovato alcuna certezza. Poteva però saperne di più sulle armature, ed era quasi sicuro di sapere quello che era accaduto.
Stafanas si schiarì la gola prima di parlare. "Mia Signora, sono consapevole che Chronos sia sempre stato una minaccia per l'umanità, ma tempo fa - come vi avevo informato - gli ho reso un servigio, salvando uno dei suoi fedelissimi da morte certa per mano di Kdoimos, e in un certo senso ci é debitore; non ho mai pensato di utilizzarla, finché non ho capito che la situazione in cui ci troviamo é senza molte prospettive. Senza il vostro scettro non possiamo esporci molto, e sappiamo per certo che Alexandra é stata imprigionata da chi lo ha rubato; inoltre, da quello che ho saputo dallo stesso Chronos, c'é un'ottima probabilità che, se una persona si ritrova nello stesso tempo del suo Io passato o futuro, le due... entità non possano coabitare. Nel senso che una delle due finisce per sparire, o per meglio dire, per unirsi alla sè stessa giunta: in questo caso ci sono forti chance che, con l'arrivo del suo Io passato, la nostra Alexandra sia sparita dalla prigione senza alcun danno e..." Sage sbottò senza riuscire a trattenersi.
"Senza alcun danno? Fammi capire... Hai deciso di farti un giro nel passato, prelevare una ragazzina, portarla qui e pretendere che l'attuale non abbia subito danni? Questa é una follia! Perché piuttosto non recarti nel futuro? O il giocattolino di Chronos era valido solo per il passato? La sola cosa sicura é che sei riuscito a scombussolare il tempo: se per caso Alexandra muore nel nostro tempo, tutto ciò che é accaduto prima verrà sfasato! Abbiamo vinto contro Ares anche grazie al suo aiuto, e se ora succedesse qualcosa... Sicuramente Chronos fa affidamento su questo, se il passato viene modificato, Athena stessa potrebbe sparire e sarà fin troppo facile per gli altri mettere in ginocchio il mondo. Non so proprio perché ti fidi tanto di lui..."
Il Sacerdote chiuse gli occhi e sospirò amareggiato. "Basta! Quel che é fatto ormai é fatto, pensiamo piuttosto al modo migliore per riaggiustare le cose; Athena, che cosa ne pensate? Forse siamo ancora in tempo per riportare l'ordine delle cose allo stato originario e rimandare indietro Alexandra. Oppure..." Ma Fjodor non riuscì a continuare perché la ragazza alzò gentilmente il braccio per impedirgli di finire la frase, e si rivolse al cavaliere del Leone.
"Prima voglio sentire esattamente quello che hai in mente, poi deciderò." La voce della dea era pacata e fece un cenno a Stafanas per consentirgli di rispondere; il cavaliere d'oro fece un paio di passi in avanti prima di parlare. "La mia idea é che, grazie all'aiuto di Alexandra, possiamo ritrovare le tracce che portano al nascondiglio dei figli di Ares, lo stesso in cui la tengono prigioniera assieme al vostro scettro: sappiamo che, durante il rapimento, ha lasciato tracce di sangue per rallentare Deimos. Lo stratagemma non ha funzionato su di lui, ma ha impedito ai guerrieri minori di Ares di mettere una difensiva adeguata: attorno sono state poste delle torri di vedetta, ma nessuno dei guerrieri é riuscito a sopravvivere perché é stato sparso il veleno, e sappiamo tutti quanto il suo sangue sia pericoloso. Ciò ci permetterebbe di avanzare facilmente eliminando gli ostacoli minori, e lei riuscirebbe di certo a eliminare le tracce che ha lasciato; inoltre, dato che credo fortemente che i figli di Ares si siano ormai ritrovati senza ostaggio, non dovrebbero neppure esserci problemi nel recuperare lo scettro. Naturalmente dovremmo muoverci quanto prima, per godere del vantaggio accumulato e soprattutto, per limitare al minimo i rischi per la Alexandra più giovane, per rimandarla al suo tempo senza che niente venga modificato."
Sage scrollò la testa. Era un piano folle, nessuno lo avrebbe approvato: era convinto che pian piano Stafanas avesse perduto la ragione, il suo ragionamento era privo di logica. Solo un miracolo avrebbe potuto permettere che non ci fossero problemi, e quelli di rado capitavano. La dea scrollò la testa, imperiosa. "No, é assolutamente fuori questione! Ci sono troppe falle, Stafanas, e non ho intenzione di permettertelo: rimanda la ragazza al suo tempo originario, escogiteremo altro per riprendere il mio scettro, ma non voglio sentire altre idee folli. Ci sono troppi rischi e nessuna ragione per mettere a repentaglio le vostre vite: vieni da me quando sarà tutto sistemato. Ora andate, devo riposare."



***


Un ruggito risvegliò Alexandra, strappandola a un sonno pieno di incubi: aveva avuto l'impressione di rincorrere qualcuno coperto da un lungo mantello, senza riuscire a raggiungerlo. Lo sconosciuto emanava un bagliore dorato che le era noto, tuttavia nel momento in cui aveva cercato di abbassargli il cappuccio, si era destata. Sbattè le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che quella non era la quinta Casa, anzi, non somigliava neppure lontanamente a una dimora qualsiasi dello zodiaco. Neppure a quelle d'argento o di bronzo. Si alzò dal letto e vide l'armatura posata di fianco a un piccolo mobile in legno, chiusa nel box; si sentì sollevata perché la maschera continuava a coprirle il volto, ma la sua attenzione fu attirata dalla finestra. Era da lì che proveniva una luce naturale e quando si affacciò, vide due persone sconosciute: o meglio, uno di loro l'aveva incontrato durante la scalata, e indossava l'armatura del Cancro, ma l'altro proprio non aveva idea di chi fosse. Si accorse che vennero raggiunti anche da Stafanas, che pareva reduce da una battaglia.
"Non sarà al sicuro qui, inoltre Athena si offenderà a morte non appena scoprirà la nostra assenza", borbottò Hakurei, sedendosi su un masso e osservando il breve spargimento di sangue che si era appena consumato: i mostri sbucavano spesso a sorpresa, ma quel giorno ne erano comparsi di più e anche più forti del solito, perciò avevano dovuto unire le forze per scacciarli.
In Jamir non accadeva mai molto, lui aveva messo una speciale protezione attorno al luogo per poterlo salvaguardare, ma era sicuro che da quel momento le cose sarebbero peggiorate. Era come se la presenza della ragazza avesse il potere di richiamarli, come se loro sentissero la forza del suo cosmo. "Non sarà per molto, al massimo un giorno per farla riposare e riprendere le forze, e poi partiremo: non vi chiedo di aiutarci, basta solo che ci portiate a Sparta per accorciare il cammino, da lì in poi ci penseremo noi."
Stafanas rispose in fretta, asciugandosi il sudore dalla fronte e togliendosi le tracce di sangue dalle braccia; Sage alzò gli occhi al cielo, incredulo. "Per Athena, ma quanto sei testardo? E pensare che sei più vecchio di noi... Quanto credi di poter fare contro lo schieramento di Ares, Stafanas? Poco. Inoltre devi preoccuparti che Alexandra non corra rischi... Sareste fregati. Io e mio fratello ne abbiamo già parlato, vi accompagneremo: lui si occuperà di essere l'ombra della ragazza mentre io e te spaccheremo il posteriore ai nostri avversari... quanto alla dea... beh, ci ringrazierà quando le riconsegneremo lo scettro e la sua guerriera. Se così non accadrà... ce ne preoccuperemo al momento."
Tutti e tre si voltarono: nella stessa direzione dalla quale provenivano i mostri, comparvero tre figure. Sage riconobbe Shiva di Virgo, Selene del Loto e un altro degli allievi dell'illuminato cavaliere d'oro. "Vi ho mandato dei rinforzi, ovvero i miei allievi migliori: Selene già la conoscete, mentre lui é Perseus di Pavo. Vi saranno utili, ma vedete di non rimandarmeli indietro cadaveri o voi avrete un nemico in più." E sparì.





Nota Autrice:

Buongiorno! Mi sono resa conto che scrivere questa storia mi riesce più difficile rispetto ad altre, e questo perchè è piena di minimi dettagli a cui devo prestare attenzione u.u ma mi piacciono le sfide, e il continuo aumentare dei seguiti mi riempie di orgoglio :=)
E con questo capitolo sono finiti quelli di spiegazioni, d'ora in poi si passerà all'azione pura u.u cioè ce ne saranno - perchè non ho certo svelato tutti gli arcani - ma privilegerò l'azione.
Deimos e Phobos sono due figli mitologici di Ares: li ho utilizzati per dare lustro alla sua schiera di guerrieri, e a loro si aggiungono Keres e Kdoimos. Phobos rappresenta la paura, Deimos il terrore, Keres la morte in battaglie e Kdoimos il Chaos. Decisamente Alexandra non deve essersela passata bene per sei mesi nelle manine di Deimos °-° vi darò anche dettagli, ovviamente, perchè andando avanti comparirà la Alexandra del 1499 u.u
Il viaggio nel tempo l'ho elaborato io: non viene detto, ma Stafanas non si reca nel futuro perchè non ha idea se lei esista, in un futuro u.u ed essendoci una guerra sacra alle porte, tutto sarebbe molto più incerto zizi
Il rapporto tra lui e Alexandra. Beh, era quantomeno ipotizzabile che i due avessero avuto una relazione u.u e anche abbastanza seria LOL la presenza di Eracles, appena accennata, non sarà proprio fondamentale, ma ho immaginato che, dal momento che non esisteva a quell'epoca il simpaticopreservativo, i due non si fossero preoccupati delle conseguenze lol
Stafanas, come noterete, si mostra un tantino temerario, e testardo u.u non è un caso u.u e Sage ha ragione pensando che un po' sia uscito di testa LOL ci sono tanti motivi, alcuni intuibili e altri meno.
Alexandra non ha un gran trascorso con Athena, tutt'altro u.u si fa bandire dal gt (circa a 18 anni, per fare un calcolo) e ci ritorna circa a 20, con un neonato; devo ammettere che la stessa dea non passa per perfetta u.u Deimos vi ha raccontato un po' la storia, ma quando avrete il quadro completo... beh... sarà diverso xd
Inoltre Alexandra è fondamentale per la morte di Ares, o meglio, per la sua reincarnazione: ho temuto che questo potesse darle l'etichetta di Mary Sue, ma ho deciso di correre questo rischio >___< del resto sappiamo tutti che la rosa bianca è letale, e non è casuale l'apporto di Andromeda.
Ve lo dico anche se non l'ho scritto: lei era la sensei di Andromeda u.u che paradosso pensare che nella serie classica Aphro viene fatto fuori proprio da Shun, eh?xd ed è macabro che quelli esibiscan la testa di Andromeda come un trofeo °-°
Chronos qui non è un nemico.
O sì? Lo vedrete u.u
Vi lascio alle risposte alle recensioni, sempre estremamente gradite :=) verso fine mese avrete il 4 capitolo, ciao!


- Angolo recensioni -


Sharmagic_Borealis: ciao! Grazie ancora per la tua recensione, mi fa davvero piacere u.u Invece, al contrario di te, io non ho tutto questo amore per i cavalieri del Leone LOL però spero mi esca bene ugualmente u.u e Alexandra... beh devo dire che non le sto dando troppo spazio, ma arriverà il suo momento XDDD
Spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione^^

Mistress of Delirium: sappi che ti adoro u.u Quando ho letto la tua recensione, avrei voluto abbracciarti perchè hai fatto tutte le domande che pensavo di vedermi porre da qualcuno xd Ovviamente tu hai tutte le ragioni, ci possono essere delle crepe viaggiando nel tempo, e tramite  Deimos ho cercato di spiegare ciò che è successo. In pratica Alexandra, venendo a trovarsi in un tempo più avanti, crea un paradosso e la materia... diciamo che si sgretola, pur non abbandonando del tutto il luogo in cui è prigioniera. Non so se la spiegazione al momento ti soddisfi, ma spero di sì u.u
Spero che ti piaccia anche questo capitolo, dal prossimo ci sarà azione vera e propria u.u l'idea di utilizzare i due gemelli mi attira, inoltre comparirà un altro pg in aiuto dei nostri prodi, che altrimenti rischierebbero grosso XDD grazie ancora per la recensione, appena riesco passo a commentare la tua bellissima storia che seguo da un po' >___<


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