Le sabbie del tempo di Violet Tyrell (/viewuser.php?uid=70834)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 - Arriva il futuro! ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 - Un mondo in guerra ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 - L'ira di Ares ***
Capitolo 1 *** Chapter 1 - Arriva il futuro! ***
Le sabbie del tempo
Angolo di benvenuto: questa storia è scritta
senza alcuna
pretesa se non quella di lasciar sfogare la mia fantasia. I personaggi
sono degli OC, e sarà ambientata in un'ipotetica Guerra
Sacra
del 1500 circa. Ciò perché volevo utilizzare
personaggi
nuovi senza rovinare la continuity di Kurumada. Ci saranno anche dei pg
come Sage, Hakurei... questi qui, insomma u.u
Altri dettagli alla fine del capitolo :=)
p.s. La storia è stata riscritta, verissimo, ma
già il
primo capitolo è molto diverso dall'altro, inoltre anche la
trama è stata rivista. Ho solo mantenuto il titolo (che no,
non
sapevo giungesse da Prince of Persia lol), i pg anche se ho cambiato il
nome al mio Gold del Leone che da Alexandros è diventato
Stafanas per evitare rassomiglianze con la protagonista.
Per il logo grazie alla grande Aresian u.u
Chapter 1 - Arriva il futuro
La maschera dorata era bagnata ma la sacerdotessa non ci badava
affatto: erano due giorni che ormai pioveva e lei era seduta sui
gradini della sua Casa da almeno un'ora. Si stava annoiando
all'interno, e un po' d'acqua sembrava una distrazione interessante.
Alexandra era la prima donna in assoluto a indossare un'armatura d'oro:
dai tempi del Mito non si aveva notizie di fanciulle in grado di
ricoprire un ruolo tanto delicato, soprattutto a causa della forte
convinzione che solo gli uomini potessero riuscire ad ambire all'onore
più alto.
Ma anche se premiata dalla Dea con vestigia tanto preziose, Alexandra
non era considerata la più potente tra i dodici cavalieri
d'oro:
la sua dimora era la dodicesima, l'ultima da attraversare prima di
giungere alla residenza del Gran Sacerdote e della Pallade Athena.
Nonostante questo, Alexandra era semplicemente considerata un piccolo
ostacolo molto semplice da abbattere.
Alexandra era nata sull'isola di Creta quindici anni prima, ma l'aveva
abbandonata molto presto a causa di un'epidemia che aveva sterminato la
sua gente. A soli quattro anni si era ritrovata da sola sull'isola,
abbandonata dai genitori periti nel tentativo di fuggire: Alexandra non
aveva neppure pianto perché non era capace di comprendere
ciò che significava la morte e la paura. Un uomo vestito di
bianco l'aveva presa in braccio portandola con sé, e la
piccola
non aveva neppure fiatato: lo sconosciuto si era presentato come Gordon
e l'aveva portata in uno strano posto chiamato Santuario. Alexandra
aveva scoperto la verità solo alcuni anni dopo, sentendo una
conversazione tra Gordon - che era il Gran Sacerdote del posto - e una
ragazza che non conosceva: non vi era stata alcuna epidemia su Creta,
così avevano detto, bensì era stata lei a
uccidere tutti
senza saperlo. E per colpa del suo sangue che era stato contaminato.
Alexandra era rimasta titubante per un po' di tempo ma dal momento che
quelle due persone non erano preoccupate, decise di lasciarsi tutto
alle spalle: l'addestramento cominciò a dieci anni, dopo
aver
personalmente domandato al Sacerdote qualcosa da fare. Alexandra odiava
sentirsi in trappola e secondo lei era giunto il momento di cominciare
a capire cosa fare della sua vita; venne così mandata in un
altro luogo della Grecia, sotto la guida di un vecchio cavaliere dal
pessimo carattere e dai modi di un barbaro.
Cinque anni dopo la ragazza era di ritorno al Santuario, dove le venne
consegnata l'armatura d'oro dei Pesci: Alexandra si era inchinata alla
giovanissima Athena, ricevendone la benedizione dopo averle giurato
fedeltà. Ad Alexandra piaceva l'idea di essere riuscita a
conquistare un ruolo importante all'interno del Santuario, di cui
condivideva le leggi e appoggiava gli ideali.
Tuttavia la sua convinzione di essere diventata qualcuno
svanì
rapidamente: ben presto le giunsero voci spiacevoli, che sostenevano
che un vero guerriero non avrebbe dovuto limitarsi a giocare
con le rose, e neppure essere costretto a portare una maschera sul
volto. Alexandra non si era mai posta il problema, ma all'improvviso
cominciò a sentirsi inadeguata, soprattutto sentendo le lodi
che
ricevevano i suoi compagni.
Shing, il cavaliere di Aries, era stato allievo del Sacerdote ed era
riuscito a sgominare parecchi nemici: si vociferava che fosse
addirittura il più forte tra tutti e dodici. Poi c'era
Bertram
del Toro, un vero e proprio colosso, che assieme a Dorian di Gemini e
Robert di Scorpio aveva combattuto due anni prima contro i seguaci di
Ares quando il sanguinario Dio aveva tentato di impadronirsi del
Santuario.
Poi seguiva Florian di Libra, a cui era affidato un compito strano a
Goro-Ho, Mike di Cancer che riscuoteva molto successo tra le donne del
Santuario, fossero queste ancelle oppure apprendiste o anche schiave, e
che pareva essere molto forte. Il cavaliere della Vergine, tale Shiva,
era considerato molto strano dato che trascorreva quasi tutto il suo
tempo nel giardino della sua Casa, ma allo stesso tempo era considerato
il più vicino alla Dea e al Sacerdote per i suoi modi saggi
ed
esperti; poi c'era Pedro del Capricorno e suo fratello Pablo di
Sagitter, considerati i maggiori esperti del combattimento, anche se
sembrava che Fjodor di Aquarius fosse riuscito a sconfiggerli entrambi
un un duello che lo vedeva in svantaggio numerico.
"Ehi, Xan! Hai un minuto?"
Alexandra chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma:
detestava quella voce sempre allegra, e soprattutto quel nomignolo
assurdo con cui lui la chiamava. Non aveva bisogno di indovinare chi
fosse perché la guerriera già lo sapeva:
riaprì le
palpebre, sentendo il corpo rigido per l'irritazione. Stafanas di Leo
stava salendo l'ultima rampa di scale che conduceva proprio alla sua
dimora, e come sempre aveva un sorriso stampato sul volto.
La ragazza non riusciva proprio a farsi piacere il cavaliere della
quinta Casa, e quando si trovavano vicini, per qualche assurda ragione
riuscivano sempre a litigare: Alexandra riusciva sempre a essere
gentile con tutti, persino con chi non l'approvava, ma quando si
trattava di lui non c'era niente da fare. Era più forte di
lei, doveva contraddirlo.
Stafanas aveva tre anni più di lei e si erano conosciuti
circa
dieci anni prima, quando ancora lei non aveva iniziato l'addestramento:
lo aveva visto fare a pezzi una roccia e le era sembrato molto
simpatico, almeno finché non si era accorto di lei e
ritenendo
di essere divertente, le aveva lanciato addosso qualche frammento di
roccia. Alexandra non aveva ovviamente gradito, e dopo avergli mollato
un ceffone, se ne era andata con aria altera.
Da allora i dispetti erano stati all'ordine del giorno e la ragazza
aveva tirato un sospiro di sollievo quando il suo addestramento l'aveva
condotta lontano da lui, al punto che scoprire di nuovo la sua
esistenza
al suo ritorno le aveva sminuito la gioia per il ruolo ottenuto.
E non solo: Stafanas sembrava essere amato da tutti, tanto che si
vociferava che le ancelle facessero a gara per essere invitate nella
sua dimora. Alexandra più volte si era chiesta come mai il
Sacerdote non proibisse ai suoi cavalieri di comportarsi a quel modo,
ma ben presto aveva scoperto che solo le donne erano obbligate a
seguire la legge sulla maschera, e che agli uomini era concesso tutto,
purché non gettassero disonore sul Santuario.
"Che cosa c'è?"
Alexandra era sulla difensiva: non era dell'umore giusto per litigare,
inoltre sapeva che non era conveniente attirarsi le ire di un suo
superiore. Infatti aveva sentito dire che Stafanas di recente aveva
aiutato Shiva di Virgo nella preparazione di strategie difensive,
pertanto era praticamente uno dei loro capi, con suo grande dispiacere.
Il cavaliere ricordò solo dopo che alla guerriera non
piaceva
essere chiamata a quel modo, ma ormai era tardi per rimediare; si
affrettò a raggiungere la ragazza, assicurandosi di non
prendere
più pioggia del dovuto. Stafanas notò che la
giovane
non aveva accennato a muoversi, come se stesse bene sotto l'acqua: il
ragazzo osservò i lunghi capelli neri di Alexandra che
pendevano
bagnati sull'armatura, chiedendosi se non fosse successo qualcosa.
"Per arrivare brevemente al dunque, devi affiancarmi in una missione:
andremo io, te e Goran della Lepre a scovare uno spectre che si
nasconde a Sparta. La fonte è certa e ho totale
libertà
d'azione da parte del Sacerdote."
Alexandra chiuse di nuovo gli occhi, irritata: perché non
poteva
portare con sé qualcun altro? Chiunque! Non aveva alcun
bisogno
della sua presenza, ma lui era venuto ugualmente a disturbarla; la
guerriera si alzò e strizzò i capelli
completamente
fradici. Avrebbe voluto farlo sugli stivali dorati del cavaliere di
Leo, ma non era ancora giunta a una provocazione tanto smaccata.
"Purché facciamo in fretta", rispose Alexandra in fretta,
desiderando che fosse già finita la missione.
***
"Non avresti dovuto portare proprio Alexandra, sapevi che c'era questo
rischio! Abbiamo sprecato la nostra occasione di ottenere delle
informazioni!"
Le parole del Sacerdote rimbombavano nella testa di Stafanas,
facendogliela sentire molto pesante; la missione era stata un disastro
sotto tutti i fronti e ormai l'alba stava giungendo. Il ragazzo
appoggiò il telo con cui si era asciugato sullo schienale di
legno della sedia, ma era distratto.
Sì, sapeva che era un rischio portare con sé
qualcuno con
del sangue velenoso nel corpo, ma a lui era sembrata una buona idea:
Alexandra era una novizia in fatto di missioni e stava a lui
coinvolgerla per renderla più esperta, più sicura
di
sé. L'idea di farle fare esperienza era stata buona, ma
neppure
lui aveva previsto un fallimento del genere.
Per prima cosa a Sparta si erano scontrati con l'improvvisa comparsa di
alcuni superstiti guerrieri di Ares: evidentemente erano rimasti vivi e
si nascondevano ancora in quella città, compiendo crimini
minori. Inoltre era risultato subito evidente che lo spectre li
utilizzava per coprire i propri movimenti, e prima che gli potessero
mettere le mani addosso, se l'era svignata in fretta: Stafanas aveva
ancora il braccio che doleva e anche il pensiero di essersela cavata
non gli sorrideva, soprattutto pensando all'avventatezza di Goran. Il
loro compagno aveva avuto la pessima idea di camminare sul letto di
rose rosse steso da Alexandra per sbarazzarsi velocemente dei loro
avversari, così non erano riusciti a salvarlo.
Era morto praticamente all'istante, e neppure essere stato recuperato
dalla ragazza gli aveva consentito di sopravvivere alle loro cure;
Alexandra gli aveva coperto il volto con la propria maschera dorata
mentre lo riportava vicino a lui, ma anche quello non era stato utile.
Il cavaliere andò a sedersi sulla sua sedia più
scomoda,
cercando di scacciare una sensazione spiacevole: aveva avuto solo una
fugace visione del volto della guerriera, prima di girarsi per non
essere indiscreto, ma ora che si trovava nel silenzio della sua dimora,
doveva ammettere che si sarebbe sentito meglio se avesse potuto vedere
bene quel volto costantemente celato.
Più volte aveva cercato di immaginare chi ci fosse sotto
quella
protezione dorata, che volto avesse la sua più accanita
tormentatrice: era solo curioso, non ambiva come altri a disonorare
l'onore delle fanciulle osservandole, anche se sapeva che sarebbe
accaduto. Però doveva riconoscere che era frustrante parlare
con
qualcuno che era sempre costretto a nascondere la faccia; tuttavia da
una parte era un bene che non fosse riuscito a guardarla, che avesse
preferito voltarsi per mantenere inalterato l'onore di entrambi.
Probabilmente si trattava comunque di una bella ragazza dato che la
leggenda voleva che i guerrieri della costellazione dei Pesci fossero i
più avvenenti tra tutti, anche se a lui non interessava
nulla
dell'estetica: il problema ora era che Alexandra aveva senza volere
mandato a morire un loro compagno, e che la colpa sarebbe ricaduta
sulle sue spalle nonostante le avesse detto lui di spargere delle rose
velenose a terra. Calciò con rabbia un'altra sedia prima di
decidere: sarebbe tornato dal Sacerdote a discutere della questione,
non aveva senso che venissero presi provvedimenti contro di lei quando
aveva solo fatto che che le era stato ordinato.
Poco importava che fosse molto tardi, si sarebbe fatto ricevere.
***
Due giorni ininterrotti di pioggia avevano lasciato il segno: ora
l'aria era fredda e l'estate era completamente dimenticata. Alexandra
non era però uscita dalla sua dimora, preferendo rimanere
sotto
al pergolato che si trovava nel giardino di rose della sua Casa.
In pochi mesi erano fiorite, ricoprendo tutto il giardino e anche parte
della dimora: ce n'erano di tutti i colori, e non solo le tre che amava
utilizzare in battaglia: era un piacere per gli occhi, rilassava
chiunque ci mettesse piede anche se Alexandra di rado riceveva ospiti.
Preferiva tenere solo per sé quell'angolo di paradiso, era
molto
gelosa dei propri spazi; in quel momento però avrebbe
desiderato
sparire, magari inghiottita dalle piante che tanto amava. Aveva un
dolore cocente lungo tutto il corpo, ma aveva rifiutato di farsi
trasportare da Stafanas nel tragitto di ritorno.
Era tutta colpa sua, eppure la ragazza sapeva che il Sacerdote aveva
sgridato lei: non era
stata una buona idea cospargere di rose l'area di
battaglia, anzi era una mossa da stupidi. Quella parole le
bruciavano
ancora nella testa, ferendola più dei fendenti di fuoco
degli
avversari che avevano incontrato. E l'idea era stata di Stafanas, che
aveva avuto l'ardire di non pronunciare neppure parola per prendersi la
responsabilità: che codardo.
La guerriera si alzò e tornò all'interno della
propria
dimora, cercando rifugio nella stanza dove dormiva: era spoglia, con
solo alcune rose a ricordare chi fosse il padrone di quella Casa.
Alexandra si gettò sul letto dopo aver lasciato l'armatura
poco
distante, e chiuse gli occhi sperando di non svegliarsi più.
C'era qualcosa di consolante nei sogni e sperava di poter trovare la
pace almeno lì.
A destarla fu un rumore, anche se Alexandra non reagì
subito:
preferiva restare sotto le coperte calde, non voleva uscire dal letto.
Aveva percepito una sensazione strana, ma dal momento che era
piacevole, era rimasta lì rannicchiata sotto le lenzuola,
finchè non sentì chiaramente un tocco sulla
guancia.
Si mosse quasi in automatico, chiedendosi se non fosse parte del sogno:
di fianco a lei c'era chiaramente il cavaliere d'oro del leone, lo
riconosceva per via
dei capelli castani e degli occhi azzurri che la stavano fissando. Per
un momento la ragazza non capì nulla, ma poi
ricordò
dov'era - ovvero nella sua stanza - e che quella specie di principe era
niente meno che il suo nemico. Era assurdo.
"Scusami per averti svegliata, Alexandra. Avrei atteso che lo facessi
da te, ma..."
La frase non venne terminata: la voce del cavaliere - che indossava la
sua Gold Cloth con mantello annesso - sembrava molto più
matura
di quella che era abituata a conoscere, e Alexandra cominciò
a
domandarsi se non fosse un sogno quello che faceva. Da quando la
chiamava per nome? Lui utilizzava quel nomignolo stupido, per
infastidirla, mentre quello che aveva davanti sembrava soprattutto
preoccupato di averla disturbata.
Si limitò a fissarlo, imbambolata, e poi ricordò:
non aveva la maschera.
Il panico la avvolse: era sempre molto attenta a indossarla, e di
solito nessuno entrava nella sua stanza. Come si era permesso lui di
farlo? E la osservava come se non fosse accaduto nulla.
"Ma sei impazzito?! Non ricordo di averti dato il permesso di entrare
qui, sparisci prima che ti dia un calcio!"
Ma la sfuriata della ragazza non provocò alcuna reazione
aggressiva: il cavaliere non rispose, limitandosi a porgerle quella
maschera che aveva tenuto in mano fino a poco prima, lasciando
sconvolta Alexandra.
"Hai ragione, ma non hai nulla da temere: il tuo volto mi era
già noto, ma dovevo accertarmi che fossi davvero tu e non un
impostore... Sto per dirti una cosa che ti sembrerà assurda,
ma
ti prego di credermi e seguirmi senza farmi domande..."
La voce pareva sofferente e Alexandra ne fu colpita, anche se le
sembrava di sentire un mucchio di sciocchezze: quando mai aveva visto
il suo volto? Non era sempre lui che per fingere di minacciarla, le
prospettava mille modi diversi per togliergliela? Eppure sembrava
più credibile del solito: Alexandra rimise in fretta la
maschera
e gli fu se non altro grata che si fosse allontanato dal letto.
"Allora? Che cosa vuoi? Non ti basta avermi messo nei guai oggi?"
Il cavaliere sembrava praticamente sordo a ogni provocazione, anche se
il suo volto continuava a restare teso e sofferente.
"Purtroppo temo di dover esigere da te ancora qualcosa, proprio come
questa notte. Prendi la mia mano, per favore, e seguimi nel futuro: io
arrivo da li."
Alexandra rimase immobile per qualche istante, fissando la corazza
dorata del Leone. Doveva aver sentito male, sicuramente.
"Che stai dicendo? Futuro? Sapevo che eri strano... ma arrivare a
tanto... Forse sei posseduto da qualcosa..." Alexandra
chiuse gli occhi nel tentativo di mantenere la calma: il guerriero che
aveva di fronte non aveva proferito altre parole, ma aveva
un'espressione tesa e angosciata. Aveva previsto una reazione simile e
doveva risolverla in fretta: anzi, era del tutto normale che fosse
diffidente, soprattutto considerando il momento delicato in cui era
capitato.
Forse era ancora in tempo per cambiare idea... Lo pensò per
alcuni istanti ma poi ricordò ciò che l'aveva
spinto fin
lì, e quanto fosse fondamentale l'aiuto di Alexandra. Non
poteva
tirarsi indietro, non ora che era lì.
"Immagino che ti sia difficile credermi... ti spiegherò cosa
succede ma non posso farlo qui, è troppo rischioso. Ora
vieni,
stiamo perdendo troppo tempo." E senza aspettare una risposta
afferrò il braccio della guerriera, trascinandola
letteralmente
con sè.
Alexandra rimase senza parole: quello non
poteva essere il Gold del Leone, era troppo forte! L'aveva
letteralmente presa per un braccio e costretta a muoversi: solo poche
ore prima aveva chiaramente fatto capire di non avere alcuna intenzione
neppure di sfiorarla per via del sangue velenoso - non che lei ambisse
a un contatto con lui, tutt'altro - ed ora aveva persino la forza
fisica di piegarla al suo volere.
Decisamente c'era qualcosa che non andava.
Così come all'esterno: Alexandra ricordava un cielo ormai
privo
di nuvole, invece quell'alba tinta di rosso e arancio aveva qualcosa di
grottesco. Sembrava che il mondo fosse cambiato radicalmente nel giro
di poche ore; la ragazza fece per protestare ma non appena messo piede
nel cerchio di sabbia che circondava la casa dei Pesci, fu come essere
risucchiata in un vortice. Le sabbie si erano mosse, imprigionandola in
una tempesta non aggressiva.
Aveva lasciato il sole sul punto di nascere e ora lo trovava al
tramonto, solo con un cielo meno tempestoso e più incline al
rasserenamento. Alexandra si alzò in piedi e
cercò di
mettere a fuoco l'ambiente che la circondava: erano sicuramente sul
lungomare ateniese - riconosceva il luogo, poco distante da Capo
Sounion - e non c'era nessuno oltre a loro.
Non ci stava capendo più nulla.
Nota Autrice:
Beh, un buongiorno a tutti :=) Avrei effettivamente altre storie da
continuare, ma questa è già stata scritta
perciò
non mi costa molto controllarla e postarvela xddd Spero l'inizio vi
possa piacere^^
Questa storia l'ho sognata, almeno in gran parte, i dettagli sono stati
limati mentre la scrivevo u.u e spero vi piaccia Alexandra. Per lei ho
scelto la costellazione dei Pesci per via della
particolarità
del sangue velenoso, ero incerta con Aquarius che si sarebbe adattato
comunque molto bene. Teoricamente sappiamo che solo Albafica era
velenoso, ma sono dell'idea che anche il buon Aphro lo fosse u.u
E poi c'è Stafanas: lui l'ho plasmato un po' per come penso
io
Aiolia. E come vedete i due non vanno troppo d'accordo XDDDD Ora vi
lascio con la domanda finale su cosa accadrà u.u se avete
tempo
e voglia, gradirò con piacere i vostri pareri sulla storia^^
Un
bacio a tutti**
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Capitolo 2 *** Chapter 2 - Un mondo in guerra ***
Le sabbie del tempo
Angolo di benvenuto: grazie
mille per le recensioni ^^ fanno sempre molto piacere, la risposta
sarà a fine pagina :=) Grazie anche a chi ha inserito tra le
seguite, siete davvero gentili! Prima di lasciarvi alla lettura, devo
confessarvi che ho trovato davvero faticoso scrivere questo capitolo
>__< perché si tratta di un intermezzo,
preferisco
l'azione, il brivido... il pericolo! Ok, ho guardato troppe volte "La
maschera di ferro" lol
vi ringrazio in anticipo per chi vorrà lasciarmi un commento
:=)
Chapter 2 - Un mondo in guerra
"Presta attenzione, non è più il luogo sicuro che
ricordi, i nemici sono ovunque!" Stafanas si rivolse alla guerriera al
suo fianco, entrambi nascosti in una grotta in attesa... di che cosa?
Alexandra non riusciva a capire niente di quello che succedeva: un
momento era nella sua Casa a riposare, subito dopo un vortice di sabbia
l'aveva trascinata fuori dal Santuario dove tutto era uguale e diverso
allo stesso tempo. La guerriera non perdeva un attimo di vista
Stafanas, nel vano tentativo di capire.
"Per quello che ne so, il nemico potresti essere tu! Come sei riuscito
a..."
"Fai
silenzio!"
La voce del cavaliere d'oro improvvisamente sembrava diventata diversa,
più severa e intransigente. Alexandra lo guardò,
incredula: per quanto non fossero mai andati d'accordo, non le sembrava
di ricordare che le avesse dato ordini a quel modo.
Lo vide voltarsi nuovamente verso di lei. "Ascolta... ti giuro che ti
spiegherò tutto quello che vuoi sapere, ma ti prego... ti
prego,
per ora devi fidarti di me. Il tempo di rientrare nel Santuario e
potrai farmi tutte le domande che vuoi! Ora seguimi e non restare
indietro, potresti finire in guai talmente grossi che non immagini
neppure..."
La guerriera rimase in silenzio, convinta che Stafanas avesse perduto
il senno, anche se doveva riconoscere che l'atmosfera che l'avvolgeva
era inquietante: il silenzio era talmente denso da sembrare irreale,
latore di cattive notizie. Si limitò ad annuire seguendo il
guerriero, cercando nella sua mente una spiegazione logica: poco prima
era all'interno del Santuario, ora invece era fuori, ma lo dovevano
raggiungere per sapere quello che succedeva.
Non aveva senso.
"Giù!"
Un getto di fuoco viola la mancò di striscio e Alexandra,
istintivamente, lanciò una rosa nera in direzione del
pericolo;
da sotto la maschera sgranò gli occhi vedendo un orrendo
mostro
con almeno sei paia di zampe, le ali e una testa che ricordava i
dinosauri. Indietreggiò per lo stupore, anche se la rosa
aveva
raggiunto la bestia, causandogli un forte dolore al fianco che gli fece
emettere dei gemiti acuti e apparentemente infiniti.
"Cos'è quella COSA?!"
Stafanas si affrettò a colpire la bestia all'addome, il suo
punto vulnerabile, e l'osservò contorcersi sotto il dolore
cocente che provocavano i colpi elettrici. Afferrò il
braccio
della ragazza, convinto più che mai di aver commesso un
errore e
di non poter rimediare. "Non la cosa peggiore che avrebbe potuto
sbarrarci la strada, fidati. Ora non fermarti per nulla al mondo, la
strada non è lunga, ma non sarà sicuramente da
sola: se
ne vediamo altre, vai con le tue rose nere. Quelle rosse sono troppo
lente per ottenere un successo immediato."
Alexandra decise che lo avrebbe ascoltato: era convinta che se ne
sarebbe pentita quasi subito, tuttavia la situazione era degenerata
rapidamente ed era meglio ascoltare un consiglio al posto di
rimpiangere in seguito di non averlo fatto. Mentre correvano verso
l'ingresso del Santuario, altri
ostacoli apparvero, tra mostri e strane piante che spuntavano dal
terreno cercando di inghiottirli; la ragazza fu costretta
più
volte a servirsi dei rovi per liberare la via, ed era certa di non aver
mai utilizzato così tante rose come in quel momento.
"Siamo arrivati!"
Stafanas lo disse con sollievo dopo essersi lasciato alle spalle gli
orrori, contento di essere riuscito nell'impresa di portare la
guerriera all'interno del luogo sacro; ora sapeva che avrebbe dovuto
subire un interrogatorio, ma almeno per un paio d'ore aveva la certezza
che non avrebbero subito altri attacchi
***
Un silenzio irreale avvolgeva il territorio del Santuario, si aveva
persino l'impressione di poterlo toccare con mano per disperderlo poi
nell'aria; la figura ammantellata avanzò con passo sicuro, i
lunghi capelli biondi parzialmente nascosti sotto il cappuccio e gli
occhi estremamente vigili. Di solito usciva di rado dal tredicesimo
tempio, tuttavia un fenomeno anomalo aveva turbato la sua
concentrazione:
di quei tempi anche la minima emanazione cosmica fuori controllo poteva
indicare guai ed erano tutti impegnati a non permettere al male di
infilarsi ancora in quei luoghi sacri. Un cielo che diventava rosa,
giallo e poi verde - anche se solo per alcuni istanti - non era una
cosa comune: conosceva un luogo in cui far luce tranquillamente, anche
se arrivarci era molto rischioso. Un rumore attirò la sua
attenzione, mettendolo sulla difensiva.
"Chi è la?" La voce dell'uomo risuonò alta e
inquisitoria; la figura nascosta dietro le rocce esitò un
istante, per poi farsi vedere. Anch'essa indossava un mantello che la
copriva dalla testa ai piedi, tuttavia l'uomo riconobbe la maschera
argentata e rilassò i muscoli. Una sacerdotessa guerriera.
Non
era un nemico. "Selene di Lotus, allieva di Shiva di Virgo.
Perché ti nascondi?" La voce dell'uomo era severa: la
guerriera
non esitò a inchinarsi ai suoi piedi. "Vi chiedo perdono
Gran
Sacerdote, stavo cercando il cavaliere del Leone per..."
La frase non venne conclusa e il Gran Sacerdote - che aveva abbassato
il cappuccio per farsi riconoscere dalla guerriera - sospiro tra
sè e sè: lui aveva ben chiaro ciò che
era nelle
intenzioni della sacerdotessa la quale, dal momento che era stata
erroneamente vista senza maschera, aveva tutte le intenzioni di
applicare la legge e di uccidere il cavaliere d'oro. Questo
perché non le era riuscito di farsi amare: tutti sapevano
che il
cuore di Stafanas era già impegnato e che non aveva posto
per
due donne. "Non é davvero il momento per occuparsi di
vendette
personali, guerriera, fammi il favore di mettere da parte il tuo
problema. Almeno per il momento..." Non disse, il Gran Sacerdote, che
non le sarebbe mai riuscita l'impresa di uccidere Stafanas, guerriero
esperto e molto più preparato di una novella saint. Anche se
era
una ragazza tosta, in fondo Shiva era un cavaliere fantastico e i suoi
allievi erano tutti guerrieri di un certo talento.
"Che cosa?! Ma...!"
"Fai silenzio! Non lo vedi come siamo ridotti, Selene? Una manciata di
cavalieri d'oro, alcuni d'argento e nessuno di bronzo proprio mentre
Hades sta per dichiararci guerra! E tu ti preoccupi di una questione
assolutamente secondaria?"
La voce del Sacerdote rimbombò pericolosamente e la
guerriera
istintivamente fece un passo indietro, sempre tenendo il volto rivolto
al terreno, scusandosi per aver tentato di contraddirlo. "Per non
parlare dei figli di Ares: Phobos ha rubato lo scettro della nostra
amata Dea, e dobbiamo recuperarlo quanto prima. Non credo che il
Santuario sia mai stato tanto vicino dall'essere raso al suolo... Tutto
il mondo esterno è invaso dai nemici che altro non aspettano
che
entrare, solo il cosmo di Athena li tiene a distanza. Il Santuario
resta l'ultimo baluardo della speranza in un mondo di violenza e
terrore... Spero che tu capisca cosa voglio dire, se Anastasia venisse
uccisa..."
Un brivido percorse la schiena del Gran Sacerdote, il quale non
riuscì a terminare la frase che aveva iniziato: Anastasia,
la
loro amata Pallade, non lasciava mai la sua dimora situata oltre il
tredicesimo
tempio. Solo alcuni anni prima era sovente vederla fare visita ai suoi
guerrieri - tutti, dal più forte cavaliere d'oro
all'apprendista
appena giunto -, ma da quando le ostilità erano aperte, era
costretta a vivere lassù. Non faceva un passo senza di lui,
e
persino i redivivi cavalieri d'oro la vedevano assai di rado. Anche
quando doveva comunicare qualcosa di importante, era a lui che si
rivolgeva, di modo da poter fare da suo portavoce; era diventato molto
più pesante da qualche anno, doveva guardarsi le spalle da
chiunque anche se era dell'idea che non ci fossero traditori
all'interno del Santuario.
"Non intendevo dire niente del genere, e neppure cercavo il nobile
Leone per vendetta... Non questa volta almeno... Posso dirvi quello che
penso sia successo? Non ne sono sicura, ma se ciò che ho
visto
è vero..." La guerriera attese un cenno da parte del suo
superiore e parlò poco dopo, avendo compreso di avere tutta
la
sua attenzione. "Avete visto il cielo cambiare colore circa mezz'ora
fa? Io ero alla dimora del mio nobile maestro - mi aveva cercata per
affidarmi una missione - e quando sono uscita... ho visto un bagliore
dorato illuminare l'ultima Casa." Il Gran Sacerdote aggrottò
le
sopracciglia: aveva visto l'alternanza dei colori, ma gli era sfuggito
quello che la sua guerriera gli stava raccontando. "Sono salita fino
all'undicesima Casa ma non sono riuscita a proseguire oltre: una
miriade di rose impedisce il passaggio."
Silenzio. Il Sacerdote cercava di decifrare lo strano fenomeno: non
dubitava delle parole di Selene, tuttavia c'era qualcosa di strano:
già da tempo la dimora dei Pesci, disabitata per l'assenza
forzata della sua guardiana, sembrava in decadenza... Le rose erano
appassite... grigie e spente. C'era solo un modo per scoprire
ciò che succedeva.
***
Che tristezza risalire le dodici Case, la maggior parte delle quali
vuote per la morte del precedente guardiano; il Sacerdote giunse senza
alcuna difficoltà fino all'undicesima Casa, dove una lastra
di
ghiaccio da lui stesso creata - quand'era ancora Fjodor di Aquarius -
avrebbe impedito ai nemici di salire, e
poi trovò il passaggio sbarrato. Selene aveva ragione: un
campo
di magnifiche rose di ogni colore - in particolar modo rosse, pregne di
veleno - impediva l'accesso alla dimora.
Eppure quei fiori erano vivi. Vuoi
vedere che dopo sei mesi Alexandra è ancora viva?
Il
Sacerdote riuscì ugualmente a raggiungere la dodicesima Casa
e vide ciò che aveva attirato l'attenzione di Selene: la
gold
cloth dei Pesci era scomparsa. Il bagliore d'oro sicuramente era stato
provocato dalla partenza dell'armatura, ma non esisteva una spiegazione
logica. O almeno lui non la trovava. Sage!
Il contatto telepatico con il guardiano della quarta Casa fu rapido:
aveva bisogno di parlare con lui e con Hakurei, forse in tre sarebbero
riusciti a scoprire qualcosa in più su quello strano
fenomeno.
Del resto nessuno conosceva le armature come i due gemelli del Jamir.
***
"Perché non c'è nessuno a custodire questa Casa?"
La voce
di Alexandra interruppe i pensieri di Stafanas mentre salivano la prima
scalinata che portava alla dimora di Aries; il guerriero era riuscito a
ritardare le domande - legittime - della saint, tuttavia sapeva che la
totale assenza del cosmo di Shing avrebbe incuriosito la guerriera. E
non sarebbe stata la sola, purtroppo. "Shing é caduto tre
anni
fa, durante lo scontro con Ares che si é consumato nelle
vicinanze di Sparta."
Stafanas si disse che era inutile mentire: poteva arrivare a toccare lo
stupore di Alexandra, anche se le aveva già detto che
l'avrebbe
portata nel futuro, era sicuro che la guerriera dei Pesci non gli
avesse creduto. In un certo senso la scalata gli sarebbe stata utile
per apprendere le notizie più urgenti, in attesa di un
racconto
che lo era ancora di più.
La precedette di alcuni passi, consapevole di essere sotto
osservazione. Il cosmo di Bertram, invece, era presente alla seconda
Casa, tuttavia non si fece vedere. Stafanas sapeva che il guerriero del
Toro era ancora reduce da uno scontro e che le sue ferite stavano
cicatrizzandosi; la Dea gli aveva quindi concesso di poter rimanere a
letto, accudito dalle ancelle che continuamente gli preparavano infusi
e rimedi naturali.
Alexandra non parlò fino all'arrivo nella Casa del Cancro:
Stafanas, che aveva già percepito il cosmo possente di Sage,
sapeva che lì non avrebbero potuto proseguire senza aver
risposto alle domande. Dorian di Gemini aveva colto l'occhiata decisa
di Stafanas, e si era limitato a farli passare, ma il cavaliere del
Leone sapeva che Sage non si sarebbe mostrato accomodante neppure per
un istante. Avrebbe voluto sapere: gli restava solo da sperare di
convincerlo che gli avrebbe spiegato in seguito.
"Alexandra, lui é Sage del Cancro: il nostro amico Mike
é caduto lui pure nella guerra contro Ares, assieme
ad
altri nostri compagni... Posso proseguire, amico mio? Più
tardi
posso scendere nuovamente se hai bisogno di me..."
Stafanas colse lo sguardo incredulo del compagno: Sage non era certo un
cavaliere che si poteva sottomettere facilmente, e di solito era
impossibile riuscire a vincere una conversazione con lui, tuttavia
sapeva che era necessario rimandare. Se Sage si fosse intestardito ad
avere subito spiegazioni, dubitava di poter contenere Alexandra ed era
fondamentale che fosse lui a parlarle per primo; seguì un
minuto
di silenzio prima che il cavaliere del Cancro concedesse il suo
benestare. "Il Sacerdote sta parlando con Hakurei al tredicesimo tempio
riguardo l'armatura d'oro dei Pesci. Immagino che la sua presenza non
passerà inosservata, scommetto che si precipiterà
alla quinta Casa prima che trascorra un'ora."
Alexandra si chiese chi fosse questo Hakurei che doveva parlare della
sua armatura; aveva percepito lo sguardo di Sage fermarsi su di lei,
come se la stesse studiando, eppure non le aveva detto nulla. Unito al
comportamento di Gemini, Alexandra cominciò a pensare che
finora
tutti parevano sorpresi di vederla, come se solitamente lei non fosse
lì. "Prima che compaia il Sacerdote, pretendo di sapere
quello
che succede! Anzi, non possiamo andare nella mia Casa? Non mi piace la
tua!"
Stafanas sospirò stancamente. Avevano appena varcato l'antro
della sua dimora e, come aveva previsto, la giovane aveva cominciato a
pretendere spiegazioni. "No, resterai qui per il tempo in cui ti
tratterrai in questa... epoca. La prima cosa che voglio però
dirti é che quando arriverà il Sacerdote, non
vedrai il
Gordon che entrambi abbiamo incontrato: da cinque anni é
Fjodor
di Aquarius a detenere quelle vestigia e il ruolo di nostro capo."
Non era certo la cosa
più
urgente da dire, ma almeno si convincerà che non sto
mentendo.
Sage penserà che sono pazzo... e ha ragione. Questa non
é
l'Alexandra che conosco, sono andato troppo indietro, maledetto
Chronos. Questa guerriera le somiglia soltanto, e se le
tornerà
utile non esiterà a mettermi in difficoltà. Devo
avere
pazienza e mille occhi. Il guerriero indicò una
sedia ad
Alexandra, invitandola a sedersi, e la ragazza lo fece con riluttanza,
senza staccare lo sguardo da lui.
Alexandra taceva, chiedendosi cosa domandare o dire: le sembrava tutto
così strano, il Santuario era lo stesso di sempre, ma allo
stesso tempo riusciva a distinguere un'atmosfera diversa. Pesante e
carica di ostilità; la stessa dimora del Leone non era - da
ciò che ricordava - accogliente e benevola, sembrava piena
di
diffidenza. E la stessa impressione l'aveva avuta anche nelle quattro
precedenti Case; eppure solo poco prima era stata al Santuario e c'era
un'altra atmosfera, forse non del tutto cordiale, ma certamente non
somigliava neppure per un momento a ciò che sentiva da
quando ci
aveva rimesso in piede.
"Ancora non mi hai detto in che epoca siamo... e soprattutto,
perché sono qui." Stafanas percepì la malcelata
convinzione della guerriera; evidentemente aveva dei dubbi riguardo
ciò che aveva appena detto e si chiese se gli avrebbe mai
creduto. Nonostante tutto doveva mettere finalmente in atto il piano
concepito nei giorni precedenti. "Corre l'anno 1499, siamo alla vigilia
dell'anno in cui Hades dovrebbe dichiarare guerra al Santuario, e ti ho
portata qui grazie a questo."
Alexandra strinse gli occhi sotto la maschera, osservando il ciondolo
nelle mani di Stafanas: una piccola clessidra circondata da sabbia.
Curiosamente, come notò la ragazza, i granelli di sabbia si
muovevano e il loro moto divenne così intenso da indurla a
distogliere lo sguardo per non rimanere ipnotizzata. "Vuoi scherzare?!
Sono... cioè, io ho sedici anni, ma se quello che mi dici
é vero... ne ho ventisei! Ma... e cos'è questo
oggetto?"
Stafanas trattenne un'imprecazione. Sedici anni! Era decisamente troppo
presto, aveva sperato che ne avesse anche solo uno in più, e
sapeva che probabilmente era tutta colpa sua perché non
aveva
ascoltato bene le istruzioni di Chronos. Era impossibile rimediare, gli
restava solo un'altra occasione di usarla e aveva già
giurato di
utilizzarlo per rimandarla indietro.
Se non muore durante il
processo.
Un brivido lo scosse. Il rischio era basso per più
persone...
Scacciò il pensiero dalla mente, tornando a concentrarsi
sulla
ragazza. "Questa é una clessidra di Chronos, l'ho avuta in
dono
alcuni anni fa quando ho risparmiato un suo guerriero a cui era legato;
c'eri anche tu, ma non sto a raccontarti i dettagli..." Stafanas
sorvolò sul dialogo avuto con il Titano che non avrebbe
interessato Alexandra in quel momento; percepì la sua
incredulità e decise di proseguire, prima di venire
interrotto.
"Lo restituirò non appena tutto sarà concluso, e
Athena ne é informata se te lo stai domandando." Certo, sa che ce l'ho, ma
ancora ignora che l'ho utilizzato... accadrà fin troppo
presto.
"Vuoi sapere perché sei qui: tempo fa lo scettro di Athena
é stato rubato dai figli di Ares e deve essere recuperato,
ormai
il tempo di attesa é quasi terminato. Tu puoi trovare la
traccia
che arriva al luogo in cui é stato nascosto..."
Stafanas tacque, deciso a consentire ad Alexandra di fargli delle
domande: il guerriero contemplò quasi con divertimento il
fatto
che la guerriera non cominciasse a dare in escandescenza sentendo
nominare la Dea. Normale,
ancora non
é accaduto niente... forse é meglio
così, se fossi
arrivato solo tre anni più tardi, sarebbe stato difficile
ottenere il suo aiuto. Non avrebbe mai dimenticato gli
attriti
tra le due donne, anche se pure lui aveva una buona parte di colpa;
sicuramente Alexandra era diffidente, ma non come se avesse
già
visto accadere il proprio futuro.
"Non potevi rivolgerti alla me stessa di questo tempo?
Perché
mettere a rischio qualcosa che é già successo?"
La voce
inquisitoria di Alexandra non sorprese per nulla Stafanas.
"Perché non esisti in questa epoca... Avrei voluto dirtelo
meno
direttamente, ma sei caduta poco tempo fa. Contro i figli di Ares."
Sono diventato anche un
bugiardo! Fa che possa perdonarmi quando lo scoprirà...
Stafanas sentì l'amaro sapore della menzogna e fu costretto
ad
afferrare di colpo la guerriera, che era barcollata improvvisamente.
Non poteva aspettarsi che una simile rivelazione passasse inosservata,
anche se aveva creduto che lo avrebbe preso a calci e pugni per la
rabbia: non sarebbe stata neppure la prima volta. Svenuta... Ok, ho il
tempo di recarmi dal Sacerdote. Si sistemerà tutto, vedrai.
Non
sapeva se cercava di rassicurare la ragazza o sè stesso;
senza
alcuna difficoltà sollevò Alexandra e la
appoggiò
sul letto.
"Bravo, bella storiella. Quando pensi che saprà la
verità?" Stafanas si girò di colpo, osservando
Sage che
si era pigramente appoggiato a una delle colonne, e capì che
doveva avere ascoltato. Sistemò l'elmo, prendendo tempo.
"Non ho
mentito, é effettivamente caduta contro i figli di Ares...
solo
non sappiamo se sia viva oppure no..."
Sage alzò gli occhi al cielo. "Quando glielo spieghi,
chiamami,
non desidero perdermi lo spettacolo! Ed é normale che sia
caduta, anche io sarei furioso e desideroso di vendetta se uno
scricciolo di ragazza avesse scagliato l'arma fondamentale per uccidere
Ares. Cioè, se fossi uno dei suoi figli. Sarà
meglio che
tu vada dal Sacerdote, veglio io su di lei, così per
sdebitarti
dovrai raccontarmi cosa ti é passato per la testa quando hai
accettato l'aiuto di Chronos."
Nota Autrice:
Vi illustro i
Gold Saint citati, i quali compariranno nella storia:
Aries: Shing -deceduto
Taurus: Bertram - vivo
Gemini: Dorian - vivo
Cancer: Sage - vivo(sostituisce il defunto Mike) - detentore
dell'armatura di Athena
Leo: Stafanas - vivo - capo della strategia e della difesa del gt
Virgo: Shiva - vivo
Libra: Florian -deceduto
Scorpius: Robert - vivo
Sagitter: Pablo - deceduto
Capricorn: Pedro - deceduto
Aquarius: Fjodor - vivo, Gran Sacerdote
Pisces: Alexandra - viva - detentrice dello scudo di Athena
Come vedete ne avevo inventati 12, ma dato che sono passati 10 anni ne
abbiam persi un paio per strada LOL mi spiace eh, ma è
così. Il solo che ho graziato é stato Fjodor:
l'idea
iniziale era quella di lasciare vivo Gordon come gs, ma credo che sia
giusto così dato che era anzianotto.
Spero Fjodor vi gusti abbastanza u.u
Il mondo è in guerra, lo scettro di Athena - nominata come
Anastasia che in greco significa rinascita - è scomparso..
e puff, anche la Alexandra del futuro è nei guai
u.u
Io vorrei solo sapere se qualcuno ha già capito le vere
intenzioni di Stafanas *gongola*
Come avevo detto, il capitolo era abbastanza di intermezzo: ad
Alexandra non viene simpaticamente detta tutta la verità
u__u
anche perchè, ancora più simpaticamente, la Vio
non l'ha
raccontata a voi XDDDD volevo mettere la falce come simbolo, invece ho
preferito la clessidra come già ideato.
Ok, lascio a voi i commenti :=) qui sotto le risposte alle recensioni^^
- Angolo
recensioni -
Sharmagic_Borealis:
ciao! Grazie davvero per la tua recensione! Sono proprio contenta che
ti piaccia il carattere - fatico a scrivere con altri XD - e spero che
possa piacerti anche questo secondo; per sapere tutto, appunto, dovrai
leggere questo capitolo xd un bacio e - spero - alla prossima
recensione :=) ciao!
Mistress of Delirium: grazie per i complimenti, sono contenta che sia
lo stile che la protagonista ti piacciano :=) Su Stafanas... Chronos
sotto mentite spoglie?XD sappi che ero sul punto di riscrivere tutto
perchè ero tentata da questa tua folle idea LOOOL battute a
parte, di solite le mie oc non sono mai perfette perché mi
piace
metterle indifficoltà xd inoltre si sa che le donne al GT
sono
rare, e che ci possa essere scetticismo verso una che giocherella con
le rose. Ma vedranno è___è inoltre Alexandra
é una
delle mie poche oc che non brontola per la maschera O.o mi faccio paura
da sola lol
Confermo l'arrivo - almeno qui - di Sage! Di lui ho dato una versione
mia, essendo un giovin pischellino u.u ma a breve ci sarà
anche
Hakurei. Oh Yes. Bene, se hai voglia di lasciarmi di nuovo un tuo
commento te ne sarò grata :=) al prossimo, ciao!
|
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Capitolo 3 *** Chapter 3 - L'ira di Ares ***
Le sabbie del tempo
Angolo di benvenuto: di
nuovo eccomi qua u.u grazie a tutti per il seguito, questa volta vi
lascio subito al capitolo senza troppe chiacchiere :=)
Chapter 3 - L'ira di Ares
"Phobos!" Il guerriero aprì gli occhi d'improvviso: le iridi
rosso sangue erano più ardenti dei tizzoni infernali e
contrastavano con la lunga chioma nera e la tunica candida che arrivava
fino ai piedi. La sala era vuota e la voce che lo chiamava era giunta
alla sua mente; era raro che Phobos si permettesse di disturbarlo,
soprattutto perché non ne aveva il tempo. "È
accaduta una
cosa grave, vieni subito qui."
L'uomo chiamato Phobos comprese che l'accaduto - di qualunque natura
questo fosse - non poteva essere comunicato telepaticamente ed era una
cosa strana. "Prega che sia davvero una cosa importante, non amo
scomodarmi per degli inutili cavilli."
Concentrò il cosmo rosso sangue e un'armatura dalle tinte
bronzee lo avvolse: sia lui che suo fratello avevano avuto il dono di
poter indossare una cloth somigliante a quella del padre, e ne andavano
particolarmente fieri. Arrivare al nascondiglio di Phobos sarebbe stata
una sciocchezza dal momento che poteva servirsi dei mostri alati,
estremamente rapidi a fendere i cieli per portarlo a destinazione;
Sparta non era lontana da Atene, eppure i guerrieri della dea della
giustizia ancora non avevano fatto il collegamento. Sin dalla mitologia
Ares, il loro padre, era vincolato a quella città;
chissà
come mai quei perdenti non avevano mai pensato che avesse potuto
nascondere lì il suo quartiere generale.
Stupidi mortali,
pagheranno per ciò che hanno fatto. La pace eterna per loro
sarà soltanto una pia illusione.
Al contrario di ciò che molti credevano, lui e suo fratello
avevano scelto di mostrarsi in tutto il loro potere nel corpo
mitologico; a loro era sembrato curioso che il padre avesse preferito
reincarnarsi, ma dopo il suo brutale omicidio all'interno del Santuario
di Athena, forse era stata un'idea saggia.
"Allora, cosa..." Il viaggio era durato un paio di minuti, ma non ebbe
neppure il tempo di concludere la domanda che già aveva
capito;
Deimos posò l'elmo e si avvicinò, incredulo, alla
teca di
rose rosse. Al suo interno scintillava lo scettro di Nike,
proprietà di Athena. E basta. L'uomo guardò per
alcuni
minuti, per voler essere sicuro di non sbagliare, e poi si
girò
a osservare il fratello. Phobos, anche lui avvolto da un'armatura
simile alla sua, aveva un aspetto più terrificante e
repellente:
i suoi occhi, bianchi come il latte, sembravano privi di vita e
inducevano gli altri all'inquietudine. I nemici, naturalmente. "Lo vedi
perché ti ho chiamato? Il cavaliere d'oro dei Pesci
è
scomparso; misteriosamente e inspiegabilmente il suo corpo si
è
dissolto nell'aria... o, se volessi spiegartelo in modo più
dettagliato, si è scomposto."
Anche la voce di Phobos era motivo di terrore nei suoi nemici, ma in
quel momento era concentrato solo a raccontare ciò che era
accaduto; si era trattato solo di pochi istanti e non era riuscito a
fare nulla.
"Maledizione! Ma com'è possibile? Credevo che ti fossi
preoccupato di bloccare
qualunque
via di fuga, oltre a renderle
la vita un inferno!"
Deimos era infuriato al punto che gettò a terra
l'elmo, facendolo rimbalzare molto lontano; Phobos lo
osservò
contrito, anche se molto più tranquillo del fratello. "Non
insultarmi, da qui non esce vivo nessuno... tuttavia è
accaduto
qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare prima d'ora: una potente
luce
colorata ha avvolto la stanza e, proprio quando sembrava tutto tornato
alla normalità, la prigioniera è scomparsa. Non
si
è teletrasportata, non è intervenuto il cosmo di
Athena e
non ha forzato in alcun modo la prigione che lei stessa ha creato,
illudendosi di poterci tenere a distanza. La sola cosa che so per certo
è che dopo alcuni secondi, il suo corpo è
scomparso;
eppure io sento ancora il cosmo aleggiare, come se fosse qui e
altrove nello stesso tempo. Se fosse fuggita volontariamente non si
sarebbe dimenticata dello scettro."
I due continuarono a guardare il punto in cui aveva dimorato la
guerriera dei Pesci. "Azzardo persino un'ipotesi: lei per prima non ha
progettato questa... fuga. No, qualcosa - o qualcuno - é
intervenuto per aiutarla, e dev'essere estremamente potente se
é
riuscito ad aggirare tutte le difese." Deimos chiuse gli occhi,
cercando
di riportare alla mente il momento dell'accaduto. "Una
divinità,
non c'è alcun dubbio... solo che non riesco a immaginare
chi;
azzarderei il nome della divina Afrodite, ma da quando nostro padre
è stato ucciso, persino la sua reincarnazione sembra molto
più debole." La dolce e volubile Esperanza, rinchiusa in una
fortezza su un'isola spagnola ignota a tutti; Deimos però
dubitava che la dea dell'amore fosse intervenuta per aiutare la gold
saint dei Pesci. Era un'idea ridicola. Anche se non approvava molto la
condotta di Ares, lui era pur sempre il suo mitologico amante, cosa che
non cambiava se i due erano reincarnati.
"D'accordo, qualcuno è intervenuto, ma IO pretendo la sua
testa
e non avrò pace finchè non la depositeremo sulla
mensola
più alta! Perciò chiunque sia stato, deve solo
pregare
che non lo troviamo." Deimos rimase in silenzio, condividendo in ogni
caso il pensiero del fratello: spargere letalmente il sangue della loro
rivale non avrebbe portato in vita la reincarnazione del padre,
tuttavia sarebbe stata una vendetta sufficiente per l'oltraggio che
aveva osato portare alcuni anni prima. La rosa bianca che aveva
sottratto la vita mortale di Ares era diventata il
simbolo del loro odio.
"Ormai è fatta!" L'uomo con la lancia
si apprestò ad
allontanarsi di alcuni passi, rimirando il lavoro compiuto: le porte
del Santuario erano state forzate dall'armata del dio della guerra e i
molti cadaveri dei cavalieri di Athena sparsi qua e la, dimostravano lo
svantaggio dei padroni di casa. Al contrario, l'esercito invasore era
in condizioni migliori: erano invero caduti molti guerrieri, tuttavia
le forze dei rimanenti erano ancora al massimo, per non parlare dello
stato di salute di Ares in persona. Fiero e bellicoso nella sua
armatura
color bronzo, aveva qualche ferita superficiale e teneva la lancia
puntata al collo di Athena, senza perforarlo. Non ancora.
La dea si rialzò a fatica, tenendosi in piedi appoggiandosi
allo
scettro di Nike, sotto lo sguardo divertito del suo avversario; il Gran
Sacerdote giaceva cadavere parecchi metri più avanti, sceso
per
aiutare i cavalieri di bronzo e d'argento nella difesa del baluardo
della pace. I cavalieri d'oro erano impegnati a lottare contro i devoti
di Ares, tranne quelli già periti per mano del dio della
guerra;
ad affiancare la deac'erano pochi guerrieri, anche se lei li aveva
allontanati per non esporli al pericolo di attacco da parte di Ares.
"Arrenditi e soffrirai di meno! Anche se - ripensandoci - non mi
divertirebbe per nulla questa soluzione..." Il grido di giubilo di Ares
giunse
alle orecchie dei guerrieri di Athena, troppo lontani per fermare la
lancia acuminata che stava ferendo la loro dea; prima che la punta
penetrasse la già ferita carne della fanciulla, una catena
sbucò all'improvviso per bloccare il braccio di Ares,
scaricando
una potente energia elettrica sufficiente a farlo allontanare dalla
ragazza.
Ares imprecò e quando alzò lo sguardo, vide il
colpevole
dell'attacco: un ragazzo distante vari metri, con la schiena a terra e
l'armatura rosa, non era neppure in grado di muoversi, eppure le catene
della cloth parevano dotate di vita propria, muovendosi nell'aria,
fendendola e bloccando inaspettatamente... proprio lui! Fece per
scrollarsi di dosso quella che l'aveva afferrato al braccio, ma non
accadde nulla perciò lasciò esplodere il cosmo,
generando
un'onda d'urto che spazzò via tutto. Persino il corpo ferito
della dea venne sbalzato all'indietro, protetto solo da un improvviso
muro di rose nere che pareva apparso all'improvviso.
"Una donna...
che squallore, Athena, ti abbassi a servirti di inutili e
patetiche femmine per combattere? Ti mostro la sorte del tuo adorato
fiorellino!" Il cosmo di Ares - di un intenso color rosso sangue - si
espanse mentre osservava l'avversaria avanzare zoppicando: il suo
status fisico era veramente precario - dopotutto suo figlio Keres,
chiamato la morte in
battaglia,
era davvero tremendo: con un sorriso osservò l'armatura
d'oro
piena di crepe, e il profondo buco all'altezza della coscia destra dove
la freccia velenosa di Keres aveva colpito -, ma il dorato cosmo che la
circondava era forte. Se era vero ciò che si diceva della
leggendaria bellezza dei Pesci, Ares sogghignò: in quel
momento,
ricoperta di graffi e ferite più o meno serie, la guerriera
era
tutto tranne che simbolo di perfezione estetica. Niente gli sarebbe
piaciuto più che fare l'ennesimo sgarbo ad Athena,
perciò
fece per colpire la gold saint, ma un'altra catena tornò a
impedirgli di muoversi, stavolta attorcigliandosi attorno al suo corpo
in un'ennesima scarica elettrica. "Che tu sia dannato, Andromeda!
Provvederò a staccarti la testa anche se sei già
morto!"
L'ira di Ares era al culmine e persino la guerriera si
fermò,
anche se più per le ferite che riportava; volse lo sguardo e
vide Athena rialzarsi a fatica, il cosmo divino ancora potente come
agli inizi della battaglia. "Mia Signora, nessun nemico
oltrepasserà la mia dimora: gli ultimi guerrieri inviati da
Ares
per le dodici Case
hanno incontrato la morte, gli altri subiranno la stessa sorte!" La
voce sicura della guerriera colpì il dio della guerra,
ancora
imprigionato dalla catena di Andromeda; un sentore di debolezza lo
invase e, abbassando lo sguardo su di sè. vide una rosa
piantata
proprio all'altezza del cuore. La dove l'armatura divina aveva ceduto
sotto i colpi del duello contro Athena; la dea stava osservando a sua
volta la rosa bianca, che in quel momento era tinta di un delicato
rosa, e che sarebbe diventate rossa in pochissimo tempo.
"Quando hai fatto questo?! Quando hai osato tanto, patetica mortale!"
L'urlo di Ares sconvolse l'intero campo di battaglia: alle sue
spalle i figli e i guerrieri a lui devoti ancora vivi cercarono di
farsi un varco per aiutarlo, ma trovarono la strada sbarrata da un
vento improvviso di rose rosse e dai guerrieri d'oro ancora vivi. La
catena di Andromeda serrò la sua stretta, impedendo quindi
al
dio della guerra di muovere le braccia per espellere la rosa: gocce di
sangue caddero a terra, macchiando il terreno attorno a lui, e quando
riuscì a strappare il fiore dal cuore, era già
troppo
tardi. Cadde seminando sangue. Il proprio, questa volta.
"Di questo sono fatti, i cavalieri d'oro di Athena: non hanno rispetto
del loro avversario, e non sanno chinare la testa di fronte a una
divinità!" Phobos masticava rabbia dopo tanti anni, ancora
desideroso di vendetta, per nulla pago della testa di Andromeda nella
sala dei trofei; anche lui aveva giocato un ruolo fondamentale nella
morte del loro padre, pertanto lo aveva privato di quel poco di vita
che ancora lo animava al momento della battaglia. La stessa cosa non
gli era riuscita con Athena: la dea, forte della protezione divina di
cui aveva circondato il Santuario, aveva fatto molto presto a mettere
fuori gioco lui e i suoi fratelli, i quali erano stati costretti a fare
i conti con un cosmo divino quasi ridicolizzato di fronte a quello
della ragazzina bionda. "La avremo, fratello, non preoccuparti. Se
vuoi, nel frattempo posso metterti al corrente di alcune cose che ho
scoperto mentre aggredivo la mente della nostra ospite; ti
dirò,
ce ne é abbastanza da rovesciare il Grande Tempio con questi
segreti."
Phobos osservò di sottecchi il fratello: nessuno dei loro
prigionieri era sopravvissuto alle torture psicologiche di Deimos,
anzi, tutti erano morti implorando pietà. Invano. La stessa
cosa
era accaduta con quella donna a cui avevano brutalmente strappato la
maschera, consapevoli di spingerla a cercare vendetta per l'onore
perduto; sei mesi nelle mani di Deimos dovevano essere stati un vero e
proprio supplizio, ne era certo. Fece un cenno, cercando intanto di
pensare a come muoversi per riprendersi il loro prossimo trofeo.
"La prima cosa che ho scoperto é che questa donna detesta
Athena; chiariamoci, le é fedele e crede nei principi in cui
vaneggia, tuttavia ci sono stati alcuni episodi interessanti in cui la
gold saint ha più volte dimostrato di non avere paura a
sfidarne
l'autorità. Tutto sommato non le darei torto: hai presente
Eracles, il bambino che da alcuni anni affianca la reincarnazione di
Athena? Avrà sei anni, giorno più giorno meno:
ebbene, la
dea l'ha sempre presentato come suo figlio - a quei pochi che ne
conoscono l'esistenza -, invece da alcune attente mie osservazioni ho
saputo che é stata proprio la nostra cara Alexandra a
partorirlo."
Lo sguardo incredulo di Phobos saettò sulla figura
tranquilla
del fratello, il quale aveva una luce divertita e cattiva negli occhi.
"Cosa? Ma non ho mai udito di uno scandalo del genere riguardo al
Santuario, come...?" Deimos scoppiò in una risatina bassa e
crudele. "Certo che no, ci sono delle ragioni per cui il mondo ne
é all'oscuro: tutto dev'essere cominciato circa otto anni
fa,
quando la guerriera fu bandita dal Grande Tempio per aver violato la
legge sulla maschera. O per avere avuto una relazione segreta con un
suo parigrado; in ogni caso, lasciò il Santuario e non ci
fece
ritorno che quasi due anni dopo. Proprio in quel periodo - quello
del ritorno al Tempio -, Athena si mostrò con un neonato di
pochi
mesi, spacciandolo per suo; invece era della sua guerriera... anzi,
guerrieri. Il padre ipotetico penso sia il cavaliere del Leone,
dopotutto pure lui ha lasciato il Santuario per un paio d'anni:
apparentemente era in missione, ma in verità era assieme a
questa ragazzina."
Deimos fece una breve pausa. "Viene logico pensare che i due abbiano
trovato il modo di divertirsi un po' insieme, no? In ogni caso Athena
pare abbia concesso loro il perdono e il reintegro nei rispettivi
ruoli, in cambio del pargolo; non so cosa le sia passato per il
cervello, ma posso assicurarti che Alexandra dei Pesci era tutt'altro
che concorde. Non so dire che ne pensasse lui, ma tutto lascia credere
che non abbia fatto nulla per impedire la cosa: di sicuro lei non ha
più rivisto il bambino da allora, Athena lo tiene ben
nascosto
nelle sue stanze, e sai anche tu che é proibito a chiunque
accedervi, tranne al Gran Sacerdote e solo dietro permesso."
Phobos scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi. "Ma
allora lei ci sarà utilissima! Con tutto l'odio che ha
accumulato per quale motivo dovrebbe servire Athena? Sai cosa ti dico?
Dovremmo ritrovarla per proporle un patto: lei ci aiuta contro
il Santuario, e noi la sbarazziamo di Athena e le ridiamo il figlio - o
così le diremo, naturalmente.
Non sarà per nulla complicato, probabilmente sta solo
aspettando
l'occasione per vendicarsi!"
Deimos scrollò la testa. "Mi sembra troppo facile, Phobos.
Certo
è che sono riuscito a sconvolgere la sua mente,
perciò
ovunque sia... non farà tanta strada. Nel frattempo..." Si
girò a osservare il fratello, che aveva indossato nuovamente
l'elmo dell'armatura e si apprestava a lasciare la sala. "Il momento
è infine giunto: richiamerò il nostro fratello
Keres e lo
informerò di quanto accaduto: morirà dalla voglia
di
vendicarsi dell'ultimo scontro con la guerriera dorata. In quanto a te,
Deimos, vai a cercare l'altro nostro fratello, il nostro bene amato
Kdoimos, noto come il Chaos:
dobbiamo preparare un'accoglienza coi fiocchi quando arriveranno i
cavalieri di Athena per reclamare lo scettro. Contro noi quattro
hanno la stessa speranza di chi pensa di svuotare l'oceano con un
cucchiaino. La guerra è ricominciata! Finalmente!"
***
Nella stanza ovale il silenzio regnava sovrano; la fanciulla in tunica
candida e lunghi boccoli biondi stava osservando il bambino dormire
serenamente, intoccabile in quel mondo nascosto e impenetrabile ai
più. La notte era trascorsa, ma qualcosa turbava l'animo
della
ragazza, costretta ad alzarsi e a camminare nervosamente per la stanza
alla ricerca di una risposta: era noto che, di quei tempi, era
impossibile essere sereni, tuttavia sentiva che era accaduto qualcosa
di grave, in grado di turbare persino la sua mente che cercava la
speranza.
Era quella, a servire. Soprattutto ai suoi guerrieri e agli uomini
prigionieri dei vari mostri e che lei, priva dello scettro, era
impossibilitata ad aiutare; il cielo era muto e le stelle tacevano
più del solito. Quando il sole cominciò a
mostrarsi,
qualcuno bussò discretamente alla porta, facendola
sobbalzare.
"Avanti!" Anastasia cercò di mantenere un tono fermo: aveva
riconosciuto il cosmo del suo Gran Sacerdote, anche se per un momento
aveva temuto che si trattasse di invasori. Decisamente si stava
lasciando prendere dal panico, e non andava affatto bene.
Fjodor, vestito con i finimenti che la sua carica imponeva,
entrò e si inchinò profondamente alla ragazza.
"Vi chiedo
perdono, Athena, ma la vostra presenza é necessaria al
tredicesimo tempio: il cavaliere Stafanas vuole vedervi immediatamente,
e con lui anche Sage del Cancro e Hakurei dell'Altare." La voce del
Sacerdote era molto differente rispetto a quella che usava con i
guerrieri, meno autoritaria, anche se sempre pregna di rispetto; di
norma non si sarebbe mai permesso di disturbare la dea se dei cavalieri
chiedevano udienza, tuttavia c'era qualcosa che ben presto Athena
avrebbe scoperto. Lui aveva già disapprovato, ma senza il
parere
della dea non si poteva procedere in alcun senso.
Pochi minuti dopo la ragazza era seduta sul suo scranno, osservando i
presenti e chiedendosi se il loro improvviso arrivo non fosse una
risposta alle inquietudini provate; lasciò parlare Stafanas
senza interromperlo, ma tutto quello che sentiva non le piaceva
affatto. Posò le mani in grembo e sospirò. "Spero
che tu
ti renda conto, cavaliere, che ciò che hai fatto
é quanto
di più simile alla follia possa esistere: naturalmente sono
inquieta a mia volta per la nostra sacerdotessa dei Pesci, ma avrei
preferito che tu non avessi scelto questo metodo per riportarla a noi.
Non sappiamo quali conseguenze possano esserci sul tempo: Chronos
può anche averti ingannato, sarebbe un suo atteggiamento
tipico.
Lui non ha mai voluto aiutare l'umanità, soltanto
distruggerla."
Anastasia sperò di non essere sembrata troppo dura,
troppo...
strategica. Negli anni trascorsi al Tempio - che ormai erano ben
ventidue - aveva capito che i suoi guerrieri non sempre interpretavano
nel modo giusto il suo comportamento; la stessa Alexandra, per quanto
devota e fidata, aveva più volte dimostrato di non
comprendere.
Con espressione affranta ricordò la sofferta decisione di
allontanarla dal Santuario, accaduta tanti anni prima, una scelta che
aveva sempre rimpianto: eppure non aveva potuto agire diversamente dal
momento che la legge vietava di coltivare relazioni esplicite con altri
compagni guerrieri.
Per non parlare, poi, di quando era tornata a prenderla: la ragazza -
di poco più vecchia di lei - non aveva compreso la sua
richiesta, convinta che lei volesse solo punirla di nuovo sottraendole
il bambino; invece no, aveva voluto aiutarla. Aiutarli,
pensò
osservando Stafanas, in fondo non meno colpevole della ragazza.
La sua parte umana - quella che ancora ragionava da ragazza - aveva
spesso sperato che lei e Alexandra potessero in qualche modo diventare
amiche, o almeno riuscire a comprendersi... Invece non era accaduto
nulla di tutto questo, anzi, forse erano più lontane che
mai; la
sola cosa certa era che nonostante tutto, la guerriera d'oro non aveva
mai tradito il suo ruolo ed era rimasta.
Riportò la mente a quanto accadeva, ascoltando
ciò che
stava dicendo Hakurei. "Piuttosto io mi chiedo che cosa
accadrà:
intromettersi nel tempo é sempre rischioso, che cosa
dobbiamo
aspettarci ora che la Alexandra del futuro é tra noi? Non
sono
riuscito a trovare informazioni sicure nella mia biblioteca, ci sono
soltanto vaghe supposizioni, e nessuna di queste é
piacevole."
Il cavaliere d'argento era l'unico dei tre a non portare l'armatura: la
chiamata era stata repentina al punto che si era soltanto limitato a
teletrasportarsi il più in fretta possibile, portando con
sè il box che la conteneva. Aveva solo dato uno sguardo ad
alcuni antichi testi sacri contenuti in Jamir, dove abitava lui, ma non
aveva trovato alcuna certezza. Poteva però saperne di
più
sulle armature, ed era quasi sicuro di sapere quello che era accaduto.
Stafanas si schiarì la gola prima di parlare. "Mia Signora,
sono
consapevole che Chronos sia sempre stato una minaccia per
l'umanità, ma tempo fa - come vi avevo informato - gli ho
reso
un servigio, salvando uno dei suoi fedelissimi da morte certa per mano
di Kdoimos, e in un certo senso ci é debitore; non ho mai
pensato di utilizzarla, finché non ho capito che la
situazione
in cui ci troviamo é senza molte prospettive. Senza il
vostro
scettro non possiamo esporci molto, e sappiamo per certo che Alexandra
é stata imprigionata da chi lo ha rubato; inoltre, da quello
che
ho saputo dallo stesso Chronos, c'é un'ottima
probabilità
che, se una persona si ritrova nello stesso tempo del suo Io passato o
futuro, le due... entità non possano coabitare. Nel senso
che
una delle due finisce per sparire, o per meglio dire, per unirsi alla
sè stessa giunta: in questo caso ci sono forti chance che,
con
l'arrivo del suo Io passato, la nostra Alexandra sia sparita dalla
prigione senza alcun danno e..." Sage sbottò senza riuscire
a
trattenersi.
"Senza alcun danno?
Fammi
capire... Hai deciso di farti un giro nel passato, prelevare una
ragazzina, portarla qui e pretendere che l'attuale non abbia subito
danni? Questa é una follia! Perché piuttosto non
recarti
nel futuro? O il giocattolino di Chronos era valido solo per il
passato? La sola cosa sicura é che sei riuscito a
scombussolare
il tempo: se per caso Alexandra muore nel nostro tempo, tutto
ciò che é accaduto prima verrà
sfasato! Abbiamo
vinto contro Ares anche grazie al suo aiuto, e se ora succedesse
qualcosa... Sicuramente Chronos fa affidamento su questo, se il passato
viene modificato, Athena stessa potrebbe sparire e sarà fin
troppo facile per gli altri mettere in ginocchio il mondo. Non so
proprio perché ti fidi tanto di lui..."
Il Sacerdote chiuse gli occhi e sospirò amareggiato. "Basta!
Quel che é fatto ormai é fatto, pensiamo
piuttosto al
modo migliore per riaggiustare le cose; Athena, che cosa ne pensate?
Forse siamo ancora in tempo per riportare l'ordine delle cose allo
stato originario e rimandare indietro Alexandra. Oppure..." Ma Fjodor
non riuscì a continuare perché la ragazza
alzò
gentilmente il braccio per impedirgli di finire la frase, e si rivolse
al cavaliere del Leone.
"Prima voglio sentire esattamente quello che hai in mente, poi
deciderò." La voce della dea era pacata e fece un cenno a
Stafanas per consentirgli di rispondere; il cavaliere d'oro fece un
paio di passi in avanti prima di parlare. "La mia idea é
che,
grazie all'aiuto di Alexandra, possiamo ritrovare le tracce che portano
al nascondiglio dei figli di Ares, lo stesso in cui la tengono
prigioniera assieme al vostro scettro: sappiamo che, durante il
rapimento, ha lasciato tracce di sangue per rallentare Deimos. Lo
stratagemma non ha funzionato su di lui, ma ha impedito ai guerrieri
minori di Ares di mettere una difensiva adeguata: attorno sono state
poste delle torri di vedetta, ma nessuno dei guerrieri é
riuscito a sopravvivere perché é stato sparso il
veleno,
e sappiamo tutti quanto il suo sangue sia pericoloso. Ciò ci
permetterebbe di avanzare facilmente eliminando gli ostacoli minori, e
lei riuscirebbe di certo a eliminare le tracce che ha lasciato;
inoltre, dato che credo fortemente che i figli di Ares si siano ormai
ritrovati senza ostaggio, non dovrebbero neppure esserci problemi nel
recuperare lo scettro. Naturalmente dovremmo muoverci quanto prima, per
godere del vantaggio accumulato e soprattutto, per limitare al minimo i
rischi per la Alexandra più giovane, per rimandarla al suo
tempo
senza che niente venga modificato."
Sage scrollò la testa. Era un piano folle, nessuno lo
avrebbe
approvato: era convinto che pian piano Stafanas avesse perduto la
ragione, il suo ragionamento era privo di logica. Solo un miracolo
avrebbe potuto permettere che non ci fossero problemi, e quelli di rado
capitavano. La dea scrollò la testa, imperiosa. "No,
é
assolutamente fuori questione! Ci sono troppe falle, Stafanas, e non ho
intenzione di permettertelo: rimanda la ragazza al suo tempo
originario, escogiteremo altro per riprendere il mio scettro, ma non
voglio sentire altre idee folli. Ci sono troppi rischi e nessuna
ragione per mettere a repentaglio le vostre vite: vieni da me quando
sarà tutto sistemato. Ora andate, devo riposare."
***
Un ruggito risvegliò Alexandra, strappandola a un sonno
pieno di
incubi: aveva avuto l'impressione di rincorrere qualcuno coperto da un
lungo mantello, senza riuscire a raggiungerlo. Lo sconosciuto emanava
un bagliore dorato che le era noto, tuttavia nel momento in cui aveva
cercato di abbassargli il cappuccio, si era destata. Sbattè
le
palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che quella non era la
quinta Casa, anzi, non somigliava neppure lontanamente a una dimora
qualsiasi dello zodiaco. Neppure a quelle d'argento o di bronzo. Si
alzò dal letto e vide l'armatura posata di fianco a un
piccolo
mobile in legno, chiusa nel box; si sentì sollevata
perché la maschera continuava a coprirle il volto, ma la sua
attenzione fu attirata dalla finestra. Era da lì che
proveniva
una luce naturale e quando si affacciò, vide due persone
sconosciute: o meglio, uno di loro l'aveva incontrato durante la
scalata, e indossava l'armatura del Cancro, ma l'altro proprio non
aveva idea di chi fosse. Si accorse che vennero raggiunti anche da
Stafanas, che pareva reduce da una battaglia.
"Non sarà al sicuro qui, inoltre Athena si
offenderà a
morte non appena scoprirà la nostra assenza",
borbottò
Hakurei, sedendosi su un masso e osservando il breve spargimento di
sangue che si era appena consumato: i mostri sbucavano spesso a
sorpresa, ma quel giorno ne erano comparsi di più e anche
più forti del solito, perciò avevano dovuto unire
le
forze per scacciarli.
In Jamir non accadeva mai molto, lui aveva messo una speciale
protezione attorno al luogo per poterlo salvaguardare, ma era sicuro
che da quel momento le cose sarebbero peggiorate. Era come se la
presenza della ragazza avesse il potere di richiamarli, come se loro
sentissero la forza del suo cosmo. "Non sarà per molto, al
massimo un giorno per farla riposare e riprendere le forze, e poi
partiremo: non vi chiedo di aiutarci, basta solo che ci portiate a
Sparta per accorciare il cammino, da lì in poi ci penseremo
noi."
Stafanas rispose in fretta, asciugandosi il sudore dalla fronte e
togliendosi le tracce di sangue dalle braccia; Sage alzò gli
occhi al cielo, incredulo. "Per Athena, ma quanto sei testardo? E
pensare che sei più vecchio di noi... Quanto credi di poter
fare
contro lo schieramento di Ares, Stafanas? Poco. Inoltre devi
preoccuparti che Alexandra non corra rischi... Sareste fregati. Io e
mio fratello ne abbiamo già parlato, vi accompagneremo: lui
si
occuperà di essere l'ombra della ragazza mentre io e te
spaccheremo il posteriore ai nostri avversari... quanto alla dea...
beh, ci ringrazierà quando le riconsegneremo lo scettro e la
sua
guerriera. Se così non accadrà... ce ne
preoccuperemo al
momento."
Tutti e tre si voltarono: nella stessa direzione dalla quale
provenivano i mostri, comparvero tre figure. Sage riconobbe Shiva di
Virgo, Selene del Loto e un altro degli allievi dell'illuminato
cavaliere d'oro. "Vi ho mandato dei rinforzi, ovvero i miei allievi
migliori: Selene già la conoscete, mentre lui é
Perseus
di Pavo. Vi saranno utili, ma vedete di non rimandarmeli indietro
cadaveri o voi avrete un nemico in più." E sparì.
Nota Autrice:
Buongiorno! Mi
sono resa
conto che scrivere questa storia mi riesce più difficile
rispetto ad altre, e questo perchè è piena di
minimi
dettagli a cui devo prestare attenzione u.u ma mi piacciono le sfide, e
il continuo aumentare dei seguiti mi riempie di orgoglio :=)
E con questo capitolo sono finiti quelli di spiegazioni, d'ora in poi
si passerà all'azione pura u.u cioè ce ne saranno
-
perchè non ho certo svelato tutti gli arcani - ma
privilegerò l'azione.
Deimos e Phobos sono due figli mitologici di Ares: li ho utilizzati per
dare lustro alla sua schiera di guerrieri, e a loro si aggiungono Keres
e Kdoimos. Phobos rappresenta la paura, Deimos il terrore, Keres la
morte in battaglie e Kdoimos il Chaos. Decisamente Alexandra non deve
essersela passata bene per sei mesi nelle manine di Deimos
°-°
vi darò anche dettagli, ovviamente, perchè
andando avanti
comparirà la Alexandra del 1499 u.u
Il viaggio nel tempo l'ho elaborato io: non viene detto, ma Stafanas
non si reca nel futuro perchè non ha idea se lei esista, in
un
futuro u.u ed essendoci una guerra sacra alle porte, tutto sarebbe
molto più incerto zizi
Il rapporto tra lui e Alexandra. Beh, era quantomeno ipotizzabile che i
due avessero avuto una relazione u.u e anche abbastanza seria LOL la
presenza di Eracles, appena accennata, non sarà proprio
fondamentale, ma ho immaginato che, dal momento che non esisteva a
quell'epoca il simpaticopreservativo, i due non si fossero preoccupati
delle conseguenze lol
Stafanas, come noterete, si mostra un tantino temerario, e testardo u.u
non è un caso u.u e Sage ha ragione pensando che un po' sia
uscito di testa LOL ci sono tanti motivi, alcuni intuibili e altri meno.
Alexandra non ha un gran trascorso con Athena, tutt'altro u.u si fa
bandire dal gt (circa a 18 anni, per fare un calcolo) e ci ritorna
circa a 20, con un neonato; devo ammettere che la stessa dea non passa
per perfetta u.u Deimos vi ha raccontato un po' la storia, ma quando
avrete il quadro completo... beh... sarà diverso xd
Inoltre Alexandra è fondamentale per la morte di Ares, o
meglio,
per la sua reincarnazione: ho temuto che questo potesse darle
l'etichetta di Mary Sue, ma ho deciso di correre questo rischio
>___< del resto sappiamo tutti che la rosa bianca
è
letale, e non è casuale l'apporto di Andromeda.
Ve lo dico anche se non l'ho scritto: lei era la sensei di Andromeda
u.u che paradosso pensare che nella serie classica Aphro viene fatto
fuori proprio da Shun, eh?xd ed è macabro che quelli
esibiscan
la testa di Andromeda come un trofeo °-°
Chronos qui non è un nemico.
O sì? Lo vedrete u.u
Vi lascio alle risposte alle recensioni, sempre estremamente gradite
:=) verso fine mese avrete il 4 capitolo, ciao!
- Angolo
recensioni -
Sharmagic_Borealis:
ciao! Grazie ancora per la tua recensione, mi fa davvero piacere u.u
Invece, al contrario di te, io non ho tutto questo amore per i
cavalieri del Leone LOL però spero mi esca bene ugualmente
u.u e
Alexandra... beh devo dire che non le sto dando troppo spazio, ma
arriverà il suo momento XDDD
Spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione^^
Mistress of Delirium: sappi che ti adoro u.u Quando ho letto la tua
recensione, avrei voluto abbracciarti perchè hai fatto tutte
le
domande che pensavo di vedermi porre da qualcuno xd Ovviamente tu hai
tutte le ragioni, ci possono essere delle crepe viaggiando nel tempo, e
tramite Deimos ho cercato di spiegare ciò che
è
successo. In pratica Alexandra, venendo a trovarsi in un tempo
più avanti, crea un paradosso e la materia... diciamo che si
sgretola, pur non abbandonando del tutto il luogo in cui è
prigioniera. Non so se la spiegazione al momento ti soddisfi, ma spero
di sì u.u
Spero che ti piaccia anche questo capitolo, dal prossimo ci
sarà
azione vera e propria u.u l'idea di utilizzare i due gemelli mi attira,
inoltre comparirà un altro pg in aiuto dei nostri prodi, che
altrimenti rischierebbero grosso XDD grazie ancora per la recensione,
appena riesco passo a commentare la tua bellissima storia che seguo da
un po' >___<
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