Come la tua ombra

di isghighi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** quello che non mi aspetto ***
Capitolo 2: *** le colpe che non ho ***
Capitolo 3: *** sorprendere ***
Capitolo 4: *** non ti lascerò andare ***
Capitolo 5: *** so cosa devo fare ***
Capitolo 6: *** l'ho sempre saputo ***
Capitolo 7: *** buio e luce ***



Capitolo 1
*** quello che non mi aspetto ***


 

Eccomi qua, non me l'aspettavo ma sono qui con un'altra storiella, anche questa volta legata al manga. Credo che seguirà gli avvenimenti di questo con qualche variazione qua e là. Non me ne vogliano le fan dell'anime,che pure amo, ma trovo che i personaggi del manga siano terribilmente più realistici, preferisco la Oscar meno “congelata”. Per chi non abbia letto il manga premetto che l'episodio della camicetta non parte dalla decisione di Oscar di allontanare Andrè, ma dalla semplice gelosia che lui prova dal momento che lei ha incontrato Fersen (per dirsi addio tra l'altro!) . Anche se molte non se lo spiegano, capisco perchè la MangOscar non odi a morte il MangAndrè dopo quel fatidico momento, in fondo ne comprende la sofferenza, anzi credo sia il momento in cui cominci a guardarlo con occhio diverso.

Spero vi piaccia questa storiella buttata giù in un momento di romanticheria!! **isghighi

 

 

 

 

 

 

“Come puoi essere tanto studipo da aver chiesto il congedo dalla guardia reale? Capisci perchè ti ho messo lì?”

Andrè sentiva il generale urlare come una furia.

“Io non sono una bambola” Come una formula magica il grido sovrumano di Oscar ammutolì il padre dopo quasi un quarto d'ora che litigavano “Ora gentilmente gradirei non essere disturbato nel mio studio”

 

Ad Andrè sembrò di vedere il ghigno soddisfatto ai lati della bocca di Oscar, anzi probabilmente appena uscito il padre si sarebbe fatta una grossa risata. Era diventata terribilmente più sicura di sè,ormai suo padre non le incuteva più molto timore, e sembrava cogliere ogni occasione per ribadirglielo.

“Andrèèèè”

Dannazione ora cosa voleva il generale da lui? Si precipitò in sua presenza in un batter d'occhio, non che fosse molto lontano.

“Andrè, ti arruoli nelle guardie metropolitane hai capito?” urlava fuori di sé ” Non devi lasciare un secondo quella stupida cocciuta, nemmeno un istante intesi?  Devi essere la sua ombra fin quando il suo orgoglio sarà a pezzi e tornerà sui suoi passi” Andrè annuì e lui e se ne andò via sbottando “la guardia metropolitana, dannazione, la guardia metropolitana, stupida! Incosciente!”

Andrè sorrise, da quando il generale definiva Oscar al femminile? Ad arruolarsi ci aveva già pensato, quello che lo tormentava era il tentativo di capire le ragioni di Oscar. Era innegabile che da quando Bernard era entrato nella loro vita di lei non riusciva più ad ignorare la nuova voce che emergeva dal basso di Parigi. Leggeva Rousseau e Voltaire , trovando probabilmente nelle idee dei giovani illuministi lo stesso spirito di giustizia che ardeva in sè, però una parte di lui lo tormentava col pensiero che un forte peso nella decisione di Oscar l'avesse Fersen, la voglia di allontanarsi da lui.

“Così non te la scampi neanche questa volta” La voce leggera di Oscar lo distolse dai suoi pensieri, le rivolse un sorriso ironicamente rassegnato.

“Posso chiederti il perchè di questa decisione?”

Oscar fece un sorriso tirato, si aspettava quella domanda “Ho lasciato fuggire il cavaliere nero...con la sola pena di dover badare alla piccola Rosalie”

Andrè la guardava poco convinto, ma prima che potesse ribattere lei si avviò di nuovo verso lo studio “torno a leggere, non disturbarmi”

Andrè scosse la testa rassegnato al suo tono acido e stava per incamminarsi verso le cucine quando lei lo richiamò.

Era di spalle, con ancora la mano sulla maniglia, gli volgeva solo la testa con uno sguardo che gli incendiò il cuore “Andrè, con le mie decisioni avventate non faccio altro che causarti problemi, però lo so che è solo grazie a te che posso essere serena, e fare liberamente ciò che voglio”

Era l'ultima cosa che si aspettava, ultimamente Oscar era diventata un mistero per lui. Riuscì solo ad incatenare per qualche attimo il suo sguardo, quello che avrebbe voluto dirle non poteva dirglielo, non lì e non dopo quello che le aveva fatto.

Lei sorrise e volò nello studio, chiudendo la porta dietro di sé e schernendosi da sola per quanto fosse diventata facile alle lacrime.

Guardò la “nouvelle heloise” sul tavolo dello studio e ripensò a quanto disperatamente Andrè le avesse rivelato pochi giorni prima di essere innamorato di lei. L'aveva aggredita, eppure non riusciva a sentirsi in collera con lui : era la sua stessa disperazione che aveva visto in lui, la stessa disperazione che aveva portato lei a rinnegare sé stessa ed indossare un abito femminile, la stessa disperazione che condannava Fersen alla solitudine per un amore immenso verso colei che non avrebbe mai potuto avere. Piuttosto le metteva addosso una grande inquietudine pensare come Andrè, sempre pacato e ragionevole, avesse potuto perdere la testa a tal punto per la gelosia, avesse potuto rivelare un animo così passionale ed una tale forza da farle paura. Andrè che aveva perso un occhio per lei… Andrè che la amava di un amore impossibile,quanto aveva sofferto in silenzio? Quanto doveva soffrire a starle accanto?

“Io non sono così coraggiosa” mormorò pensando alla necessità che sentiva di allontanarsi dal palazzo reale, da Fersen e dalla sua regina che non avrebbe mai saputo felici. Tornò a guardare il libro “ A cosa servono tante stupide regole allora?”

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Capitolo 2
*** le colpe che non ho ***


Sbattè la porta del suo ufficio come una furia, marciando verso la grande finestra. Andrè la seguì e chiuse dolcemente la porta dietro di lui, ora la rabbia feroce che lo aveva acceso stava lasciando il posto ad una stretta al cuore nel vederla tremante,così piccola, vicino alla finestra. Li avrebbe uccisi con le sue mani, avrebbe spaccato la testa a quel dannato Alain se non fosse accorso il colonnello D'agout e quella cocciuta di Oscar non si fosse messa in mezzo dicendo che non era successo niente.

Legare il comandante ad una sedia e minacciare di abusare di lei era niente?

Non si sarebbe mai più allontanato un secondo da lei, nemmeno se fosse stata Oscar stessa a chiederlo come aveva fatto quella sera...per cosa poi? Per scortare quell'idiota di Fersen all'uscita del bosco della regina. Se quella notte non avesse trovato loro di guardia ora sarebbe in guai seri.

La rabbia tornò a salire facendogli stringere i pugni. Ce l'aveva anche con Oscar che si ostinava a non punire gli atti di ribellione di quei buzzurri verso di lei.

“Dannazione Oscar ma perchè ti ostini a non punirli?Ti rendi conto di cosa sarebbe potuto succedere se non fossi arrivato in tempo?” urlò avvicinandosi a lei, quando però la raggiunse e la vide immobile a fissare il vuoto con un'espressione indecifrabile la tenerezza tornò a superare la rabbia.

“Oscar” sussurrò dolcemente

Lei si voltò a guardarlo con gli occhi ridotti a due fessure per la rabbia

“A cosa servirebbe punirli? A cosa, Andrè? A dargli ragione? A dimostrargli che sono un altro parassita nobile capace solo di usare i propri privilegi?” Gridò come fuori di sè avvicinandosi alla scrivania per prendere a calci una sedia.

Lui aspettò che si calmasse, sfasciando quella povera sedia. Sarebbe stato inutile risponderle ora, e quando la vide ansimante ed esausta poggiarsi al tavolo le si avvicinò.

“Cosa sto sbagliando Andrè? Perchè dannazione sono nata donna?E' questa la mia colpa?” Questa volta la sua voce era appena un sussuro , le parole spezzate.

“Andrè” pronunciò il suo nome come una preghiera e gli si lanciò tra le braccia lasciandosi scuotere dalle lacrime

Lui aspirò il profumo dei suoi capelli e la strinse. Quanto avrebbe voluto essere in grado di liberarla da tutto, di darle tutto quello che voleva...avrebbe voluto avere una forza sovrumana, oppure....sarebbe bastato un titolo, un vuoto titolo nobiliare che poteva fare la differenza tra la vita e la morte...

“Fa pure come ritieni più giusto, Oscar, ma sappi che da oggi in poi per farmi allontanare da te dovrai solo tirarmi un colpo in testa”

La sentì ridere e la strinse più forte a sé sollevandole il viso con una mano “La tua colpa è quella di essere al di sopra di ogni aspettativa” le disse asciugandole le lacrime con il pollice, le loro labbra vicine tanto da poter sentire il respiro dell'altro sulla pelle.

Ad Oscar mancarono dei battiti, improvvisamente si sentiva bene, al caldo ed al sicuro nell'abbraccio di quell'uomo che una volta era stato per lei un fratello,una presenza silenziosa che adesso stentava a ritrovare in quel petto così saldo e caldo che la reggeva. Andrè che la amava, che aveva un profumo così invitante. La voglia di posare la bocca sulla sua si fece improvvisamente opprimente. Sarebbe bastato un attimo, ma lui distolse il viso guardando altrove e scuotendola per invitarla a fare altrettanto. Le ci volle qualche secondo per realizzare che il colonnello D'Agout stava bussando alla porta

“Comandante, comandante posso entrare?”

“Avanti colonnello” sospirò sciogliendosi a malavoglia da quell'abbraccio

“Tutto bene comandante? Cosa è successo? I soldati non vogliono dirmi nulla”

“Tutto bene colonnello,gliel'ho detto,una zuffa insignificante, è tutto sotto controllo”

Il colonnello guardò dubbioso la sedia sfasciata “E' s..sicuro di star bene?”

“ Ma insomma le dico di si.” Oscar era così inviperita che ad Andrè sembrò vedere il colonnello fare un passo indietro “ Anzi ormai credo che il turno di guardia dei miei uomini sia finito, si sbrighi e faccia dare il cambio. Noi ora andiamo a casa”

E si avviò spedita fuori dal suo ufficio.






Rieccomi con un altro capitolo, un altro flash nella storia direi... Il prossimo capitolo sarà più lungo, questo era ancora di "riscaldamento". Forse l'espediente del guastafeste che bussa è un po' inflazionato, ma come dire...rispetto gli evergreen!!! Ringrazio chi mi ha recensito e chi ha messo questa storia nelle seguite, spero che continuiate!!!

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Capitolo 3
*** sorprendere ***


“Generale, c'è il tenente De Girodelle che chiede di essere ricevuto”

Il generale sollevò il viso dai dispacci che stava analizzando e guardò la cameriera con un'espressione confusa “Victor De Girodelle?”

La giovane assentì “Oh, va bene....allora... fallo accomodare e porta del cioccolato caldo”

Quella visita era alquanto insolita, Girodelle era stato il sottoposto di Oscar, ma non ricordava che avesse mai fatto visita a casa loro, men che mai che avesse chiesto di lui.

“Generale Jarjayes” La figura elegante del conte fece il suo ingresso con un'altrettanta elegante riverenza

“Tenente de Girodelle, prego entri” Il generale si alzò dalla sua scrivania recandosi a sedere sulle poltrone poste accanto alla finestra del suo luminoso studio, invitando con la mano Girodelle a fare altrettanto “Spero che gradisca una tazza di buon cioccolato, ho già dato disposizione di portarne”

“La ringrazio generale” Sorrise e decise di essere diretto“ Immagino che sia sorpreso di quest'udienza”

“Tenente, le confesso che la sua visita mi risulta tanto gradita quanto inattesa”

“Mi scusi ma devo correggerla: ormai sono Maggiore, ho ottenuto un grado!” . Lo aveva pronunciato con un tale orgoglio, che sembrava non aspettasse dire altro, ma bloccò sul nascere le congratulazioni dell'ospite “tuttavia non sono qui per questo”

“Ditemi dunque, vi ascolto”

“E' un motivo ben più delicato che mi spinge qui.” Girodelle spostò gli occhi sul proprio bastone da passeggio, cercando l'ardire di pronunciare le parole che aveva ripetuto mille volte durante il tragitto “Ho saputo che vostra figlia ha lasciato la guardia reale ed è stata assegnata alla guardia metropolitana”

L'aria afflitta che il generale aveva assunto a queste parole lo spinse a continuare “ lei sa meglio di me che tipo di uomini si arruolano in quella guardia, popolani inferociti che badano solo alla paga e alle taverne ”

“Lo so bene Girodelle. Non mi sarei mai aspettato da Oscar un atteggiamento tanto incosciente e scellerato” quasi ringhiò di risposta

“Mi permetta di portarla via da lì, generale”

Lo aveva detto quasi tutto d'un fiato, e il vecchio de Jarjayes sgranò gli occhi in un moto di puro stupore, incitandolo a chiarire quella frase tanto assurda.

“ Signor generale, so bene che ha cresciuto Oscar come un uomo ma,anche se è stata il miglior comandante che potessi avere, non ho mai potuto ignorare il suo fascino. Confesso di avere sempre scorto e ammirato la splendida donna che lei è. ” Prese una pausa, come ad aspettare una reazione del generale, che però non venne . Continuava a guardarlo con un'aria indecifrabile, e lui si sentì in dovere di continuare

“Io non sono il primogenito, l'onere di trasmettere il nome dei Girodelle è stato già assolto da mio fratello, dunque io non avrei nulla da ridire nel trasmettere alla mia prole il nome dei Jarjayes”

“Girodelle,lei..”

“Le sto chiedendo la mano di Oscar”

Il generale guardò l'uomo dinanzi a sé come se lo vedesse per la prima volta. Apparteneva ad un famiglia stimabile ed onorata, aveva un bell'aspetto e un alto grado, e stava offrendo quello che lui mai avrebbe sperato : degli eredi col nome dei Jarjayes, e portare via sua figlia dalla guardia metropolitana e dal disordine in cui versava Parigi . Aveva parlato con Buillè e d'Agout e sapeva che gli uomini di Oscar non avevano intenzione di obbedire ad una donna, e che gli atti di insubordinazione e i disordini in caserma erano all'ordine del giorno ormai.

Restò qualche minuto in silenzio, pensando a cosa dire, ringraziando mentalmente il tempismo della cameriera che intanto era arrivata a servire la cioccolata, permettendogli di elaborare bene quello che gli era stato detto.

“Le confesso ,Girodelle, che molto spesso mi sono trovato a chiedermi se fosse stata la follia a portarmi a crescere mia figlia come un uomo. Eppure Oscar mi ha riempito di tante soddisfazioni, tante che non avrei aspettato nemmeno da un vero erede, che ad un certo punto sono stato convinto di aver avuto, perdonatemi se dico così, un'ispirazione divina nella mia decisione. Ha difeso la regina con devozione, senza tirarsi mai indietro davanti a nulla. Ma ora è diverso, sono preoccupato anche io delle decisioni che sta prendendo, tanto che quasi vorrei averle trasmesso un animo più debole . Quello che lei crede coraggio, agli occhi di un vecchio padre non può che sembrare totale incoscienza. E ora lei mi propone l'insperato , non solo di redimere mia figlia dalla stoltezza del mio peccato, ma addirittura di dare un seguito al cognome della mia famiglia ”

Essere sincero era risultato l'unico modo in cui era riuscito a rispondere

Osservò Girodelle che lo guardava con una luce di gioia negli occhi

“Se volete frequentare questa casa come fidanzato di Oscar, avete la mia benedizione”


 


 

 

 

“Alain!! Saresti dovuto venire, è stato fantastico!” urlò Guillome mettendo sul tavolo della camerata i dolcini che aveva portato via nelle tasche, e così pure tutti gli altri camerati, che assentirono e iniziarono a vociare

“abbiamo mangiato come dannati” continuavano i soldati, raccontando di quello strano ballo a cui il comandante li aveva invitati.

“e c'erano tante belle signorine”

“però dopo il nostro arrivo se ne sono andati tutti..”

 

“siamo stati degli stupidi a cercare di mandarla via”

Alain sorrise. Ricordava bene come ,quando alla fine lei aveva ceduto e dichiarato di essere disposta a lasciare il comando, i suoi compagni l'avessero pregata di restare. Aveva finto di essere indignato, ma in realtà anche a lui sarebbe dispiaciuto se se ne fosse andata. Il problema era che quella donna gli metteva una strana sensazione addosso. Non solo era una donna che si fingeva uomo e con un'abilità impressionante nel combattimento, ma era anche una nobile...che si rifiutava di comportarsi come tale. Si era rifiutata di punirli, nonostante l'avessero minacciata chiaramente di voler abusare di lei, nonostante avesse scoperto che mancavano delle spade, nonostante le avessero fatto fare una pessima figura col generale Bouillet disobbedendole durante una parata in suo onore.

Nonostante ciò lei li considerava esseri umani

Che senso ha punirvi con la forza e costringervi all'obbedienza? Qualsiasi persona in quanto essere umano è libera, non può mai essere schiavo di nessun altro, né avere padroni. Perchè non volete capirlo? Non posso costringere all'obbedienza i vostri cuori. Sembra dunque che la mia presenza qui non sia necessaria, mi congedo”

Alain ricordava ogni parola pronunciata dal comandante quel fatidico giorno, ogni parola di quel discorso dopo il quale tutti, dal primo all'ultimo soldato, erano caduti ai piedi di quella creatura bionda, chiedendole di restare e giurandole in cuor loro eterna obbedienza. Tutti. Anche se lui aveva finto di non essere tra questi.

 


“e un giovanotto stava litigando con il comandante perchè aveva baciato la sua fidanzata”

Questa frase destò la curiosità del giovane Alain ,distogliendolo dai suoi pensieri

“cosa cosa cosa??” Disse saltando giù dalla branda “il comandante ha una fidanzata?”

“Eh???? No, stupido, la fidanzata era del giovanotto”

Alain trattenne il respiro elaborando il senso di quello che il suo camerata gli aveva detto e poi scoppiò in una risata fragorosa “ Il comandante bacia le donne!!!” riusciva a stento a dire in quella risata che contagiò tutti, tanta la sua mole “ E quel povero galoppino le sta dietro ”

Povero Andrè , pensò quando la sua risata si era spenta nell'indifferenza degli altri che continuavano il loro baccano, la tua bella avrà scacciato i damerini,ma... che strazio deve essere stato vedere una fila di pretendenti per la donna che tu non potrai mai avere..




Rieccomi...alla fine il capitolo non ha rispecchiato l'idea originale: ho preferito inserire uno spaccato sui soldati e tornare ai nostri due protagonisti nel prossimo capitolo... con tanto dramma!!! So di aver fatto bel salto dalla proposta di girodelle al ballo dei pretendenti, ma mi piace soffermarmi sui "missing moments", poi volevo sottolineare il fatto che ormai Oscar era più che ben accetta nell guardie metropolitane. Fatemi sapere che ne pensate!!!
Note : nel manga il ballo in onore di Oscar è esilarante! Non si presentano solo uomini, ma anche donne, con le quali Oscar comincerà a civettare. Ciliegina sulla torta un'invasione di soldati della guardia invitati a rimpinzarsi!
Grazie a lady marcellaa, sb83, tetide e jelore per le recensioni al cap precedente, non ho avuto il tempo di rispondere quindi vi ringrazio qui! ****

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Capitolo 4
*** non ti lascerò andare ***


Andrè si guardò allo specchio, aveva indossato il suo abito migliore,sul vassoio una delle più pregiate bottiglie di vino della cantina.

Guardò il pacchetto bianco posato sul tavolo, accanto al vino

Con questo la morte arriva dolcemente, nella pace dei sensi” gli sembrava di rivedere la vecchia erborista consegnarglielo “questa dose è sufficiente per due persone, come mi avevi chiesto”

Ad Andrè scese una lacrima. L'aveva comprato senza rifletterci troppo, dopo aver sentito parlarne in una locanda. Si era aggrappato a quel pensiero come una speranza, l'ultima, l'ultima scelta possibile.

Aveva sperato, il suo cuore era rinato dopo quella sera in caserma, dopo quell'abbraccio e quei giorni in cui l'aveva sentita talmente vicina..Poi la proposta di Girodelle, e quel dannato ballo.

Non era riuscito a credere alle proprie orecchie quando la nonna gli aveva riferito di come Oscar avesse fatto fuggire tutti i partecipanti. Stava correndo da lei per riderne quando li vide nel giardino.

Erano fuggiti tutti tranne uno: Victor de Girodelle non si era fatto intimidire.

Le parlava e ,dall'atteggiamento di Oscar, Andrè aveva capito che le stava dicendo qualcosa che la turbava molto, finchè non lo vide posare le labbra su quelle di lei. Un secondo. Un secondo prima che lei scappasse via, un secondo lungo abbastanza da mandarlo agli inferi.

Madamigella farà molto bene a sposarlo” aveva detto il giorno dopo la nonna, quasi come un consiglio a rassegnarsi. Ma lui ormai aveva deciso, non gliel'avrebbe ceduta.

 

 

Posò il capo tra le mani, senza distogliere lo sguardo da quei calici

“Dio perdonami...perdona me che non posso realizzare il mio amore né in terra, né nell'altro mondo.

L'ho amata da sempre... benchè sia un amore irrealizzabile perfino con la morte, la mia vita è lei e non posso fare altro che amarla. Non posso lasciare che la portino via”

L'idea di Oscar all'altare con Girodelle, della loro carrozza andare via verso una nuova casa mentre lui impotente stava a guardare lo fecero scattare in piedi urlante dalla rabbia

“Perchè mai ho vissuto finora? per vederla andare via tra le braccia di un altro uomo?Mi hai lasciato quest'unico occhio per assistere a questa beffa straziante? ” urlò dando un colpo al muro, in totale balia dalle lacrime.

Oscar...abbiamo sempre vissuto insieme, senza allontanarci. Come un'ombra io non posso vivere senza la tua luce...Moriresti con me? Mi perdoneresti?”

Appoggiò la testa sulle braccia. Piangendo la sua disperazione

Ti terrò stretta a me finchè la vita non abbandona i nostri corpi, continuerò ad abbracciarti forte fino alla fine, sicuri di morire avvolti in un amore infinito

Questo pensiero gli strinse il cuore e gli infuse coraggio, così versò il contenuto del pacchetto in ognuno dei due bicchieri “Perdonami Dio e straziami all'inferno...ma porta in cielo la donna che amo”

 

Entrò nella stanza di Oscar, aveva percorso quel breve cammino quasi senza rendersene conto. Lei era alla scrivania con un libro in mano e gli occhi umidi . La nouvelle heloise.

Gli sorrise “Sai Andrè, la prima volta che ho letto questo libro non mi colpì particolarmente, eppure ora rileggendolo non riesco a trattenere queste stupide lacrime e sento una stretta al petto. Come mai Andrè? ” Fece un sorriso amaro “Ormai sono una vecchia sentimentale?”

Andrè non rispose al suo sorriso, ma non riuscì a frenare la lingua “ Anche il tuo futuro marito pare l'abbia letto”

Quell'appellativo e il tono acido con cui Andrè le parlava gelarono la spina dorsale di Oscar

“Si è detto compassionevole e sensibile, ha detto che mi avrebbe permesso di starti vicino nella vostra nuova casa”

Il gelo diventò una frustata in pieno viso “Lui..lui ti ha detto questo?”

Andrè serrò la bocca, se le avesse risposto avrebbe urlato dall'angoscia che provava, e non voleva rovinare oltre quel momento che doveva essere sacro. Maledì se stesso per non aver tenuto a freno la lingua.

“ Permetterebbe a sua moglie di tenere il suo amante..” sussurrò lei

Amante? Oscar l'aveva definito il suo amante?

“Che razza di mondo ipocrita è questo?” continuò lei, quasi parlando più a sé stessa che a lui.

“Non credo ci reputi tali, Oscar “

Piuttosto ci teneva a farmi sapere che da oggi in poi avrebbe deciso lui della mia e della tua vita . Questo pensiero Andrè lo tenne per sé , riconcentrandosi sul vino che le aveva portato. Girodelle, non sai quanto ti sbagliavi, non lascerò la sua vita nelle tue mani.

“Comunque.. ero venuto a portarti del vino, Oscar” le disse porgendole il calice “Posso bere con te?”

Lei lo guardò stupita “Che ti succede Andrè? Perchè mai me lo chiedi?”

Lui non rispose e Oscar lo osservò meglio. Notò che stava splendidamente con quella giacca blu, era molto elegante. Non gliel'aveva mia vista addosso.

Lo osservò finchè non incrociò il suo sguardo. Aveva qualcosa di diverso,qualcosa che le mise i brividi e che le fece distogliere gli occhi come scottata, portandoli al calice nel quale iniziò a far roteare il liquido rosso.

“Ultimamente non faccio altro che pensare all' infanzia, Andrè...”

Lui seguiva i movimenti del suo calice come rapito, aspettando con il cuore immobile il momento in cui lei l'avrebbe portato alle labbra, per fare altrettanto

“...mi vengono in mente i momenti spensierati prima dell'accademia militare: ero convinta di essere un maschio e non vedevo l'ora di diventare adulto. Eravamo felici Andrè, quando la nostra missione era rubare un pezzo delle deliziose torte che preparava tua nonna”

Andrè sentiva come se la terra si dissolvesse da sotto i suoi piedi ad ogni parola.

“Si dice che quando la morte si avvicina torna alla mente la propria infanzia..”

Un brivido gli salì lungo la schiena

“..ed io da un po' non faccio altro che pensare a questo...si vede che non devono restarmi molti giorni da vivere!” disse lei ridendo sommessamente

Andrè sentì il sangue gelarsi nelle vene. Quel liquido rubino avrebbe spento quella voce,quella risata, avrebbe spento quel bagliore nei suoi occhi.

Oscar tornò a rigirare il vino tra le mani per un attimo, e portò il calice alle labbra.





Rieccomi!! I dialoghi di questo capitolo sono piuttosto fedeli al manga, troppo belli per modificarli...
Cara jelore, la scena della cioccolata l'ho solo accennata perchè ho fatto un altro salto nella storia, ma la adorooo!!!!!!! ah che bella soddisfazione quella scena!!! Quella del bacio...vediamo vediamo se la si riprenderà. Invece per i dialoghi in lei/voi, purtroppo è una confusione che regna nella mia vita ^ ^ grazie di cuore per la segnalazione, vedo di sistemarli!! Grazie anche a tetide e sb83, sono contenta che abbiate trovato verosimile la proposta di Girodelle al generale. E grazie a tutti voi che mi seguite.
Spero che questo capitolo vi piaccia...fatemi sapere
che ne pensate!

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Capitolo 5
*** so cosa devo fare ***


“Oscar”

Andrè sentì girare la testa. Lei era riversa sul tappeto, immobile,i capelli a nascondele il volto.

“Oscar” ripetè in un sussurrò e si precipitò su di lei.

“Non può essere”

Le sollevò il capo e le scostò i capelli dal viso. Gli sembrava di sentire il suo respiro.

Si guardò intorno :un bicchierino e una bottiglia di brandy mezza vuota sul tavolino.

Lei dormiva..era ubrica fradicia e dormiva. Doveva esssere caduta dal divanetto.

Andrè la strinse a sé ridendo e piangendo contemporaneamente. Per un attimo, avvolto anche lui nei fumi dell'alcool, aveva creduto di essere diventato pazzo. Aveva vagato e bevuto tanto quella sera lungo le strade della capitale, tormentandosi talmente con l'immagine di ciò che sarebbe potuto succedere se non fosse tornato in sé appena in tempo, che vederla riversa sul tappeto al suo rientro lo aveva sconvolto a tal punto da dubitare della realtà dei suoi ricordi recenti, da temere di aver lasciato che Oscar bevesse quel calice maledetto, di aver solo immaginato di interrompere il suo folle scempio.

Non si era mai sentito più felice di saperla ubriaca.

Sorrise dandosi dello sciocco rendendosi conto che quella non era nemmeno la stanza di Oscar, ma il salottino adiacente alla cucina; e che i graffi sulle proprie mani erano la testimonianza che quel dannato calice era ridotto in pezzi, non aveva sognato.

Tornò a guardarla nel suo sonno profondo. Pareva che Oscar avesse bevuto più di lui... sorrise e la sollevò per portarla in camera. Guardò le labbra invitanti di lei, ricordando il bacio che le aveva rubato anni prima, un dolce deja-vu .Ma decise di distogliere lo sguardo, conscio che non poteva permettersi di impazzire oltre.

 

 

Oscar si sollevò a sedere sul letto, facendo fatica ad aprire gli occhi e sentendo la spalla indolenzita. Aveva ancora i vestiti, la bocca impastata e lo stomaco dolente.

Suonò il campanello per chiamare una cameriera e si ridistese, ma la porta si aprì con una rapidità inattesa. Solo che invece di una pacata cameriera entrò Nanny, fiondandosi direttamente verso il letto come un tornado.

“ Oh benedetta ragazza mia, guardala qui. Ancora vestita, sembri un cencio... E senza mangiare un boccone”

“Che ore sono Nanny?”

“Che ore sono?! Il sole è calato da un pezzo ormai. Hai dormito tutto il giorno, mi farai morire di crepacuore”

Se Andrè non le avesse detto che Oscar aveva solo bevuto un po' troppo, avrebbe già fatto chiamare un medico. Ma Andrè le aveva prese,Ah se le aveva prese... Ma questo non glielo disse.

Oscar non si scompose “Vorrei un bagno caldo, Nanny, per favore” disse mettendosi di nuovo a sedere.

L'anziana donna assentì e corse a dare disposizione alle cameriere.

Il tinello e l'acqua calda arrivarono tanto in fretta che Oscar non era ancora completamente svestita, non che si muovesse in modo particolarmente rapido quel giorno. Nanny decise di aiutarla, e una volta entrata nel catino le iniziò a spazzolare i capelli.

L'acqua la fece sentire subito meglio, e il movimento della spazzola la rilassava infinitamente, ma il silenzio di Nanny le sembrò alquanto strano, come minimo si aspettava una ramanzina

“ Sei pensierosa Nanny” constatò, e la sentì sospirare

“ Bambina mia....non dovresti bere così tanto. Non ti fa bene e poi presto sarai una donna sposata, non sta bene che tuo marito ti veda così, dovresti abituarti a comportarti in maniera più consona. “

Queste parole la risvegliarono come una secchiata di acqua gelida. Tornò vividamente alla sera prima, la sensazione di stupore quando si era trovata improvvisamente scaraventata a terra.

Era stato un attimo, un attimo in cui non avrebbe saputo dire cosa stesse accadendo. Aveva compreso che era stato Andrè a travolgerla solo quando aveva sentito una goccia d'acqua sul suo viso e si era voltata a guardare sopra di lei, l'uomo che la sovrastava. Piangeva.

Aveva allungato istintivamente la mano verso il suo viso ma lui si era allontanato iniziando a raccogliere i cocci del calice che prima era tra le sue mani

“Andrè”

“Sta lontana, potresti ferirti”

Lei lo aveva guardato stupita, stentando a dare un senso a quello che stava succedendo

“Andrè le tue mani” aveva urlato notando il sangue che vi scorreva. Il cristallo è terribilmente tagliente.

“Ho detto sta lontana” il tono quasi rabbioso, non ammetteva repliche. Così lo aveva osservato finire di raccogliere i pezzi, mentre un dubbio si insinuava in lei.

“Perdonami Oscar, non so cosa mi abbia preso. Ti farò portare dell'altro vino”

L'aveva lasciata nella stanza, mentre il dubbio diventava una consapevolezza atroce che le pesava sul cuore.

Aveva passato il resto della serata nel salottino, guardando il fuoco del camino....e bevendo l'ottimo brandy del padre, continuando a sentire le parole di Andrè quando le aveva confessato di amarla.

Continuando a pensare alla sensazione del suo abbraccio, la gioia che negli ultimi tempi provava nel cercarlo e trovarlo sempre accanto a sé.

Continuando a chiedersi se poteva essere, poteva essere che lui avesse pensato di toglierle la vita piuttosto che vederla sposare Girodelle? Poteva essere tormentato a tal punto? E amarla tanto da rinunciare a mettere fine al suo tormento....

 

Si sollevò dalla vasca “Nanny aiutami a vestirmi, c'è una cosa urgente che devo fare”



 



 
Salve a tutti!
Ero molto indecisa su questo capitolo...quindi mai come adesso sono curiosa di sapere cosa ne pensiate!
Ringrazio tantissimo Tetide, butterflygirl, sb83, Arweiniol, jelore, mariap13 per le recensioni e tutti coloro che continuano a seguirmi!
A presto!

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Capitolo 6
*** l'ho sempre saputo ***


Cesar correva veloce, e il vento fresco della sera la faceva sentire viva. Correva veloce, eppure lei continuava a spronarlo : voleva arrivare presto a quella che sarebbe dovuta essere la sua futura dimora. Poi lo vide. Il palazzo dei Girodelle si ergeva in tutta la suà maestosità a pochi metri da lei. Si fermò all'imbocco dell'enorme viale di ingresso, valutando che fosse meglio riordinarsi le idee e riprendersi dall'accaldamento della corsa, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse maleducato arrivare ad un'ora tanto tarda. Ma non poteva aspettare oltre.

Ricordò le parole di Girodelle, di come l'avevano fatta sentire, di come l'avevano tentata.

Le veniva offerto un rifugio, amore , una spalla su cui fare affidamento. Le aveva promesso di prendere in carico ogni sua pena. Eppure...non erano quelle labbra che la tormentavano ogni notte, non era quella dichiarazione che continuava ad echeggiarle nella mente.

Fece un sospiro e si addentrò lentamente lungo il grande viale.

 

 

 

“Madamigella Oscar, sono dunque il più fortunato degli uomini ?”
 

Victor era sinceramente felice di vederla lì, quasi non aveva creduto all'annuncio della sua presenza, quasi non ci credeva nemmeno ora che la vedeva lì nel suo salottino, dinanzi al fuoco, voltarsi verso di lui con un sorriso.
 

“Dovete scusarmi per l'ora inopportuna, ma avevo urgenza di parlarvi. Spero di non avervi disturbato”
 

“Non potreste mai ” La guardava insistentemente, con una misto di speranza e un'ansia indefinibile negli occhi
 

Lei dovette farsi coraggio, sentiva un peso sul cuore nel ferire una persona che le si mostrava così devota
 

“Ecco Girodelle..... le parole che mi avete rivolto nell'ultimo nostro incontro mi hanno colpita molto, ci ho pensato a lungo ”

Accarezzava le decorazioni del camino con minuzia mentre parlava, eppure il suo sguardo era altrove, il tono di voce malinconico

“Mi avete offerto tanto, mi avete offerto sostegno e sicurezza, e non vi siete ingannato: l'idea di disfarmi delle mie responsabilità, lasciandomi cullare dopo tanti affanni dal tepore di una casa, mi ha tentata. Eppure queste responsabilità mi hanno permesso di essere libera, mi hanno concesso una vita che altrimenti non avrei potuto avere; e anche se agli occhi degli altri il mio può sembrare un destino triste e di solitudine, in realtà in nessuno dei giorni della mia vita, nemmeno uno, io sono stata sola. C'è già qualcuno, qualcuno che ha vissuto solo per condividere le mie pene e i miei giorni, e non chiede altro che continuare a farlo. Morirebbe se io mi sposassi ”

L'immagine del ragazzo moro si palesò davanti agli occhi di Girodelle come se fosse lì, in carne ed ossa, a lacerargli il cuore e l'orgoglio col suo sguardo beffardo. Quel ragazzo invidiato da sempre, nonostante fosse un semplice borghese
 

“Parlate di Andrè, vero?”
 

Girodelle sentì crollare davanti a sé il castello di carte che aveva costruito. Lui aveva intuito da tempo i sentimenti dell'attendente verso di lei, e sapeva che lei probabilmente avrebbe sofferto senza di lui, in fondo aveva vissuto tutta la sua vita con quell'uomo accanto. Lo sapeva al punto tale da offrirgli il permesso di continuare a servirla dopo il matrimonio. Ma lui aveva sentito questa proposta come un'offesa, non avrebbe vestito i panni di Saint-Preux* .
 

“E voi, lo amate? Non vi sposerete mai per lui?”
 

Lei lo guardò, non si aspettava quella domanda. Le tornò in mente l'immagine delle mani sanguinanti di Andrè mentre raccoglieva i cocci di cristallo, e la risposta uscì dalle sue labbra in modo inaspettatamente facile.

“ Io sarei la persona più infelice al mondo se lui lo fosse “
 

Girodelle assorbì quelle parole una ad una, come pietrificato. Lei gli si parò innanzi.
 

“Se mi amate come dite, Victor, ritirate la vostra proposta”
 

Lui la guardò per un istante negli occhi, scorgendovi una determinazione che le aveva visto tante volte, una determinazione alla quale aveva sempre obbedito. Ma ora sentiva che tutto ciò fosse una follia.. Si voltò, appoggiandosi allo schienale di una sedia. In fondo sapeva anche che lei prima o poi si sarebbe accorta dei sentimenti del suo attendente. Quello che non aveva mai voluto sapere è che li avrebbe ricambiati a tal punto.

Gli sembrava una tale follia tutto questo...si era dichiarato disposto a tutto pur di averla con sé, finanche di tenerle accanto il suo rivale, ma nessun comodo compromesso da lui offerto avrebbe potuto ammaliara. Rifiutare tutto per vivere un sentimento che, in quel mondo, non le avrebbe potuto dare null'altro che sofferenze...

Si rese conto di essersi illuso di poter ammansire il suo spirito libero, ed era stato bello finchè era durato.

Victor sospirò, recuperando la sua compostezza e le tornò di fronte. Si inchinò a lei con eleganza
 

“ Madamigella, chi ama non tollera l'infelicità della persona amata. Scriverò stasera stessa a vostro padre per ritirare la mia proposta.”
 

Le prese la mano portandosela alle labbra, poi la tenne stretta tra le sue guardandola intensamente negli occhi
 

“ Accettatela come ultima prova del mio amore “
 

Oscar non seppe cosa dire, non si aspettava tanta comprensione.
 

“ Avrete per sempre la mia gratitudine. Addio, Victor ”
 

Lui inchinò il capo in risposta, avevano entrambi gli occhi velati di lacrime quando lei uscì, ma quando risalì in groppa a Cesar Oscar non avrebbe saputo dire se le proprie fossero lacrime dovute alla comprensione del dolore di Girodelle o dalla gioia di sentirsi il cuore nuovamente tanto leggero.

“Spero solo di non condannarvi ad un'infelicità ancora maggiore, amata Oscar ” sospirò Victor qualche ora dopo, firmando la lettera che bruciava per sempre il suo castello di carte.




* riferimento alla Nouvelle Heloise, si tratta del precettore innamorato di Heloise, i due vivono fianco a fianco senza poter realizzare il loro amore.

Ciao a tutte!! Scusate il ritardo purtroppo è un periodaccio e temo un rallentamento degli aggiornamenti...
Sempre un mare di grazie a Arweiniol, ladymarcellaa,jelore,mariap13,Ninfea blu, Tetide e sb83, grazie davvero per le vostre osservazioni e i vostri incoraggiamenti.
Come vi aspettavate, ecco qui in versione rivisitata il "palo" a Girodelle!!! Comunque l'idea da ora è deviare dalla storia originale e aggiungere al "missing moments" un bel "what if" ...
Stay tuned  ;)

 

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Capitolo 7
*** buio e luce ***




“E tu che ci fai qui?”
 

Quando Andrè aveva notato una luce in cucina ad un'ora così tarda ed era entrato a vedere chi ci fosse non si aspettava certo di vedere Oscar seduta scompostamente su una panca del tavolo.

Lei si voltò con un'espressione divertita negli occhi, lei che invece quell'incontro se lo aspettava, o meglio lo sperava. Sollevò una bottiglia di vino con sorrisetto furbo e la agitò alla luce della candela, come ad evidenziare che quella era la sua gloriosa risposta.

Lui si avvicinò e gliela sfilò dalla mano, stava per rinfacciarle il troppo bere, ma la constatazione che il vino mancante era poco lo tranquillizzò
 

“Vuoi che mia nonna dia fuoco alla cantina? E poi da quando in qua per bere hai bisogno di venire nelle cucine?”
 

“Da quando tua nonna controlla le bottiglie delle mie stanze! ” Rispose lei come a sottolineare l'ovvio, assumendo un'aria ancora più soddisfatta e furba “Tu invece? Dove te ne vai a bere di nascosto l'ultima sera di licenza?”
 

Touchè....in effetti era appena rientrato da una taverna di Parigi, una di quelle frequentate dai soldati della guardia, dove il vino non era dei migliori ma riusciva, insieme alla chiassosa clientela, a stordire i suoi pensieri per un po'.

Si sedette sulla panca di fronte a lei, al lato opposto del tavolo, sollevando la bottiglia in segno di resa, rendendosi conto con un balzo al cuore che lei aveva notato la sua assenza. Si era domandata dove fosse...

Sorrise amaramente e bevve un lungo sorso.

Non si rese conto di come lo stato d'animo giocoso di lei fosse cambiato improvvisamente.

Era stato un attimo, quando si era seduto, un attimo in cui il suo odore le era arrivato alle narici, e poi dritto giù alla base del ventre; e poi quello sguardo...aveva avvertito un lampo nello sguardo profondo di Andrè mentre sollevava la bottiglia a mò di brindisi,un lampo che l'aveva fatta sentire come trafitta da una parte all'altra sulla bocca dello stomaco.

E voi? Lo amate?

La domanda di Girodelle l'aveva perseguitata durante tutto il viaggio, e quell'odore l'aveva risvegliata violentemente.

Fissò il suo sguardo su di lui, come se potesse trovare nei suoi gesti un modo per farla tacere, una risposta

Seguì i suoi movimenti con un'attenzione minuziosa : la sua mano grande e scura sulla bottiglia, il braccio tornito che si piegava per portarla alle labbra..le labbra.. e quei capelli scurissimi, neri come la notte, e poi giù per il collo, quel collo che testimoniava la sua mascolinità palesemente, e le spalle...tanto larghe, sembravano forti.. .

Era tanto diverso da lei, tanto diverso da esserne quasi l'opposto, quasi complementare.

 

Chi sei Andrè?

Sono le tue labbra quelle che ricordo?

Mi ami ancora?

Mi amerai sempre?

Stavi per uccidermi, Andrè?

Che gusto hanno le tue labbra?

 

Non funzionava, invece di cacciar via una domanda fissarlo aveva suscitato la nascita di tante altre... invece di placare il suo stato d'animo con le fattezze rassicuranti dell'amico di sempre, quell'esplorazione non aveva fatto altro che aumentarle i brividi.

Prese a sua volta la bottiglia e fece un lungo sorso

Almeno una..
 

“Mi hai portata tu in camera mia ieri notte?”
 

Lui sentì una strana sensazione, era una domanda insolita, e sentiva una nota insolita anche nel tono di lei. Altre volte era successo e lei non aveva mai chiesto nulla,perchè mai le interessava ora?

E poi il modo in cui lei lo fissava da un po gli stava mettendo una certa agitazione.

Era bellissima, con i capelli ribelli ,le guance leggermente arrossate e le labbra umide di vino.

Poi quello sguardo..e il modo in cui respirava... se fosse stata un'altra avrebbe potuto pensare che fosse desiderio..

Si diede dello sciocco,dandosi un pizzico sulla gamba per distogliere il pensiero dal corpo di lei, cercando di non scomporsi e di rimanere coi piedi per terra. Fece un cenno di assenso con la testa.  Anche lei fece un cenno del capo, che voleva essere un tacito ringraziamento. In realtà si stava domandando del perchè tra tutte avesse dato voce proprio a quella domanda. Forse perchè era la più conveniente, forse perchè le piaceva sapere che lui si preoccupasse per lei... Stette un secondo immobile a fissare le proprie mani,poi pensando di non sopportare più quella strana atmosfera che sentiva in quella cucina si alzò dalla panca avviandosi lentamente verso l'uscita.

Eppure si rese conto che ogni passo verso la porta piuttosto che rilassarla aumentava ancora di più la sensazione di oppressione. Si fermò, concedendosi un lungo respiro, e una sorta di illuminazione la fece tornare sui suoi passi , ricordandole il motivo per cui lo aveva aspettato in cucina.
 

“Non mi sposerò, Andrè” Tornò indietro quasi senza rendersene conto, sedendosi sulla panca accanto a lui, che la guardava spiazzato...
 

“Ho chiesto a Girodelle di ritirare la proposta di matrimonio, e lui ha accettato”
 

Improvvisamente l'euforia di comunicargli quella novità si trasformò in ansia e paura..paura di sapere come avrebbe reagito, e se si fosse sbagliata? Se a lui non interessasse realmente tutto ciò?

Lui non riuscì a dire una parola, restò immobilizzato ad osservare quelle labbra leggermente dischiuse, come a cercare conferma che avessero davvero pronunciato quelle parole, i suoi occhi che brillavano al lume della candela, la spalla candida che si intravedeva dalla camicia leggermente scomposta e il calore che emanava seduta così vicino a lui..Non sarebbe stata di un altro..
 

Quello sguardo di Andrè su di sé la fece sentire piccola...le fece sentire l'aria farsi ancora più pesante, tanto da rendere il respiro quasi affannoso e il bruciore a livello del cuore ancora più intenso.

E per qualche oscura ragione sapeva che anche lui stava provando le stesse cose. Era come incantata, come se una forza sconosciuta le impedisse di compiere alcun movimento tranne che uno, sentiva che tutto ciò si sarebbe quietato solo seguendo quel filo invisibile che non le permetteva di allontanarsi da quell'uomo, quello stesso filo che pochi secondi prima le aveva impedito di allontanarsi da quella stanza.
 

“Andrè..” sussurrò come una preghiera, una richiesta di aiuto, una parola magica.
 

E il sollievo la travolse un istante dopo, la travolsero le sue mani grandi, quelle labbra calde , il suo odore inebriante...la travolse la sensazione della forza delle sue braccia che la stringevano, consentendole di sentirsi libera di lasciarsi travolgere.









Ciao a tutte!!! Ecco qui, come avevo annunciato, una svolta dal manga..è stata dura, e ci ho titubato un po..ditemi cosa ne pensate..
Comunque,vediamo dove porterà...mumble mumble tormentarli ancora un po' o non tormentarli? Che dilemma!
Bacioni!!!

 


 

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