Revolution of the White Vampire

di sakuraenn
(/viewuser.php?uid=33595)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La verità svelata ***
Capitolo 2: *** PARTENZA ***
Capitolo 3: *** Il treno ***
Capitolo 4: *** Giochiamo a Carte Scoperte ***



Capitolo 1
*** La verità svelata ***



Era una fredda mattina di primavera tra i ghiacci della Siberia, Kain stava raccogliendo come al solito legna che poi legava alla slitta e conduceva al piccolo villaggio di igloo situato a poche miglia da lì.
Quella era anche la sua casa, l'unica che avesse mai conosciuto da quando era nato, spesso però sentiva che quello non era il suo posto.
Si asciugò la fronte dal sudore dopo aver controllato che le corde della slitta tenessero, raccolse da terra i finimenti econ fatica iniziò a trascinarla.
Il percorso fu abbastanza lungo e faticoso, ma il giovane aveva una possente muscolatura che rendeva il suo fisico asciutto e ben proporzionato.
A differenza degli altri abitanti del villaggio era di statura più alta, infatti era alto un metro e settantacinque centimetri, pesava sui settanta Kg e possedeva un bel volto con occhi azzurri e capelli biondi.
Una particolarità che aveva era la carnagione chiarssima quasi bianca che spesso la gente guardava con sospetto, il perchè non l'aveva mai capito, tuttavia con gli anni la gente del villaggo aveva imparato a conoscerlo e questa sua piccola particolarità era ormai stata silenziosamente accettata quasi da tutti.
Il sole splendeva alto nel cielo azzurro e terso e la neve sulla quale camminava sembrava un manto di luce, il ragazzo aspirò gioioso l'aria profumata e si lasciò illuminare dal sole, poi si guardò davanti vedendo il suo villaggio, affrettò il passo entrando nella zona abitata, si fermò davanti all'unico edificio in legno, la chiesa del villaggio, slacciò le corde prese una manciata di legna ed entrò.
Il parroco, un uomo sulla cinquantina dal volto severo ed i capelli striati di bianco gli venne incontro.
Kain gli sorrise poi disse << Al solito posto la legna padre? >>
L'uomo annuì mentre il ragazzo si dirigeva nelle stanze adiacenti alla chiesa per posare la legna vicino al focolare della cucina.
La moglie del parroco, una donna tarchiata e paffutella appena lo vide si fece il segno della croce sul petto,lo faceva ogni volta che lo vedeva fissandolo di sottecchi per tutto il tempo che impiegava a mettere in ordine la legna.
Kain si era abituato a quel gesto e ormai non ci faceva caso più di tanto, finito di sistemare i ciocchi chinava il capo in segno di saluto ed usciva notando che la donna si rilassava vedendolo andar via.
Tornato in chiesa da buon fedele si inginocchiava per dire una preghiera poi salutava il parroco che come sempre lo ammoniva di non affaticarsi troppo ed essere prudente.
Uscito dalla chiesa continuava il suo giro di consegne legna ricevendo come pagamento frutta e verdura, poi tornava al suo igloo prendeva il suo arco e andava a caccia per quasi tutto il pomeriggio.
A pranzo mangiava un po di frutta mentre perlustrava i boschi alla ricerca di una preda e rifletteva sul fatto che fosse solo, poco amato e che veniva trattato con diffidenza. Era stato sempre così fin da piccolo ma con il tempo ci aveva fatto l'abitudine e poi con il passare degli anni anche parecchi abitanti del villaggio erano diventati meno freddi con lui.
Si fermò a ridosso di un albero avendo visto poco distante un coniglio, si acquattò senza far rumore e incoccò la freccia, prese la mira poi scagliò con precisione il dardo colpendo il piccolo animale, si avvicinò di corsa, raccolse la carcassa e si diresse al fiume dove la pulì del sangue, della pelle e delle visceri.
Quel momento non gli piaceva molto non perchè provasse disgusto per il sangue, ma perchè qualcosa in lui provava un vago desiderio per quel liquido rosso.
Ricordava ancora quando da bambino aveva dato retta a quell'impulso e come risultato si era sentito malissimo. Il parroco che per lui era quasi come un padre era stato severissimo nei suoi confronti quella volta, il peggio però era stata la cura a quel suo male, aveva visto l'inferno quella volta, credeva che sarebbe morto poi invece lentamente si era ripreso ma quei momenti non li aveva più dimenticati.
Finì di scuoiare il coniglio, chiuse la carcassa in un sacco di pelle e ritornò al villaggio giusto per il tramonto.
Non era prudente stare fuori casa dopo che il sole era calato perchè i vampiri erranti assalivano gli esseri umani senza alcun riguardo, sebbene le loro leggi stabilissero che ogni villaggio dovesse dare una vittima al mese ai vampiri e che ogni settimana gli esseri umani dovesseroo donare un litro di sangue a persona per il sostentamento dei vampiri.
Le leggi del popolo della notte prevedevano anche che gli erranti fossero giustiziati dai nobili cacciatori della notte ma purtroppo questi presunti organi di legge passavano il tempo a bere oppure facendo finta di non vedere quel che accadeva.
Arrivato a casa si chiuse nel suo igloo e accese il fuoco mettendo ad arrostire la carne e sdraiandosi sul suo comodo giacilio fatto di piume, attendendo che la cena si cuocesse.
Lui personalmente non sopportava gli erranti e meno ancora i cacciatori. Nel villaggio c'èrano già state diverse vittime e gli abitanti avevano paura per loro stessi e per i loro cari e purtroppo la fede non serviva a niente.
Riemerse dai propri pensieri controllando l'arrosto, tirò fuori le noci da una mensola, tolse il coniglio dal fuoco e cominciò a mangiare.
Mentre si stava gustando la cena un urlo proveniente dal centro del villaggio interruppe il suo attimo di pace e tranquillità.
Si sentirono poi delle risa e lacrime supplichevoli da parte di una ragazza, Kain riconobbe la voce per merito del suo eccellente udito. Si alzò di scatto allarmato, afferrò arco e frecce abbandonando la cena e uscendo di casa senza nessuna cura di chiudersi la porta alle spalle.
Conosceva bene la persona che questa volta era stata aggredita, sperava di sbagliarsi ma il suo udito raramente commetteva errori.
Con il cuore in gola corse fino al centro del paese arrivando trafelato e trovandosi di fronte una scena terribile. Quattro cacciatori avevano circondato la ragazza e uno la teneva sollevata da terra per il collo, ridevano con i canini belli in mostra e la giovane piangeva mentre da un lato a terra il parroco e sua moglie, genitori della ragazza, fissavano la scena terrorizzati pallidi in volto.
Al suo arrivo ci fu un attimo di silenzio e tutti si voltarono verso di lui, lo sguardo della ragazza sembrava supplicarlo e Kain si sentì sopraffatto dalla rabbia.
I vampiri tornarono a ridere vedendo le armi del giovane, la ragazza fu scagiata con violenza da quello che la teneva nelle braccia di un altro, poi si avvicinò con passo deciso al ragazzo domandandogli << Allora giovincello che intenzioni hai con quell'arco? Non vorrai metterti a combattere con noi? >>
Il tono che usò fu miseramente mieloso e la sua chiara presa in giro scatenò un coro di ilarità. Un fremito di rabbia scosse il corpo di Kain che fissò il vampiro più o meno della sua statura con occhi colmi d'ira impotente, l'altro rise più forte mentre il giovane mentalmente si dava dell'imbecille domandandosi che cavolo gli era passato per la testa di uscire armato.
Il vampiro lo spintonò a terra ammonendolo di godersi lo spettacolo, poi tornò dalla ragazza che si dimenava piangendo e le strappò il corsetto rivelando il seno. Kain fece per alzarsi in preda al panico e la rabbia, sudando freddo e sgranando gli occhi in preda a fremiti di furia, ma improvvisamente si sentì urlare << Kain! >>
Il parroco lo fissava ancora più pallido e allarmato supplicandolo con lo sguardo di mantenere la calma, sua moglie invece fissava i quattro vampiri inorridita vedendo le molestie su sua figlia. I pianti e le suppliche della giovane durarono a lungo, il tempo sembrava aver smesso di scorrere, ad un certo punto Kain abbassò lo sguardo mentre la rabbia aumentava i suoi tremiti, strinse l'arco più forte, poi agendo d'impulso incoccò una freccia e la scagliò sulla parete a fianco dell'uomo che l'aveva deriso urlando << Adesso smettetela! Vi siete divertiti vi prego basta! >>
Il vampiro che stava importunando la giovane lo guardò scuro in volto, in preda all'ira e gli urlò in risposta << Come osi minacciare me stupido umano! Non sai forse chi sono! >>
Si avvicinò rapidissimo e gli diede un colpo violentissimo in viso. Sputò a terra e tornò dalla ragazza che lo fissò terrorizzata infine la morse. Un urlo squarciò il silenzio della notte, Kain si stava rialzando quando assistette alla scena, in quel momento dentro di lui ci fu un crak, lasciò cadere le armi abbassando lo sguardo, tremando violentemente.
Nel frattempo il vampiro si era fermato gettando la ragazza in lacrime e ferita, con violenza davanti ai genitori. Si era trattenuto dall'ucciderla ma i suoi occhi rossi lasciarono capire quanto gli era costato fermarsi. La luna piena apparve in cielo con la sua pallida luce argentea presagio di ciò che stava per accadere.
Il vammpiro si era riunito ai suoi compagni bofonchiando frasi tipo piccola prostituta, colpa sua, e termini simili tra i denti, sul villaggio era calato un gelido silenzio e tutti quelli che avevano assistito a quell'orrido spettacolo se ne stavano immobili come statue di gesso.
Improvvisamente si sentì dire ad uno dei quattro << Cerchiamo una sgualdrinella più compiacente per divertirci questa sera! Quella maledetta mi ha fatto venire il nervoso ho bisogno di coccole! >>
Kain alzò lo sguardo rivelando due occhi grigi somiliantial ghiaccio, strinse i pugni con furia fissando i quattro, tremava ancora più violentemente di prima, digrignò i denti mostrando anche lui canini affilati, poi scattò.
Con un pugno ruppe il collo e staccò la testa ad uno dei quattro facendo sussultare gli altri che si apprestarono a reagire, Due di loro lo attaccarono ma finirono come il loro compagno colto di sorpresa, l'autore dell'aggressione fu afferrato per il collo e sollevato in aria con forza bruta dal ragazzo, che gli urlò con voce imperiosa << Ch sarebbela sgualdrina verme? >>
Lo fissò alcuni secondi dritto negli occhi, l'altro smise di divincolarsi guardandolo con terrore e osservando ad occhi spalancati i canini scintillanti che risplendevano ai raggi di luna. Dopo attimi di silenzio e immobilità il vampiro ricominciò ad agitarsi borbottando in preda ad un terrore folle << Tu..tu....Tu sei... >>
Non finì la frase che Kain gli strappò il cuore dal petto, lasciando poi cadere al suolo il cadavere assieme all'organo stritolato.
Tutto il villaggio era rimasto scioccato da ciò che era avvenuto, nessuno osava muovere un passo ma ad un tratto si sentì con voce fievole la ragazza pronunciare << Kain..... >>
Fu come se il ragazzo riemergesse da uno stato di trance, si guardò le mani sporche di sangue poi guardò i cadaveri a terra, cominciò ad osservare i volti delle persone impaurite che lo fissavano. Tremando in uno stato confusionale e sull'orlo del pianto implorò con lo sguardo aiuto e spiegazioni.
Il parroco si alzò e fece alcuni passi verso di lui chiamandolo, il giovane lo guardò con le lacrime agli occhi << Che ho fatto?...Io... padre io....non volevo..com'è potuto accadere io..io sono umano io.... non ho una forza del genere. >>
Singhiozzava apertamente, l'uomo gli si avvicinò e gli cinse le spalle sussurrandogli di calmarsi con tono grave, poi lo guardò negli occhi dicendogli << Temevo che questo giorno giungesse, ho fatto il possibile per tenerti lontano da questa realtà ma è giunto il momento che tu sappia. >>
Lo condusse all'interno della chiesa, mentre sua moglie si occupava di sua figlia. Quando furono nella costruzione lo fece lavare poi sedere su una panca, si fece il segno della croce rivolto al crocifisso poi sospirò guardando il ragazzo che stava a testa china.
<< Kain....tu sei un vampiro. >>
Il ragazzo alzò lo sguardo scioccato, proprio in quel momento entrò la moglie del parroco che disse << Penelope sta dormendo >> Poi guardò il ragazzo e il marito infine chiese << Glielo hai detto? >>
L'uomo fece un cenno d'assenso, lei si strinse le mani avvicinandosi cupa in volto << E' grazie a me che sei nato! Diciotto anni fa tua madre arrivò in questo villaggio, ferita e incinta. Chiese asilo in questa chiesa nonostante la repulsione dei vampiri per le croci, pregandoci di farti nascere...>>
Guardò il marito che proseguì << Morì poco dopo la tua nascita chiedendomi di battesimarti e votarti alla luce in modo che tu fossi libero dal patto di sangue che lega la stirpe e la natura dei vampiri. << Quello che allora non sapevamo era chi fosse tuo padre... >>
Il parroco guardò il ragazzo ancora sconvolto, poi fissò la moglie che riprese la parola << In punto di morte quella donna c'è lo disse,ringraziandoci per tutto quello che avevamo fatto. Ma noi capimmo che nonostante tutto tu non saresti mai potuto diventare completamente libero da quel legame di sangue. >>
Nuovamente il parroco prese la parola << Tu sei un Vampiro Bianco cioè non soggetto alla legge di nutrimento di sangue e di vita al calar del sole, come gli altri della tua specie. Io ti ho amato come un figlio Kain ma è giunto per te il momento di comprendere a fondo chi sei senza più vivere nell'ignoranza delle tue capacità. Tuo padre è Lord Iglesias Dracul Vlad... >> Chiuse gli occhi per lasicar assimilare a fondo le parole dette, poi li riaprì aggiungendo << Il più potente vampiro di questo mondo e attuale sovrano reggente del popolo della notte. >>
Kain aveva abbassato il volto e se ne stava come inerme, la donna dopo essersi contorta le mani per un bel pezzo, le appoggiò sulle spalle del ragazzo dicendo << avanti figliolo vieni a bere una tazza di latte caldo...Ne ai bisogno. >>
Lui si lasciò condurre in cucina e la osservò mentre preparava la bevanda, quando gliela porse il giovane la guardò con gratitudine sul punto di piangere.
Lei gli si sedette di fronte << Tu sei un bravo ragazzo Kain non lo nego ma la tua natura mi ha sempre impedito di fidarmi completamente di te. Tua madre era una donna splendida ma era una purosangue, una creatura oscura, nonostante questo preferì morire piuttosto che nutrirsi di sangue e per questo l'ho ammirata. Io penso che quanto accaduto non sia un caso ma un intervento divino. Tu hai sempre saputo cos'era meglio fare e confido che lo sai anche adesso. >>
Lui l'osservò e abbassò lo sguardo sulla tazza annuendo e poi sussurrando << Devo capire per poter proteggere la gente del villaggio. >>
Lei annuì << Il tuo potere è un dono datoci dal signore per proteggerci e aiutarci, per renderci sicuri e darci tranquillità. Ma nessuno può obbligarti a prendere questa strada devi capire qual'è il tuo vero posto ora. >>
Il parroco entrò in cucina e si sedette, Kain li guardò entrambi poi con decisione disse << Cercherò mio padre e capirò meglio la natura dei vampiri per ora è solo questo ciò che posso fare per il villaggio! >>
Entrambi lo guardarono in silenzio poi annuirono. Il parroco prese parola << Si è la cosa più saggia che tu conosca la tua famiglia e che comprenda, poi tornerai e saprai difendere la nostra gente.>>
Il ragazzo annuì a sua volta, finendo di bere, poi il parroco l'accompagnò al campanile della chiesetta dove c'era una comoda stanza e lo lasciò a riposare. Kain solo, aveva voglia di riflettere ma la stanchezza e lo shock lo fecero sprofondare da subito in un sonno senza sogni.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** PARTENZA ***


PARTENZA
Quando si svegliò il sole era già alto. Le campane suonavano a messa e gli ucceli volavano nell'aria cinguettando allegramente.
Il risveglio per Kain non fu piacevole, in un primissimo momento si guardò attorno frastornato poi, i ricordi della sera precedente e delle rivelazioni che gli erano state fatte, si delinearono vividi nella sua mente.
In quel momento realizzò a fondo cosa era successo e, il gesto orribile che aveva compiuto, un nodo alla gola quasi lo soffocò, si mise le mani sul volto piangendo sommessamente.
Lo sfondo delle campane e i mormorii di sottofondo nella cappella sottostante aumentavano il peso sul suo cuore, ora sapeva che in realtà non apparteneva alla razza umana ma che era un vampiro, sconfortato si avvicinò alla finestra osservando la mattina radiosa, tutto gli sembrava così diverso e irreale....tornò a guardarsi la mano e il ricordo di come l'aveva vista la sera prima gli balenò alla mente, strinse il pugno con forza mentre, con rabbia, ricacciava indietro le lacrime e calmava i tremiti.
Si voltò di scatto uscendo dalla stanza e scendendo le scale con foga, si fermò di fronte alla porta che conduceva dal campanile alla chiesa, mentre stava per aprire si bloccò, al di là si stava recitando il Padre Nostro, ritrasse la mano tremante " No! Lui non aveva più il diritto di varcare quella soglia e stare in quel luogo." Un singhiozzo lo assalì, cadde in ginocchio incrociò le mani e iniziò a pregare con fervore mentre i suoi singhiozzi continuavano e le lacrime scendevano copiose dal suo volto.
Non seppe per quanto tempo rimase in quello stato ma, quando la porta si aprì ed entrò un fiotto di luce in quell'antro scuro, alzò lo sguardo lasciandosi andare e singhiozzando ancora più forte. Il parroco sorpreso si chinò su di lui << Kain...... da quanto tempo sei quì? Perchè non sei entrato? >>
Ci furono attimi di intenso silenzio poi Kain abbassò lo sguardo e con voce rotta rispose << Non sono degno di entrare lì dentro! Padre non ne sono degno! >>
Nuove lacrime solcarono il suo viso con irruenza, padre Bernard lo fissò esterefatto alcuni secondi poi gli scostò le mani dal volto con decisione costringendolo a fissarlo negli occhi << Ascoltami! Tu sei sempre lo stesso non sei cambiato! >>
<< Sono un mostro...ho ucciso! >>
<< Santo cielo ragazzo è nella natura di tutti la potenzialità di commettere un omicidio solo che la razionalità, la ragione e i sentimenti frenano quest'impulso; per i vampiri questa legge è fondalmentalmente simile, la loro legge di nutrimento e di vità è diversa dalla nostra ma sotto, sotto sono uomini anche loro. E poi.... se non ti fossi fatto prendere dall'ira...., io non avrei più una figlia adesso. Su alzati! >>
Lo aiutò ad alzarsi e il ragazzo si ritrovò molle sulle gambe, con finta noncuranza fu condotto in cucina e messo a sedere << Herrietta! Presto preparagli un latte caldo è sconvolto! >>
La donna si voltò, sospirò rassegnata squotendo la testa poi disse << Nò marito mio, non prima che abbia fatto il bagno! >>
Bernard la fissò ad occhi sgranati ma lei ignorandolo si avvicinò a Kain e sorreggendolo lo accompagnò nella stanza da bagno, quì lo fece svestire e lo constrinse ad entrare in una tinozza di legno piena di acqua riscaldata aiutandolo a lavarsi.
Il ragazzo sembrava una bambola, chiuso in un silenzio cupo e profondo, mentre gli lavava i capelli Herrietta stanca di quel comportamento disse << Poco prima che tu nascesti mi confrontai con tua madre, accusandola di essere un ignobile mostro che uccideva innocenti per un orribile motivo....>>
Le spalle di Kain sussultarono a quell'affermazione ma la donna fece finta di non notarlo proseguendo << Lei mi sorrise con calore poi, rispose con queste parole "Infondo tutti siamo dei mostri! Noi vampiri lo siamo perchè viviamo di notte e beviamo sangue per nutrirci, uccidendo uomini. Voi siete mostri perchè distruggete l'ambiente e spesso tradite i vostri fratelli per i vostri scopi! Ma.... se togliamo tutto questo? Se a noi vampiri togliete l'arroganza, lo stile di vita e il nutrimentoe, se voi uomini rinunciate ai vostri innumerevoli difetti e la mania di credervi sempre i miglliori ...Cosa resta?" Ricordo che rimasi scioccata quando disse quelle parole, non sapevo come controbattere.
Mi sorrise di nuovo e proseguì " Vedi ...infondo siamo tutti uomini, noi vampiri non ci scegliamo il modo di nutrirci e di vivere, lo stesso vale per voi ma, se togliessimo tutte le differenze resteremo solo esseri umani."
Capisci cosa vogliono dire queste parole Kain? Tu sei te stesso...tutti possiamo commettere errori e tutti ne paghiamo le conseguenze chi in un modo chi in un altro, dipende dalle decisioni che prenderai nel corso della tua vita se d'avvero considerarti un mostro oppure no!
Tu sei un bravo ragazzo e questo nonostante ciò che hai fatto e il motivo per cui l'hai fatto...non angustiarti così tanto ma pensa a riparare al tuo errore piuttosto.>>
Kain si voltò di scatto afferrandola alla vita e facendole fare un sussulto, mettendola in tensione, le appoggiò il viso sul petto scoppiando nuovamente a piangere, un pianto dirotto e liberatorio.
Dopo i primi momenti di timore e sorpresa Herrietta si rilassò, gli accarezzò la testa poi lo staccò da se asciugandogli le lacrime con il grembiule; fissandolo negli occhi gli sorrise per la prima volta nella sua vita poi, lo fece uscire dall'acqua e lo aiutò a vestirsi con l'abito che lei aveva risistemato nel corso della notte dagli abiti smessi di matrimonio del marito.
Quando fu pronto scesero al piano di sotto e si sedettero a tavola a consumare una tranquilla colazione, Kain finalmente si era calmato, il suo sguardo era triste ma i lineamenti del suo vso erano più sereni, questo diede sollievo al parroco che era profondamente preoccupato per il ragazzo.
Consumarono la colazione insieme come non accadeva da molto tempo, i due coniugi si soffermarono spesso ad osservarlo mentre mangiava, capendo a pieno cosa significava quella separazione solo in quel momento.
Kain era sempre stato parte del nucleo familiare sebbene non fosse veramente figlio loro e ora, se ne sarebbe andato e molto probabilmente non l'avrebbero più rivisto.
Era una premonizione che aleggiava nelle loro menti ma alla quale non volevano dare forma sperando con fervore che prima o poi tornasse.
Il ragazzo dal canto suo invece si godeva quegli attimi assaporando il calore di quel momento familiare. Ad un tratto si si fermò dal mangiare e alzò lo sguardo imbarazzato si contorse un po le mani poi inspirò profondamente dicendo << Questo vestito.... è troppo elegante...non potrei rimettere i miei abiti per favore? Mi imbarazza il pensiero di viaggiare vestito così. >> Riabbassò gli occhi leggermente rosso in viso, Herrietta lo guardò sorpresa poi ridendo fece cenno di no con la testa, lo accarezzò sussurrandogli << A mio parere stai vestito benissimo così >>.
Bernard sorrise a sua volta annuendo partecipe << Non vogliamo certo che tuo padre pensi che sei stato allevato da degli straccioni! >>
Kain si contorse di nuvo le mani arrossì e riprese a fare colazione a testa china rimuginando, i due coniugi lo osservarono divertiti riprendendo a chiaccherare.
Il tempo trascorse veloce, finirono la colazione e si dedicarono ai preparativi. Verso le dieci Kain si trovava nella navata della chiesa con le sue poche cose racchiuse in uno zaino, Herrietta uscì proprio in quell'attimo dalla cucina con un fagotto tra le mani, lo posò su una panca e gli si avvicinò << Tutto pronto? >>
Un cenno di assenso, la donna annuì poi, tirò fuori dalla tasca un ciondolo e glielo mise attorno al collo con una punta di tristezza, << Questo, apparteneva a tua madre è l'unica cosa che ti ha lasciato, portala con tè >>
Kain prese il ciondolo in mano sondandolo commosso, lo guardò attentamente poi in un sussurro appena percettibile disse << Grazie. >>
In quel momento entrò il parroco dalla porta che dava sul campanile, il suo sguardo era severo e vi si intravedeva una determinazione incredibile, i due si voltarono ad osservarlo e lui sorrise notando il ciondolo al collo del ragazzo, gli si fermò di fronte e gli porse una spada con il manico intarsiato racchiusa in un fodero di pelle << Questa spada la usavo quando da giovane cacciavo vampiri, vorrei la portassi con te....e, se ne hai bisogno non esitare ad estrala per difenderti >>
Con stupore Kain prese la spada , la osservò alcuni secondi poi, se la infilò sulla schiena ringraziandolo, l'anziano prete lo fissò soddisfatto poi gli porse un vecchio cappotto rattoppato che venne piegato e messo nello zaino.
Quando si rialzò dalla chiusura del suo bagaglio, guardò le persone che per lungo tempo erano state quello che si poteva definire dei genitori in silenzio, osservando attentamente i lineamenti dei loro volti per imprimerseli nella memoria.
Herrietta prese il fagotto dalla cassapanca e glielo mise fra le mani dicendo << Quì c'è il pranzo e qualche provvista per i prossimi giorni... >> Attimi di silenzio, poi un po imbarazzata e con gli occhi che le luccicavano aggiunse << Non smettere di mangiare le verdure! >>
Kain fece un ampio sorriso e annuì con calore.
<< E' ora di andare >>
La voce del parroco li riportò alla realtà, il giovane si voltò e iniziò a seguirlo ma dopo pochi passi si voltò nuovamente << Addio...mamma..>>
Herrietta strinse il grebiule mentre una lacrima le sgorgava dal viso, << Buona fortuna figliolo. >>
Kain si voltò nuovamente sorridendo, ora si sentiva sereno, aveva sempre desiderato che quella diventasse la sua famiglia e ora per la prima volta nella sua vita quel sogno sembrava finalmente realizzato, sentiva che Herrietta e Bernard erano realmente i suoi genitori e cosa ancora più importante sentiva il loro affetto riscaldargli il cuore, sapeva che era una sensazione effimera eppure sebbene la coscienza gli dicesse che la realtà era ben diversa e che quella sensazione sarebbe presto passata decise di accontentarsi e godersi quel piccolo momento.
Il parroco camminava davanti a lui, osservando la schiena ampia e le spalle larghe dell'uomo sentì una sensazione di forza e determinazione provenire da quel corpo, non seppe come ma in qualche maniera, percepì che il suo tutore in gioventù aveva duramente lottato per proteggere ciò che gli era caro e che questo l'aveva reso l'uomo forte e un po burbero che era adesso.
Quella forza diede a Kain una senzazione di sicurezza cancellando le piccole inquietudini che aveva dentro e si scoprì a desiderare di voler diventare come lui.
Riemerse da questi pensieri quando arrivarono al portone della chiesa, con enorme sorpresa del ragazzo svoltarono a destra ed uscirono per la piccola porta sul retro che dava sul cimitero, le lapidi di pietra erano pulite e ben ordinate, con fiori freschi e incenso fumante, i vialetti ghiaiosi erano stati ripuliti recentemente dalla neve caduta e l'aroma dei pini in lontananza profumava l'aria mescolandosi all'odore pungente dell'incenso.
Bernard condusse Kain per un vialetto che portava al muro nord del cimitero, camminarono qualche minuto fino ad arrivare ad angolo della parete, quì nascosta sotto l'ombra di un vecchio Pino stava una croce di pietra senza nome ma con intarsi di incredibile bellezza, l'uomo si voltò e lo fissò alcuni secondi poi, chiuse gli occhi, gli riaprì e scostandosi di lato disse << Kain...tua madre. >>
Sorpreso il ragazzo si avvicinò, guardò in silenzio la lapide alcuni minuti poi vi passò la mano sopra scostando la polvere che la ricopriva e con una nota triste domandò << E' stata..... >>
<< Si tutta la procedura, l'abbiamo decapitata poi cremata... la gente temeva potesse tornare in vita >> Con amarezza il ragazzo abbassò lo sguardo e poi avvicinandosi alla lapide sussurrò << Stò andando a incontrare papà mamma, andrà tutto bene, tornerò stanne certa e ti porterò dei fiori, riposa tranquilla. >>
Staccò la mano dalla croce e si alzò voltandosi verso Bernard che distolse lo sguardo, sorrise tristemente guardandolo in volto.
<< Grazie >>
L'uomo lo fissò e rispose << Sta attento figliolo >> Un cenno d'assenso, poi ripresero in silenzio il cammino e uscirono dal cimitero camminando lungo il bordo della parete fino a raggiungere l'ingresso della chiesa, quì una piccola folla attendeva.
Kain guardò con stupore la gente del villaggio, tutti erano in silenzio e in breve si instaurò un clima di tensione, poi, l'anziano sindaco si staccò dagli altri e gli si avvicinò porgendogli un biglietto.
<< Questo... è da parte di tutti ragazzo, sapevamo il tuo segreto e abbiamo taciuto, non ci fidavamo ma tu ci hai sorpreso.
In questi anni sei stato di grande aiuto per tutti noi,questo è il nostro ringraziamento. Buona fortuna e non cambiare miraccomando. >>
Kain prese il biglietto con le lacrime agli occhi, l'osservò e non riuscì a trattenere l'emozione << Grazie a tutti quanti! >>
Il sindaco sorrise e la gente anche gridando, " Buona fortuna e torna a trovarci! ""
Il parroco si affiacò al ragazzo osservando anche lui il dono ed esclamò << Oh mio Dio! Kain quello è un biglietto del Treno! >>
Fissò il sindaco ad occhi sgranati e questi sorrise a sua volta, Kain fissò tutti i presenti disorientato e balbettò << Ma... ma...vi sarà costato una fortuna! Io..io.. non... >>
L'anziano uomo lo zittì con un gesto della mano << E' il nostro ringraziamento non ti è concesso rifiutarlo .>> Il ragazzo abbassò la testa in lacrime stringendo con delicatezza quel prezioso dono << Grazie Tante! Grazie! >>
Una pacca sulla spalla gli fece alzare lo sguardo Bernard sorrideva e la gente anche, si asciugò le lacrime e sorrise a sua volta,si mise lo zaino sulle spalle e fissando tutti disse << Devo Andare ... >>
Proprio in quel momento una voce alle sue spalle lo richiamò, lui si voltò fissando l'esile figura con il collo bendato che si avvicinava.
Le corse in contro agitato, urlando << Penelope >>
La ragazza si chinò e lo baciò sulla guancia << Buona fortuna fratellino! >>
Kain la guardò stordito e si posò la mano sulla guancia dove era stato baciato, sorrise di nuovo e disse << Tornerò ve lo prometto! >>
Corse via agitando la mano in segno di saluto, smise solo fuori dal villaggio, quì si fermò e fissò la costruzione a poche centinaia di metri da lì, guardò il biglietto.
La stazione del treno....non aveva mai viaggiato su un mezzo così di lusso, con il cuore sobbalzante in petto si diresse di corsa verso l'imponente edificio, un misterioso e oscuro futuro lo attendeva mentre alle sue spalle il sole illuminava con la sua luce il villaggio e il suo quieto passato.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il treno ***



La stazione al suo interno era ancora più maestosa e imponente.
Kain si guardò attorno stupito dalla magnificenza delle colonne in granito e dai pavimenti lucidi in pietra levigata, ogni cosa era fatta in modo da lasciare in chi la vedesse una sensazione di austerità e grandezza.
Non vi era molta gente in quel momento, ma i viaggiatori erano tutti elegantemente vestiti; vi erano commercianti e uomini d'affari.
Tra loro c'erano anche alcune persone di più umili natali ma tutte decorosamente vestite.
Il personale indossava una severa casacca blue con pantaloni dello stesso colore e guardavano i viaggiatori dall'alto al basso.
Deglutendo con un po di timore, Kain si avvicinò ad uno di loro mostrando il biglietto e domandando quando sarebbe arrivato il treno.
Il capostazione lo prese analizzandolo, poi, posò lo sguardo su chi glielo aveva dato, lo squadrò da cima a fondo, arricciò il naso e restituì il biglietto rispondendo: << trenta minuti, classe economica, ultimo vagone; non sognarti si salirne un altro. >>
Sorpreso dal tono busco dell'uomo, Kain lo ringraziò andando a sedersi su una delle lucide panchine in mogano.
I minuti trascorrevano veloci e Kain li usava per osservare ciò che aveva attorno.
Lo sfarzo della struttura era incredibile. Non solo per le pareti e i pavimenti, anche il mobilio lasciava trapelare il lusso che doveva regnare fra la stirpe dominante, chissà che genere di vita si conduceva nelle case nobili?
A quella domanda mentale un brivido gelido percorse la sua schiena, abbassò lo sguardo fissando il pavimento.
Chissà cosa lo attendeva in futuro? Da quel che padre Bernard gli aveva racontato, suo padre era l'attuale dominante della razza dei vampiri quindi, era un nobile e si comportava come tale.
Una smorfia di disgusto gli si dipinse in viso, ricordando l'arroganza dei vampiri che aveva trucidato, Per un atimo gli si bloccò il respiro, deglutì a fatica ricacciandosi dentro i tormenti e i sensi di colpa che stavano riaffiorando; come anche Herrietta gli aveva detto, doveva pensare a riparare ai suoi errori invece di tormentarsi inutilmente e così avrebbe fatto, non sapeva ancora come ma ci sarebbe riuscito.
Strinse i pugni con forza, si rendeva conto che ora sarebbe stato veramente solo, in un mondo che non concedeva errori e che i pericoli sarebero apparsi dietro ogni angolo.
Questa coscienza gli risvegliò dentro, il bisogno di diventare più maturo e forte. Portò la mano al ciondolo che teneva accuratametne sotto la camicia, l'unico ricordo della stirpe a cui apparteneva. Chiuse gli occhi e li riaprì ricordando l'aspetto forte di Bernard e decidendo mentalmente di seguire il suo esempio.
Confortato staccò la mano dal petto accorgendosi improvvisamente di quanto fosse noioso aspettare. Un botto improvviso e uno sbuffo esasperato lo fecero sussultare, si girò di scatto notando seduto al suo fianco un giovane di qualche anno più vecchio , con capelli neri e una cicatrice in mezzo al volto.
Lo fissò sorpreso e questi ricambiò lo sguardo distrattamente. Improvvisamente, un irrazzionale tensione lo aviluppò, gettò un occhiata tentennante allo sconosciuto, il tipo sorrise fissandolo apertamente.
<< Duro aspettare il maledetto treno; non trovi? >>
Leggermente imbarazzato Kain si ritrovò ad annuire. Quella persona lo metteva a disagio, inconsicamente abbassò lo sguardo, l'altro invece scoppiò in una fragorosa risata assestandogli una pacca sulla spalla con forza << su con la vita ragazzo! Non ti mangio mica. Io sono Dryù e diciamo che sono un viaggiatore. >>
Gli tese la mano, stravolto da quell'espansività afferrò la stretta << Mi chiamo Kain piacere! >>
<< piacre mio! Allora, cosa ti porta in viaggi?
Commercio? Oppure affari di natura personale? >> La tensione tornò, con serietà si ritrovò a rispondere << Sto cercando mio padre. >>
L'Espressione di Dryù cambiò, distolse lo sguardo come se la sua mente fosse altrove.
<< dev'essere dura. Immagino sia andato via di casa e.. >>
Un cenno di diniego fu la risposta a quell'ipotesi. Kain rimase alcuni attimi in silenzio poi,
<< non l'ho mai conosciuto, diciamo che sono stato allevato da un altra famiglia >>
Alzando lo sguardo sorrise tristemente. " Suo padre " Lasciò in sospeso quel pensiero troppo doloroso, Dryù diede segno d'aver capito e sorrise a sua volta chiedendo dove si sarebbe diretto.
Un impacciato silenzio cadde fra loro, sospirando Kain abbassò lo sguardo << Non lo so. Mi fermerò alla prima stazione e farò domande. >>
Dryù scoppiò a ridere sguaiatamente, i lineamenti del suo viso si distorsero dall'ilarità. Quando si calmò e guardandolo dritto negli occhi << Senti, perchè non fai un pezzo di viaggio con me Kain? Io, ni sto dirigendo per affari in una località vicina al mare, potremmo chiedere là informazioni su tuo padre, e inoltre mi farebbe piacere avere un po di compagnia in questo noioso viaggio. Che ne dici? >>
Kain accettò, l'idea di avere compagnia gli piaceva ma, al contempo, ne temeva i rischi a causa della sua natura.
Gli occhi di Dryù, fissi su di lui sembravano volergli trapassare l'anima e il giovane distolse lo sguardo quasi,
il suo nuovo amico potesse leggergli nel pensiero. Si ritrovò a contorcersi le mani in silenizo senza sapere cosa dire. Ad un tratto l'altro distolse lo sguardo, Kain si voltò osservandolo.
Aveva un espressione cupa sui tratti severi del volto, sembrava pensarre a qualche problema.
A distrarlo da quell'osservazione fu lo sbuffo del treno in lontanaza, Dryù gli sorrise << Finalmente arriva >>
Sorrise nuovamente, notando, lo sguardo perso di Kain; non gli prestava attenzione totalmente concentrato ad ammirare la sagoma imponente della locomotiva che si stava avvicinando.
I battiti cardiaci accelerarono per l'emozione, in vita sua non aveva mai visto qualcosa di tanto maestoso.
Totalmente rapito osservò il mezzo fermarsi, lo sbuffo di fumo che usciva e le porte che lentamente si aprivano.
La voce del capo stazione riecheggiava, ma lui, non riusciva a sentirla, sarebbe rimasto lì immobile a contemplare il treno in eterno se Dryù non l'avesse risvegliato da quello stato con una pacca sulla schiena.
Lo guardò imbarazzato ma il suo compagno gli passò lo zaino senza farci troppo caso. Iniziò ad avvicinarsi, notando che però l'altro non accennava a muoversi esclamò << Andiamo? >>
Kain annuì seguendolo meccanicamente e continuando a fissare il mezzo quasi potesse sparire da un minuto all'altro.
Entrare dentro gli diede la sensazione di avventurarsi in un altro mondo. Le poltroncine erano in legno, foderate con uno strato di pelle imbottita; non c'erano scomparti e le pareti erano spolie con dei suffissi per i bagagli, il tutto era di una semplicità incredibile ma gli sembrava di una bellezza abbagliante.
Si guardò attorno ammalliato da ciò che vedeva, guardò Dryù, che sorrise facendogli cenno di sedersi. Poco dopo il treno partì dirigendosi verso la sua meta Anchorage.
Il percorso che li attendeva era lungo e pieno di deviazioni, il treno era l'unico mezzo che collegava le zone della parte interna dell'Alaska dove scorre il fiume Yukon.
Costruire la ferrovia era stata un idea dei Vampiri che dopo il grande conflitto, avevano intuito il bisogno di un mezzo di collegamento tra le zone impervie del paese.
Quella era un opera monumentale che aveva richiesto sangue e fatica. Circa 70 anni erano stati impiegati per costruire la ferrovia, valutando con cura tutti i prò e i contro e tutte le complicazioni derivate da quell'ambiente mutevole, il risultato però ripagava ampiamente gli sforzi compiuti.
Era un opera d'arte che sarebbe rimasta negli annali di storia. Qualcosa, che la gente guardava con riverenza e soggezzione.
Ricordare quella storia che padre Bernard gli aveva raccontato più e più volte quando era bambino, gli procurò un misto di emozioni indecifrabili.
Quante volte aveva sognato quell'impresa, immaginandola come una magica avventura compiuta da uomini sovraumani.Strinse il pugno Ora però si rendeva pienamente conto quanto sacrificiio e quale fatica era costata quell'incredibile struttura, vederla di persona stava aprendo la sua mente ad una realtà terribile e allo stesso tempo incredibile.
Alzò lo sguardo ammirando il panorama che lentamente cambiava, lasciando posto all'ampia tundra e al suo spettacolo di verde desolazione.
Deglutì incapace di pronunciare parola, non riusciva ancora a capacitarsi di stare viaggiando a bordo del treno. Guardando quel paesaggio rifletteva, domandandosi cosa avevano provato quelle persone mentre compievano quest'enorme fatica incuranti delle condizioni di lavoro disagiate.
Dryù lo osservava, era piacevole vedere l'innocenza di quel ragazzo; così differente dal suo solito stile di vita. Si incupì. Se solo il mondo fosse....
Scuotendo la testa archiviò quel pensiero che avrebbe messo in pericolo la sua identità e la sua missione. Per ora sarebbe semplicemente stato l'accompagnatore di Kain. Riemerse dai suoi pensieri sentendosi chiamare.
<< Allora com'è Anchorage? Prima mentre salivamo hai accennato che l'ultima tappa del treno è lì >> Per un attimo Dyù rimase senza parole, aveva appena sussurrato tra se stesso la tappa ultima del viaggio ma Kain l'aveva udito. Si grattò la nuca leggermente perplesso.
<< beh è una grande cittadina sul mare. Da lì partono i commerci via oceano con l'estero ed è il fulcro del mercato nazionale. Ci si trova un vero e proprio mercato di scambio. Fu totalmente distrutta durante il grande conflitto ma i sopravvissuti la ricostruirono. Dato che i mezzi erano pochi, non sono riusciti a ridarle l'antico splendore, però rimane ugualmente una bella città e la pianta urbanistica è stata ricreata quasi interamente ricalcando i resti della precedente. E' un luogo unico. >>
Kain ascoltò in silenzio le parole dell'amico, si accomodò meglio sulla poltrona iniziando a riflettere. Se era una grande città sicuramente vi risiedevano nobili e quei nobili avrebbero potuto condurlo da suo padre. Anzi era alta la probabilità che fossero suoi parenti e che quindi lo aiutassero.
Dryù rimase a fissarlo. Chiuso nei suoi pensieri il suo nuovo compagno di viaggio aveva un espressione veramente buffa. Osservandolo attentamente notò per la prima volta la sua carnagione pallida che contrastava nettamente con l'azzurro degli occhi.
Per un momento s'incupì, quel colore di pelle così caratteristico apparteneva solo ad una razza...eppure, Kain sembrava una persona comune. Si rilassò nuovamente, doveva essersi sbagliato; non era possibile. Nel frattempo Kain era tornato a fissare il paesaggio, sembrava che i suoi pensieri lo opprimessero. Ad un tratto sospirò malinconico.
<< A quest'ora sarei nei boschi a raccogliere legna. >>
<< Raccogliere legna? >>
<< era il mio compito al villaggio. Procuravo legna per accendere i focolari la sera e in cambio venivo pagato con frutta e verdura. >>
<< Ben strano lavoro >>
<< non direi Dryù; era il mio modo di aiutare il villaggio >>
Un espressione triste gli si dipinse sul viso, si guardò la mano e tutti i ricordi riemersero vividi e dolorosi. Una sola manciata d'ore erano bastate a stravolgere completamente la sua vita.
Un attimo, un frammento di tempo in cui aveva perso tutto aprendogli una porta che l'aveva costretto a dirigersi verso posti nuovi e sconosciuti.
Deglutì e Dryù gli posò una mano sulla spalla << Tutto bene? >>
Senza riuscire a parlare, Kain annuì. Strinse il pugno, doveva pensare al presente per riuscire a capire e affrontare la realtà che la vita gli avrebbe messo di fronte.
Si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi. Si sentiva stanco e scosso, l'euforia del viaggio in treno era scomparsa lasciando solo l'imminente realtà.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Giochiamo a Carte Scoperte ***



Rieccomi qui dopo tanto tempo, davvero tantissimo. Questo capitolo lo pubblicai nel 2011 sul mio personal forum.
Periodaccio, in cui mi sentivo davvero delusa di me stessa e del fatto di non avere il talento per scrivere.
E passato tanto, ho raccolto i pezzi e mi son detta "Al diavolo, amo scrivere che mi frega del resto! Imparo piano piano, infondo lo studio della scrittura mi piace e scrivere ancora di più!"
Ho puntato tutto quindi al deciso tentativo di migliorare e poter fornire al lettore un buon prodotto.
Quindi lentamente mi son anche decisa a riprender ein mano questo povero acount e a riprendere le pubblicazioni.
Cercherò did armi sempre più da fare per postarvi buoni prodotti.
Eccovi quindi il Capitolo 4 di Revolution, e perdonate gli errori ma ora proprio non ho il tempo di controllare. Sono oberata di impegni. Buona lettura a Tutti
P.S Il capitolo 5 è in revisione riscrittura appena pronto inziio il ricopiaggio



Quando aprì gli occhi era già tramontato il sole.
Dryù leggeva tranquillamente. Notando che si muoveva si voltò sorridendo.
<< Ben svegliato bella addormentata; sai che hai dormito per quasi dodici ore!>>
Kain lo fissò alcuni secondi sbattendo le palpebre, poi si riprese e sul suo volto apparve un espressione prima stupita, poi imbarazzata.
<< Scusami è che gli ultimi due giorni sono stati, come posso dire; piuttosto pesanti.>>
Distolse lo sguardo cercando di nascondere il mutamento di espressione che avveniva nel suo viso, con scarso successo però, dato che Dryù rimase qualche minuto in silenzio ad osservarlo.
Sospirò, voltandosi anche lui ad osservare l’oscurità fuori dal finestrino.
<< Tra poco ci fermeremo nella prima tappa prevista dal treno…>> Attese qualche attimo in silenzio poi riprese.
<< E uno dei piccoli villaggi senza nome; quando scendiamo fai attenzione è pieno di erranti .>>
Kain annuì senza guardarlo, perso nei propri pensieri. Dryù sospirò di nuovo mentre si sedeva; lo osservò a lungo notandone i mutamenti espressivi e gesti inconsci; rivelavano che pensava a qualcosa.
Questo e le parole accennate poco prima erano la conferma al piccolo dubbio che per tutta la giornata aveva tentato di scacciare dalla sua mente.
Kain stava nascondendo qualcosa e questo non gli piaceva per niente.
La sua espressione s’incupì , era meglio scoprirlo il prima possibile, non poteva permettersi di accodarsi rischi inutili che avrebbero potuto metterlo in pericolo o peggio; mandare a monte tutto quello per cui aveva lavorato fino a quel momento.
Osservò nuovamente il volto del giovane. Sembrava così distante e allo stesso tempo estremamente triste; ad un tratto lo guardò:
<< Ci stiamo fermando. C’è una lanterna laggiù in fondo.>>
Dryù si alzò annuendo e prendendo i bagagli. Kain assunse un espressione perplessa , prevedendo la sua domanda:
<< Scendiamo a trovare una locanda, tanto il treno non riparte fino a domani mattina. >>
Kain annui seguendo il suo esempio. In silenzio scesero dalla locomotiva confondendosi tra il flusso di persone che affollavano la stazione.
Osservandosi attorno Kain non potè fare a meno di notare le figure ciondolanti vestite di stracci che camminavano fra la gente.
Per un istante deglutì sentendo la paura, ma un flashback improvviso gli rammentò chi era.
Si guardò la mano e il ricordo nuovamente lo assalì, strinse il pugno accelerando il passo.
Dryù camminava con espressione truce; quando Kain gli si affiancò, non potè fare a meno di notare la sua espressione e leggervi una marea di emozioni contrastanti. Nel suo cuore si rafforzò la decisione di farsi raccontare tutta la verità.
Proseguirono per un po’ lungo i vicoli in silenzio ognuno immerso nei propri pensieri poi furono costretti a fermarsi.
A pochi metri di distanza una pila di cadaveri era ammucchiata in mezzo alla strada. Il sangue colava ancora dai loro corpi e gli erranti li circondavano camminando in circolo.
Alcuni stavano seduti in terra con i canini infilati in pezzi di corpi e succhiavano i liquidi avidamente. Per un attimo Kain ebbe voglia di vomitare ma, la rabbia e il disprezzo bloccarono questo impulso del tutto naturale.
Sentì Dryù afferrarlo per il polso; con uno scatto violento lo trascinò via da li a tutta velocità, infilandosi in un vicolo buio.
Nella penombra, l’espressione del suo viso, sembrava una maschera grottesca carica di furia e desiderio omicida. Kain capì immediatamente i suoi sentimenti perché li provava anche lui; solo che nel suo caso era diverso. Ora non poteva più solo, limitarsi ad odiarli.
Alzò lo sguardo al cielo sentendo come una fitta dentro, tirò un sospiro e tornò a guardare l‘amico.
Dryù nel frattempo si era leggermente sporto dal vicolo; dopo una rapida occhiata tornò indietro.
<< Siamo circondati. Dobbiamo trovare la maniera di andarcene da qui>> Riflettè qualche minuto poi lo guardò con espressione decisa.
<< Ho un piano quindi prestami la massima attenzione.>>
Kain lo guardò e una morsa gelida gli attanagliò lo stomaco. Deglutì non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso. Annuì e Dryù fece un mezzo sorriso.
<< Ascolta. Usciremo da qui insieme; con molta probabilità appena ci noteranno ci si avventeranno contro… Non dovrai spaventarti; non cerchiamo battaglia, il piano consisterà nel far disperdere totalmente quel gruppo di erranti.
Insieme sono una forza terribile dato che pressappoco sono simili a bestie prive di ragione ma, se distratti e separati; si disperdono facilmente e perdono interesse per la preda concentrandosi su altre più facili da abbordare.
Pensa a correre senza voltarti e scegli un percorso che ti riporti alla stazione, io farò lo stesso; a questo punto è più sicuro passare la notte sul treno. >>
Lo osservò a lungo notando il chiaro flusso di pensieri che ne tormentavano la mente, gli posò una mano sulla spalla.
<< Andiamo! >>
Uscirono di scatto fermandosi in mezzo alla via. Per un attimo sembrò che il tempo si fermasse poi nello scorrere di un battito di ciglia, iniziarono a correre all’impazzata inseguiti da un orda di folli assetati di sangue.
Ad un tratto Dryù alzò la mano in segno di saluto e deviò gettandosi in una via laterale. Immediatamente lo sciame si divise e Kain si ritrovò solo a correre. Mentre percorreva a perdifiato i vicoli senza neppure sapere dove fosse diretto, il suo cervello ragionava freneticamente.
Una marea di sentimenti si sovrapponeva ai pensieri; fra tutti, alcune domande riecheggiavano nella sua mente.
“Come erano nati gli erranti? E, perché?”
Le parole di padre Bernard riecheggiavano nei suoi ricordi come macigni. Capire, doveva capire per poter aiutare. Ma come fare?
Ora la sua vita era in pericolo, sentiva il cuore battergli all’impazzata eppure, al contempo; riusciva a rendersi conto che sicuramente c’era una ragione per cui quegli esseri; quei vampiri, si comportavano in quella maniera.
Strinse il pugno ansimando pesantemente. Il cuore sembrava volergli esplodere in petto. “Era questo che provavano gli uomini quando erano preda dei vampiri? Ma i vampiri cosa provavano all’idea di uccidere?”
Da quel che aveva visto recentemente, a loro non importava nulla della vita degli esseri umani. “Come agire? Come comportarsi?”
Paura, dolore, rimpianto per ciò che non era riuscito a fare, provava tutto questo eppure, dato che era un vampiro era immortale no? Allora perché provava quelle sensazioni?
“ Se togliamo tutte le divergenze, infondo restiamo solo esseri umani.” Quel pensiero; quella frase che proveniva dalle labbra della madre che non aveva mai conosciuto furono come un fulmine a ciel sereno. Si bloccò di colpo con l’orda che si avvicinava minacciosamente.
Rimase così per un attimo, poi si voltò di scatto ergendosi in tutta la sua statura.
<< Perché vi comportate così? Infondo siete esseri umani. >>
Per un secondo fu come se con quelle parole riacquistassero la ragione; ma quello che lesse sui loro volti non fu altro che dolore, rimpianto e rabbia; poi le loro menti tornarono all’oblio e si avventarono su di lui.
Una forza incredibile lo spinse a terra mentre sentiva l’alito di una di quelle creature sul volto e sul collo. La paura prese il sopravvento e con essa la rabbia.
Mollò un pugno a quel vampiro scaraventandolo lontano da se. Digrignò i denti mostrando le zanne e gli occhi dai riflessi color del ghiaccio: li fissò mezzo secondo poi riprese a correre colpendo quelli che tentavano di afferrarlo.
Rabbia e impotenza ecco ciò che avvertiva oltre alla paura. Non poteva fare nulla; solo scappare.
Aiutare , comprendere, quelle parole gli rimbombavano in mente; quanto avrebbe desiderato avere al suo fianco padre Bernard perché gli fornisse sostegno e spiegazione.
Svoltò in un vicolo nascondendosi dietro alcune botti ansimante. “Per quanto aveva corso?” Da un po’ sentiva solo silenzio, “Che i suoi inseguitori si fossero dispersi?”
Deglutendo si sforzò di alzarsi e controllare. La via era vuota e poco distante di vedevano solo campi aperti e alcuni alberi.
Non riuscendo a formulare un pensiero si risedette a terra a testa china. Il petto gli bruciava e si sentiva esausto. Respirò ed espirò profondamente, fino a che il cuore non si calmò. Dopo alcuni minuti che gli sembrarono una vita, si alzò e si guardò attorno, iniziando a camminare.
Arrivato in una piazza vide una donna dai vestiti laceri e lo sguardo folle. Un errante.
Lo guardò per un attimo poi con voce mielosa esordì.
<< E tutto ordinato non trovi? E così bello l’ordine. >>
Kain inarcò il sopracciglio e lei fece un ampio sorriso, facendo ondeggiare la massa di capelli rossi.
<< Prima c’erano tanti minuscoli uomini. Esseri umani derelitti che sporcavano la zona, ma io ho reso tutto pulito, bello e ordinato non trovi? Adesso, è rimasta solo lei… Sarà la mia cena, me la gusterò poco prima dell’alba. >>
La bambina visibilmente terrorizzata se ne stava rannicchiata in un angolo mentre la vampira le carezzava il capo distrattamente gustandosi l’idea del momento in cui le avrebbe azzannato il collo.
Aveva più o meno 4 anni; era ancora agli inizi della vita eppure stava già provando il terrore della morte.
Kain sentì montare dentro di se una furia pazzesca. La pila di cadaveri visti in quel vicolo, quel volto su cui la follia si mostrava attraverso quel sorriso compiaciuto ed esultante; la disperazione e la rassegnazione di quella bambina.
Strinse in pugni sentendo lentamente scricchiolare le nocche.
Comprendere. Aiutare. “Gli uomini; Gli Erranti; I Vampiri…Chi aveva veramente bisogno di aiuto? Chi!?”
Alzò lo sguardo alla donna rivelando le zanne color dell’avorio e la fissò a lungo con il suo sguardo di ghiaccio. I tremiti d’ira piano, piano; rallentarono fino a fermarsi completamente.
Le parole di padre Bernard sull’aiutare non si riferivano unicamente agli esseri umani ma a tutti.
Non era una divinità; ma quel poco che poteva fare per il prossimo l’avrebbe fatto. Sua madre, Herrietta; Padre Bernard avevano compreso una realtà che superava la comune ottica della vita. Avevano visto che nonostante le differenze bisogna comunicare. Strinse nuovamente il pugno e si diresse a passo deciso verso la donna, fermandosi a poca distanza da lei.
<< Lascia quella bambina. >>
Nella sua voce non trapelava traccia di richiesta. Era un ordine perentorio.
I suoi occhi si fissarono su quelli di lei non mostrando incertezza o indecisione.
Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni attimi, staccando la mano dal capo della piccina lei si alzò avvicinandosi, sfiorandogli il volto.
<< Un nobile. Un sangue puro. Perché? Vuoi nutrirti di lei? Vuoi, togliere il pasto ad un essere reietto? >>
Staccò quella mano da se con delicatezza, facendo gesto di diniego con la testa.
<< E ora di smetterla con questa follia. Tutti abbiamo il diritto di vivere. >>
Per alcuni attimi lei lo guardò incredula poi si allontanò scoppiando a ridere fragorosamente.
<< Diritto di vivere? Hai detto Diritto di Vivere? Siamo Vampiri! Ci nutriamo di sangue! Sangue! Tu che sei un nobile come puoi formulare un pensiero come questo?! >>
Sul suo volto si leggeva rabbia e disperazione distorte dalla follia. Urlava come un isterica mentre continuava a ridere tra le parole. Lo afferrò.
<< Rispondi! Come puoi dire certe assurdità? >>
Quel gesto non lo turbò, riusciva in parte a capire cosa stava provando.
<< Come posso dirle? Semplicemente perché credo che tutti abbiamo diritto alla serenità e ad una vita decente. Semplicemente… Perchè, penso che tutti siamo vivi. Pensaci. Nonostante le diversità, tutti siamo esseri umani. >>
La guardò con calma, forte delle sue convinzioni. Per alcuni secondi una quiete irreale calò sullo spiazzo poi lei staccò la mano. Arretrò voltandosi e iniziando a tremare.
<< E… Essere umano? Mi hai chiamato essere umano? Io non sono un essere umano! Sono un mostro! >>
Il colpo arrivò ad una velocità pazzesca. Kain fu colto alla sprovvista, sentì unicamente l’urto del pugno sul suo viso e la caduta a terra.
Non ebbe tempo di riprendersi che lei gli fu sopra tempestandolo di colpi con una violenza inaudita.
<< Umana. Hai detto essere umano? Ma tu che ne sai di cosa significhi essere umani! Noi non siamo più esseri umani! Non siamo Vampiri! Solo il sangue, la sete di sangue! Siamo dei mostri! Nient’altro che mostri!
Come puoi definirci esseri umani! Non prendermi in giro! Non prendere in giro qualcuno che umano lo è stato davvero! >>
Kain sgranò gli occhi in preda allo shock. Ora capiva…. La reticenza delle persone a parlare degli erranti, la fretta nel cremare i cadaveri di coloro che erano stati uccisi dai sangue puro…
Un groppo alla gola lo assalì. “Perché il suo vero padre permetteva tutto questo. Perché?”
Le lacrime minacciarono di salirgli agli occhi ma non uscirono. Guardò la donna con un espressione di impotenza distogliendo lo sguardo.
<< Scusa non lo sapevo. Non sapevo che gli erranti un tempo erano umani. >> Strinse il pugno tornando a fissarla.
<< Però il fatto che ne gli umani né i vampiri tengano alcun conto di voi vi autorizza a compiere stragi indiscriminate e ad impazzire. Avete perso tutto, allora costruitevi una nuova vita! Alla faccia dei sangue puro! Alla faccia degli umani! Riprendetevi quella dignità che vi spetta di diritto. >>
Le afferrò il polso ma lei aveva già smesso di colpire. Lo fissava ammutolita senza riuscire a dire una parola.
La bambina incapace di muoversi per la paura era rimasta a fissare l’intera scena. A quell’immobilità si alzò in piedi andando a nascondersi dietro la fontana. Si sentiva incuriosita ma aveva il terrore avvicinarsi.
Quella donna le faceva paura. La terrorizzava completamente. Aveva pensato di scappare, di fuggire lontano quando lei si era allontanata ma, la paura e aveva impedito di muoversi.
Ora valutava se era meglio fuggire a gambe levate oppure restare a vedere cosa succedeva fino alla fine.
Sentì una mano sulla calotta, si voltò con uno scatto sussultando ma una figura le fece segno di fare silenzio.
La scena era immobile, Kain fissava la donna che stava a testa china. Passarono lunghi momenti, ad un tratto lei alzò lo sguardo; Piangeva.
<< Perché? Pietà. Perché mostri una simile pietà verso… >>
Non finì la frase che un paletto accuminato le perforò il cuore. Un urlo agghiacciante ruppe la quiete di quell’oasi silenziosa. Kain sussultò.
Il corpo della donna rantolava e il sangue usciva copiosamente. Un nuovo sussulto lo scosse alla vista di tutto quel sangue, afferrò il corpo che ricadeva all’indietro stringendolo a se e adagiandolo con delicatezza a terra.
Le strinse la mano, sentendo i rantolìì e gli spasmi in cerca di aria. Deglutendo si ritrovò a sussurrarle parole di incoraggiamento mentre dentro di se sentiva il groppo in gola.
Chiuse gli occhi pregando con tutto se stesso. Desiderava fare qualcosa per aiutarla, per salvarla ma non sapeva cosa. La rabbia e la disperazione crescevano di pari passo dentro di lui, avvertiva un urgenza impellente ma non poteva fare nulla; stava morendo.
Un singhiozzo lo assalì mentre un profondo tormento lo dilaniava dal’interno. Aprì gli occhi di scatto quando, sentì un tocco gelido sulla guancia. Sorrideva. Lei lo guardò sorridendo grata di quella pietà che da tanto tempo non riceveva.
Chiuse lentamente gli occhi spirando prima che lui riuscisse a proferire parola. Lasciò andare quella mano voltandosi verso l’oscurità nella direzione da cui proveniva il dardo.
Si alzò di scatto; gli occhi lampeggiavano scrutando il buio. Riuscì a vedere solo un lampo prima che una fitta di dolore lo soprafece facendolo inginocchiare a terra.
Toccò l’oggetto che gli si era conficcato nella spalla e staccò la mano notando che era sporca di sangue.
Ansimando si guardò intorno alla ricerca del suo assalitore mentre lentamente la rabbia lasciava il posto al panico. Sgranò gli occhi quando da dietro la fontana uscì Dryù armato.
Sui lineamenti del suo volto si leggeva odio e una cieca determinazione.
Aveva gli abiti chiazzati di sangue e lo osservava. Fece per alzarsi e rivolgersi all’amico ma un altro dardo gli venne scagliato addosso colpendolo alla gamba.
La parola gli morì in gola mentre la sua mente veniva innondata da una nuova fitta di paura.
Lentamente Dryù si avvicinò, abbassò la balestra e sussurrò.
<< Cosa sei tu? >>
Kain lo guardò supplicante. Non riusciva a parlare e tremava. Si fissarono alcuni secondi.
Grugnendo Dryù scaraventò a terra la balestra afferrandolo per la collottola.
<< Ti ho fatto una domanda! Cosa sei tu? >>
Rabbia, in quel momento provava una gran rabbia. Aveva seguito Kain fin dal principio.
Non gli ci era voluto molto ad eliminare quella feccia errante e aveva scoperto la verità. Era infuriato con se stesso per essersi lasciato ingannare; con Kain per quello che era, al contempo però era anche confuso.
Quel “Vampiro” rappresentava qualcosa di anomalo. Viveva di giorno, si nutriva di frutta e verdura. Tutto ciò era assurdo!
Afferrò il dardo conficcato nella gamba e lo strappò con violenza.
<< Rispondi! >>
Stava urlando. Lui che era sempre stato un tipo calmo e impassibile ora stava urlando. Un nuovo moto di rabbia lo assalì mentre estraeva il dardo che lui stesso aveva scagliato.
Sentì il corpo di Kain sussultare e vide le lacrime che affioravano sul suo volto. Si avvicinò a pochi centimetri da lui.
<< Rispondi. Dimmi chi sei? >>
<< Dryù perché? >>
Con voce strozzata Kain pronunciò la domanda, era confuso, aveva paura e non sapeva che fare.
Dryù lo fissò gelido. Dentro sentiva una serie di emozioni contrastanti che andavano dall’odio più intenso alla pietà e rimorso.
Digrignò i denti sentendo un nuovo impeto di rabbia. Come poteva un vampiro generare in lui tutte quelle emozioni?
Afferrò il dardo alla spalla e lo estrasse con più violenza del suo predecessore. Nuovamente Kain sussultò urlando e scoppiando a singhiozzare apertamente.
<< Fa silenzio e rispondimi! >>
Dryù si sentiva al limite della sopportazione, strinse la presa e gli diede un pugno in volto, ricevette in risposta uno sguardo atonito che lo colpì come uno stiletto di ghiaccio.
Kain rimase in silenzio alcuni attimi continuando a singhiozzare.
<< Un vampiro Bianco… Sono un Vampiro Bianco. >>
La sua voce risultò fievole rotta dai sighiozzi ma comprensibile. Dryù lasciò la presa sgranando gli occhi. Deglutì.
“Quel tipo non era soggetto alla legge del patto di sangue?”
Era una menzogna. Non poteva essere vero! Quel pensiero riaffermò le sue convinzioni; mentiva! E ne avrebbe avuto la conferma con una nuova domanda.
<< Chi è tuo padre? Chi ti ha dato questa natura? >>
L’altro sgranò gli occhi distogliendo lo sguardo.
<< Rispondi dannazione! >>
Kain tentennava e Dryù avvertì in quel tentennamento i sentimenti contrastanti che lo dilaniavano.
Nuovi attimi di silenzio trascorsero lenti come macigni, infine nuove lacrime affiorarono sul volto di Kain.
<< Non so perché sono così! Mio padre è… >> Per un attimo si bloccò poi a mezze parole proseguì <>
Per un attimo il gelo si impadronì di lui. Dryù si ritrovò a scuotere la testa incredulo. Allentò la presa ma lo riafferrò subito con violenza inaudita. Solo in quell’attimo notò il ciondolo al suo collo. Dunque, era tutto vero. “Il figlio perduto della stirpe dei Vlad” Un Vampiro Bianco.
Tentennò alcuni secondi indeciso, infine si morse il labbro. Lo fissò alcuni attimi poi allentò la presa, rinsaldandola dopo pochi secondi, lo guardò deciso ed estrasse il pugnale a stiletto dal suo stivale.
Incise a fondo sulla spalla sinistra una croce. Le urla di Kain squarciarono il silenzio mentre il suo corpo tremava sotto quella tortura.
Alla fine svenne tra le braccia di Dryù che si morse il labbro nuovamente.
Lo guardò alcuni attimi, sembrava un bambino indifeso. Faceva davvero la cosa giusta?
Per un attimo il dubbio si insinuò in lui rodendogli l’animo, lo ricacciò indietro. Odiava i vampiri con tutto se stesso eppure sentiva che Kain doveva sopravvivere.
Se lo caricò in spalla iniziando ad allontanarsi, dopo pochi passi si fermò, guardò la bambina e gli fece cenno di seguirlo.
Qualche ora dopo Kain si svegliò in una casa. Sentiva il corpo dolorante ed era disteso in un letto sconosciuto, si guardò attorno cercando di alzarsi ma una fitta lo riportò agli ultimi avvenimenti.
Deglutì trovandosi faccia a faccia con lo sguardo truce di Dryù. Sussultò arretrando.
Per un attimo l’altro chiuse gli occhi sospirando, quando gli riaprì lo fissò con decisione.
<< Ora giochiamo a carte scoperte. >>

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=180396