Mattia

di Forever_Never
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life. ***
Capitolo 2: *** After ***
Capitolo 3: *** Coming. ***
Capitolo 4: *** Welcome ***
Capitolo 5: *** Biology ***
Capitolo 6: *** Transparent ***
Capitolo 7: *** Alice ***
Capitolo 8: *** Please don't stop the rain ***
Capitolo 9: *** Caroline ***
Capitolo 10: *** Danger ***
Capitolo 11: *** Hap ***
Capitolo 12: *** Seduction ***
Capitolo 13: *** Recurrence ***
Capitolo 14: *** Alternative Prom ***
Capitolo 15: *** Confusion ***
Capitolo 16: *** Improvement ***
Capitolo 17: *** Empty ***
Capitolo 18: *** Quiet ***



Capitolo 1
*** Life. ***


Sono le quattro del mattino e da circa un’ora fisso il soffitto bianco della mia camera. Ormai sono otto notti consecutive che mi sveglio e tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto odio la mia vita. So che sono fortunata rispetto ad altre persone che non hanno neppure da mangiare, ma quando tutto va male non riesci ad esser grata per qualcosa. E così tutte le notti rimango immobile a fissare il soffitto. Tutte le notti sempre la stessa storia, ma ormai non riesco neppure più a piangere, e come se le lacrime mi avessero lasciato, ho solo una voragine incolmabile dentro. Dipenderà dal fatto che sono incondizionatamente sola? O forse perché come persona faccio schifo. Be' l'una comprende l'altra.                                                                                                                          
Ma procediamo con ordine. Tutto è incominciato l’anno scorso, e da allora nulla è andato come avrebbe dovuto. Meno di un anno fa, in una cupa giornata di Novembre, mentre uscivo da scuola con lo zaino in spalla e un paio di libri in mano, affianco a me la mia migliore amica, Mya, d’un tratto si fermo nel bel mezzo del corridoio, non feci neppure in tempo a voltarmi che lei cadde a terra svenuta, sbraitai cercando di attirare l’attenzione di qualcuno, solo dopo due minuti, che a me parvero un’eternità, la signorina  Nixon accorse. Non ricordo che successe poi, ricordo la gente intorno a Mya, ricordo le mie lacrime che cadevano sul pavimento, ricordo l’ambulanza, ma ciò che non potrò mai dimenticare è la faccia della mia amica. Aveva gli occhi chiusi e con la bocca formava un piccolo sorrisetto, ma probabilmente era solo una mia sensazione. Quella notte non riuscì a dormire, ero preoccupata e agitata, continuavano a ripetermi che era un calo di zuccheri, una cosa normale nelle ragazze della nostra età, riuscì quasi a convincermi. Il giorno seguente andai all’ospedale, i genitori della mia amica erano nella sala d’aspetto con due enormi occhiaie, ma non erano gli unici, anche io non scherzavo. Chiesi informazioni, ma nessuno rispose, così in un attimo tutte le mie convinzioni della notte precedente svanirono. Non chiedevo molto volevo solo sapere come stava la mia amica. Avrei voluto urlare, sbattere i piedi per terra come i bambini, ma tutto quello che riuscì a fare fu singhiozzare. La madre di Mya mi accolse sotto la sua ala protettiva. Non ricordo per quanto tempo mi abbracciò, ma ricordo che mentre ero tra le braccia di quella donna pensai: “Questo non significa niente di buono”. E infatti non sbagliavo, poco dopo arrivò la risposta alla mia domanda. Sciolta da quell’abbraccio sua madre con le lacrime agli occhi mi disse:-Le hanno fatto degli esami del sangue e…-si interrupe per asciugarsi le lacrime-le hanno diagnosticato la leucemia.                                                      
La madre di Mya continuò a parlare, ma non la stetti ad ascoltare. A quelle parole il mio mondo era crollato. Restai in ospedale tutto il giorno con la speranza che me la facessero vedere, ma non ci fu modo. Allora la sera quando tornai a casa feci le mie ricerche riguardo la leucemia. Purtroppo non scoprì nulla di buono. Beh quello che cercavo io era una pozione magica che facesse guarire la mia amica.
I giorni seguirono, ormai dopo la scuola invece di tornare a casa, andavo dalla mia amica in ospedale, le raccontavo gli ultimi pettegolezzi, mi aiutava a fare i compiti e cercavo di non piangere almeno non di fronte a lei. Poi a causa della chemio iniziò a perdere i capelli, i suoi lunghi capelli biondi. Ma nonostante tutto era sorridente e sempre di buon umore. Non ricordo mai una volta che varcai la porta della sua stanza e la vidi triste o con le lacrime agli occhi. Mya era così. Nulla la abbatteva. Era una quercia. Poi in un pomeriggio di inizio Marzo mentre gli parlavo dei nuovi accaduti a scuola lei mi disse:
-Ho paura.                                                                                                                                                                
Rimanemmo in silenzio per un po’, non sapevo proprio che dirle, non potevo scoppiare a piangere, dovevo essere forte anche per lei. Non riuscivo neppure  a confortarla, come potevo? Io ero la prima ad avere paura. Fu lei a interrompere quell’imbarazzante silenzio:
-Ho paura che un giorno riguardando le foto del tuo matrimonio, le foto dei compleanni dei tuoi bambini io non ci sarò.                                                                                                                    
In quel momento non riuscii proprio a trattenere le lacrime. Volevo dirle qualcosa, volevo rassicurarla, ma non ci riuscii.                                                                                                                                                                                             
 –Sai, non ho paura di andarmene. Ho solo paura che la vita delle persone a cui voglio bene continui senza di me, e non riesco a rassegnarmi, non riesco a credere che qualcuno si possa dimenticare di me.                                             
–Nessuno si dimenticherà di te. Nessuno. E tanto meno io. Non dimenticherò mai la bambina dalle lunghe trecce bionde. Non dimenticherò mai la ragazzetta con quei assurdi vestitini e non dimenticherò mai quella ragazza che nei momenti in cui stavo male mi veniva a consolare. Non potrò mai dimenticarla. E sai perché? Perché quella ragazza farà parte della mia vita per molto molto tempo.                                                                               Forse in quel momento non sono stata una grande amica, forse avrei solo dovuto piangere in silenzio con lei, forse non avrei dovuto dirle delle bugie. Ma in quel momento mi sembrava l’unica cosa giusta da fare. Dovevo darle coraggio. Non parlammo più di tutta questa faccenda. Trascorrevamo i pomeriggi normalmente come se ne avessimo a disposizione quanti ne volevamo. Tornavo a casa come se nulla fosse, poi però la notte le lacrime non smettevano di scendere, bagnavo le lenzuola, il cuscino e mi sentivo una merda. La mia amica giorno dopo giorno se ne stava andando e io non potevo far niente se non star a guardare. Poi arrivò il giorno in cui le non riuscì più a star seduta, e i suoi occhi pian piano si spensero. Continuavo ad andarla a trovare, nonostante i medici mi dicessero che dovesse riposare, io dovevo starle accanto come se la mia presenza potesse darle forza, ma in realtà era il contrario. Era a me che serviva la sua presenza. Mi serviva il suo sorriso per portare avanti la giornata. Mi serviva la sua voce per tranquillizzarmi. Ma anche essa divenne debole, Mya era continuamente affannata e ormai erano poche le parole che riusciva a pronunciare pur facendo sforzi enormi. Poi dopo quattro mesi da quella giornata di fine Novembre, arrivò il giorno in cui salutami per sempre la mia amica. Avevamo trascorso un pomeriggio tranquillo, le avevo raccontato che la signorina Nixon e il signor Collins si stavano frequentando, lei aveva accennato un sorriso e sapevo che se fosse stata la Mya di sempre quel sorrisetto sarebbe stata una rumorosa risata. Avevo fatto un po’ di compiti e poi l’avevo salutata. Il sole di Marzo filtrava dalle finestre e illuminava il suo viso pallido, mi aveva sorriso, e non potrò mai dimenticare quel sorriso. Era il sorriso che mi faceva quando combinava qualcosa e non voleva dirmelo, era il sorriso che faceva da bambina quando la faceva franca. Era il suo sorriso. Ricordo che le dissi:
-Ciao, torno domani.                                                                                       
 Quel domani non arrivò, non ci fu. Il giorno dopo quando mi svegliai mia madre era in cucina con i miei fratelli, stava preparando le merende per la scuola, non potevo immaginare cosa fosse successo, non mi passava neppure nell’anticamera del cervello. Mia madre si sedete accanto a me e con un sorriso che solo una madre riesce a fare mi disse:-E’ andata via.                                                                                                                                 
Non ci volevo credere. Non riuscivo a realizzare il fatto che lei non ci fosse più. Era assurdo. Passai tutto il giorno a bagnare il letto. Nessuno mi cercò, nessuno mi venne a consolare, eppure io avevo bisogno di qualcuno con cui sfogarmi. Riflettei tanto il giorno, e pensai cose che i quei quattro mesi non mi vennero mai in mente. Capì che non era giusto morire a sedici anni per una stupida leucemia. Non era giusto. Tutti devono avere la possibilità di vivere una lunga vita. Mya aveva fatto solo la comparsa di un enorme film.  Così mi resi conto che anche io ero una semplice comparsa. E in quel momento decisi che non volevo essere una comparsa. Volevo far qualcosa per qualcuno, volevo essere importante per qualcuno. 
Mya era la mia migliore amica. Tutti provano a descrivere gli amici con frasi fatte, che personalmente trovo anche abbastanza insulse. Io non proverò a descriverla in questo modo, io non la descriverò come si descrive una persona che ormai non c’è più. Io la descriverò così come era. Con i suoi lunghi capelli biondi e la voglia di migliorarsi. Ricordo che quando eravamo piccole io non la sopportavo, era la preferita delle maestre, aveva ottimi voti e portava fastidiosi vestitini a righe. Io ero più la bambina timida che se ne stava in un angolo, ma lei riusciva sempre a trovare il mio nascondiglio, forse era questo il motivo per cui proprio non la digerivo, ma è stato questo il motivo per cui siamo diventate amiche. Lei riusciva a capire le mie fughe dal mondo, forse era l’unica. Crescendo le sue lunghe trecce sparirono lasciando il posto a dei capelli liscissimi, le lentiggini che da bambina le coprivano completamente il viso si dimezzarono, ma non sparirono del tutto. Ma ciò che adoravo erano i suoi occhi azzurri, azzurri come il cielo, tanto chiari che ti ci potevi specchiar dentro. Era una bellissima ragazza, diceva sempre che voleva aiutare gli altri, che voleva trovare uno scopo alla sua vita. Quello che mi fa più rabbia e che non è riuscita a trovarlo.                                                                    
Nei giorni che seguirono la sua morte, i genitori invitarono la nostra famiglia ai funerali, i miei andarono, ma io proprio non riuscivo a capacitarmi del fatto che stessi andando ai funerali della mia migliore amica, così mi venne da rigettare, e finì che andai a letto. Per un paio di giorni feci la stessa cosa: mi svegliavo, andavo a vomitare e tornavo a letto. Poi un giorno mia madre mi venne a svegliare dicendomi che la madre di Mya voleva vedermi, declassai immediatamente l’offerta. Non avevo le forze per andare a trovare i genitori di Mya. Ma mia madre insistette. Così mi arrabbiai con lei, ma non ricordo come alla fine mi trascinò nella villetta dove una volta abitava la mia amica. Sua madre ci venne ad aprire con un sorriso nitido, Mya le assomigliava molto. Ci accomodammo in salotto e io mi scusai per non essermi presentata ai funerali, ma lei mi mise una mano su una spalla e mi disse:
-Oh, non ti preoccupare, so che stai passando.                                          
Quelle parole non potevano che essere vere. Quella donna aveva appena perso sua figlia. Non oso immaginare quanto sia straziante per una madre dire addio alla sua bambina. Con calma prendemmo un the e io a momenti collassavo là, le gambe mi facevano male come se improvvisamente pesassero tonnellate. Poi non ricordo come la mamma di Mya mi porse una lettera. Non la aprì subito anzi ci misi dei giorni. Ogni mattina la osservavo, ma dentro di me non c’era curiosità, dentro me c’era paura. Avevo paura che leggendo quella lettera mi tornassero alla mente tutti i momenti in cui ho visto la mia amica soffrire.   Poi una sera prima di andare a letto, me la trovai davanti, così senza esitare un attimo, apri la busta e la lessi.  
                                                                                                                                                                               
Cara Laila,                                                                                                                                                                      
è da un po’ che cerco di scrivere questa lettera, ma non riesco mai a trovar le parole giuste, sappiamo entrambe che quella brava con le parole sei tu.                                                     
Sai, è una bellissima giornata, il sole splende e i passeri fuori dalla mia finestra cinguettano, tutto sa di vita. Vorrei potermi alzare e godermi questo bel sole, ma purtroppo le gambe non mi reggono più. Ma non mi importa, ormai sono rassegnata. Andrò incontro al mio destino sorridendo. È l’unica cosa che mi resta da fare. Ma tu, hai tutta la vita davanti, hai ancora molti momenti da vivere, lacrime da versare e cazzate da fare, per cui voglio che tu mi prometta una cosa. Voglio che tu non ti nasconda più dietro le tue paure e insicurezze. Non hai bisogno di insicurezze e paure. Sei una persona stupenda, sempre a disposizione di tutti eppure cosa c’è che non va? Te lo dico io: devi imparare a credere in te stessa. Non starò a ripeterti quanto ti voglio bene e quanto sia grata per quello che hai fatto per me, non solo in questi ultimi mesi, ma sin da quando eravamo bambine.                          Spero che tu abbia tutti i momenti che desideri e che meriti. Spero che troverai la persona che ti faccia star bene.                                                                                                                                                                                            
Mi dispiace se ho reso la tua vita più complicata, mi dispiace per un sacco di cose. Ma più di tutto mi dispiace di non aver mai avuto l'occasione di dirti che indipendentemente da cosa accadrà, io ti sarò sempre grata per ogni momento passato insieme e anche se continuo ad annaspare, cercando le parole giuste, quello che volevo dirti davvero era grazie.                                                          P.S. Volevo lasciarti la mia collanina, so che non ti è mai piaciuta, però forse se avrai qualcosa di mio ti sarà più difficile scordarti di me.                                                                                                                                                                     
Con affetto Mya


Prima di scoppiare a piangere ripiegai la lettera con cautela e mi sdraiai nel letto stringendo quell’orrendo ciondolo. Forse solo all’ora mi resi conto che tutto quello che restava di lei era una stupida pecorella tenuta da un filo d’oro.                                                                                                                                                               
L’anno scolastico volgeva a termine. Io di studiare neanche ci pensavo, ma nonostante i miei compiti consegnati in bianco e le interrogazioni a scena muta, i miei voti erano tutti positivi, probabilmente il mio sguardo vuoto metteva ansia i professori fino a regalarmi la sufficienza. I miei compagni mi stavano vicino quanto potevano, ma poi fuori dalle quattro mura scolastiche ognuno aveva la propria vita. Proprio così la vita continuava per tutti. Ma non la mia. La mia andava incontro al baratro più assurdo. È la cosa più frustrante era che nessuno sembrava accorgersene. Neppure la mia famiglia.                                                                                       
Con l’arrivo dell’estate non cambiò nulla, se non il fatto che non dovessi più fingere che andasse tutto bene.  A giugno tutti i miei compagni partirono per campi estivi e campeggi, ma io mi rifiutai nonostante i miei insistettero molto.                                                                                                          
Eh così mi ritrovo a trascorrere le mie giornate estive all’ombra del cipresso nel nostro giardino a fissare i miei fratelli che scherzano e ridono. E poi la notte bagno completamente il letto, pregando di poter cambiar vita. Pregando che accada qualcosa che mi faccia cambiar vita. Ma più aspetto e più nulla succede.                            
Spesso mi domando se i miei si accorgono di quanto stia soffrendo. Non chiedo qualcuno che mi stia sempre addosso, ma mi servirebbe qualcuno con cui parlare.                                                                                                    
Eh così per l’ennesima volta mi ritrovo a fissare il soffitto della mia camera senza aver via di fuga. Sono circa le dieci del mattino quando mia sorella Ashley mi viene a svegliare. Lei è la piccola di casa, ha appena cinque anni, ma è molto grande per la sua età. Ha i capelli sul rossiccio biondo, una cosa davvero straordinaria per la nostra famiglia dal momento che siamo tutti molto scuri. Poi c’è Vincent che ha undici anni, lui assomiglia molto alla mamma, stessi capelli lisci color nocciola e stessi occhi verdi. E poi ci sono io, oso definirmi l’esperimento uscito male. Ho i capelli neri e mossi, ma di un mosso strano che sembra incasinato, ho gli occhi scuri, quasi sul nero. Insomma niente di speciale.                                                                                     
Ashley mi costa le coperte e con la sua vocina stridula mi dice: “La mamma ti voule in cucina”                                                                                         “Voule? Ash si dice vuole”                                                                                                                                                                   
“Si, ti vuole in cucina”                                                                                                                                                                        
Ho ancora sonno, ma sento le grida di mia madre che mi chiamano. Non capisco cosa ci sia di così urgente.        
Quando arrivo in cucina, trovo la mamma con mio padre fare colazione. Afferro un biscotto e chiedo cosa c’è di così urgente da svegliarmi. Così mia madre prende parola: “Laila, io e il papà abbiamo pensato che forse è il caso di cambiare aria, non ti fa bene restare qua.”                                                                                                                                            
Annuisco: “Quindi andiamo in vacanza?”- Ma mio padre scuote la testa- “Allora ci trasferiamo?”- Ma mia madre fa un cenno di smentita.                                                                                                                                                              
“Non capisco” dico quasi supplicante.                                                                                                                                                        
“Vedi, abbiamo riflettuto molto e siamo giunti alla conclusione, che forse è meglio per te se quest’anno scolastico lo frequenti in un collegio…”-Interrompo mio padre scioccata: “Collegio?”                                                                     
 “Esatto. Hai trascorso tutta l’estate sotto un albero, non sei uscita nulla, non hai incontrato neppure un tuo compagno, io e tuo padre siamo molto preoccupati”-interviene mia madre-“E pensiamo che stare a contatto con altri ragazzi della tua età possa solo farti bene”                                    
“Quindi mi state buttando fuori di casa?!”-ribadisco io.                                                                                                                            
 “Assolutamente no. Noi vogliamo solo il tuo bene.”                                                                                                                           
Non sto là ad ascoltare i miei, giro i tacchi e me ne torno a letto. Prima di sprofondare nel sonno più profondo, ragiono sul fatto che forse partire non mi farà poi così male. Tutte le notti prego che qualcosa cambi la mia vita. Forse questa partenza è quel qualcosa che sto aspettando.                               Quando mia madre mi viene a chiamare, credo sia pomeriggio inoltrato, mi spiega che non mi vogliono abbandonare, ma io sono ancora in uno stato di dormiveglia per cui non capisco granché. Alla fine capisco solo le ultime parole: “Dovresti chiamare Chris, lui frequenta il collegio da due anni, così solo per informarti…”                                                                                                                                                                                                            
Si, probabilmente dovrei, ma non sono una persona che da soddisfazioni, per cui mi giro nel letto dando le spalle a mia madre. Quando finalmente lei lascia la stanza cerco di capire chi possa essere questo Chris da lei nominato. Ma proprio non riesco a trovare una persona che io conosca di nome Chris e mentre cerco di ricordare mia sorella entra in camera zampettando.                                                                                       “Laila giochi con me?” mi supplica lei con la faccia da cucciolo bastonato, ma nonostante mi impietosisca molto, non ho tempo. Non faccio neppure in tempo ad alzarmi dal letto che mia madre come una furia entra in camera mia urlando: “Dai Laila, mi serve il tuo aiuto, vestiti e andiamo al supermercato.”                                        Non faccio tante storie, da un po’ di tempo mi sento quasi un burattino. Ricevo ordini ed eseguo. Ricevo ordini ed eseguo. Semplice.   
Mi infilo degli short e una canottiera, mi spazzolo i capelli arruffati e sono pronta. Mia madre invece ci mette molto più tempo, così per non scontentare mia sorella gioco con lei per ingannare l’attesa.             
Mentre vesto una bambola mi domanda: “È vero che parti?”                                                                             
Scuoto appena la testa e poi vado a vedere se mia madre è pronta. Parla al telefono e mi fa cenno di uscire dalla camera e di chiudere la porta. Mia madre non è una persona riservata quindi mi spaventa un poco che non mi faccia ascoltare alla telefonata. Mi spaventa perché ho terrore che quella telefonata possa riguardare il collegio. Poco dopo entra in cucina sorridente e mi chiede se sono pronta, senza rispondere esco in strada e salgo in macchina. Non mi sono mai piaciuti i sotterfugi. Tanto meno da mia madre.            
Dal momento che durante il viaggio non spiccico parola è lei a parlare: “Abbiamo ospiti a cena”-dice sorridente. Annuisco svogliatamente in modo da farle credere che non mi intessi più di tanto, ma in realtà sono curiosa di saper chi verrà a cena.
Solitamente non abbiamo ospiti, alla mamma non piace invitare le persone a casa, io penso si vergogni, ma lei dice che dovrebbe pulire e rimettere tutto in ordine, come se già non lo facesse.                                                                                                                        
 “Beh, non mi chiede chi viene?”-odio il fatto che cerchi di coinvolgermi in tutto.                                                                       
“Chi viene?”-chiedo io sbuffando.                                                                                                                                                                                
“Chris con la sua famiglia. Felice?”-dovrei risponderle con il mio solito sarcasmo, ma non ne ho le forze.                                      
“Volete buttarmi fuori di casa a tutti i costi allora eh?”- mi madre ridacchia e scuote la testa: “Ma che dici!”                      
“Si può sapere chi è questo Chris?”- altra risatina stupida.                                                                                                  
“Ma come non ti ricordi, quei colleghi di papà…”-scuoto la testa, ho l’impressione che neppure mia madre sappia chi è questo Chris…                                                                                                                                                                     
 “Ma dai, quando eravate piccoli eravate come fratelli”-la guardo con aria critica, come se da un momento all’altro la dovessi sputare in un occhio. La conversazione si chiude lì e io mi sento profondamente ferita da mia madre. Va bene, capisco che è preoccupata per me, ma invece di spedirmi in un collegio perché non prova a togliersi dalla faccia quel sorrisetto idiota e venirmi a parlare? Non è tanto difficile.                                         
Fortunatamente la visita al supermercato dura poco, e io tutto quello che devo fare è camminare, per cui mi va anche bene. Quando torniamo a casa, secondo mia madre è tardi, adoro vedere mia madre disperata. No che io sia sadica, ma mia madre disperata è uno spettacolo, fa la melodrammatica, come se da un momento all’altro il mondo le cadesse addosso. Ma ormai ci ho fatto l’abitudine e non le do neanche più peso. Vuole fare una scenata? Che la faccia.                                                                                                                               
Si, è vero. Non sono una figlia modello. Non aiuto in casa. Non ho voti altissimi e non sono bella. Ma mia madre questo lo sa, sa come sono e anche se non rispetto i canoni di figlia perfetta e non siamo in perfetta sintonia, ha imparato a prendermi. E devo dire che vedo i suoi sforzi, ma io sono così.                                                   
Lei è una donna molto espansiva, ha stampato in faccia un odioso sorrisetto insopportabile, che sfoggia in tutte le occasioni, e mi domando come mai nessuno si sia ancora accorto che è falso. È una bella donna, non ho certo preso da lei: è alta con dei lunghi capelli nocciola e due enormi occhi verdi.                                             
Quando ancora i miei fratelli non erano nati, ricordo che fosse dispiaciuta che sua figlia fosse “diversa” dagli altri bambini, io capivo questo su disaggio, così mi sforzavo di assomigliare agli altri, ma invano. Credo che iniziò da lì il nostro rapporto di odio amore. Non ho mai vissuto in uno di quei film patetici dove tuo zio o zia, che fosse, nel mentre che tua madre non ti apprezzava per quello che eri, ti diceva: “Tu bambina mia, sei speciale.”
Purtroppo nessuno mi ha mai detto che sono speciale se non Mya...                                                                                        
Me ne sto rinchiusa in camera sino a quando non sento bussare alla mia porta, solitamente nessuno bussa mai alla mia porta, neppure Vincent, mi domando perché non lo faccia, non ha paura di trovarmi in mutande? Così deduco che “gli ospiti” debbano essere arrivati. Così controvoglia vado ad aprire alla porta ma con mia grande sorpresa mi ritrovo di fronte a mio fratello, lo guardo dall’altro in basso. Porta un’assurda camicia a quadri.                                                                                                                                                                     
 “Che vuoi?”- lui tace, non dice una parola e non fa gesti. Questo mi spaventa. Riformulo la domanda: “Vincent che vuoi?”- lui si volta e mi indica dei signori in soggiorno, si avevo ragione sono arrivati “gli ospiti”. Mi guardo un attimo allo specchio:tutto regolare.                                                                                                   
I signori che mi ritrovo davanti sono un poco buffi. La donna è robusta e indossa una gonna a rombi, solo a guardarla mi viene caldo. L’uomo accanto a lei e smilzo e secco, è proprio vero gli opposti si attraggono.           
Inizialmente non mi accorfo del loro figlio, ma poi quando mi volto noto una figura secca all’angolo della cucina. Non posso far a meno di sorridere. È in contro luce quindi non riesco a vederlo bene in faccia, ma mi pare che anche lui stia sogghignando, ma non posso dargli torto, non sono di certo la tipica ragazza con la minigonna e le cosce fini.      
“Salve”-mormoro mordendomi il labbro. Alla mia vista la donna sembra illuminarci, così mi afferra a mi da due bacia sulle guance. Mi sforzo di sorridere nonostante la strattonata, l’uomo invece non si scomoda neppure a stringermi la mano per cui io non mi avvicino da lui. Non mi importa se farò la maleducata, sono dell’idea che se tu rispetti me io faccio altrettanto, in questo caso l’età è solo un numero.                                                            
 Dopo aver preso uno stupido aperitivo analcolico, ci sediamo a tavola per la cena. Mia madre è parecchio oca, più del solito. Mi vergogno da parte sua. Ma come al solito lei non si accorge di star esagerando.                               
 Per tutta la cena i miei non fanno altro che parlare di quanto sia eccitante la vita in collegio o robe simili.         
Ho mal di testa solo a vederli aprir bocca e mi domando come mai non si siano ancora stancati di ripeterlo.   
Ogni tanto incrocio lo sguardo di Chris, ha l’aria divertita, e quando mio padre lo interpella con una domanda, lui rimane un attimo scioccato poi incomincia a balbettare e infine riesce a dire una frase di senso compiuto:
"Oh, certo è proprio un bel posto per trascorrere la propria adolescenza."                                                                       
Mi grato la testa per non scoppiare a ridere, non ci crede neppure lui che l’ha detto. Fortunatamente la cena è quasi finita, ma ovviamente mia madre deve prolungare l’agonia: “Ragazzi perché non andate a prendervi un gelato?”- io scuoto la testa, ma lei mi ignora così si rivolge a mio padre:
“Tom dai dei soldi a Laila”.
Credo che a momenti ucciderò mia madre con un evidenziatore se non smette di fare quello che sta facendo. Nel mentre mia sorella urla di voler anche lei il gelato, spero solo che non mi dica di portar anche lei, perché altrimenti giuro che faccio un genocidio. Ma fortunatamente la spedisce a letto nonostante i suoi lamenti. Così afferro un cardigan e esco di casa controvoglia.
Quando siamo per strada Chris sogghigna e mi dice:
“Vogliono proprio buttarti fuori di casa eh?”                                                                                                                                          
“Umh, tu dici? Ma no è solo una tua impressione…”-lui sorride cercando di sdrammatizzare, ma non c’è modo, a momenti giuro che scoppio a piangere. Chris sembra capirlo così si affretta a dire:                                                                                             
 “Dai, su non scoraggiarti, la vita in collegio è sul serio una figata. Pensaci un attimo: niente genitori, niente fratelli rompi palle, solo tu e le tue regole. Beh, ok non è proprio così ma, almeno niente genitori. È già qualcosa.”- sorrido, cercando di ringrazialo per lo sforzo.                                                                                                                     
“Vuoi sul serio il gelato?”-Gli domando, lui fa un sorrisetto sghembo e scuote la testa- “ Allora che si fa?”                   
Lui senza neppure rispondermi si ferma in mezzo alla strada, estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette, lo apre e me ne porge una, ma io scuoto la testa e declino l’offerta così lui si accende la sua e resto lì a guardarlo mentre fuma. Ora che lo osservo, non sembra affatto buffo, anzi è anche un bel ragazzo. Ha i capelli su biondo cenere, la carnagione chiara e due enormi occhi azzurri. È alto ed secco. E con quella sigaretta in bocca sembra anche molto sicuro di sé.
Mi fermo un attimo a riflettere: io non ho mai fumato. Credo sia strano dal momento che ho sedici anni e non ho mai fatto un tiro. Credo che questo sia imbarazzante. Anzi lo è. Credo dovrei provare. Al più presto. Così mi avvicino da Chris e gliene domando una lui me la porge con fare menefreghista. Dopo avermela accesa me la porto alla bocca, tiro il fumo dalla sigaretta, lo respiro con la bocca come se stessi prendendo una boccata d'aria, e poi mi sento soffocare.Incomincio a tossire come se da un momento all’altro dovessi sputar fuori tutti i miei organi interni compresi gli occhi. Chris invece di aiutarmi ride come se fosse la cosa più divertente al mondo.                                         
“Prima volta eh?”- sorrido per non sembrare più deficiente di quanto non sia e cerco di buttarla sul ridere:
“Non potevo andare in collegio senza aver mai fumato… chissà quanto mi ricapitava di poter provare."
Lui sorride e fa spallucce: “Non ti preoccupare, fumare in quel posto è molto più semplice che farsi una doccia!”                                                                                                                                                                                                        
“Scherzi?! Vuoi dire che andrò a lezione sudicia e con odore di fumo addosso?”-lui scuote la testa e afferma:  
“Pura verità ragazza mia!”-entrambi scoppiamo a ridere.
Chris non è proprio niente male. Così aspetto che lui finisca la sua sigaretta, sto per spegnere la mia ancora integra quando lui me la prende dalle mani e la finisce. Sembra essere a suo agio. Lo invidio per questo. Io non lo sono. Io mi sto mordendo il labbro superio per paura che ne esca con una di quelle domande che fanno i ragazzi. Una di quelle domande che ti fanno restare senza parole e di conseguenza la figura di merda è garantita. Ma lui sembra sereno e questo fatto è veramente insopportabile. Così mentre ci dirigiamo verso a casa lui mi dice:
“Dai, sul serio il collegio non è male, ti ci troverai bene. Sul serio.”                                                                                                                                                            
Sembra credibile. E forse in fin dei conti i miei non hanno tutti i torti, forse cambiare aria non mi farebbe poi così male. Forse la vita in collegio mi piacerà da vero. C’è solo un modo per scoprirlo.                                                                               
Quando informo mia madre che partirò per il collegio come vogliono loro impazzisce. Ma non perché è triste, anzi sprizza felicità da tutti i pori.



SPAZIO AUTRICE:
Vi ringrazio davvero tanto per aver letto il primo capitolo, mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate c: per cui se lasciate delle recensioni ne sarei felice e inoltre ci tengo a farmi sapere che ho caricato il secondo capitolo, quindi vi supplico *siinginocchia* andate a leggerlo c;
Graziee per il vostro tempo. Baci Laila :*

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Capitolo 2
*** After ***


Non riesco a seguire mia madre, è già partita in quarta. È preoccupata, perché non abbiamo una valigia molto grande per contenere tutti gli indumenti di cui avrò bisogno in un anno e già sta pensando agli indumenti per quest’Inverno. Ormai non la seguo più. È partita. Così mi siedo nel letto e la osservo mentre mette sottosopra la mia camera. Ashley era in camera con il suo musetto curioso e mi domanda:-Che fa la mamma?- io faccio spallucce e continuo ad osservarla. Non voglio  vederla mentre mi butta fuori di casa, così prendo mia sorella e la accompagno al parco. Per tutto il tragitto lei non fa che canticchiare un’assurda canzoncina che parla di elefanti, poi quando si accorge che sono silenziosa mi domanda cosa ci sia che non va. Mia sorella è molto attenta. Io le sorrido e la mando a giocare senza rispondere alla sua domanda, non perché non voglia, ma per il semplice fatto che non so neppure io cosa ci sia che non va. 
Quando torniamo a casa mia madre è addirittura sparita. Così la immagino in un qualche salotto di una sua qualche amica, a sorseggiare del the, nel mentre che racconta che la sua figlia maggiore se ne andrà di casa, la vedo con la lacrimuccia agli occhi e il suo sorrisetto falso. Si, perché mia madre quando si commuove o comunque sia piange mantiene sempre e costantemente il suo sorrisetto. Quando però la vedo tornare a casa con un enorme valigia, tutti i miei filmini mentali vanno in frantumi. Non capisco perché ci sia così tanta fretta di preparare la valigia, siamo ancora a metà Agosto e presumibilmente partirò verso inizio Settembre, così per essere sicura domando a mia madre.
–Perché tutta questa fretta di preparare i bagagli? C’è tempo!                                                                                             
-Ma Laila che dici?- mi risponde lei con una smorfietta- Tra meno di quattro giorni partirai! Non stare lì impalata vieni ad aiutarmi. 
-Quattro giorni?- Spero di aver sentito male, non che io non voglia più partire, devo avere i miei tempi per realizzare che non passerò quest’anno con la mia famiglia, e non posso farlo da un giorno all’altro. Ma evidentemente questo è troppo difficile da capire per i miei.
Nei due giorni successivi mia madre mi ha trascinato in tutti i centri commerciali della nostra città, dovevo comprarmi calzini, scarpe, pantaloni e golfini, come se non ne avessi già abbastanza, ma lei ripeteva che era meglio averne di riserva che rimanerne senza. Ottimo slogan per una pubblicità. E i negozi, le commesse sorridenti, e addirittura i bar dei centri commerciali mi facevano venire una grande malinconia. Così pensai all’ultima volta che misi piede in un centro commerciale: era appena iniziato l’autunno e Mya doveva comprarsi un vestito per il compleanno di suo fratello, l’aveva già visto un paio di giorni prima quando era venuta con sua madre, ma non l’aveva comprato perché non ne era convinta. Così lei mi accompagno nuovamente al negozio dove aveva visto il vestito, ma l’avevano già venduto e allora mi fece fare il giro di tutti i negozi, a fine giornata entrambe avevamo i calli ai piedi e per inciso li non trovò neppure il vestito che cercava o qualcosa che le assomigliasse.  
Nel mentre che mia madre mi incasinava la vita, mio padre era del tutto assente. Non so il perché ma si vedeva poco a casa, anche a cena spesso o  tardava o si assentava. La mamma lo giustificava dicendo che era sottopressione in ufficio, ma questo poteva dirlo ad Ashley ma non a me.
Così dopo quelle lunghe giornate con mia madre per i negozi, l’unica cosa che mi restava da fare era andarmene a letto e sperare di non piangere. Raramente ci riuscivo, a solo perché mi addormentavo prima. E si arriva ad oggi, ultimo giorno a casa mia. È strano dirlo, ma questo sarà l’ultima volta che pranzerò con la mia famiglia. Ok, sembra tanto melodrammatico.
In questi casi le persone con degli amici  per lo meno con un minimo di vita sociale, saluterebbero i propri conoscenti e poi sventolando il fazzoletto bianco tornerebbero a casa a chiudere la valigia. Ma io non sono una di quelle persone, per cui non ho assolutamente nulla di tutto ciò da fare. Prima di partire però c’è una persona che voglio salutare. Questa notte non ho chiuso occhio, e il soffitto sembrava più bianco del solito, così mi sono venute le vertigini e sono corsa in bagno a vomitare, ma non ho rigettato nulla. E sapevo benissimo che tutto dipendeva dalla visita di oggi. Così sta mattina all’alba mi sono fatta una bella doccia, ho mangiato uno yogurt e mi sono preparata psicologicamente al mio incontro. Solitamente non mi sveglio mai all’alba, anzi odio farlo, però oggi era un giorno speciale. Prima che qualcuno si svegliasse sono uscita di casa e mi sono diretta in cimitero. Proprio così la persona che devo salutare è la mia amica. Non sono mai stata in un cimitero prima d’ora. Curioso no? E solo che mia madre pur essendo una cattolica praticante, non mi ha mai obbligato a frequentare la chiesa o gruppi di catechismo, così sono diventata atea.
Pensavo che il cimitero fosse una sorta di luogo triste seminato da croci. Non mi sbagliavo lo è.
Ci metto un po’ a trovare la tomba dove riposa la mia amica. Quando finalmente riesco a trovarla scopro che è sopra una collinetta, proprio come nei film. Non ho portato dei fiori, anche perché pensavo che quel gesto fosse una sottilizza che accade solo nei film, ma  a quando pare è una cosa normale portare degli omaggi ai propri cari, come per esempio dei fiori. Buono a sapersi. La prossima volta porterò qualcosa a Mya.
Mi siedo di fronte alla lapide, e per un po’ osservo la fotografia della mia amica. È proprio come la ricordo nei miei giorni felici, con il suo sorriso meraviglioso e la voglia di vivere. E così non riesco ad evitarlo, alcune lacrime bagnano il mio golfino.
Una volta in un film vidi che un tizio si metteva a parlare alla tomba della moglie morta. Credo sia un gesto carino e mi farebbe bene sfogarmi con qualcuno. Inizialmente mi preoccupo che chiunque mi veda mi possa prendere per una ragazzina sbronza, ma dal momento che a quanto pare tutte le leggende narrate dai film sui cimiteri sono vere, deduco che anche parlare con i morti sia una cosa normale.
Così mi schiarisco la voce e penso a qualcosa da dire, ma… per la prima volta davanti a Mya non trovo le parole. Così inizio con un banale ‘ciao’, ho pensato di chiederle come stesse, ma poi ci ho riflettuto su e non penso che a un morto faccia piacere ricevere quel genere di domande, poi però parlare mi viene naturale.         
“Ciao Mya, ho messo per la prima volta piede in un cimitero e devo dire che i film non esagerano, è sul serio pieno di fiori, ma questo già lo sai. Vorrei scusarmi per non essere venuta al tuo funerale, ma non ce l’ho fatta, era come se un nodo allo stomaco mi dicesse di rigettare quanto tu mi venivi alla mente, non che ora le cose siano migliorate, ma… sai domani parto. Si, vado in collegio, i miei hanno insistito tanto così che ho dovuto cedere e allora ho pensato a te e non potevo partire senza salutarti, beh almeno come si deve. Siamo quasi a metà estate e ti devo confessare che non ho nulla da raccontarti, perché non ho fatto assolutamente nulla in questi due mesi. Lo so è triste e già mi immagino la tua faccia mentre mi dici che ho sprecato un’estate, ma non ho più voglia di lottare. Eri tu la mia forza e ora che non ci sei penso sia tutto uno spreco. Ha vuoi una super novità? I miei molto probabilmente stanno divorziando, forse è anche questo uno dei motivi per cui hanno insistito tanto per la mia partenza, ma poi ci ho pensato e sono giunta alla conclusione che oltre il 70% delle coppie che hanno perso un figlio alla fine divorziano, e i miei non hanno perso un figlio, per cui non riesco a spiegarmelo, non sto dicendo che i tuoi debbano divorziare. Assolutamente. Oddio Mya mi dispiace veramente tanto per tutte le stronzate che ti ho appena detto, ma questa storia dei cimiteri mi mette ansia. Scusami. Credo che ora debba andare, altrimenti finirei per dirti altre stronzate. Ciao Mya, mi manchi tantissimo, ah e scusami se non ti ho portato nessuno omaggio, ma non lo sapevo. Oddio mi dispiace come amica sono proprio un disastro!”
A questo punto non riesco più a controllare le lacrime e scoppio. Sembro una fontana dimenticata aperta, ma proprio non riesco a calmarmi. Mi vengono alla mente pensieri che tutte le notti faccio, ma qui di fronte alla foto della mia amica non riesco a rimanere calma. Così mi asciugo le ultime lacrime e mi avvio ad uscire dal quel luogo. Credo di odiare i cimiteri. Mi domando perché la gente si fa seppellire in questi luoghi. So che è ancora presto, ma cosa mai dovessi morire uno di questi giorni non vorrei essere seppellita in un cimitero.
Appena uscita dal cancello mi siedo in una panchina e faccio respiri profondi. Dopo circa venti minuti trascorsi a respirare, mi rendo conto che ho appena passato un attacco di panico. Non mi capita spesso, ma quando li ho incomincio a parlare veloce e a dire cose un po’ insensate, e a fare ragionamenti che da “normale” non farei. Non mi viene paura, no. È come se io non me ne accorgessi, solo dopo mi rendo conto dell’accaduto.
E così seduta in quella panchina mi ritrovo a pensare a quello che mi capiterà domani, così tanto da andare in tilt. Ma ora non si tratta di un attacco di panico. Ora sono semplicemente io e le mia mente che giochiamo. Infine arrivo alla conclusione che: le conseguenze delle nostre azioni sono sempre così complicate, così mutevoli, che predire il futuro è davvero molto difficile. Si, credo possa diventare una frase di un film o qualcosa di simile. 
Non voglio tornare a casa, almeno non ora, così passeggio per le vie nebbiose della città. L’umido mi penetra nelle ossa e ogni tanto delle vertigini salutano la mia testa, ma tenendo conto del fatto che questa notte non abbia dormito, va tutto alla grande. Almeno non sono ancora svenuta. Passo per il mercato e per il parco giochi e mi accorgo che pian piano la città si è svegliata sotto i miei occhi e neppure me ne sono resa conto. Ho la testa da un’altra parte, come assente. Ci sono bambini che giocano e scherzano e mamme con le buste della spesa sotto il braccio e mi domando se un giorno anche io vivrò in una piccola cittadina come la nostra e se andrò a giocare con i miei figli o se sarò troppo impegnata col lavoro a tal punto d’essere costretta a lasciar i miei bambini a una baby sitter. Tutto questo pensar al futuro mi mette angoscia così scaccio il pensiero e torno ai miei passi. Quando finalmente mi ritrovo davanti a casa esito un attimo a entrare. Non voglio essere assalita da mia madre e neppure da mia sorella, quello che vorrei è trascorrere una giornata serena. Faccio respiri profondi e quando apro la porta di casa un odore di amarena mi giunge al naso. È un odore forte, uno di quegli odori che preferiresti non sentire la mattina, per non fare un torto al tuo stomaco. Seguo l’odore ed entro in cucina. Mi madre si trova ai fornelli mentre mia sorella sta facendo colazione. Quando mia madre mi vede entrare mi domanda subito dove fossi, evito di raccontarle del cimitero e dell’attacco di panico così le dico semplicemente che avevo bisogno ti prendere un po’ d’aria. Lei non fa altre domande e mi porge una pagnotta per colazione, ma non ho fame così la rimetto nel cesto del pane e torno a letto.
Quando mi sveglio è pomeriggio inoltrato e mi domando come mai mia madre non mi abbia svegliato per pranzo. Osservo la mia stanza, è ormai è quasi vuota, devo solo staccare gli ultimi poster e le foto dal muro. Così metto un poco in ordine, e improvvisamente mi accorgo che nonostante tutto mi mancherà svegliarmi in questo letto, tra queste mura. Metto gli scatoloni un sopra gli altri e prima di uscire osservo per l’ultima volta la mia camera, il rosa pallido del muro è veramente squallido e mentre nella mia testa faccio quest’osservazione una nota di malinconia. Vado in cucina dove mia madre sta già apparecchiando per la cena, così senza dirle una parola la aiuto. E dopo aver finito mi siedo nel divano e per un po’ guardo un programma televisivo abbastanza idiota.     
-Laila tutto bene?- mi domanda mia madre sorridente, ma sta volta non è un sorriso falso. Io annuisco, ma non la guardo in volto, così lei molla la pentola che stava asciugando e si siede accanto a me:
-Laila, andrà tutto bene, non c’è bisogno di preoccuparsi. E caso mai non ti dovessi trovar bene puoi sempre dirlo e noi verremo a prenderti. Non c’è nulla da temere.-annuisco non troppo convinta.
Mia madre torna alla sua pentola e come mio padre torna da lavoro ceniamo. Nonostante tutto trascorriamo una bella serata, la cena preparata da mia madre non era niente male e per la prima volta Vincent ha persino parlato durante l’ora di cena. Vincent è un ragazzino piuttosto strano, insomma niente di così grave ma non parla facilmente, almeno non con noi, perché a scuola è un ragazzino normale. Così dopo aver guardato un po’ di televisione filo a letto, con la speranza di riuscire a dormire. 




Spazio Autrice:
Bene questa è la mia prima fan fiction e vorrei scusarmi inizialmente per la banalità del primo capitolo e per gli errori di battitura, spero che questo secondo capitolo possa piacervi un poco di più. E mi farebbe tanto piacere se lasciaste una recensione c: Vi prego è importante c: Buona lettura per qualsiasi cosa io sono @LailAriel su twitter ciao ciao. Baci Laila :* c:

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Capitolo 3
*** Coming. ***


Quando la sveglia interrompe il mio sonno, sono appena le sei. Il vento muove le tende bianche della finestra, inizialmente non ci bado, ma poi riflettendoci mi accorgo di aver dormito tutta la notte con la finestra aperta. Si, sta notte ho dormito. Ho persino fatto un bel sogno, surreale ma bello. Ero in una collina, gli alberi di mandorle erano in fiore e il vento faceva cadere i petali rosa dei fiori, io ero seduta e guardava la valle. Quando a un certo punto ho visto Mya correre con uno di quei vestitini che odiavo, allora mi sono alzata e correndo le sono andata incontro. Lei mi ha abbracciato e ho sentito il suo profumo, sapeva di zucchero filato e di gelato alla fragola. Per un po’ siamo rimaste abbracciate, fino a quando lei non mi ha indicato l’albero di mandorle  sotto il quale ero seduta poco prima, l’avevano abbattuto, ora era rimesso a terra, non aveva neppure i fiori.  Allora, in quel momento, mi sono sentita triste e non riuscivo a capire perché avessero abbattuto l’albero. La mia amica mi strinse una mano e mi disse:-Non fare la stessa fine-l’avrei voluta abbracciare o almeno sorridere, ma non ho fatto in tempo, perché mi sono svegliata.
 Nonostante sia ancora dispiaciuta per la fine che ha dovuto fare l’albero, sono anche contenta che per la prima volta dalla morte di Mya l’abbia sognata.  Sto ancora cercando di capire come si possa essere tristi e felici allo stesso momento. Ma ora è così che mi sento.
Per un po’ rimango a rimuginare sul sogno,ma appena mi accorgo che è inutile, capisco che sta tutto nella mia mente, non è la vera Mya ad avermi parlato questa notte.
Così esco dal letto e mi preparo, mi aspetta un lungo viaggio. Entro in bagno, e dopo essermi fatta la doccia e essermi asciugata  in fretta i capelli senza badare alla piega, perché comunque sia tra un’ora si saranno arricciati, mi infilo dei jeans attillati e una canotta bianca, per sicurezza infilo pure un cardigan. Fuori dalla porta del bagno mia madre sbraita, siamo in ritardo, ma io devo ancora lavarmi i denti e fare pipì.
Sistemo le ultime cose in valigia e mentre la porto fuori dalla mia camera ricordo che le partenze mi hanno sempre eccitato. Ricordo quando partivo per i campi estivi. Durante tutto l’anno scolastico pensavo solo a quello e quando finalmente partivo dentro me c’era uno strano senso di libertà. Si ero libera. E posso giurare davanti a qualunque dio che non esisteva sensazione migliore.
Ora non provavo una sensazione di libertà, anzi tutt’altro. Sono angosciata, ho paura. Non sono la tipica ragazza socievole che fa amicizia con tutti. No, sono abbastanza timida e spesso e volentieri me ne sto per i fatti miei. Ho solo paura che così facendo possa sul serio rimanere sola, senza neanche un amico. Così mentre chiudo la valigia prometto a  me stessa di sforzarmi un minimo per apparire socievole e simpatica con tutti, mettendo da parte la mia ormai cronica tristezza, il mio sarcasmo e la mia insicurezza. Credo sia impossibile, ma ci dovrò provare se non voglio rimanere sola come un cane. L’ho promesso a me stessa e ogni promessa e debito.
Quando finalmente saliamo tutti in auto, siamo veramente in ritardo. Dal finestrino osservo per un’ultima volta casa mia, e devo ammettere, che per quando odio questa vita, questa casa mi mancherà.
Arrivati all’aeroporto incontriamo Chris e i suoi genitori. Mi domando se quella donna sia perpetuamente così allegra...
Giusto il tempo di fare i check-in che già mi devo imbarcare, ma ne sono felice, perché da quando mi sono svegliata mia madre non fa che ripetermi le stesse raccomandazioni: “Lavati i denti.” “Mi raccomando studia.” “Vedi di chiamare qualche volta, non tenerci in pensiero.” Insomma le solite raccomandazioni da mamma. Così abbraccio i miei e bacio i miei fratellini, mi carico lo zaino in spalla e mi dirigo al mio imbarco.  Chris blatera riguardo a qualcosa, non lo ascolto, ho la testa da un'altra parte. Solo quando mi siede nel mio posto in aereo, ritorno tra i comuni terresti e converso con lui.
-Abbiamo delle divise?-chiedo terrorizzata solo all’idea di dover essere vestiti tutti allo stesso modo.
-Oh fortunatamente no, però per gli sport si, abbiamo tutti lo stesso completino, e ti posso giurare che è orribile, è di un verdone con i bordini rossi.
Sorrido, Chris è molto simpatico e forse capisce che in questo momento sono nervosa e cerca di mettermi a mio agio. Non so come ma mi esce dalla bocca il fatto che mi stia cagando addosso dalla paura, lui non sembra divertito da questo, ma con molta calma mi dice:-Laila è una normalissima scuola, non hai nulla di cui aver paura.
-Ma non conosco nessuno, oltre a te…-sospiro io.
-Beh, ti farò conoscere un po’ di gente e in massimo una settimana ti troverai bene.
Non riesco a dire nulla, sorrido e basta.
Dopo essere scesi dall’aereo, prendiamo un bus e dopo neppure trenta minuti di viaggio mi ritrovo davanti a un enorme palazzo di mattoni rossi con le imposte verdi. Per un po’ rimango incantata. Quello edificio è veramente molto grande. Con un po’ d’attenzione noto che tutto intorno ci sono piccoli edifici, presumo siano i dormitori. Chris è già per il vialetto, così mi affretto a raggiungerlo. Ho paura.
-Che devo fare ora?
-Ora andiamo a registrarci, poi ci daranno le camere, e infine riceveremmo i nostri bagagli sta notte.- Annuisco. Così ci mettiamo in fila per registrarci. Spero solo che Chris non incontri qualcuno lasciandomi da sola.
Osservo l’ora sono appena le 10.30. D’un tratto sento una voce:-Hey Chris!
Lui si volta e sorride a un ragazzo alto e moro che si avvicina a noi, scambiano quattro chiacchiere poi il moro si accorge di me e rivolgendosi a Chris dice:-Non mi presenti la tua amica?
-Oh, lei è Laila- così un po’ impacciata gli porgo la mano, lui me la stringe e mi sorride:-Piacere Chad. Novellina?
Annuisco e domando:-Si nota molto?
Lui ricambia il sorriso e mi tranquillizza:-No, solo che io conosco più o meno tutti qua…
Chris lo asseconda:-Eh già Chad è proprio un istituzione qua dentro.-Entrambi scoppiano a ridere così mi aggiungo a loro.
Quando finalmente riesco a registrarmi vengo a sapere che la mia stanza è la 359 corridoio D.
Sono veramente spaesata, ma non voglio pesare a Chris, insomma potrei sembrare una bambina che non se la sa cavare da sola.
Quando anche lui si è registrato, senza che io gli chieda niente mi dice:-Dai, ti accompagno al tuo dormitorio.
Trovo molto gentile da parte sua il fatto che mi stia aiutando. Chad si unisce a noi.     
Insieme sono veramente molto simpatici. Quando arriviamo al mio dormitorio, ci troviamo davanti a un vero e proprio putiferio. Ragazza che entrano ed escono dalle camere. Ragazze urlanti. Ragazze che piangono, ridono e scherzano. Insomma ogni genere di ragazze.
Al passaggio di Chad tutte lo salutano, Chris aveva ragione è proprio un istituzione in questo posto. Arrivati alla mia stanza, Chris mi spiega che devo scrivere il mio nome nella lavagnetta appesa alla porta e mi rassicura dicendo:-Vedrai andrà tutto bene.
Chad mi osserva mentre scrivo il mio nome e cognome, ma francamente non credo sia osservando me, ma bensì l’altro nome nella lavagna e poi commenta:-Hai un’ottima compagna di stanza! 
E dopo aver lanciato uno sguardo di complicità a Chris, entrambi scoppiano a ridere, provo a chiedere spiegazione, ma nessuno mi risponde l’unica cosa che dice Chris allontanandosi è:-Ti vengo a prendere per il pranzo D’accordo?
Che intendevano con ?Hai un’ottima compagna di stanza’? beh non mi rimane che scoprirlo.
Apro la porta e di fronte a me mi ritrovo…

SPAZIO AUTRICE:
Bene, inizio col scusarmi per la banalità di questo capitolo, spero che il prossimo sia un po' più eccitante o che almeno accada qualcosa...
Buona lettura e vi prego di farmi sapere cosa ne pensate con tante recensioni! C:
Per quasiasi cosa sono @LailAriel su twitter.
Buona lettura. Bacia Laila.

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Capitolo 4
*** Welcome ***


Apro la porta e non faccio neppure in tempo a metter piede dentro alla stanza che vengo travolta da diverse urla. Osservo la stanza, non è molto grande ma credo che per dormire andrà bene. È  molto disordinata, la mia compagna non deve essere una persona molto ordinata. Le urla continuano, e credo arrivino da una porta oltre i letti, deduco che quello deve essere il bagno. Mi affaccio alla finestra, il panorama non è uno dei migliori, da su un altro palazzo.
E mentre osservo gli studenti che corrono da una parte all’altra nel giardino, la porta del bagno si apre e ne esce un ragazzo sui diciannove anni, mi lancia un’occhiata torva e senza dire una parola si chiude la porta alle spalle. Non esce nessun altro dal bagno, ma neppure un paio di secondi dopo sento singhiozzare. Non voglio fare l’invadente, così decido di starmene ancora per un po’ davanti alla finestra. Ma i singhiozzi non sembrano volersi calmarsi, così con molta calma mi avvicino alla porta e mi affaccio nel bagno.
Una ragazza è seduta nel pavimento, ha dei lunghi capelli biondi che le cadono in faccia. Sembra disperata. Ha la faccia tra le gambe. Non so proprio come comportarmi, così mormoro un ‘Hey’. Quando sente il suono della mia voce alza appena lo sguardo e poi torna nella posizione iniziale senza dire una parola.
Vorrei sul serio fare qualcosa per lei. Con la speranza che lei possa smettere di piangere mi siedo vicino a lei nel pavimento e mi presento:-Io sono Laila…- Non so che altro dirle, ma fortunatamente lei senza alzare la testa dalle ginocchia dice:-Ciao, io mi chiamo Violette- si interrompe un attimo per tirar su col naso- e mi dispiace tanto per quello che hai sentito. Ora ti sarai fatta una pessima impressione di me- sbuffa lei.
-In realtà non ho sentito nulla, sul serio.-Mi guarda con aria pensierosa poi mentre si sistema i capelli da una parte dice:-Ti spiace uscire un attimo? Mi sistemo e arrivo subito.
Annuisco e lascio la stanza. In una manciata di minuti Violette è fuori dal bagno. È veramente una bella ragazza, forse è questo che intendevano Chris e Chad quando hanno detto che avevo proprio un ottima compagna…
Ha due enormi occhi azzurri, ora i suoi lunghi capelli sono legati in una coda di cavallo. Ha tutte le curve nei punti giusti ed è veramente magra. Forse non eccede in altezza, ma è molto bella.
Capisco che è ancora un po’ sconvolta, ma si sforza si sorridere.
-Scusami, ma qui è un casino. Sai non sono una persona molto ordinata.
-Oh, non ti preoccupare non sei l’unica.-cerco di sdrammatizzare invano. Per un po’ rimaniamo in silenzio non sono una grande chiacchierona.
-Mi sbaglio o sei una matricola?-Oh merda! Perché si vede così tanto?!
-Non sbagli...-lei scoppia in una rumorosa risata, ma francamente non ne capisco il motivo. Quando finalmente smette di ridere mi spiega:-Sai devi vedere la tua faccia. Sei terrorizzata.- Non posso di certo darle torto. Io sono terrorizzata.
-Ma io lo sono. Qua dentro non conosco assolutamente nessuno escluso un ragazzo, non ho la più pallida idea di cosa debba fare nelle prossime ore. Come puoi biasimarmi?- sta volta ridacchio anche io. Lei mi rivolge un dolce sorriso che emana sicurezza:-Non ti preoccupare presto capirai tutto di questo luogo. Dai retta a me.
Lo spero. Lo spero vivamente.
La mattinata trascorre velocemente e più le ore passano e più mi accorgo che Violette non è affatto una brutta persona. È simpatica e non ti mette mai in imbarazzo. Mentre l’aiutavo a mettere in ordine le sue cose ho scoperto varie cose su di lei: vive in Francia con sua madre e sua sorella, mentre suo padre è italiano, ma a quanto pare non è in buon rapporti con lui. La sua più grande passione è l’atletica. È vegetariana anche se adora il sushi. La sua materia preferita è la chimica e odia le canzoni natalizie. E inoltre ha una forte personalità. Non abbiamo più parlato delle urla e del suo pianto. Infondo non sono affari miei.
Quando finalmente la stanza è in ordine bussano alla porta, Violette va ad aprire e poco dopo dice che è per me. Deve essere Chris, infatti lei lo fa entrare. Si scambiano quattro battute e poi Chris le dice:
-Non ti dispiace se ti rubo la tua coinquilina vero?-Lei scuote la testa sorridendo e si fa da parte, ma lui aggiunge:-In realtà stiamo andando a mangiare... se ti va di venire anche tu?
-Vi ringrazio, ma ho già un appuntamento, sarà per cena magari.
Chris sorride e rivolgendosi a me dice:-Beh Lax? Vogliamo andare?-sorrido.
-Come mi hai chiamata?
-Lax! È carino.
Cosi scherzando ci dirigiamo alla mensa, non seguo bene il percorso anche se dovrei, dal momento che non ci sarà sempre Chris a scortarmi di qua e di là.
La mensa è veramente grande e brulica di ragazzi di tutte le età.
Ci dirigiamo al buffet, e dopo esserci serviti mi faccio guidare da Chris. Arrivati quasi alla fine dell’enorme stanzone ci sediamo in un tavolo rotondo già stracolmo di ragazzi. Qualcuno saluta Chris, altri le battono della pacche nella spalla e io mi sento assolutamente fuori luogo.
Mi siedo vicino a una ragazza di capelli con le sfumature di biondo. Ma non sembra interessarsi a me. Fortunatamente qualcuno si accorge di me così chiede a Chris chi io sia:-Ah già! Lei è una mia amica: Laila.
Faccio un cenno con la mano in segno di saluto e poco dopo tutti tornano a fare quello che stavano facendo poco prima eccetto un ragazzo seduto affianco alla ragazza dalla sfumature bionde.
-Piacere Ian.-dice porgendomi la mano.
-Ciao…-Faccio io spaventata. Lui sembra accorgersene così mi sorride dicendo:-Sono il compagno di stanza di Chris… tu con chi sei in stanza?
-Emh... si chiama Violette, ma il cognome ora mia sfugge…
Ian annuisce e dichiara:-Violette Marini!
-Può essere, non lo so...
Per un po’ chiacchiero con Ian fino a quando Chris non si mette in mezzo:-Lax non pensarci nemmeno! Ian è gay!- mi giro dalla sua parte gurdandolo davvero male. Lui scoppia ridere mentre io e Ian restiamo un po’ così davanti a questo suo strano divertimento. Cerco di lanciargli un pugno sul braccio per farla smettere, ma invano. Così preciso:-Stiamo solo parlando, sei tu quello a cui vengono strane idee.
-Spero non ti dia fastidio, ma io sono veramente omosessuale…-mi dice Ian abbassando lo sguardo.
-Oh, ma che dici?! Spero tu stia scherzando?! Non devi scusarti per quello che sei! E tanto meno giustificarti!-lui accenna un nitido sorriso, come se con quest’ultima affermazione l’avessi sollevato da un peso.
Chris invece non  ha ancora finito di ridere. Quel ragazzo è deliziosamente insopportabile.
Dopo il pranzo vanno tutti in giardino a fumare qualcosa, così una ragazza mi incita a seguirli. Dice di chiamarsi Farah ed è veramente tanto carina nei miei confronti. Pian piano faccio conoscenza con tutti e di tutti quei nomi solo alcuni mi rimangono in testa.
 Mentre fumano li osservo e converso molto tranquillamente con Farah. È il momento di informarmi un po’ sulla scuola, così faccio un po’ di domande. E apprendo che: sta sera dopo la cena la preside ci farà una specie di discorso di inizio anno che mi chiarirà sicuramente le idee.
Trascorriamo quasi tutto il pomeriggio in giardino seduti sotto un albero. Verso le quattro arriva Chad con un altro ragazzo. Quando arrivano tutti salutano il ragazzo con Chad, probabilmente è appena arrivato.
Le ragazze del gruppo incominciano a fare le gatte morte davanti al tipo. E personalmente trovo davvero patetico questo fatto. Forse perché non è nel mio essere fare la scema per unao ragazzo, ma è davvero una scena divertente.
Come ragazzo non è niente male. È alto e moro. Ha un fisico secco, ma quello che mi ha veramente colpito sono i suoi occhi: grandi e neri. Completamente neri, tanto neri da non riconoscere la pupilla dal resto degli occhi. Oserei definirli occhi pericolosi.
Quando Chris lo saluta me lo presenta. Si chiama Hap.
-Hey- mi dice in cenno di saluto, non faccio neppure in tempo a salutarlo a mia volta che lui alza il mento e dice qualcosa che non comprendo, corrugo la fronte in cerca di spiegazioni:- Scusa?- lui ridacchia come un cretino e borbotta:-Bella maglia!- Mi sta prendendo per culo?! Bella la maglia?! Lo ammetto la canotta che indosso è particolarmente trasparente, ma nessuno gli ha dato il diritto di guardarmi il seno, e anche se voleva dare una sbirciatina, cosa che potrei anche capire, chi si crede di essere? Non ha nessuno diritto di venirmi a fare i complimenti sul mio modesto seno. Devo trovare qualcosa che lo lasci senza parole in modo che questa storia qua non si ripeti più.                                                                                                                                 –Ah la maglia, si bella! Ma non credo che ti interessi veramente! -sorrido, Chris mi pizzica la gamba.
- Adoro le ragazze perspicaci! Hai perfettamente ragione quello contenuto dalla maglia mi attira molto di più- Oh mio dio! Dove sono finita?! Questo tipo è veramente un coglione! Rido nervosa, è ora di dargli il meritato colpo di grazia!
- Peccato che ora la mia maglia con il suo contenuto girerà i tacchi e ti manderà a quel paese- sorrido, mi alzo dal prato e me ne vado.
Insomma ma chi si crede di essere? Non faccio neppure centro metri che Chris mi raggiunge:-Ma che ti è preso?
-Che mi è preso?! Ma l’hai sentito?!
-Hap è fatto così.
-Hap è fatto così!?- ribadisco io-Beh allora è un coglione.
Una voce mi raggiunge:-Scusa chi sarebbe il coglione?- mi volto appena e mi ritrovo i fronte ad Hap. Non lo degno neppure di uno sguardo e continuo a camminare. Ma lui mi blocca per il polso. Cerco di divincolarmi, ma non c’è nulla che io possa fare per liberarmi.
-Io sarei un coglione?-mi domanda guardandomi dritto negli occhi. Lo sfido e rispondo:-Non so, tu come definiresti un tipo che fa commenti sul seno di una ragazza appena conosciuta?
Lui accenna un sorriso beffardo:-Ah abbiamo una moralista qua, e io che volevo pure essere gentile con la matricola!
Nuovamente cerco di liberami dalla sua stretta, ma invano.
-Beh, grazie per l’accoglienza.



Eccomi qua, volevo in primo luogo ringraziartre tutte le ragazze che leggono e recensiscono costantemente c: e voglio ringraziare anche chi recensirà questo capitolo c: (So che lo farete c:)
Tornando alla storia, questo capitolo è un po' sciatto... odio le presentazioni, per cui ho cercato di sintetizzare il più possibile...
Insomma, mi dispiace per sto capitolo un po' così.
Mi raccomando voglio tante recensioni a cui rispondere <3 Fatemi sapere quello che pensate anche un piccolissimo comento, sarò lieta li leggerlo c:
Bacini Laila <3
xoxo

P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter c:
Xx

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Capitolo 5
*** Biology ***


Finalmente lui mi molla il polso e scoppia a ridere, non lo degno della mia attenzione e me ne torno nella mia stanza, con la speranza che Violette sia fuori. Voglio restare per un po’ da sola.
Nell’orientarmi non sono per nulla brava. Motivo per cui ci metto circa venti minuti per trovare il mio dormitorio.
Fortunatamente Violette non c’è. Decido di andare a farmi la doccia. Puzzo di fumo. Quando esco dal bagno, mi piazzo davanti allo specchio a spazzolarmi i capelli. Ho veramente un aspetto orribile. Forse Chris prova pena nei miei confronti. Insomma non capisco proprio perché continua ad aiutarmi, ora può benissimo fregarsene.
Accendo l’ipod mi infilo gli auricolari ed entro nel mio mondo. Solo io e la musica.
Dopo la morte della mia amica è stata l’unica a capirmi, l’unica a consolarmi.
Mentre stono una canzone dei Fun, sento dei passi dietro di me, così terrorizzata mi volto. È Violette. Mi sorride e mi chiede come è andata la giornata.
Le racconto di Hap e della sua ‘accoglienza’. Lei scoppia a ridere e si butta nel letto.
E tra una risata e l’altra dice:-Ma che combini? Non sei neppure arrivata e già ti metti contro HapReyes?
-Ma… hai sentito che ti ho detto?!
-Si, però devi capire che le cose vanno in un certo modo qua…
-Beh come d’ovunque mi pare!-Sto incominciando a innervosirmi.
Lei annuisce:-Lui è il “figo” della situazione, tutto gli è dovuto. Devi sapere che qui ci sono varii gruppi e lui fa parte della gente popolare, ma non come i giocatori della squadra di calcio e neppure come le cheerleader. Lui è ancora più in alto, con tutta la sua cerchia di amici.
Annuisco:-Si, ma che mi importa? Mi sono comportata come mi sarei comportato con chiunque altro.
Per un po’ lei fa cadere il discorso, sono io a ritornarci:-E tu? A che gruppo appartieni?
Lei sorride e dice:-Oh, beh il mio gruppo non l’hanno ancora inventato. Non so, vado abbastanza d’accordo con tutti, e non mi riconosco in nessun gruppo. I primi anni frequentavo Hap, ma poi ho capito con chi avevo a che fare eh.. beh mi sono fatta altri amici!- Si ferma un attimo per entrare in bagno e mentre ne esce con un pettine in mano dice:-Però non ho mai fatto una scenata del genere.-Ricomincia a ridere.
Poco prima di cena Chris viene nella mia camera. Anche lui è divertito per tutta la faccenda di Hap. Non capisco cosa ci sia di così divertente.
-Non devi prendertela. Lui è fatto così.
-Ho provato a spiegarglielo!-replica Violette dal bagno.
-Ma dai, non mi importa se è fatto così! Ma chi si crede di essere?
-Prova a dargli un’altra possibilità!- mi supplica Chris -Se lo conosci non è poi così male, devi semplicemente imparare a prenderlo!
Violette mentre esce dal bagno fa una smorfia di disapprovazione:-Oh, non credo che con Hap le seconde possibilità vanno a buon fine! Prova a ignorarlo.
-Così però non mi aiuti!-La ammonisce Chris.
-Okey, d’accordo farò finta che la sua presenza non mi irrita affatto e farò buon viso a cattivo gioco. Va meglio?
-Va meglio!- Sorride Chris.
Non ho nessuna intenzione di dare una seconda possibilità a quel cretino. Ma se Chris lo crede, penso che le cose andranno meglio. Chiediamo nuovamente a Violette se si vuole unire a noi per la cena, ma lei declina sempre con molto cortesia l’offerta.
La cena trascorre tranquilla nonostante la presenza di Hap, che dopo un piccolo cenno con la testa in segno di saluto evita qualunque contatto. Questo mi fa sentire più a mio agio.
Dopo cena la scia degli studenti si avvia nel auditorium dove la preside terrà il discorso di inizio anno.
L’auditorium è veramente un brutto posto, spero di non doverci mettere piede di continuo. È uno stanzone grigio nebbia privo di colori e finestre.
Una donnina sulla cinquantina e i capelli cotonati sale sul quello che dovrebbe essere il palco, deduco sia la preside.
“Benvenuti nuovi studenti della Collins e ben ritrovati ai ragazzi degli altri anni”si schiarisce la voce e continua “Oggi finalmente sono terminati gli arrivi e possiamo finalmente dichiarare aperto questo nuovo anno scolastico!” Alcune persone al lato della preside, accennano un applauso, ma subito si liquefa, i soliti professori lecca culo. “Quindi buon lavoro e buon anno. Le regole della Collins non sono immutate, per i nuovi studenti che ancora non le conoscono verranno istruite dalla sottoscritta, per cui ora vi lascio liberi. Vi ricordo di andare a ritirare il vostro programma di studi in segreteria entro le 22. I nuovi studenti invece verranno fatti accomodare nel mio studio, riceverò visite sino alle 22. Le lezioni iniziano domani, per cui sta notte non fatte tardi. Arrivederci.”
Chiude il suo discorso con una risatina al quanto inquietante. Come gli altri studenti mi dirigo verso l’uscita del auditorium. Incontro Farah e le chiedo dove devo andare per l’ufficio della preside.
-Io sto andando in segreteria ha ritirare il mio piano di studi, se vuoi possiamo andare insieme, l’ufficio della preside è proprio là
Annuisco e la ringrazio per la cortesia. Fortunatamente non devo fare molta fila, perché davanti a me c’è solo un dodicenne con l’apparecchio che sputacchia ovunque. Quando è il mio turno la preside mi accoglie alla porta porgendomi la mano:-Piacere, Mary Elizabeth Mc Sters.
Le stringo un po’ la mano intimorita, ma lei mi fa accomodare in un lussuoso divano e mi chiede:-Lei è?
Sono quasi emozionata, nessuno prima d’ora mi aveva mai data del lei, neppure a scuola. Credo che questa donnina mi piacerà!
-Mi scusi, io sono Laila Danielle Houston.
La vedo rovistare in un archivio e dopo un poco estrae un foglio e con un sorriso a trentadue dichiara:-Questo è il tuo piano di studi!-Sorrido
-Ora ti informo un po’ sulle regole della Collins- gracchia lei- Ogni giorno si terrà la colazione dalle sette del mattino alle otto- continua -e alle otto e mezza cominceranno le lezioni. Mentre la sera la cena verrà servita dalle sette alle otto e mezza, le luci verranno spente alle dieci e mezza e gli studenti per quell’ora dovranno trovarsi nei propri dormitori, il sabato sera il coprifuoco è alle undici e mezza. Come già detto le lezioni inizieranno domani,Fortunatamente ha ancora un paio di giorni per decidere che sport vuole praticare il pomeriggio. Mi raccomando di sfruttarli al meglio.- Scoppia in una risata, nonostante io non abbia capito che cosa ci sia di così divertente -Questo è tutto, le altre regole le verranno spiegate nel corso delle prossime giornate. Ma ora parliamo di lei!- Sorride lei eccitata –Come mai ha deciso di trasferirsi qui dal quarto anno?
Non voglio raccontare tutta la mia storia a questa donna eccentrica. Proprio non mi va così do risposte decise e coincise, in modo da uscir al più presto di lì.
Quando finalmente riesco a metter i piedi ma soprattutto la testa fuori da quella stanza sono completamente snervata. Vorrei picchiare tutti, mi trascino nel mio dormitorio e in meno di cinque minuti prendo sonno.
 
 
Quando il suono della sveglia interrompe il mio sonno sono appena le 6.45. Violette è ancora in pigiama, ma si è già truccata e lavata:-Buongiorno- mugugno io.
Lei mi rivolge un sorriso e togliendomi le coperte di dosso grida:-Muoviti, non vorrai far tardi il tuo primo giorno!
Ha ragione non è proprio il caso di arrivare in ritardo il primo giorno così entrando in bagno domando:-La colazione è alle 7?-Lei annuisce e mi fa segno di muovermi.
Dopo aver finito con faccia, denti e quant’altro mi vesto e preparo la borsa per il mio primo giorno di lezione. Infilo qualche quaderno con un po’ di penne. Oggi ho biologia, italiano, matematica e storia dell’arte.
Mi trucco con un filo di cipria, del mascara e la matita. Non mi piace esagerare colò trucco e diciamocela tutta non sono neppure brava. Lascio che i capelli mi cadano sulle spalle.
Insieme a Violette mi dirigo in mensa per la colazione e mentre faccio la fila per il caffè sento qualcuno tirarmi i capelli.
-Hey Lax!
-Ciao Chris- Sorrido io, felice di veder una faccia conosciuta intorno a me. –Che materie fai oggi?
-Um, fai vedere le tue- dice mentre estrae il mio programma dalla borsa, lo scruta con aria al quanto seria e infine afferma:-Facciamo italiano e storia dell’arte insieme. Che fai ti unisce a noi?- mi chiede mentre indica il tavolo con alcuni ragazzi di ieri.
Mi guardo intorno, ho perso Violette così annuisco e lo seguo con il mio vassoio in mano. Hap non c’è. Sono più tranquilla. Scopro che Ian frequenterà il mio stesso corso di matematica. Tra una chiacchiera e l’altra è già ora di andare a lezione. Una ragazza molto gentile mi accompagna alla classe di biologia. È una ragazza simpatica di nome Isabella, ma mi ha chiesto di chiamarla Bella. Entro nell’aula di biologia e do un occhiata alla lavagna e rimango scioccata: non si sa come attaccati a quest’ultima ci sono Barbie e Ken. Le braccia sistemate in modo che le mani si toccassero, e sono nudi, a parte delle foglie finte piazzate nei punti strategici. Sopra le loro teste, scritto con un gessetto rosa, si legge: BENVENUTI A RIPRODUZIONE UMANA (SESSO).
A questa vista Bella scoppia a ridere e commenta:-Ecco perché vietano l’utilizzo dei cellulari a scuola. Una foto così nel giornalino della scuola basterebbe a convincere il Ministero dell’Istruzione a tagliare biologia. Il che renderebbe quest’ora disponibile per qualcosa di davvero produttivo, come per esempio prendere lezioni private da ragazzi carini e aristocratici.
Rido così forte tanto che il professore panciuto seduto davanti alla cattedra mi lancia un’occhiata torva:
-Accomodatevi! Voi ragazzi potreste non aver notato che il sesso è più di un giretto di un quarto d’ora sul sedile posteriore dell’auto. In effetti, è scienza. E che cos’è la scienza?
-Noiosa- gridò qualcuno dalle ultime file.
-L’unica materia in cui faccio schifo.-disse qualcun altro.
Gli occhi del professore passarono in rassegna la prima fila e si fermarono su di me.
-Lo studio di qualcosa.-risposi.
Si avvicinò e piantò l’indice sul mio banco.- Che altro?
-La conoscenza acquisita attraverso la sperimentazione e l’osservazione-. Perfetto. Sembrava stessi facendo un provino per l’audio libro del nostro testo scolastico.
-Dillo con parole tue.
-La scienza è indagine.
-Esatto! La scienza ci obbliga a trasformarci in spie.-dice sfregandosi le mani. –Una buona indagine richiede una buona pratica- continuò.
-Anche il sesso- commentò qualcuno in fondo all’aula. Ci furono delle risatine, ma isolate perché il professore aveva già puntato un indice ammonitore contro il colpevole.
-Quello non farà parte dei compiti di casa per oggi- disse. -La riproduzione umana può essere un argomento spinoso…- Continuò.
-Ahia-fece un coro di studenti.
-Richiede maturità. E come per tutte le scienze, il metodo migliore è quello investigativo. Per cui ora quelli della prima e terza fila si gireranno dalla seconda e quarta fila. Il compagno che avranno dietro sarà il suo compagno per tutto il resto del semestre.
Bella prima di girarsi dal suo nuovo compagno si rivolge dalla mia parte e mi fa un sorriso sommesso dispiaciuta perché non sarà la mia compagna. È davvero una ragazza tanto carina.
Mi volto dal mio futuro compagno di biologia:-Ciao, io sono Lail…
Il suo sguardo mi passa da parte a parte e gli angoli delle labbra si sollevano. Il mio cuore perde battito. E in questa pausa una sensazione di tristezza, come un’ombra fredda mi scivola addosso. Neanche un istante dopo e la sensazione è sparita. Non posso crederci Hap sarà il mio compagno di biologia per tutto il semestre. Ma io che ho fatto di male?! Il suo sorriso non diventa più simpatico. È un sorriso che promette guai.
I miei pensieri vengono interrotti dalla voce del professore:-Durante il resto dell’ora esercitate questa tecnica cercando di scoprire quanto più possibile sul vostro nuovo compagno. Domani porterete una relazione con le nuove scoperte e, credetemi, controllerò che corrispondano alla verità. Questa è biologia, non letteratura, quindi non romanzate le risposte. Voglio vedere una vera collaborazione e un vero lavora di squadra.
Resto seduta immobile. Non ci posso credere. Perché a me?!
Arriccio il naso, cercando di capire che cosa mi ricordasse il suo odore. Non di sigarette. Qualcosa di più intenso, nauseante. Sigari.
Noto l’orologio sul muro e inizio a tamburellare con la matita al ritmo dei secondi.
Grandioso. A quella velocità non avrei fatto in tempo a scoprire un bel niente. Tengo gli occhi fissi davanti a me, però posso sentire il fruscio della sua penna. Sta scrivendo, e io devo sapere cosa. Dieci minuti di convivenza sul quel banco non lo autorizzano a ipotizzare niente sul mio conto. Con la cosa dell’occhio, vedo parecchie frasi sul suo foglio, e la lista si allunga pian piano.
-Che stai scrivendo?-Chiedo.
-Parla la mia lingua.- dice mentre scrive quella frase ogni movimento della mano è fluido e pigro allo stesso tempo. Mi avvicino il più possibile, tentando di leggere dell’altro, ma lui piega il foglio a metà coprendo la lista.
-Che hai scritto?-domando nuovamente.
Lui allunga la mano per prendere il mio foglio bianco, lo fa scivolare verso di sé, quindi lo appallottola e, prima che riuscissi a protestare, lo lancia nel cestino dietro la cattedra. Canestro.
Rimango un attimo a fissare il cestino, metà allibita e metà arrabbiata. Poi apro di scatto il quaderno alla prima pagina bianca e, matita alla mano, chiedo:-Hap giusto? Ti chiami Hap?
-Si, chiamami Hap. Dico sul serio. Chiamami.- Lo dice ammiccando, così mi convinco che volesse prendersi gioco di me.
-Che cosa fai nel tempo libero?-chiedo.
-Non ho tempo libero.
-Sento, suppongo che prenderemo un voto per questo compito, quindi mi fai il favore?
-Che tipo ti favore?- Sono sicura che sia un’allusione motivo per cui cerco disperatamente qualcosa a cui appigliarmi per cambiare argomento.
-Tempo libero…- ripete invece lui, pensieroso -Faccio fotografie.
-Non ho finito, ho una bella collezione di giornali della scuola di una cronista che crede sia giusto mangiare biologico ed essere vegetariane, scrive canzoni in gran segreto e rabbrividisce al pensiero di dover scegliere tra fare la babysitter o uscire con gli amici nel weekend.
Lo fisso per un momento, scioccata da quanto maledettamente ci ha preso. Non sembra che ha tirato a indovinare. Lo sa. E io voglio sapere come.
-Alla fine non fai mai niente ti tutto ciò?
-Ah no?- chiedo senza riflettere.
Aggancia la parte inferiore della mia sedia con le dita e mi trascina più vicino a lui. Rimango per un po’ indecisa se spostarmi di scatto e mostrarmi spaventata, oppure ignorarlo e fingermi annoiata, scelgo la seconda opzione.
-No, pensi sia troppo ordinario, per cui lo snobbi. E stai in un angolo a sputare sentenze. È il tuo terzo difetto.
-E il secondo?- chiedo in preda a una rabbia gelida. Ma chi è questo tipo? E a che gioco sta giocando?
-Non ti fidi di nessuno. No aspetta mi spiego meglio. Ti fidi, ma delle persone sbagliate.
-E il primo?
-Tieni la vita al guinzaglio.
-E questo che vorrebbe dire?- chiedo mentre faccio una risatina nervosa.
-Hai paura di quello che non puoi controllare.
Mi rizzano i capelli sulla nuca e la temperatura della stanza sembra precipitare. In situazioni normali sarei andata dal professore e l’avrei pregato di cambiare compagno di corso, ma in questa circostanze , però, non sopportavo che Hap pensasse di avermi intimidito o spaventato. Provo un bisogno irrazionale di difendermi, così in questo preciso instante deciso, di non dargliela vinta.
-Dormi nuda?- chiede lui.
La mia bocca minaccia di spalancarsi, ma riesco a rallentare caduta della mascella.
-Sei l’ultima persona alla quale lo direi- accenno un sorrisetto.
-Ma stata da uno strizzacervelli?
-No.- Mento. Dopo la morte di Mya i miei mi ci avevano portato per un po’.
-Mai fatto niente di illegale?
-No.- Superare occasionalmente i limiti di velocità non contava. Non con lui. –Perché non mi fai domande normali? Come… il genere di musica che solitamente ascolto?
-Non chiedo quello che posso indovinare.
-Tu non conosci la mia musica preferita.
-Rock Country. In te è tutto questione di ordine, controllo. Scommetto che suoni… la chitarra.
-Sbagliato.- Altro bugia. Questa volta però un brivido mi attraversa la schiena.
-Quello cos’è?- m chiede dandomi un colpetto con la penna all’interno del polso. Istintivamente mi scosto.
-Una voglia.
-Sembra una cicatrice. Hai tentato il suicidio?- I nostri sguardi si incrociano e capisco che si sta divertendo.
La campanella suonò e Hap si dirige verso la porta.
-Ehi!-Gridai, ma lui non si volta. –Scusa!-. è già oltre la soglia. –Hap, io non ho scritto niente su di te.
Si volta, torna indietro, mi prende la mano e ci scrive sopra qualcosa, senza darmi neppure il tempo di riflettere o protestare. Guardai quei dieci numeri sul palmo della mia mano.
Volevo dirgli che non ci sarebbe stata alcuna possibilità che il suo telefono squillasse questa sera. Volevo  dirgli che era colpa sua, che aveva usato lui tutto il tempo per fare domande. Volevo dirgli un sacco di cose, invece riesco solo a dirgli:-Sta sera ho di meglio da fare.
-Anch’io-. Sorride e sparisce oltre la porta dell’aula.
-Guarda che non ti chiamo.- gli grido dietro, ma lui già non c’è più.
-Hey, Laila ci sei? Pronta per andare?-Bella dietro di me interrompe i miei pensieri, annuisco appena-Sono capitata accanto a una ragazza che mi ha raccontato di aver appena finito il trattamento contro i pidocchi!
-Il mio compagno- dico indicando il corridoio in direzione di Hap. Noto il suo modo di camminare:irritante, sicuro di sé. Il tipo di andatura che assoceresti a una maglietta scolorita e un capello da cow-boy. Hap non indossava né l’una né l’altra. Era il tipo da jeans neri, maglietta nera e converse.
Bella scoppia a ridere:-Hap! Beh buona fortuna.
-Mi mette i brividi. Sa che musica ascolto. Senza il minimo indizio ha detto Rock Country! E io ascolto veramente quel genere di musica.
-Magari ha tirato a indovinare e ha avuto fortuna.
-Sapeva… altre cose.
-Tipo?
Più di quanto avrei voluto. –Per esempio come farmi innervosire…- Sospiro.


Ecco a voi il quinto capitolo. So che molte di voi lo attendevano con ansia e le ringrazio davvero tanto per i continui messaggi su twitter.
Ma ora passiamo alla storia. 
*RuolloDiTamburi*
Posso ufficialmente dichiarare aperta questa storia!
Dopo svariate presentazioni, la vera storia inizia in questo capitolo.
Spero vi piaccia, ci ho messo davvero il cuore per scriverlo e vi rivelo che per la prima volta quello che ho scritto mi è piaciuto.
Mi raccomando lasciate il vostro parere c: mi fa davvero tanto piacere leggere e rispondere alle vostre recensioni, quindi mene aspetto a palate <3
Scusate mi sto dilungando. Ora evaporo.
Bacioni Laila <3
xoxo
P.S. Per qualsiasi cosa io sono @LailAriel su twitter Xx

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Capitolo 6
*** Transparent ***


Quando le lezioni finiscono mi ritiro nella mia stanza. Sono stanca morta. Non mi ricordavo che andare a scuola fosse così impegnativo. Per tutto il pomeriggio cerco di concentrarmi per studiare storia dell’arte, ma ho la testa altrove. Violette arriva in camera a sera inoltrata, è completamente sudata e deduco che sia andata a correre.
-Hei, com’è stato il tuo primo giorno?
-Così le racconto di Hap e del nostro spiacevole incontro nell’aula di biologia. Lei sembra davvero molto divertita.
-Spero di incontrarlo a cena, in modo da fargli qualche domanda.- dichiaro io.
Lei annuisce seria:-Può essere un’idea.
A cena Hap non c’è. Lo cerco per tutto quell’immenso stanzone, ma lui non c’è.
Torno in camera con morale a terra. Passo in rassegna i sentimenti che mi agitano. Non ho fame. Non sono stanca. In realtà non mi sento neppure tanto sola. Sono solo un po’ preoccupata per il compito di scienze. Insomma non posso inventarmi tutto di sana pianta.
Così prendo il telefono e mi guardo la mano per vedere cosa è rimasto di quei dieci numeri. In fondo spero che Hap non risponda. Se non l’avessi trovato o non avesse collaborato, avrei potuto benissimo chiedere al professore di cambiare compagno.
Fiduciosa compongo il numero. Hap risponde solo al terzo squillo:-Che c’è?
In tono asciutto dico:- Volevo sapere se possiamo vederci. So che hai detto che eri occupato ma…
-Laila.- Hap pronuncia il mio nome come se lo trovasse divertente.-Credevo non avresti chiamato. Davvero.
Odio rimangiarmi la parola e odio il fatto che lo sottolinei. Apro la bocca con la speranza di dire qualcosa di intelligente:-Allora possiamo vederci? O no?
-A quanto pare non posso.
-Non puoi o non vuoi?
-Sono nel bel mezzo di una cosa abbastanza importante-. Il tono della sua voce tradisce un sorriso –Molto importante.
-Dove sei?
- In camera di un amico. Non è roba per te.
-Allora facciamo un’intervista telefonica. Ho un elenco di domande che…
Ha riattaccato. Credo di odiarlo. E odio questo assurdo compito di biologia.
Strappo un foglio dal mio quaderno e scrivo:
Stronzo.
Morirà di cancro. Si spera molto presto.
Violette che era in ascolto si mise a ridere come una scema, ma io per l’ennesima volta non riuscivo proprio a capirne il motivo. Non c’era nulla di divertente.
-Prova ad andarlo a cercare in tutte le stanze del dormitorio maschile!-mi suggerisce le sogghignando.
Non ha tutti i torti, anzi è un’ottima idea. Non voglio andar male nel mio primo compito di biologia, e soprattutto non devo darla vinta ad Hap. Così infilo un golfino e mentre esco dalla mia camera Violette mi domanda:-Ma che fai?
-Vado a cercarlo per tutto i dormitorio maschile a costo di buttar giù qualche porta.- dichiaro io con un certo tono di voce mentre mi chiudo la porta alle spalle, ma nonostante ciò riesco a sentire la risata di Violette.
Fuori fa un certo freddo e credo che un semplice golfino non mi proteggerà. Mi dirigo spedita verso il dormitorio maschile, con in mano il mio foglio e la penna, ma proprio quando sto per aprire la porta ed entrare sento una voce alle mie spalle:
-Hey Laila-. È una voce sommessa.
Mi volto ma non c’è niente e nessuno esclusa un’enorme quercia, faccio un po’ di attenzione  noto che nella sua ombra si nasconde Hap con una sigaretta in mano.
-Sul serio rispondi a due o tre domande e poi ti lascerò in pace-. Sono esausta. –Dove vivi?
-Ma tu non ti arrendi mai eh?- chiede lui alzando una parte di un labbro, andando così a formare uno strano sorrisetto.
Non gli do tanta importanza e ripeto la domanda, sta volta un po’ più scocciata:-Dove vivi?
-Qua. Vivo qua da una vita.
Cerco di annottare quest’informazione, ma quest’azione risulta più difficile del previsto, scrivere senza appoggiarmi mi è quasi impossibile. Così mi appoggio al tronco della quercia, ma con un movimento repentino Hap mi è a quasi tre centimetri di distanza dal volto. non alzo lo sguardo e faccio finta di nulla. Ma lui neanche in un attimo dopo spegne la sua sigaretta e si avvia verso l’entrata del dormitorio maschile.
-Hei! –inizio a strillare io- Non chiedo tanto due domande e poi me ne andrò. – Il suo modo di fare sta davvero incominciando a innervosirmi.
-Hei, ma che fai!? Così sveglierai tutti!- Sorride lui divertito. –Dai vieni in camera, là sarò tutto tuo-. Dice lui alzando le sopraciglia ammiccando.
Non mi piace, mi sentirei davvero in imbarazzo così declino l’offerta:-Beh veramente…
Lui fa spallucce e  si volta:-Fai come ti pare! Per me fa troppo freddo!
Perfetto! Non solo stronzo ma anche dispettoso. Ho un’idea per il compito, potrei descriverlo come un bambino di cinque anni che beve ancora il latte.
Così sono costretta seguirlo nella sua camera. Lui si butta sul letto, mentre io rimango lì in piedi come una scema:- Fai qualche lavoro?
Ha una faccia seria e mentre lo osservo corrugare la fronte lui dice:- Aiuto mio padre nella sua officina.
-Umh -. Mugugno mentre abbasso lo sguardo e annoto quest’ultima informazione con molta calma. Quando ho finito Hap non è più sul letto ma bensì a pochi centimetri da me. Inizialmente non me ne accorgo poi però quando il suo respiro mi soffia il collo faccio fatica a non sobbalzare. Lo osservo con la coda dell’occhio, non è interessato a me ma ai miei appunti.
-Stronzo?- Domanda lui divertito.
-Stronzo-. Affermo io senza batter ciglio.
Lui scoppia a ridere:- Morirà di cancro?! Cos’è una profezia?
La mia pazienza è messa a dura prova così non lo ascolto e riparto alla carica:-Hai un qualche sogno?
Sono fiera di questa mia domanda, so che lo metterà in difficoltà.
Ma a quanto pare mi sbaglio, perché lui senza esitare risponde:-Baciarti.
Faccio spallucce:-Beh anche il mio sogno sarebbe baciarmi-. Faccio un sorrisetto falso e poi torno seria-Non è divertente.
-Non puoi neanche immaginare quando sia buffa la tua faccia ogni volta che…- si interrompe.
-Ogni volta che? Ogni volta che fai battute idiote? Ogni volta che ti comporti da stronzo? Perché non puoi comportarti come tutti i comuni mortali? Perché non puoi approcciarti alle persone con un semplice ‘ciao’? invece di andarle a dire che ha un bel seno? Francamente? Sei pa-tetico.
Lui scoppia a ridere divertito. Sono davvero furiosa:-Io tolgo il disturbo.
Quando sto per aprire la porta e uscire lui mi ferma:-Laila aspetta.- mi volto a guardarlo già con uno sguardo valutativo e lo lascio parlare:-Sono felice che sia tu la mia compagna di biologia-. È dannatamente serio che per un momento ci casco. Magari sta veramente cambiando approccio.
-Ho riflettuto sul fatto che se avremmo compiti come per esempio sperimentare il sesso, tu non sei niente male-. Continua lui accennando il suo sorrisetto arrogante.
Ho parlato troppo presto. In fondo stiamo sempre parlando di Hap e quando mai Hap smetterebbe di fare le sue battutine idiote? Mai.
-Stronzo-. Dico scandendo bene ogni sillaba. E così mi chiudo la porta alle spalle, ma nonostante ciò riesco a sentire la sua risatina che mi fa veramente girare.
Torno in camera e mi metto a scrivere quest’assurda relazione. Credo di essermi addormentata sulla scrivania, perché sono le quattro quando mi sveglio con le braccia completamente intorpidite e un forte mal di schiena. Di tornare a letto non se ne parla neanche, so che non riuscirei ad addormentarmi nuovamente. Così mi infilo un maglione pesante ed esco dal dormitorio.
L’aria fredda mi entra nelle ossa, ma non mi importa. Mi sento così dannatamente sola. Vorrei solo qualcuno che possa farmi sentire amata e speciale allo stesso tempo. Qualcuno che tutte le notti mi dia la buonanotte e che ogni mattina mi faccia sorridere.
Voglio Mya.
E così dopo tanto di quel tempo le mie lacrime cadono, bagnando il prato già umido a casa dell’umidità.
-Hei,sai che a quest’ora si dorme?- È una voce dietro di me a parlare. Così con un gesto mi asciugo le lacrime e mi volto cercando una scusa pronta, ma davanti a me c’è Chris dentro un enorme felpone.
-Ciao-. Sorrido alla sua vista.
-Che ci fai a quest’ora in giardino?
-Potrei farti la stessa domanda-. Dico sfoggiando un sorrisetto furbo.
Lui sorride:-Ma l’ho fatta prima io.
Mi arrendo:-Non riesco a dormire.
-Siamo in due, Ian russa come un dannato e io ho il sonno leggero per cui…
Io scoppio a ridere, ma lui interrompe la mia risata:-Vieni, andiamo dentro. Rischiamo di congelarci.
Lo seguo dentro un edificio rosso, è una sorta di sala comune. Ci sono tavoli, sedie, e qualche videogioco.
Io mi siedo in uno scomodo divano, mentre lui resta in piedi per un po’ alla fine si arrende e viene a sedersi accanto a me.
-Beh? È così orribile stare qua?- Mi domanda con un’espressione curiosa sul volto.
Faccio spallucce:-Sono qui da appena un giorno… non so.
Restiamo per un poco in silenzio, senza muoverci e senza dire una parola.
È lui ha interrompere quell’imbarazzante silenzio:-Posso chiederti una cosa?- mi domanda timido.
Annuisco:-Si, dimmi pure.
Per un po’ balbetta qualcosa poi tutto d’un tratto mi domanda:-Sei sempre così?
Non capisco:-Così come?
-Beh… sai ti ho osservato oggi a lezione, e… non hai alzato neanche una volta lo sguardo. Come se fossi spaventata da qualcosa. Ti posso garantire che non hai motivo di essere intimorita.
-Non sono spaventata. Beh forse un po’ ma…
Lui arriccia il naso con fare pensoso:-Non ne hai motivo.
Mi grato la testa, buttandomi i capelli da un parte. Voglio rispondergli qualcosa di sensato, ma lui non mi lascia il tempo:-Ma non credo che questa tua malinconia sia dovuta alla novità…
Ci sta prendendo alla grande.
Vorrei dirgli che si sbaglia, ma le parole mi escono di bocca, non riesco a controllarle:-Non credo neanche io-. Mormoro con fare spaventato.
-Tutto si risolve-. Mi rassicura Chris voltandosi dalla ma parte. Ma io scuoto la testa e sibilo un “no”.
-Prova a lasciarti andare-. A quelle parole mi volto.
Tutti non fanno che ripetermelo: “Ti devi lasciar andare” “Non tener la vita la guinzaglio”.
Il vero problema è che tutte queste frasi sono dette da persone che non mi conosco, non conoscono la mia vita. I miei problemi. Le mie debolezze.
Così, rannicchiata nel divanetto dando le spalle a Chris, incomincio a piangere.
Quando ho deciso di partire pensavo che ogni mio problema l’avrei lasciato a casa, ma i miei problemi non sono come quei brutti maglioni che la nonna mi regala per Natale che ho lasciato a casa. I miei problemi mi hanno seguito. E odio il fatto che con uno sguardo o un gesto si possa comprendere tutta la mia insicurezza.
Chris si accorge delle mie lacrime, così mi si avvicina e mettendomi una mano sulla schiena dice:-Lax, non intendevo offenderti. Scusami non volevo.
Cerco di calmarmi ma inutilmente così tra un singhiozzo e l’altro dico:-No, tu non centri.  Odio il fatto che sia così trasparente. Odio il fatto che tutti riescano a capirmi al volo-. Mi interrompo un attimo per tirar sul col naso, poi continuo- Oggi a lezione Hap ha indovinato tutto sul mio conto.
-Non sei facile da capire. Non lo sei per niente. Guardi il mondo con quei tuoi occhioni, ma non c’è verso di capire cosa ti passa per quella testa.
-Chris, hai appena detto che osservandomi hai visto tutta la mia malinconia!- dico io un po’ seccata nonostante abbia ancora le lacrime agli occhi.
-Ho visto la tua malinconia, ma non la causa di essa-. Deglutisco irrigidendomi.
-Scusami, ma non mi va di parlarne.
-Non ti ho chiesto di parlarne.
Mi volto nuovamente dalla sua parte, lui sfodera un meraviglioso sorriso che emana sicurezza. Molto lentamente nella penombra di quella stanza lui allunga un braccio verso la mia guancia, vorrei ritrarmi ma rimango immobile, e con delicatezza mi asciuga le lacrime.
-Vieni qua-. Dice mentre apre le braccia. Così ci stringiamo in un abbraccio. Restiamo così per un po’.
Quando finalmente ci sciogliamo dall’abbraccio lui con la sua aria rassicurante dice:-Vedrai che tutto si risolverà.
-No, non penso. Meno di un anno fa la mia migliore amica è morta di leucemia.- Non so perché gliel’ho detto, ma forse con quell’abbraccio ho capito di potermi fidare di lui.
Alle mie parole, lui sgrana gli occhi:-Mi dispiace..
Ma io continuo:-E dalla sua morte ho smesso di reagire. La vita di tutti continuava, ma non la mia. Non ho la forza di rialzarmi-. Ora sto piangendo come una disperata- Mi sono sempre appoggiata alla mia amica. Ma ora che lei non c’è più, io sono sola.- ripeto una seconda volta “Sono sola” per rendermene davvero conto.
Chris mi abbraccia nuovamente:-Tu non sei sola.
-Con la sua morte tutte le mie certezze sono cadute.-Singhiozzo io.
-Beh ciò significa che piano piano ricostruiremo delle nuove certezze. Intesi?- Mi domanda lui.
Annuisco non troppo convinta. Ma mi fa piacere che lui sia così ben disposto nei miei confronti.
Sono le sei quando Chris con molta delicatezza mi sveglia:-Ci siamo addormentati come due scemi.
Sorrido divertita dall’accaduto:-Io torno in camera, mi preparo e ci vediamo a colazione.
-Certo- Sorride lui dirigendosi al dormitorio maschile.
Sono a due passi dal dormitorio femminile quando Hap mi si materializza davanti. È proprio vero: il buongiorno si vede dal mattino.
-Non mi dire che tu e Chris…-ridacchia mentre porta su e giù le sopracciglia.
-Hap, non è giornata. Ti prego lasciami in pace. Ci vediamo a lezione.
E così lo pianto lì in mezzo al giardino. Non mi va di discutere con lui. Non oggi.
Quando entro in camera Violette è già sveglia:-Hei Laila, dove hai passato la notte?- mi domanda con un’espressione furbetta dipinta in volto.
-Mi sono addormentata nella sala comune…-lei mi guarda di traverso-credo si chiami in questo modo-. Aggiungo.
Lei annuisce e scoppia a ridere:-E con chi eri?
-Con Chris-. Ammetto.
Lei non dice niente, si limita solo a fare un sorrisetto.
La colazione trascorre tranquilla, l’assenza di Hap è qualcosa di veramente stupendo.
Purtroppo la stessa cosa non accede a lezione. Lui è presente.
-Laila, spero che tu non abbia scritto che sono stronzo.
Scuoto lentamente le testa, ma senza voltarmi dalla sua parte:-No, ho scritto che sei un coglione ninfomane. Suonava molto più elegante.
Lui scoppia  a ridere:-Wow! Sei la prima persona che mi definisce un coglione ninfomane. Ne sono davvero molto onorato.
-Hap, torna a dormire-. Dico io seccata dal suo tono di voce troppo armonioso per le mie orecchie.
-Mi rimbocchi le coperte?-Mi chiede col suo sorrisetto da schiaffi.
Lo ignoro. Ormai posso solo fare questo. Non c’è via d’uscita.
La lezione di biologia trascorre tranquilla. Anche se devo ammettere che il professore mi incute un poco di paura con quei suoi strani pantaloni.
-Per domani voglio un vero e proprio lavoro di coppia!- Dichiara grattandosi il mento.
-Anne sei pronta? Sta sera ce la spassiamo-. Urla qualcuno in fondo alla classe.
Mi stupisco che a fare questo commento non sia stato Hap.
-No, no. Non intendo questo. Voglio un’altra relazione sulle caratteristiche, sia fisiche che comportamentali, del vostro partner ideale.
-E che centra la squadra?-Domanda Belle con fare irritato.
-Centra eccome, perché voglio che ricerchiate queste caratteristiche nel vostro compagno.
Si sente una forte risata in fondo all’aula:-Prof ha mai pensato di aprire un’agenzia di cuori solitari?!
Il professore sta per zittirlo quando suon ala campanella così tutti si avviano all’uscita dell’aula.
Anche io ritiro le mie cose e insieme a Belle ci avviamo alla prossima lezione.
Ma sento Hap chiamarmi da dietro:-Laila!
Vorrei veramente ignorarlo, ma mi volto e lo ascolto.
-Dove ci incontriamo per questo “lavoro di squadra”?- Spero stia scherzando. Non ho nessuna intenzione di ripetere l’esperienza della sera prima. Neppure per tutto l’oro del mondo.
-Posso benissimo fare la relazione da sola. Non mi serve il tuo aiuto.
-Posso farlo anche io-. Dichiara lui divertito.
-Eh allora non abbiamo più niente da dirci-. Mormoro io girando i tacchi.
-Ma devo ricercare in te le caratteristiche del mio partner ideale.
Vedo il suo divertimento nei sui occhi neri.
-In me è tutta questione d’ordine. Ricordi?- Non so da dove mi sia uscita, ma sono proprio felice della mia risposta.
-Ti vengo a cercare.
-Fai come ti pare-. Dico allontanandomi con il libro di matematica in mano.


Ecco a voi il sesto capitoli di Mattia c:
Spero possa piacervi e mi racocmando: recensite, recensite e recensite.
Vorrei ringraziare tutte quelle ragazze che su twitter mi inviano messaggi cucciolosi rigurdo questa storia :3
A proposito ti twitter, per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel
Bacioni :* e buona lettura c:
Laila

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Capitolo 7
*** Alice ***


-Laila, possiamo volentieri far scambio di compagno. Io mi prendo Hap. Ti giuro che lo faccio-. Mi dice Belle scherzando.
-Ma magari, quel ragazzo è un coglione.
-Oh, conosco Hap. Insomma lui è la solita persona a cui nessuno farebbe un torto. Ma conoscilo non è male.
Tutti non fanno che ripetermi che Hap non è poi così male. Perfetto. Con me è male.
Per la prima volta pranzo con Violette e alcuni suoi amici. C’è pure il ragazzo che il primo giorno trovai nella mia camera ad urlare con lei.
Credo stiano insieme, si lanciano occhiatine tenere e lei non smette un attimo di guardarlo. Al contrario lui è molto distaccato.
Così quando ho modo di parlare con lei da sola mi faccio un po’ di affari suoi:-Ma tu e …- mi sfugge il nome del ragazzo, poi d’un tratto mi illumio- Damian state insieme?
Solitamente non sono così sfacciata, ma Violette non mi sembra una persona parecchio riservata.
-Emh, ecco è una storia complicata…
-Oh mi dispiace, non volevo. Scusami-. Mi affretto a dire.
-No, che dici. Solo che lui è sempre così distratto- annuisco da finta comprensiva e la lascio continuare- Insomma lui è l’unica persona che riesce a farmi sta bene con un semplice sorriso e riesce a tirar fuori il meglio di me, ma è anche l’unico che allo stesso tempo mi fa sentire veramente patetica. È strano, ne sono consapevole. Insomma, Com’è possibile che l’unica cosa che mi faa sentire bene è anche quella che mi abbatte di più?- mi chiede lei supplichevole.
-Non c’è risposta-. Sentenzio io- È inutile stare là a rimuginarci troppo. È così. Un secondo ti fa sentire la persona più bella al mondo, il secondo dopo sei una merda. Una sorta di altalena. Ma nonostante sai i danni che ti reca l’altalena adori salirci.
-Non puoi capire quanto. Tutte le lacrime che verso per lui, valgono quei pochi momenti in cui lui mi fa sentire speciale.
La guardo preoccupata a causa degli occhi lucidi, vorrei abbracciarla. Ma resto là ferma a osservarla.
Mi avvicino e sto per abbracciarla quando sento il mio nome, mi giro e con sorpresa per niente positiva vedo il volto di Hap a circa dieci metri da me. Mi volto nuovamente e confido in tutta la mia pazienza per ignorarlo. Ma sembra impossibile.
-Beh allora per la… insomma quella storia di biologia?- Mi domanda lui dannatamente sicuro di se.
-Che vuoi sapere?- Chiedo cinica, osservandolo dall’alto in basso noto che è completamente sporco di fango e non posso fare a meno di farmi scappare un risolino. Sembra si sia fatto il bagno con gli ippopotami.
Anche lui abbassa lo sguardo e sorride. Ma non è uno di quei sorrisi arroganti che mostra per far vedere che è sicuro di se, no. È un sorriso sincero e lo osservo mentre stira le labbra e per un poco mostra i denti poi il suo sorriso svanisce e torna tutto normale. Con tutto normale intendo anche la sua arroganza.
-Beh sai devo cercare in te le caratteristiche del mio partner ideale.
-Tutta questione d’ordine- Gli ripeto nuovamente.
-Hai da fare ora?-. Mi domanda serio.
In realtà non ho assolutamente nulla da fare ma in men che non si dica cerco di inventare una scusa per non trascorrere neanche un secondo di più con lui:-Si, ho promesso a Violette che sarei andata agli allenamenti di atletica-. Mento cercando di non balbettare.
Non è stupido, ha capito che è una scusa cos’ annuisce:-Ah, l’atletica mi è sempre piaciuta molto-. Dichiara lui con faccia tosta- Credo che correre non mi farà male.
Violette gli lancia uno sguardo di disapprovazione, ma lui di tutta risposta sfoggia il suo odio sorrisetto e allontanandosi mormora:-Allora ci vediamo al campo.
Sono esasperata:-Che ho fatto di male?
Lui si volta mi sorride e esce dalla porta di servizio.
-Fantastico!- Urlo io furibonda.
Violette tanto per cambiare ride. Ma io dico, proprio un cretino dovevo avere come compagno di laboratorio?
Quando torniamo in camera Violette si prepara per andare agli allenamenti.
-Ma non dovevi venire anche tu?- Mi domanda un po’ dubbiosa.
-Si, sarei venuta pur di non trascorrere nemmeno un secondo con Hap, ma dal momento che “gli farà bene correre” credo che a me invece farà bene starmene in camera.
Lei mi sorride e mentre esce dalla camera mi fa spallucce.
Per un po’ me ne sto in una totale calma. Non si sentono neppure rumori o grida provenienti dal giardino. Così decido di dedicarmi un poco allo studio. Ma non faccio neppure in tempo ad aprire il libro di matematica che bussano alla porta.
Controvoglia mi alzo dal letto e come uno zombie vado ad aprire alla porta. Non oso crederci così scioccata mi tolgo gli occhiali da vista e dico:-Ma tu non dovevi andare a correre?
Hap mi mostra un sorriso beffardo:-Pensai sul serio che mi sarei bevuta la storia del “ho promesso a Violette che sarei andata agli allenamenti di atletica”?
-Beh ci ho promesso-. Gli rispondo con aria, più che seccata, stanca.
Lui senza neanche essere invitato ad entrare si fa largo nella mia stanza. Mi volto a guardare le sue mosse, chiudendomi la porta alle spalle.
-Ok-. Mi arrendo- Faremo questo stupido compito poi fuori. Intesi?
Lui annuisce appena. E si stende sul mio letto come se fosse il suo. Lo osservo critica.
-Beh restiamo qua a guardarci negli occhi o vogliamo fare qualcosa?- Domando dandogli le spalle.
Lo sento ridacchiare:-Allora? Quali sono le caratteristiche del tuo partner ideale?
Quella domanda mi trovò del tutto impreparata, non ci avevo ancora pensato.
Incomincio a balbettare:-Beh… deve essere… intelligente-. Dichiaro io.
Fantastico! Una risposta più banale non la potevo dare?!
Lui annuisce stranamente serio:-Fin qui ci siamo.
Scoppio a ridere. Rido di gusto.
Lui mi guarda storto alzando la testa dal cuscino:-Credi che non sia intelligente?
Annuisco ancora ridendo. Lui fa spallucce e torna a sdraiarsi:-Giusto, non sono abbastanza per Laila-. Ha un tono scherzoso, ma avverto una nota di verità in quelle parole. Così smetto di ridere e mi siedo nel letto di Violette.
-Tu?-domando con non curanza.
-Fisicamente non ho preferenze… insomma non è una cosa fondamentale.
-Um-. Mugugno io senza accorgermene.
Lui si interrompe:-Um?
-Pensavo avresti detto qualcosa del genere: ‘La mia ragazza ideale deve essere molto prosperosa, molto prorompente, magra ma con molte curve, capelli lunghi o medio-lunghi colore indifferente, seno grosso, vita stretta, fianchi larghi, fisico a clessidra, sedere rotondo, prorompente, prosperoso, formoso, carnoso, sporgente, grande e allo stesso tempo sodo in forma e armonioso. Il sedere è la cosa che prediligo in una donna, secondo me l'ideale è quello di Kim Kardashian, grande ma sodo. La mia donna ideale è come Kim Kardashian, tante curve, forme prosperose, ma magra e in forma fisica-. Dico cercando di imitare la sua voce, cosa che non mi riesce per niente bene.
Lui alza le sopracciglia e incomincia a ridere:-No, il sedere non è la cosa che prediligo in una ragazza.
Faccio spallucce nel mentre le mie guance divampano diventando rosse. Così abbasso lo sguardo.
-Però Kim Kardashian come ragazza non mi dispiace affatto-. Aggiunge col suo solito sorrisetto.
Alzo gli occhi al cielo e lo lascio continuare:- Beh, deve essere indipendente…
-Credi che qualcuno possa dipendere da te?- lo interrompo io.
-No, da me no, però ci sono quelle ragazze che dopo aver trovato un ragazzo non fanno assolutamente nulla senza di lui. Lo trovo irritante. E magari mi lasci finire invece di aggredirmi a ogni costatazione che faccio..
Faccio una smorfia e lo lascio parlare:-Intendevo dire che anche lei deve cercare la sua indipendenza.
E questo che significa?! Crede di essere una sorta di droga per le ragazze?!
Non posso evitare di ridere.
-Deve essere imbranata e un po’ Alice…
-Alice? Chi è una tua fiamma?
Lui ridacchia:-No, come Alice nel paese delle meraviglie.
-Alice nel paese delle meraviglie?- chiedo io dubbiosa
-Si, Alice viveva in un mondo tutto suo. Adoro quelle ragazze che se ne stanno per i fatti loro e che si portano dietro una marea di segreti. Si mi piacciono le ragazze misteriose!
Oh ma sentilo. Che è successo ad Hap?
-E che faccia la prima mossa, per esempio baciare al primo appuntamento.
Aspetto un po’ poi gli chiedo:-Hai finito?
-Si, per ora- mi risponde togliendosi le scarpe.
-Beh allora io non sono la tua ragazza ideale-. Dichiaro con finto dispiacere.
-E questo cosa te lo fa pensare?
-La tua descrizione.
-Forse non mi hai ascoltato ma molte caratteristiche che ho elencato si rispecchiano in te-. Osservo le sue labbra mentre pronuncia queste parole.
-Hap cosa vuoi esattamente?- Gli domando estremamente calma tanto che anche io mi stupisco della mia fermezza.
Lui sorride mostrando appena i denti:-Tu cosa vuoi?
Non sopporto quando la gente risponde alle mie domande con altre domande.
-Vederti uscire da questa stanza il prima possibile-. Sono estremamente seria.
-Perché non provi a lasciarti andare?
-Cazzo. Hap tu non mi conosci. Tu non hai la minima idea di come sono fatta.- Sbotto di brutto, non ne posso più.
-Eh secondo te perché?-Non mi da neppure il tempo di rispondere -Perché sei troppo legata.
Sto per avere una crisi isterica, sento gli occhi riempirsi di lacrime:-No, non so io quella troppo legata. Se non sbaglio non sono stata io a quella a fare complimenti su il mio seno.
-Ancora? Per quanto tempo hai intenzione di rinfracciarmelo?
-Vedi qual è il tuo problema? Pensi che tutto ti sia dovuto, ma non è così.
-Beh, se la pensi in questo modo…- mormora allacciandosi le scarpe
-La penso in questo modo-. Dico io ferma.
Lo osservo alzarsi dal letto:-Ne riparleremo quando sarai più calma.
-Spero di no-. Rispondo carica di acidità.
Lui si chiude la porta alle spalle lasciandomi là.
Non riesco a capirlo. Cosa vuole?
Aspetto che Violette torni dagli allenamenti per andare a cena.
Siamo solo io e lei, così decide di portarmi a mangiare nel bar del college invece che alla mensa, dice che c’è più tranquillità a quell’ora.
Quando sto per inghiottire il mio primo boccone dell’insalata che ho ordinato lei mi domanda:-Beh poi hai visto Hap?
Rischio di soffocarmi con quello che ho in bocca.
-Deduco che questo sia un si-. Ridacchia lei.
Io annuisco sommessa:-È stato più carino del solito, poi però mi ha fatto davvero innervosire.
Lei ridacchia e cerca di cambiare argomento parlandomi dei suoi allenamenti.
Quando abbiamo finito di cenare, usciamo in giardino e lì incontriamo Chris e Ian seduti su una panchina.
-Hei Lax-. Mi saluta Chris con un sorriso a trentadue denti.
Ricambio il sorriso e ci avviciniamo:-Hei.
-Non ti ho visto a cena-. Dice Chris con aria premurosa.
-Oh, Violette mi ha portato a mangiare al bar.
-Ah-. Sembra stupito –Comunque Hap ti ha cercato…
-Ah si?- Domando io perplessa.-Ha detto che voleva?
-No, mi ha solo chiesto dove fossi. Nient’altro.
Annuisco comprensiva sempre con quel odioso sorriso che mi ritrovo. In realtà sono un po’ imbarazzata dopo la nostra chiacchierata della scorsa notte.
Lui sembra accorgersene:-Tutto bene?
-Si, grazie. Tutto alla grande.
-Lo sai che non è cambiato nulla da ieri? Vero?- Mi guarda con quei suoi enormi occhi azzurri e non riesco a resistere alla tentazione di abbracciarlo.
Così mi chiudo nelle sue braccia fini, ma comunque forti e mormoro un semplice ‘grazie’.
Lui scuote lentamente la testa e mi dice:-Non mi devi ringraziare.
Ma io so che devo farlo.
Sento una risata alle nostre spalle così mi sciolgo dall’abbraccio e voltandomi vedo Hap.
Qualcuno mi potrebbe spiegare perché questo ragazzo è onnipresente?!

-Che vuoi?- Gli domando con voce stanca.



Eccoci già al settimo capitolo, devo ammettere che sono emozionata lol
Ok ora la pianto e vado al sodo c: vi ringrazio davvero tanto per tutte le recensioni che mi avete lasciato nel sesto capitolo, se potessi vi bacerei a una a una, per cui mi aspetto tante recensioni anche in questo capitolo eh... BUONA LETTURA c:
Ammetto di sentirmi tanto malefica a troncare la storia in questo punto lol
Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter
Bacioni Xx
Laila

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Capitolo 8
*** Please don't stop the rain ***


Lui fa appena una smorfia:-Scusatemi, ho rovinato una scena fantastica! Mancava solo il mare e il tramonto.
Lo fisso con occhi indagatori, ma lui è tranquillo o almeno sembra esserlo. Lui sorride e facendo spallucce dice:-Beh, fatte come se io non ci fossi!
-Hap, sul serio, tornatene da dove sei arrivato-. È stata Violette a parlare con voce calma.
Hap sogghigna:-Perché dovrei?
-Dai andiamo via!- Interviene Ian rivolgendosi ad Hap.
-Chris tu non vieni?- Hap sembra fatto e ne ho conferma quando avvicinandomi noto due enormi occhiaie e i suoi occhi cerchiati di rosso.
-Arrivo-. Mormora Chris senza muoversi di un passo.
Osservo Ian mentre trascina Hap nei dormitori maschili così ancora sovrappensiero domando a Chris:-Che farete ora?
Lui alza le spalle:-Nulla, lo metteremo a letto con la speranza che domani ogni traccia della sua stronzata sia scomparsa.
Ci saluta e dopo anche lui entra nel dormitorio maschile.
Violette continua a ripetermi di non preoccuparmi, non accadrà nulla.
-Hap si è semplicemente fatto qualche spinello di troppo, non c’è modo che tu ti preoccupi.
Facile a dirsi, ma non a farsi.
Vado a letto con un assurdo nervosismo addosso.
Durante tutta la notte non chiudo occhio così verso le cinque mi arrendo e filo in bagno. Dopo una lunga doccia cerco di coprire nel migliore dei modi le due enormi occhiaie che mi ritrovo sotto gli occhi. Ogni sforzo è vano, così per la disperazione mi metto a frugare nel beauty di Violette, dentro ci trovo di tutto.
Ha addirittura cinque tipi diversi di crema corpo. Provo un fondotinta con l’etichetta in cinese e miracolosamente copre i cerchi dei miei occhi.
Sono al settimo cielo. Ma sono comunque nervosissima per Hap.
Allora mi infilo dei jeans e una felpa e corro attraverso il cortile fino ad arrivare al dormitorio maschile. La porta è aperta così entro indisturbata. Mi domando se non hanno paura che durante la notte si facciano dei party hard…
Assorta nei miei pensieri su party hard e ragazze in minigonna arrivo di fronte alla stanza di Hap, busso ripetutamente, ma non ho risposte così apro con cautela la porta con la speranza di non svegliare eventuali persone addormentate.
Le luci sono accese i letti sfatti. Non so se questo sia un buon o cattivo segnale.
Busso in bagno e la voce di Hap raggiunge le mie orecchie:-Ah finalmente Chad! È da tre anni che aspetto quel fottuto caffè.
Con voce innocente dico:-Hap, sono io. Laila.
-Laila?-Sembra seriamente stupito –Che ci fai in camera mia?
-Volevo sapere se andava tutto bene…
-Si, tutto alla grande…
-Sai, ieri sera non mi sembravi proprio in gran forma.
Lo sento ridere. Pian piano il suono della sua risata si avvicina e la porta si apre:-Eh così eri preoccupata per due spinelli?
Ecco l’Hap di sempre. Come posso essere stata così idiota da venire sin qui per sapere come stesse?!
-C’è qualcosa di strano?-Domando cinica.
Lui scuote la testa e sorridendomi mormora:-Mi faresti un piacere?
-Assolutamente no.
Ma lui sembra ignorare questa mia ultima affermazione e continua:-Dopo colazione andresti in infermeria a chiedere un’aspirina?
-Tu non puoi farlo?-Domando seccata.
-No, mi domanderebbero perché ho bisogno di un’aspirina. Mentre tu puoi semplicemente dire che hai il ciclo. Liquidando le infermiere.
-Mai.
-Dai Laila-. Mi supplica lui con un’adorabile faccia da cucciolo.
-Perché sballarti sino a quel punto?- Domando io ignorando la sua supplica.
Lui sospira e si sfila la maglia. Lo fisso, fisso i suoi pettorali e mi perdo nel suo fisico così troppo perfetto.
Lui nonostante abbia notato il mio sguardo intenso non ci bada e risponde alla mia domanda:-Non desideri mai andartene da questo mondo?
Tutti i giorni.
-E credi che fumando migliorerai le cose?-Chiedo con tutta l’acidità possibile.
Mentre rovista in un cassetto in cerca di una maglia mormora:-Beh potrei sempre chiudermi in me…
Il tono della sua voce sottintende qualcosa. Quel qualcosa sono io. Decido di non arrabbiarmi, ma con molta calma, forse stanchezza dico:-Forse le persone si chiudo in se stesse perché un tempo sono state colpite da qualcosa e rimaste a terra per troppo tempo, e per non tornare a strisciare si costruiscono un guscio.
Lui si volta e mi guarda dritto negli occhi. Sostengo il suo sguardo nonostante uno strano impulso mi dica di distogliere lo sguardo.
-Meglio un guscio alle sigarette-. Aggiungo sfidandolo.
-Da cosa sei stata colpita?- Mi domanda senza raccogliere la mia sfida.
-Cosa ti fa credere che io sia stata colpita da qualcosa?- Sorrido, come se fossi divertita da questa domanda. Non lo sono. In realtà le conversazioni con Hap mi terrorizzano sempre di più.
-Il tuo modo di fare. Il tuo sguardo che ogni tanto si perde in piccoli particolare. Il tuo sorriso, mai veramente sincero.
Eh così Hap era una persona che osservava. E chi l’avrebbe detto?
Annuisco senza dare troppo peso alle sue parole e chiedo:-E tu? Da cosa sei stato colpito?
Lui sfoggia un bellissimo sorriso. Uno di quei sorrisi che vedi fare solo dalle celebrità sul red carpet. Quei sorrisi che ti lasciano senza fiato.
-Io non sono stato colpito-. Alzo una sopracciglia incredula. –Sono stato completamente affondato. Due o tre metri sotto terra. E costruirmi un guscio non basterà.
Hap così serio fa una certa impressione. Lo osservo mentre si infila una maglia e poi una felpa.
-Beh? Ti va di venire a fare colazione?
Questo suo cambiamento così radicale mi terrorizza. Non posso e soprattutto non voglio fidarmi di Hap e venire qui è stato solo uno stupido errore.
-Emh… in realtà avevo appuntamento con Chris…- Sto diventando proprio brava a mentire.
Lui annuisce comprensivo e dice:-Allora ci vediamo in giro.
-Sicuro-. Sorrido e esco il più velocemente possibile da quella stanza.
Corro per quasi tutto il tragitto che separa il suo dal mio dormitorio. Quel ragazzo ha qualcosa che non va. Io ho qualcosa che non va. Due cose che non vanno insieme non combinano assolutamente nulla di buono.
Non ho voglia di incontrarlo a biologia. Non voglio incontrarlo così. Così programmo con Belle un modo per saltare biologia, ma nonostante tutti i miei patetici piani sono costretta a presentarmi a lezione.
Entrando in classe noto che il banco dietro il mio è vuoto. Spero vivamente che lui non venga.
Capisco che le mie preghiere  si sono avverate solo quando il suono della campanella avvisa la fine delle lezioni.
E lui non si è presentato.
Sono al settimo cielo. Poi pian piano la mia felicità svanisce e dentro di me si largo un dubbio: e se Hap non fosse venuto per non vedermi?
È un’ottima teoria, ma nonostante io abbia raggiunto il mio scopo ovvero di non incontrarlo, mi sento dannatamente in colpa.
-Hei Lax a che pensi?- È Chris a rivolgermi questa domanda interrompendo così i miei pensieri.
Scuoto la testa come a scacciar i pensieri che mi ronzano in testa e mentre metto in bocca un boccone della mia insalata dico:-Oh nulla, sono sovrappensiero.
-Abbiamo intenzione di fare qualcosa in giardino questa sera. Ti va di unirti a noi?- Mi chiede Ian con tanta cortesia.
-Um… ma certo…-. E’ l’occasione giusta per informarsi su Hap. –Ci sarà anche Hap?- Chiedo con non curanza.
-Ma come non te l’ha detto?- Mi domanda Chad stupito.
Scuoto lentamente la testa e lo lascio continuare.
-Pensavo che sta mattina ti stesse parlando proprio di questo…
-Di cosa?- La curiosità mi sta divorando.
Chad si passa una mano tra i capelli e spettinandoli un poco fino a ottenere un’aria da finto trascurato dice:- Doveva partire per delle faccende urgenti…
Non mi sembra sincero così insisto:-Faccende urgenti?
Lui annuisce serio, quasi preoccupato:-Beh se lui non te ne ha parlato non mi sembra giusto che sia io a dirtelo…
-Certo-. sfoggio un sorriso da circostanza e torno alla mia verdura.
I ragazzi conversano animatamente sulla festa, se così vogliamo chiamarla, di sta sera, ma io ho la testa da un’altra parte.
È mai possibile che quel ragazzo anche quando non c’è è riesce a tormentarmi?!
Improvvisamente mi ricordo di avere il suo numero, così mi viene una strana voglia di chiamarlo. Voglio sapere cosa siano queste faccende importanti.
Se da una parte so che devo stargli il più lontano possibile dall’altra non posso fare  a meno di smettere di pensare a lui.
-Lax, si può sapere che cos’hai in quella testa oggi?- E’ nuovamente Chris.
-Oh scusatemi, dicevate?- Sorrido io cercando di integrarmi nel discorso.
Così li ascolto parlare di strani progetti mentre Belle fa certe facce come a dire che questi qua non ci stanno più con la testa.
Dopo essere tornata nella mia stanza racconto a Violette tutta questa storia di Hap e dopo aver finito di parlare lei dichiara:-Ma non è che ti sei innamorata?
A quelle parole i miei occhi a momenti escono fuori dalle orbite:-Ma che dici? Ti ricordo che stiamo parlando di Hap. Quell’Hap arrogante, idiota e sempre con la battuta pronta.
Lei annuisce ma non si da per vinta:-Si, ma è lo stesso Hap con un carisma strabiliante, un fisico da urlo e un sorriso da mozzare il fiato. E poi diciamocelo, a noi ragazze piacciono sempre quelli arroganti e sicuri di sé. Non prendiamoci in giro se ci innamorassimo dei ragazzi gentili e premurosi non ci divertiremmo neppure noi.
Seguo il suo ragionamento a stento e infine affermo:-Hap non mi piace. Non ho bisogno di qualcuno così tanto misterioso. Ho bisogno di qualcuno che mi stia accanto.
-Chi Chris?- Mi domanda con un sorrisetto furbo che la dice lunga.
-Come Chris-. Non posso negarlo Chris sarebbe un fidanzato perfetto.
-Bene, bene signori e signore qui la nostra Laila dovrà scegliere tra il misterioso e sexy Hap o il dolce e premuroso Chris! Per scoprire come andrà a finire seguiteci! La scelta avverrà nella prossima puntata-. Dice Violette imitando la voce di un cronista sportivo.
La osservo cinica:-Violette, tu hai guardato troppi film americani. Vedi di calmare il tuo entusiasmo.
Mi butto a peso morto sul letto con la testa che mi scoppia. Spero vivamente h cela conversazione finisca qua, ho davvero bisogno di riposarmi ma Violette riparte all’attacco:-E poi, per dirla tutta Hap è misterioso perché tu non gli dia spazio. Prova a non presentarti con quel tuo sguardo da maestrina.
-Sguardo da maestrina?- Domando sorridendo
-Si, con quello sguardo cinico che la dice lunga, come se tu fossi più di lui. Poniti diversamente.
A quest’ultima affermazione scoppio definitivamente a ridere:-Io dovrei pormi diversamente?
Lei entra in bagno e lascia cadere la conversazione.
E così io avrei lo sguardo da maestrina? Non lo sapevo!
Rimango per un po’ sdraiata nel letto e non so come ma in poco tempo mi assopisco come una bambina dopo la poppata.
È violette a svegliarmi:-Laila, è quasi ora di cena. È possibile che hai dormito per tutto questo tempo.
Mi giro nel letto facendo cadere qualcosa per terra. Mi stropiccio gli occhi e dopo aver sbadigliato domando:-E’ già ora di cena?
La mia amica annuisce e mi incita ad alzarmi dal letto e a muovermi.
La mensa, quando arriviamo noi, ormai è quasi vuota. Solo alcune ragazze si trattengono ai tavoli a chiacchierare.
-Dopo vado a un qualcosa in giardino-. Mormoro ancora mezzo addormentata.
Violette annuisce prendendomi in giro:-Ah, capisco.
-Ti va di venire?
Lei fa spallucce non molto convinta:-Dovrei finire di studiare..
-Stronzate! È la solita scusa per dare buca a qualcuno!- Dico io prestando poca attenzione al mio pasto.
-Sono una persona pigra e adoro dormire, per cui non amo andare alle feste.
-È un’altra balla. Lo sai vero?
Entrambe scoppiamo a ridere come delle sceme.
Sono appena le nove quando i cuochi ci mandano via dalla mensa perché l’ora di mangiare è passata da molto. Proprio simpatia portami via.
-Beh, io ti saluto compagna di stanza pigra. Io mi congelerò qua al gelo con i miei amici-. Dico scherzando quando passiamo vicino ai campetti da tennis, luogo dove Chris mi ha dato l’appuntamento.
-Sta attenta a non farti beccare-. Mi raccomanda lei con aria materna e infine si allontana con un gesto del capo.
Rimango un po’ ad aspettare Chris, ma quando finalmente arriva riesce a tirarmi su il morale.
-Se ci scoprono? Che faranno?
Lui fa spallucce poco preoccupato da questa eventualità sibilla:-Manderanno una lettera ai nostri genitori e finisce tutto là.
Annuisco con fare preoccupato. Magari per i suoi finisce tutto là, per i miei no.
Superiamo i campi da gioco e dopo aver oltrepassato anche due grandi querce, nell’oscurità vedo un gruppo di ragazzi bere birra e chiacchierare.
C’è una leggera musica in sottofondo e alcuni ragazzi ballano. Insomma una festa in piena regola con l’unica eccezione che è clandestina.
Per quasi tutta la serata chiacchiero con Belle e Farah.  Sono due ragazze completamente diverse, se Farah è perpetuamente in silenzio, beh Belle non chiude un attimo la bocca.
Farah ama leggere e scrivere, mentre Belle non sa nemmeno da che verso si prende un libro.
Ma nonostante queste loro incompatibilità si vede lontano un miglio che sono nate per essere amiche.
Insieme sono davvero parecchio buffe.
Mi domando se anche io con Mya eravamo così dolci o rimanevamo più per i fatti nostri. Questo pensiero insinua dentro di me un’assurda malinconia. Così incomincio a torturarmi il labbro come una disperata.
-Hei Lax, se continui così poi non ti ritrovi più labbri-. Da questa affermazione deduco che Chris si sia bevuto due birre di troppo.
Sorrido e annuisco con la speranza che mi lasci in pace. Non ho mai avuto a che fare con un ubriaco.
Ma lui non demorde e mi si avvicina. Il suo alito sa di alcool, per cui non sono state due birre a ridurlo in queste condizioni.
-Ti va di ballare?-. credo che in questo momento sia lucido, ma non posso dirlo con certezza.
-Emh in realtà…
Vengo interrotta da un suo schiocco delle dita:-Su Lax non fare i capricci-. E così dicendo mi trascina in mezzo ad altri ragazzi che ballano sulle note di una canzone jungle.
Inizialmente Chris mi prende per mano e mi fa fare alcune giravolte e dopo un altro sorso di birra mi avvolge la vita con le sue braccia.
La situazione in cui mi sono cacciata è parecchio strana. E io non so proprio come comportarmi.
Per un po’ di tempo dondoliamo sulle note di una canzone lenta e lui incomincia a baciarmi sul collo. Più volte cerco di allontanarlo, ma è inutile così sono io ad allontanarmi.
-Stammi vicino-. Mi mormora all’orecchio. Avvolgendosi con le sue braccia secche.
Per un momento mi lascio trasportare da quelle note, da quelle parole e dalla sensuale voce di James Morrison.

There's nothing we can do to make it change
We can pray for sunny weather
But that won't stop the rain’


Poi torno alla realtà e comprendo che quello che sto facendo non mi porterà da nessuna parte, allora mi sciolgo dal nostro buffo abbraccio. E faccio per andarmene ma dopo nemmeno due passi lui mi blocca per il polso con tutta la dolcezza possibile e da dietro mi cinge la vita con le sue mani. Ci lasciamo trasportare dalla musica, e pian piano, non so come, lui riesce a girarmi dalla sua parte.
Lui è più alto di me per cui alzo lo sguardo per guardarlo in volto, non riesco a cogliere molti particolari, ma l’unica cosa che mi rimane impressa sono i suoi occhi color mare lucidi, come se da un momento all’altro dovesse scoppiare a piangere, ma credo che questo sia dovuto all’alcool.

‘Feeling like you got no place to run
I can be your shelter 'til it's done
We can make this last forever
So please don't stop the rain’

 
Per un attimo i nostri sguardi si incrociano e mi sento oppressa dal quel blu, così tanto che sono costretta ad abbassare lo sguardo. Ma lui mi afferra il mento con delicatezza mi riporta così a doverlo nuovamente guardare negli occhi.
Inghiottisco il groppo che ho in gola.
Ho paura.
Il battito cardiaco comincia ad accelerare mentre lui si abbassa verso di me.
Questo non è giusto. Né per me, ne per lui.
Così a davvero pochi centimetri da me quando lui sta per appoggiare le sue labbra sulle mie lo blocco dicendo:-Tu non vuoi veramente baciarmi-. Sono estremamente calma nonostante il cuore a momenti mi potrebbe scoppiare.
-E se volessi effettivamente farlo?- Mi chiede con il briciolo di lucidità che ancora le avanza.
-Se davvero vuoi baciarmi aspetta un altro momento-. Dichiaro con la voce un po’ rocca. –Sei ubriaco. Domani non ricorderai nulla di tutto ciò.

‘Let it fall, let it fall, let it fall
Please don't stop the rain’


Restiamo là a pochi centimetri di distanza, mentre una leggere brezza notturna ci scompiglia i capelli.




Ma ciao bellisisme c:
Ecco a voi l'ottavo capitolo! Cacca! Siamo già all'ottavo.
Allora.. che dire? Spero che vi piaccia e metto le mani avanti per quanto riguarda il bacio che ho voluto lasciare in sospeso tra Laila e Chris...
Ecco voi direte sicuramente che è la solita scena irrealizzabile da film, ma vi giuro che a me è capitata sul serio..
LALALALA fingerò di non essere arrosita lol
Ok, mi sto dilungando troppo per cui lasciate tante recensioni per farmi sapere che ne pensate c:
Per qualsiasi eventualità o dubbio io sono @LailAriel su twitter C:
Bacioni bellezze alla prossima :*
Laila :3
P.S. A chi interessasse questo è il link della canzone di James Morrison di cui parlo in questo capitolo:  http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&v=F2Cm_4573fs&NR=1

 

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Capitolo 9
*** Caroline ***


Vengo strappata dal mondo dei sogni a causa di uno strano ticchettio sopra la mia testa.
Non faccio neppure in tempo ad aprire gli occhi che una vertigine mi percorre il capo. Eppure sono sicura di non aver bevuto la scorsa notte.
Mi massaggio le tempie sempre con gli occhi chiusi e mi rendo conto di quello che è successo ieri con Chris o per dirla tutta quello che non è successo.
Non ho la più pallida idea di come comportarmi oggi, caso mai lo dovessi vedere. E piano piano il terrore di una mia eventuale figura di merda si insinua nella mia mente.
Così presa da un attacco di panico sveglio Violette che ancora dorme. Lei strizza gli occhi con fare stanco e mentre ancora sta sotto le coperte io le racconto la mia avventura della sera prima.
Alla fine del mio resoconto lei tra uno sbadiglio e l’altro mormore:-Um… sappi che solo i bambini, gli ubriachi e i leggings dicono la verità.
Annuisco pensierosa, solo dopo un po’ mi accorgo dell’affermazione di Violette:-I leggings?!
Lei annuisce seria mentre esce da sotto le coperte:-Si, ma non è questo il punto. Per me lui voleva sul serio baciarti.
-Quindi? –Chiedo già prevenuta verso la sua risposta.
-Non lo so, secondo me dovresti comportarti normalmente. Come se niente fosse…
Non è una cattiva idea, ma se fosse lui a tirar fuori l’argomento? Se lui si ricorda qualcosa?
Mi lego i capelli in una coda di cavallo e volo a lezione. Trascorro metà mattina in un altro mondo fino a quando per caso non incontro Chris nel corridoio.
-Buongiorno-. Mi saluta lui con un grandissimo sorriso stampato in faccia.
-Giorno, vedo che ti sei ripreso da ieri sera…
-Stai zitta. Sta mattina non riuscivo neppure ad alzarmi dal letto, credo di aver bevuto un po’ troppo.
-Tu dici?- Chieod da finta divertita
Lui annuisce serio:-Potrei anche aver baciato Ian e non saperlo. Non ricordo assolutamente nulla. Tabula rasa.
Scoppio a ridere, ma in realtà se da una parte sono felice che Chris non si ricorda nulla, dall’altra sono un po’ così, perché,anche se per un momento, mi è piaciuto sentirmi parte di qualcosa.
Dopo questo nostro scambio di parole, la giornata trascorre tranquilla. Fino alla lezione id matematica.
A causa del mio senso dell’orientamento arrivo quando la lezione già è iniziata, ma il professore non sembra darci troppo peso e con un gesto mi fa cenno di sedermi.
Mi dirigo al terzo banco della fila centrale dove è seduto Ian e dove mi sono sempre seduta anche io da quando è iniziata la scuola. Faccio per sistemarmi, ma lui getta il suo zaino della sedia vuota, facendomi così capire che la mia presenza non è gradita.
Non riesco proprio a capire questo suo gesto. Così rimango là in piedi destando la curiosità del professore:  -Beh? Signorina Houston ha intenzione di rimanere lì in piedi? Si cerchi un posto.
Annuisco e mi trascino al secondo banco accanto a una ragazza con l’apparecchio e i capelli lilla.
Passo il resto della lezione a voltarmi verso Ian, ma lui non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Non sono una di quelle persone che gira intorno alle cose, così quando la lezione termina aspetto che lui esca dalla classe e lo raggiungo:-Ian? Che ti prende?
Lui non si volta neanche dalla mia parte e continua per la sua strada.
-E’ per qualcosa che ho fatto? Beh, parliamone così cerco di capire…
-Lasciami in pace-. Grida lui ignorando che tutti gli occhi nel corridoio sono puntati su di noi.
Annuisco piano e con la testa china entro in mensa con la speranza che qualcuno possa spiegarmi che succede. Non mi va di sedermi nello stesso tavolo con Ian. Allora cerco un tavolo vuoto, un po’ di solitudine non mi farà poi male. Mi infilo gli auricolari e addento il mio panino.
La voce di Isaac Slade risuona nelle mie orecchie a tutto volume.
‘If I don't say this now I will surely break
As I'm leaving the one I want to take
Forgive the urgency but hurry up and wait
My heart has started to separate’

Mentre una vertigine si prende gioco della mia testa mi accorgo che qualcuno si è seduto accanto a me, così voltandomi allontano la magnifica voce del cantante dei The Fray e presto tutta la mia attenzione verso il mio ‘visitatore’ se così lo possiamo chiamare…
-Che ci fai tu qui?- Chiedo davvero stupita nel veder Hap alle prese con una latina di fanta.
-Sono anche io felice di vederti Laila-. Dice lui di tutta risposta.
Annuisco e torno alla mia musica.
‘Oh, oh
Be my baby
Ohhhhhh
Oh, oh
Be my Baby
I'll look after you
And I'll look after you’

Ma lui non demorde:-Lo sai che la vita continua vero?
Mi tolgo per l’ennesima volta l’auricolare:-Non ho voglia, che vuoi?
Lui fa spallucce e con il suo solito sorriso da ragazzo arrogante mi chiede:-Che ci fai qui tutta sola?
Quanto mi è mancato questo suo sorriso?
Neanche un po’.
-Che ci fai tu al mio tavolo?
Lui come sempre ignora le mie domande e continua:-Ho saputo di te e Chris…
Con fare brusco lo interrompo:-Non è successo nulla.
Lui annuisce:-Lo so. Quando mai tu avresti rischiato?!
-Era ubriaco… Hap non devo darti nessuna spiegazione lo sai vero?
-E Ian come l’ha presa?- Mi domanda ridendo.
-Cosa sai di Ian?-Domando come una furia.
-So tante cose, come per esempio che il suo dolce preferito è il cheesecake, è allergico alla polvere ed è innamorato di Chris da quando ha messo piede qui dentro…
Spalanco gli occhi a causa della sorpresa:-Mi prendi in giro?
Hap scuote lentamente la testa.
Non oso crederci, ora capisco perché era così arrabbiato:-Ma non è successo nulla-. Mormoro.
Hap fa spallucce come se l’argomento non gli importasse.
-Ho combinato proprio un bel casino-. Rifletto ad alta voce.
Ma Hap sembra non badare a me.
Vorrei sotterrarmi, non può andare male ora. Non ora che sono riuscita a farmi nuovi amici.
-Ma non aveva fatto tutto Chris?- Hap sarà anche deliziosamente insopportabile, ma le cose le capisce alla svelta.
Annuisco piano:-Ma lui era ubriaco.
-Ma non è successo nulla. O sbaglio?
-Non sbagli-. Ribatto con voce sommessa.
-Allora non ti preoccupare…
-Per te è semplice, in questa scuola tu sei il ragazzo a cui tutti hanno paura fargli un torto. Quando passi tu tutti si scostano. Tu non hai problemi di ‘vita sociale’-. Dico acida.
Lui alza le sopracciglia incredulo, ma faccio finta di non notare questo suo gesto e continuo:-Io, invece, sono la nuova arrivata, quella che tutti osservano, quella con poche conoscenze. E non voglio rimanere sola.
Lui alza appena il lato sinistro del labbro superiore:-Sai qual è il tuo problema?- Non mi lascia neppure il tempo di rispondere che continua-Ti complessi troppo. Sul serio, non hai bisogno di farti tutti questi problemi.
Strizzo gli occhi per capire se sta veramente dicendo la verità o per l’ennesima volta si sta prendendo gioco di me, sembra serio.
Così decido di non prendermela:-Da che pulpito arriva la predica…
Altro sorriso trattenuto:-Pensi veramente che io sia il solito ragazzo a cui nessuno osa fare un torto?
Scuoto la testa senza neppure rendermene conto:-No, sei tu che vuoi esserlo.
Lui alza un sopracciglio sorpreso, così continuo:-Penso che tu ti nasconda dietro questa maschera da duro per paura di qualcosa… penso…
Raccolgo le mie cose di tutta fretta e lo saluto più imbarazzata che mai, ma lui sembra non notarlo.
Così lo lascio seduto al tavolo pensieroso.
Dovrei essere felice, sono riuscita, per la prima volta, a farlo tacere. Ma al contrario mi sento vuota.
Così di tutta fretta mi avvio verso la mia stanza, ma a neanche metà strada incontro Ian.
Non voglio litigare. Voglio solo chiarire le cose.
-Hey Ian, se è per la storia di Chris… non è successo nulla.
Lui volta appena lo sguardo dalla mia parte e torna alla sua sigaretta.
-Mi dispiace. Sul serio.
Ma lui di tutta risposta riesce a mormorare solo:-Troia.
Per un attimo rimango un po’ perplessa, ma poi capisco che non mi importa se rovinerò una possibile amicizia. Nessuno mi da della troia.
-Ian, c’eri anche tu alla festa. Hai visto che non è successo nulla. Non hai alcun motivo di essere geloso e non capisco il perché tu ti debba arrabbiare con me. Fai come ti pare. Ma non darmi della troia.
Lui scoppia a ridere. Ma nella sua risata avverto una nota di rancore.
-Sei arrivata qui con i tuoi occhioni curiosi e hai fatto colpo su tutti. Credi che questo non implicasse effetti collaterali?
Non riesco a seguirlo, così faccio un passo indietro:-Sul serio, mi dispiace. Poi fai come ti pare.
-Con le tue scuse mi ci pulisco il sedere. Lo sai vero?
-Ian sai che ti dico? A sto punto non mi interessa. Io ho la coscienza a posto.
Faccio per andarmene quando lui da dietro mi provoca:-Vai a piangere da Chris? o forse oggi è il giorno di Hap?
Non raccolgo la provocazione e continuo per la mia strada, ma lui non demorde e continua:-Quando hai intenzione di allungare la lista delle tue vittime, aggiornami, magari riesco a fare uno scoop.
-Sul serio pensi che io sia quel genere di ragazza?
Ian non ha neppure il tempo di rispondere alla mia domanda che viene interrotto da una voce in lontananza:-Ma che fai? Lo sai che quello che stai facendo è come lanciare bombe alla croce rossa? Prenditela con qualcuno che possa tenerti testa.
Mi volto per scoprire chi sia il mio ‘soccorritore’, anche se non ho dubbi, solo Hap potrebbe fare un paragone con la croce rossa.
Infatti con tutto il suo fascino da badboy si avvicina da Ian minaccioso.
-Oh guarda, eccone uno a salvarti-. Dice Ian rivolgendosi dalla mia parte senza timore di Hap.
-Ian, tornatene da dove sei venuto-. Lo minaccia Hap spingendolo di lato.
Lui non se lo fa ripetere e così si allontana con la sua sigaretta in bocca.
Deduco che Hap sia ancora molto inquieto dalla nostra precedente conversazione.
-Tutto bene?- Mi domanda serio.
Annuisco:-Grazie.
-Ora va da Chris.
Non riesco a capire il senso di questa sua ultima affermazione:-Perché dovrei?
-Credo che lui riuscirà a farti star meglio.
Accenno un sorriso incerto e mi allontano con la borsa sotto braccio.
 
Mentre entro in aula per la lezione di biologia spero vivamente che Hap non ci sia, sono ancora un po’ scossa per i nostri scambi di parole di ieri.
A quanto pare la sorte non è dalla mia parte. Lui è buttato scompostamente nella sedia. Mastica una gomma e sembra assorto nei suoi pensieri. Mi siedo davanti a lui sperando che non mi rivolga la parola prima dell’entrata del professore in aula.
-Laila, pensi che il professore ci darà mai come compito per casa la pratica di quanto sta spiegando?
Mi volto incerta, nel mentre un’espressione scioccata si insinua sul mio volto:-Buongiorno anche a te Hap. Vedo che oggi hai ritrovato il tuo solito sarcasmo. Sono felice-. Dico stringendo i denti.
-Come è andata a finire ieri? Sei corsa da Chris, lui ti ha consolata e poi avete fatto sesso tutta la notte?
-Sei squallido-. Lo osservo critica, con la speranza di metterlo in soggezione.
Ci sono giorni dove Hap sembra quasi una persona normale. E altri dove vorresti solo che lui non esistesse.
-E’ andata così vero?- Mi chiede sorridendo.
-Ieri sono tornata in camera e ho studiato per tutta la sera-. Mi sento davvero patetica a dargli spiegazioni.
-Peccato avevo già in mente una scenetta da film porno.
-Peccato-. Mi fingo addolorata e gli do le spalle. Quando fa così è veramente odioso.
L’ora trascorre tranquilla escluso il fatto che il professore con fare pacato ha invitato i nostri compagni a pensare possibili tecniche di seduzione da discutere in classe alla lezione successiva.
Alla pausa pranzo siedo con Violette e i suoi amici, non m va di sedermi allo stesso tavolo con Ian, almeno fino a quando le acque non si saranno calmate.
Ascolto Damian fare discorsi strani sull’inquinamento, ma proprio non lo sto a sentire. In questo momento vorrei solo rifugiarmi tra le braccia di Mya e restare là. Per sempre.
Si unisce a noi una ragazza dai capelli lisci e neri e un sorriso smagliante:-Scusate, ma mi sono trattenuta in bagno. Ho fatto la fila per circa dieci minuti e poi mi accorgo che in bagno c’era una ragazza che faceva lavoretti a un tipo… e indovinate di chi si tratta?
-Jess sputa il rospo, lo sia che sono curiosa riguardo i pettegolezzi dell’ultima ora!- Dichiara una ragazza accanto a me dall’accento nordico.
Così questa Jess si schiarisce la voce come se stesse per fare un annuncio importante e dice:-Caroline Johnson e Hap Reyes. Vi giuro che se la davano alla pazza gioia là dentro.
Qualcuno fa commenti del tipo: “Da Caroline non me la sarei mai aspettata” o “Beh anche io non avrei problemi a farmi Hap Reyes in un bagno”
Ma ormai ho già staccato la spina. Forse dovrei essere stupita, ma in realtà non lo sono neppure un poco.



Ciao bellissime c:
Inizio col scusarmi per questo brutto capitolo. Non mi piace proprio e che, non sto vivendo proprio un bel periodo...
Anyway, nell'altro capitolo vi ho raccontato che la storia del bacio, mi era veramente accaduta e in alcune recensioni voi mi avete pregato di farvi sapere cosa, di quello che scrivo, mi sia veramente successo.
Per cui ammetto di essere stata bullizzata da un ragazzo gay. lol A causa del mancato bacio...
Ok, questo è imbarazzante lol
Bene bene, io vi saluto e mi spiace ancora.
Mi racocmando aspetto tante recensioni, per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter c:
Bacioni :*
P.S. Nel capitolo parlo di una canzone dei The Fray, si tratta di Look after you c:

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Capitolo 10
*** Danger ***


Ricordo che una volta ero a casa di Mya e mi feci male cadendo dall’altalena. Lei rimase per circa tre settimane  chiedendomi se la mia ferita si fosse rimarginata. All’epoca non potevo sopportare questa sua premura. Ma solo ora mi rendo conto di quanto questo suo gesto fosse reale.
Ci sono giorni in cui vivo la mia vita con totale distacco e altri dove sento anche il peso dell’aria.
La scuola non è molto impegnativa. E questo mi pesa. Spesso vorrei essere sommersa di compiti per non ritrovarmi a pensare con me stessa.
Qualche volta quando sono sola mi faccio paura. Mi fa paura il mio ‘io’.
E’ come se lui si prendesse gioco di me, nonostante io sia lucida. Una vocina dentro la mia testa continua a chiedere aiuto e io più cerco di calmarmi, in modo da zittire tale vocina, più essa urla.
So perfettamente che quella vocina sono io. E allora mi chiedo, perché una parte di me urla e l’altra neppure lotta?
Ogni tanto, durante la notte, mi incontro con Chris per chiacchierare un po’.
Lui è sempre disponibile. E non fa mai le domande sbagliate al momento sbagliato. Ma solo la notte, quando le luci sono spente e solo il bagliore della luna ci illumina, riesco ad aprirmi con lui.
Una notte gli parlavo di Mya e dissi:-Ti sarebbe piaciuta. Siete molto simili.
Lui si voltò dalla mia parte mi sorrise e mi lasciò continuare.
Il suo è stato un piccolo gesto, ma avrebbe potuto tranquillamente lasciar perdere. Eppure non l’ha fatto.
Il mio cellulare prende vita e inizia a vibrare. È mia madre.
-Hey mamma-. Rispondo felice di ricevere una sua telefonata.
-Ciao Laila. Tutto bene?-. la sua voce sembra tranquilla- Non riesco a credere che sia già trascorso un mese dalla tua partenza.
-Mamma sono passate solo due settimane..
Per un po’ chiacchieriamo riguardo a banalità, poi mi accorgo che sono in ritardo così la saluto e volo a lezione.
-Signorina Houston è mai possibile?! È perennemente in ritardo. Forza si accomodi-. Così mi ammonisce il professore di biologia nel vedermi per la miliardesima volta in ritardo.
Mi siedo al mio solito banco, cercando di sta attenta alla lezione, ma proprio non riesco a concentrarmi, Hap dietro di me continua a dare colpetti alla mia sedia.
Così irritata mi volto per rimproverarlo:-Vuoi piantarla?
Lui senza nemmeno degnarmi di uno sguardo mi passa un bigliettino:-Te lo manda Belle.
Mi volto, e stando attenta che il professore non mi noti apro il bigliettino: ‘Sta sera andiamo in città. Non darmi buca. Mi serve il tuo aiuto.’
Mi giro in cerca del suo sguardo ma non faccio neppure in tempo che il professore mi rimprovera:-Signorina Houston, arriva in ritardo è ha pure la sfrontatezza di non seguire la mia lezione?
Tutto quello che riesco a dire, o meglio mormorare è un semplice:-Mi scusi.
A fine lezione chiedo chiarimenti a Belle.
-Spiegami come faremo ad andare in città-. Chiedo cinica.
-Allora daremo una mano alla signorina Limb..
-La signorina Limb?- La interrompo speranzosa di capire qualcosa.
-Esatto, la signorina Limb. Insegna biologia nel biennio e si occupa del giardino-. Dichiara Belle soddisfatta.
-E perché vorresti aiutare la signoria Limb?! Ti vuoi dare al giardinaggio?- Domando confusa.
-Dannazione Laila! Mi vuoi lasciare parlare?- Mi ammonisce ridacchiando.
-Okey, scusami…
-Allora noi diremo alla signorina Limb che la vogliamo aiutare con il giardino, allora lei ci manderà al vivaio a prendere dei fiori. Ma noi non andremo al vivaio.
-E dove andremo?- Non riesco proprio a seguirla. Ma a causa di questa mi domanda mi becco una occhiata fulminante così abbasso lo sguardo in gesto di sottomissione e la lascio continuare.
-Noi, invece, andremo a farci un giro in città. Tra un paio di settimane ci sarà la festa d’autunno e io non so assolutamente che mettermi.
La osservo per capire se stia dicendo sul serio, mi sembra seria.
-No, ma sul serio vuoi prendere in giro una professoressa per andare a fare shopping?
Lei annuisce con un enorme sorriso a trentadue denti.
-E come farai con la signorina Limb?
-Oh Laila, tu non preoccuparti, a quello ci penso io, tu piuttosto fatti trovare all’ingresso alle cinque del pomeriggio.
Annuisco e mi allontano.
 
Alle cinque sono all’ingresso della scuola, fortunatamente Belle non si fa aspettare.
Ci dirigiamo nel centro della cittadina con  passo svelto, Belle vuole trovare a tutti costi un vestito carino.
-Ma che si fa a questa festa?- Domando sperando di non sembrare troppo ingenua.
Belle scoppia a ridere:-Tesoro, io solitamente a una festa cerco di rimorchiare… gli altri non so.
Entrambe scoppiamo a ridere.
Dopo tre vestiti sono già stanca, sarà che io sono abituata a un semplice jeans e a un golfino… ma Belle è proprio incontentabile.
Finalmente dopo un’ora dentro il camerino, usciamo da un negozietto stile anni 90’ soddisfatte, lei perché ha trovato il suo vestito e io perché finalmente posso tornarmene al collegio. Ma a quanto pare la tortura non è ancora finita, Belle vuole andare a  mangiare qualcosa in un bar affianco alla stazione di servizio.
È un piccolo locale, le luci sono velate e questo piccolo particolare rende l’atmosfera molto più tranquilla. L’aria è intrisa di sudore, fumo e alcool. A parer mio credo che non esistano odori peggiori.
Belle non mette neppure piede dentro al bar che è già seduta al tavolo con dei ragazzi, io la seguo timida. A quanto pare Belle è una con molte conoscenze da queste parti.
Per un po’ rimango seduta vicino a lei ad ascoltare quelle chiacchiere tra amici, che non mi appartengono.
D’un tratto sento il peso dell’aria e un conato di vomito mi sale sino alla gola, così decido di andare a prendere un po’ d’aria, anche se non so quanto la cosa mi possa farmi sentire meglio.
Chiudo la porta alle mie spalle. Osservo il cielo, si è fatto quasi buio, mi domando se non sia ora di tornare al campus.
Sono sempre stata una brava ragazza e oltre oltrepassare occasionalmente di qualche minuto l’ora concessa dai miei per rincasare, non ho mai fatto nulla di così trasgressivo e la paura di essere beccata pian piano mi cresce dentro.
Una leggera brezza scompiglia i miei capelli facendomi rabbrividire.
-Che ci fai tu qua?
Una voce dura interrompe i miei pensieri e dentro mi cresce l’angoscia di essere scoperta. Così cerco una scusa plausibile e spero di non balbettare:-Emh.. ecco io…-. Osservo  il proprietario di questa voce e…
-Hap? Tu che ci fai qui?
Lui sorride divertito:-Non mi dire che Belle ti ha trascinato qua…
Annuisco sommessa:-Ho il presentimento che non lascerò mai questo posto.
Lui apre appena la bocca, sta per dirmi qualcosa, ma viene interrotto da una ragazza biondina che è appena uscita dal locale:-Hap qua non c’è nulla da fare, vogliamo tornare?
Lui si volta dalla sua parte con aria tesa, per un secondo la osserva e annuisce:-D’accordo arrivo.
Poi voltandosi dalla mia parte alza le spalle sta per dire qualcosa ma lo precedo:-Beh ci si vede.
Lui annuisce e fa per raggiungere la ragazza che è già sulla via del ritorno, quando un assordante boato, proveniente da dentro il locale, ci arriva alle orecchie.
A causa dello spavento sobbalzo e sto per cadere a terra, ma Hap è accanto a me:-Tutto bene?- mi domanda con il suo solito fare distaccato. Annuisco e torno su i miei piedi.
Lo vedo osservare con aria critica il locale:-Ho un brutto presentimento-. È tutto ciò che riesce a mormorare.
Le sue parole non possono essere più vere. Non passa neppure un secondo che del fumo incomincia ad uscire dalle finestre. Cerco di rimanere calma e di non farmi travolgere dalla emozioni, come mio solito. Avvertiamo una sirena della polizia in lontananza:-Dannazione!-. impreca Hap, portandosi una mono tra i capelli.
Non faccio neppure in tempo a pensare che lui mi trascina per un braccio lontano dal bar.
Inizio a urlare:-Vuoi mollarmi?
Lui è estremamente calmo, anche se percepisco un leggero nervosismo dai suoi gesti non così sicuri come al solito:-Laila, per piacere, ora dobbiamo correre. Ti chiedo di fidarti di me, solo per sta volta. Finiremo in seri guai.
Annuisco, ma prima di continuare a correre Hap si ferma voltandosi dalla biondina che ormai ci siamo lasciati alle spalle:-Caroline, muoviti!
E così le sarebbe la famosa Caroline Johnson con cui se la fa Hap.
-No!-. esclama lei innervosita dall’esortazione di Hap –Io ho il permesso di uscire-. Dice sventolando un sudicio foglietto di carta.
Hap alza gli occhi al cielo e senza nemmeno dire una parola mi trascina via da tutto quel casino.
Dopo circa due isolati di corsa ci fermiamo.
-Cazzo. Se ci beccano è la fine.
Lo osservo senza dire una parola. Una goccia di sudore le riga la fronte, seguo il corso della goccia fino ad arrivare al mento, ma proprio quando sta per scivolare via, lui mi scuote:-Laila!
-Si?-. Mormoro cercando il suo sguardo. Sono terrorizzata.
-Dobbiamo tornare. Ma non possiamo passare per l’ingresso principale…
-Quindi?-. Domando io ritrovando un poco di lucidità.
-Quindi dobbiamo passare per i campi da gioco.
Annuisco cercando di mantenere l’attenzione:-Va bene.
Stiamo per ricominciare la nostra corsa quando uno scricchiolio di passi si avvicina a noi. Hap tiene le orecchie e gli occhi sbarrati, come un leone in cerca della sua preda.
-Hap, che piacere!-.Non riesco a capire da dove provenga questa voce.
La calma di Hap a queste parole crolla e con un gesto si piazza davanti a me, come se mi volesse proteggere.
Inizio a tremare. E la paura mi divora dentro. Sento il battito del mio cuore accelerare.
Per una manciata di secondi rimaniamo immobili e pian piano un ragazzo appena sulla ventina esce dalla penombra.
Sento il corpo di Hap irrigidirsi. Deduco che questo non sia un gesto molto rassicurante.
-Vorrei poter dire la stessa cosa-. Sibilla Hap.
Il ragazzo sorride morsicandosi il labbro inferiore:-Non mi presenti la tua amica?
-No-. Sibilla nuovamente Hap con fare minaccioso.
Il ragazzo scoppia in una rumorosa risata. Ma Hap lo precede:-Tom, che vuoi?
-Vorrei tante cose. Per esempio avere mia sorella qua.
Percepisco il nervosismo palpabile di Hap.
-Ed è tutta colpa tua se lei non è qua. Ma a te non interessa. Ora sei il quel lussuoso collegio per finocchi. E tutto va bene. Ma non per la mia famiglia, non per mia madre.
Hap cerca di difendersi, ma inutilmente. Il ragazzo non lo lascia parlare.
-Te ne sei fottuto, come hai sempre fatto.
-Tom, sai che non è vero!-. Sbotta Hap diventando paonazzo da far paura –Io tenevo a tua sorella.
Nel volto del ragazzo di dipinge una strana smorfia e inizia a urlare:-Ah si? E allora perché tornare dopo tutto questo tempo? Perché quelle domande? Perché non l’hai lasciata in pace?
-Tom…
Ma il ragazzo e troppo infuriato per stare calmo. Da dietro Hap lo vedo avvicinarsi con fare minaccioso e solo ora noto che nella mano destra tiene una spranga. Incomincio a tremare. Ho seriamente paura.
Evidentemente Hap sente il mio tremolio perché afferra il lembo della mia canotta, come a dir di stare tranquilla.
Ingoio il groppo che ho in gola. E spero di non aver intuito le intenzioni di questo Tom.
-Hap saluta la tua amica, magari sarà l’ultima volta che la vedrai-. Ringhia il ragazzo a pochi passi da noi.
Sta volta sono io ad aggrapparmi alla maglia di Hap. Ho paura. Sono terrorizzata. Vorrei tornare a casa, sotto il mio cipresso ad osservare i miei fratellini giocare a palla. E prima di sentire un grido straziante di Hap, vedo davanti a me Ashley con il suo sorriso.
Torno in me. Non riesco a muovermi. Hap è a terra urlante, anche lui incapace di muoversi. Tom non ha intenzione di fermarsi, lo osservo colpire ripetutamente Hap.
Ma tutto quello che riesco a fare è urlare:-Così lo uccidi, lascialo.
Hap stringe i denti e un rivolo di sangue le esce dalla bocca e con le sue poche forze riesce a mormorare un ‘corri’ rivolgendosi a me.
Ma io non ho nessuna intenzione di assistere a un omicidio. Non ho intenzione di osservare una persona morire sotto i miei occhi. Così senza pensarci troppo mi getto su Tom. Mi butto con tutte le mie forze su di lui. Ma a quanto pare non sono molte perché con una sua manata vengo respinta, ma in compenso ottengo il risultato sperato, infatti Tom scaraventa la spranga da una parte e concentra tutte le sue attenzioni su di me.  
-Hei dolcezza…
Sono per terra e lui è a davvero pochi centimetri da me. Riesco a sentire il suo odore e il suo alito puzza di vodka e sigaro.
Ricordo che la mia terapista mi consigliò di concentrarmi sui dettagli in modo da estraniarmi dal resto.
Così osservo le sue orecchie, sono appuntite come quelle di un folletto, e sono circondate da due enormi basette. Ma poi le orecchie sembrano sparire e io torno alla realtà.
Tom è completamente sdraiato su di me. Sento le sue labbra ruvide baciarmi il collo fino a salire alla bocca.
Le sue cosce mi bloccano le mani. Credo di non aver nessuna via di scampo. Faccio respiri profondi cercando di liberarmi da lui. E senza neppure accorgermene sento le mie guance bagnate. Probabilmente sto piangendo, o forse ha iniziato a piovere… Non lo so. Non capisco nulla.
Mi serve un dettaglio su cui fissarmi. Non voglio essere cosciente.
Punto gli occhi per terra e vedo del sangue. Sicuramente quello di Hap. Tengo gli occhi bassi ancora un momento ma mentre li rialzo vedo Tom maneggiare con la sua cintura.
Forse non l’ho mai fatto in tutta la mia vita, ma incomincio a pregare. Prego qualcuno. Prego che qualcuno mi senti. E ora si, le mia guance sono bagnate dalle lacrime che mi scendono per la disperazione.
Le sue mani mi palpano un conato di vomito mi sale sino alla gola.
Mi rassegno e lo lascio fare, ormai non provo neppure più a divincolarmi. Ma improvvisamente Tom cade a peso morto su di me. Alzo lo sguardo e vedo Hap in piedi davanti a me con il sangue che gli gronda da ogni ferita aperta. Fa fatica a respirare e con una mano tiene la spranga con cui Tom l’hai ridoto il quel modo.
Restiamo in silenzio, entrambi sappiamo che dobbiamo andarcene da questo vicolo buio. Così mi scrollo Tom di dosso e dopo essermi rialzata una vertigine mi percuote la testa.
Hap è sfinito, non riesce neppure a reggersi in piedi, allora lo sorreggo prendendolo sottobraccio.
La brezza notturna ci sfiora la pelle mentre ci dirigiamo al collegio.



Hei c:ecco a voi il decimo capitolo *w*
Allora... che dire? Questo è davvero un grosso colpo di scena, non trovate?!
Lascio a voi i commenti <3
Bacioni Laila
P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter c:
Baci :*

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Capitolo 11
*** Hap ***


Quando scorgo i dormitori da lontano non mi sembra neanche vero. Sia io che Hap non reggiamo in piedi e lui deve essere disinfettato e curato urgentemente, per quanto riguarda me… beh me la caverò.
Faccio per accompagnare Hap in infermeria, ma lui mi blocca, non parla, non ne ha le forze. Ma capisco, sarebbe da idioti andare in infermeria.
Ci mettiamo un poco ad arrivare alla sua camera a causa delle ronde notturne. Chad non c’è. Così stendo Hap in uno dei due letti e vado in cerca di qualsiasi cosa che possa utilizzare per disinfettargli le ferite. Dopo svariate ricerche trovo, nello sgabuzzino in fondo al corridoio, dell’acqua ossigenata e delle bende.
Tornando in camera dico:-Ho trovato solo questo-. Dico mostrandogli quello che tra le mani, ma lui non sembra esserne interessato.
-Laila, va tutto bene?-. La sua voce è rocca.
Abbasso lo sguardo e mi concento sulle mie Vans sporche di fango: -No. Non va per niente bene! Un tipo e momenti ammazzava te e…- le parole mi muoiono in bocca.
Hap fa per alzarsi, ma, evidentemente, non ne ha le forze perché subito si accascia.
-Mi dispiace averti trascinato in questa storia…
Storco il naso e alzo gli occhi al soffitto con la speranza di riuscire a trattenere le lacrima, ma non piangere è impossibile. E anche se non voglio ammetterlo davanti ad Hap sono scioccata, spaventata e indolenzita.
-Devi riposarti.
-Probabilmente… ma mi sento ancora le mani di quel tipo addosso e dormire sarà impossibile. E le tue ferite se non vengono disinfettate subito andranno in suppurazione.
Così mi avvicino molto lentamente a lui, ancora piangendo. Inizio dal viso. È veramente ridotto male.
Quando gli applico il tampone con l’acqua ossigenata le sue facce mi dicono che questa non è certamente la parte migliore. Sono a davvero pochi centimetri da lui, ma entrambi non siamo dell’umore giusto per scansarci, nel mio caso, o per fare battute taglienti come suo solito.
-Mi serve qualcosa per far cicatrizzare i tagli…-. Penso ad alta voce.
Rimango un attimo a pensarci, poi rivolgendomi a lui gli domando:-Dove posso trovare un rasoio?
Lui sgrana gli occhi:-Um… in bagno, ma perché? A che ti serve?
Non lo lascio neppure finire di parlare che sono già in bagno a rovistare tra le loro cose.
Ho intenzione di tagliarmi in modo di avere una scusa plausibile per poter chiede in infermeria qualcosa per cicatrizzare.
-L’infermeria a quest’ora è aperta?- Domando togliendo la protezione al rasoio.
-Si, ma…-. Mi chiudo la porta alle spalle, quello per che sto per fare richiede concentrazione.
Appoggio le lame del rasoio sul palmo della mia mano, ma non trovo il coraggio di affondarle nella pelle.
Non mi sono mai auto lesionata e non riesco a capire perché sia così rammollita da non trovare il coraggio neppure in questa situazione dove farlo diventa indispensabile.
Così senza pensarci troppo schiaccio sull’estremità superiore del rasoio in modo da affondare le lame sulla mia pelle. Per un momento non sento nulla, poi vedo il sangue fuoriuscire e senza pensarci troppo afferro la prima cosa che mi ritrovo tra le mani. Credo sia la maglia di Chad.
Esco dal bagno e con fare solenne annuncio:-Vado in infermeria, un attimo.
Neppure un quarto d’ora dopo sono di ritorno. Hap è nella stessa posizione in cui l’ho lasciato. Credo che ogni movimento gli costi  un dolore assurdo.
-Eccomi. Sono riuscita a prendere della polvere. L’infermiera mi ha garantito che cicatrizza in un paio di giorni-. Dico con finta felicità.
-Come ci sei riuscita? Non le avrai raccontato la verità?!-. mi chiede spaventato.
Gli mostro il palmo della mano:-È bastato farle vedere questo e inventarsi una scusa.
-Che le hai detto?-. mi domanda con fare investigatore.
-Che sono sonnambula e mi capita spesso di farmi male durante le mie passeggiate notturne così lei mi ha dato la polvere in modo da non tornare-. Rispondo soddisfatta della mia più grande balla.
-E ci ha creduto?-. mi chiede lui davvero stupito.
Annuisco e inizio a spargergli un po’ di quella polvere ‘miracolosa’ sul viso.
-Ti fa male la mano?-. Mi domanda apprensivo.
Scuoto la testa concentrandomi su una ferita più profonda delle altre:-Non è niente.
Dopo aver finito col viso mi concentro sul torace.
-Credi che Belle se la sia cavata?-. Chiedo sentendomi dannatamente in colpa per averla lasciata là.
Lui fa per annuire, ma si blocca di scatto, evidentemente non riesce neppure a muovere la testa:-Vedrai che sarà già a dormire nel suo letto. Ne sono sicuro-. È stranamente calmo. Odio le persone calme in tutte le occasioni.
Annuisco, non troppo convinta, e torno alle sue ferite.
Quando finisco con lui, sono davvero esausta. E pian piano mi rendo conto di quello che mi è realmente accaduto. Sono in bagno con la porta aperte e ho davvero paura. Ho paura per belle, per Hap e per le sue ferite. Ma quello di cui sono più terrorizzata è Tom con le sue mani sudate e le labbra ruvide.
Per l’ennesima volta durante questa serata incomincio a piangere. Non voglio fare rumore e soprattutto non voglio farmi sentire, così apro il rubinetto dell’acqua sperando che le lacrime finiscano il prima possibile.
Giro per il bagno in cerca di un asciugamano, ma voltandomi trovo, appoggiato alla maniglia della porta, Hap. Mi mordo il labbro inferiore storcendo il naso, come se questo potesse farmi smettere di piangere.
-Laila, vieni a letto.
Scuoto la testa e con la mia solita testardaggine chiedo:-Che voleva Tom da te?
Lo osservo mentre con fatica porta su e giù il torace per respirare:-Vendicarsi.
-Che hai fatto di così terribile da ridurti in questo modo?
-Possiamo parlarne domani? Hai bisogno di riposare.
A queste parole scoppio completamente:-No, non ho bisogno di riposare. Ho solo bisogno di capirci qualcosa.- ormai sono una fontana dimenticata aperta.
Per la prima volta, da quando conosco Hap, lui non reagisce, si limita soltanto a prendermi per mano e a condurmi a letto.
-Vorrei poterti assicurare che domani andrà meglio, ma…-. Sospira lui.
Tutto quello che ricordo prima di addormentarmi è il respiro regolare di Hap.
 
-Usciamo e parliamone fuori di qua. Se continui ad urlare in questo modo la sveglierai-. Deduco siano parole pronunciate da Hap.
Apro appena gli occhi, ma la luce mi costringe a chiuderli nuovamente.
-Che è successo ieri?-. Questo è Chris.
Per la seconda volta tento di aprire gli occhi, ma tutto quello che riesco a vedere in due secondi è Hap che spinge fuori dalla stanza Chris.
Quando finalmente la luce non mi brucia più i ragazzi non sono più in camera. Il luce del sole filtra attraverso le tende aperte. È tutto molto tranquillo. Mi stiracchio e senza stare là a gingillarmi esco come una furia dalla camera. Ho davvero paura per come l’abbia presa Chris.
-Vedi di calmarti-. Gli urla contro Hap.
Mi avvicino piano:-Hei-. Dico accennando un sorriso soprattutto dalla parte di Chris.
-Stai bene?-. Mi domanda lui quasi fosse terrorizzato dalla mia risposta.
Annuisco paino:-Tutto alla grande.
Mi accorgo che Hap mi sta guardando con la coda dell’occhio, come ad accertarsi che io non faccia passi falsi.
-Allora? Qualcuno mi vuole spiegare che è successo ieri?-. domanda Chris spazientito.
Io scoppio a ridere, ma chiunque capirebbe che la mia è una risata falsa.
-Ieri ero in città con Belle, ma a un certo punto l’ho persa, ma per fortuna c’era Hap, così sono tornata con lui qua al collegio- Faccio un respiro profondo per temporeggiare –Essendo tardi siano dovuti passare dai campi da gioco e lì abbiamo dovuto scavalcare la recinzione ma io non sono per nulla agile per cui mentre Hap cercava di aiutarmi io mi sono lanciata e le sono caduto addosso, riducendolo in questo stato-. Dico indicando con il mento il volto di Hap.
-La scena era davvero comica-. Aggiunge Hap ridendo.
-Eh voi credete che io mi beva questa storiella?!-. Domanda Chris critico.
Cazzo.
-Chris che ti prende?-. Gli chiedo con la speranza di apparire credibile.
-Nulla, ci vediamo a colazione.- Dice dirigendosi verso l’uscita.
Annuisco e mi volto dalla parte di Hap.
Lui con davvero un filo di voce mormora:-Grazie.
Torniamo entrambi nella sua camera:-Come va oggi?-. Chiedo per neutralizzare il filo di imbarazzo che si è creato tra noi a causa di Chris.
-Io sto bene-. Dichiara lui –Tu piuttosto?
Al un angolo della bocca in modo da accennare un sorriso, ma lui non mi da neppure il tempo di rispondere:-Mi dispiace. Tom la pagherà cara per averti toccato.
Scuoto lentamente la testa:-No. Ieri a momenti ti ammazzava.
Lui annuisce con fare solenne:-Aveva una spranga e mi ha colto alla sprovvista.
-D’accordo. Quello che ti pare. Ma non credo risolverai qualcosa con la violenza.
Come suo solito alza gli occhi al cielo:-Oh Laila, per un attimo puoi mettere da parte il tuo lato moralista?
-No, Hap. Non posso.
Lui mi volta le spalle come se non volesse sentirmi. Così decido di togliere il disturbo.
Quando metto piede in camera Violette è super agitata:-Ho sentito dell’incendio? È vero?
-Si, tutto vero… sai qualcosa di Belle? Non l’ho più vista, lei stava là dentro quando le fiamme sono divampate.
In un primo momento lei scuote leggermente la testa, poi sembra illuminarsi:-Ieri verso mezzanotte quando Damian è venuto in camera a dirmi dell’incendio, aprendo la porta l’ho vista.
-Dici sul serio?-. Chiedo sollevata da un enorme peso.
Lei annuisce passandosi la spazzola tra i suoi lunghi capelli biondi:-Si può sapere dove hai dormito?
-Ehm… ecco da Hap…-. Rispondo sperando che lei non faccia nessun commento.
-Da Hap? Ma non stava con Caroline Johnson?-. mi chiede con gli occhi fuori dalle orbite a causa della sorpresa.
Annuisco:-Ho dormito nel letto di Chad e Hap nel suo. Non è successo nulla.
Entrambe lasciamo cadere la conversazione e dopo essermi fatta una doccia molto velocemente, andiamo a colazione.
Sono seduta accanto a Chris con davanti il mio caffè fumante. Nessuno dei due dice una parola. Chris non è scemo, ha capito che gli ho raccontato una balla bella e buona, ma non ho alternative.
-Che dici se dopo le lezioni studiamo insieme?-. Oso domandare.
-Non posso sta sera ho gli allenamenti di calcio.
-Come non detto.
Per un po’ di tempo me ne sto là a fissare il mio caffè senza mai trovare il coraggio di sorseggiarlo fino a quando Hap si avvicina a noi. Indossa degli occhiali da sole e una felpa con il cappuccio, in modo da coprire i tagli e le ferite più evidenti, anche se il risultato non è certo dei migliori.
-Laila, posso parlarti?
Annuisco allontanandomi da Chris e dal mio caffè.
-Che c’è?
-Vieni, andiamo in giardino.
Lo seguo sino al cortile e lì mi siedo su una panchina fredda ed umida. Mi stringo nel mio golfino e lo ascolto:-Non farti scappare nulla su ieri.
Annuisco seria:-Certo. come hai visto ti ho coperto. Non sono affari miei.
Lui si morde un labbro e scuote leggermente il capo:-Beh…
-Perché voleva ucciderti?-. Chiedo a bruciapelo senza pormi troppi problemi, come mio solito.
Lo osservo mentre corruga la fronte con aria pensierosa:-L’anno scorso frequentavo sua sorella, Grace. Lei era perennemente piena di tagli, lividi e ferite. Così affrontammo l’argomento e mi confesso che suo padre abusava di lei sin da quando era piccola. –Si ferma un attimo e si passa una mano tra i capelli con fare nervoso –Sono riuscito a convincerla a denunciare il padre, ero proprio come te.  Ero davvero convinto che così le cose si sarebbero risolte. Ma durante le vacanze d’autunno lei si è tolta la vita. Si è tagliata i polsi ed è morta in una squallida vasca da bagno.
Solo al pensiero della ragazza agonizzante in una vasca, rabbrividisco:-Oh, mi dispiace mormoro.
Ma lui non fa caso a questa mia affermazione e continua:-Eh così ora la famiglia di Grace, c’è l’ha a morte con me. Sono convinti che se io me ne fossi stato al mio posto, senza ficcare il naso in faccende che, comunque, non mi riguardavano, lei sarebbe ancora qua.
Mi viene quasi da piangere:-Tu hai fatto quello che ritenevi giusto. Ormai non ha senso colpevolizzarsi.
-Ah si?- Sbotta lui innervosito. –Non si tratta di quello che io ritengo giusto. È un dato di fatto: lei non è più qui. E Tom ha toccato pure te.
Inghiottisco l’enorme groppo che ho in gola:-Hap, non è successo nulla-. Mormoro per rassicuralo, ma sono convinta che questa affermazione servi più a me che non a lui.
Nei suoi occhi percepisco una scia di rabbia e con uno scatto mi afferra il braccio:-Eh questo che è?!- Mi chiede indicando un livido, presumibilmente procurato da Tom –Laila, questo non è niente. Non posso permettermi che accada qualcosa alle persone che mi stanno intorno.
Abbasso lo sguardo con la speranza che non se ne vada. Devo parlare con qualcuno riguardo l’altra sera. Ma è troppo tardi, quando finalmente mi decido ad alzare lo sguardo lui è già lontano, oltre il vialetto.


Hei c: inizio col scusarmi per la stronzata che è questo capitolo.
Scusate, ma.... è proprio una merda.
Anyway... volevo ringraziare tutte le ragazze che recensiscono assidumente. Per cui GRAZIE TANTE.
Ora evaporo <3
Bacionii :*
per qualsiasi eventualità io osno @LailAriel di twitter c:
Laila <3

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Capitolo 12
*** Seduction ***


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Continuo per la mia strada con i libri sottobraccio e senza neppure accorgermene mi ritrovo a piangere come una cretina. Così mi siedo nella panchina più vicina cercando di calmarmi, ma inutilmente. Alzo lo sguardo e inizio a osservare le persone intorno a me, e per la prima volta mi accorgo di quanto mi sia sentita sola in quest’ultimo anno.
Non so come questo sia possibile. Sono circondata da davvero tante persone, eppure questo non basta. Mi sento sola come un cane. E, probabilmente, l’unica cosa che vorrei fare in questo momento è ascoltare quella canzone che mi ha capita come nessun’altro prima.
Così senza neppure accorgermene mi ritrovo in camera a singhiozzare con la testa sotto il cuscino.
-Hei, che succede?
Che ci fa Violette in camera? Perché non è a lezione?
Sento il calore del suo corpo accanto a me:-Laila, ti va di parlarne?
Sollevo un momento la testa e la scuoto:-Sul serio non ho niente. Ho solo voglia di piangere.
-Posso farti compagnia?-. Mi domanda con una vocina da bambina.
-Perché dovresti piangere con me?-. Chiedo alzando nuovamente la testa da sotto il cuscino.
Lei arriccia il naso e guardando oltre me mormora:-Damian mi ha appena detto che si sente con un’altra.
-Oh mi dispiace-. Mugugno io togliendomi i capelli da faccia.
-Io e lui siamo fatti così. Non mi da fastidio, so che tornerà. Quello che mi ha fatto imbestialire è che ieri abbiamo trascorso la notte insieme. Conosci una persona più meschina?
Che Damian fosse antipatico e noioso, già, l’avevo capito, ma non pensavo fosse anche un bastardo. Evito di fare questo commento a voce alta, non credo che migliorerebbe le cose.
-Dai vieni qua-. Dico facendo spazio nel letto in modo che anche la mia amica si possa sdraiare.
Per un po’ rimaniamo in silenzio ma poi lei mi domanda:-Non ci credo che non sia successo nulla.
-Sul serio Violette, non ho nulla. Hai presente quell’orribile sensazione di vuoto? E qualsiasi parola, gesto o suono non fanno altro che ampliare questo tuo vuoto? Beh, credo che io sia arrivata al massimo della sua espansione.
Violette mi guarda storto così mi affretto ad aggiungere:-Okey, lo so è strano. Non riesco neppure a spiegarlo.
-Non ti preoccupare. Prima o poi riuscirai ad esprime ciò che ti frulla in quella testa.
Annuisco.
Trascorriamo quasi tutta la mattinata sdraiate sul letto a chiacchierare. Nessuna delle due ha, davvero, intenzione di far altro.
-Che dici andiamo a mangiare?-. Domando quando è quasi ora di pranzo.
-Vai, ma io proprio non ho nessuna intenzione di stare con Damian come se niente fosse…
Annuisco comprensiva:-D’accordo. In fin dei conti non ho poi così tanta fame.
Appoggio nuovamente la testa sul cuscino e chiudo gli occhi.
 
Vengo svegliata dalle grida di Violette, inizialmente non riesco proprio a capire che stia dicendo. Così appoggio l’orecchio sulla porta del bagno e resto per un po’ in ascolto: Damian è con lei.
Faccio per tornarmene a letto quando sento bussare alla porta.
-Hei…-. La voce di Hap mi prude le orecchie.
-Ciao…-. Mormoro sorpresa di vederlo, mentre esco dalla stanza.
-Tutto bene? Non ti ho visto a lezione e… mi sono preoccupato…
-Oh, no comunque tutto ok-. Non sono in vena di battute tanto meno di giochetti.
Lui annuisce premendosi le labbra:-Emh… ti ho portato i compiti di Biologia-. Il modo in cui ha pronunciato questa ultima frase non promette nulla di buono, ma cerco di non cascare nella sua trappola.
-Ah, grazie mille…
-Abbiamo una relazione per domani-. Sorride porgendomi dei fogli.
-Oh no-. Impreco roteando gli occhi.
-Un po’ di spirito d’avventura Houston.
-Houston?-. Domando schettina.
-Come non detto.
Per circa un secondo rimaniamo in silenzio poi mi decido a chiedere:-Su che è questa relazione?
-Cinque modi per farsi notare o molto più semplicemente seduzione-. Dice leggendo dai fogli con tono solenne.
-Um… beh allora ti ringrazio…
-No aspetta – Mi blocca per il polso costringendomi a voltarmi dalla sua parte. – Arriva la parte migliore: è un lavoro di squadra-. Alza un angolo della bocca accennando in questo modo un sorriso e così facendo costringere pure me a sorridere.
-Ma proprio nel corso di questo squilibrato dovevamo capitare?!
Lui sorride alla mia battuta.
-Ti direi di lavorare in camera mia, ma Violette sta poco bene, preferisco lasciarle la camera.
Lui annuisce:-Certo.
-Potremmo andare in biblioteca-. Propongo fiduciosa.
Ma lui non sembra essere tanto favorevole a questa mia proposta: -Oh no, la bibliotecaria è una vecchia gallina e non può vedermi…
-Eh perché mai?-. Domando realmente curiosa.
Lui fa spallucce:-Una volta mi ha beccato mentre fumavo una canna e dal giorno tutte le volte che le passo accanto lei mi sibilla frasi del tipo ‘Ti tengo d’occhio’. Trovo che non esista cosa più inquietante.
Scoppio a ridere:-Vorrei proprio fare la conoscenza di questa signora!-. Esclamo ancora ridendo.
-Dai, vieni! conosco un posto tranquillo.
Così senza protestare lo seguo tra i corridoi della scuola, sino ad arrivare a un’ala del collegio che fino ad ora non avevo mai visitato. Qui le porte e i corridoi sembrano tutte uguali, ma Hap sa come muoversi.
Voltiamo a sinistra e prendiamo delle scale di servizio, in cima c’è una piccola porticina in acciaio.
Lui apre l’uscio e mi lascia passare per prima e così mi ritrovo in davanti un meraviglioso spettacolo.
-Da qui, si può vedere tutta la città compreso lo stagno-. Mormora appena dietro le mie spalle.
Annuisco incantata:-Qua è davvero bello.
-La scuola non permette l’accesso a quest’ala.
-Perché?-. Chiedo quasi scocciata dal fatto che un posto con un panorama così bello non si potesse frequentare da tutti.
-Una ragazza tempo fa si è buttata giù da quello spuntone-. Dichiara indicandomi un davanzale –E allora quest’ala è stata chiusa.
Annuisco sommessa:-La conoscevi?
Lui scuote lentamente la testa:-No, lei era all’ultimo anno, mentre io ero solo una semplice matricola. L’ho vista qualche volta in mensa, ma niente di più.
Noto un lampo di nostalgia nei suoi occhi, forse non sta dicendo la verità, ma non importa.
-Allora iniziamo?-. Chiedo con la speranza di lasciarci alle spalle questo nostro discorso.
Hap annuisce estraendo fuori dalle tasche carta e penna. Lo osservo per un secondo, odio il fatto che sia sempre così sicuro di sé in ogni occasione.
Ma vengo strappata da questi pensieri da una sua domanda:-Come sedurresti un ragazzo?
-Hap, il compito non è questo-. Dichiaro con molta calma senza rispondere alla sua domanda. –Il compito è su come farsi notare.
-Tra parentesi seduzione-. Aggiunge lui sfoggiando il suo solito sorrisetto arrogante e mostrandomi i fogli della relazione.
-Allora, quali sono i tuoi modi per farti notare? Essere così dannatamente insopportabile non vale-. Dichiaro tralasciando il suo commento.
-Perché non vale? A molte ragazze piacciono i ragazzi sicuri di sé. Sei tu l’eccezione.
Spalanco gli occhi incredula:-Eccezione? Io preferirei dire che non sono masochista. Ma non è questo il punto, io credo che tu non sia poi così sicuro di te.
-Ah no?-. Mi domanda guardandomi dritto negli occhi.
Scuoto leggermente la testa:-No. Secondo me vuoi apparire in questo modo per il semplice motivo che hai paura di mostrarti come sei veramente…
Lui mi ignora e devo ammettere che lo fa anche abbastanza bene:-Beh, in tal caso non vale il fatto che tu sia perennemente nel tuo mondo come modo per farti notare-. Dice lui come se mi volesse fare un dispetto.
Sorrido:-Io non lo uso per farmi notare, al contrario spero che così facendo nessuno si accorga di me.
-Meglio così.
Rifletto un attimo a voce alta:-Quindi stai dicendo che le persone mi notano perché me ne sto per i fatti miei?
Lui annuisce senza prestarmi la minima attenzione.
Allora annoto sul mio foglio: Arrogante\distaccato
-Che scrivi?-. Mi chiede dando una sbirciata al mio foglio. –Ma avevi detto che non valeva!
Annuisco:-Ma hai perfettamente ragione, le ragazze ti notano per questo.
Lui fa spallucce.
Dopo circa due ora ho il materiale sufficiente per una relazione, Hap, invece, ancora annaspa nel buio:-Ma che sei una suora?!-. Domanda con fare scherzoso.- Solitamente le ragazze indossano abiti corti, sfoggiano sorrisi smaglianti. Tu no. Non sorridi e i tuoi vestiti…-. Dice squadrando il mio golfino.
Ridacchio per un po’:-Che hai contro i miei indumenti?!
Entrambi scoppiamo a ridere ma veniamo interorti dallo squillo del mio cellulare:-Pronto?
-Hei, sono Chris…- risponde una voce dall’altra parte della cornetta.
-Ciao..
-Tutto bene? Non ti ho visto a pranzo prima…
-Si tutto okey, scusa ma ora sto studiando..
-Allora ci vediamo dopo…
-Certo.
Riattacco e sento gli occhi di Hap puntati su di me.
-Ecco! Ti fai desiderare!-. Esclama lui, e con fare soddisfatto lo annota nel suo foglio.
-Mi faccio desiderare?-. Domando indifferente.
Lui annuisce convinto:-Si, non dai soddisfazioni anche se dentro muori dalla voglia.
Um, il ragazzo forse non ha tutti i torti.
Inarco una sopraciglia come a far credere di non capire.
-Vedi, anche ora. Smettila! Sei dannatamente fastidiosa. 
Lo lascio blaterare e mi affaccio al davanzale della terrazza e do un’occhiata al panorama. Il vento autunnale mi fa rabbrividire spettinandomi i capelli.
Mi perdo nella linea dell’orizzonte e per un momento mi sembra quasi di volare, di fluttuare nel aria come le rondini a primavera e per un momento tutto non  ha più senso, siamo solo io e l’aria. Ora capisoc che ha provato quella ragazza prima di buttarsi nel vuoto ma Hap mi fa tornare con i piedi per terra:-Laila ne vuoi una?
Mi volta dalla sua parte per capire cosa mi stia chiedendo:-Oh no-. Dico rifiutando una sigaretta.
-Sai perché sei così dannatamente fastidioso?!-. Domando retoricamente.
Lui sorride mostrando appena i denti:-Perché sono così irresistibile!?
-Riesci sempre a farmi tener i piedi per terra.
Lui abbassa lo sguardo storcendo il naso e dopo aver spendo la sigaretta ancora del tutto intera mormora:
- Non credi sia ora di andare?
Annuisco.  


Eccomi qua <3
oggi sono davvero felice di aggiornare, ma non per il capitolo in sè, ma per il bannner! Non trovate sia meraviglioso?! Io lo adoro *w*
Sono talmente eccitata che sono quasi intenzionata a chiamare il capitolo 'Banner'
HAHAHAHAH okey, scusate. Sto delirando lol
Tornando al banner è stato fatto da una persona a cui io voglio davvero un mondo di bene, lei è il mio Zayn. <3
Anche lei publica una meravigliosa fan fiction e mi farebbe davvero piacere se passaste da lei.
La storia è molto carina:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1936244&i=1
Mi raccomando!
Aspetto tante recensioni, sia sul capitolo e sia sul banner (Di cui ormai mi sono completamente innamorata)
Bacioni alla prossima :*
Laila
P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter :*

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Capitolo 13
*** Recurrence ***


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Tornando in camera incontro Belle e finalmente posso stare tranquilla ora che vedo che è sana  e salva:-Oh Belle, stai bene?
Lei annuisce sorridendo:-Sisi, tutto alla grande.
-Ricordami di non venire mai più in città con te.
Lei ridacchia:-Dai, è stata una bellissima esperienza. E poi tu te la sei cavata alla grande.
Già, me la sono cavata alla grande.
-Oh Belle, non puoi nemmeno quanto fossi preoccupata per te.
-Dai, l’importante che non sia successo nulla-. Sorride lei.
-Certo.
Certo.
-Hai saputo la super novità?-. Mi domanda. Si vede lontano un miglio che freme dalla voglia di raccontarmela.
Scuoto leggermente la testa, ma lei non mi lascia neppure il tempo di rispondere che già ha sputato il rospo:-La Preside ci ha convocato, oggi dopo cena, a per una urgente riunione d’istituto. E delle voci vicine alla signora McSters sono pronte a giurare che il tema di questa urgente riunione tratterà la festa d’Autunno.
Annuisco un po’ confusa e la lascio continuare:-E sempre queste voci dicono che vuole anticipare la festa a questo sabato.
-Ah-. Mormoro. Non so ma a me questa notizia non eccita affatto.
Quando torno in camera Violette è in lacrime.
-Che succede?-. Domando preoccupata.
Lei tira sul col naso:-Damian mi ha scaricato definitivamente. Ha detto che era inutile continuarci a mentire: noi non eravamo fatti per stare insieme.
L’abbraccio forte:-Vio’ forse ti ha fatto un piacere.
So che non è certo quello che lei vorrebbe sentirsi dire, ma sono dell’idea che non ha alcun senso piangersi addosso.
-Si, forse hai ragione. Ma come faccio a ricominciare tutto senza di lui?-. Mi domanda con appena un filo di voce.
-Il tempo guarisce ogni cosa, porta via con se pezzi di te, prima che tu te ne renda conto.
-Scusa, ma non mi va di parlarne-. Dice lei morsicandosi il labbro inferiore.
Annuisco comprensiva.
 
Più i giorni passano e più mi accorgo che tutti sono in fibrillazione per questo imminente ballo. L’unica a cui non può importare di meno sono io.
Il corridoi pian piano si riempiono di striscioni, metà delle ragazze è in crisi riguardo a cosa indosseranno e l’altra metà ha paura di non essere invitata da nessuno.
-Penso non esista cosa più patetica-. Dichiaro passando accanto a una ragazza in lacrime.
Chris scoppia in una fragorosa risata:-Laila, ci sono dei bambini là fuori. Perché non vai a dirgli che un giorno moriranno tutti?
Mi volto dalla sua parte e lo fisso con aria critica:-Ma dai! Seriamente, tu entreresti in crisi perché non sai che indossare?
-Io sono un ragazzo non puoi chiederlo a me-. Restiamo per un po’ in silenzio poi lui mi domanda:-Sai già con chi andare?
A queste parole spalanco gli occhi terrorizzata:-Perché? Devo per forza andarci?!
Lui sogghigna annuendo.
-Oh porcamerda!-. Impreco. –E se mi fingessi malata?! Tu? Sia già con chi ci andrai?
Lo vedo scuotere leggermente il capo e senza dargli neppure il tempo di rispondere aggiungo:-Potresti chiederlo a Violette. Sono sicura che le farà piacere!
-Violette? Ma non sta con lo spilungone dai maglioni di lana?!
Scoppio a ridere. ‘Spilungone dai maglioni di lana’ mi è nuova.
-No, si sono lasciati.
-Si, forse non è una brutta idea. E tu?
Sfoggio un sorriso smagliante ed esclamo:-Io mi fingerò malata!
-Non funzionerà!-. Dichiara lui aprendo la porta della mensa.
-Questo si chiama genocidio del ballo-. Dico sarcastica osservando i tavoli vuoti della mensa.
-Signorina Houston, vedo che il senso dell’umorismo non le manca. Perché non prova ad usarlo per qualcosa di socialmente utile? Invece che fare battute sulle attività della scuola?
Trattengo una risata per non scoppiare a ridere in faccia al professore di biologia:-Lo farò!-. Esclamo con un sorriso a trentadue denti.
Solo dopo essermi seduta a un tavolo mi accorgo della presenza di Hap a un paio tavoli di distanza. Gli faccio un cenno col mento in segno di saluto e torno alla mia insalata. Caroline è con lui. Cerco di non dare a vedere il fatto che li stia fissando così mi concentro su Chris.
-Dici che le farà piacere?-. Mi domanda tornando a Violette.
Annuisco:-Ma certo!
Ma lui non sembra esserne convinto:-E se ci venissi con te?-. Mi domanda timido.
Sorrido:-Chris, mi farebbe davvero molto piacere, ma ti ripeto che mi fingerò malata.
Entrambi scoppiamo a ridere, ma veniamo ammoniti immediatamente dal professore di biologia, che, a pochi metri da noi, conversa animatamente con la cuoca.
Senza volerlo mi volto nella direzione in cui sono seduti Hap e Caroline e lì incrocio lo sguardo con le profondità nere che Hap tiene al posto degli occhi. Sto per distogliere lo sguardo da quelle pozze nere quando mi accorgo che non ho nessuna voglia di guardare da un’altra parte. Tutto quello che vorrei è perdermi in quegli occhi e stare lì. Per sempre.
-Laila? Mi ascolti?
Annuisco appena:-Sisi-. No, non è vero. Non ho neppure la minima idea di quello che stia dicendo.
Dopo aver finito di cenare mi dirigo con fare annoiato alla mia camera. Ho avuto una giornata tutto sommato tranquilla, eppure tutto quello che desidero in questo momento è stendermi e riposare un po’ la testa.
Una leggera brezza notturna mi colpisce, faccendoni così rabbrividire. Percorro il sentiero verso il mio dormitorio a testa bassa, con la speranza che nessuno mi fermi, anche se quest’opzione mi sembra un poco impossibile dal momento che tutti sono così impegnati a causa del ballo.
Manca davvero poco alla porta del dormitorio quando sbatto contro a qualcosa di davvero duro. Alzo lo sguardo con la speranza che nessuno badi a me.
-Ciao-. Sibilla il ragazzo di fronte a me. Sono troppo terrorizzata per poter rispondere o fare qualcosa che non sia sbattere le palpebre.
-Non ti ricordi di me? L’ultima volta che mi hai visto, molto probabilmente, ero riverso senza sensi in un vicolo buio.
E come dimenticarlo?!
Rimango là ad osservare ogni sua mossa senza muovermi di un passo poi non so da dove trovo il coraggio e domando:-Che ci fai qua?
Tom si grata la testa calva con fare divertito:-Volevo mettere un po’ di paura al tuo amico… magari prendendo te…
Faccio un respiro profondo in modo di non entrare nel panico e costringo la mia testa a ragionare:-E sentiamo un po’ come vorresti prendermi! Non puoi farlo, lo sai vero?-. Lo sfido.
Un ghigno storto gli si stampa in faccia:-Beh, ora corri dal tuo ragazzo a dirgli che sono qui-. Mormora lui scostandosi, in modo da lasciarmi il passaggio libero per passare.
Percorro il resto del percorso sino alla mia camera con passi lenti e concisi, ma con il cuore che mi salta in gola.
Ancora terrorizzata dal fatto che Tom potesse avermi seguito decido di non entrare in camera, per non mettere in pericolo anche Violette.
Prendo le scale di servizio,salgo al secondo piano per poi scendere dalle scale antincendio che portano praticamente di fronte al dormitorio maschile. Percorro il corridoio di corsa sino alla stanza di Hap. Busso ripetutamente tanto che le nocche iniziano a bruciarmi.
Quando Hap viene ad aprirmi sembra essere tranquillo:-Hei-. Sorride lui. –Avevi intenzione di sfondare la porta?
Non sono in vena di battute, non dopo aver incontrato Tom e lui sembra accorgersene:-Va tutto bene?
Mi sposto di lato per far passare il carrello della lavanderia e mi accorgo che Caroline è dentro la stanza di Hap. Così con fare un po’ imbarazzato borbotto indicando Caroline:-Scusami… Non pensavo che fossi occupato.
Lui scuote la testa chiudendosi la porta alle spalle:-Laila, che succede?
-Tom è qua-. Dico senza troppi giri di parole.
Tom è qua?-. Ribecca Hap, mentre nel suo volto appare un’ombra cupa.
Annuisco:-Era di fronte ai dormitori femminili, penso mi aspettasse…-. Hap non mi fa neppure finire di parlare e con un gesto mi trascina dentro la camera.
Improvvisamente diventa freddo e distaccato:-Caroline, c’è un cambio di programma…-. Dice indicandomi con lo sguardo.
La biondi afferra la borsa e senza dire una parola di dirige verso la porta.
-Non c’è bisogno-. Cerco di protestare io. –Volevo solo che tu lo sapessi.
Ma lui sembra non ascoltarmi neppure:-Tu non ti muovi di qui-. Ringhia con fare autoritario.
Mi siedo sul bordo di uno dei due letti e lo osservo fare avanti e indietro per la stanza.
-Credi che possa farci del male?-. Domando in cerca di conforto.
Lui scuote la testa:-No, vuole spaventarmi e sapere che può comandare lui il gioco.
Annuisco:-Potresti fermarti? Mi fai venire mal di testa-. Lo ammonisco con la speranza di alleggerire la tensione.
-Perché tutte le volte che vengo qua Chad non c’è mai?-. Chiedo incuriosita.
Lui fa spallucce:-Chad è continuamente in giro e così è come se la stanza fosse tutta per me, figurati che non ha neppure disfatto la valigia-. Dice indicandomi un baule nero sotto il letto.
-Tieni-. Dice porgendomi un’enorme maglia bianca. –Dovrebbe andarti bene come pigiama-. Dichiara scrutandomi.
-Vuoi tenermi segregata qua?!
Lui annuisce piano:-Non deve succederti niente-. Mormora sfilandosi le scarpe.
Entro in bagno e dopo essermi lavata la faccia infilo la maglia che Hap mi ha dato poco prima. Mi è particolarmente grande.
Quando esco dal bagno ammetto:-Mi sento un po’ cretina.
Lui sorride infilando la lingua tra i denti:-Domani mattina ti lascerò andare.
Mi butto a peso morto sul letto e chiudo gli occhi per un paio di secondi, quando li riapro Hap è accanto a me. Mi scruta con i suoi occhi neri da cerbiatto.
Alzo la testa dal cuscino:-Fai con tutte così?-. Mormoro in cerca dei suoi occhi.
Lui scuote la testa:-No, solitamente nessun pazzo maniaco le rincorre a causa mia…
Non posso far a meno di farmi scappare una risatina. Anche lui sorride nuovamente.
Faccio per infilarmi sotto le coperte quando lui mi blocca:-Laila?
Si?-. Mi volto dalla sua parte.
Sento le sue dita aggrapparsi alla mia mano. Il contatto della sua pelle contro la mia mi provoca un formicolio che pian piano si estende in tutto il corpo accendendo il mio desiderio di fuggire. Ma le sue mani continuano ad aggrapparsi a me senza lasciarmi via di fuga.
La sua mano si muove sicura tra i miei capelli attirandomi a lui, a pochi centimetri dalle sue labbra, che si fanno sfuggire un gemito. I suoi occhi neri sono puntati nei miei e mi imprigionano facendomi perdere il senso dell'orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove esistiamo solo noi due.
Spinta dal desiderio appoggio le miei mani sul suo petto, per poi farle salire sulle spalle e accarezzargli il collo con i pollici.
Restiamo per un secondo immobili, lui mi fissa con aria attenta. E senza preavviso le sue labbra toccano le mie con tenerezza e trasporto e non posso fare a meno di sciogliermi a quel contatto, tanto da far cedere il mio corpo contro il suo, che mi accoglie stringendomi contro il suo petto, dove sento battere il suo cuore, alla stessa velocità del mio.


Eccomi qua :3
Spero questo capitolo possa piacervi, perchè mi sono davvero impegnata.
Volevo mettere in chiaro, una volta per tutte, perchè ho deciso di chiamare questa storia 'Mattia'.
Sono dell'idea che Mattia sia una persona tormentata, con tanto da dare, ma paurosa, verso la vita.
E ho raffiugato Hap e Laila come Mattia. Ecco perchè la storia si chiama in questo modo.
Spero di essere stata chiara...
Mi raccomando aspetto tante recensioni e per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel di twitter
Bacioni Laila

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Capitolo 14
*** Alternative Prom ***



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Quando mi sveglio ho le braccia intorpidite,
inizialmente non riesco a capirne i motivo, ma poi mi accorgo di aver dormito tra le braccia di Hap.Lui dorme ancora con un leggero sorriso stampato in faccia.
Forse il bacio di ieri sera non è contato nulla per lui. Probabilmente lui vuole solo divertirsi.
Mi giro nel letto in modo che non lo veda in faccia.
E così come ho sempre fatto, quando le cose incominciano a complicarsi, decido di scappare.
Sono troppo debole per crederci veramente in questa cosa. E ho paura di rimanere delusa. So che tutto questo è sbagliato.
Ma proprio quando sto per mettere piede fuori dal letto, sento le braccia forti di Hap stringersi attorno alla mia vita:-Non scappare-. Mormora lui ancora in uno stato di dormiveglia.
-È quello che mi riesce meglio-. Dichiaro con le lacrime agli occhi.
Sento il suo corpo, sul mio, irrigidirsi:-No. Tu sei convinta che evitandomi non soffrirai. O sbaglio?
-Questo è sbagliato-. Dico tirando su col naso.
Ma lui sembra lasciar perdere questa mia ultima affermazione:-È normale essere spaventati, ma non puoi permettere alle tue paure di impedirti di vivere.
Mi aggrappo al lembo della sua maglia:-Ho paura.
Lui mi attira dalla sua parte costringendomi, in questo modo, a voltarmi, nuovamente, dalla sua parte.
-Smettila-. Mormora lui asciugandomi una lacrima che mi rigava la guancia. –E inizia a vivere.
Rimango là tra le sue braccia. Vorrei perdermi in ogni suo movimento quando qualcosa inizia a passarmi per la testa:-Oggi c’è lezione!-. Esclamo sciogliendosi dal suo abbraccio.
-No, oggi c’è il ballo e le lezioni sono state cancellate-. Mormora lui con voce calma. E tirandomi nuovamente a lui cantilena:-Non hai scampo.
I suoi occhi brillano nella penombra della stanza. La sua bocca si apre in uno sorriso malizioso e senza neppure accorgermene mi ruba un bacio. Sta volta però è molto più delicato del primo. Come se avesse paura che lo respingessi.
Quando ci allontaniamo domando con un filo di voce:-E Caroline?
A queste parole lui non sembra spaventarsi o diventare più freddo:-Caroline era un gioco.
Annuisco debolmente:-Ma chi mi dice che anche io non sia un gioco?
Hap mi posa una sua mano tra i capelli con fare sereno:-Se tu fossi stata un gioco non mi sarei limitato a baciarti-. Sembra sincero. –Per una volta prova fidarti-. Dice con voce supplichevole.
Ingoio il groppo che ho in gola e abbasso lo sguardo:-E se poi…
Ma vengo immediatamente interrotta da Hap:-Poi si vedrà.
-Credi che Tom sia ancora qua in giro?-. Domando intimorita solo al pensiero di dove ritrovarmi, nuovamente, faccia a faccia con lui.
Hap sorride, e la sua bocca si chiude in una smorfia:-Beh se così fosse ho un motivo in più per trattenerti in camera con me.
-Andrai al ballo sta sera?-. Mi domanda mentre giocherella con un mio boccolo.
Trattengo una risata:-Pensavo si fingermi malata, ma tutti dicono che non funzionerà.
Lui annuisce comprensivo:-Sono d’accordo, non funzionerà. Hai pensato di venire qua? Non ti troveranno mai.
Sorrido compiaciuta e domando:-E tu ci andrai?
Lui molla il mio boccolo e schioccando il palato esclama:-Ti sembro un tipo da ballo scolastico?!
Faccio spallucce e chiudo gli occhi.
-Che dici? Ti va un ballo alternativo?-. Mi propone con la lingua tra i denti.
-Un ballo alternativo?-. Rimbecco.
-Si, ho un’idea!-. Esclama passandosi una mano tra i capelli. –Ti fidi?
-Francamente? No.
Lui si morde il labbro inferiore e sorridendo mormora:-Per una volta provaci.
Ma non è nel mio indole:-Niente risse, polizia, alcool, droga, ferite o sporchi maniaci. Intesi?
Lui scoppia a ridere e annuisce.
Quando lascio la stanza di Hap sono più confusa che mai. E per la millesima volta da quando mi sono svegliata questa mattina mi domando se tutto ciò sia giusto.
E per la prima volto trovo una risposta: non importa se questo sia giusto o sbagliato, l’importante che io sia felice.
Tornata in stanza racconto la mi avventura a Violette e quando ho finito col mi resoconto dettagliato lei mi domanda un po’ scossa: -Hai baciato Hap?
Scuoto leggermente la testa:-Beh, è stato lui a baciarmi, ma io ho ricambiato per cui credo sia la stessa cosa.
Violette annuisce con fare pensoso:-È un coglione. Lo sai vero?
-Lo so-. Sibilo ridendo sotto i baffi.
 -L’importante è esserne consapevoli.
Scoppio a ridere buttandomi sul letto.
La giornata trascorre in fretta, tanto in fretta, che non mi accorgo neppure che da un momento all’altro potrebbe venire Hap, per andare al nostro ballo alternativo.
Mi sarei aspettata tutto da Hap, ma non quello che è successo. Insomma, il nostro bacio era carico di dolcezza, al  contrario, io avrei pensato a qualcosa di sensuale.
I miei pensieri vengono interrotti da un colpo alla porta.
-Vieni-. Mormoro osservando il golfino scolorito di Hap.
Mentre mi infilo le scarpe domando curiosa:-Beh? Dove andiamo?
Lui apre le sue labbra in un enorme sorriso:-Al bar-. Dichiara lui. –Ho una tale fame che riuscirei a mangiarmi due hamburger interi.
Sorrido e lo seguo per il corridoio.
È la prima volta da quando sono qui che il bar è così deserto, solitamente tutti gli studenti la sera vengono a rifugiarsi qua, ma non sta sera: oggi è una serata speciale. Questo ne è la prova.
-Mi domando perché Eddy abbia aperto oggi, sapeva che non sarebbe venuto nessuno-. Constato io appoggiandomi svogliatamente al bancone.
Hap va spallucce sfilandosi la cuffia dalla testa:-Ti sbagli, ci siamo qui noi.
Eddy, vecchio uomo burbero con una folta barba grigia, nonché proprietario di questo locale, ormai da anni, non tarda ad arrivare e con falsa voce sgarbata domanda indicandomi:-Hap, lo sai che c’è il ballo vero? Perché non hai portato questa bella ragazza a fare qualche passo in pista?
Hap sorride mostrando appena i denti:-Oh Eddy, queste sono ragazze della nuova generazione a cui non piace più ballare…-. Lo asseconda lui con fare divertito.
Eddy fa spallucce e tornando serio chiede:-Che vi porto?
Hap non ha dubbi:-Per me un hamburger con salsa piccante.
-E tu bella ragazza? Un Hamburger anche per te?-. chiede Eddy volto dalla mia parte.
Scuoto leggermente la testa:-Io prendo un caffè.
Eddy si allontana con le prenotazioni lasciandoci soli.
-Un caffè?-. Mi domanda Hap stupito.
Annuisco:-Non ho fame.
Sarà forse colpa della mandria di rinoceronti che corre avanti e indietro per il mio stomaco?!
Dopo aver ritirato le prenotazioni andiamo a sederci in un tavolo in fondo al locale.
Mentre sorseggio il mio caffè con molta calma per paura di scottarmi osservo Hap infilare i denti nel suo hamburger:-Sei disgustoso-. Lo provoco scherzosamente.
-Oh ma per favore-. Scherza lui schizzandomi con la salsa piccante.
Cerco di proteggermi con la sua cuffia, ma inutilmente, ormai ho la faccia completamente inzaccherata di salsa piccante. Lui molla il suo panino nel piatto e dopo essersi pulito le mani nel tovagliolo, si sporge, con l’aiuto delle braccia, sul tavolo e inizia a posare le sue labbra nei punti in cui sono sporca di salsa. Sento la sua bocca ruvida su di me e non posso far a meno che arrossire. E alla fine del loro viaggio sul mio volto le labbra di Hap si posano con delicatezza sulla mie. Ricambio il bacio per un secondo e poi staccandolo da me mormoro:-Sai di pepe.
Ma lui non mi da modo di continuare la frase che torna a baciarmi, ma sta volta con più intensità, con più passione.
Le nostre labbra sono premute una sull’altra quando una voce da dietro al bancone sbotta:- Si si ok... perfetto. A scopare da un'altra parte.
Io e Hap ci scambiamo una breve occhiata prima di scoppiare a ridere.
Trascorriamo il resto della serata sotto lo sguardo vigile di Eddy.
-Hap?
-Si?-. Mi guarda di sottecchi come se avesse paura di ciò che gli sto per domandare.
-Perché sei così gentile da un momento all’altro? Che è cambiato?-. Gli domando in modo conciso in modo da non farmi prendere in giro da sue risposte vaghe.
Lui alza gli occhi al cielo e mentre si passa una mano tra i capelli nonostante sia sudicia di salsa:-L’altra sera, quando mi hai detto che ti tenevo con i piedi per terra, ti ho capito-. Mormora piano.
-Mi hai capito?-. Domando sconcertata.
Lui annuisce leggermente:-Si, ho compreso la tua voglia di lasciarti alle spalle il mondo e mi sono reso conto che io me l’ero lasciato dietro da tempo.
Annuisco tornando al mio caffè ormai freddo:-E così ti ho fatto pena?-. Domando con un pizzico di livore.
Ma lui incrocia il mio sguardo come se volesse decifrarmi:-No, affatto. Mi hai fatto capire che stavo, in un certo senso, sprecando la mia vita. E ho deciso di trovare nuovamente qualcosa per cui valga la pena lottare.
Ora sono io che cerco di comprenderlo:-Hai trovato quel qualcosa?
Lui abbassa lo sguardo osservando ciò che resta del suo hamburger:-Forse.
Restiamo per un po’ in silenzio e alcune note stonate dalla vecchia radio di Eddy mi arrivano alle orecchie. Conosco fin troppo bene queste note. Hanno accompagnato metà della mia adolescenza.
-Adoro questa canzone!-. Esclamo lasciandomi trasportare. Hap annuisce appena così ci ritento, ma sta volta sono molto più diretta:-Hap, era una sorta di incitazione, in modo che mi invitassi a ballare.
Lui scuote lentamente la testa mentre si morde un labbro:-Oh ma tu sei un ragazza della nuova generazione, non ami ballare.
-Questo cosa sarebbe? Un modo alternativo per invitarmi a ballare?-. Domando con una voce da cucciolo nel mentre che mi alzo per costringerlo a fare ugualmente.
-Eddy, potresti alzare il volume della radio? Grazie-. Lo incita Hap intanto che avvolge la mia vita con le sue braccia.
-Dormi da me sta notte?-. Mormora lui nel mio orecchio.
-Non lo so, voglio sapere la ‘news’  del ballo da Violette, sai ho convinto Chris ad invitarla.
Lui annuisce ma non demorde:-Le ‘news’ le saprai domani…
-E Chad?-. Domando speranzosa.
-Stai per caso cercando una scusa? Non funziona-. Fa lui con una smorfia divertita stampata in faccia.
Sorrido e annuisco:-D’accordo.
A quelle parole il volto di Hap sembra illuminarsi.
 
È mezzanotte passata quando riesco a prendere sonno. Sto in uno stato di dormiveglia quando sento la serratura della porta scattare, mi metto seduta con gli occhi fissi sull’entrata.
-Hei Hap, non puoi capire chi mi sono fatto sta notte-. Urla Chad sbattendo la porta non curante degli altri studenti ormai addormentati, poi posando gli occhi su di me il suo sguardo sembra spegnersi:-Oh, Ciao Laila… non pensavo di trovarti qua…-. È senza parola così cerco un modo per farlo sentire a suo agio.
-Scusami, avevo detto ad Hap che saresti venuto…
Lui scuote la testa:-Nono, non ti preoccupare, prendo qualcosa dall’armadio e vi lascio soli…
Seguo ogni sua mossa con sguardo attento e proprio quando sta per lasciare la stanza si volta un attimo dalla mia parte e mormora:-Non me lo sarei mai aspettato, insomma tu e Hap…
-È un male?-. Domando, forse più a me stessa che a Chad.
Lui si affretta a scrollare velocemente la testa:-Fin quando si tratta di sesso si. Alla fine rimarrai delusa.
-Non si tratta di sesso-. Mormoro in cerca degli occhi di Chad.


Eccomi qua, ammetto che questo capitolo è un po' squallido...
Vi prego aiutatemi: Cosa vi aspettate nel prossimo capitolo? E come posso far evolvere un po' la situazione?
Mi sembra di essere arrivata a capolinea..
Mi raccomando aspetto dei vostri consigli <3
Bacioni Laila
xoxo
P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAreil su twitter <3

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Capitolo 15
*** Confusion ***


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 -Non ci credo, Hap non è il genere di ragazzo che si accontenta di dormiti accanto-. Protesta Violette addentando il suo cornetto.
Faccio spallucce:-Eppure si è accontentato-. Mi mordo il labbro inferiore e prima che possa aggiungere altro domando:-Allora? Il ballo?
La osservo mentre con molta disinvoltura si passa una mano tra i capelli:-Damian ha ballato tutta la sera con una rossa, ma non sono riuscita a capire chi fosse…
-Spiegami una cosa: sei andata al ballo per tormentarti con Damian o per divertirti?!-. La rimprovero io scoccandole un’occhiataccia.
-Volevo davvero divertirmi, ma poi l’ho visto lì con quella tipa eh…-. Piagnucola mentre i suoi due enormi occhi cambiano colore diventando grigiastri.
-E Chris?-. Domando speranzosa che almeno lui sia riuscito a tirar su il morale alla mia amica.
-Chris?-. Violette sembra sconcertata.
-Oh no… lascia perdere, pensavo l’avessi visto…-. Balbetto sperando di non aver fatto una gaffe. Evidentemente Chris non l’ha invitata al ballo.
-Ah-. Annuisce lei ancora pensosa. –L’ho visto con Ian.
Annuisco mentre addento la mia mela.
Mi accorgo che Violette sta per aprir bocca, ma viene interrotta dall’apparizione di Chris:-Hei, alla fine ce l’hai fatta a fingerti malata!-. Constata avvicinandosi al nostro tavolo.
-Eh si, si è proprio finta malata-. Mi stuzzica Violette sorridente.
Annuisco piano:-E tu? Alla fine ci sei andato?-. domando con aria severa mentre con lo sguardo indico la mia amica.
Chris sembra arrossire e poi con un filo di voce mormora:-Beh, ci vediamo.
-Ma che gli prende?-. Mi domanda Violette, appena Chris ci lascia sole.
Faccio spallucce. Forse è solo imbarazzato. Proverò a parlargli più tardi.
Trascorro l’intera mattinata nella sala comune con Violette. È davvero abbattuta a causa di Damian.
Cerco in tutti i modi di farle tonare un po’ di voglia di vivere, ma non c’è modo, il suo umore è sottoterra.
Nonostante sia impegnata con la mia amica voglio capire che succede a Chris, così gli invio un sms invitandolo a raggiungermi nella sala comune così da poterlo parlare con calma. Ma non ottengo risposta.
E inizio a preoccuparmi, così nel pomeriggio mi reco nella sua stanza speranzosa di poterlo trovare.
Viene ad aprirmi Ian. Sembra calmo ma nel suo volto percepisco qualcosa che non va.
-C’è Chris?-. Domando roteando gli occhi per l’imbarazzo.
Lui annuisce piano e spalanca la porta in modo da farmi entrare:-Chris c’è Laila-.  E così facendo lascia il disturbo.
-Ciao-. Mormoro piano avvicinandomi al letto in cui è disteso Chris.
-Hai avuto proprio un bel coraggio a presentarti qua, non avevi paura che Ian ti puntasse una rivoltella nelle tempie?-. Scherza lui non troppo convinto.
Accenno un sorriso:-Chris che succede?
-Non lo so, perché non provi a dirmelo tu?
Corrugo la fronte:-Non capisco.
-Da quando io e te non facciamo più le nostre conversazioni notturne?-. Chiede con una nota nostalgica.
-Se hai bisogno, sai dove trovarmi-. Dico secca sentendomi accusata.
Ma lui scrolla la testa:-Non è questo il punto. Sei cambiata.
-Si, è vero. Ma pensavo ti facesse piacere il fatto che io non fossi più così restia verso la vita-. Dico facendo un acutino.
-Mi fa piacere, ma…
-Non c’è un ‘ma’. O ti fa piacere o no. Io ho ancora bisogno del mio amico.
-Anche io ho bisogno di te, ma tu ti stai allontanando. E mi manchi tantissimo. E il peggio é che mi sto rendendo conto che io invece a te non manco per niente
Annuisco al limite della sopportazione:-Non sono più i primi giorni di scuola, dove io ero la ragazzina spaventata e tu la mia guida. Ormai sono passati quasi due mesi. Le cose sono cambiate.
-Avrei preferito rimanessero com’erano-. Mugugna lui con la speranza di intenerirmi, ma ottiene proprio la reazione contraria.
-Ma non è successo-. Dico sbattendomi la porta alle spalle.
Sono una furia, e se non mi calmo potrei scoppiare da un momento all’altro. Troppo tardi Le lacrime hanno iniziato a scendere sulle mie guance una dopo l’altra.
Corro per il corridoio del dormitorio maschile e senza neppure accorgermene mi ritrovo davanti alla porta della stanza di Hap. Busso ripetutamente e neppure dopo un paio di secondi Chad viene ad aprire.
-C’è Hap’-. Domando asciugandomi le lacrime.
Lui sembra più sconvolto di me e piano scuote la testa:-No, ha detto che doveva fare un cosa importante… Laila, tutto bene?
Annuisco:-Posso entrare?
-Certo, vieni-. Dice spalancando la porta in modo da farmi passare.
Mi accuccio in posizione fetale nel letto di Hap dopo essermi tolta la scarpe. Per un po’ rimando a dondolarmi avanti e indietro dandomi la spinta con le ginocchia, fino a quando non riesco a prendere sonno.
 
Vengo svegliata da un sussurro di Chad:-È qui già da un po’.
-Potevi avvisarmi-. Questo sembra Hap.
Mi volto per capire se ho intuito giusto.
-Hei-. Mormora Hap con un gran sorriso stampato in faccia.
-Ciao-. Dico stiracchiandomi.
-Che succede?-. Nel mentre che  si fa largo tra le coperte venendo così a sistemarsi accanto a me.
-Possiamo non parlarne?
-D’accordo.
Restiamo per un po’ in silenzio, immobili, e senza neppure rendermene conto le parole mi escono da sole di bocca:-Tutti continuano a dirmi di non fidarmi di te, che rimarrò delusa e ferita-. Mormoro senza dar peso alle parole.
-Probabilmente hanno ragione-. Ammette lui.
-No-. Ma lui mi interrompe prima che possa avere il tempo di aggiungere qualcosa.
-Ti ho raccontato una bugia-. E senza darmi il tempo di commentare prosegue. –Riguarda la morte di Grace. Non si è suicidata. Era Dicembre, la sera prima aveva nevicato, ma la neve si era sciolta lasciando per le strade un sottile strato di ghiaccio. Eravamo stati a una festa per la vigilia di Natale. Ricordo che lei ci teneva davvero tanto, ma io mi annoiavo volevo tornare a casa, non mi andava di stare lì con quella gente-. Si interrompe un attimo per guardare fuori dalla finestra. –Lei acconsenti ad andarcene, così salimmo in macchina e…-. Altra interruzione.
-Eh?-. Non mi accorgo neppure che ho emesso un suono dalla mia bocca.
-Ero scocciato, non riuscivo a capire cosa ci facessi a quella festa così cliccai il piede sull’acceleratore. Eravamo quasi arrivati quando uscì fuori strada. Velocità e strade ghiacciate non sono una bella combinazione per guidare. È morta sul colpo a causa dello schianto contro  lo spartitraffico. Io non ho riportato neppure un graffio. Niente-. Mormora lui sull’orlo di una crisi isterica.
Mi metto seduta accanto a lui e passandogli una mano nella fronte gli tolgo i capelli che ha in faccia:-Ora non ha senso tormentarsi.
-Non ha senso, ma è inevitabile-. Mormora con, davvero, un filo di voce.
Lo stringo a me. Ho bisogno di sentirlo vicino. Di sapere che lui c’è.
-Hanno ragione, non sono affidabile.
-Non mi interessa. Ho davvero bisogno di credere in qualcosa-. Dico appoggiando la mia testa sulla sua.
-Non sono la persona giusta su cui fare affidamento-. Ripete lui con voce rocca, ma ignoro questa sua ultima affermazione.
Restiamo parecchi tempo in silenzio.
-Laila, sono stato da Caroline….-. La sua voce, ora, è calma.
A queste parole il mio stomaco fa un triplo salto mortale ma cerco di non farlo notare e con non curanza domando:-Ah si?
Lui emette una sorta di grugnito:-Si, ma non l’ho trovata-. Annuisco forse con troppa enfasi e lo lascio continuare. –Ma ho intenzione di parlarle, insomma…
Con queste parole mi rendo conto che, nonostante tutto, gli altri sbagliano. Di lui ci si può fidare.
-Insomma voglio andarci piano, ma voglio arrivare sino in fondo-. Sibilla mordendosi un labbro.
-Che significherebbe questo?-. Chiedo quasi terrorizzata.
Lui sorride corrugando la bocca:-È il tuo modo di fare, il tuo moralismo. Il tuo sguardo. È la tua voce che mi tranquillizza. È il tuo modo di parlare, il tuo modo di chiamarmi. È che sei tu. E quando si tratta di te, io non lo so che mi succede. Per quanto cerca di trattenermi, se si tratta di te.. Io sono felice.
Sorrido torturandomi le labbra:-Voglio provarci. Sul serio.
Lui incrocia le sue dita alle mie, chiudendo così le nostre mani in un stretto abbraccio.
-Perché non mi hai raccontato subito di Grace?-. Domando accarezzandogli i capelli.
Non ottengo risposta per cui aggiungo:-Non avevi nessun bisogno di inventare quella storia.
Ma lui sembra non credere nelle mie parole:-Non ero pronto a raccontartelo. Non ero pronto a dire a voce alta che sono stato io la causa della sua morte.
Scuoto leggermente il capo e dopo aver trovato le forze per inghiottire il groppo in gola, tutto quello che riesco a mormorare è:-Hap.
Trascorriamo quasi tutta la sera in quel letto, che ormai è diventato come una seconda casa per me, fino a quando Chad fa irruzione in camera:-Ragazzi, qua fuori c’è l’ambulanza.
Io ed Hap ci scambiamo per un attimo uno sguardo fugace prima di scendere dal letto e correre verso il corridoio.
Tutti gli studenti sono per i corridoi, ma nessuno sa dire esattamente cosa sia accaduto.
Percorro tutto l’andito del dormitorio maschile sino a quando non vengo bloccata da un inserviente all’entrata della stanza di Chris.
Inizialmente non riesco a capacitarmi di quello che sta succedendo, ma mi basta vedere, trasportare fuori dalla stanza, una barella con sopra Chris. A quella vista le guance sembrano esplodermi e gli occhi si riempiono di lacrime, le gambe mi diventano molli e  non reggendo più il peso del corpo inizio a barcollare, qualcuno mi mantiene da dietro.
Cerco in tutti modi di aver qualche informazione sullo stato di salute del mio amico, ma l’inserviente davanti alla porta non parla.
Sto là a fissare la barella che viene sistemata con cura sull’ambulanza e infine il suono della sirena mi riporta alla realtà. Solo ora mi accorgo che Hap mi è stato affianco per tutto questo tempo.
Il signor Dug, uno dei responsabili della scuola, ci fa sgombrare, così tutti gli studenti si ritrovano nel giardino.
Sto ancora piangendo, e quello che mi fa più male e non sapere cosa gli sia successo:-Ho litigato con lui poco fa-. Mormora ad Hap che non smette di tenermi per mano.
-Capisci, ho litigato con lui-. Ripeto più sconcertata di prima.
Hap annuisce serio:-Andrà tutto bene.
Ho solo paura di perderlo. Perderlo per davvero.
Intravedo Ian tra la massa di studenti, forse lui è l’unico che può, realmente, sapere quel che è accaduto.
Cerco ripetutamente di attirare la sua attenzione. Ma in vano.


Ciao ragazze, vi giuro che non ho sul serio idee...
per cui acocntentatevi si tale squallore e... fatemi sapere che ne pensate :3
Vi ringrazio davvero tanto, per tutto <3
Bacioni Laila Xx
P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter :3

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Capitolo 16
*** Improvement ***


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Sono passati quasi cinque giorni e di Chris ancora nessuna notizia certa. Alcune voci sostengono che abbia fatto a botte, altre che è stato colpito improvvisamente da un infarto, ma sono state più volte smentite anche dai professori.
E allora che cos’ha Chris?
-Perché non provi ad andare dalla signora McSters? Magari se glielo chiedi con molto garbo riuscirà a darti delle informazioni-. Mi consiglia Violette.
La mia amica non ha tutti i torti, così appena trovo un minuto libero dalle lezioni mi reco in presidenza.
Qui vengo ricevuta immediatamente dalla signora McSters e il suo sorriso a trentadue tenti:-Cara, che posso fare per te?-. mi chiede facendomi accomodare in un divano dal velluto rosso.
-Beh… ecco-. Inizio a balbettare. –Sono molto legata a Christopher…-. Improvvisamente mi sfugge il cognome del mio amico, ma la preside mi aiuta:-Christopher Keen?
-Esatto, ecco mi chiedevo se lei sa darmi delle informazioni sul suo stato di salute. Sono, davvero, preoccupata-. Cerco di impietosirla.
-Oh tesoro, il tuo amico ha avuto un’insufficienza respiratoria. Le sue condizioni sono critiche-. Mi informa la donna con un’espressione triste in volto.
Che significa che le sue condizioni sono critiche?
-La ringrazio-. Dico abbassando gli occhi per paura di scoppiare a piangere da un momento all’altro.
La preside mi poggia la sua mano sopra la mia:-Mi raccomando confido nel tuo silenzio.
Annuisco e proprio quando sto per uscire dalla presidenza la donna mi blocca:-Cara, abbiamo permesso al suo compagno di stanza di andarlo a trovare. Si recherà nuovamente in ospedale questa sera. Mi chiedevo se volessi andare pure tu…
Annuisco davvero felice per questa proposta asciugandomi le lacrime agli occhi. Dopo avermi rilasciato il permesso al Signora McSters mi congeda per la seconda volta.
Ormai seguire le lezioni non è più possibile. La mia testa vaga in un’altra dimensione e quando finalmente arriva la sera non sto più nella pelle: voglio incontrare il mio amico.
Percorro la strada da scuola all’ospedale con il cappuccio calato e gli auricolari nelle orecchie.
Varcando la soglia della sala d’attesa dell’ospedale un piccolo brivido mi percorre il braccio destro sino a calare sul fondo della schiena.
Non mi sono mai piaciuti gli ospedali.
Mi avvicino all’infermiera dietro un bancone con fare indaffarato e chiedo di Chris, lei senza neppure degnarmi di uno sguardo ringhi tra l’addormentato e il scocciato:-Stanza 220 a destra.
Annuisco e affretto il passo senza neanche rendermene conto.
Le pareti grigio seppia danno l’impressione di mormorare e di colpo mi rendo conto la sofferenza e il dolore che si respira in queste mura, tutti i santi giorni.
Di colpo mi ritorna alla mente anche Mya. E non posso evitare a una lacrima di rigarmi la guancia.
-Laila?
Una voce familiare mi giunge all’orecchio, ma sono troppo scossa per poter capire di chi si tratti.
Così dopo essermi asciugata la lacrima mi volto lentamente:-Ciao Ian…-. Per un attimo l’afa si fa insopportabile. –Chris? come sta?-. Chiedo mantenendo un certo entusiasmo.
-Beh..-. mormora lui abbassando lo sguardo. –Puoi guardare tu stessa…-. Dice indicandomi il vetro della stanza 220.
Mi affaccio appena, giusto il tanto per vedere il mio amico collegato a troppi fili e con una mascherina sulla bocca.
-Sta riposando?-. Chiedo speranzosa.
Ma Ian scuote la testa:-No. Laila, Chris è in coma.
A queste parole il mondo mi crolla letteralmente addosso e la testa mi gira tanto da dovermi reggere a lui.
Rimango per un po’ senza dire una parola con gli occhi fissi sulla flebo sul braccio di Chris.
Poi quando finalmente riesco a emettere un qualche suono mormoro con voce rocca:-nNn si può andare in coma per un’insufficienza respiratoria-. Dichiaro come se improvvisamente fossi diventata medico.
-A quanto pare si può-. Una voce mi raggiunge alla spalle, voltandomi apprendo la presenza dei genitori di Chris. è stato il padre a parlare con voce spezzata, la donna corpulenta tra le sue braccia si limita a singhiozzare.
Rimango di fronte a quella vetrata per davvero parecchio tempo fino a quando Ian è costretto a portar mici via, quasi con la forza.
Nella via del ritorno sono davvero poche le parole che pronunciamo, ma a pochi passi dall’entrata del collegio Ian mi blocca:-Laila?
Annuisco piano con la testa in un’altra dimensione.
Non posso perdere anche Chris.
-Mi dispiace… insomma per come ti ho aggredito… ero frustrato ed arrabbiato.
Lo interrompo prima che possa aggiungere altro:-Non importa. Ian, l’ho già dimenticato.
Lo vedo annuire e in silenzio ognuno entra nel suo dormitorio. Striscio in camera e senza neppure salutare la mia coinquilina filo a letto ancora con gli abiti addosso.
-Come è andata?-. Sento la sua voce titubante, forse questo è dovuto dal mio comportamento.
-È in coma-. Dichiaro.
-Oh mi dispiace.
Ma è troppo e non riesco più a trattenermi:-Capisci? È in coma per una stupida insufficienza respiratoria.
Violette rimane a fissarmi con gli occhi sbarrati, ma non ho bisogno di false rassicurazioni. Così come una furia esco dalla mia stanza in direzione del dormitorio maschile.
Ma la mia corsa finisce prima.
-Laila dove corri?-. È Hap con la sua immancabile sigaretta in bocca.
Non rispondo alla sua domanda, l’unica cosa che faccio è fiondarmi tra le sue braccia.
Restiamo abbracciati per un po’ fino a quando trovo le forze di staccarmi da lui.
-Ho sentito di Chris…-. Mormora Hap molto tranquillamente.
Annuisco con gli occhi lucidi:-Sai anche che è in coma?
-In coma?-. Rimbecca davvero sorpreso.
Annuisco lasciando cadere delle lacrime. Lui intreccia le sue braccia intorno alla mie spalle. Lo lascio fare.
 
-Novità su Chris?-. Domando speranzosa a Ian tre giorni dopo la mia visita.
Lui scuote lentamente la testa tornando a fare quello che stava facendo.
-Ho intenzione di andare a trovarlo sta sera… tu ci sei?-. Aggiungo.
Lui fa segno di si con il capo allontanandosi da me.
-Laila!-. Sento qualcuno che mi chiama da dietro così lasciandomi alle spalle la figura di Ian mi volto.
-Ciao Hap.
-Hei, che sono quelle cose?!-.Dice passandomi un dito sulle due enormi borse che da giorni sono sotto i miei occhi. –Dovresti venire qualche volta a dormire da me. Magari dormi meglio-. Spiega lui con il suo solito sorrisetto malizioso sulle labbra.
Scuoto leggermente la testa:-Scusami. Non sono in vena di battute.
-No-. Dice lui grattandosi il naso. –Sono io. Volevo solo tirarti un po’ su il morale.
Annuisco:-Lo so. Ma…-. Prima che possa aggiungere altro lui mi domanda:-Ti va di fare qualcosa sta sera? È da giorni che non passiamo un po’ di tempo insieme.
Annuisco nuovamente:-Voglio andare a vedere come sta Chris.
-Ah, d’accordo-. Sta volta è lui ad annuire e senza dire una parola fa per dirigersi verso la sua classe ma prima si volta dicendomi:-Capisco che tu sia preoccupata, ma…
-Ma?-. Domando sulla difensiva.
-Ma non puoi lasciare la tua vita indietro.
-Chris è mio amico-. Affermo con una smorfia stampata in faccia.
-Lo so-. Fa lui girando l’angolo lasciandomi così sola davanti al mio armadietto.
Quando mi reco all’ospedale, ormai il sole è calato da parecchio e il freddo della sera si fa pungente attraverso il mio piumino.
La Signora Kenn è ormai nella stessa posizione da giorni, con addosso sempre quell’espressione truce.
La saluto con un sorriso e mi informo sulle condizioni di salute del mio amico, sua madre sbuffa come se non volesse più sentire questa domanda e mormora:-C’è stato un lieve miglioramento… ma…
Lieve miglioramento. A me basta questo è già qualcosa. È qualcosa in cui credere.
Io e Ian siamo raggianti e non capisco perché i genitori del nostro amico non lo sono altrettanto. Forse si aspettavano il suo risveglio dal coma…
Restiamo un po’ in ospedale ma presto ci accorgiamo che è troppo tardi per trattenerci ancora.
Il viaggio di ritorno trascorre abbastanza tranquillamente e riesco anche a scambiare qualche parole con Ian. Niente di che, ma è già un passo avanti.
Sono davvero felice e niente potrebbe farmi sparire questo sorriso da idiota che mi ritrovo stampato in faccia.
Credo che Hap non avesse tutti i torti, forse dormire da lui non mi farà male.
Ma prima devo inventarmi una scusa plausibile in modo che Ian non mi faccia troppe domande:-Vengo con te-. Faccio mentre ci dirigiamo verso il dormitorio maschile.
Lui alza le sopracciglie dubbioso.
-Devo prendere dei compiti da Hap. Ha promesso che mi avrebbe fatto lui la relazione di biologia-. Mi affretto a spiegare.
Ian annuisce sorridente:-Ma certo! Una relazione di biologia-. Ironizza lui entrando nella sua stanza.
Non posso evitare di sorridere.
Io continuo ancora per un paio di metri sino a trovarmi davanti alla porta della stanza di Hap.
Busso ripetutamente, ma senza avere risposta, così faccio per andarmene quando la serratura della porta schiocca.
-Ciao-. Faccio ritrovandomi davanti le pozze nere di Hap.
-Ciao… sei stata da Chris?-. Mi domanda con non curanza.
Annuisco forse con troppa voga:-C’è stato un lieve miglioramento.
Non vedevo l’ora di dirglielo. Ma lui non sembra esserne eccessivamente entusiasta.
Annuisce lentamente:-Scusami, ma sono occupato…-. Fa lui passandosi una mano tra i capelli.
-Ah-. È tutto quello che riesco a mormorare.
-C’è Caroline.
Di colpo l’espressione nel mio volto si spegne.
Ha davvero la faccia tosta di dirmelo?
Annuisco ma non riesco a dire nulla perché lui mi precede:-Ci vediamo in giro.
Annuisco nuovamente vedendo la porta che mi si chiude in faccia.



Eccomi qua <3
Questo capitolo è leggermente più corto rispetto agli altri, ma credo che sia ricco di di avenimenti.
probabilmente mi sarei potuta soffermare di più in certe parti... ma..
Mir acocmando fatemi sapere che ne pensate <3
Grazie mille Laila <3
P.S. Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter :*

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Capitolo 17
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È notte fonda quando vengo svegliata dalla suoneria del mio cellulare.
Con gli occhi ancora mezzo chiusi clicco il tasto di avvio chiamata e con voce rocca mormoro:-Pronto?
-Laila? Chris si è svegliato-. È la voce di Ian.
A queste parole mi sveglio improvvisamente:-Come sta?
-Non lo so, sua madre ha chiamato poca fa, ha solo detto che si era svegliato.
-Oh grazie, sono più tranquilla.
La telefonata finisce là e ora sono davvero molto più leggera.
Ma se un peso si è tolto se ne è aggiunto un altro.
Hap.
-Che succede? Perché urli?-. Mi domanda Violette con due fanali al posto degli occhi.
-Mi dispiace averti svegliato… Chris si è risvegliato.
Lei sorride seppur assonnata:-Sono felice.
Annuisco e senza neppure rendermene conto mi riaddormento.
 
-Laila, vuoi muoverti? Sei da mezz’ora girando quel caffè. Forza bevilo-. Mi ammonisce Belle.
Annuisco piano sorseggiando il mio caffè.
-Ciao-. Sembra che qualcuno si sia unito a noi.
-Oh ciao Hap-. Sorride Belle.
Alzo gli occhi al cielo con la speranza che non si tratti veramente di Hap.
-Laila, ci vediamo a lezione, se mai avrai finito di fare colazione-. Trotterella via la mia amica con la borsa sotto braccio.
Sto per fare anche io lo stesso quando Hap mi blocca:-Devo parlarti.
-Io no-. Mormoro mantenendo gli occhi fissi sul vassoio della colazione.
-Che ti prende?-. Mi chiede scrutandomi dalla testa ai piedi.
-Niente.
-Se il problema è Caroline…
Ma io lo interrompo prima:-Il problema sono io.
-Laila fidati-. Mormora lui stanco.
-Fidarsi implica, di conseguenza, anche l'azione di rischiare e io non posso permettermelo. Ho bisogno di tempo-. Dico con voce ferma, stupendomi io stessa di questo fatto.
-Hai tutto il tempo che vuoi.
Raccolgo le mie cose e mi dirigo verso l’uscita della mensa ma prima che possa essere fuori mi raggiunge la voce di Hap:-Se hai bisogno, sai dove trovarmi.
Non mi volto neppure e continuo per la mia strada.
 
Quando, il pomeriggio, arrivo in ospedale con Ian, la Signoria Kenn ci accoglie con un sorriso nitido. Ma noi siamo troppo felici per accertarci che lei stia bene. sarà da egoisti ma ora viene prima il nostro amico.
Trascorriamo l’intera serata su quelle scomode poltroncine della sala d’aspetto dell’ospedale senza riuscire a vedere Chris.
Così mezzo demoralizzati torniamo a scuola.
-Oggi non vai da prendere una relazione da Hap?-. Mi domanda Ian con uno strano sorrisetto tra le labbra.
Scuoto lentamente la testa e mormoro:-No.
Quando arrivo in camera Violette mi sommerge di domande:-Chris? Come sta?
-Non ce l’hanno fatto vedere-. Mormoro cercando di trattenere le lacrime.
Violette sembra accorgersene così si ferma un attimo e sedendosi accanto a me in terra mi domanda:-Che succede?
-Ieri Caroline era nella stanza di Hap e io oggi gli ho detto che avevo bisogno di tempo-. Mugugno singhiozzando.
-È normale avere bisogno di tempo-. Mi rassicura lei togliendomi i ciuffi di capelli dalla faccia.
Ma io scuoto lentamente il capo:-Il punto è che lui riesce sempre e comunque a farmi sentire vuota. Forse non subito, ma pian piano si insinua dentro di me una voragine incolmabile-. Mi fermo un attimo per tirare su col naso e riprendo. –Preferirei non sentirlo, non vederlo e non pensare a lui, almeno non mi ritroverei in questo stato.  Occhi vuoti. Testa vuota. Cuore vuoto. Ecco cosa sono ora...il nulla. E il problema sono io. Non riesco a lasciarmi andare, perché sono sicura che, dopo tutto, l’unica a starci male sarò io. E come se ne avessi la certezza.
Violette accenna appena un sorriso:-È normale sentirsi in questo modo. Credi che anche io non avessi paura di rimanere delusa con Damian? Okay, ora come ora non è di certo un bel esempio, ma ti posso garantire che tornando indietro non cambierei niente. Con lui ho passato momenti che non potrò mai dimenticare. Segui il tuo istinto.
Resto seduta sul pavimento freddo con gli occhi sbarrati almeno per altri quarantacinque minuti fino a quando non trovo le forze per alzarmi ed andare a dormire.
Quando mi sveglio, ormai, è già mattinata inoltrata. Oggi è sabato, per cui niente lezioni e con Ian abbiamo deciso di andare tutto il giorno in ospedale da Chris.
Guardo il quadrante dell’orologio e mi accorgo di essere davvero in ritardo. Così in meno di cinque minuti cerco di prepararmi per non mancare all’appuntamento al cancello. Il risultato non è certo uno dei migliori: coda di cavallo, jeans, golfino e occhiali da nerd.
-Porti gli occhiali?-. mi domanda Violette sorpresa vedendomi con due enormi cosi sul naso.
Arriccio il naso e strizzo gli occhi:-Ho finito le lenti e sono davvero in ritardo-. Cerco di giustificarmi, ma la mia amica fa:-Ti stanno davvero bene.
Alzo un sopraciglio incredula:-Violette forse anche a te servono degli occhiali.
La sento ridacchiare mentre a passo svelto mi dirigo al cancello dove Ian sicuramente mi starà già aspettando.
 
Aspettiamo almeno mezz’ora prima di poter vedere il nostro amico.
Abbasso la maniglia e la spingo per entrare mentre uno strano cigolio proveniente da cardini ci sa sobbalzare.
-Hei-. Mormoro timorosa.
Ma Chris sta bene. è disteso nel suo letto, certo con una miriade di fili attorno al corpo, ma sta bene.
-Ciao-. Sorride lui mostrando i denti. –Vi aspettavo.
-Come te la passi?-. Gli domanda Ian spuntando alle mie spalle.
-L’unica cosa commestibile qua è l’acqua, ma non ditelo a Gretel, è molto sensibile-. Dichiara lui serio.
-Gretel?-. Chiedo io tra l’incuriosita e la divertita.
Lui annuisce coscienzioso:-Si, è la ragazza che mi porta il cibo.
Io e Ian scoppiamo a ridere e tra una risata e l’altra Ian riesce a buttare là:-Non ti preoccupare, Gretel non saprà nulla.
Chris per un momento sembra prendersela poi tornando a sorridere domanda:-Ragazzi raccontatemi qualcosa, che è successo alla Collins per tutto questo tempo.
Io faccio spallucce non sapendo, davvero, cosa dire, ma Ian sembra avere pettegolezzi di cui sparlare, perché tutto d’un fiato sputa come un fiume in piena:-Laila ed Hap stanno insieme.
In un primo momento la mia faccia si contorce in una strana smorfia, dopo mi rendo conto delle parole che gli sono uscite dalla bocca.
Non voglio credere che l’abbia detto realmente.
E con molta calma affero:-Non sto con Hap.
-Oh andiamo Laila prima o poi dovevi dirlo a Chris-. Dice Ian con uno strano sorrisetto stampato in volto.
Idiota.
Annuisco con voga:-Hai ragione, avrei dovuto dirglielo IO, ma sai qual è il problema? Io non sto con Hap.
-Ragazzi se dovete litigare uscite fuori, per favore-. Ci supplica Chris stanco.
-Oh dannazione-. Impreco sbattendomi la porta alle spalle.
Faccio un passeggiata per il cortile dell’ospedale cercando di sbollire tutta la rabbia che Ian è riuscito a farmi salire.
Non aveva nessun diritto di dire quelle cose. E sapeva bene che io e Chris avevamo litigato, ma probabilmente il suo intento era proprio di peggiorare le cose tra noi.
Dopo circa venti minuti sono sicura di avere tutti i nervi a posto e sono pronta ad affrontare sia Ian che Chris, ma entrando nella sua stanza mi accorgo che Ian non c’è più e involontariamente tiro un sospiro di sollievo.
-Ciao-. Mormoro con la speranza che Chris non si sia arrabbiato.
-Hei-. Ricambia lui con un enorme sorriso.
Mi siedo accanto a lui prendendo posto nel angolino più remoto del letto e per un po’ me ne sto con lo sguardo fisso sulla flebo, fino a quando lui mi chiede:-Sai veramente con Hap?-. La sua voce è tranquilla ma avverto una nota di inquietudine.
Scuoto la testa:-No, è complicato.
Lo vedo aprir bocca, ma lo interrompo prima:-Ora ho bisogno di te e basta. Il resto si vedrà-. Mugugno con gli occhi pieni di lacrime.
Chris apre le sue labbra in un meraviglioso sorriso e così non posso far a meno di avvicinarmi e abbracciarlo:-Mi sei mancato-. Mormoro stringendolo sempre più forte.
-Mi dispiace per la nostra ultima conversazione-. Fa lui ricambiando l’abbraccio.
-Non fa nulla, non fa nulla.
 
I giorni a seguire trascorrono tranquilli, e riesco addirittura ad evitare Hap per tutta la settimana. Il che non risulta un’impresa poi così difficile dal momento che lui sembra essersi volatilizzato nel nulla.
L’unico lato negativo di questa sua assenza è che oltre a preoccuparmi per Chris i complessi iniziano crearsi anche per lui.
Il detto: ‘Lontano dagli occhi lontano dal cuore’ non è certo fatto per me, perché pur non essendoci lui è costantemente presente.
Chris si è ripreso ed è stato anche dimesso dall’ospedale, ma i genitori per tenerlo sottocontrollo hanno deciso di farlo tornare a casa almeno per una settimana e nel fine settimana tornerà alla Collins.
-Violette!-. Strillo come un’ossessa in modo da attirare l’attenzione della mia amica.
-Che c’è?-. Accorre lei allarmata dalle mie urla.
-Ieri sera prima di andare a letto avevo un brufolo che mi stava per spuntare proprio qua-. Affermo indicandole un punto sulla mia fronte.
Lei alza un sopraciglio incredula:-Non hai niente.
-Appunto!-. Strillo scandalizzata.
-Vuoi smetterla di urlare? Dovresti solo essere felice.
-No. No. Sai che significa questo?-. Domando misurando la stanza a grandi passi.
-Um… che la crema contro i bruffoli funziona come dovrebbe?-. Azzarda Violette squadrandomi dalla testa ai piedi.
Scuoto la testa:-Questa è la calma prima della tempesta-. Affermo con tono solenne.
La mia amica scoppia a ridere:-Laila, ma che dici?!
-Non trovi che sia tutto troppo tranquillo?
Lei inclina il viso e mi osserva con i due suoi enormi occhi da cerbiatto:-Cosa mai dovrebbe succede? L’apocalisse? La fine del mondo? O Orlando Bloom nudo sul mio letto?-. Scherza lei prendendosi gioco di me.
-Non sfottere-. La rimprovero mentre  faccio spallucce un po’ perplessa:-Vedrai, qualcosa sta per succedere, me lo sento-. Affermo con tono solenne.
La mia amica scoppia nuovamente a ridere:-D’accordo. Io entro in doccia, avvisami se questa tempesta scoppia.
E così facendo la osservo chiudersi al porta del bagno alle spalle.
È tutto troppo calmo.
Mi rilasso un attimo buttandomi a peso morto su uno dei due letti. Non passano neppure cinque minuti quando due colpi alla porta mi riportano alla realtà.
Così controvoglia scendo dal letto e mi dirigo verso la porta quasi strisciando.
Eccola la mia tempesta.
-Ciao Hap.





Voi non avete neppure la minima idea ti quanto io vi adori.
Siete stupendee <3
Allora, vorrei iniziare con dei ringraziamenti:
Uno va a una mia amica che mi ha lasciato la miglior recensione di sempre:
'Okay il 16 capitolo è. Snjjdbdbbdndjdjdbbdjjsksknsnejdkdjdbjdksn.
Comunque ho detto che Chris è il mio preferito e ora lo stai facendo fuori, ti picchiò u.u'
Okay, Naicio sei figa. <3
Il secondo va nuovamente alla mia Zayn, perchè lei è troppo ajthkml *w*
E tengo  a precisare che la frase:  'Occhi vuoti. Testa vuota. Cuore vuoto. Ecco cosa sono ora...il nulla.' è sua.
E poi volevo salutarvi, perchè per un po' di tempo credo che non potrò aggiornare :c
Parto alla casa al mare e trovare linea lì è come andare alla ricerca di una giraffa al mare.
E poi subito dopo parto per Londra per cui...credo che aggiornare diventerà un po' impossibile.
Ma magari riesco a farlo, non so.
lo so che non ve ne può fregar di meno, ma.... cosa pretendete da me? Sono tutta fuori.
Ah, mi scuso se per un po' vi lascierò con il fiato sospeso...
*MUAHAHAHAHAHA*
Ammetto di sentirmi malefica.
D'accordo, ora evaporo.
Bacioni speldori e mi raccomando recensiteee <3
Per qualsiasi eventualità io sono @LailAriel su twitter :3
Laila Xx

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Capitolo 18
*** Quiet ***


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-Hei-. Mormora lui accennando un sorriso tenue.
Rimango un po’ ad osservarlo cercando di non mostrare il mio nervosismo. Alzo una spalla con la speranza che dica qualcosa, ma questo mio gesto non sembra ottenere il risultato sperato.
Solo dopo svariati sorrisi di circostanza decide di aprir bocca:-Ho saputo che Chris è stato dimesso. Sono felice-. Sembra essere sincero,così ricambio questa  sua osservazione con un sorriso.
Resto per un po’ con lo sguardo fisso sul suo volto cercando di percepire una qualsiasi cosa in modo da decifrarlo. Ma lui non si fa decifrare facilmente, così dopo aver notato il mio sguardo indagatore si passa una mano tra i capelli e balbetta qualcosa.
-Scusa?-. Gli domando di ripetere.
-No..nulla-. Farfuglia lui confuso. –Volevo solo vederti. Non sarei dovuto venire.- Afferma lui con tono colpevole.
E così facendo mi lascia sola davanti alla porta della mia camera. Seguo la sua figura allontanarsi fino a quando lui non gira l’angolo, lasciandomi completamente sola.
Probabilmente dovrei corrergli dietro, dovrei dirgli anche io qualcosa, dovrei, almeno, sforzarmi per non perderlo. Ma tutto quello che riesco a fare e starmene là impalata aspettando la sua prossima mossa.
 
È venerdì pomeriggio quando Chris viene a bussare alla mia porta.
-Ciao!-. Lo saluto saltandogli al collo.
-Hei-. Fa lui stringendomi a sua volta. –Ti fa di fare due passi?-. Mi domanda speranzoso di ricevere da me una risposta positiva, così afferro il piumino e al suo fianco mi dirigo fuori dal mio dormitorio.
-Tutto bene?-. Mi informo sulle sue condizioni di salute e dopo una serie di risposte tranquillizzanti ci avviamo verso la parte tranquilla del giardino, dove nessuno studente rischia di decapitarti col solo uso di un pallone da basket.
Cammino accanto al mio amico in modo da potermi accertare, io stessa, con i miei occhi sulle sue reali condizioni di salute.
Il suo modo fiero di camminare non è affatto cambiato,  e neppure le sue maniere sembrano esser mutate. L’unica cosa che desta un po’ di preoccupazione ai miei occhi è la sua espressione, troppo cupa per Chris.
Per un attimo mi perdo nei miei pensieri lasciandomi sfuggire in questo modo il filo del discorso diretto dal mio amico, lui sembra accorgersi di questa mia distrazione e a brucia pelo mi domanda:-Che è successo con Hap?
Ci metto un po’ di tempo per capire cosa mi stia chiedendo e quando finalmente realizzo non riesco a capire il senso di questo suo dubbio. Ero convinta che non saremo più tornati su questo argomento. Ma evidentemente era solo una mia insensata convinzione.
Mi guardo intorno in cerca di una panchina libera per poterci sedere e dopo essermi seduta invito Chris a fare la stessa cosa, ma lui con fare dispotico scuote la testa a mi incita a parlare.
Mi passo una mano tra i capelli cercando di trovare una risposta convincente e concisa nello stesso tempo. Dopo averci riflettuto per un po’ butto là, quasi con non curanza:-Io e Hap ci siamo avvicinati nell’ultimo periodo… ma…
-Ma?-. Rimbecca lui impaziente.
Vorrei sapergli dare una risposta diplomatica, una risposta che valga, veramente, la pena di ascoltare, ma sono costretta a limitarmi a dire la pura verità:-Ma ho paura.
A queste parole il volto di Chris sembra rilassarsi come se gli avessi levato un peso.
Così, ora, più tranquillo si concede di sedersi persino accanto a me.
Ci mette un po’ prima di dire nuovamente qualcosa:-Le persone sanno sempre cosa dire in questi casi, ma credimi se ti dico che non ho la minima idea di quello che tu stia facendo.
Annuisco cercando di essere il più possibile neutrale nei suoi confronti:-Probabilmente è normale…-. Azzardo riguardo alla mia paura.
Sta volta è lui ad annuire seppur non troppo convinto:-Si, forse è normale, ma non voglio vederti in queste condizioni.
-Non vorrei vedermi neppure io-. Ribadisco massaggiandomi le tempie con fare distratto.
Per un po’ rimaniamo in silenzio, senza neppure guardarci, fino a quando dopo aver riflettuto e aver fatto mente locale dico:-Hap non è come vuol far credere.
-Ah no?-. Domanda Chris come se si aspettasse questa osservazione da parte mia. Non gli fornisco alcuna risposta così lui mi domanda, forse con la speranza di farmi ragionare su questo fatto:-E allora perché tu hai tanta paura?
Perché ho tanta paura? Questa è un’ottima domanda.
-Se ti dicessi che non lo so? Se ti dicessi che ho paura, punto e basta?-. Questa mia risposta non si regge in piedi e infatti Chris non tarda a smontarla:-Non ti crederei. Esiste sempre una ragione e in fondo, anche se non vuoi ammetterlo agli altri, e soprattutto a te stessa, tu la conosci bene questa ragione.
E se Chris non avesse tutti i torti?
-D’accordo, ammettiamo che io sappia bene il motivo per cui ho paura-. Accondiscendo io. –Ma che mi dici riguardo a quello che provo per lui-. Dico facendo il gesto delle virgolette mentre sillabo la parola “provo”.
Lui fa spallucce:-Non dico niente. Io non conosco i tuoi sentimenti verso di lui.
A queste parole la mia bocca si apre in uno strano ghigno:-E se non li sapessi neanche io?
Chris non contraccambia la mia smorfia e si limita semplicemente a dire:-Ti direi che sei abbastanza confusa.
Assento con questa sua ultima affermazione:-Non credi che se davvero esistessero questi sentimenti sarebbero più forti della paura che provo?
Con la coda dell’occhio lo osservo scuotere lentamente il capo:-Non so come sono andate le cose, ma, almeno che tu non fossi già innamorata di lui, i tuoi sentimenti non sono ancora consolidati e per esperienza di dico che ci metteranno molto tempo per stabilirli e renderli duraturi.
Neanche cinque secondi dopo questa sua dichiarazione un vento gelido si alza, facendomi in questo modo stringere nel mio foulard che tengo intorno al collo.
-Credo nevicherà-. Mi informa Chris con fare pensieroso osservando le nuvole bianche sopra le nostre teste.
 E così dicendo si alza dalla panchina:-Forza torniamo dentro, a momenti per terra ci saranno almeno dice centimetri di neve-. Dice porgendomi la mondo per aiutarmi ad alzarmi.
Siamo quasi arrivati alla sala comune quando lui guardandomi dritto negli occhi mi dice:-Laila, voglio che tu capisca che qualunque cosa farai sarà giusta e sbagliata allo stesso tempo. Sempre e comunque. Ma l’importante è che la decisone sia solo ed esclusivamente tua. Prenditi del tempo.
Annuisco mordendomi appena il lembo del labbro inferiore con un incisivo forse un po’ troppo sporgente.
-Tra meno di due settimane avremo le vacanze di Natale, usale per riflettere-. Mi suggerisce lui distogliendo, finalmente, lo sguardo dai miei occhi.
Le vacanze di Natale erano completamente fuori dai miei pensieri, ma Chris non ha tutti i torti.
Cerco speranzosa di cambiare argomento:-Hai già programmi per Natale?
Il mio amico annuisce:-I miei vogliono che torni a casa per le feste, per una volta ci raggiunge anche mia sorella Eliza… per cui mi toccherà una riunione di famiglia forzata-. Fa lui con una smorfia strana dipinta in volto.
-Vedo che il tuo entusiasmo sprizza da tutti i pori-. Lo sfotto un po’ per rallegrare la conversazione.
-Sisi, non vedo l’ora di incontrare mia sorella con i miei nipoti-. Nelle sue parole avverto una nota di biasimo.
Così pur non volendo farmi gli affari della famiglia Kenn dichiaro:-Non sapevo avessi una sorella.
Per una bella mezz’oretta lo ascolto parlare della sua famiglia e appendo che i suoi genitori si sposarono molto giovani a causa dell’attesa di sua sorella. Il solito matrimonio riparatore dichiarò Chris con amarezza. Circa vent’anni dopo la nascita di Eliza, nacque lui.
Ma non ebbe mai dei veri rapporti con sua sorella se non si suo mito decantato ed enfatizzato dai suoi genitori, altra frase pronunciata con ammarezza.
Morale della favola sua sorella all’età di appena ventiquattro anni si sposò con un avvocato ed ebbe ben sei figli.
–Poi tutto finì e ora trovo mia sorella a casa con quei bambini più spesso di quanto non l’abbia trovata in diciassette anni di vita-. Conclude il suo racconto con una smorfia, oserei dire di disgusto.
Rimango per un po’ in silenzio senza saper cosa dire al mio amico per fargli tornare il buon umore, ma fortunatamente lui non è come me. Lui non si abbatte per un non nulla. e così mi domanda:-Tu? Che farai a Natale?
Questa domanda mi trova del tutto impreparata e in vano cerco di illustrare un programma preciso delle mie vacanze così ammetto:-Non ci ho ancora pensato, credi che si possa restare qua?-. Domando speranzosa in modo da non dover per forza vedere la mia famiglia.
Chris annuisce:-Certo, ma i tuoi?
-Non mi va di vederli, non mi va di tornare in quel posto-. Mi accorgo che la mia voce a queste parole è diventata più malinconia di quanto io non avrei voluto e improvvisamente mi torna alla mente l’ultimo Natale trascorso.
Mya era già il ospedale. Non reagiva alla chemio come avrebbe dovuto e a causa di essa non poté trascorrere il giorno di Natale con la sua famiglia.
Improvvisamente mi rendo conto che il suo ultimo Natale fu certamente causa di tristezza per la mia amica.
E senza pensarci troppo capisco che devo passare le feste con la mia famiglia, perché se questo dovesse essere il mio ultimo Natale, almeno l’avrò trascorso con le persone che nonostante tutto so che mi vorranno bene a prescindere da tutto e da tutti. Questa mia nuova visione della mia famiglia mi arriva in un lampo e non posso far  ameno che abbracciarla.
Lui sembra capirmi:-Anche Hap non torna mai a casa per le vacanze-. Mi informa lui con aria solenne.
Ma nella sua voce riesco a percepire un pizzico di cattiveria.
-Ora si vedrà-. Affermo cercando di liquidare l’argomento.


Hei bellissime, finalmente sono riuscita ad aggiornare, lo so, lo so, sono pessima ci ho messo più di un mese, ma tra vacanze e Londra mi è risultato un po' impossibile...
Okay, non vi annoierò con le mie solite chiacchiere, spero solo che il capitolo vi piaccia e.. sto per lanciarvi una bomba, per cui abbiate un po' di pazienza c;
Grazie a tutte, spero di dover rispondere a molte recenzioni, quindi: RECENSITE:
Bacioni, io vi lascio.. per qualsiasi eventualità io sono @xcanIstay on twitter (si, ho cambiato nick, per vari 'problemi :c)
ciao ciao Laila :*

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