Storyteller's strophes

di Rakyr il Solitario
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Garnet Til Alexandros - Victoria's secret ***
Capitolo 2: *** Tidus e Yuna - Lost&Damned ***
Capitolo 3: *** Cloud Strife vs. Sephiroth - Hit the floor ***



Capitolo 1
*** Garnet Til Alexandros - Victoria's secret ***


Victoria’s Secret – Garnet Til Alexandros

Luce spenta nella stanza.
Semi vuota, come lo è sempre stata, con vicino alla finestra quel baldacchino tanto ingombrante da apparire addirittura soffocante.
Era stanca di quella vite, ormai iniziava ad andarle troppo stretta.
La luce della luna penetrò dalle tende, argentea, come fosse un pugnale mirato al suo cuore.

“La luce fugge la sua stanza stanotte
ogni momento le dice ora è tempo
apri una nuova cicatrice, chiudendo la ferita col coltello
smetti di piangere alla luce delle lanterne”

Guardava spesso da quella finestra, forse non abbastanza ampia, vedendo persone affaccendarsi per viali di ciottoli contornati di case e di negozi di ogni forma e dimensione.
Vedeva mercanti ed ambulanti affrettarsi a schierare le loro bancarelle nei giorni di fiera, bancarelle che straripavano di ogni genere d’oggetti, da nastri per capelli a pozioni curative o grandi piume di un rosso vivo, palpitante, scintillante ed infuocato.
Quante volte aveva desiderato di essere lì, nel mezzo, magari spintonata dalla calca, ma comunque parte di un gruppo, in compagnia.
Quanto erano fredde le pareti della campana di vetro che le avevano posto attorno.
Quelle mura di solitudine che voleva infrangere…
Sentì la voce dialettale del presentatore, un po’ roca ma simpatica annunciare il titolo della commedia ed introdurla.
Udì la gioia della folla che acclamava gli attori che si battevano sul palco per intrattenerli.
Guardò la luna, pacata e distante nel cielo, che si rifletteva nel grande cristallo sulla sommità del castello, per poi mettersi un mantello semplice, di stoffa bianca e rossa, nascondendo il viso, fin troppo conosciuto, nelle pieghe dell’ampio cappuccio.

“Parti con le prime luci, vai finché vedi la luna
corri verso il sole la porta ora è aperta per te”

Anche le guardie se n’erano andate, approfittando dello spettacolo per godersi un attimo di meritato riposo in barba ai loro superiori.
Chissà quante di loro si stavano gustando quel teatrino casereccio?
Stava per voltare l’angolo quando un paio di soldati sbucarono dalla rampa delle scale.
Il primo stranamente non indossava un elmo, ed il baschetto biondo dei capelli ne esaltava il viso giovane, ancora un po’ bambinesco e gli occhi azzurri.
Iniziò a parlarle, facendola arrossire, anche se non seppe dire se per piacere o imbarazzo…la stava corteggiando?
Fu tentata di rimanere, ma la libertà non poteva aspettare oltre.
Lo sorpassò decisa ignorando il suo viso stranito e scese di corsa i gradini coperti dal tappeto rosso, travolgendo un’altra guardia ed attraversando a rapide falcate l’atrio ed il giardino, fino a raggiungere un’altra torre che dava sul palco.
Sentì uno scalpiccio e vide dei capelli biondi.
Il ragazzo di prima la stava inseguendo, anche se non indossava più la pesante armatura, ma solo un panciotto smaniato dello stesso blu dei pantaloni che indossava.
Alle anche c’erano rinfoderati due pugnali.
Voleva forse ucciderla?
Allora perché l’espressione preoccupata quando era salita sulla merlatura del torrione?
-Ehi, non voglio farti del male…scendi, è pericoloso- fu costretto ad urlare per sovrastare il baccano –Non devi temere, seguimi soltanto!- tese una mano verso lei.
-Rapiscimi, ti prego- disse la ragazza dolcemente prima di aggrapparsi ad una fune adorna di banderuole, usandola come fosse una liana.
Fu sorpresa nel vederlo seguirla senza esitare.

“Le ombre di tenebra hanno riempito la sua vita
in ogni angolo non puoi scegliere la direzione esatta
La notte potrebbe passare in un giorno nella sua mancanza di fiducia, lei la lascia svanire.
Un’altra volta un lamento alla luce delle lanterne…”

Precipitarono sulla balaustra, dove suonavano i musicisti ed entrarono nella struttura.
Con uno sferragliare infernale giunse Steiner, quasi una guardia del corpo per la piccola principessa.
Scapparono fino ad arrivare sul palco, dove la sua figura ammantata venne scambiata per un’attrice.
Il presentatore cominciò ad improvvisare, venendo imitato ed assecondato dal bizzarro ragazzo dalla coda di scimmia e dagli altri suoi compagni.
Solo il cavaliere non riusciva a capire, rimanendo semplicemente con lo sguardo fisso sul pubblico, a bocca aperta.
Ricordava molto un pesce dalle squame argentee, come quelli che le erano serviti durante i suntuosi banchetti di corte.
L’aeronave salpò tra le confuse proteste dell’uomo, troppo confuso per riuscire a mettere insieme una frase completa.
E per notare il piros che iniziava a gonfiarsi alle sue spalle.
Infine esplose, incendiando la nave che, inseguita da mezza, se non tutta, Alexandria, iniziò la sua traiettoria discendente.
Precipitarono in una foresta, che era definita “del Male”.
Quello non era che l’inizio di un grande viaggio, dove avrebbe incontrato amici e nemici e avrebbe dovuto combattere per vivere.
Il suo viaggio, per il quale lei aveva scelto di imbarcarsi, che di sua volontà aveva incominciato.

“Persa nella luce del sole, parti, non puoi vedere la luna
cammina per la prima volta…nessuno ti ha aspettata”

Canticchiava facendo piroette per le rurali stradine di Dali
-Gidan, l’aria è sempre stata così fresca, il cielo così blu, il sole così lucente e caldo?-
Lui la guardò divertito, incrociando le mani dietro alla nuca e battendo la punta del piede a terra.
-E’ sempre così bello essere liberi?-
Lui la guardò stupito, per poi sorriderle, calmo ed allegro –Beh…questa è la vita che ho scelto, viaggiando conosco posti nuovi, gente nuova e apprezzo tutto ciò che il destino mi pone innanzi, che sia un grazioso fiore o un splendida fanciulla- la guardò sornione e lei sentì il cuore accelerare.
-Sì, tutto sommato non mi lamento- disse poi, guardando sorridente il cielo libero dalla Nebbia.
-Ti dispiace, se continuerò il viaggio con te? Non tornerò più indietro, il passato è passato-
Lo vide arrossire, per poi guardarla ancora con la sua solita gioia negli occhi, o forse un po’ più intensa –La vita è di chi ama vivere…non è un segreto!-
Aveva ormai lasciato dietro le spalle le fredde stanze del castello.
Ora viveva.
Ed era come camminare per la prima volta…

“Danzando sul sentiero e cantando che te ne sei andato
puoi raggiungere i traguardi che ti sei dato, d’ora in poi, ogni giorno
non c’è modo che tu torni indietro, oh no, quei giorni sono passati
la vita aspetta chi ama vivere, e non è un segreto”

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Capitolo 2
*** Tidus e Yuna - Lost&Damned ***


2:Lost and Damned- Tidus e Yuna

Era da tanto tempo che aspettavano quel momento, il momento della sconfitta di Sin, la fine di quell’eterno e continuo tormento che flagellava l’intera Spira.
Tutto era iniziato con la comparsa di Sin in mare, dove aveva aggredito una nave Albhed.
Fu questo ad averli fatti conoscere…forse un po’ destino, forse un po’ crudeltà del caso.
Una giovane invocatrice ed un altrettanto acerbo blitzer che si era offerto di farle da guardiano.
Era allora che il viaggio era incominciato.
Allora ambedue non conoscevano appieno quel mondo e gli ingranaggi potenti e, se si vuole, crudeli che lo facevano funzionare.
Eppure quel giovane spirito libero, che era sempre stato abituato al successo ed alla fama, che non aveva mai dovuto chiedere nulla a nessuno, le aveva fatto una promessa.
Aveva messo la sua spada, sé stesso al suo totale servizio.
Avevano viaggiato insieme per templi, mari, città, pianure affrontando pericoli al di là dell’immaginazione.
Eppure la sua spada non l’aveva mai abbandonata, nemmeno una volta si era rifiutato di aiutarla, nemmeno una volta non era andato a cercarla e salvarla.
Eppure quel momento lasciava tutti con l’amaro in bocca per la tristezza e la crudeltà del fato…

“Elena sei venuta da me
quando la vita pareva iniziare
allora sapevo poco
quando iniziò questo
Una volta ero libero di volare…
Non ho mai promesso nulla.
Questo può essere un addio…”

Eppure come è fallace la natura umana, che si ancora ai ricordi per sopravvivere.
Il bacio di Macalania lo sentono ancora tutti e due sulle labbra.
Quel calore che li aveva avvolti quando planavano nel lago di cristallo del bosco incantato.
I fugaci sguardi dolci che si scambiavano durante il viaggio.
La carezza di Tidus sulla sua spalla quando erano tutti intorno al falò, appena davanti alle cupe rovine di Zanarkand, una sorta di Mecca formato spettrale.
La determinazione sul suo volto quando si era opposto a Yunalesca, più intensa di tutte le volte che, pur non avendo il permesso, si addentrava nei chiostri per non abbandonarla.
Aveva capito che lui la avrebbe seguita ovunque, non l’avrebbe mai lasciata andare al suo destino.
Era il suo appiglio, la bella casa dove dimorava il suo cuore.
Allora perché il calore del suo corpo lentamente scemava e le sue dita parevano prive di sostanza?
Tuttavia quelle gocce calde sul suo collo erano vere e brucianti.
Si voltò e lo abbracciò, riuscendo ancora ad afferrare quel petto amato e confortante, che sapeva di lui…

“Benché mi stringi stretto
sento andarsene il ritegno
come un pizzico di paura
come una nuvola sottile
in un cielo estivo
Una volta nella luce della luna…
Non posso spiegare
e non so
in qualche modo potremo riunirci”

Le sfiorò le guance, le mani che a tratti diventavano impalpabili e non riuscivano più nel loro intento.
-Non piangere Yuna…-
Lei scosse la testa, mentre i fremiti delle spalle crescevano.
-Sarò sempre con te…-
Lei alzò il viso speranzoso verso di lui.
-Qui…- le toccò il petto con una mano –Nel tuo cuore-
-Non andartene!- ormai non tratteneva più le lacrime e gli afferrò il braccio, solo per sentire le sue dita chiudersi sull’aria.
Poi la baciò.
Un bacio vero.
Un bacio salato, un bacio spietato.
Un bacio che sapeva di cambiamento.
Di addio…
-Il mio viaggio verso l’Oltremondo è appena iniziato…- disse sibilando, come spaventato da ciò che diceva.

“Elena non piangere
credimi; lo faccio per te
Ora rispetta la mia decisione
Sarò via domani presto
La mia storia è appena iniziata
nulla può togliermi la fede
nel mio viaggio verso il sole”

Rimasero abbracciati per interminabili istanti, mentre una luccicante nebbia di lunioli li avvolgeva, dolcemente.
Sembrava un momento troppo sacro per poter essere interrotto.
L’ultimo loro momento, l’ultima loro speranza.
Tutti i loro sogni si erano infranti come specchi.
Eppure erano ancora lì, abbracciati, consolandosi l’un l’altro.
Assaporando fino all’ultimo quello che sapevano essere il loro ultimo momento.
Le rimase abbracciato, come ad infonderle ogni singola scintilla del suo calore, ogni frammento dei suoi pensieri.
Lentamente ed inesorabilmente i corpo, composto ormai solo di luci tenui, cominciò a perdere quella straordinaria coesione che lo faceva esistere, condizionata dalla sua infinità determinazione e forza di volontà.
Attraversò il corpo dell’amata, ombra tra le luci.
Una lacrima mutò in un guizzo di vivace luce mentre prendeva la rincorsa e saltava nel cielo, tra le tenui soffici nuvole.
Tutti sapevano che era un addio.
Yuna crollò in ginocchio e pianse il suo amore già perduto…
Una voce lontana e dolce palpitò nella sua mente –Non essere triste….sono nel tuo cuore…-

“Non chiedere il perché
non essere triste,
A volte tutti noi
dobbiamo deviare i sentieri che abbiamo progettato
Non dimenticare cos’è accaduto tra noi
cerca solo di capire
che ho tentato di salvarti dai persi e dimenticati…
io sono perso e dimenticato”


Ringrazio la mia stupenda Romance per il commento...questa scena credo ti sia un po' più familiare Amore. Ti Amo tanto!

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Capitolo 3
*** Cloud Strife vs. Sephiroth - Hit the floor ***



Hit the floor – Cloud Strife vs. Sephiroth

-Sephiroth!- un urlo, uno schiocco metallico.
Lama contro lama in uno stridio angosciante e continuo.
-Perché tutto questo, che cosa ti prende!?- un ragazzo biondo dai capelli ispidi stava sbraitando contro un volto di ghiaccio e marmo.
Nessuna risposta ottenne da quelle labbra statiche, fredde.
Nulla gli dissero quegli occhi verdi, immobili nell’odio verso tutto.
-Sei stato il mio idolo, volevo diventare un Soldier per conoscerti, per assomigliarti…- lo stridio cessò, una tregua momentanea e fragile -…perché allora hai fatto tutto questo? Perché?!- un altro colpo, violento, che colpì la spada stregata ed affilata come un rasoio di quel demone fatto uomo.
-Cloud…sei sempre troppo impulsivo, come sempre- rispose con una nota di acido sarcasmo.
Un altro urlo, carico di odio si infranse assieme al fischio della spada sulla lama dell’avversario.
-Non capisco come ho potuto provare amicizia o qualcosa di simile per un tale fallimento…- rise, una risata fredda, patetica -…ma mia madre, Jenova, ha mondato i miei pensieri…non commetterò mai più un simile sbaglio.-
Chi era quello che gli stava davanti…era davvero l’eroe al fianco del quale aveva avuto il piacere di combattere?
L’aspetto era lo stesso, la stessa carnagione pallida, gli stessi lunghi capelli d’argento, gli stessi occhi verdi con quella bizzarra pupilla lanceolata, da gatto, addirittura il vestito era praticamente uguale.
Eppure quello non era lo stesso Sephiroth con cui era arrivato a Nibeleim.
Quella persona non avrebbe mai usato la forza per sottometterlo.
Non avrebbe nemmeno provato a fare qualcosa del genere…

“Ci sono state fin troppe volte che le persone hanno provato a guardarmi dentro
chiedendo cosa pensavo di te ed io ti ho protetto cortesemente
Troppe le volte che mi sono alzato quando avevo bisogno di andarmene.
Timoroso di dire ciò che c’era nella mia mente, timoroso di dire ciò che avevo bisogno di dire
Troppe le cose che hai detto su di me quando non ero vicino
Pensi che avere le carte giuste significhi schiacciarmi
Ma ho sopportato troppo e quasi sono giunto al limite
Così aspetto che le carte giuste siano mie”

-Credevo in te, credevo nelle tue parole, tutti credevano nell’eroe che eri!- si allontanò in un balzo, riprendendo fiato.
-Illusi, siete tutti inferiori, soffrite, misere creature mortali, ed inchinatevi al mio potere!- rise selvaggiamente vibrando una serie di fendenti.
Il viso dell’uomo si fece sorpreso quando il biondo lo respinse tanto violentemente da sbalzarlo in aria per qualche metro, riatterrando illeso –Non te ne frega nulla di tutti? Non te ne frega nulla di cosa proviamo noi?!-
L’unica risposta fu un ghigno ed un altro colpo di spada.
Ai loro occhi lui, il sole che splendeva gentile in cielo si era trasformato in una crudele eclisse.
Un simbolo di odio, di violenza, di caos.
Un segno diabolico.
-Non mi farò più mettere i piedi in testa da un bastardo come te!- un fendente violento infranse la posizione della spada, che elastica virò in un fendente, parato in extremis dalla larga lama di Cloud.
Si era innalzato troppo in alto.
Era arrivato ad offuscare il sole con le sue nere ali.
-Non sopporterò nemmeno una parola di più- il ragazzo era furente.
-Oh, davvero? Che peccato…- rise malvagio Sephiroth, mettendosi in guardia.

“Così tante persone come me riponevano la loro fiducia nelle tue menzogne
Troppo interessati a ciò che pensi per dire come si sentivano
tante persone come me camminano sui chiodi ogni giorno.
Tutto ciò che so è che non voglio sentirmi schiacciato.
Ci sono tante cose che dici che mi hanno fatto pensare tu abbia varcato il confine
Ciò che si innalza cadrà sicuramente e io sto tenendo il tempo
Perché ho sopportato troppo e quasi sono giunto al limite
Così aspetto che le carte giuste siano mie”

L’ex-Soldier iniziò a vibrare una massa furiosa ed indistinta di fendenti.
Che gioia vedere lo sgomento e la sorpresa del suo avversario nel constatare di essere stato ferito, seppur lievemente.
Che soddisfazione vedersi una volta al di sopra di lui, in vantaggio.
Il potere dava alla testa.
Una fitta al braccio lo riportò alla realtà.
La lama si era infissa nella carne, da cui ora sgorgava un fiotto vermiglio.
Sfiorò la fascia che portava al braccio, che gli aveva donato Tifa.
E ricordò il motivo per cui era venuto qui.
Il meteor stava per distruggere il mondo.
E l’unico modo per impedirlo era uccidere il responsabile dell’incantesimo.
Quella creatura, ora non più umana, che pareva volteggiare sopra al mondo, avvoltoio in cerca di preda.
Quell’eroe che aveva conquistato e distrutto il mondo con le sue sporche menzogne.
Che aveva illuso, prosciugato, deluso.
Il responsabile di quella spirale di eventi.
-Non ti crederò più Sephiroth- gli occhi gli si illuminarono di una luce tagliente.

“Sai che non crederò mai più ad ogni tua parola,
spevi che le menzogne ci avrebbero diviso, ma tu hai mentito lo stesso,
e tutte quelle menzogne ti hanno fatto fluttuare al di sopra di noi.
Ma ciò che sale deve cadere”

Sephiroth fissò gli occhi luccicanti dell’ex-soldier.
Odio e determinazione erano le uniche cose che poteva leggere l’albino.
Scattarono nello stesso momento, lama contro lama.
Una lunga e macabra sinfonia quella del clangore metallico, nevvero?
Fendente su fendente, parata su parata ambedue davano fondo a tutte le loro conoscenze e capacità.
-Braver!- urlò Cloud.
Sephiroth alzò la spada a parare il colpo, ma il biondo saltò, attaccando dall’alto in salto.
La parata era debole e il demone venne respinto dalla potenza del fendente.
-Credi di battermi così?- rise lui, colpendo un’altra volta con la masamune.
Cloud ghignò –Hai ragione, anche se volevo non sprecarla contro un indegno come te…- con un fendente respinse ancora una volta la spada di Sephiroth.
-Omnislash- disse con tono basso, calmo e neutro.
Nemmeno gli occhi allenati dalle radiazioni Mako del malvagio riuscirono a reagire a quei colpi così veloci.
I suoi muscoli, ancora provati per la lunga battaglia, iniziavano a cedere.
Lentamente ferite sempre più gravi deturpavano il suo corpo.
Non riusciva nemmeno ad impugnare bene quell’arma, così lunga. D’un tratto gli sembrava così poco maneggevole.
L’ultimo colpo lo fece indietreggiare per la violenza.
Si toccò la fronte.
Sangue.
Guardò il liquido rosso con terrore, urlando a pieni polmoni come un bambino impaurito.
-Addio Sephiroth- sentì la voce di Cloud dire.
Il suo corpo fu irradiato di una luce celeste e lentamente si dissolse nell’aria.
Cloud saltò con tutte le sue forze, il terreno che cedeva sotto i suoi piedi.
Una mano.
Vi si appigliò.
Rivide il volto dolce di Tifa e il suo sorriso lo rincuorò –E’ tutto finito- le disse, abbracciandola.
Salirono insieme sull’areonave mentre le grotte del cratere sprofondavano nelle viscere del cratere.

“(un momento sei in cima)
quello dopo no, guardati cadere
(facendo fermare il tuo cuore)
appena prima di cadere a terra
(Un attimo sei in cima)
il seguente no, manchi il colpo
(facendo fermare il tuo cuore)
pensi d’aver vinto
(ed è tutto finito)
(ora è tutto finito)”

Ringrazio Romance per il suo onnipresente commento. Ti Amo Amore!!!!

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