Storyteller's strophes di Rakyr il Solitario (/viewuser.php?uid=12729)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Garnet Til Alexandros - Victoria's secret ***
Capitolo 2: *** Tidus e Yuna - Lost&Damned ***
Capitolo 3: *** Cloud Strife vs. Sephiroth - Hit the floor ***
Capitolo 1 *** Garnet Til Alexandros - Victoria's secret ***
Victoria’s Secret –
Garnet Til Alexandros
Luce spenta nella stanza.
Semi vuota, come lo è sempre stata, con vicino alla finestra
quel baldacchino tanto ingombrante da apparire addirittura soffocante.
Era stanca di quella vite, ormai iniziava ad andarle troppo
stretta.
La luce della luna penetrò dalle tende, argentea, come fosse
un pugnale mirato al suo cuore.
“La luce fugge la sua stanza stanotte
ogni momento le dice ora è tempo
apri una nuova cicatrice, chiudendo la ferita
col coltello
smetti di piangere alla luce delle
lanterne”
Guardava spesso da quella finestra, forse non abbastanza
ampia, vedendo persone affaccendarsi per viali di ciottoli contornati
di case e
di negozi di ogni forma e dimensione.
Vedeva mercanti ed ambulanti affrettarsi a schierare le loro
bancarelle nei giorni di fiera, bancarelle che straripavano di ogni
genere
d’oggetti, da nastri per capelli a pozioni curative o grandi
piume di un rosso
vivo, palpitante, scintillante ed infuocato.
Quante volte aveva desiderato di essere lì, nel mezzo,
magari spintonata dalla calca, ma comunque parte di un gruppo, in
compagnia.
Quanto erano fredde le pareti della campana di vetro che le
avevano posto attorno.
Quelle mura di solitudine che voleva infrangere…
Sentì la voce dialettale del presentatore, un po’
roca ma
simpatica annunciare il titolo della commedia ed introdurla.
Udì la gioia della folla che acclamava gli attori che si
battevano sul palco per intrattenerli.
Guardò la luna, pacata e distante nel cielo, che si
rifletteva nel grande cristallo sulla sommità del castello,
per poi mettersi un
mantello semplice, di stoffa bianca e rossa, nascondendo il viso, fin
troppo
conosciuto, nelle pieghe dell’ampio cappuccio.
“Parti con le prime luci, vai
finché vedi la luna
corri verso il sole la porta ora è
aperta per te”
Anche le guardie se n’erano andate, approfittando dello
spettacolo per godersi un attimo di meritato riposo in barba ai loro
superiori.
Chissà quante di loro si stavano gustando quel teatrino
casereccio?
Stava per voltare l’angolo quando un paio di soldati
sbucarono dalla rampa delle scale.
Il primo stranamente non indossava un elmo, ed il baschetto
biondo dei capelli ne esaltava il viso giovane, ancora un po’
bambinesco e gli
occhi azzurri.
Iniziò a parlarle, facendola arrossire, anche se non seppe
dire se per piacere o imbarazzo…la stava corteggiando?
Fu tentata di rimanere, ma la libertà non poteva aspettare
oltre.
Lo sorpassò decisa ignorando il suo viso stranito e scese di
corsa i gradini coperti dal tappeto rosso, travolgendo
un’altra guardia ed
attraversando a rapide falcate l’atrio ed il giardino, fino a
raggiungere
un’altra torre che dava sul palco.
Sentì uno scalpiccio e vide dei capelli biondi.
Il ragazzo di prima la stava inseguendo, anche se non
indossava più la pesante armatura, ma solo un panciotto
smaniato dello stesso
blu dei pantaloni che indossava.
Alle anche c’erano rinfoderati due pugnali.
Voleva forse ucciderla?
Allora perché l’espressione preoccupata quando era
salita
sulla merlatura del torrione?
-Ehi, non voglio farti del male…scendi, è
pericoloso- fu
costretto ad urlare per sovrastare il baccano –Non devi
temere, seguimi
soltanto!- tese una mano verso lei.
-Rapiscimi, ti prego- disse la ragazza dolcemente prima di
aggrapparsi ad una fune adorna di banderuole, usandola come fosse una
liana.
Fu sorpresa nel vederlo seguirla senza esitare.
“Le ombre di tenebra hanno riempito la
sua vita
in ogni angolo non puoi scegliere la direzione
esatta
La notte potrebbe passare in un giorno nella
sua mancanza di fiducia,
lei la lascia svanire.
Un’altra volta un lamento alla luce
delle lanterne…”
Precipitarono sulla balaustra, dove suonavano i musicisti ed
entrarono nella struttura.
Con uno sferragliare infernale giunse Steiner, quasi una
guardia del corpo per la piccola principessa.
Scapparono fino ad arrivare sul palco, dove la sua figura
ammantata venne scambiata per un’attrice.
Il presentatore cominciò ad improvvisare, venendo imitato ed
assecondato dal bizzarro ragazzo dalla coda di scimmia e dagli altri
suoi
compagni.
Solo il cavaliere non riusciva a capire, rimanendo
semplicemente con lo sguardo fisso sul pubblico, a bocca aperta.
Ricordava molto un pesce dalle squame argentee, come quelli
che le erano serviti durante i suntuosi banchetti di corte.
L’aeronave salpò tra le confuse proteste
dell’uomo, troppo
confuso per riuscire a mettere insieme una frase completa.
E per notare il piros che iniziava a gonfiarsi alle sue
spalle.
Infine esplose, incendiando la nave che, inseguita da mezza,
se non tutta, Alexandria, iniziò la sua traiettoria
discendente.
Precipitarono in una foresta, che era definita “del
Male”.
Quello non era che l’inizio di un grande viaggio, dove
avrebbe incontrato amici e nemici e avrebbe dovuto combattere per
vivere.
Il suo viaggio,
per il quale lei aveva scelto di imbarcarsi, che di sua
volontà aveva
incominciato.
“Persa nella luce del sole, parti, non
puoi vedere la luna
cammina per la prima volta…nessuno
ti ha aspettata”
Canticchiava facendo piroette per le rurali stradine di Dali
-Gidan, l’aria è sempre stata così
fresca, il cielo così
blu, il sole così lucente e caldo?-
Lui la guardò divertito, incrociando le mani dietro alla
nuca e battendo la punta del piede a terra.
-E’ sempre così bello essere liberi?-
Lui la guardò stupito, per poi sorriderle, calmo ed allegro
–Beh…questa è la vita che ho scelto,
viaggiando conosco posti nuovi, gente
nuova e apprezzo tutto ciò che il destino mi pone innanzi,
che sia un grazioso
fiore o un splendida fanciulla- la guardò sornione e lei
sentì il cuore accelerare.
-Sì, tutto sommato non mi lamento- disse poi, guardando
sorridente il cielo libero dalla Nebbia.
-Ti dispiace, se continuerò il viaggio con te? Non
tornerò
più indietro, il passato è passato-
Lo vide arrossire, per poi guardarla ancora con la sua
solita gioia negli occhi, o forse un po’ più
intensa –La vita è di chi ama
vivere…non è un segreto!-
Aveva ormai lasciato dietro le spalle le fredde stanze del
castello.
Ora viveva.
Ed era come camminare per la prima volta…
“Danzando sul sentiero e cantando che te
ne sei andato
puoi raggiungere i traguardi che ti sei dato,
d’ora in poi, ogni giorno
non c’è modo che tu torni
indietro, oh no, quei giorni sono passati
la vita aspetta chi ama vivere, e non
è un segreto”
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Capitolo 2 *** Tidus e Yuna - Lost&Damned ***
2:Lost and Damned-
Tidus e Yuna
Era da tanto
tempo che aspettavano quel momento, il momento della sconfitta di Sin,
la fine di quell’eterno e continuo tormento che flagellava
l’intera Spira.
Tutto era
iniziato con la comparsa di Sin in mare, dove aveva aggredito una nave
Albhed.
Fu questo ad
averli fatti conoscere…forse un po’ destino, forse
un po’ crudeltà del caso.
Una giovane
invocatrice ed un altrettanto acerbo blitzer che si era offerto di
farle da guardiano.
Era allora che
il viaggio era incominciato.
Allora ambedue
non conoscevano appieno quel mondo e gli ingranaggi potenti e, se si
vuole, crudeli che lo facevano funzionare.
Eppure quel
giovane spirito libero, che era sempre stato abituato al successo ed
alla fama, che non aveva mai dovuto chiedere nulla a nessuno, le aveva
fatto una promessa.
Aveva messo la
sua spada, sé stesso al suo totale servizio.
Avevano
viaggiato insieme per templi, mari, città, pianure
affrontando pericoli al di là dell’immaginazione.
Eppure la sua
spada non l’aveva mai abbandonata, nemmeno una volta si era
rifiutato di aiutarla, nemmeno una volta non era andato a cercarla e
salvarla.
Eppure quel
momento lasciava tutti con l’amaro in bocca per la tristezza
e la crudeltà del fato…
“Elena sei
venuta da me
quando la vita
pareva iniziare
allora sapevo
poco
quando
iniziò questo
Una volta ero
libero di volare…
Non ho mai
promesso nulla.
Questo
può essere un addio…”
Eppure come
è fallace la natura umana, che si ancora ai ricordi per
sopravvivere.
Il bacio di
Macalania lo sentono ancora tutti e due sulle labbra.
Quel calore
che li aveva avvolti quando planavano nel lago di cristallo del bosco
incantato.
I fugaci
sguardi dolci che si scambiavano durante il viaggio.
La carezza di
Tidus sulla sua spalla quando erano tutti intorno al falò,
appena davanti alle cupe rovine di Zanarkand, una sorta di Mecca
formato spettrale.
La
determinazione sul suo volto quando si era opposto a Yunalesca,
più intensa di tutte le volte che, pur non avendo il
permesso, si addentrava nei chiostri per non abbandonarla.
Aveva capito
che lui la avrebbe seguita ovunque, non l’avrebbe mai
lasciata andare al suo destino.
Era il suo
appiglio, la bella casa dove dimorava il suo cuore.
Allora
perché il calore del suo corpo lentamente scemava e le sue
dita parevano prive di sostanza?
Tuttavia
quelle gocce calde sul suo collo erano vere e brucianti.
Si
voltò e lo abbracciò, riuscendo ancora ad
afferrare quel petto amato e confortante, che sapeva di lui…
“Benché
mi stringi stretto
sento
andarsene il ritegno
come
un pizzico di paura
come
una nuvola sottile
in
un cielo estivo
Una
volta nella luce della luna…
Non
posso spiegare
e
non so
in
qualche modo potremo riunirci”
Le
sfiorò le guance, le mani che a tratti diventavano
impalpabili e non riuscivano più nel loro intento.
-Non piangere
Yuna…-
Lei scosse la
testa, mentre i fremiti delle spalle crescevano.
-Sarò
sempre con te…-
Lei
alzò il viso speranzoso verso di lui.
-Qui…-
le toccò il petto con una mano –Nel tuo cuore-
-Non
andartene!- ormai non tratteneva più le lacrime e gli
afferrò il braccio, solo per sentire le sue dita chiudersi
sull’aria.
Poi la
baciò.
Un bacio vero.
Un bacio
salato, un bacio spietato.
Un bacio che
sapeva di cambiamento.
Di
addio…
-Il mio
viaggio verso l’Oltremondo è appena
iniziato…- disse sibilando, come spaventato da
ciò che diceva.
“Elena
non piangere
credimi;
lo faccio per te
Ora
rispetta la mia decisione
Sarò
via domani presto
La
mia storia è appena iniziata
nulla
può togliermi la fede
nel
mio viaggio verso il sole”
Rimasero
abbracciati per interminabili istanti, mentre una luccicante nebbia di
lunioli li avvolgeva, dolcemente.
Sembrava un
momento troppo sacro per poter essere interrotto.
L’ultimo
loro momento, l’ultima loro speranza.
Tutti i loro
sogni si erano infranti come specchi.
Eppure erano
ancora lì, abbracciati, consolandosi l’un
l’altro.
Assaporando
fino all’ultimo quello che sapevano essere il loro ultimo
momento.
Le rimase
abbracciato, come ad infonderle ogni singola scintilla del suo calore,
ogni frammento dei suoi pensieri.
Lentamente ed
inesorabilmente i corpo, composto ormai solo di luci tenui,
cominciò a perdere quella straordinaria coesione che lo
faceva esistere, condizionata dalla sua infinità
determinazione e forza di volontà.
Attraversò
il corpo dell’amata, ombra tra le luci.
Una lacrima
mutò in un guizzo di vivace luce mentre prendeva la rincorsa
e saltava nel cielo, tra le tenui soffici nuvole.
Tutti sapevano
che era un addio.
Yuna
crollò in ginocchio e pianse il suo amore già
perduto…
Una voce
lontana e dolce palpitò nella sua mente –Non
essere triste….sono nel tuo cuore…-
“Non
chiedere il perché
non essere triste,
A volte tutti noi
dobbiamo deviare i sentieri che abbiamo progettato
Non dimenticare cos’è accaduto tra noi
cerca solo di capire
che ho tentato di salvarti dai persi e dimenticati…
io sono perso e dimenticato”
Ringrazio
la mia stupenda Romance
per il commento...questa scena credo ti sia un po' più
familiare Amore. Ti Amo tanto!
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Capitolo 3 *** Cloud Strife vs. Sephiroth - Hit the floor ***
Hit
the floor – Cloud
Strife vs. Sephiroth
-Sephiroth!-
un urlo, uno schiocco metallico.
Lama contro
lama in uno stridio angosciante e continuo.
-Perché
tutto questo, che cosa ti prende!?- un ragazzo
biondo dai capelli ispidi stava sbraitando contro un volto di ghiaccio
e marmo.
Nessuna
risposta ottenne da quelle labbra statiche, fredde.
Nulla gli
dissero quegli occhi verdi, immobili nell’odio
verso tutto.
-Sei stato il
mio idolo, volevo diventare un Soldier per
conoscerti, per assomigliarti…- lo stridio cessò,
una tregua momentanea e
fragile -…perché allora hai fatto tutto questo?
Perché?!- un altro colpo,
violento, che colpì la spada stregata ed affilata come un
rasoio di quel demone
fatto uomo.
-Cloud…sei
sempre troppo impulsivo, come sempre- rispose con
una nota di acido sarcasmo.
Un altro urlo,
carico di odio si infranse assieme al fischio
della spada sulla lama dell’avversario.
-Non capisco
come ho potuto provare amicizia o qualcosa di
simile per un tale fallimento…- rise, una risata fredda,
patetica -…ma mia
madre, Jenova, ha mondato i miei pensieri…non
commetterò mai più un simile
sbaglio.-
Chi era quello
che gli stava davanti…era davvero l’eroe al
fianco del quale aveva avuto il piacere di combattere?
L’aspetto
era lo stesso, la stessa carnagione pallida, gli
stessi lunghi capelli d’argento, gli stessi occhi verdi con
quella bizzarra
pupilla lanceolata, da gatto, addirittura il vestito era praticamente
uguale.
Eppure quello
non era lo stesso Sephiroth con cui era
arrivato a Nibeleim.
Quella persona
non avrebbe mai usato la forza per
sottometterlo.
Non avrebbe
nemmeno provato a fare qualcosa del genere…
“Ci sono state fin troppe volte che le
persone hanno provato a
guardarmi dentro
chiedendo cosa pensavo di te ed io ti ho
protetto cortesemente
Troppe le volte che mi sono alzato quando
avevo bisogno di andarmene.
Timoroso di dire ciò che
c’era nella mia mente, timoroso di dire ciò
che avevo bisogno di dire
Troppe le cose che hai detto su di me quando
non ero vicino
Pensi che avere le carte giuste significhi
schiacciarmi
Ma ho sopportato troppo e quasi sono giunto al
limite
Così aspetto che le carte giuste
siano mie”
-Credevo in te, credevo nelle tue parole, tutti credevano
nell’eroe che eri!- si allontanò in un balzo,
riprendendo fiato.
-Illusi, siete tutti inferiori, soffrite, misere creature
mortali, ed inchinatevi al mio potere!- rise selvaggiamente vibrando
una serie
di fendenti.
Il viso dell’uomo si fece sorpreso quando il biondo lo
respinse tanto violentemente da sbalzarlo in aria per qualche metro,
riatterrando
illeso –Non te ne frega nulla di tutti? Non te ne frega nulla
di cosa proviamo
noi?!-
L’unica risposta fu un ghigno ed un altro colpo di spada.
Ai loro occhi lui, il sole che splendeva gentile in cielo si
era trasformato in una crudele eclisse.
Un simbolo di odio, di violenza, di caos.
Un segno diabolico.
-Non mi farò più mettere i piedi in testa da un
bastardo
come te!- un fendente violento infranse la posizione della spada, che
elastica
virò in un fendente, parato in extremis dalla larga lama di
Cloud.
Si era innalzato troppo in alto.
Era arrivato ad offuscare il sole con le sue nere ali.
-Non sopporterò nemmeno una parola di più- il
ragazzo era
furente.
-Oh, davvero? Che peccato…- rise malvagio Sephiroth,
mettendosi in guardia.
“Così tante persone come me
riponevano la loro fiducia nelle tue
menzogne
Troppo interessati a ciò che pensi
per dire come si sentivano
tante persone come me camminano sui chiodi
ogni giorno.
Tutto ciò che so è che
non voglio sentirmi schiacciato.
Ci sono tante cose che dici che mi hanno fatto
pensare tu abbia varcato
il confine
Ciò che si innalza cadrà
sicuramente e io sto tenendo il tempo
Perché ho sopportato troppo e quasi
sono giunto al limite
Così aspetto che le carte giuste
siano mie”
L’ex-Soldier iniziò a vibrare una massa furiosa ed
indistinta di fendenti.
Che gioia vedere lo sgomento e la sorpresa del suo
avversario nel constatare di essere stato ferito, seppur lievemente.
Che soddisfazione vedersi una volta al di sopra di lui, in
vantaggio.
Il potere dava alla testa.
Una fitta al braccio lo riportò alla realtà.
La lama si era infissa nella carne, da cui ora sgorgava un
fiotto vermiglio.
Sfiorò la fascia che portava al braccio, che gli aveva
donato Tifa.
E ricordò il motivo per cui era venuto qui.
Il meteor stava per distruggere il mondo.
E l’unico modo per impedirlo era uccidere il responsabile
dell’incantesimo.
Quella creatura, ora non più umana, che pareva volteggiare
sopra al mondo, avvoltoio in cerca di preda.
Quell’eroe che aveva conquistato e distrutto il mondo con le
sue sporche menzogne.
Che aveva illuso, prosciugato, deluso.
Il responsabile di quella spirale di eventi.
-Non ti crederò più Sephiroth- gli occhi gli si
illuminarono
di una luce tagliente.
“Sai che non crederò mai
più ad ogni tua parola,
spevi che le menzogne ci avrebbero diviso, ma
tu hai mentito lo stesso,
e tutte quelle menzogne ti hanno fatto
fluttuare al di sopra di noi.
Ma ciò che sale deve
cadere”
Sephiroth fissò gli occhi luccicanti
dell’ex-soldier.
Odio e determinazione erano le uniche cose che poteva
leggere l’albino.
Scattarono nello stesso momento, lama contro lama.
Una lunga e macabra sinfonia quella del clangore metallico,
nevvero?
Fendente su fendente, parata su parata ambedue davano fondo
a tutte le loro conoscenze e capacità.
-Braver!- urlò Cloud.
Sephiroth alzò la spada a parare il colpo, ma il biondo
saltò, attaccando dall’alto in salto.
La parata era debole e il demone venne respinto dalla
potenza del fendente.
-Credi di battermi così?- rise lui, colpendo
un’altra volta
con la masamune.
Cloud ghignò –Hai ragione, anche se volevo non
sprecarla
contro un indegno come te…- con un fendente respinse ancora
una volta la spada
di Sephiroth.
-Omnislash- disse con tono basso, calmo e neutro.
Nemmeno gli occhi allenati dalle radiazioni Mako del
malvagio riuscirono a reagire a quei colpi così veloci.
I suoi muscoli, ancora provati per la lunga battaglia,
iniziavano a cedere.
Lentamente ferite sempre più gravi deturpavano il suo corpo.
Non riusciva nemmeno ad impugnare bene quell’arma,
così lunga.
D’un tratto gli sembrava così poco maneggevole.
L’ultimo colpo lo fece indietreggiare per la violenza.
Si toccò la fronte.
Sangue.
Guardò il liquido rosso con terrore, urlando a pieni polmoni
come un bambino impaurito.
-Addio Sephiroth- sentì la voce di Cloud dire.
Il suo corpo fu irradiato di una luce celeste e lentamente
si dissolse nell’aria.
Cloud saltò con tutte le sue forze, il terreno che cedeva
sotto i suoi piedi.
Una mano.
Vi si appigliò.
Rivide il volto dolce di Tifa e il suo sorriso lo rincuorò
–E’ tutto finito- le disse, abbracciandola.
Salirono insieme sull’areonave mentre le grotte del cratere
sprofondavano nelle viscere del cratere.
“(un momento sei in cima)
quello dopo no, guardati cadere
(facendo fermare il tuo cuore)
appena prima di cadere a terra
(Un attimo sei in cima)
il seguente no, manchi il colpo
(facendo fermare il tuo cuore)
pensi d’aver vinto
(ed è tutto finito)
(ora
è tutto finito)”
Ringrazio
Romance per il suo onnipresente commento. Ti Amo Amore!!!!
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