Loro due

di AccioIdee
(/viewuser.php?uid=415873)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio di una fine ***
Capitolo 2: *** Rivelazione ***
Capitolo 3: *** Dissennatori ***
Capitolo 5: *** Amare ***



Capitolo 1
*** Inizio di una fine ***


Ero in piedi, tutta la mia famiglia schierata davanti a qualcosa che evidentemente non avevano intenzione di farmi vedere.  Era appena finita la prima battaglia nella scuola, ed io stavo cercando disperatamente mio fratello.  Tutta la mia famiglia, con un tono particolarmente sbiadito di capelli una volta rossi fiamma, mi guardava a occhi spalancati. Ron, il mio fratellino minore, guardava a terra, e piangeva in silenzio, mentre mia madre, Molly, aveva il volto livido e gli occhi gonfi di lacrime. Io non capivo. Non volevo capire. La mia mente si era per un momento bloccata. La famiglia si aprì, ed io vidi quello che avevo tanto sperato di non vedere. Lui era lì disteso sul pavimento, immobile, freddo, con ancora il sorriso sulle labbra, che però non si rispecchiava più nei suoi occhi vuoti che guardavano il soffitto che quel giorno era particolarmente nuvoloso.  Avevo voglia di gridare, ma le mie corde vocali erano bloccate, secce come se non potessi mai più parlare nella mia vita. Cosi l’unica cosa che riuscì a fare fu piangere. Piangevo, come non avevo mai fatto prima, ora che ci penso non avevo mai pianto, perché lui era sempre stato lì accanto a me. Lo continuavo a guardare sperando che alla fine fosse tutto uno scherzo, che si alzasse e dicesse: ” Te l’ho fatta George!” come quella volta a King’s Cross, quando la mamma non riusciva a riconoscerci, ma lui non si alzò. Continuava a restare fermo. Mi voltai. La mamma era caduta in ginocchio, e piangeva, accanto a Ginny, un pianto diverso da tutti i pianti che le vedevo versare in quei terribili mesi, lacrime piene dell’amore che una madre non era riuscita a dare in pieno a suo figlio; papà invece era immobile e fissava il pavimento dove lui era disteso. Non parlava ne riusciva ad esprimere alcuna emozione; Ron, invece era accanto a me e piangeva, sembrava soffrire quasi quanto me. Lo strazio non terminava, nessuno mi portava via da lui. Cosi rimasi lì seduto a guardarlo. Sembrava impossibile. Lui era sempre lì e non dava cenno di movimento, no, non era uno scherzo. Fred era morto davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Rivelazione ***


Era passato un anno dalla sua morte. Quasi tutti erano riusciti a riprendersi, tutti tranne me. Papà era indaffarato con il lavoro, e cercava di essere il più possibile lontano di casa; Ginny era presa dagli allenamenti che le impegnavano tutti i giorni della settimana per non parlare dei week-end dove giocava nelle partite ufficiali; Ron evitava il mio sguardo ogni volta che m’incontrava. Sembrava soffrire, ma non credo capisse a pieno quello che provavo io. La mamma invece non sembrava essersi ripresa a pieno, ma cercava sempre di trovarsi qualcosa da fare così da dimenticare. Poi c’ero io. I miei capelli una volta rosso fiamma, come quelli del resto della famiglia, avevano preso un tono sbiadito con qualche striatura grigio topo qua e là. Mi limitavo a stare chiuso in camera mia alla Tana, dove avevo deciso di tornare perché avevo chiuso I Tiri Vispi Weasley. Scendevo in salone solo per i pasti per poi tornare in camera mia e rimanerci fino al pasto successivo. Di tanto in tanto, prendevo la mia bacchetta, provavo ad agitarla, ma nessun incantesimo, neanche il più semplice mi riusciva. Pensavo spesso alla morte di tutte quelle persone in Guerra, e la tristezza aumentava.
Un giorno, ero sceso in salone per la solita cena della mamma, quella volta aveva deciso di cucinare dell’arrosto al forno. Ero arrivato in cucina quando senti la sua voce :” per favore Fred pren..” la sua voce si bloccò all’istante e scoppiammo entrambi in lacrime. Lacrime represse. Ormai il suo nome era tabu in casa. Nessuno osava più pronunciarlo. Una fitta al cuore mi colpì. E caddi in ginocchio, con le mani sul viso per coprire le lacrime. La mamma arrivò e mi tirò a sé, in uno dei suoi abbracci calorosi e pieni d’amore. Mi chiese scusa, e insieme ci alzammo. Ci sedemmo a tavola dove tutti avevano la testa bassa, Ginny e Ron avevano il segno evidente di lacrime sul viso. Iniziai a mangiare quando un gufetto bianco come la neve con una particolare macchia castana sull’occhio destro busso alla finestra. Ginny si alzò e prese le lettere che il gufetto aveva legate alla zampa. “Sono da parte di Hermione. Sono inviti al suo matrimonio. Si sposerà il 15 giugno. Con….DRACO MALFOY?” alzammo tutti lo sguardo su di lei. In particolare Ron che sembrava scosso. A dir la verità anche io lo ero abbastanza. Non mi aspettavo che Hermione, che odiava tanto quel piccolo mocciosetto biondo, avesse cambiato idea cosi velocemente. Ron si alzò e andò in camera sua senza una parola mentre Ginny distribuiva gli inviti alla famiglia. Nel momento in cui presi il mio, ricordai che una volta Fred mi aveva confidato che aveva avuto una piccola cotta per Hermione, ma che non glie lo avrebbe mai fatto sapere. Così senza un’altra parola mi avviai verso la mia stanza.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dissennatori ***


La scoperta del matrimonio di Hermione aveva scosso un po’ tutti ma in particolare Ron che si limitava, come me, a rimanere chiuso in camere a far volare Leo ogni ora per portare lettere a chissà chi. Ormai eravamo al 10 giugno e nella famiglia non si era ancora parlato del problema matrimonio. In realtà in famiglia non si parlava più ci si scambiava per lo più cortesie o gesti ma veri discorsi non si facevano da un po’. Per non parlare delle battute, anche quelle, una volta cosi frequenti, erano diventate tabù e nessuno rideva più. Ogni tanto veniva Harry a trovare Ron e Ginny ma io non volevo vederlo. Sapevo che forse, era l’unico con cui parlare della morte del mio gemello, ma non avevo la minima voglia di farmi vedere così debole da lui. A volte saliva in camera con Ginny e Ron, e perché era la camera accanto alla mia, li sentivo discutere. Molte volte Harry cercava di convincere Ron a venire al matrimonio di Hermione, dove lui, sarebbe andato con Ginny, che era ben felice di svagarsi un po’ con il suo fidanzato. Ron però era testardo e non voleva cedere. “ NO! NO HARRY HO DETTO CHE NON CI VENGO!” urlava quasi tutte le volte, e Harry rispondeva sempre la stessa cosa: “ Devi venire Ron, siamo i suoi migliori amici! È giusto che venga anche tu! Se ti piaceva, dovevi fati avanti prima di Malfoy! Lui l’ha conquistata con un mare di sciocchezze lo sappiamo entrambi, ma l’ha fatto, e non possiamo farci nulla. Quindi tu verrai al matrimonio.” Con queste parole Harry riusciva sempre a farmi riflettere. Ero sicuro di dover andare a quel matrimonio, o sarei morto nella stanza che un tempo dividevo con mio fratello.
 Harry convinse Ron e tutta la famiglia Weasley andò al matrimonio.  Ron era sempre imbronciato e non voleva parlare con nessuno.  “Harry, Ron, George, Ginny, signori Weasley! Siete tutti qui! Ce l’avete fatta!” Hermione era bellissima. Aveva un vestito bianco, con le maniche a tre quarti dalle quali si poteva ancora intravedere la cicatrice inflittagli da Bellatrix la zia del suo futuro marito. Tutti si scambiarono carinerie. Poi Hermione mi prese da parte ed ero sicuro che avrebbe voluto parlare di Fred e della sua morte. “ Come stai?” mi disse quando eravamo lontano da occhi indiscreti, “Tiro avanti cercando di non impazzire”. Sapevo che con lei potevo parlare, lei era sempre stata lì razionale e pronta a ragionare. “Sono felice che sei venuto. Almeno ti distrai un po’” “Grazie” le risposi con una lacrima che stava per cadere calda sul viso. Lei se ne accorse, cosi decise di lasciarmi solo per farmi riprendere, ma prima di andarsene mi abbracciò, lasciandomi con un leggero sorriso. Tornammo al centro della sala. Lei si doveva preparare cosi ci separammo. Io mi sedetti con il resto della mia famiglia, dal lato riservato agli invitati di Hermione. Poco dopo la marcia nuziale, suonò e io mi voltai verso l’altare. Malfoy era lì in piedi e aspettava. La sua solita espressione mista tra cattiva e pensierosa era sparita, sostituita da un sorriso mai visto prima, diverso dai suoi soliti ghigni malefici, un sorriso pieno di gioia e amore. Il matrimonio iniziò e tutti si sedettero.  Erano arrivati quasi alla fine. Hermione stava per pronunciare il suo “SI”, quando all’improvviso, tutto diventò buio e freddo. L’aria era gelata, il vento soffiava. Tutti sapevano a cosa era dovuta quell’atmosfera. Dissennatori. C’era d’aspettarselo. Il padre di Draco aveva ancora appoggi al ministero non ostante tutto ed era contrario al matrimonio tra il suo adorato figlio Purosangue e una Mezzosangue. Tutti gli invitati erano preoccupati. D’un tratto, tutti lo videro. Era altro e galleggiava a mezz’aria, era incappucciato e dal suo mantello usciva una mano putrefatta. Puntava direttamente a Hermione quando Ginny gli tirò un sasso. Il Dissennatore cambiò direzione e puntò diretto verso Ginny. Io mi schierai davanti a lei per proteggerla. C’era solo un incantesimo per salvare sia me che Ginny: l’incanto Patronus. Così urlai con tutte le mie forze “EXPECTO PATRONUM” avevo la bacchetta levata, il cuore a mille. Niente uscì dalla punta della mia bacchetta. Gridai ancora più forte: “EXPECTO PATRONUM” ancora nulla, il dissennatore di avvicinava e io ero inerme. Una voce lontana gridò: “EXPECTO PATRONUM!”  E un enorme lupo argentato si sprigionò dalla bacchetta di Draco Malfoy che scaccio il dissennatore, salvò me e Ginny e sposò finalmente Hermione che sembrava davvero felice. In quanto a me ero abbastanza sconvolto. Avevo sentito parlare del fatto che dopo un trauma alcuni magni non potevano più evocare un patronus, ma per me era una scoperta sconvolgente. Non avrei più potuto salvarmi dai ricordi tristi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Amare ***


La mattina dopo il matrimonio eravamo tutti un po’ scossi. io mi svegliai presto, avevo dormito male tutta la notte per via degli avvenimenti del giorno, non ero riuscito a produrre un Patronus difronte a un Dissennatore che cercava di attaccare me e Ginny. Ero devastato sempre di più. Ormai pensavo solo alla terribile sensazione di vuoto che avevo dentro di me. Un buco, come se un lupo mannaro mi avesse aggredito e rubato il cuore. Quella notte il mio cervello aveva prodotto strani incubi, dove spesso mi ritrovavo solo a piangere. Decisi di alzarmi. Mi alzai in fretta e andai in cucina. Anche Ginny era sveglia e stava facendo colazione con Harry che era rimasto a dormire alla Tana. Stavano parlando di cosa era successo il giorno prima: “ c’era d’aspettarselo, insomma era ovvio che ci sarebbe stato qualcosa che non andava, i Malfoy sono Purosangue da anni e di certo Lucius avrebbe cercato di fermare il matrimonio.” Diceva Ginny ,“in effetti non capisco come Hermione abbia sottovalutato questa possibilità… mi sarei aspettato che prendesse precauzioni” rispondeva Harry, mentre entravo in cucina. Ginny mi fissò. Harry fece un cenno con la mano. “tutto bene? A che ora siete tornati ieri sera?” chiesi quasi con voce normale. “Poco dopo di te veramente, eravamo un po’ scossi dal dissennatore che ha attaccato, cosi siamo venuti via.” Mi rispose Harry. “ e Ron? L’ho perso di vista, prima che andassi via ho provato a cercarlo ma non sono riuscito a trovarlo così me ne sono andato” “in realtà neanche io sono riuscita a vederlo dopo l’attacco…” Ginny non sembrava preoccupata : “ma l’ho sentito rientrare in tarda notte… e era con qualcuno..”  Sia io che Harry ci guardammo come se non credessimo alle ultime parole che aveva detto mia sorella. Ron aveva trovato qualcuno con cui passare la notte. “sei riuscita a sentire chi fosse?” chiedemmo io e Harry nello stesso momento, cosa che mi porto alla mente in una manciata di secondi tutte le volte che Fred e io parlavamo all’unisono. “No, ma aveva una voce famigliare…” rispose Ginny che non sembrava dargli tanta importanza quanto me e Harry. Stavamo per risponderle quando qualcuno entrò in cucina con un sorriso smagliante, mano nella mano con Ron che sembrava al settimo cielo. Tutti noi ci girammo increduli nel vedere questa scena abbastanza insolita. Ron sorrideva. Non lo faceva da molto tempo, era diventato un po’ come me, teneva sempre il broncio e aveva i capelli di un rosso sbiadito, quella mattina invece, fu la prima cosa che notai, aveva i capelli rosso fiamma, che davano un contrasto incredibile in confronto a quelli neri della ragazza vicino a lui. Harry si alzò in piedi e Ginny non faceva altro che guardare da Harry a la ragazza in modo quasi isterico. Ron si era fermato sulla porta e aveva trasformato il suo sorriso , ormai sembrava preoccupato per la reazione di Harry e Ginny. “Ciao Harry” disse la ragazza che era diventata rossa quanto i capelli di Ron. “Non ci posso credere, Ron!” Disse Ginny infuriata, talmente tanto che non diede neanche il tempo di rispondere a Ron e scappò in giardino. Harry fissava la ragazza che era con Ron e lui cercava di non incrociarlo con lo sguardo. “ciao Cho” rispose Harry al saluto della ragazza.
Cho Chang era nella nostra cucina, mano nella mano con mio fratello Ron dopo che avevano passato la notte insieme. Harry corse da Ginny in giardino e Cho prese le sue cose,  per paura di altri incontri imbarazzanti, salutò Ron con un bacio e andò via. La cucina era deserta, c’eravamo solo io e Ron. Ci scrutammo per qualche secondo. Fu lui a parlare per primo: “Pensi che Harry si arrabbierà?”
 “No, credo solo che sarà un po’ scosso, tutto qua, insomma era la sua ragazza è normale!”
“e Ginny? Come pensi l’abbia presa?”
 “pensavo tu l’avessi capito! Le da fastidio avere Cho in casa perché pensa che possa portarle via Harry di nuovo, è gelosa. Vorrei tanto sapere com’è successo, si come vi siete trovati nella stessa camera”
Ero curiosissimo di sapere come aveva fatto a sorridere ancora, forse avido di un trucco che mi avrebbe fatto tornare felice, che mi avrebbe fatto amare ancora. Lui si schiari la voce e disse : “ero arrabbiato e frustrato, il dissennatore era andato via e quindi Hermione aveva sposato quel cretino di Malfoy, tutti erano felici per lei ma io non ci riuscivo,  l’ho amata per tanto tempo, e non ho avuto mai il coraggio di rivelarglielo. Erano presenti tutti, Malfoy aveva invitato un sacco di persone che non conoscevo, quindi ero abbastanza solo. Fino a quando Hermione non mi si avvicina portandosi dietro Malfoy, e mi dice che era veramente felice che fossi venuto. Le ho dato un bacio sulla guancia e ho rivolto un ghigno non troppo disprezzante a Malfoy e me ne sono andato a prendere da bere. Poi l’ho vista. Era lì completamente sola, non c’era nessuno accanto a lei cosi mi sono avvicinato e le ho chiesto di ballare.
“prima di andare via ho incontrato Angelina, il nostro adorato capitano di Grifondoro, dice che le piacerebbe vederti, mi ha detto che se vuoi, puoi andare a trovarla giovedì mattina prima degli allenamenti della sua squadra di Quiddich, dice che ti aspetta davanti all’entrata dello spogliatoio alle 10. Il campo è a Londra, lo possono vedere solo i maghi quindi tranquillo lo riconoscerai. ”  Non ci potevo credere, Angelina, voleva vedermi.
Era giovedì mattina quando decisi di dover incontrare Angelina. Mi ero vestito meglio degli altri giorni, ero più elegante del solito. Mi guardai un’ultima volta allo specchio, il cuore si strinse. Succedeva ogni volta che lo facevo. Ero troppo uguale a Fred, ma non volevo cambiare, era come se volessi rendergli onore portando il suo aspetto, era strano ma mi faceva sentire meglio. Sistemati i capelli, mi smaterializzai e dopo qualche secondo di mancanza d’aria mi trovai davanti agli spogliatoi della squadra di Angelina. Lei arrivo poco dopo. Era sempre bellissima. “George!” urlò con il suo solito tono autoritario “sei venuto!” io la guardai e mi resi conto che mi sembrava assurdo non essermi mai reso conto di lei a scuola.
 “si ecco, Ron mi ha detto che ti andava di vedermi, dimmi tutto”
“ho un’ora prima degli allenamenti, ti va di prendere un succo di zucca insieme?”
 “ok” .
 Ero perplesso, perché voleva parlarmi? Ci sedemmo ad un tavolo al bar dentro lo stadio, entrambi ordinammo succo di zucca. Questa volta parlai prima io:
“allora, di cosa volevi parlarmi?” ero abbastanza nervoso.
 “lo sai di cosa voglio parlarti, di Fred”.
 Aveva pronunciato il suo nome e in quello stesso momento il mio cuore si era stretto. “Cosa vuoi sapere? Come sto? Sto male! Malissimo, non riesco a riprendermi” avevo alzato la voce un po’ troppo e lei sembrava essersene resa conto. “Veramente volevo dirti che mi manca tanto. Non so, ci scrivevamo spesso, adesso ho un vuoto, un po’ come te.”
 La sua ultima frase mi fece arrabbiare molto, lei non poteva capire cosa veramente provavo, non aveva idea dello strazio che era quel periodo, come se ogni persona che sorrideva mi lanciava la Maledizione Cruciatus con gli occhi, no lei non poteva sapere. “ Angelina, tu non hai idea di quello che sto passando, credo si meglio che vada.” Finita quella frase successe qualcosa di strano. Molto velocemente prima che potessi andare via, mi afferrò la mano e mi disse “George, lo capisco e come, lui era il mio migliore amico, gli avevo confidato tantissime cose, compreso che mi piaci.” Non ci stavo capendo più niente. Sapevo che Angelina era una ragazza forte, ma mai mi sarei aspettato che dicesse una cosa del genere con così tanta calma. “ Si hai capito bene, mi piaci, e vorrei che iniziassimo a frequentarci.” Ero bloccato su quella sedia, la fissai e le risposi: “Si lo vorrei anch’io, magari riesci a farmi stare meglio.”

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1779198