Marigold

di Emerald Latias
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte uno: prima ***
Capitolo 2: *** II. Durante ***



Capitolo 1
*** Parte uno: prima ***


Nota dell'autrice: beh, provo con una oneshot per la challenge Where I Belong che abbiamo inventato io e Ashbear (sì... in segreto siamo scienziate cattive, ma che rimanga tra noi, ok?). Durerà fino a fine agosto, e accettiamo fanfiction, disegni, video e qualsiasi cosa vogliate inviate!
Riguardo alla storia, non è delle migliori e sono un po' arrugginita nella scrittura, ma sono orgogliosa di aver in qualche modo trasformato un riferimento del gioco in una storia. Yay per me! Eh. E sì, non dovrei davvero dividerla, ma dannazione, volevo postare qualcosa per il compleanno di Squall dopo averlo mancato due anni di fila (credo). Prometto di aggiornare tra un giorno o due.

Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

MARIGOLD
scritta da Emerald Latias, tradotta da Alessia Heartilly
Parte I. prima

Squall Leonhart sapeva che qualcosa non andava.

Non andava affatto.

Da quando aveva iniziato a camminare lungo quel corridoio, un odore estraneo e pungente gli aveva riempito le narici e si era rifiutato di fare altro che non fosse farsi più intenso ad ogni passo. Notando che la porta in fondo al corridoio era socchiusa, rallentò con cautela per attutire il suono dei suoi passi. Dopo essersi avvicinato di nascosto all'obiettivo, il Comandante trattenne il respiro e osò sbirciare nella stanza, per valutare la situazione.

Subito il respiro gli sfuggì.

La vista che si trovò davanti riuscì a superare le sue più tremende aspettative. E ne aveva viste un sacco nei ventitré anni che aveva vissuto su quel pianeta.

Raccogliendo tutto il coraggio e l'audacia, fece un passo avanti nella stanza e borbottò freddamente, "... non abbiamo sofferto tutti abbastanza la prima volta?"

Naturalmente, il pennello che lei teneva in mano volò istintivamente verso di lui. Lui lo afferrò con facilità.

"Non farlo, Squall!" strillò indignata dopo essersi voltata. "Stavo giusto per immergerlo nella pittura. Potevi trovarti con maglietta e faccia piene di pittura... non che non te lo meritassi per avermi spaventata così."

Sorridendo tra sé e sé, andò da lei e le restituì il pennello. "Scusa. Non ho saputo resistere."

Invece di prendere semplicemente il pennello e continuare a fare quello che stava facendo, la Strega si alzò dalla sua posizione accucciata. Incrociò le braccia e fece un passo avanti, con un sorriso malvagio sul viso. Un sorriso che Squall conosceva anche troppo bene.

"Quindi... non sapresti resistere nemmeno ad aiutarmi?" chiese nella voce più mielosa e falsa conosciuta all'uomo. Sì, le sue più tremende aspettative di certo erano state superate di un bel po' ormai.

"Lo farei, ma stare qui mi renderebbe quello scemo."

...Non che questo gli impedisse di spiazzarla, a giudicare dall'espressione del tutto confusa sul suo viso.

Sentendosi compassionevole, indicò la sua maglietta con la mano libera. "È finalmente uscita dal nascondiglio?"

Lei abbassò lo sguardo e finalmente capì.

"Ah sì, immagino di sì," rispose imbarazzata, lisciando le pieghe invisibili della sua maglietta "sto con lo stupido" - un regalo, se così si poteva chiamare, di Selphie, souvenir del viaggio suo e di Irvine a Deling qualche mese prima. "Volevo bruciarla, ma ho immaginato che fosse perfetta per quando si pittura... dato che non posso metterla in pubblico eccetera. Posso metterla al contrario, se vuoi avere qualche punto QI."

Squall scosse la testa. "Va bene così," la rassicurò, tenendosi per sé un certo commento sull'essersi guadagnato il titolo di stupido perché le permetteva senza sforzo di convincerlo. Si mise il pennello nella tasca posteriore dei jeans, la superò e guardò nella latta di pittura appena aperta, curioso. All'improvviso socchiuse gli occhi. "...Sicura che questa sia per il fondo? È... azzurra."

"Sì, sono sicura," rispose lei leggera, tornando a chinarsi per prendere la latta di pittura e vuotarne altra nel vassoio ai suoi piedi. "È un nuovo tipo di pittura da fondo colorata che diventa bianca quando si asciuga. Non sono sicura che due latte bastino, ma dovremmo almeno riuscire a fare la maggior parte della stanza."

Guardando di nuovo la stanza - una camera piccola con un parquet di faggio (al momento coperto da strati su strati di carta di giornale) e bordi bianchi lungo il fondo dei muri, una sola finestra e un armadio (anch'esso al momento con dello scotch lungo i bordi) - Squall non rimase convinto che due latte sarebbero bastate. Non per la dimensione della stanza, oh no, ma perché i muri al momento gli stavano facendo venire un mal di testa epico, dipinti com'erano di un giallo dolorosamente brillante.

Cale... qualcosa, aveva detto l'agente immobiliare?

A prescindere da come si chiamasse quella sfumatura di dolore, il Comandante immaginò che ci sarebbe voluto un sacco di quella pittura da fondo azzurra per assicurarsi che quel colore che bruciava la retina non si sarebbe infiltrato in qualsiasi tonalità la sua ragazza avesse scelto per quella stanza.

"Allora... tieni il pennello o vuoi il rullo che ho qui?" disse la suddetta ragazza, distraendolo dai suoi pensieri sarcastici. "Sto pensando che chiunque usi il pennello probabilmente dipingerà ai bordi, dato che il rullo non arriverà fin lì."

"Terrò il pennello per adesso. Poi possiamo scambiarceli per pareggiare il lavoro. Ti sembra ragionevole?"

Rinoa annuì. "Mi sembra un piano," concordò lei. "Io comincio. Forse vuoi cambiarti, però. Non sono sicura che la tinta di questa roba non possa rovinare i vestiti, se ti cade addosso."

Seguendo il suo consiglio, lui si tolse il pennello dalla tasca e uscì dalla stanza. Girò velocemente a destra e su per le scale, e lungo il corridoio di sopra, prendendosi un attimo per apprezzare il fatto che i muri lì avessero un colore meno aggressivo, bianco, mentre si avvicinava alla camera da letto padronale, che condivideva con Rinoa (che era dipinta dello stesso colore). Quando mise la mano sulla maniglia e la spinse in basso, si prese un altro momento per apprezzare la vista gloriosamente incasinata (soprattutto grazie a Rinoa) davanti a lui.

Con gli scatoloni mezzi aperti spinti da lato, niente cassettone o cassetti da nessuna parte, vestiti a caso gettati in ogni angolo e fessura, e due materassi con coperte e cuscini al centro del pavimento in legno, la stava non dava affatto una buona impressione. Ma per il ragazzo che aveva frugato in quegli scatoloni per prendere i vestiti della giornata, aveva dormito sui materassi spinti vicini, ed era stato abbastanza fortunato da svegliarsi al mattino accanto alla sua bellissima ragazza (nonostante il piccolo spazio) per svariati giorni di fila per la prima volta in una relazione di cinque anni (una cosa che sperava continuasse), era qualcosa di cui era eternamente grato.

Poco dopo, il Comandante si chinò su uno degli scatoloni con il suo nome sopra, per cercare qualcosa di adatto con cui pitturare. In un mare di nero, bianco, grigio e ogni tanto blu, una maglietta attirò i suoi occhi mentre spostava gli indumenti ripiegati. Un raro sorrisetto gli apparve sulle labbra.

*****
Nota della traduttrice: la tinta della stanza è "Marigold", che in inglese significa Calendula. Mi sembrava giusto dirlo :) Come al solito grazie a Little Rinoa che mi beta, i commenti saranno tradotti & mandati all'autrice e tradurremo anche eventuali risposte, e noi ci vediamo alla prossima. - Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** II. Durante ***


MARIGOLD
scritta da Emerald Latias, tradotta da Alessia Heartilly
Parte II. Durante

Indossati dei vecchi pantaloncini e la nuova maglietta, Squall tornò da basso, avvicinandosi alla porta socchiusa con la stessa cautela della prima volta. Non per paura che Rinoa gli tirasse della pittura o di spaventarla di nuovo, ma per avere la possibilità di osservarla in silenzio per un attimo.

Non era stato via nemmeno cinque minuti, e poteva già vedere macchie di pittura sulla sua maglietta - che ora diceva 'ono co lo stupido' (...aveva appoggiato il seno al muro?) - un'espressione di pura concentrazione (era piuttosto carina quando si mordeva il labbro così) e l'inizio di quella che sarebbe stata di sicuro una mano di pittura irregolare e piena di segni sul muro a cui stava lavorando. La scena davanti a lui era la personificazione di un disastro da-Rinoa che attendeva di accadere, eppure quando finalmente entrò... non gliene poteva fregare di meno.

"...Hey."

"He-" iniziò a ripetere lei, prima di fermarsi a metà parola e voltarsi verso di lui. Un velo di silenzio all'improvviso calò sulla stanza.

"...Perché mi guardi così?"

...O piuttosto un velo di silenzio e di fissarsi senza vergogna.

"Sai esattamente perché. Dove l'hai presa?"

"Questa?" 'Questa' si riferiva alla maglietta di cotone che indossava, dell'azzurro marino più caldo. "...Solo una cosa che avevo in giro."

"Bugiardo. Questo implica che hai fatto shopping. E sappiamo entrambi che preferisci combattere disarmato con un Archeosaurus piuttosto che metter piede in un negozio."

"Era un regalo."

"Ah, questo ha più senso. Da parte di chi?"

"Selphie. Da quel viaggio," rispose lui. "Ha detto di non aver trovato nessuna maglietta per me con una scritta che fosse abbastanza ridicola per i suoi gusti, quindi ha preso questa."

Rinoa corrugò la fronte. "È strano. Mi ha detto che quel negozio di magliette aveva un sacco di roba e un tizio che faceva le scritte su misura al momento. E non è da lei mollare quelle missioni assurde che si crea da sola - ha persino preso una maglietta per cani per Angelo, con la scritta 'parla con la zampa'. Questa è davvero... carina. Davvero carina. Abbastanza carina da farmi pensare: perché la usi per pitturare?"

Lui si voltò per farle vedere.

"-Oh. Mio. Dio." Il viso di lei quasi si aprì in due per l'enorme sorriso, mentre cercava di trattenersi. "E io che pensavo di non poter indossare la mia in pubblico. Non posso credere che te l'abbia fatta fare - no, anzi, non posso credere che tu non l'abbia ammazzata seduta stante."

Lui si voltò. "Non potevo."

"Oh. Per una volta hai avuto pietà?"

Squall grugnì. "Mi dai troppo credito. È stato perché lei l'ha inviata in un pacco alla posta del Garden. Poi è partita in missione per Esthar prima che io riuscissi a trovarla. Proprio una fortuna che abbia pensato a qualcosa nei minimi dettagli, tanto per cambiare."

"Beh, questo ha molto più senso. Sono comunque sorpresa che tu sia disposto a indossare una cosa del genere per pitturare," commentò lei. "Le battute si stanno ammassando nella mia testa, sai."

Il Comandante scrollò le spalle. "Era l'unica maglietta che non mi importava di rovinare. Inoltre sono abituato all'abuso verbale."

"Ah sì, eh?"

Abilmente, lei gli girò intorno, e prima di poter capire cosa stava succedendo lui sentì qualcosa di freddo sulla schiena. La sensazione della pittura che entrava nel tessuto gli fece fare una smorfia.

Quando lei si spostò per guardarlo di nuovo in faccia, lui si assicurò di guardarla con un'espressione di disapprovazione. Anche se sapeva che era inutile, a quel punto - lei aveva da tempo l'immunità agli effetti che lui voleva ottenere, dato che la facevano sentire ancora meno dispiaciuta - ma quando ottenne infine quel sorriso da diavoletto che lei aveva trattenuto prima, seppe che ne valeva la pena solo per quello.

"Avresti potuto accontentarti di fare battute," le disse seccamente.

"Avrei potuto, certo, ma sarebbe stato troppo facile," rispose lei. "Dovresti ringraziarmi, davvero. Adesso puoi persino indossarla in pubblico."

"Potevo anche prima. Mi serviva solo una felpa con il cappuccio per nascondere il retro."

"Oh, zitto. Dovresti assecondarmi e chiedermi, adesso che dice, Rinoa?"

Lui scrollò le spalle. "Ho solo immaginato che avessi coperto tutto."

"No. Ho lasciato una parola. Indovina."

"Stupido?"

Rinoa alzò gli occhi al cielo. "...Ah. Ah. Molto divertente. Sai che non diceva questo."

"...Pensavo di sì, date le scelte reali."

La Strega alzò gli occhi al cielo. "Ci ho lasciato scritto di Rinoa. Ho pensato di pitturare solo boytoy perché così diceva Rinoa's sexy ma poi, siccome lo so già, ho scelto qualcosa di un po' più dolce."

Certo, proprio da Rinoa trovare un modo adorabile di irritarlo.

Comunque, la sua irritazione per il fatto che la pittura gli avesse appiccicato la maglietta alla schiena, e che probabilmente avrebbe dovuto fare la doccia con la maglietta per staccarla, si era dissipata in fretta quando lei si era sporta in avanti per dargli un bacio innocente sulla fronte. Oh sì, era proprio decisamente lo scemo di Rinoa.

...Soprattutto considerando che aveva dimenticato il rullo che lei aveva in mano quando aveva deciso di attirarla a sé per baciarla sulla bocca. La sua maglietta ora diceva ono... stupido.

Beh, almeno erano in due adesso.

*~*~*~*~*

"Hey Squall?"

Lui si fermò e guardò Rinoa, chinata a finire un angolo a sinistra della stanza.

"...Sì?"

"Perché pensi che i proprietari di prima abbiamo dipinto questa stanza giallo calendula, quando praticamente ogni altra stanza è color crema?"

Lui scrollò pigramente le spalle. "Come dovrei fare a saperlo? Non li abbiamo mai incontrati."

"Allora dammi la tua teoria migliore."

Squall le lanciò uno sguardo incuriosito mentre lei si alzava e si stiracchiava un po'. "...Perché è importante?"

"Non lo è," rispose lei sincera, pungolandolo con la mano libera. "Voglio solo sentire le tue teorie. Dopo ti dico le mie."

Se questa conversazione fosse avvenuta anni prima, le avrebbe detto di scordarselo. Lo Squall del presente comunque sapeva di non avere quel lusso. Si accigliò e guardò i muri ancora giallo calendula per trarne ispirazione, e cercò la risposta più logica nel suo cervello.

Poi gli venne in mente.

"Usavano questa stanza per torturare la gente."

Rinoa grugnì. "...Davvero, Squall? Scegli questa?"

"Sì. È una teoria valida," disse lui in tono piatto. "Persino tu hai detto che era troppo chiaro quando abbiamo visto la casa la prima volta, quindi ha i suoi meriti."

"Hai ragione, l'ho fatto," ammise lei. La Strega si prese un momento per guardare il muro opposto, come aveva fatto lui. "Il colore mi colpisce ancora come un raggio di sole in faccia, ma... forse era quello che volevano, ne avevano persino bisogno - solo uno spruzzo di colore nelle loro vite, qualcosa di audace per scuotere un po' le cose, sai?"

Nonostante non capisse che benefici si potevano trarre a star seduti in quella stanza giallo-accecante, rispetto alle altre color crema, lui annuì comunque, basandosi sulla sua esperienza con l'audacia che non aveva nulla a che spartire con le scelte di arredamento.

"Ci ho pensato un po', e voglio tipo seguirlo il loro esempio tenendo questa stanza diversa dal resto della casa, solo non così colorata," rifletté ad alta voce. "...Ma proprio non so cosa."

Squall sbatté le palpebre. "...Pensavo che sapessi come volevi dipingerla."

Imbarazzata, lei gli disse, "speravo tipo di capirlo mentre mettevamo la prima mano."

Il Comandante desiderò scuotere la testa. Era proprio da Rinoa dare la prima mano di pittura ai muri senza avere la più pallida idea di che colore dipingerla alla fine. A quel punto, non si sarebbe sorpreso se lei avesse voluto buttarsi senza troppe cerimonie per terra per discutere con lui dei colori.

"A dire il vero," iniziò lei, andando al vassoio quasi vuoto per posare il pennello, "ora sarebbe un buon momento per fare una pausa, visto che un muro è finito e la prima latta è quasi vuota, non credi?"

...Non è sembrato forzato, pensò seccamente Squall, per niente.

Comunque aveva il braccio un po' stanco, per cui accettò quel diversivo. Uscirono dalla stanza a prendere un po' d'aria fresca in corridoio, poi sedettero su un paio di scatoloni lasciati apposta chiusi e coperti di cuscini - un'idea di Rinoa, dato che quelle scatole erano piene di libri - vista la mancanza di mobili (sarebbero andati al mobilificio il giorno dopo). Entro pochi secondi, i due si appoggiarono all'indietro contro il muro.

Nulla a parte il rumore dei loro respiri rompeva l'immobilità del momento, e il silenzio era confortevole, quasi gradito. Squall guardò alla sua destra, notando che lei si mangiava l'unghia del pollice, con gli occhi fissi su un muro dall'altro lato del corridoio, annebbiati da una certa decisione d'acciaio.

"...Pensi al colore della pittura?" chiese lui fiaccamente, maledicendo ora la sua incapacità di pensare a qualsiasi altro argomento a parte quello che era sicuro le interessasse. Lei smise di mangiarsi l'unghia e lo guardò timidamente.

"Sì. Non ho ancora idea di cosa voglio," rispose sinceramente. "È solo che ci sono così tante possibilità, ma d'altra parte quello che scegliamo deve abbinarsi ai mobili che compreremo, e solo pensarci mi fa sentire così travolta che non è nemmeno divertente. Beh, forse lo è perché potremmo semplicemente comprare i mobili e poi dipingere la stanza, invece che stressarmi senza motivo, ma poi ricordo che non abbiamo idea di come vogliamo usare questa stanza e... aaah, dico cose senza senso."

"Sembra che tu sia preoccupata di mettere il carro davanti ai chocobo, ma non sei più sicura di quale sia dei due."

"Sembra giusto," rispose lei ridacchiando, e poi sospirò, guardandosi i pantaloncini di jeans scoloriti con i brillantini rossi per un po'. "Forse sono travolta solo perché parliamo della nostra casa, fine."

"...Non capisco esattamente perché. Il fatto che è casa nostra dovrebbe facilitare le cose, perché sei libera di fare... quello che vuoi. E se non ti piace il colore che hai scelto, puoi sempre ridipingerla. O assumere qualcuno che lo faccia."

"È carino sentirlo, ma non volevo dire questo, Squall. Solo che... non posso credere che abbiamo questa discussione perché possediamo una casa completamente pagata davvero, e non ho nemmeno ventitré anni! Proprio non vuole farsi capire. Tutto quello che vuole farsi capire sono quei momenti rubati nella tua stanza da SeeD, e le ore su ore passate a convincerti a passare la notte da me, ogni tanto. Penso di avere ancora quella presentazione a diapositive salvata nel computer, ma ovviamente non è questo il punto... che è che abbiamo una casa. In cui siamo seduti. A parlare di pittura. E che non devo più inventarmi un piano malvagio per vederti. È così... deliziosamente strano."

"Dovrò fare in modo che sia meno strano, allora," le disse lui piano, sapendo di doverle almeno quello.

All'improvviso, vide un grosso vecchio broncio sul suo viso. "Aw. Non andare a rinchiuderti nel tuo ufficio, ti ho appena avuto tutto per me!" finse di lamentarsi lei. Un minuscolo sorriso gli apparve sulle labbra, mentre ammirava segretamente l'abilità di Rinoa di continuare a trovare leggerezza in quella che era stata una dura battaglia per loro, negli ultimi cinque anni.

"Non preoccuparti - sono ancora molto tuo," la rassicurò. "Lo dice anche la mia maglietta."

In quel momento, avrebbe potuto giurare che lei avesse trattenuto il respiro insieme a un gridolino di gioia da ragazzina. Era una vittoria dolceamara per Squall nel mezzo di una battaglia.

"Beh, visto che al momento sei mio," iniziò, con la voce che lottava per nascondere l'eccitazione, "pensavo che forse potremmo andare alla ferramenta a prendere un altro rullo, un po' di pittura e cercare di scegliere insieme il colore finale."

Senza perdere un battito, Squall sollevò un sopracciglio a quell'ultimo suggerimento. "...Ti rendi conto che lo stai chiedendo alla stessa persona il cui guardaroba consiste di nero, bianco e a volte blu?"

"E azzurro mare. Non dimenticarti di questa," sottolineò felice Rinoa. "Inoltre, non ho mai detto che saresti stato tu a decidere. Ti porto con me solo come cassa di risonanza. Che sono sicura verrà ignorata il novanta per cento del tempo."

"Solo novanta per cento?"

"Sì. Stima al ribasso, ovviamente," rispose lei graziosamente. "Ma seriamente, possiamo andarci subito? E forse prendere anche da mangiare?"

Nonostante la logica gli dicesse che non avrebbe dovuto accettare la sua proposta folle, Squall si trovò a dirle 'certo' senza esitare.

"Fantastico. Mi serve solo un secondo per segnarmi la pittura che abbiamo usato, così la compriamo uguale."

E con questo saltò giù dallo scatolone e si fiondò in cucina a cercare carta e penna, prima di tornare subito nella stanza giallo calendula. Qualche secondo dopo si alzò anche Squall, per usare quei pochi attimi per stiracchiarsi un po', sapendo bene cosa stava per-

"OH CAVOLO."

...capitare?

Senza pensarci molto andò nella stanza lui stesso, e trovò la sua ragazza a fissare piuttosto intensamente il muro che avevano dipinto.

"...Qualcosa non va?" chiese lui.

Lei si voltò a guardarlo con una leggera smorfia. "Beh... dipende, tipo. Ti piace questo colore?"

Squall le lanciò un'occhiata d'intesa. "Non era pittura da fondo, vero?"

"No, lo era. Lo era davvero."

"...Ma?"

"Ma... non era quello che pensavo che fosse. La latta che avevamo era di una pittura speciale due in uno, che aveva della pittura da fondo mescolata... qualcuno deve aver messo questa nel posto sbagliato, perché ricordo di aver letto l'etichetta della prima che ho preso dallo scaffale," confessò lei con un sospiro. "Possiamo prendere altra pittura due in uno, se ti piace questo colore, o possiamo ricominciare daccapo."

Guardando per un attimo il muro dipinto di azzurro, lui si fermò a riflettere, tornando infine a guardare lei. "...A te andrebbe bene una stanza azzurra?"

Per la prima volta da quando avevano iniziato a dipingere, o persino da quando erano andati a vivere insieme, l'atmosfera si fece più sobria, più lontana da quella vacanza emotiva in cui erano stati negli ultimi giorni.

"...È passato abbastanza tempo, penso che andrà bene," gli disse lei piano con un sorriso serio. "E poi è anche una bella sfumatura di azzurro. Penso che starà bene con il parquet di faggio."

Lui ricordò quella notte di quattro anni prima. Lei indossava gli stessi pantaloncini con i brillantini rossi, anche se le stavano molto più stretti allora: ora ci ballava dentro.

"Sì... lo penso anch'io. Ma se cambi idea, non sentirti in colpa."

"Non lo farò. Grazie."

Allungò il braccio per attirarla più vicina, per stringerla un po' di più, e lei gli posò la testa sulla spalla. Lui la assecondò più che volentieri. Dopo che lei aveva sopportato così tanti anni in cui lui era stato costretto a metterla da parte per il posto in cui viveva e lavorava, anche nei più estremi momenti di bisogno, poterla consolare anche con un gesto minimo era un cambiamento graditissimo.

Ci sarebbe voluta un'eternità per farsi perdonare completamente per tutte le volte che l'aveva bidonata o che l'aveva fatta soffrire, ma era un inizio, si disse (e probabilmente avrebbe continuato a dirselo per un po'). E dopo il lungo e difficile viaggio che aveva involontariamente fatto per imparare a dire no agli altri e sì a se stesso (e a lei), dopo aver visto e sofferto gli effetti di un sottile sabotaggio personale al lavoro, nel corso degli anni, era sicuramente un inizio di cui essere orgoglioso.

"...Non rimpiangi nulla di tutto questo, vero?"

Senza pensarci lui disse, "no, mai."

"Sono contenta," disse lei dolcemente. "So che non stati anni facili, ma... anche se sono stati difficili, non rimpiango nulla nemmeno io. E non lo dico solo perché siamo gli orgogliosi proprietari di una bellissima casa."

Anche se non era mai stato un segreto, ora era particolarmente evidente che la donna con la testa sulla sua spalla era la persona più forte che avesse mai conosciuto. Quello che avevano passato negli ultimi anni era praticamente un inferno, ed eccola lì, a dire allegramente che non rimpiangeva nulla. La sua forza e risoluzione interiore lo fece sentire insieme invidioso e fortunato. Lo portò anche a chiedersi cos'avesse fatto per meritarla, gli fece desiderare di essere un compagno e una persona migliore.

Più ci pensava, più poteva fare paragoni tra lei e la stanza gialla calendula in cui si trovavano, a parte i pensieri iniziali sull'audacia. Entrambe gli avevano dato un'indimenticabile prima impressione - che, lo ammetteva, lo aveva confuso... nonostante una delle visuali fosse infinitamente più piacevole dell'altra, ma non era quello il punto - ed erano paragonabili nel senso che, anche se entrambe erano indubbiamente cambiate da allora, Squall poteva immaginare che divenissero entrambe parte della sua vita, a prescindere da problemi e sofferenze a venire.

*~* FINE *~*

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